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1 Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Corso di Laurea in Scienze e Tecniche del Servizio Sociale Cattedra di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale I minori romeni non accompagnati. Il caso di Roma e il lavoro sociale di Parada a Bucarest. Candidata Relatore Marta Pagnozzi Prof. Francesco Carchedi Matricola 1324647 Anno Accademico 2012/2013

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Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione

Corso di Laurea in Scienze e Tecniche del Servizio Sociale

Cattedra di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale

I minori romeni non accompagnati. Il caso di Roma e il lavoro sociale

di Parada a Bucarest.

Candidata Relatore

Marta Pagnozzi Prof. Francesco Carchedi

Matricola 1324647

Anno Accademico 2012/2013

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A zio Mario,

nonna Carmela e

nonno Pellegrino ….

ovunque siano ora,

non ci abbandonano mai.

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“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”

Mahatma Gandhi

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Indice

0. Introduzione pag. 6

0.1. L’oggetto della tesi 6 0.2. Gli aspetti teorici 8 0.3. I criteri metodologici e l’articolazione del testo 10 1. L’immigrazione romena 14

1.1. Il fenomeno migratorio internazionale. I principali modelli interpretativi 14 1.2. L’emigrazione romena 16 1.3. La presenza romena in Europa 19 1.4. I romeni in Italia. Le fasi migratorie e le consistenze numeriche 21 1.5. Le caratteristiche principali del fenomeno 25 1.6. I minori romeni 28

2. I minori romeni non accompagnati. La normativa regolamentare

tra Italia e Romania 31 2.1. I minori romeni non accompagnati prima dell’ingresso

nell’ Unione Europea 31 2.2. I minori romeni non accompagnati dopo l’ingresso nell’ Unione Europea 36 2.3. L’accordo Italia – Romania 38 2.4. L’applicazione dell’accordo Italo - Romeno 41 2.5. Il percorso di assistenza e tutela 44 3. Un confronto tra l’Italia e la Romania. I dati ufficiali e le politiche sociali 47

3.1. La situazione in Romania 47 3.1.1. I dati e le caratteristiche del fenomeno dei minori soli 47 3.1.2. L’evoluzione dell’assistenza ai minori in difficoltà in Romania:

da Ceausescu agli anni Novanta 49 3.1.3. L’evoluzione dell’assistenza ai minori in difficoltà in Romania:

dagli anni Novanta ad oggi 52 3.2. La situazione in Italia 55 3.2.1. I dati sul fenomeno dei minori romeni non accompagnati 55 3.2.2. Le caratteristiche principali del fenomeno 59 3.2.3. I diritti dei minori romeni non accompagnati in Italia 64

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4. Il caso di Roma. Il passaggio da domanda manifesta a domanda sommersa

dei minori romeni non accompagnati 68

4.1. Le caratteristiche demografiche della popolazione romana 68 4.2. L’avvio dell’emergenza minori romeni non accompagnati nel Comune di Roma 72 4.3. La situazione dei minori romeni non accompagnati nel Comune di Roma dal 2003 al 2007 75 4.4. La situazione dei minori romeni non accompagnati nel Comune di Roma dopo il 2007 78 4.5. La situazione attuale dei minori romeni non accompagnati nel Comune

di Roma (2012 – giugno 2013) 81

5. Un’esperienza romena di lavoro sociale con minori di strada.

La Fondazione Parada a Bucarest 84

5.1. Cenni storici della Fondazione 84 5.2. Le attività di Parada e l’organizzazione 87 5.3. L’unità mobile e l’intervento contro le tossicodipendenze 89 5.4. Il centro diurno ed il servizio scolastico 93 5.5. L’appartamento sociale e la comunità alloggio 96 5.6. Il dipartimento artistico 98

6. Osservazioni conclusive 101

Ringraziamenti 105

Bibliografia 107

Sitografia 109

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0. Introduzione

0.1. L’oggetto della tesi

L’oggetto di studio della tesi è l’evoluzione della situazione dei minori romeni non

accompagnati sul territorio italiano, considerando l’ingresso della Romania in Unione

Europea, avvenuto il primo gennaio 2007, come l’avvenimento che ha avuto grandi

ripercussioni sulla presenza ed accoglienza di questi minori in Italia.

Il fenomeno dei minori romeni non accompagnati è un fenomeno che ha interessato il

nostro paese sin dai primi anni Novanta. In quegli anni la Romania stava attraversando

importanti cambiamenti dal punto di vista sociale ed economico, che si ripercuotevano

soprattutto sulle famiglie con minori (la caduta del regime di Ceausescu aveva infatti

determinato la fine di quasi quaranta anni di dittatura, causando così la rottura degli

equilibri che mandavano avanti il paese). Questa situazione ha determinato l’insorgenza

del fenomeno migratorio romeno verso l’estero, al fine di trovare condizioni di vita

migliori. A causa di ciò molti genitori prima di partire affidarono i figli agli istituti, a

parenti o conoscenti, e molti furono i minori che decisero di migrare da soli, verso

l’estero.

Dagli anni Novanta ad oggi, il fenomeno dei minori romeni non accompagnati presenti

nel nostro paese si è evoluto. Prima dell’ingresso della Romania in Unione Europea, tale

gruppo di minori rientrava nella più ampia categoria dei minori stranieri non

accompagnati, e costituiva quello maggiormente presente in Italia, con il numero più

elevato di accoglienze. Successivamente al 2007 la situazione cambia drasticamente:

questi minori divengono comunitari, uscendo così dalla più ampia categoria dei minori

stranieri non accompagnati (che si caratterizzano proprio per non appartenere a nessun

paese membro dell’UE) , e sulla base della Direttiva comunitaria 2004/38 godono della

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possibilità di libera circolazione e soggiorno in tutti i paesi membri dell’Ue. In

conseguenza di ciò il numero di accoglienze di questi minori nel nostro paese comincia

a ridursi drasticamente all’interno delle statistiche ufficiali.

Mi sono interessata a questo argomento grazie alle lezioni del professor Carchedi sui

minori stranieri non accompagnati di varia nazionalità. Approfondendo personalmente

l’argomento con la lettura di vari testi, è cresciuta in me la curiosità nei confronti del

gruppo dei minori romeni, in particolar modo nei confronti dei grandi cambiamenti che

l’ingresso della Romania in Unione Europea, ha determinato per loro.

Partendo da questa mia curiosità ho deciso di approfondire diversi aspetti del fenomeno,

quali: l’evoluzione della situazione in Romania che ha determinato l’insorgenza del

flusso migratorio generale e di quello specifico dei minori romeni non accompagnati

verso l’Italia; i dati sulla presenza e l’accoglienza di tali minori nel nostro paese prima

del 2007; l’evoluzione della condizione in Italia di questi minori, a seguito

dell’ingresso della Romania in Unione Europea, attraverso la presentazione degli ultimi

dati disponibili a livello nazionale, risalenti al 2009; gli effetti dell’accordo Italo –

romeno stipulato nel 2008. Ho cercato di comprendere ed evidenziare i cambiamenti

che l’ingresso della Romania in Unione Europea ha determinato sulla condizione dei

minori romeni non accompagnati presenti in Italia, attraverso lo studio della situazione

nella città di Roma, la quale, a mio avviso, è la città italiana dove l’evoluzione di tale

fenomeno è stata maggiormente visibile. Ho poi cercato di evidenziare la situazione

romena anche attraverso lo studio delle attività di una ONG, la Fondazione Parada di

Bucarest, che offre aiuto e sostegno soprattutto ai minori ed alle famiglie che vivono in

strada. Questa doppia distinzione, cioè ciò che avviene nella nostra città e quello che

avviene a Bucarest, mi ha aiutato a capire anche lo sforzo che si fa in Romania per i

ragazzi che vivono in strada.

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0.2. Gli aspetti teorici

Per studiare il fenomeno dei minori romeni non accompagnati in Italia, e coglierne al

meglio gli aspetti caratterizzanti, ho iniziato la mia riflessione dalle teorie più generali

delle migrazioni. In primo luogo ho analizzato le teorie economiche del manuale di

Stephen Castles e Mark J. Miller, i quali considerano le migrazioni al centro dei

processi di globalizzazione, come forze essenziali che stanno attivamente ridisegnando

il paesaggio sociale, politico, economico e culturale del mondo contemporaneo.

Analizzando le principali teorie della migrazione da loro presentate nel manuale,

ovvero: la teoria neoclassica, la teoria segmentata del mercato del lavoro e la nuova

economia del mercato del lavoro, sono potuta giungere alla conclusione che la

migrazione sia un processo complesso, in cui interagiscono tra di loro diversi fattori:

economici, politici, sociali e culturali, propri non solo del paese di origine ma anche di

quello di destinazione dei migranti; inoltre tali fattori non sono mai statici, bensì in

perenne evoluzione e coinvolgono, allo stesso tempo, sia individui, che gruppi familiari

e aggregati comunitari. E non secondariamente, dipendono dalle aperture o chiusure

delle società dei paesi di destinazione.

In seguito, ho analizzato il fenomeno migratorio romeno generale, individuando alla sua

base la teoria segmentata del mercato del lavoro (secondo la quale la migrazione

internazionale è causata dalla domanda strutturale di lavoratori, sia specializzati, sia

manuali non qualificati, all’interno delle economie più avanzate), poiché la caduta del

regime di Ceausescu aveva determinato in Romania una situazione di forte

depauperamento e di grande crisi sociale e politica, che spingeva molti romeni a cercare

all’estero lavoro e condizioni di vita migliori.

Sulla base delle teorie di Flavia Piperno ho colto poi gli aspetti caratterizzanti di questa

migrazione, come l’iniziale prevalenza di romeni di origine tedesca, ungherese, ebraica

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e di etnia rom, provenienti soprattutto dalle regioni della Transilvania e diretti

prevalentemente in Germania, Ungheria, Austria ed Israele.

Ho poi fatto riferimento alle teorie di Giovanni Giulio Valtolina, Enrico Pugliese e

Maria Immacolata Macioti per comprendere le caratteristiche della migrazione romena

verso il nostro paese, con i suoi quattro momenti fondamentali, l’impronta lavorativa

assunta, il conseguente sviluppo del fenomeno della romanophobia in Italia, e

l’insorgere del flusso migratorio minorile.

Dopo lo studio della migrazione romena generale, sono poi passata ad analizzare nello

specifico il fenomeno dei minori romeni non accompagnati in Italia. I “Minori erranti”

del professor Francesco Carchedi mi ha fatto capire l’intreccio continuo che c’è tra i

minori che espatriano da soli con la famiglia rimasta nel paese di origine e gli

spostamenti continui che intraprendono questi minori da un paese all’altro. Sono stati

molto utili anche i testi di Monia Giovannetti per comprendere l’aspetto quantitativo del

fenomeno, nonché il sistema di accoglienza e protezione rivolto a questi minori fino al

2006 (poiché fino a tale data essi rientravano nella più ampia categoria dei minori

stranieri non accompagnati), evidenziando il percorso di tutela che veniva messo in atto

nei loro confronti dal momento in cui venivano ritrovati sul territorio. Infatti anche se

tali minori erano entrati irregolarmente nel territorio dello Stato italiano, erano

immediatamente sotto la protezione delle Istituzioni.

Le pubblicazioni dell’Anci in generale sono invece state utili per comprendere

l’evoluzione del sistema di accoglienza e protezione, e dell’aspetto quantitativo, del

fenomeno dei minori romeni non accompagnati in seguito all’ingresso della Romania in

Unione Europea. Essendo divenuti minori comunitari, viene meno per loro la

condizione di irregolarità nell’ingresso e nella permanenza nel nostro paese, e

fondamentale è l’accordo stipulato nel 2008 tra Italia e Romania per la protezione di

questi minori, il quale prevede come obiettivo primario della protezione, il rimpatrio del

minore romeno trovato solo sul territorio italiano.

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Per approfondire l’analisi del fenomeno dei minori romeni non accompagnati presenti

sul territorio del nostro paese, ho utilizzato anche pubblicazioni e dossier di associazioni

del terzo settore.

0.3. I criteri metodologici e l’articolazione del testo

0.3.1. I criteri metodologici

Questa tesi è composta di cinque capitoli, ed è strutturata in due diverse parti: una prima

teorica e una seconda sperimentale. La stesura di entrambe le parti è stata preceduta da

una fase di consultazione di diversi testi, riviste, siti internet, ricercati e selezionati per

la composizione di una bibliografia il più completa possibile. Contemporaneamente alla

lettura, ho effettuato la schedatura dei libri, in modo da poter avere a portata di mano gli

elementi considerati fondamentali e le teorie ritenute da me più valide e interessanti.

Dopo aver letto testi sull’argomento, ho redatto l’indice seguendo una struttura logica

che mi permettesse di partire dall’argomento generale ed arrivare al particolare.

Successivamente ho approfondito tutti gli argomenti attraverso la lettura e la

rielaborazione di altri testi più specifici, cioè relativi agli aspetti che ho sopra esposto.

Essendo una tesi sperimentale, gli ultimi due capitoli sono basati su due studi di caso:

uno sull’evoluzione della presenza, e delle caratteristiche di quest’ultima, dei minori

romeni non accompagnati nel Comune di Roma; ed il secondo sulle attività svolte da

una ONG romena nei confronti di minori e famiglie che vivono in strada a Bucarest.

Per gli studi di caso ho preso in considerazione la teoria di Robert K. Yin che definisce

lo studio di caso come “un’ indagine empirica che studia un fenomeno contemporaneo

entro il suo contesto di vita reale. È una strategia di ricerca completa”1. Fare uno studio

1 Robert K. Yin, Lo studio di caso nella ricerca scientifica. Progetto e metodi, Armando Editore, Roma, 2005, pp. 44-45. Secondo l’autore lo studio di caso è solo uno dei diversi modi di condurre una ricerca nelle scienze sociali. Ogni

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di caso, a mio avviso, significa “sporcarsi le mani”, andare sul campo e studiare il

fenomeno nella realtà in cui si manifesta.

Secondo Robert K. Yin lo studio di caso viene condotto attraverso diversi strumenti o

fonti di prove2, utili per la raccolta delle informazioni e per il raggiungimento

dell’obiettivo prefissato all’inizio della ricerca. Nel mio caso ho utilizzato: interviste

strutturate e non a testimoni privilegiati (Tabella 1); documentazione su progetti e

associazioni, fornita dagli stessi testimoni.

Tabella 1 - Interviste

Numero

intervista

Nome

operatore Qualifica Ente

1 Paola

Cervellini responsabile Centro di pronta accoglienza per minori

stranieri non accompagnati Associazione Virtus

Italia Onlus

2 Marco

Cappuccino responsabile Centro Diurno CivicoZero Save the children

3 Luciano Balducci responsabile Casa famiglia

Borgo ragazzi Don Bosco

4 Carla Baiocchi responsabile Casa dei diritti sociali Casa dei diritti sociali

5 Daniela Dentice

assistente sociale responsabile Casa famiglia Gemelli Diversi IPAB Sacra Famiglia

6 Cristian educatore Casa Felix Cooperativa Parsec

7 Giuseppe Bernetti responsabile Back office Sala operativa sociale Roma Capitale

8 Margherita Occhiuto assistente sociale responsabile Ufficio Minori stranieri

U.O. Minori Roma Capitale

9 Francesco

Cicala Nucleo Assistenza Emarginati VII Gruppo Polizia

Municipale

10 Antonio De

Monte Nucleo Assistenza Emarginati VII Gruppo Polizia

Municipale

11 Franco Aloisio presidente Fondazione Parada Romania Associazione Parada

Romania

12 Alina Veronica

Bontu assistente sociale Fondazione Parada Romania Associazione Parada

Romania

strategia di ricerca dipende da tre condizioni: domanda della ricerca, il controllo dei comportamenti e la contemporaneità. Lo studio di caso risponde alle domande “come” e “perché", non richiede il controllo dei comportamenti e studio un evento contemporaneo in un contesto di vita reale. 2 Robert K. Yin, Lo studio di caso nella ricerca scientifica. Progetto e metodi, Armando Editore, Roma, 2005, p. 110 e ss. L’autore individua sei fonti di prove: documentazione, verbali di archivio, interviste, osservazioni dirette, osservazioni partecipanti e oggetti fisici. Per ottenere un buono studio di caso è necessario utilizzare quante più fonti è possibile.

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0.3.2. L’articolazione della tesi

La tesi è composta di cinque capitoli, ed è così strutturata: i primi tre capitoli

costituiscono la parte teorica, mentre gli ultimi due sono gli studi di caso, che

rappresentano la parte sperimentale.

Nel capitolo 1 ho illustrato le principali teorie economiche della migrazione

internazionale, collocando all’interno di queste ultime il più ampio fenomeno migratorio

romeno, distinguendo tra il flusso diretto verso l’Europa e quello diretto verso l’Italia.

All’interno di quest’ultimo fenomeno ho evidenziato la situazione dei minori romeni

emigrati da soli per ricongiungimento familiare, in quanto i loro genitori erano

precedentemente arrivati in Italia stabilendovisi definitivamente.

Il capitolo 2 affronta nello specifico il fenomeno dei minori romeni non accompagnati

presenti nel nostro paese, considerando il 2007, anno di ingresso della Romania in

Unione Europea, come l’anno spartiacque, e presentando così la situazione di questi

minori prima e dopo tale anno. Particolare attenzione è rivolta all’accordo Italo –

romeno siglato nel 2008.

Il capitolo 3 propone invece un confronto tra la situazione in Romania relativa al

fenomeno dei minori soli e all’evoluzione delle politiche di tutela dell’infanzia, e la

situazione in Italia relativa ai minori romeni non accompagnati presenti e alle

conseguenti politiche di accoglienza e tutela attivate.

Il capitolo 4 offre la possibilità di comprendere come si sia evoluta le situazione di

questi minori romeni non accompagnati presenti sul territorio italiano a seguito

dell’ingresso della Romania in Unione Europea, attraverso lo studio di caso del Comune

di Roma.

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Il capitolo 5 consente invece di comprendere l’evoluzione delle politiche romene di

assistenza ai minori in difficoltà e la situazione attuale di tali minori, per mezzo dello

studio di caso delle attività della ONG Fondazione Parada.

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1. L’immigrazione romena

1.1. Il fenomeno migratorio internazionale. I principali modelli interpretativi

Le migrazioni internazionali sono fenomeni che accompagnano lo sviluppo umano, in

tutti i paesi del mondo. Secondo il rapporto annuale dell’OIM3 (International

Organization for Migrant), nel 2010 il numero dei migranti internazionali in tutto il

mondo è molto vicino ai 214.000.000, pari a circa il 3% della popolazione mondiale, la

cui cifra nello stesso anno, si aggira intorno ai 7.000.000.000. Le cause determinanti

sono divenute molteplici: lo sviluppo industriale e tecnologico incentivano la

migrazione economica e lavorativa; i grandi cambiamenti politici, soprattutto nei paesi

meno sviluppati, portano spesso a regimi dittatoriali e a guerre civili, determinando una

migrazione forzata volta alla ricerca di protezione e condizioni di vita migliori, dei

cosiddetti migranti forzati, ovvero rifugiati e richiedenti asilo. Ma dietro tale fenomeno

molte altre sono le situazioni considerate ad un tempo causa ed effetto, come ad

esempio la globalizzazione, la maggiore politicizzazione dei vari stati e la

femminilizzazione sviluppatasi in molti paesi4. In conseguenza di ciò varie sono

divenute le teorie su queste migrazioni ed anche le tipologie di migrazione

determinatesi.

3 International Organization for Migrant, World Migration Report 2011. Communicating effectively about migration, Ginevra, 2011. http://publications.iom.int/bookstore. La traduzione è stata fatta da me mediante l’utilizzo del traduttore informatico Google traduttore. 4 Stephen Castles, Mark J. Miller, L’era delle migrazioni. Popoli in movimento nel mondo contemporaneo, Odoya, Bologna, 2012, p. 32 e ss. In questo caso per globalizzazione si intende il coinvolgimento di sempre più regioni nei diversi movimenti migratori simultanei; per politicizzazione si intende invece la maggiore influenza delle migrazioni internazionali, sulle politiche interne, sui rapporti bilaterali e regionali tra stati ed anche sulle politiche di sicurezza nazionale di tutto il mondo. Infine il termine femminilizzazione indica il maggior coinvolgimento delle donne in quasi tutti i tipi di migrazione.

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Una delle prime teorie, secondo quanto riportano Stephen Castles e Mark J. Miller nel

loro testo, è sicuramente quella neoclassica5, modello dominante dell’economia,

incentrata sulla massimizzazione del salario individuale. Essa infatti sostiene che le

persone tendano a spostarsi da zone densamente popolate o a basso reddito, a causa

delle scarse opportunità lavorative, verso zone scarsamente popolate o ad alto reddito

con maggiori possibilità lavorative e guadagni più alti. Tale scambio si basa

sull’intreccio di fattori di spinta e di attrazione (push and pull factors). Questa teoria

presuppone un modello individualistico che dà importanza alla decisione individuale di

migrare, decisione basata peraltro su una buona (se non ottima) conoscenza

dell’andamento dell’economia nei paesi di destinazione. Poiché tale ultima caratteristica

appare fortemente improbabile, la teoria neoclassica risulterebbe, secondo Stephen

Castles e Mark J. Miller piuttosto fragile, e non del tutto soddisfacente6.

Una seconda teoria cerca di colmare questa criticità, la cosiddetta teoria segmentata del

mercato del lavoro, sulla base della quale, anche secondo la lettura data da Michael

Joseph Piore (citato nel testo di Stephen Castles e Mark J. Miller)7, le migrazioni sono

determinate prevalentemente dalla domanda di lavoratori, sia specializzati, che non

qualificati, all’interno delle economie più avanzate. Ciò crea una divisione tra mercato

del lavoro primario, al quale sono destinati lavoratori qualificati e nel caso di migranti,

con uno status giuridico regolare e mercato del lavoro secondario, al quale invece sono 5 Stephen Castles, Mark J. Miller, L’era delle migrazioni. Popoli in movimento nel mondo contemporaneo, Odoya, Bologna, 2012, p. 45 e ss. La teoria neoclassica si basa sull’intreccio di fattori si spinta e fattori di attrazione, i cosiddetti push and pull factors. Sulla base di tale teoria, tra i fattori di spinta vengono annoverati: crescita demografica, misere condizioni di vita, mancanza di opportunità economiche, repressione politica; mentre tra i fattori di attrazione vi sono: domanda di manodopera, disponibilità di terreno, buone opportunità economiche e libertà politica. 6 Idem n. 5, p. 46. La teoria neoclassica risulta fragile e non del tutto soddisfacente in quanto è stato verificato che molto raramente le persone più povere provenienti dalle regioni meno sviluppate, si spostano verso le regioni più ricche; è infatti molto più frequente che i migranti siano persone con uno status sociale intermedio, provenienti da zone che stanno vivendo un cambiamento economico e sociale. 7 Idem n. 5, p. 47. Stephen Castles e Mark J. Miller nel loro testo abbracciano l’interpretazione data da Michael Joseph Piore, in base alla quale tale teoria si concentra proprio sulla domanda di lavoro, sottolineando come la migrazione sia messa in atto da fattori propri delle economie capitalistiche moderne. In genere la domanda di manodopera non specializzata, da parte dei datori di lavoro, è quella maggiore, in quanto più facile da controllare e sfruttare, determinando così un mercato nero di manodopera migratoria.

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destinati sempre più frequentemente lavoratori non qualificati, spesso privi di istruzione

e formazione, e nel caso di migranti con uno status giuridico irregolare.

Un’altra teoria è quella emersa negli anni Ottanta, come affermano gli autori appena

citati, basata ancora sul mercato del lavoro8, la quale afferma che le decisioni migratorie

non sono prese da singoli individui, bensì da nuclei familiari, abitativi o persino da

intere comunità, perché tale decisione influisce a livello economico non solo sul singolo

migrante ma sull’intera famiglia, se non addirittura sull’intera comunità di

appartenenza.

Da queste considerazioni sento di poter affermare che la migrazione sia un processo

complesso, in cui interagiscono tra di loro diversi fattori: economici, politici, sociali e

culturali, propri non solo del paese di origine ma anche di quello di destinazione;

inoltre tali fattori non sono mai statici, bensì in perenne evoluzione e coinvolgono, allo

stesso tempo, sia individui, che gruppi familiari e aggregati comunitari. E non

secondariamente, dipendono dalle aperture o chiusure delle società dei paesi di

destinazione. Le varie teorie, inoltre, possono rispecchiare anche le diverse dinamiche

che contraddistinguono alcuni gruppi migranti invece di altri e dunque possono spiegare

alcuni processi migratori e non altri, e viceversa.

1.2. L’emigrazione romena

L’emigrazione romena è determinata prevalentemente da fattori di natura economica e

lavorativa, al punto che, a mio avviso, si può considerare la teoria segmentata del

mercato del lavoro come quella alla base di tale fenomeno migratorio. Infatti

8 Stephen Castles, Mark J. Miller, L’era delle migrazioni. Popoli in movimento nel mondo contemporaneo, Odoya, Bologna, 2012, p. 47. La nuova economia del mercato del lavoro prevede che siano interi gruppi ad influire sulle scelte migratorie del singolo, gli obiettivi principali sono: poter ottenere uno stipendio più alto, diversificare le fonti di reddito, ma soprattutto fornire le risorse da investire nelle attività esistenti nel paese di origine.

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quest’ultimo conosce il suo momento apicale nel 1989 con la caduta del regime di

Ceausescu, che determina nel paese condizioni di forte depauperamento materiale e di

grande crisi sociale e politica9. In conseguenza della situazione determinatasi, molti

romeni sono costretti a migrare dalle città verso le campagne del paese, mentre alcuni

gruppi costituiti di popolazione vivono tale situazione, influenzati da fattori espulsivi,

ovvero quasi costretti ad andare verso altri paesi europei, in quanto offrono condizioni

di vita migliori. La Romania entra così nel novero dei paesi a forte pressione migratoria.

La maggioranza dei romeni decide di migrare per trovare lavoro all’estero. In genere

queste persone sono di sesso maschile, con una scarsa se non addirittura assente

istruzione e formazione, e vanno ad ingrossare le fila del mercato del lavoro secondario

dequalificato.

Secondo Flavia Piperno, i primi flussi migratori romeni verso l’esterno interessano

dapprima gruppi appartenenti a minoranze etniche e religiose10, ovvero di origine

tedesca, ungherese ed ebraica, provenienti soprattutto dalle regioni della Transilvania e

diretti prevalentemente in Germania, Ungheria, Austria ed Israele. A questi gruppi si

aggiungono poi alcuni flussi di romeni di etnia rom richiedenti asilo. Successivamente

si consolidano le migrazioni cosiddette pendolari o circolari, estesesi al resto della

popolazione, praticate già prima del 1989, che vedono partire molti romeni per cercare

opportunità lavorative all’estero al fine di sostenere i nuclei familiari rimasti in patria,

con l’obiettivo di potervi far rientro in futuro.

Nel corso degli anni alle suddette principali aree di destinazione, si aggiungono nuovi

paesi, come gli Stati Uniti e il Canada e mutano anche le aree di provenienza: si verifica

9 Flavia Piperno (a cura di), Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in

Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI, Roma, 2009, p. 9. La Romania è stata caratterizzata da oltre quarant’anni di comunismo,il quale ha generato un meccanismo istituzionale basato sulla centralizzazione dello Stato, che era pianificatore di tutti gli aspetti della vita sociale ed economica del paese. Venuta a mancare la centralità dello Stato con la caduta del regime nel 1989, si è determinata una crisi totale di tutto il sistema. Per questo a partire dal 1991 si è avviata una politica di decentramento amministrativo. 10 Idem n. 9, p. 9. Questi flussi di romeni hanno subito importanti cambiamenti per quanto riguarda la loro composizione etnica, a partire dagli anni Novanta, quando il flusso di cittadini romeni appartenenti alle etnie minoritarie ha lasciato spazio alla migrazione della componente etnica maggioritaria della popolazione.

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infatti una diminuzione dei flussi provenienti dalla Transilvania a fronte, invece, di un

consistente aumento di quelli provenienti dalle regioni a Nord est della Romania, in

particolar modo dalla regione della Moldavia. A provenire da queste nuove aree sono

soprattutto le donne11. Infatti a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, aumenta

progressivamente il loro numero come nuovi soggetti di emigrazione lavorativa, tanto è

vero che nel 2004 costituiscono addirittura il 62% della popolazione romena emigrata12.

Tra il 1990 ed il 2010 la popolazione romena diminuisce di 1.800.000 persone13 proprio

a causa della grande emigrazione verificatasi. La Romania in questi anni sta facendo i

conti con un drastico invecchiamento della popolazione e con una gravissima carenza di

manodopera, soprattutto nelle zone rurali. È proprio da queste zone che scelgono di

emigrare sempre più giovani in cerca di opportunità lavorative e di condizioni di vita

migliori. Ma bisogna anche sottolineare come questa grande emigrazione porti al paese

anche dei consistenti benefici, soprattutto dal punto di vista economico, grazie alle

rimesse inviate periodicamente in patria dai lavoratori romeni all’estero14. Infatti come

sostengono Stephen Castles e Mark J. Miller “la migrazione scaturisce dal cambiamento

sociale e si ripercuote sulla società intera, quella del paese di origine e di accoglienza”15.

La maggioranza di questi giovani migranti è diretta verso paesi europei.

11 Flavia Piperno (a cura di), Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in

Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI, Roma, 2009, p. 10 e ss. Nel corso degli anni aumentano le aree di provenienza anche a seguito dell’eliminazione del visto di ingresso per i cittadini romeni nell’area Schengen, avvenuto nel 2002. In questi anni sono soprattutto le donne a decidere di partire a seguito della grande attrattiva del mercato del lavoro domestico sviluppatosi in diversi paesi europei. 12 Institutul National de Statistica (Istituto Nazionale di Statistica), Romanian Statistical Yearbook 2011. Population, 2011, p.77. http://www.insse.ro/cms/files/Anuar%20statistic/02/02%20Populatie_en.pdf . La traduzione del testo è stata fatta da me mediante l’utilizzo del traduttore informatico Google traduttore. Elaborazione dati. Nel 2004 erano 10.938 i romeni emigrati, di cui 6.828 donne. 13 Idem n. 11, p. 44. Al primo luglio 1990, la popolazione romena ammontava a 23.206.720 unità, al primo luglio 2010 invece ammonta a 21.431.298 unità. 14 Caritas Italiana e Confederatia Romania, I romeni in italia. Tra rifiuto ed accoglienza, Idos, Roma, 2010. Le rimesse provengono soprattutto dai romeni che lavorano e vivono in Italia e in Spagna, già all’inizio del 2000 incidevano per il 10% sul PIL. Attualmente le rimesse ammontano a circa 9 miliardi di dollari. Le rimesse permettono al paese di mantenere un tasso di crescita annuale costante (mai al di sotto del 5%). 15Stephen Castles, Mark J. Miller, L’era delle migrazioni. Popoli in movimento nel mondo contemporaneo, Odoya, Bologna, 2012, p. 43. La migrazione non è mai frutto di una semplice azione isolata, in base alla quale una persona decide di spostarsi alla ricerca di migliori opportunità, sradicando le sue radici dal paese di origine per essere

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1.3. La presenza romena in Unione Europea

A partire dagli anni Duemila aumenta enormemente il numero di romeni diretti verso

paesi europei. Secondo l’ultimo dossier della Caritas italiana, i romeni residenti

all’interno dell’Unione Europea sono circa 2.300.00016. La maggior parte di loro è

residente nei tradizionali paesi di immigrazione, come la Germania, dove la loro

presenza negli anni è andata leggermente diminuendo, l’Austria e l’ Ungheria, dove

costituiscono ancora gran parte della popolazione straniera residente. Il loro numero è

aumentato anche in Slovacchia, dove sono il terzo gruppo straniero residente, e

soprattutto in Spagna, che risulta essere il secondo paese nella graduatoria dei principali

paesi interessati dall’immigrazione romena17.

In questi anni sono soprattutto le donne ad emigrare in Europa, con l’intenzione di

svolgere lavori di cura o lavori domestici per brevi periodi, spesso sostituendo una

parente o un’amica che è ritornata in Romania. Provengono soprattutto dai villaggi

della regione della Moldavia ( come Suceava, Iasi, Neamt, Bacau etc.) ed in genere

lasciano a casa la propria famiglia, alla quale periodicamente inviano rimesse

economiche. La loro è quindi una migrazione determinata da una precisa strategia di

vita. Con il passare degli anni, e con l’ingresso della Romania nell’Unione Europea nel

2007, cresce la propensione ad un insediamento più stabile e definitivo nei paesi di

assimilato in fretta nel nuovo paese, anche se ciò accade spesso soprattutto nel caso di migranti minori. Molto più spesso la migrazione ed il successivo insediamento, sono un processo che si protrae per molto tempo e che sarà portato avanti per il resto della vita dell’emigrato, incidendo così anche sulle successive generazioni, non solo nel paese di destinazione, ma anche in quello di origine. 16 Caritas e Migrantes, 22° Dossier Statistico Immigrazione, Idos, Roma, 2012, p. 40. I romeni costituiscono la seconda collettività presente in Unione Europea dopo i turchi che restano in assoluto la prima collettività con 2.400.000 di presenze. 17 Flavia Piperno (a cura di), Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in

Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI, Roma, 2009, p. 12 . I fattori che maggiormente attirano i migranti romeni in questi paesi sono sicuramente di tipo economico e lavorativo, in particolar modo è molto diffuso il lavoro domestico. In base all’analisi effettuata nel testo, nel 2007 in Spagna c’erano 510.983 romeni, di questi circa il 50% erano donne; al primo gennaio 2008 il loro numero è salito a 728.967, registrando così una crescita di circa 200.000 unità.

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20

arrivo, che interessa perlopiù quei romeni già presenti nei vari paesi europei prima del

2007, quindi con una permanenza di più lungo periodo alle spalle.

I motivi che spingono gran parte della popolazione romena a migrare verso i paesi

europei, come già detto in precedenza, sono prevalentemente motivi economici e quindi

legati alle possibilità lavorative. Molti di loro posseggono un livello di istruzione

abbastanza elevato, hanno infatti completato l’istruzione secondaria, e decidono di

emigrare proprio per trovare all’estero impieghi di livello superiore, con retribuzioni

maggiori rispetto a quelle che potrebbero ottenere in patria. Infatti nel corso degli ultimi

dieci anni molti medici romeni sono emigrati in Francia, Germania o Regno Unito e

molti infermieri ed ostetriche sono emigrati invece in Italia ed in Spagna18. È però molto

curioso il caso di quest’ultima, dove consistente è anche il numero di nonni e nonne

romeni immigrati non per lavoro, bensì per accudire nipoti nati o ricongiunti con le

madri.

A seguito di questo ingente flusso migratorio verso l’Europa, molti paesi europei

preoccupati dal fenomeno decidono di attuare meccanismi restrittivi per l’accesso nel

mercato del lavoro o programmi di contingentamento dei flussi. Paesi come la Gran

Bretagna, la Spagna e la Germania decidono di assumere atteggiamenti di intransigenza

nei confronti dell’immigrazione, in particolar modo verso quella romena, nonostante

avessero potuto notare l’impatto assolutamente positivo dei lavoratori romeni sulle loro

economie19.

18 Caritas e Migrantes, 22° Dossier Statistico Immigrazione, Idos, Roma, 2012, p. 31. Il numero di romeni che emigrano verso paesi europei per trovare lavoro soprattutto nell’area dei servizi socio-sanitari è aumentato enormemente soprattutto a seguito della “Direttiva 2005/36/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali”, applicata nel 2007, la quale riconosceva molte delle qualifiche professionali negli stati membri dell’unione Europea. A partire dal 15 gennaio 2007 il Ministero della Salute Pubblica romeno emette dietro richiesta, ed in seguito ad una verifica delle competenze, un certificato di riconoscimento della qualifica. 19 Idem n. 18, p. 15. Le politiche di chiusura adottate da parte di questi paesi nei confronti dei lavoratori romeni, sono state dettate più che dalla realtà dei dati, dalla volontà di gestire gli umori da parte dell’opinione pubblica e di mostrare un atteggiamento di intransigenza verso l’immigrazione romena. Questi paesi hanno avuto una reazione di allarme di fronte all’adesione della Romania all’Unione Europea, per una loro imminente invasione di massa.

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Il primo paese europeo per numero di romeni presenti sul territorio è sicuramente

l’Italia. Il loro numero aumenta progressivamente a partire dagli anni Duemila, tanto è

vero che Maria Immacolata Macioti ed Enrico Pugliese nel loro testo sostengono che

“l’immigrazione dall’Est è la nuova immigrazione italiana”20.

1.4. La presenza romena in Italia. Le fasi migratorie e le consistenze numeriche

L’esordio della migrazione romena verso l’Italia risale all’inizio degli anni Novanta, a

seguito della fine del regime di Ceausescu del 1989. Secondo Giovanni Giulio Valtolina

questa migrazione si può suddividere in quattro periodi fondamentali21:

• il primo periodo, dal 1990 al 1994, è caratterizzato dalla migrazione di romeni

appartenenti a gruppi minoritari, alla ricerca di asilo politico, a causa della

condizione sociale ed economica che la caduta del regime ha determinato in

Romania;

• il secondo periodo, dal 1994 al 2000, è caratterizzato dalla migrazione di giovani

romeni altamente qualificati in cerca di lavoro, che utilizzano i contatti fornitigli dai

connazionali già presenti in Italia. È una migrazione basata quindi sulle catene

migratorie22;

20

Maria Immacolata Macioti, Enrico Pugliese, L’esperienza migratoria.Immigrati e rifugiati in Italia, Laterza,Roma-Bari,2010,p. 43. I paesi dell’Europa dell’est rappresentano la componente più consistente dell’immigrazione lavorativa italiana nell’ultimo ventennio. Infatti la maggioranza di questi romeni sono presenti nei settori dell’edilizia, del lavoro domestico e di assistenza familiare. 21 Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 12. In queste quattro fasi il numero degli immigrati romeni giunti in Italia è andato progressivamente aumentando, infatti si è passati dai 9.446 romeni residenti in Italia nel 1991, ai 968.576 romeni residenti nel 2010. 22 Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia, Quaderno formativo. Immigrazione: aggiornamenti in ambito giuridico sociale, Roma, 2010, p. 191. Le catene migratorie sono costituite dalla rete di informazioni e di sostegno pratico che i familiari ed i connazionali mettono a disposizione del potenziale emigrante per consentirgli di partire. Gli immigrati presenti in un luogo attraggono altri immigrati della stessa origine, generando appunto una catena che

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22

• il terzo periodo, dal 2001 al 2006, è invece caratterizzato da una migrazione

massiccia di buona parte della popolazione romena, poiché dal primo gennaio

200223 i cittadini romeni ottengono il diritto di lasciare il proprio Paese per recarsi

in un qualsiasi Stato che aderisca agli accordi di Schengen, come appunto l’Italia;

• il quarto ed ultimo periodo, dal 2007 ad oggi, vede l’ingresso della Romania

nell’Unione Europea, il primo gennaio 2007. In questi ultimi anni sembra che i

flussi stiano leggermente diminuendo.

Al primo gennaio 2011 i romeni residenti in Italia, ovvero iscritti all’anagrafe, risultano

essere quasi 1.000.000, senza contare coloro che sono presenti irregolarmente, e

costituiscono il 21% della popolazione straniera totale residente, la cui cifra è vicina ai

4.500.00024. La Tabella 1.1 ci mostra la distribuzione della popolazione romena in tutte

le regioni italiane al primo gennaio 2011 . Possiamo vedere come la maggioranza di

essa si concentri nel Lazio con una presenza di poco inferiore alle 200.000 unità,

seguono poi la Lombardia ed il Piemonte con circa 140.000 presenze, infine il Veneto

con 100.000 presenze. A livello nazionale la presenza femminile rispetto a quella

maschile sembra maggiore, circa il 54%, concentrata soprattutto nelle regioni del Centro

e del Sud Italia. La più alta percentuale si registra in Sardegna (63,7%), seguita dalla

Puglia (61,4%), dalle Marche (61,1%) e dal Molise (59,8%).

si autoalimenta, fino al momento in cui emergono fattori negativi tali da determinare un decremento del fenomeno migratorio. 23Maria Immacolata Macioti, Enrico Pugliese, L’esperienza migratoria.Immigrati e rifugiati in Italia, Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 88. Nel 2002 i cittadini romeni ottengono il diritto di lasciare il proprio paese per migrare in un qualsiasi Stato che aderisca agli accordi di Schengen. Prima di questa data era necessario ottenere un visto di ingresso dall’Ambasciata, e ciò comportava costi molto elevati. Nello stesso anno, nel nostro paese un’alta percentule di immigrati romeni ha la possibilità di regolarizzare la propria posizione attraverso la legge n. 189/02 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo", la cosiddetta legge Bossi-Fini. 24 Istat, La popolazione straniera residente in Italia, Istat, Roma, 2011, p. 1. http://www.istat.it/it/archivio/39726. Elaborazione dati. La popolazione romena residente in Italia nel 2011 è aumentata del 9,1 % rispetto all’anno precedente, quando si contavano quasi 900.000 presenze. La presenza femminile è maggiore, con 500.000 presenze, rispetto a quella maschile che ne conta circa 400.000.

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23

Tabella 1.1 – Popolazione straniera totale e cittadini romeni residenti in Italia al 1° gennaio 2011 per regione

Fonte: elaborazione personale su dati Istat, La popolazione straniera residente in Italia, Istat, Roma, 2011

Regione

Totale

Stranieri

Valore % romeni

su totale stranieri Totale romeni

Valore % per

regione Maschi Femmine

Valore %

femmine

Piemonte 398.910 34,4 137.077 14,2 63.165 73.912 53,9

Valle d'Aosta 8.712 23,3 2.034 0,2 841 1.193 58,7

Lombardia 1.064.447 12,9 137.718 14,2 67.359 70.359 51,1

Trentino Alto Adige 90.321 11,6 10.492 1,1 4.724 5.768 55,0

Veneto 504.677 20,2 101.972 10,5 48.438 53.534 52,5

Friuli Venezia Giulia 105.286 18,7 19.664 2,0 9.060 10.604 53,9

Liguria 125.320 12,0 15.037 1,6 6.478 8.559 56,9

Emilia Romagna 500.597 13,2 66.062 6,8 29.122 36.940 55,9

Toscana 364.152 21,2 77.138 8,0 32.159 44.979 58,3

Umbria 99.849 24,2 24.321 2,5 9.832 14.489 59,6

Marche 146.368 15,7 22.959 2,4 8.921 14.038 61,1

Lazio 542.688 36,2 196.410 20,3 93.709 102.701 52,3

Abruzzo 80.987 27,6 22.385 2,3 9.762 12.623 56,4

Molise 8.929 34,9 3.112 0,3 1.252 1.860 59,8

Campania 164.268 17,8 29.265 3,0 12.723 16.542 56,5

Puglia 95.709 23,6 22.633 2,3 8.738 13.895 61,4

Basilicata 14.738 41,4 6.098 0,6 2.385 3.713 60,9

Calabria 74.602 32,2 23.999 2,5 10.749 13.250 55,2

Sicilia 141.904 28,4 40.301 4,2 16.301 24.000 59,6

Sardegna 37.853 26,2 9.899 1,0 3.593 6.306 63,7

Italia 4.570.317 21,2 968.576 100 439.311 529.265 54,6

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24

La Tabella 1.2 mostra invece le città italiane caratterizzate da maggiore presenza di

cittadini romeni al primo gennaio 2011. Possiamo facilmente notare che la provincia di

Roma e quella di Torino siano le più abitate da questa popolazione.

Tabella 1.2 – Cittadini romeni residenti in Italia al 1° gennaio 2011 per principali

province

Province Totale popolazione romena Valori %

Roma 153.556 15,9

Torino 95.258 9,8

Milano 38.608 4

Padova 27.871 2,9

Verona 26.165 2,7

Brescia 20.683 2,1

Treviso 18.761 1,9

Firenze 18.594 1,9

Bologna 17.720 1,8

Perugia 16.679 1,7

Italia 968.576 100

Fonte: elaborazione dati contenuti in Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori

romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012. Solo a Roma nello stesso anno risultano residenti 72.462 romeni, mentre a Torino ne risultano 51.918.

La tabella 1.3 dimostra che la maggior parte della popolazione romena residente abbia

un’età compresa tra i 18 ed i 29 anni (46,2%) , e sia composta prevalentemente da

maschi (47,8%). L’età media si attesta intorno ai 31 anni25.

25 Istat, 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni. Struttura demografica della popolazione, Istat, Roma, 2011, p. 14 e ss. http://censimentopopolazione.istat.it/i-risultati/default.html. In base all’ultimo Censimento risulta che nell’anno 2011, l’età media della popolazione residente in Italia si attesti intorno ai 43 anni di età, con una pari distribuzione tra maschi e femmine. Le regioni del Sud presentano però dati al di sotto della media nazionale, tra tutte la Campania è caratterizzata da un’età media pari a 40 anni. Tale Censimento mostra anche per la popolazione italiana residente, un consistente e rapido invecchiamento, infatti la percentuale di popolazione di 65 anni e più è pari al 20,8%. Per quanto riguarda la popolazione straniera residente in Italia nel 2011, il medesimo Censimento ha dimostrato che l’età media di tale popolazione si attesti intorno ai 31 anni e la componente maschile risulta essere più giovane con una media di 29 anni, rispetto alla componente femminile con una media di 32 anni.

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Tabella 1.3 – Cittadini romeni residenti in Italia al 1° gennaio 2011 per classi di età

Fonte: elaborazione personale dati contenuti in Cinzia Conti e Salvatore Strozza (a cura di), Gli immigrati

stranieri e la capitale. Condizioni di vita e atteggiamenti dei filippini, marocchini, peruviani e romeni a

Roma, Franco Angeli, Milano, 2006.

È fondamentale tener presente che i dati illustrati non sono completi poiché mancano le

cifre relative ai romeni presenti in Italia irregolarmente, anche se tale fenomeno si è

drasticamente ridotto dopo le concessioni del 2002 e l’ingresso della Romania

nell’Unione Europea nel 2007. Detto ciò, analizzando la Tabella n. 1.1, è facile intuire

che nelle regioni del Sud Italia, dove la presenza di romeni regolari è molto bassa, si

concentri il numero più alto di romeni irregolari.

Inoltre questi dati non ci consentono di cogliere appieno le varie caratteristiche presenti

dietro tale fenomeno migratorio.

1.5. Le caratteristiche principali del fenomeno

Una delle caratteristiche che contraddistingue l’immigrazione romena nel nostro paese è

sicuramente la circolarità26, ovvero un progetto migratorio temporaneo, con una

26 Flavia Piperno (a cura di), Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in

Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI, Roma, 2009, p. 13. Questa modalità dei movimenti migratori romeni si può considerare come una vera e propria strategia di vita di individui e famiglie che in molti casi avevano già avuto esperienze migratorie precedenti. Tale strategia implica una buona capacità di adattamento e di ridefinizione dei

Età Valori % Maschi % Femmine %

18-29 46,2 47,8 43,6

30-39 39,9 38,4 42,8

40+ 13,9 13,8 13,6

Totale 100 100 100

Età media 31,0 30,6 31,7

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scadenza ben precisa, a seguito della quale tornare in Romania. Infatti molti romeni

partono dal loro paese prevalentemente per trovare lavoro in Italia, con l’obiettivo di

poter così sostenere economicamente i propri familiari rimasti in Romania, inviando il

denaro guadagnato, con l’intenzione di tornare nel proprio paese una volta trascorso un

determinato periodo di tempo (generalmente quello necessario per garantire alla propria

famiglia una buona stabilità economica). Questi romeni partono convinti di trovare in

Italia, con grande facilità, la risposta ai loro problemi economici, ma ben presto devono

ricredersi, poiché la situazione che trovano qui dal punto di vista economico e sociale

non è poi così positiva come immaginavano. Infatti le possibilità di lavoro, soprattutto

in questi anni di crisi economica, sono scarse ed inoltre con l’incremento della loro

presenza, si è sviluppato un fenomeno definito da Nick Mai (citato nel testo a cura di

Giovanni Giulio Valtolina) romanophobia27, che crea una condizione di ostilità nei

confronti degli immigrati romeni.

Nonostante l’atteggiamento di allarmismo diffuso tra i cittadini italiani, gli immigrati

romeni sono in realtà molto integrati nel nostro contesto sociale. Uno dei fattori che

sicuramente facilita l’integrazione di queste persone è il contesto lavorativo. Come

sostiene Pietro Cingolani “il lavoro di badante o di operaio in piccole imprese di

carattere familiare rappresenta, per molti immigrati romeni, la chiave di conoscenza

della lingua e della società italiana”28. La maggior parte degli uomini romeni è

impiegata nel settore dell’edilizia, come operaio generico o muratore, mentre le donne

legami familiari che si basano su una presenza intermittente facilitata dall’ uso delle nuove tecnologie di comunicazione. 27 Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 17 . La romanophobia è definita come un senso di panico e di allarme generalizzato legato alla consistente presenza di cittadini romeni in Italia; può essere considerata una strategia di difesa adottata dal nostro paese per affermare la nostra identità. Negli ultimi anni è divenuto più consistente a causa anche dell’enfasi posta dai media su eventi di cronaca nera che hanno visto coinvolti immigranti romeni. Ed inoltre tale fenomeno è stato ulteriormente incrementato dalla confusione tra romeni e rom, che attualmente domina lo scenario della percezione sociale di questo problema. 28

Pietro Cingolani, Romeni d’Italia. Migrazioni, vita quotidiana e legami transazionali, il Mulino, Bologna, 2009. Oltre al contesto lavorativo, l’integrazione di questi immigrati romeni è favorita inoltre dal contesto abitativo, infatti le famiglie romene immigrate non rimangono segregate rispetto agli italiani, anzi molte situazioni abitative favoriscono proprio un alto livello di interscambio con gli autoctoni.

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27

romene lavorano soprattutto nell’ambito dei servizi, come colf, badanti e addette alle

pulizie29. Soprattutto nel Sud Italia lavorano senza regolare contratto di lavoro, quindi

privi di diritti, ed in condizioni lavorative del tutto negative, caratterizzate solitamente

da sfruttamento, all’interno del cosiddetto mercato del lavoro secondario (già citato nel

primo paragrafo)30. Molto spesso sono infatti romeni non qualificati, privi di istruzione

e formazione, ma con un grande bisogno di lavorare per poter sostenere il proprio

nucleo familiare, spesso rimasto in Romania.

L’integrazione determina un’altra delle caratteristiche che sta distinguendo negli ultimi

dieci anni l’immigrazione romena nel nostro paese, ovvero la stabilizzazione definitiva.

Questo processo può essere letto come un motivo importante che spinge sempre più

romeni a decidere di stabilirsi definitivamente in Italia, decisione incentivata anche dalla

situazione economica e sociale attuale della Romania, a causa della diffusissima povertà

e di un livello di disoccupazione molto alto, che non consentono loro di condurre una

vita dignitosa e serena, soprattutto nelle aree da dove sono precedentemente partiti.

Come illustrato nel precedente paragrafo, la percentuale di donne romene immigrate è

leggermente superiore a quella degli uomini romeni. Molte di loro arrivano sole in

Italia, per poi decidere, una volta integratesi bene, di far giungere anche i figli e i vari 29 Andrea Bajani e Mimmo Perrotta (a cura di), Bucarest – Roma. Capire la Romania e i romeni in Italia, Edizioni dell’asino, Roma, 2011, p. Nel 2008 circa 115.000 cittadini romeni residenti di sesso maschile hanno lavorato nei cantieri edili della nostra penisola; purtroppo nell’anno precedente, il 2007, 41 di loro sono morti in questi cantieri. Molti di loro recepiscono l’impiego grazie ad un familiare o ad un connazionale, altri si recano di primo mattina presso quei luoghi di “raccolta” di cui sono ormai piene le periferie italiane. Tra i muratori romeni ci sono anche ex musicisti, insegnanti, dipendenti pubblici, giornalisti ed ingegneri, che hanno scelto di trasferirsi in Italia e fare questo lavoro per poter guadagnare di più. Le donne romene in Italia svolgono prevalentemente il lavoro di badanti, lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, percependo circa 750 euro mensili. Anche in questo caso, la scelta lavorativa avviene in base alle proprie conoscenze parentali o amicali. Coloro le quali non dispongono di contatti di questo tipo sono alla mercè della comunità di connazionali che forniscono informazioni e aiuti solo a pagamento. Molte di queste donne decidono autonomamente di partire, per altre la decisione nasce nel contesto familiare e molte sono le donne romene che decidono di migrare per fuggire da un matrimonio – prigione. 30 Enrico Pugliese, L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, il Mulino, Bologna, 2006, p. 116 e ss. Questi immigrati romeni si concentrano nelle fasce di inquadramento lavorativo più basse, nelle quali prevalgono rapporti di lavoro informali o al nero, con forme di supersfruttamento e a volte con pagamento del lavoro a cottimo. Nel Sud Italia c’è un alto tasso di disoccupazione, determinato da una non corrispondenza tra domanda di lavoro prevalentemente per occupazioni edilizie, agricole, e offerta di lavoro caratterizzata soprattutto da giovani con un alto tasso di scolarizzazione mossi verso attività lavorative di altro tipo. In conseguenza di ciò la domanda di lavoro in queste zone viene soddisfatta dagli immigrati.

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28

familiari rimasti in Romania. Negli ultimi dieci anni è infatti aumentato notevolmente il

numero dei ricongiungimenti familiari, e dei minori romeni nati in Italia, fattori

anch’essi effetto del processo di stabilizzazione definitiva. Inoltre contribuisce a

favorire la stabilizzazione definitiva nel nostro Paese il numero di anni di presenza,

infatti nel momento in cui questi romeni sono presenti in Italia già da molti anni, è più

probabile che siano intenzionati a stabilirsi definitivamente. Oltre alla mobilità circolare

degli adulti si individua una elevata mobilità anche dei minori, molto spesso soli e senza

riferimenti di adulti.

1.6. I minori romeni

Negli ultimi dieci anni, due delle conseguenze della stabilizzazione definitiva dei

romeni nel nostro Paese, sono l’aumento notevole del numero dei ricongiungimenti

familiari e l’aumento dei minori romeni nati in Italia. Cresce quindi il numero delle

famiglie romene presenti sul territorio italiano.

Da una ricerca dell’ Ismu del 2011 condotta su 242 famiglie romene residenti in Italia,

con almeno un figlio minore, ed abitanti soprattutto nelle aree di Roma, Milano e

Torino31, emerge come tra le motivazioni che sottostanno alla decisione degli adulti di

far emigrare anche i figli, quelle più significative siano la necessità e la volontà di avere

a fianco a loro i propri figli durante l’emigrazione della famiglia, poi la volontà di

garantirgli un futuro migliore ed infine offrirgli la possibilità di continuare gli studi. Per

31

Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 7.Il progetto di ricerca Children’s rights. Improving children’s rights in migration across Europe.

The Romanian case è stato coordinato in Italia dall’associazione l’Albero della Vita onlus, e svolta in collaborazione con l’Università di Barcellona, con la Fondazione Aires e l’Associazione Alternative Sociali, con l’obiettivo di dar luce alla condizione dei bambini migranti, in particolar modo sottolineando le problematiche principali che incontrano con l’ingresso nel nuovo paese, ed infine evidenziando la necessità di migliorare il dialogo tra le Istituzioni e le organizzazioni coinvolte in tale fenomeno. In Italia questi minori si concentrano soprattutto nella provincia di Roma, poi in quella di Torino ed infine in quella di Milano.

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29

quanto riguarda l’età di questi minori, la maggioranza giunge in Italia tra i 6 ed i 10

anni, mentre i minori ricongiunti in Italia dopo i 14 anni sono davvero pochi. I minori

romeni nati in Italia sono notevolmente aumentati dal 1999 quando erano circa 488, al

2010 arrivando a toccare quota 72.000 unità32. Questi minori sono quasi tutti studenti,

cioè frequentano vari gradi dell’istruzione italiana. Per quanto riguarda il loro

rendimento scolastico, la maggior parte dei genitori intervistati nella suddetta ricerca,

mostra soddisfazione per quanto riguarda il rendimento scolastico dei figli, anche se

notano che la scuola italiana sia molto meno severa, e dia un’istruzione nettamente

inferiore da un punto di vista qualitativo, rispetto a quella romena, opinione concordata

dagli stessi minori. Generalmente sono le femmine ad avere esiti scolastici superiori

rispetto a quelli dei loro connazionali maschi. Il successo scolastico dipende moltissimo

dall’età di arrivo di questi minori nel nostro paese, infatti risulta che siano quelli nati in

Italia ad avere un notevole successo scolastico, mentre così non è nel caso di minori

ricongiunti durante il periodo adolescenziale. La lingua costituisce per la maggior parte

di loro, la difficoltà principale di inserimento ed integrazione nel contesto scolastico e

sociale, assieme all’atteggiamento non sempre positivo messo in atto dai compagni di

classe italiani nei loro confronti.

Tra le difficoltà maggiori riscontrate da questi minori all’arrivo in Italia, c’è

sicuramente la difficoltà ad accettare la nuova realtà. La rottura con la vita precedente in

Romania determina una grandissima difficoltà nel costruire nuove relazioni, infatti

questa condizione di isolamento, di solitudine, può a volte condurre il ragazzo a

sperimentare una rabbia talmente forte che lo porta a mettere in atto comportamenti

negativi se non addirittura violenti e/o criminali. Purtroppo molti sono i minori romeni

coinvolti nel fenomeno della criminalità minorile. Nel 2007 ne sono stati denunciati 32 Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 28 e ss. A livello nazionale purtroppo non sono disponibili dati relativi al numero di minori romeni iscritti in anagrafe, ma sono presenti dati a livello locale: ad esempio risulta che essi nel 2010 siano oltre 13.000 nel comune di Roma,10.000 a Torino e 2.000 a Milano. Sul campione di 242 famiglie intervistate, i minori ricongiunti tra i 6 ed i 10 anni costituiscono il 42,8%, mentre quelli ricongiunti dopo i 14 anni costituiscono solo il 3,7%.

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30

circa 4.000, soprattutto per reati contro il patrimonio e per furto. La regione italiana con

il maggior numero di minori romeni denunciati è sicuramente il Lazio con una

percentuale del 56% di denunce33.

Dai primissimi anni Novanta in Italia comincia a crescere progressivamente il numero

dei minori romeni non accompagnati, cioè giunti soli nel nostro Paese o venutisi a

trovare in tale condizione a seguito dell’ingresso in Italia.

33 Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 40 e ss. Questi 4.000 minori romeni denunciati costituiscono il 38% del totale dei minorenni di cittadinanza straniera denunciati nello stesso anno, ovvero circa 10.000. Dei 4.000 minori romeni denunciati, 3.457 hanno compiuto reati contro il patrimonio, 1.147, ovvero la maggioranza, hanno 17 anni di età. Il Lazio si attesta come la regione con il maggior numero di minori romeni denunciati per reati, ovvero 1.155.

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31

2. I minori romeni non accompagnati. La normativa regolamentare

tra Italia e Romania

2.1. I minori romeni non accompagnati prima dell’ingresso nell’Unione Europea

Il fenomeno dei minori romeni non accompagnati inizia ad interessare il nostro paese a

partire dagli anni Novanta, durante i quali, contestualmente, ha origine il flusso

migratorio romeno.

Prima dell’ingresso della Romania nell’Unione europea avvenuto il primo gennaio

2007, questi minori rientravano nella più ampia categoria dei minori stranieri non

accompagnati34, nei confronti dei quali vengono applicate le norme contenute nel Testo

Unico sull’immigrazione. L’articolo 28 del suddetto Testo Unico introduce come

criterio valutativo prioritario in tutti i procedimenti amministrativi e giudiziari, quello

del superiore interesse del minore35. Tale interesse, tra le altre cose, si concretizza

nell’inespellibilità del minore e nella conseguente presa in carico da parte dei servizi del

territorio sul quale il minore viene trovato. Nel momento in cui qualsiasi pubblico

ufficiale, incaricato di pubblico servizio, o ente, vengono a conoscenza della loro

34 Art. 1, comma 2° del d.p.c.m 535/1999 “Regolamento concernente i compiti del Comitato per i minori stranieri,a

norma dell'articolo 33, commi 2 e 2-bis,del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286”. http://www.lavoro.gov.it/md/AreaSociale/Immigrazione/Documents/DPCM_535_1999.pdf. Per minore straniero non accompagnato, si intende il minore non avente cittadinanza italiana o di altri stati dell’Unione europea che, non avendo presentato domanda di asilo politico, si ritrova per qualsiasi causa nel territorio dello stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano. Tale decreto istituisce inoltre il Comitato per i minori stranieri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il principale compito di vigilare sulle modalità di soggiorno di questi minori e di coordinare le attività delle amministrazioni interessate. 35 D. Lgs. n. 286/1998 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla

condizione dello straniero”. http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/98286dl.htm. L’art. 28 di tale Testo in realtà riprende il concetto del superiore interesse del minore contenuto nell’art. 3 della “Convenzione sui diritti del

fanciullo” fatta a New York il 20 dicembre 1989 e ratificata in Italia con Legge n. 176 del 27 maggio 1991. Tale art. 3 al comma 1 stabilisce che in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.

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32

presenza sul territorio, devono immediatamente segnarli alle autorità di pubblica

sicurezza, che provvedono alla loro identificazione, e contestualmente al Comitato per i

minori stranieri (istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), che si

occupa invece di registrare la loro presenza e censirli. Una volta identificati, viene

accertato il loro stato di abbandono e viene svolta una valutazione delle condizioni

morali e materiali. Vengono successivamente attivate misure di prevenzione e tutela36,

provvedendo ad affidare il minore presso parenti entro il quarto grado o connazionali,

laddove presenti sul territorio italiano e idonei ad accudire e tutelare il minore. Oppure,

come avviene nella maggioranza dei casi, vengono affidati a strutture di prima

accoglienza per un periodo massimo di tre mesi, presso le quali possono seguire

programmi di protezione ed accedere così al rilascio del permesso di soggiorno per

minore età37. I minori che realmente intendono seguire tale percorso, a seguito

dell’ottenimento del permesso di soggiorno vengono trasferiti presso strutture di

seconda accoglienza, ovvero comunità e case famiglia, proseguendo così il percorso

socio-educativo di inserimento sociale nella nostra società.

Nel 2006, anno precedente l’ingresso della Romania nell’Unione Europea, il Comitato

per i minori stranieri ha avuto, per l’ultima volta, la possibilità di censire i minori

romeni presenti sul territorio italiano, ed ha rilevato 2.336 minori romeni non

36 Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia, Quaderno formativo. Immigrazione: aggiornamenti in ambito giuridico sociale, Roma, 2010, p. 174. Nei confronti di questi minori vige il divieto di espulsione, il diritto ad ottenere un permesso di soggiorno per minore età, ed il diritto ad essere tutelati e protetti venendo collocati in luogo sicuro, sempre sulla base delle norme contenute nel Testo Unico sull’immigrazione. 37 Monia Giovannetti, L’accoglienza incompiuta. Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione

nazionale per i minori stranieri non accompagnati, Il Mulino, Bologna, 2008, pp. 144 e ss. Sulla base del d.p.r. 394/99 “Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286” il minore può ottenere il permesso di soggiorno nel momento in cui gli è stato affidato un tutore dal giudice tutelare, tale tutore in genere corrisponde al responsabile della struttura presso la quale il minore alloggia, oppure al parente entro il quarto grado presso cui il minore abiterà. Tale permesso di soggiorno non consente al minore né di lavorare, né di vedersi convertito il permesso in altro titolo di soggiorno.

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33

accompagnati in Italia, con un’incidenza del 36% sul totale dei minori stranieri non

accompagnati censiti in quell’anno38. Dalla Tabella 2.1 si può facilmente vedere come

le regioni con il maggior numero di minori romeni non accompagnati segnalati nel

2006, siano il Lazio, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia.

Tabella 2.1- Minori romeni non accompagnati segnalati per Regione. Dati al 1°

gennaio 2007

Fonte: elaborazione personale dati contenuti in Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia,

strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010.

38 Monia Giovannetti, Camilla Orlandi, Minori stranieri non accompagnati. Rapporto Anci 2005/2006, Anci Servizi, Roma, 2007. Elaborazione dati. Nel 2006 i minori stranieri non accompagnati, segnalati al Comitato sono stati 6.453, di questi 2.180 sono stati identificati, mentre la maggior parte, cioè 4.273 non sono mai stati identificati.

Regione

Minori identificati

(passaporto)

Minori non

identificati Totale Totale %

Lazio 62 705 767 32,83 Lombardia 95 430 525 22,47 Friuli Venezia Giulia 280 20 300 12,84 Emilia Romagna 40 114 154 6,59 Piemonte 65 59 124 5,31 Puglia 18 55 73 3,13 Liguria 17 55 72 3,08 Toscana 30 39 69 2,95 Veneto 34 31 65 2,78 Campania 4 50 54 2,31 Abruzzo 4 41 45 1,93 Marche 7 23 30 1,28 Sicilia 12 12 24 1,03 Trentino Alto Adige 5 4 9 0,39 Calabria 6 2 8 0,34 Umbria 2 4 6 0,26 Sardegna 1 4 5 0,21 Molise 1 3 4 0,17 Basilicata - 1 1 0,04 Valle d'Aosta 1 - 1 0,04 Totale 684 1.652 2.336 100

Maschi 511 1.089 1.600 68,49

Femmine 173 563 763 31,51

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34

Mentre dalla Tabella 2.2 si evince che i minori romeni non accompagnati presi in carico

nel 2006 siano 2.243 e che le province con il maggior numero di prese in carico sempre

nello stesso anno, siano sicuramente Roma, Trieste, Torino e Milano, ovvero le

principali città italiane e quelle più popolose.

Tabella 2.2 – Minori romeni non accompagnati presi in carico per province

italiane. Dati al 1° gennaio 2007

Provincia Numero Valore %

Roma 855 38,1

Trieste 219 10,0

Torino 177 8,0

Milano 144 6,4

Udine 139 6,2

Pordenone 106 5,0

Venezia 94 4,2

Firenze 68 3,0

Genova 67 3,0

Verona 58 2,5

Napoli 53 2,3

Bologna 40 1,7

Modena 32 1,4

Cremona 31 1,3

Padova 26 1,2

L'Aquila 22 0,9

Reggio Emilia 15 0,7

Foggia 14 0,6

Treviso 13 0,6

Ravenna 12 0,5

Ancona 12 0,5

Arezzo 12 0,5

Salerno 12 0,5

Pesaro 12 0,5

Latina 10 0,4

Totale 2243 100

Fonte: elaborazione dati contenuti in Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di

tutela, Cittalia, Roma, 2010.

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35

La Tabella 2.3 invece ci mostra come la maggioranza dei minori segnalati, quasi il 40%,

abbia intorno ai 17 anni di età.

Tabella 2.3 – Minori romeni non accompagnati segnalati per età. Dati al 1° gennaio

2007

Fonte: elaborazione dati contenuti in Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di

tutela, Cittalia, Roma, 2010.

Dopo l’ingresso della Romania nell’Unione europea, avvenuto il primo gennaio 2007, si

è determinato un cambiamento di status per questi minori e di conseguenza le Istituzioni

ed i servizi coinvolti nella presa in carico, hanno avuto la necessità di capire la nuova

condizione di tali minori ed il nuovo quadro normativo di riferimento, per poter

adeguare le risposte di tutela nei loro confronti39.

39 Rita Bichi (a cura di), Separated children. I minori stranieri non accompagnati, FrancoAngeli, Milano, 2008, p. 55. A partire dal primo gennaio 2007 i minori romeni non accompagnati scompaiono dalle statistiche ufficiali poiché non sono più destinatari delle disposizioni per i minori stranieri non accompagnati, ma la loro presenza sul territorio rimane e resta immutata la loro condizione. Di conseguenza è necessario generare nuove linee di intervento che garantiscano la tutela di questi minori divenuti invisibili.

Età

Minori identificati

(passaporto)

Minori non

identificati Totale Totale %

17 anni 52 842 894 38,27

16 anni 315 378 693 29,67

15 anni 215 216 431 18,45

7- 14 anni 97 175 272 11,64

0- 6 anni 5 41 46 1,97

Totale 684 1.652 2.336 100

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36

2.2. I minori romeni non accompagnati dopo l’ingresso nell’Unione europea

A partire dal primo gennaio 2007, con l’ingresso della Romania nell’Unione europea, i

minori romeni non accompagnati diventano cittadini comunitari, di conseguenza non

possono più rientrare nella categoria dei minori stranieri non accompagnati, i quali si

caratterizzano proprio per non possedere cittadinanza di alcuno stato membro

dell’Unione europea.

A questi minori non vengono più applicate le norme contenute nel Testo Unico

sull’immigrazione, bensì vengono applicati: il Regolamento CE n° 2201/0340 relativo

alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia

matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che prevede specifiche ipotesi e

condizioni perché si possa realizzare il rientro del minore nel paese di origine. Il D.lgs.

n. 30/0741, norma che in Italia recepisce la Direttiva comunitaria 2004/38, disciplina la

circolazione ed il soggiorno dei cittadini dell’Unione europea e dei loro familiari in tutto

il territorio dell’Unione, e sostituisce, al fine della regolarizzazione sul territorio

italiano, il permesso di soggiorno con l’iscrizione anagrafica presso il Comune di

residenza42. Inoltre tale Decreto affronta il tema dell’allontanamento di questi minori,

40 Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia, Quaderno formativo. Immigrazione: aggiornamenti in ambito giuridico sociale, Roma, 2010, p. 119. Regolamento CE n. 2201/03 “Bruxelles II bis relativo alla competenza, al

riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale,

che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000 ”, p. 119. Questo regolamento nasce con l’intento di uniformare iter procedurali e prassi giudiziarie inerenti lo scioglimento del matrimonio, l’affidamento dei figli e il diritto di visita, in tutta Europa. Uno degli aspetti maggiormente rilevanti è che le decisioni pronunciate in uno Sato membro vengono riconosciute negli altri Stati UE senza che sia necessario ricorso ad alcun procedimento. 41 D. lgs. n. 30/07, “Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro

familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri".

http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/07030dl.htm. Tale decreto stabilisce all’art. 4 che “il cittadino dell'Unione in possesso di documento d'identità valido per l'espatrio, secondo la legislazione dello Stato membro, ed i suoi familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro, ma in possesso di un passaporto valido, hanno il diritto di lasciare il territorio nazionale per recarsi in un altro Stato dell'Unione e di essere ammessi da quest’ultimo sulla base della documentazione in possesso. 42 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 61. Per i minori comunitari non accompagnati, il Decreto legislativo indica la necessità di procedere all’iscrizione anagrafica sulla base della decisione dell’autorità giudiziaria minorile che ne dispone l’affidamento o la tutela. L’iscrizione anagrafica del minore sarà curata dal tutore o dall’affidatario, esibendo il provvedimento del Tribunale.

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37

stabilendo che questi possano essere allontanati solo per motivi di pubblica sicurezza

che mettano a repentaglio la sicurezza dello Stato, oppure quando l’allontanamento sia

necessario nell’interesse stesso del minore.

Quindi il 2007 è un anno molto particolare per questi minori, durante il quale la

definizione della loro condizione in Italia attraversa un periodo di transizione.

Divenendo cittadini europei e potendo quindi, di conseguenza, circolare liberamente

nello spazio Schengen, per i minori romeni non accompagnati, viene meno, nel nostro

paese, la condizione di irregolarità del loro ingresso e della loro permanenza. In

conseguenza di ciò, in questo anno di transizione, sicuramente il numero dei minori

romeni non accompagnati che giungono in Italia è elevatissimo, ma purtroppo è

impossibile avere una stima precisa, in quanto dal 31 Dicembre 2006 non vengono più

censiti dal Comitato per i minori stranieri e spariscono quindi dalle statistiche ufficiali,

determinando così un decremento sul totale dei minori stranieri non accompagnati43.

Nel 2007 un Decreto del Ministero dell’interno44 istituisce presso il Dipartimento per le

libertà civili e l’immigrazione, l’ Organismo centrale di Raccordo per la protezione dei

minori comunitari non accompagnati. Si può dire che tale Organismo si sostituisca al

Comitato per i minori stranieri, infatti nasce con il compito di garantire la tutela dei

minori comunitari e quindi anche romeni, dando attuazione all’accordo Italo - Romeno

e valutando i progetti di assistenza e di rientro in patria dei minori. Tale Organismo ha

43

Monia Giovannetti, Terzo rapporto Anci minori stranieri non accompagnati, Cittalia, Roma, 2009, p. 26. Nel 2006 venivano registrati 6.453 minori stranieri non accompagnati nel territorio italiano. Nel 2007 vengono invece registrati 5.543 minori stranieri non accompagnati, individuando quindi una diminuzione del 14% sulle presenze determinato proprio dalla uscita dei minori romeni da questa categoria. 44 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 143. Decreto del Ministero dell’Interno istituito l’8 ottobre 2007 e attuato con Circolare 5052 del 20 novembre 2007 “Organismo centrale di raccordo per la protezione dei minori comunitari non accompagnati e per l’attuazione

dell’Accordo bilaterale fra Romania e Italia sulla questione dei minori romeni non accompagnati”. L’Organismo viene istituito con l’obiettivo di costituire a livello centrale un punto di coordinamento per gli enti interessati alla gestione della presenza sul territorio nazionale dei minori comunitari non accompagnati, ed anche con l’obiettivo di monitorare costantemente il fenomeno anche attraverso censimenti.

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38

inoltre determinato, da una parte, il processo amministrativo di identificazione di questi

minori, predisponendo una scheda informativa ed incentivando la creazione di una

banca dati; dall’altra, ha individuato il processo di gestione della presenza del minore,

indicando i soggetti coinvolti, i requisiti per l’accoglienza e le modalità di segnalazione

del minore da parte dell’autorità di pubblica sicurezza. Lo stesso Organismo ha infine il

compito di coordinare l’attuazione e la definizione del programma di rimpatrio e di

monitorare il minore dopo il rientro nel paese di origine.

Poiché a partire dal 2007, il fenomeno è divenuto sempre più importante e consistente,

nel 2008 l’Italia e la Romania decidono di siglare un accordo di cooperazione proprio

per la protezione dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio italiano.

2.3. L’accordo Italia – Romania

Nel 2008 i governi della Repubblica Italiana e della Romania, anche sulla base del

Trattato di amicizia e collaborazione stipulato nel 1991 a Bucarest45, decidono di

approfondire la cooperazione bilaterale nell’ambito della protezione dei minori, al fine

di risolvere la situazione, divenuta ormai un’emergenza, dei minori romeni non

accompagnati presenti sul territorio italiano, stipulando così un nuovo accordo46. Tale

accordo nasce quindi con il primario obiettivo di intervenire sul fenomeno, migliorando

45 Legge n. 53/95. “Ratifica ed esecuzione del trattato di amicizia e collaborazione tra la Repubblica italiana e la

Romania, fatto a Bucarest il 23 luglio 1991”. http://www.camera.it/_dati/leg11/lavori/stampati/pdf/55062.pdf. Il Trattato fu firmato il 23 luglio 1991 dall’allora Ministro degli Affari Esteri italiano Gianni de Michelis e dall’allora Ministro degli Affari Esteri romeno Adrian Nastase. L’accordo prevedeva una durata complessiva di 20 anni, durante i quali l’Italia e la Romania si impegnavano a collaborare sulla base della fiducia e del reciproco rispetto. Si impegnavano inoltre a: risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici; creare nuovi equilibri militari; collaborare in ambito economico, industriale, finanziario, tecnico-scientifico ed ecologico; favorire i rapporti tra la Romania e la Comunità Europea. 46 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 135. Il testo dell’accordo è contenuto nel suddetto volume, nella sezione “Parte seconda. Materiali e strumenti”. L’accordo è stato firmato a Roma il 9 giugno 2008 per il Governo della Repubblica italiana dall’allora Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini e per il Governo della Romania dall’allora Ministro degli Affari Esteri, Lazar Comanescu.

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la situazione anche attraverso lo scambio di informazioni e dati tra i due Stati, al fine di

adottare misure idonee di protezione e reintegrazione sociale di tali minori.

È importante sottolineare come l’accordo dia all’articolo 1 comma 2, una definizione di

minore romeno non accompagnato, quale cittadino romeno minore di età, entrato in

territorio dello Stato italiano non accompagnato, né da uno dei genitori, né dal tutore, né

da persona che sia il suo rappresentante legale, secondo la legge romena, o venutosi a

trovare in tale situazione subito dopo il suo ingresso.

All’ articolo 2 vengono poi stabiliti gli obiettivi della collaborazione tra i due Stati,

individuandoli: nell’identificazione dei minori romeni non accompagnati presenti sul

territorio della Repubblica italiana; nell’adozione di misure necessarie di protezione e

reintegrazione sociale; ed infine nella facilitazione del rientro nel Paese d’origine di tali

minori. Emerge chiaramente dai suddetti obiettivi come la presenza di questi minori nel

territorio del nostro Stato, sia una presenza temporanea, in quanto la modalità prefissata

per risolvere la situazione, sia il loro rimpatrio in Romania.

Nonostante il rimpatrio possa risultare una modalità di risoluzione del fenomeno

superficiale e magari ingiusta, in realtà bisogna ricordare che questi minori sono

comunitari, e destinatari quindi di normative europee, come ad esempio la Convenzione

europea relativa al rimpatrio dei minori47, la quale prevede che un minore possa essere

rimpatriato da uno Stato contraente ad un altro Stato contraente, nel momento in cui uno

dei due Stati ne faccia richiesta. In genere, lo Stato che avanza richiesta di rimpatrio, è

quello dove risiedono i genitori o gli affidatari del minore, oppure nel caso in cui essi

non siano presenti, dove ha residenza o cittadinanza lo stesso. Generalmente la richiesta

47Legge n. 396/75 “Convenzione europea relativa al rimpatrio dei minori: L’Aja, 28 maggio 1970”. http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Conv.%20Aja%201970%20Rimpatrio.pdf. Tale convenzione individua nel titolo I, in primis il termine “minore” indicante ogni persona che non abbia ancora raggiunto la maggiore età e che non abbia la capacità di fissare da sola la propria residenza. Individua inoltre, sempre nello stesso titolo, il rimpatrio di un minore come il trasferimento di quest’ultimo da uno Stato contraente ad un altro Stato contraente, sia quest’ultimo Stato o meno lo Stato di cui il minore è cittadino.

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di rimpatrio è avanzata dallo Stato per motivi specifici, soprattutto nel caso in cui la

presenza del minore sul territorio di altro Stato sia incompatibile con misure di

protezione o rieducazione, già adottate precedentemente nei suoi confronti dalle autorità

competenti del luogo di residenza, e la cui applicazione necessita la presenza del minore

sul territorio dello Stato in cui ha residenza o cittadinanza. La suddetta Convenzione

stabilisce inoltre che nessuna decisione di rimpatrio possa essere presa prima che sia

stato sentito personalmente il minore, rispettando così l’articolo 12 della Convenzione

sui diritti dell’infanzia del 1989, il quale prevede che i minori abbiano il diritto di essere

ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano. La Convenzione europea

relativa al rimpatrio dei minori stabilisce inoltre che la richiesta di rimpatrio possa

essere respinta laddove lo Stato sul cui territorio si trova il minore, valuti che il

rimpatrio sia contrario agli interessi dello stesso, o incompatibile con misure di

protezione o rieducazione adottate nel medesimo Stato48.

Tutto ciò distingue i minori romeni non accompagnati, dai minori stranieri non

accompagnati, nei confronti dei quali si applica l’articolo 19 del Testo Unico

sull’immigrazione, che prevede l’inespellibilità del minore49. Per essi è però stato

istituito il rimpatrio assistito50, che viene disposto esclusivamente dal Comitato per i

48 Legge n. 396/75 “Convenzione europea relativa al rimpatrio dei minori: L’Aja, 28 maggio 1970”.

http://www.anci.it/Contenuti/Allegati/Conv.%20Aja%201970%20Rimpatrio.pdf. L’art. 8 al comma b stabilisce che lo Stato a cui viene richiesto il rimpatrio del minore, possa respingere la richiesta laddove il rimpatrio venga ritenuto contrario agli interessi del minore, in particolare ove quest’ultimo abbia vincoli familiari o sociali effettivi o quando il rimpatrio sia incompatibile con una misura di protezione o di rieducazione adottata dallo Stato ospitante. 49 D. Lgs. n. 286/98 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla

condizione dello straniero”. http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/98286dl.htm. L’art. 19 stabilisce che non è prevista l’espulsione degli stranieri minori di anni diciotto, salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulsi. In base a questa disposizione la posizione giuridica del minore straniero sul territorio nazionale è sempre regolare o comunque regolarizzabile attraverso un permesso di soggiorno per minore età rilasciato a quest’ultimo proprio in conseguenza della sua condizione di in espellibile. 50 Art. 7, comma 1, del d.p.c.m. 535/99 “Regolamento concernente i compiti del Comitato per i minori stranieri,a

norma dell'articolo 33, commi 2 e 2-bis,del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286”. http://www.lavoro.gov.it/md/AreaSociale/Immigrazione/Documents/DPCM_535_1999.Per rimpatrio assistito si intende l’insieme delle misure adottate allo scopo di garantire al minore interessato l’assistenza necessaria fino al ricongiungimento con i propri familiari o al riaffida mento alle autorità responsabili del paese di origine. Tale rimpatrio è predisposto dal Comitato per i minori stranieri.

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minori stranieri laddove esso costituisca l’unica modalità per garantire l’interesse

superiore del minore.

L’accordo Italo – romeno trova applicazione nel 2009.

2.4. L’applicazione dell’accordo Italo – Romeno

L’accordo Italo - Romeno viene applicato in Italia nel 2009, mediante l’emanazione di

una Circolare da parte del Ministero dell’Interno51, la quale si occupa della gestione del

fenomeno dei minori romeni non accompagnati sul territorio dello Stato italiano.

La Circolare stabilisce gli ambiti di applicazione dell’accordo, individuando quindi i

principali destinatari, ovvero : i cittadini romeni minori di età, entrati nel territorio dello

Stato italiano non accompagnati né da uno dei genitori, né dal tutore, né da persona che

risulti esserne il legittimo affidatario secondo la legge romena; i minori romeni che si

vengono a trovare nelle suddette condizioni a seguito dell’ingresso in Italia; i minori

romeni che non ricevono più assistenza da parte dei genitori o del tutore o

dell’affidatario nominato, a causa di incuria, negligenza o trascuratezza grave, rilevata e

valutata tale dalla competente autorità italiana, a seguito della sussistenza di una

situazione di rischio tale da pregiudicarne il percorso di crescita psico-fisico, morale e

sociale52.

51 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 146. Circolare protocollo n. 246 del 20 gennaio 2009 “Direttiva sulla gestione della presenza dei minori romeni non

accompagnati o in difficoltà presenti sul territorio italiano” emanata dal Ministero dell’Interno, in particolar modo dalla Direzione Centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo Organismo Centrale di raccordo per la protezione dei minori comunitari non accompagnati. Tale circolare ribadisce i compiti dell’Organismo centrale di raccordo e fissa le linee guida di intervento per i soggetti coinvolti nei confronti dei minori romeni non accompagnati trovati sul territorio italiano. 52 Idem n. 51, p. 148. Disposizioni contenute nella sezione “Ambito di applicazione dell’Accordo tra Italia e

Romania”. I principali destinatari dell’ accordo Italo – romeno sono quindi quei minori definiti anche nell’articolo 1, comma 2, dell’Accordo stesso.

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La Circolare individua poi tutti i soggetti istituzionali coinvolti nell’approccio con tali

minori, e soprattutto per ognuno di essi definisce le attività fondamentali da compiere e

le responsabilità conseguenti53. I principali soggetti coinvolti sono:

• le autorità di pubblica sicurezza54, le quali in genere entrano per prime

direttamente in contatto con il minore. Tali autorità hanno l’obbligo di

identificarlo, inserire i suoi dati in una scheda informativa appositamente

dedicata all’interno della banca dati, e procedere quindi alla segnalazione del

ritrovamento al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni

competente, alla Prefettura competente, all’Organismo centrale di Raccordo e

all’Ente locale;

• il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni

territorialmente competente55, ricevuta comunicazione del ritrovamento del

minore da parte delle autorità di pubblica sicurezza, richiede al Giudice minorile

presso il Tribunale per i minorenni l’apertura di un procedimento a tutela del

minore. Quest’ultimo provvede a contattare l’Ente locale competente per

consentirne il collocamento in luogo sicuro;

53 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Roma, 2010, p. 146. Circolare protocollo n. 246 del 20 gennaio 2009 “Direttiva sulla gestione della presenza dei minori romeni non accompagnati

o in difficoltà presenti sul territorio italiano” , p. 148. Disposizioni contenute nella sezione “Linee di azione per i

soggetti istituzionali coinvolti”. Tale sezione prevede per i vari soggetti istituzionali coinvolti, ul processo di gestione della presenza dei minori romeni non accompagnati o in difficoltà suddiviso in cinque fasi fondamentali: 1. ritrovamento e identificazione del minore; 2. Segnalazione del minore; 3. Affidamento del minore ad una struttura di accoglienza; 4. Gestione del programma di rientro del minore; 5. Monitoraggio post rientro del minore nel paese di origine. 54 Idem n. 53, p. 150. Disposizioni contenute nella sezione “Attività delle Autorità di Pubblica Sicurezza”. Le autorità di pubblica sicurezza si occupano quindi delle fasi di ritrovamento, identificazione e segnalazione del minore. Esse debbono in primis accertare le generalità, la nazionalità comunitaria ed in particolare romena e la minore età del minore. Nonché debbono registrare obbligatoriamente il sesso del minore, la data e la località del ritrovamento ed inoltre l’espressione della volontà del minore di rientrare nel paese di origine. 55 Idem n. 53, p. 157. Disposizioni contenute nella sezione “Attività della Procura per i Minorenni”. La Procura per i minorenni si occupa quindi della fase di apertura della tutela nei confronti del minore. Essa deve inoltre essere informata tempestivamente dall’Organismo centrale di raccordo circa notizie ed eventi relativi al minore stesso.

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• la Prefettura56 ha la responsabilità del coordinamento delle attività che vanno

svolte nei confronti del minore nello specifico territorio, in particolare deve

validare la segnalazione di ritrovamento ricevuta da parte delle autorità di

pubblica sicurezza e deve provvedere ad incaricare un assistente sociale per la

tutela del minore, che monitori la fase di affidamento alla struttura di

accoglienza, e che ne segua l’iter fino al rientro in Romania;

• l’ Organismo centrale di raccordo57 (come illustrato nel secondo paragrafo), è un

organismo al di sopra di tutti gli altri, ne coordina quindi le varie attività e nel

momento in cui riceve la segnalazione della presenza di un minore romeno non

accompagnato sul territorio italiano, invia immediata comunicazione alle

Autorità romene, le quali avviano ulteriori indagini sullo specifico minore

segnalato, ed insieme elaborano il programma di rientro in Romania, definendo

un progetto socio - educativo per lo stesso. L’Organismo ha inoltre il compito di

monitorare l’andamento del progetto in Romania;

• l’ente locale58 infine ha il compito di affidare il minore segnalatogli dal Giudice

tutelare, presso una struttura di accoglienza idonea, elaborando e applicando il

programma di assistenza in Italia nei confronti del minore. Infine collabora con

gli altri soggetti alla definizione del programma di rientro in Romania. 56 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Roma, 2010, p. 146. Circolare protocollo n. 246 del 20 gennaio 2009 “Direttiva sulla gestione della presenza dei minori romeni non accompagnati

o in difficoltà presenti sul territorio italiano”, p. 156 Disposizioni contenute nella sezione “Attività della Prefettura”. La Prefettura può ricevere direttamente comunicazione del ritrovamento di un minore romeno non accompagnato sul territorio italiano, nel caso in cui questo ritrovamento sia avvenuto da parte di una struttura del territorio (ospedale, presidio sanitario, ecc.), ed in questo caso è la Prefettura stessa ad inviare comunicazione del ritrovamento al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni territorialmente competente. 57Idem n. 56, p. 152. Disposizioni contenute nella sezione “Attività dell’Organismo Centrale di Raccordo”. L’Organismo centrale di raccordo può ricevere comunicazione della presenza di un minore romeno non accompagnato sul territorio italiano anche direttamente da parte delle Autorità romene (attivate anch’esse da una segnalazione loro pervenuta), in questo caso deve tempestivamente segnalare la notizia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni territorialmente competente ed alla Prefettura. 58 Idem n. 56, p. 158. Disposizioni contenute nella sezione “Attività dell’Ente locale competente e della Struttura di

accoglienza”. L’ente locale deve coordinarsi direttamente con l’assistente sociale incaricato di seguire il caso del minore e deve provvedere al trasferimento materiale e all’accompagnamento del minore presso una struttura di accoglienza idonea ed accuratamente selezionata, tenendo conto dell’età del minore e del suo grado di vulnerabilità. Esso deve inoltre provvedere ad aggiornare la scheda informativa del minore stesso.

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Tale Circolare inoltre predispone il percorso di assistenza e tutela da seguire nel

momento in cui avviene il ritrovamento di un minore romeno non accompagnato sul

territorio italiano.

2.5. Il percorso di assistenza e tutela

Il percorso di assistenza e tutela di un minore romeno non accompagnato può essere

suddiviso in tre fasi principali59:

a) La prima fase è sicuramente quella del ritrovamento del minore sul territorio

italiano, in genere da parte delle autorità locali di Pubblica Sicurezza, le quali

provvedono tempestivamente a segnalare il minore al Procuratore della Repubblica

presso il Tribunale per i minorenni territorialmente competente, il quale a sua volta

richiede al Giudice tutelare dello stesso Tribunale di aprire un procedimento di

tutela nei confronti del minore segnalato, e successivamente il Prefetto competente

provvederà ad assegnare un tutore, in genere un assistente sociale, al minore.

Contestualmente le autorità di Pubblica Sicurezza devono effettuare attività di

identificazione dello stesso, soprattutto per accertare la nazionalità comunitaria,

quindi romena, e la minore età. Devono inoltre effettuare indagini sulla presenza in

Italia di familiari del minore e su eventuali precedenti ritrovamenti e/o segnalazioni

dello stesso. Successivamente le autorità trasmettono le informazioni raccolte: alla

Prefettura competente; all’Organismo Centrale di Raccordo; e all’Ente locale

59 Cittalia, Fondazione Anci ricerche, Minori romeni in Italia, strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 105. Secondo il testo il processo amministrativo da seguire nella gestione dei casi dei minori romeni non accompagnati può essere suddiviso in tre fasi principali: 1. Fase di ritrovamento, identificazione e segnalazione del minore; 2. Fase di assegnazione del minore ad una struttura di assistenza e progettazione del programma di assistenza e rientro nel paese di origine; 3. Fase di monitoraggio delle azioni che coinvolgono il minore, anche dopo il suo rientro in patria.

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competente. Tale fase è quindi quella del disbrigo delle principali attività

burocratiche che il ritrovamento del minore comporta.

b) La seconda fase è invece quella di assistenza e tutela vera e propria del minore, da

parte delle nostre Istituzioni. Infatti questa è la fase di assegnazione del minore

presso una struttura di assistenza locale, dopo aver compiuto l’intero iter della prima

fase, e soprattutto dopo l’assegnazione di un tutore. Il Giudice tutelare che apre il

provvedimento di tutela contestualmente contatta l’Ente locale al fine di consentire

il collocamento del minore in un luogo sicuro. In genere sono strutture di prima

accoglienza, alle quali esso viene affidato e dove può risiedere fino al momento in

cui deve rientrare in patria, sulla base del progetto per lui elaborato. In queste

strutture appunto viene attuato il programma di assistenza, con misure socio-

educative e viene definito il programma di rientro e accoglienza del minore in

Romania in collaborazione con le Autorità Romene. In tutto il periodo di

permanenza del minore presso la struttura, le strutture sanitarie preposte forniscono

l’assistenza sanitaria necessaria.

c) La fase di assistenza e rientro del minore, che costituisce il terzo ed ultimo momento

del percorso di assistenza e tutela, ma anche il nucleo dell’intervento di

reintegrazione sociale, viene definito sin dal momento dell’inserimento del minore

nella struttura di accoglienza. L’Organismo centrale di raccordo concorda e

definisce con le Autorità romene, con le Prefetture del territorio, ma soprattutto con

le strutture di accoglienza, il progetto socio-educativo, le modalità e la data di

rimpatrio del minore. Durante la fase del rimpatrio le Autorità romene, in particolar

modo il Console, assumono la tutela giuridica del minore.

Una volta che quest’ultimo è rientrato in Romania, continua lì il progetto socio-

educativo concordato con le Istituzioni italiane, ed è proprio l’Organismo centrale di

raccordo ad assumersi il ruolo di monitoraggio di tale progetto anche attraverso

visite successive in Romania.

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Per ogni minore romeno ritrovato sul territorio italiano viene creata un’apposita scheda

informativa, contenente tutte le informazioni anagrafiche e familiari rilevate, e

consultabile ma soprattutto aggiornabile da parte di tutti i soggetti istituzionali coinvolti.

Vi si possono aggiungere, infatti, informazioni sul programma di assistenza e rientro

progettato e concordato, ed anche le informazioni raccolte dall’Organismo centrale di

raccordo sull’evoluzione del progetto di assistenza del minore in Romania.

La situazione presentata in questo capitolo ha motivazione di esistere soprattutto a causa

dei cambiamenti sociali ed economici che ha attraversato la Romania a partire da

Ceausescu sino ad oggi. Questi cambiamenti si sono ripercossi soprattutto sulle famiglie

con minori, ed hanno incrementato il numero dei minori che vivono soli in Romania.

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3. Un confronto tra Romania e Italia. I dati ufficiali e le politiche

sociali

3.1. La situazione in Romania

3.1.1. I dati e le caratteristiche del fenomeno dei minori soli

Dagli anni Novanta, ovvero dal momento in cui la Romania comincia ad assistere ad un

processo migratorio che interessa l’intera popolazione a causa delle gravi condizioni

sociali ed economiche (già illustrate nel primo capitolo) che la affliggono. Comincia, al

contempo, ad incrementarsi nel Paese il fenomeno dei minori soli, cosiddetto anche

degli “orfani bianchi”, ovvero di quei minori rimasti in Romania, i cui genitori sono

invece emigrati all’estero. Una ricerca dell’UNICEF del 200860, parla di più di 350.000

orfani bianchi presenti in tutto il Paese. La maggioranza di loro risiede nelle aree rurali e

depresse del paese, affidati ai nonni nel migliore dei casi, a parenti o addirittura

semplicemente al controllo dei vicini di casa in attesa dei ricongiungimenti familiari.

Secondo la suddetta ricerca il padre è la figura che risulta essere più assente rispetto a

quella della madre ( 157.000 casi a fronte di 70.000), di conseguenza sono circa 126.000

i casi in cui entrambi i genitori sono emigrati all’estero. La regione romena con la più

alta concentrazione di minori con genitori all’estero è sicuramente la Moldavia con

100.000 unità, seguita poi dalle regioni della Muntenia, della Transilvania, della Crisana

60 UNICEF Romania, Bambini con genitori a distanza, Unicef, Romania, 2008. La traduzione del documento è stata fatta me mediante l’utilizzo del traduttore informatico Google traduttore. I dati di questa ricerca sono però molto sommari a causa della difficoltà nel reperire dati certi legata all’aspetto caratterizzante la migrazione romena, ovvero la circolarità. Tale dinamica, nonché la paura di interventi istituzionali, frena i genitori dal dichiarare alle istituzioni competenti la propria partenza.

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– Maramures - Banat e dell’Oltenia. Si stima che solo a Bucarest il numero degli orfani

bianchi sia vicino alle 30.000 unità.

Questi minori sono maggiormente vulnerabili, poiché risentono fortemente della

separazione dai propri genitori, vivendola spesso come un vero e proprio abbandono.

L’assenza di entrambi i genitori, o anche soltanto della madre, ha infatti ripercussioni

importanti e negative sulla nutrizione di questi minori, sulle condizioni igienico

sanitarie, sul loro sviluppo psico – fisico e sullo stile di vita.

Un recente studio condotto dalla Fondazione L’Albero della Vita61, ha evidenziato i

rischi maggiori ai quali vanno incontro questi minori, identificandoli in: sovraccarico

dei compiti domestici che li conduce a maturare e ad assumersi grandi responsabilità

prima del tempo, trasformandoli in minori adultizzati; vulnerabilità fisica e psicologica

che li espone maggiormente al rischio di tratta, di lavoro minorile, di sfruttamento

sessuale e di abuso. Tali situazioni determinano una profonda difficoltà ad acquisire

comportamenti etico – morali e life skills, come l’autonomia decisionale, la fiducia in se

stessi, l’autostima, nonché le capacità comunicative e relazionali. Inoltre per loro c’è

anche il pericolo di una vita sessuale precoce con i conseguenti rischi di contrarre

malattie sessualmente trasmissibili e sperimentare gravidanze indesiderate.

È molto importante sottolineare che gli effetti suddetti, causati dalla partenza di uno o

entrambi i genitori, varino molto, in quanto dipendono prevalentemente dalla relazione

tra i genitori prima della loro partenza e dall’evoluzione che quest’ultima ha avuto nel

periodo della migrazione, così come dal contesto della famiglia allargata e soprattutto

61Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti. I minori romeni e le loro famiglie in Italia, Franco Angeli, Milano, 2012, p.7. Il progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea “Children's rights in action.

Improving children's rights in migration across Europe” è nato nel 2011, viene coordinato dalla fondazione L'albero della vita di Milano e vede come partner la fondazione ISMU, l'Università di Barcellona, la Fundaciò Institut de Reinserciò Social e l'associazione Alternative Sociale di Iaşi. Scopo del progetto analizzare le condizioni dei bambini romeni coinvolti nel processo migratorio familiare, in Romania, Italia, Spagna e sviluppare delle buone prassi per ridurre la loro condizione di vulnerabilità. L'Albero della Vita collabora con Associazia Alternative Sociale attraverso una serie di attività nell'area di Iasi, con l'obiettivo di prevenire e ridurre gli effetti negativi della migrazione sui bambini e sostenere le famiglie che si occupano di loro, sensibilizzare le istituzioni e gli enti preposti sul tema degli orfani bianchi.

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dall’età del bambino al momento della partenza dei genitori. Molti di questi minori

riescono poi a ricongiungersi con i propri genitori nel paese dove sono emigrati, ma

sempre più orfani bianchi decidono autonomamente di emigrare all’estero da soli,

assumendo così la condizione di minore romeno non accompagnato.

Le misure di assistenza nei confronti dei minori romeni soli si sono evolute nel corso

degli anni, a partire dal regime di Ceausescu fino ad oggi.

3.1.2. L’evoluzione dell’assistenza ai minori in difficoltà in Romania: da

Ceausescu agli anni Novanta

Il fenomeno dei minori soli in Romania non è un fenomeno nato negli anni Novanta, in

realtà comincia a manifestarsi nel Paese soprattutto a partire dal 1965, anno di

insediamento al potere di Nicolae Ceausescu. Questo, preoccupato dal forte calo

demografico che si registra nel paese, promuove un ambizioso progetto di incremento

delle nascite basato fondamentalmente sul divieto di aborto, introdotto dal Decreto 770

del 196662. Nei primi due anni successivi all’emanazione del Decreto si registra un

notevole incremento delle nascite. Questi nuovi nati diventano però ben presto dei

bambini in più, i cosiddetti “figli di Ceausescu”, dei quali le famiglie non riescono a

prendersi cura a causa della difficilissima situazione economica. Lo stesso Ceausescu

decide di intervenire per risolvere la situazione attraverso l’istituzionalizzazione di tali

minori. Nasce così un sistema di tutela all’infanzia fortemente centralizzato, ma

soprattutto basato sull’intervento diretto dello Stato per l’accudimento dell’infanzia,

62 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 63. Decreto del 1966 n. 770. Purtroppo non sono riuscita a rintracciare il testo completo né il titolo di tale decreto. Questo decreto introduce il divieto di aborto prevedendo però alcune eccezioni per i seguenti casi: le donne con più di 45 anni; le donne con quattro o più figli; le donne vittime di violenza o incesto; la presenza di gravi rischi per la sopravvivenza della madre o di malformazioni congenite del feto. Dopo i primi due anni di applicazione comincerà a diffondersi enormemente la pratica degli aborti illegali.

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piuttosto che orientato ad offrire sostegno e servizi alle famiglie con minori in

condizioni di difficoltà63.

In questi anni cresce enormemente il numero dei minori istituzionalizzati, nonostante

non tutti siano orfani di entrambi i genitori, che spesso non verranno più ricongiunti alle

loro famiglie di origine. In tutto il paese si moltiplica il numero degli istituti per

l’infanzia così suddivisi:

• i leagan64( in italiano: altalena), istituti di cura per minori da 0 a 3 anni, gestiti

dal Ministero della Sanità;

• le case dei copii ( in italiano: case dei bambini), per bambini in età scolare,

attribuiti al Ministero della Educazione;

• i gradinite ( in italiano: asili), per bambini con malattie mentali catalogate come

incurabili e i camine spital ( in italiano: case ospedale), per bambini con malattie

mentali catalogate come curabili, entrambi sotto la responsabilità della

Segreteria di Stato per l’handicap;

• speciali istituti educativi e di formazione professionale, per i ragazzi dai 14 ai 23

anni, sotto il coordinamento del Ministero del Lavoro.

Tutti i suddetti istituti sono coordinati dalla Commissione Centrale per la protezione dei

minori presso il Ministero del Lavoro romeno65.

Negli anni del regime si stima che circa 100.000 minori sono stati istituzionalizzati.

63 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 63. Il sistema di tutela dell’infanzia di quegli anni, era fortemente centralizzato. L’assistenza all’infanzia era quasi totalmente istituzionalizzata e pochissimi sforzi, se non addirittura nulli, venivano fatti per riunire il minore in difficoltà alla propria famiglia o per incoraggiare l’adozione. 64Idem n. 63, p. 64. Il numero dei leagan nel periodo del regime di Ceausescu raddoppia, arrivando nel 1989 a 66 istituti, distribuiti nelle 41 regioni della Romania e nei distretti della municipalità di Bucarest. 65 Idem n. 63, p. 64. La Commissione Centrale per la protezione dei minori istituita presso il Ministero del Lavoro, costituiva in quegli anni, il soggetto centrale che gestiva totalmente il sistema di tutela dell’infanzia, quindi tutti i vari istituti presenti.

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A seguito della caduta del regime, alcuni studi, testimonianze ed articoli di giornale

mettono in evidenza le reali condizioni di vita all’interno di questi istituti, condizioni

fortemente disumane, dove opera personale non adeguatamente formato, e dove i

bambini trascorrono la loro giornata prevalentemente a letto, in camerate da 10 a 50

posti e dove sono frequenti abusi e vessazioni. Inoltre in questi istituti purtroppo, molti

bambini contraggono l’HIV a seguito di micro trasfusioni di sangue eseguite sui neonati

al fine di rafforzare il loro sistema immunitario66.

Dopo la caduta del regime nel 1989, si apre un importantissimo periodo di transizione

durato fino al 199667, guidato dal presidente Constantinescu, durante il quale vengono

introdotte modifiche importanti nelle politiche per la famiglia. Innanzitutto l’aborto

torna ad essere legale, aumenta poi il numero degli operatori negli istituti per minori, e

migliorano le loro qualifiche, vengono infine introdotti aiuti parificati alle famiglie con

figli dei contesti urbani e delle aree rurali68.

Nel 1990 la Romania ratifica la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia delle

Nazioni Unite. Nello stesso anno con la legge n. 1169 apre alle adozioni internazionali,

che fino ad allora non erano permesse se non per casi rari ed eccezionali, ed il loro 66Human Rights Watch, Romania: discrimination closes doors for children with HIV, 2006. http://www.hrw.org/news/2006/08/01/romania-discrimination-closes-doors-children-hiv . La traduzione del testo è stato fatta da me mediante l’utilizzo del traduttore informatico Google traduttore. Questi minori contagiati dall’HIV sono oggi circa 7.200 ed hanno un’età compresa tra i 15 ed i 19 anni. Molti di loro sono stati contagiati tra il 1986 ed il 1991 a causa di trasfusioni di sangue non controllate. La maggior parte di loro vive in condizioni di forte discriminazione dal punto di vista sanitario, scolastico e lavorativo. Il Governo romeno li ha totalmente abbandonati. 67 Cittalia, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Fondazione ANCI ricerche, Roma, 2010, p. 66. Dal 1989 al 1993 si registra un forte calo dell’istituzionalizzazione dei minori, dato alquanto positivo anche se letto alla luce del parallelo calo della natalità. Dopo il 1993 però il numero dei minori istituzionalizzati inizia nuovamente a salire raggiungendo i livelli del 1990. Nel contempo continua a decrescere il tasso di natalità. 68 Flavia Piperno (a cura di), Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in

Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI, Roma, 2009, p. 21. Dopo il 1989 molti soggetti internazionali si sono dati da fare per promuovere e migliorare la tutela dell’infanzia in Romania. L’Unione Europea e l’Unicef hanno sostenuto il processo di riforma attraverso l’istituzione di fondi e programmi di supporto per le Istituzioni romene. 69 Idem n. 67, p. 68. Legge del 1990 n. 11. Purtroppo non sono riuscita a rintracciare il testo completo né il titolo di tale legge. Questa legge istituisce la possibilità di adozioni internazionali di romeni soli o in difficoltà in Romania. Grazie a tale legge, in meno di un anno, da agosto 1990 a luglio 1991, si stima che vengano adottati all’estero circa 10.000 minori romeni. Tale dato però è incompleto perché non tiene conto del numero elevato di adozioni avvenute tramite percorsi illegali.

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numero cresce immediatamente in maniera incontrollata, infatti si passa dai quasi 3.000

casi del 1990 ai 7.000 casi del 1991. Purtroppo però da subito sono numerosi anche i

casi di corruzione e di percorsi adottivi illegali, così il governo romeno è obbligato ad

intervenire modificando la legge n. 11, e prevedendo dei restringimenti per le adozioni

internazionali, prediligendo così interventi di sostegno a favore dei minori in difficoltà

nel paese di origine70.

Nel 1996 termina la fase di transizione ed inizia un periodo di grandi riforme in tema di

tutela dei minori.

3.1.3. L’evoluzione dell’assistenza ai minori in difficoltà in Romania: dagli anni

Novanta ad oggi

Il 1997 è l’anno che segna l’avvio di una fase di incisive riforme nella tutela dei minori.

Nel mese di gennaio viene attivato a livello centrale, il Dipartimento di protezione

minorile, con compiti di coordinamento generale e di elaborazione delle politiche per la

protezione dei minori, il quale si impegna ad effettuare un censimento di tutti i bambini

istituzionalizzati, dal quale emerge che nello stesso anno il loro numero è pari a circa

100.000 unità, presenti in 653 istituti. Di questi minori il 14% ha un unico genitore, solo

il 2% è orfano di entrambi i genitori, mentre il 49% non ha nemmeno un certificato di

nascita71. Inoltre a partire sempre dal 1997, la responsabilità del sistema di protezione

dell’infanzia, che fino a quel momento è stata interamente centralizzata sotto diversi

Ministeri, viene ora trasferita alle Regioni, e vengono così attivate 41 Direzioni 70 Cittalia, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Fondazione ANCI ricerche, Roma, 2010, p. 68. La politica sociale del Governo romeno punta a sostenere l’integrazione del minore nella famiglia di origine, e dove ciò non sia possibile si punta prima sull’affidamento ad una famiglia esterna ma sempre romena, ed in seguito, eventualmente, si tenta l’inserimento in casa famiglia. 71 Idem n. 70, p. 68. Il 1997 è l’anno che segna l’avvio di una fase di cambiamenti importanti nell’ambito della tutela dell’infanzia, in particolar modo prende il via il processo di decentramento del sistema di tutela dell’infanzia. Per i minori censiti soltanto nel 2% dei casi i genitori hanno dato il consenso per l’adozione.

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regionali, una per ogni regione, per la protezione del bambino e 6 Direzioni per ciascun

distretto di Bucarest. Tali Direzioni hanno responsabilità dirette, di carattere finanziario

ed operativo, per quanto riguarda i minori in difficoltà e la rete delle strutture di

accoglienza, al fine di prevenire l’istituzionalizzazione attraverso il sostegno alle

famiglie, per arrivare così alla chiusura di tutti gli istituti72.

Nel 2001, con il presidente Iliescu, il governo adotta un piano strategico pluriennale

(2001-2004)73 sulla protezione dei minori in difficoltà, il quale propone una serie di

servizi alternativi all’istituzionalizzazione, fondati sulla prevenzione della separazione

del minore dal proprio contesto familiare, attraverso l’attivazione di servizi di supporto

alle famiglie.

L’innovazione fondamentale è però introdotta dalla legge n. 272 del 200474, per mezzo

della quale le Istituzioni e la società civile si rendono responsabili di garantire i diritti

dei bambini così come essi sono definiti nella Convenzione delle Nazioni Unite per i

diritti del fanciullo. A seguito di ciò nel 2005, viene istituita a livello centrale, l’Autorità

nazionale per la protezione dei diritti del fanciullo all’interno del Ministero del Lavoro,

della Solidarietà sociale e della Famiglia. A livello regionale accanto alle Direzioni

regionali per l’assistenza sociale e la protezione del fanciullo precedentemente citate,

72 Cittalia, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Fondazione ANCI ricerche, Roma, 2010, p. 69. Prende così definitivamente il via il processo di decentramento del sistema di tutela dell’infanzia romena. Tale processo è stato inoltre favorito dalla volontà della Romania di entrare a far parte dell’Unione Europea. 73 Idem n. 72, p. 70 e ss. Strategia sulla Protezione dei Minori in difficoltà, 2001-2004. La traduzione del testo è stata fatta da me utilizzando il traduttore informatico Google traduttore. Con tale piano strategico il Governo Romeno attiva nuovi servizi di sostegno alle famiglie in difficoltà,quali: affidamento dei minori a parenti,famiglie sostitutive o assistenti maternali; affidamento dei minori a strutture residenziali,centri di accoglienza,centri di cura e assistenza,recupero e riabilitazione per minori con disabilità. 74 Idem n. 72, p. 71 e ss. Legge del 2004 n. 272 “Diritti dei minori” entrata in vigore in Romania nel 2005. Purtroppo non sono riuscita a rintracciare il testo completo né il titolo di tale legge. Questa legge stabilisce che la responsabilità primaria della cura dei minori è affidata ai genitori in primo luogo, quindi alla famiglia estesa e alla comunità locale cui i minori appartengono. L’intervento dello Stato ha quindi un ruolo complementare all’azione delle autorità locali, è ha il dovere di assicurare la protezione del minore e l’osservanza di tutti i suoi diritti, deve intervenire in caso di abusi o quando il minore sia in stato di grave deprivazione. A beneficiare di tale protezione sono i minori romeni che vivono in Romania, i minori romeni che vivono all’estero,i minori che non sono di cittadinanza romena ma che si trovano sul territorio romeno,i minori che richiedono o beneficiano dello status di rifugiato, i minori stranieri che si trovano sul territorio romeno in condizioni di emergenza.

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operano anche le Commissioni per la protezione del fanciullo, subordinati entrambi ai

Consigli Regionali.

Oggi il welfare per i minori in Romania è strutturato in maniera complessa e articolata

coinvolgendo sia il governo centrale che le istituzioni locali75. L’Autorità nazionale per

la tutela dei diritti infantili è sotto il coordinamento del Governo nazionale, il quale

coordina inoltre l’Ufficio romeno per le adozioni; i Servizi di tipo residenziale o

familiare sono invece coordinati, a livello locale, dai Consigli di Contea. Il Servizio di

assistenza sociale gestisce i servizi di assistenza giornaliera ed è coordinato anch’esso a

livello locale, dai Consigli Locali. Continua quindi il processo di decentramento per il

sistema di tutela e protezione nei confronti dell’infanzia che intende abolire

l’istituzionalizzazione76.

Vediamo ora come l’evoluzione della situazione economico – sociale e delle politiche

sociali nei confronti dell’infanzia in Romania, abbiano comportato dei cambiamenti

importanti nel flusso dei minori romeni non accompagnati diretti in Italia, soprattutto a

partire dal 2007, anno di ingresso della Romania in Unione Europea.

75 Cittalia, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Fondazione ANCI ricerche, Roma, 2010, p. 80. Il nuovo sistema di presa in carico dei minori in difficoltà prevede 4 fasi fondamentali: 1. La segnalazione: può arrivare da un insegnante, un assistente sociale, un medico o chiunque altro sia a conoscenza della situazione di rischio del minore; 2. I provvedimenti preventivi: la prevenzione è considerata fondamentale. Gruppi locali di professionisti devono aiutare le famiglie e i singoli a risolvere i loro problemi; 3. La protezione speciale: attivabile nel caso in cui la situazione familiare sia talmente critica da determinare l’allontanamento del minore dal nucleo familiare, affidato presso una famiglia affidataria o presso un servizio residenziale; 4. L’intervento giudiziario: attivabile nel caso in cui i genitori del minore impediscono l’allontanamento dello stesso dal nucleo familiare. 76Idem n. 75, p. 81. Per quanto riguarda i servizi per l’infanzia, oggi in Romania si cerca di colmare le distanze esistenti tra le varie regioni del paese. Maggiore attenzione è rivolta inoltre alla formazione degli operatori professionali impegnati nei suddetti servizi.

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3.2. La situazione in Italia

3.2.1. Dati sul fenomeno dei minori romeni non accompagnati

Sottolineando nuovamente che dal 2007, anno dell’ingresso della Romania nell’Unione

Europea, i minori romeni non accompagnati siano usciti dalla competenza del Comitato

per i minori stranieri è stato predisposto un nuovo Organismo sostitutivo, ovvero

l’Organismo centrale di raccordo (OCR), devo dire con rammarico che per me è stato

molto difficile entrare in contatto con tale Organismo. E pertanto non mi è stato

possibile riuscire a reperire da quest’ultimo dati aggiornati sulle sue attività, in

particolar modo dati quantitativi sulla presenza attuale dei minori non accompagnati di

origine romena. Mi vedo così costretta a presentare gli ultimi dati diffusi

dall’Organismo, risalenti al periodo compreso tra febbraio ed ottobre 2009, che

possono comunque fornire un quadro della situazione, anche se parziale, tale da poterci

permettere di conoscere meglio il fenomeno dal punto di vista quantitativo.

A partire dal mese di febbraio 2009 fino a tutto ottobre 2009, nel sistema informatico

dell’Organismo centrale di raccordo, sono state registrate circa 157 segnalazioni di

minori romeni non accompagnati77, pari solo al 7,3 % dei 2.336 minori romeni censiti

dal Comitato per i minori stranieri alla fine del 2006. Questo dato ci dice molto

sull’evoluzione del fenomeno a seguito dell’ingresso della Romania nell’Unione

Europea. Sicuramente il numero dei minori romeni non accompagnati che dal loro paese

giungono in Italia non è diminuito, anche perché da cittadini comunitari è più facile per

loro muoversi nell’area Schengen. A mio avviso, con molta probabilità, è invece mutata

l’attenzione delle istituzioni italiane nei loro confronti, diminuita di intensità e assiduità,

77 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 119. Elaborazione dati contenuti nel settimo capitolo. La frequenza media di queste segnalazioni è stata pari a 18 segnalazioni al mese, con un picco riscontrato nel mese di luglio che ha registrato addirittura 37 segnalazioni, seguito dal mese di giugno con 25 segnalazioni pervenute, ed il mese di febbraio con 22 segnalazioni.

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e questo ha pertanto favorito molti di questi minori a mimetizzare e nascondere la loro

condizione minorile.

La Tabella 3.1 ci mostra come la maggior parte di queste segnalazioni sia pervenuta

dalle Autorità Romene, circa 97 segnalazioni su 157 totali in tutta Italia, seguite da

quelle provenienti dalle Prefetture, mentre le segnalazioni effettuate dalle autorità di

Pubblica Sicurezza a seguito del ritrovamento del minore sul nostro territorio, ritenute le

più frequenti, siano in realtà molto rare78.

Tabella 3.1 – Segnalazioni registrate dall’OCR suddivise per Enti segnalanti. Dati

dal 1° febbraio 2009 al 31 ottobre 2009

Enti segnalanti Segnalazioni valori assoluti Segnalazioni valori %

Autorità Romene 97 61,8

Prefetture 34 21,6

Enti Locali 3 2

Tribunali per Minorenni 1 0,6

Autorità di Pubblica Sicurezza 5 3,1

Non rilevate 17 10,9

Totale 157 100

Fonte: elaborazione personale dati contenuti in Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in

Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010.

Mentre la Tabella 3.2 evidenzia che tra i 157 minori segnalati, 80 siano di sesso

maschile, mentre 77 di sesso femminile, quindi risulta una suddivisione quasi paritaria

tra i minori romeni e le minorenni romene. La fascia di età maggiormente rappresentata

è sicuramente quella relativa ad età comprese tra i 15 ed i 17 anni, con 58 casi, seguita

da quella relativa ad età comprese tra 0 e 3 anni, con 33 casi. Dei 157 minori romeni 78 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 123. I provvedimenti adottati dall’OCR a seguito della segnalazione del minore sono così ripartiti: minori ritrovati residenti in Romania (2% dei casi); minori adottati da famiglie italiane (5%); minori fuggiti dalla struttura di accoglienza (36%); minori rimpatriati (24%); sopraggiunta maggiore età (6%); minori risultati accompagnati (27%).

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non accompagnati segnalati, 151 ovvero circa il 96% sono stati identificati, nei loro

confronti sono così stati tempestivamente attivati programmi per l’assistenza durante la

permanenza in Italia e per il rimpatrio, solo in 60 casi si è provveduto al rimpatrio del

minore. La percentuale più alta di rimpatri si è registrata per minori di età compresa tra

0 e 9 anni79.

Tabella 3.2 – Segnalazioni registrate dall’OCR suddivise per fasce d’età. Dati dal

1° febbraio 2009 al 31 ottobre 2009

Età Maschi Femmine Totale Identificati

Non

identificati

Richieste di

informazioni

Richieste di

rimpatrio

0-3 anni 18 15 33 33 0 10 23

4-9 anni 11 12 23 23 0 11 12

10-14 anni 12 10 22 22 0 14 8

15-17 anni 29 29 58 58 0 46 12

Incerta 5 4 9 3 6 8 1 Maggiore età 5 7 12 12 0 8 4

Totale 80 77 157 151 6 97 60

Fonte: elaborazione dati contenuti in Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia:

strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010.

La Tabella 3.3 dimostra che la prima regione per numero di segnalazioni effettuate

all’Organismo, ovvero 35, sia sicuramente il Lazio, dove solo la città di Roma in

quell’anno ha effettuato 29 segnalazioni, pari al 22,3% del totale nazionale. Il Lazio è

seguito poi dalla Campania, con 30 segnalazioni totali, di cui 27 effettuate solo dalla

città di Napoli.

Per questi minori diverse sono le aree di provenienza e soprattutto le motivazione che li

spingono a partire.

79 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 124. Le richieste di informazioni sono invece preponderanti per le altre fasce d’età. Il provvedimento adottato più frequentemente a seguito della segnalazione del minore è l’archiviazione del caso per fuga del minore dalla struttura di accoglienza (36%), seguita dall’accertato accompagnamento del minore (27%) e dal suo rimpatrio (24%).

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Tabella 3.3 – Segnalazioni registrate dall’OCR suddivise per regione. Dati dal 1°

febbraio 2009 al 31 ottobre 2009

Fonte: elaborazione dati contenuti in Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia:

strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010.

Regione Numero Valore %

Abruzzo 6 3,8

Basilicata 0 0

Calabria 3 1,9

Campania 30 19,1

Emilia Romagna 17 10,8

Friuli Venezia Giulia 13 8,3

Lazio 35 22,3

Liguria 2 1,3

Lombardia 10 6,4

Marche 7 4,5

Molise 0 0

Piemonte 1 0,6

Puglia 4 2,5

Sardegna 3 1,9

Sicilia 6 3,8

Toscana 2 1,3

Trentino Alto Adige 1 0,6

Umbria 4 2,5

Valle d'Aosta 0 0

Veneto 6 3,8

Non associate a regione 7 4,5

Totale 157 100

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3.2.2. Le caratteristiche principali del fenomeno

La maggioranza di questi minori proviene dalle aree del Nord Ovest, del Nord Est, del

Sud Ovest e del Sud Est della Romania, come dimostrano la Tabella 3.4 e la cartina

fisica della Romania. I 157 minori segnalati all’OCR nel 2009, provengono in particolar

modo dal distretto di Satu Mare (con 33 casi), da quello di Maramures (con 30 casi), da

Suceava (con 27 casi), da Iasi (con 10 casi), da Bacau (con 11 casi), da Neamt (con 6

casi), da Craiova (con 28 casi) e da Bucarest ( con 12 casi).80 La maggior parte dei

contesti di provenienza sono rurali o villaggi che si trovano a ridosso delle periferie

delle grandi città, oppure provengono da città interessate da profondi processi di

deindustrializzazione81. Generalmente sono diretti nel Friuli Venezia Giulia

(prevalentemente verso Trieste e Udine), nel Lazio (quasi esclusivamente a Roma),

nella Lombardia (in genere a Milano), nella Liguria (soprattutto a Genova), ed infine

nell’Emilia Romagna (generalmente a Bologna). Sono diretti quindi verso le città più

grandi e nelle aree più sviluppate del nostro paese, o comunque in tutti quei centri dove

sono già presenti immigrati romeni adulti o minorenni. Ciò mostra, ancora una volta,

che si tratta comunque di giovani migranti.

80 Francesco Carchedi per l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, Presenza più numerosa dei minori

stranieri non accompagnati di cittadinanza romena nelle province italiane secondo la variabile luogo di nascita, Roma, 2009. Elaborazione dati. La maggior parte dei contesti di provenienza sono contesti rurali, villaggi che si trovano a ridosso delle periferie delle grandi città, oppure provengono da città interessate da profondi processi di deindustrializzazione. In molti casi emergono storie di famiglie in difficoltà a causa delle grosse difficoltà economiche, che per questi minori diventano situazioni dalle quali fuggire. 81 Giuliana Candia, Francesco Carchedi, Federica Giannotta, Giovanni Tarzia (a cura di), Minori erranti.

L’accoglienza e i percorsi di protezione, Ediesse, 2009, Roma, p. 65. Quasi tutte le aree di provenienza stanno attraversando grandi cambiamenti ma soprattutto importanti processi di sviluppo economico e sociale dopo la grande crisi degli anni Novanta che le ha interessate.

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Tabella 3.4 – Aree romene di provenienza dei minori e città italiane di destinazione Provenienza Numero di casi totali Destinazione Numero di casi

Satu Mare 33 Trieste 17 Udine 12 Roma 3

Milano 1 Maramures 30 Trieste 9

Udine 9 Roma 7

Milano 5 Suceava 27 Trieste 16

Udine 4 Torino 4 Roma 2

Milano 1 Iasi 10 Milano 4

Roma 1 Torino 1 Genova 1 Trieste 1 Udine 1

Bologna 1 Bacau 11 Torino 4

Roma 4 Milano 1 Trieste 1 Genova 1

Neamt 6 Roma 1 Torino 1 Trieste 1 Udine 1 Milano 1

Bologna 1 Craiova 28 Milano 15

Roma 10 Genova 1 Bologna 1 Torino 1

Bucarest 12 Roma 4 Milano 3 Genova 1 Bologna 1 Trieste 1 Torino 1 Udine 1

Totale 157 - 157

Fonte: elaborazione personale dati contenuti in Francesco Carchedi per l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, Presenza più numerosa dei minori stranieri non accompagnati di cittadinanza romena

nelle province italiane secondo la variabile luogo di nascita, Roma, 2009.

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Figura 1 - Cartina Fisica della Romania con le principali aree di provenienza dei

minori

Fonte: la cartina è stata presa da internet, mentre le aree principali sono state individuate personalmente da me.

Questi minori hanno in genere un livello medio di scolarizzazione, molti di loro sono

studenti dei primi anni delle scuole superiori quando decidono di emigrare. In genere

non hanno progetti migratori ben definiti, spesso partono invogliati da adulti o fratelli

maggiori che hanno già avuto esperienze migratorie all’estero, e ancora più spesso

partono a causa della situazione di forte depauperamento delle loro famiglie.

L’obiettivo, in questi ultimi anni, è di poter trovare altrove un’occupazione che consenta

loro di affrancarsi da queste situazioni e di potersi riscattare da tutte le privazioni

materiali subite82. Molti minori emigrano quindi con il forte desiderio di accedere ad

82 Giuliana Candia, Francesco Carchedi, Federica Giannotta, Giovanni Tarzia (a cura di), Minori erranti.

L’accoglienza e i percorsi di protezione, Ediesse, 2009, Roma, p. 71. Spesso questi minori provengono da contesti familiari in difficoltà a causa del deterioramento delle condizioni economiche o della morte di uno dei genitori.

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una occupazione all’estero per soddisfare esigenze primarie e secondarie. Costoro

decidono di spostarsi in Italia attratti soprattutto dall’immagine che hanno del nostro

paese, trasmessa dai mass media, ma anche dai racconti di migranti che tornano in

Romania, o di conoscenti che ormai vivono stabilmente in Italia. Questi trasmettono

l’immagine di un paese dove poter vivere un’esistenza migliore, grazie alle migliori

condizioni economiche e sociali. Inoltre il nostro paese viene prediletto come luogo di

destinazione, in quanto molto vicino alla Romania, e soprattutto perché essendo

entrambi paesi Europei, per questi minori il debito di viaggio che contraggono è

veramente esiguo se non addirittura nullo in molti casi83. Debito che inciderà poco sul

progetto di insediamento, al contrario dei minorenni nigeriani84.

In tale situazione diventa molto difficile riuscire ad individuare flussi minorili a scopo

di tratta, che in genere interessano soprattutto le minorenni romene non accompagnate,

le quali partono dalla Romania volontariamente, rimanendo però, una volta giunte in

Italia, invischiate nel fenomeno della prostituzione. Queste ragazze provengono

generalmente da situazioni di marginalità, da orfanotrofi o aree particolarmente

depresse, spesso alla ricerca di un lavoro regolare, accompagnate da fidanzati o

comunque da persone di cui ritengono di potersi fidare85. I minori romeni di sesso

83Giuliana Candia, Francesco Carchedi, Federica Giannotta, Giovanni Tarzia (a cura di), Minori erranti.L’accoglienza e i percorsi di protezione, Ediesse,2009, Roma, p. 71. La maggioranza di questi minori intraprende un viaggio via terra, spesso spostandosi attraverso privati che trasportano settimanalmente in maniera del tutto illegale, persone e merci, sostituendosi così del tutto ai consueti canali ufficiali di trasporto, e risultando molto più economici. Ad esempio da Bucarest a Roma il costo è di 250 euro per un viaggio di andata e ritorno. 84 UNICRI/United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute, NAPTIP. National Agency for the

Prohibition of Traffic in Persons and other related matters, UNICRI, 2011. http://www.naptip.gov.ng/docs/FACTSHEET0001.pdf. La traduzione del testo è stata fatta da me utilizzando il traduttore informatico Google traduttore. La Nigeria si è legata negli ultimi anni all’Italia a causa della tratta di esseri umani che riguarda sempre più i minori ed in particolar modo le minori di sesso femminile (circa l’80%), sfruttate soprattutto in ambito della prostituzione. Hanno generalmente intorno ai 15 anni di età. Le organizzazioni criminali composte dalle maman trasformano il progetto migratorio economico, in un progetto di sfruttamento. Una ragazza nigeriana nelle mani della rete di traffico può fare guadagnare ai trafficanti circa 5.000 euro al mese. Inoltre, per liberarsi dal debito contratto con i suoi sfruttatori, la ragazza deve pagare una media di 50-60.000 euro. 85 Simonetta Bormioli, Processi di integrazione e di esclusione sociale:famiglie e minori romeni a

Roma,Associazione Spirit Romanesc, 2012, Roma, p.11. Queste ragazze hanno in genere dai 15 ai 18 anni di età,

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maschile invece sono interessati alle opportunità di immediato inserimento lavorativo

nel nostro paese, spesso non essendo invece per nulla interessati alle tradizionali

proposte offerte loro dai servizi, come l’inserimento scolastico, la formazione86, ecc.

Tendono a fruire dei servizi territoriali soltanto nei momenti di bisogno, per poi sparire

nuovamente. La percentuale di minori romeni non accompagnati che una volta inseriti

in strutture di pronta accoglienza fuggono è molto alta, perché spesso sono impauriti

dalla possibilità di venir rimpatriati in Romania. A causa della debolezza dei loro

progetti migratori, così incerti, questi minori sono maggiormente esposti ai rischi di

ingresso nelle reti dell’illegalità, della delinquenza e alla conseguente caduta nel circuito

penale87.

In base a quanto descritto fin’ora anche nei precedenti capitoli, nonostante per questi

minori esista la possibilità del rimpatrio in Romania una volta trovati sul territorio

italiano, per essi nel nostro paese vige il principio del loro superiore interesse, pertanto

sono beneficiari di un’ampia serie di diritti finchè si trovano in Italia.

vivono situazioni di marginalità sociale e spesso sono vittime di abusi sessuali da parte di familiari. L’espatrio è una scelta di emancipazione dal contesto familiare. È molto difficile approcciare queste minori ed inserirle in un progetto educativo,a causa della grande abilità degli sfruttatori nel contattarle e ricondurle all’ambigua relazione di sudditanza e riconoscenza che fa da sostegno allo sfruttamento messo da loro in atto. 86 Giuliana Candia, Francesco Carchedi, Federica Giannotta, Giovanni Tarzia (a cura di), Minori erranti.L’accoglienza e i percorsi di protezione, Ediesse,2009, Roma, p. 72. Questi minori sono interessati solo ed esclusivamente alle opportunità lavorative, il desiderio di guadagnare e colmare le privazioni materiali subite in patria, è altissimo. Essi posso però fruire dei servizi sociali solo in modo alternato, infatti se sono in difficoltà vi si avvicinano per poi distaccarsene nel momento in cui si sentono più forti e indipendenti. 87 Dipartimento Giustizia Minorile, Ufficio I del Capo Dipartimento Servizio Statistica, I Servizi della Giustizia Minorile.Dati statistici, febbraio 2013, Roma. www.giustiziaminorile.it/statistica/dati_statistici. Al 15 febbraio 2013 risultano esserci 39 minori romeni inseriti in Italia, a seguito di reato, 15 minori romeni collocati in Comunità ed 11 minori romeni inseriti negli Istituti penali per minorenni. Alla stessa data risultano in carico presso gli Uffici di servizio sociale per i minorenni di tutta Italia 528 minori romeni, di cui 443 di sesso maschile e 85 di sesso femminile. La maggior parte di loro aveva compiuto reati contro il patrimonio ( furto, rapina, danni, estorsione, truffa, ricettazione) soprattutto a Napoli, Milano e Roma.

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3.2.3. I diritti dei minori romeni non accompagnati in Italia

La questione dei diritti dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio

italiano, è una questione delicata e dibattuta da molti anni. È importante sottolineare che

questi minori siano destinatari di una molteplicità di interventi normativi ed

amministrativi, in quanto sono: a).minori; b).non accompagnati; c).comunitari.

Nonostante ci sia la Circolare del Ministero dell’Interno del 200988 che detta a livello

nazionale linee guida da seguire nell’approccio con questi minori, purtroppo tale

normativa si scompone poi in diverse politiche locali, a volte anche fortemente

eterogenee tra loro, creando così una forte difficoltà nell’approccio con tali soggetti. La

maggior parte dei Comuni italiani sta cercando di muoversi per dar vita ad un iter di

intervento comune, che individua nell’accoglienza temporanea la misura fondamentale

per tutelare e proteggere il minore, cercando così di assisterlo con misure socio -

educative , ma purtroppo questo iter si concretizza poi in maniera differente nei diversi

contesti locali. Differenze che si estrinsecano in base alle risorse economiche e

professionali del territorio, al peso che assume l’ente locale nella definizione e nella

gestione diretta del fenomeno, e all’interazione e al coinvolgimento dei vari attori

sociali locali89. Come conseguenza di ciò in Italia nelle diverse regioni, e nei diversi

Comuni, abbiamo trattamenti differenti e percorsi differenti predisposti per questi

minori.

88 Cittalia, Fondazione ANCI ricerche, Minori romeni in Italia: strategie di tutela, Cittalia, Roma, 2010, p. 146. Circolare protocollo n. 246 del 20 gennaio 2009 “Direttiva sulla gestione della presenza dei minori romeni non

accompagnati o in difficoltà presenti sul territorio italiano” emanata dal Ministero dell’Interno, in particolar modo dalla Direzione Centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo Organismo Centrale di raccordo per la protezione dei minori comunitari non accompagnati. Tale circolare ribadisce i compiti dell’Organismo centrale di raccordo e fissa le linee guida di intervento per i soggetti coinvolti nei confronti dei minori romeni non accompagnati trovati sul territorio italiano. 89 Monia Giovannetti, L’accoglienza incompiuta.Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati,il Mulino,2008, Bologna,p.273. Attualmente in Italia esiste una forte eterogeneità dei modelli di politiche sociali rivolte al minore romeno non accompagnato, in alcune regioni il minore ritrovato sul territorio viene ospitato presso strutture idonee ed infine rimpatriato, in alcune città come Roma è molto rara la presenza di questi minori presso i servizi predisposti per la loro accoglienza, nonostante questa città sia quella caratterizzata da una maggior presenza dei minori romeni non accompagnati.

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Ovviamente ciò si ripercuote in maniera drastica proprio sui loro diritti, che dovrebbero

invece essere tutelati e garantiti a priori. I diritti di cui questi minori devono godere

sono in primis i diritti fondamentali riconosciuti alla persona umana, in particolare

quelli sanciti dagli articoli 1, 5, 9 e 10 della Convenzione europea per la salvaguardia

dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali90, illustrati nello Specchietto 3.1

Specchietto 3.1 – Diritti sanciti nella Convenzione europea per la salvaguardia dei

diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali

Fonte: elaborazione articoli 1, 5, 9, 10 della “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti

dell'uomo e delle libertà fondamentali”, http://www.governo.it/Presidenza. I minori romeni sono poi destinatari dei diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti

dell’infanzia, nella quale si stabilisce che il principio fondamentale da garantire in ogni

decisione assunta dalle Istituzioni è quello del superiore interesse del minore, da

90 CEDU/ Corte europea dei diritti dell’uomo, “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle

libertà fondamentali”, Roma, 1950. http://www.governo.it/Presidenza/CONTENZIOSO/contenzioso_europeo/documentazione/Convenzione.pdf. Entrata in vigore il 3 settembre 1953. È un trattato internazionale redatto dal Consiglio d’ Europa. È stato il primo strumento per dare efficacia e forza vincolante ad alcuni dei diritti enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. È stato anche il primo trattato ad istituire un organo sovranazionale al fine di garantire che gli Stati parti soddisfacessero i loro impegni. La Convenzione è stata una pietra miliare nello sviluppo del diritto internazionale.

Articolo 1 Ogni persona ha diritto alla vita ed alla integrità personale.

Articolo 5 Ogni persona ha diritto alla libertà ed alla sicurezza personale.

Articolo 9 Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, così come ha diritto di manifestare la propria religione o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato.

Articolo 10 Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee.

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applicare a tutti i minori senza discriminazione di razza, colore, sesso, lingua, religione,

origine nazionale, etnica o sociale91. I principali diritti sanciti in tale Convenzione sono

quelli contenuti rispettivamente negli articoli 6, 8, 10, 12, 20, 40, illustrati nello

Specchietto 3.2 .

Specchietto 3.2 – Diritti sanciti nella Convenzione internazionale sui diritti

dell’infanzia

Fonte: elaborazione articoli 6, 8, 10, 12, 20, 40 della “Convenzione internazionale sui diritti

dell’infanzia”, http://www.camera.it.

91 Legge n. 176/91 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo,

(New York 20 novembre 1989)” . http://www.camera.it/_bicamerali/leg14/infanzia/leggi/Legge%20176%20del%201991.htm . La Convenzione enuncia per la prima volta, in forma coerente, i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo. Essa prevede anche un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio. La Convenzione è rapidamente divenuta il trattato in materia di diritti umani con il maggior numero di ratifiche da parte degli Stati. Ad oggi sono ben 193 gli Stati parti della Convenzione. La Convenzione è composta da 54 articoli e da due Protocolli opzionali (sui bambini in guerra e sullo sfruttamento sessuale).Sono quattro i suoi principi fondamentali: 1. Non discriminazione; 2. Superiore interesse del minore; 3. Diritto alla vita, alla sopravvivenza ed allo sviluppo del minore; 4. Ascolto delle opinioni del minore.

Articolo 6 Ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita, rispetto al quale gli Stati parti si impegnano ad assicurare in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo.

Articolo 8 Ogni fanciullo ha diritto a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge.

Articolo 10 Un fanciullo i cui genitori risiedono in Stati diversi ha diritto a intrattenere rapporti personali e contatti diretti regolari con entrambi i suoi genitori. gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo e dei suoi genitori di abbandonare ogni paese, compreso il loro e di fare ritorno nel proprio paese

Articolo 12 Ogni fanciullo capace di discernimento ha diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le sue opinioni debbono essere prese in debita considerazione. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.

Articolo 20 Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato.

Articolo 40 Ogni fanciullo sospettato, accusato o riconosciuto colpevole di reato penale ha diritto a un trattamento tale da favorire il suo senso della dignità e del valore personale, che rafforzi il suo rispetto per i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali e che tenga conto della sua età nonché della necessità di facilitare il suo reinserimento nella società e di fargli svolgere un ruolo costruttivo in seno a quest'ultima.

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Infine questi minori, dal momento in cui sono presenti sul territorio del nostro Stato,

sono beneficiari di tutti i diritti fondamentali dell’uomo sanciti nella nostra

Costituzione92, in particolare dei diritti sanciti negli articoli 2, 3, 31, 32 e 34, illustrati

nello Specchietto 3.3.

Specchietto 3.3 – Diritti sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana

Fonte: elaborazione articoli 2, 3. 31, 32, 34 della “Costituzione della Repubblica Italiana”,il cui testo è contenuto in Paola Castagnetti, Il presente come storia. Percorsi attraverso la contemporaneità, Edizioni Clio, Milano, 2006.

Vediamo ora come si è evoluta la situazione dei minori romeni non accompagnati nel

territorio del Comune di Roma.

92Paola Castagnetti, Il presente come storia. Percorsi attraverso la contemporaneità, Edizioni Clio, Milano, 2006, p. 544 e ss. “Costituzione della Repubblica Italiana”, Roma, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 Dicembre 1947, entrata in vigore il 1 gennaio 1948. La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato italiano, ovvero il vertice nella gerarchia delle fonti di diritto, e fondativa della Repubblica italiana. Fu promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. La Costituzione è la fonte principale del diritto, cioè quella dalla quale gerarchicamente dipendono tutte le altre. È composta di 139 articoli suddivisi in quattro sezioni: 1. Principi fondamentali (articoli 1-12); 2. Parte prima: "Diritti e Doveri dei cittadini" (articoli 13-54); 3. Parte seconda: "Ordinamento della Repubblica" (articoli 55-139); 4. Disposizioni transitorie e finali (articoli I-XVIII). Comprende diritti: sociali, civili, economici e politici.

Articolo 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità

Articolo 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali dinnanzi alle legge senza distinzione di razza,sesso,lingua,religione,opinioni politiche,condizioni personali e sociali

Articolo 31 La Repubblica protegge la maternità e l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo;

Articolo 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti

Articolo 34 La scuola è aperta a tutti

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4. Il caso di Roma. Il passaggio da domanda manifesta a domanda

sommersa dei minori romeni non accompagnati93

4.1. Le caratteristiche demografiche della popolazione romana

La città di Roma, sulla base dell’ultimo censimento generale della popolazione e delle

abitazioni, risulta essere la più popolosa d’Italia94. Secondo alcuni dati di Roma

Capitale, illustrati nella Tabella 4.1, la popolazione iscritta in anagrafe al 31 dicembre

2012 ammonta a circa 3.000.000, di cui quasi 380.000 sono stranieri95. Sia per la

popolazione italiana che per quella straniera, la componente femminile risulta essere

maggioritaria (la popolazione totale femminile ammonta a 1.500.000 unità a fronte di

una popolazione totale maschile di 1.370.000 unità). La popolazione straniera inoltre

risulta avere un’età media più bassa rispetto a quella degli italiani (37,2 anni dei primi

contro 44,2 dei secondi), tra di essi sono soprattutto gli uomini ad avere l’età media più

bassa (35,8 anni)96.

93 Il capitolo è stato realizzato sulla base di interviste a 10 testimoni privilegiati, di cui 2 del Dipartimento Promozione dei Servizi sociali e della Salute, 2 del Nucleo Assistenza Emarginati, e 6 di associazioni del terzo settore. 94 Istat, 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni. Struttura demografica della popolazione, Istat, Roma, 2011, p. 6. http://censimentopopolazione.istat.it/i-risultati/default.html. Sulla base del Censimento, Roma risulta essere il comune più grande in Italia in termini di popolazione, mentre il comune più piccolo è risultato essere Pedesina, in provincia di Sondrio, con 30 residenti. 95 Roma Capitale, Popolazione maschile e femminile iscritta in anagrafe al 31 dicembre 2012 per municipio, stato

civile e particolari classi di età, Roma, 2013. Elaborazione dati contenuti nella suddetta tavola sul sito http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW156310&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode. 96 Caritas di Roma, Camera di Commercio e Provincia di Roma, Osservatorio romano sulle migrazioni. Nono

rapporto, Centro studi e ricerche Idos, Roma, 2012, p. 136. Circa il 39% degli stranieri ha un’atà compresa tra i 20 ed i 39 anni, mentre il 37% è costituito da stranieri che si collocano nella fascia di età tra i 40 ed i 64 anni.

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Tabella 4.1 – Popolazione italiana e straniera iscritta in anagrafe a Roma. Dati al

31 dicembre 2012

Fonte: elaborazione personale dati contenuti Istat, 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni.

Struttura demografica della popolazione, Istat, Roma, 2011.

Come dimostra la Tabella 4.2 i municipi con la maggior presenza di stranieri iscritti in

anagrafe sono sicuramente gli ex municipi97 1, 8 e 20.

Tabella 4.2 – Popolazione straniera e totale iscritta in anagrafe al 31 dicembre

2012 per municipio Municipi Popolazione straniera Valori % Popolazione totale

1 45.380 13,6 133.590

2 18.080 5,9 122.477

3 5.868 4,5 51.790

4 16.934 3,3 205.719 5 14.453 3,2 177.737

6 18.258 5,9 123.268

7 17.623 5,6 125.029

8 45.432 7,2 256.416 9 13.048 4,1 125.546

10 14.189 3,2 185.032

11 13.756 4,1 134.351

12 15.559 3,4 179.248 13 25.283 4,3 230.996

15 17.539 4,6 153.817

16 15.321 4,2 143.504

17 7.902 4,6 68.132 18 19.971 5,8 137.566

19 22.040 4,7 189.512 20 30.836 7,8 160.423 Totale 377.472 100 2.904.153

Fonte: elaborazione personale dati contenuti nella sezione “Popolazione - Stranieri 2012” del sito http://www.romastatistica.it.

97 Roma Capitale, Statuto di Roma Capitale, approvato dall’Assemblea Capitolina con deliberazione n.8 del 7 marzo 2013. http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/STATUTO_T_VOLUMETTO.pdf. A seguito dell’approvazione di tale Statuto sono stati ridefinite le delimitazioni dei Municipi di Roma Capitale, con la riduzione del loro numero, da 19 a 15: I Municipio (ex I e XVII), II Municipio (ex II e III), III Municipio (ex IV), IV Municipio (ex V), V Municipio (ex VI e VII), VI Municipio (ex VIII), VII Municipio (ex IX e X), VIII Municipio (ex XI), IX Municipio (ex XII), X Municipio (ex XIII), XI Municipio (ex XV), XII Municipio (ex XVI), XIII Municipio (ex XVIII), XIV Municipio (ex XIX), XV Municipio (ex XX).

Popolazione Maschi Femmine Età media Età media

maschi Età media femmine

Italiani 2.526.680 1.197.586 1.329.095 44,2 42,4 45,8

Stranieri 377.473 179.439 198.033 37,2 35,8 38,4

Totale 2.904.153 1.377.025 1.527.128 - - -

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Il gruppo straniero maggiormente presente nella Capitale è quello proveniente dalla

Romania, che registra circa 86.000 iscrizioni in anagrafe al 31 dicembre 201298. Gli

insediamenti di questi ultimi appaiono sparsi su tutto il territorio del Comune di Roma,

anche se come dimostra la Tabella 4.3, la loro concentrazione è maggiore negli ex

municipi: 8, 13 e 20.

Tabella 4.3 – Popolazione romena e totale iscritta in anagrafe al 31 dicembre 2012

per municipio

Fonte: elaborazione dati contenuti nella sezione “Popolazione - Stranieri 2012” del sito http://www.romastatistica.it.

98 Roma Capitale, Popolazione straniera iscritta in anagrafe al 31 dicembre 2012 per municipio, sesso e

cittadinanza, Roma, 2013. Elaborazione dati contenuti nella suddetta tavola sul sito http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW154612&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode.

Municipi Popolazione

romena maschile

Popolazione romena

femminile Popolazione

romena totale Valore % Popolazione

totale

1 1.520 1.346 2.866 4,2 133.590

2 319 1.349 1.668 2,8 122.477

3 141 446 587 2,2 51.790

4 1.122 2.018 3.140 3,1 205.719

5 1.497 1.944 3.441 4,0 177.737

6 1.032 1.615 2.647 4,2 123.268

7 2.119 2.502 4.621 7,2 125.029

8 10.951 10.289 21.240 16,4 256.416

9 578 1.250 1.828 3,0 125.546

10 1.676 2.310 3.986 4,2 185.032

11 564 1.321 1.885 3,0 134.351

12 1.564 2.214 3.778 4,2 179.248

13 4.109 4.685 8.794 8,0 230.996

15 2.393 2.744 5.137 6,7 153.817

16 1.163 1.818 2.981 4,2 143.504

17 174 644 818 2,4 68.132

18 1.759 2.240 3.999 6,2 137.566

19 1.866 2.646 4.512 4,7 189.512

20 3.203 4.014 7.217 9,3 160.423

Totale 37.750 47.395 85.145 100,0 2.904.153

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Come si può evincere dalla tabella la componente femminile è maggioritaria rispetto a

quella maschile. La maggioranza dei cittadini romeni di sesso maschile lavora a Roma

nel settore dell’edilizia, come muratore o operaio generico, mentre le donne romene

lavorano soprattutto nell’ambito dei servizi, come colf, badanti, addette alle pulizie ed

infermiere99. Nel corso degli ultimi 5 anni è aumentato inoltre il numero di romeni che

hanno deciso di investire a Roma nel settore dell’imprenditoria100.

Di questi 86.000 cittadini romeni residenti a Roma, circa 16.000 sono i minori iscritti in

anagrafe al 31 dicembre 2012101, come mostra la Tabella 4.4 nella pagina seguente, di

cui quasi 8.000 di sesso maschile e 7.600 di sesso femminile. Per essi le iscrizioni in

anagrafe sono superiori negli ex municipi: 8, 13, 20, 15. Gli stessi municipi in cui risulta

elevata anche la presenza dei cittadini romeni adulti.

A partire dagli anni Duemila il Comune di Roma ha visto aumentare il numero di

minori romeni non accompagnati presenti sul territorio, numero che ha però iniziato a

ridursi drasticamente a partire dal 2007.

99 Cinzia Conti, Salvatore Strozza (a cura di), Gli immigrati stranieri e la capitale. Condizioni di vita e atteggiamenti dei filippini, marocchini, peruviani e romeni a Roma, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 115. Gli uomini romeni lavorano in media 217 ore al mese, mentre le donne romene lavorano circa 200 ore al mese. 100 Caritas di Roma, Camera di Commercio di Roma, Provincia di Roma, Osservatorio romano sulle migrazioni.

Settimo rapporto, Centro Studi e ricerche Idos, Roma, 2010. Le imprese sono attive soprattutto nel commercio, nelle costruzioni, nei servizi professionali (attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca). 101 Roma Capitale, Popolazione minorenne e maggiorenne iscritta in anagrafe al 31 dicembre 2012 per municipio,

sesso e cittadinanza, Roma, 2013. Elaborazione dati contenuti nella suddetta tavola sul sito http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW156310&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode.

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Tabella 4.4 – Popolazione romena minorenne e popolazione romena totale iscritta

in anagrafe al 31 dicembre 2012 per municipi.

Municipi Minori romeni

maschi Minori romene

femmine Minori romeni

totali Valori % Popolazione

romena totale

1 162 145 307 3,8 2.866 2 56 45 101 2,1 1.668 3 26 15 41 2,4 587 4 234 221 455 5,1 3.140 5 312 263 575 5,8 3.441 6 209 214 423 5,5 2.647 7 473 471 944 7,1 4.621 8 2.498 2.380 4.818 7,9 21.240 9 116 113 229 4,3 1.828 10 358 364 722 6,2 3.986 11 95 112 207 3,7 1.885 12 319 312 631 5,8 3.778 13 852 761 1.613 6,3 8.794 15 556 538 1.094 7,3 5.137 16 261 244 505 5,9 2.981 17 21 31 52 2,2 818 18 376 356 732 6,3 3.999 19 427 388 815 6,2 4.512 20 624 654 1.278 6,1 7.217 Totale 7.975 7.627 15.542 100 85.145

Fonte: elaborazione dati contenuti nella sezione “Popolazione - Stranieri 2012” del sito http://www.romastatistica.it.

4.2. L’avvio dell’emergenza minori romeni non accompagnati nel Comune di

Roma

Il 2002 è l’anno che segna importanti cambiamenti per il flusso dei minori romeni non

accompagnati diretti verso l’Italia102. Grazie alla possibilità per i cittadini romeni di

circolare nei paesi Schengen senza visto di ingresso, aumenta enormemente il numero di

minori romeni che decidono di partire da soli dalla Romania. Il 2003 è l’anno che rileva

102 Giovanni Giulio Valtolina (a cura di), Figli migranti .I minori romeni e le loro famiglie in Italia, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 88. Nel 2002 i cittadini romeni ottengono il diritto di lasciare il proprio paese per migrare in un qualsiasi Stato che aderisca agli accordi di Schengen. Prima di questa data era necessario ottenere un visto di ingresso dall’Ambasciata, e ciò comportava costi molto elevati.

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a Roma la prevalenza di questi ultimi rispetto a minori di altre nazionalità, segnando

così l’avvio dell’emergenza minori romeni non accompagnati. Come illustra la Tabella

4.5, nel 2003 nel Comune di Roma sono stati presi in carico dai servizi del territorio

circa 500 minori romeni non accompagnati103, mentre nel 2004 ne sono stati presi in

carico circa 630104. Gli anni 2005 e 2006 sono stati sicuramente quelli caratterizzati da

un notevole incremento della presenza di questi minori (quasi 900 presenze all’anno)105,

mentre già nel 2007 il loro numero si riduce drasticamente come conseguenza

dell’ingresso della Romania in Unione Europea. La nuova situazione giuridica consente

a questi minori di muoversi più facilmente nel territorio dell’Unione, in maniera del

tutto regolare, venendo così meno l’esigenza di regolarizzare la loro presenza con

l’aiuto dei servizi.

Tabella 4.5 – Minori stranieri non accompagnati accolti nel Comune di Roma per

principali paesi di provenienza (2003-2007)

Paese di provenienza 2003 2004 2005 2006 2007

Romania 497 624 857 895 463

Albania 99 69 40 34 36

Marocco 69 46 59 42 44

Moldavia 61 122 148 157 81

Afghanistan 25 32 74 130 270

Totale accolti 1.128 1.174 1.483 1.534 1.152

Fonte: elaborazione dati contenuti in Monia Giovannetti, Camilla Orlandi, Minori stranieri non

accompagnati. Rapporto 2005/2006. Edizioni Anci Servizi, Roma, 2006; Caritas di Roma, Provincia di Roma e Camera di Commercio di Roma, Osservatorio romano sulle migrazioni. Ottavo rapporto, Centro Studi e ricerche Idos, Roma. 103 Monia Giovannetti, Camilla Orlandi, Minori stranieri non accompagnati. Rapporto 2005/2006. Edizioni Anci Servizi, Roma, 2006, p. 99. Il secondo gruppo di minori stranieri non accompagnati presi in carico a Roma sempre nel 2003, sono gli albanesi con 99 presi in carico, mentre il terzo gruppo è costituito dai minori marocchini con 69 presi in carico. 104 Caritas di Roma, Provincia di Roma e Camera di Commercio di Roma, Osservatorio romano sulle migrazioni.

Ottavo rapporto, Centro Studi e ricerche Idos, Roma, p. 96. Nel 2004 i minori romeni non accompagnati continuano ad essere il gruppo maggiormente presente a Roma, seguiti dai minori moldavi (122 accoglienze), e dai minori albanesi (69 accoglienze). 105Idem n. 103, p. 96. Nel 2005 e nel 2006 i minori romeni continuano ad essere il gruppo maggiormente presente, seguiti dai moldavi. In questi due anni comincia ad incrementarsi anche il gruppo dei minori afghani non accompagnati, poiché sono questi gli anni in cui si inasprisce la guerra civile in Afghanistan.

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La maggior parte dei minori romeni accolti nel Comune di Roma tra il 2003 ed il 2007,

erano adolescenti, “con un’età che andava dai 16 ai 17 anni”106. Dai loro racconti si

deduceva che migravano in Italia dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. La

motivazione che stava dietro tale scelta era sicuramente “il mandato familiare, in quegli

anni molto forte. La famiglia decideva di mandare questi ragazzi in Italia per trovare

lavoro e per poter poi inviare i soldi a casa”107. In quegli anni la Romania stava

attraversando importanti cambiamenti dal punto di vista sociale ed economico, (come

già illustrato nel capitolo 1) quindi questi minori giungevano a Roma per trovare lavoro

e un contesto di vita migliore, “nel 2005 - 2006 molti di loro dicevano agli operatori dei

servizi ‘mamma in Romania fa l’infermiera, guadagna 150 euro al mese, io lavorando al

cantiere guadagno 700 euro al mese e posso aiutare la mia famiglia!’”108. I minori

provenivano principalmente dalle città nella parte est della Romania, nella regione

Moldova (Galati e Iasi), dalle città del sud, nella regione Muntenia (Dolj e Calarasi),

nella regione Oltenia (Craiova) e dalla capitale Bucarest109. In genere “avevano dei

contatti consistenti qui a Roma, anche con parenti di primo grado”110 da cui erano

fortemente influenzati poiché essi erano in grado di indirizzarli in ambito lavorativo per

guadagnare più facilmente. Questi minori soli avevano spesso pochi mezzi per

sopravvivere, di conseguenza erano molto fragili e a rischio di sfruttamento già solo

dopo pochi giorni dal loro arrivo a Roma.

106 Intervista n. 5 a Daniela Dentice, responsabile Casa famiglia Gemelli Diversi, IPAB Sacra Famiglia, Roma. 107 Intervista n. 1 a Paola Cervellini, responsabile Centro di pronta accoglienza per minori stranieri non accompagnati della Virtus Italia Onlus. 108 Idem n. 107. 109 Vedi Capitolo 3, Figura 1 – Cartina fisica della Romania con le principali aree di provenienza dei minori, p. 40. 110 Intervista n. 6 a Cristian, educatore Casa Felix, Roma.

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75

4.3. La situazione dei minori romeni non accompagnati nel Comune di Roma dal

2003 al 2007.

L’avvicinamento e l’allontanamento dai servizi

I minori romeni non accompagnati che sono giunti a Roma tra il 2003 ed il 2007

rientravano nella più ampia categoria dei minori stranieri non accompagnati, e di

conseguenza anche se entrati irregolarmente sul nostro territorio, erano immediatamente

sotto la protezione delle istituzioni. Per regolarizzare la loro posizione avevano bisogno

di intraprendere un percorso di assistenza e tutela con i servizi del territorio111.

Il numero di minori romeni non accompagnati che hanno intrapreso percorsi di

assistenza e tutela tra il 2003 ed il 2007 non è stato pur tuttavia elevato. La maggioranza

di loro approcciava i servizi solamente nei momenti di bisogno, per una prima

assistenza, per poi scappare “o perché avevano familiari sul territorio oppure perché

erano inseriti in contesti di sfruttamento o di criminalità”112. Quei pochi che invece

decidevano di aderire ad un percorso di assistenza e tutela, riuscivano nella

maggioranza dei casi a portarlo a termine, “erano dei ragazzi molto orientati,

determinati e generalmente scolarizzati, con una notevole facilità ad imparare la lingua.

Con loro l’inserimento scolastico o in attività di tempo libero non era difficile né

particolarmente oneroso. Si lavorava molto sull’inserimento lavorativo”113. La loro

cultura e la facilità di apprendimento della lingua italiana, risultavano dunque dei fattori 111 Monia Giovannetti, L’accoglienza incompiuta. Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione

nazionale per i minori stranieri non accompagnati, Il Mulino, Bologna, 2008, pp. 156 e ss. Nel momento in cui le forze dell’ordine rintracciano un minore straniero in stato di abbandono lo affidano all’ente locale, collocandolo presso una struttura di prima accoglienza, dove il minore può permanere circa 90 giorni, durante i quali l’ente locale assieme ai servizi sociali: svolgono indagini in Italia e nel paese di origine per rintracciare eventuali familiari; effettuano un colloquio con il minore per la valutazione del caso; predispongono assieme al minore il progetto educativo che prevede quasi sempre l’inserimento in percorsi di alfabetizzazione; prendono contatti con la questura per il rilascio del permesso di soggiorno per minore età; segnalano il minore al giudice tutelare e al tribunale per i minorenni per la nomina di un tutore. In genere trascorsi i 90 giorni, se non ci sono altre alternative, il minore viene affidato a strutture di seconda accoglienza, dove può permanere sino alla maggiore età e dove viene inserito in percorsi di formazione e percorsi lavorativi. 112 Intervista n. 8 a Margherita Occhiuto, responsabile Ufficio Minori stranieri, U.O. Minori Roma Capitale, Roma. 113 Idem n. 112.

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protettivi nel lavoro con questi minori114, anche se era difficile instaurare un vero

rapporto di fiducia con loro “ti parlavano di loro stessi in maniera limitata, non

raccontavano molto della storia personale, anche se non era difficile interagire con essi

perché spesso erano ragazzi socievoli”115. Molti sono stati coloro che si sono integrati

nel territorio romano “i risultati ottenuti con questi minori sono stati positivi, c’è stata la

realizzazione dell’autonomia e dell’integrazione nel territorio, molte ragazze lavorano

oggi come parrucchiere, un ragazzo si è laureato, molti si sono sposati formando una

famiglia”116, “all’interno delle strutture intraprendevano percorsi di cambiamento

radicale”117. Proprio per questi minori è nato nel gennaio 2004 un progetto di assistenza

ad hoc, denominato “Scuola di volo”, promosso dall’Ufficio Minori e famiglie del

Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute di Roma Capitale118.

Tra marginalità e inserimento sociale

Tra i minori romeni non accompagnati di sesso maschile, in questo periodo, era molto

diffusa la pratica di attività illegali, in particolar modo “coloro che provenivano da

Craiova erano più dediti a furti e borseggi, mentre quelli provenienti da Calarasi erano

dediti prevalentemente alla mendicità, all’accattonaggio, ed alla prostituzione”119.

Soprattutto per quanto riguarda i minori di Calarasi dediti alla prostituzione, la loro

presenza era maggiore a Piazza della Repubblica, vicino la Stazione Termini “facendo i 114 Intervista n. 8 a Margherita Occhiuto, responsabile Ufficio Minori stranieri, U.O. Minori Roma Capitale, Roma. A differenza invece dei ragazzi egiziani o bengalesi con i quali ci sono molte differenze culturali difficilmente colmabili, come la considerazione di un’operatrice donna all’interno delle strutture dove vengono ospitati. Questi minori hanno poi molte più difficoltà ad apprendere la nostra lingua. 115 Intervista n. 6 a Cristian, educatore Casa Felix, Roma. 116 Intervista n. 5 a Daniela Dentice, responsabile Casa famiglia Gemelli Diversi, IPAB Sacra Famiglia, Roma. 117 Intervista n. 9 a Fancesco Cicala, Nucleo Assistenza Emarginati, VII Gruppo Polizia Municipale. 118 Associazione Virtus Italia Onlus, Consorzio di solidarietà sociale, Progetto di accoglienza residenziale per minori stranieri non accompagnati “Scuola di volo”. http://www.virtusitalia.it. Il progetto è destinato a minori stranieri non accompagnati già in tutela pubblica. È strutturato in 6 Case Famiglia, uno sportello di sostegno psico-socale, aule di formazione ed un centro cottura. Garantisce ad ogni minore: la definizione di un progetto educativo individualizzato; sostegno sociale, psicologico, legale e sanitario; sostegno alla regolarizzazione dello status giuridico; scolarizzazione; orientamento professionale; inserimento socio-lavorativo e ricerca casa. L’ èquipe è composta da: due psicologi, due assistenti sociali, 13 educatori e 5 operatori di guardiania. 119 Intervista n. 2 a Marco Cappuccino, responsabile Centro diurno CivicoZero, Save the children, Roma.

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giri con l’unità di strada li incontravamo quasi tutti lì e c’era proprio un giro molto

evidente ed era facile agganciarli perché non avendo il permesso di soggiorno avevano

bisogno di informazioni quindi erano più predisposti ad incontrarci perché ne avevano

necessità”.120

Tra le minorenni romene non accompagnate, l’attività prevalente era sicuramente la

prostituzione. La maggioranza di loro aveva tra i 14 ed i 17 anni, spesso venivano

attirate in Italia con l’inganno, con la promessa di un lavoro regolare e ben pagato, per

ritrovarsi poi sfruttate sulle strade della Capitale. “Venivano tenute come prigioniere, lo

riferivano loro stesse nei colloqui ‘mi sento una schiava, mi sento oppressa, non mi

fanno uscire, quando lavoro poi devo rimaner chiusa dentro casa’. Le ragazze

presentavano sul corpo segni di bruciature, ustioni, tagli (c’era l’ustione con acqua

bollente e acqua fredda che provoca piaghe), venivano punite in quanto non avevano

garantito determinate prestazioni. Altre venivano obbligate a usare determinati

preservativi, in genere una marca molto scadente che si rompeva provocando infezioni,

malattie, gravidanze. Molte ragazze in quell’arco di tempo hanno richiesto ivg, altre

hanno portato avanti le gravidanze”121. Queste ragazze raramente accettavano l’aiuto dei

servizi, soprattutto per paura di ritorsioni “sono ragazzine che non restavano nel

circuito di protezione, non accettavano la protezione. Dal 2007 al 2009 avevamo messo

in piedi un progetto per minori vittime di sfruttamento sessuale con un centro di pronta

accoglienza e un centro di seconda accoglienza. Il progetto si è concluso nel 2009, è

stato un lavoraccio, si è tentato di separarle tra di loro perché il sistema di controllo tra

di esse era molto forte, i risultati sono stati deludenti, poche ragazze sono state fatte

uscire dal circuito. I percorsi erano poi molto difficili e molto lunghi”.122 “La

120 Intervista n. 4 a Carla Baiocchi, responsabile Casa dei Diritti sociali, Roma. 121 Intervista n. 1 a Paola Cervellini, responsabile Centro di pronta accoglienza per minori stranieri non accompagnati della Virtus Italia Onlus. 122 Intervista n. 8 a Margherita Occhiuto, responsabile Ufficio Minori stranieri, U.O. Minori Roma Capitale, Roma.

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maggioranza di loro era obbligata dagli sfruttatori a dichiarare di essere maggiorenne,

qualora fermata dalle forze di polizia”123.

Spesso questi minori dediti ad attività illegali finivano nel circuito penale, e proprio per

loro viene promosso nel 2005 da Save the children, il progetto Orizzonti a colori124,

finalizzato all’integrazione di questi minori nel tessuto sociale italiano.

A partire dal 2007, con l’ingresso della Romania nell’ Unione Europea, la situazione di

questi minori cambia totalmente, così come si modifica la loro presenza sul territorio

romano.

4.4. La situazione dei minori romeni non accompagnati nel Comune di Roma dopo

il 2007

A partire dal primo gennaio 2007 i minori romeni soli in Italia diventano cittadini

comunitari, di conseguenza non rientrano più nella categoria dei minori stranieri non

accompagnati. Divenendo cittadini europei e potendo quindi, di conseguenza, circolare

liberamente nello spazio Schengen, per loro viene meno, nel nostro paese, la condizione

di irregolarità del loro ingresso e della loro permanenza sul territorio. Ciò ha comportato

per i primi due anni un aumento del flusso di minori romeni non accompagnati diretti

verso il nostro paese “dopo l’apertura delle frontiere nel 2007 e fino al 2009 circa, il

flusso dei minori romeni non accompagnati verso il nostro paese è continuato, per poi 123 Intervista n. 10 a Antonio De Monte, Nucleo Assistenza Emarginati, VII Gruppo Polizia Municipale di Roma. 124 Save the children Italia onlus, Progetto “Orizzonti a colori”. Rapporto conclusivo, Save the children Italia onlus, Roma, 2009, p. 7 e ss. Il progetto “Orizzonti a colori-Interventi per la prevenzione della devianza e per il reinserimento sociale di minori stranieri sottoposti a procedimento penale” è stato promosso da Save the children in collaborazione con il Centro Giustizia Minorile, l’Assessorato alle Politiche Sociali e Promozione della Salute del Comune di Roma,le Associazioni CIES (Centro Informazione ed Educazione allo Svilupo) e Casa dei Diritti Sociali, con il sostegno di Fondazione Vodafone Italia. È stato realizzato nel Comune di Roma tra settembre 2005 e settembre 2008. La reintegrazione nel tessuto sociale italiano di questi minori è avvenuto prevalentemente attraverso: le attività dell’unità di strada; la mediazione culturale presso i servizi della Giustizia Minorile e presso le comunità di accoglienza; la sperimentazione della metodologia della peer education; il servizio di consulenza legale; una adeguata formazione degli operatori coinvolti.

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iniziare a diminuire drasticamente”125. Infatti come dimostra la Tabella 4.6, il numero di

minori romeni non accompagnati accolti nel Comune di Roma si è mantenuto alto nel

2007 e nel 2008, per poi iniziare a diminuire a partire dal 2009126.

Tabella 4.6 - Minori stranieri non accompagnati accolti nel Comune di Roma per

principali paesi di provenienza (2007 – 2012) Paesi di

provenienza 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Romania 463 235 170 212 165 126

Afghanistan 270 329 228 167 125 87

Bangladesh 12 75 285 247 425 1.467

Costa D'Avorio 2 4 8 32 372 378

Egitto 53 116 249 204 308 300

Totale accolti 1.152 1.048 1.230 1.184 2.224 3.182

Fonte: elaborazione dati ricevuti dalla dottoressa Margherita Occhiuto nel corso dell’intervista realizzata.

Come dimostra la precedente Tabella, nel 2010 il numero di questi minori è sembrato

aumentare lievemente “infatti durante quest’anno alcuni minori romeni si presentavano

presso i commissariati dichiarando di essere soli, di non aver nessuno e di aver bisogno

di aiuto. Questo fenomeno è stato determinato principalmente dall’insorgere della crisi

economica italiana che colpiva anche molti nuclei familiari romeni che vivevano sul

territorio romano”127.

La netta diminuzione del numero di minori romeni non accompagnati accolti nel

territorio del Comune di Roma, e nel territorio italiano più in generale, avvenuta a

partire dal 2009, è dovuta sicuramente al fatto che divenendo regolare la presenza di

questi minori sul nostro territorio, essi non hanno avuto più bisogno del permesso di

125 Intervista n. 7 a Giuseppe Bernetti, responsabile Back office Sala operativa sociale, Roma. 126 Idem n. 125. Negli ultimi anni Roma è stata caratterizzata dall’emergenza Nord Africa, di conseguenza i minori stranieri non accompagnati principalmente accolti sono di questa nazionalità. Tra loro la componente maggioritaria è sicuramente quella dei ragazzi provenienti dal Bangladesh. 127 Idem n. 125.

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soggiorno. Di conseguenza non hanno avuto necessità di intraprendere percorsi di

assistenza e tutela, dice una delle intervistate: “a loro non conviene più passare per i

centri di pronta accoglienza o di seconda accoglienza perché sarebbero poi vincolati a

dei percorsi specifici, a delle regole che a loro ormai non interessano più. Non hanno

più la necessità di regolarizzazione che invece prima del 2007 per loro era fondamentale

per poter stare in Italia e poter lavorare.”128. Per molti di loro poi è forte la paura di

poter essere rimpatriati qualora approccino i servizi, la misura del rimpatrio è infatti

stata stabilita dall’accordo italo – romeno stipulato nel 2008. Inoltre nel corso degli

ultimi anni i cittadini romeni adulti, grazie anche all’ambito lavorativo, si sono ben

integrati nel territorio romano, costituendo una rete di sostegno tra loro molto forte, e

così la maggioranza dei minori romeni non accompagnati che arrivano a Roma,

chiedono aiuto ai propri connazionali, se non addirittura a parenti, già presenti sul

territorio. Va poi anche sottolineato che con l’ingresso nell’Unione Europea, la

Romania ha cominciato a risollevarsi dal punto di vista sociale ed economico, per cui

“forse questi minori non hanno neanche più bisogno di venire qui in Italia, perché ormai

la situazione economica e sociale della Romania si sta stabilizzando”129. Ed inoltre “è

cresciuto enormemente il numero dei nuclei familiari romeni emigrati insieme dalla

Romania o comunque ricongiuntisi qui a Roma”130.

Va poi sottolineato che “le migrazioni cambiano e cambiano negli anni i gruppi

prevalenti all’interno delle città”131. A sostegno di ciò bisogna infatti sottolineare che

negli ultimi anni, “c’è stata una forte mescolanza tra cittadini romeni e cittadini rom,

questo soprattutto a causa della crisi economica che sta colpendo l’Italia da qualche

anno e che ha determinato, per queste due culture, difficoltà economiche e sociali serie,

causate dalla mancanza di un lavoro stabile, e di soluzioni alloggiative stabili, con

128 Intervista n. 5 a Daniela Dentice, responsabile Casa famiglia Gemelli Diversi, IPAB Sacra Famiglia, Roma. 129 Intervista n. 7 a Giuseppe Bernetti, responsabile Back office Sala operativa sociale, Roma. 130 Intervista n. 3 a Luciano Balducci, responsabile Casa famiglia Borgo ragazzi Don Bosco, Roma. 131 Intervista n. 4 a Carla Baiocchi, responsabile Casa dei diritti sociali, Roma.

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conseguente necessità di ricorrere a qualsiasi espediente per sopravvivere. Questa

mescolanza, incrementata poi nell’opinione pubblica anche dai media, è stata più forte

soprattutto tra i minori romeni che si sono andati a mescolare con i minori rom”132.

Nonostante questi importanti cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi anni, alcune

caratteristiche della presenza dei minori romeni non accompagnati sul territorio del

Comune di Roma, sono rimaste però immutate.

4.5. La situazione attuale dei minori romeni non accompagnati nel Comune di

Roma (2012 – giugno 2013)

Nel 2012 presso i servizi del Comune di Roma il numero dei minori romeni non

accompagnati accolti è molto basso, se non addirittura nullo. La maggioranza dei minori

romeni accolti presso i centri di prima o seconda accoglienza hanno “problemi familiari

gravi, quindi hanno la loro famiglia sul territorio”133.

Attualmente è forte, soprattutto nei centri di seconda accoglienza, la presenza di minori

rom “che spesso vengono identificati come romeni, anche se non è sempre esatto, in

quanto questi ragazzi possono avere un’origine mista. Con loro c’è spesso il problema

del certificato di nascita che non esiste, anche quando dicono di essere nati in Romania,

oppure di esser nati in Italia, aver vissuto molti anni in Romania ed essere infine

ritornati in Italia”134. Il numero di questi minori è aumentato presso le comunità di

accoglienza “perché da qualche anno a Roma è in atto la politica dello smantellamento

dei campi rom e della cosiddetta integrazione sociale di questa popolazione”135. Alcuni

operatori del NAE (Nucleo Assistenza Emarginati), hanno visto emergere un fenomeno

132 Intervista n. 7 a Giuseppe Bernetti, responsabile Back office Sala operativa sociale, Roma. 133 Intervista n. 8 a Margherita Occhiuto, responsabile Ufficio Minori stranieri, U.O. Minori Roma Capitale, Roma. 134 Intervista n. 6 a Cristian, educatore Casa Felix, Roma. 135 Idem n. 132.

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molto interessante per quanto riguarda i campi rom, dove molto spesso vengono trovati

a vivere anche ragazzi romeni, non di etnia rom, che si insediano lì perché sanno di

poter ricevere degli aiuti proprio grazie allo smantellamento di questi campi. Infatti

“durante gli sgomberi ci sono sempre gli operatori sociali che offrono alle famiglie con

minori la possibilità di essere accolti in strutture, dove verranno poi valutati tempi e

modalità per un rientro in patria”136. La maggioranza di questi minori rom giungono

presso i centri di accoglienza attraverso il circuito penale, per aver commesso in genere

“furti con scasso in appartamento e rapine con armi”.137

Inoltre allo stato attuale nel Comune di Roma, continua ad essere consistente il

fenomeno della prostituzione che coinvolge le minorenni romene. A differenza di

qualche anno fa, oggi queste ragazze partono dalla Romania assolutamente consapevoli

di ciò che verranno a fare in Italia, “queste ragazze sono agganciate dalle organizzazioni

criminali che in alcuni casi hanno contatti diretti con le famiglie, a volte sono proprio le

famiglie che cedono le minori a questi criminali. In genere sono organizzazioni miste

composte sia da romeni che da italiani”138. Oggi è ancora più difficile riuscire ad

agganciare queste ragazze, perché da parte loro “c’è la voglia di guadagnare grandi cifre

di denaro”139. “Per alcune di loro sembra esistere solo il dio denaro”.140Tutto ciò è

dovuto principalmente al fatto che “le organizzazioni criminali si sono evolute, sono

divenuti dei veri e propri imprenditori. Negli ultimi 2 anni hanno compreso che dando

più soldi alle ragazze riescono a tenersele strette. In queste ragazze scatta un

meccanismo in base al quale lo sfruttatore è il loro salvatore, quello che le ha salvate

dall’inferno che vivevano in Romania. Percepiscono così un maggior senso di libertà,

quando invece sono ridotte in schiavitù, non hanno vie d’uscita, perché in patria hanno

136 Intervista n. 7 a Giuseppe Bernetti, responsabile Back office Sala operativa sociale, Roma. 137 Intervista n. 10 a Antonio De Monte, Nucleo Assistenza Emarginati, VII Gruppo Polizia Municipale di Roma. 138 Idem n. 136. 139 Intervista n. 6 a Cristian, educatore Casa Felix, Roma. 140 Intervista n. 8 a Margherita Occhiuto, responsabile Ufficio Minori stranieri, U.O. Minori Roma Capitale, Roma.

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famiglie che possono essere minacciate”141. Quindi è il fattore economico che impedisce

alle ragazze attualmente di pensare a stili di vita alternativi o comunque pensare di farsi

aiutare dai servizi. Molte di loro quando vengono prese dalla polizia e portate presso i

centri di pronta accoglienza scappano nel giro di poche ore, o addirittura subito dopo

che la vettura della polizia si è allontanata. Per loro l’aiuto dei servizi è solo una perdita

di tempo, molte a colloquio con gli operatori dei centri di pronta accoglienza

pronunciano frasi del tipo “oggi sto perdendo tempo, guadagno di meno”, “io guadagno

500 euro al mese per strada, se tu me li dai io rimango qui”. Queste ragazze hanno perso

completamente la percezione di loro stesse come persone.

La situazione evidenziata nel Comune di Roma in questo capitolo, ha motivazione di

esistere in conseguenza dei cambiamenti economico – sociali avvenuti in Romania nel

corso degli ultimi venti anni, e che si sono ripercossi soprattutto sulle famiglie con

minori. Nel corso degli anni è notevolmente cresciuto il numero di Associazioni o

Organizzazioni non governative, nate proprio con l’intento di sostenere e risolvere la

situazione dei minori soli e delle famiglie in difficoltà in Romania.

141 Intervista n. 1 a Paola Cervellini, responsabile Centro di pronta accoglienza per minori stranieri non accompagnati della Virtus Italia Onlus.

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5. Un’esperienza romena di lavoro sociale con minori di strada. La

Fondazione Parada a Bucarest142

5.1. Cenni storici della Fondazione

Parada è un’organizzazione romena non governativa, apolitica e no profit, che opera

principalmente a Bucarest. È stata creata nel 1995 da Miloud Oukili, un clown franco –

algerino recatosi in città nel 1992 per una turnée con il circo in cui lavorava. Nel 1996

la Fondazione è stata riconosciuta dal Ministero della Gioventù e dello Sport e dal

Ministero della Cultura romeni.

Negli anni in cui nasce Parada, la Romania stava vivendo un periodo molto delicato: da

circa cinque anni è caduto il regime di Ceausescu e il paese ha perso la sua stabilità

politica, economica e sociale (situazione già illustrata nel primo capitolo). Gli effetti di

questa situazione si fanno sentire soprattutto sui bambini. Molti di loro vengono

abbandonati dalle famiglie che non riescono a mantenerli, altri scappano da casa o dagli

orfanotrofi andando ad incrementare il fenomeno dei minori di strada. Questi minori di

strada, attualmente vengono stimati in circa 350.000, di cui 30.000 soltanto a Bucarest

(come illustrato nel quarto paragrafo del terzo capitolo). “Vivono di espedienti, non

hanno un tetto, non frequentano la scuola, sono invisibili agli occhi della popolazione.

Molti iniziano a sniffare la colla per non sentire la fame e dimenticare le sofferenze. In

inverno a Bucarest fa molto freddo e questi bambini cercano riparo nei canali sotterranei

del riscaldamento centralizzato”143. Entrando in contatto con questa realtà, Miloud

142 Questo capitolo è stato realizzato intermente sulla base del materiale elaborato ed ottenuto da interviste tramite e-mail ad alcuni operatori, al presidente della Fondazione, Franco Aloisio e sulla base del materiale ottenuto dal sito della Fondazione Parada, www.parada.it. 143 Fondazione Parada, La storia in Romania. Elaborazione informazioni, www.parada.it. La vita di ampi strati della popolazione è al limite della sussistenza. In particolare i minori vivono in condizioni di grave difficoltà: la

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Oukili decide di far qualcosa per cambiare la loro situazione. Con molta fatica guadagna

la loro fiducia, li ascolta, li rende finalmente visibili, e attraverso l’insegnamento delle

tecniche della mimica corporea (gli insegna a ridere e a misurarsi con il proprio corpo), i

ragazzini diventano piano piano protagonisti della loro vita e del loro futuro. Dà così

vita a Parada.

L’obiettivo della Fondazione (come rilevato dal “materiale informativo” ricevuto), è

quello di inserirsi in maniera strutturata e conforme nel processo di transizione del

paese, sostenendo i bambini e i giovani di strada e le famiglie senza dimora. Ciò viene

perseguito attraverso un programma integrato di servizi di assistenza sociale, sostegno

scolastico e formativo e integrazione socio-professionale, così come attraverso

l’intermediazione dell’arte e dell’espressività artistica come mezzo educativo. Ciò che

viene ricercata e sostenuta è la creazione delle condizioni adeguate per uno sviluppo

autonomo e responsabile, per la (re)integrazione nella società di persone a rischio di

esclusione sociale144.

Nel corso degli anni Parada riceve diversi riconoscimenti per le sue attività, come il

premio Clownul Sperantei ( in italiano: la speranza del clown), per la clownterapia da

loro realizzata, ricevuto nel 1999. Nel 2000 invece riceve: il premio Unicef “Dalla parte

dei bambini”, il premio Artusi, consegnato a Miloud per aver apportato un contributo

originale alla difesa dei diritti dell’uomo, ed il premio Albert Schweitzer. Dal 2002

Parada, è membro della Federazione di ONG per la Protezione dell’Infanzia

(FONPC)145.

disoccupazione e il venir meno del sistema assistenziale di epoca socialista hanno penalizzato fortemente le famiglie con figli a carico, incrementando i casi di abbandono, abusi, maltrattamenti e lavoro minorile. Gli orfanotrofi e le istituzioni minorili non hanno ricevuto per lungo tempo adeguati finanziamenti e supporto dallo stato. In questa situazione, nel tentativo di una fuga disperata e impossibile dalla sofferenza, migliaia di bambini e di ragazzi hanno drammaticamente scelto la vita di strada. 144 Fondazione Parada, Presentazione della Fondazione, materiale ricevuto via e-mail dall’assistente sociale della Fondazione, Alina Veronica Bontu. L’approccio partecipativo utilizzato, considera i beneficiari, attori del proprio percorso personale, fornendo loro strumenti per la valorizzazione delle proprie esperienze. 145 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Materiale ottenuto via e-mail dal Presidente della Fondazione Franco Aloisio. FONPC- Federatia Organizatiilor

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Grazie anche all’impegno della Fondazione, il Governo Romeno ha finalmente

riconosciuto l’esistenza dei giovani di strada e ha programmato una Strategia Nazionale

per l’Infanzia di Strada e poi resa operativa soprattutto a Bucarest.

La Fondazione Parada è cresciuta negli anni, ed oggi è formata da circa 35 operatori

romeni, alcuni dei quali ex ragazzi che hanno vissuto la strada, e da un operatore

italiano. Tra di loro troviamo: 6 assistenti sociali, 4 insegnanti, 6 animatori socio –

educativi, 4 psicologi e molti volontari. È importante sottolineare che gli assistenti

sociali della Fondazione svolgono diversi compiti: “realizzano i progetti individualizzati

per ogni giovane, si occupano dei documenti per l’affidamento, delle inchieste sociali,

svolgono le visite in famiglia, monitorano i casi. Svolgono poi, anche i compiti propri

degli educatori, come l’inserimento del minore in vari posti per poter risolvere problemi

specifici, oppure l’accompagnamento nel mondo del lavoro. Questo perché in Romania

non esiste la figura di educatore specializzato, come in Italia”146. Attualmente la

Fondazione ha all’attivo un gran numero di progetti e prevede numerose attività, infatti

in Romania una parte importante del lavoro con i bambini, i giovani e le famiglie di

strada, è svolto proprio dalle numerose ONG presenti sul territorio147. Purtroppo le

Istituzioni sono ancora molto carenti per quanto riguarda servizi, progetti o attività, da

offrire a questa specifica realtà del territorio, che lo contraddistingue ormai da più di

venti anni.

Neguvernamentale Pentru Protectia Copilulu/ Federazione delle organizzazioni Non governative per la protezione dei bambini. Traduzione dell’acronimo realizzata da me attraverso l’utilizzo del traduttore informatico Google traduttore. Questa Federazione lavora prevalentemente su due ordini di bisogni: 1. la necessità di regolare e controllare i flussi migratori minorili e di assistere i ritorni di minori non accompagnati e 2. il bisogno di fornire un sostegno sociale a minori svantaggiati o a rischio. 146 Intervista n. 12 realizzata via e-mail ad Alina Veronica Bontu, Assistente sociale della Fondazione. L’assistente sociale lavora da circa dieci anni con la Fondazione e sostiene che il suo sia un lavoro a volte molte difficile, per le problematiche che approccia ed anche per la carenza di politiche sociali adeguate che potrebbero essere un incredibile sostegno. 147 Idem n. 146. L’assistente sociale riferisce che la Fondazione lavori in rete con le varie associazioni ed organizzazioni presenti sul territorio, non solo di Bucarest, infatti nel caso in cui un minore approcciato da loro abbia la residenza fuori città, Parada si attiva immediatamente per entrare in contatto con le associazioni presenti sul luogo di residenza di quel minore. Inoltre tale rete di associazioni ha sviluppato anche programmi specifici negli ospedali. Infine la collaborazione avviene anche con le istituzioni pubbliche.

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5.2. Le attività di Parada e l’organizzazione

Attualmente la Fondazione (come rilevato sempre dai “materiali informativi” ricevuti)

porta avanti diversi servizi e progetti a Bucarest, concepiti come un percorso completo

per l’integrazione sociale. I servizi attualmente offerti148, sono:

• l’unitá mobile o la Caravana: servizio di assistenza stradale diurna e notturna, che

si pone come legame e intermediario tra la strada e gli altri servizi offerti da

Parada o altre ONG. Si sviluppa in particolare da un lato, come programma di

riduzione del danno per la tossicodipendenza, e dall’altro come sostegno rivolto a

famiglie in difficoltà.

• il centro diurno: concepito come un’alternativa al vagabondaggio in strada, ha

visite quotidiane di circa 25 - 30 ragazzi e bambini, contattati dagli operatori che

lavorano sulla strada, ma anche dai beneficiari stessi attraverso il passa-parola.

Offre servizi di igiene personale, pasti caldi, assistenza medica e sociale e

differenti attività educative e ricreative volte ad un piano di intervento

personalizzato.

• il servizio di supporto scolastico e psicologico: prevede un programma di

assistenza scolastica molto flessibile. Tenendo conto delle differenti

caratteristiche di ciascun ragazzo e delle problematiche specifiche alla loro

situazione, offre sostegno per il reintegro scolastico e la ricerca di lavoro.

• l’appartamento sociale: è composto da 6 posti, rappresenta una soluzione

intermedia verso la piena autonomia dei ragazzi approcciati, costituendo le

condizioni per lo sviluppo del proprio percorso in una situazione protetta.

148 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Informazioni contenute nelle sezioni: “L’unità mobile”; “Il centro diurno”; “Alfabetizzazione”; “Appartamenti sociali”; “Scuola di Circo”.

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• il progetto artistico: rappresenta un programma storico attorno al quale si sono

sviluppati progressivamente nuovi programmi. Attraverso l’arte circense e

clownesca, l’attività atletica e ludica, viene favorito il processo d’integrazione.

Parada organizza spettacoli e laboratori in Romania, Italia e Francia.

• il progetto di calcio149: nel 2000 nasce Intercampus Romania, realizzato

dall’Internazionale football club Milano, ovvero l’Inter, con l’obiettivo di

restituire a questi bambini il diritto al gioco, attraverso l’utilizzo proprio del

gioco del calcio anche come strumento educativo. Periodicamente avviene la

formazione pedagogica degli istruttori che vi collaborano.

La Fondazione Parada è amministrata da un Consiglio Direttivo composto da Romeni,

Francesi e Italiani. Essa intende promuovere un processo di presa di coscienza sociale,

politica e umana nel Paese e per questo lavora in stretta collaborazione con le

istituzioni, le ONG e tutti gli organismi che si adoperano per togliere i ragazzi dalla

strada.

Le principali attività che compie mediante i vari progetti attivi, sono: la valutazione e

l’analisi dei bisogni dell’infanzia in strada; la reintegrazione familiare, sociale e

scolastica dell’infanzia; la reintegrazione socio-professionale dei giovani in difficoltà;

cerca inoltre di promuovere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi

dell’infanzia in strada; e promuove inoltre lo sviluppo e il sostegno dei talenti artistici

dell’infanzia150.

149 Intervista n. 12 realizzata via e-mail ad Alina Veronica Bontu, Assistente sociale della Fondazione. Il progetto è seguito da un operatore della Fondazione, ed è frequentato prevalentemente dai bambini più piccoli, in genere tra gli 8 ed 13 anni. 150 Fondazione Parada, Presentazione della Fondazione, materiale ricevuto via e-mail dall’assistente sociale della Fondazione, Alina Veronica Bontu. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “Fondazione Parada”. La metodologia dell’equipe della Fondazione è quella di creare le condizioni adeguate a uno sviluppo autonomo e responsabile necessario alla definitiva integrazione nella società dove il bambino, il ragazzo o il nucleo familiare, possano guardare all’avvenire con fiducia.

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Grazie ai progetti attivati ed alle attività promosse dalla Fondazione, decine di giovani

sono riusciti a lasciare la strada, alcuni sono stati reinseriti nelle loro famiglie, hanno

ripreso a studiare o cominciato a lavorare e, soprattutto, hanno recuperato fiducia in se

stessi e voglia di progettare il proprio futuro.

Non è possibile però avere una stima precisa del numero di utenti con cui Parada viene a

contatto quotidianamente o periodicamente, in quanto la Fondazione non possiede una

banca dati, “ogni ragazzo seguito ha un suo fascicolo, più o meno corposo a seconda

della situazione. Abbiamo cercato varie volte di centralizzare la cosa, ma sembra che gli

operatori siano davvero restii a questo tipo di attività e noi troppo poveri per investire su

questo”151. A detta degli operatori, infatti, “la caratteristica dei nostri utenti è quella di

migrazione, non li trovi sempre nello stesso posto, poi non dimentichiamo che Bucarest

è una città grande! Non puoi contattare qualcosa che cambia, che si sposta. In strada ci

sono continui cambiamenti”152.

Conosciamo nello specifico alcuni dei servizi offerti dalla Fondazione.

5.3. L’unità mobile e l’intervento contro le tossicodipendenze

Gli obiettivi e la struttura organizzativa

L’unità mobile, definita anche Caravana, è un servizio di assistenza stradale diurna e

notturna, che si pone come legame e intermediario tra la strada e gli altri servizi offerti

da Parada o da altre ONG. Infatti tale servizio collabora sul campo con varie ONG

romene153, e porta avanti progetti come PROCOPIL154, un programma regionale,

151 Intervista n. 11 realizzata via e-mail a Franco Aloisio, Presidente della Fondazione. 152 Intervista n. 12 realizzata via e-mail a Alina Veronica Bontu, Assistente sociale della Fondazione. 153 Fondazione Parada, L’unità mobile, materiale ricevuto via email dal Presidente della Fondazione, Franco Aloisio. Le altre ONG con cui Parada collabora, sono: SAMU Social, un’associazione che offre aiuti di emergenza mobili per persone emarginate; la Fondazione Concordia si occupa invece di assistere i bambini di strada e gli anziani soli, con pasti caldi e compagnia; ARAS, che ha come missione informare e istruire tutte le categorie della popolazione del

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lanciato nel 2005 per la promozione dei diritti del bambino nella Repubblica Moldova,

in Bulgaria, in Francia e in Romania, attraverso il contrasto del maltrattamento nei

confronti del minore e la promozione delle pratiche positive.

L’unità mobile ha un’èquipe composta da due assistenti sociali e un volontario. Questo

servizio si rivolge da più di 14 anni a tutti i bambini, i giovani e le famiglie senza

dimora o in situazione di precarietà estrema sulle strade di Bucarest. Infatti attraverso la

presenza quotidiana in strada dell’èquipe degli assistenti sociali, Parada cerca di

stimolare il loro interesse a partecipare alle attività organizzate, facilitando

l’integrazione scolastica, socio-professionale o familiare. Altre attività di base e

permanenti dell'unità mobilie sono: il rifacimento e l’ottenimento dei documenti di

identità; la distribuzione di alimenti e vestiti; la distribuzione di coperte e sacchi a pelo;

l’accompagnamento alle strutture mediche; la messa in contatto ed il monitoraggio del

rapporto con i servizi sociali sia pubblici che privati155.

La maggioranza delle situazioni e dei problemi riscontrati sono riconducibili a:

mancanza di documenti d’identità, analfabetismo ed abbandono scolastico. Molti degli

utenti sono bambini con un’età che va dai 9 ai 14 anni, tanti altri sono famiglie e una

buona parte di loro consuma droga (solventi e iniettabili).

pericolo posato dall'AIDS e mezzi di prevenzione dell'HIV; Ateliers senza Frontiere; la Fondazione APEL, che offre il suo sostegno a giovani svantaggiati mediante un servzio di formazione ed inserimento lavorativo e servizi per le aziende che intendono assumere questi giovani. 154 Programma PROCOPIL, Protezione del minore nella Repubblica Moldova,Bulgaria,Francia e Romania.

http://www.aibi.it/ita/protezione-del-minore-nella-repubblica-moldova-bulgaria-francia-e-romania-riunione-del-comitato-regionale-del-programma-procopil . Tale programma è stato portato avanti con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri francese e FONPC, ed è stato finanziato in gran parte dal Ministero degli Affari Esteri della

Francia ed ulteriormente dall’Agenzia Francese per lo Sviluppo. 155 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “L’unità di strada”. Se negli ultimi anni, il fenomeno bambini e giovani in strada sembrava relativamente stabile, oggi una nuova generazione di bambini è apparsa in strada. Le cause sono da ricondurre alla fuga di violenze e abbandono della famiglia oppure all’incapacità di integrarsi nei centri di accoglienza. Tra essi ci sono anche bambini seguiti da altre associazioni e fondazioni senza alcun risultato. Nel 2005 stati identificati e monitorati ben 100 beneficiari.

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Interventi di riduzione del danno e aree territoriali coperte

Da qualche anno infatti in Romania è divenuto diffusissimo il consumo di droghe

pesanti, come l’eroina, in particolar modo tra la popolazione vulnerabile, quindi anche

tra questi bambini di strada. In conseguenza di ciò, l’unità mobile ha deciso di adeguarsi

e di costituire anche un programma di riduzione del danno per la tossicodipendenza.

Così nel 2004 Parada inizia a collaborare con l’Unicef, ed insieme danno vita ad un

progetto di riduzione del danno legato al consumo di droghe, denominato “ Formazione

per i servizi pubblici e privati romeni, sulla riduzione del danno provocato

dall’assunzione di nuove droghe”156. Tale progetto ha previsto la costruzione di una rete

di riduzione del danno tra i vari servizi pubblici e privati ed i diversi soggetti coinvolti,

ed ha inoltre sviluppato, sistematizzato e ampliato la propria offerta di formazione per i

fornitori di droga. La formazione è una delle attività principali del progetto, insieme all’

advocacy (in italiano: farsi promotore della causa di qualcun altro) ed alla ricerca, tanto

è vero che negli ultimi anni è stata avviata una ricerca sociologica per comprendere

meglio la situazione, i bisogni e le tendenze attuali del fenomeno, al fine di rispondere

nel modo migliore possibile alle necessità reali di bambini e ragazzi. La componente di

formazione mira ad aumentare la capacità di organizzazioni membro o partner, nella

riduzione del danno e nella fornitura di servizi di prevenzione dell'HIV. Le attività di

formazione sono state condotte in 5 città romene e hanno previsto una collaborazione

con RHRN (Romanian Harm Reduction Network/ Rete Romena per la riduzione del

danno), con membri locali e istituzioni pubbliche.

156 RHRN, Harm reduction training on new drugs, 2004. www.rhrn.ro/en/projects/now. La traduzione del testo è stata fatta da me utilizzando il traduttore informatico Google traduttore. Durante gli ultimi 4 anni, RHRN ha fornito programmi di formazione per più di 500 professionisti con diverse qualifiche: assistenti sociali, psicologi, medici e infermieri, farmacisti, guardie carcerarie, agenti di polizia. I temi principali trattati nei programmi di formazione sono stati: gli interventi di prevenzione dell'HIV; i servizi da offrire per la riduzione del danno; la gestione del programma cambio siringa; una terapia sostitutiva degli oppiacei; la promozione di strumenti di comunicazione e advocacy, in particolare la costruzione di campagne specifiche di advocacy.

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L’unità mobile, come illustra la Figura 5.1, opera prevalentemente in queste zone di

Bucarest: Parco Herastrau, un parco nella zona nord della città; Costin Georgian, ovvero

una fermata della metropolitana LM1; Grozavesti, un quartiere sempre nella zona nord;

l’Università; l’Accademia Militare; Piata Unirii, ovvero Piazza dell’Unità a sud della

città, attraversata dalle tre linee metropolitane; e Piazza Victoriei, ovvero Piazza

Vittoria così denominata perché situata vicino il Palazzo della Vittoria sede del governo

romeno.

Figura 5.1 – Piantina della città di Bucarest con evidenziate le zone di intervento

dell’Unità mobile

Fonte: la piantina è stata presa da internet, le zone di intervento dell’Unità mobile sono state evidenziate da me.

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L’attività di strada si è intensificata a partire dall’inizio del 2009, attraverso una seconda

unità mobile, permettendo di lavorare con un numero maggiore di bambini e ragazzi.

5.4. Il centro diurno ed il servizio scolastico

Il Centro diurno.

Il Centro diurno è uno spazio aperto dalle 9.00 alle 17.00 dal lunedì al venerdì, rivolto a

bambini di età compresa tra i 7 ed i 18 anni, e a giovani di età compresa tra i 19 ed i 29

anni. Permette ai bambini e ai giovani di strada di partecipare a diverse attività, di

beneficiare di un’assistenza sociale, di un sostegno socio-educativo e di una assistenza

sanitaria d’urgenza. Concepito come un’alternativa al vagabondaggio in strada, il

Centro accoglie quotidianamente circa 25 - 30 ragazzi e bambini. Questi vengono

contattati dagli operatori che lavorano sulla strada, ma anche dagli stessi ragazzi

attraverso il passa-parola157. L’intervento del Centro diurno è di tipo umanitario per

interventi d’urgenza. Infatti i giovani possono prendere tre pasti al giorno, hanno la

possibilità di fare una doccia, lavare la biancheria, farsi accompagnare dal medico o dal

dentista. Inoltre, è un intervento volto alla (re)integrazione, per mezzo di un percorso

individualizzato, cioè costruito sulla base delle caratteristiche di ciascun beneficiario.

Sotto la guida di un operatore, infatti, il percorso può comprendere la ripresa delle

relazioni con la famiglia di origine, laddove sia possibile, la risoluzione dei problemi

relativi ai documenti di identità, la ricerca di un’alternativa per la vita nella strada,

l’orientamento sui programmi di alfabetizzazione, la reintegrazione scolastica. È

previsto anche l’invio dei ragazzi al servizio APEL, ovvero all’Ufficio di Formazione e 157 Fondazione Parada, Il centro diurno. Elaborazione informazioni contenute nella sezione, www.parada.it/index.php/in-romania/centro-diurno. A seguito del monitoraggio effettuato nel 2005, è risultato che in quello stesso anno, il numero dei beneficiari che hanno fruito dei servizi presso il centro diurno è stato di 233 unità divisi in fasce d’età (bambini 7/18 anni e giovani 19/29 anni).

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Integrazione Professionale158, l’orientamento verso altre attività del centro, oppure la

consulenza e la terapia comportamentale159.

L’èquipe del centro è composta da: un assistente sociale, un’ insegnante, sei animatori

socio – educativi, e da uno psicologo e alcuni volontari. L’immobile, ristrutturato nel

2004, è un centro attrezzato di uffici sociali, infermeria, cucina e mensa, lavanderia, sale

per l’alfabetizzazione, biblioteca, internet, attività culturali, di manipolazione e

artistiche.

Il Centro educativo

Il diritto all’educazione è un diritto fondamentale per l’essere umano. La maggioranza

dei giovani approcciati da Parada non hanno terminato le scuole primarie e molti non

sono mai andati a scuola, essendo quindi analfabeti. Questa situazione fa si che essi non

possano accedere alla formazione professionale che prevede, appunto, la conclusione

del ciclo scolastico dell’obbligo. In conseguenza di ciò la Fondazione costituisce un

programma di assistenza scolastica flessibile e concepito per aiutare i beneficiari sul

piano scolastico, prevenendo l’abbandono e promuovendo la reintegrazione. Tali

interventi tengono conto delle differenti caratteristiche di ciascun ragazzo e delle

problematiche specifiche alla loro situazione, come l’impossibilità di alcuni tra loro di

soddisfare i bisogni di base (alloggio, vitto, etc). Parada ha risposto a questi bisogni con

un Centro Educativo. Questo è attivo da Settembre 2010 ed è situato all’interno di una

158 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “APEL- Ufficio di Formazione e Integrazione Professionale”. Il servizio Apel si propone come un interlocutore in grado di comprendere e di integrare le esigenze legate alla produzione di beni e servizi con le cautele che è necessario adottare nella prospettiva di inserimento di lavoratori con vissuti di emarginazione sociale. L’azienda che propone una collaborazione al servizio formazione lavoro trova un’agenzia che non si limita a un’automatica copertura dei costi vacanti o disponibili, ma interlocutori in grado di compiere un’attenta analisi delle organizzazioni, dei carichi di lavoro e della distribuzione dei compiti e di conseguenza proporre non soltanto un lavoratore che possa soddisfare la richiesta, ma anche i metodi e le strategie più efficaci per l’inserimento nell’organico aziendale. 159 Idem n. 158. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “Il centro diurno”. Il percorso di ogni bambino o giovane è costruito assieme ad esso, sulla base delle sua caratteristiche personali, è di conseguenza un progetto individualizzato, volto cioè a sviluppare al massimo le potenzialità di ogni giovane.

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scuola pubblica, la Scuola 95, e sostiene circa 80 bambini e giovani ogni anno160. La

reintegrazione scolastica presuppone una lunga e difficile strada sia per i ragazzi che per

gli educatori perché nella maggior parte dei casi i beneficiari provengono direttamente

dalla strada, senza documenti d’identità; oppure posseggono documenti o diplomi in

scuole in altre località fuori Bucarest. Ciò richiede ricerche per tutta la Romania, per

una nuova iscrizione scolastica. Accanto a queste difficoltà che richiedono uno sforzo

fisico, mentale e morale ci sono quelle legate alla vergogna di frequentare la scuola

elementare con ragazzi di diverse età. Attraverso la partecipazione attiva dei bambini e

dei ragazzi, il programma di supporto scolastico mira a dotare i beneficiari di

competenze che li aiutino a terminare la scuola e a trovare un impiego, per percorrere

una formazione professionale con successo. Le azioni intraprese, all’interno del Centro

educativo, sono: la realizzazione di un progetto educativo personalizzato per i

beneficiari; l’insegnamento delle conoscenze di base; il recupero scolastico;

l’accompagnamento, la consulenza e l’orientamento scolastico; la prevenzione

dell’abbandono scolastico.

Lo spazio messo a disposizione può essere frequentato in modo costante, soprattutto per

i ragazzi iscritti a scuola, o occasionale. L’attività si sviluppa in gruppi formati sulla

base di vari criteri, stabiliti dopo una valutazione iniziale, tra cui età, il livello

scolastico, le capacità psichiche, il livello di adattamento a regole più severe, la

motivazione di inserirsi in un progetto formativo articolato.

160Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Informazione contenuta nella sezione “Alfabetizzazione”. In seguito al monitoraggio effettuato nel 2005, si è evinto che il lavoro istruttivo - educativo presuppone una particolare attenzione alle particolarità individuali e alle situazioni per scegliere i metodi ed i procedimenti istruttivi/educativi migliori per ciascun utente. Anche in questo caso si predilige il progetto individualizzato.

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5.5. L’appartamento sociale e la comunità alloggio

L’appartamento sociale rappresenta una soluzione intermedia verso la piena autonomia

dei ragazzi presi in carico dalla Fondazione, poiché pone le basi di un percorso volto

all’autonomia in una situazione protetta. L’inclusione nel programma implica la

motivazione del ragazzo a perseguirlo e il suo coinvolgimento all’interno di un percorso

scolastico o professionale, nonchè l’accettazione delle regole di base per la vita in

comunità161.

Attualmente l'appartamento risponde anche ad esigenze di urgenza sanitaria. In questi

spazi si creano, dunque, le condizioni adeguate per l’intrapresa di un cammino

autonomo e responsabile necessario alla definitiva integrazione. Si tratta di ambienti

protetti, dove i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la strada possono organizzare la

propria vita con regolarità, autogestendosi, ma mantenendo allo stesso tempo un

rapporto positivo e costruttivo con il mondo degli adulti attraverso la supervisione

costante degli operatori. Non sono quindi comunità con la presenza di educatori a tempo

pieno, ma gruppi - appartamento in cui abitano giovani, e dove gli operatori si recano a

orari stabiliti, per seguire un programma di lavoro concordato con i ragazzi e partecipare

a riunioni di valutazione sulla convivenza di gruppo, ed anche per verificare come gli

ospiti degli appartamenti riescono a organizzare la propria vita nei diversi momenti

della giornata.

Attualmente sono attivi tre appartamenti sociali così suddivisi:

161 Fondazione Parada, Residenzialità .Elaborazione informazioni contenute nella sezione, http://www.parada.it/index.php/in-romania/residenzialita.html. A causa del fatto che è difficile reperire in acquisto o in affitto un appartamento per i costi elevati, Parada sostiene ancora forme di aiuto attraverso l’affitto in appartamenti o camere di privati. Il progetto è rivolto a giovani e famiglie che stanno acquisendo una propria autonomia ma che per vari motivi si trovano in difficoltà economica.

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• due appartamenti per minori162, organizzati in modo residenziale dove ogni

appartamento accoglie dai 4 ai 6 bambini, seguiti da un responsabile, ovvero un

assistente sociale, e da una psicologa. L’orientamento scolastico è garantito da

un’ èquipe multidisciplinare. Tale servizio offre un’alternativa alla vita in strada

per quei bambini che non possono essere reinseriti nella famiglia di origine

immediatamente o per periodi più lunghi. Il progetto di lunga durata implica la

motivazione da parte del bambino alla frequenza della scuola dell’obbligo e

all’accettazione delle regole di convivenza con gli altri.

Il servizio aiuta a stimolare le motivazioni per l’integrazione del bambino, è

volto a sviluppare un sistema di valori come l’accettazione e il rispetto, migliora

le relazioni sociali, stimola la fiducia nelle proprie potenzialità, stimola la

necessità di partecipare ad un gruppo scolastico o professionale, dona gli

strumenti per il raggiungimento dell’autonomia personale, insegna ad

amministrarsi, ad acquisire l’autocontrollo ed infine a creare le premesse per il

reinserimento familiare. L’appartamento sociale non è un servizio centrato su

attività strutturate ma fa parte del progetto personalizzato basato sulla risposta al

bisogno di ogni bambino, trattato come soggetto unico con una propria identità;

• un appartamento per adulti163, il quale ha l’obiettivo di essere l’ultima tappa di

transizione all’autonomia e alla separazione dei giovani dall’intervento degli

operatori. I giovani partecipano parzialmente ai costi dell’appartamento. Un

criterio di selezione di coloro i quali possono vivere in appartamento è costituito

dalla frequentazione scolastica e/o dalla possibilità di trovare un lavoro 162 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “Appartamenti sociali”. In seguito al monitoraggio effettuato nel 2005, è emerso come in quello stesso anno gli appartamenti per minori abbiano ospitato 11 bambini, 2 di questi sono stati reinseriti in famiglia. 163Idem n. 162. Informazione contenuta nella sezione “Appartamenti sociali”. A seguito del monitoraggio effettuato nel 2005, è emerso che nello stesso anno 3 giovani abbiano iniziato il percorso per essere indipendenti con la supervisione degli educatori.

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adeguato che possa permettere loro l’autosostenimento finanziario.

L’accompagnamento socio - educativo è assicurato da un operatore referente.

Nel 2010 è stata pianificata la costruzione di una comunità alloggio, ovvero un contesto

protetto che permetta ai bambini e ai ragazzi di trovarsi in una situazione relativamente

stabile, favorendo la possibilità di frequentare la scuola, di cercare un lavoro,

sperimentando una vita normale. Offrire un alloggio ai giovani pronti ad uscire

completamente dalla strada sembra essere una tappa indispensabile per il loro

inserimento socio-professionale. Il complesso della comunità alloggio è ancora in via di

costruzione in una zona appena fuori Bucarest.

5.6. Il dipartimento artistico

Il programma artistico rappresenta un programma storico. Attraverso l’arte circense,

clownesca, atletica e ludica viene favorito il processo d’integrazione. Il dipartimento

artistico di Parada si propone di offrire ad ogni ragazzo, coinvolto nel programma, la

possibilità di scoprire l’arte scenica. L’attività artistica ha un’importanza sostanziale:

l’èquipe artistica lavora per ridurre gli stati di disagio fisico, psichico e sociale dovuti

alle condizioni di vita. Ciò mira a valorizzare le loro potenzialità espressive, per

familiarizzare con gli atti artistici, per migliorare la percezione delle proprie capacità164.

L’esperienza ha mostrato che il percorso artistico ha favorito in molti casi l’integrazione

sociale dei ragazzi. Tale programma, mancando di una sede adeguata, si svolge in varie

164 Fondazione Parada, Dipartimento artistico. Elaborazione informazioni contenute nella sezione, http://www.parada.it/index.php/in-romania/dipartimento-artistico.html. Gli iscritti provengono da ambienti sociali diversi. Ancora una volta la diversità è valorizzata ed utilizzata per mettere in evidenza le conoscenze personali, artistiche e culturali di ognuno. La maggioranza di coloro che approcciano le attività del dipartimento artistico sono minori di età comprese tra i 7 ed 15 anni.

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sale messe a disposizioni da diversi enti, come il centro diurno della Fondazione, l’ ex

orfanotrofio Casa Sperantei, e una sala del Ministero degli Interni.

Al centro di questo programma c’è il circo sociale. La compagnia di circo nasce con la

prima attività di contatto tra Miloud e i giovani ragazzi conosciuti in strada, ovvero

quando l’artista ha utilizzato l’iniziazione all’arte circense come strumento di recupero

delle condizioni di svantaggio sociale. Oggi la Fondazione continua ad usare questo

strumento per la reintegrazione sociale. Da tutto ciò nasce la compagnia di circo formata

da giovani che hanno vissuto la strada e che rappresentano Parada durante spettacoli di

beneficenza, negli ospedali e negli orfanotrofi. La Compagnia, questo è il suo nome,

inoltre, si esibisce nei più importanti festival di Romania, Italia e Francia. Il circo

sociale di Parada ha tre principali obiettivi:

• incoraggiare i bambini e i ragazzi di strada ad aderire in maniera più leggera ai

programmi di reinserimento sociale.

• sviluppare e supportare le abilità di lavoro in gruppo e di adesione ad attività che

richiedono un impegno costante e più disciplinato.

• sviluppare e sostenere la stima di sé e del rispetto per sé e per gli altri.

Nel Settembre 2004 nasce la Scuola di circo165, grazie al progetto Circus Agora, nato

con l’obiettivo di creare una scuola di formazione professionale nelle arti circensi e

teatrali. La scuola è aperta ai bambini ed ai giovani di Bucarest, con l’intenzione di

sostenere, per quanto possibile, scambi culturali tra i giovani romeni ed europei. La sede

è situata nel Palazzo dell’Infanzia, dove vengono organizzati corsi gratuiti di acrobazia,

165 Fondazione Parada, Dipartimento artistico. Elaborazione informazioni contenute nella sezione, http://www.parada.it/index.php/in-romania/dipartimento-artistico.html. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “La scuola di Circo”. Ai corsi partecipano ogni anno, circa 40 bambini e giovani di età compresa tra 5 e 25 anni, divisi in due gruppi distinti in base al programma scolastico. Gli iscritti provengono da ambienti sociali diversi, ma comunque svantaggiati.

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pantomima, commedia dell’arte, danza, musica. Ancora una volta la diversità è

valorizzata ed utilizzata per mettere in evidenza le conoscenze personali, artistiche e

culturali di ognuno.

La Compagnia del Circo Parada ha partecipato ai più importanti festival d’arte della

Romania, della Francia, dell’Ungheria, della Germania e del Portogallo166. “In Italia le

tournée hanno anche una valenza educativa poiché permettono ai giovani di conoscere

altre culture, di ritrovare la fiducia nel rispetto di sé stessi e di scoprire il ruolo della

famiglia grazie all’ospitalità ricevuta dalle famiglie delle città in cui si recano” (Int.

2)167.

166 Parada Italia, Ragazzi di Bucarest. Un naso rosso contro l’indifferenza. Materiale informativo, Milano, 2010. Elaborazione informazioni contenute nella sezione “Progetti complementari – La compagnia di Circo”. La Compagnia del Circo Parada ha partecipato ai più importanti festival d’arte della Romania come il Festival di Sighisoara (un festival sui mestieri medievali della Romania, che si svolge nella città di Sighisoara ogni ultimo weekend di luglio), il Festival D’ale Bucurestiului ( un festival sul teatro che si svolge ogni anno a Bucarest nel periodo autunnale), en l’ARCUB( un centro culturale che organizza periodicamente a Bucarest progetti culturali per varie discipline). 167

Intervista n. 11 realizzata via e-mail a Franco Aloisio, Presidente della Fondazione.

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6. Osservazioni conclusive

6.1. Gli aspetti salienti rilevati

La tesi è stata incentrata sullo studio dell’evoluzione del fenomeno dei minori romeni

non accompagnati sul territorio italiano. L’accento è stato posto sull’ingresso della

Romania in Unione Europea, avvenuto il primo gennaio 2007, e sulle conseguenze da

esso determinate, attraverso l’analisi della situazione di questi minori nel Comune di

Roma, dagli anni Duemila ad oggi. Lo studio del suddetto fenomeno mi ha portato ad

alcune osservazioni conclusive, cosciente che sono soltanto una tappa per riflessioni

successive.

In primo luogo è fondamentale sottolineare come dagli anni Novanta ad oggi, la

situazione dei minori romeni non accompagnati nel nostro paese si è notevolmente

evoluta. Il 2007 è stato, per questi minori, un anno di cambiamenti profondi e radicali.

Con l’ingresso della Romania in Unione Europea infatti, cambia la loro condizione: da

minori stranieri divengono minori comunitari, ed in quanto tali, anche sulla base della

Direttiva Comunitaria 2004/38 recepita dall’Italia con il Decreto legislativo n. 30 del 6

febbraio 2007, hanno diritto a libera circolazione, libero ingresso e soggiorno nei

territori dell’Unione, quindi anche nel territorio del nostro Stato. Per loro oggi è

sufficiente essere in possesso di un documento di identità per far sì che la loro presenza

sia del tutto regolare. Mentre prima del 2007 avevano bisogno, proprio come tutti gli

altri minori stranieri non accompagnati, di un permesso di soggiorno per minore età, per

far sì che la loro presenza fosse regolare.

Seconda considerazione. Dal momento in cui la Romania è entrata a far parte

dell’Unione Europea, il fenomeno di questi minori romeni non accompagnati in Italia, è

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divenuto sicuramente più visibile agli occhi di entrambi i paesi, i quali nel 2008 hanno

deciso di stipulare un accordo finalizzato alla protezione dei suddetti minori presenti sul

territorio italiano. Tale accordo stabilisce come obiettivo principale della protezione, il

rimpatrio assistito del minore romeno non accompagnato che si trova in condizioni di

difficoltà sul territorio del nostro paese. Ma tale obiettivo è contrastante rispetto a due

dei diritti fondamentali di cui devono godere questi minori, sanciti negli artt. 3 e 12

della Convenzione sui diritti del fanciullo. Tali articoli infatti stabiliscono che “in tutte

le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private

di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi

legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione

preminente” (art.3), e che “gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di

discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che

lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione

tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità” (art. 12). Di conseguenza

vediamo come la misura del rimpatrio possa venir meno nel momento in cui il minore

dichiari di non voler essere rimpatriato, oppure dalle indagini in patria si scopra che il

rimpatrio del minore non garantisca il suo superiore interesse.

Terza considerazione. La regolare presenza sul nostro territorio di questi minori, ha fatto

si che il fenomeno assuma oggi una connotazione differente rispetto al passato.

Attualmente infatti questi minori romeni non accompagnati non giungono più ai servizi

sociali territoriali deputati a dar loro assistenza, bensì preferiscono recarsi presso altri

familiari o connazionali, già presenti in Italia, che li possano aiutare nell’integrazione

sociale e in particolar modo nella ricerca di lavoro. Infatti negli ultimi dieci anni la

comunità romena si è fortemente integrata nella nostra società, ed è addirittura in grado

di costituire una forte rete di aiuto e sostegno per i vari membri che la compongono,

arrivando così a sostituirsi quasi totalmente ai servizi del territorio. E poiché è raro che

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il minore giunga presso un servizio del territorio, non si verifica l’identificazione di

quest’ultimo da parte delle autorità di pubblica sicurezza e di conseguenza non si può

applicare la misura del rimpatrio.

Infine debbo sottolineare che questi minori, in quanto tali ed in quanto privi di figure

genitoriali sul nostro territorio, siano molto vulnerabili, ed esposti a cadere in circuiti

illegali, spinti a volte dagli stessi connazionali che dovrebbero in realtà aiutarli. Uscire

da tali contesti risulta per loro molto difficile.

Sulla base delle considerazioni fatte fin qui, sento di poter affermare che negli ultimi 6

anni le istituzioni italiane abbiano trascurato sempre più il fenomeno dei minori romeni

non accompagnati che giungono nel nostro paese, probabilmente perché con gli anni

questo fenomeno ha cessato di essere un’emergenza e purtroppo oggi la situazione

economica dell’Italia permette di affrontare solo le situazioni sociali emergenziali,

tralasciando invece quelle che si sono stabilizzate nel corso del tempo, ma che non si

sono risolte spontaneamente. L’attenzione delle istituzioni negli ultimi anni si è invece

concentrata molto sul fenomeno dei minori romeni rom presenti sul territorio italiano,

che ad oggi costituisce un fenomeno da affrontare con politiche integrative e non

escludenti, mettendo in atto per loro, in modo prevalente, azioni e progetti di

integrazione scolastica. Tale fenomeno si discosta però molto da quello dei minori

romeni non accompagnati, in quanti i minori romeni rom giungono in Italia

prevalentemente con i genitori o con familiari e vivono poi con essi in campi autorizzati

e attrezzati oppure in campi spontanei abusivi. Molto spesso i media contribuiscono a

diffondere nell’opinione pubblica l’idea che i minori romeni non accompagnati siano

proprio i minori romeni rom, creando una sovrapposizione erronea di questi due gruppi.

Fatto non condivisibile poiché i percorsi di integrazione devono essere attivati per tutte

le componenti della popolazione, senza escludere nessuno.

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6.2. Raccomandazioni

Le raccomandazioni che mi sento di proporre a seguito delle conclusioni a cui sono

arrivata sono le seguenti:

a) stimolare le istituzioni italiane, attraverso seminari o giornate dedicate sul fenomeno

dei minori romeni non accompagnati, da svolgere ad esempio presso le università

italiane, ed aperti a studenti e operatori del settore quali: assistenti sociali dei Comuni,

operatori delle unità di strada, operatori dei centri di accoglienza e operatori di pubblica

sicurezza;

b) promuovere una formazione adeguata e specifica, attraverso corsi di formazione e di

aggiornamento, degli assistenti sociali, degli operatori delle unità di strada e degli

operatori delle autorità di pubblica sicurezza, finalizzata all’acquisizione di strumenti

che consentano loro di riconoscere più facilmente questi minori presenti in determinati

contesti, quali la strada, i cantieri edili, ecc.;

c) favorire la collaborazione ed uno scambio effettivo di informazioni tra l’OCR e gli

altri soggetti coinvolti nel fenomeno, facendo sì che l’Organismo indirizzi le diverse

attività, e non sia solo un semplice punto di coordinamento per gli enti come stabilito

nella legislazione;

d) cercare di attrarre maggiormente l’attenzione di questi minori, soprattutto per quanto

riguarda i progetti di formazione e inserimento lavorativo attivi sul territorio nazionale.

Si potrebbe ad esempio ipotizzare di creare dei sottoprogetti calibrati sulle loro

caratteristiche culturali.

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Ringraziamenti

Il primo ringraziamento che mi sento di fare dal profondo del cuore, va sicuramente a

me stessa, per la grinta, l’impegno, la forza e la pazienza che ho messo in questo

percorso, senza tutto ciò non sarei sicuramente arrivata a questo punto oggi.

Ringrazio poi i miei genitori, neanche senza di loro sarei qui oggi. Li ringrazio per il

sostegno continuo che mi hanno dato, hanno sempre creduto in me, non hanno esitato

mai, neanche per un secondo, sul percorso da me intrapreso, ma li ringrazio soprattutto

per l’amore e la presenza con cui mi hanno cresciuta, se sono arrivata fin qui con le mie

gambe lo devo sicuramente anche a loro, insieme a loro ovviamente ringrazio anche mio

fratello Marco, a modo suo con i suoi 15 anni, mi ha sempre sostenuta e aiutata nei

momenti più difficili, ed ha gioito con me per i miei successi.

Un grazie enorme va poi ai miei nonni ed agli zii materni. Loro mi hanno cresciuta,

amata ed insieme ai miei genitori mi hanno educata ai valori che per me sono

fondamentali: il rispetto degli altri, l’umiltà, l’amore. Mentre un grazie speciale va

sicuramente ai miei nonni paterni che purtroppo non ci sono più, nonno sarebbe stato

orgoglioso di questa nipote così testarda, perché per lui lo studio è sempre stato una

componente importantissima della vita dei suoi figli, ma ancor più di quella dei suoi

nipoti. Assieme a loro ringrazio anche tutti gli zii paterni, la mia grandissima famiglia, e

in particolar modo zia Paola, così simile a me nel carattere e così vicina anche se

distante fisicamente.

Un altro grazie importante va a Francesca, la tutor che mi ha seguito in quindici mesi di

tirocinio, professionista instancabile, con una grande umanità, grande amore e rispetto

nei confronti degli altri, grazie a lei ho capito cos’è davvero il nostro lavoro e quanta

passione ci vuole per portarlo avanti. Assieme a lei ringrazio anche le altre colleghe del

Consultorio, la psicologa Dottoressa Ponziano, l’ostetrica Anna, il ginecologo Dottor

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Pietrobattista, e le infermiere Maddalena e Marinella. Con loro mi sono sentita come a

casa, mi hanno voluta bene come la più piccola della famiglia ma mi hanno sempre

considerata come una loro collega a tutti gli effetti, con grande professionalità e rispetto.

Ringrazio poi Tatiana ed Eleonora, fantastiche compagne di studio di questi tre anni.

Insieme siamo cresciute, abbiamo gioito, abbiamo anche sofferto ma soprattutto

abbiamo condiviso questo percorso così importante della nostra vita.

Grazie anche al professor Carchedi per la pazienza e la dedizione con cui mi ha seguita

nel percorso di redazione di questa tesi, e un grazie va a tutte le ragazze del “gruppo di

tesi”, in particolar modo a Giulia e Valeria per il sostegno che ci siamo date a vicenda.

Infine ringrazio tutti gli operatori che si sono resi disponibili per le varie interviste

realizzate.

Marta

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