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ANTICO TESTAMENTO CRISTIANO

È il modo con cui, a partire dal II

secolo, sono state definite le

Scritture ebraiche, viste come

un’anticipazione profetica della

venuta di Cristo.

Il termine Antico Testamento

traduce il greco paláia diathéke

(antico patto), con cui i teologi

cristiani del II secolo, come Ireneo

di Lione, tesero a legittimare

l’appropriazione cristiana di questi

scritti. Cristo era il Messia

promesso da Dio a Israele.

NUOVO TESTAMENTO

Il Nuovo Testamento è la collezione

di testi considerati ispirati

dall’insieme delle Chiese cristiane.

È composto da:

quattro Vangeli (Matteo, Marco,

Luca e Giovanni);

Atti degli Apostoli attribuiti a Luca;

alcune Lettere: tredici di Paolo o a

lui attribuite, una agli ebrei, una di

Giacomo, due di Pietro, tre di

Giovanni, una di Giuda;

Apocalisse.

IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO Tra il II e il IV secolo si è formata la lista definitiva dei ventisette scritti che

compongono il Nuovo Testamento, processo dovuto alla diffusione di scritti che pretendevano di richiamarsi a Gesù e all’esplosione di movimenti eretici che producevano e riconoscevano testi ispirati.

Il documento più antico della formazione del canone è il frammento muratoriano (scoperto da Antonio Muratori nella prima metà del XVIII secolo).

Il canone fu chiuso definitivamente dal vescovo Atanasio nel 367 e ribadito dai Concili di Alessandria, Cartagine e Ippona alla fine del IV secolo.

I VANGELI

Il terimine Vangelo, dal greco euangélion, significa ‘buona novella’.

I Vangeli sinottici sono i tre Vangeli (Matteo, Marco, Luca) che possono

essere ‘visti insieme’ se messi in colonne parallele (sýnopsis, vedere

insieme): dimostrano parallelismi e dipendenze.

La datazione dei quattro Vangeli risale

alla fine del I secolo, probabilmente

dopo la distruzione del Tempio di

Gerusalemme. Paolo, che scrisse negli

anni Cinquanta del I secolo e che si

interessò della vita delle prime

comunità cristiane, è più antico dei

Vangeli.

La lingua dei Vangeli è il greco

ellenistico.

FORMAZIONE DEI VANGELI

Nell’elaborazione dei loro scritti gli Evangelisti si rifecero alle

testimonianze sulla vita di Gesù: sia quelle tramandate

oralmente sia quelle trasmesse per iscritto. Si trattava:

delle più antiche fonti contenenti il racconto della passione-

morte e risurrezione;

di narrazioni contenenti la

raccolta dei miracoli;

dei cosiddetti lóghia, cioè i

detti e le massime più

memorabili di Gesù.

LA STORICITÀ DEI VANGELI

I Vangeli sono libri storici in quanto riportano testimonianze attendibili su un fatto storico: la vita e la predicazione di Gesù.

I Vangeli sono però anche una testimonianza di fede, in quanto il loro obiettivo è quello di fornire un quadro attendibile dell’esperienza di Gesù, Figlio di Dio e di condurre il lettore all’adesione alla fede.

GLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Il libro degli Atti degli Apostoli è

stato attribuito a Luca; gli Atti sono

un affresco della vita missionaria

della Chiesa delle origini.

Furono composti intorno all’80 d.C.:

è decritta la nascita della Chiesa, i

suoi sviluppi, il Vangelo predicato

da Pietro e soprattutto da Paolo,

che raggiunse Roma attraversando

l’intera area del Mediterraneo.

Gli Atti furono scritti per esigenze

successive alla morte di Gesù e su

richiesta della comunità cristiana

delle origini.

LE LETTERE DEGLI APOSTOLI

Le Lettere indirizzate alle

comunità cristiane contengono

riflessioni teologiche su Gesù

Cristo e sulla Scrittura,

tematiche di ordine pratico e

teorico, temi biblici e questioni

spirituali.

Oltre alle lettere di Paolo, ve ne

sono altre definite ‘cattoliche’,

cioè ‘universali’ perché dirette a

tutta la cristianità.

APOCRIFI DEL NUOVO TESTAMENTO Esistono anche dei libri che non sono rientrati nel canone e che

pretendono di avere come autore un personaggio collegato direttamente o indirettamente alla cerchia degli Apostoli: sono i cosiddetti ‘apocrifi’. Il termine deriva dall’aggettivo greco apókryphos che significa ‘segreto’, ‘nascosto’.

La chiusura del canone non ha significato la fine della produzione di apocrifi, che è durata ancora per tutto il Medioevo.

APOCALISSE

Il libro dell’Apocalisse fu a lungo

considerato un libro apocrifo e quindi non

era incluso nel canone delle Scritture.

L’autore dell’Apocalisse, Giovanni, si

collega a un modello di ispirazione analogo

a quello di Ezechiele, dove si intrecciano

visione estatica e ingiunzione di mettere

per iscritto questa visione: a parlare è

Cristo glorioso che ordina a Giovanni di

scrivere i contenuti delle visioni ricevute,

per comunicarli alle sette Chiese.

Nel canone muratoriano era inclusa

l’Apocalisse di Pietro, in seguito

considerata apocrifa.

LE BIBBIE DEI POVERI

Per chi non sapeva leggere,

l’accesso alla Bibbia dipendeva

dalla parola orale, per esempio

dei predicatori, e

dall’iconografia.

Si formarono in tal modo,

soprattutto nel periodo

medievale, le cosiddette Bibliae

pauperum, le Bibbie dei poveri,

che arricchiscono i manoscritti e

sono raffigurate nelle grandi

vetrate delle cattedrali

medievali.