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Q uando l’8 aprile scorso è stata resa pubblica l’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, di Papa Fran- cesco, a conclusione dei due sinodi sulla famiglia – ottobre 2014 e ottobre 2015 – molti sono andati subito a verificare se c’e- rano dei cambiamenti nel Magistero e nel- la prassi della Chiesa. I punti di maggiore curiosità riguardavano il divorzio, i divor- ziati risposati, la comunione ai divorziati, le unioni di fatto, i cosiddetti matrimoni tra omosessuali e le possibili adozioni, e anche l’ideologia del gender. Ma come era stato più volte ripetuto du- rante i lavori sinodali, la dottrina della Chiesa circa il matrimonio non è messa in questione. Ciò che invece costituisce la vera novità è lo sguardo che la Chiesa rivolge oggi alla famiglia che è quello del- la misericordia, potremmo dire lo sguardo del cuore compassionevole di Cristo. Per questo nessuno deve sentirsi condanna- La dottrina della Chiesa sul matrimonio non è cambiata. La vera novità sta nello sguardo che essa rivolge oggi alla famiglia che è quello della misericordia, potremmo dire lo sguardo del cuore compassionevole di Cristo. Per questo nessuno deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato, nessuno escluso. Esortazione apostolica del Papa LA GIOIA LA GIOIA DELL’AMORE DELL’AMORE POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB - BO - ANNO XLVII - PUBB. INF. 50% - STAMPA: DIGI GRAF - BOLOGNA SUORE MINIME DELL’ADDOLORATA Via C. Tambroni, 13 - 40137 Bologna - Tel. 051 341755-342624 n. 2 2016 Incontri Incontri Fraterni Fraterni Incontri Incontri Fraterni Fraterni

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Quando l’8 aprile scorso è stata resa pubblica l’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, di Papa Fran-

cesco, a conclusione dei due sinodi sulla famiglia – ottobre 2014 e ottobre 2015 – molti sono andati subito a verifi care se c’e-rano dei cambiamenti nel Magistero e nel-la prassi della Chiesa. I punti di maggiore curiosità riguardavano il divorzio, i divor-ziati risposati, la comunione ai divorziati, le unioni di fatto, i cosiddetti matrimoni

tra omosessuali e le possibili adozioni, e anche l’ideologia del gender.

Ma come era stato più volte ripetuto du-rante i lavori sinodali, la dottrina della Chiesa circa il matrimonio non è messa in questione. Ciò che invece costituisce la vera novità è lo sguardo che la Chiesa rivolge oggi alla famiglia che è quello del-la misericordia, potremmo dire lo sguardo del cuore compassionevole di Cristo. Per questo nessuno deve sentirsi condanna-

La dottrina della Chiesa sul matrimonio non è cambiata. La vera novità sta nello sguardo che essa rivolge oggi alla famiglia

che è quello della misericordia, potremmo dire lo sguardo del cuore compassionevole di Cristo. Per questo nessuno deve sentirsi

condannato, nessuno disprezzato, nessuno escluso.

Esortazione apostolica del Papa

LA GIOIALA GIOIADELL’AMOREDELL’AMORE

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)ART. 1, COMMA 2, DCB - BO - ANNO XLVII - PUBB. INF. 50% - STAMPA: DIGI GRAF - BOLOGNA

SUORE MINIME DELL’ADDOLORATAVia C. Tambroni, 13 - 40137 Bologna - Tel. 051 341755-342624

n. 2 2016

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to, nessuno disprezzato. In questo clima dell’accoglienza, il discorso della visione cristiana di matrimonio e famiglia diventa invito, incoraggiamento, gioia dell’amo-re al quale possiamo credere e che non esclude nessuno, veramente e sincera-mente nessuno. Anzi, «nelle diffi cili situa-zioni che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evi-tando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio» (49).Insieme alla misericordia, una dimensione che pervade tutto il documento è quella

1 La gioia dell'amore

7 Appuntamento a Cracovia

11 Le prime sorelle brasiliane

16 Nell'eucaristia c'è qualcuno che mi ama

18 Un primo Maggio di preghiera

20 Le piccole comunità cristiane

24 La Fondazione Santa Clelia Barbieri

27 Dalla Calabria alle Budrie

29 Perché ho dipinto la lavandadei piedi

30 13 Luglio 2016: Solennità di Santa Clelia Barbieri

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della famiglia, la violenza sulle donne. A riguardo del gender, l’Esortazione affer-ma senza alcuna ambiguità che si tratta di «una ideologia che va rifi utata perché induce progetti educativi e orientamen-ti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radical-mente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina» (n.56).Il terzo capitolo richiama alcuni aspetti essenziali dell’insegnamento della Chie-sa sul matrimonio e la famiglia «che non può cessare di ispirarsi e di trasfi gurarsi alla luce di questo annuncio di amore e di tenerezza, per non diventare mera difesa di una dottrina fredda e senza vita» (59).I capitoli 4 e 5 costituiscono il cuore di tutta l’Esortazione. Qualcuno li ha defi -niti un “capolavoro”. Il quarto, intitolato L’amore nel matrimonio, si apre citan-do la magnifi ca meditazione di san Paolo sull’amore della lettera ai Corinzi (13,4-7), e afferma: «è l’amore che unisce gli spo-si, santifi cato, arricchito e illuminato dalla grazia del sacramento del matrimonio. Si tratta di «un’unione affettiva», spirituale

della “gioia”. È il tema, espresso già dal titolo “La gioia dell’amore” (Amoris laeti-

tia), e l’affermazione con cui si apre: «La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa... L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è dav-vero una buona notizia» (n.1). Perciò, è detto, «nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore» (n. 126).

Sposarsi per amore sostenuti Sposarsi per amore sostenuti dalla grazia del Sacramentodalla grazia del SacramentoIl documento è molto lungo: comprende 9 capitoli e 325 numeri. Il primo capitolo è una rifl essione piena di riferimenti alla Bibbia che «è popolata da famiglie, da ge-nerazioni, da storie di amore e di crisi fa-miliari» ( n. 8).Il secondo esamina la situazione attuale della famiglia e alcune sfi de che deve af-frontare, tra cui: il fenomeno migratorio, la negazione ideologica della differenza di sesso (l’ideologia del gender), l’attenzio-ne alle persone con disabilità, il rispetto degli anziani, la decostruzione giuridica

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e oblativa, che però raccoglie in sé la te-nerezza dell’amicizia e la passione erotica, benché sia in grado di sussistere anche quando i sentimenti e la passione si inde-bolissero» (n. 120). Del matrimonio è de-scritta la gioia e la bellezza. Rivolgendosi soprattutto ai giovani, è detto che bisogna “sposarsi per amore”, un amore «che si manifesta e cresce», un «amore appassio-nato», che lungo la vita si trasforma e non viene meno con l’avanzare degli anni fi no all’età anziana, quando «forse il coniuge non è più attratto da un desiderio sessuale intenso che lo muova verso l’altra perso-na, però sente il piacere di appartenerle e che essa gli appartenga, di sapere che non è solo, di aver un “complice” che conosce tutto della sua vita e della sua storia e che condivide tutto. È il compagno nel cammi-no della vita con cui si possono affrontare le diffi coltà e godere le cose belle. Anche questo genera una soddisfazione che ac-

compagna il desiderio proprio dell’amore coniugale. Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo certamente avere un proget-to comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti fi nché la morte non ci se-pari, e vivere sempre una ricca intimità»(163).

Il diritto di avere l’amore Il diritto di avere l’amore di una mamma e di un papàdi una mamma e di un papàIl capitolo 5, “L’amore che diventa fe-

condo”, tratta della fecondità dell’amore e dell’amore dei genitori per i loro fi gli. Sottolinea la necessità e il diritto del bam-bino ad avere l’amore di una mamma e di un papà; descrive il ruolo speciale delle donne nelle famiglia: «La madre, che pro-tegge il bambino con la sua tenerezza e la sua compassione, lo aiuta a far emergere la fi ducia, a sperimentare che il mondo è

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si accenna all’importanza della presenza di laici e specialmente delle donne nella formazione al sacerdozio perché «favo-risce l’apprezzamento per la varietà e la complementarietà delle diverse vocazioni nella Chiesa» (n 203).

Il capitolo 7 parla della formazione morale dei fi gli che spetta ai genitori, perché «la famiglia è la prima scuola dei valori umani» (274). E «anche se i genitori hanno biso-gno della scuola per assicurare un’istruzio-ne di base ai propri fi gli, non possono mai delegare completamente la loro formazio-ne morale» (263). Il papa dice sì anche a una educazione sessuale positiva e prudente e presenta la vita familiare come contesto educativo e luogo appropriato anche per trasmettere la fede.

Le situazioni irregolariLe situazioni irregolariQuanto mai importante è il capitolo 8, in-titolato Accompagnare, discernere e in-

tegrare la fragilità, dove parla del discer-nimento delle situazioni dette “irregolari”, – matrimoni civili, semplici convivenze, il divorzio, i divorziati risposati, e delle cir-costanze attenuanti da tenere presenti nel

un luogo buono che lo accoglie, e questo permette di sviluppare un’autostima che favorisce la capacità di intimità e l’empa-tia. La fi gura paterna, d’altra parte, aiuta a percepire i limiti della realtà e si carat-terizza maggiormente per l’orientamen-to, per l’uscita verso il mondo più ampio e ricco di sfi de, per l’invito allo sforzo e alla lotta. Un padre con una chiara e felice identità maschile, che a sua volta unisca nel suo tratto verso la moglie l’affetto e l’accoglienza, è tanto necessario quanto le cure materne» (n. 175).

Alcune importanti sfide pastoraliAlcune importanti sfide pastoraliIl capitolo 6 rifl ette su alcune importanti sfi de pastorali ed è rivolto soprattutto ai vescovi, ai preti e alle guide pastorali nella Chiesa. Parla dell’importanza di proclama-re il vangelo della famiglia, di preparare le coppie al matrimonio, di formare dei lea-der laici, di sostenere e accompagnare le coppie nella loro vita d’insieme e nei mo-menti in cui sopravvengono le crisi, com-presi i fallimenti e i divorzi.Il Papa volge l’attenzione anche su coloro che hanno tendenze omosessuali. Affer-ma che «ogni persona, indipendentemen-te dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto con la cura di evitare ogni mar-chio di ingiusta discriminazione» (250). Tuttavia, «circa i progetti di equiparazio-ne al matrimonio delle unioni tra perso-ne omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la fa-miglia» (251). Nello stesso capitolo si sottolinea che «i seminaristi dovrebbero accedere ad una formazione interdisciplinare più ampia sul fi danzamento e il matrimonio, e non solamente alla dottrina» (n.203). Inoltre,

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L’Esortazione Apostolica è un documento essenzialmente pastorale: presenta una pastorale positiva e accogliente che ren-de possibile un approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo (n. 38). Il Papa ricorda anche che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero. Natu-ralmente, nella Chiesa è necessaria un’u-nità di dottrina e di prassi, ma ciò non im-pedisce che esistano diversi modi di inter-pretare alcuni aspetti della dottrina o al-cune conseguenze che da essa derivano». Si tratta quindi di un documento aperto a ulteriori sviluppi e approfondimenti. An-che perché «nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sem-pre, ma chiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare» (n. 325).

discernimento pastorale; inoltre, del rap-porto tra norma e discernimento. In tutte queste situazioni nella pastorale, scrive il Papa, occorre tenere presente la legge della gradualità e su tutto deve sempre prevalere la legge della misericordia.Nell’ultimo capitolo sono tracciate le linee per un fecondo cammino di spiritualità coniugale e familiare, in cui un posto im-portante occupa la preghiera. Il Papa scri-ve: «si possono trovare alcuni minuti ogni giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pre-gare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento diffi cile, chiedergli aiuto per amare, ren-dergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre» (n. 318).

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Brasile, a Rio de Janeiro, sul tema Andate

e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28, 19).Era la prima volta che vi partecipava papa Francesco, essendo stato eletto da appe-na quattro mesi il 13 marzo precedente. A quella Giornata presero parte circa 11 milioni di giovani venuti da ogni parte del mondo. Al termine, il papa aveva lasciato loro una consegna: «Portare i valori del Vangelo e la forza di Dio per estirpare il male e la violenza, per demolire le barriere dell’egoismo, dell’intolleranza e dell’odio, per costruire un mondo nuovo. Gesù Cri-sto conta su di voi, la Chiesa conta su di voi, il Papa conta su di voi!».Anche a Cracovia è da ritenere che sa-ranno centinaia di migliaia i giovani che vi affl uiranno. È da prevedere che un gran numero verrà anche dall’Italia.

A scegliere il tema per questa Giorna-ta della Gioventù è stato lo stesso

papa Francesco anche perché si inserisce nell’Anno Santo della Misericordia, diven-tando così un vero e proprio Giubileo dei Giovani a livello mondiale.L’ultima Giornata mondiale, come forse si ricorderà, era stata tenuta nel 2013, in

31ma Giornata Mondiale della Gioventù

APPUNTAMENTOAPPUNTAMENTOA CRACOVIAA CRACOVIA

Il prossimo mese di luglio, dal 26 al 31, avrà luogo in Polonia, a Cracovia, la 31ma Giornata Mondiale della Gio-ventù. Avrà come tema “Beati i misericordiosi, perché trove-ranno misericordia” (Mt 5,7).

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opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visi-tare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia

spirituale: consigliare i dubbiosi, inse-gnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli affl itti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone mo-leste, pregare Dio per i vivi e per i morti». Come vedete – sottolinea il Papa – «la mi-sericordia non è “buonismo”, né mero sen-timentalismo. Qui c’è la verifi ca dell’auten-ticità del nostro essere discepoli di Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi». Nel messaggio esorta quindi i giovani: «Fa-tevi ispirare dalla preghiera di santa Fau-stina, umile apostola della Divina Miseri-cordia nei nostri tempi:

Lo scopo, di questo incontro dei giovani è di vivere insieme una forte esperienza di fede a livello di Chiesa universale, attra-verso l’ascolto della Parola di Dio, la ce-lebrazione dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione, e la gioia di incontrarsi. Da queste esperienze, come risulta da tante testimonianze, molti tornano a casa trasformati.

Le opere di misericordiaLe opere di misericordiaIl papa, nel messaggio scritto in prepara-zione a questo prossimo incontro di Cra-covia, ha voluto sottolineare lo stretto rapporto che intercorre tra il Giubileo e la beatitudine della misericordia che farà da fi lo conduttore a tutta la celebrazione. Ha indicato soprattutto l’importanza che dovranno avere le opere di misericordia. Perciò, scrive «vi invito a riscoprire le

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modo che partecipi a tutte le sofferenze

del prossimo» (Diario, 163).

Un programma concreto Un programma concreto ed esigenteed esigente«Il messaggio della Divina Misericordia – scrive ancora il papa, – costituisce dunque un programma di vita molto concreto ed esigente perché implica delle opere. E una delle opere di misericordia più evidenti, ma forse tra le più diffi cili da mettere in pratica, è quella di perdonare chi ci ha of-feso, chi ci ha fatto del male, coloro che consideriamo come nemici». «Come sem-bra diffi cile tante volte perdonare! Eppu-re, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la sere-nità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono con-dizioni necessarie per vivere felici».

«Aiutami, Signore, a far sì che […] i

miei occhi siano misericordiosi, in

modo che io non nutra mai sospetti e

non giudichi sulla base di apparenze

esteriori, ma sappia scorgere ciò che

c’è di bello nell’anima del mio prossi-

mo e gli sia di aiuto; […] il mio udito

sia misericordioso, che mi chini sulle

necessità del mio prossimo, che le mie

orecchie non siano indifferenti ai do-

lori ed ai gemiti del mio prossimo; […]

la mia lingua sia misericordiosa e non

parli mai sfavorevolmente del prossi-

mo, ma abbia per ognuno una parola

di conforto e di perdono; […] le mie

mani siano misericordiose e piene di

buone azioni; […] i miei piedi siano

misericordiosi, in modo che io accorra

sempre in aiuto del prossimo, vincendo

la mia indolenza e la mia stanchezza;

[…] il mio cuore sia misericordioso, in

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sazia la sete profonda che dimora nei vo-stri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera. Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù confi do in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua mise-ricordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel no-stro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione.Portate la fi amma dell’amore misericor-dioso di Cristo – di cui ha parlato san Gio-vanni Paolo II – negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confi ni della terra. In questa missione, io vi accompagno con i miei auguri e le mie preghiere, vi affi do tutti a Maria Vergine, Madre della Miseri-cordia».

«Cracovia – conclude il Papa – la città di san Giovanni Paolo II e di santa Faustina Kowalska, ci aspetta con le braccia e il cuo-re aperti. Credo che la Divina Provvidenza ci abbia guidato a celebrare il Giubileo dei Giovani proprio lì, dove hanno vissuto due grandi apostoli della misericordia dei no-stri tempi [...]. Carissimi giovani, Gesù mi-sericordioso, ritratto nell’effi gie venerata dal popolo di Dio nel santuario di Cracovia a Lui dedicato, vi aspetta. Lui si fi da di voi e conta su di voi! Ha tante cose importanti da dire a ciascuno e a ciascuna di voi… Non abbiate paura di fi ssare i suoi occhi colmi di amore infi nito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le fe-rite delle vostre anime, uno sguardo che

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S ono passati un quindicina d’anni da quando, nel 2001, noi Minime dell’Ad-

dolorata abbiamo aperto la nostra prima comunità in Brasile, a Salvador di Bahia.

Durante questo tempo abbiamo avuto la gioia di vedere fi orire e maturare alcune vocazioni di giovani brasiliane che hanno chiesto di entrare nel nostro Istituto.

Questa gioia si è ora concretizzata con la professione religiosa delle prime due giovani:

sr. Gismarae

sr. Valdilene

Il carisma di S. Clelia continua a fruttificare

LE PRIME LE PRIME SORELLE BRASILIANESORELLE BRASILIANE

Con la professione religiosa delle prime due suore brasi-liane, il carisma di Santa Cle-lia assume una dimensione sempre più ampia e missiona-ria. Dopo la nostra presenza in Africa e in India, e ora in Brasile, sentiamo quanto sia vera la sua profezia: “Andrete sparse a gruppi a lavorare nel-la vigna del Signore”.

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spiegato il signifi cato della cerimonia, e ha ringraziato i presenti, in particolare i sa-cerdoti per essere intervenuti. Il coro ha quindi aperto la celebrazione con un canto festoso mentre si snodava la processione d’ingresso. Accompagnavano le novizie Madre Maria Bruna, suor Joicy e la sottoscritta. A illuminare il particolare signifi cato della celebrazione hanno contribuito le letture della messa del giorno, sabato dell’ottava di pasqua, tutte pervase di spirito apostoli-co e missionario. La prima, dagli Atti degli apostoli, raccontava di Pietro e Giovanni a cui il sinedrio voleva proibire di parlare alla gente di Gesù, e come essi avessero risposto con grande franchezza: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il Vangelo invece riferiva l’ap-parizione di Gesù, la mattina di Pasqua, a Maria di Magdala, la quale corse subito ad

Nella stessa circostanza è entrata in no-viziato anche Anna Cristina, e sono state accolte due altre giovani: la prima, Deisy, come postulante e l’altra, Jaline, come aspirante.

La celebrazione La celebrazione La cerimonia della professione ha avuto luogo il 2 aprile scorso, sabato dell’otta-va di Pasqua. A presiederla è stato mons. Adelmiton, cancelliere del vescovo di San Salvador di Bahia, Murilo Krieger, presenti 8 sacerdoti e un diacono. Oltre ai famiglia-ri era presente, per così dire, l’intera no-stra parrocchia del Bairro da Paz che assi-steva, forse per la prima volta, a un evento del genere. Suor Elisabetta, della nostra comunità locale, in veste di commentatrice, dopo il saluto di benvenuto all’assemblea, ha

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la loro maestra, suor Joicy, che le aveva accompagnate nel cammino formativo di questi anni, aiutata e sorretta da tutte le altre sorelle. Il celebrante ha quindi rivolto loro le do-mande previste dal rito riguardanti se volevano consacrarsi al Signore con la professione dei voti religiosi, a cui le due candidate hanno risposto: “Sì, lo voglio”.Nell’omelia, mons. Adelmiton ha sottoline-ato l’intensità e la passione con cui la per-sona consacrata deve rispondere al dono del Signore. Subito dopo le due candidate hanno pronunciato ad alta voce la formula di Professione, scritta a mano su un foglio, deposto poi sull’altare e fi rmato di loro pu-gno.Suggestivo e pieno di suspence il momen-to in cui le due neo-professe si sono ritira-te in una piccola stanza attigua per indos-sare l’abito appena benedetto, mentre il

annunciarlo a quanti erano stati con lui ed “erano in lutto e in pianto”, affermando di avere visto il Signore. Inoltre parlava an-che dell’apparizione di Gesù agli Undici discepoli, mentre erano a tavola, il quale, dopo averli rassicurati, disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).

La chiamata per nome e l’attoLa chiamata per nome e l’attodella professionedella professioneNon potevano esserci letture più indica-te per comprendere il senso pieno della consacrazione che le due giovani stavano per compiere, che consiste nel donare la propria vita al Signore ed essere inviate ad annunciarlo e testimoniarlo al mondo.Dopo la lettura del vangelo, come preve-de il rito, ha avuto luogo la chiamata per nome delle due candidate, da parte del-

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chia e per la nostra Congregazione. Tanto più se riferiti all’anno della Vita Consacra-ta, da poco concluso, e all’apertura del Giubileo della Misericordia. Manifestano infatti lo stretto legame che esiste tra la Parola di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre“, e la natura intima della consa-crazione religiosa, che ha come scopo di accogliere la misericordia di Dio per poi testimoniarla e offrirla al mondo con lo stesso spirito di Gesù e il cuore materno della Vergine Addolorata.Madre Clelia, poco prima di morire, ave-va profetizzato al piccolo gruppo delle sue compagne: “Andrete sparse a gruppi a

lavorare nella vigna del Signore”. Con in suo sguardo lungimirante aveva previ-sto che quella piccola località delle Budrie, in cui nel lontano 1868 era stato posto il primo germe della nostra famiglia reli-giosa, entrando, in estrema povertà, nel cosiddetto “Ritiro”, sarebbe diventata un faro di luce per la Chiesa e il mondo, e una manifestazione dello Spirito e della bontà di Dio. Ed è stato proprio così.Lo Spirito ha condotto la nostra piccola fa-miglia in terre lontane, servendosi di tanti “strumenti” e l’ha guidata su strade scono-sciute, verso nuovi popoli. Le ha dato un cuore grande, tenero, compassionevole, capace di ascoltare le necessità e i bisogni della gente e di rispondervi con un servi-zio umile e generoso. Con la Professione religiosa delle prime sorelle brasiliane e, sulla loro scia, il for-marsi di un piccolo gruppo di coloro che vogliono conoscere il carisma della nostra giovane e santa fondatrice, Madre Clelia, sentiamo come il dono da lei trasmesso, con la sua bellezza, continua a esercitare una forte attrattiva su altre giovani che desiderano unirsi a noi per servire insieme il Regno di Dio ed essere strumenti del suo amore, con la stessa intensità e il medesi-mo entusiasmo delle origini.

coro riempiva la navata della chiesa con le sue note gioiose. Subito dopo sono tornate in chiesa accolte con un lungo applauso e lacrime di gioia.Il rito è quindi proseguito con la consegna delle Costituzioni della nostra famiglia re-ligiosa e l’abbraccio con la Madre e alcune sorelle.

Certo il sì ora pronunciato, come è previ-sto dalla Chiesa, non è ancora defi nitivo, ma esprime già la volontà e l’impegno di una adesione totale al Signore e la gioia di appartenergli, nella promessa e speranza del sì defi nitivo con la professione perpe-tua, fra alcuni anni, che sigilli per sempre questa consacrazione a lui nella nostra fa-miglia. La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni – il pane e il vino su vassoi, con spighe e grappoli d’uva – portati all’altare in forma processionale, con la partecipa-zione delle mamme di suor Gismara e di suor Valdilene.Al termine della celebrazione sono stati tutti invitati a proseguire la festa negli am-bienti parrocchiali con un rinfresco prepa-rato con grande maestria dal gruppo delle amiche di Santa Clelia. Lì abbiamo avuto modo di conoscere i diversi famigliari, alcune suore di altri Istituti che avevano accolto l’invito di partecipare alla nostra festa e salutare particolarmente i parroc-chiani e il parroco di Acupe, piccola locali-tà dove andranno prossimamente a vivere alcune nostre suore per avviare una nuova comunità ad esperimento.

Una giornata profeticamenteUna giornata profeticamenteradiosa e bellaradiosa e bellaDiffi cile poter trasmettere la freschezza, la gioia, l’entusiasmo che hanno riempito la giornata. Sono avvenimenti che assumono un valore tutto particolare per la parroc-

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«Il Signore vi manda sulle strade del mon-do, vi manda in primo luogo a perfezionare la vostra preparazione e vi inserisce in una comunità dove vivere come “in un cuor solo ed un’anima sola” (cfr. At 4,32); vi manda per ascoltare il gemito del povero, a lenire la sofferenza del malato, stendere la mano a chi è ai margini della società, in-fondere speranza ai tanti delusi della vita e annunciare a tutti la misericordia del Pa-dre manifestata in Cristo Gesù.Sentitevi quotidianamente conquistate e affascinate da Cristo. Vi accogliamo con spirito di fraternità e vi accompagniamo con la nostra preghiera perché la vostra testimonianza sia fonte di consolazione per quanti incontrerete sul vostro cammino».

Sr Enza Di Nuzzo

Nel nostro piccolo vorremmo davvero trovarci in sintonia con quanto afferma il papa Francesco quando esorta a vivere, non accartocciati su se stessi, ma aperti e liberi, “in uscita”. Anche i suoi continui inviti ai consacrati di dare vita ad “altri

luoghi” in cui si vive la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglien-za della diversità, dell’amore reciproco… luoghi di carità e creatività carismatica, ci entusiasmano perché vorremmo davvero che le nostre comunità, e ciascuna di noi, potessero “diventare sempre più lievito per una società ispirata al Vangelo, una “città sul monte” che dice la verità e la po-tenza delle parole di Gesù (cfr. Lettera ai

consacrati in occasione dell’Anno della

Vita Consacrata).

A suor Valdilene e a suor Gismara diciamo:

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Verso il XXVI Congresso eucaristico nazionale

NELL’EUCARISTIANELL’EUCARISTIAC’È QUALCUNO CHE MI AMAC’È QUALCUNO CHE MI AMA

Che gioia essere cattolico, avere fede, celebrare il Corpo del Signore, credere in Gesù Cristo Eucaristia! Che gioia averlo incontrato, sapere che non sono solo, che

Lui mi accompagna, che la mia vita ha significato. Che gioia sapere che Qualcuno mi ama, che se esisto è perché Dio mi ama, e nel Corpo del Signore, nel Figlio Eucaristia mi ama fino all’estremo limite; fino all’estremo del tempo, fino all’estremo dell’amore e delle sue forze, fino all’estremo di dare la vita per me, fino all’estremo di essere Dio e, per amore, farsi uomo e venire in cerca di me per aprirmi le porte dell’amicizia e dell’a-more del Dio Trino ed Uno. Che gioia sapere che è rimasto per sempre con me in ogni tabernacolo della terra, con le braccia aperte, in un’amicizia perennemente offerta.

Dio esiste e mi amaCome non amarlo, adorarlo e mangiarlo! Come non baciarlo, abbracciarlo e portarlo

sulle spalle lungo le strade e le piazze, gridando e cantando, proclamando che Dio esi-ste e ci ama, che la vita ha significato ed è un privilegio esistere, perché non moriremo più; che la nostra vita è più di questa vita e di questo tempo e di questo spazio; che sono eternità perché il Figlio di Dio me lo ha meritato con la sua morte e risurrezione, che egli rende presente nell’Eucaristia «una volta per sempre, dove mi dice: “Io sono il pane di vita, chi mangia di questo pane vivrà in eterno”».

Come non proclamarlo e gridarlo quando tutto questo si conosce per fede, ma, so-prattutto, si può gustare e assaporare già quaggiù, e inizia il cielo sulla terra, e si vivono momenti di eternità, mediante incontri di amicizia e di preghiera vicino al tabernacolo, dove il Padre mi dice costantemente la sua Parola di amore nel Figlio, incarnato, prima nella carne, poi nel pane consacrato, mediante la potenza di amore che è il suo Spirito Santo.

Gesù nel tabernacolo rimane sempre come Eucaristia, intercessione e oblazione pe-renne per i suoi fratelli, gli uomini, in “musica silenziosa”; mi canta, “mi rivela la can-zone dell’amore estremo, del Padre per l’uomo con la potenza di amore dello Spirito Santo, in cui mi dice: non ti dimentico, ti amo, ti offro la mia vita e amicizia perenne e desidero farti partecipe della mia stessa vita e dei miei sentimenti: «Io do la mia vita per

Dal 15 al 18 settembre prossimo si celebrerà a Genova il 26° Congresso Eucaristico Nazionale. Per prepararci a que-sto avvenimento e risvegliare in noi l’amore all’Eucaristia, pubblichiamo questa bella meditazione di Gonzalo Aparicio, scritta qualche anno fa sulla rivista “Ecclesia”, dell’episco-pato spagnolo. E impariamo da Santa Clelia ad amare Gesù nell’Eucaristia con la sua stessa fede e il suo stesso fervore.

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voi, non vi chiamo servi, ma amici perché tutto quello che mi ha rivelato il Padre l’ho fatto conoscere a voi”.

Quale gioia aver conosciuto GesùCristo Eucaristia, quale gioia averlo conosciuto per mezzo della fede, soprattutto, per

mezzo di una fede viva ed esperimentata nella preghiera personale e liturgica, non so-lamente creduta e celebrata. Quale gioia essermi incontrato con Te nella preghiera personale ed eucaristica. «La preghiera non è altra cosa… se non un rapporto di amici-zia stando spesso a tu per tu con colui che sappiamo che ci ama». Si direbbe che Santa Teresa di Gesù abbia scritto questa definizione guardando il tabernacolo.

Perciò, quale grande necessità assoluta ha la Chiesa di tutti i tempi di avere, special-mente nei seminari e noviziati e case di formazione, degli alpinisti che siano saliti fino alla cima del Tabor eucaristico, e possano insegnare, non solo in teoria ma in maniera vissuta questo cammino; abbiamo bisogno di esploratori, come quelli di Mosè che siano giunti fin nella terra promessa dell’esperienza eucaristica e possano tornare carichi di frutti, per insegnare la via, lasciando altre strade che non giungono al cuore del pane e dei riti sacri, fino alle persone divine.

L’unica via è la preghiera continua che ci conduce alla conversione e alla costante co-munione con la vita e i sentimenti di Cristo; bisogna svuotarsi perché siamo molto pieni di noi stessi; abbiamo tutto, ma ci manca il Tutto che è Cristo.

Signore, perché mi ami tanto, perché ti umili tanto, perché ti abbassi tanto? Che cosa può darti l’uomo che tu non l’abbia? Non lo capisco, c’è solo una spiegazione: ”Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. Dio ha tanto amato il mondo da dare il proprio Figlio”.

Grazie, Padre per il tuo amore estremo nel Figlio incarnato ed eucaristico “per opera dello “Spirito Santo! Gesù Eucaristia perfetta, noi crediamo in Te, noi confidiamo in Te, Tu sei il Figlio di Dio!”.

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Cristo nella Congregazione delle Minime dell’Addolorata hanno custodito nella fe-deltà il proposito che animava Clelia, e le sue compagne, Orsola, Violante e Teodora quel giorno, quando disse loro: “Riunia-

moci insieme per vivere una vita rac-

colta e fare del bene”.

La nostra giornata alle BudrieLa nostra giornata alle BudrieQuesta scritta a caratteri grandi, tanto breve quanto espressiva, posta all’ingres-so, ha accolto i pellegrini che quest’anno sono venuti a visitare la Casa del Maestro. Assieme alla scritta, erano raffi gurati un uovo tagliato in 4 parti e 4 pani, a memo-ria della povertà e della provvidenza che vissero Clelia entrando nel “Ritiro”. La sto-ria infatti racconta che «un uovo diviso in quattro, col contorno di polenta e acqua, fu la loro prima cena. Clelia dirà: “mi pia-ce che la nostra casa somigli al presepe,

Con lo spirito delle origini

UN PRIMO MAGGIOUN PRIMO MAGGIODI PREGHIERADI PREGHIERA

A 148 anni da quando Clelia con le sue prime compagne entrò nel “Ritiro della Prov-videnza”, dando origine alla nostra famiglia religiosa, vie-ne da chiedersi: cos’è rimasto oggi di quel primo ingresso che quattro ragazze corag-giose fecero nella Casa del Maestro?

O ggi possiamo dire che i sogni e i de-sideri che vibravano quel 1° maggio

1868, in quei giovani cuori sono ancora vivi. Alcune cose sono cambiate, altre si sono sviluppate, e altre ancora sono scom-parse… ma il trascorrere del tempo e le persone che si sono via via consacrate a

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carità per venire in aiuto alle persone più bisognose della parrocchia. A tale scopo abbiamo letto alcune testimonianze tratte dai processi di canonizzazione che descri-vevano l’attività di Clelia. Come simbolo è stato scelto un catino con una brocca e un asciugatoio a ricordo della lavanda dei pie-di, gesto compiuto da Gesù che Clelia ripe-té l’anno prima di morire, il Giovedì santo 1869. Il racconto di quell’episodio è giunto a noi attraverso la testimonianza di Car-mela Donati, sorella minore di Orsola, che così racconta: «Il Giovedì santo (Clelia) mi ordinò di cercare dodici ragazze di 16-17 anni, le fece sedere e, postasi alla cintura un grembiule, lavò loro i piedi. Quindi si sedette con loro ad una specie di cena, fat-ta di radicchi e di una bevanda amara con erbe bollite, che somministrò dentro due bicchieri a forma di calice. Poi, inginoc-chiatasi sopra una sedia fra due armadi, parlò quasi mezz’ora della cerimonia com-piuta, esortando le presenti ad una grande devozione alla passione del Signore. Poi si andò insieme nella Chiesa a recitare le preghiere» (Il sole sugli argini, p.119).

Questo momento della vita di Clelia è sta-to riprodotto anche nella copertina della traccia dell’Adorazione, perché oltre a rappresentare in sintesi tutta la vita della santa, è anche il recente dipinto di Dante Mazza, artista che ha profuso molte ener-gie in rappresentazioni artistiche di Santa Clelia (Cfr. p. 29).L’adorazione si è poi conclusa con la ce-lebrazione del vespro. Abbiamo pregato il Signore di renderci saldi nella fede, nella speranza e nella carità perché, soprattutto in quest’anno della Misericordia, possiamo sull’esempio di Clelia trovare il coraggio di inginocchiarci ai piedi del prossimo, amar-lo come amiamo il Signore, e come lui ci ama, e vivere una vita raccolta (nelle no-stre famiglie e comunità parrocchiali) e farcendo del bene (a tutti!).

dove i pastori portarono i loro doni”. E fi n dagli inizi le fu recato un dono augurale, un segno di solidarietà e di simpatia. Una bambina di 6 anni, Maria Baroni, bussò alla porta con quattro pani: “Portali a Clelia tu che le vuoi tanto bene – le aveva detto la nonna – che abbiano da mangiare questa sera”». (Luciano Gherardi, Il sole sugli argini, p. 89).

I tre momenti dell’AdorazioneI tre momenti dell’AdorazioneNella chiesa parrocchiale delle Budrie si è svolta una funzione a ricordo di quell’e-vento: dopo l’esposizione del SS.mo Sa-cramento, i fedeli sono stati guidati nell’a-dorazione da letture e segni che volevano descrivere alcuni aspetti della vita della Congregazione.Dopo un’introduzione ispirata alla Bol-la di indizione dell’anno giubilare della misericordia indetto da papa Francesco, abbiamo ringraziato il Signore per il dono delle prime due suore brasiliane, che han-no emesso la loro prima professione il 2 aprile scorso. È il carisma di santa Clelia che continua a fi orire in terre sempre più lontane, dove altre suore attualizzano oggi quel “Riuniamoci insieme” per portare ad altri la luce del Vangelo. Come segno della consacrazione religiosa è stata por-tata all’altare una lampada.Nel secondo momento è stata sottolineata l’importanza di “vivere una vita raccol-

ta”, che oggi come allora per noi Minime si esprime nell’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione ai sacramenti, la preghiera personale e liturgica e in atteggiamento di silenzio, teso a cogliere la presenza di Dio sempre e ovunque. Come segno dell’offer-ta di questa preghiera abbiamo portato ai piedi dell’altare l’incenso.Infi ne abbiamo ricordato Clelia “operaia

del Vangelo e della carità”, ricordando che il suo “fare del bene” si esprimeva sia con l’evangelizzazione, sia nelle opere di

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L a Tanzania, situata nel centro sud dell’Africa, ha una superfi cie di 947

mila chilometri quadrati – circa tre volte l’Italia – e una popolazione di 45 milioni di abitanti. Dal punto di vista religioso, il 35% è costituito da cristiani, un altro 35% da musulmani e un 30% da animisti e da appartenenti a credenze tradizionali.In questo paese siamo giunte anche noi Minime dell’Addolorata, nel 1974, e attual-mente siamo presenti con sette diverse comunità. La prima ad essere inaugurata fu quella di Usokami (diocesi di Iringa)

Sono una struttura pastorale in cui gruppi di famiglie vici-ne tra loro si incontrano, ora in una ora in un’altra delle loro case, per ascoltare la parola di Dio, condividere le ispirazio-ni che suscita, pregare insie-me e anche per scambiarsi le informazioni e organizzarsi per aiutare chi è nel bisogno. d

Esperienze pastorali della Chiesa in Tanzania

LE PICCOLELE PICCOLECOMUNITÀ CRISTIANECOMUNITÀ CRISTIANE

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Organizzate per gruppi di famiglieOrganizzate per gruppi di famiglieChe cosa sono esattamente? Ce lo spiega p. Anthony Makunde, ex segretario gene-rale della conferenza episcopale della Tan-zania, in una intervista concessa all’Opera missionaria della Chiesa tedesca Missio, con sede ad Aquisgrana e un programma sintetizzato in tre parole: credere, vivere

e donare.Sono gruppi di famiglie che si riuniscono per degli scopi spirituali: pregano, leggono insieme la Bibbia e condividono tra loro le ispirazioni che la Parola di Dio ascoltata ha suscitato nel loro cuore. Si sforzano poi di portare il frutto di questa rifl essione nella vita quotidiana e di mettere in prati-ca ciò che la Parola ha loro interiormente suggerito. «Nella mia comunità – afferma p. Makunde – i gruppi si incontrano a ro-

dove siamo inserite nelle attività della par-rocchia e nei 19 villaggi che la compongo-no. Ci occupiamo della catechesi, ci pren-diamo cura dei malati e prestiamo servizio in un Dispensario. Inoltre gestiamo una scuola di cucito e di economia domestica. Ora è stata avviata la nostra attività anche nella parrocchia di Ipogolo, a un centinaio di chilometri da Usokami, nella periferia di Iringa.Tra le iniziative parrocchiali, un posto par-ticolare occupano le cosiddette comunità di base, o come sono anche chiamate, le “Piccole comunità cristiane”. Si tratta di una struttura pastorale introdotta in tut-te le diocesi del paese dalla Conferenza episcopale tanzaniana, ma esistenti anche in tanti altri paesi dell’Africa, sia pure con modalità diverse da un luogo all’altro.

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nizzare gli aiuti per coloro che non rie-scono a farcela da soli. Questa attenzione vicendevole è un grande valore perché si cerca di venire incontro a chi è nel bisogno e non saprebbe a chi rivolgersi. Per esem-pio, se uno viene a sapere che una famiglia non ha il suffi ciente per dare da mangiare ai propri bambini, nella riunione seguente egli informa gli altri dicendo loro: “credo che in quella famiglia ci sia bisogno del no-stro aiuto per nutrire i bambini”.

Sono il cuore delle comunità Sono il cuore delle comunità parrocchialiparrocchialiLe Piccole comunità cristiane, spiega p.Makunde, costituiscono il cuore delle comunità parrocchiali e delle stazioni pe-riferiche. È qui che vengono organizza-te anche le liturgie. Prendiamo il caso di quando uno muore. La famiglia colpita dal lutto informa la guida della comunità che a

tazione, ora in una ora in un’altra famiglia. Ogni comunità ha un suo crocifi sso che è il punto centrale di ogni incontro. Quando al termine di ognuno di questi viene stabilito quale famiglia ospiterà il raduno successi-vo, questa porta con sé a casa il crocifi sso che in questo modo passa da una famiglia all’altra.Questi incontri offrono a coloro che vi partecipano anche l’opportunità di con-dividere e discutere i vari problemi della vita quotidiana. Costituiscono l’occasione di informare i presenti se, per esempio, in una determinata famiglia c’è qualcuno di malato, se ha perso un bambino, ecc. Questo scambio di informazioni è molto importante soprattutto per quelle per-sone che sono lontane dalla loro famiglie per ragioni di lavoro perché hanno così la possibilità di essere informate su ciò che avviene nel loro luogo di provenienza.Negli incontri si parla anche come orga-

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zione teologica. In città è più facile, ma in campagna è diffi cile anche solo avere gli strumenti necessari. Oltretutto, molti non possiedono una suffi ciente conoscenza dell’inglese.Ma, ha proseguito p. Makunde, non si tratta solo della formazione teologica. A noi mancano anche le strutture formative adeguate. Prendiamo, per esempio, il caso della stregoneria, di cui sono vittime ogni anno centinaia di persone. Si tratta di un fenomeno molto radicato. Ma la gente non va a parlare col parroco. È più facile par-larne nelle Piccola comunità dove le per-sone si conoscono tra loro, si fi dano l’un l’altro e pregano insieme. L’idea quindi è di preparare dei capi di queste comunità at-traverso seminari di studio per metterli in grado di capire e scoprire poco alla volta cosa si nasconde dietro questo fenomeno.Un’altra sfi da è di riuscire a coinvolgere i sacerdoti e i religiosi. «La mia idea, ha concluso p. Makunde, è di fare di que-ste comunità una vera chiesa locale: non quindi una Chiesa per i laici, ma una Chie-sa per i sacerdoti, i religiosi e i laici. Questi sono i tre pilastri della Chiesa. Se le Picco-le comunità vogliono essere Chiesa locale allora c’è bisogno della presenza attiva di tutti e tre questi pilastri».

sua volta lo comunica al catechista, il qua-le si recherà a pregare dai parenti. La no-tizia viene quindi trasmessa alla comunità che organizza il funerale e si adopera per cercare un sacerdote disponibile. «Nelle 19 stazioni della mia comunità parroc-chiale – afferma p. Makunde,– non sempre ciò è possibile. In questo caso, il compito viene delegato al catechista. L’iniziativa comunque parte sempre dalla Piccola co-munità cristiana. E questo vale anche per la preparazione ai sacramenti, quando per esempio c’è da battezzare un bambino op-pure nel caso di un matrimonio. C’è però da dire che soltanto le coppie ben prepa-rate scelgono come luogo per la cerimo-nia la chiesa perché desiderano avere uno spazio adatto. Questa scelta è determinata anche da un aspetto pratico che riguarda le spese, a volte diffi cili da affrontare. La comunità viene allora in aiuto. Ciò è im-portante perché ci sono molte coppie che evitano il matrimonio uffi ciale proprio per i costi che comporta. Se invece tutti par-tecipano alle spese, per esempio, per la musica, il banchetto di nozze ecc., allora il problema è molto diverso».

Le sfide da affrontare Le sfide da affrontare È stato chiesto a p. Makunde quali sono le sfi de che queste piccole comunità cristia-ne devono affrontare. Il problema, ha ri-sposto, è la necessità di investire di più sui laici, soprattutto nella formazione di cate-chisti. In passato avevamo un programma formativo biennale. Ma ora non possiamo più fi nanziarlo. Attualmente ogni cate-chista frequenta un corso trimestrale per prepararsi al meglio possibile. Alcuni li possiamo inviare ai centri di formazione fuori della nostra diocesi. Bisogna però dire che complessivamente il livello cultu-rale dei laici è molto basso, e sono pochi coloro che possono aspirare a una forma-

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nata con la fi nalità di assistere gli anziani e i giovani in diffi coltà» – come ha spiegato don Giacomo Stagni, parroco di San Pietro di Vidiciatico, fondatore e anima di questa Fondazione, in una dichiarazione ripresa dal quotidiano cattolico Avvenire del 4 gennaio 2004, al compiersi di dieci anni della sua costituzione.

Tutto è cominciato Tutto è cominciato in una semplice canonicain una semplice canonicaLa storia ebbe inizio nel 1982 quando la comunità parrocchiale cominciò ad «acco-gliere e condividere la vita con gli anzia-ni». Questo tema, dalla condivisione con le persone, partito dalla canonica, si è poi allargato al punto da dare origine in poco tempo ad un’esperienza concreta nell’a-silo parrocchiale: l’associazione “Asilo S. Vincenzo”, nata il 27 settembre 1987. Nel 1994 l’Associazione si è trasformata in Fondazione dedicata a Santa Clelia Bar-

Strutture pastorali della Dicesi di Bologna

LA FONDAZIONELA FONDAZIONESANTA CLELIA BARBIERISANTA CLELIA BARBIERI

Attraverso strutture proprie e l’erogazione di servizi socio-assistenziali e sanitari, la Fon-dazione svolge un importante ruolo nell’assistenza della po-polazione anziana, dei disa-bili e dei giovani in difficoltà che non è possibile mantene-re nel proprio ambiente fami-liare e sociale.

T ra le varie Opere e iniziative nel campo della pastorale caritativa e assisten-

ziale di cui è ricca la Chiesa di Bologna, un posto particolare occupa la Fondazione Santa Clelia Barbieri, un ente ecclesiasti-co senza scopo di lucro, che dal gennaio 1998 è anche una Onlus. «È una struttura

don Giacomo Stagni

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so la proposta di iniziative di istruzione e formazione religiosa, oltre che di attività culturali e ricreative volte a favorire lo svi-luppo integrale della persona umana se-condo i principi della dottrina cattolica». «Tengo a ribadire – sottolinea don Giaco-mo – che la nostra attenzione è quella di non limitarci ad “accogliere” gli anziani. Offriamo loro “vita d’assieme”. Questo è importante perché altrimenti si trovereb-bero isolati e forse condannati ad essere sradicati dal loro ambiente. Essi stanno qui, i famigliari vengono a trovarli e così partecipano della loro vita. Favoriamo, inoltre, la partecipazione della comuni-tà locale attraverso la promozione di ini-ziative interne ed esterne alla struttura, proprio per offrire momenti di incontro e socializzazione che facilitino i rappor-ti tra i nostri ospiti, gli adulti e i bambini

del territorio. Per chi poi ha la necessità di vivere in modo diverso la propria indi-vidualità, con una certa libertà, vi sono gli appartamenti protetti che comunque ven-gono sempre supportati dalla struttura centrale». «Un elemento importante per noi è il con-tributo dei volontari che sono numerosis-simi e innamorati della nostra struttura, oltre che indispensabili nell’animazione e

bieri. Perché, spiega don Giacomo, «con Santa Clelia avevamo stretto una sorta di “patto”: se ci avesse aiutato a vincere l’a-sta per l’acquisto di quella che è adesso la nostra Casa Protetta – che allora era una ex villa, padronale – saremmo andati tutti, tutto il paese, a Roma per render-le omaggio nel giorno della sua canoniz-zazione. Quell’asta l’abbiamo vinta, e il 9 aprile 1989 una folta delegazione della parrocchia si è recata nella capitale per ringraziare e festeggiare Clelia proclamata santa».

Gli sviluppi della FondazioneGli sviluppi della FondazioneDal 1998, la Fondazione è retta da in Consiglio di amministrazione nominato dall’arcivescovo di Bologna. «Attraverso le gestione di proprie strutture (la Casa

protetta e la casa di riposo entrambe a “Villa S. Clelia”, una Casa-famiglia e un Centro diurno) si pone – spiega don Sta-gni – come presidio socio-assistenziale di carattere residenziale rivolto agli an-ziani non autosuffi cienti e per i quali non sia possibile il mantenimento nel proprio ambiente famigliare e sociale, e a giovani soggetti con particolari diffi coltà di inseri-mento nella vita sociale. Questo, attraver-

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pagne aveva scelto come programma di “vivere una vita raccolta e fare del bene”. La sua piccola nascente comunità, oltre che luogo di preghiera, di intensa vita spirituale, e di lavoro, pur nella sua po-vertà, divenne così anche un focolare di carità, aperto e sensibile ai bisogni della parrocchia e dell’ambiente. Mons. Luciano Gherardi nel suo libro “Sole sugli argini” scrive: «Nel ritiro delle Budrie si abboz-zò “un metodo di regolata vita” basato su quattro cardini: orazione, sacrifi cio, lavo-ro, carità... Il servizio di carità è a tempo pieno, inteso non come specializzazione, ma come disponibilità fl essibile e mobi-

lissima a tutti i bisogni della comunità parrocchiale; un vero istinto soprannatu-rale nel cogliere i casi acuti: disadattati, sradicati, anime in crisi, malati senza as-sistenza. Pochi come Clelia hanno saputo leggere e scoprire il Vangelo della povertà e della sofferenza», e viverlo attraverso un «servizio itinerante». (p. 92). La Fondazione, mettendosi sotto il pa-trocinio Santa Clelia, ha scelto oltre che un modello profetico ed evangelico a cui ispirarsi, anche una sicura protettrice in cielo là dove, come scrive l’Apostolo Pa-olo, “la carità non avrà mai fi ne” (1 Cor 13,8).

nel fornire servizi. Altro elemento impor-tante sono i dipendenti, tutti qualifi cati, che ci aiutano a mantenere la “macchina” sempre effi ciente. E poi c’è S. Clelia: quan-do c’è bisogno di un aiuto la sua presenza si fa sempre sentire!».Da allora sono passati diversi anni. La Fondazione ha continuato a espandersi. A partire dal 1 gennaio del 2016 – scrive Sa-verio Gaggioli in Bologna Sette (13 marzo 2016) – è diventata Ente gestore anche di altre due strutture assistenziali storiche del territorio : la Casa di riposo “Villa Tere-sa” di Porretta e il Pensionato San Rocco di Camugnano. Le strutture oggi dispon-

gono di 240 posti letto e 135 dipendenti.Mons. Zuppi, nuovo arcivescovo di Bolo-gna, ha nominato ora gli organi collegiali che rimarranno in carica per i prossimi cinque anni. Come Presidente è stato con-fermato don Stagni.

Santa Clelia fonte di ispirazioneSanta Clelia fonte di ispirazioneIl fatto che la Fondazione sia intitolata a Santa Clelia non è una semplice etichetta. Di Clelia infatti possiede l’anima e ne pro-lunga lo spirito. La storia infatti racconta che lei, fi n dall’inizio della sua esperienza nel Ritiro delle Budrie, con le prime com-

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affascinata dalla disarmante tenerezza e, nello stesso tempo, dalla ferma determi-nazione di questa giovane santa che tanto ha amato e pregato il Santo della Carità, San Francesco di Paola, al quale io sono legata da speciale devozione, appartenen-do anche, indegnamente, al terzo ramo della sua famiglia religiosa. Quando mi sono trasferita a Bologna per lavoro, ho subito colto in ciò che stava ac-cadendo l’occasione di grazia per realizza-re, con l’aiuto del Signore, il mio pellegri-naggio. A rendere il tutto ancora più bello sono stati la condivisione e la concretizza-zione dell’idea con un mio collega di nome

M i chiamo Rosa e sono una terziaria minima che vive a Paola, in Calabria.

Ho sempre avuto il grande desiderio di po-

ter visitare i luoghi di Santa Clelia Barbieri

perché leggendo la sua vita sono rimasta

In visita nei luoghi di Santa Clelia Barbieri

DALLA CALABRIADALLA CALABRIAALLE BUDRIEALLE BUDRIE

Santa Clelia continua ad atti-rare col suo fascino tante per-sone desiderose di conoscer-la e di poter visitare i luoghi dove è vissuta. Come scrivono qui Rosa, Gianluca e Cinzia

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religiosa. Nella Chiesa parrocchiale, tra le altre opere, si ammira la pala dell’altare de-dicato a Santa Clelia che ricorda la “ispi-

razione granda” del 31 gennaio 1869 quando, dopo la S. Messa, scrisse di get-to la lettera autografa Caro il mio Sposo

Gesù, che ha sempre portato ripiegata sul cuore. La preziosa reliquia è custodita in una teca di vetro; è scritta su due faccia-te ripiegate in modo tale che l’inchiostro tende a fi ltrare da una parte all’altra. Nel-la Casa del Maestro si trova la stanza del transito, ora trasformata in cappella, in cui una lapide di marmo ricorda le ultime pa-role pronunciate dalla nostra santa e che sono state profetiche. Nell’Oratorio di San Giuseppe, attiguo alla chiesa parrocchiale, è custodita l’urna con le sacre reliquie del-la santa, beatifi cata da Papa Paolo VI il 27 ottobre 1968 e canonizzata da Papa San Giovanni Paolo II il 9 aprile 1989. Il pros-simo 13 luglio, solennità di Santa Clelia, la Chiesa bolognese festeggerà, insieme al neo arcivescovo Matteo Maria Zuppi, la grandezza di santità della minima che ave-va chiesto al Signore di bruciare d’amore per Lui. E ci saremo anche noi.

Rosa, Gianluca e Cinzia

Gianluca e sua moglie Cinzia: due persone da poco conosciute ma davvero a me tanto care. Sabato 30 aprile, nel primo pomeriggio, abbiamo così raggiunto la nostra meta. Nella città di Bologna e in tutta l’Emilia Romagna sono molto vivi la devozione e il culto di Santa Clelia Barbieri, che hanno la loro fonte privilegiata nel Santuario a lei dedicato che si trova a Le Budrie nel comune di San Giovanni in Persiceto. Qui vive e opera l’ospitale e accogliente comu-nità delle Suore Minime dell’Addolorata: sono i luoghi in cui la giovane santa è nata il 13 febbraio 1847 e ha concluso la sua vita terrena il 13 luglio 1870. Recandosi nella quiete della campagna bo-lognese a una ventina di chilometri dalla città, è possibile visitare e pregare nella Cappella della Casa Madre, nella Chie-sa parrocchiale, nella Casa del Maestro e nell’Oratorio di San Giuseppe. Andiamo per ordine: vicino alla Cappella della Casa Madre è collocata la statua di San Francesco di Paola, con il cero sempre acceso, al quale sempre si rivolgeva piena di fede la giovane Clelia per essere esaudi-ta nelle necessità della nascente famiglia

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C onobbi la vita di S. Clelia quando nel 1989, in occasione della sua canonizzazione, realizzai su tela una pala per l’altare delle Budrie, raffi gurante l’ispirazione grande

di S. Clelia. Della sua vita mi colpì molto l’episodio della lavanda dei piedi come conse-guenza ed espressione di una fede sincera e di una donazione totale verso il prossimo a imitazione di Cristo. Quest’anno in occasione del giubileo della misericordia, il rettore del Museo Cà Ghironda (Zola Predosa), ha organizzato una mostra d’arte sacra, invitandomi a partecipare con un mio dipinto. Fra le tante possibili interpretazioni, mi è subito venuto in mente la fi gura di S. Clelia nell’episodio della Lavanda dei piedi ritenendo rientrasse bene nel tema della misericor-dia, tema descritto da vescovo Mons. Matteo Zuppi,come: “ far piegare il prossimo verso i poveri, senza interessi e ad incontrare i cuori”.Mentre dipingevo, mi ha molto confortato sentire che il Papa aveva allargato la parte-cipazione alla lavanda dei piedi anche alle donne, avvalorando secondo me il gesto di S. Clelia.

Dante Mazza e Santa Clelia

PERCHÉ HO DIPINTOPERCHÉ HO DIPINTOLA LAVANDA DEI PIEDILA LAVANDA DEI PIEDI

25 Marzo 1869LA LAVANDA DEI PIEDI

DI SANTA CLIELIA BARBIERI

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13 Luglio 2016 Santa Clelia BarbieriAppuntamento a S. Maria delle BudrieSantuario di Santa Clelia

CHIESA DI BOLOGNA

MERCOLEDÌ 13 LUGLIO ore 7,30: Celebrazione delle Lodiore 8,00: S. Messa presieduta da don Angelo Lai,

Parroco di Le Budrie. Partecipano “le case della carità”

ore 10,00: S. Messa presieduta da:Mons. Giovanni Silvagni,Vicario generale della Diocesi di Bologna

ore 16,00: Adorazione Eucaristicaore 18,00: Celebrazione dei Vespri, presieduta da:

Sua Ecc.za Mons. Matteo Maria ZuppArcivescovo di Bologna

ore 20,00: S. Rosarioore 20,30: Solenne Concelebrazione Eucaristica

presieduta da:Sua Ecc.za Mons. MATTEO MARIA ZUPPI

PososP sosonno cconcnceleebrab re tutti i sacerdoti che lo desiderano Soonono disd pponnibii lii confessori per tutta la giornata

MARTEDÌ 12 LUGLIOore 20,30: S. Messa presieduta da S.E. Mons. Ernesto Vecchi,

Vescovo Ausiliare Emerito di Bologna

Solennitàdi

AVVERTENZAAlle ore 18,45, d, dedel 133 Luguglio paartrtenza da Bologna di un Pullman dal pal pipiazzazale ddele l’autotostazione.

Per le prenotazioni rivorivoolglgersisi:SUORE MINIME DELLLL’L’ADA DODOLOORAR TAVia E. Masi, 7 - Tel. 051 3939757584dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 15 alle lle 1818

Imprimatur: Mons. Alessandro Benassi, delegato - 18 Maggio 2016

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(Clelia Barbieri)

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NELLA CASA DEL PADRE

Portiamo nella nostra preghiera i nostri fratelli defunti che hanno varcato la soglia

della Gerusalemme celeste:

FERNANDO,

fratello di Suor Armanda Ballestri,ANNIE,

mamma di Suor Mercy Neelamkavil,MARIO,

fratello di Suor Aurelia Gozza,CARLO,

fratello di Suor Maria Clara Morselli,DEVASSY,

papà di Suor Cristina Maria Thermadam,NICLAUS,

papà di Suor Vimala Panakal,CLAIN,

papà di Suor Oliva Lalika,NICALAUS,

papà di Suor Yuditha Mlowe eGEBEHARD,

papà di Suor Caterina Mhimba

S. Clelia

Come “piccola grande santa…”,“la santa delle Budrie…”,“santa e immacolata nella carità …”,“santa sorella…”,come “fi ore sbocciato sull’arginedel Samoggia…”.

Prega per noi !

PREGHIERA

PER I

PELLEGRINI

Ogni giorno nel Santuario di S. Clelia si prega per tutti coloro che costantementechiedono preghiere.

Il giorno 13 di ogni mese,nella casa generalizia di Bologna, viene celebrata una S. Messa per tutti i devoti di S. Clelia.

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SantuarioSanta Clelia BarbieriLe Budrie

ATTIVITÀ DEL SANTUARIO

Suore Minime dell’AddolorataVia Tambroni, 13 - 40137 Bologna - Tel. 051 341755-342624 - c.c.p. 14253405

Redazione: Suor Maria Angelina Bentivogli - Dir. Resp. P. Giuseppe AlbieroAut. Trib. Bo 3038 in data 18/1/1963 - Trimestrale n. 2/2016

Poste Italiane S.p.a. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 2, Anno XLVII - Pubb. inf. 50%In caso di mancato recapito, si prega di restituire al mittente, che si impegna a pagare la tassa dovuta.

Stampa: DIGI GRAF - Bologna