I perni comune avviato Tra freddo e banditi per produrre l ... · glienza e la vetrina...

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rina viene raccolta e setacciata sul posto. Quindi pranzo in agriturismo e trasferimento in pullman a Tiana per la visita al- la gualchiera per un’altra di- mostrazione unica di come si viveva e lavorava nella Sarde- gna di due secoli fa. Al sentiero d’asfalto presto potrebbe inol- tre essere affiancato quello per le mountain bike: venti chilo- metri in un tracciato, di fatto, già disegnato dalla natura che ha bisogno solo di qualche la- voretto e della segnaletica ap- posita. E delle autorizzazioni amministrative, ovviamente. PROGETTI E PROBLEMI. I nodi fondamentali sono due: l’acco- glienza e la vetrina agroali- mentare. A Olzai non esiste una trattoria, c’è solo un agri- turismo alla periferia del paese che però funziona solo su pre- notazione il giorno delle visite dei gruppi, i posti letto sono quelli di un paio di bed & breakfast. In compenso il pae- se produce tanto per chi ha vo- glia di gustare cose sfiziose: il formaggio di tre caseifici che esportano anche all’estero, zafferano, pane carasau fatto col grano Cappelli, cereali. Pro- dotti di qualità con piccole aziende che devono adesso trovare il coraggio di fare lo “step” definitivo e mettersi de- finitivamente sul mercato. «La nostra amministrazione vede con grande favore questo pro- getto – dice la vicesindaca Lu- ciana Siotto, assessore alle atti- vità produttive – che coinvolge tutto il paese. L’idea è prima di tutto aprire nella piazza princi- pale un punto vendita di tutte le nostre produzioni. Inoltre, contiamo di riaprire a tempo pieno l’agriturismo. Abbiamo tante altre idee, per esempio il recupero dell’orzo sardo». A Tiana, 465 abitanti, esiste invece un ristorante e poi c’è un albergo diffuso con trenta posti letto che però aspetta an- cora di entrare in funzione. «Stiamo andando avanti per gradi: abbiamo prima acquisi- to le case, poi ristrutturate, aes- so dobbiamo arredarle. Quello che vogliamo proporre sono i nostri saperi – spiega Marilena Ibba, assessore alla Cultura della giunta guidata dal sinda- co Francesco Zucca –: non di- mentichiamo che siamo all’in- terno della “Blu zone”, nel ter- ritorio dei centenari. Il bello del nostro paese sono anche questi ritmi tranquilli, la cor- dialità della gente». TIANA P ochi secondi dopo che Aurora Paba, custode della storia della gual- chiera, ha azionato la leva che fa scorrere nella casetta di pie- tra un flusso d’acqua, i grandi magli di legno martellano insi- stentemente la coperta siste- mata sulla trave. Un rumore in- cessante, assordante, che sfon- da i timpani: eppure bisognava sorvegliare di persona giorno e notte per dare i tempi giusti al- la battitura della lana ed evita- re ce si rovinasse. La vita nella gual- chiera era molto dura, più di quanto si possa immaginare, e i racconti traspor- tano in un mon- do lontano e diffi- cile. I signorotti dei paesi control- lavano questi im- portantissimi centri di produ- zione, collegati direttamente al lavoro dei pasto- ri perché una parte della lana delle pecore, dopo la tosatura, veniva destinata alla produzio- ne dell’orbace per mezzo della follatura, ovvero, la trasforma- zione attraverso l’infeltrimen- to, in un tessuto robusto e im- permeabile col quale venivano realizzati i tradizionali costumi sardi. Gli addetti alla gualchie- ra vivevano con la famiglia in pochi metri quadri adiacenti l’opificio e non è che si divertis- sero troppo. Costantemente dedicati al lavoro, vivevano in abitazioni spoglie e scomode: un unico ambiente con un ca- minetto e gli utensili della cuci- na, la pietra nuda come pavi- mento e un soppalco come stanza da letto. Ovviamente d’estate, perché d’inverno il freddo e l’umido costringeva- no le famiglie a dormire davan- ti al caminetto, utilizzando le stuoie per evitare il contatto di- retto con la pietra e avvolti nel- le coperte per recuperare un po’ di calore. Le finestre di que- ste scomode abitazioni erano anche dotate di grate e inferria- te perché l’ambiente sociale non era dei più salutari, la zona era un punto di scambio per tutti i commercianti e i produt- tori della zona e i briganti la batte- vano costante- mente: non a ca- so vigeva il divie- to di far circolare denaro, mante- nuto fino al 1950. Una storia af- fascinante ma il sito tarda a decol- lare: «Non riu- sciamo a inter- cettare flussi di visitatori diversi da quelli locali – dice Aurora Paba –. Purtroppo questo non è un punto di pas- saggio, siamo troppo all’inter- no e bisogna venire apposita- mente, anche in estate i turisti ci regalano solo presenze spo- radiche. Penso che dovremmo fare rete con gli altri piccoli musei della zona, collaborare, mandarci i visitatori l’un l’al- tro. Abbiamo raggiunto le due- mila visite ma, onestamente, non so quanto si possa fare di più con qaueste risorse finan- ziarie e umane. La Regione ci ha assegnato una sola posizio- ne contrattuale ma di fatto ci lavoriamo in tre, compreso il manutentore».(r.s.) In alto l’interno della gualchiera di Tiana, sopra il mulino di Olzai. Nella pagina a fianco una veduta di Olzai e la ruota esterna della gualchiera Tra freddo e banditi per produrre l’orbace I perni del percorso comune avviato due anni fa Esperienza diretta Dimostrazioni di come veniva macinato il grano Produzioni Formaggio, zafferano, pane carasau con farina di grano Cappelli Racconti Le parole delle guide riportano i visitatori nella Sardegna del 1700 Qualità della vita I ritmi lenti e piacevoli del territorio dei centenari Atlanti LA NUOVA SARDEGNA SABATO 17 FEBBRAIO 3

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Page 1: I perni comune avviato Tra freddo e banditi per produrre l ... · glienza e la vetrina agroali-mentare. A Olzai non esiste una trattoria, c’è solo un agri- turismo alla periferia

rina viene raccolta e setacciata sul posto. Quindi pranzo in agriturismo e trasferimento in pullman a Tiana per la visita al-la gualchiera per un’altra di-mostrazione unica di come si viveva e lavorava nella Sarde-gna di due secoli fa. Al sentiero d’asfalto presto potrebbe inol-tre essere affiancato quello per le mountain bike: venti chilo-metri in un tracciato, di fatto, già disegnato dalla natura che ha bisogno solo di qualche la-voretto e della segnaletica ap-posita. E delle autorizzazioni amministrative, ovviamente.PROGETTI E PROBLEMI. I nodi fondamentali sono due: l’acco-glienza e la vetrina agroali-mentare. A Olzai non esiste una trattoria, c’è solo un agri-turismo alla periferia del paese che però funziona solo su pre-notazione il giorno delle visite dei gruppi, i posti letto sono quelli di un paio di bed & breakfast. In compenso il pae-se produce tanto per chi ha vo-glia di gustare cose sfiziose: il formaggio di tre caseifici che esportano anche all’estero, zafferano, pane carasau fatto col grano Cappelli, cereali. Pro-dotti di qualità con piccole aziende che devono adesso trovare il coraggio di fare lo “step” definitivo e mettersi de-finitivamente sul mercato. «La nostra amministrazione vede con grande favore questo pro-getto – dice la vicesindaca Lu-ciana Siotto, assessore alle atti-vità produttive – che coinvolge tutto il paese. L’idea è prima di tutto aprire nella piazza princi-pale un punto vendita di tutte le nostre produzioni. Inoltre,

contiamo di riaprire a tempo pieno l’agriturismo. Abbiamo tante altre idee, per esempio il recupero dell’orzo sardo».

A Tiana, 465 abitanti, esiste invece un ristorante e poi c’è un albergo diffuso con trenta posti letto che però aspetta an-cora di entrare in funzione. «Stiamo andando avanti per gradi: abbiamo prima acquisi-to le case, poi ristrutturate, aes-

so dobbiamo arredarle. Quello che vogliamo proporre sono i nostri saperi – spiega Marilena Ibba, assessore alla Cultura della giunta guidata dal sinda-co Francesco Zucca –: non di-mentichiamo che siamo all’in-terno della “Blu zone”, nel ter-ritorio dei centenari. Il bello del nostro paese sono anche questi ritmi tranquilli, la cor-dialità della gente».

◗ TIANA

Pochi secondi dopo che Aurora Paba, custode della storia della gual-

chiera, ha azionato la leva che fa scorrere nella casetta di pie-tra un flusso d’acqua, i grandi magli di legno martellano insi-stentemente la coperta siste-mata sulla trave. Un rumore in-cessante, assordante, che sfon-da i timpani: eppure bisognava sorvegliare di persona giorno e notte per dare i tempi giusti al-la battitura della lana ed evita-re ce si rovinasse. La vita nella gual-chiera era molto dura, più di quanto si possa immaginare, e i racconti traspor-tano in un mon-do lontano e diffi-cile. I signorotti dei paesi control-lavano questi im-portantissimi centri di produ-zione, collegati direttamente al lavoro dei pasto-ri perché una parte della lana delle pecore, dopo la tosatura, veniva destinata alla produzio-ne dell’orbace per mezzo della follatura, ovvero, la trasforma-zione attraverso l’infeltrimen-to, in un tessuto robusto e im-permeabile col quale venivano realizzati i tradizionali costumi sardi. Gli addetti alla gualchie-ra vivevano con la famiglia in pochi metri quadri adiacenti l’opificio e non è che si divertis-sero troppo. Costantemente dedicati al lavoro, vivevano in abitazioni spoglie e scomode: un unico ambiente con un ca-minetto e gli utensili della cuci-na, la pietra nuda come pavi-

mento e un soppalco come stanza da letto. Ovviamente d’estate, perché d’inverno il freddo e l’umido costringeva-no le famiglie a dormire davan-ti al caminetto, utilizzando le stuoie per evitare il contatto di-retto con la pietra e avvolti nel-le coperte per recuperare un po’ di calore. Le finestre di que-ste scomode abitazioni erano anche dotate di grate e inferria-te perché l’ambiente sociale non era dei più salutari, la zona era un punto di scambio per tutti i commercianti e i produt-

tori della zona e i briganti la batte-vano costante-mente: non a ca-so vigeva il divie-to di far circolare denaro, mante-nuto fino al 1950.

Una storia af-fascinante ma il sito tarda a decol-lare: «Non riu-sciamo a inter-cettare flussi di visitatori diversi da quelli locali –

dice Aurora Paba –. Purtroppo questo non è un punto di pas-saggio, siamo troppo all’inter-no e bisogna venire apposita-mente, anche in estate i turisti ci regalano solo presenze spo-radiche. Penso che dovremmo fare rete con gli altri piccoli musei della zona, collaborare, mandarci i visitatori l’un l’al-tro. Abbiamo raggiunto le due-mila visite ma, onestamente, non so quanto si possa fare di più con qaueste risorse finan-ziarie e umane. La Regione ci ha assegnato una sola posizio-ne contrattuale ma di fatto ci lavoriamo in tre, compreso il manutentore».(r.s.)

In alto l’interno dellagualchiera di Tiana, sopra il mulino di Olzai. Nella pagina a fianco una vedutadi Olzai e la ruota esternadella gualchiera

Tra freddo e banditiper produrre l’orbace

I pernidel percorsocomuneavviatodue anni fa

EsperienzadirettaDimostrazionidi come venivamacinatoil grano

ProduzioniFormaggio,zafferano,pane carasaucon farina digrano Cappelli

RaccontiLe parole delle guide riportanoi visitatorinella Sardegnadel 1700

Qualità della vitaI ritmi lentie piacevolidel territoriodei centenari

AtlantiLA NUOVA SARDEGNA

SABATO 17 FEBBRAIO 3