FAMIGLIA S. famiglia - Parrocchia Don Bosco Roma VII Municipio · 2013-10-27 · ... soccorri tuo...

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FAMIGLIA Santa Famiglia Nell'ambiente intimo del Natale acquista attualità la famiglia, con i suoi valori fondamentali e permanenti, come cellula della società e della Chiesa. La famiglia è sempre perfettibile e in continua evoluzione, ma di fatto insostituibile perché è il clima migliore e più adeguato per la crescita e la maturità personale di tutti i suoi membri, attraverso l'amore e la donazione. Gesù ha avuto una famiglia esemplare. Se viene presa a modello, c'è speranza di un rinnovamento della famiglia . O famiglia di Nazaret immagine vivente della Chiesa di Dio! Entro le tue mura si avvicendano gli angeli in devoto servizio. Nel divino fanciullo si congiungono gli animi in perfetta letizia. La tua serena quiete ravviva in ogni casa il patto dell'amore. E regni in tutti i popoli da oriente ad occidente la concordia e la pace ( Vespri: S. Famiglia) Marana thà, vieni Signore Gesù!

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FAMIGLIA Santa Famiglia

Nell'ambiente intimo del Natale acquista attualità la famiglia, con i suoi valori

fondamentali e permanenti, come cellula della società e della Chiesa. La famiglia

è sempre perfettibile e in continua evoluzione, ma di fatto insostituibile perché è

il clima migliore e più adeguato per la crescita e la maturità personale di tutti i

suoi membri, attraverso l'amore e la donazione. Gesù ha avuto una famiglia

esemplare. Se viene presa a modello, c'è speranza di un rinnovamento della

famiglia .

O famiglia di Nazaret

immagine vivente

della Chiesa di Dio!

Entro le tue mura

si avvicendano gli angeli

in devoto servizio.

Nel divino fanciullo

si congiungono gli animi

in perfetta letizia.

La tua serena quiete

ravviva in ogni casa

il patto dell'amore.

E regni in tutti i popoli

da oriente ad occidente

la concordia e la pace

( Vespri: S. Famiglia)

Marana thà, vieni Signore Gesù!

Santa Famiglia Anno A

La straordinaria famiglia di Nazaret

ci viene proposta a modello, perché la

imitiamo, facendo del nostro focolare

una dimora impregnata di fede,

dove fiorisca la gioia dell’amore e

l'apertura ai fratelli e Dio abbia il

primo posto.

“Giuseppe… prese con sé

il bambino e sua madre”

LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)

PRIMA LETTURA SIRACIDE 3, 2-6.12-14 Con linguaggio sapienziale sono presentati i doveri dei figli verso i genitori. Una serie

abbondante di benedizioni è riservata a chi persevererà nell'amore e nel rispetto dei

genitori.

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita. Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

SALMO RESPONSORIALE SALMO 127

Il giusto che teme il Signore e cammina sulle sue vie è benedetto da Dio. La sua famiglia

sarà compatta e fiorente.

Rit. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! SECONDA LETTURA COLOSSESI 3,12-21 L’apostolo Paolo ci esorta ad assumere atteggiamenti di amorevole comprensione nella vita

familiare costantemente sostenuti dalla presenza di Cristo.

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

VANGELO MATTEO 2, 13-15. 19-23 Anche la Santa Famiglia ebbe le sue prove. Ma si trovò sempre unita nella docilità alle

disposizioni divine, sia nella fuga dolorosa, sia nel ritorno dall'esilio.

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)

FAMIGLIA DI NAZARET La famiglia di Nazaret presenta una normalità sconcertante. Un carpentiere come padre

putativo, una casalinga come madre e un figlio che sorride, ubbidisce, gioca, lavora, va alla

sinagoga e al tempio, studia, riflette, prega. E, a tratti, manifesta il segreto che tiene nel cuore.

E tuttavia la famiglia di Nazaret , se osservata con gli occhi della grazia, offre una

situazione paradossale che la rende unica e la erige come modello. In essa, l’autorità è svolta in modo strano, umanissimo e divino: il Verbo fatto carne sta sottomesso alla madre

"piena di grazia" e a Giuseppe, l'umile e docile operaio che tutti credono padre e che

custodisce, sotto la guida di Dio, la redenzione che sta germinando e che, nella sua "ora", si

manifesterà. In essa l’amore sponsale giunge a vette tali da non aver bisogno di esercizio

della genitalità per esprimersi. Ed è amore autentico in un matrimonio autentico. In essa la

fecondità è dono al punto da derivare immediatamente dallo Spirito in Maria. (Sandro

Maggiolini )

CHIESA DOMESTICA La famiglia è una cellula fondamentale del corpo ecclesiale: "piccola chiesa” diceva Papa

Giovanni; “Chiesa domestica” dice il Concilio: dunque una piccola isola di cristianesimo

che deve irradiare. Quest’ottica di fede ci permette di cogliere l’anima cristiana della

famiglia. Questa è urgente salvare se non si vuole evitare che anche i valori familiari si

sfaldino. L’anima della famiglia è la carità che trasforma l'obbedienza in amore e il

comando in servizio. E impedisce ai rapporti reciproci di trasformarsi in una contabilità di

diritti e di doveri, per diventare invece dono di sé, generoso e paziente, nella trama ordinaria

di ogni giorno. Questi sono valori umani che la fede prolunga. Ma la famiglia cristiana va più

in là: mette Dio al primo posto. E questo diventa il chiodo a cui sono sospesi gli altri valori.

Quando Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel Tempio, e rivendicano i loro diritti umani,

Gesù rivendica il primato della sua dipendenza dal Padre. E Maria inizia allora un cammino

di fede, doloroso per il suo istinto materno, imparando a ritirarsi e farsi "discepola", a

ricevere cioè, mentre l'impulso del suo cuore di madre era di dare. Quando si riconoscono i

diritti di Dio, tutti gli altri diritti sono facilmente salvaguardati. ( Mariano Magrassi )

LA NOVITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA La famiglia deve essere il riflesso e il segno dell’amore di Cristo che si dona e si immola.

Questo esige apertura al vangelo: la famiglia deve essere evangelizzata. Nella misura in

cui è autenticamente evangelizzata diventa strumento di irradiazione del Vangelo ad altre famiglie. Da Chiesa domestica in senso statico diventa chiesa missionaria, aperta a tutta la

comunità. (Mariano Magrassi)

RIVIVE IL SOGGIORNO IN EGITTO La famiglia di Nazaret è chiamata a rivivere anche materialmente il soggiorno in Egitto, la

liberazione, l’entrata nella terra promessa. Protagonista dell'Esodo è Dio stesso. Egli,

come ha scelto e riservato per sé, attraverso l'esodo e il dono della Legge al Sinai il popolo di

Israele, si sceglie e riserva per sé il bambino Gesù: in lui si rivelerà la stessa potenza di

Dio, che si è rivelata nell'esodo e al Sinai. "Quando Israele era un ragazzo, io l’ho amato” ;

l'Evangelista, applicando a Gesù queste parole riferite ad Israele, sottolinea che nella

vicenda del Bambino sono in azione la chiamata e l’amore di Dio stesso, che dà a lui il

nome di figlio. Giuseppe, che obbedisce prontamente alle parole del Signore, ricalca la

figura seguita dai patriarchi, in particolare di Abramo. Probabilmente Giuseppe non

comprese il progetto di Dio, come non lo aveva capito Abramo. Ma, come lui, si fida ed esegue prontamente i comandi. ( Laura Cesarini Achille )

PREGHIERA (pregare la parola ) O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima della

creazione del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la

venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della

fecondità del tuo amore e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo

santo nome. ( Colletta: Santa Famiglia : A )

O Gesù, fa che il nostro vivere insieme sia sotto il segno della tua prima chiesa. Insieme

nella preghiera e nel lavoro, insieme nel silenzio contemplativo e nella frazione del pane.

Insieme nel dividere i frutti del nostro lavoro, insieme nel dividere i doni dello Spirito.

Insieme nell’attesa del tuo ritorno, insieme nel pacifico lavoro che accelera la tua venuta.

(G. Vannucci )

CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)

AZIONE ( assunzione di impegni concreti)

Vivere la vita familiare nella fede.

Santa Famiglia Anno A

Vangelo

Matteo 2, 13Matteo 2, 13Matteo 2, 13Matteo 2, 13----15.1915.1915.1915.19----23232323

Fuga in Egitto e ritorno dall’Egitto 13 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». 19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

( Bibbia Cei : versione 2008)

( I Magi ) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in

sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi

in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino

per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella

notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse

ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall`Egitto ho chiamato

il mio figlio. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in

Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese

d`Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». Egli,

alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d`Israele. Avendo

però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe

paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e,

appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse

ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

( Bibbia Cei : versione 1974 )

LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)

Il racconto, che viene dopo l’episodio del Magi, è dominato dal motivo della persecuzione e del ritorno di Gesù dall’Egitto Erode vuole la morte del bambino; Gesù

fugge in Egitto e, passato il pericolo, torna in Israele. La stessa cosa era capitata a

Mosè: “ Il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di metterlo a morte. Allora Mosè si

allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian” ( Es 2, 15 ). Quanto a Mosè

inoltre, in un midrash tardo giudaico, il padre riceve in sogno l’annunzio della nascita e

della missione del figlio; anche il Faraone ne viene a conoscenza tramite i maghi. Il

Faraone decide di uccidere tutti i bambini cui la profezia potrebbe riferirsi. Il bambino

viene salvato secondo il piano di Dio. (Antichità giudaiche II, 9,3-7 ) L’interesse dell’evangelista più che sull’aspetto aneddotico cade sul realizzarsi della Scrittura. In

Gesù, nuovo Mosè, perseguitato e salvato, è comparso il salvatore del suo popolo, la cui

salvezza abbraccia anche i pagani; nel suo ritorno dall’Egitto, è riflesso l’Esodo d’Israele verso la terra promessa e acquista tutto il suo senso e noi (Ebrei e pagani )

siamo salvati dall’esilio e dalla prigionia di questo mondo.

I MAGI ERANO APPENA PARTITI (13 ) Mentre i magi seguono l’avvertimento avuto nel sogno, anche Giuseppe, che ha

qui un ruolo di primo piano, riceve in sogno da Dio, tramite un angelo, l’incarico di

fuggire con Gesù e Maria in Egitto. L’angelo lo invita ad alzarsi (svegliati): è un invito

che chiede più di uno svegliarsi dal sonno.

IL BAMBINO E SUA MADRE (13 ) Il binomio “ bambino e sua madre”, anziché quello più ovvio di “madre e

bambino”, ricorre ben cinque volte in questo vangelo dell’infanzia ( 2, 11.13.14.20.21).

Matteo intende mettere al giusto posto i personaggi. In Gesù agisce e opera Dio. Le

persone che intervengono al suo fianco servono il piano salvifico divino.

EGITTO (13 ) L’Egitto era da poco diventato prefettura romana, ospitava una potente e numerosa

colonia giudaica di oltre 250 mila emigrati; lungo il corso della storia biblica appare più

volte come il sicuro rifugio di perseguitati politici. ( 1 Re 11, 40; 2 Re 26, 26)

GIUSEPPE DESTATOSI ( 14 )

All’incarico divino risponde Giuseppe con obbedienza pronta e

raggiunge col bambino e la sposa la terra d’esilio. Gesù era fuggito in Egitto per salvare la

sua vita, ma la fuga è avvenuta in vista del ritorno. L’Evangelista non intende tanto

parlare della fuga, quanto della volontà divina del ritorno dall’Egitto.

DALL’EGITTO HO CHIAMATO (15 ) La frase citata si trova nel seguente contesto: “ Quando Israele era

giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio” ( Osea 11, 1 ). Il profeta

parlava del popolo che Dio ha liberato dalla schiavitù dall’Egitto; il popolo è il “figlio di

Dio”. La citazione è fatta non secondo il senso letterale, ma per applicazione;

l’evangelista ravvisa analogia tra il ritorno di Gesù, che ha scampato il pericolo delle

trame di Erode, e la partenza del popolo dall’Egitto, che fugge dalla schiavitù del

faraone. Israele e Gesù fanno l’Esodo verso la terra d’Israele.

MIO FIGLIO (15 ) Le parole del profeta sono attribuite direttamente a Dio, che chiama Gesù

“mio figlio”. Inizia qui a rivelarsi quella relazione che unisce Gesù a Colui che egli

stesso chiamerà Padre. Gesù è il Figlio di Dio e trascende tutte le figure più gloriose

d’Israele, come Mosè e con lui la storia del popolo eletto giunge al traguardo.

ERODE ACCORTOSI ( 16 ) La pericope liturgica salta qui i versetti 16-18 che parlano del massacro

degli innocenti, da parte di Erode.

MORTO ERODE (19 ) Dagli storici sappiamo che Erode morì nel 4 a. C. e che Archelao, figlio

di Erode, regnò fino al 6 d. C. Il nostro modo di contare gli anni da Gesù in poi è segnato

da un errore iniziale di calcolo e la data della sua nascita è da porre nel 6 a. C..

UN ANGELO ( 19 ) La scena è ricalcata sulla precedente: “Alzati, prendi con te il bambino e

sua madre e va nel paese d’Israele; perché sono morti quanti insidiavano la tua vita. Egli

alzatosi, prese con sé…”. Qui appare di nuovo nello sfondo la storia di Mosè: “ Il

Signore disse a Mosè: “Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua

vita”, Mosè prese la moglie e il figlio… e tornò nel paese d’Egitto” ( Es 19 ss ) .

NEL PAESE D’ISRAELE.. PERCHE’ SONO MORTI (19 ) “Terra d’Israele” era il nome che veniva dato alla Palestina, con una certa

sfumatura religiosa. L’asserzione“ sono morti” e non “è morto Erode”, ci riporta

ancora alla storia di Mosè, che torna in Egitto per preparare l’Esodo dopo che “sono

morti” quanti insidiavano” la sua vita ( Es 19 ss ) Gesù è il nuovo Mosè, Egli ritorna in

Israele per preparare l’esodo del suo popolo; il suo esodo è figura di quello della

Chiesa, che uscirà da Israele per diventare universale.

ARCHELAO ( 22 ) Erode aveva lasciato la Giudea e la Samaria ad Archelao, mentre ad Erode Antipa

aveva lasciato la Galilea con la Perea ( Trasgiordania ). Archelao si dimostrò non meno

crudele e tirannico del padre, tanto che Augusto nel 6 d. C. fu costretto a deporlo e a

mandarlo in esilio in Gallia.

AVVERTITO POI IN SOGNO (22 ) Giuseppe affronta gli avvenimenti affidandosi alla volontàdi Dio. Forse vuole

stabilirsi a Betlemme, ma ha paura del tiranno Archelao. Di nuovo avvertito in sogno si

stabilisce in Galilea, nel villaggio sconosciuto di Nazaret. Perché Nazaret? Luca dice che

Nazaret era la città di Maria e di Giuseppe. Matteo non offre altre spiegazioni.

PERCHE’ SI ADEMPISSE (23 ) L’espressione così vaga non si riferisce ad una profezia determinata e la citazione

non è documentabile in nessun passo dell’AT. E’ difficile dire a quale profezia si

riferisca Matteo. Un passo in cui troviamo un possibile accenno è Isaia 11, 1: “ spunterà

un virgulto dal tronco di Jesse e un pollone germoglierà dalle sua radici”; l’ebraico per

“pollone” ha “neser”, termine che si avvicina a Nazzareno. Ma più che vedere un

riferimento ad una profezia specifica, Matteo, dicendo “ dai profeti” e non “dal profeta”

vede fondato nel piano salvifico di Dio quel che gli era noto circa il luogo del soggiorno

di Gesù. Di sicuro si sa che l’uso che il NT fa del nome “nazzareno” è in rapporto con

Nazaret.

MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)

DIO PROTAGONISTA I protagonisti del racconto evangelico oggi proposto dalla liturgia sono cinque: Erode,

che vuole uccidere il bambino perché lo teme come concorrente, come futuro re di Israele

e usa in un modo terribilmente crudele il suo potere a questo scopo; Giuseppe che,

avvertito dal Signore, nottetempo prende il bambino e sua madre e parte per l’Egitto; la

cosa fu drammatica, perché significò lasciare tutto, partire con niente, per un lungo

viaggio a piedi, con l’angoscia del tiranno che può sopraggiungere; Maria e il bambino,

avvolti nel silenzio, e non è difficile immaginare la preoccupazione di una madre che

scappa perché gli si vuole uccidere il figlio, e lei sa chi è il suo bambino. Ma il

protagonista principale è il Signore che guida la santa famiglia, che dice a Giuseppe ciò

che deve fare: prima la fuga da Betlemme, dove già Giuseppe aveva trovato casa per

Maria e il bambino, poi il rifugio in Egitto, poi il ritorno in terra di Israele, ma per

prudenza a Nazaret, in Galilea. La famiglia di Gesù visse il dramma che oggi stanno vivendo milioni di profughi nelle varie parti del mondo. (Giovanni Negro )

DIO PROTAGONISTA DELLA FAMIGLIA Il vero protagonista di tutto il brano biblico è Dio: è lui che dà gli ordini, è a lui che

Giuseppe obbedisce senza batter ciglio. Quando Dio manifesta il suo ordine, l’esecuzione è pronta e l’adesione di Giuseppe, come anche quella di Maria e di Gesù

alla volontà di Dio è totale. Questo è il primo punto da mettere in conto quando si parla di

famiglia cristiana. Quella di Gesù è una famiglia immersa nella storia di un popolo di

cui condivide la cultura, le tradizioni, la fede. E’ una famiglia dove questa storia è

trasmessa, accolta, continuata, dove il passato è ricordato per far luce sul presente e tener

viva la speranza, che è di Dio, una famiglia che reagisce a ciò che accade tenendo

l’occhio fisso, in mezzo al variare delle vicissitudini, alla parola di Dio. La famiglia cristiana, come la famiglia di Gesù, vive pienamente inserita nel mondo e nella storia.

Non si può concepire una famiglia come un nucleo chiuso e autosufficiente. La posizione

giusta è chiara: sta nella tensione tra apertura alla storia e ascolto della parola di Dio, in comunione con le altre famiglie cristiane. (Domenico Pezzini )

LA FAMIGLIA DI NAZARET La famiglia di Nazaret è chiamata a rivivere anche materialmente il soggiorno in Egitto,

la liberazione, l’entrata nella terra promessa. Protagonista dell’Esodo è Dio stesso. Egli,

come ha scelto e riservato per sé, attraverso l’esodo e il dono della Legge al Sinai il popolo

di Israele, si sceglie e riserva per sé il bambino Gesù: in lui si rivelerà la stessa potenza

di Dio, che si è rivelata nell’esodo e al Sinai. “Quando Israele era un ragazzo, io l’ho

amato” ; l’Evangelista, applicando a Gesù questo parole riferite ad Israele, sottolinea che

nella vicenda del Bambino sono in azione la chiamata e l’amore di Dio stesso, che dà a

lui il nome di figlio. Giuseppe, che obbedisce prontamente alle parole del Signore,

ricalca la figura seguita dai patriarchi, in particolare di Abramo. Probabilmente Giuseppe non comprese il progetto di Dio, come non lo aveva capito Abramo. Ma come

lui si fida ed esegue prontamente il comando. ( Laura Cesarini Achille )

FAMIGLIA NORMALE La famiglia di Nazaret presenta una normalità sconcertante. Un carpentiere

come padre putativo, una casalinga come madre e un figlio che sorride, ubbidisce, gioca,

lavora, va alla sinagoga e al tempio, studia, riflette, prega. E, a tratti, manifesta il segreto

che tiene nel cuore. E tuttavia la famiglia di Nazaret , se osservata con gli occhi della

grazia, offre una situazione paradossale che la rende unica e la erige come modello. In

essa, l’autorità è svolta in modo strano, umanissimo e divino: il Verbo fatto carne sta

sottomesso alla madre “piena di grazia” e a Giuseppe, l’umile e docile operaio che tutti

credono padre e che custodisce, sotto la guida di Dio, la redenzione che sta germinando e

che, nella sua “ora”, si manifesterà. In essa l’amore sponsale giunge a vette tali da non

aver bisogno di esercizio della genitalità per esprimersi. Ed è amore autentico in un matrimonio autentico. In essa la fecondità è dono al punto da derivare immediatamente

dallo Spirito in Maria. Certo, occorre riconoscere la singolarità della vita che si svolge a

Nazaret. Occorrerebbe, però, anche non staccare troppo questa vita, così da renderla

inimitabile. Essa si staglia almeno come ideale a cui tendere. (Sandro Maggiolini )

FAMIGLIA CRISTIANA La famiglia di Nazaret è modello per la famiglia cristiana anche nella sofferenza di

Maria e Giuseppe per la natività di Gesù nella grotta, per l'emarginazione e la

persecuzione di Erode, l'esilio in Egitto, le difficoltà del lavoro manuale a Nazaret, lo

smarrimento del Signore all’età di dodici anni a Gerusalemme e il suo nascondimento

umile ed operoso nel mestiere di Giuseppe. Molte famiglie oggi sono costrette alla

povertà e all’emarginazione, altre ad espatriare in paesi stranieri. Né manca chi, come Erode “ cerca il bambino per ucciderlo”. Si legalizza l’aborto, si impedisce la nascita

dei bambini o li si lascia morire di fame e di indigenza nei paesi sottosviluppati. Difficile trovare un rifugio fraterno in qualche Egitto e motivo di latenti razzismi, ideologie,

disinteresse. Diffusa ovunque e la dissacrazione della famiglia. (Benvenuto Matteucci )

FAMIGLIA E POPOLO DI DIO La famiglia di Gesù rivive l’Esodo dall’Egitto e realizza così la profezia di Osea 11, 2: “

Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Giuseppe e Maria rappresentano l’Israele fedele che il Messia guida a compiere l’ultimo, definitivo esodo in vista della formazione della

nuova comunità messianica. E’ chiaro che Matteo vede nella Santa Famiglia come una “concentrazione” delle sorti del popolo di Dio: essa è una “chiesa domestica”. Quelli

che detengono il potere cambiano: Archelao succede ad Erode, ma si perpetua lo stile di

crudeltà e di oppressione. Ai re umani si contrappone Gesù bambino, il re Messia, che

apparentemente debole e indifeso, è più forte di ogni potere politico. La salvezza della

famiglia di Gesù dal potere oppressore dei nuovi faraoni che la minacciano è l’inizio della salvezza del nuovo popolo di Dio che fugge dall’Egitto e va nel paese d’Israele. Dio fa

trovare una casa e una dimora sicura al suo popolo che è radunato attorno a Gesù Messia,

che è nazzareno, probabilmente per mettere in relazione con neser, “germoglio”

messianico. La famiglia dove c’è Gesù diventa figura e inaugurazione del popolo

messianico di Dio. Là dove è “di casa” si realizza, in maniera reale, il popolo di Dio, la

Chiesa. ( A. Bonora )

CHIESA DOMESTICA La famiglia è una cellula fondamentale del corpo ecclesiale: “piccola chiesa” diceva

Papa Giovanni; “Chiesa domestica” dice il Concilio: dunque una piccola isola di

cristianesimo che deve irradiare quest’ottica di fede ci permette di cogliere l’anima cristiana della famiglia. Questa è urgente salvare se non si vuole evitare che anche i

valori familiari si sfaldino. L’anima della famiglia è la carità che trasforma l’obbedienza

in amore e il comando in servizio. E impedisce ai rapporti reciproci di trasformarsi in una

contabilità di diritti e di doveri, per diventare invece dono di sé, generoso e paziente, nella

trama ordinaria di ogni giorno. Questi sono valori umani che la fede prolunga. Ma la

famiglia cristiana va più in là: mette Dio al primo posto. E questo diventa il chiodo a cui

sono sospesi gli altri valori. Quando Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel Tempio, e

rivendicano i loro diritti umani, Gesù rivendica il primato della sua dipendenza dal Padre.

E Maria inizia allora un cammino di fede, doloroso per il suo istinto materno, imparando a

ritirarsi e farsi “discepola”, a ricevere cioè, mentre l’impulso del suo cuore di madre era di

dare. Quando si riconoscono i diritti di Dio, tutti gli altri diritti sono facilmente

salvaguardati. ( Mariano Magrassi )

LA NOVITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA La famiglia deve essere il riflesso e il segno dell’amore di Cristo che si dona e si

immola. Questo esige apertura al vangelo: la famiglia deve essere evangelizzata. Nella

misura in cui è autenticamente evangelizzata diventa strumento di irradiazione del Vangelo ad altre famiglie. Da Chiesa domestica in senso statico diventa chiesa

missionaria, aperta a tutta la comunità. Bisogna armonizzare il momento dell’intimità con quello dell’apertura al mondo. Come non si deve chiudere per cadere

nell’individualismo di famiglia o di gruppo, così occorre che l’apertura agli altri non

sopprima l’intimità. (Mariano Magrassi)

DOLORI E GIOIE Noi dobbiamo aspettarci sin dai primi giorni della nostra vita tentazioni e pericoli. Considerate, infatti, che subito, sin dalla culla, è accaduto ciò a Gesù. Era appena nato,

che già il furore del tiranno si scatenò contro di lui e lo costrinse a trasferirsi per cercare

scampo in un luogo d`esilio, e sua madre, così pura e innocente, fu costretta con lui a

fuggire in un paese di stranieri. Questo comportamento di Dio vi mostra che, quando avete

l`onore di essere impegnati in qualche ministero o servizio spirituale e vi vedete circondati

da infiniti pericoli e costretti a sopportare crudeli sventure, non dovete turbarvi, né dovete

dire a voi stessi: Per quale ragione sono così maltrattato, io che mi aspettavo una corona,

elogi, la gloria, brillanti ricompense, avendo compiuto la volontà di Dio? Questo esempio

vi spinga, dunque, a sopportare fermamente le disgrazie e vi faccia conoscere che, di

solito, è questa la sorte degli uomini spirituali: avere, cioè, come inseparabili compagne, le

prove e le tribolazioni. Osservate appunto quanto capitò non soltanto alla madre di Gesù, ma anche ai Magi. Costoro si ritirano segretamente come dei fuggiaschi, e la

Vergine, che non era solita uscire dalla sua casa, è costretta a fare un cammino quanto mai

lungo e faticoso, a causa di quella straordinaria e sorprendente nascita spirituale……Dio,

nella sua bontà, mescola, in queste circostanze, la gioia e il dolore. Così egli è solito

agire con tutti i santi. Non li lascia sempre nel pericolo o sempre nella sicurezza, ma ordina la vita degli uomini giusti a mo` di una trama, in cui si intrecciano gioie e dolori.

E proprio così si comportava con Giuseppe. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 8, 2 s.; 9, 2;

5, 1)

UN VILLAGGIO DI NESSUN CONTO L`angelo ordina loro, al ritorno dall`Egitto, di andare a stabilirsi nel loro paese. Anche

questo accade con un preciso disegno, cioè "affinché si adempisse" - dice il Vangelo - "ciò

che era stato detto dai profeti: Egli sarà chiamato Nazareno" (Mt 2,23) Del resto,

proprio perchè lo predissero i profeti, gli apostoli spesso chiamarono Cristo «Nazareno»

(cf.Is 11,1). Questo fatto, allora, rendeva oscura e non facilmente comprensibile la profezia

relativa a Betlemme? Niente affatto. Ché, proprio questo doveva, al contrario, stimolare la

loro curiosità e spingerli a indagare su quanto era stato detto di lui nelle profezie. Come si

sa, fu il nome di Nazaret che spinse Natanaele a informarsi su Gesù Cristo, da cui si recò

dopo aver detto: "E può venire qualcosa di buono da Nazaret?" (Gv 1,46). Nazaret era,

infatti, un villaggio di nessun conto, come del resto pochissima importanza aveva tutta la

regione della Galilea. Per ciò i farisei dissero a Nicodemo: Ricerca bene e vedrai che non

sorge profeta dalla Galilea (cf.Gv 7,52). Tuttavia, Cristo non si vergognò di prender nome da questa patria, per mostrarci che non aveva affatto bisogno di ciò che gli uomini

ritengono importante. Egli scelse i suoi apostoli proprio in Galilea, paese disprezzato

dai Giudei, per togliere ogni scusa ai pigri e far loro vedere che non occorre niente di tutto

quanto è esteriore, se essi si applicano con zelo alla virtù. Sempre per questo motivo il

Figlio di Dio non volle affatto una casa sua: "Il Figliolo dell`uomo non ha dove posare il

capo", egli dice (Lc 9,58). Per questa ragione fugge quando Erode vuole ucciderlo; appena

nato viene deposto in una mangiatoia e rimane in una stalla; si sceglie anche una madre povera: ed ha fatto tutto ciò per abituarci a non arrossire di queste cose, per insegnarci,

insomma, fin dal suo ingresso in questo mondo, a calpestare sotto i piedi il lusso e

l`orgoglio del mondo e a non ricercare altro che la virtù. (Giovanni Crisostomo, In Matth.

8, 2 s.; 9, 2; 5, 1)

PREGHIERA (=pregare la parola)

• Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima della

creazione del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la

venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della

fecondità del tuo amore e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo

santo nome. ( Colletta: Santa Famiglia : A )

• Quanto è grande il tuo amore, o Padre, per la vita dell’uomo e di ogni creatura!

Tu ce l’hai rivelata nell’incarnazione del tuo Figlio. Noi ti chiediamo per l’adorabile

umanità di Gesù, di difenderla, di promuoverla, di arricchirla, perché questa terra sia la

casa ospitale dove l’uomo trovi accoglienza, sicurezza e pace.

• O Dio, difensore dei deboli, ti preghiamo per la vita dei bambini, degli anziani e

degli ammalati: si sentano amati e rispettati, come in una vera famiglia che predilige i

membri più bisognosi.

• Ritorni ad essere abbondante in tutte le nostre famiglie l’ascolto della tua Parola,

o Signore. Sia la tua Parola a vivificare i nostri rapporti, così che, attraverso l’esempio

della nostra vita pacificata, possiamo dare una mano al mondo sulla via della fraternità e del perdono reciproco. ( Pier Giorgio Di Domenico)

• O Gesù, fa che il nostro vivere insieme sia sotto il segno della tua prima chiesa.

Insieme nella preghiera e nel lavoro, insieme nel silenzio contemplativo e nella frazione

del pane. Insieme nel dividere i frutti del nostro lavoro, insieme nel dividere i doni dello

Spirito. Insieme nell’attesa del tuo ritorno, insieme nel pacifico lavoro che accelera la tua

venuta. ( G Vannucci )

• Fa, o Signore, che possiamo rispettarci l’un l’altro e nessuno guardi il suo

prossimo con gli occhi della carne. Tra noi sia un’unica preghiera, un’unica supplica, un

unico Spirito, un’unica speranza, nella carità e nella gioia profonda. Uno solo è Gesù Cristo: niente è migliore di lui. ( Ignazio di Antiochia. )

• Signore Gesù, tu hai voluto nascere e vivere in seno ad una famiglia umana; tu

hai conosciuto il calore di un focolare santo,di una casa tranquilla. Concedi che le nostre

famiglie siano unite e pacifiche, disponibili e accoglienti per gli altri, specialmente per i

più derelitti. (Charles Berhes )

• Tu che per paura dell`assassino dei bambini, di Erode che ha massacrato i piccoli,

sei partito per il paese d`Egitto, seguendo l`oracolo del Profeta, contro notturno terror ti

piaccia (premunirmi) del tiranno sanguinario, e fortificarmi con la tua destra contro i

suoi colpi sferrati nel segreto. Tu che umile hai vissuto sulla terra, mentre infinitamente

trascendi gli esseri celesti, innalzami dalla terra verso il cielo, io che son caduto

nell`abisso del peccato. (Nerses Snorhalì, Jesus, 337-339)

• Padre, ti ringrazio per la famiglia in cui mi hai fatto nascere. Grazie per tutte le

famiglie oneste, credenti, capaci del dono di sé fino all’eroismo nascosto dietro il sorriso.

Sostienile tutte con il tuo aiuto e fa che un giorno, terminata la loro missione, ogni

famiglia si ricomponga a Te per gustare per sempre la gioia del tuo amore . (Giuseppe

Socino )

CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di Dio)

AZIONE (=assunzione di impegni concreti)

Chiamati ad essere famiglia cristiana, viviamola nella fede.

Santa Famiglia Anno B

La liturgia presenta oggi, come

modello alle famiglie la

straordinaria famiglia di Nazaret dove Gesù “cresceva e

si fortificava, pieno di sapienza, e

la grazia di Dio era sopra di

lui”, vivendo con Maria sua

madre e con Giuseppe il giusto.

“cresceva e si

fortificava pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui”

LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)

PRIMA LETTURA GENESI 15, 1-6; 21, 1-3

Abramo e Sara desideravano ardentemente un figlio e Dio esaudì le loro preghiere donando

loro Isacco.

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

SALMO RESPONSORIALE SALMO 104 Dio ha fatto grandi cose per il suo popolo, invochiamo il suo nome e cerchiamo la sua

potente protezione.

Rit. Il Signore è fedele al suo patto.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. Si è sempre ricordato sempre la sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco a Isacco.

SECONDA LETTURA EBREI 11, 8.11-12. 17-19

Abramo e Sara sono due coniugi che mettono la fede alla base della loro vita.

Fratelli, per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo. VANGELO LUCA 2, 22-40

La vita di Maria, Giuseppe e Gesù fu quella di una famiglia comune e, che visse sotto gli

occhi di Dio. In essa Gesù cresceva pieno di sapienza per prepararsi alla sua missione.

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore -come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore»- e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione -e anche a te una spada trafiggerà l'anima- affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a

lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)

PRIMA USCITA DELLA SANTA FAMIGLIA La famiglia di Maria, Giuseppe e Gesù ancora molto piccolo va al tempio di Gerusalemme a

fare quello che prescriveva la legge di Mosè. E qui s’incontra di nuovo col progetto di Dio.

Lo manifesta loro un uomo giusto e pio, guidato dallo Spirito: quel bambino è la salvezza per tutti i popoli; ma è anche segno di contraddizione; un futuro di sofferenza attende sua

madre, Maria. " Il padre e la madre di Gesù erano meravigliati di ciò che si diceva di lui”.

Il progetto di Dio si rivela a loro progressivamente e li lascia nello stupore. Poi rientrano

nella vita quotidiana, in Galilea nella loro città di Nazaret. E il bambino , che portava in sé

tanto mistero, “cresceva e si fortificava, colmo di sapienza, e il favore del Signore era con

lui”. ( Giovanni Nervo )

UNA NORMALITA SCONCERTANTE

La famiglia di Nazaret presenta una normalità sconcertante. Un carpentiere come padre putativo, una casalinga come madre e un figlio che sorride, ubbidisce, gioca, lavora, va alla sinagoga e al tempio, studia, riflette, prega. E, a tratti, manifesta il segreto che tiene nel cuore. E tuttavia la famiglia di Nazaret offre una situazione paradossale che la rende unica e la erige come modello. In essa, l’autorità è svolta in modo strano, umanissimo e divino: il Verbo fatto carne sta sottomesso alla madre "piena di grazia" e a Giuseppe, l'umile e docile operaio che tutti credono padre e che custodisce, sotto la guida di Dio, la redenzione che sta germinando e che, nella sua "ora", si manifesterà. In essa l’amore sponsale giunge a vette tali da non aver bisogno di esercizio della genitalità per esprimersi. Ed è amore autentico in un matrimonio autentico. In essa la fecondità è dono al punto da derivare immediatamente dallo Spirito in Maria. Certo, occorre riconoscere la singolarità della vita che si svolge a Nazaret. Occorrerebbe però anche non staccare troppo questa vita, così da renderla inimitabile. Essa si staglia almeno come ideale a cui tendere. (Sandro Maggiolini )

LA NOVITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

La famiglia deve essere il riflesso e il segno dell’amore di Cristo che si dona e si immola. Questo esige apertura al vangelo: la famiglia deve essere evangelizzata. Nella misura in cui è autenticamente evangelizzata diventa strumento di irradiazione del Vangelo ad altre famiglie. Da Chiesa domestica in senso statico diventa chiesa missionaria, aperta a tutta la comunità. Bisogna armonizzare il momento dell’intimità con quello dell’apertura al mondo. Come non si deve chiudere per cadere nell'individualismo di famiglia o di gruppo, così occorre che l'apertura agli altri non sopprima l'intimità. (Mariano Magrassi)

PREGHIERA (pregare la parola ) O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore. (Colletta S. Famiglia ) Ti chiediamo, o Padre, che la presenza di Gesù nella santa Famiglia di Nazaret rappresenti la via per educarci ad un autentico accesso a te e per saper costruire la nostra esistenza quotidiana nell'ascolto attivo, obbediente e adorante del tuo progetto divino nei nostri confronti.

CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)

AZIONE ( assunzione di impegni concreti) Diamo a Dio il primo posto nella nostra famiglia .

Santa Famiglia Anno B

Vangelo

Luca 2, 22Luca 2, 22Luca 2, 22Luca 2, 22----40404040

Presentazione di Gesù al tempio 22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - 24 e per offrire in sacrifìcio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, 26 e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli 28 lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli: 32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima, 35 affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

( Bibbia Cei : versione 2008)

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè,

portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella

Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire

in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge

del Signore. Ora a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e

timorato di Dio, che aspettava il conforto d`Israele; lo Spirito Santo che era sopra

di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver

veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e

mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese

tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace

secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te

davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone

li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione

di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti

cuori. E anche a te una spada trafiggerà l`anima» C`era anche una profetessa,

Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva

vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e

ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio

notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise

anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di

Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero

ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava,

pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. ( Bibbia Cei : versione 1974 )

LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)

La presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme è la meta finale del vangelo dell’infanzia. Nel tempio aveva avuto inizio con l’annunzio della nascita del

Battista, nel tempio si concludono i movimenti e i viaggi citati nei singoli racconti. La

cronologia presente in queste narrazioni mette in evidenza la loro importanza ( 6 mesi,

pari a 180 giorni, dall’annunzio dell’angelo a Zaccaria fino alla concezione di Gesù:

nove mesi, pari a 270 giorni dalla concezione alla nascita di Gesù; 40 giorni fino alla

purificazione di Maria, secondo Lv 12, 2 ss, totale 490 giorni ) Le 70 settimane di anni

predette da Daniele 9, 24 fino all’unzione di un santo dei santi sono ora trascorse. La

promessa di Malachia 3, 1 (e subito entrerà nel suo tempio il Signore ) si sta

compiendo: lo stesso Signore entra nel suo tempio. L’autore del vangelo considera la

realtà di Cristo su questo sfondo dell’Antico Testamento. Lo dimostra una serie di

allusioni, per esempio la presenza dell’angelo Gabriele, come in Daniele 9, 21; l’offerta

dell’incenso in Luca 1, 9 che ricorda l’offerta pomeridiana di Daniele 9, 21. La cornice

solenne del tempio è l’ambiente ideale per la rivelazione profetica, che presenta Gesù

nel suo ruolo messianico.

PURIFICAZIONE (22 ) Secondo Levitico 12, 2-8 la puerpera era impura per sette giorni dopo la nascita

di un maschio e per quattordici dopo la nascita di una femmina; inoltre per altri 33 giorni ( o sessantasei per una bambina ) doveva restare chiusa in casa e non toccare

nessuna cosa sacra. La nostra traduzione dice: il tempo “della purificazione” , ma la

maggior parte dei manoscritti dice “della loro purificazione” (catarismu auton). Secondo

alcuni, questo “loro” si riferirebbe a Maria e Giuseppe, ma, dal momento che secondo

la legge solo la madre era tenuta alla purificazione, il “loro” potrebbe essere un’aggiunta

di un copista che pensava alle abitudini del mondo ellenistico in cui anche il padre di un

bimbo appena nato era considerato impuro. Secondo altri “loro” si riferirebbe a Maria e Israele, alla luce del passo di Malachia 3, 1 (entrerà nel suo tempio) che fa pensare alla

purificazione dei figli di Levi di cui parla questo profeta.

GERUSALEMME, COME STA SCRITTO ( 22 ) Il periodo successivo al parto si doveva concludere con un sacrificio di

purificazione, che consisteva nell’offerta di un agnello di un anno come olocausto e di

una tortora ( o di un colombo ) come sacrificio di espiazione. Invece dell’agnello i poveri

potevano offrire in sacrificio un secondo colombo. Secondo Lc 2, 24 i genitori di Gesù rientrano nella categoria dei poveri. In seguito alla centralizzazione del culto operata da

Giosia i sacrifici dovevano essere presentati nel tempio di Gerusalemme. Gerusalemme

inoltre gioca un ruolo particolare: il cammino del bambino Gesù va da Nazaret a

Betlemme a Gerusalemme; si raggiunge così il punto culminante della storia dell’infanzia.

La vita pubblica seguirà la stessa traiettoria: dalla Galilea a Gerusalemme. La città santa, ora, come più tardi, è il luogo della presentazione, della consacrazione, dell’offerta. ( cf 1 Sm 1, 11.22-28 )

PER OFFRIRLO AL SIGNORE (23 ) Mentre gli animali primogeniti maschi venivano offerti in sacrificio o, se impuri,

uccisi, oppure sostituiti da animali puri ( Es 13, 13; 34, 19 ss ), i bambini primogeniti

erano considerati proprietà di Dio, e, se erano della tribù di Levi, erano destinati, come

tutti i membri della tribù, al servizio del tempio, se erano di altre tribù venivano riscattati mediante una somma di cinque sicli d’argento; ed era il padre che

provvedeva a questo riscatto, circa un mese dopo la nascita, in tutto il paese presso un

sacerdote. Purificazione e riscatto erano due atti distinti, ma Lc 2, 22 ss li presenta

invece riuniti in uno solo, senza far cenno alla somma pagata.

UN UOMO DI NOME SIMEONE ( 25 ) Simeone, con la profetessa Anna, citata in Lc 2, 36, è rappresentante del devoto popolo d’Israele. Era “un uomo giusto” come Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1, 6 ) e

“timorato di Dio”, pio come Anania (At 22, 12 ) ; egli “aspettava il conforto d’Israele“,

cioè l’avvenimento messianico descritto e promesso dai profeti, capace di portare ad

Israele la liberazione da tutti i mali, la venuta escatologica di Dio.

LO SPIRITO SANTO (25 ) Per ben tre volte si mette in evidenza che Simeone è guidato dallo Spirito di Dio:

“lo Spirito Santo era su di lui” (26 ); “ gli aveva rivelato” (26 ), “ mosso dallo Spirito

Santo si recò al tempio”(27). Questa insistenza sullo Spirito Santo dice l’importanza che

Luca annette a questo episodio. Da notare che secondo la concezione rabbinica tra le cose

ignote all’uomo rientrano il giorno della morte e quello della venuta del Messia.

L’incontro tra Simeone e i tre pellegrini è fortuito, ma voluto dallo Spirito, guidato da

Dio, come tante volte nella Bibbia. ( Gn 29, Tobia 7, Atti, 10 )

LO PRESE TRA LE BRACCIA (28 ) Simeone non conosceva il bambino. Fa questo gesto insolito perché spirato dallo

Spirito. Prendendolo tra le mani lo toglie ai genitori: quel bambino non appartiene

soltanto a loro, ma è per tutti gli uomini. Dopo Maria e Giuseppe, Simeone è il primo

credente. Narrando questo incontro, Luca pensa probabilmente al mondo ebraico che

invecchia, ma chinato a ritrovare una nuova giovinezza nella novità di Gesù: “Il vegliardo

portava il bambino, ma è il bambino che conduceva il vegliardo “(S. Agostino ). I genitori

presentano Gesù al Signore, come santo e consacrato ( 1, 35 ). Simeone lo presenta ora al

popolo come il Salvatore. E BENEDISSE DIO (28 ) Simeone, sotto l’azione dello Spirito, eleva un inno a Dio, accompagnato da

alcuni gesti liturgici: prende il bambino, con gesto offertoriale e benedice Dio, con una

“euloghia” (benedizione ) liturgica. L’inno è azione di grazia e voce di speranza per il

compimento delle promesse in favore di Israele e di tutti i popoli. E’ anche una preghiera

che si addice alla sera della vita.

ORA LASCIA (29 ) La soglia è varcata: siamo nei tempi nuovi, nei quali ormai c’è la pace portata da

quel Salvatore, con tanta speranza atteso. Egli porta la “pace” ( eirene, shalon )

messianica e ora il vegliardo può “ andare”, non più morire, con quella pace.

SECONDO LA TUA PAROLA (29 ) La parola di Dio è il sostegno della fede e della speranza di Simeone: ciò che

Dio ha detto e promesso, lo ha fatto, a conferma della sua parola. La parola di Dio è

infatti insieme detto e fatto, secondo l’accezione dell’ebraico “debar”, presentato in

greco con “rema”, e in italiano “parola”.

LA TUA SALVEZZA ( 30 ) La salvezza ( to soterion sou ) viene da Dio, ed è presente in questo bambino.

Simeone ha l’esperienza della visione ( miei occhi) che è di fatto quella della fede, ossia

dell’illuminazione data da Dio che permette di riconoscere Gesù. La salvezza di Cristo

è offerta a chiunque si apre ad essa per mezzo dell’ascolto: questo tema qui echeggia in

anticipo.

TUTTI I POPOLI (31 ) La salvezza portata dal Messia, che proviene da Israele, è per tutti i popoli. Israele ha la priorità, ma ha la missione di aprirsi a tutti i popoli.

LUCE .. E GLORIA (32 ) Due parole sovente associate nella Bibbia, soprattutto in Isaia e nei Salmi, luce e

gloria specificano il significato di “ to soterion” e la sua dimensione universale. Il

Messia sarà causa di salvezza per i pagani e per gli israeliti. Sarà luce per gli uni e

gloria per gli altri. Il simbolo della luce sta ad indicare la realtà ( il Messia e i suoi doni ),

che rivela alle genti la grandezza del Signore e li illumina nella mente e nel cuore affinché

si aprano, con la fede al dono offerto. Siccome la salvezza viene da Israele, costituisce

motivo di gloria, di onore per questo popolo.

IL PADRE E LA MADRE (31 ) Luca parla di Giuseppe come se fosse il padre del bambino ( vedi 2, 22,.

27.41.43.48 ). Qui, come in 2, 18 si dice che Maria e Giuseppe restano meravigliati per

quanto sentono. Il fatto ha anche un significato teologico in quanto mette in evidenza

come i piani di Dio siano superiori ai pensieri umani. La parola di Dio sorprende e

suscita domande. Anche i pastori si stupirono (2, 18). In essi lo stupore riguardava

l’identità del bambino, qui il suo destino.

SIMEONE BENEDISSE ( 34 ) Dopo aver benedetto Dio, Simeone benedice i tre pellegrini, compiendo la

funzione di un sacerdote, anche se non lo era. La benedizione è accompagnata da un

oracolo rivolto a Maria, ma riguarda il bambino. La benedizione è costituita da

quattro elementi, nei quali si ripete sostanzialmente lo stesso concetto: “Egli è qui per la

rovina e la risurrezione di molti in Israele”.

SEGNO DI CONTRADDIZIONE (34 ) Dopo l’aspetto luminoso: pace, salvezza, luce, gloria, ecco l’aspetto tragico. Il paradosso è che Gesù, messaggero di pace, porterà la divisione (Lc 12, 51-53 ); donatore

di salvezza, provocherà la rovina di molti (Lc 2,34); irradiatore di gioia, si lascerà umiliare

(Lc 9, 22; 24,26; Galati 6, 14 ); luce, svelerà le tenebre del cuore dell’uomo ( 11, 35 ).

Come avverrà tutto ciò? La parola di Dio trasmessa da Gesù obbligherà gli uditori a

pronunziarsi a favore o contro di lui. La maggioranza degli Ebrei non lo seguirà, mentre

i pagani crederanno in lui. Il dramma di Gesù è qui: si manifesta in filigrana in tutte le

pagine del vangelo e degli Atti. Gesù sarà il segno di contraddizione fino ad essere crocifisso. Gli uomini si dividono a suo riguardo. O si scandalizzeranno di lui e,

respingendolo increduli, diverranno colpevoli, oppure lo accetteranno da credenti e

giungeranno così alla risurrezione spirituale, alla salvezza.

SIANO SVELATI I PENSIERI (34 ) Egli svelerà i pensieri di molti cuori, ossia le disposizioni interiori degli uomini. Una neutralità di fronte a Gesù, anche celata, non è possibile; sarebbe già un

atteggiamento negativo.

UNA SPADA TRAPASSERA’ ( 35 ) La parola proviene forse da Ezechiele 14, 17, dove indica il castigo divino che

attraversa il territori di Israele, e , se Israele è visto personificato in una donna e se si vede

in Maria la personificazione della figlia di Sion, allora la spada è simbolo della prova

che subirà Maria di fronte al rifiuto di cui Gesù sarà oggetto e che lo porterà alla

croce. Maria che soffrirà il martirio del cuore, vedendo il proprio figlio trafitto, (Zaccaria 12, 10 ) è l’immagine della Chiesa associata alla Passione del suo Salvatore.

Anche la parola di Dio è inoltre paragonata ad una spada. Alla luce di Isaia 49, 2 si

può dire che Dio ha fatto del Servo di Javhè una spada affilata; l’immagine è ripresa in

Apocalisse 19, 15, dove il Cavaliere dalla bocca così armata è il Verbo di Dio. Ne deriva

che la spada affilata è la Parola di Dio rivelatrice, venuta in Cristo Gesù e recante la

salvezza, ma anche il giudizio, come appare in Ebrei 4, 12, dove è spada che purifica

tagliando e giudica i pensieri dei cuori. In questa lettura, anche Maria che, come figlia del

suo tempo, aspetta un Messia circondato di gloria, deve confrontarsi con questo bimbo, e

la spada della Parola manifesterà la sua fede.

UNA PROFETESSA ANNA ( 36 ) Dopo le due coppie Zaccaria-Elisabetta, e Maria-Giuseppe, ecco ora, vicino a

Simeone, una donna, che come Simeone accoglie il bambino. Anche Anna rappresenta

quell’ambiente dei poveri di Dio, che portano in sé tutta la speranza d’Israele nel

Messia. Con Simeone costituisce il numero di due testimoni necessario perché

l’avvenimento sia riconosciuto come autentico ( Dt 19, 15 ).

FIGLIA DI FANUELE…VEDOVA… 84 ANNI (36 ) I dettagli biografici rendono estremamente interessante la sua figura. La vedovanza senza nuovo matrimonio era molto stimata in Israele; le profetesse sono

testimoniate in Israele (Gdc 4, 4; 2 Re 22,14 ), ed erano donne ricche di un carisma

speciale; ottantaquattro anni è simbolo della perfezione della vecchiaia di una vita

vissuta nella speranza ( 12x7 ).

NON SI ALLONTANAVA (37 ) La sua era la religiosità di una donna che si esprime nei modi confacenti alla

pietà ebraica ( cf Mt 6, 5-18 ) , ma anche con uno slancio nuovo: la speranza del Messia.

SI MISE ANCHE LEI (38 ) Anna giunge spontaneamente. Riconosce il Messia e canta la sua riconoscenza a Dio. Parla del bambino agli altri e ne diventa messaggera. E’ lo stesso cammino dei

pastori, con la differenza che qui la lode precede la testimonianza.

QUANDO EBBERO TUTTO COMPIUTO (39 ) Lo sguardo dell’evangelista si concentra di nuovo su Giuseppe, Maria e Gesù, che

dopo i riti prescritti dalla legge, ritornano a Nazaret. IL BAMBINO CRESCEVA (40 ) Questo versetto richiama da un lato la crescita di Giovanni , che “cresceva e si

fortificava nello spirito” (Lc 1, 80 ), dall’altro quanto è detto di Gesù stesso, dopo la visita

al tempio: “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52 ).

“Cresceva” indica lo sviluppo fisico del fanciullo; “sapienza”, la maturazione

psicologica, essendo Gesù come uomo, soggetto allo sviluppo psichico mediante

l’acquisizione di nuove esperienze e l’incontro con le persone; “ grazia” sta ad indicare

la compiacenza di Dio e il favore degli uomini verso Gesù, “cresceva e si fortificava”

sono espressioni equivalenti con cui si vuole sottolineare l’armonioso sviluppo fisico,

psichico e spirituale di Gesù.

MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)

ADEMPIMENTO DELLA LEGGE L’obiettivo del viaggio al Tempio è l’adempimento della legge. Essa imponeva il riscatto

di ogni primogenito, considerato naturalmente “sacro”, consacrato al Signore. In tal modo

egli dimostrerà di considerarsi pienamente inserito nel destino del suo popolo; e

mostra un rispetto esemplare per la legge religiosa e insieme civile. ( Giuseppe Pasini )

Sullo sfondo della scena della presentazione troviamo la legge giudaica, secondo la quale

ogni primogenito è sacro e, per conseguenza deve essere consegnato a Dio. Pare

probabile che mentre descrive la scena, Luca stia pensando che Gesù, primogenito di Maria, è primogenito di Dio e per questo, insieme con la sostituzione del sacrificio,

mette in rilievo che Gesù è stato presentato al Signore, cioè offerto solennemente al

Padre. La scelta di questa offerta si comprenderà solo alla luce della scena del Calvario,

dove Gesù non potrà essere sostituito e morirà come l’autentico primogenito che si

offre al Padre per la salvezza degli uomini. (Javier Pikaza )

PRIMA USCITA DELLA SANTA FAMIGLIA La presentazione al tempio è la prima “uscita” ufficiale della Santa Famiglia. E’ la

famiglia ideale, per la fede dei genitori, la loro capacità di stupore di fronte alle

meraviglie di Dio, la loro disponibilità ad inserirsi nel destino anche doloroso del figlio. E’

anche una famiglia esemplare, perché il Bambino, pur essendo per vocazione “salvezza e

luce del mondo”, segue le umili leggi dello sviluppo umano, cresce in sapienza e si

fortifica, grazie alla vicinanza e all’accompagnamento educativo di Maria e di

Giuseppe. Sono essi ad insegnargli a penetrare la Parola, a scoprire il gusto della preghiera,

ad aprirsi nella carità alle miserie umane. (Giuspepe Pasini )

La famiglia di Maria, Giuseppe e Gesù ancora molto piccolo va al tempio di Gerusalemme

a fare quello che prescriveva la legge di Mosè. E qui s’incontra di nuovo col progetto di Dio. Lo manifesta loro un uomo giusto e pio, guidato dallo Spirito: quel bambino è la

salvezza per tutti i popoli; ma è anche segno di contraddizione; un futuro di sofferenza

attende sua madre, Maria. “ Il padre e la madre di Gesù erano meravigliati di ciò che si

diceva di lui”. Il progetto di Dio si rivela a loro progressivamente e li lascia nello

stupore. Poi rientrano nella vita quotidiana, in Galilea nella loro città di Nazaret. E il

bambino , che portava in sé tanto mistero, “cresceva e si fortificava, colmo di sapienza,

e il favore del Signore era con lui”. ( Giovanni Nervo )

IN ATTESA DEL MESSIA Simeone e Anna aspettavano la redenzione di Israele. Redenzione, in greco

“lutrosis”, rimanda all’esperienza fondativa del popolo d’Israele, quella dell’esodo. In

ebraico c’è una parola “goel”, che esprimeva nell’antico Israele una funzione dai

connotati anche giuridici. Il “redentore” o “riscattatore” era il parente più stretto sul

quale incombeva il compito di “redimere” il fratello o il consanguineo più vicino a lui

per legame parentale caduto in miseria o schiavitù. In questa luce si applica al Signore il

titolo di goel, perché egli considera Israele come suo “figlio primogenito” ( Esodo 4,

22); quando il figlio precipita nella sventura della schiavitù sotto il giogo faraonico, egli

entrerà in scena riscattandolo. La vicenda della redenzione” esodica è, quindi, un atto

di solidarietà divina, di amore, di vicinanza operosa e affettuosa. Nel NT la morte in

croce di Cristo sarà interpretata come “redenzione” attraverso il sangue versato; “ Il

Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto (lutron, vocabolo analogo a lutrosis, redenzione ) per molti (Mc 10, 45 ) . La

nostra speranza di liberazione dal male è, perciò, affidata alla vicinanza che Dio sente

nei nostri confronti e che manifesta inviando suo Figlio il quale ci redime dalla

schiavitù del peccato “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, ma col

sangue prezioso di Cristo, come agnello senza difetti e senza macchia ( 1 Pietro 1, 18-

19). Il vero popolo di Dio, sia nel Primo che nel Nuovo Testamento, è in attesa della

“redenzione” che è un atto di amore di colui che ci ha amati per primo e “ha mandato il

suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10 ). ( Gianfranco

Ravasi )

SEGNO DI CONTRADDIZIONE Simeone proclama un “oracolo di divisione”: per “molti in Israele” Gesù sarà causa di “rovina” oppure di “resurrezione”. Sarà causa di “resurrezione” per quei “beati” che

non si “saranno scandalizzati di lui” (Lc 7, 23 ). Sarà causa di “rovina” per quei “costruttori “ che avranno “scartato quella pietra” ( Lc 20,17 ), che è “Cristo” (1 Cor

19, 4 ). Infatti “chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo

stritolerà” ( Lc 20, 18 ). Già Isaia (8,14 ) aveva profetizzato del “Signore” come “pietra

d’inciampo e roccia che fa cadere le due case d’Israele” in punizione della loro infedeltà.

Sviluppando questa simbologia e le sue dimensioni, Gesù ha riconosciuto la “ divisione”

che egli costituisce nei riguardi dell’uomo, di cui “svela i pensieri del cuore” ( Cf 2,

35 ); “ Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma

divisione” ( Lc 12, 51 ). Ancor più essenzializzando, Gesù ha detto: “ Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde “ (Lc 11, 23 ). Sia pure ad altro

livello questo si ripete anche nei riguardi dei figli degli uomini. (Mario Masini )

Nei riguardi di Maria Simeone proclama un “oracolo di afflizione”: “ A te una spada

trafiggerà l’anima”. La spada che trafiggerà l’anima di Maria sarà il coinvolgimento nella lotta pro o contro il suo Figlio, nella scelta che ogni uomo deve compiere in favore o contro Cristo. Di fatto Maria conobbe e patì l’incomprensione che avevano

opposto a Gesù persino i suoi parenti, i quali, una volta intrapresero persino un oscuro

tentativo di sequestro “perché dicevamo : è fuori di sé “ ( Mc 3, 21 ), una sorta di

eufemismo per dire che Gesù non ragionava più, che era pazzo. L’ampiezza di questa

sofferenza di Maria raggiunse tutto il suo risalto nel contesto giovanneo che presenta Maria come la madre di ogni uomo e propone ogni uomo come suo figlio ( Gv 19, 27 ).

Il dolore di Maria è motivato non soltanto dal ripudio del Figlio di Dio, ma anche dal rifiuto di un Dio che, “essendo stato provato in ogni cosa a somiglianza di noi”, ”non si

vergogna di chiamarci fratelli” ( Eb 4, 15; 2, 11 ). ( Mario Masini)

GESU LUCE L’incontro sincero con il Signore genera imbarazzo. Egli è luce, e perciò rivela in profondità le nostre situazioni, mette in evidenza le nostre concessioni al male, svela i

nostri continui compromessi. La sua decisa e fedele opera di verità, di giustizia, di amore ci convince, ma ci lascia ancora perplessi e timorosi. Mettersi al suo seguito

significa lottare e anche essere perseguitati. La spada che trafiggerà Maria è sempre

presente nella carne della Chiesa, quanto più essa è fedele ed è pronta a trapassare anche

il nostro cuore. Se ci guardiamo attorno, se scopriamo i segni dell’ingiustizia e dell’odio e

se ci decidiamo ad operare al seguito del Messia, la vita diventa lotta, impone fatica, richiede sacrificio. E’ la condizione del discepolo del Messia: anche lui offerto alla

volontà del Padre. (Servizio della Parola )

FAMIGLIA DI NAZARET I genitori di Gesù portano il bambino al tempio per consacrarlo al Signore. Gesù appartiene totalmente ed esclusivamente a Dio . Egli infatti è santo e Figlio di Dio ( Lc

1, 35 ). Ma anche Maria è totalmente consacrata a Dio e così pure Giuseppe, che si è

affidato e fidato dei piani misteriosi di Dio. Questa è la caratteristica fondamentale di questa Famiglia di Nazaret: essa appartiene a Dio, è a lui consacrata. E per questo

la famiglia di Nazaret è modello per tutte le famiglie, non per i singoli gesti o

comportamenti. Ogni famiglia trova nella famiglia di Nazaret il suo modello, nel senso

che trova l’indicazione fondamentale del modo di essere . (Antonio Bonora )

SIMEONE MOSSO DALLO SPIRITO "Una donna toccò l`orlo dell`abito di Gesú e fu risanata" (Lc 8,44). Se costei ha ricevuto

un cosí grande dono per aver toccato l`estrema parte del suo abito, che cosa dobbiamo

pensare sia accaduto a Simeone, "che accolse tra le sue braccia" il fanciullo e,

tenendolo tra le braccia, gioiva e si allietava, rendendosi conto di portare il fanciullo che

era venuto per liberare i prigionieri? Lui stesso stava per essere liberato dai vincoli del

corpo, ed egli sapeva che nessuno poteva far uscire gli uomini dalla prigione del corpo, con la speranza della vita futura, se non colui che teneva in braccio. Per questo dice,

rivolgendosi a lui: "Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace" (Lc 2,29);

infatti finché io non sostenevo Cristo, finché le mie braccia non lo sollevavano, ero

prigioniero e non potevo liberarmi dai miei vincoli. Dobbiamo intendere queste parole

come se fossero non soltanto di Simeone, ma di tutto il genere umano. Se uno esce dal

mondo, se è liberato dal carcere e dalla dimora dei prigionieri per andare a regnare, prenda

tra le sue mani Gesú, lo circondi con le sue braccia, lo tenga tutto stretto al suo petto e

allora potrà andare esultante di gioia là dove desidera. Considerate quante cose erano

state preordinate in anticipo perché Simeone meritasse di tenere in braccio il Figlio di Dio.

Dapprima aveva ricevuto l`assicurazione dallo Spirito Santo «che non sarebbe morto

prima di aver visto il Cristo del Signore». Non era poi venuto al tempio né per caso né

semplicemente ma venne al tempio mosso dallo Spirito di Dio: "infatti tutti quelli che

sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rm 8,14). Lo Spirito Santo lo

condusse dunque al tempio. Anche tu, se vuoi tenere in braccio Gesú e stringerlo tra le

mani, se vuoi esser degno di essere liberato dalla prigione, dedica ogni tuo sforzo per essere condotto dallo Spirito e venire al tempio di Dio. Ecco, ora tu stai nel tempio del

Signore Gesú, cioè nella sua Chiesa; questo è il tempio costruito di "pietre vive" (1Pt

2,5). Ma tu stai nel tempio del Signore quando la tua vita e i tuoi costumi sono quanto

mai degni del nome che designa la Chiesa. Se verrai al tempio mosso dallo Spirito,

troverai il fanciullo Gesú, lo solleverai nelle tue braccia e dirai: "Ora, Signore, lascia

che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola" (Lc 2,29). (Origene, In Evang.

Luc., 15, 1-5

FIGURA DI CHI ASPETTA IL SIGNORE "Ed ecco a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone uomo giusto e timorato, che

aspettava la consolazione d`Israele" (Lc 2,25). Non soltanto dagli angeli e dai profeti, dai

pastori e dai genitori, ma anche dai vecchi e dai giusti riceve testimonianza la nascita

del Signore. Tutte le età, l`uno e l`altro sesso e gli eventi miracolosi rendono

testimonianza: una vergine partorisce, una donna sterile ha un figlio, un muto parla,

Elisabetta profetizza, il mago adora, il bambino chiuso nel seno materno salta per la gioia,

una vedova rende grazie, un giusto è in attesa. Era davvero un giusto, perché egli non

attendeva nel suo interesse ma in quello del popolo. Per suo conto egli desiderava essere

sciolto dai legami di questo corpo fragile; ma attendeva di vedere il Messia promesso:

ben sapeva, infatti, che sarebbero stati «beati gli occhi» che lo avrebbero visto (cf. Lc

10,23). "Ora" - disse - "lascia andare il tuo servo" (Lc 2,29). Vedi questo giusto, stretto

quasi nel carcere del corpo, che desidera sciogliersene per cominciare a essere con Cristo,

perché "sciogliersi ed essere con Cristo è molto meglio" (Fil 1,23). Ma colui che vuole essere liberato, venga a Gerusalemme, venga al tempio, attenda l`Unto del Signore,

riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa fra le braccia della sua fede. Allora sarà liberato, e non vedrà piú la morte, egli che ha visto la vita. (Ambrogio, Exp. in Luc., 2, 58-

60)

I DOLORI DI MARIA Questa donna ripiena di grazie che superano ogni misura naturale, i dolori, che non

conobbe nel parto, li subí al tempo della passione, sentendosi lacerare tutta dal materno

affetto e sentendosi trafitta come da spade, quando vedeva venir ucciso, come uno

scellerato, colui ch`essa aveva conosciuto ch`era Dio, quando lo generò. Cosí dev`essere

compresa la profezia: "La spada del dolore ti trafiggerà l`anima (Lc 2,35). Però la letizia

della risurrezione, che cantava la divinità di colui ch`era morto nella carne, assorbí tutto il

dolore. (Giovanni Damasceno, De fide orthod., 4, 14)

PREGHIERA (=pregare la parola)

• O Padre, che nel tuo Figlio presentato al tempio prefiguri il mistero del dono che egli fece di

sé nella sua Pasqua, perché noi avessimo la vita in abbondanza, per l’intercessione di Maria,

rendi pure noi testimoni della tua fedeltà e della tua speranza.

• Dio, fonte e principio di ogni luce, che hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera

luce di tutte le genti, ascolta la preghiera del tuo popolo e guidalo sulle vie del bene perché giunga alla luce che non ha fine. ( dalla benedizione dei ceri della Presentazione )

• O Dio, che hai esaudito l’ardente attesa del santo Simeone, compi in noi l’opera della tua

misericordia. Tu che gli hai dato la gioia di stringere fra le braccia, prima di morire , il Cristo tuo

Figlio, concedi anche a noi di camminare incontro a Cristo, per possedere la vita eterna. (

Orazione festa Presentazione )

• Rinvigorisci, o Padre, il nostro spirito, perché affidandoci unicamente al tuo piano di amore

sappiamo accogliere il tesoro della fede e trasmetterlo con una vita integra e fedele per preparare

in ogni stagione della storia la famiglia dei tuoi figli illuminata da colui che è venuto a noi,

salvezza di tutte le genti. ( Suore Clarisse )

• Solo tu, o Spirito, puoi farci comprendere il grande mistero del Dio fatto uomo. Noi lo

vediamo nel tempio di Dio, portato ed offerto secondo la legge. Aprici gli occhi all’incontro

sublime che manifesta, a chi attende nel tempo, la sola Luce che illumina e salva. Sei tu che

riveli al vecchio Simeone l’attesa compiuta del Bimbo divino: e lui, inondato di gioia dall’alto,

saluta la vita apparsa nel mondo. Dà luce al mio cuore che possa innalzare nel mondo deluso un canto di fede. ( Suore Clarisse )

• Solo in Gesù troviamo salvezza noi che vediamo attraverso la fede nel Bimbo offerto alle

braccia di un vecchio la pietra d’inciampo, lo scandalo amaro, la croce innalzata; strumento di

morte e di vita rinata nel sangue versato. Sia quella spada predetta a Maria un’inquietudine anche per noi, affinché la Parola, lama tagliente, penetri l’anima e inondi di Luce e dallo

squarcio del nostro cuore unito all’offerta dell’ostia pasquale sgorghi un torrente vivificante che irrighi il mondo assetato di bene. ( Suore Clarisse)

• Abbiamo bisogno di un cuore fedele che sappia rispondere il “sì” della fede che possa

venire davanti all’altare, portando con gioia ciò che tu chiedi. Che cosa ti offriamo, Signore del

cielo, se non ciò che tu stesso oggi ci doni? Il Figlio tuo amato, la Luce dei popoli, perché ogni

uomo vi trovi salvezza. ( Suore Clarisse)

• In Cristo tuo Figlio noi ti offriamo ogni piccolo figlio che tu doni almondo con cuore di

Padre; ogni famiglia divisa e dispersa, ogni vecchiaia delusa e angosciata, ogni amarezza di

giovani illusi, ogni esistenza smarrita e sofferta; la vita che nasce ed è rifiutata, il respiro che

muore senza avere la pace; tutta la nostra grande famiglia di figli e fratelli che sono nel mondo;

noi li portiamo al tuo cuore di Padre che sa ricolmare ogni attesa di bene. Vedan la Luce che

porta salvezza, che inaugura un regno di pace e armonia, dove la vita è presa per mano e il coro

fraterno di figli si offre in benedizione per tutto il creato. ( Suore Clarisse )

• Cristo Gesù, nostra gioia e salvezza, cercato e trovato nella casa del Padre tuo da Simeone,

uomo giusto, fa che ti riconosciamo e ti incontriamo anche noi nelle membra sofferenti della

tua Chiesa. (Invocazione delle lodi )

• Pietra angolare del Regno di Dio, posto come segno di contraddizione, fa che gli uomini,

vivendo nella fede e nella carità, trovino in te la risurrezione e la vita. (Invocazione delle lodi )

• Cristo salvatore, che sei la luce per illuminare le genti, illumina coloro che non ti conoscono,

perché credano in te unico vero Dio. (Invocazione dei Vespri )

• Signore, che per bocca del santo vecchio Simeone hai preannunziato alla Madre tua la spada

di dolore che avrebbe trafitto la sua anima, sostieni e conforta coloro che soffrono a causa del tuo nome. (Invocazione dei Vespri )

• O Gesù Salvatore, immagine del Padre, re immortale nei secoli, luce d’eterna luce, speranza

inestinguibile, ascolta la preghiera. Tu che da Maria Vergine prendi forma mortale, ricordati di

noi! Redenti dal tuo sangue, adoriamo il tuo nome, cantiamo un canto nuovo. A te sia gloria, o

Cristo, al Padre e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. (Inno dei Vespri )

• Ave, Maria, tu sei degli apostoli voce perenne. Ave, dei martiri, sei l’indomito ardire. Ave,

sostegno possente di fede. Ave, vessillo splendete di grazia. Ave, per te fu spogliato l’inferno.

Ave, per te ci vestimmo di gloria. (Dall’inno “akahtistos” )

CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di Dio)

AZIONE (=assunzione di impegni concreti)

Il Signore sia sempre presente nella nostra famiglia.

Santa Famiglia

Anno C

La liturgia presenta oggi come

modello alle famiglie la straordinaria

famiglia di Nazaret dove Gesù cresceva “ in sapienza, età e grazia

davanti a Dio e agli uomini”, vivendo

con Maria sua madre e con Giuseppe

il giusto.

“Gesù cresceva

in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli

uomini”

PRIMA LETTURA 1° SAM. 1, 20-22.24-28 In risposta alle preghiere insistenti ed accorate, Dio dona ad Anna, moglie di Elkana, un

figlio, Samuele, che la donna, d'accordo col marito, dopo averlo allevato, dona e consacra al

Signore. Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

SALMO RESPONSORIALE SALMO 83 Il pio Israelita che va in pellegrinaggio a Gerusalemme ringrazia Dio che gli consente di visitare la sua casa, il Tempio. Anche la famiglia è casa di Dio.

Rit. Beato chi abita nella tua casa. Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio. Dio di Giacobbe. Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.

SECONDA LETTURA 1 GV 3, 1-2.21-24 Giovanni ci indica gli atteggiamenti necessari per crescere e maturare: la fede in Gesù, luce e salvezza di ogni vivente e l'amore tra noi. Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo cosi come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

VANGELO LUCA 2, 41-52 Gesù trascorre la sua fanciullezza a Nazaret, crescendo “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”, in perfetta obbedienza a Maria e Giuseppe e con lo sguardo sempre rivolto al Padre.

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la onsuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)

FAMIGLIA DI NAZARET La famiglia di Nazaret è “santa” non perché costituisce un’isola salvata da un mondo perduto, ma perché è una realtà di questo mondo nella quale la presenza di Dio appare come principio di sovvertimento: dopo la paradossalità della maternità verginale e divina, il dramma del rapporto di Gesù con la sua famiglia: “ Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Sembra che sia proprio il “sì” dato da Maria all’angelo e a Dio, quello con il quale ha accolto la maternità divina, ad allontanare Maria dal figlio. Il Figlio che essa ha accolto sembra sottrarlesi. Invece egli le si dona più compiutamente, e tuttavia lo fa nella forma del sottrarsi e dell'allontanarsi. E' un mistero che si ripete quando Gesù afferma che sua "madre" e i suoi "fratelli" sono "coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8, 21 ) e che davvero “beati” sono “coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”.( Lc 11, 28) Il rapporto più profondo con Gesù si realizza per il tramite della parola divina. ( Giampiero Bof )

UNA NORMALITA SCONCERTANTE La famiglia di Nazaret presenta una normalità sconcertante. Un carpentiere come padre putativo, una casalinga come madre e un figlio che sorride, ubbidisce, gioca, lavora, va alla sinagoga e al tempio, studia, riflette, prega. E, a tratti, manifesta il segreto che tiene nel cuore. E tuttavia la famiglia di Nazaret offre una situazione paradossale che la rende unica e la erige come modello. In essa, l’autorità è svolta in modo strano, umanissimo e divino: il Verbo fatto carne sta sottomesso alla madre "piena di grazia" e a Giuseppe, l'umile e docile operaio che tutti credono padre e che custodisce, sotto la guida di Dio, la redenzione che sta germinando e che, nella sua "ora", si manifesterà. In essa l’amore sponsale giunge a vette tali da non aver bisogno di esercizio della genitalità per esprimersi. Ed è amore autentico in un matrimonio autentico. In essa la fecondità è dono al punto da derivare immediatamente dallo Spirito in Maria. Certo, occorre riconoscere la singolarità della vita che si svolge a Nazaret. Occorrerebbe però anche non staccare troppo questa vita, così da renderla inimitabile. Essa si staglia almeno come ideale a cui tendere. (Sandro Maggiolini ) CHIESA DOMESTICA La famiglia è una cellula fondamentale del corpo ecclesiale: "piccola chiesa", diceva Papa Giovanni; "Chiesa domestica”, dice il Concilio: dunque una piccola isola di cristianesimo che deve irradiare. Quest’ottica di fede ci permette di cogliere l’anima cristiana della famiglia. Questa è urgente salvare se non si vuole evitare che anche i valori familiari si sfaldino. L’anima della famiglia è la carità che trasforma l'obbedienza in amore e il comando in servizio. E impedisce ai rapporti reciproci di trasformarsi in una contabilità di diritti e di doveri, per diventare invece dono di sé, generoso e paziente, nella trama ordinaria di ogni giorno. Questi sono valori umani che la fede prolunga. Ma la famiglia cristiana va più in là: mette Dio al primo posto. E questo diventa il chiodo a cui sono sospesi gli altri valori. Quando Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel Tempio, e rivendicano i loro diritti umani, Gesù rivendica il primato della sua dipendenza dal Padre. E Maria inizia allora un cammino di fede, doloroso per il suo istinto materno, imparando a ritirarsi e farsi "discepola", a ricevere cioè, mentre l'impulso del suo cuore di madre era di dare. Quando si riconoscono i diritti di Dio, tutti gli altri diritti sono facilmente salvaguardati. ( Mariano Magrassi ) LA NOVITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA La famiglia deve essere il riflesso e il segno dell’amore di Cristo che si dona e si immola. Questo esige apertura al Vangelo: la famiglia deve essere evangelizzata. Nella misura in cui è autenticamente evangelizzata diventa strumento di irradiazione del Vangelo ad altre famiglie. Da Chiesa domestica in senso statico diventa chiesa missionaria, aperta a tutta la comunità. Bisogna armonizzare il momento dell’intimità con quello dell’apertura al mondo. Come non si deve chiudere per cadere nell'individualismo di famiglia o di gruppo, così occorre che l'apertura agli altri non sopprima l'intimità. (Mariano Magrassi)

PREGHIERA (= pregare la parola) O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. ( Colletta S. Famiglia ) Ti chiediamo, o Padre, che la presenza di Gesù nella santa Famiglia di Nazaret rappresenti la via per educarci ad un autentico accesso a te e per saper costruire la nostra esistenza quotidiana nell'ascolto attivo, obbediente e adorante del tuo progetto divino nei nostri confronti.

CONTEMPLAZIONE ( = silenziosa accoglienza della parola di Dio)

AZIONE ( = assunzione di impegni concreti )

Diamo a Dio il primo posto nella nostra famiglia .

Santa Famiglia

Anno C Vangelo

Luca 2,41Luca 2,41Luca 2,41Luca 2,41----52525252

Gesù tra i dottori 41 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43 Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padremio?». 50 Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. 51 Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

( Bibbia Cei ; versione 2008 )

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di

Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l`usanza;

ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il

fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a

cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di

lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai

dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l`udivano erano

pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono

stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e

io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non

sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non

compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro

sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cos nel suo cuore. E Gesù cresceva

in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. ( Bibbia Cei ; versione 1974 )

LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)

La scena di Gesù dodicenne nel tempio è strettamente legata al precedente

racconto di Gesù nel tempio (2, 21-40). e i due brani si chiudono con la formula “ il fanciullo cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Questo è

l’unico episodio che rompe il silenzio dell’infanzia di Gesù, e presenta Maria e

Giuseppe convinti che il figlio si comporti esattamente come qualsiasi altro ragazzo.

L’episodio chiude i racconti lucani dell’infanzia di Gesù, completamente differenti dagli apocrifi che moltiplicano ogni genere di fatti straordinari.

Il genere letterario è sostanzialmente storico e tutto corrisponde alle usanze

del tempo, ma è filtrato attraverso la meditazione di Maria, dei testimoni e della

comunità cristiana, sulla base delle esigenze catechetiche.

Il fatto, che è una sintesi della cristologia lucana, appare come un gesto profetico destinato a significare il mistero della morte di Gesù e del suo ritorno al Padre ed e’ narrato alla luce del mistero totale di Cristo e come anticipo del suo

destino: andata a Gerusalemme, città della morte e della glorificazione, entrata nel

tempio, vita guidata da una volontà superiore, proclamazione dei diritti del Padre. Si

avvera la profezia di Malachia 3, 1: il Signore è entrato nella sua casa.

TUTTI GLI ANNI A GERUSALEMME ( 41 ) Era legge che ogni Israelita dopo i dodici anni andasse a Gerusalemme e al Tempio ( Es 23, 14-17 ). tre volte all’anno (Pasqua, Pentecoste e Festa della

Capanne). Ne era dispensato chi viveva ad una distanza superiore ad un giorno di

cammino. Ma in pratica quasi tutti gli Ebrei si limitavano ad un pellegrinaggio annuale.

Non sappiamo se ai tempi di Gesù l’obbligo si estendesse anche alla donne. La festa di

questo pellegrinaggio è la Pasqua.

QUANDO EGLI EBBE DODICI ANNI ( 41 ) Tra i dodici e i tredici anni era il momento in cui l’adolescente

s’impegnava ad osservare tutta la legge. L’evento era festeggiato allora ( e lo è anche

oggi ) con la cerimonia del “bar miswah”. Gesù va a Gerusalemme un anno prima

dell’età in cui un fanciullo diventava ufficialmente uomo.

PER A FESTA DI PASQUA (41 ) La festa di questo pellegrinaggio era la Pasqua. Giuseppe e Maria erano

assidui nei loro pellegrinaggi al tempio ( secondo l’usanza) .

I versetti 41-45 introducono le circostanze di tempo e di luogo in cui

avvenne lo smarrimento di Cristo e tutto corrisponde alle usanze del tempo: i ragazzi

venivano accompagnati dai genitori, i pellegrini si fermavano a Gerusalemme almeno

tre giorni e viaggiavano in gruppi numerosi anche di interi villaggi; poteva accadere che

i genitori viaggiassero per lunghe ore senza vedere i loro figli restando tranquilli,

perché essi si trovavano tra conoscenti.

DOPO TRE GIORNI (46 ) Inizia la parte centrale del racconto. E’ possibile che i tre giorni siano un

riferimento ai tre giorni di Gesù nella tomba. Per alcuni il periodo di tre giorni

esprimerebbe invece il principio rabbinico, secondo cui Dio non permette che i suoi

fedeli debbano aspettare il suo aiuto per più di tre giorni, cioè per un tempo brevissimo.

IN MEZZO AI DOTTORI ( 46 ) Gesù che si trova “nel tempio”, ossia nell’atrio del cortile esterno,

interroga, ascolta e stupisce gli specialisti. Luca sottolinea che egli non è solo il

Salvatore, ma anche il Rivelatore, il vero unico maestro per Israele, colui che parla con

un’autorità che stupisce.

RESTARONO STUPITI ( 48 ) Quello dei genitori è uno stupore gioioso. Che sia la madre ad

intervenire, che i genitori pensino che il figlio debba seguire le loro direttive, che ci sia

una nota di dolore e di rimprovero è psicologicamente comprensibile. Maria, in

questa circostanza esperimenta la prima realizzazione della profezia di Simeone.

PERCHE’ MI CERCAVATE (49 ) La risposta di Gesù costituisce il punto culminante del racconto. Sono le

uniche parola di Gesù durante l’infanzia che Luca ci riferisca e le prime di tutto il Vangelo.

NON SAPEVATE ( 49 ) Da quanto detto nell’annunciazione, e dalla Scrittura era possibile

comprendere che la vita di Gesù sarebbe stata tutta protesa verso il Padre.

LE COSE DEL PADRE MIO ( 49 ) Queste parole di Gesù hanno avuto varie interpretazioni. Alcuni

traducono: il greco “ en tois tou Patros” con “le cose del Padre” altri con “la casa

del Padre”, e questa “casa” sarebbe il tempio, oppure indicherebbe il ritorno al

Padre. Comunque è chiaro che Gesù asserisce che adempirà la sua missione indipendentemente dai suoi e in sola dipendenza dal Padre (“ la tua volontà faccio

sempre”, dirà in seguito). Questa volontà Gesù “deve” compiere: la sua è

un’obbedienza filiale con pieno abbandono. Il Padre poi è Dio e non Giuseppe, come

Maria aveva indicato, inoltre è il “Padre mio”, che è anche “Padre vostro” ma in modo

diverso. Gesù dichiara la sua identità divina, già proclamata dall’Angelo: “ Figlio

dell’Altissimo”. E ormai rivela la sua missione che è quella di essere l’inviato del

Padre. ESSI NON COMPRESERO ( 50 ) Maria e Giuseppe non comprendono appieno quel loro figlio e sono

afflitti da uno dei più grandi dolori che possano colpire i genitori, la non comprensione dei figli. Essi vivono a contatto con Gesù eppure se lo sentono sfuggire. Gesù è troppo

superiore a tutti, ( pastori, dottori, genitori) perché possa esser compreso appieno. La

sua figliolanza divina è un segreto impenetrabile per tutti, compresa la madre.

STAVA LORO SOTTOMESSO ( 50 ) Anche questa sottomissione fa parte della “volontà del Padre”. In questa

volontà sta anche la vita nascosta in un oscuro villaggio fino al momento della

missione, il fatto che Gesù debba essere educato da Maria e Giuseppe e la sottomissione

a loro. L’ora in cui la “volontà” del Padre lo strapperà da Maria non è ancora giunta.

SUA MADRE SERBAVA ( 51) Maria conserva il ricordo di questi avvenimenti, che rivelano a lei

progressivamente i piani di Dio. Anche per lei, come per noi, la fede procura l’accesso

a Cristo e al Padre. Maria è anche la fonte da cui Luca apprende le notizie sull’infanzia

di Gesù ed è figura della Chiesa che medita.

GESU’ CRESCEVA ( 52 )

La crescita di Gesù è presentata, ripetendo in sostanza le parole del v.

40 e rifacendosi alla figura di Samuele, il quale “cresceva in statura e in bontà presso il

Signore e presso gli uomini” ( 1 Sam 2, 26 ). Gesù cresce come ogni altro ragazzo in

età e fisicamente, in grazia, nella compiacenza di Dio e nel favore degli uomini, in sapienza psicologicamente e nella conoscenza di Dio. Gesù cresceva cioè fisicamente,

intellettualmente, emotivamente, spiritualmente.

MEDITAZIONE (=meditare con attenzione e ascoltare con amore)

LO TROVARONO NEL TEMPIO Impara dove lo trovano coloro che lo cercano, in modo che anche tu, cercandolo insieme con Giuseppe e con Maria, lo possa trovare. Nel cercarlo - dice l`evangelista

- "lo trovarono nel tempio". Non lo trovarono in un luogo qualunque, ma «nel tempio»,

e neppure semplicemente «nel tempio», ma "in mezzo ai dottori che egli ascoltava e

interrogava". Cerca dunque anche tu Gesú «nel tempio» di Dio, cercalo in chiesa,

cercalo presso i maestri che stanno nel tempio e non ne escono; se cosí lo avrai cercato,

lo troverai. E inoltre, se qualcuno dice di essere un maestro e non possiede Gesú, egli

ha soltanto il nome di maestro, ed è per questo che non si può trovare in lui Gesú,

Verbo di Dio e sapienza di Dio. Lo trovano - dice - «in mezzo ai dottori». …Lo trovano

«seduto in mezzo ai dottori», anzi mentre se ne sta non soltanto seduto, ma mentre «li

ascolta e li interroga». Anche ora Gesú è presente, ci interroga e ci ascolta parlare.

(Origene, In Luc., 18, 2-5)

TI CERCHEVAMO ADDOLORATI Continua: «Noi ti cercavamo addolorati». Non credo che essi si siano addolorati perché

credevano che il fanciullo si fosse perduto o fosse morto………Così come tu, se qualche volta leggi la Scrittura, ne cerchi il significato con dolore e tormento, non

perché pensi che la Scrittura abbia sbagliato, oppure che essa contenga qualcosa di

falso, ma perché essa ha in sé una verità spirituale e tu non sei capace di scoprire questa verità; ebbene è proprio in questo modo che essi cercavano Gesú, temendo che

egli si fosse allontanato da loro, che li avesse abbandonati e fosse andato altrove, e che

-questa soprattutto è la mia opinione - fosse tornato in cielo per discenderne di nuovo

un`altra volta quando gli fosse piaciuto. (Origene, In Luc, 19, 2-7)

STAVA IN MEZZO A LORO INTERROGANDO Siccome era ancora piccolo, è trovato «in mezzo ai dottori» mentre li santificava e li

ammaestrava. Siccome, ripeto, era piccolo, egli sta «in mezzo» a loro, non insegnando,

ma interrogando, e fa così perché noi, considerando la sua età, apprendiamo che ai fanciulli conviene - anche se sono sapienti ed eruditi - ascoltare i maestri piuttosto che

voler insegnare loro, evitando cioè di mettersi in mostra con vana ostentazione.

Interrogava i maestri - io dico - non per imparare qualche cosa, ma per istruirli

interrogandoli. Dalla stessa sorgente della dottrina derivano infatti sia l`interrogare che il

rispondere sapientemente; è caratteristica della stessa scienza sapere che cosa chiedere e

che cosa rispondere. Era necessario che dapprima il Salvatore c`insegnasse come porre sagge domande, e poi come rispondere alle questioni secondo la sapienza e la Parola di

Dio. (Origene, In Luc, 19, 2-7)

E TUTTI ERANO AMMIRATI l testo continua: "E tutti erano ammirati". Che cosa ammiravano? Non le domande che

egli faceva, anche se esse erano straordinarie, ma le "risposte". ….Di tanto in tanto Gesú

interroga, di tanto in tanto risponde, e, come abbiamo detto prima, sebbene siano

straordinarie le sue domande, tuttavia molto piú straordinario è ciò che egli risponde.

Se vogliamo dunque anche noi ascoltarlo, se vogliamo che egli proponga anche a noi

delle domande che egli stesso risolverà, supplichiamolo, e cerchiamolo con tutta la

fatica e il dolore: cosí potremo trovare colui che cerchiamo. Non a caso sta scritto

infatti: "io e tuo padre addolorati ti cercavamo" E` necessario che colui che cerca Gesú,

lo cerchi non in modo negligente e trascurato e con impegno saltuario, come lo

cercano alcuni che perciò non riescono a trovarlo. Per parte nostra invece diciamo: «ti

cerchiamo addolorati». (Origene, In Luc., 18, 2-5)

CRESCEVA Dice il Vangelo che «cresceva». Si era infatti "umiliato assumendo la natura del servo"

(Fil 2,7), e con la stessa potenza con la quale «si era umiliato» cresce. Era apparso

debole, perché aveva assunto un corpo debole, ed è proprio per questo che nuovamente si fortifica. Il Figlio di Dio si era umiliato e per questo è poi ricolmato di

sapienza. «E la grazia di Dio era su di lui». Egli aveva la grazia di Dio non quando

raggiunse l`adolescenza, non quando insegnava apertamente, ma anche quando era

ancora fanciullo; e come ogni cosa in lui era ammirabile, cosí lo fu anche la sua fanciullezza, fino al punto da possedere la pienezza della sapienza di Dio. (Origene, In

Luc, 19, 2-7)

ERA SOTTOMESSO A MARIA E GIUSEPPE Se Gesú, il Figlio di Dio, è sottomesso a Giuseppe e a Maria, io non dovrei essere

sottomesso al vescovo che Dio mi ha dato per padre? Non dovrei essere sottomesso al

sacerdote preposto dalla scelta del Signore? Penso che Giuseppe comprendeva che

Gesú era a lui superiore, pur essendogli sottomesso; e, sapendo che il sottoposto era

maggiore di lui, gli dava ordini con timore e moderazione. Rifletta ciascuno su tutto

questo: spesso un uomo di poco valore è posto al di sopra di persone migliori di lui, e talvolta accade che l`inferiore vale di piú di colui che sembra comandarlo. Se chi

detiene elevate dignità comprenderà tutto questo, non si gonfierà d`orgoglio a causa del

suo rango piú alto, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, nello stesso

modo in cui Gesú era sottomesso a Giuseppe. (Origene, In Luc., 20, 5-7)

MARIA CONSERVAVA TUTTE LE PAROLE Continua poi: "Maria conservava tutte queste parole nel suo cuore" (Lc 2,51). Ella

sospettava che ci fosse qualche cosa che andava al di là dell`uomo. Per questo

«conservava nel suo cuore tutte le parole di lui», non come le parole di un fanciullo di

dodici anni, ma come le parole di colui che era stato concepito di Spirito Santo, di

colui che ella vedeva "progredire in sapienza e in grazia agli occhi di Dio e degli

uomini" (Lc 2,52). (Origene, In Luc., 20, 5-7)

PROGREDIVA IN SAPIENZA Gesú «progrediva in sapienza» e di anno in anno appariva sempre piú sapiente. Forse

che non era sapiente, cosí che doveva progredire nella sapienza? o piuttosto, "poiché si

era annientato, prendendo la forma del servo" (Fil 2,7), riprendeva ciò che aveva perduto e si arricchiva della pienezza della virtù che sembrava aver abbandonato

prima assumendo un corpo umano? «Progrediva» non soltanto «in sapienza», ma anche

in età. C`è infatti anche un progresso nell`età. La Scrittura ci parla di due generi di

età: l`età fisica che non è in nostro potere, ma dipende dalla legge della natura; e l`età

spirituale che è veramente in nostro potere e nella quale, se lo vogliamo, possiamo

crescere ogni giorno. (Origene, In Luc., 20, 5-7)

CRESCERE FINO ALLA PEREFEZIONE Crescere e pervenire fino alla perfezione di essa: "Tanto da non essere piú dei piccoli

fanciulli fluttuanti in balia di ogni vento di dottrina" (Ef 4,14); ma, cessando di essere

fanciulli, cominciare a divenire uomini e poter dire: "Divenuto uomo, ho fatto

scomparire le cose che appartenevano all`infanzia" (1Cor 13,11). Il progresso di questa

età, che si risolve in una crescita spirituale, dipende da noi. Ma se non basta questa

prima testimonianza, prendiamo da Paolo un altro esempio: "Fino a quando tutti noi

perveniamo allo stato di uomo perfetto, alla misura dell`età e della pienezza del corpo

di Cristo" (Ef 4,13). E` dunque in nostro potere «pervenire alla misura dell`età del corpo di Cristo», e, se ciò è in nostro potere, lavoriamo con tutte le nostre forze a

spogliare e a distruggere quel che in noi appartiene all`infanzia, per raggiungere le

successive età e potere anche noi ascoltar queste parole: "Tu andrai in pace dai tuoi

padri, avendo vissuto una buona vecchiaia" (Gen 15,15), -vecchiaia certamente

spirituale, che è veramente la buona vecchiaia, vecchiaia canuta (cf. Sap 4,8-9) e che

raggiunge il suo fine in Gesú Cristo. (Origene, In Luc., 20, 5-7)

FAMIGLIA NELL’ANTICO TESTAMENTO Nella Bibbia la famiglia aveva una struttura e un’impostazione differente rispetto

alla nostra: era aperta alla tribù, era più marcatamente patriarcale, era protesa a far

crescere il numero dei figli, conosceva un’educazione molto sommaria e spesso aspra

della prole, era meno attenta ai sentimenti dell’amore, pur non ignorandoli, ma era anche

il grembo nel quale si conservava la tradizione dell’intero popolo. La celebrazione più

essenziale della famiglia biblica è all’interno del Salmo 127, che è usato anche nelle

celebrazioni nuziali. Si tratta di un delizioso quadretto familiare che mette in scena un

padre soddisfatto del suo lavoro, una moglie piena di vita e di fecondità come la vite, i

figli pieni di energia e vitalità come i polloni dell’ulivo. Un idillio di pace, di serenità e di felicità che è più un auspicio che una realtà comune. La porta di casa, poi, sembra

essere aperta su Gerusalemme, alla piccola famiglia ebraica si fa subentrare la grande

famiglia della nazione sulla quale scende la stessa atmosfera di pace e di speranza, Il

carme familiare, fiorito all’interno di una casa, sfocia così nella liturgia del Tempio, ove

i sacerdoti, benedicendo questa famiglia serena, vedono in essa il simbolo della protezione divina augurata a tutto l’Israele fedele. Così esclama la liturgia giudaica

“benedetto sei tu, Signore, che rallegri lo sposo con la sua sposa”. ( G. Ravasi )

COME COSTRUIRE LE FAMIGLIE Ripensando l'immagine della famiglia di Gesù dobbiamo pensare meglio a come

costruire le nostre famiglie, le nostre comunità, in modo che all'interno di esse ogni

singolo sia profondamente capito e rispettato nella sua qualità di «figlio» del Padre di tutti; dovremo anche tener sempre presente che il rapporto tra i vari membri di una

famiglia, come della chiesa, è un rapporto tra figli che hanno tutti la stessa dignità e lo

stesso bisogno di un amore che sia figura dell'amore supremo del Padre di tutti. ( F.

Mosconi )

A NAZARET IMPERA LA PAROLA DI DIO La famiglia di Nazaret è la figura meravigliosa di ogni «famiglia» proprio perché in

essa non ci sono egoismi, personalismi, pretese di assolutizzare i bisogni dell'uno a

scapito dell'altro; in questa famiglia impera sovrana la Parola, e ognuno vive nella

tensione suprema a fare la volontà di Dio, ognuno riconosce e aiuta nell'altro il mistero

del manifestarsi di Dio nella storia. L'amore tra i componenti di questa famiglia non è un

amore basato sul reciproco bisogno, sull'utilità dello stare assieme, sul conforto e

l'appoggio reciproci, ma nasce dall'amore che ciascuno ha per lo stesso Padre, e

dall'amore che il Padre ha per ciascuno. ( F. Mosconi )

UN PRIMO ABBOZZO DEI FATTI PASQUALI Luca lascia comprendere che il significato di questo episodio va cercato altrove.

Notiamo in primo luogo che il significato dell'infanzia di Gesù non è scindibile

dall'esperienza di fede dei suoi genitori (Luca ci ricorda che Maria e Giuseppe

vivevano totalmente la fedeltà alla parola di Dio). Ma soprattutto osserviamo che è facile

vedere in trasparenza, in questo episodio, un primo abbozzo dei fatti pasquali, quando

Gesù scomparirà per tre giorni nella morte, e quando la risurrezione rivelerà pienamente

la sua figliolanza divina e la sua missione sulla terra. La famiglia di Nazaret, così umile

e povera, per la sua fedeltà alla parola del Signore ha meritato di avere nel suo seno la

Parola incarnata. ( F. Mosconi )

RACCONTO PASQUALE L'episodio del tempio è un racconto pasquale ante litteram, e potrebbe voler dire che

una e medesima è la logica che guida la vita di Gesù dall'inizio alla fine. L'entrare in

questa logica non è facile: si passa attraverso tutta una serie di crisi, necessarie per la

graduale conquista della luce, per la progressiva intelligenza del senso della propria vita.

Il tutto è posto sotto il segno del dialogo che Gesù intrattiene anche con noi: ascolta e

interroga, accoglie quello che gli portiamo e che forma la materia del nostro vivere, e

insieme mette in questione i dati della nostra questione i dati della nostra esperienza e il

senso che ne deduciamo. Ha da dire la sua: la risposta può anche non esserci subito, la

risposta può anche non essere immediatamente illuminante. ( Domenico Pezzini )

IL MODELLO DI MARIA Luca ripropone anche a noi il modello di Maria, che «serbava tutte queste cose nel suo cuore». E proprio Maria ci ricorda che neanche il sapere che Gesù è Figlio di Dio mette

al riparo dall'angoscia: aveva accolto con un «sì» generoso l'annuncio della sua

maternità divina, le ci vorrà tutta la vita per capire il senso e le conseguenze della sua

accettazione. ( Domenico Pezzini )

FAMIGLIA CRISTIANA Questo brano di Vangelo è letto nella festa della Santa Famiglia ed è indubbio che si

vuole ricavare da questa pagina anche un insegnamento per la vita della famiglia

cristiana. Non ci sono consigli spiccioli. Ma ci sono delle idee forza: Dio al centro della

propria vita, l'educazione come pedagogia dell'ubbidienza a Dio, i genitori come vicari

di Dio che non hanno alcun diritto di possesso sui figli, la crescita ritmata sull'ascolto e

sull'interrogazione se vuole essere, oltre che in età, anche in sapienza e grazia. La vita

della famiglia cristiana, come quella di Gesù, conoscerà anch'essa le crisi e le sofferenze

che accompagnano ogni crescita, ogni progresso verso la luce e la libertà dei figli di Dio.

Il compito di tutti, secondo le capacità di ciascuno, sarà di continuare a cercare,

attraverso tutto quello che accade, il volto di Gesù per farne il proprio modello, così da

maturare, in lui, verso l'immagine di Dio Padre. ( D. Pezzini )

INTERROGATIVI Quale è il nostro comportamento nei riguardi dei genitori? Sappiamo riconoscere ciò

che dobbiamo loro e manifestare la nostra gratitudine con un sincero affetto? Se

abbiamo genitori anziani o malati, come li trattiamo? Siamo sempre premurosi e attenti

verso di loro, provvedendo alle loro necessità. Se abbiamo figli, siamo preoccupati

soprattutto di dare loro un’educazione veramente cristiana, di impegnarci perché

diventino buoni cristiani ed onesti cittadini? Cosa significa che la nostra famiglia è

una “chiesa domestica”? Dio è davvero al primo posto nella nostra famiglia? Siamo

consapevoli che una vera famiglia cristiana è missionaria?

PREGHIERA (=pregare la parola)

• Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del

mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il

dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo

amore e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. (

Colletta S. Famiglia )

• Ti chiediamo, o Padre, che la presenza di Gesù nella santa Famiglia di Nazaret rappresenti

la via per educarci ad un autentico accesso a te e per saper costruire la nostra esistenza

quotidiana nell'ascolto attivo, obbediente e adorante del tuo progetto divino nei nostri

confronti.

• Cristo, che stai sempre alla presenza del Padre per dare compimento alla sua volontà,

educaci attraverso le vicissitudini di ogni giorno a tenere la nostra interiorità attenta alle

realtà divine, per costruire la nostra vocazione ad essere tua viva immagine.

• Cristo, che sei il tempio in cui abita la gloria di Dio e in cui ogni ideale è sempre

rigenerato, aiutaci a vivere nella comunione che tu godi con il Padre e lo Spirito Santo

per partecipare alla realtà del tuo corpo glorioso, in cui si canta la lode del Padre.

• Cristo, che ci rendi figli del mistero del tuo amore, avvolgici nella tua potenza, perché nel

cammino della nostra vita sappiamo sentirci sempre raggiunti dalla tua benevolenza ed

entrare in una vera conoscenza del Padre.

• Cristo, che con Maria e Giuseppe sei maestro di obbedienza quotidiana al mistero del

Padre, insegnaci ad essere veramente noi stessi vivendo la tua oblazione, espressione

massima di una vita consacrata al Padre in un «sì» che non conosce limiti.

• Cristo, che ci guidi a vivere nel tempio dell'amore del Padre, inondaci con la forza del tuo

Spirito, perché la nostra vita non si perda in esperienze solo umane, ma si sviluppi in un

ampio respiro divino.

• Cristo, che ci insegni a riceverti nell'oscurità della fede e dell'ascolto della tua parola,

guidaci nelle vie della sequela del tuo Vangelo, perché possiamo godere d'essere nella

libertà che tu vivi con il Padre e lo Spirito Santo.

• Cristo, che ci offri il vero esempio del «crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e

agli uomini», diventa modello sempre più vivo nel cammino della nostra vita, perché in

ogni frammento della nostra esistenza possiamo maturare nell'esperienza teologale per

raggiungere la tua piena statura.

• Padre, nell'esemplarità della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe ci educhi a vivere

un vero mistero di comunione. Inonda la nostra vita con il tuo Spirito perché sappiamo

vivere in atteggiamento di ascolto adorante del tuo volere, per personalizzare sempre

meglio il misterioso progetto di salvezza che hai predisposto per ognuno di noi. Sorretti

dalla tua divina potenza potremo crescere verso la pienezza del volto del tuo Cristo, per

noi morto e risorto.

• Torniamo indietro, andiamo a cercarlo: l'abbiamo tutti perduto da secoli, e non piangiamo

più come la madre che per tre giorni lo cerca affannosa! Il nostro è un correre dietro al

vento, ne più sappiamo per quale ragione continuare a vivere ancora: a partorire, a

sperare, a vivere! Senza di lui non abbiamo più Dio, né più fratelli possiamo sentirci: è

divenuta la casa un deserto, «Sion è tutta un triste deserto! ». La stessa madre ci prenda

per mano, Signore, piccoli e grandi, fedeli e atei: lei che è la madre di tutti i credenti, ci

sveli dove e come trovarti. Colui che i cieli non posson racchiudere, dentro la terra or

dunque è racchiuso: prima nel grembo, poi dentro una casa, dentro un silenzio di anni e

millenni. ( David Maria Turoldo )

• Quante sono oggi le famiglie disunite e vacillanti! Invochiamo il tuo aiuto, Signore, perché

gli sposi abbiano la fede e i buoni sentimenti necessari per superare le difficoltà, per

vincere il loro egoismo e rinsaldare il loro focolare.

• Ti preghiamo, Signore, per le nostre famiglie, perché siano felici, radiose, attente alle

necessità altrui, impregnate di spirito evangelico.

• Signore, tu hai voluto nascere e vivere in seno ad una famiglia umana; hai conosciuto il

calore di un focolare santo, di una casa piena di pace. Fa che le nostre famiglie,

sull'esempio della tua, siano unite e pacifiche, disponibili e accoglienti per gli altri, per

tutti gli altri, specialmente per i più derelitti. ( Ch. Berthes )

• Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua

di sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie

tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e

generoso, che non dimentichi alcun bene non serbi rancore di alcun male. Formami un

cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in

altri cuori, sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino; un cuore grande e indomabile cosi

che nessuna ingratitudine lo possa chiudere, e nessuna indifferenza lo possa stancare; un

cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore con una piaga che non

rimargini se non in cielo. (Léonce de Gramdmaison, 1868-194)

CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di Dio)

AZIONE (=assunzione di impegni concreti)

Diamo a Dio il primo posto nella nostra famiglia.

Fine dell’anno Fine dell’anno Fine dell’anno Fine dell’anno

31 Dicembre

Per tre volte nel periodo natalizio ( nella Santa Messa del giorno di Natale, e

nelle Messa della seconda domenica di natale e del 31 Dicembre ), la liturgia

propone alla nostra lettura e meditazione il prologo del Vangelo di Giovanni che

presenta il Verbo di Dio, riflesso della Maestà divina, vita e luce degli uomini,

rivelatore del Padre, venuto nel mondo, che dona a coloro che lo accolgono il

“potere di diventare figli di Dio”.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. (Giovanni 1, 1-18)

GRAZIE Al termine dell’anno, ti ringraziamo, o Signore, per tutti i doni che ci hai elargito. Ti ringraziamo per il tuo Figlio , luce da luce, venuto a Natale, che ci ha fatto diventare tuoi figli e ci ha sostenuto durante l’anno che ora termina. A te, con tutta la Chiesa, innalziamo un canto di lode, di gioia, di meraviglia, di ringraziamento

Noi ti lodiamo, Dio,

ti proclamiamo Signore.

O eterno Padre, tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli

E tutte le potenze dei cieli:

Santo, Santo, Santo

il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Ti acclama il coro degli apostoli

e la candida schiera dei martiri.

Le voci dei profeti si uniscono nella tua lode;

la santa Chiesa proclama la tua gloria

adora il tuo unico Figlio

e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria,

eterno Figlio del Padre.

Tu nascesti dalla Vergine Madre

per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte,

hai aperto ai credenti il regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio,

nella gloria del Padre.

Verrai a giudicare il mondo

alla fine dei tempi.

Soccorri, i tuoi figli, Signore,

che hai redento con il tuo sangue prezioso.

Accoglici nella tua gloria

nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore,

guida e proteggi i tuoi figli.

Ogni giorno ti benediciamo

lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore,

di custodirci senza peccato.

Sia sempre con noi la tua misericordia,

in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore Pietà di noi.

Tu sei la nostra speranza

Non saremo confusi in etern

Marana thà, vieni Signore Gesù!