I laici nella Famiglia Salvatoriana

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I laici nella Famiglia Salvatoriana Tor de' Cenci 08 dicembre 2001 P. Thomas Malal SDS Introduzione Dal mistero della Chiesa scaturisce la chiamata rivolta a tutte le membra del Corpo mistico affinché partecipino attivamente alla missione e all'edificazione del Popolo di Dio in una comunione organica, secondo i diversi ministeri e carismi. L'eco di tale chiamata è risuonata ripetutamente nei documenti del Magistero, particolarmente dal Concilio Vaticano II 1 in poi. Soprattutto nelle ultime Assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi, si è riaffermata l'identità, nella comune dignità e diversità di funzioni, propria dei fedeli laici, dei sacri ministri e dei consacrati, e si sono incoraggiati tutti i fedeli ad edificare la Chiesa collaborando in comunione per la salvezza del mondo. Occorre tener presente l'urgenza e l'importanza dell'azione apostolica dei fedeli laici nel presente e nel futuro dell'evangelizzazione. La Chiesa non può prescindere da quest'opera, perché è connaturale ad essa, in quanto Popolo di Dio, e perché ne ha bisogno per realizzare la propria missione evangelizzatrice 2 . Oggi quasi tutte le comunità religiosi stanno collaborando con i laici. Dobbiamo subito distinguere due tendenze: la prima che considera i laici solo come collaboratori, come membri subordinati di un istituto religioso; la seconda (secondo la visione di Padre Jordan) che riconosce i laici come membri legittimi di un ordine religioso; così possono partecipare attivamente alla vita della famiglia religiosa a tutti i livelli e in tutti gli aspetti. Lo sviluppo rapido dei laici salvatoriani nel mondo compiace ad alcuni salvatoriani religiosi, ma alcuni altri non si sentono abbastanza al sicuro e così hanno un poco paura. Queste due tendenze traducono più o meno o la conoscenza o l'ignoranza della visione originale del nostro fondatore. L'indifferenza della gran parte dei religiosi verso i laici, come anche la tendenza di considerare i laici come collaboratori di seconda classe potrebbe venire da molti fattori tra quali l'ignoranza della visione originale di Padre Jordan e la nuova ecclesiologia secondo il Concilio Vaticano II. Forse c'è anche la paura nascosta di cambiare il modo di vivere diversamente la propria vocazione, di cambiare le idee e gli atteggiamenti, oppure il sentimento di insicurezza nel senso che accogliendo il nuovo modo di considerare delle cose, l'esercitazione della sua missione cambierebbe almeno parzialmente. La realtà dei laici può essere considerata come un dono della grazia da parte dello Spirito Santo nella Chiesa. I laici sono come un fuoco brillante, acceso dalla brezza vitale dello Spirito che anima lo zelo per la missione, nella vita e nella struttura della Chiesa stessa. Nella nostra Società/Congregazione del Divin Salvatore i laici e i religiosi sono confrontati ad un unico evento storico che non devono trascurare ma curare non con la paura o con la superficialità. Dio ci da tanti laici con una vocazione, e siamo chiamati ad aiutarli a crescere nella loro vocazione particolare. 1 Lumen Gentium 33 2 Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti.

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I laici nella Famiglia Salvatoriana, lezione di Thomas Malal SDS tenuta a Roma l'8 dicembre 2001.

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I laici nella Famiglia Salvatoriana

Tor de' Cenci 08 dicembre 2001

P. Thomas Malal SDS

Introduzione

Dal mistero della Chiesa scaturisce la chiamata rivolta a tutte le membra del Corpo mistico

affinché partecipino attivamente alla missione e all'edificazione del Popolo di Dio in una

comunione organica, secondo i diversi ministeri e carismi. L'eco di tale chiamata è risuonata

ripetutamente nei documenti del Magistero, particolarmente dal Concilio Vaticano II1 in poi.

Soprattutto nelle ultime Assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi, si è riaffermata

l'identità, nella comune dignità e diversità di funzioni, propria dei fedeli laici, dei sacri

ministri e dei consacrati, e si sono incoraggiati tutti i fedeli ad edificare la Chiesa

collaborando in comunione per la salvezza del mondo.

Occorre tener presente l'urgenza e l'importanza dell'azione apostolica dei fedeli laici nel

presente e nel futuro dell'evangelizzazione. La Chiesa non può prescindere da quest'opera,

perché è connaturale ad essa, in quanto Popolo di Dio, e perché ne ha bisogno per realizzare la

propria missione evangelizzatrice2.

Oggi quasi tutte le comunità religiosi stanno collaborando con i laici. Dobbiamo subito

distinguere due tendenze: la prima che considera i laici solo come collaboratori, come membri

subordinati di un istituto religioso; la seconda (secondo la visione di Padre Jordan) che

riconosce i laici come membri legittimi di un ordine religioso; così possono partecipare

attivamente alla vita della famiglia religiosa a tutti i livelli e in tutti gli aspetti.

Lo sviluppo rapido dei laici salvatoriani nel mondo compiace ad alcuni salvatoriani religiosi,

ma alcuni altri non si sentono abbastanza al sicuro e così hanno un poco paura. Queste due

tendenze traducono più o meno o la conoscenza o l'ignoranza della visione originale del

nostro fondatore.

L'indifferenza della gran parte dei religiosi verso i laici, come anche la tendenza di

considerare i laici come collaboratori di seconda classe potrebbe venire da molti fattori tra

quali l'ignoranza della visione originale di Padre Jordan e la nuova ecclesiologia secondo il

Concilio Vaticano II. Forse c'è anche la paura nascosta di cambiare il modo di vivere

diversamente la propria vocazione, di cambiare le idee e gli atteggiamenti, oppure il

sentimento di insicurezza nel senso che accogliendo il nuovo modo di considerare delle cose,

l'esercitazione della sua missione cambierebbe almeno parzialmente.

La realtà dei laici può essere considerata come un dono della grazia da parte dello Spirito

Santo nella Chiesa. I laici sono come un fuoco brillante, acceso dalla brezza vitale dello

Spirito che anima lo zelo per la missione, nella vita e nella struttura della Chiesa stessa.

Nella nostra Società/Congregazione del Divin Salvatore i laici e i religiosi sono confrontati ad

un unico evento storico che non devono trascurare ma curare non con la paura o con la

superficialità. Dio ci da tanti laici con una vocazione, e siamo chiamati ad aiutarli a crescere

nella loro vocazione particolare.

1 Lumen Gentium 33

2 Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti.

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La Famiglia salvatoriana oggi

Se oggi siamo un istituto religioso, la Famiglia Salvatoriana si compone dalle Suore del Divin

Salvatore, dai padri, dai frati, e dai laici. Siamo tutti ispirati dallo stesso carisma e mandati per

la stessa missione, condividiamo la nostra vocazione ugualmente e in modo complementare, e

poi intendiamo fare una comunità apostolica per tutti i membri, cioè sacerdoti, frati, religiosi e

laici, uomini e donne.

"Ispirato dallo Spirito Santo e bramoso della salvezza di tutti gli uomini, Padre Francesco

Maria della Croce Jordan fondò la Società del Divin Salvatore e le diede lo scopo apostolico

di annunciare a tutti gli uomini che Gesù è il Salvatore" (Cost. 101).

Gli obbiettivi della nostra Società

Lo scopo della Società Apostolica Istruttiva è quello di diffondere, difendere e rafforzare la

fede cattolica, dappertutto, per quanto le è concesso dalla Divina Provvidenza. Perciò essa si

dedica all'istruzione ecclesiastica e, con parole e scritti, intende far conoscere sempre più, a

tutti gli uomini, l'unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo, in modo che

conducano una vita santa e salvino le loro anime (Regola 1882).

Con la sua fondazione, Padre Jordan voleva "rinnovare la Chiesa" cioè promuovere, difendere

e rafforzare la fede, aiutare gli altri a salvarsi, con tutti i mezzi e modi che l'amore di Cristo

ispira per guadagnare la vita eterna, che consiste nel conoscere il vero ed unico Dio per fare

tutti, i discepoli di Cristo.

In tutto questo è chiaro che tutti gli stati della vita (consacrati e laici) devono essere coinvolti

nella missione salvatoriana.

Chi è un laico ?

"Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e

dello stato religioso sancito dalla Chiesa, i fedeli cioè, che dopo essere stato incorporati a

Cristo col battesimo e costituiti Popolo di Dio e, a loro modo, resi partecipi dell'ufficio

sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel

mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano"3.

Un laico è un fedele cristiano con una sua missione che scaturisce dal battesimo nell'essere

profeta, sacerdote e re, cioè è chiamato a trasformare, tramite la sua propria vita, l'ambiente

dove egli vive e lavora. Egli è chiamato a conoscere Gesù Cristo e a farlo conoscere a tutti,

con tutti i valori proclamati da lui. Un laico è chiamato a dare alternative alle proposte del

capitalismo, del neoliberalismo e della globalizzazione, che non danno abbastanza posto a Dio

e così fanno dimenticare i fratelli e le sorelle, perché non sanno chi è il vero Padre e il suo

Figlio, Gesù Cristo.

Già Pio XII diceva: "I fedeli, e più precisamente i laici, si trovano nella linea avanzata della

vita della Chiesa; per loro la Chiesa è il principio vitale della società umana. Perciò essi

debbono avere una sempre più chiara consapevolezza, non soltanto di appartenere alla

Chiesa, ma di essere la Chiesa"4.

Un laico non è mai un appendice dei religiosi o una specie di cristiani di seconda categoria.

Perciò il laico non deve imitare la spiritualità monastica, perché ha una sua vocazione

specifica e un suo stile di vita che richiama una spiritualità diversa da quella dei religiosi.

3 Lumen Gentium 31

4 Pio XII, Discorso ai nuovi cardinali (20 febbraio 1946): AAS 38 (1946), 149

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Come tutti gli altri cristiani, il laico si alimenta dalla Parola di Dio e dei sacramenti. Alla base

della sua realtà quotidiana, il laico impara a pregare ed è in grado di ritirarsi nel deserto,

perché sa l'assoluta importanza del silenzio per ascoltare lo Spirito di Gesù che parla nel

profondo del suo cuore.

Il laico è consapevole che l'individualismo che ci circonda, può essere guarito e cancellato

facendo l'esperienza della vita comune, non in un convento, ma nella sua famiglia e nella

comunità apostolica, assieme ad altri laici nel mondo.

Fare parte di una certa comunità religiosa gli permette di arricchire se stesso condividendo il

tipico carisma e riceve i mezzi efficienti per l'evangelizzazione per poter vivere meglio la sua

vocazione come laico nel mondo.

Perché Padre Jordan voleva i laici nella sua fondazione ?

Per capire la visione di Padre Jordan su i laici dobbiamo anzitutto esaminare il piano generale

che egli voleva seguire per realizzare la sua missione. Sappiamo inoltre che la sua missione

era di fare conoscere Dio e il Salvatore Gesù Cristo, che egli ha mandato, tramite l'istruzione

o l'educazione religiosa. Con quest'approccio si può allora valutare il piano di Padre Jordan,

non solo alla luce della situazione sociale della fine del secolo XIX, ma anche in vista del

secolo XX.

Padre Jordan si sentiva chiamato a fondare un'opera dentro la Chiesa che aiuterà tutti gli

uomini ad arrivare alla vita eterna conoscendo l'unico vero Dio e colui che ha mandato Gesù

Cristo (Giov 17,3). Nel suo piano ci sono tre gradi:

• il primo comprende i sacerdoti cattolici di tutti i riti e anche i laici che, come gli apostoli,

rinunciano a tutto, e si impegnano totalmente alla proclamazione del Vangelo con parole e

scritti, nei loro territori, nelle scuole e seminari. Una futura congregazione delle suore si

occuperà dell'educazione delle ragazze.

• Il secondo comprende i letterati, i sacerdoti o i laici. Secondo che la loro professione gli

permette, si impegnano a combattere l'anti-cattolicismo che si diffonde, e a promulgare

l'insegnamento della Chiesa cattolica.

• Il terzo comprende i laici, gli uomini e le donne che, nella loro professione e loro

famiglie, contestano l'influsso anti-cattolico e educano i loro figli ad essere buoni cattolici.

In tutto questo si vede la centralità dell'istruzione. Da qui il nome dell'opera era Società

Apostolica Istruttiva. La necessità dell'istruzione nella visione di Padre Jordan era causata

dalla vigente ignoranza religiosa al suo tempo. In questa visione tutti avevano da fare. Così

non si può più avere dubbi sulla vicenda dell'integrazione di tutta la Famiglia Salvatoriana.

Nel piano di Padre Jordan, si vede che tutti i cristiani erano coinvolti nell'adempimento della

missione di fare conoscere il Salvatore del mondo.

Oggi i Laici Salvatoriani sanno esattamente che il nemico da combattere è l'ignoranza

religiosa e che per questo sono chiamati come gli apostoli a proclamare la bontà di Dio, resa

tangibile attraverso Gesù Cristo. Essi sanno anche l'attualità della visione di Padre Jordan sul

cambiare le strutture della nostra società che non danno abbastanza posto a Dio.

Di questo il Santo Padre ci disse quando venne a pregare alla tomba del nostro fondatore il

Servo di Dio, Padre Jordan: "Tocca a voi, cari fratelli e sorelle, di continuare la visione di

Padre Jordan che consiste a far conoscere il Salvatore del mondo. Si, all’alba del terzo

Millennio Cristiano, gli uomini e le donne moderne hanno più che mai bisogno di questa

conoscenza, di questa verità che li renderà liberi (Giov. 8,32): Questa è la vita eterna, che

conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Giov. 17,3). Attraverso

la testimonianza del vostro impegno, attraverso la testimonianza della vostra generosità e

carità infinita, il mondo sarà libero sempre di più dalla sua schiavitù del peccato e della

morte, e il Vangelo sarà proclamato con grande zelo e autorità, la fede crescerà e la Chiesa

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iv

stessa si ingrandirà in santità e grazia. Ecco i frutti del dono delle nostre vite in modo che gli

altri abbiamo la fede e la speranza”5.

Per arrivare a tutto questo bisogna essere formati nel carisma, nella spiritualità e missione

salvatoriana. Con una formazione adeguata allo stato laicale salvatoriano si arriva all'identità

che è molto importante per svolgere l'apostolato come salvatoriano. Per questo non tutti i laici

che appartengono ai gruppi guidati da un(a) Salvatoriano/a sono ispo facto dei Laici

Salvatoriani.

L'esistenza dei Laici salvatoriani è più che mai urgente oggi che cento anni fa. Oggi, con tutti

i progressi scientifici, il più importante e vitale per l'uomo si dimentica continuamente: il

senso della vita e della morte, la vocazione come figli di Dio, la dimensione trascendentale

della storia, la Chiesa come comunità da evangelizzare, l'opzione preferenziale per i poveri

nella mentalità di Dio, l'impegno per la giustizia e la pace, il rispetto della natura, il valore

sacro de la vita, ecc.

I laici come tutti gli altri cristiani sono chiamati a vivere il vangelo servendo la persona e la

società. Proprio in questo senso si è espresso, ripetutamente e con singolare chiarezza e forza,

il Concilio Vaticano II nei suoi diversi documenti. "La Chiesa, certo perseguendo il suo

proprio fine di salvezza, non solo comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua

luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana

ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine dell'umana società, e

immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato. Così la

Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter

contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia"6. Ecco il

contributo dei fedeli laici alla missione della Chiesa intera al servizio della persona.

L'ambito privilegiato per promuovere questo punto è senza alcun dubbio la coppia e la

famiglia. La coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l'impegno sociale dei

fedeli laici. L'impegno apostolico dei fedeli laici è anzitutto quello di rendere la famiglia

cosciente della sua identità di primo nucleo sociale di base e del suo originale ruolo nella

società, perché divenga essa stessa sempre più protagonista attiva e responsabile della propria

crescita e della propria partecipazione alla vita sociale.

Conclusione

Come Salvatoriani, noi siamo fondamentalmente uno strumento di Cristo che

vuole spargere attraverso noi la sua luce e il suo amore nel mondo i cui viviamo. Dobbiamo

interiorizzare la visione di Padre Jordan, cioè il carisma nostro. Questo carisma non è una

esclusività dei religiosi. Tutti lo possano vivere e condividere. Siamo una famiglia nel vivere

questo carisma e nel fare l'apostolato secondo questo carisma. Possiamo portare avanti la

visione originale di Padre Jordan modellandoci su quello che ci insegna e in modo particolare

su ciò che egli ha vissuto e che ha trasmesso ai suoi figli e figlie spirituali.

5 Postulation Press del 11marzo 1999, p. 11

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