I Messapi. Il Salento prima di Roma

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È la storia dei Messapi, cioè del primo popolo, della prima civiltà del Salento ancora oggi avvolta per certi aspetti nel mistero; l’avventura di alcune genti che provenivano dalla sponda opposta dell’Adriatico e che lungo l’arco di un millennio hanno sperimentato la possibilità di una convivenza pacifica, civile, dignitosa, nel cuore del Mediterraneo.

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I MessapiIl Salento prima di Roma

Cesare Daquino

Capone Editore

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Capone EditoreVia prov.le Lecce-Cavallino

73100 Lecce

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Le foto appartengono all’archivio della Casa Editrice

ISBN: 88-8349-009-6

A distanza di sette anni si propone una nuova edizione di questo volume, aggiornatoin alcune schede, con foto a colori tutte recenti, in una veste completamente rinnovata. Studie scavi archeologici hanno arricchito nel frattempo il panorama delle notizie sui Messapi, manon c’è dubbio che resta fermamente valido il patrimonio delle conoscenze in precedenzaacquisite.

L’Editore

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Il discorso sui Messapi in questiultimi anni ha assunto una grandeimportanza a tutti i livelli: convegni,

mostre, iniziative portate avanti daEnti locali e Associazioni varie, cam-pagne sistematiche di scavi archeo-

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Tra mito e storia

Il Salento: dai Messapialla conquista romana

La carta degli insediamenti messapici elaborata dall’ing. Gianni Carluccio

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logici, offrono un panorama com-plesso e articolato che spinge oramaiverso un tentativo di dare un mini-mo di ordine a tanta ricchezza di datie risultanze. Certo, alcuni fatti siimpongono per la loro portata dav-vero eccezionale:

- in primo luogo la mostra"Archeologia dei Messapi", organiz-zata nel 1990 dal Museo Provinciale“Sigismondo Castromediano” diLecce1, ha segnato una tappa fonda-mentale nel lungo cammino dellaricostruzione storica della civiltàmessapica.

– In secondo luogo la mostraarcheologica "Dalle Terre di Vaste.Storie di Messapi, Romani e

Bizantini" ha offerto proprio a caval-lo tra il 1997 e il 1998 ( Vaste -PalazzoBaronale, Aprile 1997 - Marzo 1998),tutto il materiale rinvenuto in quin-dici anni di ricerche condottedall'Università di Lecce (Prof.Francesco D'Andria) in collaborazio-ne con la Scuola Normale di Pisa,con l'École Française di Roma e conla Soprintendenza Archeologicadella Puglia.

– Un grandissimo contributo èstato dato dall'équipe dell'Universitàdi Sidney guidata dal Prof. Jean-PaulDescoeudres nel corso di cinqueanni di scavi sistematici (1987-1991),portati a termine sul terreno deno-minato "Chiusa" presso la masseria

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Roca, abitazioni medievaliNella pagina successiva: Manduria, resti dei circuiti murari

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del Fano in territorio di Salve2: èvenuto alla luce un sito messapicoarcaico che nel corso di circa un mil-lennio ha accolto tre villaggi, ilprimo intorno alla metà del XVI sec.a.C., il secondo nel X sec. a.C., ilterzo intorno al 550 a.C., per poiessere abbandonato definitivamentenel decennio 480-47O a.C.

– Le ricerche, tuttora in corso,condotte a Roca Vecchia dal prof.Cosimo Pagliara dell'Università diLecce, riservano, accanto a vastissi-mo materiale di lavoro e di studio,continue sorprese destinate adampliare l'orizzonte delle conoscen-ze sui Messapi.

Si radica sempre più saldamen-te, soprattutto nell'immaginario col-lettivo, la convinzione che la cono-

scenza del passato non è mera erudi-zione, ma va vista come riappropria-zione delle proprie radici, comemodalità di approccio ideale al pre-sente per una progettazione piùseria e attenta del futuro. In quest'ot-tica si inserisce la fondazione (marzo1997) a Oria di un "Centro di docu-mentazione messapica" inauguratodallo stesso Vicepresidente delConsiglio dei Ministri, oppure anco-ra la costituzione (1997) di un"Consorzio dei Comuni messapici":determinazioni che cavalcano favo-revolmente, tra l'altro, il clima diottimismo risvegliato dalle variespedizioni archeologiche stranierenel Salento meridionale (a Presiccel'équipe americana della OhioUniversity di Lima, a Muro Leccese

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l'Università di Pau, a Soletol'Università Libera di Bruxelles).

È tutto un fervore di iniziative,talune scaturite da ritrovamenti for-tuiti, che da una parte rendono pro-blematico fare il punto della situa-zione, dall'altra raccomandano uncollegamento organico e costantecon una considerazione globale dellavicenda dei Messapi, della loro origi-ne, dei loro insediamenti, della loroidentità etnica e storica, in una paro-la della loro civiltà.

Si snodano in questa ottica intutta la loro problematicità questionipiù volte dibattute la cui soluzione o-meglio- organica chiarificazione cri-tica diventa propedeutica irrinuncia-

bile ad ogni approccio al tema inoggetto: scopriremo così, colMommsen, che davvero il Salentopuò essere paragonato ad una sortadi palinsesto in cui cancellando ciòche sta scritto sopra, si riesce a leg-gere ciò che prima era scritto sotto;scopriremo che questa estrema partemeridionale del territorio italico, sesi escludono le aree classichedell'Etruria e di Roma, spingendol'esame più indietro rispetto all'etàdella Magna Grecia, è senza dubbioquella più ricca di storia, di vitalità edi civiltà in confronto a tutte le altreparti d'Italia; e si imporranno allanostra attenzione le note questioniche per il momento elenchiamo nella

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Tavola del MommsenNella pagina successiva: Vaste, porta Est (IV - III sec. a. C.)

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loro mera definizione:- Iapigi e Messsapi, antichi abi-

tatori della Puglia e, quindi, dellapenisola salentina, facevano parte diun solo popolo, di una sola gente,oppure no? Quale il loro rapportocon i Salentini? Quale il rapporto traIapigia, Messapia, Salento, Peucezia,Pediclia, Daunia, Enotria, Etolia,Ausonia, Calabria, Pelasgia, Conia,Italia?

- I Messapi furono di stirpeindogermanica o afromediterranea?Giunsero per terra o per mare?Quale peso dare all'origine cretesedei Messapi nel racconto erodoteo?

- La lingua dei Messapi è anco-ra un rebus? Quali sono i rapporti trail messapico e l'illirico?

- L'Iria di Erodoto è l'odierna

Oria in provincia di Brindisi oppurecorrisponde alla Vereto del Capo diLeuca? Quale peso dare all'ipotesidel Pais secondo cui l'antica Veretopiù tardi si sarebbe chiamata Sibari?E, comunque, che rapporto bisognaricostruire tra le antiche città deno-minate variamente dagli storici Iria,Vereto, Sibari, Βαρις, Βαρετος, Lupiae,‹Ροδι′αι, Uria, Leuca, Tirea, Thuriae,Uretum, Oiretum, Varia, Hyria,Varitu, YRIATINON, S. Gregorio,Uriaton, Crimino, Cassandra,Pozzomauro, Veretum, Verito,Valire, Ureto, Urias, Bari, CastrumMinervae, Acra Iapygia, Turi,Thurii? Erano, i centri messapici,organizzati in un sistema di alleanzedi carattere confederativo, oppurefacevano parte di un unico regno?

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Quale la zecca di questa eventualemonarchia oppure, nell'ipotesidiversa, quali le monete delle rispet-tive zecche?

Queste sono soltanto le piùimportanti questioni che vanno prio-ritariamente affrontate e il più possi-bile chiarite; altri interrogativi pre-sentano una natura più specifica epossono trovare, di volta in volta,spiegazione nell'ambito del discorsopiù generale sui Messapi3.

In ordine a tutti questi problemie ad altri che potranno trovare spa-zio nell'economia della presentericerca, la nostra indagine procederànel rispetto di una duplice modalità:da una parte, la definizione dei ter-mini del problema, la proposizionedel tema, l'inquadramento dellostesso nel contesto storico-critico-documentario; dall’altra, la descri-zione delle vicende nel loro sviluppocronologico. In siffatta prospettiva sieviteranno inutili ripetizioni, nebu-lose confusioni sui nomi, fatti, luo-ghi, testi, fonti e ipotesi interpretati-ve.

Una prima necessità si impone,soprattutto se si vuole fare un po' diluce sul periodo relativo alle originietniche, e quindi storiche, delSalento e del più vasto panoramaregionale: attraverso le testimonian-ze che sono giunte a noi, ricostruire itermini entro cui si consolidò laconoscenza che nell'antichità storici,poeti e letterati ebbero del territoriopugliese4.

Il grande poeta greco Esiodo

costituisce la prima espressionedocumentata e accertata, dopo la tra-dizione dei grandi poemi cosiddetti'omerici' dell'Iliade e dell'Odissea, inlingua greca, per cui ci sembra —almeno in ordine di tempo — laprima fonte preziosa per un approc-cio al problema che ci sta a cuore;voce molto interessante se per unattimo consideriamo che, a pareredella critica maggiormente accredi-tata, la metà circa del secolo VIII a.C.appare la data più attendibile per lacronologia esiodea, quindi un'etàantichissima, risalente quasi alle ori-gini stesse della scrittura greca.Esiodo fa derivare il nome Iapigia daIapeto re di Tessaglia, a sua voltafigliolo del Cielo e della Terra, non-ché fratello di Espero, di Atlante e diPrometeo: "Quindi appresso, unitasial Cielo la Terra generò l'Oceano daiprofondi vortici, e Ceo e Creio edIperione e Giapeto, Tia e Rea eTemi..."5.

Nessun altro dato: siamo nelcuore della mitologia classica greca,tra favola e leggenda, una dimensio-ne in cui è inutile pretendere di rin-tracciare elementi di storicità inquanto vi si muovono da protagoni-ste l'arte, la fantasia, la musicalità dellinguaggio.

Ecateo di Mileto, principe fra iLogografi, nato nell'antica Ioniaintorno al 550 a.C., si impone, suc-cessivamente, alla nostra attenzione.Delle sue opere, purtroppo, ci riman-gono soltanto 350 brevi frammenti,alcuni dei quali addirittura si riduco-

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no a semplici nomi di località geo-grafiche. Intanto è da premettere chein Ecateo non compaiono, almenodall'esame dei frammenti superstiti,né il nome 'Messapi' né quello di'Salentini'; il riferimento preciso è aisoli Iapigi ed è fortunatamente con-servatoci da Stefano di Bisanzio neiseguenti tre famosi frammenti:

a) "Iapigia: due città, l'una inItalia e l'altra nell'Illiride secondoEcateo. L'etnico Iapige, Iapigi,Iapigia";

b) "Eleuti: popolo della Iapigia.Ecateo nel libro intitolato Europa";

c) "Xandane: città della Iapigia.Ecateo nell'opera Europa, vi è la cittàdi Xandane; dopo vi sono i Peucezi"6.

Come si può facilmente notare,troviamo qui gettate le basi — per laprima volta nella storia — di quel-l'importante discorso, ancora oggidibattuto dagli studiosi, relativo airapporti tra le due sponde oppostedel basso Adriatico: in un appositocapitolo affronteremo tale problema.

Erodoto, finalmente, costituiscela prima fonte storica del tutto atten-dibile, autore greco del V secolo a.C.,che non si accontentò di accumulareo catalogare a tavolino materialevario, ma trascorse la maggior partedella sua vita girando in lungo e inlargo per tutto il mondo allora cono-sciuto, annotando particolari, descri-zioni e impressioni di prima mano,

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Manduria, necropoli

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confrontando le varie versioni einterpretazioni. Con lui ci troviamoalle prese con un intelletto che spa-zia prodigiosamente su terre e uomi-ni lontani nello spazio e nel tempo;siamo ormai di fronte ad una menteche ordina in un sistema gli eventiumani nella più vasta conoscenzadel territorio e dell'ambiente.

Un brano delle sue Storie chepiù ci interessa è il seguente: "Dopoun certo tempo i Cretesi, per voleredegli dei, ... passarono in Sicania...Mentre navigavano lungo la Iapigia,sorpresi da una grande tempesta,furono gettati in terra, essendosi fra-cassate le navi... Fermatisi là, fonda-rono la città di Iria e, cambiato nome,in luogo di Cretesi divennero Iapigi-Messapi, e in luogo di isolani furonoabitatori di terraferma. Partiti dallacittà di Iria, ne abitarono altre" 7.

Ritroviamo, qui, l'altra famosaquestione inerente l'origine e la pro-venienza dei Messapi, la loro identi-tà o diversità rispetto agli Iapigi: perora proseguiamo con la puntualizza-zione delle tappe storiche accertateintorno alle vicende dei Messapi,quindi con la descrizione di quelliche dalla storiografia universalevengono considerati dei punti ferminella storia di questo popolo.Secondo Erodoto, dicevamo, l'abi-tante dell'antica Puglia deriva daantichissimi colonizzatori Cretesinaufragati sulla nostra penisola equivi stabilitisi definitivamente colnome di Iapigi-Messapi. E dovetteseguire anche un periodo di svilup-

po e di benessere per i nuovi venuticosí bene acclimatatisi se, dopo unaprima sconfitta non meglio docu-mentata subita ad opera deiTarantini desiderosi di espandersiverso Sud-Est, riuscirono in tempirelativamente brevi a riorganizzarsie ad infliggere una terribile sconfittaintomo al 473 a.C. ai baldanzosiTarantini. Lo stesso Erodoto è riccodi particolari nel descrivere questavicenda e, tra l'altro, ci riferisce diuna alleanza fra Taranto e ReggioCalabria comandata da Micito con-tro gli Iapigi 8. Né c'è ragione di dubi-tare di questa grande vittoria conse-guita dagli Iapigi-Messapi suTaranto, se a questo fatto accennapersino il grande Aristotele che scri-veva a distanza di appena un secolodalla data della cruenta battaglia: "ATaranto, essendo stati vinti e uccisimolti notabili dagli Iapigi poco dopole guerre persiane, la politia si tra-sformò in democrazia" 9.

A questa considerazione siaggiunga che un altro famoso storicoin lingua greca vissuto al tempo diAugusto, Diodoro Siculo, sentì ildovere di accogliere la battaglia inoggetto tra gli eventi più importantidella storia italiota prima dell'avven-to di Roma e del conseguente ineso-rabile processo di romanizzazione:"Poi fu arconte in Atene Menone e iRomani elessero consoli LucioEmilio Mamerco e Gaio CornelioLentulo, in quell'anno in Italia scop-piò una guerra tra i Tarantini e gliIapigi per una questione di confini.

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All'inizio la guerra invero consistevain piccole scaramucce da una parte edall'altra; cresciuta dopo alcuni gior-ni l'inimicizia in tutte e due le parti,si giunse finalmente ad una battagliacampale. Gli Iapigi avevano recluta-to i propri cittadini, formando unbuon esercito e si erano rafforzatiancora con i soccorsi dei loro alleati,al punto che avevano in armi più di20.000 uomini; i Tarantini, conosciu-ta la forza delle truppe schierate con-tro di loro, fecero pure un recluta-mento in città ed ebbero in aiutomolti uomini di Reggio loro alleati.Si venne dunque alla battaglia, chefu atroce e in cui morirono molti dauna parte e dall'altra; alla fine la vit-

toria restò agli Iapigi'' l0.Tra gli storici dell'età moderna,

il più ricco di notizie al riguardo èGirolamo Marciano di Leverano:"Nacque ne' tempi di ArchitaTarentino una crudelissima ed inte-stina guerra tra i Tarentini ed i Iapigi,ovvero Messapi, ... per causa di alcu-ne loro differenze de' vicini territorii.I Iapigi dunque, fatta la scelta de'suoi, si congiunsero in confederazio-ne con gran numero di convicini, efecero un esercito di venti milauomini... Usciti gli uni e gli altri inbattaglia, si attaccò una crudelissimapugna. Nella qual battaglia... gliIapigi ottennero la vittoria”11.

Luigi Maggiulli entra maggior-

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Egnazia, una fornace

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mente nei particolari della vicenda,riferendo che la città di Taranto,"appoggiandosi al dritto della forzaschierò in campo 30.000 fanti e 3.000cavalieri per lanciarli contro iMessapi. Ed in fatto mosse guerra aquei popoli che gli erano fratelli, nemenò strage accumulando ruine eruine... orgogliosa della vittoriasguinzagliò le sue legioni contro iIapigi, che valorosamente pugnandofuron prostrati e vinti... Ma ... nonappena mossa altra guerra ai Iapigied ai Messapi, questi con 20.000guerrieri sgominarono e macellaro-no le legioni Tarantine, seguendolecolla spada ai reni fin sotto le muradella città"12.

Fra gli elementi da approfondi-re offertici dai vari Autori finora cita-ti, alcune situazioni appaiono chiaree precise: la guerra tra Taranto e gliIapigi fu aspra, terribile, lunghissimae logorante, espressione senz'altro diuna tensione secolare tra le parti incampo scatenata esclusivamentedalla tendenza egemonica diTaranto. Giuseppe Nenci è colui chepiù di ogni altro ha studiato l'argo-mento; egli mette in risalto, dell'inte-ra vicenda, la tendenza tarentina aconsiderare la Iapigia un serbatoionaturale di mano d'opera servile cuiattingere con incursioni e razzie ditipo piratesco: "La Iapigia fu dunqueper Taranto terra di conquista di

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Brindisi, una delle duecolonne terminali

della via Appia

Nella pagina successiva: Taranto, due colonne dori-che superstiti di un grande

tempio

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mano d'opera servile, ...una sorta diterra di nessuno, indicata dalle fonticome Μεσοχορον — termine cheallude nel linguaggio dell'arte mili-tare allo spazio fra due eserciti — ilserbatoio umano salentino''l3. IlNenci va ancora più a fondo allaquestione e cerca di rintracciare lecause, i fattori della politica espan-sionistica tarentina verso la Iapigia,nelle "condizioni oggettive di grandepopolamento della zona... Taranto sicomportò pertanto nei riguardi degliIapigi in modo del tutto analogo alcomportamento verso le genti indi-gene delle grandi colonie greche nelmomento della loro maggiore espan-sione: a una prima fase di contattipacifici... seguirono quasi dovunquetensioni profonde... Sul piano piùpropriamente storico, si può consta-

tare che esiste una concomitanzacronologica fra le razzie tarentine... eil fatto che le città messapiche, che latradizione ci presenta concordi ealleate, si cingano contemporanea-mente tutte di grandi cinte murarie.Credo che questo grande sforzocompiuto dai centri messapici siadovuto alla necessità di difendersidalle incursioni tarentine e forsedalla pirateria illirica, congiunta-mente tese a procurarsi mano d'ope-ra servile durante le razzie nel terri-torio salentino"14.

Recentemente tale teoria è statariproposta dal De Iuliis l5.

A questo stesso fatidico anno, il473 a.C., è collegato un analogo epi-sodio riguardante ancora una volta ilconflitto Taranto-Iapigi: l'unicavariante è costituita dal fatto che lo

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scacchiere dei combattimenti è spo-stato verso il nord della Puglia, dalmomento che a scontrarsi conTaranto questa volta sono gli IapigiPeucezi. Gli scavi condotti nellamitica Delfi hanno portato alla luce iresti di due complessi statuari e rela-tive dediche incise sui complessimedesimi, una sorta di ex-voto offer-ti dai Tarantini ad Apollo di Delfi ecommemorativi di altrettante vitto-rie di Taranto su genti iapigie: ilprimo complesso statuario avevaper soggetto il 'barbaro vinto' e delledonne iapigie fatte schiave; il secon-do complesso aveva per soggettofanti e cavalieri e commemorava lavittoria di Taranto sui Peucezi.Questo secondo donativo vennefatto collocare accanto al tripode diPlatea, quindi gli veniva attribuitoun grande valore ideologico, il sim-bolo della vittoria della civiltà sulbarbaro — ieri il barbaro persiano, alpresente il barbaro italiota —; venivaraffigurato Opis, re degli Iapigi,alleato dei Peucezi, vinto. Le notiziepiù complete e dettagliate intorno aquesta vicenda sono dovute aPausania, storico greco del II secolod.C., proveniente dal bacinodell'Asia Minore, autore di unaDescrizione della Grecia che oggi vienegiustamente considerata fonte moltoattendibile, al punto che per interescuole di archeologia e per spedizio-ni archeologiche operative ha costi-tuito un vademecum indispensabileper la stessa individuazione di opered'arte e relativi siti: secondo il rac-

conto di Pausania, dunque, delle duedediche — da lui chiamateαναϑη′ ματα — la prima sarebbeopera di Agelada Argivo 16, la secon-da di Onata di Egina: entrambi que-sti artisti furono attivi intorno allametà del V secolo a.C. I1 Moschettinisuffraga questa ricostruzione stori-co-archeologica dei fatti — soprat-tutto con riferimento all'attività delloscultore Agelada Argivo e invece tra-scurando il secondo personaggio,Onata Egineta — seguendo un'altrastrada, un altro indizio, ossia stu-diando l'episodio di un talTimasiteo, il quale liberò Atene dallatirannia dei Pisistrati e "per le suepalme olimpiche e pitiche avevadedicato la sua statua in Delfo, fattaappunto da Agelada Argivo''l7:Timasiteo e Agelada vissero primadell'olimpiade 67, dal momento chelo stesso Agelada fu l'autore di un'al-tra opera fatta per Cleostene in occa-sione dell'olimpiade 66. Un ultimodato per congedarci da questo argo-mento, la datazione proposta dalNenci per i due donativi: per ilprimo donativo il 473 a.C., pocoprima della gravissima sconfitta diTaranto; per il secondo donativo il433 a.C.

Certo, l'usanza di fare dei donipreziosi a famosi santuari dell'anticaGrecia dovette essere molto diffusa,se nello stesso giro di anni ancheRoma seguiva l'esempio al fine dicelebrare il trionfo del dittatoreMarco Furio Camillo sull'indomitacittà di Veio 18.

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Indice

3Capitolo Primo

Tra mito e storiaIl Salento: dai Messapi alla conquista romana

46Capitolo Secondo

Messapi e IapigiUn dibattito sempre aperto

100Capitolo Terzo

Alcune questioni etimologicheL’origine onomastica del Salento

111Capitolo Quarto

I siti messapiciCeglie Messapica, Manduria, Mesagne, Valesio, Lecce,Cavallino, Roca Vecchia, Soleto, Muro Leccese, Vaste,

Alezio, Ugento, Vereto