I PRINCIPI DELLA TERMODINAMICA - mcurie.edu.it · La termodinamica studia lo scambio calore –...

83
Liceo scientifico “ M. Curie” Savignano s R. I PRINCIPI DELLA TERMODINAMICA

Transcript of I PRINCIPI DELLA TERMODINAMICA - mcurie.edu.it · La termodinamica studia lo scambio calore –...

Liceo scientifico “ M. Curie”

Savignano s R.

I PRINCIPI DELLA

TERMODINAMICA

Termodinamica - alcune definizioni

La termodinamica è quella branca della fisica che descrive le

trasformazioni subite da un sistema macroscopico a seguito di

uno scambio di energia con altri sistemi o con l'ambiente. I principi

della termodinamica sono di importanza fondamentale in ogni

campo della scienza e della tecnica.

La termodinamica studia l’evoluzione di sistemi fisico-chimici

tenendo conto degli scambi di energia in tutte le forme che

possono verificarsi fra sistema ed ambiente esterno; fornisce un

bilancio energetico dei fenomeni termici e ne indica il senso di

evoluzione.

La parola 'termodinamica' (da therme [calore] e dynamis

[potenza]), inizialmente coniata per sintetizzare lo sforzo di

trasformare il calore in potenza (lavoro), oggi compendia tutte le

forme dell’energia e le sue trasformazioni; fanno parte

dell’indagine: produzione di potenza, refrigerazione, cambiamenti

di stato di aggregazione della materia, reazioni chimiche...

La termodinamica si basa sul concetto di sistema

macroscopico (o sistema termodinamico), definito come

una porzione di materia geometricamente individuata, che

esiste in un ambiente infinito e imperturbabile. Lo stato di

un sistema macroscopico in equilibrio è specificato dal

valore che assumono determinate grandezze, come

temperatura, pressione e volume, dette variabili

termodinamiche o variabili di stato.

Quando un sistema macroscopico passa da uno stato di

equilibrio a un altro si dice che ha luogo una

trasformazione termodinamica.

Alcune trasformazioni sono reversibili, altre irreversibili.

I principi della termodinamica, scoperti nel XIX secolo,

regolano tutte le trasformazioni termodinamiche e ne

fissano i limiti.

In Termodinamica classica la descrizione dei sistemi non

viene fatta usando variabili quali massa, velocità, quantità

di moto, ecc.. (che caratterizzano lo stato meccanico delle

particelle costituenti i sistemi stessi), ma tramite altre

variabili, chiamate coordinate termodinamiche o

coordinate macroscopiche, quali

VOLUME, TEMPERATURA, PRESSIONE,

ecc...

Sappiamo che in presenza di attriti l’energia non si conserva

Questa energia però non va persa ma la si ritrova sottoforma di

energia interna

La termodinamica studia lo scambio calore – lavoro con

l’ambiente esterno.

Sistema

termodinamico

Ambiente

Un sistema è un insieme di oggetti

che possono essere separati dal

resto dell’universo da una superficie

ideale chiusa

Il motore di un’auto, le stelle di una

galassia,il gas contenuto in un recipiente,

il nostro corpo,.. Sono sistemi che

scambiano calore con l’esterno

Termodinamica calore lavoro

lavoro Calore

Definiamo ambiente termodinamico la materia che non fa parte del sistema e che, interagendo con esso, ne determina l'evoluzione fisica. Definiamo superficie di contorno di un sistema termodinamico la superficie di separazione fra il sistema e l'ambiente.

Un sistema termodinamico, a seconda delle interazioni che può avere o no con i corpi che lo circondano (cioè con l'ambiente circostante), può

essere: aperto, se può scambiare sia materia che energia; chiuso, se può scambiare solo energia; isolato, se non può scambiare nè materia nè energia.

Tra i sistemi isolati, d'ora in poi chiameremo universo (senza alcuna implicazione cosmica) l'insieme del sistema e del suo ambiente, intendendo con questo tutto ciò che ha interagito (più o meno direttamente) con il sistema stesso. Sistema e ambiente costituiscono quindi l'universo termodinamico.

La descrizione di un sistema termodinamico risulterà più o meno complessa a seconda della sua composizione. I sistemi più facili da trattare sono i sistemi chiusi e costituiti da una sola sostanza, omogenea e pura. Tali sistemi possono essere descritti da tre sole coordinate

macroscopiche.

Esiste sempre un legame fra le

variabili che descrivono un sistema

ovvero l’equazione di stato.

Pertanto il numero delle coordinate

necessarie a descrivere un sistema

semplice si riduce a due (rimanendo

fissato il valore della terza

dall'equazione di stato).

Diremo di conoscere lo

stato termodinamico

di un sistema se conosciamo i valori

(uniformi in tutto il sistema) delle

coordinate macroscopiche che abbiamo

scelto per descrivere il sistema stesso.

Lo stato termodinamico viene detto di

equilibrio se tali valori restano costanti

nel tempo

Sistema termodinamico

E’ un sistema che viene studiato negli scambi di calore e

lavoro.

ES. un cilindro dotato di pistone a tenuta che può

scorrere liberamente oppure bloccato nella sua

posizione

All’interno del cilindro vi è un gas

Le pareti sono isolanti termici perfetti

Il fondo è un conduttore o isolante perfetto di

calore per assorbire o cedere energia termica

Il cilindro è dotato di strumenti di misura per

monitorare pressione temperatura

Un sistema, interagendo con l'ambiente

circostante, può evolvere da uno stato di

equilibrio ad un altro: diremo in tal caso che il

sistema ha compiuto una

trasformazione termodinamica.

Le trasformazioni termodinamiche

sono dunque i processi attraverso cui i sistemi

passano da uno stato termodinamico ad un altro.

EQUILIBRIO TERMODINAMICO

Uno stato di equilibrio è caratterizzato da: pressione P,

volume V, temperatura T

Equilibrio meccanico

La risultante di tutte le forze

agenti sul sistema deve

essere uguale a zero

Equilibrio termico La temperatura deve essere

uguale in tutto il fluido

Equilibrio chimico La struttura interna e la

composizione chimica

deve essere la stessa

Principio zero della termodinamica

Corpi A, B, C.

Se

A è in equilibrio termico con C

B è in equilibrio termico con C

A è in equilibrio

termico con C

Assioma provato nelle numerosissime esperienze

Il termometro misura la temperatura basandosi proprio su

questo principio.( Es il termometro è in equilibrio termico col

corpo).

In generale, quando due sistemi interagenti

sono in equilibrio condividono alcune proprietà,

che possono essere misurate assegnando a

esse un preciso valore numerico.

Conseguenza di questo fatto è il principio zero

della termodinamica:

quando due sistemi sono in equilibrio

termico con un terzo sono in equilibrio

termico anche tra loro.

La proprietà condivisa è in questo caso la

temperatura.

A

Un sistema, interagendo con l'ambiente

circostante, può evolvere da uno stato di

equilibrio ad un altro, si ha una

trasformazione termodinamica.

Le trasformazioni termodinamiche sono i

processi attraverso cui i sistemi passano da

uno stato termodinamico ad un altro.

Ad esempio : gas racchiuso in un cilindro è

una trasformazione termodinamica

Quando il gas viene riscaldato esso si

espande e solleva la massa m posta sul

coperchio.

Trasformazioni termodinamiche

B

(i) stato iniziale

(f) stato finale

Un altro esempio di trasformazione

termodinamica:mescolamento di due gas diversi.

i due gas occupano due vani di

uguale volume separati da una

valvola chiusa;

raggiunto a seguito

dell’apertura della valvola e

della mutua diffusione dei gas.

Trasformazioni termodinamiche

Gas perfetto

Tr

a

s

f

o

r

m

a

z

i

o

n

i

Isobare Pressione costante

Isocòre Volume costante

Volume V V1 V2

p1 A B

p1

V1

A

C p2

Isoterme

Temperatura

costante

p1

p2

V1 V2

A

B

adiabatiche T

r

a

s

f

o

r

m

a

z

i

o

n

i

Trasformazione in cui non vi è

scambio di calore tra il sistema

fisico e l’ambiente esterno

cicliche Lo stato iniziale coincide con lo

stato finale.

Reali Considero il pistone – cilindro, e il

gas che si trova in equilibrio

termodinamico in A ,

Se di colpo avviene un’espansione

che porta il pistone in B, P e V non

sono più uniformi ma variano da

punto a punto ( vortici ).

Trasformazione reale

B

A

All’interno di un pistone-cilindro modificando

pressione e volume si può avere ad esempio

espansione che fa passare il sistema dallo stato A

allo stato B mantenendo costante la temperatura.

Per fare ciò è necessaria una sorgente di calore,

ovvero un ente fisico che è in grado di mantenere

costante la temperatura.

Esempio

Nel cilindro sono contenute 3 moli di gas perfetto.

Effettuiamo una trasformazione ciclica formata da due

isoterme due isocòre. Sia

T1= 300 K; T2= 500 k.

VA= 20 dm3; VB = 50 dm3

A

B

C

D

T1

T2

VA VB

p

V

Trovare le coordinate dei punti A, B, C, D

......

......

......

........1020

500314,833

2

D

C

B

A

A

p

p

p

V

nRTp

);( 2

A

AV

nRTVA

Le trasformazioni che si studiano in termodinamica sono

trasformazioni costituite da una successione di un numero

molto grande (al limite infinito) di stati di equilibrio, ( con

P,V,t, definite e non soggette a fluttuazioni )

trasformazioni quasistatiche.

trasformazioni

ideali, che non si

possono

realizzare

sperimentalmente

Efficace modello

teorico che permette

di ottenere risultati

di grande

importanza

Infatti una

trasformazione reale

non potrebbe essere

disegnata con una

linea sul diagramma p-

V

Energia interna di un gas

Lo stato interno di un gas, ovvero l’energia interna di un gas

(potenziale + cinetica) è completamente definita se conosco le

variabili termodinamiche ( p, V, T )

Se il gas è perfetto per conoscere lo stato di un gas è necessaria

la sola temperatura; infatti sappiamo che l’energia interna è

esclusivamente cinetica che a sua volta dipende dalla sola

temperatura.

1112

3nRTKU

2122

3nRTKU

)(2

312121 TTnRUUKU

L’energia interna è una funzione di

stato perché dipende solo dalla T e

non dalla trasformazione che è stata

effettuata.

Le funzioni di stato sono grandezze che dipendono solo dalle

variabili termodinamiche che descrivono lo stato fisico del

sistema

La funzione di stato dipende solo dagli stati iniziale e finale A e

B, e non dal tipo di trasformazione che mi porta da llo stato A

allo stato B.

F(B) – f( A )

Il primo principio della termodinamica

Il secondo principio della termodinamica

Il teorema di Carnot

Fai clic qui per

continuare oppure

scegli un argomento

Il lavoro nelle trasformazioni termodinamiche

SOMMARIO

Le macchine termiche

Il ciclo di Carnot

L’entropia

Il rendimento di una macchina termica

Guida all’uso della presentazione

lavoro di un gas in una trasformazione isobara.

Il lavoro nelle trasformazioni termodinamiche

Clic per iniziare Clic per continuare

La forza esercitata dal gas sul pistone è:

p=F/S F=pS

Il lavoro compiuto dal gas è:

W=Fh=pSh

W=p∆V

F

S

h

Il lavoro nelle trasformazioni termodinamiche

p

V

pA

VA VB

A B

La trasformazione isobara dallo stato A allo

stato B, è descritta dal segmento AB. Il lavoro

compiuto in questa trasformazione è dato da

W=p∆V

Che rappresenta l’area sottesa al segmento AB.

Si può dimostrare che questo risultato vale per qualsiasi tipo di trasformazione reversibile

(meglio quasi statica ):

Il lavoro compiuto da un sistema termodinamico a seguito di una

trasformazione reversibile è dato dall’area sottesa dalla curva

rappresentativa della trasformazione nel piano p-V.

p

V

A

B

W > 0

p

V

A

B

W < 0

Espansione compressione

1

2

p

V Trasformazione ciclica

W = w1 + w2

w

Il lavoro dipende dal percorso quindi non è una funzione di stato

w1 < w2 < w3

Come già sottolineato, questo risultato è espressione di un fatto più

generale: anche quando la pressione non rimane costante, il lavoro

compiuto dal sistema nel corso di una trasformazione reversibile

è uguale, in un diagramma pressione-volume, all'area delimitata

dal grafico che rappresenta la trasformazione, dall'asse dei

volumi e da due rette verticali passanti per gli estremi A e B della

trasformazione.

Il lavoro è quindi associato a variazioni di volume.

Consideriamo il caso di un gas racchiuso in un cilindro con una parete

mobile (pistone).

Espansione (aumento del volume) w > 0 (lavoro motore)

il pistone e la massa (forza-peso) sono sollevati dal gas

Compressione (diminuzione di volume) w < 0 (lavoro resistente)

il pistone e la massa scendono

Quindi, nel corso di una espansione il lavoro è positivo, mentre durante

una compressione il lavoro deve essere preso con il segno negativo. Si

dice che un sistema esegue un lavoro positivo sull’ambiente tutte le volte

che questo lavoro può essere utilizzato all'esterno (per esempio per

sollevare un peso, per muovere una macchina ecc

V > 0 w > 0

V < 0 w < 0

Supponiamo che le pareti del cilindro e il pistone siano perfettamente

isolanti, mentre la base del cilindro sia un conduttore di calore.

Il primo principio della termodinamica

Il gas assorbe dall’ambiente esterno una quantità di calore Q

e, conseguentemente, la sua energia interna aumenta di una

quantità:

∆U=Q

Nell’espansione, il gas compie un lavoro W sull’ambiente esterno

e, conseguentemente, la sua energia interna diminuisce di una

quantità:

∆U= - W

La variazione totale di energia interna del gas sarà dunque:

∆U=Q-W

PRIMO PRINCIPIO DELLA

TERMODINAMICA

F

s

Clic per continuare

Clic per iniziare

Il primo principio della termodinamica

Sistema

termodinamico

generalizziamo questo risultato ad un qualsiasi sistema termodinamico

Q>0 Q<0

W<0 W>0

L’energia interna di un sistema aumenta quando

esso:

• assorbe calore dall’ambiente esterno

• subisce un lavoro dall’ambiente esterno

L’energia interna di un sistema diminuisce quando

esso:

• cede calore all’ambiente esterno

• compie lavoro sull’ambiente esterno

L’energia interna di un sistema diminuisce quando

esso:

• cede calore all’ambiente esterno

• compie lavoro sull’ambiente esterno

∆U=Q-W

PRIMO PRINCIPIO DELLA

TERMODINAMICA

Da un punto microscopico il primo principio rappresenta la

legge di conservazione dell’energia meccanica, espressa

mediante grandezze termodinamiche macroscopiche.

Quando a metà ‘800, fu enunciato per la prima volta il primo

principio della termodinamica, fu dato come un risultato

sperimentale e non come conseguenza della conservazione

dell’energia meccanica, perché ancora il calore non era visto

come un aspetto dell’energia.

Applicazioni del primo principio della termodinamica

Bilancio energetico

Gas perfetto trasformazione quasi statica

Isocòre Volume costante p1

VA= VB

A

B

p2 w =pV = 0 U = Q

Isobare Pressione costante

Volume V V1 V2

p1 A B

pV + U = Q

Pistone libero di muoversi

Il pistone è fissato e forniamo calore

L’energia assorbita serve per compiere lavoro e per

aumentare l’energia interna

Calore specifico

Tm

Qc

Solidi liquidi

Gas ?? isocòra

VTm

Qc

isobaraP

Tm

Qc

Sappiamo che se

la trasformazione

è isobara si ha:

pV + U = Q

isobaraP

Tm

UVpc

Sappiamo che se

la trasformazione

è isocòra si ha:

U = Q

isocòra

VTm

Uc

cP > cV

Tm

Vp

Tm

U

Tm

UVpcc VP

M

R

Mn

nR

Tm

nR

Tm

Vpcc VP

ΔT

M

Rcc VP cp > cV (relazione di Mayer)

Nel caso di un gas

perfetto monoatomico

si ha: isocòra

VTm

Uc

L’energia interna di

un gas monoatomico

è:

TnRU 2

3

M

R

nM

nR

m

nR

Tm

TnRcV

2

3

2

3

2

3

2

3

M

R

M

R

M

R

M

Rcc VP

2

5

2

3 cmv= 3/2R

m = massa totale gas

M = massa molecolare

n = m / M

M

RcP

2

5

Quindi nel caso di gas monoatomico

M

RcV

2

3Rcmv

2

3

Rcmp2

5

calore molare a pressione costante cmp è definito da

cmp = Mcp [ Calore Molare a pressione costante]

Sostanza Cv Cp = Cp/Cv

gas monoatomico 3

2R

5

2R

5

3

gas biatomico 5

2R

7

2R

7

5

gas poliatomico 7

2R

9

2R

9

7

ESERCIZIO 1

Considero di avere un recipiente, contenente 100 l d’acqua, costituito

da un bidone completamente avvolto da materiale isolante e dotato

di un mescolatore azionato da un motore elettrico di potenza 0,5 CV; il

motore viene tenuto in funzione per un periodo di tempo pari a t = 20

minuti.

Calcolare la variazione di energia interna U e l’incremento di

temperatura T del sistema.

calore specifico dell’acqua : cp (H2O) = 4.186 J / Kg K

il motore ha potenza P=0,5 CV = 368 W (1CV = 736 W )

20 min. = 20. 60=1200 s

Soluzione

Dal primo principio della termodinamica: U2-U1= Q - w

Poiché non avviene scambio di calore con l’esterno Q = 0,

w = P × t = 368 W × 1200 s = - 441.600 J (lavoro sul sistema)

U = -w U = + 441.600 J (variazione di energia interna).

U= - w

Variazione di temperatura T

Q = m × c × (T2-T1)

m =100 Kg

c = 4.186 J/Kg× K.

Sostituendo i valori ottengo

T2-T1 = 441.600/100 × 4187= 1,05 K

Se il sistema è termodinamicamente isolato dall'ambiente, ossia se

non vi sono scambi di calore con l'esterno, si può scrivere:

In questo caso tutto il lavoro compiuto dal gas va a discapito della sua

energia interna.

Si può anche dimostrare che in una trasformazione adiabatica

quasistatica pressione e volume in un gas perfetto sono legati da una

relazione esponenziale del tipo:

dove è definito come il rapporto tra il calore specifico a pressione

costante e quello a volume costante.

Trasformazione adiabatica

wU

00VppV

V

P

c

c

Se considero l’equazione di stato dei gas perfetti,

00VppV

Può assumere un’espressione diversa.

nRTVp 11

1

11

V

nRTp

2

22

V

nRTp

1

22

1

11

VTVT

Trasformazione isoterma

T = 0 U = 0

PV = nRT Q = w

1

2lnV

VnRTw

1

2lnV

VnRTQ

Trasformazione ciclica

U = 0

Nella trasformazione ciclica il lavoro totale compiuto dal sistema

è uguale alla somma algebrica di tutti i calori scambiati dal

sistema con l’ambiente esterno.

Le macchine termiche

La macchina termica è un dispositivo capace di trasformare in modo continuativo in lavoro

il calore assorbito da una sorgente.

Per funzionare, una macchina termica deve lavorare con almeno due sorgenti di calore:

preleva calore dalla sorgente a temperatura maggiore (caldaia), mentre alla sorgente a

temperatura minore (refrigerante) cede la quantità di calore non trasformata in lavoro.

Il calore Q2 che il sistema assorbe dalla sorgente a temperatura maggiore solo in parte

viene trasformato in lavoro w. Il resto, cioè la quantità di calore Q1, deve necessariamente

essere ceduto al refrigerante, e va quindi sprecato.

W=Q2-Q1

In questo schema

di macchina a

vapore, la caldaia

è la fiamma che

produce vapore,

mentre il

refrigerante è il

condensatore che

riporta il vapore

allo stato liquido,

in modo che il

ciclo possa

iniziare da capo.

macchina a vapore

acqua

vapore condensatore

motore

sorgente

di calore

La macchina è costituita da un cilindro metallico un

poco di acqua.

Il pistone superiore è spinto verso il basso in modo da

essere a contatto con l'acqua (l'aria che è nel cilindro

fuoriesce da un piccolo foro lasciato nel pistone, foro che si

richiuderà quando il pistone sarà sceso completamente).

Si accende un focolare al di sotto del cilindro; il vapor

d'acqua, vincendo la pressione atmosferica, solleva il pistone

fino alla sommità del cilindro.

Esempio di macchina termica

In alto il pistone è bloccato da appositi ingranaggi per permettere di togliere il focolare con le

seguenti successive conseguenze: raffreddamento del vapore, sua condensazione fino a

tornare acqua, creazione del vuoto sopra la superficie dell'acqua. A questo punto si libera il

pistone prima bloccato in alto. Esso scenderà violentemente risucchiato dal vuoto. A questo

punto si rimette il focolare sotto il cilindro e tutto procede di nuovo come precedentemente.

La forza [il termine energia entrerà nella letteratura scientifica molto oltre, nell'Ottocento] che

si genera dipenderà dalle dimensioni in gioco ed in particolare dal diametro del cilindro ma

anche dalla tenuta tra pistone e cilindro. Nella figura vi è una animazione che illustra il

principio di funzionamento di una macchina di Papin.

Papin si era inoltre reso conto che era necessario separare la caldaia, nella quale si

generava il vapore, dal cilindro e, nel 1706, pubblicò un suo progetto.

EVOLUZIONE DELLA MACCHINA A VAPORE

Il vapore proveniente da una caldaia (edificio in muratura)

era inviato, mediante un tubo, dentro un recipiente

ellissoidale pieno d'acqua con l'effetto di espellere l’acqua

stessa verso l'alto, mediante un altro tubo.

Successivamente il recipiente veniva raffreddato mediante

un getto d'acqua dall'esterno. A seguito di ciò il vapore ivi

presente (che aveva sostituito l'acqua precedentemente

presente) condensava provocando il vuoto. In tal modo, la

pressione atmosferica agente sull'acqua da sollevare in

fondo al pozzo, poteva spingerla nel recipiente vuoto.

A questo punto un nuovo getto di vapore proveniente dalla caldaia faceva defluire l'acqua

verso l'alto.Per realizzare tutto questo occorreva aprire e chiudere alternativamente rubinetti

e valvole; tali operazioni venivano fatte manualmente. La macchina aveva il limite di

sollevare l'acqua non oltre i circa 10 metri (limite torricelliano). Per risolvere tale problema

Savery spinse sulla pressione, portandola alle circa 10 atmosfere (se si pensa che non vi

erano valvole di sicurezza ci si rende conto che tali macchine erano delle potenziali bombe);

la qual cosa, nelle previsioni teoriche, avrebbe moltiplicato per 10 il normale sollevamento ad

una sola atmosfera, portandolo a circa 100 metri. Il tutto però avveniva con grande consumo

di combustibile (carbone e legna), circa 20 volte quello di una normale macchina a vapore di

alcuni anni dopo. Ultima notazione è relativa al fatto che tale macchina non metteva in moto

altri meccanismi, funzionava in modo statico. La figura fa vedere un'animazione della

macchina di Savery.

La macchina di Newcomen

La macchina di Newcomen fu la prima ad avere successo di

vendite. Essa adottava cilindro e stantuffo di Papin e

lavorava, contrariamente a Savery, a bassa pressione

(quella atmosferica), fatto che la rendeva di molto più facile

costruzione.

Era poi molto affidabile per l'abilità artigiana di costruzione

(dati gli standard piuttosto insoddisfacenti dell'epoca), per il

fatto che Newcomen aveva esperienza di miniere e perché

lavorava con un abile idraulico, Calley.

Un fornello alimentava la caldaia che produceva vapore alla pressione atmosferica. Tale

vapore veniva immesso dal basso nel cilindro e, aiutato da un bilanciere che manteneva

inizialmente in equilibrio l'asta della pompa posta ad estremità opposta del bilanciere rispetto

all'asta dello stantuffo, faceva sollevare lo stantuffo medesimo. Appena il vapore aveva

riempito il cilindro, mediante una valvola, si immetteva in esso dell'acqua fredda che

originava la condensazione del vapore. In tal modo lo stantuffo precipitava verso il basso

spinto dalla pressione atmosferica. In tal modo il bilanciere oscillava alternativamente da una

parte e dall'altra, provocando la messa in funzione della pompa, situata a sinistra del

bilanciere, che sollevava l'acqua dal basso. I sistemi di apertura e chiusura delle valvole per

l'immissione e lo scarico del vapore (ed acqua) erano automatizzati

La macchina di Watt

Watt realizza una macchina che mette in azione macchinari rotanti, mediante

l’accoppiamento pistone - ruota (biella-manovella). Essa fu però brevettata da un operaio di

Watt (1780), Pickard.

Watt allora escogita ( 1782 ) un sistema a doppio effetto che raddoppiava la potenza della

macchina semplice a parità di cilindrata. Si tratta di immettere il vapore alternativamente

sulle due facce dello stantuffo. In tal modo si abbandona l'intervento diretto della pressione

per far scendere lo stantuffo medesimo e si apre alla possibilità di macchine con cilindro non

più necessariamente verticale. I problemi con il doppio effetto erano legati al trasferimento

del moto al bilanciere Watt lo risolve con un sistema di leve detto parallelogrammo articolato.

Il secondo principio della termodinamica

Mentre la trasformazione di lavoro in calore è sempre possibile (per esempio, le forze

d’attrito fanno proprio questo), il processo inverso è possibile solo se vengono rispettate

alcune condizioni, stabilite dal secondo principio della termodinamica, una legge che si

può esprimere in modi diversi. I due più noti enunciati di tale principio sono quelli di Kelvin e

di Clausius.

T2

macchina

termica

T1<T2

W=Q2-Q1

Q2

Q1

ENUNCIATO DI KELVIN

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di convertire in lavoro

tutto il calore assorbito da una sola sorgente.

ENUNCIATO DI CLAUSIUS

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di trasferire calore da un

corpo ad un altro avente una temperatura

maggiore o uguale a quella del primo.

I diversi enunciati del secondo principio della termodinamica sono tutti equivalenti tra loro

ENUNCIATO DI KELVIN

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di convertire in lavoro

tutto il calore assorbito da una sola sorgente.

T2

macchina

termica W = Q

Q

Non è possibile realizzare una macchina termica ciclica come

quella schematizzata in figura, cioè una macchina che abbia come

unico effetto la totale trasformazione in lavoro L del calore Q

assorbito da un’unica sorgente. Una tale macchina violerebbe

l’enunciato di Kelvin del secondo principio della termodinamica.

MACCHINA

IMPOSSIBILE!

T2

macchina

termica

T1<T2

W=Q2-Q1

Q2

Q1

ENUNCIATO DI KELVIN

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di convertire in lavoro

tutto il calore assorbito da una sola sorgente.

Per funzionare ciclicamente, la macchina assorbe calore da una

sorgente a temperatura maggiore e ne cede una parte ad una

sorgente a temperatura minore. La differenza tra l’energia assorbita

e quella ceduta è uguale al lavoro utile compiuto dalla macchina.

MACCHINA

PERMESSA!

ENUNCIATO DI CLAUSIUS

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di trasferire calore da un

corpo ad un altro avente una temperatura

maggiore o uguale a quella del primo.

Non è possibile realizzare una macchina ciclica come quella schematizzata in

figura, cioè una macchina che abbia come unico effetto il passaggio di una

certa quantità di calore Q da un corpo ad un altro avente una temperatura

maggiore o uguale a quella del primo. Una tale macchina violerebbe

l’enunciato di Clausius del secondo principio della termodinamica.

MACCHINA

IMPOSSIBILE!

T2

macchina

termica

T1<T2

Q

Q

ENUNCIATO DI CLAUSIUS

È impossibile realizzare una trasformazione il cui

unico risultato sia quello di trasferire calore da un

corpo ad un altro avente una temperatura

maggiore o uguale a quella del primo.

Un passaggio di calore da un corpo più freddo ad uno più

caldo può essere realizzato mediante una macchina

solamente a spese di un lavoro fornito dall’ambiente esterno

(come nel caso del frigorifero, che assorbe energia elettrica).

MACCHINA

PERMESSA!

T2

macchina

termica

T1<T2

Q2=Q1+W

Q1

L

T2

T1<T2

=

Se l’enunciato di Kelvin fosse falso, allora …

… sarebbe falso anche l’enunciato di Clausius.

Macchina che viola

l’enunciato di Kelvin

M1

Q

W=Q

M2

Q2=Q1+Q

Q1

Macchina frigorifera Macchina che viola

l’enunciato di Clausius

T2

macchina

termica

T1<T2

Q1+Q

Q1+Q

T2

T1<T2

M1

Q1

Q1

Macchina che viola

l’enunciato di Clausius

+ =

T2

macchina

termica W=Q2-Q1

Q2-Q1

Macchina che viola

l’enunciato di Kelvin

Se l’enunciato di Clausius fosse falso, allora …

… sarebbe falso anche l’enunciato di Kelvin.

M2 W=Q2-Q1

Q2

Q1

Macchina termica

Il rendimento di una macchina termica

Il rendimento di una motore termico è definito

come il rapporto tra il lavoro prodotto dalla

macchina termica e il calore assorbito dal

motore stesso.

assQ

W

Per un motore automobilistico = 30%

Per una centrale termoelettrica = 45%

Rendimenti di altre macchine

Efficienza di una macchina

Il teorema di Carnot

Nessuna macchina che lavori tra due serbatoi può avere un rendimento

superiore a quello di una macchina di Carnot che lavori tra i medesimi serbatoi.

Questo risultato, a cui pervenne Carnot intorno al 1825, è noto come teorema di

Carnot. Per questo teorema sarà sempre:

T2

macchina

termica

T1<T2

W=Q2-Q1

Q2

Q1

Carnotreale

2

1

Carnot

Il Ciclo di Carnot

Tra tutte le macchine che scambiano calore con due soli serbatoi, chiamiamo

Macchina di Carnot una macchina che compie un ciclo reversibile (detto Ciclo di

Carnot) costituito in successione da una espansione isoterma, una espansione

adiabatica, una compressione isoterma ed una compressione adiabatica.

Caratteristica peculiare di una tale macchina è che il suo rendimento non dipende

dalla sostanza termodinamica che compie il ciclo, ma solo dalle temperature delle

due sorgenti con le quali scambia il calore.

2

1

Carnot

T2

macchina

termica

T1<T2

W=Q2-Q1

Q2

Q1

La macchina è costituita:

da un cilindro chiuso con un pistone

con le pareti isolate adiabaticamente

contenente del gas perfetto che può scambiare calore solo attraverso il fondo

del pistone

T2

Il Ciclo di Carnot

Espansione Isotermica: il cilindro inizialmente in contatto con la sorgente calda per

raggiungere la temperatura di quest’ultima, rimane in contatto con questa finchè il gas

non si espande e il pistone raggiunge la posizione B.

Analizziamo le varie trasformazioni:

Clic per iniziare

B

A

T2

Il Ciclo di Carnot

B

Espansione Adiabatica: il cilindro viene allontanato dalla sorgente calda e isolato

termicamente, il gas continua la sua espansione fino alla posizione C. L’espansione

continuerà finchè il gas non raggiungerà la temperatura della sorgente fredda.

C

T1

Il Ciclo di Carnot

D

C

Compressione Isotermica: il cilindro viene posto in contatto con la sorgente

fredda, il gas subisce una compressione che porterà il pistone a raggiungere la

posizione D.

T1

Il Ciclo di Carnot

A

D

Compressione Adiabatica: il cilindro viene allontanato dalla sorgente fredda e

isolato termicamente; la compressione del gas continuerà finchè il pistone non

occuperà di nuovo la posizione A. Riportandosi alle condizioni iniziali la macchina sarà

pronta per iniziare un nuovo ciclo.

Il Ciclo di Carnot

CICLO DI CARNOT

Uno degli studiosi francesi che anticipa

l'interesse per le macchine reali è Lazare Carnot (il

fine dichiarato di Lazare era: "reinserire nella

meccanica la scienza delle macchine, che ne era

rimasta separata"). Egli, nella sua opera Essai sur

les Machines en Général (1783), studia i rendimenti

delle macchine idrauliche in modo analogo a quanto

aveva fatto Smeaton in Gran Bretagna. Lazare

Carnot, che avrà un ruolo di primo piano nella

Rivoluzione, nel Direttorio e nei governi napoleonici,

aprirà la strada …….. Principi della termodinamica

Rendimenti di diversi tipi di macchine

Macchina Schema Energia fornita Energia utile

Rendimento Rendimento

limite

Motore

elettrico

Ee L

Q

Elettrica Lavoro

meccanico = L/ Ee

1

Motore

termico

T1

Q1

Q2 T2

Calore

sottratto alla

sorgente

calda

Lavoro

meccanico

=( Q1-Q2)/Q1

rev=(T1-T2)/T1

Frigorifero T1 Q1

L

T2 Q2

Lavoro

meccanico

Calore

sottratto alla

sorgente

fredda

cop =Q2/( Q1-Q2)

rev=T2/(T1-T2)

Pompa di

calore

T1 Q1

L

T2 Q2

Lavoro

meccanico

Calore

trasferito

alla

sorgente

calda

cop= Q1/( Q1-Q2)

rev=T1/(T1-T2)

Mel

Mt

F

P

Efficienza

Per capire quanto un motore reale sia vicino alla macchina termica ideale

corrispondente si ricorre al concetto di efficienza o di rendimento del secondo

principio, definita come il rapporto tra il rendimento della macchina reale e

quello della macchina ideale

rev

L’entropia

Storicamente il concetto di entropia fu introdotto per la

prima volta da Clausius nel 1865, L'entropia è una

grandezza nota sempre a meno di una costante additiva

arbitraria. Questo fatto tuttavia non è molto rilevante

perché quello che interessa conoscere di un sistema è la

variazione di entropia fra due stati, non il valore della sua

entropia in un certo stato.

L'entropia è anche una grandezza additiva, il che significa

che la variazione di entropia di un sistema costituito da più

parti è uguale alla somma delle variazioni di entropia delle

sue singole parti.

L’entropia: alcune considerazioni

Nel linguaggio corrente spesso vengono utilizzate frasi del tipo:

L'umanità 'consuma' energia, oppure:

Le risorse energetiche sulla Terra vanno 'esaurendosi' e simili.

Eppure noi sappiamo che l'energia di un sistema isolato (per il I Principio della

Termodinamica) si conserva sempre. Come abbiamo già ricordato l'energia si

trasforma da una forma ad un'altra, si trasferisce da un corpo ad un altro, può

essere accumulata o liberata, ma si mantiene costante.

Quando si parla impropriamente di 'consumo di energia', di 'diminuzione di

energia', in realtà si intende parlare di un altro fenomeno che accompagna tutti i

fenomeni irreversibili: la 'degradazione' dell'energia.

Immaginiamo ad esempio di bruciare una certa quantità di combustibile e di

raccogliere tutti i prodotti della combustione (calore, fumo, ceneri, ecc...) : in base

al I Principio possiamo affermare che essi contengono esattamente la stessa

quantità di energia che era contenuta nel combustibile di partenza.

Eppure è indubbio che se la quantità di energia è la stessa, la qualità è

cambiata.

FINE