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BIBBIA E LETTERATURE21
Riccardo Maisano
Ricognizioni scritturisticheI-II Antico e Nuovo Testamento
BIBBIA E LETTERATURE 21
Riccardo Maisano
Ricognizioni scritturistiche I-II Antico e Nuovo Testamento
I contributi raccolti in questa silloge si propongono di ripercorrere le traiettorie concettuali e culturali individuabili mediante un approccio filologico a libri tra i piugrave noti e frequentati della civiltagrave occidentale ma anche tra i piugrave soggetti a condizionamenti e precomprensioni I testi sono presentati come ldquoricognizionirdquo nel senso letterale della parola il tempo che egrave trascorso dalla prima stesura di gran parte di essi e i progressi compiuti nel frattempo dalla disciplina permettono di riproporli come esempio di approccio ai libri biblici in prospettiva filologica e come spunto metodologico che contribuisca a porre domande nuove intorno a temi e problemi sui quali soltanto in apparenza sembra che sia stato detto tutto In questo primo tomo i primi tre saggi presentano i risultati di indagini di laboratorio sulla tradizione di libri dellrsquoAntico Testamento seguendo le linee di sviluppo nellrsquointerpretazione e trasmissione individuabili tra le antiche versioni greche e latine Il secondo gruppo di contributi comprende una serie di sondaggi su aspetti e problemi concernenti gli scritti del Nuovo Testamento e in particolare il problema della datazione degli scritti neotestamentari il tema del rapporto tra questi scritti e il potere politico al tempo della loro redazione la presenza in essi dellrsquoelemento magico lrsquoanalisi testuale di alcuni passi
Riccardo Maisano ha insegnato nellrsquoUniversitagrave di Salerno (1969-1987) nellrsquoUniversitagrave di Calabria (1975-1977) e nellrsquoUniversitagrave di Napoli LrsquoOrientale (1987-2017) Egrave autore di saggi di filologia neotestamentaria letteratura cristiana antica filologia bizantina storia degli studi Ha pubblicato il manuale Filologia del Nuovo Testamento La tradizione e la trasmissione dei testi (Roma Carocci Editore 2014) Ha curato edizioni e traduzioni commentate di Giorgio Sfranze Cronaca (Roma Accademia dei Lincei 1990) Temistio Discorsi (Torino UTET 1995) Romano il Melodo Cantici (Torino UTET 2002) Girolamo Commento a Isaia (Roma Cittagrave Nuova 2013-2015) Vangelo di Luca (Roma Carocci Editore 2017)
ISBN 978-88-6719-179-6
UNIVERSITAgrave DEGLI STUDI DI NAPOLI LrsquoORIENTALE DIPARTIMENTO ASIA AFRICA E MEDITERRANEO
DIPARTIMENTO DI STUDI LETTERARI LINGUISTICI E COMPARATI
BIBBIA E LETTERATURE 21
BIBBIA E LETTERATURE DIRETTORE DIRECTOR RICCARDO MAISANO
VICEDIRETTORI DEPUTY DIRECTORS RICCARDO CONTINI DONATELLA IZZO GIANCARLO LACERENZA RITA LIBRANDI
COMITATO EDITORIALE EDITORIAL BOARD FERNANDO BERMEJO-RUBIO DOROTA HARTMAN
COMITATO SCIENTIFICO SCIENTIFIC COMMITTEE EBERHARD BONS (UNIVERSITEacute DE STRASBOURG) MICHELE COLOMBO (UNIVERSITAgrave
CATTOLICA MILANO) RICCARDO CONTINI (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI LrsquoORIENTALE) MICHAEL A DAISE (COLLEGE OF WILLIAM AND MARY WILLIAMSBURG) STEVEN E FASSBERG (HEBREW UNIVERSITY JERUSALEM) DONATELLA IZZO (UNIVERSITAgrave DI
NAPOLI LrsquoORIENTALE) GIANCARLO LACERENZA (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI
LrsquoORIENTALE) RITA LIBRANDI (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI LrsquoORIENTALE) RICCARDO
MAISANO (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI LrsquoORIENTALE) CRAIG E MORRISON (PONTIFICIO
ISTITUTO BIBLICO ROMA) ANNA PASSONI DELLrsquoACQUA (UNIVERSITAgrave CATTOLICA MILANO) ENCARNACIOacuteN SAacuteNCHEZ GARCIacuteA (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI LrsquoORIENTALE) ROBERTO TOTTOLI (UNIVERSITAgrave DI NAPOLI LrsquoORIENTALE) UNIORPRESS
VIA NUOVA MARINA 59 80133 NAPOLI
copy 2019 Riccardo Maisano
ISBN 978-88-6719-179-6
In copertina il codice di Beza (Cambridge University Library Nn 241) ff
23v-24r
Riccardo Maisano
Ricognizioni scritturistiche I-II Antico e Nuovo Testamento
INDICE
Tomo I PREMESSA 7
NOTA EDITORIALE 11
I ANTICO TESTAMENTO 13
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 15
2 Antiche letture latine del Salmo 118 33
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 63
II NUOVO TESTAMENTO 97
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina riflessioni sulle problematiche comuni e gli indirizzi recenti
99
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento riflessioni e riconsiderazioni
123
6 Il tema del rapporto col potere politico nelle prime fasi redazionali del Nuovo Testamento
169
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 181
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza
193
9 Tradizione in lingua greca e latina della pericope della Trasfigurazione
225
10 Introduzione alla lettura del vangelo secondo Luca 239
11 ldquoRicompriamo il tempordquo Ef 516 da Paolo ad Alessandro Manzoni
259
12 Per unrsquoanalisi letteraria di 2 Tim 41-8 277
Tomo II
III LETTURE MEDIOEVALI E MODERNE 297
13 Sepes e maceria lrsquointerpretazione geronimiana di Mt 2133
299
14 Girolamo e Dante Note di lettura al Commento a Isaia
313
15 Il testo latino di Matteo nellrsquoesegesi di Gregorio Magno
317
16 Spunti di esegesi biblica tra Romano il Melodo e Gregorio Magno
335
17 Funzione letteraria delle citazioni bibliche nelle preghiere dei contaci di Romano il Melodo
347
18 La funzione letteraria della Bibbia in Niceta Coniata 361
19 Girolamo interprete di Isaia dal testo ebraico alla versione di Giovanni Diodati
377
20 Lrsquoedizione del Nuovo Testamento di Johann Jacob Wettstein
391
21 Due note di Ernesto Buonaiuti su parousigravea ed epiphagraveneia
421
22 Alla ricerca del vangelo perduto lrsquoitinerario di Giovanni Garbini dallrsquoAntico al Nuovo Testamento
433
BIBLIOGRAFIA 477
INDICE ANALITICO
I Bibbia 497 II Testi citati 509 III Parole greche e latine 516 IV Nomi antichi e medioevali 518 V Nomi moderni 522
PREMESSA Ho raccolto ventidue contributi di filologia biblica scritti
in epoche diverse quattro sono inediti gli altri sono stati pub-blicati in sedi non sempre di facile accesso e vengono qui ri-proposti riveduti corretti e per quanto possibile aggiornati
I primi tre saggi presentano i risultati di altrettante inda-gini ndash che per la loro fisionomia dovrebbero definirsi ldquodi la-boratoriordquo ndash sulla tradizione di libri dellrsquoAntico Testamento Lo scopo egrave stato quello di riconoscere linee di sviluppo nellrsquointer-pretazione e trasmissione ancora individuabili tra le antiche versioni greche e latine soffermando lrsquoattenzione sulle scelte lessicali e sulle variazioni delle forme di testo presenti nei ma-noscritti superstiti e nelle citazioni patristiche percorsi che si intersecano e interpretazioni che dalle origini si spingono fino al medioevo e allrsquoetagrave moderna tracce di domande che cercano di andare oltre il testo ma che solo in questo possono reperire strumenti adatti allo scopo
Il secondo gruppo di contributi (dal ndeg 4 al ndeg 12) com-prende una serie di sondaggi su aspetti e problemi concernen-ti gli scritti del Nuovo Testamento Le ragioni che mi hanno spinto a queste indagini e che hanno orientato le scelte di me-todo esemplificate dai saggi compresi in questa sezione sono illustrate nel primo contributo della serie Rinunciando pro-grammaticamente al vano tentativo di dominare bibliografie sterminate e in perenne aggiornamento ho enunciato in quel primo saggio (e cercato di mettere in pratica nei successivi) il proposito di percorrere le traiettorie piugrave feconde che si posso-no individuare mediante quella che Daniel Mendelsohn defini-sce ldquolettura ravvicinatardquo dei testi e che il mio indimenticabile maestro Antonio Garzya amava chiamare ldquolettura dallrsquointer-nordquo Gli esempi che ho proposto e illustrato in questa sezione (il problema della datazione degli scritti neotestamentari il tema del rapporto tra questi scritti e il potere politico al tem-
8 Ricognizioni scritturistiche
po della loro redazione la presenza dellrsquoelemento magico lrsquoanalisi testuale di alcuni passi) nonostante la loro apparente eterogeneitagrave vorrebbero costituire altrettanti esperimenti di applicazione di un approccio filologico a libri tra i piugrave noti e frequentati della civiltagrave occidentale ma anche tra i piugrave sogget-ti a condizionamenti e precomprensioni Tale approccio egrave sta-to guidato da alcuni punti fermi che costituiscono altrettanti motivi della riproposta in questa silloge con la funzione di e-sempi di metodo
bull egrave stata tenuta costantemente presente e continuamente richiamata la natura di ldquotesto vivordquo che caratterizza ognuno degli scritti che formano il Nuovo Testamento
bull egrave stato messo in evidenza il problema costituito dallrsquoim-possibilitagrave di distinguere in molti casi il ruolo dei redattori dei copisti e dei lettori nella formazione e trasmissione di ope-re che nacquero crebbero e si trasformarono al di fuori della prassi scolastica
bull egrave stata rilevata la tendenza non lsquocentrifugarsquo bensigrave lsquocen-tripetarsquo che ha contraddistinto la tradizione dei libri del Nuovo Testamento una tendenza di cui si egrave trovata conferma nelle testimonianze papiracee relative alle prime fasi di trasmissio-ne che hanno mostrato le condizioni di libertagrave con cui i libri e le prime traduzioni hanno circolato negli ambienti cristiani in-torno alle rive del Mediterraneo prima di avere sistemazione in recensioni controllate e definite per iniziativa di personalitagrave autorevoli del calibro di Origene Eusebio Girolamo e altri
bull egrave stata ribadita in diversi modi la necessitagrave di resistere alla tentazione di riconoscere la qualifica di ldquooriginariardquo a qua-lunque recensione presentata in unrsquoantica o moderna edizione critica evitando di lasciarsi imprigionare dal processo di cir-colaritagrave consistente nel valutare un testimone in base alla sua maggiore o minore prossimitagrave al testo considerato ldquostandardrdquo
Premessa 9
e nellrsquoappoggiare lrsquoautoritagrave del testo ldquostandardrdquo sui testimoni precedentemente valutati
Alcuni dei contributi compresi in questo gruppo richia-mano lrsquoattenzione anche su un altro insidioso processo di cir-colaritagrave che coinvolge lrsquointerpretazione linguistica dei libri del Nuovo Testamento e consiste nella tendenza a spiegare lrsquoaccezione di un vocabolo in base al significato teologico del passo in cui appare e spiegare il significato teologico del passo in base allrsquoaccezione del vocabolo
Nel terzo gruppo di saggi ho rievocato alcuni momenti di storia degli studi sulle Scritture caratterizzati da figure che in forme e modi diversi su tale storia hanno lasciato il segno Gi-rolamo Gregorio Magno i letterati bizantini Romano il Melo-do e Niceta Coniata Giovanni Diodati Johann Jacob Wettstein Ernesto Buonaiuti e Giovanni Garbini Ripercorrere le loro or-me mi egrave parso un modo efficace per imparare a mettere i libri del Nuovo Testamento a confronto innanzitutto tra loro poi con i libri dellrsquoAntico Testamento con la letteratura patristica e con quella profana Al di lagrave dei risultati provvisori che posso aver conseguito credo di essere riuscito almeno a verificare unrsquoidea che avevo concepito in occasione della ricerca sulla datazione degli scritti del Nuovo Testamento (ved pp 159-161) cioegrave che la diversitagrave di formazione dei cultori degli studi biblici influenza sempre e largamente gli approcci ai testi e i relativi esiti
Egrave evidente che i contributi qui riproposti possono essere presi in considerazione soltanto come ldquoricognizionirdquo nel senso letterale della parola tenuto conto del tempo che egrave trascorso dalla prima stesura di gran parte di essi e dei progressi com-piuti nel frattempo dalla ricerca Essi possono perograve ancora funzionare come incoraggiamento allo studio dei libri biblici in prospettiva filologica e come proposta metodologica che dia stimolo a domande nuove intorno a temi e problemi sui quali soltanto in apparenza sembra che sia stato detto tutto
10 Ricognizioni scritturistiche
Desidero esprimere la mia riconoscenza al prof Giancarlo Lacerenza per la sua proficua lettura preliminare dei testi e al-la dott Diana Joyce de Falco per lrsquoattenta e paziente cura edi-toriale del volume Ringrazio il dott Gianluca Mori per aver autorizzato la ristampa di una parte dellrsquointroduzione al Van-gelo secondo Luca da me curato per Carocci Editore ringrazio i Direttori dellrsquoldquoArchivio Italiano per la storia della pietagraverdquo e di ldquoProtestantesimordquo che hanno ospitato la prima edizione di due dei contributi e ne hanno autorizzato la riproduzione in questa sede
Presento questa silloge come simbolico tributo di ricono-scenza offerto allrsquoistituzione in cui ho lavorato ininterrotta-mente per trentrsquoanni LrsquoOrientale mi accolse nel 1987 e da al-lora fino alla conclusione della mia carriera nel 2017 ha con-tribuito a far sigrave che il mio impegno di studioso e di docente si svolgesse nelle condizioni migliori Ho avuto colleghi di gran-de spessore umano e scientifico ho trovato nel personale am-ministrativo collaboratori e interlocutori diligenti e solleciti ho incontrato alunni intelligenti e motivati Ciograve che ho potuto realizzare nel campo della ricerca e in quello della didattica poco o molto che sia egrave dovuto al sostegno e allo stimolo con cui lrsquoOrientale mi ha costantemente accompagnato
Riccardo Maisano
NOTA EDITORIALE
Sono indicati qui di seguito i dati relativi alla pubblicazione della precedente edizione dei testi
1 Inedito 2 Archivio italiano per la storia della pietagrave 28 2015 241-260 3 Inedito 4 Rendiconti dellrsquoAccademia di Archeologia Lettere e Belle Arti 71
2002 113-129 5 Scritture di storia 5 2008 65-97 6 G Gnoli G Sfameni Gasparro (a c) Potere e religione nel
mondo indo-mediterraneo tra ellenismo e tarda-antichitagrave (Ro-ma ISIAO 2009) 161-170
7 Inedito 8 S Graziani (a c) Studi sul Vicino Oriente antico dedicati alla
memoria di Luigi Cagni (Napoli Istituto Universitario O-rientale 2000) 3 1745-1773
9 IC Fortino E Ccedilali (a c) Studi sullrsquoEuropa Orientale Omaggio a A Bongo - G Carageani - C Nicas - A Wilkoń (Napoli Uni-versitagrave ldquoLrsquoOrientalerdquo - Dipartimento di Studi dellrsquoEuropa Orientale 2007) 261-272
10 Vangelo secondo Luca Introduzione traduzione e commen-to di R Maisano (Roma Carocci 2017) 11-26
11 L Cirillo G Rinaldi (a c) Roma la Campania e lrsquoOriente cri-stiano antico (Napoli Universitagrave LrsquoOrientale 2004) 313-325
12 Bollettino della Badia greca di Grottaferrata ns 54 2000 11-26
13 Koinonia 26-27 2002-2003 145-155 14 A Bausi A Brita A Manzo (a c) Aethiopica et Orientalia
Studi in onore di Yaqob Beyene (Napoli Universitagrave ldquoLrsquoOrientalerdquo 2012) 423-426
12 Ricognizioni scritturistiche
15 U Criscuolo (a c) Societas studiorum per Salvatore DrsquoElia (Napoli Dipartimento di Filologia Classica lsquoFrancesco Ar-naldirsquo dellrsquoUniversitagrave degli Studi di Napoli Federico II 2004) 453-463
16 Kl Belke et al (a c) Byzantina Mediterranea Festschrift fuumlr Johannes Koder zum 65 Geburtstag (Koumlln - Weimar Boumlhlau Verlag 2007) 399-406
17 G Sfameni Gasparro (a c) Ad contemplandam sapientiam Studi di filologia letteratura storia in memoria di Sandro Leanza (Soveria Mannelli Rubbettino 2004) 369-377
18 A Garzya (a c) Spirito e forme nella letteratura bizantina (Napoli Accademia Pontaniana 2006) 47-64
19 Protestantesimo 73 2018 119-128 20 Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata ns 45 1991 93-
119 21 F Mazzei - P Carioti (a c) Oriente Occidente e dintornihellip
Scritti in onore di Adolfo Tamburello (Napoli Universitagrave ldquoLrsquoOrientalerdquo 2010) 5 1539-1546
22 In corso di stampa nellrsquoArchivio italiano per la storia della pietagrave
I ANTICO TESTAMENTO
1 IL SALMO 1 NEL SALTERIO IUXTA HEBRAEOS DI GIROLAMO1
Quella che propongo egrave una rilettura della versione latina del Salmo 1 condotta da Girolamo sul testo ebraico2 Lo scopo egrave
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Elenco delle abbreviazioni usate in questo contributo e nel successivo
E d i z i o n i d e l S a l t e r i o i u x t a H e b r a e o s g = Biblia sacra iuxta vulgatam ver-
sionem (ed Weber - Gryson 1994) h = Psalterium iuxta Hebraeos Hieronymi (ed
Harden 1922) l = Psalterium iuxta Hebraeos Hieronymi (ed de Lagarde 1874) s =
Sancti Hieronymi Psalterium iuxta Hebraeos (ed de Sainte-Marie 1954) A l t r e
r e d a z i o n i d e l S a l t e r i o l a t i n o Ga = Salterio Gallicano (ed Liber Psalmorum
1953) Ro = Salterio Romano (ed Weber 1953) Cas = ms Cas 557 (s XII ed
Amelli 1912) med = Salterio Milanese o Ambrosiano (in Weber 1953) moz =
Salterio Mozarabico mss Cavensis (Cav 1 = mozC) Complutensis (Matrit U-
niv Centr 31 = mozX) Londiniensis (Add 30851 = mozL) (in Weber 1953) M a -
n o s c r i t t i A = Florentinus Laurentianus Amiat I (s VIII) B = Burgensis Se-
minarii maioris (s X) C = Cavensis Arch Abb 1 (14) (s IX2) F = Petropolita-
nus FvI5 (s VIIImed) H = Parisinus Lat 93 (s IX) I = Rothomagensis Bibl
Munic 24 (s X) K = Caroliruhensis Augiensis XXXVIII (s IX1) L = Londinien-
sis Harl 2793 (s IXin) M = Matritensis Acad Hist F186 (s X) O = Oxoniensis
Bodl Auct E inf 2 (s XII) R = Vaticanus Reginensis Lat 11 (s VIIImed) S =
Sangallensis Abb 19 (s IX2) [G in de Sainte-Marie 1954] ΘH = Londiniensis
Add 24142 (s VIII-IX) ΘG = Parisinus Lat 11937 (s IX1) ΘK = Hafniensis
NKS 1 (s IX1) ΛL = Legionensis S Isidori (s X) ΣT = Matritensis Bibl Nat
Vitr 13-1 (s X) ΩM = Parisinus Bibl Mazar 5 (a 1231) α = Veronensis Capit
1 (s VI-VII) (in Weber 1953) β = Sangallensis Abb 912 (s VI) (in Weber
1953) γ = S Germani Paris Lat 11947 (s VI) (in Weber 1953) δ = Corbeien-
sis Petropolit F v 1 ndeg 5 (s VIII) (in Weber 1953) σ = Sangallensis Abb
1395 (s VIII) Turicensis Bibl Centr C 184 Vindobonensis 587 (s VIII) (in
Weber 1953) A l t r e a b b r e v i a z i o n i Aq Symm Theod 5a 6a = traduzioni
esaplari di Aquila Simmaco Teodozione Quinta Sesta (ed Field 1875) LXX
= versione greca dei Settanta (ed Rahlfs 1967) VL = Vetus Latina (in Vetus
Latina Database 2002) 2 Convenzionalmente denominato Psalterium iuxta Hebraeos sui frontespizi
delle edizioni de Lagarde (1874) Harden (1922) de Sainte-Marie (1954) Lrsquoed
16 Ricognizioni scritturistiche
stato quello di sperimentare lrsquouso di un criterio strettamente filologico ndash impostato cioegrave su raffronti che prendono in consi-derazione le varianti presenti nei testimoni il lessico le ver-sioni greche e latine e alcune interpretazioni moderne ndash per verificare se un approccio di questo tipo puograve dare un contribu-to allrsquoesegesi di testi che come i Salmi sono stati assiduamen-te letti e meditati per oltre due millenni ma che possono for-nire ancora spunti e suggestioni
Prendendo come base e punto di riferimento le scelte lin-guistiche e lessicali di Girolamo di fronte al testo ebraico e al testo greco dei Settanta avremo occasione di richiamare an-che la documentazione relativa alle letture del salmo da parte degli antichi traduttori esaminando le varianti esaplari e ri-chiamando allrsquooccorrenza le scelte di alcuni padri della Chiesa e di interpreti moderni3
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
Weber - Gryson (1994) intitola Incipit liber psalmorum iuxta hebraicum transla-
tus 3 Le versioni latine geronimiane (He e Ga riprodotte secondo lrsquoed Weber -
Gryson) sono state corredate di un apparato critico essenziale che riporta le
varianti redazionali significative ai fini del commento testuale (per una
documentazione completa relativa alle lezioni dei manoscritti e alle varianti
delle altre versioni latine del salmo egrave necessario fare riferimento alle edizi-
oni sopra citate) In calce al testo greco dei Settanta riprodotto secondo
lrsquoed Rahlfs (1967) sono riportate le lezioni dei traduttori esaplari pubbli-
cate in Field (1875)
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 17
1 Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit in cathedra derisorum non sedit
2 sed in lege Domini voluntas eius et in lege eius meditabitur die ac nocte
3 Et erit tamquam lignum transplantatum iuxta rivulos aquarum quod fructum suum dabit in tempore suo et folium eius non defluet et omne quod fecerit prosperabitur
4 Non sic impii sed tamquam pulvis quem proicit ventus
5 Propterea non resurgent impii in iudicio neque peccatores in congregatione iustorum
6 quoniam novit Dominus viam iustorum et iter impiorum peribit
1 et in cathedra FCSΘΣTh moz Ga 4 proiecit AKΛL proiciet F 5 resurgunt AIKRSΩMlh Ro mozX surgent HB | in iudicium CB 6 iter via ΘΛLΩM
18 Ricognizioni scritturistiche
1 Beato lrsquouomo che nel consiglio degli empi non se nrsquoegrave andato e sulla strada dei peccatori non si egrave fermato sul seggio dei motteggiatori non si egrave seduto
2 ma nella legge del Signore egrave la sua volontagrave e nella sua legge mediteragrave giorno e notte
3 E saragrave come un albero trapiantato lungo rivi drsquoacque che il suo frutto a suo tempo daragrave e il suo fogliame non appassiragrave e tutto quello che avragrave fatto riusciragrave
4 Non cosigrave gli empi ma come polvere che il vento sospinge
5 Perciograve non si leveranno empi nel giudizio neacute peccatori nellrsquoadunanza dei giusti
6 percheacute conosce il Signore la via dei giusti e la strada degli empi si perderagrave
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebreaos di Girolamo 19
Testo greco dei LXX
1 Μακάριος ἀνήρ ὃς οὐκ ἐπορεύθη ἐν βουλῇ ἀσεβῶν καὶ ἐν ὁδῷ ἁμαρτωλῶν οὐκ ἔστη καὶ ἐπὶ καθέδραν λοιμῶν οὐκ ἐκάθισεν
2 ἀλλ᾽ ἢ ἐν τῷ νόμῳ κυρίου τὸ θέλημα αὐτοῦ καὶ ἐν τῷ νόμῳ αὐτοῦ μελετήσει ἡμέρας καὶ νυκτός
3 Καὶ ἔσται ὡς τὸ ξύλον τὸ πεφυτευμένον παρὰ τὰς διεξόδους τῶν ὑδάτων ὃ τὸν καρπὸν αὐτοῦ δώσει ἐν καιρῷ αὐτοῦ καὶ τὸ φύλλον αὐτοῦ οὐκ ἀπορρυήσεταιmiddot καὶ πάντα ὅσα ἂν ποιῇ κατευοδωθήσεται
4 Οὐχ οὕτως οἱ ἀσεβεῖς οὐχ οὕτως ἀλλ᾽ ἢ ὡς ὁ χνοῦς ὃν ἐκρίπτει ὁ ἄνεμος ἀπὸ προσώπου τῆς γῆς
5 Διὰ τοῦτο οὐκ ἀναστήσονται ἀσεβεῖς ἐν κρίσει οὐδὲ ἁμαρτωλοὶ ἐν βουλῇ δικαίωνmiddot
6 ὅτι γινώσκει κύριος ὁδὸν δικαίων καὶ ὁδὸς ἀσεβῶν ἀπολεῖται
TRADUTTORI ESAPLARI
1 τέλειος ὁ νεώτερος ὃς οὐκ ἀπῆλθεν 5a 6a ἄμεμπτος ὁ ἀνὴρ ὃς οὐ περιεπάτησεν al | ἐν συνελεύσει ἀσεβῶν Aq ἐν βουλῇ ἀλλοτρίων 5a 6a | ἐν καθέδρᾳ χλευαστῶν οὐκ ἐκάθισεν Aq ἐν καθέδρᾳ ἐπιθετῶν οὐ κεκοινώνηκε Symm ἐπὶ καθέδρᾳ παρανόμων οὐχ εὑρέθη 5a 6a
2 ἀλλ᾽ ἐν νόμῳ κυρίου βουλήματα αὐτοῦ καὶ ἐν νόμῳ αὐτοῦ φθέγξεται ἡμέρευσιν καὶ νύκτα Aq Symm 5a 6a
3 ὡς ξύλον μεταπεφυτευμένον Aq | ἐπὶ διαιρέσεις ὑδάτων Aq εἰς τὰς διεξόδους τῶν ὑδάτων Symm | ὃ καρπὸν αὐτοῦ δώῃ Aq Symm | καὶ φύλλον αὐτοῦ οὐκ ἀποπεσεῖται Aq
4 οὐχ οὕτως2 deest in hexapl 5 ἐν συναγωγῇ Aq ἐν συνελεύσει Symm ἐν συλλόγῳ Theod
20 Ricognizioni scritturistiche
Versione latina iuxta LXX 1 Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum
et in via peccatorum non stetit et in cathedra pestilentiae non sedit
2 sed in lege Domini voluntas eius et in lege eius meditabitur die ac nocte
3 Et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum quod fructum suum dabit in tempore suo et folium eius non defluet et omnia quaecumque faciet prosperabuntur
4 Non sic impii non sic sed tamquam pulvis quem proicit ventus a facie terrae
5 Ideo non resurgent impii in iudicio neque peccatores in consilio iustorum
6 quoniam novit Dominus viam iustorum et iter impiorum peribit
ANTICHI SALTERI LATINI
2 in lege domini fuit Ro 3 defluet decidet Ro | fecerit Ro 5 resurgunt Ro
Commento
v 1 I Settanta avevano interpretato ashre harsquoish asher lorsquohalakh 4 (lsquofelice lrsquouomo che non camminograversquo) dellrsquooriginale con μακάριος ἀνήρ ὃς οὐκ ἐπορεύθη mentre alcune versioni esa-plari anonime (la lsquoQuintarsquo la lsquoSestarsquo e unrsquoaltra non identificata) traducono τέλειος ὁ νεώτερος ὃς οὐκ ἀπῆλθεν e ἄμεμπτος ὁ ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
4 Per le trascrizioni dallrsquoebraico egrave stato adottato per ragioni di praticitagrave il
metodo di traslitterazione semplificato usato in Monti Amoroso (1999)
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 21
ἀνὴρ ὃς οὐ περιεπάτησεν I traduttori greci e latini (e Girolamo al loro seguito) sono concordi nel riprodurre al passato il tem-po dei tre verbi mentre sulla natura dei perfetti ebraici alcuni interpreti moderni esprimono diversitagrave di opinione Per Ca-stellino indicano unrsquoazione ordinaria che si ripete Ravasi e Monti Amoroso li definiscono perfetti gnomici secondo lrsquouso del genere letterario sapienziale al quale il salmo appartiene Il tempo passato egrave mantenuto dalla traduzione italiana di Dio-dati
Riguardo allrsquouso di τέλειος o ἄμεμπτος al posto di μακάριος LXX non si registrano altri casi oltre a questo Qui evidentemente gli esaplari hanno rilevato la sfumatura della perfetta compiutezza contenuta nellrsquoebraico ashre che egrave anche la parola iniziale del Salmo 118 dove un traduttore esaplare anonimo ha usato di nuovo ἄμεμπτοι in luogo di ἄμωμοι LXX Girolamo come gli altri interpreti greci e latini si attiene alla resa dei Settanta (beatus) Anche la maggior parte dei tradutto-ri moderni continua a risentire dellrsquoinflusso dei Settanta nella scelta di uno solo dei possibili significati dellrsquoebraico ashre Il riferimento specifico alla lsquofelicitagraversquo che caratterizza il giusto che cammina sulla retta via egrave messo in evidenza tra gli interpreti moderni da Artom (ldquoFelicitagrave allrsquouomo che non suole procede-re secondo il consiglio dei malvagirdquo) Ceronetti (1967 ldquoFelice quellrsquouomo che non segue opinioni di ereticirdquo) e Monti Amoro-so (ldquoFelice lrsquouomo che non cammina secondo il consiglio dei malvagirdquo)5
Si rileva un probabile intento didascalico soggiacente alle traduzioni esaplari dove entrano in scena lrsquoimmagine di un giovinetto (νεώτερος) lrsquoidea della irreprensibilitagrave (ἄμεμπτος) lrsquoatto di bighellonare (περιπατεῖν) elementi che non sembrano suggeriti in modo diretto dal testo ebraico
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
5 Cf anche De Luca 2009 14
22 Ricognizioni scritturistiche
Il verbo πορεύομαι ndash usato dai Settanta nellrsquoaccezione comune nel greco biblico non solo semplicemente di lsquoandarersquo ma di lsquoallontanarsirsquo (Gn 124 Os 13 ecc costruito con ἐν co-me qui in Am 115 94) ndash egrave stato correttamente interpretato dai primi traduttori latini da Girolamo (abiit) e dagli anonimi autori delle versioni esaplari Quinta e Sesta (ἀπῆλθεν) Quanto a περιπατέω scelto dal terzo traduttore anonimo egrave sigrave possibile lrsquoaccezione etimologica che abbiamo anticipato qui sopra (lsquoan-dare in girorsquo e quindi forse con una sfumatura moralistica lsquobighellonarersquo lsquogironzolarersquo lsquoandare a spassorsquo) ma va ricorda-to che lo stesso verbo in Pr 820 (ἐν ὁδοῖς δικαιοσύνης περιπατῶ) egrave usato in senso positivo e traslato riferito alla con-dotta di vita comunque tenuto conto dellrsquoimpronta sapienzia-le del salmo la lettura che dagrave di questo versetto lrsquoanonimo traduttore esaplare merita attenzione In Sal 8511 la sostitu-zione di πορεύομαι con περιπατέω ancora con accezione tra-slata (π ἐν τῇ ἀληθείᾳ σου) egrave attribuita ad Aquila Lo stesso fenomeno si riscontra in Pr 286 (πορευόμενος ἐν ἀληθείᾳ) la formula identica egrave attribuita allo stesso Aquila e inoltre anche a Simmaco e a Teodozione (questrsquoultimo effettua la stessa so-stituzione rispetto ai Settanta anche in Qo 103) In Zc 137 si registra un caso di sostituzione di ἀνήρ con νεώτερος da parte di Teodozione
Nei Settanta balsquoatzat reshalsquoim (ldquonel consiglio dei malvagirdquo) egrave ἐν βουλῇ ἀσεβῶν (in consilio impiorum VL) Aquila scrive ἐν συνελεύσει ἀσεβῶν le traduzioni Quinta e Sesta ἐν βουλῇ ἀλλοτρίων unrsquoaltra versione anonima ἐν συνεδρίῳ παρανόμων La sostituzione di βουλή con συνέλευσις per lrsquoebraico balsquoatzat egrave effettuata ancora da Simmaco in questo stesso salmo (v 5) Lrsquouso di παράνομος in luogo di ἀσεβής per definire i resharsquoim egrave frequente nei traduttori esaplari data la sostanziale sinonimia si riscontra in Pr 1928 (Aquila e Teodo-zione) e in Sal 106 Qo 814 Ez 3311 (Simmaco) Girolamo at-
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 23
tinge anchrsquoegli ai Settanta attraverso le precedenti traduzioni latine per lrsquoespressione in consilio impiorum che permette co-me il costrutto greco di ἐν col dativo di riprodurre il duplice valore locativo e strumentale di balsquoatzat
Nel terzo stico rileviamo una variante significativa nella tradizione del testo geronimiano in cathedra AILRsg et in ca-thedra CFSΘΣh La ripetizione della congiunzione iniziale sem-bra richiesta dalla sua presenza nei testi ebraico e greco e prevista dalla struttura ternaria della frase che egrave impostata sulla sequenza verbale abiithellip stetithellip sedit Egrave perograve da notare la sua mancanza in un gruppo di testimoni generalmente attenti alla correttezza del testo (mss AILR) egrave possibile che et assente per asindeto (come in Sal 9032) nelle prime fasi di tradizione di He sia stato introdotto da alcuni testimoni per influsso di Ga
Il vocabolo cathedra egrave ripreso dalle versioni preesistenti del salmo che a loro volta riproducono il gr καθέδρα po-stclassico di cui il corrispondente latino conserva le diverse accezioni lsquoseggiorsquo lsquotronorsquo lsquocattedrarsquo Si incontra infatti nella Vulgata con riferimento alle sedie dei venditori di colombe rovesciate da Gesugrave (Mt 2112 e parall) ai seggi in genere (Gb 297 Sir 74 1212) ai posti in sinagoga ecc al trono di Dio o del re drsquoIsraele (1 Re 2025 2 Re 238 282) alla cattedra diMosegrave usurpata da scribi e farisei (Mt 232) Nella Bibbia latinalrsquounica altra ricorrenza di cathedra che insieme a questa sem-bra riferirsi a qualcosa di diverso da un sedile egrave in Sal 10632 incathedra seniorum laudent eum dove il significato egrave univocopoicheacute il testo ebraico non allude a un seggio a un trono o auna cattedra ma sicuramente a un lsquoconsessorsquo Il confronto puograveaiutare a capire lrsquoaccezione con cui Girolamo ha accolto anchein questo primo salmo un significato particolare di cathedraegli stesso e i precedenti traduttori in entrambi i casi hannoreso con καθέδρα e cathedra lrsquoebraico moshav che vuol dire ap-
24 Ricognizioni scritturistiche
punto lsquoconsessorsquo6 Di ciograve si era reso conto lrsquoanonimo traduttore del Salterio conservato nel codice Casin 557 dellrsquoabbazia di Montecassino il quale unico tra i testimoni latini di Sal 10632 non si uniformograve alla versione corrente e cercograve di e-sprimere un senso diverso scrivendo in aedibus presbyteri Ri-sente di una lettura strettamente letterale delle versioni gre-che e latine Diodati (1999 ldquonella sedia degli schernitorirdquo) che egrave invece di solito tra i piugrave aderenti allrsquoebraico Luzzi (1923 ldquoin compagnia dersquo beffardirdquo) e Vaccari (1949 ldquonel ritrovo dei petu-lantirdquo) si muovono in direzione opposta attribuendo al voca-bolo un valore traslato
Rileviamo qui il primo intervento significativo di Girola-mo rispetto alla versione latina corrente in cathedra pestilentiae (ἐπὶ καθέδραν [-δρᾳ] λοιμῶν LXX) diventa in cathedra derisorum (ebr uvmoshav letzim lett ldquoin seduta di stoltirdquo) Alla base dellrsquointerpretazione di Girolamo crsquoegrave come spesso avviene la traduzione di Aquila ἐν καθέδρᾳ χλευαστῶν Il sostantivo χλευαστής usato nella grecitagrave ellenistica e imperiale per indi-care colui che deride e sbeffeggia egrave assente nel greco biblico dove incontriamo soltanto χλευασμός lsquoschernorsquo in Sal 784 e pochi altri vocaboli derivati da χλεύη (che anchrsquoesso significa lsquoschernorsquo) in alcuni libri tardivi dellrsquoAntico Testamento Gli al-tri traduttori esaplari propongono per letzim interpretazioni diverse Simmaco ἐπιθετῶν lsquoimpostorirsquo le traduzioni anonime Quinta e Sesta παρανόμων lsquoempirsquo La polivalenza del vocabolo ebraico egrave messa in rilievo da Ravasi nella sua traduzione com-mentata del Salterio il quale osserva che i letzim possono esse-re bensigrave gli lsquoschernitorirsquo i lsquopettegolirsquo ma qui sono piugrave proba-bilmente i lsquodiffamatorirsquo come in Is 29207
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
6 Ma lrsquointerpretazione geronimiana che si legge nei Commentarioli a me sem-
bra presupporre unrsquoaccezione identica allrsquoit lsquocattedrarsquo 7 Ravasi 1985 1 80
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 25
Ricordiamo che alcune interpretazioni dei Padri per quanto basate sullrsquoedizione greca (in cathedra pestilentiae o pe-stilentiarum) tendono anchrsquoesse a riconoscere nel senso origi-nario dellrsquoespressione scritturale un riferimento alla lsquodiffama-zionersquo Agostino Conf 94 in cathedra mendacii Ps-Leone Serm 144 (PL 54507C) de reprobatorum cathedra per psalmistam dici-tur Beatus vir ecc Gilda Exc et conq Brit p 66 (MGH AA 13) in Iudae traditoris pestilentem cathedram decidentes saepius detrahen-tes et raro vera dicentes
Scegliendo la parola derisor al seguito di Aquila Girolamo utilizza un vocabolo noto a Orazio a Svetonio e alla latinitagrave imperiale ma presente (come accade non di rado nel latino dei cristiani) giagrave in Plauto (Capt 113) Tutte le ricorrenze e due passi in particolare (Orazio Ep 11811 Seneca Ep Luc 277s) mostrano che il termine indica specificamente il motteggiato-re che nei conviti aveva la funzione di prendere in giro i com-mensali con giochi di parole allusioni doppi sensi8 Osservia-mo perograve che nei Commentarioli ai Salmi Girolamo usa un voca-bolo diverso una forma rara che non ebbe fortuna in seguito Pro pestilentibus in hebraeo lsquodelusoresrsquo habet quod scilicet omnes di-scipulos perversus doctor inludat e a sostegno di questa interpre-tazione cita Ger 1517 Non sedi in concilio ludentium
v 2 La traduzione geronimiana del v 2 dallrsquoebraico ri-produce la versione dei Settanta che a sua volta segue da vici-no il senso dellrsquooriginale Elementi utili alla riflessione sono of-ferti dalla versione greca dei traduttori esaplari di cui egrave giunta notizia (Aquila Simmaco e gli autori delle anonime Quinta e Sesta) che perograve in questo caso non sembra siano stati tenuti presenti da Girolamo La versione esaplare identica nei quat-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
8 Ricordiamo la durevole fortuna di tale figura nelle epoche successive come
egrave mostrato ad esempio dal personaggio di Triboulet nel dramma Le roi
srsquoamuse di Victor Hugo Rigoletto nellrsquoopera lirica omonima di Giuseppe
Verdi
26 Ricognizioni scritturistiche
tro testimoni e dunque da attribuire ad Aquila sostituisce τὸ θέλημα LXX (lsquovolontagraversquo) con βουλήματα (lsquovolerirsquo lsquodeliberazio-nirsquo lsquonormersquo) sostituisce μελετήσει LXX (lsquomediteragraversquo lsquosi eserci-teragraversquo ma anche lsquoreciteragraversquo) con φθέγξεται (lsquodeclameragraversquo) sosti-tuisce ἡμέρας καὶ νυκτός con ἡμέρευσιν καὶ νύκτα
Sulla prima lezione non egrave necessario soffermarsi Egrave impor-tante invece rilevare il modo diverso in cui Aquila e i suoi se-guaci hanno reso jeheggheh dellrsquooriginale letteralmente lsquosus-surrarsquo lsquorimuginarsquo con riferimento alla recitazione dei precetti della Τorah Questa immagine non era probabilmente sfuggita al primo traduttore greco del Salterio (μελετάω LXX ha in gre-co antico anche il significato di lsquorecitarersquo)9 ma Aquila volle rendere piugrave chiaro il senso scegliendo φθέγγομαι che egrave un verbo esplicitamente riferito alla voce La stessa scelta egrave effet-tuata dal solo Ceronetti in entrambe le sue edizioni (1967 ldquomormori la sua Toragravehrdquo 1985 ldquola sua Scrittura medita bisbi-gliandordquo)10 Un intervento uguale (μελετάω sostituito con φθέγγομαι) si registra da parte di Aquila in Sal 21 da parte di Simmaco in Is 167 Ma nei Settanta lrsquouso di μελετάω con rife-rimento al parlare (spesso continuo e sommesso) egrave comune ved Gb 630 Sal 3428 3630 Pr 3630 Is 3814 59313
La terza variante esaplare suscita interesse per la presen-za dellrsquohapax ἡμέρευσιν in luogo di ἡμέρας Nella lingua lette-raria antica ed ellenistica il verbo ἡμερεύω vuol dire lsquotrascor-rere la giornatarsquo (talvolta con fatica)11 il sostantivo introdotto da Aquila reca quindi con seacute una sfumatura particolare che ri-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
9 Demostene Cor 1 Erot 43 Plutarco Cic 46 10 Castellino (1965) e Monti Amoroso (1999) ne danno conto in nota Ravasi
(1985) ne fa oggetto di ampio commento 11 Nei tragici anche genericamente lsquoviverersquo (Eschilo Choeph 710 Sofocle El
787)
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 27
troviamo in Ceronetti (1985) ldquoDiuturnamente la sua Scrit-tura medita bisbigliandordquo
Tuttavia nella sua interpretazione del v 2 ripetiamo Gi-rolamo non ha ritenuto di dover tenere conto di nessuna delle varianti esaplari
v 3 Nella traduzione del v 3 Girolamo interviene con duemodificazioni rispetto alle versioni precedenti tamquam li-gnum quod plantatum est secus decursus aquarum egrave diventato tamquam lignum transplantatum iuxta rivulos aquarum mentre omnia quaecumque faciet (fecerit Ro) prosperabuntur egrave diventato et omne quod fecerit prosperabitur
A Girolamo transplantatum egrave suggerito da μεταπεφυτευμένον di Aquila che rende in modo appropriato shatul dellrsquoebraico La stessa interpretazione dopo Aquila e Girolamo egrave in Luzzi (1923) e Ravasi (ldquotrapiantatordquo) Troviamo il verbo μεταφυτεύω usato da Aquila ancora in sostituzione del piugrave generico φυτεύω anche in Sal 9114 I lessici registrano per μεταφυτεύω e derivati soltanto esempi tratti dalla letteratura tecnica (Geo-ponica Teofrasto Hist plant) per il neologismo transplanto e-sempi biblici in Ger 178 ed Ez 1913 dove corrisponde a shatul dellrsquoebraico ma non a μεταφυτεύω del greco Una terza ricor-renza di transplanto nel latino biblico egrave in Lc 176 dove la mag-gior parte dei testimoni greci ha φυτεύω e il solo codice di Be-za ha μεταφυτεύω peraltro richiesto dal senso
Nella versione geronimiana inoltre iuxta rivulos aquarum sostituisce secus decursus aquarum Anche nel testo greco si ri-leva a questo punto una variazione διεξόδους LXX mantenuto da Simmaco egrave da Aquila sostituito con διαιρέσεις Tale varia-zione non ha avuto su Girolamo unrsquoinfluenza diretta (se non forse per uno stimolo alla riflessione sul testo ebraico da con-frontare con Ct 512 dove infatti nella Vulgata ricorre lo stesso vocabolo rivulus in una identica formula) In effetti διαιρέσεις di Aquila (lsquodivisionirsquo lsquotaglirsquo e quindi in questo caso lsquocanalirsquo) si presenta come una resa letterale dellrsquoebraico ma meno cal-
28 Ricognizioni scritturistiche
zante rispetto a διεξόδους (lsquosorgentirsquo o lsquocorsi drsquoacquarsquo) degli al-tri traduttori greci e per questo motivo non egrave stato tenuto presente da Girolamo Anche gli interpreti moderni si atten-gono alla stessa scelta (ldquoruscellirdquo o ldquorivirdquo) a eccezione di Ce-ronetti (1967 ldquogretordquo 1985 ldquoarginirdquo) e Ravasi (ldquocanalirdquo)12
Il secondo intervento effettuato da Girolamo sul testo la-tino del v 3 rispetto alle versioni precedenti consiste nel pas-saggio dalla terza persona plurale (come egrave nel testo greco) alla terza singolare (come egrave nellrsquoebraico)
Osserviamo infine che nel terzo stico del v 3 si rileva un altro intervento di Aquila che perograve non ha avuto influenza sulla traduzione di Girolamo Dove i Settanta scrivono τὸ φύλλον αὐτοῦ οὐκ ἀπορρυήσεται Aquila traduce φύλλον αὐτοῦ οὐκ ἀποπεσεῖται usando un verbo che rende in modo piugrave letterale il lsquocaderersquo (ebr navel) delle foglie ignorando lrsquoaccezione identica che nella grecitagrave classica ha ἀπορρέω con riferimento alla vegetazione che appassisce13
v 4 Attenendosi al testo ebraico Girolamo elimina la ri-petizione presente nel primo stico del greco dei Settanta e del-le antiche versioni latine che ne dipendono (non sic impii non sic) Vaccari e Ravasi lrsquohanno perograve reintrodotta nelle rispettive traduzioni considerandola elemento indispensabile alla strut-tura metrica dellrsquooriginale
Girolamo effettua un intervento anche nel secondo stico eliminando le parole finali a facie terrae che si leggono nelle antiche versioni latine e che riproducono ἀπὸ προσώπου τῆς γῆς LXX
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
12 Oltre ovviamente ai curatori delle traduzioni letterali a scopo didattico
(Monti Amoroso 1999 Reggi 2004 ldquocanalirdquo) 13 Castellino (1965) e Ceronetti (1967) si attengono anchrsquoessi alla lettera
dellrsquoebraico adottando per lrsquoitaliano il verbo lsquocaderersquo
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 29
La scelta del vocabolo pulvis (lsquopolverersquo) in luogo del piugrave appropriato palea (lsquopularsquo lsquopagliarsquo) che meglio corrisponde allrsquoebraico risente non solo di antiche versioni che hanno la-sciato traccia in alcune citazioni patristiche e che Girolamo qui riprende ma forse anche dellrsquointervento ndash in questo caso fuor-viante ndash di Aquila che volle sostituire χνοῦς LXX (lsquopagliarsquo) con κονιορτός (lsquopolverersquo)
Osserviamo che Agostino (Enarr Ps 436 Serm 51) pur servendosi soltanto del testo latino del salmo riconobbe nellrsquoimmagine usata dal salmista un parallelo con quella usata da Giovanni Battista nella sua predicazione apocalittica (Mt 31-12 e parall) Una traccia dello stesso richiamo sembra po-tersi ravvisare giagrave in Cipriano Cath eccl unit 2 velut pulvis quem ventus excutit venti letur
Con proicit (lsquosospingersquo) infine Girolamo si discosta dal si-gnificato del greco ἐκριπτεῖ (lsquogetta fuorirsquo quindi lsquodisperdersquo) per cercare una maggiore aderenza allrsquoebr tiddefegravennu Lo stes-so scrupolo si riscontra nelle traduzioni di Diodati e Castellino (ldquosospingerdquo tutti gli altri ldquodisperderdquo)
v 5 I testimoni manoscritti e le moderne edizioni oscilla-no tra non resurgent (CFLΘΣsg) e non resurgunt (AIKRSh) Il futu-ro trova riscontro nei Settanta (ἀναστήσονται) e nelle antiche versioni latine che ne dipendono Offre inoltre un supporto allrsquointerpretazione del salmo nella prospettiva cristiana che vi poteacute riconoscere unrsquoallusione al futuro giudizio finale di Dio Perciograve il tempo presente puograve apparire nella versione di Giro-lamo la lectio difficilior I traduttori moderni invece sono stati concordi nella scelta del tempo futuro Non egrave stata perograve man-tenuta dalla maggior parte degli interpreti lrsquoidea del lsquo(ri)alzarsirsquo (presente nelle versioni greche e latine) per rende-
30 Ricognizioni scritturistiche
re lrsquoebraico jaqugravemu opportunamente sostituita dal piugrave calzan-te lsquoreggerersquo14
Alla stessa problematica si collega la variante in iudicium che si legge nei manoscritti iberici di Cava (C) e di Burgos (B) Egrave una lezione evidentemente secondaria nellrsquoambito della tradi-zione testuale del Salterio iuxta Hebraeos che compromette il parallelismo tra primo e secondo membro della frase ma rie-cheggia una variante della Vetus latina che era nota ad Ambro-gio e ad altre fonti15 La lettura in senso finale infatti (gli empi non si leveranno ldquoper il giudiziordquo) in unione con il verbo al fu-turo rafforza lrsquointerpretazione cristiana sopra menzionata co-sigrave intende lo stesso Girolamo in Comm Ps16
Un intervento degno di nota da parte del nostro autore ri-spetto alle precedenti versioni latine del passo egrave la sostituzio-ne di in consilio iustorum che ricalca ἐν βουλῇ δικαίων LXX con in congregatione iustorum che riprende ἐν συναγωγῇ di A-quila Si tratta di un intervento normalizzatore da parte di Gi-rolamo che anche in molti altri passi veterotestamentari ha usato congregatio in corrispondenza di συναγωγή LXX (Gn 19 Nm 12 1621 Sal 618 6730 732 10517 1101 Is 2422 Ger 279 ecc) Della difficoltagrave di accettare βουλή dei Settanta sono un segno le lezioni ἐν συνελεύσει di Simmaco ed ἐν συλλόγῳ di Teodozione sinonimiche rispetto allrsquointervento di Aquila e ugualmente intese a precisare il significato dellrsquoebraico lsquoedah rispetto a βουλή17
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
14 Fa eccezione Ravasi (1985 ldquonon potranno alzarsirdquo) con esauriente com-
mento sulle proiezioni patristiche successive (184 e nn) 15 Ambrogio legge in iudicium in Expos Lc 79 Explan Ps 36813 Explan Ps
1182024 226 in altri passi legge in iudicio Citiamo inoltre Lattanzio Div
inst 7206 Ilario di Poitiers Tract Ps 124 16 Non quia non resurgant sed quia in iudicium non resurgant 17 Che infatti altrove (ad es in Es 123) i Settanta rendono con συναγωγή
1 Il Salmo 1 nel Salterio iuxta Hebraeos di Girolamo 31
v 6 Nellrsquoultimo versetto del salmo non si registrano daparte di Girolamo interventi intesi a modificare la traduzione iuxta LXX Anche i testimoni manoscritti e le lezioni patristiche sono sostanzialmente concordi se si eccettua la traccia di unrsquoantica lezione scit (o cognoscit) in luogo di novit nota a Ila-rio allrsquoAmbrosiaster ad Agostino e la variante via in luogo di iter che in alcuni manoscritti egrave stata introdotta probabilmente per riprodurre la ripetizione dello stesso vocabolo che si legge nellrsquoebraico (degraverekh) e in greco (ὁδός)
2 ANTICHE LETTURE LATINE DEL SALMO 118
1 Le testimonianze offerte dalle antiche versioni latine del Salterio possono in alcuni casi fornire indizi utili alla comprensione dei meccanismi che caratterizzarono lrsquoap-proccio ermeneutico da parte delle prime generazioni di lettori cristiani Ricordiamo che lrsquoesegesi patristica e me-dioevale si fondograve principalmente sul testo del cosiddetto Salterio Gallicano (= Ga)1 cioegrave la versione latina del testo greco dei Settanta (= LXX) che fu pubblicata da Girolamo al-la fine del quarto secolo Questa versione che si diffuse nellrsquouso liturgico dapprima nella Gallia (donde il nome con cui egrave stata designata) e poi in tutta la Chiesa latina drsquooccidente entrograve a far parte del corpus della Vulgata ac-canto alle versioni degli altri libri dellrsquoAntico Testamento che Girolamo aveva invece tradotto basandosi non sui Set-tanta bensigrave sullrsquoebraico Anche per il Salterio egli volle ap-prontare una versione che tenesse conto del testo ebraico (= He) quantunque come drsquoabitudine attraverso la media-zione dei traduttori greci di stretta osservanza giudaica Aquila Simmaco e Teodozione che egli poteacute leggere nelle colonne parallele della Bibbia esaplare edita da Origene e conservata nella biblioteca episcopale di Cesarea2 Questa sua nuova traduzione perograve trovograve poco spazio nellrsquouso delle chiese a motivo delle troppo evidenti differenze che pre-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Per indicare le testimonianze le redazioni e le edizioni saranno adoperate
le sigle in uso nella letteratura scientifica sullrsquoargomento e nel contributo
che precede di cui sono anche ripresi e sviluppati alcuni spunti 2 Il titolo Psalterium iuxta Hebraeos con cui questa traduzione figura nel ms
19 dellrsquoAbbazia di San Gallo e nelle edizioni piugrave recenti va dunque interpre-
tato alla luce di quanto Girolamo stesso dichiara nella lettera dedicatoria a
Sofronio ldquoStudiosissime postulasti ut post Aquilam Symmachum et Theo-
dotionem novam editionem latino sermone transferremrdquo (Weber - Gryson
1994 768 21s)
34 Ricognizioni scritturistiche
sentava rispetto alla forma testuale del Gallicano familiare al pubblico e radicata nella liturgia Si puograve dire perciograve che le citazioni le omelie e i commenti sui Salmi circolanti nelle chiese di lingua latina soprattutto dal sesto secolo in poi ebbero come riferimento lrsquointerpretazione (a opera di Giro-lamo) di unrsquointerpretazione (a opera di uno o piugrave traduttori greci noti sotto la denominazione collettiva di lsquoSettantarsquo)3 Da queste considerazioni nasce lrsquointeresse che puograve avere lrsquoesame delle linee di sviluppo che portarono alla redazione del Salterio Gallicano cercando una risposta alla seguente domanda nelle diverse forme testuali che hanno preceduto ndash e fino al sesto secolo accompagnato ndash la versione geroni-miana del Salterio greco dei Settanta si possono riconoscere le tracce di interpretazioni attribuibili a lettori di lingua la-tina dei primi secoli della nostra era
Per cercare una possibile risposta proponiamo qui di se-guito un sondaggio sperimentale effettuato sulle varie forme del testo latino del salmo 118 (117 nella numerazione dei Set-tanta e della Vulgata) Tali forme sono reperibili negli antichi Salteri che circolarono prima dellrsquoaffermarsi del Gallicano e talvolta rimasero in uso insieme a questo i salteri Romano (= Ro)4 Ambrosiano (o Milanese = med) e Mozarabico (= moz) tramandati da piugrave testimoni o tramandati da un solo mano-scritto come il Salterio Cassinese (= Cas)5 e altri6 Forme te-stuali diverse da quella prevalente in Ga sono attestate inoltre dalle citazioni di scrittori africani e non solo
2 Per facilitare i riscontri nel seguito dellrsquoesposizione ri-portiamo come si leggono nelle rispettive edizioni critiche (a)
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Estin 1985 67-88 4 Weber 1953 5 Amelli 1912 6 Descritti in Weber 1953 X-XIIXVII-XXI
2 Antiche letture latine del Salmo 118 35
il testo greco dei Settanta7 che fu alla base delle antiche ver-sioni latine e poi del Gallicano (b) il testo latino del Gallicano8 (c) il testo latino della versione di Girolamo secondo lrsquoebraico9
(a) LXX
1 Ἐξομολογεῖσθε τῷ κυρίῳ ὄτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
2 Εἰπάτω δὴ οἶκος Ισραηλ ὅτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
3 εἰπάτω δὴ οἶκος Ααρων ὄτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
4 εἰπάτωσαν δὴ πάντες οἱ φοβούμενοι τὸν κύριον ὅτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
5 Ἐν θλίψει ἐπεκαλεσάμην τὸν κύριον καὶ ἐπήκουσέν μου εἰς πλατυσμόν
6 Κύριος ἐμοὶ βοηθός οὐ φοβηθήσομαι τί ποιήσει μοι ἄνθρωπος
7 Κύριος ἐμοὶ βοηθός κἀγὼ ἐπόψομαι τοὺς ἐχθρούς μου
8 Ἀγαθὸν πεποιθέναι ἐπὶ κύριον ἢ πεποιθέναι ἐπ᾿ ἄνθρωπον
9 ἀγαθὸν ἐλπίζειν ἐπὶ κύριον ἢ ἐλπίζειν ἐπ᾿ ἄρχοντας
10 Πάντα τὰ ἔθνη ἐκύκλωσάν με καὶ τῷ ὀνόματι κυρίου ἠμυνάμην αὐτούς
11 κυκλώσαντες ἐκύκλωσάν με καὶ τῷ ὀνόματι κυρίου ἠμυνάμην αὐτούς
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
7 Rahlfs 1967 285-287 La divisione tra i vv 15 e 16 egrave stata uniformata a quel-
la adottata dalle edizioni latine 8 Liber Psalmorum 1953 250-252 9 de Sainte-Marie 1954 171-173
36 Ricognizioni scritturistiche
12 ἐκύκλωσάν με ὡσεὶ μέλισσαι κηρίον
καὶ ἐξεκαύθησαν ὡσεὶ πῦρ ἐν ἀκάνθαις καὶ τῷ ὀνόματι κυρίου ἠμυνάμην αὐτούς
13 Ὠσθεὶς ἀνετράπην τοῦ πεσεῖν καὶ ὁ κύριος ἀντελάβετό μου
14 Ἰσχύς μου καὶ ὕμνησίς μου ὁ κύριος καὶ ἐγένετό μοι εἰς σωτηρίαν
15 Φωνὴ ἀγαλλιάσεως καὶ σωτηρίας ἐν σκηναῖς δικαίων 16 Δεξιὰ κυρίου ἐποίησεν δύναμιν
δεξιὰ κυρίου ὕψωσέν με δεξιὰ κυρίου ἐποίησεν δύναμιν
17 Οὐκ ἀποθανοῦμαι ἀλλὰ ζήσομαι καὶ ἐκδιηγήσομαι τὰ ἔργα κυρίου
18 Παιδεύων ἐπαίδευσέν με ὁ κύριος καὶ τῷ θανάτῳ οὐ παρέδωκέν με
19 Ἀνοίξατέ μοι πύλας δικαιοσύνης εἰσελθὼν ἐν αὐταῖς ἐξομολογήσομαι τῷ κυρίῳ
20 Αὕτη ἡ πύλη τοῦ κυρίου δίκαιοι εἰσελεύσονται ἐν αὐτῇ
21 Ἐξομολογήσομαί σοι ὅτι ἐπήκουσάς μου καὶ ἐγένου μοι εἰς σωτηρίαν
22 Λίθον ὃν ἀπεδοκίμασαν οἱ οἰκοδομοῦντες οὗτος ἐγενήθη εἰς κεφαλὴν γωνίας
23 παρὰ κυρίου ἐγένετο αὕτη καὶ ἔστιν θαυμαστὴ ἐν ὀφθαλμοῖς ἡμῶν
24 Αὕτη ἡ ἡμέρα ἣν ἐποίησεν ὁ κύριος ἀγαλλιασώμεθα καὶ εὐφρανθῶμεν ἐν αὐτῇ
25 Ὦ κύριε σῶσον δή ὦ κύριε εὐόδωσον δή
26 Εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος ἐν ὀνόματι κυρίου εὐλογήκαμεν ὑμᾶς ἐξ οἴκου κυρίου
2 Antiche letture latine del Salmo 118 37
27 Θεὸς κύριος καὶ ἐπέφανεν ἡμῖν συστήσασθε ἑορτὴν ἐν τοῖς πυκάζουσιν ἕως τῶν κεράτων τοῦ θυσιαστηρίου
28 Θεὸς μου εἶ σύ καὶ ἐξομολογήσομαί σοι θεός μου εἶ σύ καὶ ὑψώσω σε ἐξομολογήσομαί σοι ὅτι ἐπήκουσάς μου καὶ ἐγένου μοι εἰς σωτηρίαν
29 Ἐξομολογεῖσθε τῷ κυρίῳ ὅτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
(b) Ga
1 Confitemini Domino quoniam bonus quoniam in saeculum misericordia eius
2 dicat nunc Israhel quoniam bonus quoniam in saeculum misericordia eius
3 dicat nunc domus Aaron quoniam in saeculum misericordia eius
4 dicant nunc qui timent Dominum quoniam in saeculum misericordia eius
5 de tribulatione invocavi Dominum et exaudivit me in latitudinem Dominus
6 Dominus mihi adiutor non timebo quid faciat mihi homo
7 Dominus mihi adiutor et ego despiciam inimicos meos
8 bonum est confidere in Domino quam confidere in homine
9 bonum est sperare in Domino quam sperare in principibus
10 omnes gentes circumierunt me et in nomine Domini quia ultus sum in eos
11 circumdantes circumdederunt me in nomine autem Domini quia ultus sum in eos
38 Ricognizioni scritturistiche
12 circumdederunt me sicut apes
et exarserunt sicut ignis in spinis et in nomine Domini quia ultus sum in eos
13 inpulsus eversus sum ut caderem et Dominus suscepit me
14 fortitudo mea et laudatio mea Dominus et factus est mihi in salutem
15 vox exultationis et salutis in tabernaculis iustorum
16 dextera Domini fecit virtutem dextera Domini exaltavit me dextera Domini fecit virtutem
17 non moriar sed vivam et narrabo opera Domini
18 castigans castigavit me Dominus et morti non tradidit me
19 aperite mihi portas iustitiae ingressus in eas confitebor Domino
20 haec porta Domini iusti intrabunt in eam
21 confitebor tibi quoniam exaudisti me et factus es mihi in salutem
22 lapidem quem reprobaverunt aedificantes hic factus est in caput anguli
23 a Domino factum est istud hoc est mirabile in oculis nostris
24 haec est dies quam fecit Dominus exultemus et laetemur in ea
25 o Domine salvum fac o Domine prosperare
26 benedictus qui venturus est in nomine Domini benediximus vobis de domo Domini
2 Antiche letture latine del Salmo 118 39
27 Deus Dominus et inluxit nobis constituite diem sollemnem in condensis usque ad cornua altaris
28 Deus meus es tu et confitebor tibi Deus meus es tu et exaltabo te
confitebor tibi quoniam exaudisti me et factus es mihi in salute
29 confitemini Domino quoniam bonus quoniam in saeculum misericordia eius
(c) He 1 Confitemini Domino quoniam bonus
quoniam in aeternum misericordia eius 2 dicat nunc Israhel
quoniam in aeternum misericordia eius 3 dicat domus Aaron
quoniam in aeternum misericordia eius 4 dicant qui timent Dominum
quoniam in aeternum misericordia eius 5 cum tribularer invocavi Dominum
et exaudivit me in latitudine Dominus 6 Dominus meus es
non timebo quid faciat mihi homo 7 Dominus mihi auxiliator
et ego dispiciam odientes me 8 melius est sperare in Domino
quam sperare in homine 9 melius est sperare in Domino
quam sperare in principibus 10 omnes gentes circumdederunt me
et in nomine Domini ultus sum eas 11 circumdederunt me et obsederunt me
et in nomine Domini ultus sum eas
40 Ricognizioni scritturistiche
12 circumdederunt me quasi apes
extinctae sunt quasi ignis spinarum in nomine Domini quia ultus sum eas
13 inpulsus pellebar ut caderem et Dominus sustentavit me
14 fortitudo mea et laus mea Dominus et factus est mihi in salutem
15 vox laudis et salutis in tabernaculis iustorum
16 dextera Domini fecit fortitudinem dextera Domini excelsa dextera Domini fecit fortitudinem
17 non moriar sed vivam et narrabo opera Domini
18 corripiens arguit me Dominus et morti non tradidit me
19 aperite mihi portas iustitiae ingressus eas confitebor Domino
20 haec est porta Domini iusti intrabunt in eam
21 confitebor tibi quoniam exaudisti me et factus es mihi in salutem
22 lapis quem reprobaverunt aedificantes factus est in caput anguli
23 a Domino factum est istud et hoc mirabile in oculis nostris
24 haec est dies quam fecit Dominus exultemus et laetemur in ea
25 obsecro Domine salva obsecro obsecro Domine prosperare obsecro
26 benedictus qui venit in nomine Domini benediximus vobis de domo Domini
27 Deus Dominus et apparuit nobis frequentate sollemnitatem in frondosis
2 Antiche letture latine del Salmo 118 41
usque ad cornua altaris 28 Deus meus es tu et confitebor tibi
Deus meus es tu exaltabo te 29 confitemini Domino quoniam bonus
quoniam in aeternum misericordia eius 3 Il salmo 118 come la maggior parte dei componimenti
raccolti nel Salterio presenta molteplici potenzialitagrave interpre-tative compresenti nel salmo stesso Lo dimostrano le diver-genze che si registrano nelle ipotesi di datazione e nelle ipote-si di ricostruzione del contesto in cui il componimento poteacute essere pensato ed eseguito Ricordiamo in sintesi qui di seguito le ipotesi principali seguendo lrsquoordine cronologico delle ri-spettive proposte di datazione
ndash Qualcuno ha individuato nel salmo elementi arcaici risa-lenti allrsquoepoca precedente lrsquoesilio10 Notando punti di contatto tra il cantico di Es 152 e i vv 14 e 28 del salmo e tra Es 156 e i vv 15ss si egrave voluto riconoscere in alcune parti del componi-mento la celebrazione dellrsquoesodo Anche la voce verbale ami-lam che ricorre nel ritornello dei vv 10-12 e significa lette-ralmente ldquoio li circoncisirdquo (unrsquoaccezione che non fu accolta dagli antichi traduttori) egrave stata considerata indizio di arcaici-tagrave in quanto eco di unrsquousanza praticata nellrsquoetagrave dei re dagli I-sraeliti vincitori sui popoli sconfitti (cf 1 Sam 1825-27 risulta perograve ancora in uso allrsquoepoca dei Maccabei cf 1 Mac 246)
ndash Franz Delitzsch considerograve il salmo come un inno di rin-graziamento composto in occasione della consacrazione del Tempio ricostruito poco dopo il ritorno dallrsquoesilio a Babilonia (515 aC cf Esd 613-18)11
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
10 Kissane 1964 Dahood 1986 I rinvii ai piugrave noti commenti al Salterio saran-
no limitati al nome dellrsquoautore e allrsquoanno di edizione 11 Delitzsch 18945 rist 2005
42 Ricognizioni scritturistiche
ndash Da alcuni padri della Chiesa (Origene Teodoreto) fu ri-conosciuto nel salmo un inno di ringraziamento per la rico-struzione delle mura di Gerusalemme celebrata in occasione della festa delle capanne del 444 aC (cf Neh 41-8 61-14 il salmo perograve al v 15 parla di ldquotenderdquo non di capanne) o per la lettura dei libri della legge del 427426 Su questa ipotesi con-cordano alcuni studiosi moderni12
ndash Moses Buttenwieser abbassa la datazione fino allrsquoepoca di Alessandro Magno del quale il salmo celebrerebbe lrsquoavvento dopo gli episodi di sanguinosa repressione delle rivolte in Egit-to e in Palestina a opera del crudele re persiano Artaserse III Oco nel 345 aC13
ndash Ancora piugrave in basso si spingono gli studiosi che sosten-gono lrsquoorigine tardiva della maggior parte del Salterio i quali riconoscono nel cantico il riferimento alla purificazione del Tempio promossa da Giuda Maccabeo nel 164 aC (cf 1 Mac 436-59)14 o alla vittoria maccabea sul generale siro Nicanore nel 160 aC (cf 1 Mac 743-47)15
Si puograve dire dunque che con il salmo 118 ci troviamo da-vanti a unrsquoaltra dimostrazione di quanto fu teorizzato molti anni fa (ma la teoria conserva tuttora il suo valore) a proposito della necessitagrave di distinguere nellrsquointerpretazione di unrsquoopera letteraria tra intentio auctoris intentio operis e intentio lectoris16
Quella di colui che compose il salmo doveacute essere unrsquointenzione ben precisa ma non egrave riconoscibile oggi con si-curezza e come vedremo piugrave avanti risultava di fatto inacces-sibile giagrave agli antichi traduttori Aveva egli in mente un con-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
12 Kirkpatrick 1912 Kittel 1914 13 Buttenwieser 19692 14 Wellhausen 1895 15 Duhm 1922 16 Eco 2014
2 Antiche letture latine del Salmo 118 43
dottiero vittorioso sugli infedeli un coro di esuli tornati da Babilonia un corteo di pellegrini che si appressa al Tempio di Gerusalemme Non egrave dato saperlo se non in via ipotetica
Egrave invece piugrave riconoscibile quella che in modo convenzio-nale possiamo definire la lsquointenzionersquo del componimento che vuole presentarsi come una liturgia recitata a voci alterne da un solista e da un coro senza che sia resa esplicita lrsquoidentitagrave neacute dellrsquouno neacute dellrsquoaltro Lrsquoambientazione della prima parte egrave in-dicata al v 15 (ldquole tende dei giustirdquo) quella della seconda parte al v 19 (ldquole porte della giustiziardquo) Si tratta perograve di allusioni ve-late le tende possono essere quelle di un esercito vittorioso le dimore degli Israeliti reduci dallrsquoesilio le case di Gerusalemme le capanne preparate per la festa omonima la porta della giu-stizia puograve essere quella di accesso al Tempio o unrsquoespressione metaforica17
Quanto alle intenzioni dei lettori sono le stesse stratifica-zioni esegetiche depositate sul testo nellrsquoarco di oltre due mil-lenni a testimoniare una volta di piugrave con il loro numero la fondatezza del noto enunciato di Gregorio Magno per il quale ldquola Scrittura cresce con chi leggerdquo (Hom Ez 178) La pietra scartata dai muratori ad esempio (v 22) dagli esegeti giudei egrave stata letta come simbolo di Israele (cf Gn 2811-22 Is 2816) di Davide fanciullo (cf 1 Sam 1614-20) del Tempio di Gerusa-lemme (cf Sal 60 Zc 47) di JHWH stesso (cf Gn 4924) per gli esegeti cristiani sulla base di Mt 2142 egrave sicura prefigurazione del Cristo per lo studioso laico egrave spunto di riflessione critica al fine di un confronto tra le diverse tradizioni religiose che tro-vano espressione nelle testimonianze archeologiche gerosoli-mitane (il Muro Occidentale per gli ebrei il Santo Sepolcro per i cristiani la Cupola della Roccia per i musulmani) ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
17 Quello di Gianfranco Ravasi (1985 200810) rimane il commento in lingua
italiana piugrave esaustivo e informato al quale egrave tuttora indispensabile rinviare
per lrsquoapprofondimento esegetico del testo
44 Ricognizioni scritturistiche
4 Le antiche traduzioni latine possono dare un contributo per illuminare il passaggio piugrave delicato che coinvolse la lettu-ra la recitazione e la meditazione del salmo quando attraver-so la versione greca dei Settanta esso entrograve nella tradizione cristiana mettendo radici nella liturgia nellrsquoomiletica e nellrsquoesegesi Riportiamo alcune delle tracce piugrave significative di questo momento di passaggio tracce che si rilevano nei piugrave noti Salteri latini antichi le confronteremo tra loro con la re-visione effettuata da Girolamo sul greco dei Settanta (Ga) e con la nuova traduzione che lo stesso Girolamo approntograve tenendo conto dellrsquooriginale ebraico (He) Lrsquoindagine saragrave limitata ai da-ti lessicali e alle testimonianze testuali18
v 1 La parola ebraica iniziale hodu (ldquolodaterdquo ldquocelebraterdquo) assai frequente nel Salterio e vocabolo-chiave di questo salmo 118 (cf vv 119212829) egrave resa dal traduttore greco col verbo ἐξομολογέω non usato dai traduttori del Pentateuco (lrsquounica ricorrenza egrave in Gn 2935) e raro nei libri storici e profetici Nel greco biblico (Salmi libri sapienziali Nuovo Testamento) si ri-leva una evoluzione semantica rispetto al significato primo (ldquoessere drsquoaccordordquo ldquoriconoscererdquo) I traduttori latini del Sal-terio compreso Girolamo in He rendono in modo concorde con il verbo confiteor anchrsquoesso modificato rispetto al signifi-cato etimologico fondamentale che ha in latino (ldquoriconoscererdquo ldquoammettererdquo) In effetti confiteor nel significato di ldquolodarerdquo ri-corrente nella Scrittura in lingua latina e vocabolo connotati-vo del Salterio nel linguaggio dei cristiani non si diffuse al di
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
18 I dati sono tratti dalle edizioni citate nelle note precedenti La rassegna
delle varianti egrave stata confrontata con lo schedario della Vetus latina pubbli-
cato in formato elettronico (Vetus Latina Database 2002) Per le trascrizioni di
parole ebraiche egrave stato seguito il metodo semplificato adottato in Monti
Amoroso (1999) Anche le traduzioni letterali del testo ebraico che saranno
riportate tengono conto della stessa opera oltre che di Reggi (2004)
2 Antiche letture latine del Salmo 118 45
fuori della Bibbia nelle preghiere nelle lettere nelle omelie e nei testi agiografici ha invece il significato di ldquoconfessarerdquo (i propri peccati o la propria fede) Sui due significati Agostino si sofferma nel commento a questo salmo19 e li presuppone en-entrambi piugrave volte specialmente nelle Confessioni20 Anche che-sed lrsquoaltro vocabolo-chiave del v 1 che in ebraico significa sia ldquograziardquo che ldquolealtagraverdquo egrave interpretato dai latini (compreso Giro-lamo in He) in modo uniforme con misericordia sotto lrsquoinflusso di ἔλεος LXX La lezione in saeculum calco di εἰς τὸν αἰῶνα LXX qui e nelle altre ricorrenze in He diventa in aeternum
v 2 Il δή esortativo dei Settanta (ebr narsquo) egrave reso con nuncda Ro e dalla maggior parte dei testimoni latini fino a Girolamo (Ga He) il Salterio Veronese (Bibl Capit 1 = α) legge autem come Agostino nel commento al salmo (il Cassinese ha un in-congruo etiam che non si ripete nei due ritornelli successivi va dunque considerato un errore di lettura per autem)
La lezione ldquocasa drsquoIsraelerdquo dei Settanta influenzata pro-babilmente dalla ldquocasa di Aronnerdquo del versetto seguente non corrisponde al testo ebraico che dice soltanto ldquoIsraelerdquo21 egrave
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
19 Enarr Ps 1172 ldquoQuando dunque o carissimi nelle divine Scritture si parla
di confessione la si intende non solamente come confessione dei peccati ma
anche come confessione della lode di Dio [hellip] Anche qui ascoltiamo le paro-
le Confessate al Signore e come potremmo intenderle piugrave esattamente se non
nel senso che le parole stesse esprimono e cioegrave che dobbiamo lodare il Si-
gnorerdquo 20 Mohrmann 19612 30-32 1961 122s 1979 208 Sulla resistenza che
ἐξομολογέω incontrograve nel greco dei cristiani con il significato di ldquolodarerdquo ved
Norden 2002 397 n 9 21 Egrave anche possibile ipotizzare che sul traduttore greco o sui primi copisti
abbia agito lrsquoinflusso mnemonico dellrsquoespressione ldquocasa drsquoIsraelerdquo (e ldquocasa di
Giudardquo) ricorrente nei libri profetici Il Salterio ritrovato a Qumran (4QPsb)
legge ldquoIsraelerdquo
46 Ricognizioni scritturistiche
presente ancora nel Veronese α nel Salterio di Corbie (ms di Pietroburgo FvI nr 5 = δ) nei salteri Ambrosiano e Mozara-bico oltre che in Agostino (Enarr Ps 1173) Invece Ro Ga He e Cas omettono domus dimostrando di conoscere una forma te-stuale greca diversa da quella corrente Questo permette di i-potizzare che Ro Ga e Cas avessero ndash come sappiamo essere stato per He ndash accesso a una redazione dei Settanta di origine esaplare
v 3 Il plurale ebraico collettivo jomeru (ldquodicanordquo) egrave reso dai traduttori col singolare richiesto dalla concordanza grammaticale (εἰπάτω LXX dicat latt) Fa eccezione Cas che con dicant fornisce qui uno dei molti indizi di un suo contatto diretto con il testo ebraico non si puograve escludere che questa osservazione possa estendersi anche ad altri testimoni ora i-gnoti o ignorati22
La ripetizione della formula ldquopercheacute egrave buonordquo assente nellrsquoebraico egrave ripresa dal versetto precedente nella versione greca corrente (LXX) e in una parte significativa della tradi-zione latina salteri Romano Ambrosiano Anglosassone e Mo-zarabico mss Veronese (α) e di St Germain (Parigino 11947 = γ) opere di Arnobio e di Agostino Girolamo invece (Ga He) e i salteri di Corbie (δ) di Lione (ms 425 [351] + Parigino N Acq 1585 = η) e di Montecassino (Cas) omettono la ripetizione mo-strando di conoscere la forma testuale derivante dallrsquoebraico Il Cassinese come spesso accade presenta una forma eccentri-ca dellrsquointero emistichio dicant pia domus Aaron Lrsquoaggettivo pius ricorreragrave anche nel versetto seguente segno dellrsquoatten-zione riservata dallrsquointerprete della redazione cassinese
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
22 dicant egrave anche la lezione di un testimone di He (ms H) poi corretta in dicat
noncheacute di un testimone del Salterio mozarabico (ms mozL) dove viceversa
dicant egrave introdotto come correzione
2 Antiche letture latine del Salmo 118 47
allrsquoidea dei chassidim (i ldquopiirdquo) a cui il salmista alluderagrave subito dopo anche se definendoli ldquotimorati di Diordquo
v 4 Lrsquoenfatizzazione (ldquotuttirdquo) egrave presente nei Settanta e ri-presa dai salteri Romano Mozarabico Veronese (α) e di Saint-Germain (γ) ed egrave nota ad Agostino Manca secondo lrsquoebraico nel Salterio di Lione (η) e nelle versioni geronimiane (Ga He) noncheacute in Cas che anche qui presenta una forma testuale in-dipendente dicant pii timenteshellip23
Per quanto riguarda la formula ldquopercheacute egrave buonordquo assente nel testo ebraico valgono osservazioni simili a quelle riportate al versetto precedente le parole derivanti dai Settanta si leg-gono nei salteri Romano Mozarabico Veronese e di Saint Germain mancano nelle versioni geronimiane e in alcune ci-tazioni agostiniane
v 5 Lrsquoebraico min hammetzar (ldquodalla distrettardquo ldquoin mezzo allrsquoafflizionerdquo) egrave interpretato da un ramo della tradizione greca ἐν θλίψει (ldquonellrsquooppressionerdquo) da un altro ramo piugrave aderente allrsquooriginale ἐκ θλίψεως (ldquodallrsquooppressionerdquo) Egrave questo il mo-dello seguito dal Salterio di Lione η e da Ga (de tribulatione) mentre Cas sceglie lrsquoaltra accezione possibile del testo ebraico scrivendo per tribulationem In He Girolamo opteragrave infine per una circonlocuzione (cum tribularer) Il secondo emistichio del v 5 presenta nellrsquooriginale unrsquoespressione ellittica ldquomi ha ri-sposto nellrsquoampiezza (o ldquoal largordquo) JAHrdquo Nei Settanta troviamo un altro costrutto ellittico ἐπήκουσέν μου εἰς πλατυσμόν (ldquomi ha esaudito nel largo spaziordquo) migliorato da Simmaco con il ricorso a un sinonimo avente maggiore dignitagrave letteraria (εἰς
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
23 In questo versetto un altro contatto tra Cas e il testo ebraico (rilevato da
dom Amelli qui come negli altri casi con il ricorso al grassetto nella sua e-
dizione) egrave rappresentato dallrsquouso di ia trascrizione del Nome sacro di JHWH
abbreviato in luogo di dominum
48 Ricognizioni scritturistiche
εὐρυχωρίαν)24 I traduttori moderni hanno avvertito la neces-sitagrave di chiarire il concetto con lrsquoaggiunta di un verbo espri-mente movimento (ldquotraendomirdquo ldquoconducendomirdquo) egrave lrsquointer-pretazione che sembra abbiano sottinteso i traduttori latini che hanno fatto ricorso al complemento di moto a luogo (in la-titudinem il Gallicano e i salteri di Corbie e di Lione)25 Altri tra-duttori invece non hanno sottinteso nessun altro verbo met-tendo in evidenza lo stato anzicheacute il moto nei salteri Romano Cassinese e in He si legge in latitudine e cosigrave pure leggeva Ago-stino26 Il Salterio di Saint-Germain con in dilatione puograve sugge-rire unrsquointerpretazione diversa ldquomi ha esaudito dopo un certo tempordquo
v 6 Il primo emistichio nel testo ebraico presenta lrsquoellissi del verbo ldquoJHWH (egrave) per merdquo cosigrave anche i Settanta la maggior parte degli antichi Salteri latini e Ga Ro invece integra con est27 He con es Girolamo ha dunque preferito infine considera-re la frase come unrsquoinvocazione rivolta alla divinitagrave ldquoSignore tu sei miordquo28 Le divergenze maggiori tra gli interpreti antichi ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
24 Le lezioni dei traduttori esaplari riguardanti il salmo 118 sono riportate in
Field 1875 270s 25 Non egrave escluso che abbia influito sulla scelta il ricordo del passo evangelico
relativo allrsquoepisodio della pesca miracolosa nel quale Gesugrave dice a Simone di
spingere lsquoal largorsquo la sua barca (Lc 54) 26 Enarr Ps 1173 ldquoAngustia nostrae tribulationis finitur latitudo autem quo
transimus non habet terminumrdquo Agostino coglie la contrapposizione fra
lsquostrettezzarsquo e lsquolarghezzarsquo intese in senso spirituale 27 Il Salterio Ambrosiano presenta et al posto di est che potrebbe essere un
errore di copia e fare cosigrave di med un altro testimone della lezione contenente
il verbo espresso 28 I mss neotestamentari greci e latini mostrano le stesse oscillazioni (pre-
senza o assenza della congiunzione presenza o assenza del verbo) nella cita-
zione di questo versetto in Eb 136
2 Antiche letture latine del Salmo 118 49
si registrano perograve nella presenza o assenza di un predicativo riferito alla divinitagrave Lrsquoebraico come abbiamo visto non ha predicato mentre il greco forse per creare una simmetria col versetto successivo specifica ldquoIl Signore (egrave) per me un soccor-ritore (βοηθός)rdquo reso dagli interpreti latini con adiutor (in al-cune citazioni dellrsquoepistolario di Girolamo auxiliator non clas-sico ma piugrave aderente a βοηθός)29 Lrsquoebraico egrave rispettato oltre che da Girolamo in He anche da Cas che per di piugrave trascrive lrsquoultima parola del versetto conservando la forma che ha nellrsquooriginale Dominus meus non timebo quid faciat mihi adam Egrave possibile che allrsquoorigine della scelta di adam in luogo di homo vi sia stato lrsquointento di sottolineare la contrapposizione (implici-ta per il salmista) tra la divinitagrave e la creatura terrestre consi-derata nella sua natura mortale Non a caso Girolamo in una delle sue citazioni del versetto (Ep 226) in luogo di homo scrive caro
v 7 Lrsquoebraico dice alla lettera ldquoJHWH (egrave) per me tra co-loro che mi aiutano e30 io vedrograve coloro che mi odianordquo Il gre-co rende in forma semplificata il primo emistichio ripetendo la formula introdotta nel versetto precedente (ldquoIl Signore [egrave] per me un soccorritorerdquo) gli antichi interpreti latini lo seguo-no usando adiutor o auxiliator (He Cipriano) con la notevole eccezione di Cas che si attiene allrsquoebraico Dominus michi in a-diutoriis meis Quanto al verbo del secondo emistichio che in qualunque lingua antica o moderna richiede una versione e-splicativa dal traduttore greco egrave reso con ἐπόψομαι che con-tiene in seacute lrsquoidea di ldquoguardare dallrsquoaltordquo e quindi ldquodisprezza-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
29 Capelle (1913 30) nota che adiutor egrave un vocabolo estraneo alla latinitagrave cri-
stiana in Africa La stessa osservazione (id 32) egrave fatta da Capelle a proposito
del verbo timeo (infatti Cipriano cita questo versetto usando metuo) 30 La congiunzione egrave omessa dal Salterio di Qumran 4QPsb e da uno dei te-
stimoni di He
50 Ricognizioni scritturistiche
rerdquo alcuni dei Salteri latini mostrano di aver compreso il senso (despiciam α η Ga He) altri no (videbo γ Ro med Cas)
vv 8-9 Il v 8 come il successivo egrave caratterizzato da una coppia di verbi che in ebraico hanno due significati diversi ldquorifugiarsirdquo il primo ldquoconfidarerdquo il secondo La differenza di significato tra il primo e il secondo verbo si perde in tutte le traduzioni antiche a cominciare dal greco che nel v 8 usa due volte πεποιθέναι (ldquoconfidarerdquo) e nel v 9 due volte ἐλπίζειν (ldquosperarerdquo) I Salteri latini presentano anchrsquoessi verbi ripetuti nel v 8 troviamo due volte confidere (Ro Ga ecc) o due volte sperare (γ moz Cas31 He) nel v 9 due volte sperare (Ro Ga ecc) o due volte confidere (moz) Fa eccezione Cas che al v 9 egrave lrsquounico a differenziare i due verbi Bonum est confidere in domino quam sperare in spontaneis32
vv 10-12 Nel ritornello dei vv 10-12 lrsquoebraico amilam (lett ldquoho circoncisordquo o ldquorecisordquo ved quanto osservato sopra sect 3) egrave stato mitigato dai traduttori antichi a cominciare dai greci (ἠμυνάμην [ldquomi sono vendicatordquo ldquoho respintordquo] LXX e Aquila διέθρυψα [ldquoho fatto a pezzirdquo] Simmaco)33 I latini (an-che Girolamo in He) si attengono allrsquointerpretazione dei Set-tanta ricorrendo a ulciscor o a vindico34 A differenza degli in-terpreti greci alcuni Salteri latini mostrano di conoscere il va-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
31 In luogo di sperare in homine Cas legge sperare in adam (ved quanto notato
sopra al v 6) 32 Non egrave chiara lrsquoorigine della lezione in spontaneis in luogo di in principibus
della restante tradizione (che corrisponde allrsquoebraico e al greco) 33 In margine al codice ΘK di He ultus sum egrave glossato contrivi (ldquoho distruttordquo)
ΘK un ms del sec IX proveniente da Carcassonne testimone importante
della recensione di He approntata da Teodulfo presenta numerose glosse
marginali che attestano un paziente lavoro di interpretazione mediante col-
lazione con altri Salteri 34 Al v 11 ultus sum egrave sostituito in α da superavi
2 Antiche letture latine del Salmo 118 51
lore di futuro che ha il passato lsquoprofeticorsquo dellrsquoebraico Cas nei vv 11 e 12 legge ulciscar in luogo di ultus sum ζ al v 11 legge vindicabo in luogo di vindicavi α γ δ η med moz e Ga al v 12 leggono vindicabor
La prima similitudine del v 12 nel testo ebraico dice ldquoMi hanno circondato come apirdquo ampliato dai Settanta ldquohellipcome api il favo (κηρίον)rdquo Alcuni Salteri latini (α ζ moz) riproduco-no la forma ampliata altri la forma breve che in epoca tardo-antica doveva dunque circolare in greco accanto allrsquoaltra35
La seconda similitudine nellrsquoebraico dice ldquosono bruciate come fuoco di rovirdquo evidentemente per significare la rapiditagrave con cui i nemici sono stati sconfitti tenendo conto della natu-ra rapidamente infiammabile dei rovi Questo perograve sembra es-sere stato inteso in modo diverso dallrsquointerprete greco (LXX) che traduce ldquosono bruciate come fuoco tra i rovi (ἐν ἀκάνθαις)rdquo pensando a una fiamma che egrave soffocata dagli arbu-sti selvatici che la circondano I Salteri latini compresi il Ro-mano e il Gallicano sono debitori dei Settanta (in spinis) Giro-lamo in He corregge quasi ignis spinarum sulla scorta dei tradut-tori esaplari (Aquila e Simmaco ἀπεσβέσθησαν ὡς πῦρ ἀκανθῶν) La stessa lezione egrave nota inoltre anche a Cas36
Varianti minori reperibili nei Salteri latini (circumierunt circumdederunt ultus sum eos hellip in eos hellipeas) non sono signifi-cative per lrsquoesegesi del passo
v 13 Il senso del versetto egrave chiaro sia in ebraico che in greco il salmista egrave stato spinto con forza ma lrsquoaiuto di JHWH lo ha salvato dalla caduta La difficoltagrave costituita nel testo e-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
35 Nellrsquoesegesi agostiniana il favo ha un significato importante (Enarr Ps
1177 ldquoCome le api producono miele e lo depositano nei favi cosigrave i persecu-
tori di Cristo senza sapere quel che facevano ci resero ancora piugrave dolce il
nostro Signore proprio in forza della sua passionerdquo) 36 Amelli 1912 146
52 Ricognizioni scritturistiche
braico dal primo verbo al singolare (lett ldquomi hai spinto per [farmi] cadererdquo) dopo la serie di verbi al plurale nei versetti precedenti egrave facilmente aggirata dagli antichi traduttori ὠσθεὶς ἀνετράπην (ldquospinto sono stato rovesciatordquo) LXX im-pulsus versatus sum Ro ecc impulsus eversus sum η Ga pulsu im-pulsus sum (ldquoda una spinta sono stato sospintordquo) Cas Lrsquointerpretazione tamquam cumulus harenae impulsus di α e del Salterio Mozarabico di Cava dersquo Tirreni (ms 14 della Badia) presuppone la lettura di due parole staccate (ὡς θίς ldquocome cumulo di sabbiardquo) invece di ὠσθείς (ldquospintordquo) che ha dato luogo allrsquoesegesi di Agostino (Enarr Ps 11781) ldquoSebbene la moltitudine dei credenti fosse cosigrave grande da potersi parago-nare alla sabbia che innumerabile egrave sulla riva del mare e seb-bene fosse strutturata in forma di societagrave e quindi costituisse una specie di mucchio tuttavia cosa egrave mai lrsquouomo se tu non ti ricordi di luirdquo
v 14 JHWH egrave celebrato come ldquoforzardquo (lsquooz) e ldquocantordquo (zim-rah) del salmista e cosigrave in greco (ἰσχύς μου καὶ ὕμνησις) Gli interpreti latini rendono il senso traslato del secondo termine (laudatio laus) come giagrave Simmaco secondo quanto indiretta-mente attestato dalla versione siriaca esaplare che presuppo-ne αἴνεσις o εὐφημία
v 15 Quella che risuona nelle tende dei giusti egrave definita nellrsquoebraico ldquovoce di giubilordquo (qol rinnah) come nel greco (φωνὴ ἀγαλλιάσεως) Dai latini egrave interpretata come vox laeti-tiae in Ro vox exultationis in δ η med Cas Ga e infine come vox laudis in He
v 16 Nella celebrazione del salmo ebraico la destra di JHWH egrave sollevata e compie prodezze (lett ldquo[egrave] facente poten-zardquo) Il greco intende che la mano della divinitagrave ha sollevato il salmista (ὕψωσέν με) e questa interpretazione egrave ripresa dalla maggior parte dei traduttori latini (dextera domini exaltavit
2 Antiche letture latine del Salmo 118 53
me)37 La correzione di Girolamo interviene in He (dextera domi-ni excelsa) probabilmente sulla scorta di uno dei traduttori e-saplari il quale stando alla testimonianza indiretta del siriaco aveva tradotto ὑψίστη Egrave interessante notare che anche Cas (dextera domini exaltata est) conosce questa stessa lezione
Lrsquoaltra azione della destra di JHWH egrave descritta in greco con le parole ἐποίησεν δύναμιν il che determina la concorde interpretazione latina fecit virtutem Solo in He Girolamo si riavvicina allrsquoebraico con fecit fortitudinem38
v 17 Il testo ebraico presenta un nesso costituito dalla particella ki con valore causale o asseverativo ldquoNon morirograve poicheacute [oppure ldquosigraverdquo] vivrograverdquo Il traduttore greco ha inteso e-sprimere invece una contrapposizione (ἀλλά LXX) seguito da tutti gli interpreti latini Fa eccezione Cas con quoniam che ri-produce a modo suo il senso causale dellrsquoebraico
Per ldquoracconterograve le opere di JHWHrdquo il traduttore greco usa ἐκδιηγήσομαι che nei Salteri latini diventa il generico narrabo Soltanto i salteri Veronese e Ambrosiano aderiscono piugrave stret-tamente al verbo greco con enarrabo usato da Agostino nella sua opera esegetica
v 18 Nellrsquoebraico il versetto inizia con quello che la reto-rica antica avrebbe definito un poliptoto o una figura etimolo-gica (jassor jisseranni lett ldquopunigrave punire merdquo) non riproducibile nelle versioni moderne che traducono ldquomi ha duramente pu-nitordquo Gli interpreti antichi invece a partire dal greco (παιδεύων ἐπαίδευσέν με LXX) hanno riprodotto lrsquoartificio sti-listico I Salteri latini concordano in maggioranza sulla lezione castigans castigavit me i salteri Veronese e Cassinese leggono emendans emendavit e cosigrave pure Cipriano e Agostino nelle nu-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
37 A questa lettura si ispira il commento al salmo 117 di Arnobio Eius dextera
exaltat nos ex inferno interiore 38 Questa lezione egrave introdotta anche nel Salterio Mozarabico (mozC)
54 Ricognizioni scritturistiche
merose citazioni del passo39 In He Girolamo con corripiens ar-guit me fa una scelta che si discosta da tutta la tradizione pre-cedente
v 19 Lrsquoatto di varcare le porte della giustizia egrave espresso in ebraico dal verbo in forma finita reso dal greco con un parti-cipio aoristo (εἰσελθών) ripreso dagli interpreti latini con il participio passato (ingressus) Soltanto il Salterio Cassinese rende con il participio presente (ingrediens in eis) una lezione nota ad Agostino che prende spunto da questa per la sua ese-gesi del salmo 99 (Enarr Ps 9916) ldquoIn un altro salmo si dice lsquoApritemi le porte della giustizia Entrando in esse (ingrediens in eis) confesserograve al Signorersquo Dice forse quando sarograve entrato (cum ingressus fuero) non lo confesserograve piugrave Lo confesseragrave an-che dopo entratordquo
v 20 Le varianti che si registrano nei Salteri latini non presentano indizi significativi di differenze nellrsquointerpreta-zione (intrabunt introibunt ingredientur per eam in eam in ea) Lrsquoalternarsi di esse nelle opere di Girolamo (cf ad es Ep 983 Comm Ez 1240 1446 Comm Is 826) ne conferma lrsquoirrilevanza
v 21 Si registra in Ro la presenza di un vocativo (domine) nel primo emistichio mancante nellrsquoebraico e nella maggior parte dei mss dei Settanta e omesso da η Ga ecc Piugrave impor-tante egrave notare la lezione factus est nel secondo emistichio (ter-za persona singolare in luogo della seconda persona) che si trova in η ζ Cas e presuppone un ἐγένετο in luogo dellrsquoἐγένου
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
39 Secondo Capelle (1913 31) castigare egrave un verbo estraneo alla tradizione la-
tina cristiana dellrsquoAfrica dove prevale emendare Nel riecheggiamento del
passo da parte di Paolo apostolo in 2 Cor 69 i testimoni greci accolgono in
prevalenza παιδευόμενοι ma alcuni πειραζόμενοι (ldquomessi alla provardquo) i te-
stimoni latini della Vulgata concordano su castigati
2 Antiche letture latine del Salmo 118 55
LXX richiesto dal senso e dal testo ebraico Esichio nel suo commentario egrave anchrsquoegli testimone della lezione ἐγένετο
v 22 Lrsquoatto dello scartare una pietra da parte dei costrut-tori (gr ἀποδοκιμάζω) egrave espresso da tutti gli interpreti latini ricorrendo al verbo reprobo fa eccezione il Salterio Cassinese che dagrave una raffigurazione piugrave materiale e icastica dellrsquoatto u-sando il verbo proicio
v 23 Il senso dellrsquoebraico presuppone che soggetto della frase sia da considerare quanto descritto nel versetto prece-dente (ldquoDa parte di JHWH egrave avvenuto questordquo) e cosigrave interpre-ta Simmaco che usa il neutro (παρὰ κυρίου ἐγένετο τοῦτο καὶ παράδοξον ἐφάνη ἡμῖν) Nei Settanta egrave usato invece il femmi-nile che rinvia alla ldquotestata drsquoangolordquo (κεφαλή) del versetto precedente Oscillazioni si riscontrano nei Salteri latini il neu-tro egrave in η med moz Ga He40 il femminile in Cas41 il maschile in Ro α γ δ ζ Questrsquoultima alternativa indica che la forma di testo adottata risente dellrsquoidentificazione della pietra angolare con la persona del Cristo
v 24 Il secondo dei verbi indicanti lrsquoatto del gioire nel giorno di JHWH (ebr wenismechah gr εὐφρανθῶμεν) egrave reso dai Salteri latini con laetemur (Ro Ga He ecc) α e Cas traman-dano iucundemur sostanzialmente sinonimo Egrave interessante os-servare che Agostino nelle sue citazioni del salmo usa ora lrsquouno ora lrsquoaltro verbo oltre a epulemur e che Cipriano alterna iucundemur e epulemur
v 25 La duplice esortazione contenuta nel testo ebraico ha due traduzioni possibili ldquoOrsugrave JHWH salva[ci] ora orsugrave JHWH farsquo prosperare [noi] orardquo ldquoDeh JHWH salva ti prego deh JHWH darsquo vittoria ti pregordquo Gli interpreti latini si sono
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
40 Cosigrave anche nelle citazioni neotestamentarie greche e latine del salmo 41 Il Salterio Cassinese si discosta dalla restante tradizione anche per la le-
zione mirificata est in luogo di mirabilis (o mirabile) degli altri testimoni
56 Ricognizioni scritturistiche
destreggiati tra lrsquouna e lrsquoaltra La versione tramandata dal Sal-terio Romano (O domine salvum me fac o domine bene prospera) si legge variamente modificata nel Veronese (salvum fac vero) nel Lionese (salvum fac accolto in Ga) nel Mozarabico (salvos nos fac) nellrsquoAmbrosiano (salva nunc) prima di essere rivista in modo radicale da Girolamo in He (obsecro domine salva obsecro obsecro domine prosperare obsecro)42 Anche bene prospera di Ro non egrave tramandato dagli altri Salteri in modo concorde il Salte-rio Mozarabico legge bona in luogo di bene il Lionese e il Galli-cano omettono bene e insieme al Veronese e allrsquoAmbrosiano tramandano il corretto prosperare Il Salterio Cassinese reca il segno di una riflessione esegetica originale e approfondita Pietas domini salvat nos pietas domini diriget nos
v 26 Colui ldquoche vienerdquo (ebr habbarsquo gr ὁ ἐρχόμενος) egrave re-golarmente qui venit per la maggior parte dei testimoni latini la modificazione qui venturus est del Salterio Lionese accolta nel Gallicano attesta lrsquointerpretazione del salmo in senso cri-stologico cosigrave come in una parte significativa della tradizione latina di Mt 219 che cita questo passo
v 27 ldquoDio (egrave) JHWH e ci ha illuminati ordinate il corteo festivo con rami frondosi fino agli angoli [lett ldquoai cornirdquo] dellrsquoaltarerdquo (oppure ldquolegate il corteo festivo con ramirdquo) Il tra-duttore dei Settanta interpreta ldquoDio (egrave) signore e si egrave manife-stato a noi allestite la festa con ghirlande fino ai corni dellrsquoaltarerdquo Aquila secondo quanto attestano i commenti di Eusebio e del Crisostomo traduce ldquohelliplegate la festa con i pin-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
42 La versione di He egrave lodata da Beda in Comm Mc 3 dove egrave messa a confron-
to con Ro Il verbo salvare che si incontra in Cipriano egrave considerato da Ca-
pelle (1913 32) alternativo a salvum facere che egrave definito non-africano
2 Antiche letture latine del Salmo 118 57
guirdquo (δήσατε ἑορτὴν ἐν πιμελέσιν)43 Simmaco secondo gli stessi testimoni ldquohelliplegate insieme nella celebrazione festiva le corderdquo (συνδήσατε ἐν πανηγύρει πυκάσματα)
I traduttori latini sono concordi nel rendere attraverso la mediazione del greco la descrizione della manifestazione della divinitagrave nella prima parte del versetto con inluxit nobis soltan-to Girolamo in He ha voluto dare al verbo una coloritura diver-sa (apparuit nobis) pur continuando a tenere presente ἐπέφανεν LXX
Nella seconda parte συστήσασθε LXX egrave reso dai traduttori fino a Ga con un calco etimologico (constituite nel senso di ldquoal-lestiterdquo) che in Cas e in He diventa frequentate usato nellrsquoaccezione specifica di ldquoassistere in gran numero a una fe-sta solennerdquo44 ἐν τοῖς πυκάζουσιν dei Settanta non egrave interpre-tato in modo uniforme in confrequentationibus Ro in frequenta-tionibus α in confrequentantibus γ in condensis η Ga45 in frondosis (ldquocon rami frondosirdquo) He Come altrove Cas offre una tradu-zione indipendente Altissimus meus dominus et inluxit nobis fre-quentate festivitatem in diligentiis (ldquocon amorerdquo) usque caranoth altaris
v 28 Il terzo e il quarto stico del versetto che si leggono nel testo greco dei Settanta e sono una ripetizione del v 21 mancano nellrsquoebraico e sono assenti in Cas e in He46
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
43 Nel tradurre le citazioni di LXX e di Aquila abbiamo dato al costrutto di ἐν
col dativo valore strumentale come spesso nel greco biblico cf Blass - De-
brunner 1997 sect 195 Muraoka 2009 231ss (sv ἐν 6) 44 Il ms ΘK giagrave ricordato glossa in margine obligate (ldquolegaterdquo) 45 Le diverse espressioni si possono tutte intendere genericamente come ri-
ferimento alla partecipazione numerosa (ldquoin massardquo) 46 La natura secondaria dei due stichi egrave confermata dallrsquoassenza di essi nel
Salterio rinvenuto a Qumran (11QPsa) e nellrsquoedizione origeniana lsquoa quattro
58 Ricognizioni scritturistiche
5 Il materiale esposto in questa rassegna conferma che i quattro principali momenti del processo evolutivo attraverso il quale i Salmi sono giunti a noi ndash il testo ebraico la versione greca detta dei Settanta il Salterio Gallicano la versione gero-nimiana iuxta Hebraeos ndash sono stati accompagnati da un com-plesso di elaborazioni redazionali che hanno avuto vita auto-noma ma che in varia misura hanno contribuito a creare una rete di intersecazioni e derivazioni non tutte e non sempre classificabili o ricostruibili in laboratorio
Esiste unrsquoampia bibliografia sulle traduzioni latine della Bibbia in generale e nello specifico sulle traduzioni latine del Salterio e sui rapporti intercorrenti tra esse Le ricerche con-cernenti lrsquoidentificazione di una famiglia lsquoafricanarsquo di testimo-ni da un lato e di una famiglia lsquoeuropearsquo dallrsquoaltro hanno con-dotto alla formulazione di ipotesi e proposte stimolanti ma non sono sempre approdate a risultati definitivi Il testo del Salterio nelle chiese cristiane di lingua latina rimase almeno fino al sesto secolo un testo vivente e le testimonianze giunte fino a noi ndash i manoscritti e le citazioni da parte di predicatori commentatori e polemisti ndash sono la traccia di percorsi che at-traversarono la cristianitagrave occidentale nel tempo e nello spazio
Richiamiamo a tale proposito un solo esempio rappresen-tato da Agostino Nelle sue opere le citazioni dal Salterio sono innumerevoli e in particolare le prediche e le dissertazioni raccolte sotto il titolo di Enarrationes in Psalmos ripercorrono tutti i Salmi parola per parola eppure non sempre si puograve stabi-lire quale sia stato il suo testo di riferimento e neanche si puograve essere sicuri che egli abbia per proprio conto provveduto alla revisione di un testo preesistente Le lezioni agostiniane rela-tive al salmo 118 che abbiamo riportato sopra presentano
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
colonnersquo (ἐν τῷ τετρασελίδῳ cf Amelli 1912 XXVII) che doveva essere nota
a Girolamo
2 Antiche letture latine del Salmo 118 59
coincidenze con testimoni talvolta di origine e provenienza diversa Questo non deve meravigliare se si ripensa alla vicen-da biografica e intellettuale di Agostino il quale prima di tor-nare in Africa per esercitare il suo ufficio di pastore ebbe mo-do e tempo di compiere in Italia la sua formazione I Salteri che egli ebbe a disposizione a Milano o a Cassiciaco presenta-vano forme testuali non identiche a quelle dei Salteri in uso a Cartagine e a Tagaste egrave molto probabile che tali forme si siano conservate sia nei suoi scritti del periodo italiano sia nel de-posito della sua memoria in condizione di essere utilizzate in-sieme a quelle invece piugrave familiari al pubblico africano
A che cosa alludeva Agostino quando nel De doctrina chri-stiana (21522) scriveva ldquoTra le traduzioni si fa preferire lrsquoItala percheacute piugrave fedele nelle parole e chiara nel sensordquo47 La saturazione del dibattito in merito sconsiglia di riprendere an-cora una volta in esame la questione Tuttavia riesaminando il materiale relativo al salmo 118 passato in rassegna nelle pagi-ne precedenti non si puograve fare a meno di ripensare allrsquoidea e-spressa una volta dallo storico Santo Mazzarino e per quanto mi egrave dato sapere rimasta ai margini del suddetto dibattito48 Tenuto conto dellrsquouso (attestato da Apuleio Luciano Prisco) di definire ldquolingua degli Italirdquo il latino popolare parlato nelle province da legionari e veterani delle colonie nei primi secoli della nostra era egrave possibile che Agostino intendesse alludere non a una traduzione nata necessariamente in Italia e tanto meno a quella che sarebbe stata chiamata molto tempo dopo la lsquoVulgatarsquo di Girolamo bensigrave a una traduzione probabilmente africana nella lingua popolare in uso nelle province occiden-tali dellrsquoimpero e per questo comprensibile a tutti realizzata senza pretese letterarie ma rispettando lrsquoessenza del testo gre-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
47 Ved Simonetti 1994 107 (commento a 444) 48 Mazzarino 2010 350-354
60 Ricognizioni scritturistiche
co Riconoscere ora tale traduzione in uno dei testimoni so-pravvissuti egrave impresa inutile e inutilmente tentata egrave utile piuttosto osservare il modo in cui Agostino e altri autori ndash ma altresigrave gli stessi copisti e gli antichi lettori ndash si muovono nellrsquoambito della tradizione latina del testo sacro un modo che tramanda fino a noi lrsquoeco delle domande poste al testo e il se-gno di una tensione incessante verso lrsquolsquoal di lagraversquo della lettera Il rispetto della lettera del testo sacro sia pure nella sua veste greca ha indotto gli anonimi interpreti che furono predeces-sori di Girolamo a rinunciare alle flessibilitagrave e alle perifrasi consentite dalla sintassi del latino colto concentrando lrsquoattenzione sulla scelta dei singoli vocaboli e richiamandosi per questo anche al patrimonio lessicale al quale avevano at-tinto scrittori lsquoesternirsquo alla tradizione classica dai piugrave antichi come Plauto Terenzio Catone Varrone fino ai piugrave recenti come Apuleio49 Ho avuto modo di osservare giagrave in altra occa-sione50 che questo modo di procedere ha dato ai vocaboli il surplus di senso che ne ha accresciuta lrsquoefficacia e ha favorito il ruolo fondante che proprio queste parole ndash piugrave ancora delle parole e frasi di Sallustio Cicerone e Livio ndash hanno avuto nella formazione delle lingue neolatine
Le caratteristiche peculiari che abbiamo rilevato nella forma testuale del Salterio Cassinese appaiono come il se-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
49 Una osservazione per molti aspetti simile riguardante il latino delle anti-
che versioni dei vangeli egrave alla base della monografia di Burton (2000) Egrave uti-
le ricordare a proposito del latino dei Salmi le acute osservazioni e riserve
formulate da Christine Mohrmann (ldquoThe New Latin Psalter Its Diction and
Stylerdquo in 1961 109-132) a proposito delle scelte linguistiche sulle quali si
fondograve la lsquoNuova Vulgatarsquo del Salterio in cui furono introdotti vocaboli e giri
di frase classicheggianti che alterarono la fisionomia dei testi e la funziona-
litagrave della versione 50 Maisano 2013 24
2 Antiche letture latine del Salmo 118 61
gno di un lavorio erudito condotto da qualcuno che nel se-sto secolo ebbe a disposizione fonti diverse e se ne servigrave per correggere e migliorare il testo di un Salterio di origine for-se africana che evidentemente lrsquoanonimo studioso conside-rava meritevole di tali cure51 Il risultato di questo lavoro egrave pervenuto fortunosamente ai giorni nostri grazie alla trascri-zione che ne fece il monaco Ferrone nel dodicesimo secolo quando confezionograve il quadruplice Salterio latino contenuto nel ms Cassinese 557 Non sappiamo perograve se vi furono in epoca tardoantica altre iniziative di questo genere essendo la con-servazione dei testimoni manoscritti governata dal caso Egrave molto probabile che esistettero oltre a quelle che conosciamo anche altre recensioni del Salterio frutto come il Cassinese di collazioni e di contaminazioni
6 Lrsquoesposizione sintetica che abbiamo presentato co-me repertorio di spunti per una ulteriore personale rifles-sione rimane evidentemente aperta a integrazioni e corre-zioni come qualunque indagine filologica in particolare quando egrave esercitata sui testi biblici (Girolamo la sua opera e il suo modo di lavorare sono la prima e piugrave chiara dimostra-zione di ciograve) Possiamo richiamare intanto lrsquoattenzione su almeno una constatazione che viene suggerita dal panora-ma appena tratteggiato lrsquoestendersi del salmo 118 dalla tradizione giudaica a quella cristiana attraverso il processo di trasmissione costituito dalle antiche traduzioni e trascri-zioni sta a dimostrare ancora una volta ndash ma questa volta starei per dire lsquoin presa direttarsquo ndash ciograve che in altre occasioni egrave stato soltanto avvertito e ipotizzato52 cioegrave che non egrave sem-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
51 Accolgo lrsquoipotesi di lavoro che dom Amelli formula nellrsquointroduzione alla
sua edizione dellrsquoopera senza perograve spingermi fino al punto di identificare il
responsabile della recensione con Rufino di Aquileia 52 Neri 1981 206 n 101
62 Ricognizioni scritturistiche
pre opportuno o necessario cercare nei Salmi il riflesso del-la storia percheacute sono i Salmi insieme ai loro interpreti co-pisti e lettori a ricreare la storia
3 INTERPRETAZIONI GRECHE E LATINE DELLrsquoECCLESIASTE
La bibliografia che nel tempo si egrave accumulata sullrsquoEc-clesiaste come su tutti i testi biblici egrave sterminata nonostante lrsquoammonimento contenuto nello stesso libro (Qo 1212)1 Qua-lunque proposta venga avanzata ndash datazione ricostruzione della identitagrave dellrsquoautore interpretazione del testo ndash egrave certo che in un recente o lontano passato essa egrave stata giagrave formulata contraddetta difesa (anche questo fenomeno egrave previsto nelle osservazioni dallrsquoantico sapiente)2
Tuttavia le indagini che in particolare riguardano le anti-che versioni dellrsquoEcclesiaste hanno lasciato aperti alcuni pro-blemi Puograve quindi essere utile verificare se un approfondimen-to della ricerca che si concentri sui dati testuali e sulla loro comparazione puograve recare ancora un contributo ai dibattiti su questo tema anche se non soluzioni3
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 ldquoFiglio mio starsquo in guardia A scrivere molti libri non si finirebbe mai e il
molto studio logora lrsquouomordquo Qui e in seguito la traduzione quando non di-
versamente indicato egrave di Paolo Sacchi (1998) 2 ldquoCiograve che egrave stato egrave ciograve che saragrave ciograve che egrave stato fatto egrave ciograve che si faragraverdquo (Qo 19) 3 Egrave stata qui evitata quando possibile la discussione delle teorie antiche e
recenti riguardanti il tema trattato nella convinzione che la moderna criti-
ca filologica applicata ai testi biblici richieda che lrsquoattenzione ritorni a con-
centrarsi sui dati testuali evitando di subire il condizionamento che opinio-
ni precedentemente espresse possono esercitare ndash un concetto questo giagrave
enunciato da Edwin Hatch (1889 v) Con la funzione di punti di riferimento
e di orientamento saranno allrsquooccorrenza richiamati soltanto alcuni grandi
commentari del passato (Barton 1908 Podechard 1912 Di Fonzo 1967 sulle
loro larghe spalle si sono appoggiate e si appoggiano le ricerche piugrave recenti)
64 Ricognizioni scritturistiche
1 Problemi aperti
Ricapitoliamo qui di seguito alcuni quesiti riguardanti le tra-duzioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste che sono rimasti in so-speso
(a) La traduzione greca tramandata nel corpus dei Settanta presenta caratteristiche di letteralitagrave e di pedissequa adesione allrsquooriginale ebraico che non hanno eguali nelle versioni degli altri libri entrati a far parte della raccolta Tali caratteristiche che interessano le scelte lessicali la sintassi e lo stile hanno indotto molti studiosi ad attribuirne la paternitagrave ad Aquila il primo dei traduttori greci inclusi da Origene nelle colonne del-la sua Bibbia esaplare Perograve le testimonianze superstiti relative a tale Bibbia attribuiscono ad Aquila lezioni che anche nel ca-so dellrsquoEcclesiaste sono diverse da quelle che si leggono nellrsquoedizione detta lsquodei Settantarsquo4 Da quanti sostengono lrsquoat-tribuzione ad Aquila della traduzione dei Settanta la difficoltagrave egrave stata aggirata ipotizzando lrsquoesistenza di due diverse edizioni della versione di questo traduttore una precedente la revisio-ne dellrsquooriginale ebraico effettuata dal suo maestro rabbi Aqi-ba lrsquoaltra successiva a tale revisione5 Identificare le due edi-zioni rimane perograve in ogni caso difficile poicheacute non egrave possibile stabilire se quella tramandata nel corpus dei Settanta egrave la pri-ma edizione greca dellrsquoopera e quella attribuita ad Aquila dalle testimonianze superstiti egrave la seconda o viceversa6 Unrsquoaltra
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
4 A cominciare dalla parola chiave dellrsquoopera hebel (lsquosoffiorsquo lsquoleggera neb-
biarsquo) che nellrsquoanonima traduzione dei Settanta egrave resa con ματαιότης (lsquovani-
tagraversquo lsquostoltezzarsquo) nella traduzione di Aquila con ἀτμίς (lsquofumorsquo lsquovaporersquo) I rife-
rimenti alle lezioni di Aquila e di altri traduttori greci qui di seguito sono
tratti da Field 1875 380-405 5 Field 1875 XXIV-XXVII Vinel 2002 26ss 6 Podechard 1912 201-207
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 65
ipotesi piugrave economica della precedente suggerisce piuttosto di considerare quella che al tempo di Origene era indicata co-me la traduzione di Aquila non lrsquoopera pionieristica di un ini-ziatore bensigrave il punto finale di un processo di ri-traduzione letterale della Scrittura ebraica portato avanti da predecessori anonimi e da Aquila perfezionato7 sarebbe lecito in tal caso ri-conoscere nella versione greca dellrsquoEcclesiaste conservata tra i libri dei Settanta lrsquoopera di un anonimo giudeo di ambiente el-lenistico attento alla lettera dellrsquoebraico e nei frammenti della Bibbia esaplare tramandati sotto il nome di Aquila i resti di una nuova versione ancora piugrave letterale effettuata da Aquila in prima persona
(b) Egrave stato rilevato che il noto codice Vaticano Greco 1209 (= B) tramanda un testo dellrsquoEcclesiaste (edizione dei Settanta) che in molti luoghi si discosta dalla tradizione nota agli altri manoscritti con la sola eccezione del codice in minuscola del quindicesimo secolo Marciano Greco Z5 (= ms 68 dellrsquoinven-tario Rahlfs)8 Egrave stato quindi ipotizzato che i due manoscritti possano essere considerati testimoni di una recensione greca dellrsquoEcclesiaste anteriore alla revisione della Bibbia dei Settan-ta effettuata da Origene9 Rimane perograve da verificare ed even-tualmente precisare tale ipotesi mediante confronto anzitutto tra i due codici poi tra questi e altri testimoni del testo greco dellrsquoEcclesiaste
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
7 Egrave noto che nel deserto di Giuda sono stati trovati frammenti di una tradu-
zione greca dei dodici profeti minori diversa da quella dei Settanta cronolo-
gicamente anteriore allrsquoepoca di Aquila ma condotta secondo criteri fino a
quel momento ritenuti inaugurati da questrsquoultimo Bartheacutelemy 1963 Brock
1968 Tov 1995 8 Rahlfs 1914 306s 9 Barton 1908 8-11
66 Ricognizioni scritturistiche
(c) Sulla base della testimonianza fornita da Girolamo nel-la lettera ai vescovi Cromazio ed Eliodoro proemiale alla sua versione dei libri sapienziali nella Vulgata egrave stata ipotizzata lrsquoesistenza di unrsquoantica traduzione latina del libro dellrsquoEccle-siaste che Girolamo avrebbe rivisto ldquoSi cui sane Septuaginta interpretum magis editio placet habet eam a nobis olim e-mendatamrdquo10 Con queste parole il santo sembra alludere a una revisione da lui effettuata su una precedente versione anoni-ma condotta ndash come tutte le traduzioni latine dellrsquoepoca ndash sul testo greco dei Settanta Non egrave detto perograve esplicitamente se il riferimento egrave a una preesistente versione integrale di tutti e tre i libri lsquosalomonicirsquo (Proverbi Ecclesiaste Cantico) In caso af-fermativo la traduzione dei libri sapienziali pubblicata nel 398 destinata a far parte di quello che sarebbe diventato per tutto il medioevo e lrsquoetagrave moderna il corpus della Vulgata costi-tuirebbe il terzo stadio dellrsquoEcclesiaste in lingua latina mentre il testo riportato nei lemmi del commentario dello stesso Giro-lamo pubblicato nel 389 ne costituirebbe la seconda fase11 Non egrave stato perograve verificato fino a che punto sia possibile indi-viduare con sicurezza unrsquoantica traduzione in latino dellrsquointero libro dellrsquoEcclesiaste indipendente dai lemmi del commentario geronimiano e anteriore a questo
Le incertezze che caratterizzano questi e altri aspetti della tradizione dellrsquoEcclesiaste in greco e in latino ndash e che coinvol-gono le fasi piugrave delicate nella storia dellrsquoesegesi del testo ndash so-no dovute principalmente alla mancanza di due strumenti in-dispensabili che per altri libri biblici esistono e si rivelano preziosi vale a dire (a) unrsquoedizione critica del testo greco dellrsquoopera corredata di apparati esaurienti nella collana Vetus
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
10 Weber - Gryson 1994 95722s 11 Podechard 1912 201-207 Di Fonzo 1967 98-100
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 67
Testamentum Graecum in corso di pubblicazione a Goumlttingen12 (b) unrsquoedizione critica delle testimonianze manoscritte e patri-stiche relative alle antiche versioni latine nella collana Vetus Latina in corso di pubblicazione a cura dellrsquoAbbazia di Beu-ron13
2 Premessa metodologica
Per effettuare unrsquoindagine sperimentale intesa a chiarire dove possibile qualcuna delle suddette questioni rimaste a-perte egrave necessario compiere i seguenti passi
‒ ricollazionare i testi dellrsquoEcclesiaste greco tramandati dai manoscritti Vaticano e Marciano sopra citati con la conse-guente definizione dei rapporti intercorrenti tra loro
‒ confrontare il testo noto ai manoscritti Vaticano e Mar-ciano con quello di almeno alcuni tra i testimoni rilevanti della restante tradizione greca del libro con lo scopo di verificare se si possano riconoscere gli interventi da parte di Origene e di altri
‒ ricercare eventuali tracce di una versione latina inte-grale dellrsquoEcclesiaste anteriore agli interventi di Girolamo
‒ precisare i rapporti tra le due redazioni latine geroni-miane (i lemmi del commentario e la successiva traduzione entrata a far parte della Vulgata) e le versioni greche prece-denti (Settanta Aquila Simmaco Teodozione)
Incrociando tra loro i dati cosigrave ottenuti si potranno intra-vedere le linee di sviluppo nellrsquointerpretazione dellrsquoEcclesiaste durante i primi secoli della nostra era linee che convergendo infine ndash pur tra incertezze e faticosi ripensamenti ndash nellrsquointer-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
12 Septuaginta Vetus Testamentum Graecum auctoritate Academiae Scientia-
rum Gottingensis editum (Goumlttingen Vandenhoeck amp Ruprecht 1931-) 13 Vetus Latina die Reste der altlateinischen Bibel nach P Sabatier neu gesam-
melt und in Verb mit der Heidelberger Akademie der Wissenschaften hrsg
von der Erzabtei Beuron (Freiburg Herder 1949-)
68 Ricognizioni scritturistiche
pretazione di Girolamo per lungo tempo hanno influenzato lrsquoesegesi medioevale e moderna dellrsquoopera
3 Il testo greco dei codici Vat Gr 1209 e Marc Gr Z5
Il codice Vaticano Greco 1209 (= B) della Bibbia greca non ha bisogno di descrizione essendo uno dei manoscritti biblici piugrave noti e piugrave studiati14 Ci limitiamo qui a ricordare che il co-dice B egrave stato talvolta identificato come uno dei cinquanta e-semplari di Bibbie complete che sarebbero stati ordinati dallrsquoimperatore Costantino al vescovo Eusebio di Cesarea e de-stinati ad altrettante chiese della nuova capitale da lui fonda-ta Se si considera degna di fede la testimonianza in merito fornita dallo stesso Eusebio (Vita Const 436) egrave da presumere che gli esemplari utilizzati per la copia dei testi provenissero dalla biblioteca di Cesarea dove era conservato il prezioso e antico fondo librario posseduto da Origene e poi dal vescovo Panfilo di cui Eusebio si sentiva ndash ed era ndash successore ed erede La copiatura doveacute essere effettuata nello scriptorium della stes-sa cittagrave e ad opera di copisti del luogo15
Lrsquointerpretazione vulgata della nota affermazione di Eu-sebio e lrsquoutilizzazione di essa in relazione ai codici Vaticano e Sinaitico16 della Bibbia dagrave luogo a piugrave di una perplessitagrave ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
14 Cf Cavallo (1967 52-56) DrsquoAiuto et al (2000 122-124 con bibliografia ulte-
riore) 15 Ved TC Skeat in Elliott 2004 109-242 In questo volume sono ripubblicati
i numerosi contributi dedicati da Skeat tra il 1938 e il 2000 allo studio autop-
tico dei manoscritti biblici 16 A proposito dellrsquoesistenza di altri esemplari oltre al Vaticano ricordiamo
che da Skeat (ved Elliott 2004 193-242) egrave stata ipotizzata lrsquooriginaria desti-
nazione anche del famoso codice Sinaitico (Londra British Library Add
al gruppo dei cinquanta previsti Lrsquoincompiutezza nella revisione (א = 43725
del testo e nelle rifiniture del codice sembra indicare che in corso drsquoopera il
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 69
(a) lrsquoesistenza di cinquanta chiese nella capitale giagrave al tempo di Costantino non egrave dimostrabile neacute verosimile
(b) lrsquoepoca in cui il Vaticano e il Sinaitico furono trascritti appare successiva agli anni dellrsquoimperatore Costantino
(c) la confezione di copie di lusso di Bibbie complete sem-bra poco consona alle esigenze di singole chiese17
(d) anche volendo accogliere lrsquointerpretazione tradiziona-le della testimonianza di Eusebio non egrave dato sapere se la co-stosa iniziativa promossa da Costantino fu portata a compi-mento o se le finanze imperiali la sostennero soltanto in par-te Egrave lecito infatti supporre che per immaginabili ragioni eco-nomiche solo alcuni dei cinquanta esemplari previsti avreb-bero potuto essere realizzati Il numero di capi di bestiame ne-cessari a fornire le pergamene di lavoranti addetti alla prepa-razione dei fogli di amanuensi incaricati della copiatura e di revisori addetti alla correzione avrebbe richiesto un impiego di mezzi e uno sforzo finanziario difficilmente sostenibile an-che per le casse dello stato
Lrsquoipotesi che siano stati realizzati solo alcuni esemplari appare quindi piugrave verosimile dellrsquoipotesi di una effettiva rea-lizzazione di tutte le cinquanta copie previste dal decreto im-periale e di una successiva perdita della quasi totalitagrave di esse
Il manoscritto Marciano Greco Z5 (= 68 Rahlfs) egrave un codi-ce in due volumi contenente lrsquointera Bibbia il testo dellrsquoEc-clesiaste si trova ai ff 294v-297r Fa parte del fondo librario donato dal cardinale Bessarione alla Repubblica di Venezia come per altri manoscritti appartenuti al cardinale la mano
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
volume ndash anche se esemplato esso pure come il Vaticano su modelli in al-
cuni casi di buona qualitagrave testuale e con la collaborazione di valenti copisti
uno dei quali estensore anche di una parte dello stesso Vaticano ndash non sa-
rebbe stato ritenuto adatto ad essere inviato a Costantinopoli 17 Parker 2010 19-22
70 Ricognizioni scritturistiche
che ha vergato la copia egrave identificabile con quella dello scriba Giovanni Rhosos18
Per capire se questo manoscritto egrave effettivamente porta-tore di una recensione dellrsquoEcclesiaste greco assimilabile a quella di cui egrave testimone il Vaticano B e se tra loro crsquoegrave un rap-porto diretto ho effettuato una collazione tra i due manoscrit-ti Nei casi in cui uno dei codici in contrasto con lrsquoaltro pre-senta una coincidenza significativa con altri testimoni antichi ho fatto ricorso agli apparati critici delle edizioni correnti di Swete19 e Rahlfs20 che anche se incompleti possono fornire un orientamento di massima in merito alle prime fasi di tra-smissione del testo
Egrave riportato qui di seguito un campionario selezionato del-le diverse tipologie di varianti significative che sono state rile-vate in sede di collazione21
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
18 Gregory 1900 167 (per la parte contenente il Nuovo Testamento il codice
Marciano egrave contrassegnato col ndeg 205 nella lista dei manoscritti neotesta-
mentari ed egrave classificato tra i membri della lsquoFamiglia 1rsquo) Devreesse 1954 142
n 4 Labowsky 1979 45433 19 Swete (1930 3 480-505) pubblica il testo di B e riporta in apparato le va-
rianti dei codici in maiuscola Sinaitico (א) Alessandrino (A) e Parigino (C
mancante da Qo 115 a 217) 20 Lrsquoedizione Rahlfs - Hanhart (2006) pubblica un testo composito tiene con-
to ndash oltre che in alcuni casi delle antiche versioni in siriaco e in latino ndash di
B א e A segnalando con una crocetta in esponente lrsquoesistenza di un codice
in minuscola a sostegno della lezione di uno degli onciali 21 Non sono riportate le oscillazioni nelle accentazioni e nellrsquouso del -ν efel-
cistico noncheacute le varianti dovute a errori di omeoteleuto e omofonia Per la
numerazione dei versetti del cap 7 sono state seguite le edizioni Swete dei
Settanta e Weber - Gryson della Vulgata
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 71
(a) coincidenze tra i mss B e 68 contro i testimoni della restan-te tradizione
17 οὗ אAC om B68 217 πάντα B68 τὰ πάντα אA (C manca) 218 μοχθῶ B68 κοπιῶ אAC (egrave la traduzione di Aquila e Teodozione) 220 τὴν καρδίαν B68 τῇ καρδίᾳ אAC 222 γίνεται ἐν B68 γίνεται אAC 33 οἰκοδομεῖν B68 -δομῆσαι אAC 310 σὺν πάντα B68 σὺν אAC mdash τῶν ἀνθρώπων B68 τοῦ ἀνθρώπου אAC 311 σύμπαντα B68 σὺν אA σὺν πάντα C 317 καὶ εἶπα B68 ἐκεῖ εἶπον AC εἶπον א 318 ἐκεῖ אAC καὶ B68 319 οὐ συνάντημα B68 ὡς σ א σ A 320 ἐπιστρέψει B68 -φει אAC 44 σύμπανταhellip σύμπασαν B68 σὺν πάνταhellip σὺν πᾶσαν אA (C) mdash ἀνδρὶ B68 ἀνδρὸς אA (C manca) 49 δύο B68 (e la versione di Simmaco) οἱ δύο אAC 410 ἐγεῖραι B68 τοῦ ἐγεῖραι אAC 416 ἐπ᾽ αὐτῷ B68 ἐν αὐτῷ אAC 417 ποιεῖν B68 ποιῆσαι אAC 53 οὐκ ἔστιν B68 ὅτι οὐκ ἔστιν אAC (οὐ γὰρ ἔστιν Simmaco) 55 σῶν B68 σου אAC 57 ὑψηλὸς B68 ὅτι ὑψηλὸς אAC 512 εἰς κακίαν αὐτοῦ B68 hellipαὐτῷ אAC (con Simmaco e Teodozione) 515 τίς אAC om B68 518 αὐτῶν B68 αὐτὸν אA αὐτὸ C mdash τοῦ12 om B68 519 οὐ πολλὰ Bac68 οὐκ ἄλλα Bpc οὐ πολλὰς אAC 61 ὑπὸ τὸν ἄνθρωπον Bא
ac68 ἐπὶ τὸν ἄ אpcAC (Simmaco παρὰ τοῖς ἀνθρώποις)
72 Ricognizioni scritturistiche
63 οὐ πλησθήσεται B68 οὐκ ἐμπλ- אAC 66 εἰς τόπον ἕνα πορεύεται B68 (τὸν τόπον) εἰς τόπον ἕνα τὰ πάντα πορεύεται א (-σεται) AC 67 ἀνθρώπου B68 τοῦ ἀ אAC 68 τίς om B68א
ac 72 γεννήσεως B68 γενέσεως אAC 74 ἀγαθυνθήσεται B68 ἀ καρδία אAC 77 ἀκανθῶν B68 τῶν ἀ אAC 712 κληρονομίας B68 -δοσίας אAC mdash ἀργυρίου B68 τοῦ ἀ אAC 715 σὺν τούτῳ συμφώνως τοῦτο B68 σὺν τοῦτο σύμφωνον τούτῳ אAC mdash οὐδὲν B68 μηδὲν אAC 716 τὰ πάντα B68 σὺν τὰ π אAC 723 καρδία B68 καρδίαν אAC 724 ἐν σοφίᾳ B68 ἐν τῇ σ אAC 84 τί ποιεῖς B68 τί ποιήσεις אAC 89 πᾶν τὸ ποίημα B68 πᾶν π אAC 812 ἐστὶν B68 ἔσται אAC 814 ἐπ᾽ αὐτοὺς B68 πρὸς αὐτοὺς אAC 816 γνῶναι B68 τοῦ γν אAC mdash ὀφθαλμοῖς B68 ἐν ὀ אAC 817 σοφὸς B68 ὁ σ אAC mdash σύμπαν B68 σὺν πᾶν אAC 818 εἶδον B68 -δεν אAC 92 τὸν ὅρκον B68 τῶν ὅρκων אAC 910 ὅτι οὗ πορεύῃ Bpc68 (συμπορεύῃ) ὅπου σὺ πορεύῃ Bac
ACא 911 δρόμοςhellip πόλεμος B68 praem bis ὁ אAC mdash τῷ σοφῷ B68 τοῖς σοφοῖς אAC mdash καὶ4 B68 καί γε אAC mdash σύμπασιν B68 τοῖς πᾶσιν אAC 912 καί γε καὶ B68 καί γε אAC
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 73
mdash καλῷ B68 κακῷ אA om C 915 διασώσῃ B68 -σώσει אAC 916 οἱ λόγοι αὐτοῦ οὐκ εἰσακουόμενοι B68 λόγοι αὐτοῦ οὔκ εἰσιν ἀκουόμενοι אAC 915 διασώσῃ B68 -σώσει אAC 1010 τῷ ἀνδρὶ οὐ σοφία B68 τοῦ ἀνδρείου σ אAC (τοῦ ἀνδρὸς pauci) 1013 ἐσχάτη B68 ἐ στόματος אAC 1013 ἄνθρωπος B68 ὁ ἄ אAC 1014 τί ὀπίσω B68 ὅτι ὀ אAC 1015 κακώσει B68 κοπώσει אC σκοτώσει A 1017 ἐλευθέρων B68 -θέρου אAC 1019 οἶνον καὶ ἔλαιον τοῦ εὐφρανθῆναι ζῶντας B68 οἶνος καὶ ἔλαιος εὐφραίνει ζῶντας א οἶνος εὐφραίνει τοὺς ζῶντας A (om τοὺς) C 1020 ὁ τὰς πτέρυγας B68 ὁ ἔχων τὰς πτέρυγας אAC 111 ἐν πλήθει ἡμερῶν B68 ἐν πλ τῶν ἡμ אAC 113 πλησθῶσιν B68 πληρωθῶσιν אAC 115 κυοφορούσης B68 τῆς κ אAC 116 ἐν τῷ πρωὶ B68 ἐν τῷ πρωὶα א πρωὶα AC 119 ἐν θράσει Bac68 ἐν ὁράσει Bpc
ACא 1110 πάραγε Bin ras68 παράγαγε אpcAC ἀπάγαγε א mdash φθάσουσιν B68 -σωσιν אAC 122 ἐπιστρέψουσιν B68 -ψωσιν אAC 125 καὶ εἰς τὸ ὕψος B68 καί γε ἀπὸ ὕψους אAC 126 τὸ σχοινίον B68 σχοινίον אAC mdash συντριβῇ τὸ B68 συνθλιβῇ אAC mdashἐπὶ τῇ πηγῇ B68 ἐπὶ τὴν πηγὴν AC ἐπὶ τὴν γῆν א 129 ὅτι B68 καὶ ὅτι אAC
(b) lezioni singolari di B
15 ἀνατέλλων αὐτὸς B inv ord אAC68 18 οὐ πλησθήσεται B οὐκ ἐμπλησθήσεται אAC68
74 Ricognizioni scritturistiche
113 γινομένων B γενομένων אAC68 26 βλαστῶντα B βλαστῶντα ξύλα אA68 28 ἐντρυφήματα υἱῶν ἀνθρώπων B καὶ ἐντρυφήματα υἱῶν τοῦ ἀνθρώπου אA68 29 ἀπὸ ἔμπροσθεν B ἔμπροσθεν אA68 210 εὐφροσύνης μου B εὐφροσύνης אA68 212 παραφορὰν B περιφορὰν אA68 215 ὅτι καί γε τοῦτο ματαιότης διότι ὁ ἄφρων ἐκ περισσεύματος λαλεῖ B διότι ἄφρων ἐκ περισσῶν λαλεῖ ὅτι καί γε τοῦτο ματαιότης אA68 216 αἱ ἡμέραι ἐρχόμεναι B ταῖς ἡμέραις ταῖς ἐρχομέναις A (ἐπερχ-) 68א815 αὐτὸς B αὐτὸ אAC68 101 ὁ λόγος Bac ὀλίγον Bpc
AC ὀλίγῳ 68א111 ἀπόστειλον ndash ὕδατος אAC68 (add Bmg) om B
(c) lezioni singolari del ms 68
16 ἐπιστρέφει BאAC ἐκπορεύει 68 17 οὐκ ἔσται BאAC οὐκ ἔστιν 68 114 τὰ πάντα BאAC πάντα 68 115 οὐ δυνήσεται ἀριθμηθῆναι BאA (τοῦ ἀ) τοῦ ἀριθμηθῆναι 68 23 ἐπ᾽ εὐφροσύνῃ BאA -νην 68 29 καὶ1 om 68 211 καὶ5 om 68 212 ἐπελεύσεται BAא
ac ἀπελεύσεται אpc ἐλεύσεται 68 mdash τὰ ὅσα ἐποίησεν B σὺν ὅσα ἐποίησεν א τὰ ὅσα ἐποίησαν A σὺν τὰ ὅσα ἐποίησαν 68 (σὺν τὰ ὅσα egrave la versione di Teo-dozione) 215 εἶπον B אA εἶπα 68 mdash περισσὸν Bא
ac τότε π אpcA τὸ π 68 224 φάγεται BאAC φάγηται 68
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 75
31 τῷ παντὶ πράγματι Bpc AC παντὶ πράγματι τῷ Bacא
παντὶ πράγματι 68 43 σὺν A σὺν πᾶν BCvid σύμπαν 68 (א manca) 44 εἶδον BאAC ἴδου 68 53 καθὼς εὔξῃ B καθὼς ἂν εὔξῃ אAC καὶ ὡς εὔξῃ 68 mdash τοῦ ἀποδοῦναι αὐτὴν BאAC τοῦ ἀποδοῦναι δι᾽ αὐτὴν 68 55 τοῦ θεοῦ BאAC θεοῦ 68 56 ὅτι σὺ BאAC om 68 (cosigrave anche la traduzione di Simmaco) 57 ὑψηλοῦ BאAC -λὸς 68 515 ἀπελεύσεται BאAC ἐπ- 68 63 καὶ1 om 68 73 πότου B אAC τόπου 68 mdash δώσει BאAC δύσει 68 715 συμφώνως B σύμφωνον אA συμφωνεῖ C σύμφωνος 68 727 σαγῆναι καρδία BאAC σφαγῆναι καρδίαν 68 729 ἐπεζήτησεν BאC ἀπεζ- 68 ἐζ- A 81 σοφία ἄνθρωπον φωτιεῖ B אAC σοφίᾳ ἄνθρωπος φωτιεῖ 68 83 πᾶν BאAC om 68 89 κακῶσαι αὐτόν אAC κ αὐτῷ 68 817 καί γε B אAC καίτοι 68 92 ὡς1 BאAC καὶ 68 96 εἰς αἰῶνα BאAC εἰς τὸν αἰῶνα 68 910 ὅπου σὺ πορεύῃ Bac
AC ὅτι οὗ πορεύῃ Bpc ὅτι οὗאσυμπορεύῃ 68 108 καθαιροῦνταhellip δήξεται B אAC καθαιροῦνταιhellip λήξεται 68 109 διαπονηθήσεται BאAC δαπαν- 68 1010 πρόσωπον BאAC πρὸς πρόσωπον 68 1016 ἐν πρωίᾳ AC πρωὶ 68 πρωίας א 1017 μακαρία σὺ Bpc
AC μακαρία Bac68א111 ἐπὶ πρόσωπον אAC ἐπὶ προσώπου 68 (B manca) 116 ἐν ἑσπέρᾳ BAC εἰς ἑσπέραν א ἐν ἡμέρᾳ 68 118 καὶ ἐὰν BאAC ἐὰν 68
76 Ricognizioni scritturistiche
123 ἐν ἡμέρᾳ ᾗ BאA ἐν ἡμέρᾳ ἣν C ἐν ἡμέρᾳ οὗ 68 125 οἱ κοπτόμενοι BאAC οἱ κοπιῶντες 68 1211 συνθεμάτων BC θεμάτων 68 συναγμάτων א
acA συνταγμάτων אpc
(d) coincidenze tra il ms 68 e una parte della tradizione contro B e altri testimoni22
17 εἰς τόπον BאAC εἰς τὸν τόπον C68 111 οὐκ ἔσται αὐτοῖς μνήμη C68 hellipαὐτῶνhellip BאA 114 σύμπαντα AC68 σὺν πάντα B א 115 τοῦ ἐπικοσμηθῆναι אpcA (κοσμ-) 68 om τοῦ אacB 116 τοῦ λέγειν 68א τῷ λ BA 117 ἐγὼ Bא om A68 23 ὡδήγησέν με אpc68 ὡδήγησεν Bא
acA 210 οὐχ ὑφεῖλον A68 οὐκ ἀφεῖλον B א 216 σοφὸς 68א ὁ σοφὸς BA 221 ἄνθρωπος ᾧ Bא
ac68 ἄ ὃς אpc (e nella versione di
Aquila) om A 224 ἀνθρώπῳ BA68 ἐν ἀ א τῷ C 32 ἐκτῖλαι 68א ἐκτείλαι BAC 41 γενομένας אacA68 γιν- Bא
pc 44 αὐτὸ ζῆλος BpcA68 τὸ ζ Bac
Cא63 αἱ ἡμέραι AC68 ἡμέραι Bא 815 ἡμέρα 68א -ρας BAC 99 πᾶσαι ἡμέραι ἡμέραι ἀτμοῦ σου Bac πάσας ἡμέρας ματαιότητός σου אC om BpcA68 114 σπείρει A68 σπερεῖ BאC
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
22 Non sono stati elencati i casi in cui il ms 68 concorda con B e con una par-
te della tradizione in quanto non significativi ai fini della presente indagine
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 77
4 Tracce di interventi sul testo greco dellrsquoEcclesiaste
Il campionario riportato sopra pur essendo limitato a quattro testimoni in maiuscola risalenti al quarto e al quinto secolo e a un codice in minuscola copiato nel quindicesimo se-colo puograve fornire alcune indicazioni
La parentela tra i codici Vaticano e Marciano trova con-ferma in oltre ottanta coincidenze almeno la metagrave delle quali rilevanti poicheacute coinvolgono il significato o la grammatica del testo Una derivazione diretta del ms 68 da B egrave perograve da esclu-dere si rilevano infatti piugrave di trenta casi in cui il Marciano presenta lezioni divergenti dal Vaticano e inoltre il primo sti-co di Qo 111 omesso da B nel ms 68 egrave presente
Le coincidenze particolarmente numerose del Marciano con il Vaticano possono indurre a ipotizzare che il copista si sia servito di un esemplare paragonabile al codice B per etagrave e qualitagrave del testo e poicheacute Giovanni Rhosos eseguigrave il lavoro a Costantinopoli si egrave tentati di supporre che egli abbia avuto a disposizione un altro dei cinquanta esemplari commissionati da Costantino a Eusebio un esemplare inviato nella capitale dellrsquoimpero come il Vaticano ancora esistente nel quindicesi-mo secolo e poi scomparso Questa ipotesi perograve anche pre-scindendo dalle giagrave ricordate difficoltagrave nellrsquoutilizzazione della citata testimonianza di Eusebio dopo un esame del campione di varianti attualmente a disposizione egrave insostenibile per i se-guenti motivi
(1) nella maggior parte dei casi significativi in cui B e il ms 68 concordano tra loro contro gli altri codici in maiuscola che abbiamo preso in considerazione il loro testo risulta meno aderente allrsquoebraico rispetto a quello tramandato dal Sinaitico dallrsquoAlessandrino e dal palinsesto di Efrem anzi si rivela talvolta erroneo cf 31020 4416 81618 9111216 101920 1139 1256
78 Ricognizioni scritturistiche
(2) le circa cinquanta lezioni del ms 68 che non concor-dano con nessuno dei quattro codici in maiuscola considerati tenuto conto dellrsquoaccuratezza con la quale Rhosos mostra di aver svolto il suo lavoro fanno supporre lrsquoesistenza di uno o piugrave esemplari intermedi tra il modello antico possibile gemel-lo di B e lrsquoantigrafo del ms 68
(3) si rilevano sedici casi che presentano un accordo signi-ficativo tra il ms 68 e uno o due dei codici in maiuscola contro B e uno o due degli altri maiuscoli e precisamente
accordo C68 17 11123 accordo AC68 114 63 accordo A68 115 117 210 44 99 114 accordo 24815 32 216 23 116 68א accordo אA68 41 Sono queste le osservazioni (in modo speciale la terza)
che come abbiamo detto contribuiscono a farsi unrsquoidea delle fasi tardoantiche nella trasmissione del testo greco dellrsquoEc-clesiaste nella recensione dei Settanta Il modello da cui di-scende il ms 68 rivela di appartenere a uno strato della tradi-zione che appare cronologicamente anteriore alla stesura dei grandi codici in maiuscola conservati lo dimostra il suo accor-do con lrsquouno o con lrsquoaltro di questi in contrasto con gli altri Ma il confronto fra i testimoni mostra altresigrave che lrsquoantichitagrave del testo tramandato in modo diretto o indiretto da uno o piugrave dei testimoni che abbiamo considerato non basta a garantire sem-pre e in modo aprioristico la bontagrave e lrsquoautorevolezza delle le-zioni di un determinato manoscritto o di un determinato gruppo di manoscritti Se accogliamo lrsquoipotesi che il testo ebrai-co preso a base dal traduttore greco dei Settanta fosse sostan-zialmente coincidente con quello giunto fino a noi dallrsquoesame
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
23 Accordo nel riprodurre il significato dellrsquoebraico 24 Accordo in errore
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 79
degli elenchi di varianti sopra riportati rileviamo che lrsquoaccuratezza della versione e il rispetto dellrsquooriginale sono prerogativa di testimoni di volta in volta diversi
Limitandoci a una scelta tra i casi piugrave evidenti e piugrave signi-ficativi notiamo che la traduzione piugrave fedele allrsquoebraico (e quindi presumibilmente la redazione originaria del testo gre-co dei Settanta) egrave tramandata dai mss אAC a 320 416 61 81618 9111216 113 1256 Ciograve potrebbe indurre a credere che in tutti i passi suddetti i codici Sinaitico e Alessandrino in-sieme al palinsesto di Efrem sono portatori di correzioni effet-tuate da Origene in vista dellrsquoedizione della sua Bibbia esaplare e alla luce del testo ebraico riportato nella prima colonna della stessa Bibbia mentre gli altri due manoscritti cioegrave il Vaticano e il Marciano sarebbero come egrave stato sostenuto25 i testimoni di una recensione preorigeniana del testo Questo perograve egrave smentito dalla constatazione che il testo ebraico egrave reso corret-tamente da B e dal ms 68 a 519 723 8418 1017 dal solo B a 212 101 dal solo ms 68 a 17 (e nella versione di Simmaco) 53 73 109 da C e dal ms 68 a 111 da A e dal ms 68 a 114
La visione drsquoinsieme delineata dal campionario preso in esame rende dunque impossibile riconoscere una revisione si-stematica del testo greco sulla base dellrsquoebraico (da parte di Origene o di altra personalitagrave) in una determinata linea della tradizione con esclusione delle altre Egrave piugrave verosimile che i co-dici Vaticano Sinaitico e Alessandrino il palinsesto di Efrem e lrsquoantenato del codice Marciano siano il prodotto di fasi distinte nellrsquoopera di trascrizione di esemplari tardoantichi del libro dellrsquoEcclesiaste molto probabilmente conservati nella biblio-teca di Cesarea e portatori a loro volta di varianti risalenti a momenti diversi e dovute a cause diverse
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
25 Podechard 1912 207 Barton 1908 10 (entrambi con rinvii alla bibliografia
precedente)
80 Ricognizioni scritturistiche
Ad esempio la frequente sostituzione della lezione ldquofigli dellrsquouomordquo (τοῦ ἀνθρώπου come nellrsquoebraico e nella versione di Simmaco) con ldquofigli degli uominirdquo (τῶν ἀνθρώπων) si presen-ta come lrsquointervento di una mano cristiana intesa a modificare unrsquoespressione che egrave comune in ebraico e aramaico per dire ldquouominirdquo egrave un intervento che avendo presente un uso pro-prio del Nuovo Testamento ha lo scopo di riservare al Cristo la forma al singolare
Quanto alle lezioni come ἐν θράσει di B (poi corretto) e del ms 68 a 119 in luogo di ἐν ὁράσει λήξεται del ms 68 a 109 in luogo di δήξεται κληρονομίας di B e del ms 68 a 712 in luogo di κληροδοσίας ὀλίγον di Bpc
AC e ὀλίγῳ del ms 68 aא101 in luogo dellrsquooriginario ὁ λόγος di Bac ἄνθρωπον a 129 di tutti i manoscritti considerati in luogo di λαόν (presupposto dallrsquoantica traduzione siriaca e richiesto dal senso) esse mo-strano di essere insieme a molte altre lezioni prodotte da er-rori di lettura di un antigrafo in maiuscola
5 Il primo capitolo dellrsquoEcclesiaste nellrsquoesegesi filologica di Gi-rolamo
Per avere conferma della consistenza e circolazione di versioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste fino allrsquoepoca di Giro-lamo e ancora nel corso della sua attivitagrave di esegeta assume-remo con la funzione di specimen il cap 1 del libro Il materiale fornito dalla vecchia edizione Sabatier della Vetus latina (che per lrsquoabituale confronto sinottico con la Vulgata presenta ap-punto i lemmi del commentario di Girolamo)26 non allega mol-te testimonianze databili ad epoca pregeronimiana o comun-que non direttamente debitrici dellrsquoopera del santo le stesse carenze presenta il materiale registrato nello schedario dellrsquoabbazia di Beuron che dedica la gran parte delle schede al ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
26 Sabatier 1748 352-373
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 81
commento di Girolamo27 Il ridotto numero di testimonianze manoscritte e di citazioni patristiche dellrsquoEcclesiaste nei primi secoli della nostra era si spiega con la fisionomia problematica del libro e la difficoltagrave di proporne una lettura consona alla dottrina cristiana Soltanto lrsquoesegesi geronimiana aprigrave la stra-da a una sia pur prudente frequentazione da parte dei com-mentatori e predicatori tardoantichi e medioevali28
Nel prologo al suo commento Girolamo dichiara di non aver seguito nessun testo in particolare (nullius auctoritatem se-cutus sum) attestando cosigrave lrsquoesistenza di piugrave di una versione dal greco Subito dopo spiega il criterio che lo ha guidato nelle scelte testuali ldquoHo tradotto dallrsquoebraico attenendomi in pre-valenza allrsquouso dei Settanta ma soltanto nei luoghi in cui non presentavano molte differenze rispetto ai traduttori ebreirdquo (De hebraeo transferens magis me Septuaginta interpretum consuetudini coaptavi in his dumtaxat quae non multum ab hebraicis discrepa-bant) Secondo il suo costume Girolamo chiama hebraici i tra-duttori inclusi accanto ai Settanta nella Bibbia esaplare (Aqui-la Simmaco e Teodozione) che nomina subito dopo Espri-mendosi con queste parole egli dimostra di avere giagrave presente il problema che lo tormenteragrave per molti anni ancora (ved Comm Is 11) consistente da un lato nella necessitagrave di rispetta-re il piugrave possibile il testo dei Settanta diffuso e universalmente accettato nelle chiese cristiane drsquooriente e (in traduzione lati-na) drsquooccidente dallrsquoaltro nellrsquoesigenza scientifica di tenere conto dellrsquooriginale ebraico a lui accessibile attraverso le tra-duzioni greche esaplari e spesso divergente dal dettato dei Set-tanta La conferma si trova nelle parole conclusive del prologo ldquoMi sono occasionalmente richiamato anche ad Aquila a Sim-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
27 Vetus Latina Database 2002 28 Risolutiva fu da parte del santo lrsquoidentificazione dellrsquoEcclesiastegraves col Cri-
sto come egrave dichiarato a piugrave riprese nel commentario
82 Ricognizioni scritturistiche
maco e a Teodozione perograve soltanto in alcuni casi percheacute non ho voluto scoraggiare lo studio del lettore con eccessive inno-vazioni ma neppure ho voluto trascurare la sorgente della ve-ritagrave [scil il testo ebraico] perdendomi a mio malgrado dietro rivoli di opinioni diverserdquo (Interdum Aquilae quoque et Symmachi et Theodotionis recordatus sum ut nec novitate nimia lectoris stu-dium deterrerem nec rursum contra conscientiam meam fonte veri-tatis omisso opinionum rivulos consectarer)
Nel commento allrsquointestazione del libro Girolamo annota che nellrsquoEcclesiaste la designazione dellrsquoautore egrave diversa da quella che si legge in testa al libro dei Proverbi pur trattando-si in entrambi i casi di re Salomone ldquoNel libro dei Proverbi egrave scritto lsquoProverbi di Salomone figlio di Davide re drsquoIsraelersquo mentre nellrsquoEcclesiaste egrave lsquoParole dellrsquoEcclesiaste figlio di Da-vide re in Gerusalemmersquo Qui egrave certamente superfluo lsquoIsraelersquo che si trova non a proposito nei codici greci e latinirdquo La pun-tualizzazione finale (superfluum quippe est hic Israhel quod male in graecis et latinis codicibus invenitur) egrave importante percheacute lascia trapelare il giudizio critico del santo in merito allrsquoaccuratezza delle traduzioni basate sui Settanta29
A Qo 12 Girolamo commenta ldquoNel testo ebraico lsquovanitagrave delle vanitagraversquo egrave scritto abal abalim che da tutti gli interpreti30 a eccezione dei Settanta egrave stato tradotto ἀτμὸς ἀτμίδων o ἀτμῶν quello che noi possiamo chiamare lsquovapore di fumorsquo o lsquoaura leggerarsquo che presto si dissolverdquo ματαιότης ματαιοτήτων LXX fu reso alla lettera dai primi traduttori latini con vanitas vanitatum (spesso vanitantium in molti mss della Vulgata e in
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
29 La lezione Israhel mancante nellrsquooriginale ebraico egrave penetrata per conta-
minazione dai testimoni della Vetus latina in alcuni codici della Vulgata
(ΘHCXΓ) 30 Cioegrave Aquila Simmaco e Teodozione
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 83
alcuni padri)31 e venne conservato da Girolamo Invece ἀτμὸς ἀτμίδων (o ἀτμῶν lett ldquofumo di fumirdquo)32 degli esaplari ripro-duce il significato fondamentale dellrsquooriginale ebraico varia-mente approfondito e interpretato dalla cultura occidentale ebraica (Luzzatto 2011 ldquoalito fuggenterdquo) cristiana (Ravasi 1988 ldquoimmenso vuotordquo) e laica (De Luca 1996 ldquosprecordquo) nei casi in cui ha voluto distinguersi dalla versione geronimiana Questa perograve potendo avvantaggiarsi della presenza in vanitas della radice di vanus lsquovuotorsquo egrave rimasta la piugrave significativa ac-colta dalla maggior parte degli interpreti cristiani e accettata ad es anche da De Benedetti (2004 24) Il Midraš Qohelet (Man-cuso 2004 53) richiama esplicitamente lrsquoimmagine del vapore facendo riferimento a Sal 1434
Il lemma di Qo 13 egrave reso da Girolamo secondo il greco dei Settanta (Tίς περισσεία τῷ ἀνθρώπῳ ἐν παντὶ μόχθῳ αὐτοῦ ᾧ μοχθεῖ ὑπὸ τὸν ἥλιον) Quid superest homini in omni labore suo quo laborat sub sole (ldquoChe cosa avanza a un uomo in ogni sua fatica in cui si affatica sotto il solerdquo) Con quid superest egrave rie-cheggiato il concetto espresso da τίς περισσεία τῷ ἀνθρώπῳ dei Settanta ma egrave reso spesso con quae abundantia dai testimo-ni della Vetus latina (egrave frequente nelle citazioni di Agostino) Nella Vulgata diventa quid amplius sotto lrsquoinflusso di τί πλέον di Aquila e Simmaco Lrsquoebraico jitrōn frequente ed esclusivo del libro dellrsquoEcclesiaste reca in seacute anche il concetto di lsquovan-taggiorsquo nel senso di lsquomargine di guadagnorsquo (la sua radice indica lsquociograve che rimanersquo)33 La figura etimologica (ldquofaticahellip si affaticardquo) egrave nellrsquoebraico (lsquoămālocirchellip yalsquoămōl) ed egrave ripresa in greco (anche da Aquila κόπῳ ᾧ ἐκοπίασεν) e in latino
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
31 Ambrogio Expos Lc prol 2 Agostino Conf 826 Retract 174 Civ dei 203
Enarr Ps 437 ecc 32 Cf Pr 216 Is 5713 33 Ravasi 1988 68 e n 3 con elenco di sinonimi e bibliografia ulteriore
84 Ricognizioni scritturistiche
Il lemma del commento a Qo 14 presenta una forma te-stuale nota anche ad altri testimoni del passo Generatio vadit et generatio venit et terra in saeculo stat (LXX Γενεὰ πορεύεται καὶ γενεὰ ἔρχεται καὶ ἡ γῆ εἰς τὸν αἰῶνα ἕστηκεν)34 Nel corpo del commento Girolamo scrive tra lrsquoaltro ldquoMentre alcuni muoio-no altri nascono e mentre non vedi piugrave quelli che avevi visto incominci a vedere quelli che non eranordquo Il santo appare con-dizionato dalla lettura concorde degli interpreti greci e latini (γενεά generatio) che ha largamente influenzato anche i tra-duttori moderni Ma lrsquoebr docircr reca con seacute anche lrsquoidea della lsquocircolaritagraversquo che ha indotto qualcuno a riconoscervi un riferi-mento ai cicli della natura35 Ancora nel corpo del commento Girolamo osserva ldquoSignificativamente non dice lsquoLa terra per-dura nei secolirsquo ma lsquonel temporsquordquo La riflessione si basa sulla let-tura in saeculo che ricalca εἰς τὸν αἰῶνα LXX di cui coglie lrsquoaccezione prima e letterale36 Nella Vulgata scriveragrave invece in aeternum prendendo in considerazione lrsquointerpretazione di Simmaco (αἰώνιος lsquoeternarsquo) che rende meglio il significato dellrsquoebr lsquoolam (lsquoperpetuamentersquo qui e in seguito Qo 216 314 96)
A Qo 15 dove lrsquoebraico dice ldquoal suo luogo arrancardquo il tra-duttore LXX rende εἰς τὸν τόπον αὐτοῦ ἕλκει (ldquoal suo luogo trascinardquo) forse per una lettura diversa dellrsquoebraico37 Aquila
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
34 In particolare la lezione vadithellip venit egrave in comune con altri testimoni della Vetus latina come Agostino (Enarr Ps 101210) Ambrogio ecc Anche Grego-
rio Magno che nelle sue opere maggiori tiene a utilizzare il piugrave possibile la
Vulgata ndash di cui come egrave noto promosse la diffusione fino alle isole britanni-
che ndash in Sept Ps paenit 533 usa questa lezione piugrave arcaica
35 Cosigrave GS Ogden cit in Ravasi 1988 77 n 3 Forse questo suggerigrave a Diodati
la traduzione ldquoUna etagrave va via ed unrsquoaltra etagrave vienerdquo
36 Cf Origene Comm Rom 65 lsquoaeternumrsquo praesentis saeculi tempus ostendit שואף in luogo di שובף 37
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 85
usa invece il verbo εἰσπνεῖ (ldquoaspirardquo) Simmaco e Teodozione ndash forse per congettura ndash ἐπαναστρέφει (ldquoritornardquo) Girolamo che nel commentario mostra di conoscere le lezioni dei traduttori esaplari nel lemma riporta la lezione ad locum suum ducit di-chiarando di aver seguito per questo la vulgata editio Al mo-mento di pubblicare anni dopo la propria versione dallrsquoebraico opteragrave per revertitur riconoscendosi implicitamente come spesso altrove debitore di Simmaco Nelle citazioni del verset-to che si leggono nel manoscritto Sangallensis 1138 e in Agosti-no la forma verbale egrave ancora ducit mentre Ambrogio usa la forma trahit che denota piugrave stretta aderenza ai LXX Egrave possibi-le che il Sangallensis Girolamo nel lemma e Agostino abbiano attinto tutti e tre a una versione preesistente
La stessa osservazione si puograve ripetere per Qo 16 (LXX κυκλοῖ κυκλῶν πορεύεται τὸ πνεῦμα) dove il Sangallensis una glossa marginale della Bibbia di Valvartera (= Scor 54V35)39 Ambrogio e Girolamo (nel commentario e in altre opere) concordano nella lezione girans girando vadit spiritus Nelle ultime righe del commento al versetto il santo riportan-do la versione di Simmaco offre una resa piugrave fedele dellrsquooriginale Symmachus hunc locum ita interpretatus est ldquoVadit ad meridiem et circuit ad boream perambulans vadit ventus et per quae circumierat revertitur ventusrdquo Nella Vulgata cerca di mi-gliorare il grado di leggibilitagrave del testo allontanandosi sia dal testo ebraico che dai Settanta Lustrans universa circuitu pergit spiritus et in circulos suos regreditur
Qo 17 presenta nel lemma del commentario la forma di testo che riproduce il greco dei Settanta Omnes torrentes va-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
38 St Gallen Stiftsbibliothek Cod Sang 11 della seconda metagrave del sec VIII
contiene excerpta in latino dellrsquoAntico e del Nuovo Testamento indipendenti
dalla Vulgata 39 Ed Mariano Revilla 1920
86 Ricognizioni scritturistiche
dunt in mare et mare non impletur Ad locum de quo torrentes e-xeunt illuc revertuntur ut abeant (ldquoTutti i torrenti vanno nel mare e il mare non si riempie al luogo dal quale i torrenti e-scono lagrave essi ritornano per allontanarsenerdquo LXX Πάντες οἱ χείμαρροι πορεύονται εἰς τὴν θάλασσαν καὶ ἡ θάλασσα οὐκ ἔσται ἐμπιμπλαμένη εἰς τόπον οὗ οἱ χείμαρροι πορεύονται ἐκεῖ αὐτοὶ ἐπιστρέφουσιν τοῦ πορευθῆναι) Nella Vulgata non impletur del lemma sulla scorta di Simmaco (οὐ πλημμυρεῖ ldquonon si ingrossardquo) diventa non redundat piugrave appropriato con riferimento al mare40 ut abeant del lemma che interpreta τοῦ πορευθῆναι dei Settanta41 egrave chiarito nella Vulgata con ut ite-rum fluant Nel commento al versetto il santo introduce una considerazione filologica ldquoSe non erro senza una specifica-zione non si incontra in nessun passo della Scrittura la parola lsquotorrentersquo usata in senso positivo Infatti lsquoli disseterai al torren-te della tua delizia (voluptatis)rsquo egrave detto con la specificazione lsquodella deliziarsquo42 Invece presso il torrente Cedron si consuma il tradimento del Salvatore e presso il torrente Chorat che fini-sce esso pure per prosciugarsi si nasconde Elia durante la per-secuzionerdquo In questa annotazione si rilevano da parte di Giro-lamo due inesattezze in primo luogo nelle numerose ricorren-ze scritturistiche il vocabolo torrens ha spesso valenza positiva o neutra e in secondo luogo il racconto biblico a proposito di Elia non parla di una lsquopersecuzionersquo ma di un periodo di sicci-tagrave ndash a meno che persecutio non sia usato qui in senso traslato
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
40 Cf Ps-Plutarco Placit philos 317 41 La stessa forma del lemma egrave usata da Girolamo in Comm Ez 1 e in Comm Hab 2 42 Il testo critico del salmo legge voluntatis che comunque non smentisce il
ragionamento di Girolamo la lezione voluptatis (τῆς τρυφῆς LXX) egrave traman-
data dai codici della recensione alcuiniana della Vulgata e trova sostegno
nella lezione deliciarum tuarum adottata da Girolamo nella versione del Sal-
terio iuxta Hebraeos
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 87
riferito cioegrave allrsquointendimento di JHWH piuttosto che ai suoi ef-fetti Lrsquoosservazione riguardante lrsquoaccezione negativa della pa-rola torrens egrave di fatto vanificata dalla nuova traduzione che Gi-rolamo appronta per la futura Vulgata dove sotto lrsquoinflusso della versione di Simmaco (ποταμοί) opta per flumina
Sullrsquointerpretazione di Qo 18 dovremo tornare nel suc-cessivo sect 5 Riportiamo per ora le forme testuali da confronta-re tra loro LXX Πάντες οἱ λόγοι ἔγκοποιmiddot οὐ δυνήσεται ἀνὴρ τοῦ λαλεῖν καὶ οὐκ ἐμπλησθήσεται ὀφθαλμὸς τοῦ ὁρᾶν καὶ οὐ πληρωθήσεται οὖς ἀπὸ ἀκροάσεως lemma del commentario Omnes sermones graves non poterit vir loqui non satiabitur oculus videndo et non implebitur auris auditu (ldquoTutti i discorsi sono pe-santi un uomo non potragrave parlare non si sazieragrave lrsquoocchio nel vedere e non si riempiragrave lrsquoorecchio nellrsquoudirerdquo) Vulgata Cun-ctae res difficiles non potest eas homo explicare sermone non satura-tur oculus visu nec auris impletur auditu Il testo ebraico come vedremo piugrave avanti egrave stato variamente inteso dagli interpreti antichi e moderni principalmente a causa dellrsquoambiguitagrave dellrsquoebraico devarim che significa sia lsquoparolersquo che lsquocosersquo Nel lemma Girolamo segue sostanzialmente i Settanta nella Vul-gata propone sulla base di Simmaco (ἀδύνατόν ἐστιν ἄνθρωπον ἐκνικῆσαι λέγοντα) unrsquointerpretazione diversa
Il lemma del commento a Qo 19 presenta una forma di te-sto che troviamo anche nel ms Sangallensis 11 in Agostino Civ dei 1214 Cassiano Coll 821 e nellrsquoEp 1249 dello stesso Gi-rolamo Quid est quod fuit Ipsum quod erit Et quid est quod factum est Ipsum quod fiet Et non est omne recens sub sole (ldquoChe cosa crsquoegrave che giagrave egrave stato Lo stesso che saragrave E che cosa crsquoegrave che giagrave egrave ac-caduto Lo stesso che accadragrave E non crsquoegrave niente di recente sot-to il solerdquo) Ciograve permette di ipotizzare anche in questo caso lrsquoesistenza di una versione latina circolante anche al di fuori della tradizione del commentario Nella Vulgata (Nihil sub sole novum) la sostituzione di recens (πρόσφατον LXX entrambi i vocaboli il greco e il latino significano originariamente lsquofre-
88 Ricognizioni scritturistiche
sco appena macellatorsquo) con novum tiene conto di καινόν di Aquila e Simmaco
Dopo aver riportato il testo del lemma relativo a Qo 110 (Estne verbum de quo dicatur Vide hoc novum est Iam fuit in sae-culis quae fuerunt ante nos [ldquoCrsquoegrave forse parola di cui si possa dire Guarda questa egrave nuova Egrave giagrave stata nei secoli che furono prima di noirdquo) che ricalca i Settanta (Ὃς λαλήσει καὶ ἐρεῖmiddot ᾿Ιδὲ τοῦτο καινόν ἐστιν ἤδη γέγονεν ἐν τοῖς αἰῶσιν τοῖς γενομένοις ἀπὸ ἔμπροσθεν ἡμῶν) Girolamo interviene con una osservazione critica ldquoQuesto egrave stato tradotto in modo piugrave chiaro da Simma-co lsquoCredi forse che crsquoegrave chi possa dire Guarda questo egrave nuovo Giagrave egrave accaduto nel tempo che fu prima di noirsquo Coincide con quello che ha detto prima che nel mondo non accade niente di nuovo e che non crsquoegrave nessuno che possa venir fuori a dire lsquoEc-co questo egrave nuovorsquo dato che tutto quello che si egrave creduto di indicare come cosa nuova giagrave egrave stata nei secoli passatirdquo Tra-pela da queste parole il disagio di chi si trova davanti a un te-sto (sia in greco sia in latino) che ha una circolazione consoli-data anche se egrave interpretabile in maniera piugrave soddisfacente Al momento di approntare la propria traduzione destinata a en-trare nel corpus della Vulgata Girolamo interverragrave in maniera piugrave decisa Nec valet quisquam dicere Ecce hoc recens est Iam enim praecessit in saeculis quae fuerunt ante nos
Il lemma del commento a Qo 111 si presenta come segue Non est memoria primis et quidem novissimis quae futura sunt non erit eis memoria43 apud eos qui futuri sunt in novissimo (ldquoNon crsquoegrave memoria per le cose che furono le prime e anche per quelle che saranno le ultime non vi saragrave per esse memoria presso co-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
43 Nella Vulgata useragrave recordatio in sostituzione del piugrave comune memoria rie-
cheggiando il lessico ciceroniano (cf in particolare Or 124 ultimi temporis
recordatio et proximi memoria dove si rileva la sostanziale intercambiabilitagrave
tra i due vocaboli)
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 89
loro che saranno alla finerdquo) Girolamo osserva perograve che il signi-ficato del testo dei Settanta (Οὐκ ἔστιν μνήμη τοῖς πρώτοις καί γε τοῖς ἐσχάτοις γενομένοιςmiddot οὐκ ἔσται αὐτοῖς μνήμη μετὰ τῶν γενησομένων εἰς τὴν ἐσχάτην [ldquoNon crsquoegrave memoria per i primi e invero per quelli che saranno gli ultimi non vi saragrave memoria per essi insieme a coloro che saranno alla finerdquo]) corrisponde al noto detto evangelico per il quale coloro che in questo mondo sono i primi saranno fra tutti gli ultimi In real-tagrave quella di Girolamo egrave solo una delle interpretazioni possibili del testo dei Settanta che lrsquoautore ha adattato con lrsquointento di permettere il confronto col passo evangelico
Il lemma di Qo 113 e la prima parte del commento richie-dono di essere riportati in originale Et dedi cor meum ad inqui-rendum et considerandum in sapientia de omnibus quae fiunt sub so-le Hanc occupationem malam dedit deus filiis hominum ut occupa-rentur in ea ldquoVerbum anian Aquila Septuaginta et Theodotion περισπασμόν similiter transtulerunt quod in distentionem lati-nus interpres expressit eo quod in varias sollicitudines mens homins distenta lanietur Symmachus vero ἀσχολίαν id est oc-cupationem transtulit Quia igitur saepius in hoc volumine no-minatur sive occupationem sive distentionem sive quid aliud dixerimus ad superiorem sensum cuncta referanturrdquo Girola-mo riporta in caratteri latini lrsquoebraico lsquoinyan un vocabolo pro-prio dellrsquoEcclesiaste (egrave anche a 22326 e a 52) che nella sua radice reca lrsquoidea della fatica (Diodati ldquooccupatione molestardquo) ed egrave tradotto da Simmaco con lsquoimpegnorsquo lsquooccupazionersquo (ἀσχολίαν) seguito qui da Girolamo Gli altri traduttori greci sono stati concordi nel rendere invece con lsquospasimorsquo (περισπασμόν) un vocabolo che nei LXX torna a Qo 22326 310 48 5213 816 e richiama la lsquotensionersquo in tutti i sensi dellrsquoitaliano Per questo lrsquoanonimo traduttore latino ricordato qui dal santo e da lui talvolta preferito nel riprendere la citazione (Adv Iov 113) opta per distentio Mi sembra comun-que di poter riconoscere in questo passo unrsquoattestazione da
90 Ricognizioni scritturistiche
parte di Girolamo dellrsquoesistenza di una versione dellrsquoEccle-siaste anteriore al suo commento
Nel presentare il lemma di Qo 114 (Vidi universa opera quae facta sunt sub sole et ecce omnia vanitas et praesumptio spiri-tus [ldquoHo visto tutte quante le azioni compiute sotto il sole ed ecco sono tutte vanitagrave e presunzione dello spiritordquo]) Girolamo si sofferma a discutere il significato della parola ebraica rĕlsquoucirct per tradurre la quale Aquila e Teodozione hanno usato il voca-bolo νομήν Simmaco βόσκησιν ldquoI Settanta invece scrivendo προαίρεσιν44 ndash egli continua ndash hanno reso il significato non dellrsquoebraico bensigrave dellrsquoaramaico Sia νομή che βόσκησις sono vocaboli che si riferiscono alla pastura προαίρεσις significa lsquodesideriorsquo piuttosto che lsquopresunzionersquordquo Le oscillazioni riscon-trabili nelle versioni greche nelle interpretazioni di Girolamo e nelle versioni moderne derivano dallrsquoincertezza nel signifi-cato da attribuire al vocabolo ebraico a seconda della radice a cui egrave stato ricondotto45 (a) lsquolacerazionersquo quindi lsquoafflizionersquo46 (b) lsquonutrimentorsquo47 (c) lsquodesideriorsquo come nellrsquoaramaico di Esd 517 71848 (d) lsquocompagnarsquo come in Es 112 Est 119 Is 3415s49 Qui come in tutto il libro lrsquoambiguitagrave egrave accresciuta dal signifi-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
44 LXX Εἶδον σὺν πάντα τὰ ποιήματα τὰ πεποιημένα ὑπὸ τὸν ἥλιον καὶ ἰδοὺ
τὰ πάντα ματαιότης καὶ προαίρεσις πνεύματος 45 Cf Luzzatto 2011 26 Ravasi 1988 103s Goodrich - Miller 2012 159 46 Knobel (1991 22) ldquorottura dello spiritordquo Diodati (1999 422) ldquotormento di
spiritordquo Vaccari (1950 92) ldquoaffanno di spiritordquo richiamando il parallelo con
Qo 221 47 Mancuso (2004 92) ldquopascolar ventordquo Ceronetti con un processo di inver-
sione semantica (1970 149) ldquofame di ventordquo (1988 5) ldquovento che ha famerdquo
(2001 29) ldquosoffio che ha famerdquo 48 Luzzatto (2011 35) ldquoegrave come inseguire il ventordquo Leanza (1978 86) ldquocaccia
al ventordquo 49 De Luca (1996 25 e n 22) ldquocompagna di ventordquo
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 91
cato della parola ebraica ruaḥ che significa lsquoventorsquo lsquorespirorsquo ma anche nelle letture cristiane lsquospiritorsquo una polivalenza che si puograve ritrovare in parte nei corrispondenti greco (πνεῦμα) e latino (spiritus) ma non nellrsquoitaliano Per contrastare la lettura spirituale da parte cristiana Aquila sostituisce ἄνεμος (lsquoventorsquo) a πνεῦμα dei Settanta qui e a 117 211 69 Il senso originario dellrsquoebraico che ritorna a 2111726 446 69 sembra essere ldquofame di ventordquo50 La parola praesumptio che Girolamo usa nel lemma sotto lrsquoinflusso di Simmaco ma abbandoneragrave nella Vul-gata51 vuol essere un calco del greco προαίρεσις (lett lsquoprefe-renzarsquo) Conoscono questa lezione Agostino (Serm dom 13) e Priscilliano
Il lemma relativo a Qo 115 egrave riportato nella forma se-guente Perversus non poterit adornari et imminutio non poterit numerari (ldquoIl distorto non si potragrave abbellire e la deficienza non si potragrave contarerdquo) Girolamo nel dettato segue il testo dei Set-tanta (Διεστραμμένον οὐ δυνήσεται τοῦ ἐπικοσμηθῆναι καὶ ὑστέρημα οὐ δυνήσεται τοῦ ἀριθμηθῆναι) ma nel tradurlo e nel commentarlo interpreta come sostantivo maschile (perver-sus) quello che nel contesto dellrsquooriginale ebraico (e anche nel-la versione greca) egrave un neutro ldquoChi egrave stato distorto non potragrave essere abbellito se non saragrave prima corretto [hellip] Non egrave detto di-storto se non chi egrave stato deviato dalla retta via Questo egrave con-tro gli eretici i quali insinuano certi modi di comportarsi che non consentono di guarirerdquo Va osservato che anche Agostino (Contra Parm 21635 dove ricorre la stessa forma testuale usa-ta da Girolamo nel lemma) e il Midraš52 presuppongono il rife-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
50 Cosigrave sulle orme di Ceronetti Ravasi (1988 103s) che segnala una serie di
passi biblici in cui ricorre la stessa immagine Gb 152 Os 122 Is 4129 Ger
2222 Pr 2716 Sir 342 51 Vidi quae fiunt cuncta sub sole et ecce universa vanitas et adflictio spiritus 52 Qoh Rabb 134 (Mancuso 2004 93-95)
92 Ricognizioni scritturistiche
rimento a esseri umani non a un concetto astratto Il Predica-tore cita probabilmente un proverbio popolare che riechegge-ragrave anche a 71353 La Vulgata (Perversi difficile corriguntur et stul-torum infinitus est numerus) presenta una parafrasi della tradu-zione proposta nel lemma piuttosto che una versione basata su un testo diverso54
Il lemma di Qo 117 propone per le ultime parole del ver-setto due lezioni diverse Et dedi cor meum ut nossem sapientiam et scientiam errores et stultitiam cognovi quia et hoc est pastio ven-ti sive praesumptio spiritus Sono dunque richiamate rispetti-vamente le lezioni di Simmaco (νομὴ ἀνέμου) e dei Settanta (προαίρεσις πνεύματος)
6 Evoluzione nellrsquointerpretazione del libro dellrsquoEcclesiaste
La ragione della molteplicitagrave di potenziali significati che si rileva nelle varianti dei testimoni greci nelle differenti ver-sioni dei traduttori esaplari e nelle diverse scelte che hanno lasciato traccia nelle versioni latine egrave dovuta alla stessa natura del testo a partire dalla sua impostazione il destino di ambi-guitagrave e indeterminatezza che ha accompagnato il libro e in ogni epoca ha sconcertato lettori copisti e traduttori egrave insito giagrave nella sua misteriosa origine
Una parte cospicua del testo (la delimitazione di essa egrave oggetto di perdurante discussione e incertezza) risale a un a-nonimo personaggio che ha ricevuto dai primi raccoglitori delle sue parole lrsquoappellativo onorifico di ldquoQoheletrdquo derivante ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
53 Cf Lex Suid ξύλον ἀγκύλον οὐδέποτ᾽ ὀρθόν (cit in Podechard 1912 252)
Erri De Luca (1996 25) richiamandosi a Gb 83 196 3412 Am 85 Lam 336
interpreta il riferimento a un torto giuridico e traduce ldquoUn torto fatto non
potragrave raddrizzarsirdquo 54 Podechard 1912 252s Di Fonzo 1967 141 Vaccari (1950 92) seguigrave la stessa
strada ldquohellipsul deficiente non si puograve contarerdquo
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 93
dal verbo qahal ldquoconvocarerdquo55 Il personaggio egrave unrsquoautoritagrave che si rivolge a unrsquoadunanza di ascoltatori il contesto sembra es-sere scolastico Lrsquoautore ha presenti le tradizioni di Israele ndash mosaica profetica sapienziale ndash che riconsidera alla luce dei tempi mutati e degli eventi accaduti il risultato egrave una rifles-sione disincantata ma permeata di saggezza frutto di osserva-zione attenta e di consapevolezza dei limiti dellrsquouomo
Lrsquoortodossia rabbinica perograve doveacute fin da subito provvede-re a una revisione del testo con una serie di interventi corret-tori chiarificatori modificatori che sono penetrati per tempo nella redazione primitiva e non sono piugrave distinguibili dal nu-cleo originario e anche in seguito pur dopo la definizione del testo continuograve a interrogarsi su ogni versetto dellrsquoopera Per ricordare un solo caso emblematico riprendiamo in esame il v 8 del cap 1 che nel testo masoretico recita alla lettera ldquoTutte le parole faticose non puograve un uomo parlarerdquo 56 ma lrsquoebraico devarim come abbiamo detto significa lsquocosersquo oltre che lsquoparo-lersquo Lrsquoautore della versione greca entrata a far parte del corpus dei Settanta vi riconobbe un riferimento alle lsquoparolersquo o piutto-sto ai lsquodiscorsirsquo (οἱ λόγοι) e cosigrave anche Simmaco e Aquila La stessa interpretazione dei traduttori greci si ritrova nel Midraš (ldquoTutte le parole stancano lrsquouomo non riesce a parlarerdquo)57 Il Targum aramaico parafrasa ldquoI profeti antichi si stancarono con tutte le cose che saranno nel mondo ma non riuscirono a venirne a capordquo58 In epoca moderna le versioni rabbiniche
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
55 La forma grammaticale dellrsquoappellativo egrave di genere femminile ma questo
non rappresenta un problema anche nella lingua italiana egrave noto lrsquouso del
femminile per i titoli onorifici (ldquoEccellenzardquo ldquoEminenzardquo ldquoSignoriardquo ldquoSan-
titagraverdquo) 56 Beretta 2008 61 (trad di M Biglino) 57 Mancuso 2004 74 58 Knobel 1991 20
94 Ricognizioni scritturistiche
tendono a divergere da quelle dei greci nellrsquointerpretazione di devarim Infatti Aldo Luzzatto legge ldquoTutte le cose si stancano lrsquouomo non puograve parlarerdquo59 e Amos Luzzatto ldquoTutte le cose si esauriscono lrsquouomo non puograve parlarne compiutamenterdquo60
Oscillazioni si riconoscono nelle scelte interpretative in ambito cristiano Girolamo nel lemma del commentario che abbiamo citato sopra sect 4 scrive ldquoTutti i discorsi sono pesanti un uomo non potragrave parlarerdquo Nel momento di confrontarsi con lrsquoebraico opta per la versione parafrastica che leggiamo nella Vulgata dove riesce a tenere insieme entrambe le accezioni di devarim ldquoTutte le cose sono difficili un uomo non puograve spiegar-le con la parolardquo Gli sono debitori ciascuno a suo modo Vac-cari ldquoOgni cosa non fa che affaticarsi quanto nessuno sapreb-be direrdquo61 e Di Fonzo ldquoTutte le cose si affaticano e uno non fi-nirebbe di discorrernerdquo62 Una svolta chiarificatrice nella linea di ispirazione cattolica egrave impressa da Ravasi ldquoTutte le parole sono logore e lrsquouomo non puograve piugrave usarlerdquo63 In ambito riforma-to si registra uno dei rari casi di divergenza tra i due maggiori interpreti della Bibbia in lingua italiana Diodati (1999 421) ldquoOgni cosa srsquoaffatica piugrave che lrsquohuomo non puograve direrdquo Luzzi (1925 154) ldquoA parlar di tutto questo crsquoegrave da stancarsi uno non puograve tutto enumerarerdquo
Meritano attenzione le versioni proposte dagli scrittori laici i quali esenti da condizionamenti dottrinali e liberi da vincoli dogmatici in questo come in molti altri casi cercano di arricchire e approfondire la scabra durezza dellrsquoebraico Pro-pongo soltanto due esempi diversamente significativi il pri-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
59 Luzzatto 1967 216 60 Luzzatto 2011 34 61 Vaccari 1950 91 62 Di Fonzo 1967 130 63 Ravasi 1988 73
3 Interpretazioni greche e latine dellrsquoEcclesiaste 95
mo percheacute permette di seguire lrsquoevolversi nel tempo della ri-flessione di un sensibile interprete il secondo percheacute mostra la chiarezza che un approccio filologico permette di conseguire
Il poeta e saggista Guido Ceronetti lavorograve sul testo dellrsquoEc-clesiaste per tutta la vita ritornando incessantemente sulle proprie traduzioni Tre tappe del lavoro furono date alle stam-pe ed egrave perciograve possibile confrontarle rilevandone nelle sfuma-ture lrsquoevoluzione e nello stesso tempo il progressivo arric-chimento di significato ldquoSi stanca qualsiasi parola Di piugrave non puoi fargli direrdquo (1980)64 ldquoIn tutte le parole egrave fatica Un uomo non basta a dirlerdquo (1988)65 ldquoCrsquoegrave sforzo in ogni parola Lrsquouomo pena nel direrdquo (2001)66
Il semitista Paolo Sacchi curograve nel 1971 per la collana laquoNuovissima versione della Bibbiaraquo una traduzione dellrsquoEc-clesiaste con ampia introduzione e ricco commento Questo volume giunto nel 1998 alla sesta edizione rappresenta tutto-ra uno dei contributi piugrave notevoli al corpus cui fu destinato Nellrsquointerpretazione del versetto di cui ci stiamo occupando Sacchi dimostrando totale indipendenza dagli esegeti antichi e moderni che lo hanno preceduto prende in considerazione la polivalenza semantica della parola dāvār soltanto per esclu-dere senza esitazione il significato di ldquocosardquo e adducendo per questo due ragioni in primo luogo il senso incongruente che dagrave la traduzione ldquoOgni cosa stancardquo in rapporto a quello che egrave detto nella parte successiva del versetto (ldquolrsquoocchio non si sazia di ciograve che vederdquo) in secondo luogo la presenza del verbo dibber (ldquoparlarerdquo) nel secondo emistichio che riprende la radice di dāvār e nella forma ledabbēr dagrave il significato di ldquoparlare com-piutamenterdquo Queste osservazioni spiegate in modo esauriente
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
64 Rist in appendice a Ceronetti 2001 148 65 Ceronetti 1988 4 66 Ceronetti 2001 28
96 Ricognizioni scritturistiche
in nota portano a una interpretazione del passo che appare la piugrave consona al modo di ragionare e di esprimersi dellrsquoantico sapiente ldquoOgni discorso resta a mezzo cheacute lrsquouomo non riesce a concluderlordquo67
Egrave difficile ritornare allo strato piugrave antico del testo scaval-cando le letture greche e latine che hanno condizionato gran parte delle riletture successive Ridare la parola allrsquoebreo Qo-helet per chiedergli ldquoIn conclusione che cosa vuoi insegnar-cirdquo egrave ancora piugrave difficile
Forse la sintesi piugrave efficace dellrsquoammaestramento conte-nuto nel nucleo originario del libro si puograve trovare formulata ndash inconsapevolmente e perciograve in modo piugrave sorprendente ed ef-ficace ndash in una pagina di Meša Selimović romanziere serbo del Novecento in apparenza estraneo alla tradizione biblica ebrai-ca e cristiana ma investigatore sensibile e attento dellrsquoessenza religiosa della vita umana ldquolsquoSei destinato a vivere quirsquo mi gri-dograve lsquoe allora vivi E vivi il meglio possibile ma in modo da non dovertene vergognarersquordquo68
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
67 Sacchi 1998 117s Non mi soffermo sulla traduzione letterale di Erri De
Luca (1996 23) che volutamente secondo il suo costume rende la scarna
lettera del testo masoretico ldquoTutte le parole stancano non potragrave un uomo
parlarerdquo 68 Selimović 2008 118
II NUOVO TESTAMENTO
4 FILOLOGIA NEOTESTAMENTARIA E FILOLOGIA BIZANTINA RIFLESSIONI
SULLE PROBLEMATICHE COMUNI E GLI INDIRIZZI RECENTI Le moderne tendenze della ricerca nel campo della filolo-
gia del Nuovo Testamento mettono sempre piugrave in rilievo i punti di contatto tra questa materia e le altre discipline filolo-giche Le pagine che seguono hanno lo scopo di proporre alcu-ne considerazioni intorno al contributo reciproco che le filolo-gie neotestamentaria e bizantina possono dare ai rispettivi modi di affrontare problemi comuni inerenti allo studio della trasmissione dei testi e alla maniera per realizzarne e adope-rarne le edizioni
Le presenti riflessioni da un lato nascono dalla lettura di alcuni saggi di studiosi del Nuovo Testamento e della sua tra-dizione testuale dallrsquoaltro sono il frutto di molti anni di lavoro nella pratica ecdotica applicata ai testi bizantini Poicheacute si egrave trattato del confronto con una bibliografia come egrave quella neo-testamentaria assai ricca e in continuo fecondo arricchimen-to e con una letteratura come egrave quella bizantina che si e-stende lungo lrsquoarco di un millennio sopra una vasta area geo-grafica e interessa numerosi e diversi generi letterari egrave inevi-tabile che la materia ripresa qui di seguito come corredo e-semplificativo e spunto di discussione abbia carattere sogget-tivo e sia evocata esclusivamente dallrsquoesperienza personale Mi auguro che lrsquoesposizione conservi anche in questo modo una qualche utilitagrave come suggestione per altri approfondimenti e come contributo alla illuminazione delle nuove traiettorie e-mergenti nella pratica delle due discipline che costituiscono lrsquooggetto della nostra attenzione
1 Intersecazioni e convergenze
I testi composti e tramandati in lingua greca durante gli undici secoli compresi tra lrsquoanno della fondazione di Costanti-nopoli (330) e lrsquoanno della sua caduta in mano turca (1453) so-
100 Ricognizioni scritturistiche
no in massima parte caratterizzati come egrave noto da una lingua che egrave fortemente improntata al greco delle Scritture o lsquogreco biblicorsquo Quelli che noi definiamo lsquobizantinirsquo cioegrave i sudditi dellrsquoimpero romano drsquoOriente e coloro che durante il medioe-vo vissero nelle regioni che un tempo ne avevano fatto parte imparavano a leggere e a scrivere sulla Bibbia Studiavano egrave vero anche i testi classici e Omero rappresentava insieme al libro dei Salmi uno dei capisaldi dellrsquoistruzione primaria ma lrsquoelemento costitutivo della lingua usata nella prassi burocra-tica amministrativa e giudiziaria era per la maggior parte del-la popolazione alfabetizzata il greco biblico Inoltre occorre tenere presente che proprio ad alcuni esponenti della societagrave bizantina alfabetizzata in prevalenza chierici e monaci rimase affidata per molti secoli la trasmissione materiale dei testi sacri1
I due elementi che abbiamo appena ricordato ndash la lingua greca bizantina e i copisti bizantini ndash possono bastare da soli a rendere immediatamente visibile il fecondo processo di inte-razione e di reciproco influsso esistente tra le due discipline di cui stiamo parlando Egrave un processo che dagli addetti ai lavori egrave conosciuto ed egrave tenuto costantemente da conto Cosigrave il filologo che studia la lingua elaborata e dotta della storiografia e della retorica di corte a Bisanzio sa che i riecheggiamenti dagli au-tori antichi e le variazioni su temi e vocaboli omerici conti-nuamente si intrecciano ad allusioni bibliche facenti parte di un unico sterminato cifrario il quale chiede di essere interpre-tato Da parte sua il filologo neotestamentario sa che per valu-tare in modo adeguato un testimone manoscritto del testo e ricollocarlo nellrsquoambito cronologico e culturale dal quale pro-viene egrave necessaria la conoscenza del mondo bizantino e della sua storia
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1 Kazhdan 1983 53-90
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 101
Il celebre codice Vaticano (B) della Bibbia greca ad esem-pio appartiene alla biblioteca dei papi ma la prima notizia di ciograve si trova nellrsquoinventario del 1475 e le moderne ricerche hanno permesso di formulare lrsquoipotesi che il manoscritto sia stato offerto in dono alla Sede apostolica dalla delegazione bi-zantina partecipante al concilio di Ferrara e Firenze (1438) Concorrono a dare corpo a tale ipotesi non soltanto elementi codicologici e paleografici ma anche la ricostruzione delle complesse circostanze che prepararono e accompagnarono il confronto tra Roma e Bisanzio nella prima metagrave del rsquo4002
Osservazioni non dissimili possono farsi a proposito dello studio di altri testimoni importanti del testo neotestamenta-rio come nella ricostruzione della vicenda del codice Alessan-drino (A) proveniente dal Patriarcato di Alessandria ma non per questo testimone del tipo di testo detto lsquoalessandrinorsquo3 o del codice Sinaitico (א) da collegare per la materiale esecuzio-ne alla sede episcopale di Cesarea ma non per questo ndash tranne che in sezioni circoscritte ndash testimone del tipo di testo detto lsquocesarensersquo4 o del perduto capostipite italogreco della lsquofami-glia 13rsquo5 e cosigrave via Negli esempi ora elencati ha un ruolo pri-mario la conoscenza della vicenda culturale e storica rispetti-vamente del patriarca Cirillo Lucaris nel XVII secolo per il co-dice A delle condizioni di studio e di lavoro nelle sedi episco-pali dellrsquoOriente bizantino in epoca tardoantica per il codice א della situazione in cui si trovarono i monasteri bizantini dellrsquoItalia meridionale e i loro libri durante i secoli del medio-evo per la lsquofamiglia 13rsquo
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2 TC Skeat ldquoThe Codex Vaticanus in the Fifteenth Centuryrdquo in Elliott 2004
122ss 3 Milne - Skeat 1963 4 Amphoux 1999 5 Lake - Lake 1941
102 Ricognizioni scritturistiche
Tuttavia nonostante sia possibile moltiplicare con facilitagrave gli esempi del contatto in re tra le due discipline quella che ora ci interessa rilevare egrave la contiguitagrave tra filologia neotestamen-taria e filologia bizantina nella problematica ecdotica
2 Il comune confronto con testi lsquovivirsquo
La contiguitagrave si manifesta particolarmente quando si cer-ca di affrontare su basi obiettive (cioegrave il meno possibile condi-zionate da tradizioni precedenti e da influenze ideologiche o dottrinali) il problema fondamentale che molti dei testi bizan-tini presentano e dal quale tutti gli scritti neotestamentari so-no caratterizzati vale a dire la fisionomia vitale di gran parte di essi nelle fasi iniziali ndash e perciograve decisive ndash della loro trasmis-sione A chi si pone in tale prospettiva la feconditagrave dello scambio di esperienze e di informazioni per una comune ricer-ca di metodi e di ipotesi da verificare va al di lagrave delle aspettative
Infatti anche se lrsquouna e lrsquoaltra disciplina hanno un debito innegabile nei confronti della filologia tradizionalmente defi-nita lsquoclassicarsquo che molto ha dato ndash ma anche e in larga misura ricevuto ndash nello sviluppo della bizantinistica e della filologia neotestamentaria pur tuttavia di fronte al problema-chiave con il quale lrsquouna e lrsquoaltra devono fare i conti cioegrave il problema del testo lsquovivorsquo che nasce cresce e si trasforma al di fuori della prassi scolastica qualunque richiamo a criteri codificati dallrsquouso mostra in breve il proprio limite e la propria relativa inadeguatezza
Quali sono i concetti piugrave largamente riconosciuti e piugrave spesso evocati dalla filologia di tipo lachmanniano Vengono subito in mente i piugrave rilevanti
- archetipo - stemma codicum - contaminazione
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 103
- interpolazione - congettura - usus scribendi - norma linguistica
Nessuno di tali concetti mantiene intatta la sua validitagrave nellrsquoesercizio della critica applicata sia agli scritti neotesta-mentari che ai testi bizantini
Poicheacute perograve la filologia neotestamentaria ha avuto per gran parte della sua storia una interrelazione molto stretta con la filologia classica e poicheacute da parte sua la filologia bizan-tina egrave stata per lungo tempo appannaggio di grecisti prove-nienti da esperienze classicistiche il condizionamento non ha mancato di farsi sentire prima allontanando e poi lasciando sfumare nellrsquoindeterminatezza il problema che tutti i testi tar-doantichi e medioevali di tradizione extra-scolastica in varia misura presentano vale a dire lrsquoimpossibilitagrave di distinguere sempre di fatto nella trasmissione di tali testi i ruoli dellrsquoautore del compilatore e del copista La mancata messa a fuoco di questo problema ha rallentato fino a poco tempo fa quella evoluzione che i progressi nelle tecniche paleografiche e codicologiche nei ritrovamenti papiracei e nello scambio di informazioni potevano offrire
3 Autografi compilazioni e rielaborazioni di testi bizantini
Accennerograve qui di seguito a quattro diverse esperienze da me vissute nella pratica ecdotica bizantina che potranno of-frire ai filologi neotestamentari uno spunto di riflessione In tutti e quattro gli esempi si tratta del problema della defini-zione critica di un testo e nello stesso tempo della necessitagrave di prescindere almeno in parte e in linea di principio dai cri-teri propri della filologia classica richiamati qui sopra Sono esempi risalenti a epoche diverse e ad autori caratterizzati da
104 Ricognizioni scritturistiche
differenti finalitagrave formazione livello culturale e pubblico Ciograve rende ancor piugrave notevole il comune denominatore che collega le loro opere cioegrave il progressivo arricchimento dei testi per i-niziativa prima degli stessi autori e poi dei loro continuatori (compilatori copisti lettori) senza un sostanziale iato tra interventi dellrsquoautore e interventi successivi
(a) Romano il Melodo
Il santo diacono Romano formatosi in seno alla tradizione del cristianesimo siriaco nella natia Emesa e nutritosi di cultu-ra greca nella Berito dei primi anni del VI secolo fece conosce-re a Costantinopoli durante il regno di Giustiniano il genere letterario del lsquocontaciorsquo predica in versi su temi biblici artico-lata in strofe ritmate e cantilenate dal pulpito con accompa-gnamento musicale Ispirandosi a modelli omiletici siriaci ma adoperando una lingua e uno stile di pura tradizione greca per alcuni decenni Romano durante le veglie precedenti le solen-nitagrave festive catechizzograve i laici della capitale usando tutti gli e-spedienti offerti dalla retorica di scuola (specialmente anafore antitesi assonanze ossimori paronomasie) per imprimere nella memoria degli ascoltatori concetti teologici di grande portata con una tecnica simile a quella esibita otto secoli dopo da Dante Alighieri nella Commedia Dopo la sua morte avvenu-ta probabilmente intorno al 558560 i rotoli contenenti i testi dei suoi numerosi contaci rimasero depositati ndash narra la leg-genda tramandata tra i testi agiografici destinati allrsquoufficio del 1deg di ottobre ndash presso il santuario della Madre di Dio nel quar-tiere di Ciro a Costantinopoli dove il santo aveva svolto la sua attivitagrave di diacono e di predicatore Per molto tempo noi mo-derni abbiamo conosciuto i suoi testi soltanto attraverso copie distanti dallrsquoautore quattro cinque o sei secoli trascritte nei monasteri dellrsquoAthos del Sinai dellrsquoItalia meridionale e di al-tre regioni dellrsquoimpero bizantino con finalitagrave liturgiche o edifi-
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 105
canti e dunque assai diverse dalle finalitagrave catechetiche perse-guite da Romano6
I filologi che tra rsquo800 e rsquo900 hanno dedicato le loro cure ai testi di Romano hanno creduto di poter riconoscere nei testi-moni rimasti due rami distinti della tradizione il primo dei quali costituito dai codici di provenienza orientale il secondo dai codici italogreci con differenze stilistiche e redazionali tal-volta notevoli e con alcuni evidenti segni di lsquocontaminazionersquo
Come spesso accade nella storia della filologia i criteri adottati dagli editori nelle loro scelte risentivano di motiva-zioni che poco avevano a che fare con la critica testuale Be-nemerito pioniere negli studi su Romano fu nella seconda me-tagrave del XIX secolo il cardinale Jean-Baptiste Pitra il quale sco-prigrave i testi dei primi contaci in alcuni codici italogreci a lui ac-cessibili nelle biblioteche di Roma e di Grottaferrata Quando col progredire degli studi i filologi tedeschi Wilhelm von Christ e Karl Krumbacher si rivolsero al Pitra per ottenere no-tizie e materiali in vista di nuove edizioni di Romano il cardi-nale geloso delle sue scoperte e diffidente di fronte a studiosi aventi una diversa estrazione culturale e confessionale non fornigrave alcuna collaborazione Cosigrave il Krumbacher pose a fonda-mento del proprio lavoro i manoscritti orientali che nel frat-tempo venivano alla luce e che gli erano direttamente noti Ir-ritato per gli intralci frapposti da Pitra Krumbacher mise ogni cura nella svalutazione sistematica non soltanto del lavoro cri-tico del cardinale ma perfino della tradizione manoscritta da lui utilizzata cioegrave quella italogreca Il lavoro svolto dal Krum-bacher fu continuato nel rsquo900 prima dal suo allievo Paul Maas poi dallrsquoallievo di questo Constantinos Trypanis fino a sfociare in quella che egrave tuttora lrsquounica edizione completa di Romano il Melodo ma lrsquoingiustificata svalutazione dei manoscritti italo-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
6 Grosdidier de Matons 1977 37-47
106 Ricognizioni scritturistiche
greci ereditagrave di antiche polemiche e incomprensioni ha con-tinuato ad avere i suoi effetti7
In altre parole si egrave ripetuto nel caso del maggiore poeta bizantino un fenomeno simile a quello che caratterizzograve la sto-ria ottocentesca delle edizioni del Nuovo Testamento allorcheacute Konstantin von Tischendorf fortunato scopritore e primo edi-tore del codice Sinaitico per essere stato ostacolato in molti modi (come giagrave il suo collega e compatriota Samuel Tregelles) dal cardinale bibliotecario Angelo Mai nellrsquouso del codice Vati-cano finigrave col pubblicare unrsquoedizione critica del Nuovo Testa-mento che sopravvalutava il Sinaitico e svalutava il Vaticano Nello stesso tempo il Mai timoroso di essere preceduto sul tempo affrettava la pubblicazione della sua edizione del testo Vaticano al punto da dare alla luce unrsquoopera difettosa8
In anni recenti perograve sono stati pubblicati frammenti di testi di Romano coevi allrsquoautore o posteriori di pochi decenni Pur essendo di ridotta estensione (ogni frammento contiene i versi di una strofa o poco piugrave) i testi recuperati posti a con-fronto con i manoscritti greci medioevali finora noti hanno messo in luce elementi di grande interesse
‒ in epoca vicina allrsquoautore circolavano lezioni probabil-mente originarie anche se non sempre accettabili al gusto pu-ristico poi scomparse dalla tradizione posteriore in alcuni ca-si senza lasciare traccia
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7 Edizione critica del testo greco di Romano Maas - Trypanis 1963-1970
Edizione incompiuta con traduzione francese introduzioni e note Gros-
didier de Matons 1964-1981 8 La ricostruzione della vicenda testuale dei componimenti di Romano con
riferimenti alle fonti e alla bibliografia specialistica egrave nellrsquointroduzione alla
mia traduzione italiana integrale del Melodo alla quale rinvio anche per il
seguito del presente paragrafo (Maisano 2002 9-103)
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 107
‒ nel VI secolo esistevano esemplari contenenti errori propri che non sono passati nella tradizione posteriore
‒ in alcuni luoghi i papiri conservano lezioni poi perdute superiori a quelle note ai testimoni medioevali
‒ in alcuni luoghi che nei manoscritti medioevali presen-tano esiti diversi il testo dei papiri si presenta corrotto
‒ in alcuni luoghi i papiri presentano la stessa lsquoviolazionersquo dello schema metrico esibita dai manoscritti medioevali
‒ nei luoghi in cui egrave possibile notare una concordanza tra la lezione dei papiri e quella di uno dei manoscritti medioevali giagrave noti si registrano casi di accordo ora con lrsquouno ora con lrsquoaltro lsquoramorsquo della tradizione manoscritta
Simili in questo ai papiri neotestamentari i frammenti tardoantichi di Romano hanno dunque un ruolo importante nel mostrare che il quadro che ne deriva per quanto parziale egrave quello di una situazione testuale certo non improntata a ri-giditagrave e ad acribia e che per individuare i raggruppamenti di manoscritti la critica ha scelto in alcuni casi come lsquoerrori di-stintivirsquo lezioni compresenti nei testimoni prossimi allrsquoautore (b) Giorgio Cedreno
Negli anni intorno al 1100 un autore di cui conosciamo soltanto il nome (Giorgio Cedreno) riportato nelle iscrizioni dei codici compilograve una grande cronaca universale da Adamo allrsquoimperatore bizantino Isacco I Comneno (1057) Gli interessi prevalenti di Cedreno e il suo modo di trattare la materia ren-dono credibile lrsquoipotesi che egli fosse un monaco le fonti uti-lizzate suggeriscono come probabile luogo di origine della compilazione la cittagrave di Costantinopoli9
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
9 Edizione del testo Tartaglia 2016 con aggiornata ed esaustiva rivisitazione
della materia
108 Ricognizioni scritturistiche
Cedreno usograve alcune cronache preesistenti le quali sono giunte fino a noi e quindi permettono di farsi unrsquoidea del modo di lavorare del compilatore Egli ebbe come base per il periodo fino al IX secolo una cronaca universale conservata nel codice Paris Gr 1712 (il cosiddetto pseudo-Simeone Logoteta) inte-grata qua e lagrave da passi di varia estensione che derivano diret-tamente o indirettamente dai cronisti Giorgio Sincello Teofa-ne e Giorgio Monaco da unrsquoepitome anonima e da qualche al-tro testo Lo pseudo-Simeone egrave talvolta abbreviato talvolta parafrasato o arricchito Per il periodo dallrsquo811 al 1057 egrave tra-scritta invece parola per parola la cronaca di Giovanni Scilitze
Lrsquoautore si presenta quindi per buona parte della sua ope-ra come un amanuense che avendo a disposizione piugrave modelli portatori della stessa narrazione (una storia del mondo a par-tire dalla creazione) copia con una certa libertagrave ora da unrsquoopera ora da unrsquoaltra avendo come mira la maggiore com-pletezza possibile dellrsquoinformazione e nello stesso tempo la sintesi La cronaca di Scilitze egrave da lui considerata una fonte sufficientemente completa per il periodo 811-1057 e pertanto egrave copiata fedelmente interviene invece sul testo dello pseudo-Simeone per eliminare ridondanze e prolissitagrave o viceversa per aggiungere dati mancanti nel modello inserendo blocchi di varia lunghezza tratti da altre cronache
La compilazione di Cedreno egrave giunta fino a noi in numero-si manoscritti di diverse epoche Alcuni di essi hanno passi in piugrave rispetto a quelli meno recenti in qualche caso si tratta di ulteriori elaborazioni parafrastiche Un elemento significativo egrave offerto dal confronto sinottico tra i due codici piugrave antichi e autorevoli il Vat Gr 1903 e il Sinait Gr 1184 che presentano entrambi sul margine inferiore dei rispettivi fogli in corri-spondenza dello stesso passo dellrsquoopera (p 32833ss dellrsquoed Tartaglia) la medesima aggiunta in unrsquoidentica posizione an-che se i contenuti delle pagine nei due testimoni non coinci-
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 109
dono precisamente Questo indizio insieme a molti altri sug-gerisce lrsquoipotesi che Cedreno abbia lavorato su una copia arric-chita da aggiunte marginali nelle copie successive una parte di tali aggiunte fu inserita nel testo unrsquoaltra parte fu rielabo-rata o tralasciata qualcuna infine fu riprodotta tal quale in margine sugli apografi costituendo cosigrave una traccia preziosa
Quali tra questi interventi sono attribuibili a Cedreno e quali agli amanuensi successivi Fino a che punto Cedreno egrave un lsquoautorersquo e fino a che punto egrave un lsquocompilatorersquo o un lsquocopistarsquo Alla p 1155-17 della citata edizione Tartaglia per esempio la cronaca descrive i fenomeni naturali visibili nella regione del Mar Morto introducendo la descrizione con le parole ldquoHo vi-sto io stesso tali fenomenirdquo Ma si tratta delle stesse parole u-sate da Giorgio Sincello nel passo che Cedreno riprende tal quale dunque in questo caso come nei molti altri paragonabili a questo lrsquoautore si comporta consapevolmente da copista
La bizantinistica tedesca ha avuto il merito di individuare accanto al modello della seconda parte dellrsquoopera costituito da Giovanni Scilitze il modello principale della prima parte giungendo a definire il testo dello pseudo-Simeone Logoteta come il nucleo essenziale della lsquoforma originaria della cronaca di Cedrenorsquo Ma se analizziamo questo testo vediamo che esso a sua volta egrave il frutto di una pedissequa compilazione da altre cronache note (Giovanni di Antiochia Giorgio Sincello una e-pitome anonima Giovanni Malala) Perciograve gli interrogativi sor-ti a proposito di Cedreno si riproporranno a un gradino piugrave al-to e cosigrave via sempre piugrave indietro alla vana ricerca di un punto di partenza lsquounitariorsquo
Non molto diverso egrave quel che accade ai filologi neotesta-mentari i quali ad esempio dopo essersi districati tra i pro-blemi posti dalla questione sinottica ed essere temporanea-mente approdati a unrsquoipotesi di definizione della cosiddetta lsquofonte Qrsquo vedono di nuovo dinanzi a seacute le domande giagrave poste dalle redazioni note dei vangeli di Matteo e di Luca
110 Ricognizioni scritturistiche
(c) Niceta Coniata
Sul finire del XII secolo e nei primi anni del XIII il dignita-rio Niceta Coniata scrisse una storia dellrsquoimpero bizantino dal 1118 (morte di Alessio I Comneno) al 1206 Testimone oculare di molti eventi per i fatti a lui non direttamente noti Niceta ebbe a disposizione fonti letterarie e documentarie in alcuni casi poteacute ricevere dalla viva voce di amici e colleghi notizie e testimonianze di prima mano sugli episodi narrati Niceta era un funzionario dotato di notevole cultura e scriveva in una lingua greca elaborata con uno stile prezioso e spesso difficile inoltre faceva parte di una cerchia di dotti uomini di governo e di chiesa che erano simili a lui per formazione culturale e vi-sione del mondo Presso tali ambienti era diffusa lrsquousanza di dare pubbliche letture dei propri componimenti ndash poesie di-scorsi lettere ndash e Niceta non costituigrave unrsquoeccezione molte parti descrittive della sua opera cosigrave come numerose pagine carat-terizzate dallrsquoinvettiva dalla riflessione filosofica dalle varia-zioni su tema appaiono destinate appunto a una declamazione a voce alta Il gran numero di manoscritti che tramandano lrsquoopera (almeno otto testimoni primari del testo completo una trentina di testimoni di parti di esso di parafrasi e di epitomi) dimostra che la cronaca di Niceta ebbe un successo notevole sia a Costantinopoli che in provincia sia prima che dopo il trauma della quarta crociata e della conquista latina della cittagrave nel 120410
La stesura avvenne in varie fasi che sono state ricostruite dallrsquoeditore del testo Jan-Louis van Dieten sulla base delle va-rianti presenti nei manoscritti
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
10 Edizioni del testo van Dieten 1975 Pontani 1999-2017 (sulle vicende re-
dazionali del testo di Niceta ved ora J-L van Dieten ldquoNota al testordquo in Pon-
tani 2017 LXI-XCI)
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 111
(1) tra il 1195 e il 1204 Niceta scrisse i primi sedici libri dellrsquoopera dedicati al periodo 1118-1203 nei quali si trovano allusioni a fatti e situazioni risalenti agli anni intorno al 1200 ma si ignora la caduta di Costantinopoli in mano ai crociati
(2) Niceta in esilio a Nicea dopo la caduta della cittagrave scrisse nel 1204-1205 una narrazione in tre libri dei fatti relati-vi alla conquista e alle sue conseguenze
(3) Niceta riprese quindi in mano i primi sedici libri che tra il 1206 e il 1210 circa furono rivisti e arricchiti in piugrave punti e completati con lrsquoaggiunta dei tre libri sulla conquista latina
(4) negli anni immediatamente precedenti la morte (av-venuta nel 1217) Niceta sottopose ancora una volta a revisione la sua storia chiarendo e completando alcune parti dopo lrsquoacquisizione di nuovi dati e inserendo amare considerazioni e giudizi critici derivanti dallrsquoesperienza della catastrofe questrsquoultima revisione si presenta affrettata nella parte finale e appare incompiuta probabilmente a causa della morte dellrsquoautore
Al compimento di ognuna di tali fasi furono eseguite co-pie del testo certo col consenso dellrsquoautore e forse per sua stessa iniziativa
Possediamo testimoni manoscritti di ognuna delle fasi di composizione e di revisione In qualche caso si tratta di codici portatori di correzioni e aggiunte tuttora visibili che mostra-no materialmente lrsquoevolversi del lavoro Ciograve pone al filologo un problema qual egrave il testo da pubblicare Egrave evidente infatti che nessuna delle redazioni individuate si presenta con una sua compiutezza sia pure temporanea in ognuna di esse coesisto-no parti aggiornate ed elaborate accanto ad altre piugrave o meno incompiute Egrave legittimo anzi il dubbio che lrsquoautore se fosse vissuto ancora e nel suo esilio a Nicea avesse potuto racco-gliere altri documenti testimonianze e considerazioni concer-nenti la caduta di Costantinopoli e le cause e conseguenze di essa avrebbe continuato a scrivere e a correggere ma avrebbe
112 Ricognizioni scritturistiche
anche continuato a diffondere attraverso pubbliche letture e trascrizioni per amici e lettori interessati ndash come aveva giagrave fat-to fino a quel momento ndash le redazioni che a mano a mano si modificavano
In altre parole lrsquoopera storica di Niceta non rivela come si potrebbe credere a prima vista segni piugrave o meno precoci di lsquocontaminazionersquo si mostra invece come un grande work in progress che non ha mai definitivamente lasciato lo scrittoio dellrsquoautore ma in molte occasioni egrave stato letto e copiato nella forma in cui di volta in volta si trovava
Si tratta di un problema simile a quello affrontato in am-biti ovviamente assai piugrave circoscritti dai filologi neotestamen-tari in alcuni passi (la parabola dei due figli in Matteo [2128-32] i capitoli finali di Luca la dossologia della lettera ai Roma-ni) che nei codici ndash anche in quelli che altrove si dimostrano rigorosi e lsquoaffidabilirsquo dal punto di vista critico ndash si presentano sotto forme irrimediabilmente divergenti
(d) Macario Melisseno (Pseudo-Sfranze)
Dopo la conquista latina del 1204 e la riconquista bizanti-na del 1261 Costantinopoli fu espugnata una seconda volta e definitivamente dai Turchi ottomani nel 1453 La fine dellrsquoimpero piugrave che millenario che suscitograve una vasta eco nel mondo fu narrata da molti scrittori di diverse nazionalitagrave e in particolare da quattro storici bizantini tra i quali Giorgio Sfranze gentiluomo di camera e amico personale degli ultimi imperatori ambasciatore e ministro di Costantino XI lrsquounico storico presente in cittagrave al momento della caduta Molti anni dopo durante la sua vecchiaia soggiornando in esilio in un monastero di Corfugrave alla vigilia della morte (1478) mise per i-scritto in forma scarna e cronachistica i ricordi della sua vita intrecciando eventi pubblici e privati memorie familiari e del-la casa regnante con lrsquoaiuto di un diario e di documenti di va-
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 113
rio genere che aveva portato via con seacute durante la fuga di fronte allrsquoavanzata turca nel Peloponneso Egrave probabile che tra gli scopi della sua cronaca vi fosse soprattutto lrsquointenzione di difendere dinanzi ai cortigiani sopravvissuti e suoi compagni di esilio lrsquooperato e la memoria del suo signore Costantino XI Paleologo e di mostrare la validitagrave della politica antilatina perseguita da coloro che come lo stesso Sfranze non avevano voluto prestar fede alle promesse di aiuto degli occidentali Ma nello spazio di un secolo scomparsi ormai nel frattempo i pro-tagonisti e i testimoni di quegli eventi fatali e scomparsi an-che i primi lettori ai quali Sfranze aveva inteso rivolgersi la cronaca sembrava destinata a finire nellrsquooblio Essa invece eb-be la ventura di capitare tra le mani di Macario Melisurgo (poi Melisseno) un avventuriero greco del Peloponneso diventato arcivescovo di Monembasia che nella seconda metagrave del XVI secolo dopo aver frequentato gli ambienti del Patriarcato e-cumenico a Costantinopoli e dopo aver viaggiato nei territori soggetti un tempo allrsquoimperatore e ora al sultano si adoperava presso le potenze europee (il re di Spagna e il vicereacute di Napoli il papa il doge) allo scopo di sensibilizzare il pubblico occiden-tale sul problema della cristianitagrave greca ortodossa soggiogata dai Turchi Negli anni successivi alla battaglia di Lepanto (1571) con lo scopo di valorizzare presso lrsquoopinione pubblica il successo ottenuto dallrsquoarmata cristiana contro la flotta turca Macario fece circolare in copie manoscritte la cronaca di Sfranze a Roma a Venezia a Napoli e a Madrid con la collabo-razione di altri emigrati greci copisti di professione e traffi-canti di libri Ma lrsquoopera di Sfranze non aveva caratteristiche letterarie sufficienti a garantirne il successo presso i lettori Macario allora rielaborograve completamente lrsquoopera arricchendo-la con materiali nuovi ed elevandone lo stile Con lrsquooccasione inserigrave anche notizie e documenti falsi riguardanti la nobiltagrave della famiglia Melisseno i privilegi della sede episcopale di Monembasia le ascendenze e benemerenze di nobili casate oc-
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cidentali come i Toledo o i Caracciolo dalle quali sperava di ricevere onori e prebende Il risultato fu una grande lsquocronacarsquo in quattro libri nella quale sotto il nome di Giorgio Sfranze il materiale autentico e quello spurio sono accuratamente me-scolati e presentati in modo gradevole e accattivante11
I manoscritti che tramandano la cronaca dello lsquopseudo-Sfranzersquo sono numerosi Sette di questi risalgono allrsquoultimo trentennio del XVI secolo e sulla base degli elementi paleogra-fici e codicologici sono riconducibili alla cerchia dei diretti collaboratori di Macario essi presentano alcune varianti reda-zionali significative soprattutto nei luoghi in cui sono intro-dotti modificati o eliminati i richiami a benemerenze e privi-legi riguardanti la sede metropolitana di Monembasia la fami-glia Melisseno o altre nobili casate collegate a Macario Altri diciannove manoscritti invece databili o datati al XVIII-XIX secolo risultano copiati in vari centri dellrsquoimpero ottomano e derivano tutti attraverso modificazioni successive dal primo dei sette codici del primo gruppo Alcuni hanno note marginali contenenti notizie di storia della Grecia o della Valacchia al tempo della dominazione ottomana molti sono riferibili agli ambienti e agli anni della rinascenza fanariota qualcuno pro-viene materialmente dal quartiere costantinopolitano del Fanagraver12
I codici della cronaca dello pseudo-Sfranze sono altrettan-ti testimoni della sua natura di lsquotesto vivorsquo sia come strumen-to di promozione e propaganda nella fase della composizione e
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
11 Edizione del testo Grecu 1966 cf Maisano 1987 id 1989 Egrave ora in fase di
realizzazione una nuova edizione critica dellrsquoopera a cura di Sonja Schoumlnauer
Universitagrave di Colonia che riprende e sviluppa approfondendoli molti dei
criteri qui soltanto accennati 12 Presso il lsquofanalersquo (faro) di Costantinopoli si trovava il Patriarcato ecu-
menico e risiedevano le famiglie piugrave importanti della comunitagrave greca du-
rante la dominazione ottomana
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 115
della prima diffusione sia come deposito delle memorie elle-niche durante gli ultimi due secoli della dominazione turca Un testo nato nel rsquo500 con lo scopo di ottenere benefici di va-rio genere ebbe dunque lrsquoopportunitagrave di agire fino alla vigilia della rivoluzione ellenica (il manoscritto piugrave recente egrave datato 1824) come un mezzo che permise alla cristianitagrave ortodossa di coltivare la sua lingua e di conservare il contatto con la tradi-zione
Anche in questo caso pubblicare unrsquoedizione critica di ta-le opera significa decidere innanzi tutto quale testo si vuole pubblicare il frutto della prima iniziativa di Macario attestato dal codice piugrave antico O la volontagrave ultima dello stesso Macario rappresentata dal piugrave recente tra i codici del primo gruppo O ancora il testo arricchito riletto e ricopiato negli ultimi anni della turcocrazia
La stessa pseudoepigrafia del testo costituisce un segno eloquente della natura viva di esso Come nel caso delle episto-le neotestamentarie poste sotto il nome di Paolo e consistenti in materiali riconducibili in vario modo allrsquoammaestramento dellrsquoapostolo quantunque inglobati in una compilazione po-steriore cosigrave la cronaca di Macario intende proporre con il ri-chiamo a uno scrittore e uomo politico che era morto molto tempo prima e del quale utilizzava i materiali una visione lsquoor-todossarsquo della storia degli ultimi tempi dellrsquoimpero garanten-done attraverso lrsquoattribuzione a Sfranze lrsquoattendibilitagrave e lrsquoattualitagrave
4 Tendenza lsquocentrifugarsquo e tendenza lsquocentripetarsquo
Gli esempi tratti dalla letteratura bizantina sui quali ci siamo soffermati costituiscono altrettante conferme di quanto abbiamo notato nelle pagine iniziali a proposito della fusione tra i ruoli dellrsquoautore del compilatore e del copista nel caso di testi a tradizione lsquodinamicarsquo testi cioegrave che sono nati e sono
116 Ricognizioni scritturistiche
stati trasmessi al di fuori delle scuole Ma questi stessi esempi insieme ai tanti che i cultori di altre letterature medioevali e moderne possono addurre sono in grado di offrire ai filologi neotestamentari anche un altro spunto di riflessione riguar-dante la distinzione tra una tendenza lsquocentrifugarsquo e una lsquocen-tripetarsquo da fare preliminarmente a proposito di qualunque tradizione testuale che sia oggetto di studio13
La tendenza lsquocentrifugarsquo egrave quella che in molti modi la filo-logia di matrice lachmanniana cerca di riconoscere o di postu-lare in ogni tradizione testuale Egrave esistito un originale dal qua-le sono state tratte una o piugrave copie che hanno dato origine a uno o piugrave rami della tradizione La ricostruzione egrave ipotetica fi-no al raggiungimento del primo esemplare ricostruito o rico-struibile (lsquoarchetiporsquo) al quale si faranno risalire quindi gli e-semplari sopravvissuti questi con lrsquoaggiunta di lsquoerrorirsquo testi-moniano un progressivo allontanamento dal dettato originario in direzioni diverse determinate dai possibili lsquosubarchetipirsquo Lachmann come egrave noto ricavograve le enunciazioni e le procedure tuttora legate al suo nome dallrsquoesperienza che egli acquisigrave co-me editore del De rerum natura di Lucrezio un poema difficile e perciograve ragionevolmente al riparo da modificazioni redaziona-li14 Ma chi tende ndash spesso inconsciamente ndash ad applicare tale metodo a testi di assai diversa fisionomia mostra di essere prigioniero di due pregiudizi insidiosi uno relativo alla unicitagrave del modello di partenza e uno collegato allrsquoinesorabile opposi-zione vero falso che si manifesta nellrsquoalternativa tra lezione lsquobuonarsquo e lezione lsquoerronearsquo
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
13 I problemi toccati in questo paragrafo sono trattati tenendo particolar-
mente conto di quanto esposto in Segre 1998 e in alcuni saggi tuttora fon-
damentali riproposti in Stussi 1985 14 Timpanaro 1981
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 117
Nella prassi ecdotica bizantina questi due pregiudizi nella maggior parte dei casi non conducono in nessun luogo Ma lo stesso si puograve dire a proposito di altri ambiti disciplinari Sono noti gli esempi della perenne vitalitagrave di molti testi della lette-ratura italiana che la nostra tradizione scolastica vorrebbe cristallizzati in edizioni ne varietur (Dante gli stilnovisti Pari-ni Manzoni le novelle di Pirandellohellip) e sono altrettanto noti i casi macroscopici rappresentati dai lsquoclassicirsquo di altre lettera-ture come ad esempio la Recherche di Proust o i drammi di Shakespeare La piugrave recente edizione critica del romanziere francese conta circa 3000 pagine di testo e circa 1500 di ldquoE-squissesrdquo cioegrave varianti redazionali alternative o supplementa-ri al testo principale dunque per ogni due pagine di testo pub-blicate durante la vita dellrsquoautore o dopo la sua morte e quindi lette e tradotte in tutto il mondo ne egrave stata reperita in media una terza spesso elaborata e rifinita al punto da presentare una propria fisionomia letteraria e una sua compiutezza Sulla tradizione testuale del Re Lear non a caso si egrave soffermato Da-vid Parker un filologo neotestamentario particolarmente sen-sibile proprio al problema della trasmissione e della pubblica-zione dei testi vivi15
In realtagrave la tradizione iniziale dei testi in molti casi non egrave lsquocentrifugarsquo ma lsquocentripetarsquo Essa prende forma partendo da alcuni nuclei che sono frutto di aggregazione spontanea e per un periodo piugrave o meno lungo sono cresciuti in modo libero sia indipendentemente lrsquouno dallrsquoaltro sia con occasionali e piugrave o meno estesi (ma comunque non sistematici) contatti So-lo da un certo momento in poi e per motivi diversi ndash perdita di alcuni esemplari revisione critica di altri mutamenti delle e-sigenze da parte degli utenti ndash le linee di sviluppo dei vari nu-clei originari tendono a ridursi nel numero e a convergere ver-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
15 Parker 1997 4s (un libro fondamentale al quale vuole richiamarsi quanto
saragrave esposto nellrsquoultima parte di questo contributo)
118 Ricognizioni scritturistiche
so un nuovo centro Avviene cosigrave un processo di riorganizza-zione ndash piugrave o meno profondo piugrave o meno consapevole piugrave o meno esteso ndash che produce un testo rivisto talvolta migliore del prodotto precedente sotto alcuni aspetti (chiarezza cor-rettezza gradevolezza) In veritagrave egrave solo questo nuovo punto di partenza a poter essere caratterizzato da una fisionomia lsquouni-tariarsquo e solo nei confronti di questo egrave lecito provare a interro-garsi sulla possibile alternativa tra lezione lsquobuonarsquo e lezione lsquoerronearsquo Ma ciograve non autorizza a escludere a priori che le fasi piugrave antiche abbiano lasciato una traccia nei testimoni piugrave re-centi
Nel caso dei testimoni manoscritti del Nuovo Testamento questo concetto che abbiamo visto immediatamente percepi-bile nella tradizione di molti testi bizantini egrave diventato piugrave chiaro dopo le scoperte papiracee del XX secolo e le riconside-razioni critiche delle teorie otto-novecentesche che hanno portato a un nuovo modo di affrontare il problema del testo lsquooriginalersquo del Nuovo Testamento e delle sue implicazioni dal punto di vista del lsquocanonersquo da un lato e della sua natura di te-sto lsquovivorsquo (almeno nei primi secoli della sua storia) dallrsquoaltro
I papiri neotestamentari come ndash su scala ridotta ndash quelli di Romano il Melodo hanno dato un contributo duplice e in apparenza contraddittorio In qualche caso (papiro Bodmer P75) hanno permesso di anticipare di un secolo e mezzo la na-scita del tipo di testo tramandato dal codice Vaticano liberan-dolo cosigrave dal sospetto di essere il frutto di una revisione lsquoelle-nizzantersquo dovuta a Origene o ad altro filologo alessandrino In altri casi (P45 P78 P107 P110hellip) hanno mostrato che nei primi se-coli di trasmissione del testo coesistevano nello stesso testi-mone lezioni che la critica aveva per molto tempo considerato come caratterizzanti tipi di testo distinti e geograficamente di-stanti
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 119
Lo studio sistematico delle citazioni e allusioni neotesta-mentarie dei Padri da un lato ha consentito un migliore in-quadramento geografico dei tipi di testo giunti fino a noi ma dallrsquoaltro ha fornito unrsquoidea molto chiara della libertagrave con la quale erano utilizzati e interpretati i testi nelle fasi iniziali la stessa libertagrave con la quale i cronisti bizantini si servivano dei loro predecessori facendosene utenti collaboratori e conti-nuatori nello stesso tempo
Lrsquoapprofondimento del problema sinottico associato al progredire dellrsquoindagine sulla ricostruzione della lsquofonte Qrsquo ha permesso di conoscere sempre meglio la tecnica compilatoria adoperata da Matteo e da Luca nellrsquoutilizzazione di Marco e di postulare alla base di Q una tecnica a sua volta compilatoria e non molto diversa ma ha permesso altresigrave di riconoscere an-che nelle prime fasi di trasmissione dei testi canonici lrsquoesistenza delle stesse tecniche
Egrave interessante notare a tal proposito che le divergenze tra Matteo e Luca nellrsquoutilizzazione di uno stesso passo di Marco non di rado sono simili ndash e talvolta perfino piugrave sottili ndash rispetto a quelle riscontrabili nel confronto tra i manoscritti medioeva-li Come nel caso dei copisti bizantini che trascrissero i testi storiografici di un Cedreno di un Coniata o di un Melisseno anche i primi copisti cristiani si sentirono partecipi e conti-nuatori del lavoro di raccolta organizzazione e presentazione del materiale iniziato dai loro predecessori e quindi implici-tamente autorizzati anzi spronati a intervenire per chiarire o migliorare i testi in base alle esigenze del tempo
Di fronte a un tale quadro improntato alla dinamicitagrave e alla progressiva modificazione degli equilibri inizialmente sta-biliti tra lrsquoautore e i suoi primi destinatari sia la filologia bi-zantina che quella neotestamentaria tendono ormai a non considerare piugrave come compito peculiare del critico la fissazio-ne di un testo lsquooriginalersquo ma mirano a estendere la propria in-dagine e la propria riflessione in eguale misura sia verso i
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pre-testi che verso le modificazioni redazionali successive Nei casi in cui sia accertato o sia ragionevolmente ipotizzabile che un testo ha iniziato il suo cammino crescendo da principio liberamente lo scopo primario non saragrave piugrave quello di ricostru-ire un singolo originale ma saragrave quello di recuperare nel mag-gior numero possibile le prime forme del testo valutandole come altrettante fasi di continue riscritture Ogni volta che la critica filologica si trova dinanzi a testi lsquovivirsquo ndash e nel caso delle filologie neotestamentaria e bizantina come pure nel caso del-la filologia romanza egrave la situazione piugrave frequente ndash lrsquoobiettivo saragrave quello di utilizzare le varianti tramandate dai testimoni non per tentare la ricostruzione di un archetipo ma per de-terminare e poi esaminare le fasi redazionali attraverso le qua-li il testo egrave passato
A questo soccorre la lettura continua e integrale dei sin-goli testimoni da pubblicare separatamente con adeguato ap-parato critico e auspicabilmente commentario testuale Egrave in-dicativo che il giagrave ricordato Parker sia giunto alle sue note e-nunciazioni sulla fisionomia dei vangeli come living texts pas-sando attraverso lrsquoesperienza di unrsquoampia ricerca monografica intorno al codice di Beza16
Chiunque abbia affrontato criticamente un testo nellrsquoambito di qualsiasi tradizione letteraria ha potuto speri-mentare lrsquoefficacia dellrsquouso incrociato (potremmo dire lsquochia-sticorsquo) di due specie diverse di materiali i testimoni mano-scritti da un lato il lavorio ermeneutico dallrsquoaltro Un sostan-ziale contributo alla definizione del testo nelle sue varie fasi puograve venire dunque dallrsquoadoperare i testimoni manoscritti an-che come testimoni del lavorio ermeneutico e dal ricorso allrsquoesegesi anche come testimonianza della vicenda testuale Egrave riconoscibile in base alle esperienze maturate nellrsquoambito del-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
16 Parker 1999
4 Filologia neotestamentaria e filologia bizantina 121
la filologia sia neotestamentaria che bizantina il risultato che deriva dal ricorso a questo lsquochiasmorsquo tale risultato consiste nella rapida emancipazione dai pregiudizi di cui parlavamo sopra e specialmente dal concetto troppo rigido di lsquoerrorersquo da contrapporre alla lsquolezione originariarsquo
Il problema egrave stato per molto tempo ignorato almeno fi-no a quando egrave rimasta in piedi la convinzione spesso sottinte-sa che il ristabilimento di un testo lsquooriginalersquo fosse compito primario della critica testuale Nei piugrave noti manuali di filologia neotestamentaria alcuni dei quali diventati classici come quelli di Metzger e degli Aland si considera tacitamente acqui-sito il postulato per il quale solo una lezione puograve essere origi-nale e che tenuto conto del gran numero di testimoni mano-scritti e della relativa vicinanza cronologica di alcuni di essi allrsquo lsquooriginalersquo almeno un gruppo di testimoni tramanda la forma originaria del testo Nel corso dellrsquoesposizione contenu-ta nei citati manuali e in alcuni altri testi derivati da questi si rileva che tale lsquoforma originariarsquo non ha nella mente dei suoi teorizzatori una fisionomia univoca pur essendo spesso assun-ta quale pietra di paragone per la valutazione dei testimoni essa sembra identificarsi ora con il tipo di testo reperibile in una parte dei testimoni piugrave antichi (papiri grandi onciali an-tiche versioni) ora con lo lsquostandard textrsquo ricostruito dalle edi-zioni critiche correnti il che mette inesorabilmente in moto un circolo vizioso che non ha bisogno di essere qui descritto17
Lrsquoequivoco che per molto tempo egrave stato alla base di tale situazione consiste nel considerare felicemente lsquobreversquo lo spa-zio temporale che separa lrsquoepoca della formazione dei testi neo-testamentari dai primi testimoni sopravvissuti di questi In ef-fetti dagli ultimi decenni del primo secolo epoca di formazio-ne di buona parte degli scritti del Nuovo Testamento fino agli anni intorno al 200 allorcheacute furono copiati i primi papiri in ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
17 Ved Ehrman 2006 62-70 Johnson 1989 Wallace 1989
122 Ricognizioni scritturistiche
nostro possesso trascorre poco piugrave di un secolo Ma si tratta di un secolo decisivo per gli interventi e gli influssi incrociati che sono avvenuti soprattutto in quel periodo18 Anche a non voler considerare probanti gli esempi di interventi redazionali offerti da Matteo e Luca alle prese con il testo di Marco ap-paiono significative le vicende attraverso le quali sono passati i testi bizantini come quelli sopra ricordati per i quali dispo-niamo spesso di una documentazione addirittura coeva agli autori e talvolta risalente agli autori stessi la quale indica con sufficiente chiarezza tempi e modi in cui le forme testuali prendono vita19
Per molto tempo egrave stato considerato compito principale del filologo ricostruire lrsquounitagrave originaria del testo adesso ve-diamo riconosciuta la necessitagrave di riservare sempre maggiore attenzione al compito di ricostruire i procedimenti che volta per volta hanno governato la vita del testo nelle sue diverse fasi
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
18 Ehrman 1993 19 Per una rassegna delle teorie che si sono fatte strada nel campo degli studi
sul testo del Nuovo Testamento con particolare riferimento ai contributi di
Ehrman Epp Parker e Petersen ved Epp 1999
5 LA DATAZIONE DEGLI SCRITTI DEL NUOVO TESTAMENTO RIFLESSIONI E
RICONSIDERAZIONI Piugrave spesso di quanto non si creda gli orientamenti delle
proprie ricerche sono determinati da ragioni che sembrano non avere a che fare con le esigenze della disciplina oggetto di studio ma dipendere dalla casualitagrave Quasi sempre tali ricer-che si rivelano in seguito le piugrave feconde
Egrave il caso della presente indagine sulla questione della da-tazione dei testi che formano il Nuovo Testamento unrsquoinda-gine tuttora in corso che egrave nata in seguito a uno spunto occa-sionale Anni fa ebbi lrsquoincarico di tenere una lezione per gli al-lievi del master in studi storico-religiosi ldquoEbraismo ndash Cristia-nesimo ndash Islamrdquo organizzato annualmente presso lrsquoOrientale La lezione riguardava la formazione del Nuovo Testamento e io cercai di illustrare nella maniera piugrave chiara possibile quelli che allora consideravo alla luce della critica piugrave recente lsquodati acquisitirsquo lrsquoattribuzione a Paolo soltanto di sette lettere delle tredici tramandate sotto il suo nome e la collocazione delle al-tre lettere in unrsquoepoca successiva alla vita dellrsquoapostolo lo spostamento delle cosiddette lettere cattoliche del vangelo se-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
Il presente contributo come si comprende anche dal taglio discorsivo e
talvolta rapsodico che ne caratterizza alcune parti trae origine da una lezio-
ne tenuta il 26 settembre 2007 nellrsquoambito delle attivitagrave del dottorato in ldquoFi-
losofie religioni e teorie di salvezzardquo dellrsquoUniversitagrave di Napoli ldquoLrsquoOrientalerdquo
Sono grato ai colleghi e ai dottorandi presenti allrsquoincontro per il loro appor-
to alla discussione e in particolare agli amici Luigi Cirillo e Giancarlo Rinaldi
per la loro lettura attenta e competente di una prima stesura del testo ndash NB
Nellrsquoesposizione che segue per designare gli estensori dei vangeli in quanto
autori utilizzerograve le denominazioni tradizionali lsquoMatteorsquo lsquoMarcorsquo lsquoLucarsquo e
lsquoGiovannirsquo senza implicare con questo una presa di posizione sul problema
delle loro identitagrave per fare riferimento ai rispettivi testi saranno invece usa-
te le sigle Mt Mc Lc Gv
124 Ricognizioni scritturistiche
condo Giovanni e dellrsquoApocalisse alla fine del primo secolo e ai primi decenni del secondo la datazione dei vangeli sinottici (con la sola possibile eccezione di quello secondo Marco) agli anni successivi alla caduta di Gerusalemme nel 70 dC Mi limi-tavo in altre parole a riferire gli elementi riportati nelle in-troduzioni critiche al Nuovo Testamento reperibili nelle edi-zioni correnti della Bibbia di Gerusalemme e della Traduction Œcumeacutenique de la Bible e in gran parte confermati dalle indagini specialistiche di molti studiosi appartenenti a confessioni re-ligiose diverse Al termine della lezione il collega Giancarlo Ri-naldi organizzatore del suddetto master insieme a Luigi Cirillo e a me in privato mi chiese se non avessi mai pensato di pren-dere in considerazione anche le ipotesi di datazione proposte da JAT Robinson in un libro del 1976 intitolato Redating the New Testament Confessai di non conoscere il libro e ne ebbi poco tempo dopo dal collega una copia in dono1
Leggendolo vidi messi in discussione molti dei dati che credevo acquisiti mentre elementi nuovi emergevano ad ogni pagina e nuove strade si aprivano con il rinvio ad altri libri e saggi sullo stesso argomento ugualmente ignoti a me e a gran parte del pubblico dei lettori Credo quindi che possa essere utile portare allrsquoattenzione delle persone interessate una sin-tesi del libro citato e della letteratura a questo connessa prima di concludere proponendo una riflessione personale sullrsquoargo-mento
1 JAT Robinson
Il teologo anglicano John Arthur Thomas Robinson (nato a Canterbury nel 1919 morto a Cambridge nel 1983) autore di numerosi libri allrsquoepoca della pubblicazione di Redating the New Testament era decano del Trinity College di Cambridge e ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Robinson 1976
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 125
vescovo ausiliario di Southwark Aveva avuto nel 1960 un mo-mento di notorietagrave presso il grande pubblico prendendo posi-zione a favore della libertagrave di espressione delle opere drsquoarte in occasione del processo intentato al romanzo Lrsquoamante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence2 Suo padre Arthur aveva studiato filologia biblica a Cambridge alla scuola di Lightfoot Westcott e Hort suo zio Joseph Armitage Robinson era stato in rapporti con Harnack e altri studiosi tedeschi del primo cri-stianesimo Dalla educazione familiare e dalla tradizione di studi classici propria di Cambridge nei primi decenni del rsquo900 nella quale si era formato Robinson traeva la sua capacitagrave di lsquoleggerersquo le fonti sia letterarie che archeologiche e di metterle in relazione tra loro mantenendo vigile lrsquoindipendenza di giu-dizio Il suo libro nonostante la scarsa risonanza che ebbe co-stituisce un monumento di dottrina e un modello di analisi e di sintesi nello stesso tempo
Lrsquoindagine di Robinson sulla cronologia degli scritti che compongono il Nuovo Testamento muove dalla constatazione che la caduta di Gerusalemme nel 70 d C e il conseguente col-lasso del giudaismo istituzionale fondato sul Tempio non sem-brano mai menzionati con certezza dalla letteratura neote-stamentaria come un evento passato
Partendo da Marco Robinson prende in esame Mc 131-4 Mentre usciva dal Tempio un discepolo gli disse ldquoMaestro guarda che pietre e che costruzionirdquo Gesugrave gli rispose ldquoVedi
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
2 Altre due opere di Robinson (1965 1967) furono anchrsquoesse al loro apparire
motivo di scandalo quantunque per ragioni del tutto diverse Nei suoi scritti
lrsquoautore dagrave prova di estrema disinvoltura e autonomia dai condizionamenti
di scuola anche i risultati della sua indagine sulla cronologia degli scritti del
Nuovo Testamento che esporremo qui di seguito e che sembrano sostan-
zialmente coincidenti con quelli del conservatorismo piugrave retrivo sono in-
vece il prodotto dellrsquoanticonformismo dellrsquoautore
126 Ricognizioni scritturistiche
queste grandi costruzioni Non rimarragrave qui pietra su pietra che non sia distruttardquo Mentre era seduto sul monte degli Ulivi di fronte al Tempio Pietro Giacomo Giovanni e Andrea lo inter-rogavano in disparte ldquoDicci quando accadragrave questo e quale sa-ragrave il segno che tutte queste cose staranno per compiersirdquo La domanda che lrsquoevangelista pone in bocca ai discepoli
rimane senza risposta e il discorso apocalittico si presenta a giudizio di Robinson come una compilazione di insegnamenti diversi di Gesugrave dedicati a questioni concernenti la vita della Chiesa come sempre in Marco quando lrsquoammaestramento egrave ri-volto soltanto alla cerchia dei discepoli (cf Mc 410 717 928) Dunque le parole iniziali che abbiamo riportato non sono ne-cessariamente una profezia post eventum della rivolta e della guerra giudaica del 66-70 contro Roma Quella che piuttosto caratterizza il discorso apocalittico di Mc 13 egrave la volontagrave di re-sistenza da parte dei giudei alla profanazione del tempio di Gerusalemme per mezzo di unrsquoimmagine idolatrica Il prece-dente a cui il discorso si richiama egrave costituito evidentemente dallrsquoiniziativa presa dal re Antioco Epifane nel 168167 a C narrata in 1 Mac 154 e riecheggiata in Dn 927 1131 1211 Il libro di Daniele ritorna in effetti piugrave volte sul tema della cessa-zione dellrsquoofferta nel Tempio (cf Dn 813 oltre ai passi ora ci-tati) e poicheacute questa realmente si verificograve nellrsquoagosto dellrsquoanno 70 difficilmente osserva Robinson una profezia post eventum non ne avrebbe fatto parola Egrave quindi piugrave probabile che nel di-scorso escatologico e in particolare nelle parole ldquoQuando ve-drete lrsquoabominio della desolazione posto lagrave dove non dovrebbe ndash il lettore faccia bene attenzione ndash allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti eccrdquo (Mc 1314) si debba riconosce-re unrsquoallusione alla pretesa avanzata dallrsquoimperatore Caligola
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 127
nellrsquoanno 40 di avere una sua statua nel Tempio3 Visto in que-sta prospettiva il discorso apocalittico di Mc 13 si presenta piuttosto come il risultato della combinazione di tre elementi nessuno dei quali egrave connesso con la guerra giudaica il lin-guaggio del libro di Daniele la resistenza del popolo giudaico ad accettare lrsquoidolatria romana il pensiero di Gesugrave in merito al rifiuto del suo messaggio da parte della sua gente
Si nota inoltre che i seguaci di Gesugrave non sono raffigurati come rinchiusi in una cittagrave assediata ma sono considerati an-cora liberi di fuggire (ldquoquelli che sono in Giudea fuggano sui montirdquo) Lrsquoevento infine egrave atteso entro lo spazio di una gene-razione dallrsquoanno 30 (Mc 1330 ldquonon passeragrave questa genera-zione prima che tutte queste cose siano avvenuterdquo)
Matteo non sembra avere rispetto a Marco riferimenti piugrave espliciti alla guerra giudaica e allrsquoabbandono di Gerusa-lemme Mt 249-14 non parla di sofferenze per la guerra ma di vigilanza contro le defezioni e le divisioni in seno alla Chiesa
ldquoAllora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome Molti ne resteran-no scandalizzati ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti per il dila-gare dellrsquoiniquitagrave lrsquoamore di molti si raffredderagrave Ma chi perse-vereragrave sino alla fine saragrave salvato Frattanto questo vangelo del regno saragrave annunziato in tutto il mondo percheacute ne sia resa te-stimonianza a tutte le genti e allora verragrave la finerdquo
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Allo stesso episodio si ispira il racconto della tentazione di Gesugrave in Matteo
e Luca ved Theissen 1991 206-221 (sul problema qui soltanto accennato
ritornerograve piugrave avanti sect 4) Nellrsquointerpretazione proposta da Robinson rimane
insoluto il problema dellrsquoattribuzione dello spunto al redattore del vangelo
vero e proprio (quello che chiamiamo lsquoMarcorsquo) o al materiale tradizionale
da questo poi rielaborato e utilizzato
128 Ricognizioni scritturistiche
Mt 2415 (ldquoQuando dunque vedrete lrsquoabominio della deso-lazione di cui parlograve il profeta Daniele stare nel luogo santo ndash chi legge comprenda ndash eccrdquo) fa un esplicito richiamo a Danie-le presenta un testo piugrave corretto (col neutro ἑστός invece del maschile ἑστηκότα di Marco) e piugrave preciso (ἐν τόπῳ ἁγίῳ) ma non sembra piugrave specifico di Marco e non sembra conoscere la guerra giudaica Mt 2420 (ldquoPregate percheacute la vostra fuga non accada drsquoinverno o di sabatordquo) aggiunge un riferimento al sa-bato che presuppone lrsquoesistenza di un pubblico di giudei os-servanti in Palestina Il materiale che Matteo ha in piugrave rispetto a Marco (Mt 2426-28 2437-2546) non contiene riferimenti al-la guerra giudaica anzi 2426 con lrsquoallusione al deserto (ldquoSe dunque vi diranno lsquoEcco egrave nel desertorsquo non ci andaterdquo) mo-stra che la scena egrave ancora in Giudea e 2429 (ldquoSubito dopo la tribolazione di quei giorni il sole si oscureragrave eccrdquo) con lrsquoaggiunta dellrsquoavverbio εὐθέως prevede una parousigravea imme-diata dunque Matteo non sembra scrivere nellrsquointervallo tra la guerra giudaica e il secondo avvento Robinson individua mol-te tracce di una composizione arcaica del primo vangelo Mt 1023 (ldquoNon avrete finito di percorrere le cittagrave di Israele prima che venga il Figlio dellrsquouomordquo) 1628 (ldquoVi sono alcuni tra i pre-senti che non morranno fincheacute non vedranno il Figlio dellrsquouomo venire nel suo regnordquo) 2434 (ldquoNon passeragrave questa generazione prima che tutto questo accadardquo) e osserva che la rielaborazione in senso apocalittico dei travagli in seno alla Chiesa non puograve adattarsi agli anni 8090 come ipotizzato dalla maggior parte degli studiosi moderni percheacute non si ha notizia di crisi interne alla cristianitagrave in quel periodo
Per quanto riguarda Luca Robinson riconosce in Lc 2120-24 un passo che a prima vista sembra scritto alla luce dellrsquoassedio del 6870
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 129
ldquoAllora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti co-loro che sono dentro la cittagrave se ne allontanino e quelli in cam-pagna non tornino in cittagrave saranno infatti giorni di vendetta percheacute tutto ciograve che egrave stato scritto si compia Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni percheacute vi saragrave gran-de calamitagrave nel paese e ira contro questo popolo Cadranno per bocca della spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i po-poli Gerusalemme saragrave calpestata dai pagani fincheacute i tempi dei pagani non saranno compiutirdquo Si tratta perograve di una tessitura di citazioni veterotestamen-
tarie4 Il terzo evangelista inserisce in una tradizione che gli egrave propria due frasi di Mc 2121a (ldquocoloro che si trovano nella Giudea fuggano ai montirdquo) dove lrsquoallusione alla Giudea inter-rompe il riferimento a Gerusalemme e 2123a (ldquoguai alle don-ne che sono incinte e allattano in quei giornirdquo) Luca parla del-la cittagrave devastata non del Tempio e parlando anchrsquoegli di fu-ga riprende a 2121 (ldquocoloro che sono dentro la cittagrave se ne al-lontanino e quelli in campagna non tornino in cittagraverdquo) materia-li che in Marco e Matteo si riferiscono invece a una casa e lo stesso fa a 1731 (ldquoin quel giorno chi si troveragrave sulla terrazza se le sue cose sono in casa non scenda a prenderle cosigrave chi si troveragrave nel campo non torni indietrordquo) Sembra quindi che lrsquooggetto del suo discorso sia la necessitagrave della vigilanza A Lc 219 (ldquoQuando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni non vi terrorizzaterdquo) le ribellioni (ἀποκαταστασίαι) sembrano a Ro-binson un riferimento alle pretese messianiche nate negli anni 40 e 50 (cf At 536s 2138) e le guerre possono essere quelle combattute da Roma contro i Parti nel 36 e nel 55
Sulla base di queste osservazioni Robinson ritiene di poter dichiarare che in nessun luogo dei vangeli sinottici si trova un ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
4 Zc 123 Os 97 Ger 4610 ecc Lrsquoespressione ldquoper bocca della spadardquo (equi-
valente al nostro ldquoa fil di spadardquo) egrave comune nei Settanta
130 Ricognizioni scritturistiche
indizio certo di composizione posteriore allrsquoanno 70 Egli pen-sa che sia esistita una lsquotradizione comunersquo alla base di tutti e tre i vangeli e che questa si sia conservata nella sua forma piugrave antica ora in Marco ora in Matteo ora in Luca I sinottici non sarebbero dunque tre documenti in sequenza cronologica ma sviluppi paralleli di materiale comune destinato ad ambienti diversi della missione cristiana la comunitagrave romana fondata da Pietro nel caso di Mc i giudeo-cristiani e i pagani convertiti di Antiochia nel caso di Mt i sudditi pagani nellrsquoarea mediter-ranea dellrsquoimpero nel caso di Lc Nella tradizione comune do-vevano coesistere storie di fatti e raccolte di detti destinate al kerygma (la proclamazione) e alla didachegrave (lrsquoistruzione) A que-sto lsquovangelo primitivorsquo (un lsquoproto-Matteorsquo) sembra alludere secondo Robinson 1 Cor 151-4 (memoria dellrsquoistituzione della eucarestia) un vangelo nato per servire ai missionari e ai pre-dicatori probabilmente nella seconda metagrave degli anni 40 gli anni pieni di fervore descritti nei capp 13 e 14 del libro degli Atti
Chiamando P la tradizione pietrina nota a Marco e Q la tradizione gerosolimitana anonima nota a Matteo e a Luca Robinson ipotizza che la formazione di questo lsquoprotovangelorsquo fosse il risultato di P + Q + altro materiale palestinese Lrsquoesi-stenza della tradizione P sembra presupposta da Paolo cf 1 Cor 1511 (ldquosia io sia loro cosigrave predichiamordquo) Gal 29 (ldquocono-sciuta la grazia data a me Giacomo e Cefa e Giovanni [hellip] noi dovevamo annunciare il vangelo presso i pagani essi invece presso i circoncisirdquo) Rm 12 (ldquovangelo che egli aveva prean-nunciato per mezzo dei suoi profeti negli scritti sacrirdquo) Anche fuori dallrsquoambiente antiocheno dovevano essere stati effettuati tentativi di presentazione scritta del vangelo in forme a metagrave strada tra raccolte di detti (con funzione di promemoria per i predicatori) e vangeli compiuti Luca contrappone questi ten-tativi (protovangeli) ai racconti organizzati e continuativi
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 131
Lc 11-3 ldquoMolti hanno giagrave cercato di mettere insieme un rac-conto degli avvenimenti verificatisi tra noi cosigrave come ce li han-no trasmessi coloro che fin dallrsquoinizio furono testimoni oculari e ministri della parola Tuttavia anchrsquoio dopo aver indagato accuratamente ogni cosa fin dallrsquoorigine mi sono deciso a scri-vertene con ordine egregio Teofilordquo Luca infatti arricchisce con la tradizione P una raccolta di
detti (Q) e altro materiale in suo possesso (L) componendo un vangelo destinato alle missioni tra i pagani
Robinson ipotizza per tutti i vangeli il passaggio attraver-so diverse fasi (oggi diremmo lsquoedizionirsquo) Lc forse meno degli altri dal momento che fu scritto per un singolo e non per una comunitagrave Mc puograve avere avuto piugrave di una recensione lrsquoesca-tologia del cap 13 sembra essere lo sviluppo di una piugrave antica attesa in Galilea (cf il racconto della trasfigurazione e Mt 2816-18) Gv deve avere avuto almeno due edizioni la seconda con lrsquoaggiunta del prologo e del cap 21 Mt ha avuto il numero maggiore di rimaneggiamenti e aggiunte come egrave dimostrato dalla raccolta di tradizioni escatologiche diverse 1023 (ldquonon avrete finito di percorrere le cittagrave drsquoIsraele prima che venga il Figlio dellrsquouomordquo) 2429-31 2664 (ldquoin avvenire voi vedrete il Figlio dellrsquouomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nuvole del cielordquo) 2820 (ldquoio sono con voi tutti i giorni fino al-la fine dellrsquoetagrave presenterdquo) La forma canonica con la quale egrave giunto fino a noi sembra a Robinson essere stata raggiunta tra il 40 e il 64 poicheacute risulta ancora operante lo status quo il rap-porto tra i primi cristiani e il Tempio il problema dei sacrifici e delle offerte le molteplici allusioni ai sadducei Robinson ri-leva una connessione in tema apocalittico tra 1 Ts e lrsquoultimo stadio della tradizione sinottica Paolo negli anni 50 sembra conoscere Mt 2331-2446
Quanto alle lettere di Paolo Robinson propone una collocazione di tutte le lettere giunte fino a noi sotto il suo
132 Ricognizioni scritturistiche
nome entro la griglia costituita dalle date ricostruibili della vi-ta dellrsquoapostolo5 Secondo Robinson 1 Ts egrave databile allrsquoinizio del 50 2 Ts al 5051 questa lettera egrave considerata lsquodeuteropao-linarsquo (in altre parole pseudoepigrafa) dalla maggioranza degli studiosi moderni per ragioni linguistiche e di contenuto ma Robinson considera 24 (ldquocolui che si contrappone e srsquoinnalza sopra ogni essere che viene detto Dio o egrave oggetto di culto fino a sedere nel tempio di Diordquo) un indizio della sussistenza del tempio di Gerusalemme Allrsquoepoca del terzo viaggio missiona-rio di Paolo (anni 5257) risalirebbero nellrsquoordine 1 Cor 1 Tim 2 Cor Gal Rm Tit Robinson non ritiene che si debbano riconoscere nelle epistole pastorali i segni del successivo af-fermarsi dellrsquoepiscopato monarchico poicheacute il confronto tra 1 Tim 31s e 517 mostra che per lrsquoautore valeva ancora lrsquoequiva-lenza tra lsquovescovorsquo e lsquopresbiterorsquo6 Al periodo della prigionia di Paolo a Cesarea (anni 5759) e precisamente allrsquoanno 58 sono da attribuire in rapida successione Fil Flm Col Ef 2 Tim Ro-binson considera paolini anche gli ultimi tre testi elencati os-servando che un falsario avrebbe prodotto dati piugrave coerenti con quelli noti attraverso gli Atti degli apostoli e minori com-plicazioni con i riferimenti personali nelle sezioni dedicate ai saluti Inoltre Ef probabilmente una lettera circolare sembra mostrare a 214 (ldquoegli ha fatto di due popoli una sola unitagrave ab-battendo il muro divisoriordquo) che il tempio di Gerusalemme po-teva ancora funzionare come entitagrave nota di riferimento
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
5 Date che sono state fissate a seguito del ritrovamento di unrsquoiscrizione a
Delfi la quale pone al principio della primavera del 51 lrsquoinizio del proconso-
lato di Gallione in Acaia e permette quindi di inquadrare cronologicamente
At 1812-17 (Boffo 1994 247-256) 6 Robinson non rileva (o non considera probanti) le tracce di polemica anti-
gnostica individuabili nelle pastorali che hanno indotto la maggior parte
degli studiosi a spostarne la datazione almeno allrsquoinizio del secondo secolo
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 133
Negli Atti non si parla mai dellrsquoepistolario paolino e non vi egrave traccia di una sua utilizzazione Non si parla della persecu-zione neroniana (anni 6465) neacute della morte di Giacomo fra-tello di Gesugrave (anno 62) che fu conseguenza di una iniziativa del sinedrio in contrasto con lrsquoautoritagrave romana e perciograve a-vrebbe potuto essere utile allrsquoautore per i suoi scopi apologeti-ci Soprattutto non si parla del compimento delle profezie contro i giudei con la conquista di Gerusalemme Giagrave Adolf von Harnack aveva ipotizzato che gli Atti fossero stati scritti prima della conclusione del processo contro Paolo notando che que-sto spiegherebbe i silenzi di cui sopra e lrsquointerruzione brusca del racconto Lo stesso Harnack mise anche in evidenza gli ar-caismi nella terminologia e il fatto che nel libro degli Atti non risultano ancora avvenuti alcuni cambiamenti nellrsquoammi-nistrazione e nella legislazione romana che da altre fonti sap-piamo aver avuto luogo negli ultimi decenni del primo secolo La conclusione alla quale giunge Harnack seguito da Robin-son egrave che lrsquoautore del libro degli Atti (o almeno la tradizione di cui si serve il successivo redattore dellrsquoopera) non conosce eventi successivi allrsquoanno 62
Mi sembra utile a questo punto ricordare che nella stessa direzione puntano anche i risultati di unrsquoindagine sul ruolo delle magistrature greco-romane nel libro degli Atti condotta dal collega Giuseppe Camodeca studioso e docente di storia romana nellrsquoUniversitagrave ldquoLrsquoOrientalerdquo e valente epigrafista7 Camodeca ha rilevato che lrsquoautore degli Atti nellrsquoindicare cari-che e funzioni pubbliche greche e romane impiega una termi-nologia corretta anzi in alcuni casi sorprendentemente preci-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
7 ldquoIl ruolo delle magistrature greco-romane negli Atti degli apostolirdquo (rela-
zione presentata al Convegno di Storia del Cristianesimo antico tenuto a Pa-
dova nel settembre del 1999) Lrsquoindagine di Camodeca trova riscontro in una
serie di contributi di archeologi e storici dellrsquoantichitagrave che giungono a con-
clusioni simili ved ad es Hemer 1989
134 Ricognizioni scritturistiche
sa (ad es i lsquopolitarchirsquo di Tessalonica il grammateus di Efeso) questo dimostra in ogni caso la bontagrave dellrsquoinformazione utiliz-zata e inoltre la probabilitagrave che lrsquoautore sia contemporaneo ai fatti narrati Da questo punto di vista osserva Camodeca nulla impedisce di datare lrsquoopera agli anni 60 del primo secolo
Lrsquoepistola di Giacomo si presenta come un testo giudeo-cristiano di sapienza pratica senza riferimenti a realtagrave ester-ne Non presuppone una demarcazione tra giudei e cristiani non contiene polemiche o apologie antigiudaiche non parla della disfatta del giudaismo I riferimenti ai ricchi proprietari terrieri in Palestina (Gc 51-6) sembrano presupporre una si-tuazione antecedente la guerra giudaica Lrsquoambientazione egrave si-curamente palestinese ved 111 311s 5717s Lrsquoindirizzo alle dodici tribugrave disperse per il mondo sembra indicare che non ci sono altri cristiani lrsquoIsraele credente costituisce lrsquointera Chie-sa il che nota Robinson fu vero per un periodo di tempo assai limitato Non si accenna a una missione tra i gentili I peccati criticati non chiamano in causa la seconda generazione cri-stiana non si parla di eresie o scismi neacute di gnosticismo man-cano riferimenti a controversie cristologiche o a preoccupa-zioni sulla parousigravea sono assenti istruzioni liturgiche o sacra-mentali
Il fatto che lo scrivente non senta il bisogno di esibire credenziali per rafforzare la propria autoritagrave sembra accredi-tare lrsquoattribuzione tradizionale allrsquounico personaggio di nome Giacomo tra i cinque citati nel Nuovo Testamento il cui nome non egrave mai accompagnato da specificazioni cioegrave al fratello di Gesugrave Di lui At 15 riporta un discorso che ha possibili paralleli con lrsquoepistola Inoltre Rm 42-6
Se infatti Abramo fu giustificato in base alle opere ha un titolo di vanto ma non davanti a Dio Che dice in realtagrave la Scrittura Credette Abramo a Dio e ciograve gli fu computato a giustificazione
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 135
Ora a chi lavora il salario non viene computato a titolo di favo-re bensigrave a titolo di cosa dovuta mentre a chi non lavora ma crede in chi giustifica lrsquoempio il suo credere viene computato a giustificazione come anche Davide proclama beato lrsquouomo a cui Dio imputa la giustificazione a prescindere dalle opere
sembra una risposta a Gc 223s Credette Abramo a Dio e ciograve gli fu computato per la giustifica-zione e fu chiamato amico di Dio Vedete che lrsquouomo viene giu-stificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede In tal caso acquisterebbe consistenza lrsquoipotesi di una col-
locazione di questa lettera agli anni 47488 Passando a esaminare le epistole di Pietro e lrsquoepistola di
Giuda Robinson osserva che 1 Pt egrave pervasa dal motivo della minaccia di una persecuzione e mostra un parallelo con la si-tuazione accennata in Mt 511 ma il quadro politico che pre-senta egrave anteriore a quello raffigurato nellrsquoApocalisse i sacrifici allrsquoimperatore non sono menzionati come un problema e le parole semplici di 1 Pt 217 (ldquoRispettate tutti amate i fratelli abbiate il senso di Dio rispettate lrsquoimperatorerdquo) sarebbero im-pensabili al tempo di Domiziano o di Traiano 1 Pt 416 (ldquoSe uno tra voi soffre come cristiano non se ne vergogni glorifi-chi anzi Dio con questo nome poicheacute egrave venuto il tempo dellrsquoinizio del giudizio della casa di Diordquo) si adatta al tempo immediatamente precedente la persecuzione neroniana lsquoim-mediatamente precedentersquo percheacute le parole di 313 (ldquoChi potragrave nuocerci se voi sarete ferventi nel benerdquo) non avrebbero po-tuto essere scritte se la persecuzione fosse giagrave stata in atto Il ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
8 La tendenza della critica piugrave recente individua invece nellrsquoepistola ai Galati
il momento iniziale del dibattito sulla fede e le opere e nellrsquoepistola di Gia-
como una sua prosecuzione
136 Ricognizioni scritturistiche
materiale della lettera si presenta dunque come unrsquoomelia de-stinata in origine alla comunitagrave di Roma poi riutilizzata piugrave volte e infine destinata in forma di epistola alle comunitagrave dellrsquoAsia Minore probabilmente nella primavera del 65 La teologia di 1 Pt mostra caratteristiche di grande antichitagrave la dottrina trinitaria formulata a 12 non egrave sviluppata le ordina-zioni sacerdotali sono di tipo arcaico la responsabilitagrave della sorveglianza (ἐπισκοπή) egrave attribuita ai presbiteri (51s ldquoEsorto i vostri presbiterihellip pascete il gregge di Dio che vi egrave stato affi-dato sorvegliandolo [ἐπισκοποῦντες] non per costrizione ma di cuore secondo Diordquo) Lrsquoautore non conosce una distinzione netta tra la prima e la seconda venuta del Cristo (120 417) Anche il tono della lettera sembra a Robinson un indizio valido di antichitagrave (410 sui carismi 417s sulla fine imminente nes-suna allusione a eresie in atto)
Robinson ritiene di poter prendere anche posizione sulla paternitagrave dellrsquoopera osservando che lrsquoautoritagrave che lrsquoha dettata egrave apostolica e che difficilmente si giustificherebbe la ragione per una falsa attribuzione a Pietro in 1 Pt non sono combattu-te eresie non sono sostenuti determinati sistemi dottrinali non vengono dettate regole per la vita della Chiesa Allrsquoobiezione relativa alla mancanza di addentellati col Pietro storico Ro-binson contrappone 51 (ldquoIo testimone delle sofferenze di Cri-sto e partecipe della gloria che si manifesteragraverdquo) riferibile a suo giudizio allrsquoesperienza della trasfigurazione
Lrsquoepistola di Giuda esprime preoccupazione per una mi-naccia religiosa morale e dottrinale lrsquoautore e i destinatari sembrano essere membri di una comunitagrave giudeo-cristiana in ambiente ellenistico per cui la minaccia potrebbe essere costi-tuita dal giudaismo gnosticizzante Mancano indizi propri del cristianesimo del secondo secolo come il ministero ecclesia-stico organizzato e lrsquoepiscopato monarchico mentre il termine agape indica ancora lrsquoassemblea eucaristica I vv 9 e 14 citano
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 137
la Assunzione di Mosegrave e 1 Enoch non ancora sospettati come apo-crifi I vv 17ss citano lrsquoinsegnamento apostolico ancora come orale
Anche la seconda epistola di Pietro egrave giudeo-cristiana e come quella di Giuda presenta addentellati concettuali e lessi-cali con le epistole pastorali (πίστις σωτήρ εὐσέβεια ἐπίγνωσις) lo stile egrave asiano Il dualismo non egrave materiale o me-tafisico ma morale ed escatologico Attacca i libertini (2 Pt 219s) come i nicolaiti di Ap o quelli di Corinto altri bersagli polemici sono i mythoi (116) lrsquoangelologia le genealogie (lo stesso fenomeno si osserva nelle epistole pastorali) Da tali os-servazioni Robinson deduce che la presa di posizione di 2 Pt non egrave contro le eresie del secondo secolo ma contro il giudai-smo gnosticizzante
Robinson aggiunge altre osservazioni che non provano una datazione al primo secolo ma neanche obbligano a spo-stare 2 Pt al secondo 112-18 allude alla trasfigurazione con un linguaggio che non deriva dai sinottici e che saragrave ripreso da Ap Petr il vocabolo ἀπόστολοι egrave usato con riferimento ai mis-sionari le problematiche apparentemente attribuibili a una seconda generazione cristiana sono invece giagrave note alla raccol-ta di detti usata da Matteo e Luca cioegrave la cosiddetta fonte Q (cf ad es Mt 2428 Lc 1245) 2 Pt 315s parla di Paolo e delle sue lettere ma chiama lrsquoapostolo ldquocaro fratellordquo come si usa con i contemporanei viventi (cf Flm 16 At 2120 ecc) e dice ἐν πάσαις ἐπιστολαῖς senza articolo (ldquoin ogni [sua] letterardquo) come se lrsquoapostolo fosse ancora in vita9
Esaminate nel loro complesso osserva Robinson 1-2 Pt e Gd non sembrano parlare dei problemi fondamentali che la ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
9 Le argomentazioni di Robinson non tengono conto del fatto che in ogni
caso lrsquoautore di 2 Pt fa riferimento a un corpus di epistole paoline giagrave costi-
tuito e si misura con il pensiero dellrsquoapostolo come giagrave noto e divulgato
nella sua pienezza
138 Ricognizioni scritturistiche
Chiesa affrontograve nel passaggio dal primo al secondo secolo il chiliasmo la gnosi lrsquoepiscopato monarchico la persecuzione domizianea la rottura con la sinagoga La sequenza che allo studioso sembra piugrave probabile egrave Gd ndash 2 Pt ndash 1 Pt (in tal caso le parole di 2 Pt 31 ldquoQuesta carissimi egrave giagrave la seconda lettera che vi scrivordquo si riferirebbero non a 1 Pt ma a Gd) Le prime due lettere sono indirizzate (probabilmente nel 6162) a giu-deo-cristiani minacciati non da persecuzione ma da eresia 1 Pt egrave indirizzata a cristiani del mondo ellenistico minacciati non da eresia ma da persecuzione (primavera del 65)
Il tema della lettera agl i Ebrei egrave il trionfo del Cristo sul sistema levitico fondato sul sacerdozio e sui sacrifici eppu-re non vi egrave alcun accenno alla distruzione del Tempio nel 70 che avrebbe costituito lrsquoargomento principale Anzi le parole usate dallrsquoautore a Eb 101-3 denotano che il testo fu scritto quando il Tempio era ancora in piedi
La legge che ha unrsquoombra dei beni futuri non lrsquoimmagine stes-sa delle cose non puograve con gli stessi sacrifici che si offrono ogni anno indefinitamente rendere perfetti quelli che si accostano a Dio Non avrebbero cessato altrimenti di essere offerti per la ragione che gli offerenti purificati una volta non avrebbero piugrave nessuna coscienza di peccato Al contrario in essi ogni an-no si rinnova il ricordo dei peccati Secondo Robinson il testo della lettera (unrsquoomelia adatta-
ta successivamente in forma epistolare) sembra indirizzato a giudeo-cristiani residenti a Roma (1324) sotto lrsquoincombere della persecuzione neroniana (64-6 1026-31 1215-29) Egrave rie-vocato a 1032-34 il periodo di tribolazione sotto Claudio a 137 si allude alla morte di Pietro e Paolo (6566) ma non si cono-sce ancora il suicidio di Nerone (9 giugno del 67)
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 139
LrsquoApocalisse ha due centri di interesse lrsquoAsia Minore nei primi tre capitoli e nei vv 6-21 dellrsquoultimo capitolo Roma e Gerusalemme nei capp 46-225 Robinson rileva somiglianze con 1 Pt (lrsquoappellativo lsquoBabiloniarsquo riferito a Roma il motivo dellrsquoimminenza in 1 Pt 47 e in Ap 17 311 226s1220) ma si tratta ora dellrsquoAsia Minore occidentale non settentrionale e lrsquoatteggiamento verso lo stato romano egrave ora quello di aperta ostilitagrave Il maggior numero di paralleli si rileva con Gd e 2 Pt indirizzate come abbiamo visto a giudeo-cristiani dellrsquoAsia Minore minacciati da eretici giudaizzanti di tendenze gnosti-che lrsquoerrore di Balaam (Gd v 11 2 Pt 215 Ap 214) lrsquoimmoralitagrave (2 Pt 21418 317 Ap 220) la contaminazione (Gd v 23 Ap 34) il rinnegamento del proprio Signore (Gd v 4 2 Pt 21 Ap 213) il contrasto tra vera e falsa gnosi (Gd v 8 2 Pt 12s16 Ap 21724) i maestri di eresia (Gd vv 11s Ap 22) il richiamo allrsquoinsegnamento degli apostoli autenti-ci (Gd v 17 2 Pt 112 31s Ap 33) che sono il fondamento della Chiesa e della sua fede (Gd v 3 Ap 2114) Crsquoegrave anche una marcata somiglianza nel simbolismo escatologico con lrsquoimmagine del ladro (2 Pt 310 Ap 33 1615) e quella esclu-siva di questi due testi della stella del mattino (2 Pt 119 Ap 228 2216) La separazione definitiva tra giudei e cristiani non ha ancora avuto luogo Ap 29 39 La parousigravea egrave imminente Ap 225
Nei capp 1-3 non si parla del problema del culto imperia-le infatti lrsquo lsquoantico serpentersquo che ha la sua sede a Pergamo (213) sembra essere piuttosto un simbolo di Asclepio Invece nel resto del libro il culto imperiale egrave oggetto di attacco pole-mico (129 202) A 1420 (ldquoIl tino fu pigiato fuori della cittagrave e ne uscigrave sangue che saligrave fino al morso dei cavalli per una di-stanza di milleseicento stadirdquo) si rileva lrsquoeco di un evento traumatico accaduto a Roma egrave probabile che si parli della per-secuzione di Nerone non di quella domizianea che fu circo-
140 Ricognizioni scritturistiche
scritta alla eacutelite aristocratica e difficilmente avrebbe suggerito una tale immagine
Poicheacute i riferimenti alla storia romana contenuti a 179-11 sembrano scritti mentre Galba egrave sul trono (contando Ottaviano come primo imperatore) e poicheacute 1817s allude allrsquoincendio di Roma Robinson propone per Ap 46-225 una datazione alla fi-ne dellrsquoanno 68 e una origine romana per il suo autore
Intorno al vangelo di Giovanni esiste unrsquoantica tradi-zione risalente almeno a Ireneo vescovo di Lione che ne col-loca la composizione in unrsquoepoca lontana dagli eventi non prima del tempo di Domiziano Robinson osserva perograve che non esistono prove interne di una datazione tardiva Anzi il rac-conto del processo a Gesugrave rispetto ai sinottici appare piugrave vi-cino agli eventi e meglio informato e i sogni di restaurazione del regno di Israele sembrano ancora vivi Lrsquoautore inoltre co-nosce Gerusalemme e la sua atmosfera negli anni precedenti la guerra giudaica Anche Gv 446-53 dove egrave narrata la guarigio-ne del figlio del funzionario regio e la conseguente conversio-ne di tutta la sua famiglia non presuppone unrsquoapertura ai gen-tili il protagonista egrave un funzionario di Erode non dellrsquoimpe-ratore e gli ἔθνη (i pagani) in Gv non sono mai nominati Inol-tre crsquoegrave una serie di detti che si mostrano correttamente inqua-drati in unrsquoepoca precedente la scomparsa del Tempio 723 presuppone la perdurante osservanza del sabato 143 e 1616 predicono una parousigravea immediatamente collegata alla pasqua e ancora priva di coloriture apocalittiche 614s (Gesugrave profeta e re) 740-42 (Gesugrave profeta e messia) 419 e 917 (Gesugrave profe-ta) 425 (Gesugrave messia) 32 (Gesugrave maestro inviato da Dio) sono altrettanti segni di una cristologia arcaica e non ancora tra-sformata (come in Mc 61-514-16 828) Inoltre Gesugrave non egrave di-scendente di Davide e non egrave originario di Betlemme (742) Per sostenere una datazione tardiva si egrave data molta importanza osserva Robinson al tema presente in Gv della cacciata dei
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 141
seguaci di Gesugrave dalle sinagoghe e al linguaggio fortemente an-tigiudaico esibito dal quarto vangelo ma non si egrave tenuto conto del fatto che la cacciata dalle sinagoghe egrave uno spunto che si in-contra giagrave negli scritti di Qumrān che sono sicuramente pre-cedenti il 70 e che il linguaggio antigiudaico egrave giagrave in Paolo
Gv 219 predice la distruzione del Tempio e la sua rico-struzione in tre giorni si riferisce quindi alla morte e resurre-zione dellrsquoanno 30 non alla scomparsa irrimediabile del Tem-pio nel 70 si tratta dunque del detto originario di Gesugrave non a caso collegato in Gv alla purificazione del Tempio e non alla passione10
Anche la predizione dellrsquointervento romano formulata da Caiphas in Gv 1148 (ldquoSe lo lasciamo continuare cosigrave tutti cre-deranno in lui verranno i romani e distruggeranno il luogo e la nazionerdquo) egrave stata considerata un argomento a favore di una datazione post-70 ma osserva ancora Robinson si tratta di una predizione non realizzata (i giudei non lasciarono continua-re Gesugrave ma i romani vennero ugualmente) e quindi non egrave de-finibile come una profezia post eventum Due indizi che il tem-pio di Gerusalemme egrave ancora in piedi allrsquoepoca della stesura del quarto vangelo sembrano essere Gv 220 (ldquoIn quarantasei anni egrave stato costruito questo santuario e tu in tre giorni lo fa-rai risorgererdquo) e 52 (ldquoA Gerusalemme presso la porta delle pecore crsquoegrave una piscina chiamata in ebraico Betesda con cin-que porticirdquo) La costruzione del nuovo tempio iniziata da E-rode il Grande al momento in cui si situa il dibattito riferito dallrsquoevangelista durava precisamente da 46 anni e come sap-piamo da Giuseppe Flavio sarebbe durata ancora molti anni fin quasi alla vigilia della sua distruzione perciograve egrave probabile che lrsquoautore indicando tale cifra non ne conoscesse il destino E la piscina di Betesda insieme al portico che la circondava fu ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
10 La forma primitiva del detto egrave nota anche al racconto sinottico della pas-
sione (cf Mc 1458) come vedremo piugrave avanti sect 4
142 Ricognizioni scritturistiche
distrutta al momento della conquista romana della cittagrave per cui lrsquoautore difficilmente avrebbe usato il presente (ldquocrsquoegraverdquo) nel farvi riferimento Robinson nota che nel cap 21 si allude alla crocifissione di Pietro quindi la redazione risale a un momen-to successivo allrsquoanno 65 ma nel corpo del quarto vangelo (ved in particolare 1828-1916) i rapporti con Roma sono raf-figurati come ancora buoni per cui la stesura sembra da collo-carsi piuttosto in unrsquoepoca precedente la persecuzione nero-niana il prologo (11-5 di cui si riconosce una bozza in 1 Gv 11-3) e il cap 21 dovrebbero essere aggiunte posteriori men-tre il vangelo originario come i sinottici probabilmente ini-ziava col Battista (16) Il ritrovamento della letteratura di Qumrān conclude Robinson ha dimostrato che alcune delle caratteristiche peculiari di Gv rispetto ai sinottici non sono neacute ellenistiche neacute tardive e il ritrovamento della biblioteca gno-stica di Nag-Hammadi ha dimostrato che Gv si differenzia pro-fondamente dallo gnosticismo del secondo secolo11
Le tre lettere di Giovanni sembrano dirette a comuni-tagrave dellrsquoAsia Minore minacciate da falsi maestri gnosticizzanti (cf Gd e 2 Pt) che negavano la natura di Gesugrave come figlio di Dio e messia e minacciate altresigrave dal docetismo (ved 1 Gv 42 2 Gv v 7) e da false attese escatologiche Mancano anche qui come in 2 Pt riferimenti a persecuzioni 2 Gv sembra precede-re 1 Gv 3 Gv non affronta eresie ma si occupa di disciplina ec-clesiastica e probabilmente al v 9 fa riferimento a 2 Gv per-tanto la sequenza proposta da Robinson egrave 2 Gv ndash 3 Gv ndash 1 Gv Il parallelo che si puograve stabilire tra 1 Gv 38-15 e Gv 840-47 in-duce a ipotizzare una radice palestinese anche se le lettere sono rivolte allrsquoAsia Minore
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
11 Tra i contributi che da punti di vista diversi giungono alla stessa conclu-
sione in merito a una datazione alta dei materiali costitutivi del quarto van-
gelo ricordo qui a titolo di esempio Albright 1964
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 143
La tradizione giovannea conclude Robinson si egrave formata tra i giudei palestinesi di lingua greca legati alla liturgia del Tempio e al discepolato di Betsaida (cf Gv 1220-22) ma con entrature nel sinedrio (Gv 3110 749 922 1815 e cf 831) Il quarto vangelo sembra essere stato scritto in Palestina (nomi-na spesso Cafarnao egrave il solo a nominare Tiberiade) nei primi due decenni di vita del cristianesimo Mostra rapporti con Sa-maria e piugrave stretti con Gerusalemme Egrave un testo nato in lin-gua greca come dimostrano i giochi di parole sul doppio signi-ficato dellrsquoavverbio ἄνωθεν (lsquodallrsquoaltorsquo e lsquodi nuovorsquo) a 33-8 e su αἴρει (lsquoportarsquo) καθαίρει (lsquorecidersquo) a 152 Lrsquoautore appare influenzato dal linguaggio dei Settanta e vicino per lo stile e il lessico a Giuseppe Flavio ma non a Filone neacute agli ermetici
Robinson sintetizza la sua ipotesi sulla lunga elaborazione della tradizione relativa a Giovanni (da lui considerato lsquoprimorsquo e lsquoultimorsquo evangelista nello stesso tempo) con lo schema se-guente
30-50 formazione della tradizione giovannea e proto-vangelo gerosolimitano
50-55 prima edizione di Gv in Asia Minore 60-65 2-3-1 Gv dopo il 65 seconda edizione di Gv con lrsquoaggiunta del pro-
logo e del cap 21
Le tracce tuttora visibili di alcuni errori e ripensamenti denotano lrsquoazione di una mano unica e un mutamento inter-venuto rispetto alla primitiva destinazione
Nelle pagine conclusive del suo libro Robinson richiama lrsquoattenzione sulla necessitagrave di guardarsi dai pregiudizi sul tem-po necessario allo sviluppo e alla diffusione di una dottrina Nessuno in realtagrave conosce il rapporto che intercorre tra cristo-logia e cronologia se bastarono tre decenni (anni 30-62) per la formazione di comunitagrave come quelle descritte nel libro degli
144 Ricognizioni scritturistiche
Atti non ne furono necessari di piugrave per la formazione degli scritti neotestamentari Robinson individua in particolare tre pregiudizi da combattere
(a) la tradizione orale doveacute precedere la tradizione scritta (era invece la distanza geografica non quella temporale a de-terminarne lrsquoesigenza)
(b) lrsquoaramaico doveacute precedere il greco (questa fu invece la lingua del cristianesimo fin dallrsquoinizio come lrsquoebraico era la lingua in uso nella comunitagrave di Qumrān)
(c) egrave esistito un numero indefinito di autori anonimi che si sono celati sotto falso nome (questo preconcetto deriva dai condizionamenti esercitati da vari indirizzi di ricerca e scuole sugli studiosi moderni dalla critica delle fonti a quella delle forme a quella delle redazioni)
Lo schema cronologico proposto da Robinson egrave il seguente
Gc ca 4748 Mc ca 45-60 Mt ca 40-60+ 1 Ts inizi 50 2 Ts 5051 1 Cor primavera 55 1 Tim autunno 55 2 Cor inizi 56 Gal seconda metagrave 56 Lc ndash57-60+ At ndash57-62+ Rm inizi 57 Tit fine primavera 57 Fil primavera 58 Flm estate 58 Col estate 58 Ef fine estate 58 2 Tim autunno 58
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 145
2-3-1 Gv ca 60-65 Gd 6162 2 Pt 6162 1 Pt primavera 65 Gv ca ndash40-65+ Eb ca 67 Ap fine 68 (-70)
2 George Edmundson
Le 360 pagine del libro di Robinson che ho tentato di sin-tetizzare qui sopra sono il prodotto di molteplici caratteristi-che proprie dellrsquoautore ad alcune delle quali ho accennato allrsquoinizio la formazione classica la consuetudine con i testi la tradizione familiare Ma furono anche il risultato di un incon-tro fortuito di cui lo stesso Robinson dagrave notizia12 Consultando una monografia di storia romana pubblicata in Inghilterra du-rante la sua gioventugrave13 Robinson si imbatteacute nel rinvio a unrsquoopera a lui sconosciuta The Church in Rome in the First Cen-tury di G Edmundson pubblicata alla vigilia della prima guer-ra mondiale e rimasta per questo priva di eco e di diffusione14 Il nome dellrsquoautore era citato in modo errato ma Robinson riuscigrave a procurarsi un esemplare del libro scoprendo sotto forma di otto conferenze tenute a Oxford nel 1913 un tesoro di erudizione e una disanima di tutti i dati disponibili ndash storici letterari archeologici epigrafici ndash per la ricostruzione dei primi decenni di vita della comunitagrave cristiana di Roma Robin-son riconosce il suo debito in molti passi del libro e in una no-ta apposita fornisce alcune informazioni sul suo predecessore15 ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
12 Robinson 1976 225 n 30 13 Henderson 1927 14 Edmundson 1913 15 Robinson 1976 349 n 4
146 Ricognizioni scritturistiche
Il reverendo George Edmundson (nato nello Yorkshire nel 1848 morto nel sud della Francia nel 1930) appartenente per tradizione familiare alla gerarchia ecclesiastica anglicana ri-cevette in giovane etagrave una formazione oggi impensabile stu-diando matematica e greco biblico al Magdalen College di Ox-ford Per quarantrsquoanni fu ministro della Chiesa anglicana fu membro della Royal Historical Society e della Royal Geographi-cal Society socio onorario di due accademie olandesi consu-lente del Foreign Office e fecondo scrittore pubblicograve saggi su Milton sullrsquoarcivescovo Laud e sulla rivalitagrave anglo-olandese nel diciassettesimo secolo scrisse per la Cambridge Modern His-tory il capitolo dedicato alla storia della Spagna e del Portogal-lo nel diciottesimo secolo e fu autore di una storia dellrsquoOlanda tuttora in circolazione16 Le otto lezioni sulla storia del cristia-nesimo a Roma nel primo secolo raccolte in The Church in Rome in the First Century rivelano una padronanza eccezionale non solo delle letterature classica biblica e patristica in greco e in latino ma anche dei ritrovamenti archeologici a Roma e nellrsquoItalia centro-meridionale Oltre alle epigrafi antiche Ed-mundson conosceva a fondo la bibliografia moderna anche quella difficilmente reperibile anche quella in lingua italiana
Edmundson affronta la ricostruzione dei fatti e degli scrit-ti che caratterizzarono lrsquoaffermarsi della religione cristiana a Roma inquadrando in primo luogo i fenomeni dal punto di vi-sta storico geografico e sociale Lrsquoimpero romano nonostante la sua estensione sul continente egrave da lui definito una potenza essenzialmente mediterranea e la sua capitale come una cittagrave cosmopolita con preponderanza di schiavi a fronte di poche migliaia di possidenti nelle case dei quali la mescolanza delle
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16 Edmundson 1922 (nel 2007 ne egrave stata pubblicata dalla Dodo Press una nuo-
va edizione illustrata)
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 147
razze era la norma La lingua drsquouso a Roma era il greco17 Gli ebrei godevano di privilegi fiscali e cultuali per questo erano odiati dalla popolazione ma esercitavano un certo fascino per la particolaritagrave della loro religione (la fede giudaica aveva suc-cesso specialmente tra le matrone) e suscitavano anche una certa ammirazione per la loro laboriositagrave e intraprendenza Dalle iscrizioni conosciamo il nome di almeno sette sinagoghe a Roma tra cui una detta lsquodellrsquoOlivorsquo Questa denominazione richiama alla memoria lrsquoimmagine usata da Paolo in Rm 1117-24 e probabilmente ne spiega la ragione18
Il cristianesimo esercitograve in piugrave rispetto al giudaismo i ri-chiami propri di una religione di tipo misterico e di una mora-le di tipo stoico Da questo derivograve la concorrenza col giudai-smo che sfociograve negli scontri dellrsquoanno 50 con il conseguente decreto di espulsione firmato da Claudio (Svetonio Cl 25) A
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
17 Ved Giovenale Sat 360-80 18 ldquoSe ora alcuni rami sono stati tagliati via e tu essendo un olivastro selva-
tico sei stato innestato al posto loro venendo cosigrave a partecipare della linfa
che proviene dalla radice dellrsquoolivo non ti gloriare a discredito dei rami
Poicheacute se tu ti glori non sei tu a sostenere la radice ma egrave la radice che so-
stiene te Dirai comunque i rami furono tagliati via percheacute io fossi innesta-
to Bene essi furono tagliati via a causa della loro mancanza di fede mentre
tu stai in piedi in forza della fede Non ti abbandonare allrsquoorgoglio ma temi
Se Dio infatti non risparmiograve i rami naturali non risparmieragrave neppure te
Vedi dunque la bontagrave e la severitagrave di Dio la severitagrave nei riguardi di coloro
che sono caduti la bontagrave di Dio nei riguardi tuoi se tu rimani aderente a
questa bontagrave altrimenti tu pure sarai tagliato via Anchrsquoessi se non rimar-
ranno nella loro incredulitagrave saranno innestati Dio infatti ha la potenza di
innestarli di nuovo Se tu in effetti sei stato tagliato via da un olivastro che
era secondo la tua natura e contro la tua natura sei stato innestato in una
magnifica pianta di olivo quanto a maggior ragione saranno innestati nel
proprio olivo coloro che sono della sua stessa naturardquo
148 Ricognizioni scritturistiche
questo proposito perograve Edmundson richiama lrsquoattenzione su una testimonianza di Cassio Dione (6066) dalla quale si dedu-ce che tale decreto comportograve il divieto di riunirsi piuttosto che la loro cacciata dalla cittagrave
Tra gli espulsi da Roma furono Prisca e Aquila amici di Paolo Essi sono ricordati sei volte nel Nuovo Testamento in quattro casi Prisca egrave nominata per prima evidentemente per-cheacute doveva trattarsi di una matrona romana facoltosa19 Nei due anni e tre mesi di soggiorno a Efeso Paolo fu ospite loro (At 182 1910) nella loro casa si riunivano i cristiani di quella cittagrave (1 Cor 1619) Nel 56 morto Claudio Prisca e Aquila pote-rono tornare a Roma progettava di andarci anche Paolo ma lo tratteneva il fatto che la capitale non faceva parte del territo-rio di missione a lui assegnato (Rm 1520-24)
Edmundson si serve dellrsquoepistola ai Romani per acquisire dati utili alla conoscenza della comunitagrave di Roma ritenendo di poter individuare tre gruppi giudeo-cristiani gentili giudei indifferenti (la maggioranza) Il primo gruppo a sua volta si di-videva tra seguaci della dottrina predicata da Paolo e seguaci dellrsquoosservanza giudaica A questa situazione egrave dovuta la forma apologetica di Rm 217-1136 nella quale lrsquoapostolo si rivolge appunto ai giudei Il cap 16 della lettera contenente i saluti a ventisei persone diverse egrave considerato da Edmundson un e-spediente diplomatico messo in atto da Paolo per esibire le proprie credenziali e le relazioni personali esistenti tra lui e la comunitagrave da cui desiderava essere accolto Lrsquoindividuazione dei piugrave antichi luoghi di riunione dei cristiani di Roma cioegrave la casa di Prisca e quella di Pudente egrave compiuta da Edmundson mediante lrsquoidentificazione sulla scorta di epigrafi e testimo-nianze letterarie con le catacombe di santa Priscilla e la chiesa
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
19 A differenza di Paolo Luca in At usa il diminutivo Priscilla come fa nel
caso di Silas (per Silvano) e di Sopatro (per Sosipatro)
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 149
di santa Pudenziana La rassegna dei personaggi nominati da Paolo nei saluti finali permette di riconoscere tra i cristiani di Roma una percentuale di schiavi e liberti ellenofoni accanto ai quali erano alcuni συγγενεῖς (lsquodella stessa stirpersquo) di Paolo cioegrave giudeo-cristiani Andronico e Giunia ricordati da Paolo come convertiti della prima ora erano probabilmente esponenti del-la lsquosinagoga dei Libertirsquo evangelizzata da Stefano (At 69)
Per comprendere lrsquoattivitagrave missionaria cristiana a Roma nel primo secolo osserva Edmundson egrave necessario un esame indipendente e personale della documentazione letteraria e archeologica senza accettare a priori i lsquorisultati della criticarsquo Se Luca ha scritto il libro degli Atti a Roma per i cristiani di Roma il suo silenzio sulla fondazione della chiesa di quella cit-tagrave puograve avere a giudizio di Edmundson un solo significato egli doveva avere in progetto un terzo libro dedicato a questo ar-gomento Ciograve spiega non solo il finale brusco di At ma anche lrsquouso della forma πρῶτον (= lsquoprimorsquo tra molti) invece di πρότερον (= lsquoprimorsquo tra due) in At 11 per fare riferimento al libro del vangelo
In At lrsquoautore descrive la prima comunitagrave dei seguaci di Gesugrave formatasi a Gerusalemme a somiglianza del sinedrio giu-daico e aperta alle sinagoghe dei Liberti (cioegrave dei giudei roma-ni) degli Alessandrini dei Cirenei dei Cilici e degli Asiatici Lrsquoopposizione da parte dei giudei gerosolimitani contro i primi cristiani non fu rivolta allrsquoinizio contro i Dodici ma contro Ste-fano e gli lsquoellenistirsquo dei quali fu provocata in tal modo la dia-spora La situazione mutograve dopo la morte di Caligola e la suc-cessione di Claudio (24 gennaio del 41) che determinarono il ritorno in Palestina di Erode Agrippa giagrave amico di Caligola al-la fine dellrsquoanno 41 Desideroso di ingraziarsi il nuovo governo Agrippa ordinograve lrsquoesecuzione di Giacomo figlio di Zebedeo e lrsquoarresto di Pietro (anno 42) I Dodici capeggiati da Giacomo fratello di Gesugrave essendo trascorsi dodici anni dalla crocifissio-
150 Ricognizioni scritturistiche
ne erano partiti per la loro missione Dopo la miracolosa libe-razione Pietro doveacute recarsi per la prima volta a Roma nel 42
Girolamo (Vir ill 1) parla delle missioni di Pietro in Asia Minore e del suo arrivo a Roma nel 42 specificando che il suo episcopato durograve 25 anni dunque fino al 67 Egli perograve non sog-giornograve sempre a Roma nella primavera del 46 si trovava a Ge-rusalemme per affrontare insieme a Giovanni Giacomo Paolo e Barnaba il problema dellrsquoosservanza delle norme giudaiche e dal 47 al 54 fece di Antiochia la sua base operativa Morto Claudio il 13 ottobre del 54 Pietro con Barnaba ripartigrave per Roma durante lrsquoautunno facendo tappa a Corinto per incon-trare Paolo (cf 1 Cor 112 322 95s)
Il viaggio a Roma di Paolo invece fu determinato da mo-tivi non religiosi ma giudiziari e il trattamento di riguardo che ebbe durante la prigionia in attesa del processo (custodia mili-taris anzicheacute custodia publica) dagrave il segno della levatura del per-sonaggio Inoltre lrsquoaccusa contro di lui era politica (crimen maiestatis) non religiosa
Lrsquoincendio neroniano dellrsquoanno 64 fu seguito nel 65 dalla nota persecuzione contro i cristiani Ma nessuno scrittore an-tico cristiano o pagano mette in relazione i due episodi a giudizio di Edmundson si trattograve di una posteriore forzatura di Tacito nei suoi annali Nellrsquoatmosfera prodotta dalla persecu-zione del 65 nacquero tre scritti neotestamentari la prima let-tera di Pietro la lettera agli Ebrei lrsquoApocalisse 1 Pt risulta no-ta a Eb (scritta nellrsquoanno 66) e alla prima epistola di Clemente e a sua volta conosce Gc e detti di Gesugrave non derivati dai nostri vangeli ha inoltre punti di contatto con Gv e pare scritta ma-terialmente da Silvano con un finale autografo dellrsquoapostolo Eb sembra scritta (probabilmente in Asia Minore da Barnaba nel 66) ai giudei romani della lsquosinagoga degli Ebreirsquo Ap sembra scritta allrsquoinizio del 70 a Roma da un testimone oculare della persecuzione neroniana 148 e 182 parlano dellrsquoanno tragico
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 151
della guerra civile dei tre imperatori e devono essere confron-tati con Tacito Hist 37283 41 Edmundson nota che Ap 111ss sembra implicare che il Tempio egrave ancora in piedi ma le truppe di Tito sono giagrave nel cortile esterno Ap 13 allude al lsquoci-clo neronianorsquo degli imperatori Claudio Nerone Galba Otto-ne Vitellio mentre il reggente in quel momento al potere egrave il giovane Domiziano (unico dei Flavi presente a Roma allrsquoinizio del 70) e quello di cui si attende la venuta egrave Vespasiano
Con ricchezza di documentazione e stringente ragiona-mento Edmundson dedica le ultime due conferenze alla data-zione della prima epistola di Clemente (scritta a suo giudizio non nel 96 circa come si crede comunemente ma al principio del 70 da un testimone oculare della persecuzione neroniana mentre il Tempio egrave ancora in piedi) e del Pastore di Erma (ascri-vibile allo stesso anno 70 per la formazione dei materiali piugrave antichi al 90 per gli strati piugrave recenti)
I dati cronologici sono riassunti da Edmundson nello schema che segue
crocifissione pasqua 29
martirio di Stefano 33
incoronazione di Claudio 24 gennaio 41
arresto di Pietro pasqua 42
prima visita di Pietro a Roma estate 42
morte di Erode Agrippa primavera 44
prima stesura del vangelo di Marco a Roma 4445
Pietro lascia Roma con Marco 45
Pietro a Gerusalemme primavera 46
Paolo porta le elemosine da Antiochia a Geru-
salemme (visita ricordata a Gal 21-10)
pentecoste 46
152 Ricognizioni scritturistiche
Paolo e Barnaba con Marco partono da Antio-
chia per Cipro
primavera 47
Pietro fa di Antiochia il centro del suo lavoro
missionario
47-54
Barnaba e Paolo ritornano dal loro viaggio
missionario
autunno 49
incontro di Pietro e Paolo ad Antiochia (Gal
211-14)
49
Concilio di Gerusalemme fine 49
dopo lrsquoespulsione dei Giudei da Roma Paolo
parte da Antiochia con Silas per il suo secondo
viaggio missionario
dopo la
pasqua 50
Barnaba e Marco si recano a Cipro dopo il 50
Paolo a Corinto estate 51-
primavera 53
il proconsole Gallione arriva in Acaia aprile o
maggio 52
Paolo a Gerusalemme pasqua 53
incoronazione di Nerone 13 ottobre 54
Pietro e Barnaba a Corinto fine 54
Pietro e Barnaba a Roma e in Italia inizio 55-56
Paolo a Efeso autunno 53-
primavera 55
prima epistola ai Corinzi da Efeso autunno 55
Paolo in Grecia inizio estate 56-
Pasqua 57
epistola ai Romani da Corinto inizio 57
Paolo a Gerusalemme pentecoste 57
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 153
prigionia di Paolo a Cesarea 57-59
vangelo di Luca 5859
arrivo di Paolo a Roma febbraio 60
prigionia di Paolo a Roma 60-62
Atti degli apostoli prima del 62
Pietro a Roma (terza visita) 63-65
incendio di Roma luglio 64
persecuzione neroniana dei cristiani primavera 65
prima epistola di Pietro giugno 65
martirio di Pietro estate 65
epistola agli Ebrei fine 66
martirio di Paolo 67
morte di Nerone 9 giugno 68
incendio del Campidoglio e devastazione di
Roma
19-21
dicembre 69
reggenza del giovane Domiziano a Roma gennaio-giugno
70
epistola di Clemente ai Corinzi febbraio 70
Giovanni egrave esiliato da Domiziano a Patmos do-
ve scrive lrsquoApocalisse
primavera 70
Tito distrugge il tempio di Gerusalemme 7 settembre 70
Giovanni puograve lasciare Patmos primavera 71
Anacleto succede a Lino come secondo vescovo
di Roma
80
Domiziano diventa imperatore 13 settembre 81
Il lsquoPastorersquo di Erma 90 circa
154 Ricognizioni scritturistiche
Clemente terzo vescovo di Roma 92-100
persecuzione domizianea 94-96
assassinio di Domiziano 18 settembre 96
Poicheacute i libri di Edmundson e Robinson sono stati sostan-zialmente ignorati dalla bibliografia successiva le loro rico-struzioni ndash discutibili in alcuni punti superate in altri ndash sono ancora in attesa di essere adeguatamente discusse E il loro e-sempio di dottrina e di padronanza delle fonti egrave ancora in atte-sa di essere eguagliato
3 Jean Carmignac
Alcuni anni dopo la pubblicazione del libro di Robinson di cui abbiamo parlato allrsquoinizio e con impostazione e finalitagrave completamente diverse apparve in Francia un opuscolo di cir-ca cento pagine dal titolo La naissance des eacutevangiles synopti-ques20 tempestivamente tradotto in italiano21 Lrsquoautore Jean Carmignac specialista di studi ebraici fondatore e direttore della Revue de Qumracircn dal 1958 alla morte (1986) esponeva ndash in forma sintetica e divulgativa ma promettendo una futura do-cumentazione scientifica ndash lrsquoipotesi che i vangeli fossero stati scritti originariamente non in greco bensigrave nella lingua ebraica che si trova usata nei libri veterotestamentari delle Cronache e nei manoscritti di Qumrān diversa sia dallrsquoantica lingua sacra delle Scritture sia dalla lingua dei testi rabbinici posteriori ma diversa anche dallrsquoaramaico la lingua comune del tempo
Carmignac era arrivato a formulare questa ipotesi dopo aver sperimentato una retroversione del testo greco dei sinot-tici nella lingua dei rotoli del Mar Morto e aver trovato in tal
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
20 Carmignac 1984 21 Carmignac 1985
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 155
modo attraverso una serie di calchi e di corrispondenze tra le due lingue lrsquoorigine di numerosi semitismi di composizione (giochi di parole basati su assonanze presenti nella lingua se-mitica) di trasmissione (interpretazioni errate nel testo greco dovute a scambi di lettere nella trascrizione o nella lettura di un originale semitico) di traduzione
Per dare corpo alla sua ipotesi Carmignac dedica una par-te notevole delle poche pagine del suo libro alla elencazione di tutti coloro che lo hanno preceduto nello studio del problema dellrsquoorigine semitica dei vangeli e altrettante pagine sono riempite da una minuziosa bibliografia relativa alle retrover-sioni dei vangeli in ebraico precedenti quella da lui elaborata Nonostante ciograve la parte del libro che ci riguarda da vicino pre-senta anche se in poco spazio una serie di spunti interessanti
Carmignac si dichiara concorde con quanti riconoscono in Mc il vangelo piugrave antico osservando che in questo si trovano particolari ignoti agli altri sinottici (227 3591721 ecc) e si incontrano semitismi di composizione di trasmissione e di traduzione lungo tutto lrsquoarco dellrsquoopera Egli considera quasi contemporanea a Mc la raccolta dei detti (Q) Mc e Q risultano utilizzati da Mt e da Lc ma probabilmente osserva Carmignac Mc aveva una forma diversa da quella che leggiamo noi il primo e il terzo evangelista infatti talvolta coincidono nel mo-dificare Mc pur dipendendo da questo per il contenuto Car-mignac definisce lsquoMarco completorsquo la forma di testo da lui ipo-tizzata Lc dispone di fonti proprie (15-252 951-1927 221-2453) anchrsquoesse composte originariamente in ebraico e poi tradotte pedissequamente in greco
Per stabilire lrsquoepoca di stesura dei vangeli Carmignac dagrave molta importanza alla testimonianza di Paolo in 2 Cor uno scritto databile a suo giudizio agli anni 5457
36 ldquoLa nostra capacitagrave viene da Dio che ci ha resi ministri ido-nei della nuova alleanzardquo
156 Ricognizioni scritturistiche
314 ldquoFino a oggi quel medesimo velo rimane quando si legge lrsquoantica alleanzardquo
818 ldquoAbbiamo mandato con lui il fratello [scil Luca] che ha lo-de in tutte le chiese a motivo del vangelordquo Nella lettura di Carmignac il primo passo allude al Nuovo
Testamento cosigrave come inteso in seguito cioegrave come un corpus riconosciuto di scritti aventi autoritagrave il secondo passo allude allrsquoAntico Testamento nella stessa prospettiva il terzo al van-gelo di Luca che noi conosciamo e che viene in questo modo collocato dallo studioso a unrsquoepoca antecedente a 2 Cor
Quanto al libro degli Atti Carmignac (che di proposito prescinde dal libro di Robinson pur conoscendolo) osserva che lrsquointerruzione brusca di At che contrasta con la dettagliata esposizione precedente e che riporta lrsquoindicazione della durata complessiva del soggiorno (2830s) dimostra che lrsquoopera fu ul-timata e divulgata quando Paolo attendeva ancora di compari-re davanti al giudice dunque allrsquoinizio del 63 A questo punto Carmignac richiama anchrsquoegli come gli studiosi che abbiamo ricordato la teoria di Harnack che colloca la stesura di At al tempo della prigionia di Paolo a Roma Accettando tale teoria e procedendo a ritroso la stesura di Lc si porragrave al tempo della prigionia di Paolo a Cesarea (5860) e quella di Mt allo stesso periodo (infatti una consistente distanza temporale rendereb-be inspiegabile la reciproca ignoranza riguardo ai vangeli dellrsquoinfanzia) la stesura del lsquoMarco completorsquo postulato da Carmignac allrsquoanno 55 al piugrave tardi e infine la nascita del primo nucleo di Mc e di Q allrsquoanno 50 circa al piugrave tardi
Tuttavia osserva Carmignac se si dagrave adeguato peso alla citata testimonianza di 2 Cor le date si anticipano ulterior-mente se nel 5457 Luca era giagrave noto nelle chiese per il suo vangelo che con le prime lettere di Paolo e probabilmente la lettera di Giacomo formava il primo nucleo del lsquoNuovo Testa-
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 157
mentorsquo Lc e Mt dovranno essere datati al 5053 il lsquoMarco completorsquo al 4550 e Mc e Q al 4245 Drsquoaltronde aggiunge Carmignac a proposito di queste ultime datazioni sarebbe in ogni caso difficile pensare che i testimoni palestinesi dei fatti e dei detti di Gesugrave abbiano lasciato passare un ventennio senza mettere per iscritto i memoriali della vita del maestro perciograve le date piugrave antiche appaiono senzrsquoaltro piugrave probabili Inoltre lrsquoesame di Mc rivela da 116 in poi le tracce lasciate da un nar-ratore che deve essere stato testimone oculare
Nellrsquoultimo paragrafo Carmignac mette in luce il rischio che si cela in tutte le discussioni che in ogni epoca sono nate intorno al problema della cronologia dei testi del Nuovo Te-stamento Tale rischio consiste nella circolaritagrave del procedi-mento che viene messo in moto quando si stabiliscono le date dei documenti in base allrsquoevoluzione del pensiero e poi si giu-stifica questa evoluzione con le date stabilite
Al termine delle sue considerazioni e sulla base della do-cumentazione fornita per campioni Carmignac formula le se-guenti conclusioni provvisorie
(1) egrave certo che Mc Mt e i documenti utilizzati in Lc sono stati redatti in una lingua semitica
(2) egrave probabile che questa lingua fosse lrsquoebraico e non lrsquoaramaico
(3) egrave molto probabile che Mc sia stato originariamente composto in lingua semitica da Pietro
(4) egrave possibile che lrsquoapostolo Matteo sia stato il redattore di Q
(5) anche senza tenere conto degli indizi in 2 Cor non egrave verosimile collocare il testo greco di Lc oltre il 5860 Mt molto piugrave tardi di Lc e Mc semitico molto oltre il 50
(6) tenendo conto di 2 Cor Lc e Mt si situano al 5053 e Mc semitico al 4245
(7) Mc greco fu pubblicato a Roma al piugrave tardi verso il 63 (8) egrave verosimile che Mt greco abbia usato Lc
158 Ricognizioni scritturistiche
Carmignac auspicava una svolta nella storia dellrsquoesegesi dei vangeli sinottici in conseguenza del nuovo approccio da lui proposto e nelle ultime righe del suo libro giungeva a prono-sticare la realizzazione di tale svolta intorno allrsquoanno 2000 Non fu cosigrave Il suo opuscolo fu oggetto nel 1986 di un violento e documentato attacco polemico da parte del confratello Pierre Grelot anchrsquoegli come Carmignac dellrsquoInstitut Catholique di Parigi Le obiezioni di Grelot anchrsquoesse tempestivamente tra-dotte in italiano22 esprimevano il punto di vista del magistero della Chiesa e coniugavano rigorosamente lrsquoesame dei testi col rispetto della tradizione ecclesiastica facendo scendere cosigrave una cortina di silenzio e di oblio sulle indagini avviate da Car-mignac Questi nel frattempo (1986) era morto senza poter portare a compimento le sue ricerche e senza poter piugrave ri-spondere alle critiche del confratello
Non tutto quello che egrave stato ipotizzato da Carmignac (cosigrave come non tutto quello che prima di lui hanno ipotizzato Ed-mundson e Robinson) si puograve sottoscrivere Ma il suo lavoro a-vrebbe meritato unrsquoattenzione almeno pari a quella da lui de-dicata a tutti i suoi predecessori
4 Alcune riflessioni
Mi sembrano necessarie a questo punto due considera-zioni di carattere generale
La prima riguarda il motivo del silenzio che da parte sia cattolica che protestante ha circondato le argomentazioni e-sposte dagli studiosi sopra ricordati e da alcuni altri i quali con contributi circoscritti hanno anchrsquoessi proposto datazioni
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
22 Grelot 1989 una traduzione infelice caratterizzata da solecismi impro-
prietagrave errori di stampa
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 159
piugrave alte di quelle comunemente accolte dalla critica23 Io credo che la tendenza a ignorare gli sforzi di quanti esplorano la pos-sibilitagrave di modificare il quadro comunemente accettato sia do-vuta alla volontagrave di lasciare immutati gli equilibri esistenti in seno alle chiese e nei rapporti tra queste e il mondo scientifi-co Tali equilibri in campo sia cattolico che protestante sono il risultato di processi lunghi che hanno risentito della evolu-zione delle rispettive chiese e anzi hanno contribuito essi stes-si al processo evolutivo anche se ovviamente con intenti di-versi Osserviamo perciograve che in campo protestante la resi-stenza a prendere in considerazione qualunque ipotesi di da-tazioni alte per i vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamen-to nasce dallrsquoesigenza di lasciare intatto il lasso di tempo con-siderato necessario dai teologi specialmente da Bultmann in poi per la formazione e la elaborazione della teologia della comunitagrave primitiva in particolare per lrsquoellenizzazione del giu-deo-cristianesimo originario e per svincolare Gesugrave di Nazaret dal suo ambito profetico giudaico e rivestirlo degli attributi di divinitagrave redentrice In campo cattolico la resistenza nasce in-vece da pregiudizi intorno ai metodi storico-critici indagini che non tengono conto del concetto di lsquotradizionersquo e che pro-cedono in modo indipendente dal magistero della Chiesa non possono trovare spazio
La seconda osservazione riguarda un fenomeno alquanto diffuso nella pratica della ricerca scientifica e cioegrave il condizio-namento che la diversa formazione degli studiosi esercita sullrsquoapproccio ai problemi Abbiamo visto che George Ed-mundson storico e matematico ricostruiva sequenze cronolo-giche anche complesse partendo dai dati noti e collocandole in ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
23 Anche se non mi egrave stato possibile soffermarmi sui loro scritti devo almeno
ricordare i nomi di George H Duggan Eta Linnemann Claude Tresmontant
John Wenham Guumlnther Zuntz ecc In lingua italiana va tuttora ricordata
lrsquoequilibrata rassegna di Paolo Sacchi (1986)
160 Ricognizioni scritturistiche
un quadro di riferimento costituito da documenti appartenenti a diverse tipologie JAT Robinson teologo liberale partiva dai risultati raggiunti dai predecessori per fermare lrsquoattenzione sia sulla temperie spirituale degli ambienti e dei momenti storici individuati sia sulle diverse mentalitagrave che in quei momenti si fronteggiavano Jean Carmignac ebraista ed esperto del giudai-smo del primo secolo seppe rilevare la matrice linguistica e-braica di buona parte del materiale utilizzato dagli evangelisti mentre il suo oppositore Pierre Grelot impostava le contro-argomentazioni sui principi propri di un neotestamentarista osservante dellrsquoortodossia cattolica quale egli era Altri studio-si che non abbiamo potuto passare in rassegna come avrem-mo dovuto e che pure sono giunti a risultati non diversi da quelli sopra ricordati hanno obbedito a loro volta a criteri an-cora diversi confessionali sociologici propagandistici e cosigrave via
Alla base di queste due osservazioni crsquoegrave una constatazio-ne che vale per gli studiosi di oggi come per i padri della Chie-sa antica e che puograve contribuire in parte a una spiegazione del fenomeno che abbiamo rilevato sono pochi i cristiani e i cri-stianisti che conoscono lrsquoebraico in un grado sufficiente per servirsene con autonomia di giudizio e a pieno titolo nei pro-pri studi e altrettanto pochi sono gli ebrei e gli ebraisti che hanno una effettiva e non condizionata padronanza della Fa-chprosa del greco ellenistico e imperiale
Anche le riflessioni mie che seguono dovranno essere inte-se tenendo conto di quanto ora detto Le mie esperienze for-mative vissute a Roma durante gli anni rsquo60 del secolo scorso negli ambienti della Chiesa riformata e segnate dagli studi classici che ho compiuto insieme al mio lavoro in campo filo-logico nel quarantennio successivo condizionano ndash e anche
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 161
limitano ndash in modo determinante il mio approccio al problema e la stessa mia visione di esso24
La questione della definizione cronologica dellrsquoepoca di composizione e di pubblicazione degli scritti del Nuovo Te-stamento a me sembra destinata a rimanere un problema a-perto Lrsquoimpossibilitagrave di risolverlo risiede nelle sue stesse pre-messe contenute nellrsquoenunciazione che abbiamo appena ri-portato fissare in qualche modo i concetti di lsquocomposizionersquo e di lsquopubblicazionersquo di un qualunque testo e specialmente di un testo antico o medioevale egrave notoriamente difficile ma nel ca-so dei testi neotestamentari egrave inattuabile se non altro per lrsquoimpossibilitagrave di coniugare un ipotetico momento di composi-zione con un altrettanto ipotetico momento di pubblicazione Le scoperte papiracee e le indagini sullrsquoelaborazione e la strut-tura del documento Q e delle altre fonti utilizzate dagli evan-gelisti hanno dimostrato che per quanto si tenti di risalire in-dietro nelle fasi compositive ricostruibili nessuno egrave arrivato a individuare un punto certo di lsquonascitarsquo di un testo al quale po-ter attribuire una data univoca Allo stesso modo lo studio si-stematico (tuttora in corso presso vari centri internazionali di ricerca)25 dei manoscritti e delle diverse forme di testo di cui questi sono portatori conferma che il concetto di pubblicazio-ne lsquodefinitivarsquo di ciascuno degli scritti del Nuovo Testamento o anche delle raccolte piugrave o meno ampie di essi non doveacute af-fermarsi se non in una fase molto avanzata della loro storia
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
24 Ho avuto occasione di avviare in altra sede (ved il contributo ndeg 4 della
presente silloge) il discorso di cui propongo qui la continuazione 25 Ricordo qui a titolo di esempio lrsquoInternational Greek New Testament Pro-
ject che opera in collaborazione con lrsquoInstitut fuumlr neutestamentliche Text-
forschung di Muumlnster e il Centre for the Editing of Texts in Religion costi-
tuito presso lrsquoUniversitagrave di Birmingham e successivamente trasformato
nellrsquoInstitute for Textual Scholarship and Electronic Editing
162 Ricognizioni scritturistiche
Perciograve ripetiamo il problema della cronologia dei testi del Nuovo Testamento inteso come problema impostato su basi esclusivamente scientifiche rimane aperto Il che egrave un fatto positivo se considerato come egrave uno stimolo e una sollecita-zione al progresso degli studi e allrsquoapprofondimento della ri-cerca
Come egrave stato notato da uno dei pochi studiosi italiani che accolsero con unrsquoattenzione serena e sgombra da pregiudizi i contributi stranieri sullrsquoargomento allrsquoepoca della loro pubbli-cazione26 gli studi di Robinson Tresmontant Wenham Car-mignac e altri meritano attenzione e rispetto ma in nessun ca-so possono essere considerati definitivi proprio a causa dei condizionamenti ai quali abbiamo accennato sopra e che nei diversi casi hanno influito su di loro in modo diverso Lrsquoindagine filologica sui manoscritti (papiracei e pergamena-cei antichi tardoantichi e medioevali) mostra che lrsquoelabora-zione dei testi del Nuovo Testamento per quanto iniziata assai presto (come rilevato dagli studiosi sopra ricordati) egrave durata a lungo certamente anche dopo il fatidico anno 70 Questo spie-ga il fenomeno della compresenza di indizi contraddittori nel corpo di uno stesso testo quale egrave pervenuto fino a noi
Osserviamo a tale proposito che nonostante la mancanza di riferimenti espliciti alla guerra giudaica allrsquoassedio di Geru-salemme e alla sua caduta egrave difficile (anche se non impossibi-le tenuto conto della tradizione letteraria del profetismo ve-terotestamentario) non riconoscerne gli echi in alcuni passi dei vangeli come Mt 227 2338 Lc 1943s 212024 ecc Io credo che in questi casi e in altri simili lrsquoipotesi piugrave economi-ca rimanga quella di una formazione arcaica delle tradizioni (sia orali che scritte) utilizzate dagli evangelisti ma con una
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
26 Sacchi 1986
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 163
rielaborazione e un arricchimento successivo alla luce dellrsquoevolversi degli eventi
Vorrei ora da unrsquoangolazione diversa rispetto a quella scelta da Robinson riportare lrsquoattenzione sul nucleo iniziale del discorso escatologico tenendo conto delle acquisizioni del-la critica27 Questo approccio potragrave fornire un esempio della stratificazione dei materiali utilizzati confermando sia lrsquoantichitagrave delle tradizioni a disposizione degli evangelisti sia la natura composita dei testi giunti fino a noi
La profezia sul Tempio contenuta in Mc 131s (ldquoNon re-steragrave qui [ὧδε] pietra su pietrardquo) sembra presupporre la di-struzione del Tempio percheacute reca traccia di un adattamento al fine di farla corrispondere a eventi giagrave accaduti ὧδε (lsquoquirsquo) sembra alludere precisamente alla parte edificata del Tempio e non alla sua spianata che in effetti nel 70 non fu distrutta Altre varianti della stessa profezia invece risultano composte di due parti che predicono la distruzione del Tempio e la sua ricostruzione ved Mc 1458 (ldquoLrsquoabbiamo sentito noi mentre diceva lsquoIo distruggerograve questo tempio fatto da mani drsquouomo e in tre giorni ne ricostruirograve un altro non fatto da mani drsquouomorsquordquo) Gv 219 (ldquoDistruggete questo santuario e in tre giorni lo farograve risorgererdquo)
La ripresa a Mc 1329 (ldquoquando vedrete accadere queste cose sappiate che egrave vicino alle porterdquo) di quanto detto utiliz-zando una fonte piugrave antica a 1314 (ldquoQuando vedrete lrsquoabominio della desolazione eccrdquo) indica che lrsquoevangelista a-spetta la fine del mondo entro lrsquoarco della sua vita mentre la distruzione del Tempio egrave giagrave avvenuta In Mc 13 dunque il re-dattore incorpora una tradizione anteriore di 30 anni ma non lrsquoavrebbe utilizzata se non fosse apparsa plausibile nelle circo-stanze che egli stava vivendo Egrave possibile che egli abbia fatto delle aggiunte qua e lagrave come a 139-13 (esperienze della sua ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
27 Theissen 1991 123ss
164 Ricognizioni scritturistiche
comunitagrave con lrsquoausilio di loghia tradizionali) e a 1321-24 (atte-se della comunitagrave per il futuro) Ciograve che era stato detto trentrsquoanni prima in occasione della crisi di Caligola sembrava realizzarsi con la distruzione romana del Tempio e lrsquoabolizione del culto Il riferimento a falsi messia e falsi profeti puograve anche riferirsi alla propaganda vespasianea basata su profezie e mi-racoli28
Unrsquoeco della distruzione di Gerusalemme si puograve ricono-scere anche in Mt 221-14 (ved il v 7) solo lrsquointerpretazione cristiana della distruzione di Gerusalemme come punizione per il rifiuto del messaggio di Gesugrave poteva rendere verosimile lrsquoimmagine usata nella parabola di una guerra usata come punizione alla mancata accettazione di un invito a pranzo Gli adattamenti di Matteo alla parabola si rilevano oltre che dalle tracce di distanza dalla guerra giudaica anche dagli interventi miranti a trasferire alla polemica su giudei e gentili o contro farisei e peccatori quello che doveva essere in origine un testo sul problema di poveri e ricchi29
Anche il trattamento dellrsquoapocalisse sinottica di Mc 13 da parte di Matteo rivela una maggiore distanza dagli eventi del 70 quello che piugrave rappresenta un pericolo per la comunitagrave egrave il collasso interno cioegrave lrsquoodio scambievole e il raffreddamento dellrsquoamore La fonte Q aspetta la venuta del Figlio dellrsquouomo in un mondo che egrave in pace Marco aspetta una parousigravea che salve-ragrave la comunitagrave da un mondo in guerra il vangelo di Matteo abbina queste due immagini del futuro aggiungendo i detti a-pocalittici di Q al discorso di Mc sul tempo della fine Luca ri-prende lrsquoapocalisse sinottica storicizzando lrsquointerpretazione della grande tribolazione a Lc 2120-24 e rompendo cosigrave la se-quenza temporale degli eventi Lrsquointroduzione (Lc 218-11) di-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
28 Ved Svetonio Vesp 72s 29 Ved anche la parabola dei vignaiuoli spec Mt 214143
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 165
venta un riferimento rivolto a un tempo futuro mentre le persecuzioni descritte a Lc 2112-19 avvenute prima della guerra giudaica nella prospettiva lucana appartengono al pas-sato Perciograve alla fine di questa sezione non troviamo la pro-messa che ldquocolui che resisteragrave fino alla fine saragrave salvatordquo (Mc 1313) poicheacute le persecuzioni sono state seguite non dalla lsquofi-nersquo ma dalla distruzione di Gerusalemme come evento storico Se questa interpretazione egrave giusta i mutamenti redazionali a Lc 218s10s e a Lc 2120-24 devono essere stati fatti alla luce della guerra giudaica
In Lc 219 si profetizzano non solo guerre ma anche ἀποκαταστασίαι che significa qualcosa come lsquoinsurrezionirsquo o lsquoanarchiarsquo sta parlando dunque di qualcosa che egrave vicino alla sua comunitagrave piugrave della guerra giudaica Si rilevano quindi in Marco e in Luca due diverse interpretazioni della guerra giu-daica
nellrsquointerpretazione di Marco
135-8 guerra giudaica come ldquoinizio delle doglierdquo 139-13 tempo di persecuzione durante e dopo la guerra giudaica come tempo presente 1314-23 dissacrazione del Tempio come temuto evento futuro 1324-27 parousigravea del Figlio dellrsquouomo nellrsquointerpretazione di Luca
218-9 messa in guardia contro unrsquointerpretazione escatologica delle guerre 2110-11 preannuncio della guerra giudaica 2112-19 tempo di persecuzione prima che la guerra giu-daica passi
166 Ricognizioni scritturistiche
2120-24 distruzione di Gerusalemme come fatto i ldquotempi dei paganirdquo come tempo presente 2125-28 parousigravea del Figlio dellrsquouomo Luca prima mette in guardia contro unrsquointerpretazione
escatologica delle guerre poi associa queste guerre a circo-stanze che invece sembrano invitare proprio a una interpreta-zione escatologica ma ldquola fine non verragrave subitordquo Quelle circo-stanze sembrano essere da lui collegate alla guerra giudaica A 2120-24 crsquoegrave una raffigurazione possibile dellrsquoassedio e della caduta di Gerusalemme (sia pure con espressioni veterotesta-mentarie) la maggior parte delle differenziazioni da Mc si spiegano come adattamenti a eventi reali Luca mostra di sa-pere che a suo tempo la guerra giudaica aveva suscitato atte-se escatologiche nelle comunitagrave protocristiane e mostra di vo-lerle respingere Anchrsquoegli aspetta la fine da un momento allrsquoaltro ma non piugrave alla fine della guerra la guerra egrave finita egrave arrivato il ldquotempo dei paganirdquo Tuttavia non egrave trascorso molto tempo Luca include se stesso nella terza generazione dopo Ge-sugrave (ved Lc 11-3) ma ha conosciuto la Gerusalemme preceden-te il 70 e ha incontrato alcuni testimoni oculari dei fatti da lui narrati
Riflessioni come quelle richiamate nelle pagine preceden-ti se messe a confronto con quanto egrave possibile sapere circa i meccanismi di trascrizione e trasmissione degli scritti neote-stamentari possono aiutarci a capire che anche nel caso della creazione e della redazione di tali testi egrave indispensabile tener conto della preponderante forza centripeta che ne ha gover-nato le prime fasi e non della piugrave tardiva forza centrifuga quella forza che gli studiosi piugrave fedeli alla tradizione e mag-giormente suggestionati da condizionamenti ideologici o con-fessionali tendono invece a considerare lrsquounica ad avere ope-rato fin dal principio affidandosi cosigrave a uno schema rassicu-
5 La datazione degli scritti del Nuovo Testamento 167
rante lachmanniano nellrsquoesercizio della critica testuale euse-biano nella ricostruzione delle origini della tradizione eccle-siastica Credo che si possa e si debba considerare invece ormai accertato che le tradizioni dei testi e in modo particolare quelle attinenti agli scritti del Nuovo Testamento prendono forma autonomamente in momenti e luoghi diversi e solo in una fase successiva ndash e in modo non sempre completo ndash si rap-prendono in nuclei definiti Allo stesso modo credo si debbano riconoscere le tracce di un processo simile nella formazione di tradizioni dottrinali inizialmente coesistenti e differenziate in seguito secondo destini ed esiti diversi30
Perciograve chi intende studiare la cronologia degli scritti neo-testamentari puograve proporre datazioni relative alle diverse tra-dizioni che hanno concorso alla compilazione dei testi quali noi li leggiamo ma non puograve avere la pretesa di affermare che questi stessi testi sono usciti cosigrave come noi li leggiamo in un anno e in un luogo precisi senza successivi aggiornamenti e modificazioni In altre parole sono richieste allo studioso di cronologia la stessa prudenza e flessibilitagrave che sono necessarie al critico del testo nella consapevolezza di avere bensigrave a di-sposizione molteplici indizi di varia natura ma di poter cono-scere attraverso questi indizi soltanto una minima parte del materiale prodotto dai cristiani della prima generazione Lrsquoelaborazione del messaggio e del ricordo del ministero ter-reno di Gesugrave come si comprende leggendo il libro degli Atti e le testimonianze contenute nelle lettere di Paolo doveacute avveni-re tra il 30 e il 35 cioegrave entro i primi cinque anni successivi alla crocifissione ma sicuramente nessun documento (letterario archeologico o altro) e nessuna ricostruzione scientifica po-tranno mai permetterci di risalire cosigrave indietro e accedere al nucleo iniziale ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
30 Lrsquointerazione tra i due processi (testuale e dottrinale) egrave illustrata in Ehr-
man 1993
168 Ricognizioni scritturistiche
Queste note hanno tratto molteplici spunti da libri che come abbiamo visto per vari motivi non hanno avuto una vera e propria circolazione e un pubblico cospicuo Credo perciograve che il modo piugrave appropriato per concludere la mia esposizione e sintetizzare quello che egrave anche il mio punto di vista sia di ri-portare le parole finali del libro di George Edmundson31
Per una retta comprensione dello sviluppo del cristianesimo nel centro dellrsquoimpero egrave di vitale importanza che i documenti con-temporanei in grado di gettare luce su di esso siano datati cor-rettamente A questo problema delle date egrave stata da me dedica-ta molta attenzione forse unrsquoattenzione perfino eccessiva a giudizio di qualcuno Ma questo egrave dovuto al fatto che i risultati sono stati ottenuti soltanto con argomenti la cui forza e validitagrave derivano dal paziente lavoro impiegato nel districare e sbro-gliare un gran numero di testimonianze complicate oscure e talvolta apparentemente contraddittorie Mi permetto di dire che essendo consapevole dei limiti delle mie conoscenze in queste conferenze il mio impegno egrave stato quello di riportare in modo libero da pregiudizi le conclusioni alle quali mi ha con-dotto lo studio diretto e personale delle testimonianze docu-mentarie ed epigrafiche Sono stato animato dalla speranza se non di convincere quanti hanno scelto punti di vista diversi almeno di stimolare la ricerca e suscitare un rinnovato interes-se intorno a problemi che sono stati considerati questioni risol-te cosigrave da ricordare a quanti mi faranno lrsquoonore di leggere que-ste pagine ciograve che insegna lrsquoesperienza non sono molti i lsquorisul-tati acquisiti dalla criticarsquo che possono essere accettati senza la riserva mentale di un punto interrogativo
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
31 Edmundson 1913 237
6 IL TEMA DEL RAPPORTO COL POTERE POLITICO NELLE PRIME FASI
REDAZIONALI DEL NUOVO TESTAMENTO Non egrave possibile affrontare nello spazio di un contributo
monografico il tema del rapporto tra la comunitagrave cristiana del-le origini e il potere politico del tempo neacute drsquoaltra parte egrave que-sta la mia ambizione Il mio proposito egrave quello di verificare se tale problema ha lasciato tracce nelle piugrave antiche fasi redazio-nali del Nuovo Testamento e se ne ha determinato in qualche modo la fisionomia In altre parole quello che propongo egrave un approccio filologico ad alcuni segmenti significativi del testo alla ricerca dei meccanismi tuttora riconoscibili che hanno influito sulla sua redazione
Riassumiamo innanzi tutto a grandi linee quegli aspetti della situazione politica nella Palestina della prima metagrave del primo secolo che piugrave da vicino riguardano la formazione dei testi del Nuovo Testamento Alla morte di Erode I (4 a C) il suo regno in modo conforme al metodo romano del divide et impera fu spartito fra i tre figli Archelao governograve per un breve periodo (4 aC - 6 dC) la Giudea e la Samaria non seppe fron-teggiare le tensioni interne e fu deposto in seguito alle lamen-tele dei sudditi Filippo governograve per trentotto anni (4 aC - 34 dC) i territori a maggioranza pagana della Palestina nord-orientale Erode Antipa governograve per oltre un quarantennio (4 aC - 39 dC) la Galilea e la Perea Nonostante la fedeltagrave di questrsquoultimo al potere romano una fedeltagrave che avrebbe dovu-to attutire gli effetti dellrsquooppressione straniera sulla popola-zione troviamo in Strabone (16246) e in Giuseppe Flavio (Ant 17271s289 184-1023 20102 Bell 25668118) notizie di ten-sioni e sommosse di vario tipo verificatesi sotto il suo regno
Unrsquoeco dellrsquoinstabilitagrave politica nei territori retti da Erode Antipa si trova anche in Ass Moys 67 dove egrave profetizzata lrsquoimminente scomparsa del tetrarca A questo quadro di preca-rietagrave si ricollegano lrsquoepisodio del contrasto tra Erode e Giovan-ni Battista concluso con la soppressione di questrsquoultimo (Mc
170 Ricognizioni scritturistiche
617-29 Giuseppe Flavio Ant 18118) e la strage di pellegrini provenienti dalla Galilea ordinata da Pilato (Lc 131ss) il quale evidentemente era preoccupato per la funzione destabilizza-trice che essi avrebbero potuto avere a Gerusalemme Anche la finale deposizione di Erode Antipa denunciato ai Romani per essere stato scoperto in possesso di armi (Ant 18240-256) ap-pare come un effetto dello stato di incertezza che caratterizza-va il territorio da lui governato1
Sono un riflesso di tale quadro due passi neotestamentari che appartengono alle piugrave antiche fasi redazionali dei vangeli e perciograve si propongono come esempi significativi dellrsquoinfluenza esercitata dalle vicende politiche anche sulla materiale stesura dei testi giunti fino a noi Mi riferisco al giudizio di Gesugrave sul Battista (Mt 117-10 Lc 724-28) e allrsquoepisodio delle tentazio-ni di Gesugrave nel deserto (Mt 41-11 Lc 41-13) entrambi risa-lenti alla fonte dei detti (ldquodocumento Qrdquo) e perciograve espressione della piugrave antica comunitagrave palestinese databile a unrsquoepoca an-teriore allo scoppio della guerra giudaica ciograve si deduce dal fat-to che il redattore del documento Q a differenza di Marco e degli altri evangelisti non collegava la parousigravea ad avvenimen-ti bellici (Mt 2427 Lc 1724 et al) inoltre la stessa pericope delle tentazioni presuppone la sussistenza del tempio di Geru-salemme senza bisogno di precisazioni2
Riportiamo qui di seguito il testo di Lc 724-28 relativo al giudizio di Gesugrave su Giovanni Battista (il luogo parallelo di Mt non presenta differenze formali significative per il nostro as-sunto)
24 Τί ἐξήλθατε εἰς τὴν ἔρημον θεάσασθαι κάλαμον ὑπὸ ἀνέμου σαλευόμενον 25 ἀλλὰ τί ἐξήλθατε ἰδεῖν ἄνθρωπον ἐν μαλακοῖς
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Theissen - Merz 1999 218-221 2 Arnal 2001 165
6 Il tema del rapporto col potere politico 171
ἱματίοις ἠμφιεσμένον ἰδοὺ οἱ ἐν ἱματισμῷ ἐνδόξῳ καὶ τρυφῇ ὑπάρχοντες ἐν τοῖς βασιλείοις εἰσίν 26 ἀλλὰ τί ἐξήλθατε ἰδεῖν προφήτην ναί λέγω ὑμῖν καὶ περισσότερον προφήτου 27 οὗτός ἐστιν περὶ οὗ γέγραπταιmiddot ᾽Ιδοὺ ἀποστέλλω τὸν ἄγγελόν μου πρὸ προσώπου σου ὃς κατασκευάσει τὴν ὁδόν σου ἔμπροσθέν σου 24 Che usciste voi a contemplare nella solitudine Una canna scossa dal vento 25 Ma che usciste a vedere Un uomo avvolto in morbide vesti Ecco quelli che stanno in vestimento onore-vole e in agio sono nelle regge 26 Ma che usciste a vedere Un profeta Sigrave vi dico e anche piugrave che profeta 27 Questi egrave colui di cui egrave scritto ldquoEcco io mando lrsquoangelo mio innanzi al tuo cospet-to che prepareragrave la tua via dinanzi a terdquo Il richiamo alla canna scossa dal vento a seguito del rin-
venimento di una moneta coniata da Erode Antipa nel 19 dC in occasione della fondazione di Tiberiade e recante sul verso il simbolo di una canna lacustre egrave stato interpretato come una coperta allusione al tetrarca avversario del Battista3 Tale in-terpretazione trova conforto nel successivo richiamo a un uo-mo avvolto in morbide vesti e dimorante in abitazioni regali Ricordiamo qui di passaggio che lrsquoespressione usata nel do-cumento Q per il richiamo allrsquouomo (al singolare) avvolto in morbide vesti egrave formulato in maniera tale da far escludere che sia il risultato di una traduzione infatti il greco della frase (οἱ ἐν ἱματισμῷ ἐνδόξῳ καὶ τρυφῇ ὑπάρχοντες) appare immune da influssi semitici
Lrsquoanalisi del testo chiarisce ulteriormente il rapporto che lega questrsquoultimo al contesto politico nel quale il detto egrave nato
Per individuare la struttura del passo egrave necessario rileva-re in primo luogo la natura secondaria della citazione vetero-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Theissen 1991 26-39
172 Ricognizioni scritturistiche
testamentaria in Mt 1110 Lc 7274 Questa infatti si ritrova anche nella stessa forma rielaborata in Mc 12 (dove egrave bensigrave riferita al Battista ma in altro contesto) mentre egrave assente in Ev Thom 78 un passo parallelo in tutto il resto ai nostri sinot-tici Si tratta dunque di un intervento redazionale protocri-stiano sul detto originario in linea con gli altri luoghi concepi-ti in funzione della raffigurazione di Giovanni quale precurso-re del Cristo Invece il detto originario (724-26) ha lo scopo di presentare Giovanni come antitipo di Erode
Se ora rileggiamo la pericope facendo attenzione alla sua struttura notiamo che si presenta come una sequenza di tre domande retoriche Le prime due domande aspettano una ri-sposta negativa la terza aspetta una risposta positiva tutte e tre presuppongono unrsquoarticolazione in due elementi per ogni membro ma si rileva a tale proposito unrsquoirregolaritagrave
1) Che usciste voi a contemplare nella solitudine Una canna scossa dal vento ndash [hellip]
2) Ma che usciste a vedere Un uomo avvolto in morbide vesti ndash Ecco quelli che stanno in vestimento onorevole e in agio so-no nelle regge
3) Ma che usciste a vedere Un profeta ndash Sigrave vi dico e anche piugrave che profeta Nella simmetria complessiva come si vede manca il se-
condo elemento del primo membro Tenuto conto della cura per i parallelismi e per gli altri artifici mnemonici con cui sono tramandati i detti di Gesugrave tale omissione non puograve essere con-siderata casuale neacute tanto meno puograve essere dovuta a un acci-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
4 Kloppenborg 1999 108
6 Il tema del rapporto col potere politico 173
dente intervenuto nelle primissime fasi della tradizione5 in-fatti la struttura dei detti egrave funzionale precisamente al soccor-so mnemonico e non viceversa Ci troviamo quindi di fronte allrsquoindizio di una lsquoautocensurarsquo preventiva dovuta a motivi di prudenza e di opportunitagrave politica Tenuto conto inoltre della circospezione che caratterizza lrsquointera pericope e della fisio-nomia criptica dellrsquoallusione a Erode Antipa (comprensibile so-lo a un uditorio della zona di Tiberiade) attraverso il simbolo della canna possiamo anche dire di trovarci di fronte a una conferma dellrsquoipotesi di unrsquoorigine galilaica almeno del primo nucleo del documento Q In questa ottica mi sembra significa-tivo lrsquouso del verbo ἐξήλθατε (ldquoandaste fuorirdquo) per esprimere il viaggio compiuto da coloro che si sono recati dal Battista egrave un riferimento non solo allo spostamento topografico (dalla cittagrave al deserto) ma anche mentale (dalla vita cittadina alla solitu-dine) sociale (dai circoli di corte allrsquoascesi) e politico (dalla monarchia sotto tutela romana di Erode Antipa allrsquoeroica te-stimonianza di un profeta ldquoanche piugrave che profetardquo)
Va inoltre osservato che al di fuori del contesto stretta-mente legato alla fiera contrapposizione politica ed etica tra Erode Antipa e il Battista (a noi nota come abbiamo giagrave accen-nato anche attraverso lrsquoattestazione indipendente di Giuseppe Flavio [Ant 18118]) le testimonianze neotestamentarie con-cernenti i rapporti intercorsi tra il seguito di Gesugrave e la corte di Erode lasciano trasparire una realtagrave piugrave sfumata e complessa rispetto alla tradizionale rappresentazione di un netto contra-sto Infatti accanto al duro confronto con il partito degli lsquoero-dianirsquo descritto in occasione di dibattiti relativi allrsquoesercizio politico del potere (Mc 31-6 sullrsquoosservanza del sabato Mc 1213-17 sul pagamento dei tributi) nel Nuovo Testamento si accenna anche alla presenza della moglie di uno tra i piugrave alti funzionari di Erode nella cerchia delle piugrave strette seguaci di ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
5 Gaechter 1963 363
174 Ricognizioni scritturistiche
Gesugrave (Lc 83 2410) e un fiduciario di Erode egrave membro della prima comunitagrave cristiana di Antiochia (At 131)
Il secondo luogo sul quale mi propongo di richiamare lrsquoattenzione egrave dedicato allrsquoepisodio delle tentazioni di Gesugrave nel deserto Poicheacute questo episodio egrave presentato in forma assai di-versa in Mc e in Q e poicheacute Mt e Lc a loro volta divergono tra loro nellrsquoutilizzo di Q egrave necessario riportare qui di seguito tut-te e tre le testimonianze
Mc 112s 12 Καὶ εὐθὺς τὸ πνεῦμα αὐτὸν ἐκβάλλει εἰς τὴν ἔρημον 13 καὶ ἦν ἐν τῇ ἐρήμῳ τεσσεράκοντα ἡμέρας πειραζόμενος ὑπὸ τοῦ σατανᾶ καὶ ἦν μετὰ τῶν θηρίων καὶ οἱ ἄγγελοι διηκόνουν αὐτῷ
12 E tosto lo spirito lo mena nella solitudine 13 Ed era nella solitudine quaranta giorni tentato da Satana ed era con le fiere e gli angeli lo assistevano Mt 41-11 1 Τότε ὁ Ἰησοῦς ἀνήχθη εἰς τὴν ἔρημον ὑπὸ τοῦ πνεύματος πειρασθῆναι ὑπὸ τοῦ διαβόλου 2 καὶ νηστεύσας ἡμέρας τεσσεράκοντα καὶ νύκτας τεσσεράκοντα ὕστερον ἐπείνασεν 3 καὶ προσελθὼν ὁ πειράζων εἶπεν αὐτῷmiddot Εἰ υἱὸς εἶ τοῦ θεοῦ εἰπὲ ἵνα οἱ λίθοι οὗτοι ἄρτοι γένωνται 4 ὁ δὲ ἀποκριθεὶς εἶπενmiddot Γέγραπταιmiddot Οὐκ ἐπrsquo ἄρτῳ μόνῳ ζήσεται ὁ ἄνθρωπος ἀλλrsquo ἐπὶ παντὶ ῥήματι ἐκπορευομένῳ διὰ στόματος θεοῦ 5 τότε παραλαμβάνει αὐτὸν ὁ διάβολος εἰς τὴν ἁγίαν πόλιν καὶ ἔστησεν αὐτὸν ἐπὶ τὸ πτερύγιον τοῦ ἱεροῦ 6 καὶ λέγει αὐτῷmiddot Εἰ υἱὸς εἶ τοῦ θεοῦ βάλε σεαυτὸν κάτωmiddot γέγραπται γὰρ ὅτιmiddot Τοῖς ἀγγέλοις αὐτοῦ ἐντελεῖται περὶ σοῦ καὶ ἐπὶ χειρῶν ἀροῦσίν σε μήποτε προσκόψῃς πρὸς λίθον τὸν πόδα σου 7 ἔφη αὐτῷ ὁ Ἰησοῦςmiddot Πάλιν γέγραπταιmiddot Οὐκ ἐκπειράσεις κύριον τὸν θεόν σου 8 πάλιν παραλαμβάνει αὐτὸν ὁ διάβολος εἰς ὄρος ὑψηλὸν λίαν καὶ δείκνυσιν αὐτῷ πάσας τὰς βασιλείας τοῦ κόσμου καὶ τὴν
6 Il tema del rapporto col potere politico 175
δόξαν αὐτῶν 9 καὶ εἶπεν αὐτῷmiddot Ταῦτά σοι πάντα δώσω ἐὰν πεσὼν προσκυνήσῃς μοι 10 τότε λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦςmiddot Ὕπαγε σατανᾶmiddot γέγραπται γάρmiddot Κύριον τὸν θεόν σου προσκυνήσεις καὶ αὐτῷ μόνῳ λατρεύσεις 11 τότε ἀφίησιν αὐτὸν ὁ διάβολος καὶ ἰδοὺ ἄγγελοι προσῆλθον καὶ διηκόνουν αὐτῷ 1 Allora Gesugrave fu condotto dallo spirito nella solitudine ad essere tentato dal diavolo 2 E digiunato giorni quaranta e notti quaranta da ultimo sentigrave fame 3 E venuto il tentatore gli disse ldquoSe sei figlio di Dio dirsquo che queste pietre diventino panirdquo 4 Ed egli rispondendo disse ldquoEgrave scritto lsquoNon di pane solo vivragrave lrsquouomo ma di ogni parola che procede dalla bocca di Diorsquordquo 5 Allora lo trasporta il diavolo nella Cittagrave santa e lo pone sul pinnacolo del tempio 6 e gli dice ldquoSe sei figlio di Dio buttati giugrave Percheacute egrave scritto lsquoAgli angeli suoi egrave data cura di te e sulle braccia ti reggeranno che non urti mai su una pietra il tuo piedersquordquo 7 Disse a lui Gesugrave ldquoEgrave anche scritto lsquoNon tenterai il Signore Iddio tuorsquordquo 8 Ancora lo trasporta il diavolo su un monte alto assai e gli mostra tutti i regni del mondo e lrsquoappariscenza loro 9 E gli dis-se ldquoQueste cose tutte ti darograve se prostratoti ti inchinerai a merdquo 10 Allora dice a lui Gesugrave ldquoVattene Satana percheacute egrave scritto lsquoAl Signore tuo Dio ti inchinerai e a lui solo darai cultorsquordquo 11 Allora lo lascia il diavolo Ed ecco angeli vennero e lo assistevano Lc 41-13 1 Ἰησοῦς δὲ πλήρης πνεύματος ἁγίου ὑπέστρεψεν ἀπὸ τοῦ Ἰορδάνου καὶ ἤγετο ἐν τῷ πνεύματι ἐν τῇ ἐρήμῳ 2 ἡμέρας τεσσεράκοντα πειραζόμενος ὑπὸ τοῦ διαβόλου καὶ οὐκ ἔφαγεν οὐδὲν ἐν ταῖς ἡμέραις ἐκείναις καὶ συντελεσθεισῶν αὐτῶν ἐπείνασεν 3 εἶπεν δὲ αὐτῷ ὁ διάβολοςmiddot Εἰ υἱὸς εἶ τοῦ θεοῦ εἰπὲ τῷ λίθῳ τούτῳ ἵνα γένηται ἄρτος 4 καὶ ἀπεκρίθη πρὸς αὐτὸν ὁ Ἰησοῦςmiddot Γέγραπται ὅτιmiddot Οὐκ ἐπrsquo ἄρτῳ μόνῳ ζήσεται ὁ ἄνθρωπος 5 καὶ ἀναγαγὼν αὐτὸν ἔδειξεν αὐτῷ πάσας τὰς βασιλείας τῆς οἰκουμένης ἐν στιγμῇ χρόνου 6 καὶ εἶπεν αὐτῷ ὁ διάβολοςmiddot Σοὶ δώσω τὴν ἐξουσίαν ταύτην ἅπασαν καὶ τὴν δόξαν αὐτῶν ὅτι
176 Ricognizioni scritturistiche
ἐμοὶ παραδέδοται καὶ ᾧ ἐὰν θέλω δίδωμι αὐτήνmiddot 7 σὺ οὖν ἐὰν προσκυνήσῃς ἐνώπιον ἐμοῦ ἔσται σοῦ πᾶσα 8 καὶ ἀποκριθεὶς ὁ Ἰησοῦς εἶπεν αὐτῷmiddot Γέγραπταιmiddot Κύριον τὸν θεόν σου προσκυνήσεις καὶ αὐτῷ μόνῳ λατρεύσεις 9 ἤγαγεν δὲ αὐτὸν εἰς Ἰερουσαλὴμ καὶ ἔστησεν ἐπὶ τὸ πτερύγιον τοῦ ἱεροῦ καὶ εἶπεν αὐτῷmiddot Εἰ υἱὸς εἶ τοῦ θεοῦ βάλε σεαυτὸν ἐντεῦθεν κάτωmiddot 10 γέγραπται γὰρ ὅτιmiddot Τοῖς ἀγγέλοις αὐτοῦ ἐντελεῖται περὶ σοῦ τοῦ διαφυλάξαι σε 11 καὶ ὅτιmiddot Ἐπὶ σειρῶν ἀροῦσίν σε μήποτε προσκόψῃς πρὸς λίθον τὸν πόδα σου 12 καὶ ἀποκριθεὶς εἶπεν αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς ὅτιmiddot Εἴρηταιmiddot Οὐκ ἐκπειράσεις κύριον τὸν θεόν σου 13 καὶ συντελέσας πάντα πειρασμὸν ὁ διάβολος ἀπέστη ἀπ᾽ αὐτοῦ ἄχρι καιροῦ 1 E Gesugrave pieno di Spirito santo ritornograve dal Giordano e fu condot-to in spirito nella solitudine 2 per giorni quaranta tentato dal diavolo E non mangiograve nulla in quei giorni e compiuti quelli ebbe fame 3 E disse a lui il diavolo ldquoSe sei figlio di Dio dirsquo a questa pietra che diventi panerdquo 4 E rispose a lui Gesugrave ldquoSta scrit-to lsquoNon di pane solo vivragrave lrsquouomorsquordquo 5 E condottolo in alto gli mostrograve tutti i regni della terra in un momento 6 E gli disse il diavolo ldquoA te darograve questa autoritagrave tutta quanta e la gloria di quelli cheacute a me egrave stata consegnata e a chi voglio la do 7 se tu dunque ora ti inchini dinanzi a me saragrave tutta tuardquo 8 E rispon-dendo Gesugrave gli disse ldquoEgrave scritto lsquoAl Signore Iddio tuo trsquoinchinerai e a lui solo darai cultordquo 9 E lo condusse a Gerusa-lemme e lo pose sul pinnacolo del tempio E gli disse ldquoSe sei fi-glio di Dio buttati giugrave da qui 10 poicheacute egrave scritto lsquoAgli angeli suoi dagrave un ordine per te che ti custodiscanorsquo 11 e lsquoSulle mani ti reg-geranno che su una pietra non urti mai il tuo piedersquordquo 12 E ri-spondendo disse a lui Gesugrave ldquoEgrave stato detto lsquoNon tenterai il Si-gnore Iddio tuorsquordquo 13 E finita ogni tentazione il diavolo si partigrave da lui fino al momento opportuno
6 Il tema del rapporto col potere politico 177
Dal confronto sinottico fra i testi si comprende che lrsquoepisodio della tentazione noto a entrambe le fonti (Q e Mc) nel solo documento Q si presentava nella forma della triplice articolazione La presenza di questo lsquoraccontorsquo allrsquoinizio di una raccolta avente per il resto fisionomia strettamente apofteg-matica non meraviglia se si tiene conto della natura essa stes-sa apoftegmatica del dibattito tra Gesugrave e il diavolo e delle mol-teplici connessioni riscontrabili tra lrsquoepisodio in questione e il resto del documento Q6 E va osservato ancora una volta di passaggio che anche questo secondo testo che prendiamo in esame contiene almeno una frase (εἰ υἱὸς εἶ τοῦ θεοῦ) che e-sclude influssi semitici e ipotesi di traduzione da altra lingua Inoltre i due testi che stiamo esaminando sono accomunati anche da una seconda caratteristica esclusiva sono le uniche due pericopi risalenti al documento Q a presentare citazioni veterotestamentarie introdotte dalla formula γέγραπται Tutta-via ciograve che a noi interessa notare qui egrave piuttosto lrsquoispirazione politica che ha determinato il rivestimento letterario dellrsquoepisodio il quale appartiene al nucleo iniziale della tradi-zione su Gesugrave come egrave dimostrato dallrsquoaccenno in Mc ma risul-ta arricchito di valenze nuove per rispondere a istanze in parte diverse
Le scene che si svolgono nel deserto e nel Tempio posso-no senza difficoltagrave essere considerate sviluppi di motivi pre-senti in Mc (il deserto come luogo di digiuno e lrsquoassistenza de-gli angeli) Egrave invece originale di Q la tentazione della monta-gna che non a caso in Q doveva costituire la conclusione del-la sequenza cosigrave come la troviamo in Matteo Infatti la se-quenza di Mt (deserto ndash Gerusalemme ndash mondo intero) rappre-senta un logico progressivo allargamento dellrsquoorizzonte men-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
6 Cosigrave Tuckett (1992 479-507) che critica lrsquoipotesi di quanti individuano
nellrsquoinserimento in Q del racconto della tentazione una tardiva aggiunta da
parte di un presunto redattore finale
178 Ricognizioni scritturistiche
tre la sequenza di Lc (deserto ndash montagna ndash Gerusalemme) sembra voler rispondere al proposito dellrsquoevangelista di prefi-gurare lrsquoitinerario che Gesugrave percorreragrave nel seguito dellrsquoopera7 Questa tentazione risponde precisamente allrsquoistanza politica che abbiamo appena ricordato percheacute richiama il problema del confronto tra il cristianesimo e lrsquoassolutismo romano Il ri-chiamo egrave affidato allrsquoutilizzazione da parte del redattore di tre motivi facilmente individuabili il motivo della prosterna-zione (προσκύνησις) quello del conferimento di un potere pieno (ἐξουσία) quello della negazione del monoteismo
Il primo motivo contribuisce a collegare la rievocazione della sfida tra il Cristo e Satana alla temperie politica dellrsquoepoca di Caligola A differenza dei suoi predecessori Caligola vedeva di buon occhio nel cerimoniale il rito della prosternazione (cf Svetonio Vitell 2 Filone Leg Gai 116s ecc) proponendosi come il primo esempio di quella lunga serie di imperatori ro-mani seguaci dei canoni propri delle monarchie orientali Lrsquoimportanza attribuita dal redattore a questo elemento egrave rive-lata dalla modificazione intervenuta nella citazione di Dt 613 in Q (Mt 410 Lc 48) dove in luogo di ldquoIl Signore Iddio tuo temerai (φοβηθήσῃ)rdquo dei Settanta leggiamo ldquoAl Signore Iddio tuo trsquoinchinerai (προσκυνήσεις)rdquo essendo importante per il re-dattore e per il suo pubblico una rievocazione immediata dellrsquoatto di prosternarsi dinanzi al lsquoprincipe di questo mondorsquo colui che ha in suo potere lrsquooikoumene (Lc 45) cioegrave lrsquoimpero di Roma
Allo stesso Caligola si attaglia anche il secondo motivo quello della facoltagrave manifestata dal diavolo nel racconto di conferire autoritagrave e di disporre di tutti i regni della terra Sap-piamo da Cassio Dione e da altre fonti che nel corso del suo breve regno Caligola ebbe modo di insediare sui rispettivi
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
7 Koester 1990 344s
6 Il tema del rapporto col potere politico 179
troni non meno di sei monarchi orientali tra i quali Agrippa I beneficato proprio da Caligola ed erede per un certo tempo del potere che era stato della dinastia di Erode
Significativo per la collocazione storica del dibattito egrave an-che il terzo motivo quello della negazione del monoteismo che contribuisce piugrave degli altri a situare la redazione del rac-conto nella Palestina dellrsquoanno 40 della nostra era Fu in quellrsquoanno infatti che Caligola tentograve attraverso il suo legato Petronio di far collocare una sua statua nel tempio di Gerusa-lemme (cf Giuseppe Flavio Ant 18261 Bell 2185ss Filone Leg Gai 198ss)8 Su questo sfondo il documento Q mette in scena lrsquoepisodio esemplare della tentazione di Gesugrave al quale i suoi seguaci sono chiamati a uniformarsi Gesugrave tentato da Sa-tana egrave presentato come exemplum non soltanto di fede e di im-pegno etico personale ma anche del rifiuto a differenza di A-grippa I della tentazione del compromesso politico col potere di Roma
Egrave dunque possibile osservare fino a che punto lrsquoistanza politica che sta allrsquoorigine della redazione del racconto della tentazione in Q si riallaccia alle istanze etiche e sapienziali che costituiscono il nucleo essenziale del documento Il rac-conto della tentazione confrontato con gli altri luoghi di cui egrave accertata lrsquoappartenenza a Q tradisce bensigrave la sua natura cro-nologicamente secondaria (mi riferisco allrsquouso dei Settanta nelle citazioni veterotestamentarie alla formula ldquoegrave scrittordquo [γέγραπται] allrsquouso della parola διάβολος per Satana alla con-siderazione riservata ai miracoli) ma rivela anche una serie di collegamenti concettuali con il corpo del documento i quali dimostrano che ruolo fecondo abbia svolto il tema del con-fronto col potere nellrsquointervento del redattore Sulla scia della risposta alla sfida politica risultano inseriti richiami al tema ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
8 Tale collocazione sostenuta con buoni argomenti da Theissen 1991 egrave dis-
cussa da Kloppenborg (2000 83)
180 Ricognizioni scritturistiche
dellrsquoalternativa panepietre (come in Q 1111) al rifiuto di considerare il cibo materiale quale nutrimento prioritario (come in Q 1229-31) al timore di Dio (come in Q 124) E si tra-sforma in spunto etico anche lo spunto politico che abbiamo rilevato riallacciandosi a Q 1613 (ldquoNessun servo puograve servire a due padroni o odieragrave lrsquouno e ameragrave lrsquoaltro oppure si affezione-ragrave allrsquouno e disprezzeragrave lrsquoaltro Non potete servire a Dio e a mammonardquo) Da tutto questo come da altri indizi che in que-sta sede non ci riguardano direttamente si comprende che lrsquoinserimento del richiamo politico devrsquoessere sigrave con molta probabilitagrave datato a una fase relativamente tardiva della for-mazione di Q ma egrave in ogni caso da collocare come le fasi pre-cedenti tuttora ricostruibili nellrsquoambiente degli scribi dei vil-laggi palestinesi responsabili della formazione e della prima diffusione del documento9
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
9 Kloppenborg 2000 212s Arnal 2001 168s
7 ESORCISMI E MAGIA NEL NUOVO TESTAMENTO
Una indagine sulla presenza dellrsquoelemento magico negli
antichi testi cristiani entrati a far parte del canone neotesta-mentario deve prendere le mosse da tre passi ben noti degli Atti degli apostoli
Il primo (At 85-25) narrando la diffusione dellrsquoopera e-vangelizzatrice di Filippo in Samaria descrive lrsquoincontro dellrsquoapostolo con un mago locale di nome Simone Lrsquoautore del libro racconta che la predicazione di Filippo ottiene un grande successo tra i samaritani i quali si fanno battezzare da lui conquistati dallrsquoannuncio della buona novella e dai ldquosegni e grandi prodigirdquo (σημεῖα καὶ δυνάμεις μεγάλας v 13) che ac-compagnano la sua attivitagrave di evangelizzatore Tra i battezzati che diventano seguaci di Filippo egrave anche Simone che fino ad allora aveva goduto di prestigio e fama tra il popolo per aver fatto strabiliare grandi e piccoli con le sue lsquomagiersquo (μαγείαις v 11) al punto da essere identificato con ldquola potenza di Dio quella che egrave chiamata granderdquo (ἡ δύναμις τοῦ θεοῦ ἡ καλουμένη μεγάλη v 10) Per far fronte alla concorrenza rap-presentata dai missionari cristiani e acquistare gli stessi poteri soprannaturali Simone offre del denaro a Pietro e Giovanni venuti da Gerusalemme per imporre le mani sui credenti bat-tezzati da Filippo ed elargire ad essi in tal modo il dono dello Spirito1 Dal nome e dalla vicenda di questo personaggio deri-vograve come egrave noto il termine lsquosimoniarsquo per indicare il commercio dei sacramenti in seno alla Chiesa2 ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 ldquoSimone offrigrave loro del denaro dicendo lsquoDate anche a me questo potere per-
cheacute a chiunque io imponga le mani egli riceva lo Spirito Santorsquo Ma Pietro
gli rispose lsquoPossa andare in rovina tu e il tuo denaro percheacute hai pensato di
comprare con i soldi il dono di Diorsquordquo (At 818-20) 2 Cf Dante Inf 191-4 ldquoO Simon mago o miseri seguaci che le cose di Dio
che di bontate deumlon essere spose e voi rapaci per oro e per argento
avolteraterdquo
182 Ricognizioni scritturistiche
Notiamo che (a) lrsquoautore del libro degli Atti usa il termine μαγεία per qualificare le magie di Simone mentre definisce σημεῖα i prodigi compiuti da Filippo (b) il nodo del confronto tra gli apostoli da un lato e il mago Simone dallrsquoaltro consiste nella questione della lsquoautoritagraversquo (ἐξουσία v 19) cioegrave il potere di elargire il dono dello Spirito
Il secondo passo del libro degli Atti che richiama in modo esplicito lrsquoelemento magico (At 134-12) narra lo scontro che gli apostoli Paolo e Barnaba allrsquoinizio del loro primo viaggio missionario hanno con il mago Elima a Pafo nellrsquoisola di Ci-pro Il personaggio egrave presentato in termini negativi (ldquomago e falso profeta giudeordquo μάγον καὶ ψευδοπροφήτην Ἰουδαῖον v 6 ldquouomo pieno di ogni frode e di ogni malizia figlio del diavo-lo nemico di ogni giustiziardquo πλήρης παντὸς δούλου καὶ πάσης ῥαδιουργίας υἱὲ διαβόλου ἐχθρὲ πάσης δικαιοσύνης v 10) Si apprende che il mago Elima fa parte del seguito del proconsole romano Sergio Paolo il quale egrave desideroso di conoscere Paolo e Barnaba e di ascoltare la parola di Dio (v 7) Paolo sconfigge il tentativo che Elima compie per distogliere il proconsole dal-la fede colpendo il mago con una momentanea cecitagrave Questo induce Sergio Paolo a convertirsi ldquoIl proconsole credette col-pito dallrsquoinsegnamento del Signorerdquo (ἐκπλησσόμενος ἐπὶ τῇ διδαχῇ τοῦ κυρίου v 12)
Rileviamo in questo racconto un tono piugrave duro rispetto a quello dedicato allrsquoepisodio di Simone e una connotazione magica ancora piugrave marcata nella descrizione dellrsquoiniziativa da parte dellrsquoapostolo Inoltre lrsquoaccento egrave posto non sulla lsquopoten-zarsquo (δύναμις) ma sullrsquo lsquoinsegnamentorsquo (διδαχή) impartito dallrsquoapostolo in nome di Dio
Il terzo passo degli Atti che chiama in causa pratiche ma-giche ha ancora come protagonista lrsquoapostolo Paolo (At 1911-20) Durante il suo soggiorno a Efeso ndash racconta lrsquoautore ndash lrsquoapostolo guadagna grande fama tra il popolo poicheacute Dio per
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 183
mezzo suo opera ldquoprodigi non comunirdquo (δυνάμεις οὐ τὰς τυχούσας v 11) fazzoletti o grembiuli che sono stati a contat-to con il corpo dellrsquoapostolo sono posati sui corpi degli infer-mi e costoro guariscono Ciograve induce alcuni esorcisti giudei iti-neranti (τινὲς τῶν περιερχομένων Ἰουδαίων ἐξορκιστῶν v 13) per eseguire con successo i loro esorcismi a introdurre nei propri formulari il riferimento al Gesugrave annunciato da Paolo Ma lo spirito di un indemoniato li smaschera ldquoLo spirito catti-vo rispose loro lsquoConosco Gesugrave e so chi egrave Paolo ma voi chi sie-tersquo E lrsquouomo che aveva lo spirito cattivo si scagliograve su di loro ebbe il sopravvento su tutti e li trattograve con tale violenza che es-si fuggirono da quella casa nudi e coperti di feriterdquo (vv 15s) La notizia dellrsquoaccaduto si diffonde in cittagrave e induce un numero considerevole di persone che avevano esercitato arti magiche a consegnare i propri libri e a bruciarli davanti a tutti (v 19)
Nel racconto di questo episodio si rileva (a) la ricorrenza della parola δύναμις per definire i prodigi compiuti da Dio per mezzo di Paolo (b) lrsquoenfatizzazione del solco che divide i se-guaci degli apostoli dai giudei (c) la diffusione delle pratiche magiche nella cittagrave di Efeso e lrsquoesistenza di libri di magia a supporto di esse
Dallrsquoesame dei tre passi ora richiamati si trova conferma del fatto che al tempo delle prime generazioni cristiane le pra-tiche magiche erano una realtagrave diffusa ma i settori piugrave evoluti delle comunitagrave primitive volevano che fossero considerate un elemento estraneo da distinguere e contrapporre alle azioni miracolose compiute da Dio per mezzo degli apostoli Il lessico usato dallrsquoautore degli Atti ndash o per meglio dire dalle sue fonti ndash rivela lrsquointento di attribuire esclusivamente ai giudei la pra-tica di arti magiche ed esorcismi ascrivendo ai soli seguaci di Gesugrave il potere di operare miracoli da considerare segni del bene che Dio dispensa ai suoi fedeli Egrave visibile in questa raffi-gurazione lrsquoinflusso della tradizione veterotestamentaria che attribuisce in molti luoghi un marchio negativo agli incante-
184 Ricognizioni scritturistiche
simi e a quanti li praticano ndash sottintendendone in tal modo lrsquoampia diffusione nel mondo giudaico3
La terminologia adoperata dallrsquoautore egrave indicativa in tal senso Le attivitagrave di Simone sono definite in At 811 μαγείαι una parola che nella Ascensione di Isaia (25) e nella Didachegrave (51) compare in un elenco di vizi da fuggire e lo stesso verbo μαγεύω con il quale Simone egrave presentato ai lettori (At 89) reca con seacute la stessa connotazione negativa che ha ancora nel-la Didachegrave (22)
Il sostantivo μάγος di cui egrave nota la parentela con il per-siano maguš4 mostra di aver avuto nella letteratura greca due diverse accezioni delle quali si ritrovano gli esiti anche nel Nuovo Testamento (a) Con accezione positiva e con riferi-mento ad ambienti e personaggi medi e persiani (cf ad es E-rodoto 7372 Senofonte Cyr 8123) indica i sacerdoti e gli in-terpreti di sogni e auspici tale accezione egrave presente nel cap 2 del vangelo secondo Matteo dove sono designati con questo appellativo alcuni astrologi orientali che seguono una stella per conoscere il luogo in cui egrave nato il re dei giudei (la tradizio-ne posteriore li raffigureragrave come re e li fisseragrave in numero di tre) (b) Meno positiva egrave lrsquoaccezione data a μάγος da altri autori antichi come ad es Euripide (Or 1438) o Platone (Resp 572e) dove indica non un sacerdote bensigrave uno stregone o un opera-tore di incantesimi Spregiativo egrave in particolare il valore dato
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Ved Dt 1811 Is 193 47912 573 Sal 586 ecc Non egrave da escludere che i
numerosi riferimenti dei salmisti agli ldquooperatori di iniquitagraverdquo (οἱ ἐργαζόμενοι
τὴν ἀνομίαν cf Sal 56 69 144 283 ecc) alludano a incantatori e ciarla-
tani 4 Ved giagrave Cristoforo Landino nel commento al citato luogo dantesco ldquoMago
in lingua persiana significa saviordquo
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 185
al termine da Sofocle in Oed tyr 3875 La seconda accezione egrave tenuta presente dallrsquoautore del libro degli Atti egrave definito μάγος oltre a Simone anche Elima (At 136) gratificato poi come abbiamo visto da numerosi altri improperi
I concorrenti di Paolo a Efeso sono invece definiti ἐξορκισταί Con questo termine egrave richiamata specificamente la professione di coloro che tuttora con un calco dal greco sono detti in italiano ldquoesorcistirdquo Il termine se si tiene conto dellrsquoetimologia (ἐξ-ορκίζειν lsquofar uscire [scil uno spirito mali-gno] pronunciando uno scongiurorsquo) conserva rispetto a μάγος unrsquoaccezione piugrave tecnica e circoscritta6
Lrsquoazione degli apostoli invece oltre a essere esplicita-mente attribuita a Dio in tutte e tre le circostanze narrate egrave descritta in contrasto con quella degli avversari con espres-sioni che ne sottolineano la valenza positiva in quanto conno-tata non come lsquomagiarsquo bensigrave come manifestazione della prov-videnza divina In At 813 le azioni compiute da Filippo sono definite σημεῖα (lsquosegnirsquo) come nei vangeli i miracoli compiuti da Gesugrave in At 1312 lrsquoefficacia della dimostrazione di potenza fornita da Paolo al cospetto del proconsole Sergio Paolo egrave at-tribuita alla sua διδαχή (lsquoinsegnamentorsquo) in At 1911 egrave detto che il successo di Paolo tra gli abitanti di Efeso egrave determinato da δυνάμεις οὐ τὰς τυχούσας lsquoprodigi straordinarirsquo ispirati da Dio
Tuttavia la contrapposizione che abbiamo rilevato nella presentazione dei diversi personaggi non basta a nascondere del tutto una realtagrave piugrave complessa che la pubblicistica cristia-na delle origini e ancor piugrave la tradizione ecclesiastica poste-riore hanno provveduto con cura a seppellire Mi riferisco alla
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5 ὑφεὶς μάγον τοιόνδε μηχανορράφον δόλιον ἀγύρτην (ldquoha subornato
questo ciarlatano mestatore questo astuto impostorerdquo riferito a Tiresia) 6 ὅρκος (lsquogiuramentorsquo) egrave da ricollegare a ἕρκος (lsquochiusurarsquo)
186 Ricognizioni scritturistiche
presenza innegabile dellrsquoelemento magico ed esorcistico anche in seno alle prime comunitagrave cristiane e al valore positivo che tale elemento continuava ad avere al di lagrave della maschera co-stituita come abbiamo visto dalla diversa terminologia ado-perata
Lrsquoazione di porre sugli infermi oggetti che sono stati a contatto con il corpo dellrsquoapostolo Paolo (At 1911ss) per quanto definita δύναμις dallrsquoautore degli Atti e per quanto da lui descritta e interpretata come un atto divino di cui Paolo egrave strumento in sostanza mantiene il carattere di vera e propria pratica magica in cui la predicazione del vangelo e lrsquoinsegna-mento (διδαχή) impartito dallrsquoapostolo non hanno alcun ruolo Ne egrave prova la reazione che tale pratica suscita tra gli esorcisti concorrenti che cercano di mettere in atto una pratica diver-sa consistente nel tentativo di inserire nelle loro formule e-sorcistiche il riferimento al nome di Gesugrave per garantirne lrsquoefficacia egrave dunque un confronto non tra dottrine religiose bensigrave tra pratiche magiche differenti nellrsquoesecuzione ma e-quiparate di fatto nella loro natura Egrave come nel caso di Simone (At 819) una questione che concerne lrsquoautoritagrave (ἐξουσία) di colui che compie lrsquoazione soprannaturale
A questo punto egrave necessario compiere un passo a ritroso per richiamare gli indizi riguardanti la prima fase di sviluppo della prassi magica ed esorcistica in seno al movimento inizia-to con Gesugrave di Nazaret Notiamo infatti che al di lagrave del filtro creato dalle rivisitazioni del ministero terreno di Gesugrave da parte degli evangelisti la pratica esorcistica non era esclusa e con-dannata con la stessa nettezza che invece caratterizzeragrave sem-pre piugrave le tradizioni successive La guarigione dellrsquouomo cieco dalla nascita in Gv 96s ha i connotati di una pratica magica7
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
7 ldquoSputograve per terra fece del fango con la saliva spalmograve il fango sugli occhi del
cieco e gli disse lsquoVarsquo a lavarti nella piscina di Siloersquordquo
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 187
lo stesso si puograve dire a proposito del risveglio della figlia del ca-po sinagoga in Mc 541 provocato dalla pronuncia di una for-mula8 e ancora nelle parole riportate in Lc 1017-19 si rileva che quello trasmesso ai seguaci egrave un potere propriamente ma-gico ed esorcistico
I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo ldquoSignore anche i demograveni si sottomettono a noi nel tuo nomerdquo Egli disse loro [hellip] ldquoEcco io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemicordquo E in Lc 949s egrave attribuita a una presa di posizione di Gesugrave
la soluzione di un problema in tema di esercizio della pratica esorcistica che doveva caratterizzare la vita delle prime co-munitagrave
ldquoMaestro abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo no-me e glielo abbiamo impedito percheacute non ti segue insieme con noirdquo Ma Gesugrave gli rispose ldquoNon lo impedite percheacute chi non egrave contro di voi egrave per voirdquo Questi episodi come i numerosi altri che si potrebbero ri-
chiamare e che sono ampiamente noti hanno avuto dalla tra-dizione ecclesiastica la qualifica onnicomprensiva di lsquomiracolirsquo ma questo non deve far dimenticare i caratteri originari delle azioni descritte caratteri che sono determinanti per il primo riconoscimento della ἐξουσία (lsquoautoritagraversquo cf Mc 12227 Lc 43136 202) di colui che le compie La presenza del concetto (e del vocabolo) in uno degli episodi sopra ricordati (At 819) ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
8 ldquoPrese la mano della bambina e le disse lsquoThalita kumirsquordquo Ringrazio il collega
Riccardo Contini per avermi segnalato che tale dovrebbe essere ndash e che nelle
edizioni e traduzioni correnti in genere non egrave ndash la trascrizione corretta
dellrsquoaramaico ţlīthā qūmi (ldquofanciulla alzatirdquo)
188 Ricognizioni scritturistiche
non egrave casuale e deve indurci a considerare il confronto tra e-vangelizzazione e pratiche magiche nel primo cristianesimo piugrave sfumato e articolato di quanto non vogliano far intendere lrsquoautore degli Atti e al suo seguito la tradizione ecclesiastica posteriore
Un indizio sopravvissuto fortunosamente fino ai giorni nostri a margine della tradizione testuale neotestamentaria of-fre la conferma della presenza e del ruolo della pratica esorci-stica ndash intesa anche come lsquolinguaggiorsquo comunicativo ndash nel mi-nistero terreno del personaggio storico Gesugrave9
La grande maggioranza dei testimoni di Mc 140-43 tra-manda il racconto della guarigione del lebbroso nella forma seguente
40 Καὶ ἔρχεται πρὸς αὐτὸν λεπρὸς παρακαλῶν αὐτὸν καὶ γονυπετῶν λέγων αὐτῷ ὅτιmiddot Ἐὰν θέλῃς δύνασαί με καθαρίσαι 41 καὶ σπλαγχνισθεὶς ἐκτείνας τὴν χεῖρα αὐτοῦ ἥψατο καὶ λέγει αὐτῷmiddot Θέλω καθαρίσθητι 42 καὶ εὐθὺς ἀπῆλθεν ἀπrsquo αὐτοῦ ἡ λέπρα καὶ ἐκαθαρίσθη 43 καὶ ἐμβριμησάμενος αὐτῷ εὐθὺς ἐξέβαλεν αὐτόν 40 E viene a lui un lebbroso pregandolo e inginocchiandosi di-cendogli ldquoSe vuoi puoi mondarmirdquo 41 E impietosito stesa la mano lo toccograve E gli dice ldquoVoglio sii mondatordquo 42 E subito andograve via da lui la lebbra e fu mondato 43 E minacciatolo subito lo scacciograve Soltanto un piccolo gruppo di testimoni portatori di una
forma di testo che pur tramandata da codici piugrave tardi doveva risalire al secondo secolo attesta ndash o presuppone ndash al v 41 la
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
9 Riprendo qui di seguito quanto esposto in Maisano 1997b 620s
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 189
lezione ὀργισθείς (inteso generalmente come lsquoadiratorsquo) in luogo di σπλαγχνισθεὶς (lsquoimpietositorsquo)10
La prima lezione che egrave evidentemente la lectio potior in quanto difficilior fornisce un chiarimento in merito al ragio-namento che stiamo svolgendo Rileviamo infatti che ὀργισθείς deve essere riferito piuttosto che a un moto di ira alla commozione pneumatica di Gesugrave nella sua funzione di guaritore11 Il verbo egrave da accostare agli equivalenti ἐστέναξεν di Mc 734 (il gemito di Gesugrave prima della guarigione del sor-domuto) ἐνεβριμήσατο di Gv 1133 (il fremito di Gesugrave davanti al lutto di Marta e Maria per la morte di Lazzaro) ed ἐμβριμώμενος di Gv 1138 (ancora il fremito di Gesugrave prima di accostarsi al sepolcro di Lazzaro)12 Egrave significativa pertanto la presenza di ὀργισθείς nel contesto taumaturgico dellrsquoepisodio narrato cosigrave come ad esempio nella Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato (420) dove il protagonista egrave descritto nellrsquoatto di compiere un esorcismo σὺν ὀργῇ cioegrave con la furia necessaria ad affrontare adeguatamente le forze del male Anche nel passo di Marco che stiamo ricordando quindi il vocabolo vuole richiamare la lotta lsquoaccanitarsquo di Gesugrave con la lebbra una malattia che nella visione giudaica del tempo era considerata un equivalente della morte
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
10 Della forma ὀργισθείς in greco lrsquounico testimone diretto egrave il codice di Beza
la stessa lezione egrave presupposta da tre antiche traduzioni in lingua latina che
leggono iratus (Vercelli Bibl Capitolare Parigi Bibl Nat Lat 17225 Dubli-
no Trin Coll A415) e dal Diatessaron di Taziano (del quale si conosce per
questo passo la versione in siriaco usata da Efrem) Inoltre un lezionario del
XII secolo ed uno dei testimoni della Vetus latina omettendo la lezione pos-
sono rappresentare una conferma indiretta dellrsquoesistenza della forma che
creava difficoltagrave 11 Ved Pesch 1980 243 che si richiama a Theissen 1974 67s 12 Staumlhlin 1972 1200-1202
190 Ricognizioni scritturistiche
In altre parole il participio ὀργισθείς al v 41 egrave parallelo a ἐμβριμησάμενος del successivo v 43 e i due termini nella loro accezione tecnica richiamano entrambi la prassi taumaturgica del tempo13 Essi scandiscono le diverse fasi della guarigione del lebbroso prima lrsquoemozione frenetica del taumaturgo (ὀργισθείς v 41) poi dopo il dispendio di energia psichica per affrontare la malattia che vediamo espresso dai verbi θέλω (v 41) ed ἐξέβαλεν (v 43) lo stato di turbamento interiore da parte di colui che ha compiuto il miracolo (ἐμβριμησάμενος v 43)14
Non sussistono quindi a mio avviso molti dubbi sul fatto che il testo di Marco nella forma circolante nel secondo secolo descrivesse lrsquoazione di Gesugrave come quella di un guaritore e che lrsquoosservazione possa essere estesa ad altri episodi riportati dai vangeli sinottici
Un solo altro esempio tratto dal vangelo secondo Luca puograve contribuire a definire meglio il quadro che stiamo trac-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
13 Lrsquoabbinamento inscindibile dei due vocaboli messo in evidenza con ade-
guate argomentazioni anche in Staumlhlin 1972 era giagrave stato rilevato da Lake
(1923 197s) dove perograve egrave sostenuta una tesi che a me sembra non accet-
tabile cioegrave che il participio ὀργισθείς si debba riferire ancora al lebbroso
avvenendo il mutamento del soggetto solo con il verbo ἥψατο 14 A proposito di questrsquoultima fase egrave stato osservato da C Bonner (1927 178-
181) che essa appare descritta da un verbo non appropriato in quanto
ἐμβριμάομαι meglio si riferirebbe al parossismo iniziale perciograve si egrave proposto
di espungere ἐμβριμησάμενος dal v 43 e considerarlo invece lezione origi-
naria del v 41 dove sarebbe stato reso con iratus dai primi traduttori latini e
da qui ritradotto con ὀργισθείς nel codice di Beza Tale ricostruzione
purtroppo non dispone di un riscontro oggettivo anche se egrave sicuramente
ingegnosa e soprattutto attenta allrsquouso del verbo ἐμβριμάομαι nel Nuovo
Testamento ved Mt 930 Mc 145 Gv 113338 (ma nel primo di questi casi
appare come in Mc 143 dopo la guarigione)
7 Esorcismi e magia nel Nuovo Testamento 191
ciando Egrave un passo tratto dal noto episodio dellrsquoindemoniato geraseno (Lc 829-33)
29 Egli ordinava allo spirito immondo di uscire da quellrsquouomo [hellip] 30 Gesugrave lo interrogograve dicendo ldquoChe nome hairdquo ldquoLegionerdquo egli disse percheacute in lui erano entrati molti demoni 31 E lo sup-plicavano che non ordinasse loro di tornare nellrsquoabisso 32 Vi era lagrave un gregge di parecchi maiali che pascolava sul monte inco-minciarono a supplicarlo che permettesse loro di entrare in quelli ed egli diede loro il permesso 33 I demoni usciti da quellrsquouomo entrarono nei maiali la mandria si precipitograve dalla scarpata giugrave nel lago e affogograve La prassi egrave quella propria del rituale esorcistico lo denota
la richiesta del nome rivolta al demone del posseduto indi-spensabile per lrsquoesecuzione dellrsquoesorcismo15 La comunitagrave pri-mitiva che ha tramandato lrsquoepisodio nonostante il modo elo-quente in cui egrave riferito lo svolgersi della vicenda appare im-pegnata ad allontanare da questa lrsquoaura magica e darne unrsquointerpretazione ortodossa riporta quindi parole inequivo-che di Gesugrave (v 39) ldquoRitorna a casa tua e racconta quanto ha fatto Iddio per terdquo Ma nella conclusione il narratore riprende il filo del racconto e tiene conto della raffigurazione realistica del protagonista quale esecutore dellrsquoesorcismo (ibid) ldquoEgli se ne andograve proclamando per tutta la regione quanto aveva fatto per lui Gesugraverdquo
Possiamo osservare in conclusione che nella figura di Ge-sugrave di Nazaret e dei suoi apostoli la coesistenza dellrsquoesercizio magico (includendo in questa definizione incantesimi ed esor-cismi) accanto a quello profetico ha lasciato tracce notevoli ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
15 La collega Simonetta Graziani che ringrazio mi segnala la corrispondenza
tra il rituale descritto dallrsquoevangelista e gli antichi rituali esorcistici in uso
nellrsquoarea mesopotamica
192 Ricognizioni scritturistiche
nei testi entrati a far parte del canone neotestamentario e che soltanto in seguito si fece strada lrsquoesigenza di stabilire una di-stinzione netta fra i miracoli (autentici lsquosegnirsquo) ispirati e pro-vocati dalla divinitagrave e gli incantesimi le magie gli esorcismi operati da uomini
8 IL PROLOGO DEL VANGELO SECONDO MARCO NEL CODICE DI BEZA
1 Premesse metodologiche
Possiamo dire senza paura di cadere nel paradosso che il prologo del vangelo di Marco presenta problemi quasi a ogni parola La letteratura sullrsquoargomento egrave sterminata e continua ad arricchirsi quotidianamente di titoli nuovi Ciograve rende pro-blematico qualsiasi tentativo non solo di dare un contributo originale ma perfino di fornire anche solo una rassegna della bibliografia esistente
Per citare uno solo tra gli esempi che si potrebbero alle-gare ricordiamo il v 1 (ἀρχὴ τοῦ εὐαγγελίου ᾽Ιησοῦ Χριστοῦ υἱοῦ θεοῦ) un testo fondamentale per la storia della tradizione sinottica per lo studio della dottrina cristiana e per la cono-scenza della personalitagrave e degli scopi dellrsquoautore ἀρχή signifi-ca ldquoprincipiordquo o ldquofondamentordquo cioegrave egrave riferito al titolo del libro o egrave apposizione del successivo ᾽Ιωάννης εὐαγγελίου egrave ldquolieto annunciordquo o ldquo(libro del) vangelordquo cioegrave risente dellrsquouso paolini-co del termine o definisce il genere letterario che Marco stesso puograve avere inaugurato ᾽Ιησοῦ Χριστοῦ egrave genitivo soggettivo o oggettivo cioegrave allude a Gesugrave come banditore del messaggio o come argomento di questo Le parole υἱοῦ θεοῦ che si leggo-no in alcuni testimoni ma non in altri fanno parte del testo o-riginario di cui rappresentano la prima solenne enunciazione teologica o sono una pia amplificazione risultato di uno dei tanti interventi degli scribi dei primi secoli1
Poicheacute gli studi hanno permesso nella maggior parte dei casi di circoscrivere i problemi e di porre le diverse questioni
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Devo qui limitarmi a richiamare soltanto due tra i maggiori commentari di
riferimento al secondo vangelo (entrambi riportano la letteratura prece-
dente) Pesch 1980 135-190 Gundry 1993 29-73 Tra i contributi mono-
grafici indico soltanto (in considerazione dellrsquoapproccio da essi scelto e
dellrsquoaggiornamento bibliografico) Delorme 1997 Adinolfi 1995
194 Ricognizioni scritturistiche
su basi definite spesso non egrave piugrave necessario neacute economico ri-prendere le discussioni ab imis ovvero proporre ipotesi nuove a meno che non vengano messi a disposizione ulteriori dati Puograve talvolta essere utile sperimentare invece la via di un ap-proccio rigorosamente unitario cosigrave nel metodo come nel ma-teriale adoperato per sottoporre a verifica gli elementi noti e approfondire le conoscenze intorno a una determinata fase di storia del testo
Tra gli approcci che meglio possono rispondere a tali a-spettative uno dei piugrave fecondi rimane quello filologico che permette di entrare in contatto diretto con alcuni dei mecca-nismi ndash almeno quelli tuttora riconoscibili o ricostruibili ndash che contribuirono alla formazione e alla trasmissione del testo Credo perograve che tale metodo sia realmente fruttuoso e pratica-bile soltanto a due condizioni (a) che sia scelta una via di ac-cesso unica e chiaramente identificata cioegrave un testimone fisi-camente esistito in grado di rappresentare una reale fase sto-rica della tradizione (b) che siano affrontati soltanto quei pro-blemi il cui nucleo egrave raggiungibile attraverso la strada prescelta
Il ricorso a un solo testimone egrave importante per ragioni non soltanto storiche ma anche metodologiche Noi sappiamo che la moderna edizione critica di un testo egrave secondo unrsquoefficace e autorevole definizione soprattutto una ldquoipotesi di lavorordquo2 Ciograve egrave particolarmente evidente nel caso dei testi neotestamentari tramandati da testimoni non riconducibili a schemi chiusi e soggetti nelle fasi piugrave delicate della tradizione (quelle iniziali) anche a influenze esterne al procedimento meccanico di trasmissione Perciograve chiunque prende in mano unrsquoedizione del Nuovo Testamento sa che avragrave a disposizione tutti gli elementi per la ricostruzione del testo e la valutazione dei testimoni insieme con una proposta di ricostruzione effet-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
2 Ved ad es Contini 1982 369 id 1990 45 e passim
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 195
tuata dallrsquoeditore ma nessuno e meno che mai lrsquoeditore pen-seragrave che il testo ricostruito sia esistito precisamente in tale forma in una delle fasi di stesura o in un successivo momento della tradizione In tale ottica lrsquoassunzione strumentale del te-sto tramandato da un solo codice puograve avere un suo significato infatti anche il testo di tale codice rappresenta unrsquoipotesi di lavoro elaborata da un lettore copista editore antico il quale aveva a disposizione materiali meno distanti dallrsquoepoca di composizione rispetto a quelli giunti fino a noi A differenza delle nostre moderne edizioni critiche in una fase della tradi-zione lrsquo lsquoedizionersquo che si egrave materializzata nel manoscritto pre-scelto egrave storicamente esistita ndash il che non implica beninteso alcuna valutazione qualitativa ma soltanto un proposito di utilizzazione strumentale coerente del testimone in questione
Tali osservazioni sicuramente non sono nuove anzi negli scorsi decenni sono state oggetto ndash in modo particolare tra i fi-lologi romanzi ma con echi significativi tra i filologi classici (molto meno tra i filologi neotestamentari) ndash di un intenso di-battito3 Le richiamiamo qui soltanto per notare come il pro-blema abbia rilievo specialmente al cospetto di una tradizione particolarmente ricca anche nei cosiddetti lsquopiani altirsquo costitui-ti in gran parte dalle testimonianze papiracee e nello stesso tempo difficile da delineare con sicurezza proprio nelle fasi i-niziali4 Salvo eccezioni i testimoni papiracei risalenti ai primi secoli del cristianesimo e dunque cronologicamente anteriori ai grandi onciali posti da Westcott e Hort nel 1881 a fonda-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Un panorama indicativo tuttora utile egrave quello presentato in Stussi 1985
(ved in particolare 7-3145-64199-227 e il corredo bibliografico) 4 Per rendersi conto delle divergenti valutazioni delle testimonianze papi-
racee si puograve mettere a confronto Aland - Aland 1987 83-102 con Epp - Fee
1993 245-297 (sezione ldquoPapyri and Text-critical Methodrdquo) e con Ehrman -
Holmes 1995 3-21
196 Ricognizioni scritturistiche
mento della loro ricostruzione critica del testo non mostrano sempre una fisionomia testuale definita e non danno sempre alle classificazioni preesistenti lrsquoattesa conferma tanto egrave vero che dopo dodici decenni di scoperte papiracee anche clamo-rose e dopo numerose edizioni critiche sempre piugrave perfezio-nate il testo costituito da Westcott e Hort con lrsquoausilio dei soli manoscritti noti al loro tempo egrave sostanzialmente quello che con alcuni ritocchi leggiamo tuttora
Molti di coloro che hanno dedicato il proprio tempo a in-dagare nei propri ambiti di studio tradizioni manoscritte meno ricche e note di quella neotestamentaria potranno a questo punto allegare la propria personale testimonianza a conferma di quanto altri hanno osservato a proposito delle fasi iniziali di trasmissione del Nuovo Testamento Io mi limiterograve a ricordare qui lrsquoesempio offerto dalla tradizione testuale dei contaci di Romano il principe dei melodi bizantini che fiorigrave nella prima metagrave del VI secolo Egli raggiunse giagrave durante la sua vita e piugrave ancora dopo la morte grandissima fama i suoi componimenti ebbero una notevole diffusione in tutto lrsquoimpero con riedizio-ni imitazioni rielaborazioni e vicissitudini varie Tramontata la fortuna del genere letterario da lui coltivato Romano fu tramandato assieme ad altri melodi in antologie di contaci e libri liturgici di varia provenienza (lrsquoisola di Patmos i mona-steri dellrsquoAthos e del Sinai lrsquoItalia meridionale) giunti in parte fino a noi e databili ai secoli tra il X e il XIII Secondo gli stu-diosi i quattrocento anni che separano i piugrave antichi testimoni conservati dallrsquoepoca della composizione furono sufficienti a determinare la divisione della tradizione in rami con relativa caratterizzazione delle diverse fisionomie In anni recenti sono stati scoperti papiri che contengono frammenti di Romano Ricordiamo in particolare il Vindob 29 430 pressocheacute coevo allrsquoautore e lrsquoAmst I 24 posteriore di pochi decenni entrambi tramandano un testo che se fosse appartenuto a un mano-
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 197
scritto tardivo nessuno avrebbe esitato a definire ldquocontamina-tordquo ognuno con errori propri lezioni deteriori e mescolate assieme varianti finora considerate caratteristiche o dellrsquouno o dellrsquoaltro ramo della tradizione medievale5 Si rileva dunque anche nel caso di Romano il fenomeno del vistoso contrasto tra una tendenza lsquocentrifugarsquo della tradizione testuale nelle sue fasi iniziali e una controtendenza lsquocentripetarsquo in uno o piugrave rami della stessa tradizione nelle fasi successive E credo che la medesima osservazione potragrave essere fatta anche dai filologi romanzi e italiani almeno per alcuni autori6
Egrave dunque particolarmente importante nel caso del Nuovo Testamento tener conto delle calibrate considerazioni formu-late da specialisti di discipline solo apparentemente lontane ed essere pronti a spostare ndash almeno in via sperimentale ndash lrsquoattenzione e lrsquoindagine critica dal testo allrsquoapparato tenendo a mente che prendere un manoscritto a base del proprio lavo-ro significa confrontarsi con un processo di ristrutturazione del testo effettuato in epoca spesso molto lontana dalla nostra e secondo criteri spesso piugrave vicini dei nostri a quelli dellrsquoautore7
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
5 I due papiri citati sono descritti rispettivamente da P Maas in Byzantion 14
1939 381 e da TF Brunner in Zeitschrift fuumlr Papyrologie und Epigraphik 96 185-
189 La tradizione del testo di Romano egrave descritta in Grosdidier de Matons
1964 19-44 Ved il contributo ndeg 4 della presente silloge sect 3 (a) 6 Ved ad esempio le considerazioni di A Vagravervaro in Stussi 1985 151-163
(con riferimento alle fasi iniziali della tradizione testuale di Dante di
Guinizzelli e di Cavalcanti) dove egrave sottolineata la distinzione preliminare
che egrave necessario stabilire fra tradizione lsquoattivarsquo e tradizione lsquoquiescentersquo
destinata cioegrave alla conservazione e alla trasmissione di un testo ormai con-
sacrato 7 Mi richiamo qui implicitamente a quanto teorizzato da Cesare Segre (1998
42-53144s) e soprattutto da Roger Gryson (2008 XXVII-XXVIII)
198 Ricognizioni scritturistiche
Ciograve premesso cercheremo di utilizzare quale strumento di approccio filologico al testo del prologo di Marco uno dei manoscritti in maiuscola del Nuovo Testamento piugrave conosciu-ti non antichissimo di per seacute ma portatore di un testo risalen-te assai indietro nel tempo e indubbiamente singolare vale a dire il ldquoCodex Bezae Cantabrigiensisrdquo
2 Il codice di Beza
Nelle famiglie di manoscritti che costituiscono la tradi-zione di un testo talvolta accade quello che anche si verifica nelle famiglie degli esseri umani Uno dei componenti per il suo carattere eccentrico per la sua fisionomia alternativa e per la sua resistenza a qualunque tentativo di inquadramento finisce per costituire la pietra di paragone con la quale tutti gli altri sono obbligati a misurarsi Nella maggior parte dei casi lrsquoelemento eccentrico egrave destinato infine a soccombere o a riti-rarsi in posizione minoritaria ma conserva il merito di aver suscitato domande chiarito ruoli reso gli altri componenti piugrave consapevoli e responsabili
Nella grande famiglia di testimoni che dal II secolo in poi hanno tramandato gli scritti del Nuovo Testamento egrave cono-sciuta la particolare fisionomia del codice di Cambridge Univ Libr Nn 241 siglato negli apparati critici Dea (o semplice-mente D) ovvero 05 certamente il piugrave studiato tra i manoscrit-ti neotestamentari In esso egrave conservato il testo greco e latino dei Vangeli e degli Atti degli apostoli un testo in parte diverso da quello degli altri testimoni impropriamente definito in passato (e spesso per convenzione tuttora) ldquooccidentalerdquo un testo che ha suscitato reazioni varie dallrsquoentusiasmo alla sva-lutazione e proprio per questo ha contribuito piugrave di ogni altro alla riconsiderazione critica della tradizione
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 199
Sono stati dedicati al codice di Beza una documentata monografia di David Parker8 e un Colloquio internazionale or-ganizzato nel 1994 in Francia dallo stesso Parker e da Chri-stian-B Amphoux fecondo di risultati e di spunti per appro-fondimenti ulteriori9 Non egrave stata ancora raggiunta una vera unitagrave di vedute sui piugrave importanti problemi paleografici e co-dicologici concernenti il manoscritto ma sono stati acquisiti molti elementi filologici Sappiamo ad esempio che la tradu-zione latina a fronte del greco non fu esemplata direttamente su questo ma su un testo simile sappiamo che entrambi i testi sono stati copiati dalla stessa mano e poi corretti a piugrave riprese da successivi lettori le mani dei quali sono tuttora individua-bili e collocabili in un ordine cronologico soprattutto sappia-mo che il testo greco del codice di Beza non egrave tramandato in modo identico da nessun altro testimone e che anche la tradu-zione a fronte non corrisponde interamente a nessuna tra le antiche versioni latine oggi note
Il lavoro critico svolto da Parker da Amphoux e dai molti studiosi che hanno indagato i problemi posti dal codice egrave stato estremamente fruttuoso soprattutto se si tiene conto dei pro-gressi conseguiti nellrsquoaffinamento metodologico nella indivi-duazione di strade nuove e nel chiarimento di molti criteri ge-nerali La monografia di Parker dimostra fino a che punto egrave u-tile prendere in considerazione il carattere e la natura essen-ziale di un singolo testo tramandato da un singolo testimone comportandosi come al cospetto di un codice unico dopo tale esempio saragrave difficile rinunziare a studiare altri manoscritti non solo neotestamentari nella loro fisicitagrave e interezza e saragrave impossibile continuare a discutere di varianti senza prelimi-narmente ricollegarle ai loro portatori Inoltre alla luce degli
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8 Parker 1999 9 Gli atti sono stati pubblicati in Parker - Amphoux 1996
200 Ricognizioni scritturistiche
studi ai quali abbiamo fatto cenno egrave stato definitivamente ac-certato lrsquoerrore metodologico consistente nel cercare in un te-sto (tramandato da D come da qualunque altro testimone) una particolare vicinanza allrsquooriginale dopo molti tentativi in tal senso effettuati al prezzo di screditare gli altri testimoni sembra ora piugrave agevole porre allrsquooggetto del proprio studio le domande giuste E infine (ma gli esempi della feconditagrave degli approcci proposti potrebbero moltiplicarsi) egrave diventata piugrave e-vidente la necessitagrave di leggere in modo continuativo il testo tramandato dal singolo testimone di studiarne in modo unita-rio e complessivo la lingua (o nel caso del codice di Beza le lingue) le tendenze stilistiche gli orientamenti culturali e teo-logici10
In questa prospettiva si collocano alcune proposte di let-tura del testo di Cambridge che certamente non hanno come scopo astratte e preconcette rivalutazioni (o sopravalutazioni) di questo nei confronti di altri testimoni ma che ne pongono in rilievo la coerenza interna lrsquoantichitagrave la collocazione nel quadro dei dibattiti teologici della Chiesa primitiva gli intenti che ne hanno determinato la formazione Lrsquoinsieme costituito da tali proposte di lettura e da gran parte dei contributi pre-sentati al Colloquio del 1994 conduce a risultati interessanti che investono non solo la natura e la fisionomia di D ma get-tano anche luce sulle fasi iniziali della storia dei testi neote-stamentari11
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10 Indipendentemente dalle iniziative sopra citate ricordiamo anche i con-
tributi di A Ammassari (1996a) che muovono nella stessa direzione e che si
valgono della benemerita ristampa curata dallo stesso studioso (Ammassari
1996b) dellrsquoedizione in facsimile di FM Scrivener originariamente pubbli-
cata a Cambridge nel 1864 11 Riassumiamo qui di seguito il bilancio proposto da C-B Amphoux in
Parker - Amphoux 1996 337-354 (ivi egrave citata la relativa documentazione) Le
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 201
Egrave stato rilevato che D tramanda un testo dei vangeli so-stanzialmente simile a quello in uso presso la generazione di intellettuali che visse e operograve a Roma tra il 140 e il 170 Mar-cione intorno al 140 rivede il testo di Luca su una redazione del terzo vangelo vicina a quella di D Giustino verso il 150 cita i vangeli attingendo a un testo dello stesso tipo Taziano allievo di Giustino fa uso del medesimo testo per compilare il suo Dia-tessaron e la stessa osservazione si puograve fare per Eracleona au-tore intorno al 160 di un commento a Giovanni ispirato allrsquoeresia valentiniana Tale testo doveacute pervenire a Roma dallrsquoAsia Minore poicheacute se ne trovano le tracce a Smirne du-rante la prima metagrave del II secolo12 Nella generazione successi-va cioegrave tra il 170 e il 200 si trovano esempi dellrsquouso di un testo simile a quello di D da parte di Ireneo vescovo di Lione giunto verso il 170 in Gallia da Smirne dove era stato discepolo del vescovo Policarpo Contemporaneamente si trovano indizi del-la presenza dello stesso testo in Africa nella zona di Cartagine dove servigrave come modello per una delle prime versioni latine conosciute giunta in parte fino a noi nel codice Bobiense k Il pagano Celso intorno al 178 ad Alessandria polemizza contro i cristiani utilizzando (con la probabile mediazione degli scritti di Giustino) un tipo di testo simile a quello di D egli critica i-noltre la pubblicazione di una ldquonuova edizionerdquo dei vangeli nella sua cittagrave alludendo forse al testo che tuttora chiamiamo alessandrino conservato dal papiro P75 dal Vaticano B e da al-tri testimoni La migliore qualitagrave critica del testo nel frattempo riveduto e la progressiva affermazione del latino come lingua ecclesiastica nelle aree occidentali dellrsquoimpero probabilmente
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
conclusioni muovono in direzione opposta a quelle raggiunte in passato dai
sostenitori della origine tardiva e secondaria della tradizione D rispetto a
quella alessandrina (Aland - Aland 1987 64-71) 12 P-F Beatrice in Parker - Amphoux 1996 317-326
202 Ricognizioni scritturistiche
impedirono al testo precedente nato in Asia Minore per scopi didattici piugrave che liturgici di avere ulteriore diffusione Noi og-gi non ne avremmo forse alcuna cognizione se non fosse ser-vito come modello per una o due fasi ulteriori di copiatura dettate da esigenze prevalentemente culturali e coronate alla fine del IV secolo dalla confezione del manoscritto D
Lo stato degli studi sul codice di Beza offre utili indicazio-ni su alcune linee di ulteriore indagine intorno al testo del manoscritto in quanto testo letterario Alcune delle coordinate del contesto con cui tale redazione ebbe a confrontarsi ndash e che attendono puntuale verifica di tale confronto ndash sono state in-dividuate nella cosiddetta ldquofonte Qrdquo dei sinottici nel vangelo apocrifo di Tommaso nellrsquouso delle tecniche retoriche nel ruolo degli influssi semitici13 Egrave stata inoltre rilevata la necessi-tagrave di uno studio specifico sul lessico e sulla lingua dei testi gre-co e latino di D e un commentario testuale alle redazioni di cui il codice egrave portatore14 Egrave evidente che tali mete non possono essere raggiunte che al compimento di un lungo e lento cam-mino ma i risultati parziali e i sondaggi finora pubblicati di-mostrano che il tempo e lrsquoimpegno devono considerarsi bene spesi e che molti elementi nuovi possono essere acquisiti at-traverso lrsquoapproccio letterario alle singole redazioni traman-date da D e da altri testimoni primari del testo del Nuovo Te-stamento
Quella che vorrei proporre qui di seguito egrave una verifica esemplificativa di quanto finora accennato Rileggeremo in prospettiva letteraria il prologo del vangelo di Marco15 pren-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
13 Mees 1968 id 1970ab 14 Parker 1999 193250 15 Considero prologo dellrsquoopera i vv 1-15 del cap 1 percheacute il procedimento
riassuntivo proprio di un autore che si riferisce ad argomenti noti e ha co-
me scopo un inquadramento preliminare si estende appunto fino al v 15
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 203
dendo come base il testo greco del codice di Beza e successi-vamente confrontandolo con i materiali che possono contribui-re a chiarificare la lettura in un approccio al vangelo condotto per una volta non attraverso il testo composito proposto dalle correnti edizioni critiche ma utilizzando un singolo testimone
3 Mc 11-15 nel codice di Beza il testo greco
Riportiamo qui di seguito il testo greco del prologo di Marco cosigrave come si presenta nei ff 285v-286v del codice di Beza riproducendone anche la presentazione materiale che come vedremo ha la sua importanza Indicheremo in apparato le di-vergenze rispetto agli altri testimoni
α Αρχη του ευαγγελιου ιησου χριστου υιου θεου 1 ως γεγραπται εν ησαια τω προφητη 2 ιδου αποστελλω τον αγγελον μου προ προσωπου σου ος κατασκευασει β την οδον σου middot φωνη βοωντος εν τη 3 ερημω ετοιμασατε την οδον κυριου ευθειας ποιειτε τας τριβους του θεου υμων ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
Nellrsquoapparato delle varianti sono state usate le sigle di Nestle - Aland 201228
La sigla byz indica il testo lsquodi maggioranzarsquo (la cosiddetta lsquofamiglia bizanti-
narsquo)
v 1 υιου θεου 1א B D L W 2427 pc (του θεου A f 113 33 byz) latt sy co Irlat υιου
του κυριου 1241 om א Θ 28 l 2211 pc sams arm Or Ir Epiph
v 2 ως D καθως cett | εν ησαια τω προφητη D Θ f 1 700 l 844 l 2211 pc Ir
Orpt Epiph εν τω ησαια τω προφητη א B L D 33 565 892 1241 2427 al syphmg co
Orpt εν τοις προφηταις A W f 13 byz vgms syh (bomss) Irlat | αποστελλω B D Θ
28 565 2427 l 2211 pc lat co Irlat εγω α א A L W f 113 33 byz vgccedill syh sams boms
Or Eus | την οδον σου א B D K L P W Θ 700 2427 l 2211 al lat syp samss bopt Irlat
την οδον σου εμπροσθεν σου A f 113 33 byz f ff 2 vgcl syh samss bopt Eus
v 3 του θεου ημων D (υμων) it αυτου cett
204 Ricognizioni scritturistiche
γ Εγενετο ιωαννης εν τη ερημω βαπτιζων 4 και κηρυσσων βαπτισμα μετανοιας εις αφεσιν αμαρτιων και εξεπορευετο προς αυτον πασα η ιουδαια 5 χωρα και ιεροσολυμειτε παντες και εβαπτιζοντο εν ιορδανη υπ αυτου εξομολογουμενοι τας αμαρτιας αυτων ην δε ιωαννης ενδεδυμενος δερρην καμελου 6 και εσθιων ακριδας και μελι αγριον και ελεγεν αυτοις εγω μεν υμας 7 βαπτιζω εν υδατι δ ερχεται δε οπισω μου ο ισχυροτερος μου ου ουκ ιμι ικανος λυσαι τον ιμαντα των υποδηματων αυτου και αυτος υμας βαπτιζει εν πνευματι αγειω 8 ε και εγενετο εν ταις ημεραις εκειναις 9 ηλθεν ο ιησους απο ναζαρεθ middot της γαλιλαιας
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
v 4 εν τη ερημω βαπτιζων και D Θ 28 700 l 2211 lat syp ο β εν τη ε B 33
(892) 2427 pc bomss ο β εν τη ε και א L D pc bo β εν τη ε και A W f 113 byz syh
sa
v 5 εν ιορδανη υπ αυτου D W Θ 28 565 700 (l 2211) a εν τω ι ποταμω υπ αυ
A f 113 byz syh υπ αυ εν τω ι π א B L 33 892 1241 2427 l 844 pc f l vg co
v 6 ην δε ο (om A D W Θ pm) ιωαννης A D W Θ f 113 (inv ord 28) byz it syh sa
bopt και ην ο ι א B Λ (33 l 2211) 565c 892 2427 pc lat bomss | δερριν D a
τριχας cett | post τριχας add και ζωνην δερματινην περι την οσφυν αυτου
cett
v 7-8 ελεγεν D εκηρυσσεν λεγων cett | εγω μεν υμας βαπτιζω εν υδατι
post υποδηματων αυτων cett | εν υδατι A D L W (Θ) f 113 byz it υδατι א B D
33 892 2427 l 2211 pc vg Or | μου1 (Δ 1424 2542) Orpt | λυσαι D Θ f 13 28 565
l 844 l 2211 pc it κυψας λυσαι cett | εν πνευματι א A D W Θ f 113 33 byz it
vgmss Or πνευματι B L 2427 b t vg
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 205
και εβαπτισθη ις την ιορδανην υπο ιωαννου και αναβαινων εκ το υδατος 10 ειδεν ηνυγμενους τους ουρανους και το πνευμα ως περιστεραν καταβαινων εις αυτον και φωνη εκ των ουρανων 11 συ ει ο υιος μου ο αγαπητος εν σοι ευδοκησα ϛ και ευθεως το πνευμα το αγιον εκβαλλει αυτον 12 εις την ερημον και ην εν τη ερημω ημερας middot μ middot 13 και πειραζομενος υπο του σατανα ζ και ην μετα των θηριων και οι αγγελοι η διηκονουν αυτω και μετα το παραδοθηναι 14 θ τον ιωαννην middot ηλθεν ο ιησους εις την γαλιλαιαν κηρυσσων το ευαγγελιον της βασιλειας του θεου λεγων οτι πεπληρωνται οι καιροι 15
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
v 9 και εγενετο εγενετο B 2427 pc και Θ l 2211 r1 εγενετο δε W aur ff 2samss
bopt | ο ιησους D 28 f 13 ιησους cett | ναζαρεθ D K W Θ f 113 1424 pm samss bo
-ρετ א B Λ Γ Δ 28 33 565 700 892 1241 2427 2542 l 844 l 2211 pm -ρατ A P pc
v 10 ηνοιγμενους D d σχιζομενους cett | καταβαινον κ και μενον (cf Gv
A L W Θ f 1 33 א 33 pc lat bopt | εις αυτον B D f 13 2427 pc επ αυτον (W) א (133
byz sy
v 11 φωνη εκ των ουρανων א D ff 2 t φ εκ των ου ηκουσθη Θ 28 565 (l
2211) pc φ εγενετο εκ των ου 2א A B L (W) f 113 33 2427 byz lat sy co
v 12 το πνευμα το αγιον εκβαλλει αυτον D το πν αυ ε cett
v 13 εν τη ερημω א A B D L Θ 13 33 579 892 2427 pc lat co Or Eus εκει K f 1 69
565 700 1424 2542 al sys εκει εν τη ε W byz syph
v 14 και μετα B D 2427 a ff 2 bomss μετα δε א A L W Θ f 113 33 byz lat syh samss
bopt Or | της βασιλειας του θεου A D W byz lat syp bopt του θεου א B L Θ f 113
28 33 565 579 892 2427 pc b c ff 2 t sysh sa bopt Or
206 Ricognizioni scritturistiche
και ηγγικεν η βασιλεια του θεου μετανοειτε και πιστευεται εν τω ευαγγελιω 4 Mc 11-15 nel codice di Beza il testo latino
La sinossi tra le due colonne del codice conferma quanto accertato dagli studi16 circa la dipendenza dellrsquoarcaica versione latina (= d) non direttamente dal testo greco che attualmente si legge a fronte di essa bensigrave da un altro testo molto simile ma non identico
Initium euangeli iesu christi fili dei 1 sicut scriptum est in esaiam prophetam 2 ecce mitto angelum meum ante faciem tuam qui praeparauit uiam tuam uox clamantis in 3 deserto parate uiam domini rectas facite semitas dei nostri fuit iohannes in deserto baptizans 4 et praedicans baptismum paenitentiae in remissione peccatorum Et egrediebatur ad illum omnis iudaea regio 5
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
v 15 λεγων οτι 1א A D Γ pm it samss bomss και λεγων οτι B K L W D Θ f 113 28 33
565 579 700 892 1241 1424 2427 2542 pm lat syph bo | πεπληρωνται οι καιροι
D it πεπληρωται ο καιρος cett 16 Ved Parker 1999 194-249 (alcuni tra i luoghi che qui ci interessano sono
citati a 216s) J-M Auwers in Parker - Amphoux 1996 183-216 Gli stessi
studi hanno accertato che il vangelo di Marco in particolare presenta segni
di trascuratezza nella traduzione e nella grafia
v 2 εν ησαια τω προφητη D ndashgt in Esaiam prophetam d concorda col codice
Vercellensis (= a) della Vetus latina (Auwers 1996 210)
v 4 εις αφεσιν D ndashgt in remissione d
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 207
et hierosolymitae uniuersi et baptizabantur in iordanen ab illo confitentes peccata sua Et erat iohannes uestitus pilos camelli 6 et aedebat lucustas et mel siluestrae et dicebat illis ego quidem uos 7 baptizo in aqua ueniet autem post me fortior me cuius non sum dignus solbere corregiam calciamentorum eius ipse uos baptizauit in spiritu sancto 8 Et factum est in illis diebus 9 uenit iesus a nazaret galilaeae et baptizatus est in iordanen ab iohannen et ascendens de aqua 10 uidit apertos caelos et spiritum tamquam columbam descendentem
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
v 5 πασα η ιουδαια χωρα και οι ιεροσολυμιται παντες D ndashgt omnis Iudaea regio
et Hierosolymitae universi d conserva il chiasmo ma lo arricchisce con una
variatio assente nel greco (cosigrave pure la Vulgata)
v 6 ην δε D ndashgt et erat d D segue Mt 34 | δερριν D a ndashgt pilos d presuppone
evidentemente τριχας di tutti gli altri testimoni
v 7 ερχεται D ndashgt veniet d rende il valore logico della forma verbale anzicheacute
quello grammaticale e risente inoltre del parallelo sinottico di Lc 316 in al-
cuni testimoni della Vetus latina (aur b c q r1 non d)
v 8 και αυτος D ndashgt ipse d probabilmente rinuncia a rendere la congiunzione
constatando (o conoscendo nel resto della tradizione cf gr αυτος δε ndashgt lat
ille vero) il valore non copulativo ma avversativo di essa | βαπτιζει D ndashgt bap-
tizabit d tiene conto del valore logico della forma verbale e probabilmente
denota conoscenza del testo piugrave diffuso (gr βαπτισει ndashgt lat baptizabit)
v 9 εν ταις ημεραις εκειναις D ndashgt in illis diebus d ved N Turner in Moulton 4
(1976 24s)
208 Ricognizioni scritturistiche
in ipsum et uox de caelis 11 tu es filius meus dilectus middot in quem complacui Et statim spiritus sanctus eiecit eum 12 in deserto middot et erat in deserto xl diebus 13 et temptabatur a satana et erat cum besteis et angeli 14 ministrabant ei middot sed postquam traditus est iohannes uenit iesus in galileam praedicans euangelium regni dei dicens quoniam inpleta sunt tempora 15 et adpropiauit regnum dei paenitemini et credite in euangelio 5 Confronto con gli altri testimoni
La tradizione formatasi come abbiamo giagrave detto nella prima metagrave del II secolo probabilmente in Asia Minore e sfo-ciata alla fine del IV secolo nel codice di Beza presenta nei vv 1-15 del cap 1 di Marco alcune differenze importanti sia ri-spetto alla redazione nota ai piugrave antichi e autorevoli testimoni egiziani che costituiscono il fondamento delle edizioni at-tualmente in uso sia rispetto alla redazione vulgata nota alla maggioranza dei manoscritti bizantini Riepiloghiamo le carat-teristiche piugrave significative nellrsquoelenco che segue rinviando al-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
v 11 εν σοι D ndashgt in quem d armonizzazione con Mt 317
v 12 εκβαλλει D ndashgt eiecit d interpreta il presente storico (cf vulg expulit) |
εις την ερημον D ndashgt in deserto d probabile influsso del v sg
v 13 ημερας μ´ D ndashgt quadraginta diebus d lrsquoordine delle parole di D segue i
paralleli sinottici di Mt e Lc | και πειραζομενος D ndashgt temptabatur d inter-
preta il valore del participio come modo finito probabile aramaismo
v 14 και μετα D ndashgt sed postquam d sotto lrsquoinflusso della maggior parte dei
testimoni (μετα δε gr postquam autem lat)
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 209
le indicazioni fornite in apparato per una documentazione piugrave dettagliata
(a) v 3 τὰς τρίβους τοῦ θεοῦ ἡμῶν D it tutti gli altri τὰς τρίβους αὐτοῦ
(b) v 4 ἐγένετο Ἰωάννης ἐν τῇ ἐρήμῳ βαπτίζων καὶ κηρύσσων D Θ 28 700 l 2211 lat syp ἐγένετο Ἰωάννης ὁ βαπτίζων ἐν τῇ ἐρήμῳ κηρύσσων B 33 (892) 2427 ἐγένετο Ἰωάννης ὁ βαπτίζων ἐν τῇ ἐρήμῳ καὶ κηρύσσων א L Δ bo ἐγένετο Ἰωάννης βαπτίζων ἐν τῇ ἐρήμῳ καὶ κηρύσσων A W f113 byz syh sa17
(c) v 5 ἐβαπτίζοντο ἐν Ἰορδάνῃ ὑπ᾽ αὐτοῦ D W Θ 28 565 700 (l 2211) a lo stesso ordine ma con la forma ampliata ἐν τῷ Ἰορδάνῃ ποταμῷ si trova in A f113 byz syh in ordine diverso in B L 33 ecc18 א
(d) v 6 δέρριν D a tutti gli altri τρίχας (e) v 6 D it omettono καὶ ζώνην δερματίνην περὶ τὴν
ὀσφὺν αὐτοῦ (f) v 7 om κύψας D Θ f13 28 565 it (g) v 8 ἐν ὕδατιhellip ἐν πνεύματι A D W Θ f113 byz it ὕδατιhellip
πνεύματι B 2427 vg ὕδατιhellip ἐν πνεύματι א vgmss Or ἐν ὕδατιhellip πνεύματι L19
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
17 Ved Elliott 2010 211-213 18 La precisazione classicizzante (N Turner in Moulton 3 1963 172) ποταμῷ
estranea allrsquousus scribendi del Nuovo Testamento (lrsquounico altro esempio Mt
36 presenta anchrsquoesso una tradizione non univoca) appare secondaria
quanto alla diversa collocazione di ὑπ᾽ αὐτοῦ sembra venire incontro a
unrsquoesigenza di simmetria con lrsquoemistichio seguente (ved la posizione del
successivo αὐτῶν messa in ulteriore rilievo dalla disposizione del testo nel
codice di Beza) 19 La ricerca della simmetria accomuna testimoni di diversa provenienza
lrsquoasimmetria invece (ὕδατι hellip ἐν πνεύματι) che si regge soltanto sulla testi-
monianza del codice Sinaitico di alcuni manoscritti della Vulgata e di Ori-
210 Ricognizioni scritturistiche
(h) v 8 ἐγὼ μὲν ὑμᾶς βαπτίζω ἐν ὕδατι egrave spostato dal ms D prima di ἔρχεται (v 7) e reso col tempo presente interpreta lrsquoaoristo ἐβάπτισα che si legge negli altri testimoni come cor-rispondente del perfetto stativo ebraico che ha appunto valo-re di presente
(i) v 10 ἠνοιγμένους D d (apertos in Mc 1538 lrsquounica altra ricorrenza marciana di σχίζω egrave resa con scindo) gli altri testi-moni leggono σχιζομένους meno comune con riferimento allrsquoapertura dei cieli
(j) v 11 καὶ φωνὴ ἐκ τῶν οὐρανῶν א D ff2 t gli altri testi-moni aggiungono ἠκούσθη oppure ἐγένετο per cui la lezione tramandata dal codice di Beza e dal Sinaitico appare difficilior e allrsquoorigine delle altre
(k) v 14 καὶ μετὰ B D 2427 a ff2 bomss tutti gli altri μετὰ δὲ che indica lrsquoinizio di una nuova sezione e discorderebbe dalla disposizione grafica del codice
(l) v 14 κηρύσσων τὸ ευαγγέλιον τῆς βασιλείας τοῦ θεοῦ A D W byz lat syp bopt gli altri testimoni omettono τῆς βασιλείας
(m) v 15 πεπλήρωνται οἱ καιροί D it gli altri testimoni hanno il singolare
Alcune di queste varianti hanno valenza in primo luogo teologica (a d e g l m) mentre altre interessano la struttura compositiva del prologo (b c g h k) altre ancora investono lrsquoaspetto linguistico o risentono della tendenza allrsquoarmonizza-zione Avendo a disposizione questo materiale e richiamando-ci a quanto anticipato sopra (sect 1) a proposito dellrsquoopportunitagrave
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
gene egrave stata preferita dai curatori delle ultime edizioni Nestle - Aland in
base al presupposto che i copisti avrebbero avuto la tendenza ad aggiungere
la preposizione anche al primo membro sotto lrsquoinflusso dei passi paralleli in
Mt 311 e Gv 126 (Metzger 1994 63) Lrsquoinflusso piugrave appariscente a me sem-
bra essere piuttosto quello della ricerca della simmetria (ved ad es la du-
plice omissione di ἐν nel codice Vaticano e nel minuscolo 2427)
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 211
di concentrare lrsquoattenzione sui problemi accessibili allrsquoanalisi filologica possiamo isolare tra le tante che il prologo di Marco pone alcune questioni intorno alle quali lrsquoapproccio critico prescelto cioegrave lrsquoesame della testimonianza testuale offerta dal codice di Beza puograve dare un contributo e in particolare le que-stioni relative alla struttura ed estensione del prologo marcia-no alla funzione delle citazioni veterotestamentarie alla ca-ratterizzazione delle predicazioni di Giovanni e di Gesugrave
6 Struttura ed estensione del prologo marciano
La numerazione progressiva delle sezioni presente in margine al codice di Beza riproduce quella canonica di Euse-bio di Cesarea Si presentano invece come parte integrante della piugrave antica tradizione di cui D egrave portatore i capoversi sporgenti Egrave indispensabile quindi rilevare la partizione del prologo che essi presuppongono
(a) vv 1-3 (richiamo allrsquoAntico Testamento) (b) v 4 (presentazione di Giovanni) (c) v 5 (attivitagrave battesimale di Giovanni) (d) vv 6-8 (predicazione di Giovanni) (e) vv 9-11 (battesimo di Gesugrave) (f) vv 12-15 (esperienza ascetica di Gesugrave e inizio del suo
ministero)
Tale scansione dagrave una risposta a due dei quesiti posti dalla pagina iniziale del vangelo di Marco il primo relativo allrsquoestensione complessiva del prologo il secondo relativo allrsquoarticolazione dei vv 1-4
Per quanto concerne il primo problema si nota che gli antichi lettori e copisti che hanno contribuito a formare la tradizione testuale a noi giunta attraverso il ms D considera-vano i vv 14-15 collegati ai vv 12-13 e dunque parte integran-te della sezione Ciograve appare in contrasto con la moderna esege-
212 Ricognizioni scritturistiche
si che invece rileva una cesura tra i vv 13 e 14 Tuttavia lrsquoopinione degli antichi lettori trova riscontro nel rivestimento letterario del testo dei vv 1-15 che egrave impostato sulla presenza di alcuni vocaboli-chiave tutti ricorrenti in 1-15 e non soltan-to in 1-13 εὐαγγέλιον (vv 11415) Ἰησοῦς (vv 1914) Ἰωάννης (vv 46914) κηρύσσω (vv 414) μετάνοια μετανοέω (vv 415) ἔρχομαι (vv 7914) Γαλιλαία (vv 914)20 Il vocabolo εὐαγγέλιον in particolare mostra di svolgere la funzione di segnale compositivo comparendo allrsquoinizio e alla fine della Ringkomposition e dando cosigrave la migliore conferma della strutturazione del prologo e dei suoi limiti (vv 1-15) in-dicati dai capoversi del ms D e dalla scelta al v 14 della lezione καὶ μετά invece di μετὰ δέ che in Marco segna abitualmente lrsquoinizio di una nuova sezione
Riguardo allrsquoaltro problema relativo allrsquoarticolazione dei versetti iniziali21 egrave evidente che la tradizione di cui D egrave porta-tore ha considerato almeno in una delle sue fasi i vv 1-3 co-me un blocco unico staccato dai vv 4ss Di questa stessa in-terpretazione sono testimoni anche il Sinaitico (א) e il codice di Freer (W) che aggiungono un καί allrsquoinizio del v 4 per ri-creare una formula introduttiva propria di Marco a imitazione di 19 e di altri luoghi Tale interpretazione leggeva dunque lrsquoesordio di Marco riallacciandolo alla tradizione letteraria giudaica che spesso faceva iniziare gli scritti profetici didatti-ci e apocalittici con una frase ellittica del verbo che riassu-messe il contenuto del libro eventualmente anche collegandolo
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
20 Pesch 1980 13 21 Tra gli studi specifici sullrsquoargomento segnalo soltanto Trevijano Etchever-
ria 1971 Feneberg 1974 186-189 oltre a Pesch 1980 138-141 (con
lrsquoindicazione della letteratura precedente)
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 213
a un elemento esterno a questo22 Tuttavia la tradizione testuale conservataci da D reca traccia anche di una diversa e proba-bilmente piugrave antica interpretazione La lezione ἐν τῇ ἐρήμῳ βαπτίζων infatti oltre a testimoniare lrsquoassenza dellrsquoarticolo ὁ davanti a βαπτίζων e la presenza di καί dinanzi a κηρύσσων23 esibisce uno spostamento delle parole ἐν τῇ ἐρήμῳ che dagrave par-ticolare evidenza allrsquoelemento del deserto come luogo dellrsquoattivitagrave battesimale e predicatoria di Giovanni Ciograve mette in rilievo lrsquoannuncio profetico ne sottolinea lrsquoavverarsi nel Precursore e deriva probabilmente dalla conoscenza di una lettura dellrsquooracolo di Is 403 nota anche alla comunitagrave di Qum-rān24 Dunque i vv 2-3 erano stati considerati almeno dallrsquoautore dello spostamento come collegati col v 4 Isaia a-veva parlato di una voce nel deserto e Giovanni proprio nel de-serto battezzava e predicava (il rilievo egrave anche in funzione di quanto saragrave detto nei vv 12-13 a proposito del luogo in cui eb-be a svolgersi lrsquoesperienza ascetica di Gesugrave) In tale ottica lrsquoarticolazione del passo in un primo tempo doveva risultare parzialmente diversa da quella configurata poi nei capoversi che abbiamo esaminato e doveva essere la seguente v 1 (tito-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
22 Esempi dellrsquoAntico Testamento Pr 11 Qo 11 Ct 11 Os 11 LXX del Nuovo
Testamento Mt 11 Ap 11 della letteratura apocrifa Test XII patr Ap Abr
Ap Bar Ap Esdr Ap Mois ecc 23 Dallrsquoesame delle ricorrenze in Marco e dal raffronto tra queste ricorrenze
e i paralleli in Matteo risulta che lrsquouso del participio sostantivato del verbo
βαπτίζω in Mc 6142425 828 pur esistente in una parte della tradizione
non egrave mai attestato in D che presenta sempre il sostantivo ὁ βαπτιστής e lo
stesso si rileva nei passi paralleli di Matteo Perciograve egrave improbabile che ὁ
βαπτίζων fosse in Mc 14 la lezione originaria Il materiale egrave passato in ras-
segna da EJ Fee in Epp - Fee 1993 178s che perograve non arriva alle stesse
nostre conclusioni 24 1 QS 814 919s e ved infra
214 Ricognizioni scritturistiche
lo) ndash vv 2-4 (apparizione di Giovanni secondo la profezia) ndash vv 5-6 (descrizione dellrsquoattivitagrave e della figura di Giovanni) ndash vv 7-8 (messaggio di Giovanni)
7 Funzione delle due citazioni veterotestamentarie
Lrsquooracolo profetico iniziale come egrave noto egrave formato da due parti la prima (v 2b) fonde Es 2320 e Mal 3125 la seconda (v 3) riprende Is 403 Tutti e tre i passi veterotestamentari hanno subito ritocchi testuali e modificazioni di significato nelle fasi successive alla loro stesura e di uno di tali interventi egrave testi-testimone proprio il codice di Beza Poicheacute lrsquoanalisi di questo intervento ndash e attraverso questo di tutti gli altri ndash egrave un mezzo per meglio riflettere sulla funzione delle due citazioni scrittu-ristiche nel prologo di Marco saragrave opportuno riassumere bre-vemente le varie fasi che i tre testi hanno attraversato
(a) Es 2320 testo ebraico ldquoEcco io mando un messaggero davanti a te
per conservarti nella stradardquo (JHWH promette al popolo di I-sraele in cammino nel deserto lrsquoinvio di un angelo che lo pro-teggeragrave fino al suo arrivo nella Terra promessa)
Settanta καὶ ἰδοὺ ἐγὼ ἀποστέλλω τὸν ἄγγελόν μου πρὸ προσώπου σου ἵνα φυλάξῃ σε ἐν τῇ ὁδῷ (τὸν ἄγγελόν μου in luogo di ldquoun messaggerordquo egrave per influsso del passo di Malachia)
(b) Mal 31 testo ebraico ldquoEcco mando il mio messaggero ed egli
sgombra la via davanti a merdquo (JHWH annuncia il suo imminen-te arrivo nel Tempio preceduto dallrsquoangelo per il giudizio fi-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
25 La fusione dei due testi operante giagrave nella traduzione dei Settanta come
vedremo subito egrave anche nellrsquoesegesi rabbinica (Strack - Billerbeck 1961
597)
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 215
nale pochi versetti piugrave avanti [23s] annunceragrave il ritorno del profeta Elia)
Settanta ἰδοὺ ἐγὼ ἐξαποστέλλω τὸν ἄγγελόν μου καὶ ἐπιβλέψεται ὁδὸν πρὸ προσώπου μου (ἐγὼ ἐξαποστέλλω in luogo di ldquomandordquo egrave per influsso del passo dellrsquoEsodo a tale in-flusso resistono alcuni manoscritti sia dei Settanta sia del vangelo di Marco tra i quali D)
Mc 12b ἰδοὺ ἀποστέλλω τὸν ἄγγελόν μου πρὸ προσώπου σου ὃς κατασκευάσει τὴν ὁδόν σου (ἀποστέλλω in luogo di ἐξαποστέλλω e κατασκευάσει in luogo di ἐπιβλέψεται rivelano lrsquouso di una traduzione piugrave vicina al testo ebraico a noi noto rispetto a quella dei Settanta)26 in Marco la fusione delle due citazioni e il passaggio dei pronomi possessivi dalla prima alla seconda persona trasformano le parole rivolte da JHWH al suo popolo in unrsquoapostrofe dello stesso JHWH al messia di cui Giovanni-Elia egrave il precursore
(c) Is 403 testo ebraico ldquoUna voce proclama lsquoSgomberate la via del
Signore nel deserto spianate nella steppa la strada per il no-stro Diorsquordquo (il Deuteroisaia annuncia al popolo ebraico in esilio a Babilonia che Dio rimuoveragrave gli ostacoli che si oppongono al ritorno di Israele nella sua terra)27
Settanta φωνὴ βοῶντος ἐν τῇ ἐρήμῳmiddot ἑτοιμάσατε τὴν ὁδὸν κυρίου εὐθείας ποιεῖτε τὰς τρίβους τοῦ θεοῦ ἡμῶν
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
26 ἐπιβλέψεται (ldquovolgeragrave lo sguardordquo) dei Settanta presuppone in ebraico
ucircfānacirc mentre il testo masoretico giunto fino a noi legge ucircfinnacirc (ldquosgombra la
viardquo) Blass - Debrunner 1997 sect 3781 27 Il testo ebraico permette anche una lettura traslata del passo avulsa dal
contesto storico che lo dettograve e orientata in senso ascetico ldquoGrida una voce
lsquoDal deserto traete una strada per il Signore Al nostro Dio create un varco
nel desolatorsquordquo (Ceronetti 1981 221s e n)
216 Ricognizioni scritturistiche
(lrsquoeliminazione del riferimento alla steppa nel secondo mem-bro del distico rompe il parallelismo del testo ebraico e sposta lrsquoambientazione geografica su colui che parla)
Mc 13 φωνὴ βοῶντος ἐν τῇ ἐρήμῳmiddot ἑτοιμάσατε τὴν ὁδὸν κυρίου εὐθείας ποιεῖτε τὰς τρίβους αὐτοῦ la modificazione della chiusa favorisce lrsquoidentificazione del κύριος ndash origina-riamente riferito a JHWH28 ndash col messia cioegrave con Gesugrave stesso La restaurazione della lezione veterotestamentaria τὰς τρίβους τοῦ θεοῦ ἡμῶν nel codice di Beza rende tale identificazione piugrave difficile Se la successiva sostituzione di τρίχας καμήλου con δέρριν καμήλου e lrsquoomissione di καὶ ζώνην δερματίνην περὶ τὴν ὀσφὺν αὐτοῦ sono coordinate allrsquointervento sulla ci-tazione profetica egrave possibile che lrsquoidentificazione di Giovanni con Elia sia stata dal redattore del testo di D volutamente so-spinta sullo sfondo Infatti la descrizione di un uomo con una cintura di cuoio intorno ai fianchi egrave riferita esplicitamente al profeta Elia in 2 Re 18 (cosigrave come saragrave esplicito il riferimento allo stesso personaggio in Mc 913) mentre la pelle di cammel-lo egrave segno generico di una figura profetica (anzi pseudoprofe-tica) in Zc 134
Ricordiamo che secondo unrsquoattendibile ipotesi29 lrsquoadat-
tamento della citazione di Isaia e lrsquoaggiunta dellrsquoaltra citazione possono essere il risultato di un intervento della prima comu-nitagrave cristiana su una tradizione appartenente originariamente ai discepoli del Battista Tale tradizione egrave possibile che sia con-sistita nel testo seguente vv 2a 3 [Is 403 senza variazione] 4-6 forse proprio secondo la lezione reperibile nel codice di Be-za Lrsquouso di Is 403 in funzione ascetica ed escatologica egrave giagrave no-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
28 Lrsquoassenza dellrsquoarticolo dagrave a κύριος nel passo dei Settanta il valore di nome
proprio ( Blass - Debrunner 1997 sect 2594) 29 Pesch 1980 145
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 217
to alla comunitagrave di Qumrān (Regola della comunitagrave = 1 QS 812-15 ldquoQuando in Israele si realizzeranno queste cose per la comuni-tagrave in base a queste norme saranno separati di mezzo al sog-giorno degli uomini dellrsquoingiustizia per andare nel deserto a prepararvi la via di lui come sta scritto lsquoNel deserto preparate la via appianate nella steppa una strada per il nostro Diorsquo Questa via egrave appunto lo studio della leggerdquo)
Il codice di Beza insieme ad altri testimoni di diversa origi-ne legge al v 15 κηρύσσων τὸ εὐαγγέλιον τῆς βασιλείας τοῦ θεοῦ anzicheacute κηρύσσων τὸ εὐαγγέλιον τοῦ θεοῦ che egrave generalmen-te considerata lezione primaria30 La forma piugrave breve mostra unrsquoimpronta paolinica (cf Rm 11 1516 2 Cor 117 1 Ts 228) la piugrave lunga egrave stata considerata armonizzante frutto di assimi-lazione con il v 15 e con Mt 423 93531 La lettura dellrsquointero passo secondo il testo tramandato dal codice di Beza rivela una correlazione tra la lezione τὸ εὐαγγέλιον τῆς βασιλείας τοῦ θεοῦ e la variante πεπλήρωνται οἱ καιροί esibita da D al v 15 il ldquocompimento dei tempirdquo espresso in forma plurale32 sottolinea la valenza apocalittica del messaggio e in consonanza con questo egrave specificato il contenuto dellrsquoannuncio cioegrave lrsquoannun-cio relativo al regno di Dio cosigrave come era stato tratteggiato in uno dei testi apocalittici per eccellenza dellrsquoAntico Testamen-to Dn 71427 La forma breve sembra attribuire invece un va-lore soggettivo al genitivo τοῦ θεοῦ sfumando la tinta apoca-littica
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
30 La lezione tragravedita da D egrave sostenuta da testimoni complessivamente tardivi
(A D W byz lat syp bopt) il significato di essa non risiede nella sua maggiore o
minore possibilitagrave di essere originaria quanto nel peso teologico della scelta
che egrave allrsquoorigine di essa (Spicq 1988 656s e nn) 31 Pesch 1980 179 n a 32 La lezione di D riproduce lrsquouso prevalente dei Settanta lrsquoinflusso del quale
si estende anche al Nuovo Testamento (ved Lc 2124)
218 Ricognizioni scritturistiche
9 Interpretazione del passo33
Inizio della proclamazione dellrsquoannuncio 1 di Gesugrave messia figlio di Dio come egrave scritto nel libro34 di Isaia il profeta 2 ecco mando il mio angelo dinanzi a te che ti apriragrave la via voce di un araldo nel deserto 3 preparate la via per il Signore spianate le strade per il nostro Dio Apparve Giovanni che nel deserto purificava35 4 e predicava un lavacro di purificazione per la cancellazione delle colpe E si metteva in cammino per andare da lui 5 tutto il paese della Giudea e i Gerosolimitani tutti ed erano purificati da lui nel Giordano mentre apertamente riconoscevano le loro mancanze Giovanni indossava una pelle di cammello 6
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
33 La nostra divisione in linee tiene conto non della disposizione materiale
del testo greco nel codice ma dellrsquoinsieme delle indicazioni fornite dalla di-
sposizione del testo sia nella colonna greca che in quella latina noncheacute dalla
collocazione di alcuni segni di interpunzione e di spazi bianchi In tal modo
egrave possibile ricostruire almeno in parte la sistemazione del testo esibita
nellrsquoantigrafo di D contenente i vangeli che presentava (a differenza
dellrsquoantigrafo contenente gli Atti) colonne greco-latine piugrave strette rispetto a
D e affiancate sulla stessa facciata del foglio (Parker 1999 73-96) 34 Per lrsquointerpretazione qui proposta ved Danker 2000 sv ἐν 1a 35Va notato il parallelo sintattico (che a causa della somiglianza anche te-
matica egrave altresigrave un parallelo letterario) con due luoghi della pericope della
Trasfigurazione (Mc 937) Ved il contributo ndeg 9 della presente silloge
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 219
e mangiava locuste e miele selvatico e diceva loro36 7 ldquoIo vi purifico con lrsquoacqua ma viene dietro di me colui che egrave piugrave potente di me al quale io non sono capace di sciogliere il laccio dei sandali lui vi purificheragrave con lo spirito santordquo 8
E accadde in quei giorni 9 che venne Gesugrave da Nazaret di Galilea37 e fu purificato nel Giordano da Giovanni E mentre usciva dallrsquoacqua 10 vide che si aprivano i cieli e lo spirito che come una colomba discendeva in lui38
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36 ἔλεγεν D ἐκήρυσσεν λέγων cett La variante di D permette di capire che
anche i piugrave antichi lettori interpretavano la perifrasi col valore durativo
proprio senza riferimento a una determinata occasione come pure egrave stato
ipotizzato (N Turner in Moulton 3 1963 67) 37 v 9 ὁ Ἰησοῦς D Δ 28 ƒ 13 Ἰησοῦς cett La presenza dellrsquoarticolo rispetta
lrsquousus scribendi di Marco (ved CH Turner in Elliott 1993 137) La lezione
della maggior parte dei testimoni invece obbliga a ipotizzare il collega-
mento di Ἰησοῦς non col verbo che precede ma con le parole che seguono
(ldquoGesugrave di Nazaret di Galilea venne a farsi battezzarerdquo) poicheacute lrsquoomissione
dellrsquoarticolo egrave piugrave frequente prima di unrsquoapposizione (N Turner in Moulton
3 1963 166s) 38 εἰς αὐτόν B D ƒ 13 2427 pc ἐπ᾽ αὐτόν א A L W Θ ƒ 1 33 byz sy facilior e
armonizzante Il costrutto con εἰς come equivalente di ἐπί o di πρός
preferito da molti interpreti egrave giagrave del greco antico (cf Erodoto 4200 Πέρσαι
ἐπείτεhellip ἀπίκατο ἐς τὴν Βάρκην ἐπολιόρκεον τὴν πόλιν) Se ne trova riscon-
tro in alcuni passi veterotestamentari (Is 375 6311ss Ez 375-14) e nellrsquousus
220 Ricognizioni scritturistiche
E una voce dai cieli 11 ldquoSei tu il figlio mio lrsquounico39 in te ho riposto il mio amorerdquo40
E subito41 lo spirito santo lo manda 12 nel deserto E fu nel deserto per quaranta giorni 13 ed era messo alla prova42 dal satana
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scribendi di Marco (415 5121) Blass - Debrunner 1997 sect 2072 Marco perograve
con i verbi di moto adopera εἰς sempre in senso proprio 39 Il valore di lsquoelettorsquo e di lsquounicorsquo (cf Turner 1925-26) da dare ad ἀγαπητός
come equivalente dellrsquoebraico jāhicircd si giustifica nel quadro dei molteplici
riecheggiamenti veterotestamentari presenti sullo sfondo Gn 2221216 Es
422s Sal 27 Is 421 Il cap 22 della Genesi ha un ruolo determinante nella
presentazione letteraria dei due episodi del battesimo e della prova i quali
non a caso sono correlati nel v 12 mediante la formula καὶ εὐθύς (εὐθέως) 40 In Lc 322 parallelo a questo passo il codice D legge ἐγὼ σήμερον
γεγέννηκά σε noto anche ad alcuni testimoni della Vetus latina e ad alcuni
scrittori ecclesiastici ved in particolare la testimonianza dellrsquoAmbrosiaster
(Quaest Vet et Novi Testam 54) esaminata da G Rinaldi (1998 438) Egrave possi-
bile che γεγέννηκά σε (da Sal 27) fosse qui e altrove la lezione originaria
successivamente modificata di fronte al pericolo di strumentalizzazione da
parte dellrsquoeresia adozionistica 41 Il codice di Beza tende a sostituire εὐθύς con εὐθέως (al v 10 egrave stato in-
vece eliminato) nella sostituzione si egrave voluto ravvisare un intento puristico
essendo εὐθέως piugrave propriamente temporale ed εὐθύς invece piugrave ampia-
mente temporalelocativo (W Hendriks in Parker ndash Amphoux 1996 238 e
nn) 42 La conservazione del καί propria di D fa di πειραζόμενος un participio
equivalente a un verbo principale Egrave un fenomeno raro nel greco dei papiri
ma caratteristico dellrsquoaramaico e piugrave volte ricorrente nel testo evangelico
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 221
ed era tra le bestie selvatiche E gli angeli lo servivano
E dopo lrsquoarresto di Giovanni 14 venne Gesugrave in Galilea proclamando lrsquoannuncio del regno di Dio dicendo ldquoPoicheacute43 sono maturi i tempi 15 ed egrave arrivato il regno di Dio ravvedetevi e credete in questo annunciordquo44
10 Conclusione
La riflessione sul prologo di Marco che abbiamo proposto nelle pagine precedenti non ha pretesa di compiutezza ri-guardo allo spettro di problemi da affrontare e neppure ri-guardo agli esiti raggiunti o sfiorati o semplicemente indicati da lontano Lo scopo egrave stato quello di fermare lrsquoattenzione su un segmento di storia del testo evangelico e porsi alcune do-
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tramandato dal codice di Beza Mc 36 725 926 Mt 241 (ved CH Turner in
Elliott 1993 217 con ulteriore bibliografia) 43 Puograve essere attribuito allrsquoὅτι valore causale con il conforto della traduzione
latina ldquoquoniam inpleta sunt temporardquo Ciograve permette di non considerare il
precedente λέγων un pleonasmo 44 Oppure evidenziando il valore continuativo del presente ldquoperseverate
nel ravvedimento e serbate fede in questo annunciordquo (Moulton 1929 75) o
ancora tenuto conto della singolaritagrave del costrutto πιστεύω ἐν + dat e ipo-
tizzando perciograve un uso assoluto del verbo πιστεύω ldquoperseverate nel ravve-
dimento e nella fede nello spirito di questo annunciordquo (N Turner in Moul-
ton 3 1963 237263 e n 2 con altri riferimenti neotestamentari) Non ho da-
to rilievo al prefisso εὐ- del vocabolo εὐαγγέλιον tenendo presente che
lrsquouso del termine in etagrave ellenistica egrave talvolta sfumato (ved il Thesaurus Grae-
cae Linguae 4 2171s sv εὐαγγελίζω) e che i Settanta se ne servono per
rendere lrsquoequivalente ebraico besorah esso pure una vox media
222 Ricognizioni scritturistiche
mande sul modo di leggere tale testo nellrsquoambito di quel seg-mento Se queste domande hanno indotto a riproporre pro-blemi aventi una portata piugrave vasta della fisionomia del codice di Beza e del ruolo svolto da questo nella storia del testo neo-testamentario ciograve non fa altro che confermare quanto abbia-mo detto allrsquoinizio a proposito della feconditagrave di un approccio filologico al testo un approccio che tuttavia pone e deve por-re alle eventuali risposte limiti rigorosi cioegrave funzionali allrsquoapproccio prescelto Se egrave vero che il demonio ha lrsquoabitudine di tendere le proprie insidie nel deserto dobbiamo dire che la tentazione di riconoscere il testo originario in quello ricostrui-to nelle edizioni critiche si manifesta appunto nel deserto del-le nostre effettive conoscenze intorno allrsquoautore del vangelo alla lingua in cui furono messi per iscritto i materiali utilizzati alle modalitagrave della primitiva circolazione del testo45
Anche se la fisionomia testuale del codice di Beza non e-sce modificata da questa nostra indagine sul prologo di Marco egrave stato possibile rilevare ancora una volta che dietro molte sue peculiaritagrave vi sono o possono esservi processi elaborativi scelte e orientamenti non solo teologici ma anche letterari Es-si sono accessibili alle nostre conoscenze purcheacute si metta da parte il proposito di confrontare il testo di D con quello di altri codici alla ricerca di problematiche e spesso solo teoriche prioritagrave concentrandosi invece sulla testimonianza in seacute Per
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45 La posizione occupata dal vangelo di Marco nel codice di Beza ad esempio
e le condizioni in cui si trovano sia il testo greco che la sua traduzione latina
rispetto agli altri scritti contenuti in D sembrano dare indiretta conferma
allrsquoipotesi giagrave formulata anni or sono della mancanza di una vera e propria
lsquopubblicazionersquo del vangelo di Marco destinato invece fin dallrsquoinizio a una
circolazione privata come raccolta di materiali per scopi pratici e come
strumento per compilazioni successive (ved Parker 1999 280 che si
richiama a Roberts - Skeat 1983)
8 Il prologo del vangelo secondo Marco nel codice di Beza 223
rimanere nei limiti dello specimen da noi esaminato egrave ad e-sempio evidente che lrsquouso di δέρριν in luogo di τρίχας al v 6 interessa non lrsquoeconomia complessiva del libro di Marco ma lrsquoatteggiamento speculativo di un determinato lettore in un determinato momento della storia del testo sul problema dellrsquoidentitagrave di GiovanniElia e della raffigurazione di profeti e pseudoprofeti nellrsquoAntico Testamento Allo stesso modo i ri-tocchi stilistici gli spostamenti e le omissioni rispetto al testo dei vv 7-8 che leggiamo negli altri testimoni sono indizi non di una ipotetica maggiore o minore vicinanza allrsquoldquooriginalerdquo bensigrave di un progetto compositivo che risponde a esigenze che si puograve tentare di individuare Beninteso nessuno egrave in grado di dire se tali esigenze (e quindi gli esiti che ne sono derivati) si possano verosimilmente attribuire al redattore primo del van-gelo e siano state poi tenute in minor conto da redattori suc-cessivi responsabili della forma di testo affermatasi nelle altre famiglie di testimoni una presa di posizione di tal genere sa-rebbe altrettanto ipotetica quanto quella che ad esempio ha indotto i curatori dellrsquoed Nestle-Aland a preferire al v 8 lrsquoabbinamento ὕδατιhellip ἐν πνεύματι
I dati oggettivi a nostra disposizione sono quelli che ab-biamo indicato e quindi per rimanere nella stessa sfera esem-plificativa noi sappiamo soltanto che lrsquoanticipazione delle pa-role ἐγὼ μὲν ὑμᾶς βαπτίζω ἐν ὕδατι egrave attestata dal codice di Beza e che lrsquoabbinamento ὕδατιhellip ἐν πνεύματι egrave attestato dal codice Sinaitico Tutto il resto appartiene al campo della teoria e per essere trasferito nel campo della prassi richiede un at-tento scrutinio da esercitarsi caso per caso anche con gli strumenti offerti dallrsquoanalisi filologica e letteraria e da mettere compiutamente a disposizione dei lettori nellrsquoapparato in forma di discussione problematica resistendo il piugrave possibile alla tentazione di costruire dovunque e comunque un testo o-riginario o di volerlo ad ogni costo riconoscere in un testimo-ne (o in una famiglia di testimoni) a spese degli altri
9 TRADIZIONE IN LINGUA GRECA E LATINA DELLA PERICOPE DELLA
TRASFIGURAZIONE Lrsquoanalisi testuale delle tre redazioni sinottiche (Mc 92-9
Mt 171-9 Lc 928-36) del racconto della Trasfigurazione di Ge-sugrave puograve fornire elementi utili allo studio dei meccanismi di formazione e trasmissione dei testi evangelici
Per rendere piugrave agevole il riscontro a chi vorragrave leggere il seguito dellrsquoesposizione riporto qui il testo dei tre brani
Mc 92-10 2 Καὶ μετὰ ἡμέρας ἓξ παραλαμβάνει ὁ Ἰησοῦς τὸν Πέτρον καὶ τὸν Ἰάκωβον καὶ τὸν Ἰωάννην καὶ ἀναφέρει αὐτοὺς εἰς ὄρος ὑψηλὸν κατrsquo ἰδίαν μόνους καὶ μετεμορφώθη ἔμπροσθεν αὐτῶν 3 καὶ τὰ ἱμάτια αὐτοῦ ἐγένετο στίλβοντα λευκὰ λίαν οἷα γναφεὺς ἐπὶ τῆς γῆς οὐ δύναται οὕτως λευκᾶναι 4 καὶ ὤφθη αὐτοῖς Ἠλίας σὺν Μωϋσεῖ καὶ ἦσαν συλλαλοῦντες τῷ Ἰησοῦ 5 καὶ ἀποκριθεὶς ὁ Πέτρος λέγει τῷ Ἰησοῦmiddot Ῥαββί καλόν ἐστιν ἡμᾶς ὧδε εἶναι καὶ ποιήσωμεν τρεῖς σκηνάς σοὶ μίαν καὶ Μωϋσεῖ μίαν καὶ Ἠλίᾳ μίαν 6 οὐ γὰρ ᾔδει τί ἀποκριθῇ ἔκφοβοι γὰρ ἐγένοντο 7 καὶ ἐγένετο νεφέλη ἐπισκιάζουσα αὐτοῖς καὶ ἐγένετο φωνὴ ἐκ τῆς νεφέληςmiddot Οὗτός ἐστιν ὁ υἱός μου ὁ ἀγαπητός ἀκούετε αὐτοῦ 8 καὶ ἐξάπινα περιβλεψάμενοι οὐκέτι οὐδένα εἶδον ἀλλὰ τὸν Ἰησοῦν μόνον μεθrsquo ἑαυτῶν 9 καὶ καταβαινόντων αὐτῶν ἐκ τοῦ ὄρους διεστείλατο αὐτοῖς ἵνα μηδενὶ ἃ εἶδον διηγήσωνται εἰ μὴ ὅταν ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐκ νεκρῶν ἀναστῇ 10 καὶ τὸν λόγον ἐκράτησαν πρὸς ἑαυτοὺς συζητοῦντες τί ἐστιν τὸ ἐκ νεκρῶν ἀναστῆναι Mt 171-9 1 Καὶ μεθrsquo ἡμέρας ἓξ παραλαμβάνει ὁ Ἰησοῦς τὸν Πέτρον καὶ Ἰάκωβον καὶ Ἰωάννην τὸν ἀδελφὸν αὐτοῦ καὶ ἀναφέρει αὐτοὺς εἰς ὄρος ὑψηλὸν κατrsquo ἰδίαν 2 καὶ μετεμορφώθη ἔμπροσθεν αὐτῶν καὶ ἔλαμψεν τὸ πρόσωπον αὐτοῦ ὡς ὁ ἥλιος τὰ δὲ ἱμάτια αὐτοῦ ἐγένετο λευκὰ ὡς τὸ φῶς 3 καὶ ἰδοὺ ὤφθη αὐτοῖς
226 Ricognizioni scritturistiche
Μωϋσῆς καὶ Ἠλίας συλλαλοῦντες μετrsquo αὐτοῦ 4 ἀποκριθεὶς δὲ ὁ Πέτρος εἶπεν τῷ Ἰησοῦmiddot Κύριε καλόν ἐστιν ἡμᾶς ὧδε εἶναιmiddot εἰ θέλεις ποιήσω ὧδε τρεῖς σκηνάς σοὶ μίαν καὶ Μωϋσεῖ μίαν καὶ Ἠλίᾳ μίαν 5 ἔτι αὐτοῦ λαλοῦντος ἰδοὺ νεφέλη φωτεινὴ ἐπεσκίασεν αὐτούς καὶ ἰδοὺ φωνὴ ἐκ τῆς νεφέλης λέγουσαmiddot Οὗτός ἐστιν ὁ υἱός μου ὁ ἀγαπητός ἐν ᾧ εὐδόκησαmiddot ἀκούετε αὐτοῦ 6 καὶ ἀκούσαντες οἱ μαθηταὶ ἔπεσαν ἐπὶ πρόσωπον αὐτῶν καὶ ἐφοβήθησαν σφόδρα 7 καὶ προσῆλθεν ὁ Ἰησοῦς καὶ ἁψάμενος αὐτῶν εἶπενmiddot Ἐγέρθητε καὶ μὴ φοβεῖσθε 8 ἐπάραντες δὲ τοὺς ὀφθαλμοὺς αὐτῶν οὐδένα εἶδον εἰ μὴ αὐτὸν Ἰησοῦν μόνον 9 καὶ καταβαινόντων αὐτῶν ἐκ τοῦ ὄρους ἐνετείλατο αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς λέγωνmiddot Μηδενὶ εἴπητε τὸ ὅραμα ἕως οὗ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐκ νεκρῶν ἐγερθῇ Lc 928-36 28 Ἐγένετο δὲ μετὰ τοὺς λόγους τούτους ὡσεὶ ἡμέραι ὀκτὼ καὶ παραλαβὼν Πέτρον καὶ Ἰωάννην καὶ Ἰάκωβον ἀνέβη εἰς τὸ ὄρος προσεύξασθαι 29 καὶ ἐγένετο ἐν τῷ προσεύχεσθαι αὐτὸν τὸ εἶδος τοῦ προσώπου αὐτοῦ ἕτερον καὶ ὁ ἱματισμὸς αὐτοῦ λευκὸς ἐξαστράπτων 30 καὶ ἰδοὺ ἄνδρες δύο συνελάλουν αὐτῷ οἵτινες ἦσαν Μωϋσῆς καὶ Ἠλίας 31 οἳ ὀφθέντες ἐν δόξῃ ἔλεγον τὴν ἔξοδον αὐτοῦ ἣν ἤμελλεν πληροῦν ἐν Ἰερουσαλήμ 32 ὁ δὲ Πέτρος καὶ οἱ σὺν αὐτῷ ἦσαν βεβαρημένοι ὕπνῳmiddot διαγρηγορήσαντες δὲ εἶδον τὴν δόξαν αὐτοῦ καὶ τοὺς δύο ἄνδρας τοὺς συνεστῶτας αὐτῷ 33 καὶ ἐγένετο ἐν τῷ διαχωρίζεσθαι αὐτοὺς ἀπrsquo αὐτοῦ εἶπεν ὁ Πέτρος πρὸς τὸν Ἰησοῦνmiddot Ἐπιστάτα καλόν ἐστιν ἡμᾶς ὧδε εἶναι καὶ ποιήσωμεν σκηνὰς τρεῖς μίαν σοὶ καὶ μίαν Μωϋσεῖ καὶ μίαν Ἠλίᾳ μὴ εἰδὼς ὃ λέγει 34 ταῦτα δὲ αὐτοῦ λέγοντος ἐγένετο νεφέλη καὶ ἐπεσκίαζεν αὐτούςmiddot ἐφοβήθησαν δὲ ἐν τῷ εἰσελθεῖν αὐτοὺς εἰς τὴν νεφέλην 35 καὶ φωνὴ ἐγένετο ἐκ τῆς νεφέλης λέγουσαmiddot Οὗτός ἐστιν ὁ υἱός μου ὁ ἐκλελεγμένος αὐτοῦ ἀκούετε 36 καὶ ἐν τῷ γενέσθαι τὴν φωνὴν εὑρέθη Ἰησοῦς μόνος καὶ αὐτοὶ
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 227
ἐσίγησαν καὶ οὐδενὶ ἀπήγγειλαν ἐν ἐκείναις ταῖς ἡμέραις οὐδὲν ὧν ἑώρακαν
Il testo greco di Marco
Il testo di partenza egrave ovviamente quello che si legge in Mc Per quel che riguarda la sua tradizione nei testimoni piugrave importanti si rilevano a parte alcune varianti non significati-ve divergenze dovute a contaminazioni sinottiche come lrsquoampliamento ἐν τῷ προσεύχεσθαι αὐτούς (ldquomentre essi pre-gavanordquo) prima di μετεμορφώθη (ldquosi trasfigurograverdquo) al v 2 per in-flusso di Lc il costrutto con lrsquoaccusativo νεφέλη ἐπισκιάζουσα αὐτούς (ldquouna nube che li coprivardquo) al v 7 come in Mt e Lc in-vece del dativo proprio di Mc (probabile riecheggiamento di Sal 904) ἐγένετο φωνή (ldquoci fu una vocerdquo) al v 7 (preferito an-che dalle moderne edizioni) come in Lc in luogo di ἦλθεν φωνή (ldquovenne una vocerdquo) Si rileva inoltre al v 6 nella maggior parte dei testimoni provenienti da regioni diverse la sostitu-zione del verbo λαλεῖν (lsquoparlarersquo) ad ἀποκρίνεσθαι probabil-mente male interpretato dai primi lettori percheacute qui usato da Mc non nellrsquoaccezione classica ed ellenistica piugrave comune di lsquori-sponderersquo ma in quella di lsquoprendere la parola per esprimere il proprio pensierorsquo piugrave vicina al significato etimologico origina-rio (lsquodare a qualcuno il proprio giudiziorsquo) giagrave nota al greco bi-blico (Dt 217 265 Is 1410 Zc 110 34 Mc 102451 1114 1235 ecc) e appropriata a questo passo dove appare due vol-te (vv 5s)
Osservazioni linguistiche al testo greco di Mc permettono di connotare questa pericope non solo come lsquoepisodio di rive-lazionersquo1 ma anche dal punto di vista letterario come un e-sempio dei numerosi lsquoracconti di fatti meravigliosirsquo2 che del
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1 Cosigrave Pesch 1982 114-136 2 Ved tra gli altri Theissen 1974 105
228 Ricognizioni scritturistiche
secondo vangelo costituiscono lrsquoossatura Notiamo infatti una serie di caratteristiche proprie del raccontare tradizionale al v 3 lrsquouso della forma γναφεύς (qui lsquolavandaiorsquo) in luogo di κν- e il pleonasmo οἷαhellip οὕτως (ldquoqualehellip cosigraverdquo) ancora al v 3 la forma aoristica λευκᾶναι al v 4 la coordinazione introdotta dal καί invece della subordinata relativa al v 5 lrsquouso di καί per introdurre una proposizione finale al v 6 la retroformazione ἔκφοβοι (ldquospaventatirdquo) da ἐκφοβέω (ldquospaventarerdquo)
Lrsquoelaborazione di Matteo
Dal confronto tra Mc e Mt emergono numerosi elementi (riporto solo i piugrave significativi) Al v 1 Mt specifica che Gio-vanni egrave il fratello di Giacomo (formulare cf Mt 421 102) ed evita il pleonasmo presente in Mc eliminando μόνους (ldquoda so-lirdquo) dopo κατ᾽ ἰδίαν (ldquoin disparterdquo) Al v 2 si legge una notazio-ne aggiuntiva che ha lo scopo di rendere piugrave efficace la descri-zione della scena καὶ ἔλαμψεν τὸ πρόσωπον αὐτοῦ ὡς ὁ ἥλιος (ldquoe risplendette il volto di lui come il solerdquo) mentre viene eli-minata la notazione relativa al lavandaio che egrave presente in Mc Al v 4 Mt sostituisce il semitismo ῥαββί (ldquomaestrordquo) col piugrave generico κύριε (ldquosignorerdquo) e rende piugrave deferente lrsquoesortazione καὶ ποιήσωμεν (ldquoallora facciamohelliprdquo) trasformandola in una proposta personale di Pietro introdotta da una formula di cor-tesia (εἰ θέλεις ποιήσωhellip ldquose vuoi io farogravehelliprdquo) Lrsquoosservazione οὐ γὰρ ᾔδει τί ἀποκριθῇ ἔκφοβοι γὰρ ἐγένοντο (ldquonon sapeva infatti che cosa dovesse dire percheacute erano spaventatirdquo) egrave eli-minata da Mt che probabilmente considera la notazione mar-cana non indispensabile allrsquoeconomia del racconto e per di piugrave portatrice di una difficoltagrave logica dal momento che mette in relazione lrsquoimbarazzo di Pietro (espresso col verbo al singola-re) con lo spavento di tutti e tre i discepoli (espresso col verbo al plurale) La citazione veterotestamentaria al v 5 nelle edi-zioni critiche si presenta arricchita dallrsquoinciso ἐν ᾧ εὐδόκησα
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 229
(ldquonel quale mi sono compiaciutordquo)3 ma per stabilire la forma precisa della citazione si dovrebbe effettuare uno scrutinio si-stematico dei testimoni e prescindere dallrsquoinfluenza sia sinot-tica che veterotestamentaria il che egrave ndash a mio giudizio ndash utopi-stico I vv 6s costituiscono una scena indipendente frutto della elaborazione letteraria personale di Mt ldquoi discepoli udi-to ciograve caddero con la faccia a terra e furono presi da gran ti-more Ma Gesugrave si avvicinograve e toccatili disse lsquoAlzatevi e non te-metersquordquo Questa inserzione conferma che nella redazione del primo vangelo la materia della pericope era considerata come il racconto di un fatto meraviglioso aperto in quanto tale ad ampliamenti consonanti col nucleo letterario di base Nel v 9 egrave ripreso il motivo del silenzio da serbare su quanto visto ma in Mt il comando egrave dato da Gesugrave con una battuta di discorso diret-to Non egrave conservata invece lrsquoeco dellrsquoincertezza dei discepoli
Le varianti presenti nei testimoni sono numerose anche se non tutte ugualmente rilevanti per la conoscenza delle fasi di elaborazione a cui il testo fu sottoposto Osserviamo in par-ticolare al v 1 ἀνάγει in luogo di ἀναφέρει nel codice di Beza e nei manoscritti della famiglia 1 la lezione ἀνάγει (ldquoconduce surdquo) che era nota anche a Origene non presenta un grande scarto semantico rispetto allrsquoaltra (ldquoporta surdquo) ma elimina la possibilitagrave di un equivoco con le altre accezioni tecniche di ἀναφέρειν note anche al greco biblico (ved ad es 1 Re 527 lsquoreclutare per un serviziorsquo)4 Ancora al v 1 lo stesso codice di Beza legge con Eusebio εἰς ὄρος ὑψηλὸν λίαν (ldquosu un monte alto assairdquo) invece che εἰς ὄρος ὑψηλὸν κατ᾽ ἰδίαν (ldquosu un monte alto in disparterdquo) probabilmente per una svista nella copia Egrave intenzionale invece al v 2 la sostituzione della para-tassi con lrsquoipotassi e lrsquoiterazione del soggetto μεταμορφωθεὶς ὁ
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 O meglio ldquoche egrave motivo del mio compiacimentordquo (Spicq 1988 672s e nn) 4 Spicq 1988 168-170
230 Ricognizioni scritturistiche
Ἰησοῦςhellip ἔλαμψεν (ldquotrasfiguratosi Gesugravehellip risplendetterdquo) La similitudine ὡς τὸ φῶς (ldquocome la lucerdquo) nello stesso v 2 diven-ta ὡς χίων (ldquocome neverdquo) nel codice di Beza in tutta la tradi-zione latina e in alcuni testimoni copti e siriaci Egrave una ripresa a distanza da Mt 283 dove egrave definito lsquobianco come neversquo il vesti-to dellrsquoangelo della risurrezione presso il sepolcro vuoto del Cristo Non si tratta perograve di un trascorso mnemonico bensigrave del risultato di una scelta che attinge al repertorio apocalittico5 Frutto di armonizzazione sinottica egrave la lezione ποιήσωμεν (ldquofacciamordquo) prevalente nei testimoni al v 4 in luogo di ποιήσω (ldquofarograverdquo) Piugrave ampio infine egrave lo spettro delle varianti al v 7 dove la lezione prescelta dagli editori καὶ προσῆλθεν ὁ Ἰησοῦς καὶ ἁψάμενος αὐτῶν εἶπεν (ldquosi appressograve Gesugrave e tocca-tili disserdquo) si legge in un piccolo numero di testimoni ma risul-ta essere allrsquoorigine delle altre che sostituiscono lrsquoipotassi con la paratassi e intervengono sullrsquoordine delle parole
Dal punto di vista linguistico si rileva che la costruzione del verbo συλλαλέω col dativo che si legge in Mc 94 (e anche altrove nel secondo vangelo) ed egrave conservata da Lc 930 egrave in Mt sostituita al v 3 dalla costruzione con μετά e il genitivo con la rinuncia alla coloritura di maggiore riguardo che lrsquoaltro costrutto sembra recare con seacute la minore confidenza di Mt col dativo rispetto a Mc egrave testimoniata anche al v 5 da ἐπεσκίασεν αὐτούς (preferito anche da Lc) in luogo di ἐπισκιάζουσα αὐτοῖς di Mc 97 Lrsquoimpronta personale del redattore di Mt si esprime nei vv 6s oltre che per il contenuto come abbiamo visto an-che per la lingua Si registra in questi versetti la forma ἔπεσαν (aoristo 2deg con la desinenza dellrsquoaoristo 1deg) che si puograve confron-tare con προσέπεσαν di Mt 725 come innovazione linguistica
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
5 Egrave degna di nota lrsquoestensione dellrsquoarea di origine delle testimonianze che
sostengono questa lezione (Burton 2000 11) Agostino ne fa uno dei punti di
forza della sua esegesi (Serm 782)
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 231
propria del greco cristiano6 Si registra anche lrsquouso dellrsquoaoristo ἐφοβήθησαν con valore lsquoingressivorsquo (ldquoincominciarono ad avere paurardquo) tale valore egrave dimostrato dal ricorso allrsquoimperativo presente μὴ φοβεῖθε che segue (ldquocessate di avere paurardquo) non a caso differenziato nellrsquoaspetto dallrsquoaoristo puntuale ἐγήρθητε (ldquoalzatevirdquo) che lo accompagna
Lrsquoelaborazione di Luca
Altrettanto significativi appaiono i dati che emergono dal confronto tra Mc e Lc Non saranno rilevati qui gli interventi sistematici sui costrutti sintattici che sono propri del terzo e-vangelista Andragrave osservata invece lrsquoattenzione riservata dal redattore allrsquoeconomia generale dellrsquoopera e al corretto inse-rimento dellrsquoepisodio della Trasfigurazione Essa ndash dice lrsquoevangelista ndash ha luogo ldquodopo queste parolerdquo (v 28) lrsquoascesa di Gesugrave sul monte egrave giustificata dallrsquointento di pregare (προσεύξασθαι) lrsquoargomento della conversazione di Mosegrave ed Elia egrave specificato con le parole ldquoparlavano della sua uscita di scena che stava per compiere a Gerusalemmerdquo v 317 Dunque rileviamo qui il ricorso allo stesso espediente narrativo che ca-ratterizza rispetto al racconto di Mt il racconto lucano della tentazione di Gesugrave concluso con le parole (sicuramente assen-ti nel documento Q) ldquoil diavolo si allontanograve da lui fino al mo-mento opportunordquo Lc 313 con implicito rinvio al ritorno del diavolo a Lc 22331 Nellrsquouno e nellrsquoaltro caso lrsquoevangelista ha presente lrsquoimpianto narrativo dellrsquoopera nella sua interezza sentendosi per questo legittimato a intervenire sulla sua fonte aggiungendo un rinvio interno significativo Ancora si rileva al v 34 di Lc una coloritura narrativa assente in Mc (e in Mt)
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
6 Blass - Debrunner 1997 sect 813 (con bibl) 7 Lrsquoeufemismo ἔξοδος (lsquodipartitarsquo) per significare la morte ha una coloritura
classica (Sofocle Oed tyr 9591372 ecc ved Danker 2000 sv)
232 Ricognizioni scritturistiche
ldquotemetterordquo (questo egrave detto anche da Mc al v 6 e da Mt al v 6 ma in una collocazione diversa) ldquonellrsquoentrare essi dentro la nuberdquo Egrave infine omesso il comando di Gesugrave riguardante il se-greto da mantenere (v 36) Con la razionalitagrave e lrsquoequilibrio propri di uno scrittore formatosi entro la tradizione ellenisti-ca Lc dice soltanto che i discepoli ldquostettero zitti e a nessuno riferirono in quei giorni alcuncheacute di quello che avevano vistordquo Anche qui egrave presupposta dallrsquoautore la conoscenza di ciograve che egli stesso narreragrave nel seguito dellrsquoesposizione cioegrave che in altri giorni successivi alla pasqua diverso saragrave il comportamento dei discepoli
Una notazione a parte merita la rielaborazione radicale che si legge al v 29 dove il verbo μετεμορφώθη (ldquofu trasfigu-ratordquo) che si legge in Mc egrave sostituito da una perifrasi esplica-tiva ἐγένετοhellip τὸ εἶδος τοῦ προσώπου αὐτοῦ ἕτερον8 (ldquolrsquoaspetto del volto di lui divenne altrordquo)9 il generico τὰ ἱμάτια (ldquole vestirdquo) egrave sostituito da ὁ ἱματισμός (ldquolrsquoabitordquo)10 la qualitagrave del candore del vestito egrave definita dallrsquoaggiunta del par-ticipio ἐξαστράπτων (ldquosfolgoranterdquo) Sulla stessa linea puristi-ca si spiega al v 33 la sostituzione del ῥαββί di Mc con ἐπιστάτα11 Ricordiamo che il verbo μεταμορφοῦν in Paolo e-sprime una trasformazione spirituale (Rm 122 2 Cor 318) mentre abbiamo visto che in Mc indica una trasformazione vi-sibile Mt e Lc ognuno a suo modo esplicitano la trasfigura-zione del volto ma quello che piugrave importa egrave che tutti e tre gli evangelisti insistono sulla metamorfosi dei vestiti Ciograve egrave da ri-
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8 ἠλλοιώθη in alcuni testimoni 9 Sulla maggiore forza di ἕτερος rispetto ad ἄλλος cf Spicq 1988 818 n 1 10 ἱματισμός in Lc esprime unrsquoidea di particolare finezza (cf 725) cf anche 1
Tim 29 11 διδάσκαλε in P45 e in qualche altro testimone ἐπιστάτης egrave costante in Lc in
luogo di διδάσκαλος dei testi paralleli
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 233
condurre alla tradizione apocalittica del giudaismo che colle-ga lo splendore degli abiti alla condizione gloriosa degli eletti resi simili agli angeli (cf Mt 283 Ap 34 44)
Lrsquoesame delle principali varianti testuali mette in eviden-za lrsquoazione dellrsquoarmonizzazione sinottica al v 28 di Lc lrsquoordine delle parole (Giovanni egrave nominato per ultimo come in Mc e in Mt) giagrave nei papiri P45 e P75 nel codice di Beza ecc al v 30 an-cora nel papiro P45 un semitismo consistente nellrsquouso del par-ticipio συλλαλοῦντες (ldquoconversandordquo) retto da καὶ ἰδού in luo-go dellrsquoindicativo al v 34 lrsquoaoristo ἐπεσκίασεν (ldquocoprigraverdquo) in P45 e nella maggior parte dei testimoni in luogo dellrsquoimperfetto al v 35 la modificazione della formula di riconoscimento da parte della voce divina dove ὁ ἐκλελεγμένος (ldquolrsquoelettordquo) in molti te-stimoni diventa ὁ ἀγαπητός (ldquoil dilettordquo) come in Mc e in Mt A una categoria diversa ma ugualmente significativa appartie-ne al v 33 la lezione διδάσκαλε (ldquomaestrordquo) in luogo del sino-nimo ἐπιστάτα (ldquoprecettorerdquo proprio di Lc) in P45 e pochi altri
Letture latine della pericope della Trasfigurazione
Lrsquoesame delle traduzioni latine pregeronimiane offre una conferma delle tendenze che abbiamo giagrave notate nella rasse-gna delle tradizioni in lingua greca12
In particolare per quanto riguarda il testo di Mc si rileva una ragguardevole mobilitagrave e osmosi tra le diverse forme di testo Al v 2 il codice k della Vetus latina cioegrave il testimone della piugrave antica traduzione latina dei vangeli in luogo di transfigura-tus est coram ipsis di tutti gli altri testimoni legge commutata est figura eius ante ipsos (la stessa lezione egrave nota ad Ambrogio) Si tratta di una perifrasi esplicativa dellrsquooriginale μετεμορφώθη
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12 Per i rilevamenti ho utilizzato lo schedario delle varianti dei testimoni
della Vetus latina posseduto dallrsquoabbazia di Beuron e disponibile in formato
elettronico (Vetus Latina Database 2002)
234 Ricognizioni scritturistiche
ma non si puograve escludere del tutto un influsso indiretto dal te-sto di Lc Sono invece tracce evidenti della difficoltagrave di rendere il senso preciso del giagrave ricordato ἀποκρίνομαι le oscillazioni quid responderet quid loqueretur quid diceret in alcuni testi-moni pregeronimiani al v 6 prima di sfociare nellrsquoappropriato quid diceret della Vulgata Si registra inoltre al v 4 lrsquouso del verbo fabulari nel ms c per tradurre συλλαλεῖν reso con (con)loqui dagli altri testimoni Lrsquoanonimo traduttore usa un vocabolo che non va considerato un volgarismo neacute un arcai-smo nonostante le sue relativamente scarse ricorrenze nella latinitagrave classica si tratta di uno dei molti vocaboli rari riutiliz-zati dai traduttori latini dei vangeli per la loro specifica ade-renza allrsquooriginale In questo caso particolare fabulari rende precisamente lrsquoidea del lsquochiacchierarersquo lsquoconversare con fami-liaritagraversquo13
Nel testo di Mt oltre alle prevedibili oscillazioni nella tra-duzione di λευκά (alba candida) di ἐπεσκίασεν (obumbravit inumbravit) di ἀγαπητός (dilectus dilectissimus carissimus) ecc si registra la resa di εὐδόκησα con bene sensi nella tradi-zione africana in luogo di (bene) complacui un verbo che aveva peraltro in latino da parte sua unrsquoantica tradizione14
Tracce estese di contaminazione sinottica si notano anche nelle traduzioni pregeronimiane di Lc come ad esempio fere post dies sex invece di octo al v 28 nel codice l vestimenta invece di vestitus nei codici d l ecc oltre alle oscillazioni giagrave rilevate come albus candidus al v 29 ecc
La Vulgata curata da Girolamo conserva in Mc 96 il su-perlativo (carissimus) per il positivo (agapetograves) che si riscontra in molti luoghi (Mt 317 1218 175 Mc 111 Lc 935) e in nu-merosi testimoni della tradizione precedente Il fenomeno non
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13 Burton 2000 108s 14 Id 133s e n 11
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 235
sembra collegato soltanto alla natura affettiva dellrsquoaggettivo ma anche alla portata teologica dellrsquoenunciato15
Conclusione
Il risultato dellrsquoanalisi che egrave stata proposta nelle pagine precedenti puograve riassumersi nelle seguenti osservazioni
In primo luogo si egrave potuta constatare lrsquoinfluenza esercitata dalla scelta di determinati procedimenti sulla formazione e la trasmissione dellrsquoepisodio Il modo in cui Mc presenta la mate-ria della storia denota come abbiamo giagrave detto la natura di lsquoracconto di un fatto meravigliosorsquo che essa aveva per i narra-tori originari e per il redattore del secondo vangelo Lrsquoelabo-razione successiva arricchiragrave la storia di una valenza ulteriore facendo sigrave che venisse letta e considerata anche come un lsquorac-conto di rivelazionersquo lo indicano alcuni interventi che abbia-mo notato da parte degli altri due evangelisti e da parte dei primi copisti e lettori che hanno incrementato tra lrsquoaltro i procedimenti letterari del genere apocalittico
In secondo luogo si egrave potuta verificare una volta di piugrave e in modo non equivoco la consistenza delle acquisizioni della critica filologica neotestamentaria in merito alla natura vitale e lsquomobilersquo dei testi del Nuovo Testamento Vale la pena di ri-chiamare ancora lrsquoattenzione sul fatto che i processi di conta-minazione sinottica imprimono il loro segno sulla vicenda te-stuale fin dalle fasi iniziali un testimone come il papiro P45 che abbiamo chiamato in causa piugrave volte come portatore di le-zioni evidentemente secondarie permette di attribuire il fe-nomeno a unrsquoepoca precedente il terzo secolo E lo stesso si puograve dire a proposito di antiche traduzioni latine circolanti in Africa al tempo di Cipriano e anche prima cronologicamente anteriori ad altre traduzioni affermatesi in seguito e piugrave ade-
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15 Id 177s
236 Ricognizioni scritturistiche
renti allrsquooriginale Non egrave certamente necessario ripetere qui il concetto riguardante la differenza da tenere presente fra lrsquoetagrave di una lezione e lrsquoetagrave del testimone che ne egrave portatore Egrave inve-ce utile sottolineare che il testo preso in esame si presenta in movimento sia nella tradizione greca che in quella latina co-stituendo lrsquooggetto di riletture riconsiderazioni reinterpreta-zioni non solo nel passaggio da Mc a Mt e da Mc a Lc ma an-che allrsquointerno delle due linee suddette nel passaggio da un gruppo di testimoni allrsquoaltro e nei reiterati trasferimenti da una lingua allrsquoaltra Si studiano spesso le differenze tra gli e-vangelisti che riportano uno stesso episodio non altrettanto frequente egrave lo studio delle varie forme testuali di uno stesso evangelista che presentano divergenze talvolta rilevanti quanto e piugrave di quelle evidenziate dalla sinossi tra vangeli di-versi
Unrsquoimpostazione che puograve essere funzionale a questo ge-nere di studio critico del testo dei vangeli giagrave teorizzata in al-tra occasione16 consiste nel tenere conto del processo non lsquocentrifugorsquo ma lsquocentripetorsquo che dovette caratterizzare la tra-dizione testuale del Nuovo Testamento nella sua fase iniziale non documentabile ma in parte ricostruibile Dopo un lungo periodo caratterizzato dalla circolazione indipendente di sin-goli scritti o gruppi di scritti posseduti da individui e comuni-tagrave esiti di iniziative strumentali o di trascrizioni personali si fece strada lrsquoesigenza di raccogliere i materiali sparsi e di sce-gliere volta per volta una forma di testo piuttosto che unrsquoaltra una traduzione piuttosto che unrsquoaltra fino a giungere ai mo-menti di lsquosistemazionersquo anche critica promossi da personaggi di rilievo culturale quali Origene Panfilo Eusebio nellrsquooriente greco Girolamo nellrsquooccidente latino Nella pericope della Tra-sfigurazione come in tutti i brani evangelici piugrave spesso fre-
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16 Ved il contributo ndeg 4 del presente volume
9 Tradizione greca e latina della pericope della Trasfigurazione 237
quentati dallrsquoesegesi dallrsquoomiletica e dalla catechesi la strati-ficazione lsquogeologicarsquo delle fasi attraversate appare tuttora ri-conoscibile
10 INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEL VANGELO SECONDO LUCA
1 Alla riconquista di tempi e spazi perduti
ldquoTorno a combattere per lrsquoennesima volta col vangelo di Luca Finisco ancora una volta sbaragliato e piangenterdquo Cosigrave lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino in un quaderno di pensie-ri pubblicato nel 1987 con il titolo Il malpensante Lunario dellrsquoanno che fu
Percheacute il vangelo secondo Luca piugrave degli altri suscitava unrsquoemozione cosigrave forte in Bufalino uomo di vaste letture e di cultura sconfinata La risposta va cercata nellrsquointerno del te-sto leggendo di seguito il vangelo secondo Luca dal principio alla fine e prescindendo per un momento se possibile da quel-lo che si apprende dagli altri vangeli e dalle spiegazioni che ne sono date Si scopre cosigrave un racconto dalla forma letteraria se-ducente e piana ma complesso nella tessitura un racconto in cui si intrecciano richiami a tradizioni antiche (Mosegrave i profeti la storia di Israele) a un presente difficile (sperequazioni so-ciali soprusi la dominazione romana) a un futuro dai confini indefinibili forse lontano forse giagrave iniziato
Lo scrittore che chiamiamo Luca piugrave degli altri evangelisti si propone di ancorare lrsquoattenzione del lettore a personaggi memorabili e alla narrazione di fatti e detti portatori di signifi-cati decisivi che al tempo in cui egli si accinge a scrivere sem-brano avviati a dissolversi nella lontananza e nellrsquoincertezza Il progetto che Luca persegue puograve essere descritto con unrsquoespressione usata da Elena Ferrante nel romanzo Lrsquoamore molesto ldquoDire egrave incatenare tempi e spazi perdutirdquo
Il vangelo secondo Luca chiama in causa chi legge ancora piugrave delle rapsodiche illuminazioni di Marco piugrave delle solenni elaborazioni liturgiche di Matteo piugrave delle complesse rifles-sioni teologiche del quarto vangelo La relazione che si stabili-sce tra lrsquoautore il racconto e il lettore fa vedere e sentire con immediatezza il lsquodi piugraversquo che si cela nella materia narrata e nel-
240 Ricognizioni scritturistiche
la coscienza del lettore si instilla un modo nuovo di guardare lo scenario dellrsquoesistenza e di interrogarsi La pubblica pecca-trice capace di umiliarsi con un pubblico atto drsquoamore il buon samaritano lrsquoamico importuno che bussa in piena notte e non potragrave essere respinto la vedova ostinata nel chiedere giustizia il padre misericordioso verso il figlio ritrovato sono personag-gi che insieme a molti altri emergono solo dalle pagine di questo vangelo evocati con una perizia letteraria che lascia impronte profonde Luca narratore autentico senza darlo a vedere ndash e superando il proposito espresso nelle prime righe del suo scritto ndash sa trasformare le risposte tramandate dalla catechesi in altrettante domande rivolte a colui che legge
Egrave questa la ragione per la quale un lettore attento finisce con il rimanere coinvolto anche nel modo drammatico a cui Bufalino allude
2 La dedica
Lrsquoopera egrave offerta a un personaggio che non conosciamo il quale ha un nome significativo Teofilo lsquocolui che ama Diorsquo Seguendo un uso comune nella letteratura storiografica anti-ca Luca incomincia il suo libro accennando allrsquoargomento alle fonti utilizzate al proposito di far meglio dei predecessori (11-4) Tuttavia piugrave sintetico rispetto ad altri scrittori egli si di-stingue piuttosto per quello che non dice Il nome dellrsquoautore egrave taciuto e il contenuto del libro non egrave indicato in modo esplici-to Dio Gesugrave e la comunitagrave dei primi seguaci non sono nomina-ti Del dedicatario inoltre non egrave detto chi sia quale rapporto abbia con lrsquoautore e che cosa lrsquoautore si aspetti da lui Si com-prende che il prologo in realtagrave non egrave stato composto per illu-strare lrsquoopera bensigrave al contrario egrave illustrato da questa1
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
1 Fusco 2000 25
10 Introduzione alla lettura del vangelo secondo Luca 241
Luca si presenta quale esponente della terza fase nella trasmissione delle notizie sulle origini e lo sviluppo del movi-mento promosso da Gesugrave e dai suoi seguaci e il prologo indica i tre passi da compiere a ritroso per colmare la distanza tem-porale che separa lrsquoautore e il suo pubblico dai fatti narrati La prima fase egrave stata quella delle tradizioni orali affidate ai testi-moni diretti e ai primi predicatori la seconda egrave consistita nelle prime raccolte scritte sullrsquoaccuratezza e dignitagrave letteraria del-le quali lrsquoautore nutre implicite riserve egli stesso con la sua esposizione ordinata e documentata rappresenta la terza fase
3 La storia
La narrazione inizia con il racconto della nascita miraco-losa di Giovanni e di Gesugrave entrambi investiti di una speciale missione I cantici inseriti nel racconto composti nello stile dei salmi biblici proclamano che i due personaggi saranno a-nimati dallo spirito degli antichi profeti e re drsquoIsraele attra-verso la loro azione Dio riscatteragrave il suo popolo (15-252)
La predicazione apocalittica di Giovanni annuncia lrsquoim-minente giudizio divino ed esorta il popolo al ravvedimento chiamandolo a un lavacro purificatore Rinchiuso in carcere dal tetrarca della Galilea il Battezzatore esce ben presto di scena lrsquoattenzione del narratore si concentra su Gesugrave Nel momento del battesimo egli sente lrsquoispirazione divina che lo spinge ad affrontare un periodo di ascesi in solitudine e a pre-pararsi alla missione che lo aspetta (31-413)
Dopo unrsquoesperienza negativa a Nazaret Gesugrave inizia a pre-dicare il lieto annuncio dellrsquoavvento del regno di Dio aggiran-dosi tra i villaggi della Galilea e intorno alle rive del lago di Ti-beriade La sua miracolosa attivitagrave di guaritore suscita rino-manza e consenso tra la popolazione mentre il suo invito al ravvedimento e la sua predicazione improntata allrsquoamore e impostata su una interpretazione radicale e rivoluzionaria del-
242 Ricognizioni scritturistiche
la Legge mosaica provocano sospetto e ostilitagrave tra i farisei e gli esegeti della Scrittura Tra la gente e nel gruppo di seguaci che Gesugrave ha radunato si fa strada lrsquoidea che egli sia il messia atteso da tempo (414-950)
Con determinazione Gesugrave decide di andare a Gerusalem-me e affrontare il destino che aspetta lui come tutti i profeti del passato Durante il lungo viaggio dalla Galilea alla Cittagrave santa le tensioni provocate dal contrasto con i giudei conser-vatori e dallrsquoostilitagrave del tetrarca si aggravano mentre i discor-si le parabole le guarigioni accrescono il suo successo tra il popolo (951-1928)
Arrivato a Gerusalemme Gesugrave fa il suo ingresso in cittagrave accolto dai discepoli con manifestazioni di giubilo e di onore Da questo momento in poi egli svolge la sua attivitagrave pubblica nel Tempio ammaestrando il popolo e sostenendo con le auto-ritagrave religiose dibattiti sempre piugrave accesi La sera del primo giorno della festivitagrave degli azimi celebra insieme ai discepoli quella che egli prevede essere la sua ultima pasqua terrena Lrsquoepisodio dellrsquoaccoglienza trionfale ricevuta e lrsquoazione dimo-strativa che ha compiuto subito dopo lrsquoingresso in cittagrave scac-ciando i mercanti dai cortili del Tempio costituiscono una provocazione per le autoritagrave giudaiche e per quanti dal Tem-pio ricavano privilegi e profitti con la complicitagrave di uno dei di-scepoli essi catturano Gesugrave lo interrogano sulle sue pretese messianiche e lo consegnano quindi al prefetto romano percheacute lo condanni con lrsquoaccusa di aspirare al titolo di re Il prefetto nonostante i dubbi suoi e del tetrarca riguardo alla colpevolez-za di Gesugrave lascia che lrsquoaccusato sia condotto al supplizio Gesugrave muore sulla croce e il suo corpo egrave preso in consegna dal pro-prietario di un sepolcro nuovo il quale lo seppellisce prima che abbia inizio il riposo del sabato (1929-2356)
Trascorso il sabato alcune donne che avevano fatto parte del seguito di Gesugrave scoprono che il sepolcro egrave vuoto e odono
10 Introduzione alla lettura del vangelo secondo Luca 243
lrsquoannuncio della sua risurrezione In quello stesso giorno il Ri-sorto appare a due discepoli diretti a Emmaus e subito dopo allrsquointero gruppo dei seguaci riuniti a Gerusalemme Ad essi prima della separazione finale egrave affidato lrsquoincarico di diffon-dere lrsquoannuncio del compimento delle profezie e lrsquoinvito alla conversione (241-53)
4 La scena e gli attori
Il racconto di Luca egrave perennemente sospeso tra storia e visione che si alternano trasformandosi senza sosta fino alla potente immagine conclusiva nella quale si realizza la fusione dei due piani Da un lato lrsquoautore riporta puntuali confronti con la storia profana e riferimenti a figure storiche (15 21 31s19 83 97-9 131-431 231ss) dallrsquoaltro con la stessa puntualitagrave descrive interventi soprannaturali di angeli de-moni e personaggi del passato che segnano i momenti decisivi (111ss 126ss 29ss 41ss 930s 244ss) In questa cornice tratteggiata fra terra e cielo con mano lieve ed esperta il nar-ratore fa muovere i personaggi della sua storia per rappresen-tare lo scontro tra le forze che si fronteggiano Dio e Satana un messia senza regno e un imperatore divinizzato un gruppo di provinciali errabondi e una classe privilegiata di irreprensi-bili custodi della Legge Nel mezzo una folla di reietti e di e-marginati ndash infermi pezzenti samaritani donne ndash sui quali lrsquoattenzione dellrsquoautore incessantemente ritorna con senti-mento di rispetto e pietagrave
Le tensioni tra le forze in campo politiche e religiose so-no presenti sempre ora in primo piano ora sullo sfondo
Luca non si sofferma sulla descrizione della situazione po-litica sotto il governo romano che era nota al suo pubblico e che non era opportuno richiamare in modo esplicito Egrave eviden-te la cura nel liberare il prefetto e i suoi soldati da responsabi-litagrave nella condanna a morte di Gesugrave ma nello strato sottostan-
244 Ricognizioni scritturistiche
te al racconto nei luoghi e nei modi piugrave inattesi ritornano ve-late allusioni alla dominazione straniera che grava sul popolo di Israele2 Non egrave difficile capire chi sono i nemici da cui il po-polo drsquoIsraele saragrave liberato grazie allrsquointervento divino invoca-to dal vecchio Zaccaria dopo la nascita di suo figlio (171) e a quale oppressione egrave riferito il vaticinio del libro di Isaia ri-chiamato a 418 A 131s egrave ricordata la crudeltagrave sanguinaria del prefetto romano nel reprimere una rivolta a 1619 il vestiario del ricco epulone della parabola egrave descritto in modo da evoca-re la tenuta dei magistrati romani a 1911-27 la parabola delle mine presenta un personaggio il quale ndash come storicamente aveva fatto tra gli altri Archelao figlio di Erode andando a Roma ndash si reca in un paese lontano per ricevere una investitu-ra regale che gli permetteragrave di esercitare al ritorno arbitri e crudeltagrave a 1938 le grida di lsquoosannarsquo del racconto di Marco in-dirizzate a Gesugrave che entra a Gerusalemme sono sostituite dalla celebrazione della pace e della gloria prerogative del re che giunge e dunque non dellrsquoimperatore lontano (come giagrave a 214 nel coro angelico che inneggia alla nascita del figlio di Maria) Ed egrave anche probabile che a 2124 le parole profetiche di Gesugrave (ldquofincheacute i tempi dei pagani non saranno giunti a compimen-tordquo) vogliano alludere al tramonto delle fortune di Roma In tutti questi esempi si tratta di testi propri di Luca A 2225s inoltre si incontra un significativo intervento dellrsquoautore sulla sua fonte per esprimere una critica a Roma e al governo impe-riale ldquoI re dei popoli pagani sono i loro padroni e quelli che su di essi esercitano lrsquoautoritagrave sono chiamati benefattori Ma non cosigrave voirdquo Marco (ripreso da Matteo) parla genericamente di ldquoquelli che sono considerati capi (ἄρχειν)rdquo e non aggiunge qualifiche Luca invece usa il sostantivo βασιλεῖς (lsquosovranirsquo) e
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2 Chouraqui 1993 36-40
10 Introduzione alla lettura del vangelo secondo Luca 245
aggiunge un riferimento allrsquoappellativo di εὐεργέται (lsquobenefat-torirsquo) che richiama una delle titolature imperiali piugrave diffuse
Altrettanto incisiva egrave la raffigurazione della crescente o-stilitagrave religiosa Le tappe sono scandite dallrsquoapprossimarsi del gruppo di galilei itineranti alla Cittagrave santa (1831 ldquoEcco stiamo salendo a Gerusalemme e per il figlio dellrsquouomo si compiragrave tutto quello che egrave stato scrittordquo) dove lo scontro si manifesta nella sua ineluttabile crudezza Luca attinge a Marco per de-scrivere il crescendo di tensioni ambientato nei locali del Tem-pio ma ha lrsquoaccortezza di situare nel Tempio a differenza de-gli altri evangelisti anche il successivo discorso apocalittico di Gesugrave con la tragica visione di quello che accadragrave nei giorni della vendetta ldquoaffincheacute si compia tutto ciograve che egrave stato scrit-tordquo (2122) Dunque il luogo in cui Gesugrave parla per molti giorni sfuggendo ai tranelli e prendendo apertamente posizione egrave sempre il Tempio questo mette in risalto lrsquoidentitagrave degli anta-gonisti ndash interpreti della Scrittura capi sacerdoti membri del sinedrio ndash che saranno investiti dalle frasi piugrave infuocate della profezia finale (215-620-24) Lrsquoespediente narrativo di Luca consistente nel far pronunciare a Gesugrave nel Tempio tutti i suoi discorsi gerosolimitani (cf 2137) dagrave senso alle parole di Carlo Levi che si leggono nelle pagine iniziali di Cristo si egrave fermato a Eboli ldquoCristo egrave sceso nellrsquoinferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nellrsquoeter-nitagraverdquo
Le categorie dei discriminati e degli esclusi vengono strappate alla marginalitagrave in cui il potere politico e quello reli-gioso le avevano relegate e sono portate al centro dellrsquoatten-zione Lrsquoesortazione alla solidarietagrave e alle buone opere egrave inseri-ta dallrsquoautore giagrave nella predicazione di Giovanni Battista (Lc 310-13) e il tema egrave ripreso assiduamente nel vangelo dalla predicazione di Gesugrave (Lc 62024 814 1213-15 1619-31) piugrave volte egrave richiamato negli Atti degli apostoli con le descrizioni dellrsquoatmosfera di fratellanza che doveva regnare nella comuni-
246 Ricognizioni scritturistiche
tagrave primitiva (At 242-48 432-36 ecc) Egrave probabile che questa insistenza da parte di Luca sia stata determinata dalla configu-razione sociale della comunitagrave a cui lrsquoopera egrave destinata una comunitagrave con una cospicua presenza di membri benestanti non abbastanza attenti alle necessitagrave dei piugrave bisognosi egrave que-sto il vangelo che piugrave degli altri si sofferma sulle tensioni tra ricchezza e povertagrave e sulle responsabilitagrave verso gli ultimi3
Un rilievo speciale hanno le donne Senza parlare qui del loro ruolo nel libro degli Atti ricordiamo lrsquoattenzione che Luca piugrave degli altri dedica a esse nel vangelo Elisabetta e Maria nei racconti dellrsquoinfanzia di Giovanni e Gesugrave (1-2) la peccatrice perdonata (736-50) le donne che accompagnano e assistono Gesugrave (81-3) Marta e Maria (1038-42) la donna che tra la folla rende onore a Gesugrave (1127) la donna curva (1311-13) le donne sulla via del calvario (2327s) Significativa egrave la cura posta da Luca nellrsquoabbinare a un personaggio maschile (protagonista di una storia o figura esemplare che sia) un personaggio femmi-nile di uguale peso e significato Simeone e Anna (225-38) la vedova di Sarepta e il siriano Naaman (425-27) il centurione di Cafarnao e la vedova di Nain (71-17) il pastore e la casalin-ga (151-10) la vedova ostinata e il peccatore in preghiera (181-14)
5 Il narratore
Chi ha scritto questa storia La domanda appare in con-trasto con quello che afferma Northrop Frye a proposito dei testi scritturistici osservando che la parola lsquoautorersquo nel caso della Bibbia puograve essere adoperata soltanto in senso conven-zionale e facendo ricorso alle virgolette Prendendo come e-sempio proprio il vangelo secondo Luca egli afferma che que-sto libro si presenta come una compilazione formata da docu-ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
3 Rusam 2012 246s
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menti di varia natura per iniziativa di qualcuno che non egrave un lsquoautorersquo nel significato moderno della parola4 Del rilievo di Frye si puograve tenere conto solo se la parola lsquocompilazionersquo egrave a sua volta intesa nel significato moderno quando ci riferiamo invece a testi nati in un ambiente religioso e culturale come quello delle comunitagrave cristiane degli ultimi decenni del primo secolo egrave necessario considerare il ruolo originale e responsa-bile svolto dal compilatore un ruolo che si manifesta nella scelta dei documenti negli interventi su questi nel loro ordi-namento e nel modo di introdurli concluderli e collegarli lrsquouno allrsquoaltro Il confronto tra il testo di Luca e quello degli al-tri evangelisti offre elementi sufficienti a individuare la perso-nalitagrave che ha raccolto i materiali e scritto il vangelo avendo una visione precisa di quello che intende evocare e delle ra-gioni di tale evocazione Una frase di Giuseppe Pontiggia puograve essere qui riportata come la migliore risposta allrsquoobiezione di Frye ldquoLrsquooriginalitagrave non egrave mai minacciata dallrsquoesistenza di fon-ti neacute dimostrata dalla loro assenzardquo5
Luca non dice nulla di seacute e il testo del vangelo non egrave ge-neroso di indizi Qualcosa di piugrave sembra di potersi dedurre da-gli Atti che nelle prime righe intendono presentarsi al lettore come continuazione del vangelo ma vedremo che lrsquointerpre-tazione rimane problematica Fin dalla seconda metagrave del se-condo secolo la tradizione ecclesiastica egrave stata concorde nellrsquoattribuire allrsquoautore il nome di Luca un nome che era usa-to nel mondo greco e romano probabilmente come equivalen-te abbreviato di Lucio Lucilio o Lucano6 Nelle catacombe di San Gennaro a Napoli su unrsquoiscrizione che reca in latino i nomi dei quattro evangelisti si legge la forma Lucanus La stes-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
4 Frye 2018 260s 5 Pontiggia 2004 550 6 Bovon 2005 51 e n 3
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sa forma si legge in un manoscritto del v secolo appartenuto un tempo allrsquoabbazia di Corbie ora a Parigi presso la Biblio-thegraveque Nationale de France
Sullrsquoattendibilitagrave del nome in seacute non vi sono motivi per dubitare dal momento che non si tratta di un nome che in-tende richiamare con immediatezza un personaggio autorevo-le o prestigioso piugrave difficile egrave accertare lrsquoidentitagrave di colui al quale il nome egrave stato attribuito Poicheacute lrsquoautore degli Atti a-dottando un espediente letterario noto alla tradizione storio-grafica antica7 in alcune pagine racconta le vicende dellrsquoapostolo Paolo e dei suoi compagni di missione usando la prima persona plurale (At 1610-17 205-2118 271-2816) egrave stato naturale identificare lrsquoautore con un collaboratore di Pao-lo e precisamente con il Luca che nel finale della lettera a Fi-lemone (v 23) unisce i suoi saluti a quelli dellrsquoapostolo e di al-tri compagni Tale identificazione non contribuisce perograve al progresso delle nostre conoscenze Luca egrave nominato altre due volte nellrsquoepistolario paolino (Col 41114 2 Tim 411) ma si tratta di lettere non risalenti direttamente allrsquoapostolo ben-cheacute scritte e tramandate sotto il suo nome Lrsquoautore della let-tera ai Colossesi attribuisce a Luca unrsquoorigine pagana e la pro-fessione di medico ma non sappiamo se nel dire ciograve si rifagrave a una tradizione autentica o se con questo riferimento e con al-tri richiami a figure legate allrsquoapostolo intende piuttosto assi-curare al suo testo una patina di autenticitagrave e non sappiamo se il piugrave tardo autore delle lettere a Timoteo e a Tito dispone di una fonte attendibile quando nomina Luca come il solo com-pagno rimasto accanto a Paolo durante i suoi ultimi giorni di prigionia
Ancora meno sicure sono le notizie tramandate da fonti extracanoniche (prologhi anonimi ai vangeli citazioni dei pa-
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7 Baum 2007
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dri della Chiesa) che descrivono Luca come un medico origi-nario di Antiochia discepolo di Paolo e di altri apostoli morto settantaquattrenne in Bitinia (o ottantaquattrenne in Beozia) dopo aver scritto il vangelo e gli Atti per i pagani della provin-cia di Acaia cioegrave della Grecia La testimonianza piugrave nota egrave quella del vescovo Ireneo di Lione (130-202) il quale nella sua opera maggiore (Smascheramento e confutazione della falsa gnosi meglio conosciuta con il titolo Contro le eresie) afferma ldquoLuca il compagno di Paolo ha depositato in un libro il vangelo che Pao-lo predicavardquo8 Leggende agiografiche posteriori hanno inoltre attribuito a Luca lrsquoattivitagrave di pittore e una speciale familiaritagrave con la madre di Gesugrave della quale egli avrebbe raccolto le con-fidenze riguardanti il concepimento la nascita e lrsquoinfanzia del figlio
Nessuna di queste notizie trova conferma nellrsquoesame cri-tico del testo
Lrsquoorigine pagana di Luca di cui parla lrsquoautore della lettera ai Colossesi egrave difficile da dimostrare La notevole padronanza del mezzo linguistico e della strategia narrativa indica egrave vero una persona di cultura inserita a pieno titolo nella tradizione letteraria ellenistica ma osserviamo altresigrave che la sua forma-zione egrave giudaica e il suo vangelo egrave ricco di allusioni e spunti tratti dalle Scritture ebraiche Egrave sufficiente lrsquoesame di uno qualsiasi dei passi del vangelo propri di Luca (si veda ad e-sempio 2327-31)9 per trovare conferma della matrice giudaica dellrsquoautore10 Non a caso lrsquoespediente favorito di Luca per ele-
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8 Adv haer 311 cf Eusebio Hist eccl 583 9 Cf Maisano 2017 304s 10 Un esempio ndash indicativo percheacute reperibile in un passo che egrave soltanto di
Luca ndash egrave offerto dallrsquouso del verbo συκοφαντέω in Lc 314 con il significato di
ldquoopprimererdquo ldquovessarerdquo proprio del greco biblico (Gb 359 Sal 118122 Pr
250 Ricognizioni scritturistiche
vare lo stile consiste non nellrsquoadottare vocaboli e costrutti at-ticizzanti ma nellrsquointrodurre vocaboli e costrutti propri dei Settanta
Luca non risente ndash come egrave stato spesso ripetuto ndash della moda atticistica che interessograve molti prosatori greci nel primo e nel secondo secolo della nostra era la sua lingua egrave il greco comune dellrsquoetagrave ellenistica diverso dalla lingua popolare di Marco ma anche dal classicismo atticizzante di molti autori pagani11 Il suo testo egrave costruito con lrsquoattenzione rivolta non allrsquoarchitettura stilistica bensigrave alla stratificazione dei signifi-cati lo strato piugrave superficiale egrave caratterizzato da un alto grado di leggibilitagrave ma egrave la sua stessa chiarezza ad aprire al lettore la strada verso la complessitagrave dei significati piugrave profondi
6 Il tempo
Lrsquoautore non sembra essere un contemporaneo di Paolo Egli anzi lascia intendere fin dal prologo di trovarsi a una certa distanza dallrsquoepoca dei fatti narrati che sono giagrave passati attra-verso una fase di trasmissione orale e una prima diffusione in forma scritta Lrsquoavvento del giudizio apocalittico annunciato come prossimo dal Battista (cf 39) e da Gesugrave (cf 2132) e atte-so da Paolo (cf 1 Ts 413-56) non egrave piugrave considerato imminente (cf 138 218s) Confrontando alcuni dei passi di Luca tratti dal vangelo secondo Marco si rilevano interventi significativi che danno conto del tempo che egrave trascorso Mc 115 (ldquoIl tempo egrave compiuto e il regno di Dio egrave vicinordquo) rarr Lc 419 (ldquo[Dio mi ha unto] per proclamare un anno del Signore bene accettordquo) Mc 136 (ldquoMolti verranno nel mio nome dicendo lsquoSono iorsquordquo) rarr Lc 218 (ldquoMolti verranno nel mio nome dicendo lsquoSono iorsquo e lsquoIl ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
2216) mentre per gli autori di formazione classica ed ellenistica il signifi-
cato egrave piuttosto quello di ldquodenunziarerdquo o ldquocalunniarerdquo (Maisano 2017 20) 11 Wifstrand 2005 17-45 Adelbert 2006
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momento egrave arrivatorsquordquo) Mc 1462 (ldquoVedrete il figlio dellrsquouomo seduto alla destra della potenza e venire con le nubi del cielordquo) rarr Lc 2269 (ldquoDa ora il figlio dellrsquouomo saragrave assiso alla destra della potenza di Diordquo) Il regno perciograve non devrsquoessere atteso spiando i segni esterni del suo avvento percheacute egrave giagrave presente tra i credenti grazie alla predicazione e al ministero di Gesugrave (Lc 1719)12
La guerra giudaica e la conquista romana di Gerusalemme nellrsquoanno 70 ndash anche se non nominate mai in maniera esplicita ndash si sono giagrave concluse (2120-22 2327-31) Studiosi autorevoli hanno indicato in passato per la stesura del vangelo e degli At-ti una data anteriore allrsquoassedio di Gerusalemme e al martirio di Paolo13 viceversa sono state proposte anche di recente da-tazioni tardive posteriori allrsquoepoca di Marcione al vangelo del quale lrsquoopera di Luca intenderebbe rispondere con modifiche e ampliamenti14 Le argomentazioni nellrsquouno e nellrsquoaltro senso sono degne di attenzione ma non decisive poicheacute egrave in ogni ca-so necessario tenere presente che nella compilazione finale del vangelo e degli Atti sono incorporati ndash spesso senza essere rielaborati ndash materiali antichi e che la datazione suggerita da questi non puograve essere applicata agli interventi successivi e alla redazione finale
In particolare per quel che riguarda lrsquoipotesi di un rap-porto di Luca con Paolo ndash ipotesi che doveacute avere un ruolo im-portante percheacute il vangelo fosse accolto nel canone e che ha trovato piena accoglienza da Ireneo in poi ndash osserviamo che lrsquoapostolo egrave bensigrave il protagonista della seconda parte del libro degli Atti dove i suoi spostamenti sono seguiti e descritti con
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12 Theissen 2012 143-54 13 Ved sopra il contributo ndeg 5 14 Klinghardt 2006 id 2008 Roth 2008 Gianotto 2015 Vinzent 2015 Gra-
maglia 2017
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ricchezza di particolari (talvolta perograve convenzionali o impre-cisi) ma nel vangelo non si trova traccia dellrsquoelemento fonda-mentale della sua dottrina riguardante il valore salvifico del sacrificio di Gesugrave (Lc 2219b-20 passo del racconto dellrsquoultima cena che riprende 1 Cor 153-5 appare come una probabile ag-giunta posteriore) Crsquoegrave nel vangelo secondo Marco ndash fonte nota a Luca ndash una frase significativa che riassume uno dei punti principali della dottrina di Paolo (Mc 1045) ldquoIl figlio dellrsquouomo non egrave venuto per essere servito bensigrave per servire e dare la sua vita come riscatto per moltirdquo Questa frase egrave ripresa da Matteo (2028) ma da Luca egrave omessa E la testimonianza del centurione romano presente alla crocifissione che in Marco mostra uno stretto contatto con il pensiero di Paolo (1539 ldquoDavvero questrsquouomo era figlio di Diordquo) egrave da Luca modificata (2347 ldquoDavvero questrsquouomo era innocenterdquo) Lrsquoidea di Luca egrave che la morte di un profeta innocente dagrave modo al popolo di ri-conoscere le proprie colpe e ravvedersi attraverso il penti-mento si otterragrave la salvezza15
Ricordiamo infine che negli Atti (i quali ignorano lrsquoepi-stolario paolino) il resoconto di un momento importante della vita di Paolo cioegrave i contatti da lui avuti con gli altri apostoli dopo la conversione (At 919-30) egrave in aperta contraddizione con la testimonianza che Paolo stesso fornisce in una delle sue lettere (Gal 117-20)16 Egrave dunque probabile che lrsquoidea di un rap-porto diretto tra lrsquoapostolo e lrsquoautore degli Atti (e quindi del vangelo) si sia affermata sulla base dei passi in cui appare la prima persona plurale ndash passi che in considerazione della loro natura episodica e circoscritta (o forse addirittura fittizia) non possono costituire da soli una prova decisiva per conoscere lrsquoidentitagrave dellrsquoautore dellrsquointera opera
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15 Ehrman 2008 191-193 16 Ved oltre il contributo ndeg 22 sect 4 n 6
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7 I luoghi
Si egrave parlato dellrsquoorigine antiochena di Luca e della sua fa-miliaritagrave con la madre di Gesugrave ma il testo del vangelo sembra suggerire che la prospettiva dellrsquoautore e la collocazione del suo pubblico non sono palestinesi neacute siriane ma piugrave proba-bilmente mediterranee (le zone costiere dellrsquoAsia Minore for-se o la Macedonia la Grecia lrsquoItalia meridionale) Il lago di Gennezaret ad esempio non egrave definito lsquomarersquo come in Marco e Matteo bensigrave lsquolagorsquo (51 822-2333) il wadi a regime torren-tizio caratteristico del clima orientale che nella nota parabola abbatte la casa costruita sulla sabbia e non quella costruita sul-la roccia egrave descritto invece da Luca come un fiume in piena proprio di altre zone climatiche (648 cf Mt 725) e nel fare un esempio relativo al cambiamento del tempo lrsquoautore ricorre allrsquoimmagine del vento di scirocco (1255) unrsquoimmagine com-prensibile sulle sponde settentrionali del Mediterraneo ma as-sente nella sua fonte (cf Mt 163) Luca situa Nazaret su un monte (429) e Betsaida in una zona desertica (91012) nel viag-gio dalla Galilea a Gerusalemme mostra una disinvolta incer-tezza nella definizione dellrsquoitinerario e nellrsquoepisodio della se-parazione di Gesugrave dai suoi (Lc 2450s At 13-12) sembra con-fondere Betania e il monte degli Ulivi Sono dunque molti gli indizi di una distanza non soltanto geografica dellrsquoautore dai luoghi che furono il teatro degli eventi narrati In anni recenti egrave stata ripresa in considerazione lrsquoipotesi che i due libri dellrsquoopera di Luca siano stati destinati a un personaggio (Teofi-lo) e a una comunitagrave che vivevano nel luogo in cui la storia narrata si interrompe alla fine del secondo libro cioegrave a Roma17
La notizia riguardante lrsquoorigine antiochena di Luca si ri-chiama forse a quanto si legge in una redazione degli Atti di-versa da quella piugrave nota una redazione che egrave tramandata dal
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17 Kilgallen 2007
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codice di Beza e da alcune antiche traduzioni dove lrsquouso della prima persona plurale egrave presente oltre che nei passi giagrave ricor-dati nel racconto di un episodio ambientato ad Antiochia (At 1127-30) Anche se si accoglie lrsquoipotesi che il codice di Beza egrave testimone della redazione piugrave antica del libro degli Atti il pas-so in questione puograve indicare lrsquoorigine antiochena soltanto del-la fonte usata in quel luogo da Luca
Gerusalemme evocata allrsquoinizio (15ss) e alla fine (2452s) del racconto oltre che nei momenti-chiave della vicenda del protagonista non egrave per il narratore solo il teatro dello scontro finale ma egrave anche il punto di riferimento non soltanto geo-grafico Lagrave il bambino Gesugrave egrave portato dai genitori per essere presentato a Dio e circonciso (222ss) lagrave il fanciullo dodicenne si intrattiene con i dottori della Legge sentendosi nel Tempio come in casa sua (241ss) verso la Cittagrave santa si rivolge il suo volto indurito dalla risolutezza quando decide di imprimere al-la sua vita la svolta fatale (951) dopo di che Gerusalemme di-venta presenza costante nel pensiero del protagonista e nella parola del narratore Dal momento della decisione la geografia e la storia tendono a dissolversi cedendo il posto alla dimen-sione simbolica lrsquoitinerario di Gesugrave diventa un viaggio ideale e indeterminato tra la Samaria (952) la Galilea (1331 1711) e la valle del Giordano (1835) avendo in mente soltanto la meta ultima Egrave a Gerusalemme infine che la narrazione si conclude dopo lrsquoepilogo del dramma (2452s ldquoCon grande gioia essi tor-narono a Gerusalemme ed erano sempre nel Tempio benedi-cendo Diordquo)
8 Le fonti
Luca ha raccolto intorno alla figura di Gesugrave ed alla comu-nitagrave dei suoi seguaci un patrimonio cospicuo di racconti esem-plari di detti profetici e sapienziali di testimonianze orali e scritte Egli riordina e organizza il materiale in suo possesso in
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una maniera piugrave leggibile rispetto ai predecessori filtrandolo attraverso gli eventi accaduti durante il lungo periodo trascor-so e reinterpretandolo alla luce dei problemi sorti nel frattem-po Per fare questo ha avuto a disposizione documenti tuttora in parte riconoscibili il vangelo secondo Marco per la struttu-ra di base (Giovanni Battista ndash ministero in Galilea ndash trasferi-mento a Gerusalemme ndash settimana di passione) e per molte delle storie narrate una raccolta di detti di Gesugrave convenzio-nalmente chiamata lsquodocumento Qrsquo o lsquofonte Qrsquo18 un insieme di fonti di vario genere scritte e orali con le quali Luca amplia la composizione inserendo parabole fatti e detti nuovi risalendo indietro fino alle origini di Giovanni Battista e di Gesugrave e spin-gendosi in avanti con le apparizioni del Risorto ndash e negli Atti con lrsquoascesa al cielo del Cristo e lrsquoespansione della comunitagrave19 Egrave stato oggetto di discussione il rapporto tra il vangelo secon-do Luca e alcuni testi non canonici come il vangelo degli Ebio-niti20 o il vangelo di Tommaso21
Da una fonte a noi ignota provengono le parabole e le sto-rie esemplari che soltanto Luca tramanda22 Queste pagine co-stituiscono lrsquoelemento di maggior pregio letterario dellrsquoopera 1029-37 (il buon samaritano) 115-8 (lrsquoamico importuno) 1216-21 (il ricco insensato) 136-9 (il fico sterile) 147-14 (gli inviti a pranzo) 1428-33 (la costruzione della torre il re che parte per la guerra) 157-32 (la dracma smarrita il figlio per-duto e ritrovato) 161-8 (lrsquoamministratore infedele) 1619-31 (il ricco e Lazzaro) 177-10 (i servi inutili) 181-14 (il giudice e la vedova il fariseo e il pubblicano) Motivo conduttore preva-
ndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndashndash
18 Koester 1990 135-149 Kloppenborg 1999 id 2000 Guijarro 2016 19 N Turner in Moulton 1976 45 20 Edwards 2002 Gregory 2005 21 Gathercole 2011 22 Hartman 2018