Pietro Chiodi - Banditi (1945, 1946)

download Pietro Chiodi - Banditi (1945, 1946)

of 60

description

Diario Partigiano

Transcript of Pietro Chiodi - Banditi (1945, 1946)

  • PIETRO CHIODI

    BANDITI

  • 2

  • Queste pagine furono scritte fra il 1945 e il 1946 allo scopo di rendere testimonianza su fatti e atteggiamenti contestati, di alcuni dei quali il loro autore era lunico testimone sopravvissuto. Ci spiega la breve nota che le precedeva nella prima edizione e che qui riconfermo pienamente: Questo libro non un romanzo, ne una storia romanzata. E un documentario storico, nel senso che personaggi, fatti ed emozioni sono effettivamente stati. Lautore ne assume in proposito la pi completa responsabilit. La presente ristampa si rivolge particolarmente ai giovani, non gi per far rivivere nel loro animo gli odi del passato, ma affinch, guardando consapevolmente ad esso, vengano in chiaro senta illusioni del futuro che li attende se per qualunque ragione permetteranno che alcuni valori - come la libert nei rapporti politici, la giustizia nei rapporti economici e la tolleranza in tutti i rapporti - siano ancora una volta manomessi subdolamente o violentemente da chicchessia. PIETRO CHIODITorino, dicembre 1960.

    1939-1942

    15 settembre 1939. Ho cacciato tutto il giorno tra il Padrio e il Mortirolo. A mezzogiorno ho trovato Leone con due fagiani. Abbiamo mangiato assieme. Voglio bene a Leone e leggo nei suoi grandi occhi scuri che contento di vedermi. Eravamo vicini di banco a scuola. Parla poco e quasi impacciato. lo ho studiato e lui rimasto a lavorare i suoi campi nascosti fra gli abeti. Si fatto alto e tarchiato ma i suoi occhi sono limpidi e puri come allora. Prima di lasciarmi mi guarda fissamente e poi abbassando il capo dice: - Cosa ne pensi di questa guerra? Ieri ho ricevuto la cartolina -. Pi impacciato di lui gli rispondo: - Non pensarci, vedrai che ne resteremo fuori. Lo vedo allontanarsi sul crinale a passi lenti col fucile che gli dondola sulle spalle. E bello, forte e buono Leone. Lo amo come amo i miei monti e la mia gente. Giungo a casa assai tardi. C un telegramma per me. Leggo -. Quale vincitore dei concorso per cattedre di filosofia e storia siete destinato al Liceo classico di Alba .

    20 settembre. Oggi sono a stato ad Edolo. Il paese era rigurgitante di alpini richiamati. Pochi sono in divisa. I pi girano con mezza divisa o col solo cappello. C un caos enorme. Il magazzino del deposito semivuoto. Nulla stato predisposto n per il vitto n per lalloggio. Entro in unosteria. E piena di alpini ubriachi. Uno ad un tratto sale su un tavolo e imposto il silenzio esclama con fatica: - Come vuol fare Mussolini a far la guerra che gli alpini sono tutti ciuk!

    5 ottobre. Sono ad Alba da pochi giorni. Conosco gi quasi tutti i colleghi. Il titolare di italiano e latino su per gi della mia et. Si chiama Leonardo Cocito. E pieno di intelligenza e di brio. Facciamo spesso delle lunghe passeggiate in bicicletta sulle colline che circondano Alba.

    23 Ottobre. Oggi io e Cocito abbiamo prestato giuramento. Cocito chiede serio prima di giurare: - E necessario per avere lo stipendio? - Il Preside sorride. Cocito incomincia allora a leggere senza tirare il fiato tutto ci che c scritto sul verbale- numero di protocollo, articolo tal dei tali ecc... Il Preside cerca di convincerlo a leggere solo la formula del giuramento. Cocito continua imperterrito e alla fine dice: - Scusate, ho voluto bere il calice fino alla feccia.

    10 dicembre. Ieri sera venuto in biblioteca uno studente a chiedere i discorsi di Mussolini. Cocito l ha guardato serio serio e poi gli ha detto: - Non hai letto il regolamento? Ci sta scritto che proibito dare ai giovani libri osceni. Tutti vogliono bene a Cocito. Ecco perch non ancora in galera. Dicono che lanno scorso quando giunse a quella parte del programma in cui era prescritto di celebrare Mussolini come un grande

    3

  • scrittore sia giunto in classe con un busto in gesso del Duce. Depostolo sulla cattedra ed accarezzandolo paternamente esclam: - Ecco, ragazzi, il pi grande scrittore della letteratura italiana!

    I3 maggio 1940. A Torino ho visto Cecco. Abbiamo parlato della guerra e delle strepitose vittorie tedesche. Cecco mi ha detto:- Non temere, questo niente. La guerra non ancora incominciata.

    8 giugno. I gerarchi fascisti hanno riunito i giovani per far loro gridare: Viva la guerra. Pochi ci sono andati pur di far vacanza.

    I0 giugno. Il Duce ha dichiarato la guerra,

    11 giugno. Cocito stato richiamato ed ha dovuto partire per il fronte. Era fuori di s. Salutandomi ha detto: Ci sto a tutto ma non a far la guerra perch lEuropa sia fascista. Il Re o morto o pazzo.

    10 ottobre. Oggi ha incominciato a frequentare il Liceo un ragazzo di Bra di cui Cocito mi aveva parlato con entusiasmo. Si chiama Danilo Ballerini. Ha due occhi scuri pieni di tristezza.

    10 gennaio 194I. Sono stato richiamato e messo a disposizione per un corso allievi ufficiali. Cocito si fatto operare di appendicite pur di non continuare a prestare servizio. E entusiasta della mia massima Chi non libero non ha Patria, chi non ha Patria non ha doveri militari.

    3 febbraio. Sono uscito ieri sera dallospedale militare di Alessandria con sei mesi di licenza di convalescenza.E tutto inverno che soffro duna forma reumatica ai piedi.

    2 aprile. Mi hanno scritto da casa che Leone al fronte e che da un mese non si sa pi nulla di lui.

    8 maggio. Ballerini mi accompagna sovente a casa. E un ragazzo strano. Si occupa poco della scuola ma legge molto. Ha la mania delle edizioni rare.

    10 giugno. Oggi venuto al Liceo a salutare i suoi professori un giovane capitano degli alpini. Si chiama Alessandria. Perazzo, che fu suo professore di matematica ci parla a lungo della sua intelligenza e della sua bont. E gi stato ferito due volte e decorato di medaglia dargento.

    3 gennaio 1942. Leone stato fatto prigioniero ma riuscito ad evadere. Ne sono felice.

    10 gennaio. Circola la barzelletta un po triste: Se perdiamo siamo perdenti, se vinciamo siamo perduti.

    6 febbraio. Sono allospedale militare di Torino. Sporcizia e disordine vi regnano indisturbati. La forma reumatica di cui soffro si aggravata malgrado le cure. Cammino a stento.

    12 febbraio. Sono stato dimesso dallospedale con un anno di licenza. Ho limpressione dessere uscito da un incubo. Un ragazzo tubercolotico mi ha detto: - Chi entra sano esce ammalato e chi entra ammalato muore.

    3 marzo. Cocito stato nuovamente richiamato ed inviato in Croazia.

    5 aprile. Al sabato dobbiamo andare a scuola in camicia nera. Me la copro con una sciarpa perch me ne vergogno.

    4

  • 1943

    23 gennaio. Cocito rientrato dalla Croazia. Passa il tempo leggendo molto. Mi confida di aver aderito al partito comunista. Gli faccio qualche osservazione, ma irremovibile. Ad un tratto mi guarda stranamente dicendomi - Sai che a Mostar professori e allievi del Liceo sono tutti in montagna a fare i partigiani. Anche le ragazze ci sono andate. Quello un Liceo dove mi piacerebbe insegnare.

    6 febbraio . Con mille intrighi Cocito riuscito a farsi assegnare al deposito del 43 Reggimento Fanteria con sede in Alba. Fa laiutante maggiore del colonnello che ha la mania dei discorsi. Cocito glieli prepara. Giorni fa uno finiva con queste parole: Eleviamo un pensiero reverente alla Maest del Re Imperatore, fedele custode delle libert consacrate nello Statuto . Quello alle reclute cominciava invece cos: La palingenesi della psiche del soldato: ecco lo scopo che dobbiamo proporci .

    26 luglio. Era quasi mezzanotte quando un tramestio insolito mi ha svogliato. Sento delle voci che gridano nella strada. Mi alzo. Sono dei miei allievi che mi annunziano la caduta di Mussolini. Mezzo addormentato come sono credo si tratti duna allucinazione. Mi metto allapparecchio radio. Una stazione francese ripete a intermittenza: Mussolini a dimission. Che succeder ora?

    27 luglio. Euna magnifica giornata. Si respira a pieni polmoni. Sono al Liceo e guardo dalla vetrata il giardino. Non mi ero mai accorto che il Liceo fosse cosi splendente e pieno di luce. Sento che una piccola parte della mia Patria. Quella parte in cui io sono chiamato a compiere il mio dovere verso di Lei. E la prima volta che mi accorgo di avere una Patria come qualcosa di mio, di affidato, in parte, anche a me, alla mia intelligenza, al mio coraggio, al mio spirito di sacrificio.

    20 agosto. Stamane Cocito venuto da me per riferirmi che una sollevazione popolare contro il governo Badoglio prevista imminente negli ambienti ben informati. Bisogna agire in seno allesercito affinch i soldati facciano causa comune col popolo. Alla sera, nei giardini della stazione, ci diamo convegno con alcuni uffciali, sottuffciali e militari della guarnigione di Alba. Prendiamo degli accordi e stabiliamo una linea di condotta per la tragica eventualit. Ci sono per troppi fascisti fra gli ufficiali della guarnigione. Il colonnello stato cambiato gi da parecchio. Il nuovo debole ed irresoluto.

    2 settembre. Da alcuni giorni sono ad Acqui per una cura di fanghi. Nellalbergo c un comando di SS. Sono scese da poco dal Brennero e ostentano indifferenza e disprezzo.

    8 settembre. Alle sette di sera giungo a casa da una passeggiata in campagna e trovo tutto lalbergo in subbuglio. Badoglio ha annunciato la pace ed ordinato di reagire ad eventuali attacchi dei tedeschi. Questi non si sognano neppure di attaccare. In una stanza dellalbergo vanno e vengono ufficiali e portaordini, come se nulla fosse. Mi stupisce lindifferenza con cui alcuni ufficiali italiani vanno a coricarsi alla sera. Verso luna il silenzio rotto da raffiche e da scoppi di bombe a mano. Poi un concitato andirivieni di pattuglioni e di autoblindo tedesche.

    9 settembre. Allalba incomincia un forte cannoneggiamento. Mi dicono che i tedeschi hanno sorpreso nel sonno e disarmato i soldati italiani in due caserme. Una terza resiste ancora ed ora intensamente cannoneggiata. Decido di partire subito per Alba. Le strade sono deserte. Mi si spezza il cuore vedendo gruppi di soldati sospinti come animali dalle ss. Alle16 sono arrivato ad Alba.

    5

  • Tutto tranquillo. Vado subito in caserma. Trovo Cocito eccitatissimo. Assieme ci rechiamo dal colonnello che informo di quanto ho visto ad Acqui. Il colonnello non sa che fare. Cocito insiste per la resistenza ad oltranza. Il colonnello si lascia indurre ad impartire degli ordini in questo senso. Esco e trovo un amico a cui racconto ci che ho visto. Mi guarda incredulo e poi. dice: - Ad Alba i tedeschi non vengono. Alba non ha nessuna importanza.

    10 settembre. Il colonnello ha telefonato a Cuneo ed ha deciso di non resistere. Ordina a tutti i soldati di rientrare in caserma e non muoversi. Cocito corre da un posto di blocco allaltro ordinando ai soldati di fuggire sulle colline con le armi. I tedeschi sono alle porte di Alba con alcuni carri pesanti. Entrano in citt, occupano la caserma catturando uomini e materiali. Cocito fuggito allultimo sgusciando, con un furgoncino carico di armi, fra gli automezzi tedeschi.

    12 settembre. Unatmosfera di sospensione e di terrore si stesa su tutta la citt. I negozi sono chiusi ed i viandanti rari e frettolosi. Dalla caserma giungono ad intervalli delle raffiche. Quattro soldati vengono fucilati e sotterrati nel letamaio. In lunghe file e scortati dalle ss. i prigionieri vengono portati alla stazione e stipati nei carri bestiame. Uno non ce la fa pi a camminare e invoca piet. Viene abbattuto con una raffica nella schiena. Nel pomeriggio si viene a sapere che la signora Rizzolio e Giovanni Ferrero sono riusciti a far breccia fra le ss. ottenendo di vettovagliare i tremila uomini ancora in caserma. Spumante e denari allargano sempre pi la breccia. Il numero delle evasioni ingigantisce. Per salvare la vita a cinque condannati a morte vengono fatte intervenire anche delle ragazze. Rotto il ghiaccio, molti si prestano con viveri e denari. Sangue e spumante si mescolano. Un contadino si avvicinato ad una finestra per dare del pane a suo figlio e stato freddato con una raffica. Un carro bestiame fermo in stazione da sei ore sotto il sole. Ne escono grida sempre pi fioche che invocano aiuto. Finalmente due sacerdoti riescono ad ottenere che il carro sia spiombato. Ne vengono estratti morti e moribondi. E sera, quando spossato e abbattuto apro la radio: Giovinezza.

    25 settembre. Oggi nel pomeriggio sono arrivati ad Alba due militi fascisti in motocicletta. Hanno la camicia nera e sul berretto un teschio. La gente li guarda con odio e disprezzo.

    10 novembre. Ieri sera verso le undici ho sentito bussare forte alla porta delloffcina del mio padrone di casa. La signora sale da me sconvolta. Ci affacciamo alla finestra ed una voce secca ordina di aprite. Scendiamo assieme. Entrano tre uomini con giacche militari e pantaloni borghesi. A tracolla hanno delle armi automatiche. Sul petto spicca una coccarda tricolore. Ritirano un pezzo di ricambio e se ne vanno. Hanno lasciato un buono in testa al quale sta scritto: Commando Partigiani delle Langhe. Risalgo in casa, apro la finestra e guardo nella direzione in cui si sono allontanati. Un leggero nevischio comincia a caderePer terra si vedono le orme che si perdono nel buio.

    1 dicembre. Sono stati arrestati dai carabinieri parecchi familiari di giovani renitenti.

    3 dicembre. Ieri sera un gruppo di giovani ha attaccato la caserma dei carabinieri con lancio di bombe. I familiari detenuti sono stati rimessi in libert.

    5 dicembre. Nella notte sono stati arrestati una decina dostaggi. Due carabinieri sono venuti al Liceo per arrestare Cocito. Per fortuna dall8 settembre non si pi fatto vivo. Un maggiore giunto da Cuneo minaccia fuoco e fiamme. Alcuni giovani sono portati in caserma con le mani in alto ed il mitra dietro la schiena. Ieri sera il maggiore ha detto in un albergo: - Sistemata Alba, sistemer le Langhe.

    6

  • 17 dicembre. La notizia si diffusa fulminea nella citt. Il maggiore dei carabinieri, il capitano, un maresciallo ed un milite sono stati uccisi nelle Langhe. Il maggiore si recava a Cravanzana dove i partigiani avevano disarmato i carabinieri. Per la strada la macchina stata fermata da un giovane che ha chiesto le armi. Non si sa bene come le cose siano andate. E per certo che ad un tratto il maggiore ha estratto la pistola colpendo a morte il partigiano.- Dai cespugli circostanti una nutrita serie di raffiche- investiva la macchina freddando quanti erano a bordo.

    20 dicembre. Nella cappella del cimitero ci sono le quattro salme dei carabinieri rivestite della grande uniforme. Montano la guardia carabinieri e fascisti. In un angolo c un corpo denudato, con un colpo di pistola nel petto. Era un ufficiale di Marina.

    1944

    3 gennaio. Ho saputo che Cocito nei boschi di Bra con alcuni uomini. Con lui c anche Danilo.

    15 febbraio. Oggi al caff ho trovato lavvocato C. Deve essere il capo dei fascisti repubblicani. Mi guarda con occhi scrutatori e maliziosi. Porta il discorso sulla guerra e si dice sicuro della vittoria tedesca. Gli faccio notare che se i tedeschi continueranno a perdere territori su territori sar difficile che possano vincere. Mi risponde che questa una guerra di idee e che i territori non contano. Non posso tenermi dal fargli osservare che alla fine i tedeschi si troveranno con molte idee e nessun territorio. E un imbecille ma devessere pericoloso.

    10 marzo. A Torino ho trovato R. che lavora per il CLN. Mi ha assicurato che ai primi di aprile arriveranno in Alba due donne addette allo spionaggio fascista. Hanno lincarico di identificare con precisione la zona dove opera Lul, il partigiano italo-francese che ha dato tanto flo da torcere a tedeschi e fascisti. Mi d tutti i connotati.

    20 aprile Ieri sono arrivati allAlbergo delle Langhe alcuni brutti ceffi. Sono ss. italiane che svolgono operazioni di polizia in borghese. In realt sono volgari grassatori che si impadroniscono di gioielli, macchine, denari, dando parte del bottino ai padroni tedeschi.

    26 aprile. Sono da alcuni giorni a Montaldo. Ogni tanto passano macchine velocissime con degli uomini armati. Sono partigiani di una banda che ha il suo Comando a Sommariva Perno. Ieri ho saputo che hanno arrestato due donne sospette di spionaggio. Stamane sono andato al Comando per vedere se i connotati corrispondono a quelli segnalatimi da R. Mi ha ricevuto Marco, il comandante. E un giovane alto, biondo, pieno di coraggio e di iniziativa. Ci parliamo a lungo. Diventiamo subito amici e ci diamo del tu. Le donne non sono quelle segnalate. Marco mi incarica di tenerlo informato di quanto succede ad Alba. Restiamo anche intesi che far per lui il collegamento con le formazioni garibaldine di Barolo. Ho conosciuto anche Lino, il commissario della formazione ed Elio che fa il collegamento con Bra. Quando esco un camion in partenza per una scorreria in pianura. Gli uomini si contendono il diritto di parteciparvi.

    30 aprile. Sono andato nuovamente da Marco per combinare uno scambio di armi fra lui e Prut. Stavo andandomene quando giunto tutto trafelato, in bicicletta, un uomo sui quarantanni, alto, magro, con un naso a punta fra due occhi piccoli e vivi. E il maresciallo, portaordini e longa manus di Mauri. Ha un berretto bianco in testa mi dice che il suo portafortuna.

    7

  • 20 Maggio . Sono andato a Barolo da Prut assieme al maresciallo. Prut ha bisogno di medicinali. Mi impegno a fornirglieli. Ho conosciuto Lul. Non ha ancora ventanni E piccolo con un volto triste e quasi femmineo. In piazza a Barolo mi ha mostrato il luogo in cui da solo ha fatto fuori una decina di fascisti piombatigli addosso su un camion.

    1 giugno. Stamane passando innanzi alla caserma ho assistito ad una scena impressionante. Una ventina di militi caricavano su un camion quattro giovani legati mani e piedi. Ho sentito uno gridare: - No, sono innocente! - Unora dopo ho rivisto i militi che cantavano in un caff. Si sparsa fulminea la notizia che i quattro giovani sono stati massacrati al Mussotto sul luogo in cui, giorni fa era stata uccisa una ss. Non posso trattenermi dallinfilare la bicicletta e recarmi al Mussotto. A cento metti dalla cantoniera, sul bordo della strada, una gran pozza di sangue. Un vecchio cantoniere mi descrive, piangendo come un bambino, la orribile scena. Allontanandosi dice: meglio morire che sopportare questo.

    8 giugno. Stamane ero da Marco quando arrivato un camioncino tutto traballante. Ne scendono, Cocito, Danilo e alcuni altri. Ci abbracciamo con immensa gioia. Danilo tutto impacciato. Non riesce a darmi dei tu. E armato di mitra. Sul volto pallido gli spiccano bellissimi i due grandocchi neri.

    11 giugno. Da tempo cerano in Alba dei prigionieri cecoslovacchi arruolati forzatamente dai tedeschi. Ieri sono stati improvvisamente trasferiti in Val dAosta. Sembra che lavvocato C. abbia denunciato la solidariet che si era stabilita fra loro e la popolazione. Parecchi piangevano e stringevano la mano a quanti incontravamo. Sotto i portici un giovane cecoslovacco, molto alto e distinto mi venuto incontro stendendomi la mano. Gliela stringo con effusione dicendogli. - Vive la Tchco-Slovaque libre! - Mi abbraccia esclamando: - Vive lItalie libre!

    13 giugno. E venuto a trovarmi Pareyson. E sospeso dal grado e dallinsegnamento per motivi politici. Mi dice che a Cuneo i professori sono quasi tutti fuggiti. Ferrero in prigione da tempo. Pareyson ha un posto di primo piano nellorganizzazione del Partito dAzione. Sono fondamentalmente daccordo con lui. Bisogna andare il pi possibile verso sinistra senza compromettere la libert. Abbiamo combinato un incontro in Alba con un organizzatore delle formazioni GL. Si chiama Felici.

    18 giugno. Stamane a Sommariva Perno ho trovato gli uomini di Marco in preda ad uneccitazione che li faceva raggianti. Chiedo ad uno cosa sia successo e mi risponde. - Non sai? Avevano preso Marco e labbiamo liberato. Cerco di Marco e di Lino. Non ci sono. Qualcuno mi racconta la cosa. Marco, Lino, il maresciallo e Franco erano partiti su una macchina per andare da Mauri. Sulla macchina avevano nascosto un thompson da offrire al maggiore. In pianura sono cascati in mezzo ad un rastrellamento. Il thompson viene trovato. Il comandante tedesco dice concitatamente - Via, caput -. Alle due dopo pranzo arriva in banda Lea, la sorella di Marco, con la notizia che Marco in carcere a Bra. La decisione subito presa. Trenta uomini salgono con le armi migliori su un 66. Lino vestito da ufficiale delle ss. Due uomini da carabinieri. Alle porte di Bra il grosso si apposta mentre Lino e i due carabinieri puntano decisi verso la caserma ricevendo e ricambiando grandi saluti fascisti. Bussano al portone. Luomo di guardia dopo aver guardato dallo spioncino apre. Un carabiniere lo immobilizza puntandogli la pistola nel petto; Lino e laltro entrano negli uffici spianando le armi. Alcuni momenti di trepidazione e poi il rombo del 66. I partigiani irrompono nella caserma. Il combattimento si accende rabbioso ma gli uomini riescono a raggiungere i prigionieri ritirandosi con loro. Fuori hanno lasciato due partigiani ad ogni

    8

  • crocicchio. In uno di essi stato ucciso un ufficiale delle ss. che gli andato in bocca leggendo il giornale. In caserma ci sono altri due morti tedeschi. Correndo per il cortile al maresciallo caduto a terra il berretto bianco. Due salti indietro a raccoglierlo e poi via di nuovo. .

    20 giugno. Oggi nel pomeriggio venuto Cocito a casa mia. Mi dice: - L hai saputa lultima? - Rimango perplesso e lui: - Non sai cos ho combinato a Sommariva Bosco? - Mi racconta. - Era arrivato allaccampamento il maresciallo Ballerini, il padre di Danilo, a dare la notizia: due carri pieni di armi e munizioni partono col treno delle I5 da Bra. Scorta cinquanta uomini. Eravamo solo in dodici con tre armi automatiche ma partimmo lo stesso. Ci appostiamo in stazione. Prima arriva il treno da Torino. Arrestiamo due tedeschi che tutti tremanti ci mostrano documenti comunisti. Li carico sul furgoncino e li chiudo dentro poco dopo arriva il treno da Bra. Appena si ferma incomincia il combattimento. I fascisti si buttano in mezzo alla gente a sparare. Sten salta sulla locomotiva e spara nei vagoni dinfilata. Io mi faccio sotto con le bombe a mano. La repubblica, si squaglia a gran velocit. Quando tutto era quasi finito arrivato un camion di Marco. Abbiamo preso due pesanti, tre mitragliatori, parecchi mitra ed una quantit di munizioni. Avessi visto lentusiasmo della gente. Molti operai mi abbracciarono piangendo. Per caricare il bottino sul furgoncino ho dovuto mollare i due tedeschi. Capirai erano comunisti come me, e poi meglio i mitragliatori che loro -. Gli dico: - Sei pazzo a venire in Alba? E se qualcuno ti riconosce? - Lo tengo in casa fin che buio e poi lo accompagno in bicicletta per un po. Gli faccio mille raccomandazioni ma sono certo che non mi dar retta.

    22 giugno. Stamane venuto da me Felici. Eun uomo coraggioso e simpatico. Si propone di gettare le basi di un vasto movimento partigiano GL nelle Langhe. Gli prometto tutto il mio aiuto.

    23 giugno. Il tenente dei carabinieri lavora per i partigiani. Mi d sovente notizie da trasmettere a Marco.

    25 giugno. Alle due dopo pranzo e venuto da me Cocito. Lo rimprovero per la sua imprudenza ma non se ne d per inteso. Dopo il combattimento di Sommariva gli uomini sono pieni di entusiasmo e crescono ogni giorno di numero. Mi riferisce che ha lasciato sei uomini appostati sullo stradale fra Alba e Bra allaltezza di Monticello col compito di requisire un automezzo. Il camioncino non basta pi. Mi sta dicendo queste cose quando entra il dottor Gallizio e ci riferisce che un camion di russi al servizio dei tedeschi passato per i viali diretto verso il ponte. Cocito balza in piedi ed infila le scale di corsa. Dalla finestra lo vedo che corre in bicicletta verso il Tanaro. Non posso far altro che aspettare col cuore in gola. Esco e mi avvio verso la caserma. Sono le quattro quando arriva il camion dei russi. Uno fasciato al capo. Il parabrezza in frantumi. Non mi sembra per che vi siano dei prigionieri. Prendo una bicicletta e mi avvio verso Monticello. Nei pressi del mulino trovo Cocito seduto su un muricciolo con la testa fra le mani. Piange. Mi racconta che Sten e Danilo sono riusciti a fuggire ma quattro sono stati catturati. C anche Aimo, un ex allievo del Liceo ora studente in medicina. Cocito ha gi inviato una staffetta a Marco proponendogli di attaccare assieme la caserma stanotte. Ritorniamo ad Alba. E quasi notte quando arriva la staffetta di Marco con la risposta negativa. Forse Marco ha ragione. Non sono cose che si possono ripetere. Passiamo la notte in unangoscia indicibile facendo i pi pazzi progetti.

    27 giugno. Stamane mi sono recato allalba dalla signora R. So che dispone di forti somme e pu arrivare al comando tedesco di Alba. Le racconto il fatto e la prego di intervenire. Dopo due ore di attesa arriva. Non c niente da fare. Il comandante le ha brevemente detto: - Se vincere loro fare caput a noi. Noi oggi fare caput a loro -. Cocito ripartito per cercare qualche altra via.

    9

  • 29 giugno. Oggi sono andato a Sommariva. Cera Danilo con la sua solita aria triste e pensierosa. Mi ha raccontato come and a Ponticello. Ad un certo punto era spuntata la macchina di Wesser diretta verso Alba. 1 ragazzi si erano buttati a terra. Uno stava per sparare quando Aimo lo trattenne dicendogli: - E Wesser, lascialo passare che con noi -. Credendo di non esser stati visti, continuarono a restare sulla strada. Ad un tratto ecco spuntare un camion civile che sembrava vuoto. Improvvisamente i russi ne erano balzati fuori sparando. Aimo e gli altri tre erano al riparo dun muretto isolato. Spararono fino allultimo colpo e poi dovettero arrendersi. Gli faccio notare che erano stati imprudenti. Ci vorrebbe con questi ragazzi qualche ufficiale di carriera. Ma i pi sono stati presi da uno sviscerato amore per la cultura, sono tutti studenti universitari. Danilo mi dice: - Gli ufficiali effettivi che non fanno il partigiano sono dei traditori e un giorno li metteremo al muro -.Mentre scendevo dalla scalinata dei castello ho incontrato il padre di Aimo col viso disfatto dalla disperazione. Un tempo veniva da noi al Liceo per sapere come andava Sergio. Non ho parola. Cerco di ingannarlo. Mi guarda con due occhi che non dimenticher mai pi.

    2 luglio. Stamane sono stato con Felici ad un convegno a Madonna degli Angeli. Cera un giovane bruno daria risoluta. Si chiama Piero. Con lui cera Dehli, il suo diretto superiore. A stento riesco a riconoscere in lui il capitano degli alpini che era venuto al Liceo. Sono a capo duna formazione GL.

    3 luglio. Stavo cenando quando venuto da me L. ad avvertirmi che al bar Roma cerano due russi che volevano disertare. Sono un po titubante ma alla fine decido di andare a vedere. Sembrano due uomini leali. Un poin tedesco un po in francese riesco a capire che avevano un appuntamento con un partigiano alle sette nel bar. Sono usciti dalla caserma asportando armi e munizioni. Sono gi le sette e mezza ed il partigiano non ancora comparso. Il padrone del bar con le mani nei capelli. I due russi mi fanno capire che in caserma non possono pi ritornare e che fra poco saranno ricercati. Parlo con uno e con laltro senza riuscire a trovare una soluzione. Finalmente arriva un giovane che si mette a disposizione con una motocicletta. Li aspetter alle otto fuori citt. Cinque minuti prima delle otto accompagnammo allappuntamento i due russi nascondendoli in mezzo a noi. Pattuglie tedesche li stanno gi cercando in assetto di guerra. Tutto riesce bene.

    5 luglio. Sono a Montaldo da ieri sera. Ho deciso di non tornate pi in Alba. Ieri nel pomeriggio il signor R. mi ha avvertito che molti ormai sanno della mia attivit e che mi conviene togliermi da Alba. Dopo lo sbandamento di Sommativa alcuni uomini di Marco sono tornati a casa loro a Montaldo. Stamane ho parlato a lungo con Pino. Ho deciso di formare una banda con questi uomini. Ci sono alcuni moschetti. Al resto provveder io.

    8 luglio. Marco molto demoralizzato. Si spostato in Val San Lorenzo. Mi ha promesso di darmi qualche sten.

    10 luglio. Da stamane la Val San Lorenzo a ferro e a fuoco. Chiss Marco come se la caver.

    12 luglio. Marco ed i suoi uomini sono riusciti a sottrarsi al rastrellamento. Si sono spostati a Santo Stefano Roero.

    14 luglio. Verso Santo Stefano si sente sparare. Due contadini terrorizzati mi hanno detto a tarda sera che i tedeschi hanno circondato il paese e che Marco ha perso un uomo.

    16 luglio. Stamane sono andato da Marco. Stavano seppellendo il morto di ieri. Marco mi dice che ci debbono essere delle spie che segnalano tutti i suoi spostamenti. Quattro uomini passano portando sulle spalle il feretro. Marco assiste alla scena con gli occhi umidi. Era uno dei suoi pi

    10

  • valorosi. In Val Casotto era saltato da solo su unautoblinda costringendola alla resa. Mi sta dicendo queste cose quando si sente ad un tratto un sordo rumore di motori in lontananza. Una vedetta d lallarme: 1 tedeschi! Dalla strada ci gettiamo gi per un burrone vicino. Passa rombando una colonna di sei camion preceduta da unautoblinda. Lultimo camion traina un cannoncino. Ci vuol altro che sten!

    20 luglio. Marco non ha pi un soldo. Nel pomeriggio decido di scendere ad Alba per vedere se posso trovare qualcuno che ci aiuti. Spiego la situazione a R. che mi d ventimila lire. Marco mi abbraccia e mi promette che in cambio mi dar due sten. Uscendo da Alba ho trovato F. il proprietario dellAlbergo S. che mi ha fatto questo racconto. Dopo il massacro del Mussotto il tenente Memmo Guerraz che comandava le ss partito per Asti lasciando la sua roba in albergo. Giorni fa si presentata una ragazza dicendo che il tenente Guerraz la mandava a ritirarla. F. prosegue: - lo mi rifiutai ed alle sue insistenze la invitai a recarsi in caserma con me per sentire il parere di Fritz il comandante tedesco della piazza. La signorina entr nellufficio che rimase semiaperto cosicch dal di fuori potevo udire quanto vi si diceva. Nel sentire il nome di Memmo Guerraz, Fritz and su tutte le furie gridando- Dica a quel delinquente che si presenti lui da me. So tutto. Ha fatto uccidere quattro innocenti al Mussotto. I verbali di interrogatorio in cui quei disgraziati confessavano di aver ucciso le s s. erano falsi. Se li inventati lui per avere lautorizzazione a compiere la rappresaglia. Gli dica. che venga qui lui a prendere le valige -La ragazza usc tutta impaurita. So che nella stanza vi molta roba requisita.

    23 luglio. Ho saputo che Cocito passato di l dal Tanaro coi suoi uomini per sfuggire ai continui rastrellamenti. Della Rocca deve aver ricevuto dei lanci.

    26 luglio. Toppan, un uomo di Cocito, stato catturato ed impiccato subito dopo a Sommariva Bosco. Anche un civile che, terrorizzato dalla scena, perse la testa e si mise a correre stato abbattuto con una raffica e poi impiccato.

    3 agosto. Nella Langa ci deve essere un rastrellamento. In lontananza si odono delle raffiche cupe inframmezzate ad esplosioni. Si scorgono anche alte colonne di fumo. I contadini si fanno il segno della croce terrorizzati.

    5 agosto. Oggi ho avuto una terribile notizia. Danilo caduto in combattimento. Non posso credere che i suoi grandi occhi pieni di vita siano spenti per sempre! Lo rivedo nel suo banco al Liceo, col mitra a Sommativa Perno. Ed ora chiss dove sar sepolto.

    11 agosto. Oggi nel pomeriggio Stefano giunto a casa trafelato e sorridente: - Cocito qui in zona e ti aspetta nel castagneto vicino alla villa C. -. Ho trovato Cocito con una trentina di uomini, tutti armati di sten ma senza armi pesanti. Cocito pieno di entusiasmo, ma come cambiato! Una luce strana gli brilla negli occhi e gli si diffonde per il volto. E una luce in cui si riflette la sofferenza e la decisione, lentusiasmo ed il dolore. Mi racconta come caduto Danilo. Fu a Pocapaglia. La banda aveva teso unimboscata ad elementi ritornati dalla Germania al servizio dei nazifascisti. Prima di aprire il fuoco, con una decisione improvvisa, Danilo era uscito allo scoperto col mitra spianato gridando: - Arrendetevi, non fatevi uccidere! - Un colpo preciso gli spaccava il cuore. Si accendeva allora un rabbioso combattimento in seguito al quale i fascisti si ritiravano. La salma di Danilo veniva momentaneamente nascosta in una grotta, il giorno dopo gli stessi elementi ritornati in forze ritrovavano il cadavere profanandolo. La casa paterna veniva saccheggiata. Il padre venuto in banda coi mitra del figlio, a cinquantanni. Cocito venuto in questa zona per sfuggire al violento rastrellamento delle Langhe. Ha dovuto combattere giorno e notte per aprirsi la strada. Gli uomini sono tutti laceri e stanchi. I rastrellamenti

    11

  • sono condotti da traditori rientrati dalla Germania. Sono ben addestrati ed armatissimi. Ai partigiani mancano le armi pesanti. Ora diretto a Baldissero dove in formazione una banda agli ordini di un certo Tito ed alle dipendenze dei capitano Della Rocca. Della Rocca ha ricevuto alcuni lanci ed ha un centinaio di sten sotterrati nella zona di San Matteo. Quindici sono stati dati a questo Tito. Cocito mi assicura che provveder ad armare anche me. I miei uomini sono felici. Tutti assieme cerchiamo di aiutare Cocito a sistemarsi.

    12 agosto . Ho notato che gli uomini hanno per Cocito un ammirazione ed un affetto sconfinati. Bench militino in una formazione autonoma si professano quasi tutti comunisti. Ci sono anche due nostri allievi del Liceo. Ho parlato a lungo con loro. Comunismo significa per loro giustizia sociale ed antifascismo radicale ed intransigente. Il vice comandante della banda Carlo Lamberti. E sui trentanni. Ha un volto ascetico ed un vocione paterno. Ha abbandonato la moglie e due bambini. E buono come il pane e coraggioso come un leone. Crede nel comunismo come i primi cristiani nella vita eterna. Con lui c anche un fratello pi giovane. Mi piace parlare a lungo con Carlo scaldandomi al fuoco della sua fede. La sua ammirazione per Cocito non ha limiti.

    13 agosto. Oggi alle 16 avevo un appuntamento con Cocito. Ho atteso con due dei miei uomini fino alle :17. Stavo per andarmene quando una violentissima sparatoria di armi automatiche si accesa a due chilometri, verso Baldissero. Ho pensato che vi fosse una puntata nazifascista. Mi porto con Pino sul crinale della collina antistante Baldissero. lo ho lo sten e lui una pistola. Penso di fare qualche raffica a scopo diversivo. Sono appena sul crinale che due uomini corrono verso me nel bosco.Sono partigiani di Gino. Mi raccontano un triste episodio. Gino era assente. Due uomini di Cocito di passaggio in Baldissero erano stati disarmati ed arrestati dagli uomini di Gino. Di qui lurto e la conseguente sparatoria fra le due bande. Salto sulla bicicletta e corro verso Baldissero. Il fuoco diminuisce e poi si spegne. Appena infilo il paese una raffica mi passa a pochi metri sopra la testa. Mi butto in un fosso ed avanzo gridando di non sparare. Trovo i primi uomini di Cocito eccitatissimi. Hanno circondato il campo di Gino, liberati i loro e prese tutte le armi. Marco, da cui Gino dipende, arrivato da Corneliano con alcuni uomini della Muti. Cocito gli ha aperto il fuoco addosso. Arrivo in piazza e riesco a mettere un po di calma. In unosteria riunisco Cocito e Marco per risolvere la cosa. Cocito accusa apertamente Marco di tradimento e di accordo con i fascisti. Marco dice di essere arrivato con gli uomini della Muti per far rispettare la tregua. Pensava che la sparatoria avvenisse fra partigiani e fascisti. Giura di non aver dato ordine alcuno che giustificasse larresto dei due uomini di Cocito. Assicura che il comandante della Muti non cerca altro che di salvarsi ed disposto a cedere. E ferito di striscio allocchio destro. Cocito cede. Restituisce le armi. Riesco ad ottenere una relativa pacificazione.

    14 agosto. Marco e Cocito si sono visti stamane e parlati a lungo. Verso le undici Cocito venuto da me per dirmi che il capitano della Muti lo aveva invitato ad un colloquio tramite Marco. Pare disposto ad arrendersi pur di aver salva la vita. La cosa non sembra impossibile. Gli Alleati stanno affacciandosi alla pianura padana. 1 tedeschi fanno saltare gli aeroporti dei Piemonte. lo sono titubante. Cocito mi dice di aver deciso di accettare lincontro se non altro per non mostrarsi pavido. Mi dice: - Vieni anche tu. Ti presenter come un amico. E una cosa delicata in cui voglio veder chiaro ma ho bisogno di un testimonio- Accetto.

    15 agosto. Alle undici siamo arrivati a Corneliano. Il capitano della Muti ci accoglie salutando militarmente. Cocito saluta col pugno chiuso. Marco e Cocito mi presentano come un loro amico. Gli uomini della Muti sono in gran parte giovani incoscienti che ripetono i soliti luoghi comuni della propaganda nazifascista. In mezzo a loro vi sono delle facce torve che non parlano. Ufficialmente siamo venuti per discutere della tregua. Quando ci ritiriamo in una saletta appartata

    12

  • Cocito dichiara di esser venuto a conoscenza della tregua stipulata da Marco e di riconoscerla come un fatto compiuto, per il breve tempo che rimarr nella zona. Il capitano Schieppati molto emozionato e finisce per chiedere a quali condizioni possa aver salva la vita. Cocito dichiara di non potersi assumere una responsabilit di questo genere, ma che, comunque, non esiste altra via allinfuori della resa. Il colloquio giunto a questo punto quando si avvicina un rumore di passi. Si cambia discorso perch stanno entrando alcuni ufficiali di cui Schieppati dice di non fidarsi. Il colloquio rimandato a dopodomani. Cocito vuol approfittare della giornata di domani per recarsi a San Matteo ad informare Della Rocca. Mentre stiamo per partire ci si avvicina un sottotenente della Muti. Ha il viso sconvolto dal dolore. Ci racconta che Lul gli ha arrestato la fidanzata in seguito alla fucilazione di ostaggi nei rastrellamenti delle Langhe. Ci supplica di aiutarla. Ha unaria non cattiva. Promettiamo di interessarcene. Abbiamo scambiato alcune parole col Cappellano del reparto. E luomo pi scurrile che mai abbia conosciuto. Mentre filiamo in macchina verso leNostre colline. Cocito mi dice: E un gioco pericoloso ma pu dare buoni frutti.

    16 agosto. Stamane Cocito venuto a prendermi con Carlo Lamberti per andare a San Matteo da Della Rocca. Passiamo in macchina per strade di campagna. San Matteo vicinissimo a Bra. Bisogna esser cauti. Il parroco si messo tutto a disposizione della lotta partigiana. Il paese nelle sue mani e lavora tutto per noi. Il campo di lancio vicinissimo. Armi e munizioni sono nascoste un po dappertutto. Davanti alla porta della casa parrocchiale vi sono due mucchi di sabbia. Basta rimuoverli un poco e ne escono cassette di munizioni e bombe a mano. Ogni tanto i nazifascisti fanno delle puntate ma finora tutto andato bene. Quando arriviamo don Gandino, o, come dice Cocito, il compagno Giacomo, ci accoglie fraternamente. Purtroppo Della Rocca non c. Cocito gli lascia una dettagliata relazione scritta dellaccaduto chiedendo istruzioni. Prima di partire carichiamo alcuni sten per i miei uomini. Al ritorno facciamo una strada pi breve ma esposta a pericolosi incontri. Giunti a casa chiamo i miei uomini e consegno loro le armi uno ad uno. Non so pronunciare una parola ma vedo nei loro occhi una luce che non dimenticher mai pi.

    17 agosto. Ci siamo recati a Corneliano per il colloquio fissato. Schieppati non cera ed aveva lasciato detto che ,ci aspettava ad Alba. Dopo un attimo di titubanza abbiamo deciso di andate ad Alba. Schieppati ha proposto un piano dettagliato per il momento decisivo. Si dichiarato disposto ad attaccare i Cacciatori degli Appennini di Languasco. Cocito promette di sottoporre la proposta al proprio comando, ma comunque non si impegna. Un urto assai forte fra la Muti ed i Cacciatori confermato da molte cose. Schieppati si dichiara in ogni caso disposto ad accettare qualunque condizione pur di aver salva la vita. Cocito conclude che gli far avere via via dettagliate istruzioni. Prima di partire Schieppati avverte Cocito e Marco che nella zona di Sanfr - Bra c un forte concentramento di ss. Li esorta a non circolare specialmente in macchina. Alla sera arrivando a Montaldo troviamo Anna, allieva prima e poi moglie di Cocito. E ricercatissima anchessa e da parecchio tempo passa da un rifugio allaltro. Evenuta da Bra con Carla, mia moglie, per avvertirci che il mattino dopo, allalba, Della Rocca ci aspetta a San Matteo in casa di Don Gandino. Decidiamo senzaltro di partire di buon mattino con la macchina di Marco.

    18 agosto. Al mattino Marco si fa attendere fino alle otto. Giunge con Lino. E arrivato in ritardo perch la macchina non partiva. E tardi ma decidiamo di andate ugualmente. E con noi anche Elio che proseguir per Bra collincarico di informare di tutto il CLN. Cocito stende una lunga relazione per il Comitato in cui i fatti sono esposti nel modo pi minuzioso. La legge forte a noi tutti, dopo di che anche Marco la sottoscrive. Elio se la pone in tasca. Dopo una breve discussione decidiamo di partire disarmati. Risalgo allora in casa per togliermi i pantaloncini corti mimetizzati che indossavo. Mi davano un p fastidio essendo stretti e ruvidi. Nel risvolto dei pantaloni lunghi nascondo un biglietto in cui Cocito mi affidava il comando della mia formazione. Lo porto con me per farlo ratificare da Della Rocca. Passando da Baldissero incontriamo Gino. Ci ferma e ci avverte che un uomo di Della Rocca venuto ad avvertire che il capitano forse non potr venire al colloquio.

    13

  • Marco al volante e Cocito gli seduto vicino. Dietro siamo io, Elio e Lino. Marco si volge verso di noi dicendo: - Cosa andiamo a fare allora? - Cocito insiste perch si vada ugualmente, sia Perch il CLN venga informato a tempo, sia per ritirare altre armi. Dopo un attimo di incertezza il suo parere prevale. Quando incontriamo qualcuno chiediamo notizie della zona. Vicino a Pocapaglia un uomo di Marco ci assicura che tutto tranquillo. Appena passata Pocapaglia ci fermiamo vicino a una chiesetta. Li caduto Danilo. Scendiamo e Cocito ci racconta col cuore in gola come andarono le cose. Ripartiamo e poco dopo siamo in vista alle colline di San Matteo. Filiamo su un rettilineo. In fondo una svolta ci toglie la visione della strada. Cocito mi dice :- Dopo quella svolta c un bivio. Una strada porta a San Matteo e laltra a Bra. Per ora prendiamo la prima ma presto, vedrai, prenderemo laltra -. Alla curva Marco rallenta. Siamo a met curva quando, come in un sogno malefico, sei sagome che impugnano il mitra ci si parano innanzi. Sono le ss. italiane. Ci fermiamo. Ci fanno scendere uno ad uno con le mani in alto. Elio scendendo passa a Marco la lettera diretta al CLN. Vedo Marco che la fa scivolare sotto la macchina. Mentre gli uomini ci stanno perquisendo lufficiale ci chiede: - Chi siete? - Cocito si fa innanzi e risponde calmo: - Partigiani. - Dove andate? - Andiamo a Bra per arrenderci. Ieri ci siamo gi presentati ad Alba, ma il comando della Muti ci ha consigliato di presentarci a Bra -. Lufficiale fa un cenno e da altre parti affluiscono gruppi di armati. Ci fanno risalire sulla macchina. Cocto viene fatto salire dietro, con me Elio e Lino. Vicino a Marco si siede lufficiale. Fuori due ss. si siedono sui parafanghi e dietro altre due si accoccolano sul paraurti. Mentre camminiamo mi levo lentamente il biglietto dal risvolto dei pantaloni e lo in- ghiotto. Vedo che anche Cocito sta masticando. Arriviamo a Bandito; la macchina entra in un ampio cortile. Marco mi dice: - Stai tranquillo. Ce la caveremo -. Cocito chiede del gabinetto. Quando ritorna mi dice. - Dalla parte dei campi era aperto. Ho avuto la tentazione di fuggire ma non l ho fatto pensando che avrei lasciato voi nei guai. Sarebbe stato chiaro che non andavamo ad arrenderci. Poco dopo si riparte verso Bra. Ci fa brutta impressione il fatto che siamo scortati da un altro automezzo. La macchina entra nellampio cortile della caserma e si ferma innanzi agli uffici. Ci fanno scendere. Lufficiale che ci ha arrestati entra negli uffici e ne esce poco dopo con due marescialli della Gestapo: uno si chiama Max e parla correntemente italiano. Ci si avvicinano e ci investono di insulti in tedesco. Max riassume: - Banditi ! Per voi nessuna piet, corda e sapone. Laltro si fa indicare Cocito e poi incomincia a colpirlo al viso a tutta forza. Cocito barcolla, cade, si rialza, viene colpito di nuovo. Ride. Viene colpito di nuovo. Un capitano delle ss. meridionale, piccolo con gli occhiali su un volto scimmiesco, estrae la rivoltella e mi colpisce ai fianchi sospingendomi verso il carcere. Camminiamo sempre incalzati da tedeschi e fascisti in gara a colpirci. Saliamo due rampe di scale, attraversiamo un corto corridoio sbarrato da un cancello e veniamo sospinti in uno stanzone per met coperto di paglia. Ci spogliano di tutto. Scarpe, calze, giacca, camicia. Un ufficiale fascista si rivolge a Cocito con occhi pieni di odio e gli dice. - Ah, tu sei Cocito! Tu facevi propaganda antifascista anche nellesercito, nella scuola e perfino sui treni. Tuo fratello lorganizzatore della cellula comunista di Racconigi. Ti sistemeremo noi -. Cocito risponde freddamente: - Si, io sono comunista, ma mio fratello no; non si mai occupato di politica -. Laltro ride e risponde: - Vi sistemeremo tutti e due -. Finalmente escono e restiamo soli. La pesante porta si chiude con un tonfo. che ci si ripercuote nellanima. A met altezza c uno spioncino dietro il quale si intravvedono costantemente due occhi che ci fissano. Sono le ss che guardano a vista la loro preda. Incominciamo a parlare a bassa voce, Marco il pi ottimista. E convinto che il trucco riesca e che Schieppati ci sostengaLa grande speranza che la lettera diretta al CLN di Bra sia scivolata dietro la macchina senza esser stata vista dalle ss. Elio ha il volto disfatto. Probabilmente pensa ai cinque bambini che stasera aspetteranno invano. Io penso a mia moglie ed ai miei vecchi genitori. Mi sento unondata invadermi lanima. Vorrei alzarmi, afferrare le sbarre e scuoterle fino a spezzarle. Sono le due del dopopranzo. E una giornata splendida. Dietro le sbarre si profilano eteree le colline, le nostre colline. un quadrato delle sbarre si allarghi e per lasciarmi uscire. Sono libero! Cammino verso casa.

    14

  • La porta si aperta brutalmente. Un ufficiale delle ss. - Alzatevi banditi! - Ci alziamo lentamente mi passo una mano sulla fronte e rientro in me. Ci guarda in volto uno ad uno e poi esce senza parlare. Ci sediamo di nuovo. Nessuno parla pi. Cocito sdraiato e guarda verso il muro. Elio si tiene la testa tra le mani. Marco guarda fisso oltre le sbarre. Lino si tirato il berretto sul volto, ed sdraiato in un angolo. Fuori si sentono voci tranquille di passanti e grida di bambini. Un terribile pensiero mi prende. Perch mi sono impegnato in questa lotta? Perch sono qui quando tanti pi sani e forti di me vivono tranquilli sfruttando la situazione in ogni modo? Ripenso alla mia vita di studio, al mio lavoro su Heidegger interrotto. Perch ho abbandonato tutto questo? Mi ricordo con precisione: una strada piena di sangue e un carro con quattro cadaveri vicino al Mussotto. Il cantoniere che dice: - E meglio morire che sopportare questo -.Si allora che ho deciso di gettarmi allo sbaraglio. Avevo sempre odiato il fascismo ma da quel momento avevo sentito che non avrei pi potuto vivere in un mondo che accettava qualcosa di simile, fra gente che non insorgeva pazza di furore, contro queste belve. Una strana pace mi invade lanimo a questo pensiero. Ripeto dentro di me: Non potevo vivere accettando qualcosa di simile. Non sarei pi stato degno di vivere. Ripenso al capitano Vian e poi a Memmo Guerraz. Mi pare che Vian monti un gigantesco cavallo bianco e che scenda da Boves verso il piano. Tutti lo guardano dicendo: - E Vian, il capitano Vian -. Le madri si inginocchiano piangendo e benedicendo ed egli passa fra loro sorridente. Memmo Guerraz, dove ti rifugerai? Vian scende su di te come un Dio Giustiziere, ti schiaccer sotto i piedi del suo cavallo come un rettile immondo! Sono come inebetito. Mi scuoto da questo dormiveglia che gi buio. Un soldato entrato portandoci qualcosa da mangiare. Non ha un aspetto cattivo. Ci guarda con aria di chi involontariamente complice duna cattiva azione. Non osa parlare. Marco gli rivolge la parola chiedendogli se ha delle sigarette. Non risponde ma poco dopo rientra portandoci due sigarette ciascheduno. Esce senza parlare. Col calare della sera lottimismo dilegua anche in chi pi si illudeva. Lino, che la vedeva brutta fin dallinizio, mi si avvicina dicendomi: - Se va bene finiamo in Germania -. Sono circa le nove quando la porta si apre ed entra un ufficiale. Appena in luce notiamo che ha una croce rossa sul petto. Ci si avvicina col volto serio, ma non cattivo e ci comunica di essere il cappellano del reggimento. Osservo subito le insegne delle ss. sopra la croce ed un senso di ripugnanza mi invade. Cocito lo guarda con evidente disprezzo, e poi mi sussurra: - Siamo alla fine, Chiodi. Al pi tardi per domattina -. Unondata di caldo mi sale per il volto seguita da un senso di freddo. Il prete ci fa un lungo discorso concludendo con linvito a confessarci. Marco e Lino si confessano. lo e Cocito ci ritiriamo in un angolo assistendo in silenzio alla scena. Il prete si avvicina a noi invitandoci gentilmente. Noi scuotiamo lentamente il capo. Ne segue uno scambio di parole in cui il prete ci fa capire che probabilmente lultima volta che ci offerta una simile possibilit. Alzo il capo e, fermando gli occhi sulle due S che gli ornano il risvolto, gli dico cortesemente ma in tono tale da non ammettere replica: - Pazienza -. Cocito lo guarda in volto con aria canzonatoria. Quando si allontana mi dice: - Se vado di l e Dio in divisa da ss. mi metto a fare il partigiano di Satana -. E poi ride dun riso sonoro che ci fa trasalire tutti. Ci sdraiamo sulla paglia senza parlare. Dal cortile della caserma giungono cori di canzoni italiane con ritmo tedesco. Marco dice: - Li hanno avvelenati -. Una strana pace mi invade. Limportante non pensare alla famiglia. Penso alle cose pi banali. Ad un tratto la lampada elettrica che illumina debolmente il carcere si spegne. Fuori si sente un tramestio di passi concitati. Alcuni uomini delle ss. entrano con le armi spianate. Un ufficiale ci dice: - Avete spento la luce per tentare qualcosa, malviventi! - Protestiamo che la lampada si spenta da sola. Un soldato porta un altra lampada. Dopo averla collocata lufficiale esce dicendo: - Se si spegne questa, spengo anche voi. Ci sdraiamo di nuovo. Ognuno tace per non dire ci che pensa. Dallo spioncino due occhi ci guardano costantemente.

    19 agosto. E ancora buio ma deve mancare poco allalba. I minuti passano come ore. Marco rompe il silenzio: - Non credo che ci fucileranno. Sono convinto che ce la caveremo meglio di

    15

  • quanto non crediamo. La lettera non l hanno certamente trovata e finiranno per credere davvero che venissimo ad arrenderci -. Elio dice: - Prima ci vorranno interrogare -. Lino mi tocca un braccio e poi scuote il capo. Albeggia gi da un poco e non si ode alcun rumore. Passa ancora del tempo. E gi chiaro. Dal cortile della caserma giungono delle voci concitate. Nel corridoio si sentono dei passi pesanti di pi uomini. La porta si apre ed entra Max con alcune ss. italiane. Ci alziamo in piedi lentamente. Cocito mi stringe forte un braccio. Il tedesco ci guarda in volto uno ad uno senza parlare. Poi dice: - Noi non siamo criminali come voi che uccidete gli uomini come le bestie. Sarete interrogati e se direte la verit avrete tutti salva la vita -.Ci detto usc guardando fissamente Cocito. Ci scambiamo le nostre impressioni. Siamo tutti pi ottimisti almeno per quanto riguarda ci che ci attende in giornata. In vista degli interrogatori concertiamo un piano comune di difesa. Restiamo daccordo di insistere sulla tesi che eravamo diretti a Bra per arrenderci. Per quanto riguarda me ed Elio combiniamo di sostenere che eravamo sulla macchina unicamente quali intermediari. Siamo poco conosciuti. Let per Elio e le condizioni fisiche per me dovrebbero indurre a prestarci fede. Speriamo addirittura in una prossima scarcerazione e stabiliamo il da farsi per salvare gli altri. Lino sorride del nostro ottimismo. La scomparsa del pericolo immediato e la possibilit di difenderci ci d forza e ci porta molto lontano nelle speranze. lo concerto dentro di me tutto un piano di azione in caso di scarcerazione. Tutto il mattino passa senza che la porta si apra. Solo nel pomeriggio un ufficiale fascista entra e chiama Cocito. Due uomini lo accompagnano col mitra spianato. Restiamo ansiosi ad attendere il suo ritorno. Dopo circa unora la porta si apre e Cocito entra. Ci racconta che gli interrogatori sono condotti da ufficiali italiani. Dice che sanno gi tutto sul suo conto e che stato costretto a confermare tutte le azioni di carattere militare compiute. Ha limpressione che la lettera non sia stata trovata e che la tesi circa la nostra intenzione di arrenderci possa andare. Ha dato tutte le in- formazioni pi strampalate sul numero degli uomini e sul loro armamento. Circa la loro dislocazione ha indicato una zona di boschi molto ampia. Non nutre al riguardo alcuna preoccupazione perch ha sempre dato lordine che in caso di cattura dun membro della banda questa dovesse immediatamente cambiare zona. Sa di contare su Carlo Lamberti per limmediata esecuzione di questo ordine. Dice di aver risposto al maggiore Azzi che gli chiedeva come mai il giorno prima ridesse quando il maresciallo tedesco lo batteva: Perch sono un ufficiale italiano. Passiamo il resto del giorno a concertare i particolari in cui potremmo cadere in contraddizione. Alla sera ci addormentiamo tutti presto. .

    20 agosto Alle nove entrato Max per condurre Marco allinterrogatorio. Rientra che quasi mezzogiorno. Non ci d troppi particolari ma sembra che le cose non prendano una piega eccessivamente brutta. Dice di aver insistito sulla mia innocenza e di aver perorato la mia immediata scarcerazione. Circa Lino ha sostenuto che fosse semplicemente il suo segretario. Ha negato che abbia avuto una qualsiasi parte nella sua liberazione. Dobbiamo sostenere tutti questa tesi perch ad essa legata la sorte di Lino.

    21 agosto. Mi sveglio prestissimo. Sono molto eccitato al pensiero che forse questo il giorno in cui si decide la mia sorte. E se qualche spia mi avesse segnalato? Alle nove entra il maggiore Azzi. E la volta di Lino. Quando ritorna un po meno pessimista del solito. Pare che non sappiano nulla della sua partecipazione alla liberazione di Marco. Il libro cassa forse la sua salvezza. Non contiene nulla di compromettente per nessuno perch redatto in modo convenzionale. Mi comunica alcuni particolari da confermare nel mio interrogatorio. Restiamo ancora io ed Elio. Attendiamo eccitati il pomeriggio. Alle due la porta si apre ed entra un ufficiale delle ss. tedesche mai visto. Parla perfettamente italiano. Veniamo a sapere che un italiano che ha giurato fede ad Hitler. Ci alziamo tutti. Dopo averci passati in rivista chiede: - Chi Chiodi? - Rispondo: - lo -. Mi squadra da capo a piedi e poi puntandomi un dito sul petto dice: - Tu sei un capo dei partigiani -. Rispondo energicamente: - No -. Mi guarda fisso per un istante e poi dice: - Sarai fucilato, preparati -. Non posso tenermi dal rispondergli: - Grazie. -

    16

  • Si rivolge poi a Cocito dicendogli: -Vieni con me -. Siamo tutti impressionati dalla piega imprevista che prendono le cose. Passa unora e la porta si riapre. Cocito viene brutalmente sospinto allinterno. Ha il volto disfatto. E senza occhiali. Il viso arrossato da evidenti percosse. Non dice una parola. Si sdraia sulla paglia col volto fra le mani. Mi avvicino rivolgendogli parole di conforto. Si gira e mi dice: - Per me finita -. Poi mi racconta che gli interrogatori sono ora condotti dalle ss. tedesche e dalla Gestapo in presenza del maggiore Azzi e dellufficiale italiano che venuto a prenderlo. E accusato dessere un comunista criminale e di aver ucciso di sua mano lEremita di Pocapaglia, sua moglie e due bambini. Alle sue proteste di innocenza stato colpito al viso violentemente. Termina con queste parole. - lo non mi salver pi. Non vedr mai pi il mio bambino. Se ti salvi, Piero, sappimi vendicare -. Mi stringe forte forte un braccio. Mi sento sgorgare le lacrime. Decido di difenderlo con tutti i mezzi nel mio interrogatorio. Subito dopo pranzo lo stesso ufficiale viene a prendere Marco. Attendiamo unora, due, tre, e Marco non torna. E sera e Marco non ancora tornato. Fuori nella strada sentiamo ad un tratto una voce di donna che grida disperatamente: - Marco, Marco -.E interrotta da grida di soldati. Si sente un tramestio e poi pi nulla. Poco dopo dallinterno della caserma sale un canto ritmato. Sono le ss. italiane che cantano lHorst Wessel Lied. E sera tardi. Lino passeggia su e gi nervosamente. E molto eccitato. Ad un tratto si volge verso di noi con il viso sconvolto e dice: - Io vado - Abbassa il capo e parte contro il muro. Lo afferriamo per le gambe. Lo facciamo sedere sulla paglia tenendolo docchio.

    22 agosto. Ho passato la notte in uno strano dormiveglia. Verso il mattino mi sono pesantemente addormentato ed ho incominciato a sognare. Sognavo tutto ci che in realt mi era accaduto rivivendo con angoscia tutti i particolari. Ad un tratto, mentre stavo svegliandomi ho pensato, come mi capitava spesso dopo un sogno angoscioso: meno male che solo un sogno. Una immensa felicit mi riempi lanimo. Aprii gli occhi per cercare le cose familiari della mia camera da letto e lorribile realt si abbatt su di me come una mazzata. Verso le nove la porta si apr per lasciar entrare Max. Era solo, armato di mitra. Si rivolse a me dicendomi di seguirlo. Dal primo giorno eravamo senza scarpe n calze ed i dolori reumatici ai piedi si erano accentuati. Camminavo a stento sulla ghiaia del cortile. Max mi sospingeva brutalmente dicendomi: - Ti sei preso i dolori a fare il partigiano. Te li caveremo noi -. Mi ordin di fermarmi innanzi alla porta dellufficio. Un ss. armato di mitra montava la guardia. Da una bassa finestra si vedeva tutto il cortile. Notai, nel fondo, due fucili mitragliatori che incrociavano il fuoco sullentrata della caserma. Ad un tratto nel vuoto della finestra si profil a mezza vita la figura dun ufficiale tedesco. Era piccolo e con un viso freddo pieno di ferocia. Dopo avermi osservato a lungo mi disse: - Come ti chiami? - Chiodi Pietro. - Che mestiere facevi? - Il professore. - Quanti anni hai? - Ventinove- Dopo avermi guardato di nuovo a lungo senza parlare concluse: - Una bella carriera finita male: con una raffica nella testa -. Abbassai il capo. Non potevo sopportare quello sguardo pieno di selvaggia crudelt. Lufficiale si allontan. Pass qualche istante e poi la porta si apr. Entrai. Era una vasta sala. Due ss. montavano la guardia. In un angolo attorno ad un vasto tavolo sedevano il maggiore Azzi, un maresciallo della Gestapo con davanti a s una macchina da scrivere, l ufficiale italiano in divisa da ss. tedesca, Max che faceva da interprete. Fui fatto sedere. Dovetti declinare le generalit, gli studi fatti, la professione. Dichiarai che mi trovavo sfollato a Montaldo quando vi giunse Cocito. Che mi interposi per aiutarlo ad uscire da una situazione di cui si diceva scontento. Voleva ritornare alla tranquillit della famiglia specialmente in seguito alle insistenza della moglie che disapprovava la sua condotta. Questi erano i motivi per cui si era deciso a presentarsi prima ad Alba e poi a Bra. Sapevo che Anna aveva poco prima provocato una fittizia separazione legale per impedire che fossero esercitate rappresaglie contro i suoi genitori. Insistetti quindi su questo punto sia per dare vero somiglianza alla decisione di resa sia per scagionare Anna nelleventualit dun arresto. I miei interlocutori ascoltavano in silenzio mentre lagente della Gestapo dattilografava le dichiarazioni. Ad un tratto lufficiale in divisa da ss. tedesca mi interruppe con un riso ironico

    17

  • dicendo: - Basta con queste storie da bambini. Dimmi piuttosto: da quanto tempo sei iscritto al partito comunista? Non lo sono mai stato. - Quanti uomini comandi? Dove sono ora? - Recatevi nella zona e tutti vi diranno che non ho mai comandato dei partigiani. Come lo potrei in queste condizioni? Cocito comunista? Non credo che lo sia, dato che faceva parte di una formazione autonoma. A questo punto intervenne Max: - Sai quando fu che Cocito uccise lEremita di Pocapaglia, sua moglie ed i bambini? So con assoluta certezza che Cocito non ha fatto nulla di simile, ma che anzi aveva lordine di far chiaro su questo fatto. 1 due bambini sono tuttora vivi. Chi te l ha detto? Un partigiano di Pocapaglia. Lufficiale delle ss. si alz di scatto e venendomi incontro minacciosamente url: - Sei ben informato di tutto. Conosci tutti i partigiani e i loro delitti e vuoi farci credere che sei innocente. Troveremo il modo di farti parlare. Tutti tacquero. Max riprese: - Conosci il tedesco? - Lo so leggere ma non saprei parlarlo. - Che libri leggi in tedesco? - Sto leggendo Heidegger. Max si rivolse allagente della Gestapo dicendo: - Deve essere uno scrittore comunista. Vero? - Laltro guard lufficiale italiano dicendo: - ja, ja -. Questi annu col capo. E di Marco cosa sai dire? - ricominci Max. La gente del luogo ne parla bene perch ha buon cuore. So che non ha mai voluto fucilare nessuno. Max sbott a ridere dicendo: - Siete degli assassini e dei delinquenti. Solo qui diventate agnelli. Lino che arma portava di solito? - chiese con aria di protettore il maggiore Azzi. Non l ho visto che due volte e sempre in borghese e disarmato. Lagente della Gestapo tolse il foglio dalla macchina e me lo porse da firmare. Quando lo ebbi fatto Max mi disse: - Vattene. Riattraversai il cortile fra i lazzi delle ss. che vi sostavano. Quando giunsi nel corridoio in fondo al quale vi era il carcere uno degli accompagnatori mi prese per un braccio dicendo: - Di qua -. Mi sospinse verso una porta che precedeva dun vano la nostra. Apr e mi fece entrare. Il nuovo carcere brulicava di gente. Molti erano sdraiati sulla paglia. In un angolo vi era una branda su cui era coricato un giovane con un braccio fasciato. Ad un tratto un prigioniero si alz di scatto da un angolo. Era Marco. Rivedendolo mi si allarg il cuore. Temevo che gli fosse capitato di peggio. Aveva i capelli arruffati e la barba lunga. Il viso era pi scarno del solito. Era molto meno ottimista. 1 tedeschi avevano ritrovato la lettera. Tutte le nostre speranze dileguavano. Mi sedetti sulla paglia vicino a Marco. Sentivo che tutto stava crollando e che dovevamo rassegnarci al peggio. Mi si fece chiaro per la prima volta che tutto dipendeva ormai dallaiuto che i nostri compagni di lotta potevano darci dal di fuori. Andavo ripetendo dentro di me: Solo con un cambio di prigionieri usciremo vivi di qui. Non volevo abbattere Marco e gli dissi: - Se va male finiremo in Germania -. Marco non rispose. Tacqui anchio. Incominciai ad osservare uno ad uno gli altri prigionieri. Ad un tratto il mio sguardo si incontr con un volto noto. Era un mio allievo del Liceo che mi venne incontro stringendomi la mano con affetto. Era stato arrestato come renitente. Suo padre era anchegli detenuto. Salutai anche lui. Mi ero recato nella sua farmacia quando raccoglievo medicinali per Lul e non aveva lesinato. Stavo parlando con loro ed accordandomi per un eventuale confronto, dato che eravamo gli unici albesi detenuti in quel momento, quando notai che il giovane sdraiato sulla branda mi guardava insistentemente cercando il mio sguardo. Aveva un volto nobilissimo illuminato da due occhi neri ed accesi. Il braccio fasciato doveva farlo soffrire perch ogni tanto come un fremito gli passava per il volto. Non mi pareva di conoscerlo. Dun tratto si alz con un visibile sforzo e incominci a passeggiare su e gi. Dopo un poco mi si avvicin dicendo: - Hai una sigaretta? - Stavo per porgergliela quando mi sussurr: - Professore, non mi riconosce pi? Sono Piero. Non si ricorda quando ci siamo conosciuti alla Madonna degli Angeli con Felici e il capitano Alessandria? - Lo riconobbi subito e tesi la mano per stringergliela con calore. Egli mi fece di no col capo e, mentre si

    18

  • toglieva di tasca delle sigarette per offrirmene, sussurr: - Qui ci sono delle spie. Io sono in condizioni gravissime e sarebbe pericoloso per lei mostrare di conoscerne -. Ci detto si allontan riprendendo a passeggiare. Pass del tempo e la porta si apr per la distribuzione del rancio. Mangiavamo tutti seduti per terra. Feci in modo di sedermi vicino a lui. Ricominciando a parlare a mezza voce, gli chiesi: - Com andata Piero? Sei ferito alla spalla, vero? E stato venti giorni fa a Canale. lo e Alessandria, con due uomini, attraversavamo il paese in macchina, a forte andatura. Improvvisamente ci troviamo la strada sbarrata da una colonna di fascisti. Alessandria, che guidava, inchiod la vettura. 1 due uomini che erano dietro balzarono a terra aprendo il fuoco e infilandosi in un portone. Noi tentammo di fare altrettanto ma le portiere davanti erano difettose e perdemmo tempo. Ci buttammo a terra a fianco della macchina fra un fuoco dinferno. Sparando tentammo di raggiungere il portone quando alcune raffiche ci investirono in pieno. Io fui colpito alla spalla e da terra continuai a far fuoco. Alessandria cadde bocconi dicendomi. Mi hanno tagliato le gambe. Lo vidi rizzarsi in ginocchio con un estremo sforzo. Punt. Una raffica part dal suo mitra e poi ricadde supino. Sparavo come un forsennato quando vidi tutto scuro innanzi a me. Rinvenni che ero qui dentro. Alessandria era subito morto. Aveva una raffica nel ventre. lo ero ferito al braccio e alla spalla -. Detto questo si alz, sorrise tristemente e riprese a passeggiare. Il capitano Alessandria era morto. Me lo vedevo innanzi alla Madonna delle Grazie. Vedevo le sue labbra muoversi per raccomandarci di non dare mai sosta al nemico. Risentivo le parole di Perazzo in omaggio alla sua intelligenza e alla sua bont. Piero intanto si era sdraiato pian piano sulla sua branda e guardava il soffitto con occhi assenti. Quando venne la sera tutti si sdraiarono alla meglio. Vicino a me si coric una persona piuttosto anziana, dallaria molto distinta. Chiusi gli occhi e cominciai a ripensare allinterrogatorio del mattino. Mi apparve chiaro che tutte le nostre speranze erano dileguate e che solo uno scambio di prigionieri ci poteva salvare. Della Rocca pensavo, avr certamente informato Mauri e assieme troveranno forse la strada buona per toglierci dalle unghie di queste belve. 1 miei uomini e quelli di Cocito si saranno buttati sulle strade per catturare qualche ostaggio. Mi addormentai con questa speranza.

    23 agosto. Mi sono svegliato pi tardi del solito. Mi sento molto debole. Di notte con la sola canottiera fa freddo. Mi siedo sulla paglia ed incomincio ad osservare il mio vicino. Anchegli mi guarda ed ho limpressione che desideri scambiate qualche parola. Incominciammo a parlare dei pi e del meno. E un colonnello dellesercito. Abita a Sanfr e dice di essere stato arrestato sotto laccusa di favoreggiamento dei partigiani. Sostiene che si tratta dun equivoco. E basso di statura ed ha due occhi pieni di bont e di distinzione. Anche Piero si svegliato e ci scambiamo un caldo sorriso. La mattinata passa rapidamente. Nel pomeriggio chiacchiero a lungo con Marco. Anchegli spera nellintervento di Mauri. Verso le cinque entra in carcere un ufficiale medico italiano. Si avvicina a Piero. Lo sbenda e gli pratica un lungo massaggio sul braccio. Prima di andarsene gli dice: - Stai tranquillo, presto sarai guarito dei tutto - Piero lo guarda con gli occhi di chi non si illude. Quando il medico esce, viene a sedersi vicino a me. Non parla ma vedo che attraversa un momento di sconforto. Cerco di dirgli qualcosa, ma improvvisamente si alza e, quasi trasfigurato, canta a mezza voce: Italia, Italia, cosa importa se si muoreIntravvedo due grosse lacrime che gli sgorgano dagli occhi. Si gira di scatto e va ad adagiarsi sulla sua branda. Per tutto il giorno non si muove pi di l. lo non oso avvicinarmi. Mi sento piccolo e miserabile davanti a quelluomo. Verso sera Max entra nella cella. Chiama me, Marco e il colonnello De Zardo e ci fa passare nella cella di prima. Riabbraccio Cocito, Lino ed Elio. Al mattino anche Elio era stato interrogato. Niente di straordinario. lo riferisco quanto mi stato chiesto. Mi siedo vicino a Cocito e parliamo a lungo. Ad un tratto Cocito mi dice: - Dimmi un po, tu sei convinto che ci sia unanima immortale? - Gli rispondo: - Non mi chiedi una cosa semplice -.

    19

  • E lui: - lo non ci credo affatto -. Il pensiero mi corre al Fedone e gli dico: - Ti ricordi come finisce lapologia di Socrate: Sono cose oscure a tutti eccetto che agli dei. 24 agosto. Passiamo tutta la mattinata senza che succeda nulla di nuovo. Verso le undici entra in cella un colonnello della GNR. Ci riunisce tutti e poi ci annuncia che gli interrogatori sono finiti. Ci raccomanda di star tranquilli perch linteresse dellItalia esige il recupero e non la morte degli italiani. Se ne va salutandoci con cordialit. Questuomo non ha laria cattiva. Sembra dunque che dobbiamo cavarcela. Poco dopo entra il solito inserviente per il rancio. E un rastrellamento e ci ha sempre reso dei servigi. Ha laria contenta e ci riferisce che probabilmente ci porteranno tutti in Germania. Non una prospettiva rosea, ma ne siamo tutti contenti. Ci d un mazzo di carte dicendoci. - Vi serviranno a passare il tempo -. Nel pomeriggio incominciammo a giocare a scopa, io e Cocito contro Marco e il colonnello De Zardo. Alla sera prima di addormentarmi penso al come potr reggere nelle mie condizioni fisiche a qualcosa come ci che mi attende. Non mi resta che rassegnarmi.

    25 agosto. Verso le cinque siamo svegliati di soprassalto. La porta si aperta e Max entrato con quattro ss. in assetto di guerra. E lalba. Aspetta che siamo tutti in piedi e poi dice: - Cocito, vieni con noi -. Cocito lo guarda fisso negli occhi e allargando un poco le braccia dice a mezza voce: E forse giunta la mia ultima ora? - Max gli risponde: - Vieni e vedrai -. Cocito esce senza aver tempo di salutarci. Lottimismo della sera prima svanito. Sono addossato al muro come impietrito. Seguo Cocito collanima. Ormai non c dubbio su ci che lattende. Nessuno parla. 1 minuti passano come le ore. Dopo circa mezzora una raffca rintrona in lontananza. Mi caccio la testa fra le mani. Marco dice: - Lui almeno ha finito di penare -. Verso le dieci entra il solito sergente delle SS e non possiamo trattenerci dal chiedergli cosa ne sia stato di Cocito. Non parla ma muove le braccia come chi scarichi una raffica. Passa unora ed entra linserviente addetto al rancio. Ha il volto sorridente. Saltiamo in piedi circondandolo e chiedendogli notizie. Ci sussurra: - Macch fucilato. Lhanno portato assieme in rastrellamento -. Uno strano senso di benessere mi passa per il corpo. Mi siedo barcollando come un ubriaco. Raccolgo le idee. In rastrellamento significa che lhanno portato nella nostra zona. Cosa ne sar a questora dei miei uomini? E di mia moglie? Anche Anna devessere ancora lass. E se qualcuno parlasse? Il fratello di Tito ha in tasca una mia ricevuta di consegna duno sten. Tutti lass, anche i bambini mi hanno visto armato e sanno del via vai di uomini e di armati in casa dei miei suoceri. Solo una inaudita fortuna pu tenere in piedi la mia posizione. Combattenti veri e propri non ce ne saranno certamente. La massa degli uomini avr subito cambiato zona dopo la nostra cattura. Per quanto riguarda la banda di Cocito non c dubbio. Passiamo la mattinata facendo mille congetture. Verso le due del pomeriggio sentiamo un tramestio nel corridoio. La porta si apre ed entra Cocito col viso pallido e sconvolto. Dietro a lui ci sono altri uomini. Entrano. Il cuore mi d un tonfo. Uno Gino Porello, un altro un partigiano di Tito. Gino Porello ha unaria molto triste ma non abbattuta. Ci saluta tutti uno ad uno. Ci stringiamo attorno a lui ansiosi di sapere. E stato catturato mentre tentava la fuga, proprio davanti a casa mia. Era allo scoperto e ha dovuto alzare le mani. Ha dichiarato subito di essere un capo squadra di Marco. Non poteva negarlo perch allaccampamento aveva da alcuni giorni un tedesco prigioniero, catturato su una corriera da Lea, la sorella di Marco. E stato battuto violentemente. Due ss. sono entrati in casa dei miei suoceri per farsi dare la corda con cui legargli le mani. Lo prendo per un braccio e col cuore in gola gli chiedo di mia moglie. Mi risponde che sta bene e che da parecchi giorni in giro con Anna. Mi sembrato tuttavia che prima di parlare avesse un attimo di esitazione. Lo scongiuro di dirmi la verit. Riconferma quanto mi ha gi detto. Passeggio su e gi con Cocito. E stanco ma pronto ormai ad affrontate qualsiasi eventualit. Mi racconta dellinfame trattamento che ha subito per tutto il giorno. Colle mani legate dietro la schiena stato portato in rastrellamento perch indicasse il luogo in cui erano accampati i suoi uomini. L ha fatto senza opporre resistenza avendo lassoluta certezza che Carlo Lamberti non avrebbe trasgredito lordine di spostamento. Difatti non stato trovato nessuno.

    20

  • E allora che sono incominciate le percosse e le sevizie da parte delle ss. e degli alpini del Cars. Questi ultimi si divertivano a cacciargli la penna lungo le narici. Un ufficiale gli andava ripetendo fra i lazzi degli uomini: - Mentre tu sei qui, tua moglie si diverte con gli altri -. Il colonnello delle ss. dopo averlo a lungo guardato di fronte e di profilo insisteva per fargli dire dessere ebreo. Cocito mi racconta tutto questo con unespressione strana, come si trattasse di cose capitate a un altro molto tempo fa. Ad un tratto tace e dopo un poco riprende: - Se ti salvi, Piero, ricordati di tutto questo. Per me meglio che finisca presto. Mi rincrescerebbe di essere impiccato per il mio bambino. Una raffica nel petto non mi farebbe alcuna impressione. Limpiccagione lascia un brutto ricordo per chi resta. Per ho letto sulle dispense di medicina legale che la morte pi rapida -. Non ho la forza di rispondergli alcunch e continuiamo a passeggiare in silenzio. Sono circa le due quando si sente un tramestio nella cella vicina. Poi la nostra porta si apre ed entrano quasi tutti i detenuti che avevo conosciuto di l. C anche Piero, sempre col suo braccio al collo. Ci stringiamo affettuosamente la mano. C anche unaltra persona anziana che si accompagna ad un giovane alto. Si presentano; sono il generale Tricoli e suo figlio. Max fa lappello di tutti eccettuato Elio. Poi ci fa uscire e ci avvia gi per le scale verso il cortile. Un camion ci attende. Siamo circondati da ss. con le armi spianate. Ci fanno salire e sedere su delle panche collocate luna vicino allaltra di modo che una volta seduti non sia pi possibile alcun movimento. Sul camion prendono posto alcuni uomini armati chi di mitra chi di Mauser. Sopra la cabina piazzata una mitragliatrice brandeggiata da una ss. Prima di partire Max ci dice: - Non fate stupidaggini. Sarete tutti portati in Germania -. La presenza sul camion di parecchi giovani arrestati quali renitenti mi fa pensare che le cose stiano cos. Il camion si muove lentamente. Appena fuori della caserma si accodano altri due camion pieni di armati. Attraversiamo Bra e ci dirigiamo verso Sanfr. Guardo con amarezza le colline che si profilano verso destra. C ancora una speranza e la leggo sul volto di Marco che mi vicino. Venti uomini decisi a tutto potrebbero salvarci. Ma le colline si allontanano sempre pi. Ormai siamo in piena pianura. Passato Carmagnola i due camion di scorta tornano indietro. Siamo in zona assolutamente controllata dai nostri nemici. Attraversiamo velocemente la periferia di Torino. Infiliamo via Roma. Il camion si ferma di fronte allalbergo Nazionale. Molta gente passeggia con aria indifferente su e gi per i portici. Dopo circa mezzora ripartiamo. Ci arrestiamo davanti al cancello di ferro dun enorme edificio. Marco mi sussurra: - Siamo alle Nuove. Avevo sentito molte volte parlare di questo orribile carcere da uomini della Resistenza. Esso era superato in orrore soltanto dalla caserma di via Asti dove i patrioti venivano portati per farli parlare. Sussurro a Marco, per vincere il senso di scoramento che mi ha preso: - Meglio qui che in via Asti -. Marco mi risponde: - Siamo ancora a tempo per finire anche l -. Intanto il cancello di ferro si era spalancato ed il camion entrava lentamente nel cortile interno. Alcune ss. ci si facevano attorno. Si avvicin un ufficiale che si mise a gridare come un ossesso. Fummo fatti scendere e sospinti come bestie per uno stretto passaggio. Attraversato un cancelletto di ferro entrammo in un ampio corridoio lungo il quale si aprivano dambo i lati una serie di porte in ferro. La prima cella era sistemata ad ufficio. Ci disposero faccia al muro lungo il corridoio, con le mani alzate sopra il capo. Alla mia destra era il colonnello De Zardo ed alla sinistra un ragazzo sconosciuto. Il tempo passava e nessuno si occupava di noi. Qualcuno abbasso le mani e azzard qualche parola coi vicini. lo ero dirimpetto alla porta dell uffcio. Girai lentamente il capo e vidi nellinterno un via vai di uomini in divisa. Sulla parete campeggiava una fotografia di Hitler con due occhi satanici. Guardai a lungo quei due occhi e misurai lorrore della mia situazione. Ad un tratto uscirono dallufficio due militi fascisti in camicia nera. Si misero ad urlare schiaffeggiando quanti parlavano o avevano abbassato le mani. Poi di nuovo silenzio. Incominciava a farsi buio. I piedi non mi reggevano pi. Appoggiai la testa al muro. Il colonnello De Zardo mi guard coi suoi occhi umidi e mi sorrise. Mi sentii pi forte. Ad un tratto dall ufficio usc un interprete con un lungo foglio tra le mani ed incominci a chiamare il primo. Entr nellufficio per uscirne poco dopo accompagnato da un milite fascista. Udii il rumore duna porta in ferro che si apriva per rinchiudersi poco dopo pesantemente. La scena si ripete molte volte. Restavamo solo

    21

  • pochi. Venne chiamato Marco. Lo vidi uscire ed infilare la scala che portava al piano di sopra. Poco dopo ricomparve sulla balconata. Si accorse che lo guardavo e mi salut con la mano, sorridendo. Dun tratto udii il mio nome. Entrai nellufficio. Fui perquisito da capo a piedi. Su un tavolo vidi una lunga lista. In fondo potrei scorgere il mio nome seguito dai dati. La riga terminava con la parola Banden; il resta era dallaltra parte e non potei scorgerlo. Pi su intravidi vicino ad una serie di nomi - Aktivbandite . Uscii accompagnato da un milite. Passai vicino a Cocito. Era col capo appoggiato al muro e non potei guardarlo in viso. Dallaltra parte intravidi il bianco del braccio fasciato di Piero. Il milite mi fece salire per una rampa di scale. Attraversai un lungo corridoio. Improvvisamente mi prese per un braccio fermandomi. Introdusse una chiave massiccia nella serratura e poco dopo la porta si apr a met. Abbassai il capo per entrare ed una vampata di odore fetido mi investi togliendomi il fiato. Mi feci forza ed entrai. Era quasi completamente buio. Il fetore mi toglieva il respiro. Incominciai a vedere qualcosa. Davanti a me, a torso nudo, era un vecchio con una lunga barba sul volto pallidissimo, rigato di sudore. Respirava affannosamente e mi guardava con due occhi febbricitanti. Sdraiato per terra intravidi un ragazzo sui ventanni col viso e le mani sudice. Respirava con grande fatica. Intanto la porta si era chiusa pesantemente; mi appoggiai ad essa colla schiena perch mi sentivo venir meno. Il vecchio mi disse: - Fatti coraggio, ti abituerai anche a questo. Girati e metti la bocca vicino a quel buco -.Mi girai e scorsi una stretta fessura che attraversava per pochi centimetri uno sportello collocato nella porta e chiuso dal di fuori. Premetti le labbra contro la fessura respirando a pieni polmoni. Era quasi notte. Incominciai a girare per la cella, ritornando ogni tanto alla fessura. A turno gli altri due facevano altrettanto. Il pavimento era bagnato ed appiccicaticcio. Ne capii il motivo quando mi accorsi che in un angolo una specie di gabinetto era inservibile. Il vecchio mi disse. - Sono da due giorni che cos -. Le gambe non mi reggevano e tuttavia non mi sentivo di sdraiarmi per terra. Resistetti qualche ora e poi mi lasciai scivolare appoggiando la schiena alla parete. Gli altri due dormivano gi. Non potei addormentarmi che allalba. Le cimici mi assalivano in ogni parte del corpo senza darmi un attimo di tregua.

    26 agosto. Mi sveglio che giorno fatto. Ho tutte le mani ed il viso luridi e pieni di morsicature. Il vecchio dorme ancora. Il ragazzo si sta raschiando il viso e le braccia con le unghie. Scambio qualche parola con lui. Mi dice che acqua ne danno appena quanto basta per bere. E stato rastrellato in Val dAosta. Non era partigiano ma solo renitente. 1 tedeschi avevano fatto dire in chiesa che quanti si presentavano sarebbero stati lasciati indisturbati. Se qualcuno mancava tutto il paese sarebbe stato dato alle fiamme. Si present e fu portato qui dentro. Lo sportello si apr improvvisamente. Scorsi una mano che introduceva tre pezzi di pane; li ritirammo assieme a tre ciotole dacqua. Anche il vecchio si era svegliato. Incominciava a far caldo ed il tanfo mi prendeva alla gola. Feci latto di bere ma il vecchio mi disse: - Aspetta. Vedrai nel pomeriggio. Senza un po dacqua si crepa -. Mi raccont la sua storia. In una cascina vicino a lui un giovane era andato in montagna. Un giorno la repubblica venne per arrestarne i familiari, ma questi non cerano. Egli giunse col suo carro in quel mentre. Fu arrestato e portato qui come ostaggio. lo fui molto cauto a parlare di me. Era quasi mezzogiorno quando le sirene incominciarono ad urlare. Dallinterno giunse il rumore dun via vai concitato. Cercai di guardare dallo spioncino per rendermi conto di quanto accadeva. Un milite passava cella per cella a chiudere dallesterno la serratura di sicurezza. Gi si sentiva il rumore degli apparecchi e, poco dopo, lontano, il tonfo delle prime bombe, quando, improvvisamente, una batteria antiaerea apr il fuoco cos vicino da far tremare ledificio. Mi sedetti per terra colla testa fra le mani. Lidea che una bomba colpisse in pieno la cella mi danzava innanzi agli occhi senza atterrirmi. Dopo mezzora tutto era finito.

    27 agosto. Non sento pi il fetore che il primo giorno mi sembrava insopportabile. Sono tutto coperto di luridume.

    22

  • 28 agosto. La testa mi gira quando mi alzo da seduto per terra. Il pensiero che non mi abbia ancora portato in via Asti per farmi parlare mi riempie di gioia ogni sera.

    29 agosto. Stanotte verso le due si sentito un tramestio di passi ed un aprirsi e chiudersi delle celle vicine. li vecchio si svegliato e mi ha detto a voce bassissima: - E un brutto segno. Preghiamo per loro. Pochi giorni fa ne hanno impiccati tre -. Quando tutto cess mi parve rivedere Cocito quando a Bra mi diceva. - Se mi impiccassero mi rincrescerebbe per il mio bambino -. Mi sono addormentato poco dopo. Ho fatto dei sogni orribili. Mi pareva di vedere Cocito, Marco e Piero, impiccati, ma ancora vivi che invocavano aiuto. Quando mi avvicinavo per sorreggerli, la forca si faceva sempre pi alta. Tanta gente passeggiava su e gi indifferente. Invocavo disperatamente aiuto. Mi svegliai di soprassalto. La porta si era aperta ed un milite era entrato con un foglio in mano. Lesse il nome del mio giovane compagno di cella. Questi si alz e tremando esclam: - Sono libero? - Laltro lo guard ridendo sarcasticamente e poi disse: - Sbrigati e vedrai -. Lo vedemmo scomparire col capo chino attraverso la strettura della porta. Passarono alcune ore e poi la porta si riapr ed il medesimo milite scand lentamente il mio nome. Non potevo illudermi che si trattasse della liberazione. Il pensiero di via Asti mi pass come un baleno nella mente. Quando il milite era entrato stavo mangiando il pezzo di pane datomi poco prima. Lo posai su una specie di mensola e feci per uscire. Il milite mi disse. - Prendi anche quello, ti servir -. Presi il pane ed uscii. Una folata di aria fresca e pura mi invest. Mi sembrava di rivivere. Dopo un lungo andirivieni per i corridoi il milite mi port innanzi ad una nuova cella. La aperse lentamente e mi fece entrare. Era una cella molto pi grande di quella di prima, pulita, e rigurgitante di altri prigionieri. Vi erano parecchi di quelli con cui avevo fatto il viaggio da Bra a Torino, ma purtroppo n Cocito, n Marco, n Piero, n De Zardo erano con loro. Chiesi a pi duno se ne sapessero qualcosa ma nessuno mi seppe rispondere. Mi parve allora che qualcosa come una notte nera e fonda li avesse inghiottiti: sentii che non li avrei rivisti mai pi. Fra i nuovi compagni vi erano il generale Tricoli e suo fglio. Parlai a lungo con loro. Verso sera incominciammo a sentire un tramestio confuso di passi nel corridoio sottostante. Erano le dieci quando la cella si apr ed anche noi fummo fatti uscire ed incolonnati con gli altri nel corridoio centrale. Eravamo circa trecento persone. Subito si diffuse la voce che si partiva per la Germania. Mi appoggiai al muro del corridoio. Le sofferenze e i disagi del carcere mi avevano riacutizzato il dolore ai piedi. Mi reggevo a stento. Non ero coperto dalla cintola in su che da una camiciola a mezze maniche tutta sbrindellata. Come avrei potuto sperare in quelle condizioni di ritornare un giorno? Eppure non mi resta che lottare con tutte le forze. Aspettammo cos fno alle due dopo mezzanotte fra appelli e contrappelli. Ci furono date due pagnotte cascheduno. I pi le mangiarono subito avidamente. I tedeschi gridavano forte ordini incomprensibili, colpendo a calci e pugni or questo or quello. Verso le tre si spalancarono i cancelli ed a scaglioni di quaranta fummo caricati su dei camion coperti da tendoni ben tesi. Il mio camion era stipato allinverosimile e filava a tutta velocit. Si ferm ad un tratto, il telone fu scostato e si apr nel fondo la botola di accesso ad un carro di bestiame. Vi fummo spinti dentro fra ordini gutturali ed imprecazioni incomprensibili. Subito dopo la porta fu chiusa dal di fuori. Due militari tedeschi erano con noi di scorta. Alcune panche erano sistemate nel vagone ma in numero insufficiente. Chi non vi trov posto si sdrai per terra.

    30 agosto. E lalba . Il treno procede lentamente. Immagino che siamo diretti verso Milano. Ho fatto tante volte questa strada per andare a casa dei miei. Nel cortile del carcere ho ascoltato attentamente gli appelli ma nessuno dei miei compagni, tolto Lino, con noi. Sento che il destino ci ha separato per sempre. Per un attimo mi illudo che siano usciti per un cambio. No, impossibile. La Germania, i campi di concentramento. Ricordo le trasmissioni di Radio Londra su ci che vi accade. Sento che un viaggio senza ritorno.

    23

  • Incomincia a far caldo. I pi giovani respirano con difficolt. Il carro tutto chiuso eccetto due piccoli finestrini in alto. 1 due tedeschi sono soldati anziani della Whermacht, armati solo di Mauser. Tengono la porta rientrante aperta due dita per respirare. Non hanno laria cattiva, specialmente uno. Devono essere terrorizzati dallidea che qualcuno si volatilizzi perch ogni mezzora ci contano e ci ricontano. Uno, il pi rigido, un austriaco, dal viso legnoso. Sembra il ritratto dellimbecillit. Appena qualcuno si muove un poco grida come un forsennato: - Setzen! Setzen! Alle due il caldo insopportabile. Due ragazzi sono sdraiati per terra, madidi di sudore, col volto pallidissimo. Un uomo anziano si rivolge ai due tedeschi ed indicandoli dice: - Un po di acqua -. Laustriaco risponde per due o tre volte: - Nichts acqua. E sera. Il treno fermo. Credo siamo nelle vicinanze di Milano. Da uno spiraglio vedo passeggiare su e gi lungo il treno delle ss. armate di armi automatiche. Nel vagone incomincia a diffondersi lodore nauseante del carcere. Serve a togliere la fame.

    31 agosto. E mezzogiorno. Siamo fermi nella stazione di Milano. Ci viene portata dellacqua. Tutti facciamo ressa attorno al barile con occhi febbricitanti. Attraverso la porta semiaperta vedo un andirivieni di ss. e di fascisti che ci montano la guardia. In mezzo a loro delle ausiliarie fasciste ridono e scherzano. Alle tre ripartiamo. Pochi chilometri fuori Milano il convoglio si ferma. Ad uno ad uno siamo fatti scendere ed accompagnati a pochi passi per i bisogni fis