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ISOLE LOFOTEN Non c’è strada che porti alla felicità: la felicità è la strada. Buddha Diario di viaggio Diario di viaggio ISOLE LOFOTEN 2012 Verso il sole di mezzanotte

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ISOLE LOFOTEN

Non c’è strada che porti alla felicità:la felicità è la strada.

Buddha

Diario di viaggio

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012

Verso il sole di mezzanotte

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23 giugno - 24 luglio 2012

Verso il sole di mezzanotte

Diario di viaggio

Isole

Lofoten

di

Carlo e Anna Maria

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PREFAZIONE

Andateci. Giratela. Visitatene i luoghi più famosi e quelli meno conosciuti. Sbagliate anche strada,se volete, troverete sempre luoghi piacevoli... magari scoprirete itinerari nuovi.

In quest’ultimo caso... fatecelo sapere, perchè noi in Norvegia... CI TORNEREMO!!!

E’ con questa promessa che nel 2010 chiudevo il mio diario di viaggio nella Norvegia dei fiordi.Una promessa a sunto del nostro entusiasmo, al ritorno dello straordinario viaggio appena concluso.E le promesse, si sa, vanno mantenute e... appena due anni dopo, ecco ritornare forte, prorompenteil desiderio di replica. Quel sottile “mal di Norvegia” che nostalgicamente ti sale dentro, ti attrae e tispinge ad emulare quanti, per anni, hanno deciso di passare nell’estremo Nord dell’Europa le lorovacanze in camper.Uno fra tutti: il grande Stojan Deprato. Un veterano del viaggio (e del camper). Un ingegnere diorigine croata classe 1927, con una grande passione per i viaggi (coltivata visitando tutti i 5continenti), culminata con un vero amore per la regione Scandinava, e in particolare per la Norvegia.Da anni punto di riferimento e faro-guida per chi vuole attingere dal suo sito minuziose informazionipratiche sulla Nazione e sulle sue località (ogni remoto angolo lui lo conosce), il nostro Stojan ne hafatti ben 6 di viaggi in Norvegia. Al suo fianco sua moglie Carla, la canna da pesca nel gavone el’immancabile mazzetto di fiori campestri sul tavolino della loro dinette.

Nel 2008 ( a 81 anni) Stojan scrive:“... probabilmente l’ultimo viaggio!”, poi... nel 2009 acquista un camper nuovo (a 82 anni!) e nel2010 (a 83 anni!!!) torna ancora nel suo Nord percorrendo 8645 km.Oggi ne ha 86 di anni, ma non mi meraviglierei troppo se leggessi sul forum di camperonline.it chesi sta preparando per un prossimo viaggio in Norvegia!

E’ a lui, quindi, che (molto modestamente) voglio dedicare questo diario e inchinandomi alla suagrande esperienza e immensa saggezza, mi inoltro in questo mio nuovo “reportage”.

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A Stojan, esempio da emulare.

Carlo

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parte prima

Destinazione: LOFOTEN

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23 giugno: POMEZIA - ARGENTAKm giornalieri = 431

LA PARTENZA

Con un’afa che non si registrava da anni inItalia nel mese di giugno, nel pomeriggio del

23 lasciamo il parcheggio dando inizio a quelloche (per il momento?) è il viaggio più lungo maieffettuato in camper. Ci aspettano oltre 4000

chilometri di strada prima di imbarcarci perl’arcipelago delle isole Lofoten, oltre il CircoloPolare Artico.Quest’anno abbiamo anticipato un po’ l’ormaiconsueto “viaggio lungo” estivo (di norma fineluglio) per un duplice motivo. Il primo è pergodere al pieno del clima prevalentemente estivoche solo in questo periodo sembra esserci aquelle latitudini. Il secondo è che tra due giorni

(che sarà anche il mio compleanno) andrò incongedo o, come si dice per noi militari, entreròa far parte della “riserva”. Insomma... VADO IN PENSIONEEEEE!!!!Quale modo potrebbe essere migliore di questo,per festeggiare l’importante tappa. Le isole Lofoten: il “Paradiso del Nord!”. Unadelle mete più ambite per i camperisti.Provate solo per un istante ad immaginare il miostato d’animo quando ho varcato i cancelli delrimessaggio e imboccato la via Pontina. Da oggisono un uomo libero (o QUASI libero!). Nientepiù vincoli riguardo le partenze-rientri dallevacanze e niente più “sveglia” al mattino!E nella mente solo mille immagini delle Lofoten.Quelle più volte osservate in rete. A giorni potròcoglierle (e fotografarle) di persona! Non saranno i 35 gradi di temperatura esterna(e chi mi conosce sa quanto mi deprimono le altetemperature) e neanche le infinite buche(voragini!) della E45 a far diminuire il mioentusiasmo.

E così... con accanto mia moglie Anna Maria,che mi ha assecondato (anche questa volta) nellascelta e con al seguito una generosa scorta diprodotti alimentari italiani (non si sa mai!),percorro oltre 400 chilometri prima della tappagiornaliera.Ci fermeremo ad Argenta, nel Ferrarese, comodaperchè non prevede alcuna deviazione dalpercorso.Una pizza (anche ottima) e una birra fresca percontrastare il caldo soffocante che, insieme amiriadi di fameliche zanzare tenta di entraredalle finestre del camper e poi... a nanna!

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ARGENTA - Sosta per la prima tappa

POMEZIA

ARGENTA

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centinaia di turisti che affollano l’enorme stazionedi servizio prima del confine, con gesto decisomi calo la visiera del cappello sugli occhi e... mireco a pagare. Pochi euro di gasolio, quel tantoche mi consente di arrivare in territorio austriaco.Lì sì che il prezzo è conveniente (chissà se hannoi guanti?).

In fretta mi rimetto alla guida del mezzo, passola refurtiva a mia moglie (complice!) e, non primadi aver dato un’occhiata allo specchiettoretrovisore (nessun’auto della polizia mi insegue?)riparto verso il confine austriaco. Poco dopomezzogiorno passiamo sotto il Ponte d’Europa.Ci fermiamo per il pranzo e dopo aver assistitoal recupero di un pazzo che fa il bumping

jumping gettandosi dalponte (sembra svenuto,ma chi glielo ha fattofare?) dirigiamoa b b a s t a n z a

speditamente verso la seconda tappa prefissata.Oggi e nei prossimi due giorni ci aspettal’attraversamento della Germania (più di 1000km). Sui diari in rete leggo spesso di persone direttenei paesi nordici che soffrono notevolmentequesta fase del viaggio, a causa dellalunghezza, nonchè monotonia del paesaggiotedesco. Certo... le autostrade tedesche sonoterribili (però gratuite!), sempre impegnate dainterminabili lavori in corso. Così Anna Maria le descrive sui suoi appunti:“... ci sono cartelli con le faccine tristi, rilassate ofelici, a seconda dei chilometri mancanti altermine dei lavori”.

Debbo dire però... che basta uscire, deviandoun po’ dal percorso autostradale e anche nella“piatta” Germania si trovano graziosi paesi checonsentono soste confortevoli e piacevoliescursioni. Goslar, Celle, Luneburg, Bremen,Bamberg, Regensburg, visitate di passaggio neinostri precedenti viaggi al nord ne sono esempiolampante. Località deliziose che rimarrannosempre vive nella nostra mente come parteintegrante della vacanza.

Sosteremo due notti interritorio germanico duranteil tragitto di andata:esattamente a Kempten(Allgau) e a Northeimdescritte brevemente nellepagine che seguono.

24 giugno: ARGENTA - KEMPTEN (Allgau)Km giornalieri = 564Km totali = 995

25 giugno: KEMPTEN (Allgau) - NORTHEIMKm giornalieri = 539Km totali = 1534

Al mattino (presto) riprendiamo il viaggiodirezione Brennero.

Quest’anno due importanti novità riguardano inostri equipaggiamenti: due adeguamenti“elettronici” che ci regaleranno molte piccolegioie durante l’intera vacanza.

La prima è rappresentata da una videocameraHD acquistata appositamente affinchè possarestituirci le immagini degli splendidi panoramiosservati, nella qualità che essi meritano. Laseconda è un computer portatile che Anna Mariatiene aperto, mentre viaggia, sulle sue ginocchia.Con esso controlla le previsioni meteo dei

prossimi giorni, verifica la situazione delle stradee su di esso annota anche, alternandosi al piùclassico “penna e quaderno”, gli appunti salientidel viaggio (dove sto attingendo mentre scrivo).

“... ore 7:05: partenza da Argenta, tempo belloe... caldo! Sosta per rifornimento al distributoredopo Trento. Furto di guanti.”

Ma che ha scritto? Che vorrà dire? Mmmhhh!In vita mia non ho mai rubato alcunchètranne...tranne... OK confesso: i guanti!Avete presente quelli che si usano neisupermercati per scegliere le verdure o neidistributori per non sporcarsi le mani di gasolio?Ebbene... io li uso quando mi reco a svuotare ilWC chimico, sono comodi! E non li trovo danessuna parte (onestamente!). Ho provato areperirli in tutti i supermercati e discount da mefrequentati. Niente! Ho chiesto ai loro gestori divendermeli. Neanche a pensarci.E allora... allora... LI RUBO!La LIDL e i distributori di carburante sono le mieprincipali “vittime”.Ed ora li ho “presi” anche qui: a Trento.Vicino all’Austria!!!Dopo averne messo, con molta nonchalance unamanciata in tasca, noto le telecamere rivolte versole pompe di benzina e mischiandomi alle

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In AUSTRIA - “...che faccio, li rubo anche qui?”La moglie “multimediale”

Bumping Jumping dal Ponte d’Europa

10 KM 5 KM 1 KM

ARGENTA

KEMPTEN

KEMPTEN

NORTHEIM

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1000 KM DI... GERMANIA24 - 26 Giugno

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KEMPTEN(Allgau)

Ci troviamo al centro dell’Algovia (Allgau), laregione turistica più a sud della Germania, neldistretto governativo bavarese di Svevia.Kempten è una delle più antiche città dellaGermania, chiamata dai romani Cambodunum,italiano obsoleto Campidonia, fu capitale dellaprovincia romana della Raetia prima di Augusta.Oggi è un centro culturale, amministrativo ecommerciale. In particolare è un centro diproduzione del latte.Parcheggiamo nelle vicinanze dell’ Illerstadion(GPS: 47°43’46.01” N - 10°19’09.21”E),dove trascorreremo anche la notte.Cinque minuti di passeggiata e il fiume Iller ciseparano dalla città.Passiamo il pomeriggio camminando lentamenteper il centro, che in questo giorno di fine giugno

appare semi-deserto, ma che dall’abbondanzadei locali presenti ovunque fa pensare diKempten di una città molto frequentata durante labella stagione. In una delle due immense piazze,praticamente attigue, esattamente in quella di StMang, si gioca una partita di bocce.

KEMPTEN - Rathausplatz (Piazza del Municipio)

KEMPTEN - Piazza St. Mang

KEMPTEN - Residenzplatz

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in tutti i paesi nordici lo fanno molto, moltopresto).Passiamo accanto a una bizzarra costruzione dalgrosso nasone e con il tetto a forma di drago (lochiamano “Il teatro della notte”), poi... visto cheil tempo non accenna a migliorare ci rifugiamoin un supermercato (Lidl, ovviamente) vicinissimoall’area camper situata ai margini delle mura diaccesso al centro, in una zona molto verde etranquilla (GPS: 51°42’28.51” N - 10°00’22.67”E).

NORTHEIM

Northeim è una città della Bassa Sassonia di30.000 abitanti.Ci arriviamo intorno alle 5 del pomeriggio dopoaver viaggiato quasi sempre sotto un’incessantepioggia.E... ancora con il tempo incerto girovaghiamoqua e là, tra strade fiancheggiate da case agraticcio dai coloratissimi particolari e negoziche stanno già chiudendo (in Germania, come

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NORTHEIM - Case a graticcio NORTHEIM - Il “Teatro della Notte”

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Schleswig è una città molto antica.L'insediamento vichingo di Hedeby, oggi partedella città, fu menzionato per la prima voltanell'804; la città era molto potente all'internodella regione baltica, e dominò l'area per più di200 anni. Nel 1050, dopo una serie didistruzioni successive, la popolazione vennespostata sulla sponda opposta dello Schlei,divenendo così l'attuale città di Schleswig. Nel1066 Hedeby fu distrutta, e Schleswig rimaseparte del Regno di Danimarca.Nel 1864, lo Schleswig fu annesso alla Prussiae divenne tedesco.

La cittadina di Schleswig, che per il suo aspettoci è sembrata molto più simile ad un paese dellavicina Danimarca, è stata per noi una verasorpresa. Estremamente curata nelle sue viuzze diacciottolato, con antiche casette ornate damiriadi di fiori e oggetti di ogni genere. Una verachicca!Ma la cosa più straordinaria, unica nel suogenere è rappresentata dall’insediamentopresente nella piazzetta del centro storico,proprio davanti alle finestre degli abitanti.Girate pagina e scoprirete a cosa mi riferisco!

26 giugno: NORTHEIM - SCHLESWIG -LONSTRUPKm giornalieri = 782Km totali = 2316

Il viaggio odierno non prevede tappeprogrammate. Abbiamo come unico vincolo il

traghetto per la Norvegia, previsto per la seradel 27 giugno con partenza da Hirtshals, inDanimarca. Due interi giorni, quindi, per

percorrere gli 800 km che ci porterannonel’estremo lembo nord dello Jutland. Potremmo,quindi, prendercela più che comoda e invece...La sera stessa raggiungeremo il paese diLonstrup, a pochi chilometri dal porto d’imbarco,percorrendo ben 782 chilometri in un sologiorno!Una bella tirata... non c’è che dire, interrotta peròda una piacevole sosta (per il pranzo) aSchleswig, nella parte settentrionale dellaGermania. Una tappa scelta a caso sulla cartastradale.

SCHLESWIG

La città prende il nome dallo Schlei, un'insenaturanel Mar Baltico sulla costa della quale sorge ilcentro abitato, e "vik" è la parola che significa'insediamento' nell'antico linguaggio delVichinghi.

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SCHLESWIG SCHLESWIG

NORTHEIM

LONSTRUP

SCHLESWIG

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Del tutto originale e inconsueta lapresenza del cimitero al centro delpaese. Un’esemplare convivenza tra lavita e la morte. Un posto sicuramentenon adatto agli scaramantici!

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VISTA SULL’ALDILA’

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corone danesi, un piccolo albergo (chechiamano “hotel”) e un minimarket doveacquistiamo marmellata di mirtilli completano iltutto.Nelle campagne intorno, invece, centinaia dicasette: tutte uguali, interamente di legno, conenormi vetrate rivolte verso il Mar Baltico e...laggiù, in lontananza la presenza, anche un po’inquietante del “faro insabbiato”. Oggi poi...con il vento che c’è e la sabbia che gli turbinaintorno alzandosi alta nel cielo fa anche un po’paura, ma...in aggiunta ci attrae!Quindi... come vi dicevo poc’anzi: cambio diprogramma!Sono le 8 di sera, ma il sole qui è ancora alto.“Che facciamo, vogliamo andare oggi?”, faccio io, rivolgendomi ad Anna Maria. E lei...come se non aspettasse altro: “Ma sì, dai! Meglio oggi... domani nonsappiamo come sarà il tempo!”.E mentre parla guarda alquanto preoccupataverso il mare che sembra ribollire. Poco distanteda lì ci imbarcheremo, domani sera, perattraversare lo Skagerrak, che ha la fama di

essere uno dei mari più turbolenti del pianeta.

In men che non si dica siamo già (da soli) sullostradello che ci porterà alla base della duna disabbia. Quella duna, che la prima volta cheabbiamo visitato la Danimarca ha costituito,almeno per il sottoscritto, una bella prova!Ricordo ancora il fiato grosso e la fatica persuperare il ripido dislivello. Ma... ormai è troppotardi per ripensarci: SIAMO ARRIVATI!

IN DANIMARCA

Fatto rifornimento diacqua lasciamoSchleswig e dopo pochi chilometri entriamo interritorio danese. Ce ne accorgiamo subito. Cene accorgiamo dalle immense pianure verdi,dalle colline coperte di erica, dai villaggi di casegialle dai tetti rosso fuoco. Ce ne accorgiamodalle fattorie con il tetto di paglia e la bandieradanese che sventola alta e fiera nel cortile.Per noi oramai sono immagini già note: è la terzavolta che torniamo in Danimarca, ma ancora una

volta la tranquillità del suo paesaggio riesce astupirci e... ad entusiasmarci. Decidiamo diproseguire senza fermarci, fino alla punta Nord

del paese, “così...”, pensiamo “avremo un’interagiornata per goderci ancora i luoghi visitati treanni fa”. E così... senza avvertire stanchezza alcuna allaguida (e di chilometri ne abbiamo già un bel po’alle spalle!) puntiamo dritti verso Lonstrup, unpiccolo villaggio nelle vicinanze del faroinsabbiato di Rubjerg Knude, nello Jutland, cheabbiamo in programma di visitare l’indomanimattina. Questo almeno nelle prime intenzioni inquanto, contrariamente al progetto appenafatto... beh, ve ne parlerò in seguito.

A lonstrup è segnalato un grande piazzale fuoridal paese, dove diversi camper possono trovareposto agevolmente (GPS: 57°28’34.46” N -9°47’52.04”E), ma noi ne preferiamo un altro,a ridosso del centro, molto più piccolo, ma benriparato dal vento che di minuto in minuto sembradiventare sempre più forte.Il tempo di parcheggiare e ci catapultiamo allascoperta del luogo. Il paese, se così si puòchiamare, non è altro che un agglomerato di unadozzina di costruzioni allineate su una stradina.Un ufficio turistico con all’interno anche unosportello bancomat dove preleviamo le prime

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Il piccolo villaggio di LONSTRUP Il faro insabbiato di RUBJERG KNUDE

In cammino verso il faro

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UN FARO NEL DESERTO

RUBJERG KNUDE

26 Giugno 2012

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Vedo Anna Maria, lontana che fugge via... Ciricongiungiamo e iniziamo la facile discesa verso“casa”.Nel parcheggio riservato alla visita della duna,un bus ha appena scaricato un nutrito gruppo dianziani (sono circa le 9 di sera). Molti di lorohanno superato sicuramente “l’ottantina”. Alcunecoppie si tengono teneramente per mano e tuttirecano al seguito un cestino con la merenda.

Dopo essersi accomodati sulle panche presentisul luogo, iniziano, illuminati dalla bellissima lucegialla del tramonto e con spirito da sedicenni, illoro allegro, splendido pic-nic.

Signori: QUESTA E’ LA DANIMARCA!

Questa volta cerchiamo una via “più dolce” perscalare la duna. E’ mia moglie che suggerisce lastrada da seguire e va avanti lei!La vedo lassù che è quasi arrivata in cima, mentrecerco di proteggere la macchina fotograficadalla sabbia. Ma il bello deve ancora arrivare!Giunto anch’io in vetta all’orrenda duna, in vistadel faro, vengo letteralmente assalito da una verae propria tempesta di sabbia. Il rumore del vento

è assordante. Attorno a me sembra muoversi tuttoe mentre le raffiche di vento mi sbattono addossoquintali di sabbia finissima, che mi penetranonelle orecchie, nel naso e negli occhi, vengoassalito dal timore di sprofondare. Temo ancheper la mia attrezzatura fotografica (lavideocamera è appena comprata), ma ildesiderio di riprendere è più forte della paura econtinuo a scattare, incurante del rischio.

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Una doccia calda ci attende nella nostra casaviaggiante, poi... il profumo di una bistecca dicarne danese ci ricorda che sono già le 10 disera.C’è ancora tempo però per un’ultima, breveescursione, dopo cena. Solo una passeggiata inrealtà, di quelle a passo lento, per godereancora un po’ della bellissima atmosfera seralee dell’aria carica di sale. Tentiamo di avvicinarcial mare, ma il vento rende quasi impossibilefarlo. La temperatura è anche scesa. Sono le 23. Forse è giunto il momento di andarea letto.Mentre sto per addormentarmi mi vienespontaneo ripercorrere i momenti della intensagiornata appena trascorsa. Ma quanto è statalunga? E quante cose abbiamo fatto in un solo

giorno? Northeim, Schleswig, Lonstrup. E dopoben 782 km di viaggio trovare ancora energiaper salire su quella montagna di sabbia. Ma...

sarà il camper a darci questa carica?Con questo ultimo interrogativo e con la curiositàdi scoprire come sarà il giorno seguente miaddormento sereno.

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Alle 21.00 e alle 23.00 dalla finestra del camper: a LONSTRUP

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27 giugno: LONSTRUP - SKAGEN - GRENEN- HIRTSHALSKm giornalieri = 176Km totali = 2492

Nella mattinata odierna abbiamo deciso diripercorrere le tappe della precedente

esperienza danese, ma facciamo un po’ fatica atrovare la prima località in programma: la Dunamobile di Rabjerg Mile. Forse perchè è una dellerare volte che non ricorriamo al navigatore pertrovare un luogo, o forse perchè, forti del fatto diesserci già stati, ci siamo affidati solo al nostrosenso di orientamento. Mia moglie (bussola!) èsicura di aver scorto un cartello con il nome dellalocalità che cerchiamo su una strada secondaria.Dopo aver percorso diversi chilometri nelladirezione da lei indicata imbocco una stradinache man mano diventa sempre più stretta. AnnaMaria sembra interpretare il mio sguardo

indagativo. “Tranquillo!”, mi dice.Infine, dopo una curva mii ritrovo praticamentesulla spiaggia, davanti al mare. Della dunaneanche l’ombra. Al massimo ci sono due o trecollinette più basse di quelle di Capo Cotta.“Non è che visto che è mobile, la duna si èspostata altrove?”. Guardo mia moglie che, conaria colpevole... tergiversa: “Guarda che bella quella casetta!”, dice per stemperare la tensione.In uno spazio estremamente ridotto, al termine diuna stradina di pochi centimetri più larga del miocamper inizio una delle più impegnative manovremai effettuate prima. Più volte le ruote rischianodi finire nella sabbia. Sudo freddo e do’ ancorauno sguardo a mia moglie. “...Hai letto il cartellove?”Guadagnando centimetro dopo centimetro riescoa girare il mezzo e a rimettermi su una stradadecente. Do’ un sospiro di sollievo e sorrido.Sulla strada di ritorno Anna Maria riesce ascorgere (e a filmare) un bel cerbiatto, o “bamby”come lo chiama lei. “Vedi che ne è valsa la pena?”.Poi... visto che non rispondo sta’ zitta.Arrivati all’incrocio con la strada principale cercoil famoso cartello. NO COMMENT!Finalmente, dopo aver chiesto indicazioni qua elà giungiamo alla nostra mèta.C’è un bel parcheggio che consente la sostaanche ai camper (GPS: 57°28’34.46” N -9°47’52.04”E).Ci aspetta un’altra arrampicata sulle dune.Questa volta, però, senza vento e con unbellissimo cielo azzurro.

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Un cerbiatto nella zona della Rabjerg Mile

LONSTRUP

HIRTSHALS SKAGEN(Grenen)

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RABJERG MILE27 Giugno 2012

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SIAMO IN NORVEGIA...

Alle 11 di sera la nave lascia Hirtshals e tre oredopo sbarchiamo a Larvik, in Norvegia.Le 2 di notte sono un’ora un po’ insolita perarrivare in una nazione straniera, soprattutto perorganizzarsi per dormire, ma il paesescandinavo rivela subito la sua splendidaospitalità per i camperisti. A soli 18 km indirezione nord, ai margini della E18 e inposizione tranquilla, troviamo la prima area diparcheggio. Naturalmente ne approfittiamo e inuna notte che non sembra poi così buia“piantiamo le tende”.

Lasciamo il deserto danese e ci spingiamoall’estremo lembo dello Jutland: a Grenen. AnnaMaria ancora una volta desidera bagnarsi i piedilà dove si incontrano Skagerrak e Kattegat, chealtro non sono che il Mare del Nord e il MarBaltico.Sosta per il pranzo nel porto di Skagen, dove inrosse costruzioni allineate lungo un porticciolo ituristi consumano quintali di gamberetti poi, conmolta calma raggiungiamo Hirtshals, dove alle23 abbiamo il traghetto per la Norvegia.Hitshals, come detto nel mio precedente diario,non offre nulla dal punto di vista turistico, ma isuoi molteplici negozi di abbigliamento sportivocon prezzi decisamente convenienti per noiItaliani, ne fanno una sorta di paese dei

balocchi. Noi anche questa volta, ovviamente,ne approfittiamo facendo shopping fino allatarda ora di chiusura: le 18.00.

Alle 18 e 1 minuto Hirtshals diventa un deserto:in giro soltanto quei pochi turisti che, come noi,attendono l’imbarco.Per ingannare l’attesa ci spingiamo fino al faro,da dove si gode un’ottima vista sul Mare delNord e dove Anna Maria può controllare lo statodel “moto ondoso” prima della traversata. Perfarla stare tranquilla le ho raccontato delleesperienze, lette su alcuni diari, di persone chehanno preso il nostro stesso traghetto e che poihanno giurato che non avrebbero mai piùattraversato quel tratto di mare.

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GRENEN - L’estrema lingua di terra nel Nord dello Jutland, in Danimarca

GRENEN - Il “pediluvio”

Per le strade di SKAGEN

Il faro di HIRTSHALS

GRENEN

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28 giugno: LARVIK-RINGEBU-TRONDHEIMKm giornalieri = 685Km totali = 3177

L’antica chiesa (Stavkirke) di Ringebu èesattamente a metà strada tra Larvik e la città diTrondheim, che abbiamo intenzione diraggiungere prima di sera.

Le Stavkirker (chiese a doghe) hanno tettispioventi, come impilati uno all’altro, chericordano le pagode asiatiche. Ricordano anchele casette che i nonni di una volta costruivano conle carte da gioco per divertire i nipotini, volatiliedifici che richiedevano abilità e mani ferme. Maqueste chiese norvegesi sono strutture compatte

e piuttosto complesse, assai più delle coloratecasette di legno sparse tra fiordi e montagne. Eanche molto più rare: delle oltre mille chieselignee costruite in Norvegia tra il 1100 e il1300, quando l’architettura in pietra e cementoa queste latitudini era sconosciuta, ne sonorimaste appena una trentina, tutte situate nellaparte meridionale del Paese. Le altre sono statecancellate nei secoli da incendi, dall’abbandonocausato dalle epidemie di peste e dalle accettedi contadini a corto di legname. Oppure sonomarcite a poco a poco, come è accaduto amolte delle Starvkirke più antiche, costruitedirettamente sul terreno e sprovviste di una basedi pietra. Le poche chiese superstiti sono peròpiccoli capolavori di architettura, tanto prezioseche l’Unesco ne ha inserita una (la Starvkirke diUrnes nel Sognefjord) nell’elenco del patrimonioculturale dell’Umanità.La chiesa di Ringebu risale al XIII sec., marimaneggiata intorno al 1630. Essa è situatalungo la Pilegrim Vej (strada dei pellegrini),cammino che un tempo conduceva i pellegrini daOslo a Nidaros (Trondheim).Attorno alla chiesa: l’immancabile, piccolocimitero che, come in questo caso continua adessere utilizzato anche in tempi moderni.Ce lo dimostra la ragazza inginocchiata davantialla tomba dei suoi cari, intenta a piantare fioridi stagione.E’ l’ultima immagine del luogo prima diriprendere il viaggio verso nord.

44La Stavkirke di RINGEBU

TRONDHEIM

LARVIK

RINGEBU

Le “Stavkirker” norvegesi un tempoerano migliaia. Oggi ne rimangonopoche, ma quelle che restano sonopatrimonio dell’Umanità.

Il piccolo cimitero accanto alla Chiesa di RINGEBU

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LA PORTA DEL NORD

26 Giugno 2012

Trondheim

Trondheim, la vecchia “Nidaros” è chiamata da molti la“porta d’ingresso del Nord” per la sua relativa vicinanzaal Circolo Polare Artico ed è anche la terza città norvegese.Ma Trondheim è anche capitale tecnologica del paese, cittàall’avanguardia, dove fu aperto il primo Istituto Tecnologicoagli inizi del 900 e che oggi è considerata la Silicon Valleydel paese. Inoltre, in quanto sede della seconda universitàdella Norvegia, dopo quella di Oslo, e di svariati circoliculturali, Trondheim è sicuramente una meta giovane eassai vivace.

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Quella sopra è la prima immagine che ci sipresenta di Trondheim quando, parcheggiato ilcamper nel grande piazzale a fianco del centrosportivo, ci rechiamo alla scoperta della città.Da qualsiasi parte si arrivi l’occhio va sempreverso l’alto campanile del Duomo di Nidaros,la testimonianza artistica di epoca medioevalepiù importante della Scandinavia.La sua costruzione risale, almeno nella parte più

antica, all’inizio del XIV secolo e fu voluta daOlav III.Assolutamente straordinaria e meritevole digrande attenzione è l’intera facciata ovest: lacomplessità architettonica è arricchita dallosplendido rosone, dalle torri campanarie e dallamoltitudine di statue, sculture e bassorilievi che laornano. Del tutto originali poi gli stravagantidoccioni che circondano il tetto.

Passando davanti a questamonumentale costruzione,in verità ti trovi un po’spiazzato. Non te l’aspettiin un Paese come laNorvegia, nota più peraltri tipi di panorami cheper le cattedrali. Ma...basta passare leggermenteoltre ed eccoci di nuovocircondati da un ambientedecisamente piùappropriato: il BRIGGEN.

TRONDHEIM - Veduta dal centro sportivo

La facciata Ovest e i particolari del Duomo di Nidaros a TRONDHEIM TRONDHEIM - Veduta dal basso della Cattedrale

IL DUOMO DI NIDAROSTrondheim

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BRIGGEN

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E’ questo il vero cuore di Trondheim, la sua animapiù colorata: i vecchi magazzini (Briggen)costruiti su palafitte che si specchiano sul fiumeNidelva. Oggi essi sono stati riconvertiti per lopiù in esclusivi ristoranti e negozi per i turisti, macontinuano a rappresentare per la cittàl’immagine più caratteristica.

Camminiamo aspettando il calar del sole neivicoli della città vecchia e acquistiamo in unnegozio del centro il primo, meravigliososalmone affumicato, che costituirà, assieme aigamberi (compriamo anche essi) il nostroprincipale alimento durante l’intera vacanza.Poi...Mentre ascoltiamo ammaliati le note di unsuonatore di violino (piuttosto strambo direi: ilviolino, ma anche il musicista) ci rendiamo contoche sono quasi le dieci di sera e che se vogliamoaspettare che il sole tramonti ne avremo ancoraper molto. Dimenticavo...Siamo quasi arrivati al Circolo Polare Artico e frapoco il sole: NON TRAMONTERA’ MAI!Lo stomaco reclama (esso non segue il ciclosolare) e non vedo l’ora di prender confidenza

con il salmone al mio seguito.Fatto ritorno al parcheggio, mentre aspetto cheAnna Maria prepara un appetitoso sughetto coni crostacei appena comprati, mi guardo attornofra le decine di altri camper che ci circondanosul piazzale con la speranza di farmi, magari,una chiacchieratina con qualcuno. La maggior

parte dei mezzi sono targati Germania, mastranamente regna un insolito silenzio. Sono tuttidentro, rintanati. Strano... i Tedeschi sono semprei più inclini a scambiare qualche parola con i“colleghi viaggianti”. Mah!Non appena mi siedo a tavola (bellissima, tuttaarancione!) mi arriva il primo SMS dall’Italia (miocugino Vincenzo): “Balotelli, Balotelli!!!”A seguire, subito dopo un altro messaggio (miofiglio Marco): “è finitaaa!!! 2-0”. Ci metto un po’prima di realizzare, poi capisco ed esulto. “Gli“Europei!!!”. Giocava l’Italia, oggi. E...CON LAGERMANIA!” Comprendo anche il motivo delsilenzio di tomba di poc’anzi. Apro una fessuranel finestrino e guardo fuori. Tutto tace.. NIENTE CHIACCHIERATA!!

TRONDHEIM - Lungo le strade del Briggen

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pioggerellina ci impedisce anche la più breveescursione, consumiamo una gustosa cenetta alcalduccio del “webasto”.

30 giugno: MO-I-RANA - BOGNES- SVOLVÆRKm giornalieri = 433Km totali = 4121

OLTRE IL 66° PARALLELO

Molti sono i segni che a 84 Km da Mo-I-Rana, dopo una serie di dossi, ci indicano

che siamo giunti al Circolo Polare Artico. Primofra tutti il paesaggio, qui quasi privo divegetazione (solo muschi e licheni), simile aquello lunare. Poi, oltre l’evidente cartello e unmappamondo posizionato su una stele,incontriamo le prime renne. Un meravigliosogruppo (gregge? branco? non so come si dice!)di animali che cammina ai margini della strada.Anna Maria è eccitatissima, mi chiede difermarmi. “...Dai, chissà quante ne vedremo da ora in

poi!”, faccio io.

In preda ad un crescente senso pioneristico, ealla stregua dell’ “Albertone” di “Riusciranno inostri eroi...” invio messaggi ai ragazzi:“...Avvistate le prime renne!”.“Prime e ULTIME!!!” dovrei aggiungere in seguito,dopo averle cercate in ogni anfratto, dietro ognicurva della strada. Mai più, neanche mezza. Ciconsoleremo fotografandone una (vecchia eanche un po’ rincoglionita) chiusa in un recintoaccanto a due tende Sami tirate su per i turisti,che non fa altro che mangiare licheni. Le altreche vedremo sono quelle di stoffa nei negozi disouvenir norvegesi (una la compreremo perChiara).Decine di camper e centinaia di personeaffollano il piazzale dove iniziano i vari percorsiescursionistici, fra mille pietre ammonticchiate.

29 giugno: TRONDHEIM - MO-I-RANAKm giornalieri = 511Km totali = 3688

Il panorama cambia notevolmente quandoriprendiamo il percorso verso Nord, nella tarda

mattinata del 29 giugno, dopo aver passeggiato

ancora a lungo nel centrodi Trondheim. La E6 in questo trattoattraversa un territorio moltovario: fiumi, laghi, boschidi conifere si intervallano azone coltivate e a immensipascoli, con piccole fattorie rosse o color ocraed il paesaggio è sempre fantastico. Siincontrano anche i primi laghi ghiacciati.Il brivido che percorre la mia schiena, quandoesco dal camper per fotografare, mi segnala i 6-7 gradi di temperatura esterna. Ripenso al caldoche abbiamo lasciato in Italia (amici e familiaririportano “temperature da record”) e sorridofelice. Per oggi 511 Km possono bastare (ma quandoè lunga ‘sta Norvegia?). Ci fermiamo a Mo-I-Rana nel Nordland, una città di 18.000 abitantisituata accanto allo Svartisan, per estensione ilsecondo ghiacciaio della Norvegia.Nel piazzale alle spalle della stazione, accantoall’ufficio turistico, mentre fuori una incessante

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TRONDHEIM

MO-I-RANA

Nei dintorni di MO - I - RANA

Sosta a MO - I - RANA

BOGNES

MO-I-RANA

SVOLVAER

Tutte le renne norvegesi

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REGIONE POLARE30 Giugno 2012

Al Circolo Polare Artico toccherete con

mano quella chiara sensazione di

trovarvi in un luogo speciale, dove si

prova ancora l'emozione di conquista di

un obiettivo unico, che non si può

sperimentare con la vita di tutti i giorni,

alle nostre 'normali' latitudini.

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stretto.Il maelström è noto soprattutto per essere statodescritto da due celebri scrittori dell'Ottocento(che ne esagerarono alquanto la forzadescrivendolo come un immenso gorgo chetrascina all'interno ogni cosa): Edgar Allan Poe,nel racconto “Una discesa nel Maelström”, eJules Verne, nel romanzo “Ventimila leghe sotto imari”.Non mi dilungo molto sul tempo che mi ci èvoluto per cercare il percorso meno “a rischio”

per raggiungere le Lofoten. Vi lascio soloimmaginare l’espressione di mia moglie quandoha scoperto che oltre al temuto imbarco attraversolo Skagerrak avrebbe dovuto navigarerasentando i gorghi del “maelstrom”.Dopo aver più volte consultato l’atlante stradalein cerca di una possibile strada che potesseevitare il traghetto (ho provato persino atelefonare all’ambasciata norvegese chiedendodi costruire per noi un nuovo ponte) si è persuasa,accettando la traversata da Bognes (ho dovutomentirle leggendo su un inesistente diario diviaggio che quel tratto di mare è sempre statocalmo).

E...in realtà così è stato!

Alle 17,15 in punto la nave lascia la costanorvegese per l’arcipelago delle isole Lofotenscivolando silenziosa su un mare dagli incredibiliriflessi d’argento e fermo come l’OLIO.

Altri 250 Km e alle 16,30 siamo in fila per iltraghetto per le isole Lofoten, a Bognes.Abbiamo percorso più di 4000 Km e il momentotanto sognato sta per arrivare: tra un’orettasaremo a bordo.La scelta per il luogo dell’imbarco, tra quellipossibili per raggiungere l’arcipelago delle isoleLofoten è caduta su Bognes per un motivo,diciamo...”di prudenza”.

Bodo, che è uno degli altri portiidonei a raggiungere le isole, èsituato più a sud, quindiavremmo potuto risparmiare unbel po’ di strada, ma...il suo nome è legato alla parola“maelstrom” un po’ mito, in parterealtà.Il maelstrom (in norvegesemoskstraumen, "corrente diMosken") è un fenomeno similea un gorgo, causato dallamarea lungo la costa atlanticadella Norvegia, nei pressi delle

isole Lofoten.Due volte al giorno il flusso di marea scorre avantie indietro nello stretto tra Lofotodden e Værøy: acausa della conformazione dello stretto, angustoe poco profondo, si genera una corrente moltoforte, con onde e vortici che rendono pericolosala navigazione specie con navi di piccoledimensioni. Il fenomeno prende il nomedall'isolotto di Mosken, situato in mezzo allo

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BOGNES - L’imbarco per le Lofoten

BOGNES - In fila per l’imbarco

BODO - I gorghi temuti dalle navi

Sulla nave per LODINGEN

"Il maelström! Poteva forsesuonarci all'orecchio un nome piùspaventoso? [..] Non so come ilcanotto sfuggì al formidabilerisucchio del maelström, maquando rinvenni mi trovaicoricato nella capanna di unpescatore delle Lofoten".

Jules Verne, Ventimila leghe sottoi mari.

"In cinque minuti l'intero mare fu travolto da una furiaincontrollabile [..] il vasto letto delle acque si fondeva e si dividevain mille torrenti in lotta tra loro, esplodendo all'improvviso infrenetiche convulsioni - gonfiandosi, ribollendo, sibilando -roteando in innumerevoli , giganteschi vortici…"

Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maelström.

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IN VISTA DELLE ISOLE30 Giugno 2012

“...E’ bastato salire sul ponte della nave e la stanchezzaaccumulata durante 8 giorni alla guida del mezzo, come permagia, è svanita. Raramente durante i miei viaggi ho provatouna simile sensazione. Sono circondato da una luce quasiirreale e da un panorama che toglie il fiato! Letteralmente stregato da questo viaggio nel viaggio, in quelmicrocosmo, completo e struggente, chiamatosemplicemente...”

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LOFOTEN

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Masse incombenti di basalto scuro, levigate e verticali, triangolari

come denti aguzzi, che si ergono strapiombanti per centinaia di

metri sulla verticale del mare, disposte in una lunga teoria come

scaglie del dorso di un immenso drago di qualche saga nordica, e si

offrono allo sguardo di chi arriva per mare come una muraglia turrita

e senza fine. Ai loro piedi, abbarbicate a residui lembi di terra verde o

direttamente sulle rocce, grumi di case colorate ospitano una piccola

ma tenace comunità che da esse si muove su piccole barche, come

intorno ad un alveare le api.

Le Lofoten sono un arcipelago adagiato al largo della costa norvegese del Nordland, ben oltre

il Circolo Polare; probabilmente il luogo più scenografico d'Europa. Austvågøy e Vestvågøysono le isole settentrionali, le più "normali" dal punto di vista morfologico e le più abitate;

Flakstadøy e Moskenesøy, appena sotto di loro, segnano invece il trionfo dello scenario

naturale, un'epifania di colori e prospettive in un paesaggio complesso e tridimensionale che è

la quintessenza dell'arcipelago. Ancora più a sud, separate da un vasto braccio di mare, Vaerøye Røst ed un pulviscolo di piccole isole, poco più di scogli.

Le isole godono di un clima temperato che fa dimenticare la loro elevata latitudine, pari, ad

esempio, a quella delle zone settentrionali del Canada, e decisamente superiore a quella

dell'intera Islanda, isola che nonostante la fama di terra di ghiaccio (Ice Land), giace

interamente a sud del Circolo Polare. Di questo l'arcipelago deve ringraziare il benefico influsso

della Corrente del Golfo, che lo rende abitabile in ogni stagione dell'anno. La dorsale montuosa

è oltretutto orientata secondo una direttrice verticale nord-sud, e funge come una sorta di

immenso sbarramento tra l'aria umida e fredda proveniente dall'oceano e quella più temperata

all'interno; climi differenti arrivano a coesistere nello stesso momento, sui due diversi versanti

delle isole. Ad ovest del Lofotveggen, il "muro delle Lofoten", nuvole basse, nebbia umida e

temperature invernali; nella parte orientale il sole e un clima primaverile.

La disposizione orografica delle isole enfatizza anche la particolare luce che caratterizza i

luoghi, una luce che attrae da sempre pittori e scrittori per la sua limpidezza e i suoi toni; quando

il sole è basso ad occidente i suoi raggi dardeggiano tinte pastello attraverso la coltre nuvolosa

che turbina all'uscio delle cime, un grande spettacolo di luce in movimento, mentre allo zenith

l'azzurro del cielo sereno vira mano a mano verso l'indaco della notte estiva.

E ancora il sole di mezzanotte, e d'inverno la magia fatata dell'Aurora boreale, rendono il

cielo altrettanto protagonista della scena di quanto lo sia il mare, con la linea montuosa a fare

da cerniera tra i due mondi.

La pesca, Lofotfisket, richiama pescatori da tutta la Norvegia e oltre, nonostante la gestione

attraverso quote (necessaria per rallentare il depauperamento delle popolazioni ittiche) abbia

costretto ad un ridimensionamento del prelievo rispetto agli anni passati, anni in cui trentamila

pescatori e seimila imbarcazioni affollavano il Mare del Nord. Le rorbu, le tipiche casette in

legno dipinte di rosso, costruite su palafitte direttamente sull'acqua per facilitare il carico e

scarico del pescato, si affollano nei mesi invernali di pesca; le stesse abitazioni, ripulite ma

ancora gravide di sentori di mare, ospiteranno nei mesi estivi i turisti, che insieme al merluzzo

rappresentano la principale risorsa economica dell'arcipelago.

Il pescato viene appeso sui grandi e complessi graticci in legno che fanno ormai parte integrante

del panorama delle isole; il clima qui è ideale per l'essiccazione all'aperto, durante la quale il

pesce perde il 70% del peso in acqua mantenendo tuttavia inalterate le sue proprietà nutritive.

"[..] una parete di scintillante roccia nera a strapiombo su unprecipizio, di quattro o cinquecento metri al di sopra del mondodi rocce sottostanti."

Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maelström.

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su uno spiazzo attorno al quale hanno già presoposto, in posizione davvero invidiabile (in cerchiocome i conestoga dei films di John Wayne) unamezza dozzina di camper, (GPS 68°18’57.27N - 14°42’56.25” E).A rendere il luogo, poi, ancora più “godibile”,una lunga passerella di tavole permette diraggiungere agevolmente le piccole alture checircondano il parcheggio, da dove si gode di

una suggestiva visuale sul fiordo sottostante.Laggiù una chiesetta e una decina di barcheormeggiate completano questa prima, bellacartolina di benvenuto alle isole Lofoten.Anche oggi la giornata è stata densa diemozioni, tant’è che non ci siamo accorti dell’orache abbiamo fatto. Sono le 10 passate edobbiamo ancora cenare.Ma si fa abbastanza presto a preparare... bastaaprire il frigo et voilà: la cena è servita!

PRIMO APPROCCIO CON LE ISOLE

Dopo un’ora scarsa di traversata sbarchiamo aLødingen, sull’isola di Hinnøya, che fa partedell’arcipelago delle Vesteralen. Un ponte e untunnel sottomarino ci portano sull’isola diAustvågøy, a Svolvœr, considerata la capitaledelle Lofoten.

Il tempo si è guastato un po’. Leggere pioggerellesi alternano a timide schiarite e ciò ci impedisce“uscite” importanti. Ci limitiamo pertanto a visitareil centro di quella che qui è considerata una città(4.800 abitanti), riparandoci nei momenti dipioggia nei negozi di souvenir, gli unici aperti neltardo pomeriggio. Ritiriamo un po’ di depliantsdall’ufficio turistico, dove una ragazza sembraavere particolare riguardo nei nostri confronti. Nescopriremo il motivo quando, non appenaterminato con il signore che ci precede, si rivolgea noi con un Italiano pressochè perfetto. Uno deisuoi genitori è nostro connazionale e lei studiaall’università di Oslo, che si paga con il lavorosvolto in estate nelle Lofoten. E’ lei che, oltre adindicarci comode sistemazioni nei vicinicampeggi, ci ricorda che in Norvegia, amenochè diversamente indicato, il campeggio èconsentito su tutto il territorio nazionale(splendido!).Sulla base di quest’ultima informazione dirigiamoverso un’area di sosta vista pochi chilometri primadi Svolvaer. Per arrivarci basta uscire dalla E10,seguire una stradina per pochi metri e ci si ritrova

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La bella area di sosta vicino SVOLVÆR

VESTERALEN

LOFOTEN

La base quotidiana della nostra alimentazione in Norvegia

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facciamo loro per l’ottimo pesce che abbiamoappena divorato.“Qui riesco anch’io a farlo!”, fa eco Carla eaggiunge:“Vogliamo andare? Là dove c’è quella chiesetta,giù nel fiordo. Penso che il posto si presti!”.

“Con piacere risponde mia moglie. Noi non

siamo mai andati a pesca! Perchè non provare?”.Anch’io sono allettato dall’improvvisato fuoriprogramma: il miglioramento delle condizioniatmosferiche mi ha restituito una buona carica dientusiasmo. E cosi...Ad un’ora un po’ insolita (le 23 sono già passateda un pezzo), ci ritroviamo a seguire questacoppia di “amici per un giorno” giù per ladiscesa che porta in riva al mare.

4 ANIME E 1 GABBIANO“Ma che vuoi che peschi?”, penso io, “Saràsparone come tutti i pescatori che hoconosciuto!”.Arrivati in basso, montiamo sui “moletti” di legnoche si diramano fra le barche ormeggiate inquesto minuscolo porticciolo, fra mille meduseche affiorano al nostro passaggio. Siamopraticamente soli.“Che importa se non peschiamo nulla?”, dico ame stesso alzando lo sguardo e ammirando ilsorprendente scenario che si presenta davanti aimiei occhi. “Ciò che sto vedendo stanotte miripaga abbondantemente di qualsiasi, probabiledelusione!”.

1 Luglio: SVOLVÆRKm giornalieri = 57Km totali = 4178

Il tempo stanotte non è stato affatto bello: ventoe acqua hanno disturbato un po’ il nostro sonno.

E quello che c’è di peggio è che piove ancora ele nuvole sono talmente basse da impedire digodere del panorama circostante, rendendo tuttopiatto e grigio. Decidiamo quindi di non sprecareuna giornata inutilmente (tempo ne abbiamoquanto ne vogliamo) e rimaniamo nei dintorni diSvolvœr girovagando qua e là da un piazzaleall’altro, in compagnia di altre bande di disperatiche a turno, armati di ombrello e mantella,tentano una nuova sortita fuori dal loro camper.Ogni tanto se ne vede uno che, ingannato da unrepentino, quanto momentaneo miglioramentolascia il parcheggio euforico. Poi... eccolotornare, scuro in volto. Non c’è neanche ilconforto dei supermercati perchè oggi èdomenica e qui in Norvegia non esiste attivitàcommerciale disposta ad aprire nei giorni festivi.

Mi torna alla mente una notizia letta sulla rete dueanni fa, quando ci siamo accorti che in questoPaese non esiste un supermercato della LIDL (ilnostro preferito). Pare che il colosso tedesco siastato accusato di non rispettare le tradizioni delpaese, costringendo i propri lavoratori a lavorarele tre domeniche precedenti il Natale e la vigilia

fino alle cinque, quando la tradizione impone inqueste giornate di chiudere gli esercizicommerciali alle tredici.Pensate che è bastato questo piccolo incidenteper far bandire la seconda catena disupermercati della “grande Germania”, presentein 22 Paesi con 16.000 esercizi, da tutto ilterritorio nazionale.Quando si dice di “uno Stato che tutela i deboli!”

Ma torniamo a noi. Già... piove, piove e piove!Abituati come siamo noi, a camminare per tuttoil giorno, ci rimane un tantino difficile restareun’intera giornata a “riposo forzato” confinati nelcamper (e purtroppo non finirà qui!).Poco male, vorrà dire che cercheremo dialleviare le nostre sofferenze con un bel pranzetto(non ricordo cosa... forse salmone?) e con un po’di lettura “ricostituente”. Anna Maria ne approfittaper aggiornare il suo diario, al computer.

Verso le 7 di sera, finalmente, smette di piovere(sarà finita l’acqua?) ed il cielo sembra aprirsi.E insieme al cielo si aprono, una dopo l’altraanche le porte dei camper. E’ il momento miglioreper scambiare quattro chiacchiere con i“colleghi”.E così facciamo conoscenza con Savio e Carla,che ci seguono nell’area dove abbiamo giàsostato la notte precedente e ci invitano a cenanel loro lussuoso Motorhome Hymer.Mangiamo spaghetti con il sugo di vongole(Carla l’ha portato con sè dall’Italia) e unmeraviglioso merluzzo pescato da Savio la seraprecedente.“...Pescare, qui, è un gioco da ragazzi!”,esordisce Savio in risposta ai complimenti che

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SVOLVAER

Un “grigio” pomeriggio

Pesca notturna

Due varietà di meduse

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protezione) dalla loro madre.Mi avvicino ancora di più per riprendere meglioed a questo punto il gabbiano atterra trovandoposto accanto ai suoi cuccioli.

Con questa bella scenetta familiare raccogliamole nostre cose e ci congediamo dal posto. Unultimo sguardo all’eterno tramonto che amezzanotte e mezza tinge d’oro la piccola baiae... con la mente gonfia di emozioni e il cestopieno di pesci, riprendiamo la strada del ritorno.Sul piazzale, davanti ai nostri camper avviene laspartizione del bottino (e vai!!!).

Carla tiene per sè soltanto il merluzzo piùgrande. Tutti gli altri finiscono nel nostro frigo, poisulla nostra tavola e poi nelle nostre pance.

All’1 e mezza sono ancora in piedi. Mia moglielegge ed io guardo fuori dal finestrino. Nonriesco a capacitarmi. Una cosa è leggere del“sole di mezzanotte”, tutt’altro è trovarsi a vivernel’emozione! Il sole non ha neanche toccatol’orizzonte ed ora ricomincia ad alzarsi. E noi, alcontrario, chiudendo con cura ogni piccolafessura (ci dovremo abituare nei giorni seguentia questo gesto), ci corichiamo.

E invece... contrariamente a ciò, appena 2 minuti(due) dopo aver calato la lenza (senza neanchel’esca), Savio tira su il primo merluzzo. E chemerluzzo! Passano pochi istanti e subito un altropesce viene turato fuori dall’immobile acqua delfiordo. Nella mezz’ora che segue assistoesterrefatto ad una sorta di “pesca miracolosa”.Uno dopo l’altro 7-8 esemplari di “argento delleLofoten” finiscono agitandosi nel cestino cheCarla tiene con cura fra le mani.Persino mia moglie, incoraggiata dalla coppia,impugna la canna da pesca. “Se peschiqualcosa, domani mi faccio frate!!!”, le grido.E... menomale che in Norvegia non esistonomonasteri (o, se esistono, io non ne ho visti!),perchè in men che non si dica uno spaventoso“bestione” inizia a divincolarsi sulla superficiedell’acqua. Rischia persino di spezzare la cannada pesca di Savio, accorso in suo aiuto, poi...con un violento strattone il mostro riesce ascappar via sparendo nelle acque scure delfiordo. Poco male! Subito dopo un altrobell’esemplare di stazza superiore rimane vittimadel micidiale Savio (fortuna o abilità?). Questavolta non c’è niente da fare per la povera vittima

(povera ma...buona!) ed essa finisce a farcompagnia ai suoi compagni nel contenitore,sempre più gonfio.“Penso che possa bastare!”, dice Savioriponendo la canna nel suo contenitore. “Dovemetteremo altrimenti tutti questi pesci?”.“Io ce l’avrei, il posto!”, penso io con la segretasperanza che almeno un paio delle prezioseprede catturate possano finire nel mio frigo.Poi...continuo anch’io la mia, di cattura: quelladelle incredibili immagini che questa affascinante“notte artica” continua ad offrirmi. A farmicompagnia un gabbiano che sembra geloso delposto, perchè continua ad urlare e a girarmi sullatesta, come per scacciarmi.“Ehi, amico! Tranquillo, non ti rubo niente!”Il gabbiano continua a minacciarmi (forse rosicaperchè noi peschiamo) e quando rivolgo lavideocamera verso un piccolo peschereccio,addirittura mi punta e lanciandosi in picchiata misfiora i capelli (si fa per dire!). E’ a questo puntoche comprendo la sua aggressività(ma...cacchio, in Norvegia i gabbianomozzicano?). Sul ponte della barca, fra corde ecatene, tre teneri pulcini attendono cibo (e

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2 Luglio: SVOLVÆRKm giornalieri = 57Km totali = 4235

Ci svegliamo con una novità: piove! Epurtroppo pioverà tutta la giornata odierna.

Entriamo in un campeggio: il Sandvika, che hala fama di essere, per i panorami che si godonodal suo interno, uno dei camping più suggestivie più raccomandati delle Lofoten.Noi non godremo però di tali bellezze in quantola visibilità, fuori, non è delle migliori e fa unfreddo cane. Un’altra giornata quindi di assolutorelax chiusi dentro (per fortuna la struttura è dotatadi collegamento internet).

SANDVIKA CAMPING

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3 Luglio: HENNINGSVÆR - STAMSUND -MORTSUND - LEKNESKm giornalieri = 130Km totali = 4365

Finalmente il tempo sembra migliorare. Dopoaver fatto un giro veloce nei dintorni del

camping per ammirare i panorami non goduti il

giorno precedente e senza perdere altro tempoiniziamo il tanto sospirato...

GIRO DELLE LOFOTEN

Henningsvær, che vanta l’appellativo di“Venezia delle Lofoten” é il primo villaggio cheincontriamo dopo una piccola deviazione dallaE10, l’arteria principale dell’arcipelago.Il borgo si sviluppa su tre diverse piccole isole,tra loro collegate da ponti. Una ragnatela di vietortuose conduce in ogni luogo, consentendovisioni molto pittoresche.Henningsvær conta di una popolazione di pocosuperiore alle 500 unità. Chiaramente la risorsaprincipale è la pesca e questo è uno dei villaggiche maggiormente concorrono al quantitativo dipescato dell’intero Paese.

Qui sentiamo anche per la prima volta il tipicoodore (chiamiamolo così!) del merluzzoessiccato, che avvolge tutti i villaggi delle isoleLofoten.

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HENNINGSVAERLEKNES

SVOLVAER

MORTSUND

Sulla strada per HENNINGSVÆR

STAMSUND

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NELLA VENEZIADELLE LOFOTEN

3 Luglio 2012

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HENNINGSVÆR

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SUA MAESTA’...STOCCAFISSO

Da molti secoli immensi banchi di merluzzi si dirigono periodicamente dalle gelide acque del punto piú a nord dellaTerra verso mari piú temperati per deporre le uova, senza però dover scendere a Sud piú di tanto dato che lacorrente del Golfo offre loro l'ambiente adatto per riprodursi già lungo le coste della Norvegia, in particolare nelleacque che circondano le Isole Lofoten. Tuttavia, dei milioni di pesci che scendono dal Mare Artico, solo una parte di essi depone le uova nelle acquenorvegesi mentre gli altri si spingono fino alle coste del Labrador e a Terranova. Ai pescatori non resta quindiche aspettarli al varco per assicurarsi la materia prima da trasformare poi in stoccafisso e in baccalà. Comefacevano i Vichinghi, che appendevano i pesci al sole e al vento delle coste finché non divenivano tanto secchi eleggeri da poter essere trasportati senza difficoltà durante le lunghissime traversate che li portarono perfino nelleAmeriche, precedendo Colombo. Terranova era invece territorio dei Baschi che rientravano con le stive cariche di merluzzo salato ma senza rivelaredove fosse la loro fonte di approvvigionamento, finché verso la fine del 400 i fratelli Caboto, alla ricerca delPassaggio a Nord Ovest, non si ritrovarono anch'essi a Terranova con la nave letteralmente bloccata da milioni dimerluzzi. Non potendoli essiccare sui battelli i pesci furono salati e riportati così in patria. Questa pesca miracolosacontinua da oltre mille anni, ma ormai i banchi di merluzzi, pur se ancora abbondanti, vanno lentamente mainesorabilmente diminuendo, creando già dei problemi ad alcune nazioni, come per esempio l'Islanda, la cuieconomia si è sempre basata solo sulla pesca, soprattutto del merluzzo. A causare questo depauperamento sono stati in buona parte la tecnologia e l'incremento numerico delle nuoveflotte di pescherecci che raramente sono in grado di selezionare il pescato ma tirano a bordo ogni tipo di pesce,compresi quelli troppo giovani e quelli privi di valore gastronomico. Per questa ragione l'industria conserviera,quella dei surgelati in particolare, utilizza sempre piú spesso varietà meno pregiate o simili al merluzzo (p.e. naselloed eglefino) influendo così anche su abitudini alimentari saldamente radicate, come il fish and chips, il piú tipicosnack inglese che ora sempre piú spesso offre, sepolto sotto le patatine fritte, un filetto bianco e friabile che nonè di vero merluzzo ma di pesci meno cari.

Per i Vichinghi e gli altri naviganti lo stoccafisso è stato per secoli l'alimento della sopravvivenza, così imporanteche i naviganti si facevano una volta visita portandone un po' come omaggio; il baccalà veniva invece appesosulla nave come barometro: quando iniziava a gocciolare i marinai sapevano che c'era tempesta in arrivo perchél'umidità dell'aria faceva sciogliere il sale. L'aringa e la balena erano ugualmente abbondanti ma il merluzzo siconservava meglio ed era quindi il prodotto giusto per risolvere i problemi di approvvigionamento per le navi, unavolta uscite dal periodo della navigazione a cabotaggio.La necessità di mezzi di trasporto ha quindi dato un nuovo impulso alle Repubbliche Marinare mentre dall'altraparte del mondo, nel XVII secolo, lo sviluppo delle piantagioni richiedeva schiavi e quindi un alimento energeticoma poco costoso per nutrirli. La tratta degli schiavi e il commercio di baccalà procedevano di pari passo con unintenso scambio di nuovi prodotti, come zucchero e caffè; in questo modo trafficanti senza scrupolo si arricchivanoportando baccalà nei Caraibi e barattandolo con schiavi e prodotti locali, un commercio redditizio e importanteper l'economia di allora, del quale è rimasto come testimonianza la riproduzione di un merluzzo sul municipio di

Boston. Facile comprendere il perché si siano scatenate delle guerre per un prodotto così interessante dal puntodi vista alimentare come lo stoccafisso, che si può conservare per parecchi anni senza alterarsi poiché, anche sela pelle diventa un po' gialla, la carne rimane comunque perfetta. Dalla prima guerra, iniziata intorno al 1500, si èarrivati fino al 1976 con strascichi fino al 1984; d'altra parte non a caso con l'Invincibile Armada vennero distruttianche i pescherecci.

L’essicazione del merluzzo viene iniziata sempre da febbraio a maggio/giugno, quando il gelo si ritira lasciando ilposto al vento, alla pioggia e al sole. L’essiccazione permette al merluzzo di ottenere il suo sapore inconfondibilee mantiene inalterate tutte le sostanze nutritive (tutte le ricette).Il processo di lavorazione inizia appena sbarcati e deve concludersi nella stessa giornata in cui il merluzzo è statopescato. I pesci di taglia simile vengono quindi legati a coppia tra loro per la coda con un filo di canapa o sintetico,lavati di nuovo e posti su apposite rastrelliere in prossimità del mare con il ventre riparato dalla pioggia. Nelle isoleLofoten è appeso con il ventre verso il nord ed il dorso verso il sud, dato che il vento che porta la pioggia soffiaspesso da Sud - Sud/ovest.Le rastrelliere possono essere sia piane sia a siepi, le prime hanno bisogno di un’area più estesa mentre leseconde sfruttano l’altezza. È importante che i merluzzi vengano appesi mantenendo una certa distanza tra loroper avere una circolazione ottimale dell’aria e non venire a contatto, pena la formazione di macchie che neridurrebbero la qualità.Il processo di essiccazione dura circa 3 mesi a seconda delle condizioni atmosferiche e delle dimensioni del pesce,e termina al massimo verso inizio giugno dopo numerosi controlli. A quel punto le famiglie di pescatori norvegesiaccarezzano lo ‘stocco’ e prevedono il tempo che farà, decidendo di ‘vendemmiare’ il pescato dell’inverno appenapassato prima che l’umidità o il calore eccessivo mettano a repentaglio la conservazione della carne. I merluzzivengono così raccolti dalle rastrelliere trasportati in magazzino dove saranno sottoposto a un’ulterioreessiccazione.Per quanto riguarda la classificazione, essa è un processo molto tradizionale che vede coinvolto il Vraker, unselezionatore che esegue una valutazione soggettiva dividendo lo stoccafisso in più di 20 classi di qualità in basea specifici parametri come la lunghezza, la grandezza e il peso.. Il pesce viene poi pressato, legato, imballato insacchi di juta e spedito nei mercati di tutto il mondo.

Ogni anno, in un periodo che inizia verso la fine di

febbraio e finisce ad aprile, il merluzzo artico

norvegese (gadus morhua), il pregiato skrei, discende

infatti dal Mar di Barents fino alle isole Lofoten per

deporre le uova.

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Ebbene, uno dei vantaggi di questo “eternogiorno artico” (vantaggio chiaramente solo perchi, come noi lo vive per poco tempo) è che sipuò viaggiare ad ogni ora della giornata e senzamai avvertire quel leggero disagio che prendenoi camperisti quando dobbiamo trovare unasistemazione (sicura) prima che calino le tenebre.Oddio, un certo disagio l’ho sentito e ho corsoanche un bel rischio: ho guidato (anche se perpochi chilometri) dopo aver bevuto un bicchiere(forse due!) di vino. E qui in Norvegia c’è

“tolleranza zero” sull’uso di alcolici per chi simette alla guida e le multe sono salatissime!Nessun poliziotto per fortuna (in verità non ne homai incontrato uno in 22 giorni di Norvegia) neltratto di strada che ci conduce a Leknes, 7 kmpiù a nord.Il tempo di parcheggiare in un grande piazzaledel centro e poi “a nanna!”, domani ci aspettauna delle escursioni più attese di questo viaggio:la spiaggia di Utakleiv.

Attraverso uno scenografico, quanto ardito ponte(Gimsøystraumen bru), passiamo sull’isola diGimsøya e quindi su quella di Vestvågøy dove,abbandonata la E10 seguiamo la strada 815fino a raggiungere Stamsund, piccola perla conle tipiche rorbu rosse e giallo-ocra.Finiamo poi (non so come) per l’ora di cena aMortsund, nel sud dell’isola, in un postopressochè deserto (e meraviglioso).Sono quasi le nove quando accendiamo ilconsueto barbecue “usa e getta” di stile nordico(ne trovi ovunque a prezzi modici, qui) su cuistendiamo quattro bei filetti di salmone, che inpochi minuti riempiono di stuzzicanti effluvi lasottostante baia, aprendo inoltre il mio stomaco,mai sazio di prelibatezze scandinave.Sul tavolo ad aspettarci una bottiglia di prosecco,da consumare solo a metà però, visto il minimoquantitativo di alcolici che la Norvegia ticonsente di importare nel proprio territorio.

La serata è calma, il silenzio quasi assoluto, se siesclude il brusìo che ogni tanto arriva dalla

struttura posta al di là della strada. E’ unristorante, o qualcosa di simile, che funge ancheda “reception” per le molteplici casette supalafitte che ci circondano. I loro (pochi) affittuari,al ritorno da una scarpinata in montagna stannoconfluendo per la cena.“...Non saremo mica di incomodo qui?”, sichiede Anna Maria sbirciando dalla finestra.“Macchè!”, faccio io, “...che fastidio diamo loro?Siamo a debita distanza dalla struttura!”, replicoaddentando il primo gustoso boccone di salmoneappena tolto dal fuoco e già penso alla calmadi cui godrò durante la notte.Dopo pochi istanti ecco avvicinarsi con passodeciso una signora che gentilmente mi fapresente che l’intera area è privata, che possotranquillamente cenare nel camper, ma concomodo devo lasciare il posto durante la notte.“Ma quale notte?”, mi vien voglia di risponderle.“Ma... se qui è sempre giorno!!!”.Invece accenno un sorriso e, scusandomi, leprometto che avrei lasciato il luogo al più presto.

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Il ponte tra le isole di AUSTVÅGØYA E GIMSØYA

Nella baia di MORTSUND

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STAMSUND

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OK! Comprendo che non sta bene portarsi dietro unKalashnikov con relative munizioni.Capisco che non è consigliabile nascondere uncobra nel gavone, insieme a piante di marijuana.Ma...Le patate. LE PATATE!!!Che cacchio c’entrano le patate con i fuochid’artificio?Non ho mai trovato una risposta logica a questomio dubbio. Solo un sospetto. Una piccolamalignità che ha sfiorato la mia mente quandomi sono trovato alla cassa del supermercato diLeknes. 1 Kg e 1/2 (scarso) di patate= 65corone, cioè OTTOEURO E SETTANTACENTESIMI!!! Alla faccia del tubero! E pensareche per i filetti di salmone abbiamo speso 5 euro. E 4 euro per un Kg di gamberetti!Vabbè, vorrà dire che ne mangeremo, a mo’ didessert, metà a testa a fine pasto.Ora andiamo però: il sole splende!

“Che costume mi metto?”, chiede mia moglie.“Fai tu!” faccio io.

“Pensi che potrò fare il bagno?”, aggiunge leiraggiante.“Naturalmente... amore!” concludo.E mentre le rispondo (vigliacco!) ripenso allepiccole bugie che le ho propinato quando, nelmomento di decidere la mèta della vacanzaestiva e vista la propensione di Anna Maria versolocalità “marinare”, le ho spacciato le isoleLofoten come una esclusiva, saggia alternativa aisoliti affollati lidi.“Guarda se non sembrano i Caraibi!”, le hodetto mostrandole una foto di Utakleiv, proprio laspiaggia che stiamo andando a visitare oggi.E in effetti, come vedremo fra poco, il luogo nonha nulla di diverso dai mari dei tropici. Ho taciutosolo un piccolo particolare. E’ che l’arcipelagodelle Lofoten gode sì, della tiepida influenza della“Corrente del Golfo”, ma ciò solo perchè inassenza di essa, avremmo trovato a questelatitudini soltanto ghiaccio e temperature sotto lozero!Accontentiamoci pertanto della bella giornata dioggi, che importa se l’acqua è fredda. E poi...Provate a girare pagina!

4 Luglio: UTAKLEIVKm giornalieri = 20Km totali = 4385

VINO E PATATE

Le condizioni meteo, come da previsioni, sonomigliorate. Presto, quindi... SI VA AL MARE!

Prima, però, un salto al supermercato. C’è darifornire la cambusa. Compriamo gamberi,aringhe, salmone (ovviamente!) e patate. Unacuriosità su queste ultime... Quando, durante laprogrammazione del viaggio, venni aconoscenza che in Norvegia si possonoimportare (anche se per uso personale) soltanto3 litri di vino e 2 di birra a testa (sigh!), fui colpitoanche da un’altra limitazione, anzi proibizione,per un altro alimento.Riporto testualmente quanto riportato sul sitoturistico ufficiale della Norvegia(visitnorway.com):

“...Salvo permessi speciali, è proibito importarein Norvegia:- Droghe, medicinali (sono consentite piccolequantità per uso personale) e veleni- Alcolici di gradazione superiore a 60 %- Armi e munizioni - Fuochi d'artificio - Patate- Mammiferi, uccelli e animali esotici- Piante o parti di esse per la coltivazione”.

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UTAKLEIV

MORTSUND - L’amaro boccone MORTSUND - Le rorbu in affitto

LEKNES

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IL PARADISOALL’IMPROVVISO

4 Luglio 2012

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Questo è lo spettacolo che sipresenta ai nostri occhi quandoalle 9 e trenta del 4 lugliosvoltiamo l’ultima curva dellaUttakleivveien, la strada che,una volta lasciata la E10 ciconduce a Utakleiv, la spiaggiamenzionata dal “Times” comeuno dei luoghi piu’ bellid’Europa.In realtà le spiagge sono due. Laprima che si incontra è quella diHaukland lunga due chilometri,la cui forma ricorda quella della“mezza luna”. Un tunnel lasepara da quella di Utakleiv,immensa, grandiosa!Neanche il tempo di arrivare alparcheggio che Anna Maria hagià aperto lo sportello ed è corsavia. La capisco... non vuoleperdere l’occasione di possederequesto “Eden” SOLA EINDISTURBATA!(vedi foto accanto).

La invidio un po’ e la raggiungodopo pochi istanti. Camminiamolentamente sulla sabbia finissimae bianca cercando di cogliere almassimo le intense sensazioniofferte dal luogo. Vorrei fermareil passare di questi minuti. Ilsilenzio è quasi totale. Solo unleggero sibilo di vento,musicalmente unito alle gridadegli immancabili gabbiani. C’èun rapace che vola lassù, in alto,forse un’aquila.Un leggero scampanellìo, più in là annuncia lapresenza di piccoli gruppi di pecore, che quipascolano in piena libertà. E tutt’intorno i picchidelle montagne (alcune con le cime innevate)dalle forme bizzarre e variegate.Un paradiso? Certamente non l’unico sulpianeta, ma indubbiamente uno degli ultimirimasti!95

SOLI!!!

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Spiaggia diHAUKLAND

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Nelle vicinanze del parcheggioci sono altre presenze umane.Una famiglia si è appenasvegliata e sta mettendo il nasofuori dalla tenda. Eh sì, propriodalla tenda! Che vi dicevo che inNorvegia il campeggio èpermesso OVUNQUE?Pensate solo per un attimoall’esclusività di questo posto!

E come se tutto questo ben di Dionon fosse abbastanza, al di làdel tunnel scavato nellamontagna di Himmeltindance cen’è un altro, di paradiso. A differenza della prima baia,questa ha qualcosa in più:l’erbetta. Un morbido tappeto dimoquette che arriva a pochi metridalla riva, sul quale si puòcamminare a piedi scalzi.

La presenza umana qui è piùnumerosa. 4-5 personepasseggiano sulla sabbia e suun’altura c’è una mezza dozzinadi camper. Tutti con la prua rivoltaverso l’orizzonte, come adaspettare qualcosa. E in effettistanno sì, aspettando qualcosa.Qualcosa di veramente speciale:

“IL SOLE DI MEZZANOTTE!”

La spiaggia di Utakleiv è famosainfatti, oltre che per la suaselvaggia bellezza, anche per laposizione. Da qui e dalla baia diEggum (nostra prossima tappa),si può godere al pieno di questo strabiliantefenomeno. Un eterno tramontomeravigliosamente fuso con un’altrettantalunghissima alba.

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IN POCHI!!!

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Spiaggia diUTAKLEIV

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Pur essendo entrambe molto belle, perposizionare la nostra casa viaggiante noipreferiamo la prima di spiaggia, quella diHaukland. Da qui, oltre che una serie di sentieriche si inerpicano su per la montagna, c’è lavecchia strada sterrata (circa 5 Km) checollegava le due baie prima della costruzione

della galleria. E’ un percorso assolutamente danon perdere. E noi non lo perdiamo affatto,anzi... per ben due volte (più una in bicicletta)durante la giornata battiamo il sentiero, facendoincetta di panorami davvero unici.Nel pomeriggio riusciamo anche a vedere unafoca: che emozione!

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Un’area di sosta alquanto esclusiva

Il vecchio sentiero checollega le due baie.

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"Isole fredde e a latitudini elevate, sono

un capolavoro formato da spettacolari

terre, ricche di tradizione, che affiorano

dalle acque. National Geographic

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5 Luglio: NUSFJORD - REINEKm giornalieri = 75Km totali = 4460

Nusfjord è uno dei borghi di pescatori piùantichi e meglio conservati delle Lofoten.

Ad accoglierci in questa assolata giornata unimprovvisato coro che intona classici norvegesi eche rende ancora più suggestivo il luogo, il qualesembra essere rimasto “fuori dal tempo”.Sembra esserlo anche il curioso negoziante dichincaglierie all’ingresso del villaggio (belle lesue targhe di latta!) ed ancora... Michele Sarno,un Italiano, stabilitosi da 30 anni, prima a CapoNord e poi qui nelle Lofoten. Di lui se ne parlasu tutti i diari di viaggi. Accetta volentieri cibiitaliani e soprattutto vino, qui venduto a prezziproibitivi, barattandoli con piccoli monili diargento che egli stesso lavora per vivere.Ci accoglie nel suo piccolo negozio. Ha semprepiacere ad incontrare gli Italiani. Con lui ciintratteniamo un quarto d’ora: ci racconta dellasua vita da avventuriero e ci parla dellaNorvegia, dei ritmi di vita e delle tradizioni diquesto Stato.E’ fuori dal tempo anche il laboratorio per lapreparazione dell’olio di fegato di merluzzo,tanto di moda negli anni ‘60, ormai poco usatooggi. E’ da qui che l’incubo dei bambini di alloraarrivava, qui veniva prodotto e da qui spedito perraggiungere le nostre case.109

REINE

NUSFJORD

Il coro, il negoziante e l’avventuriero di NUSFJORD

L’antico villaggio di NUSFJORD

UTAKLEIV

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Una casa in vendita a NUSFJORD e a lato: una chiesa vicino al paese

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REINE5 Luglio 2012

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“Proprio ieri una coppia della vostra età (grazie!)è arrivata fino in cima”, aggiunge abbozzandoun sorriso. “...Solo che...Ehhmmm... l’ultimo trattofatelo soltanto se non soffrite di vertigini.Camminate dritti e guardate solo davanti a voi.Non girate mai lo sguardo sui lati!”, conclude.Percorrendo gli ultimi metri che mi conducono alcamper mi chiedo se sia il caso o no diraccontare ad Anna Maria delcolloquio appena avuto.“E... se non le dico niente?”,penso. “Mica tornerà indietroquando mancano pochi metri!”Poi ripenso a quella volta(eravamo a cercar funghi) che èrimasta quasi paralizzataquando si è ritrovata sulla partealta di un bosco. Ha definito“burrone” un ripido pendio sottodi lei. Forse è meglio nonparlargliene!.“Ehhhhhhh???”: è l’unicomonosillabo che esce dalla suabocca, ma che mi rivela in

maniera inequivocabile le sue intenzioni riguardola scalata.Mentre gustiamo (tanto per cambiare) degli ottimispaghetti con i gamberi, guardiamo fuori dalfinestrino l’acqua che aumenta sempre più diintensità. Durante la notte addirittura si scateneràanche un forte temporale!

UNA SALITA MANCATA

Grazie alla sua vista sul Kirkefjord, Reine venneuna volta eletto luogo più bello della Norvegia.Qui la natura sembra davvero essersi sbizzarrita.Una serie di pinnacoli che sembrano fuoriusciredall’acqua, isolotti uniti tra loro da ponticelli elaghetti azzurrissimi. Purtroppo le condizionimeteorologiche, che come avete visto qui sonoestremamente volubili, non sono delle miglioriquando arriviamo nel pomeriggio del 5 luglionella “perla delle Lofoten”. Parcheggiato il nostromezzo in pieno centro, senza perder altro tempo,ci rechiamo alla scoperta del posto.Reine ti affascina subito, con le sue casette rosseerette su palafitte e con il verde tetto ricoperto ditorba. Ci vorrebbe una bella giornata per vederlain tutto il suo splendore, magari percorrere inbicicletta tutti gli isolotti, ma il bel cielo azzurrodella mattina sembra essere solo un ricordo. Ilcentro è estremamente piccolo e non ci vuole poitanto per visitarlo. Facciamo due volte il giro delborgo poi Anna Maria, dopo le prime gocce,desiste e decide di ripararsi nel camper, anche

perchè la temperatura è scesa notevolmente. Io,incoraggiato da un momentaneo miglioramentoinforco la bici e decido di andare inperlustrazione nei dintorni di Reine. Vogliotrovare, in base alle informazioni raccolte suinternet, l’inizio del percorso che porta sulReinebringen, un picco di circa 450 metri dalquale si gode di una bella vista sull’intera baia.Il percorso non è segnalato. Unico indizio: unafreccia bianca (dicono) disegnata sull’asfaltodella strada che bypassa la galleria all’uscita delpaese. Le indicazioni date dal tizio (un pazzoche ha persino piantato una tendina, lassù) sonoalquanto precise. A mo’ di ricercatore di antichitesori trovo la freccia. Osservo il piccolo,ripidissimo sentiero che si inerpica tra i cespuglie soddisfatto prendo la via del ritorno con lasperanza di un miglioramento del tempo per ilgiorno seguente. Per ulteriore scrupolo chiedoinformazioni al ragazzo che affitta canoe eattrezzature escursionistiche, in paese. Nelfrattempo mi è venuto anche il sospetto che lascalata non sia adatta a noi.“Ce la potete fare benissimo!”, mi rassicura lui.

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REINE - Casette con il tetto di torba

REINE con i suoi pinnacoli

Fra le viuzze di REINE

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Semplicemente...

Å

6 Luglio 2012

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...NON SI BUTTA VIA NIENTE

In Norvegia si utilizza ogniparte del merluzzo fresco,come le guance fritte inpastella, le uova lessate nellaloro sacca (che ha all'incircaun diametro di 5-8 cm) eaffettate, il fegato cotto insalsa. La testa vieneugualmente bollita mentre lalingua è una vera ghiottoneriae la parte polposa al centro il boccone migliore; recuperare la lingua dalla testa dei pesci ècompito dei bambini che già dai cinque anni cominciano a collaborare alla lavorazione deimerluzzi nei giorni liberi dalla scuola. Le teste e le guance sono anche esportate, in particolareverso la Nigeria dove servono per un particolare brodo di pesce.

Lo stomaco salato viene venduto in Giappone dove, riempito di altro pesce, viene utilizzato perla preparazione del sushi. Lo stomaco, ben cucinato perché non diventi nero, è una sconosciutaspecialità della cucina calabrese e siciliana. In Islanda la pelle viene fritta o arrostita e quindispalmata di burro per sostituire il pane che una volta non esisteva sull'Isola dove non c'è lapossibilità di coltivare cereali. Le teste essiccate sono un altro snack “da passeggio” mentre quellefresche tritate finissime sono condite con burro e sugo d'arrosto. In Portogallo esistono ricette percucinare la coda, la lingua, le uova e anche la testa, servita semplicemente lessata e divisa a

metà con contorno di patatebollite e olio d'oliva.

A livello industriale, oltreall'olio di fegato dimerluzzo, si utilizza il latte dimerluzzo per lapreparazione di rossetto e dialtri prodotti di bellezzamentre l'intestino macinatodiventa cibo perl'allevamento dei salmoni.

6 Luglio: Å - REINE - EGGUMKm giornalieri = 108Km totali = 4568

Come volevasi dimostrare! Niente escursionesul Reinebringen, ma come vedremo più

tardi, ne faremo un’altra, più leggera, maugualmente piacevole.Nel frattempo andiamo ad A. No, non hosbagliato a scrivere! Il paese che andiamo avisitare oggi si chiama proprio così. Magariscritto meglio: Å, con l’aggiunta del segno

diacritico che ne modifica la pronuncia (ochiusa). Con questo nome, l’ultima letteradell’alfabeto norvegese, che credo sia il più cortoin assoluto, esso è anche l’ultimo villaggio delleisole Lofoten. Qui finisce la E10, che in questoultimo tratto prende il nome di Strada di KingOlav, dopodichè invertiremo la prua del camperdi nuovo verso Nord.Å, il cui nome significa “piccolo fiume”, è pertradizione un villaggio di pescatori specializzatiin pesca del merluzzo. Il paese ospita il Museodello stoccafisso delle Lofoten ed il Museonorvegese dei villaggi di pescatori.Se Nusfjord ci era sembrato un luogo “fuori daltempo”, Å pare proprio fuori da ogni regola.Le ridotte dimensioni del centro hanno fattodiventare il villaggio un’isola pedonale. Sicammina su passerelle di legno e sentierighiaiosi, tra rorbu antichissime impregnate delforte odore di merluzzo essiccato. Sulle facciatedelle case nidificano sule e gabbiani. Anche qui, come negli altri villaggi di pescatori,stoccafissi appesi ovunque e centinaia di teste dimerluzzo sono accatastate agli angoli dellestrade o appese ai pali. Più volte Anna Maria edio ce ne siamo chiesti il motivo, poi abbiamoscoperto che del merluzzo...

120119

Å

EGGUM

REINE

Nella magica atmosfera di Å

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Sulla strada del ritorno decidiamo di fermarciancora a Reine per vederla senza pioggia,magari dall’alto. Abbandonata ormai l’ipotesi diuna eventuale salita sul Reinebringen (c’hocomunque riprovato!), ripieghiamo suun’escursione più leggera appena fuori dalpaese. Ci arrampichiamo su un’altura fino a raggiungereun laghetto dalle acque limpide, che scopriremopoi da un cartello posto nelle sue vicinanze che

vieta di bagnarsi in esso, essere una riservaidrica per il paese.Sulla sua riva una tendina con un ragazzo di nonpiù di 16 anni. Dice che ha dormito lì, la nottescorsa (con il temporale???). Ci racconta che ilvento è stato molto forte e in alcuni momenti hatemuto di finire nel lago insieme alla tenda.“...Però è stata un’esperienza bellissima!”, dicelui.Lo rincontreremo più tardi con lo zaino e unabottiglia d’acqua in mano (del lago?).

Reine dall’alto è ancora più affascinante, anchese sulla rete ho visto delle fotografie eseguite conil tempo “giusto” e dal posto “giusto” che mihanno fatto veramente rosicare!Anzi... Ve le voglio far vedere quelle foto!Pertanto le rubo e le pubblico sul mio diario.Sono le sole (quasi) che non sono state eseguitedal sottoscritto, ma serviranno a farvi renderconto della struggente bellezza di questo postoe a mostrarvelo come, purtroppo, non l’ ho vistoio!

Escursione nei pressi di REINE

Vivere le emozioni

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dal REINEBRINGEN

vista

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quindi solo il rosso: quel rosso fuoco che ci hacircondato in tutti gli altri villaggi. Che poi hoscoperto che Il fatto che siano rosse, le case, nonè solo un fatto di estetica. Nei secoli scorsiassumevano questo colore perché erano dipintecon il sangue delle balene (mah!).

Dietro i vetri delle loroabitazioni gli abitantisorridono al nostropassaggio e ci salutano.Sono tutti riuniti (forse sonoa tavola) accanto allevetrate che offrono unasplendida vista sull’oceano(forse quella è la loro TV!).Al di là del villaggio unainterminabile distesa diverde. Il percorso che quiinizia è estremamenteinvitante, ma forse èmeglio rimandare a dopocena: sono le 22:00.Una doccia rinfrescante (oriscaldante!) e le solite 4

fette di salmone giacciono ad arrostire accantoal mio camper (diventerò arancione prima opoi!).Alle 23:55 usciamo per godere del “sole dimezzanotte”

La tappa prevista per stasera è Eggum, altroluogo fortemente raccomandato dai camperistiche ci hanno preceduto e punto strategico perosservare il “sole di mezzanotte”.Ci arriviamo intorno alle 8 di sera, dopo averfatto brevi soste in altri piccoli gioielli lungo larotta: come Ramberg e Hamnoy dove ungabbiano si è accanito con la testa di mia moglietentando in tutti i modi di farla fuori (poverino,forse voleva solo giocare, hi hi!).

Siamo ritornati sull’isola di Vestvågoy, nella partesettentrionale. Eggum è quanto di piùstraordinario l’isola possa offrire. Non sospiegarmene il perchè, madi tutti i luoghi visitati durantequesta vacanza (e non solo),questo posto è quello che miha donato più emozioni.Qualcuno ha definito“spettrale”, il panorama diEggum, forse per la suagrande drammaticità. Ma... vuoi per la tranquillitàdel suo centro abitato, vuoiper la magica atmosfera cheabbiamo trovato durante leore notturne o, piùsemplicemente, per imolteplici soggetti fotograficiofferti dal luogo, che questa

striscia di natura, letteralmente stretta tral’Atlantico e la montagna scoscesa, rimarrà persempre impressa nella mia mente.Quando avvistiamo le prime case di questoesclusivo villaggio delle Lofoten (chiamarlovillaggio è anche un tantino esagerato), cirendiamo subito conto di essere arrivati in unposto “speciale”, tanto che non possiamo fare ameno di effettuare subito un primo giro diricognizione.

Non prima però di averassolto ai nostri obblighi dionesti camperisti recandoci apagare per il parcheggio delmezzo. L’operazione sieffettua in un piccolo bargestito da una signorasudamericana, dove sonoposizionati anche i serviziper chi vuole stare in tenda. Leggevo sui diari di viaggiche in passato i soldi simettevano (a fiducia!) in unacassetta posta all’ingressodella strada sterrata checonduce al luogo.

Lo stile delle case di Eggum è sostanzialmentediverso da quello incontrato fino ad oggi. Lefacciate sono dipinte dei colori più vari. Non più

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HAMNOY

In vista del villaggio di EGGUM

Le abitazioni di EGGUM

Il parcheggio camper di EGGUM

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A passeggio...

“DI NOTTE”

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Il silenzio è talmente profondo che riesco apercepire il rumore (forse è più simile ad unsuono!) di quella cascatella laggiù, in fondo allaghetto dalle acque scure come la pece. Unairone inizia un volo che sembra non finire mai.Le sue grandi ali sfiorano la superficie dell’acqua.Con movimenti lenti e grazia immensa atterrasulla riva opposta.E’ incredibile come momenti come questipossano turbare l’animo fino alla commozione.Mentre scrivo questo diario le profonde

sensazioni provate all’una di quella infinita nottenorvegese riaffiorano nella mia mente, più viveche mai.Camminiamo in silenzio, non so quanto, maricordo molto bene dove. Siamo praticamente dasoli. Soli, totalmente immersi nella natura che cicirconda sovrana. L’unica presenza umana oltrea noi è una tendina rossa in mezzo al verdeintenso dell’erba.Passiamo accanto ad una bizzarra scultura diuna testa adagiata sopra un monolite di pietra.Girandoci attorno, come per magia la stessa sicapovolge (genialità o pazzia?)

Arriviamo poi all’inizio di un sentiero, davanti adun cancello di legno , di quelli legati con il filo diferro che servono per non far uscire le greggi. Uncartello prega gentilmente di chiuderlo alleproprie spalle.Al di là di esso promesse di lunghe camminate.

La tentazione di proseguire è tanta ma... forse èora di “rincasare” (o rincamperare? Boh!).Ripercorriamo la strada a ritroso con l’intenzionedi ricominciare domani, là dove abbiamoterminato questa notte.Ma quanto è stata lunga questa giornata! E quale intensità di emozioni!

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La magica scultura di EGGUM

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Io sto per obiettare, poi... la imito e mi rimettoalla sua volontà (..borbottando!).L’ambiente è totalmente diverso da quelloosservato la notte scorsa. Rischiarato da quellaluce notturna (che strano termine!) era piùaffascinante, anche se un po’ spettrale.Indubbiamente, però, il sole mette allegria,trasmette positività e dà energia: quella di cuiabbiamo bisogno per percorrere chilometri echilometri lungo questo “ennesimo” Eden traoceano e montagna.A tenermi su il morale poi ci pensa mia moglieche, dopo aver svoltato la prima curva e... resasiconto che il percorso è più che accidentato,inizia una lunghissima serie di improperi neiconfronti del sottoscritto.“Andiamo in bici!!!”, inizia con tono

canzonatorio. “E’ tutta pianura!”, continua.“M’ha fatto venì qua con le scarpette da tennis!E le scarpe da trekking??? Stanno bene incamper!” e poi conclude con un lapidario :“...CCI TUA!”

Io, muto, cammino a testa bassa, anche perguardare dove metto i piedi (vedi sotto...).Camminiamo ancora per ore, saliamo sui pendiiper poi riscendere fino a riva, passiamo su crinali

a strapiombo sul mare e superiamo torrenti inbilico sopra i sassi, infine... decidiamo di tornareindietro. Verremo a conoscenza in seguito, dauna coppia di camperisti italiani incontrati alparcheggio, che il percorso, in totale 9 Km,conduce ad un altro villaggio, Unnstad (magariera dietro la prossima curva?).Quando arriviamo al cancello di legno e

7 Luglio: EGGUM - BJERKVIKKm giornalieri = 286Km totali = 4854

Dunque... eravamo arrivati davanti al cancello.Ora, ben riposati e in abbigliamento sportivo

ci apprestiamo ad avventurarci oltre. La miaproposta è quella di affrontare il percorso in bici“...tanto”, dico: “è tutto pianeggiante!”.Anna Maria mi guarda poco convinta, poi con

una smorfia che manifesta grandi dubbi, indossale scarpe da tennis leggere e inforcata la bici siavvia verso il sentiero.Io la seguo felice della bella giornata che è uscitafuori. Non appena superato il cancello troviamodue biciclette parcheggiate sul cavalletto.Mia moglie mi guarda ancora più dubbiosa diprima. “Non sarà un segno, questo?”.“Ma dai, guarda davanti a te, non vedi che lastrada è agevole?”, le dico per spronarla.A questo punto (e per fortuna!) tutta ladeterminatezza femminile (intuito?) viene fuori elei, la mia dolce metà, si oppone fermamente.“Secondo me non conviene, in bici. Dai andiamoa piedi, saremo più liberi!”. E così dicendopoggia il dueruote a terra.

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BJERKVIK

EGGUM

“A piedi... o in bici?”

L’inizio del sentiero

“Terreno pianegiante”

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moglie... Propongo: “Ci andiamo in bicicletta?”. E poisubito, dopo aver colto l’occhiataccia: “...E STO A SCHERZAAA!!!”. E mi sdraio!

Mentre pranziamo assistiamo alle “foto di rito” diun matrimonio (la sposa non è un gran che... ma

la paggetta!).

E’ l’ultima immagine di Eggum. Caricate le bicinel garage e fatto rifornimento di acqua ad unospartano “camper service” riprendiamo il nostroviaggio.

riprendiamo la bici sono passate le 14, ma c’èancora tempo per una piccola deviazione.Circumnavighiamo il laghetto (che oggi è di unbellissimo azzurro cupo) e ci avviciniamo a quellacasetta isolata là in fondo. C’è un altro cancellodi legno ed al di là, un sentiero in salita chepunta dritto verso la cascata. Guardo mia

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C’è una casetta laggiù... “...Quell’intelligentone di mio marito, voleva venirci in bicicletta, qui!!!”

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LASCIAMO LE LOFOTEN

Un tunnel sottomarino ed un ponte ci riportanosull’Isola di Hinnøya che fa parte delle

Vesterålen. Da qui raggiungiamo prima di seraBjerkvik, località che non offre molto dal puntodi vista paesaggistico, ma che risulta essere unbuon punto per spezzare il viaggio verso l’isoladi Senja che ci attende per domani.

8 Luglio: BJERKVIK - HUSOYKm giornalieri = 191Km totali = 5045

La seconda in grandezza fra le isole norvegesi(le Svalbard detengono il primato) ci riservaancora bei panorami. Senja, come tutte leVesterålen, offre un paesaggio decisamente piùaspro e selvaggio, rispetto alle Lofoten. La foltavegetazione e i suoi alti picchi ricoperti di verdericordano vagamente le atmosfere de “Il Signoredegli Anelli”.Dopo una tortuosa e strettissima strada

disseminata da gallerie ancora più strette,arriviamo ad osservare dall’alto il borgo diHusoy, definito “la perla di Senja”, unincredibile micro mondo che a sorpresa comparedi fronte agli occhi dell’ignaro turista.

Due paesaggi delle LOFOTEN

HUSOY

BJERKVIK

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Husoy

UNA FOGLIA CADUTASULL’ACQUA

7 Luglio 2012

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(ci sono anche papaveri dai colori mai visti:gialli, bianchi e persino blu!) seguiamo un viottoloche esce dal paese e sale su un’altura.Camminando praticamente su un folto tappeto dilamponi raggiungiamo un minuscolo faro. Da quisi gode una suggestiva vista sull’Oyfjorden,

aspro e selvaggio. L’aria è particolarmentepungente, fa freddo! Mentre percorriamo la strada a ritroso che ciriporta al camper mia moglie mi fa presente conironia che in data 7 luglio è costretta adindossare ben 4 maglie (ma che è colpa mia?).

Dopo aver seguito per un po’le evoluzioni ( capriole) di duebambine rinchiuse in stranesfere di plastica, che sembranoenormi bolle di saponeimmerse nelle acque del porto,ci rifugiamo al tepore delcamper. Riscaldamento accesoe una calda minestra (pasta efagioli) per cena, poi... duechiacchiere con Fiore eMargherita, che nel frattempoci hanno raggiunto (con unabottiglia di vino), chiudono lagiornata.

Quasi per magia, da unpiccolo spazio lasciatogentilmente libero alla visualedalle imponenti montagne checircondano quel tratto di mare,Husoy (che significa “Isola dellecase”) sembra galleggiare,come una foglia caduta dal suoramo direttamente sullospecchio dell’acqua. Husoy,lontana da tutto (fino a tempirecenti, l’isola era accessibilesolo via mare), sembra noncurarsi di questo isolamento: isuoi abitanti vivono la loroserena vita quotidiana,godendo dell’imponente splendore della naturache li circonda e cogliendone, con ammirevolerispetto, i suoi frutti, prevalentemente pesce eprodotti del mare, per la propria sopravvivenza.

E a pensare che d’inverno, quando le tempesteinfuriano, la violenza del vento è tale da impedirealla gente di uscire di casa. Le case più antichesono addirittura ancorate al terreno con cavi

d’acciaio.

Poco prima del ponte che conduce al centro delvillaggio c’è una comoda area dove poterparcheggiare il camper. Aspettando che arrivino

Fiore e Margherita, una coppia dicamperisti conosciuti a Eggum con laquale ci siamo dati appuntamento qui,ci rechiamo alla scoperta di Husoy.Oltrepassato il ponte c’è una piazzetta,una vecchia pompa di carburante (oggiself-service) e un emporio che vendegeneri alimentari e non, che fungeanche da ufficio postale. Intorno solo leefficienti strutture delle aziende chelavorano il pesce appena scaricato daipescherecci che incrociano in questeacque.Tutto qui. Husoy è questa: 90

abitazioni su un territorio di un chilometro dilarghezza e 500 metri di lunghezza. A guardarladall’alto sembra una zattera ancorata alla terraferma con un sottile cavo (il ponte).Superate alcune casette con giardini curatissimi

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HUSOY - Vista sull’Oyfjorden

Il piccolo porto di HUSOY

Una delle 90 abitazioni di HUSOY

HUSOY - Sul sentiero verso il faro

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9 Luglio: SKARBERGET - BOGNES - CIRCOLOPOLARE ARTICOKm giornalieri = 567Km totali = 5612

AL GIRO DI BOA

Husoy è il punto più a nord che abbiamoraggiunto ed esso segna anche il “giro di

boa” del nostro viaggio: a 5000 Km da casa. Lasciamo i nostri amici proseguire per CapoNord (ancora una volta ho resistito alla faciletentazione!) e noi iniziamo la “lenta” via delritorno.A Skarberget, dopo aver superato Narvik ecosteggiato l’Ofotfjorden, ci imbarchiamo pertornare sulla terra ferma (si fa per dire, visto checi aspetta un cospicuo numero di altri imbarchi!).Sulla nave, volgendo lo sguardo verso nord,osservo ancora una volta i frastagliati picchi dellemontagne delle Lofoten e Vesteralen e avvertouna leggera malinconia. “Cosa hanno saputodarmi quelle Terre!”

Coraggio Carle’... La vacanza CONTINUA!!!

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HUSOY

CIRCOLO POLARE

SKARBERGET

BOGNES

...Ci imbarchiamo per tornare sulla terra ferma.

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parte seconda

La Norvegia dei fiordi

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La parte che segue, inerente il viaggio di ritorno , riguarda(eccetto la “mitica 258” e la “strada della neve”) luoghi giàvisitati negli anni precedenti, pertanto, per non ripetermi, hodeciso per essi di saltarne la descrizione dettagliata, limitandomia un mero “reportage” fotografico.

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E così...alle 16,30 del 9 luglio sbarchiamo aBognes. Ricordo ancora il giorno dell’andata,che ora mi appare lontanissimo... l’ansia e lagrande emozione provata nel salire sulla naveche mi conduceva a Lodingen. Abbiamotrascorso 10 intensissimi giorni nelle isole Lofoten,ora ce ne restano quasi altrettanti per goderciancora le bellezze della Norvegia.

Senza altre soste dirigiamo verso il piazzale sullaE6 in corrispondenza del Circolo Polare Artico,dove abbiamo deciso di sostare per la notte(l’avevo promesso all’andata!). Ci arriviamointorno alle 20.

10 - 11 Luglio: CIRCOLO POLARE ARTICO -MELHUS - TROLLSTIGENKm giornalieri = 596 + 302Km totali = 6208 - 6510

VERSO LA “NERA PARETE”

Il desiderio di godere ancora delle bellezze vistenel 2010 è forte e lo è ancora di più latentazione di ripercorrere la “Strada dei Trolls”,magari, questa volta, in salita. Senza pensarcitroppo su e dopo una bella “tirata” di quasi 600km nella giornata del 10 luglio, con sostanotturna a Melhus, una cittadina poco a sud diTrondheim, deviamo all’altezza di Dombas sullaE136.Percorriamo circa 90 km lungo un percorso chesi snoda fra mille cascate e picchi altissimi.Poco prima della indimenticabile Strada Statale63 (la Trollstigen) ci fermiamo accanto ad unlaghetto dalla limpidezza incredibile araccogliere fragoline di bosco. Poi ciapprestiamo a percorrere gli ultimi 10 chilometriche ci separano dalla “Nera parete”.Arrivati in vista della stessa, un’auto ci lampeggiacon i fari e ci invita a fermarci.“Non si può salire!”, dice il giovane alla guida econ un inglese misto allo spagnolo aggiunge:“C’è un pullman incastrato nella roccia!”.Volgiamo lo sguardo verso l’alto e scorgiamo lasagoma di un enorme bus turistico (incredibile: a3 piani!!!) fermo ad una curva a metà strada e,dietro di esso, una fila interminabile di auto ecamper, impossibilitati a scendere.Ringraziamo il provvidenziale messaggero escorta una piazzola poco più avanti fermiamo lanostra corsa.Questo episodio si rivelerà poi un fattore del tuttopositivo, perchè nell’attesa che i mezzi disoccorso liberino il bus, decidiamo di salire apiedi e... del tutto indisturbati ci godiamo (dasoli!) una delle più straordinarie ed impetuosecascate norvegesi.Due anni fa sono riuscito a vederla solo dal postodi guida mentre scendevo. Ora finalmente possoammirarla da vicino. Ci arrivo proprio di fronte,il rumore è assordante, il ponticello sotto i mieipiedi sembra vibrare. Avverto l’impetuosità dellacascata e ne ricevo gli spruzzi che riesconopersino a togliermi il fiato. E anche l’obiettivodella mia fotocamera li riceve, ma non importa,sono sotto alla... Stigfossen!

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MELHUS

CIRCOLO POLARE

TROLLSTIGEN

Il ritorno

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Stigfossen

320 METRIIN CADUTALIBERA

11 Luglio 2012

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La STIGFOSSEN. Nella foto a sinistra: il ponticello e la piattaforma sulla cascata

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La STIGFOSSEN con affianco la TROLLSTIGEN o “scala dei Trolls” Indisturbati!

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giù. E’ quasi buio. Si vede ben poco ma... ilrumore della cascata che precipita giù è ancorapiù pauroso.

Che siamo saliti di quota si avverte dallatemperatura dell’aria.

Birra e patatine al tepore del “webasto” perconcludere la giornata. Fuori il “blu di prussia”della notte norvegese.

Giusto il tempo di terminare il mio serviziofotografico che il pullman riesce a liberarsi ed iltraffico riprende regolarmente, “zigzagando” suentrambi i sensi di marcia.Anche noi ci apprestiamo, per la seconda voltae non del tutto esenti dall’inevitabile ansia (fifa?)che ne deriva, a percorrere con il fiato sospeso(e adrenalina a mille!) gli oltre 800 metri didislivello che in soli 11 tornanti e con unapendenza fino all’11% la strada riesce asuperare.

E come se non bastasse, a rendere ancor più “dabrivido” la salita, ci si mette anche la nebbia. PerAnna Maria forse è meglio così, almeno nonvede cosa c’è sotto!

Passiamo ancora una volta accanto allaStigfossen (ce n’è anche un’altra di cascata,poco più in là) e quando (finalmente!) arriviamoin cima alla salita anche il motore del mio “140cavalli” sembra dare un sospiro di sollievo, chesi fonde per un istante a quello, più intenso esentito che esce dalla bocca di mia moglie.A questo punto non rimane che gustarsi ilpanorama dall’alto. Saliamo di conseguenzasull’ardita piattaforma che (non so come...) hannocostruito sulle rocce, a picco sulla vallesottostante.

Il panorama che si gode da quassù, ogni voltache si dirada la fitta nebbia, ha dell’incredibile.Scatto le foto di rito e sperimento per la primavolta la tecnica del “Time Lapse”: un filmatino(accelerato) di pochissimi secondi costruito sullabase di centinaia di fotogrammi effettuati, aintervalli brevi, con l’ausilio di un cavalletto.

Prima che faccia notte (perchè qui la fa!)rientriamo, ma prima di andare a letto escoancora qualche minuto. Non c’è nessuno fuori.Da solo percorro le passerelle di legno checonducono verso la piattaforma e mi affaccio

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Tre piani di pullman

Zig - Zag

Nebbia e tornanti

“Time Lapse”

A strapiombo sull’abisso

Nottata sulla TROLLSTIGEN

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curata da giovani studenti che durante il periodoaccorrono da tutta Europa e la vendita vieneaffidata ai bambini. Ne trovi ovunque lungo laE63: con i loro sorrisi ti propongono un cestinodi squisite “jordbær” ad un prezzo onesto.Le case che fiancheggiano la strada hanno laparticolarità di avere il tetto ricoperto di torba emolte di esse ospitano dei veri e propri alberisulla cima.

Ci fermiamo anche adammirare la cascata diGudbrands Juvet che si gettain un orrido con un fragoreassordante. Si percorre unapasserella di metallo che tiporta esattamente sopra lastretta gola, la quale amalapena riesce a contenerel’acqua che sembra ribollire.

Poi, come anticipato inprecedenza (i trolls?) il tempoimprovvisamente si guasta.Le nuvole si abbassano e

aumenta la foschia. Persino il Geiranger, il fiordopiù famoso e più fotografato del Paese ciapparirà scialbo e privo di colori. E non solo...Una volta discesa la “strada delle aquile” earrivati al grazioso villaggio in riva al fiordo,inizia una pioggia battente che ci suggerisce dicontinuare il viaggio, senza fermarsi. E adaspettarci sulla salita verso il Dalsnibba, lungo lastretta strada che porta fino a raggiungere i

1200 metri di altitudine,un nebbione da far rizzarei capelli in testa (per chi celi ha!). Credo di non avermai guidato in condizionicosì avverse. Riesco amalapena a distinguere lalinea della mezzeria eprima di ogni curvaincrocio le dita. Conoscogià questa zona e so cheai lati della strada, anchese non si vedono, ci sonoscoscesi dirupi che

12 Luglio: GEIRANGER - DALSNIBBA -GROTLIKm giornalieri = 122Km totali = 6632

Mia moglie vuole che la giornata odierna siapositiva e subito prima di mettersi in

viaggio esegue un rito propiziatorio, moltodiffuso qui in Norvegia.Ammucchia delle pietre una sull’altra formandoquelli che qui vengono comunemente definiti“trolls”, di solito di buon auspicio. Ma comevedremo più avanti, i suoi sforzi nonfunzioneranno granchè, almeno per quantoriguarda le condizioni atmosferiche.

A Linge ci imbarchiamo per attraversare loStorfjorden, poi raggiungiamo il Valldall, unaregione a clima molto mite famosa per lacoltivazione delle fragole. La coltivazione è

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GROTLI

TROLLSTIGEN

GEIRANGER

Il rito propiziatorio

La cascata di GUDBRANDS JUVET

“Jordbœr”

E per tetto... un bosco.

Il fiordo del GEIRANGER

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d’incanto la nebbia si dirada, lasciando spazioa qualche timido raggio di sole.A fondo valle, nei pressi di Grotli, dove laStrada 63 incrocia la più comoda E15,scorgiamo due o tre camper parcheggiati inposizione a dir poco invidiabile.Siamo vicini anche all’inizio della Strada 258,che abbiamo in programma di percorrerel’indomani mattina. Non ci pensiamo su due voltee ci dirigiamo verso l’enorme piazzale con vistaDOC. Del tutto fuori programma ci scappa ancheuna piacevole escursione, là dove una cascatascorre tra la neve ancora compatta.

Di ritorno al camper non rimane che decidere serestare o no per la notte. L’idea ci piace, il postoè splendido, ma alquanto isolato. “Chissà serimangono anche gli altri?”, ci chiediamo. Interpelliamo i “colleghi” (uno Spagnolo e unBelga)... “Spendido, si fermano anche loro!”.Prendiamo posizione con vista panoramica sullavallata e accendiamo il riscaldamento (e ifornelli!).

Per avere un’idea del panorama che avevamodavanti alle finestre del nostro camper, giratepagina!

terminano sulla riva di laghi profondissimi.Incrociamo diversi camper ed anche qualchepullman turistico, il quale ingombra più della metàdella stradina che percorriamo.

Ogni tanto, tra la coltre di nebbia appaionomontagne di neve e acque ghiacciate.Dopo un interminabile quarto d’ora (tra i piùlunghi della mia vita), appena iniziata la discesa,

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Guida con “handicap”

Ovunque... neve e ghiaccioUn’escursione non programmata

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13 Luglio: STRADA 258 - MUNDAL -LAERDAL - STRADA DELLA NEVE - AURLANDKm giornalieri = 189 + 115Km totali = 6821 - 6936

DUE PICCOLE IMPRESE

Nei prossimi giorni ci aspettano dueescursioni un po’ fuori dall’ordinario. Due

percorsi che richiedono particolare prudenza eattenzione alla guida: la “mitica” Strada 258 ela Snovegen o Strada della Neve.La prima, lunga circa 27 chilometri, di cui lametà di terra battuta, è una strada proibita alleroulotte e sconsigliata ai camper, ma per ilpaesaggio che essa regala è una delle mete piùambite per i camperisti che si trovano a passareda queste parti.La “strada della neve” (48 chilometri) non èneppure segnalata su molte carte, in quanto ilLærdalstunnelen (la galleria più lunga d’Europa,24 km) consente di evitarla (che peccatosarebbe!).

Superfluo dire che in inverno queste due stradesono chiuse al traffico (a dire il vero esse sonoaperte solo da giugno a settembre). Guardate lefoto che seguono, scattate alla metà di luglio eprovate ad immaginare come possono apparirequei luoghi in pieno inverno scandinavo!

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MUNDAL

GROTLI

STRADA 258

AURLAND

STRADA DELLANEVE

Sulla “strada 258”

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LE VIE DELGHIACCIO

13 - 14 Luglio 2012

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sottostante, si gode di un panorama strabiliante.

Aurland e Mundal (scoperti nel 2010) hannocostituito per noi un sicuro approdo dopo lascesa dalle montagne.Il primo era rimasto a lungo nei nostri ricordi perla comoda area di sosta ad un passo dall’acquae per avermi permesso di scattare una delle miefoto più belle (l’ho eletta copertina delprecedente viaggio).Mundal lo ricorderete per le piccole bacheche dilibri “self service”: monumento all’onestà.

Tra muraglie di neve (in alcunimomenti si lambiscono inentrambi i lati) e laghettighiacciati ci siamoarrampicati fino a 1300 metridi altitudine.La Strada 258 è abbastanzaimpegnativa, soprattutto nellaprima metà del percorso.Oltrechè stretta mette un po’ diansia a causa del fondo inghiaino.

La Snovegen, una voltalasciato Laerdal inizia subitoa salire ripida, ma faletteralmente paura nel trattofinale, quando una serie distretti tornanti a zig-zag senzaalcuna protezione scendonoverso Aurland, su uno deirami più stretti delSognefjorden.Da un belvedere dal designardito che si sporge in modoimpressionante sul fiordo

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Lungo la Strada 258

l’Aurlandfjord

Un’ardita struttura

Belvedere sull’Aurlandfjord

LÆRDAL

MUNDAL Notturno ad AURLAND, nel 2010

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SULLA VIADEL RITORNO

15 Luglio 2012

Odda

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16 - 17 Luglio: ODDA - NESVIK -HIELMELAND - OANESKm giornalieri = 222Km totali = 7387

La nave per Hirtshals è prevista per la sera del18 luglio. Ci imbarcheremo a Kristiansand.Abbiamo ancora due giorni e la tentazione èforte: il Preikestolen, che tanto ci avevaemozionato due anni fa non è lontano.Una deviazione sulla E13 e un altro traghetto aNesvik e nel pomeriggio del 16 ci troviamo alparcheggio di Oanes, a pochi chilometri dal“Pulpito” (GPS 58°54’34.65 N - 6°04’37.99”E). Stesso parcheggio (molto comodo, debbodire) e stesso tempo del 2010. Piove, le nubisono basse e ogni tanto cala la nebbia!E ad abbattere le nostre speranze... le previsioniper il giorno seguente: pessime!Trascorriamo l’intera serata a decidere il da farsi.Aiutandoci con le previsioni di un televideo nonfacile da decifrare, intravediamo una speranzaper la mattina del 18: sembra che splendi il sole.Prendiamo la nostra decisione: aspetteremopazientemente il miglioramento promesso!Trascorreremo la giornata del 17 in “tutto riposo”,tra un supermercato di Jorpeland e unapasseggiata (sotto l’acqua!) nelle vicinanze.Poi... la sera un ultimo squisito “barbecue” alsalmone. Eh già...! Neanche la pioggia èriuscita a cancellare l’ormai consueto rito serale.

15 Luglio: GUDVANGEN - VORINGSFOSSEN- ODDAKm giornalieri = 229Km totali = 7165

Quando arriviamo a Odda, la sera del 15luglio, abbiamo la netta sensazione di

trovarci ormai alla fine della vacanza. Forseperchè da qui, accanto ad un albergo dove“rubiamo” la linea per internet, prenotiamo lanave di ritorno. Ci troviamo sulla punta più a suddel Sørfjorden, un fiordo lateraledell’Hardangerfjord, che poco prima abbiamoattraversato con l’ennesimo traghetto che daBruraviki conduce a Brimnes.Parcheggiamo a pochi passi dall’acqua, dovespecchiano le casette multicolori di Odda,assieme a una decina di camper di tedeschi, coni quali scambiamo due chiacchiere prima dicena (GPS 60°04’16.12 N - 6°32’49.18” E).

Una deviazione sulla strada n. 7 ci ha condottonel pomeriggio alla Voringsfossen, che conun'altezza di 182 metri, di cui 145 metri incaduta libera è una delle cascate più alte dellaNorvegia.A proposito di cascate... In chiusura del diariovoglio render loro omaggio con una piccolarassegna fotografica ad esse dedicata.

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ODDA

AURLAND

GUDVANGEN

VORINGSFOSSEN

ODDA

OANES

NESVIKHIELMELAND

La cascata di VORIGSFOSSEN alta 182 metri “Ad ogni costo!”

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“Una valle d’oscure selve e tra le selve un fiume cheper gran sassi rumoreggia e cade”

Virgilio

QUANDO L’ACQUARUGGISCE

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18 Luglio: OANES - PREIKESTOLEN -KRISTIANSAND - HIRTSHALSKm giornalieri = 276Km totali = 7692

Apro la tapparella del camper con la stessalentezza con cui un giocatore di poker

“spizza” la quinta carta. Sembra che il serviziometeorologico norvegese funzioni “alla grande”:fuori c’è il sole!La Norvegia ha voluto farmi quest’ultimo regalo.Ci vestiamo velocemente e alle 7,45 siamo giàal parcheggio del pulpito (GPS 58°59’30.15 N- 6°08’17.52” E). Dobbiamo affrettarci, perchèalle 7 di stasera dobbiamo necessariamentepresentarci all’imbarco di Kristiansand.Alle 8 in punto iniziamo per la seconda volta losplendido percorso che conduce alla terrazza piùesclusiva del pianeta.Due anni non sono tanti, ma alla mia, di età, sifanno sentire tutti, specialmente sulle gambe. Dueore di salita, in alcuni punti anche piuttosto arduae un panorama che ancora una volta mi

sorprende e mi da’ la marcia in più di cui hobisogno.Alle 9 e 54 minuti sono, per la seconda voltanella mia vita, sulla cima del Preikestolen, a 600metri a picco sul Lysefjord. Siamo ancora inpochi “in terrazza”, ma... tempo qualche minutoe si registra il tutto esaurito. Non ci eravamoaffatto accorti della folla che ci seguiva. Forseincoraggiate dalla bella giornata che è uscita,centinaia di persone si accalcano sui pochi metriquadrati della roccia granitica. Bene o male unpo’ tutti, giovani e non, donne e (ahimè!)bambini, si avvicinano al bordo del precipizioper la ovvia e agognata foto di rito. E c’è chi,come al solito, se ne approfitta! E’ il caso di unacoppia di giovani “piccioncini” che seguitanoimperterriti a fotografarsi in tutte le pose, incurantidegli altri che pazientemente aspettano il proprioturno. Poi, come se niente fosse, si “accampano”letteralmente nell’angolo più ambito da tutti:quello, cioè, dal quale si può essere ripresitotalmente, con l’abisso sotto, dal sentiero, uncentinaio di metri più in là. E quando torniamoda una piccola escursione nei paraggi, quindiciminuti dopo, sono ancora lì, seduti, asbaciucchiarsi e a fotografarsi (fateve un panino,no?).

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HIRTSHALS

OANES

KRISTIANSAND

“Sono le otto!”

PREIKESTOLEN - Inizia la salita

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SUL PULPITODI ROCCIA

18 Luglio 2012

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Durante il percorso di ritorno, nei passaggi piùstretti, si forma persino la fila (ci vorrebbe unsemaforo!). Persone anziane, bambini, persinodonne con un neonato al collo: tutti che siarrampicano sui massi di granito. So per certoche solo una parte di essi avrà la costanza (e laforza) di arrivare fino in cima.Giunti giù al parcheggio abbiamo solo il tempoper una doccia veloce. All’una in puntoscendiamo verso Jorpeland. Ci aspettano ancora4 ore di viaggio (che poi, per un incidente inautostrada diventeranno 5) per raggiungere

Kristiansand.Alle 8 e 15 salutiamo le coste della Norvegiadal ponte della nave che, due ore e mezza piùtardi ci sbarcherà in Danimarca.Alle 11 e 30 di sera il solito parcheggio diHirtshals ci accoglierà per un appetitosospaghetto e per una tranquilla, riposante nottata.

La volta scorsa che siamo saliti quassù non cisiamo accorti del sentiero che conduce adosservare la piattaforma dall’alto ed è consommo gaudio che stavolta ci godiamoquest’altro originale, diverso punto di vista.Oltre a scattare circa 2000 fotogrammi, che miserviranno per montare in seguito un esclusivo“time lapse”, ho potuto verificare da qui leincredibili proporzioni della roccia. Sembra chesia stato squadrato dalla mano di qualcuno.Guardate quanto è pianeggiante. E i suoi limitiesterni? Essi sono perfettamente paralleli tra diloro! Osservando poi... bene, la fotografia(pagine precedenti), ho potuto notare anche

quella specie di frattura che attraversa tutto ilmonolite trasversalmente. AHHH!!! Non hopotuto fare a meno di immaginare (dopo) uneventuale distacco della parte anteriore delblocco (dove mi sono ritrovato anch’io?). Beh, apensarci bene, ora che l’ho notata...non so sel’attraverserei ancora, quella linea!

L’affaccio sul Lysefjord da quassù però èsensazionale. Ed è quello che devono pensare lecentinaia di persone che stanno salendo adesso.Forse, è ora di scendere!

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Il pianoro del PREIKESTOLEN e in fondo: il LYSEFJORD

I piccioni del PREIKESTOLEN

Si scende!

Al parcheggio di HIRTSHALS

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19 Luglio: HIRTSHALS -LOKKEN- FLESBURGKm giornalieri = 276Km totali = 7692

Una piccola sosta a Lokken, vivace cittadinadanese ricca di negozi di abbigliamento

sportivo (e noi ne approfittiamo ancora!) e poi...tappa serale a Flensburg, in territorio germanico.

FLESBURGFlensburgo (in daneseFlensborg) venne fondatanel XIII secolo sull'estremitàpiù interna del Fiordo diFlensburgo, e iniziò acrescere dopo il declinodella Lega Anseatica. Tra il1460 e il 1864 fu uno dei principali porti dellamonarchia danese. Per i danesi, questa città e isuoi dintorni sono meglio noti per i duty-free doveliquori e dolci, fino al 2003, potevano essereacquistati a prezzi significativamente più bassiche in Danimarca. Nel 2003 la Danimarcaabbassò le imposte su liquori, tabacco e altriprodotti associati con una grande quantità dicommerci interfrontalieri, e la differenza di prezzooggi non vale più il viaggio oltre confine.Flensburg mantiene ancora oggi una grossacomunità danese. Il suo aspetto, invece, è quellotipico delle cittadine tedesche, ivi compresal’esposizione (alquanto kitsch) di scarpe usate,appese ad un filo sulla strada principale (diconosia un’opera di un artista famoso) e i bizzarrimurales sulle pareti dei palazzi del centro.

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FLENSBURG

HIRTSHALS

LOKKEN

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accettarono la resa di Dinkelsbühlsenza sottoporla ai consuetiincendi e saccheggi. Da allora, ogni anno, per un'interasettimana, personaggi in costumid'epoca mettono in scena lesituazioni di allora, con i soldatinemici accampati sotto le mura egli amministratori cittadini chiusi inmunicipio a discutere su comeallontanare il nemico, mentre nellestrade decorate a festa si assistealle esibizioni di danzatori,spadaccini, tamburini e pifferai.Grandi protagonisti, naturalmente,i bambini, premiati conabbondanti razioni di dolciumi.

20-21-22 Luglio: FLESBURG - ROTHENBURGob der TAUBER - DINKELSBUHL - FUSSENKm giornalieri = 742+146+223Km totali = 9221

ANCORA GERMANIACerchiamo, come al solito dialleggerire i 1000 km diGermania facendo ben tretappe. La prima aRothenburg, regina

indiscussa della Romantic Strasse. Le altre aDinkelsbuhl e a Fussen (inevitabile la carnearrostita con patatine fritte “dalla secca”).Inoltre, due piccole deviazioni: una aCrailsheim, l’altra a Aalen, a est di Stoccarda,per rifornire la mia dispensa con birra tedesca.Aventinus, naturalmente!

Dinkelsbuhl ci accoglie vestita a festa. In questigiorni si festeggia il Kinderzeche. Si tratta di unarievocazione storica di un fatto accaduto nel1632, quando in piena Guerra dei trent'anni, letruppe protestanti della Svezia assediarono ilborgo. Si narra che la figlia del guardiano dellatorre, una ragazzina di nome Lore, uscì con glialtri bambini dalla porta principale della città esupplicò il nemico di non distruggerla.Impressionati da tanto sangue freddo, gli svedesi

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FLENSBURG

ROTHENBURG

DINKELSBUHL

FUSSEN

Il Kinderzeche a DINKELSBUHL

ROTHENBURG Ob Der TAUBER

DINKELSBUHL

ROTHENBURG Ob Der TAUBER

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PASSAGGIO INROMANTIC STRASSE

21 Luglio 2012 NORDLINGEN

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23 - 24 Luglio: FUSSEN - ARGENTA -POMEZIAKm giornalieri = 535+480Km totali = 10236

A CASA

Due giorni con tappa adArgenta per giungere a

casa.

Il mio rapporto con la E45 è rimasto invariato:amore all’andata, malinconia al ritorno. Nonposso fare a meno di ripercorrere, una ad una leinterminabili giornate passate in Norvegia. IlPaese scandinavo ormai mi è entrato nel sangue.I rossi villaggi delle Lofoten mi sono rimasti nelcuore e nella mente. Ne avverto ancora lapresenza, le atmosfere. Mi sembra persino disentire l’intenso odore del merluzzo essiccato cheli contraddistingue.

“Ma... io lo sento davvero!”, faccio a mia moglieuscendo dai miei pensieri ed entrando nelcancello del rimessaggio.“...E ti credo!” fa lei: “Sbrigate a leva’ quellostoccafisso che hai messo nel garage!”.

Alle 16 e 48 minuti del 24 luglio, con ilcontachilometri che segna un parziale di“diecimiladuecentotrentasei” chilometri e dopoben 32 giorni di cammino, con una temperaturaesterna che si avvicina ai 40 gradi, arresto ilmotore del mio fedele compagno di viaggio e“scendo” lo stoccafisso.

FUSSEN

ARGENTA

POMEZIA

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CONCLUSIONE:

Alla fine del diario del 2010 avevo espresso un desiderio, quello di tornare in Norvegia.

Così è stato!Ora, visto che ha funzionato, voglio replicare. Sull’esempio del mio amico Stojan (spero di emularlo anche con l’età!), vorrei auspicare altri “viaggetti”nel paese scandinavo. Magari in inverno! Perchè no?

Vorrei poter ammirare i villaggi delle Lofoten con la “scarsa” luce invernale... rischiarati soltanto dalbagliore delle aurore boreali.Ho voglia di tornare a Reine, a Eggum e alle spiagge di Haukland e Utakleiv.Ho voglia di percorrere sentieri che non ho ancora battuto. Ho voglia di provare l’emozione di salire sulla “Trolltunga”, sul “Kjeragbolten”: luoghi un po’ magicie un tantino estremi (come il Preikestolen).Ho voglia di tornare a vivere le forti emozioni vissute lì e tornate prepotenti alle mente mentre scrivoquesto diario.

Ecco... questo è il mio desiderio!

A mo’ di feticcio propiziatorio concludo con alcune fotografie scaricate dalla rete, con la fortesperanza di poter imitare, presto, i loro fortunati autori e sostituire le stesse con le mie.

Chissà... magari funzionerà anche stavolta!

­­ Carlo

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TROLLTUNGA

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KJERAGBOLTEN

GEIRANGERFJORD

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LOFOTEN

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NOR EV IAG23 giugno - 24 luglio 2012