I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Il "caldo" numero estivo de I Grandi Vini, con tante interviste che ruotano attorno ad Expo e la copertina dedicata al mondo dei distillati. Buona lettura!

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CALABRIACANTINA ENOTRIA AZIENDA

VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI PAG. 37

FATTORIA DI CASPRI PAG. 39

LA LAMA PAG. 61

TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA PAG. 64

ABBADIA ARDENGA PAG. 65

L’ AGONA PAG. 62 - 63

TOSCANA

MARCHE PIEMONTE

AZIENDA AGRICOLA CONTE LEOPARDI

DITTAJUTI PAG. 48

TENUTA CA’ SCIAMPAGNE PAG. 49

MONCARO PAG. 50MARCONI VINI PAG. 51

AZIENDA AGRICOLA CAUDRINA PAG. 53

VEGLIO MICHELINO & FIGLIO PAG. 54

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L’ AGONA PAG. 62 - 63

AZIENDA VITIVINICOLA SANDONNA PAG. 40

TENUTA COLOMBAROLA PAG. 42 - 43

CANTINA SOC. COOP. QUISTELLO PAG. 45

SICILIAGRAPPA

UMBRIA

EMILIA ROMAGNA

LOMBARDIA

TENUTE ORESTIADI PAG. 58 DISTILLERIE BONOLLO S.P.A.PAG. 32

DISTILLERIA MAGNOBERTAPAG. 33

DITTA BORTOLO NARDINI SPAPAG. 34

VINANTI PAG. 59

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EditoreCluster Editori

Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005

Direzione e RedazioneStrada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia)

Tel. 057745561 Fax 0577270774 - [email protected]

Direttore ResponsabileGiovanni Pellicci

Direttore EditorialeFabrizio Barbagli

Traduzioni a cura diMariavera Speciale

Hanno collaborato a questo numeroStefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Nicola Biasi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Sara Giusti, Irene Graziotto, Asa Johansson, Chiara Martinelli, Max Rella

Art DirectorLinda Frosini

StampaPetruzzi – Via Venturelli, 7

Città di Castello (PG)

Concessionaria PubblicitàCluster Editori

Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia)

Tel. 0577 45561 – Fax 0577 [email protected]

AccountStefania Abbattista - [email protected]

Elisa Berti - [email protected] Dami - [email protected]

Francesca Droghini – [email protected] Martinelli - [email protected]

Manuela Orsini - [email protected] Pazzagli - [email protected]

Giulia Spolidoro - [email protected]

Anno XI • Numero 85 • Luglio/Agosto 2015www.igrandivini.com

In copertina Antonio Emaldi, Presidente AssoDistilFoto di Pamela Bralia

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Il vino italiano stramba il primo semestre del 2015 in modo positivo ma gli sce-nari internazionali in atto

sono fonte di preoccupazioni diffuse. Si perché, dopo esser-ci lasciati alle spalle il primo semestre 2015, le prospettive che abbiamo davanti, specie in ambito economico, non possono non rappresentare un fattore di rischio.L’ 85% delle 400 cantine chia-mate in causa dall’osservato-rio “wine2wine” di Vinitaly è soddisfatto dal trend registrato nei primi quattro mesi dell’an-no, con una crescita diffusa del fatturato dovuta, ovviamente, dal commercio estero. Gli Stati Uniti – grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro - si con-fermano il mercato chiave, con Canada e Regno Unito contesti altrettanto positivi e in crescita. Più contrastanti sono invece i segnali che arrivano dalla Ger-mania e dalla Cina. Ma cosa succederà nei prossimi mesi? Lo scenario europeo resta profondamente incerto, sia sul piano istituzionale (chi di voi non ha seguito il caso Grecia) che su quello delle relazioni con un mercato chiave come quello della Russia. Il rischio che anche il vino – come altri prodotti top del nostro agroali-mentare - possa risentirne resta e nel secondo semestre dell’an-no non sarà scontato mettere in cascina numeri sufficienti a raggiungere quota 36 miliardi di euro nella quota export 2015.Dopo la pausa estiva, ci sarà subito l’occasione giusta per analizzare in modo più appro-fondito l’andamento di un altro mercato fondamentale: quello

cinese. Dal 18 al 20 settem-bre Shanghai ospiterà Vinitaly China e dal 5 al 7 novembre a Hong Kong si terrà l’Interna-tional Wine & Spirit. Non solo: un altra tappa del tour del vino italiano da seguire con atten-zione sarà quella di Mosca con Vinitaly Russia, in programma il 16 novembre. Queste tre date saranno molto utili per racco-gliere sensazioni face to face con gli importatori di due mer-cati dai quali l’Italia del vino non può prescindere ma che, anzi, è auspicabile possano tor-nare a crescere il prima possi-bile.In tutto ciò l’Expo prosegue con numeri positivi: il Padi-glione Vino, dopo una parten-za incerta, ha chiuso i primi 60 giorni con 450mila visitatori, 135mila degustazioni e 200 tra eventi e convegni che stanno coinvolgendo sempre più terri-tori del Belpaese. Nelle pros-sime pagine faremo il punto della situazione, spingendo lo sguardo fino ad ottobre, sia con un’analisi dedicata ai contenu-ti dell’Esposizione universale di Milano - affidata a Mauro Rosati Direttore generale di Qualivita - che con Giovanni Mantovani, direttore del Padi-glione “A Taste of Italy”. Tra opportunità, intenti e criticità il nostro approfondimento sulla sei mesi milanesi prende spun-to anche dalle prese di posizio-ne, ribadite anche poco prima di chiudere questo numero, da Oxfam Italia, ActionAid Italia e Slow Food che chiedono se la Carta di Milano sarà sufficien-te per promuovere quei positivi intenti sui quali poggia l’idea etica e morale di Expo. Le

tre associazioni si sono rivolte al Premier Matteo Renzi con una lettera aperta, nella quale affermano come il documento-eredità di Milano per diventa-re significativo debba essere accompagnato da una serie di impegni concreti, tra cui la tu-tela delle sementi tradizionali e la promozione dell’agricoltura contadina. Anche noi, pur nella consapevolezza della comples-sità delle sfide in campo, ri-conosciamo la capacità di aver saputo trovare il modo di ren-dere condivisibili impegni dif-ficili globali e vogliamo essere fiduciosi che ci siano ancora tre mesi di tempo per globalizzare queste tematiche, come d’al-tronde sta già avvenendo, viste le prese di posizione dei princi-pali potenti del piante, a partire da Barack Obama. La speranza è che tutto ciò, non faccia la fine del Protocollo di Kyo-to il quale, pur pieno zeppo di belle intenzioni e buone prati-che, è finito nel dimenticatoio e ha trovato applicazione pari a zero. Sarebbe davvero bello se al 31 ottobre prossimo, oltre a commentare positivamente i numeri degli ingressi all’Expo magari oltre le più rosee aspet-tative della vigilia, si fossero poste basi concrete per avvia-re un percorso di sviluppo più sostenibile del nostro pianeta, come anche Papa Francesco ha esplicitamente richiesto nella sua seconda Enciclica. Il modello attuale, sia in campo finanziario e agricolo infatti, ri-schia di travolgerci e disegnare un domani decisamente incerto e problematico.

Intanto, buona estate! •

EDITORIALE

Il giro di boa del vino italiano

Giovanni PellicciDirettore Responsabile

ED

ITO

RIA

LE

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5 L’EDITORIALE

6 SOMMARIO

8 ULTIME DAL MONDO DEL VINO

12 FACCIA @ FACCIA CON...MAURO ROSATI14 THE WINE TROTTER · CINA

16 LA POLITICA NEL VINO

18 L’INCHIESTA · ERRORI IN CARTA

22 CHEF · PAOLO BARRALE26 AROUND FOOD

28 COVER STORY · IL BICCHIERE “MEZZO PIENO”

DI ASSODISTIL32 BONOLLO, SPECIALISTI NELLA DISTILLAZIONE

33 MAGNOBERTA DISTILLERIE

GRAPPE DA LUNGO INVECCHIAMENTO

34 OLTRE 200 ANNI NELL’ARTE DELLA DISTILLAZIONE:

DITTA BORTOLO NARDINI

35 DISTILLATI & CO

37 CALABRIA · CANTINA ENOTRIA 38 SPECIALE CILIEGIOLO

39 FATTORIA DI CASPRI · CILIEGIOLO E NON SOLO

40 SANDONNA · TERROIR E TRADIZIONE

42 TENUTA COLOMBAROLA. DAL 1752,

TRADIZIONE DI FAMIGLIA

44 LOMBARDIA · IL PADIGLIONE VINO DI EXPO

45 CANTINA QUISTELLO: L’80 VENDEMMIE ROSSO

46 LE MARCHE · CAMPIONI SI DIVENTA!

48 CONTE LEOPARDI DITTAJUTI · IL SOLE IN UN BICCHIERE

49 CÀ SCIAMPAGNE, IL VINO DI URBINO

50 MONCARO · FIORE ALL’OCCHIELLO DELLE MARCHE

51 MARCONI VINI, TRIPLETTA

DELL’ECCELLENZA MARCHIGIANA

52 PIEMONTE · INTERVISTA A FILIPPO MOBRICI

53 CAUDRINA · UN MOSCATO D’ASTI PER LE SERE D’ESTATE

54 CON VEGLIO, ADDIO MALDITESTA DA VINO ROSSO

56 SICILIA OCCIDENTALE, UNA GIOSTRA DI COLORI

58 TENUTE ORESTIADI · ARTE, VINO, TERRITORIO

59 VINANTI: LA SICILIA, CON UN TOCCO PERSONALE

60 IL VINO TOSCANO SUGLI SCAFFALI

DEL SUPERMERCATO GLOBALE

61 LA LAMA, UN PROGETTO IN DIVENIRE

62 L’AGONA · MISSIONE DI QUALITÀ IN TOSCANA

64 TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA

UN TASSELLO DI STORIA

65 ABBADIA ARDENGA,

LA LUNGA STORIA DI MONTALCINO

66 ABRUZZO · SI PUNTA SU CINA E INDIA

67 UN PROGETTO PER VALORIZZARE L’ALTA CIOCIARA

68 VITIGNO ITALIA · TAGLIO SARTORIALE D’EFFETTO

70 FIERE IN CALENDARIO

72 FOOD AND BEVERAGENDA

74 APPUNTI DI VIAGGIO

79 PELLICOLE DI GUSTO

80 NEWS BIO & GREEN

82 A TUTTA BIRRA

84 BOLLICINE NEWS

86 EXTRAVERGINE NEWS

88 SPECIALE · IL SUGHERO

90 VIGNA & CANTINA · LA PAROLA ALL’ENOLOGO

94 ZEUS · LA COMPETENZA AL SERVIZIO DELL’ACCIAIO INOX

96 LA CARTA VINCENTE DI ENOEVOLUTION 97 CON TRADECORP, VINI DI QUALITÀ

98 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE

SOMMARIOCOVER STORY • IL BICCHIERE “MEZZO

PIENO” DI ASSODISTILLE MARCHECAMPIONI SI DIVENTA!

SANDONNA TERROIR E TRADIZIONE

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40Cover Story

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E’ stato un primo trimestre 2015 agrodolce per le esporta-zioni di vino italiano: la crescita complessiva è del 4% in valo-re – ma tra luci splendenti ed ombre preoccupanti – con 4,6 milioni di ettolitri totali, quindi in calo 2% rispetto agli ultimi tre mesi del 2014. Dall’analisi dei dati elaborati da “Wine by Numbers”, l’osservatorio di Uiv e “Corriere Vinicolo”, le perfor-mance migliori continuano ad arrivare dagli spumanti (con il Prosecco che tira una volata a cui l’Asti fa fatica a stare dietro, visto il blocco in Russia), con

una crescita in volume che re-gistra il +23,5% e il +23,3% in valore. Meno bene, invece, il segmento bottiglia che fa regi-strare un +2,6% in valore e un -1,4% in volume. Per lo sfuso il calo è ancora più netto sia nelle quantità (-11%) che all’incasso (-12,5%). L’elemento positivo è rappresentato dalla stabilità dei prezzi: per gli spumanti il rapporto euro/litro è a 3,52 euro, in linea con l’ultimo quar-to del 2014; in crescita del 4% le bottiglie (a 3,26 euro) e in lieve flessione lo sfuso (-1,8% a 0,71 euro). Oltre ai mercati

chiave (Usa, Germania e Uk con quest’ultimo in calo), per-formance interessanti arrivano dalla Cina mentre è brusca la frenata della Russia, a causa del blocco in atto. Sul fronte complessivo dell’agroalimen-tare italiano, i dati Istat diffusi dal Mipaaf sui primi quattro mesi dell’anno parlano di 11,9 miliardi di euro di export. “Siamo in linea con l’obiettivo dei 36 miliardi nel 2015, dopo il successo dei 34,3 dello scorso anno – spiega il Ministro Mar-tina -. Ad aprile le esportazioni di prodotti agricoli e alimentari hanno toccato quota 3,15 mi-liardi, con un +18% o dell’a-gricoltura rispetto al 2014, un dato che rappresenta bene le opportunità che stiamo coglien-do sul fronte extraeuropeo, no-nostante le difficoltà provocate dall’embargo russo”.

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

Carlo Giovanni Pietrasanta è il nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino, l’associazione che riunisce circa 1000 fra le più prestigiose cantine d’Italia. Pietrasanta succede a Daniela Ma-stroberardino alla guida del Movimento negli ultimi 3 anni. Al fianco di Pietrasanta, già presidente del Movimento Turismo Vino Lombardia, la nuova vicepresidente, Serenella Moroder, pre-sidente di Mtv Marche e i consiglieri Stefano Celi (Valle d’Aosta), Nicola D’Auria (Abruzzo), Sebastiano de Corato (Puglia), Giorgio Salvan (Veneto) e Elio Savoca (Sicilia).“Sotto il mio triennio di presidenza – ha detto Daniela Mastro-berardino – l’enoturismo italiano ha confermato il suo fascino e le sue potenzialità. Le prospettive, sia in campo agricolo che turi-stico, sono enormi ma è proprio a causa di questa bicefalia che il settore risente della mancanza di una guida. Occorrerebbe perciò una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, a cominciare dal Ministero delle Politiche Agricole. Allo stesso tempo sarebbe necessario affiancare alla promozione unitaria del brand italiano dell’enoturismo, un monitoraggio quali-quantitativo del fenome-no e una maggiore specializzazione nella formazione dell’offerta

che finora ha progredito sulla base di iniziative personali”. “So che l’impegno che mi aspetta è importan-te - il neo presidente Pietrasanta -. Ringrazio Daniela Mastroberardino per aver portato il Mtv a questo livello di maturità e per aver rafforzato la nostra coesione”.

NOMINE

Daniela Mastroberardino lascia dopo tre anni e invoca un ruolo di guida da parte del Ministero delle Politiche Agricole

Molto bene le performance delle bollicine italiane, in sofferenza gli sfusi. Pesa la crisi in Russia

E’ PIETRASANTA LA NUOVA GUIDA DEL MOVIMENTO TURISMO DEL VINO

Si intitola “Tignanello. Una storia toscana”, il nuovo libro firmato da Piero Antinori. Una storia raccontata in prima per-sona che inizia nel 1971, anno di nascita del Tignanello, frutto di scelte tanto audaci quanto innovative: per la prima volta viene superato il disciplinare della zona, si utilizza la fer-mentazione malolattica e si passa all’invecchiamento in barriques. Un vino dal cuore toscano, universalmente con-siderato “l’artefice del Rinasci-mento dei vini italiani”, poiché ha segnato il nuovo corso eno-logico italiano.

“Ho 76 anni, sono a capo dell’azienda da 49, porto un cognome che esiste da almeno sette secoli – scrive Piero An-tinori -. Più o meno da allora è un cognome legato al vino... e ancora oggi, mentre in vigna inizia a lavorare la ven-tisettesima generazione della famiglia e mentre in cantina è pronta l’annata 2012, ecco, oggi, vorrei che questa fosse la storia di un luogo e di un vino, che portano lo stesso nome. E vorrei che questa potesse esse-re anche, in qualche modo, la storia di come nasce e matura ogni grande vino”.

IN LIBRERIA

Tra aneddoti e immagini, il volume racconta la storia di un vino che ha cambiato il corso dell’enologia italiana

TIGNANELLO, IL VIAGGIO DI PIERO ANTINORI IN UN LIBRO

EXPORT

PRIMO TRIMESTRE 2015, DAL VINO NUMERI AGRODOLCI

Tignanello. Una storia toscanaPiero AntinoriCinquesensi Editore208 pagg - 45 euro

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Masi Agricola è approdata in Borsa. Dallo scorso 30 giugno l’azienda di proprietà della famiglia Boscaini in Valpolicella è quotata su Aim Ita-lia, il listino di Borsa Italiana riservato alle Pmi. “La scelta aziendale punta a completare la più grande operazione di raccolta di capitali sui Aim Italia – spiega l’azienda in una nota stampa -, attivando con la finanza una sinergia necessaria per continuare a crescere”. Le negoziazioni sono

partite da quota 4,6 euro ad azione, al termine dell’operazione la maggioranza societaria resterà comunque nelle mani della famiglia Boscaini. “Da ora però Masi – spiega il presidente Sandro Boscaini - sarà agevolata nel dotarsi di ulteriori vigneti, attrezzature e professionalità, continuan-do a produrre eccellenze e distribuirle nel mondo, portando al consumatore il messaggio della cul-tura e della natura delle Venezie”.

L’azienda della famiglia Boscaini in Valpolicella è sbarcata sui Aim Italia con l’obiettivo di raccogliere nuovi capitali per continuare a crescere

VINO E FINANZA

MASI AGRICOLA APPRODA IN BORSA

Dalla Sardegna arrivano i vini BioIntegrali. L’idea è dell’azienda agricola Olianas, 20 ettari di cui 16 vi-tati a Gergei nel cuore del Sarcidano (60 km a nord di Cagliari, 400 metri s.l.m.), che ha presentato le prime etichette BioIntegrali annata 2014: Vermen-tino, Rosato e Cannonau a cui il prossimo anno si aggiungerà il Perdixi, un blend di Cannonau, Bovale e Carignano. Quella ideata da Stefano Casadei e Artemio Olia-nas, è una filosofia produttiva con tanto di decalo-go in 10 punti che punta a realizzare un sistema di produzione vitivinicola ecosostenibile ed ecosociale, nel più completo rispetto della terra. Un ruo-lo importante è affidato a gruppi di oche che “curano” le lavorazioni del terreno tra i filari, per contenere le erbe mentre un gregge di pecore si dedica a mangiare le foglie. In canti-na, inoltre, grandi anfore di terracotta per il vino. L’uso di trattori è ridotto al minimo; concimi, fitofarmaci e ad-ditivi, sono banditi dall’azienda. La produzione al momento è di 135mila bottiglie per un mercato al 70% este-

ro. Con la scommessa di raf-forzare quello italiano.“Il BioIntegrale è un mar-chio registrato. Ci siamo autoregolamentati con un codice etico di produzione - spiega Stefano Casadei,

da sempre aperto a nuove sfide e allo sviluppo di nuove idee - il nuovo credo prende spunto dal bio-logico, attinge al biodinamico e punta all’integra-zione uomo-animale. Responsabilità sociale verso il territorio e promozione della biodiversità (l’azienda è una delle 15 italiane ad aver appena ricevuto il ri-conoscimento del marchio Biodiversity Friend) sono altri punti cardini della filosofia. Abbiamo inoltre una missione: preservare la terra per le generazioni future”.

L’azienda agricola Olianas lancia una produzione ecosostenibile ed ecosociale

PRODUZIONI VIRTUOSE

DALLA SARDEGNA ARRIVANO I VINI BIOINTEGRALI

di Giovanni PellicciUltime dal mondo del Vino

E’ nata l’immagine pensata per veicolare il made in Italy nel mondo e difenderlo dai casi di italian sounding

MARCHI

TASTE, IL MARCHIO UNICO DELL’ITALIA BUONA DA MANGIARE E BERE

Si chiama “The Extraordinary Italian Taste” il segno unico e distintivo voluto dal Ministero delle Politiche Agricole per tutelare le produzioni agricole e alimentari italiane dai casi di agropirateria. Il logo sarà utilizzato in occa-sione delle fiere internazionali, in attività di promozione all’interno dei punti vendita della grande distribuzione estera, nelle campagne di comunicazione e promozione in tv, sui media tradizionali, sul web e sui social media. Un segno unico che punta a veicolare un’idea unitaria del made in Italy dalle caratteristiche originali e dalla qualità distintive. Nelle fiere, ad esempio, servirà a caratterizzare in modo univoco l’area espositiva dedicata all’Italia del cibo e del vino.

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Dal nuovo Atlante Qualivita ai temi chiave di Expo che tengono banco, tra

riflessioni e discussioni. E poi gli sforzi in atto per con-dividere con le istituzioni globali le sfide dell’Esposi-zione universale di Milano e quindi gli impegni per ga-rantire un’efficace formazione del con-sumatore, specie quello di domani. Ecco gli argomenti sul tavolo della nostra con-versazione con Mauro Rosati, direttore generale di Qualivita (fondazione senza scopo di lucro che dal 2002 si occupa della protezione e della valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità, vino compreso) e fresco di nomina all’inter-no del Centro studi “Franco Marenghi” dell’Accademia Italiana della Cucina.@ L’Atlante Qualivita Food&Wine 2015 fotografa la qualità certificata dei prodotti agroalimentari e vitivi-nicoli italiani DOP, IGP e STG regi-strati a livello europeo. Questa otta-va edizione mappa per la prima volta

tutti i prodotti italiani a Indicazione Geografica (con l’inserimento del-la categoria spirits accanto a quelle food e wine), soffermandosi sull’im-pronta economica che le produzioni di qualità lasciano sui territori di ri-ferimento. Cosa serve, secondo lei, per imboccare davvero un nuovo corso economico globale – invoca-to perfino dalla nuova Enciclica di Papa Francesco - che contempli l’a-groalimentare sostenibile come una delle principali leve di sviluppo?“Molte aziende italiane, già da tempo, producono nel settore agroalimentare pre-stando grande attenzione alla sostenibili-tà, per questo siamo sicuramente avanti

rispetto ad altre nazioni ed alla media europea. L’Ita-lia, a parte alcune situazioni eccezionali che purtroppo tutti conoscono, ha puntato da anni sulle produzioni di qualità, che rappresentano il risultato di un delicato equi-librio fatto di storia, soste-nibilità e ambiente. Questo

atteggiamento, nel tempo, ha protetto il territorio, che è una delle risorse princi-pali della Penisola. L’Italia non ha inve-stito in produzioni intensive ed estensive, come invece è successo in Spagna per l’olivo; per la maggior parte delle nostre aziende la sostenibilità è quasi implicita nel prodotto. È necessario tuttavia creare una maggiore consapevolezza nei consu-matori, che li porti a scegliere le realtà più virtuose, spingendo così il mercato verso una costante ricerca della sosteni-bilità”.@ Da parte di alcuni osservatori non mancano critiche sui contenuti di Expo rispetto a quelli che erano sta-ti originariamente previsti in fase di

Ci salverà la sostenibilità?

MAURO ROSATI DIRETTORE GENERALE QUALIVITA

“La diffusione di una sempre più forte consapevolezza della sostenibilità e

del buon mangiare passa delle nuove generazioni”. A confronto con Mauro

Rosati, Dg di Qualivita

Ci salverà la sostenibilità?

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assegnazione. Secondo alcuni, l’e-vento di Milano “sembra un luna park” più che un’Esposizione in grado di lasciare in eredità azioni concrete per la lotta alla fame nel mondo. Cosa ne pensa?“La mission di Expo non è fare azioni concrete. E’ un’esposizione, come dice il nome stesso, un contenitore e una piattaforma di discussione. “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” è un tema estremamente complesso, che doveva essere comunque declinato in maniera semplice e attraente. Expo non è una fiera agricola, e, aggiungo, per fortuna. Durante la visita si procede per sim-boli, immagini e progetti che devono arrivare a tutti, e per far sì che questo accada, per raggiungere i 30 milioni di visitatori, è normale che si sia giocato sulla spettacolarità di impatto. Il merito è proprio quello di portare l’attenzione del grande pubblico verso temi im-portanti legati all’alimentazione e alla produzione di cibo: grazie ad Expo, tan-tissimi giovani, di tutte le età, si sono avvicinati a queste tematiche; un vero successo perché il dibattito non deve restare circoscritto agli addetti ai lavo-ri, ma coinvolgere chiunque, in partico-lare le nuove generazioni”.@ L’eredità di Expo 2015 si chia-ma Carta di Milano. Secondo lei riuscirà a trasformarsi in un im-pegno globale a favore della soste-nibilità, della biodiversità e della lotta alla fame zero, riuscendo a chiamare in causa i principali or-ganismi internazionali?“Le organizzazioni mondiali sono già coinvolte e chiamate in causa, i pas-saggi ci sono tutti, ma esperienze precedenti, come la Carta di Kyoto, dimostrano che non bastano le firme degli accordi per risolvere i problemi. Il vero cambiamento sta nella diversa consapevolezza dei cittadini. Solo così si combatterà la fame nel mondo, con la presa di coscienza da parte di tutti. Con Expo l’Italia ha sicuramente il merito di aver dato il via ad una discussione, non a caso anche Papa Francesco nella nuova Enciclica, parla di questi temi, che fanno parte degli impegni della Carta di Milano”.@ L’Esposizione universale potrà contribuire a risvegliare i consumi

interni di vino, caratterizzati da un calo che dura ormai da anni, o ser-ve altro?“Non credo proprio che servirà a que-sto, l’Expo non valorizza un singolo comparto. Può invece servire a ricon-fermare  sui  mercati internazionali che l’Italia è  il vero  leader nel settore dell’agroalimentare e del vino.  E se sei  percepito come  leader,  allora  puoi anche riuscire a vendere di più. Il pro-blema del consumo interno è legato ad un mercato saturo e alla moderazione nel bere alcolico per chi guida. Vedo il futuro non nel mercato interno,  ma nell’allargare i mercati e nelle aziende che si quotano in borsa”.@ La cultura del gusto e la con-sapevolezza di ciò che si mangia e beve in Italia a che livello è se-condo lei in Italia? Cosa si può an-cora pensare di fare per ‘formare’ il consumatore, specie quello più giovane, trasformandolo in testi-monial su cui investire nel futuro?“In Italia, negli ultimi anni, la consape-volezza di ciò che si mangia e si beve è sicuramente cresciuta molto. Un’atten-zione che è arrivata prima nel settore del vino e poi, con un po’ di ritardo, anche nell’agroalimentare, grazie al merito di tanti, compresi chef e tra-smissioni televisive-radiofoniche, che si sono interessati a questo argomento. In tal senso Expo racconta la storia di molte imprese italiane che hanno sapu-to essere protagoniste nell’affrontare il mercato interno e che testimoniano un certo modo di mangiare. Si sta comin-ciando a capire l’importanza dell’edu-cazione alimentare nella formazione delle nuove generazioni, e questo deve senz’altro diventare uno degli obiettivi della scuola nei prossimi anni, non solo in Italia ma in tutto il mondo. I bambini sono molto sensibili a queste tematiche e, se abituati fin da piccoli, cresceran-no consapevoli su cosa scegliere e at-tenti agli sprechi e alla sostenibilità. Oltre alla scuola, un importante passo avanti può essere compiuto anche dai ristoratori, che rivestono un ruolo chia-ve, essendo i primi ambasciatori dei territori e potendo raccontare un pro-dotto mentre lo servono. Per questo ri-tengo sarebbe necessaria e auspicabile una formazione specifica”.•

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Milano è il centro del mondo in questo 2015 dedicato all’a-limentazione e al

rispetto del pianeta. Con l’Expo la capitale degli affari italiana è tornata ad essere il punto di rife-rimento mitteleuropeo, capace di attirare turisti e curiosi da Occi-dente e Oriente. Dimenticando tutti i malaffari e tralasciando le polemiche di chi voleva che l’e-vento non avesse come sponsor grandi brand come McDonald’s e Coca Cola, dall’Esposizione universale milanese è lecito at-tendersi una circolazione di idee che potrebbe sfociare in un uso migliore e più consapevole della Terra.Ciò si punta a farlo soprattutto tramite la Carta di Milano, il documento-eredità di Expo che impegna cittadini, associazioni, imprese e istituzioni ad assumere precise responsabilità per garan-tire il diritto al cibo e la diffusione di modelli sostenibili e concreti, arrivando a chiamare in causa perfino l’Onu, dove la Carta sarà consegnata in ottobre. L’Expo dunque è il punto centrale attorno al quale ruotano anche iniziative comprimarie, organizzate in varie regioni d’Italia e in quei territori dove non c’è bisogno di riprodur-re la buona agricoltura dentro un capannone ma, per non dare nul-la per scontato, può essere utile rivolgersi, in modo sempre più costruttivo, agli stessi consuma-tori italiani, anche attraverso il linguaggio del gusto e dei sapori che adesso piace molto. È il caso, ad esempio, dell’area del Gallo Nero dove è recente-mente nata la Casa del Chianti

Classico che, all’interno del set-tecentesco convento di Santa Ma-ria al Prato di Radda in Chianti propone l’Expo del Gallo Nero, rassegna estiva con iniziative ludiche ed approfondimenti te-matici che vogliono favorire un approccio consapevole al vino, non solo come bevanda ma come elemento identitario, parte di un patrimonio, grazie anche ad un museo didattico sensoriale de-dicato. Insomma un modo diretto per comunicare le peculiarità di un territorio. Se il padiglione del vino ad Expo, “A Taste of Italy”, propone un viaggio virtuale nell’enologia ita-liana, la Casa del Chianti Classi-co permette di toccare con mano tutte le sfaccettature del terroir, proprio ad un passo dalle vigne. Quella chiamata Expo sembra così essere una porta che apre su due percorsi. Più lungo, e magari più dispersivo, il primo. Più diretto e immediato il secon-

do. Un po’ come se volessimo immaginare la sei mesi milane-se come il trampolino di lancio della qualità del made in Italy nel mondo e inseguire l’ambi-zioso traguardo, fissato dal pre-mier Matteo Renzi, di raggiun-gere i 50 miliardi di esportazioni agroalimentari all’anno entro il 2020. Della serie: le basi ci sono ma la strada è lunga visto che quest’anno non sarà facile arrivare a quota 36 miliardi.Sul territorio, invece, se si vuole lasciare un’eredità culturale legata a ciò che rappresenta il

patrimonio vitivinicolo sono in-dispensabili azioni come quelle pensate nel Chianti Classico, in grado di avvicinare il consumato-re e attivare con lui un affasci-nante dialogo che parte dalla storia ed arriva ad un calice di vino da assaggiare. Il risveglio dei consumi interni passa, infatti, da un sapere di vino più capillare ma non necessariamente trami-te un approccio ingessato, bensì didattico ed immediato, in grado di intercettare anche i giova-nissimi ed indirizzarli verso un bere consapevole e responsabile, andando quindi oltre il concetto di bevanda.I numeri parlano chiaro: se l’Ita-lia è ai vertici mondiali per qua-lità e quantità di produzione eno-logica, le bottiglie stappate lungo la penisola stanno crollando da 10 anni a questa parte. Dal 2008 al 2014 sono ‘evaporati’ circa 2 milioni di consumatori e, per

questo, gli attori della filiera sono a caccia di formule magiche, in grado di rialzare i consumi pro capite. L’educazione al bere fin dai più giovani, la formazione di figure che ne sanno di vino e che riesco-no a comunicarlo in modo sem-plice: sono queste alcune delle indispensabili basi da cui ripar-tire per valorizzare ulteriormente una delle eccellenze italiane. L’Expo, come sostiene Carlo Pe-trini storico fondatore di Slow Food, dovrà ancora lavorare sodo per sfruttare concretamente i mesi che restano e andare oltre i panni di fiera dell’alimen-tazione finora indossati. Pro-babilmente servirà un ulteriore sforzo per lasciare in eredità un messaggio di consapevolezza su quanto sia fondamentale af-frontare, tutti insieme, la sfida del più cibo per tutti, considerato che nel pianeta ci sono 800 milioni di persone senza cibo. Soprattutto perché originariamente questi erano stati i temi pensati come messaggi fondamentali dell’Expo di Milano, poi sacrificati a favore di un evento che, a detta di alcu-ni esperti, assomiglia soprattutto ad un luna park: divertente, ma con il rischio di essere fine a se stesso. Nel frattempo, il principale ele-mento di fiducia è rappresentato dalle tante scolaresche che nei primi due mesi hanno visitato l’Esposizione di Milano. Sono e saranno loro i testimoni del domani. Ma affinché l’Expo non sia il raccolto ma un’ambiziosa semina, certi valori dovranno diventare protagonisti. Fin dalla porta principale. •

Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a [email protected]

Su Twitter @giopellix

Dopo oltre 2 mesi di Esposizione universale un’analisi tra i vizi e virtùdell’evento milanese

di Giovanni Pellicci

Expo, dal raccolto alla semina

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Che la Cina sia uno dei Paesi più in crescita per il commercio del vino si sa e non fa eccezione una nic-

chia di questo mercato, ossia quello delle aste. Raimondo Romani, CEO della Gelardini & Romani Wine Auction, spiega quali sono le carat-teristiche e le contraddizioni di una cultura che si è avvicinata al vino di recente.Che mercato è la Cina per il settore delle aste del vino?“Partendo da una considerazione di carattere più generale si può af-fermare che la Cina ha il potenziale per diventare il primo mercato al

mondo per i fine wines. Quello cinese è un mercato fertile per le aste, che sono una forma di vendita molto apprezzata dalla cultura cinese, anche se ancora soggette a restrizioni di natura strutturale e normativa, che rappresentano il vero limite”.Quali sono le peculiarità di questo mercato rispetto agli altri dove operate?“La Cina è un universo a sé, con dinamiche che la rendono poco permeabile al modello di colonizza-zione commerciale occidentale, che ha dominato il secolo passato. In particolare, invece, con riferimento

alla nostra esperienza nel settore delle aste, la prima discriminate è fra la main-land China, ossia la Cina continentale, e Hong Kong, che è la capitale mondiale delle wine auction con un fatturato annuo del settore che equivale a quello degli interi USA. Ad Hong Kong vige l’ordinamento giuridico inglese e non c’è alcun dazio sull’importazione del vino, che ha contribuito a rendere questa città-stato il centro principale dell’Asia per il vino. Nel continente

cinese, invece, c’è un dazio che incide per il 50% circa del valore dei beni e una serie di certifica-zioni d’origine che rendono molto onerosa e complessa le importazioni di vini d’annata”.Principalmente, chi sono gli acquirenti?“I nostri clienti sono in maggioranza privati che trovano nell’asta lo strumento migliore per acquistare quei vini rari che desiderano avere nella propria cantina allo scopo di consumarli con amici, familiari o nel contesto lavorativo”. Su quali tipologie si concentra-no e su quali fasce di prezzo?“In generale sono meno di 100 le etichette più ricercate nelle wine auction a livello globale. Si tratta per lo più di vini francesi, come i Grand Cru di Bordeaux, Borgogna e Champagne, quindi c’è una quota significativa, ma minoritaria, di vini italiani, mentre Spagna, USA e Australia possono vantare, al momento, solo ambasciatori isolati. In termine di prezzi, il valore medio dei vini nelle aste oscilla fra i 50 e i 200 euro. Poi, ovviamente, ci sono etichette e annate che possono valere anche diverse migliaia di euro ma che rappresentano, soprattutto in termini quantitativi, una quota

relativa del mercato”. Per quello che ha avuto modo di osservare, inizia a es-serci una consapevolezza del consumo o è solo legato a un concetto di brand e di bene di lusso?“Limitando la risposta ai vini da collezione possiamo affermare che, per quanto riguarda Hong Kong, già nel 2011 abbiamo riscontrato un’elevata consapevolezza del consumo, che ha origine sia dallo speciale legame di Hong Kong con l’Inghilterra, che si può definire la madre del moderno collezionismo di vino, sia della florida economia aperta che ha caratterizzato la re-cente storia di Hong Kong. In Cina, invece, la storia è diversa. Il vino si è andato affermando grazie ad una chiara volontà del governo cinese che da almeno 20 anni promuove il suo consumo, essenzialmente, per ragioni di natura sanitaria, in quanto più salubre rispetto ai super alcolici derivati dal riso, e di natura economica, in quanto si punta sulla viticoltura come strumento per contribuire a migliorare la red-ditività dell’agricoltura. Il pesante dazio sulle importazioni di vino è la naturale conseguenza di questa politica”.•

T he Wine Trotterdi Marina Ciancaglini

Un mercato dal grande potenziale, soprattutto per il vino di lusso. Ma con le dovute differenze tra Hong Kong e la Cina continentale

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Chi per lavoro o da semplice frui-tore gourmand si trova spesso a consumare un pasto al ristoran-te o in enoteca sa bene quanto

sia importante la carta dei vini. Si tratta di un biglietto da visita che dice molto – o talvolta troppo poco – di quella che è l’attenzione riservata al vino e al suo con-sumatore. Chi la legge può saperne molto sull’argomento oppure essere un neofita; può essere un appassionato consumato-re oppure un bevitore occasionale; può essere “del mestiere” ma può darsi che,

invece, necessiti di essere guidato nella giungla di bianchi, rossi, bollicine. Ci sono carte dei vini che sembrano una foto-copia del portfolio del distributore e altre che mancano di informazioni essenziali; al contrario, si possono trovare ecceziona-li esempi non solo per il numero di refe-renze inserite ma anche e soprattutto per le accortezze di comunicazione. Ci sono diversi elementi di valutazione: il nume-ro di etichette, la creatività e la filosofia ispiratrice, la completezza nella compila-zione, i ricarichi del vino, tanto per dirne

alcune. Quali sono – se ci sono – le re-gole base da seguire per la compilazione di una buona carta dei vini? Quali sono gli errori più comuni? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Terraneo, Presidente di Vinari-us, Associazione delle Enoteche Italiane, nata nel 1981 e che oggi riunisce circa un centinaio di enoteche in tutto il territorio nazionale. Sullo stesso tema è intervenu-to anche José Polo, direttore di sala del Ristorante Atrio, a Cáceres (Spagna): un due stelle Michelin la cui carta dei vini varrebbe da sola il viaggio. •

Carta dei vini: maneggiare con cura

?L’INCHIESTAERRORI IN CARTA

di Claudia Cataldo

Spesso leggiamo diciture sommarie e referenze non disponibili. E poi margini

troppo elevati e poco appeal: basta con i soliti errori!

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L’INCHIESTAERRORI IN CARTA

di Claudia Cataldo

“La carta dei vini non deve essere né troppo tradizionale né troppo bizzarra: ci vuole la giusta via di mezzo”

Quali sono le regole principali da te-nere ben in mente?“Direi soprattutto l’elasticità di aggiorna-mento o rettifica. Una carta dei vini deve essere materia viva che cambia in base alle stagionalità, all’esaurimento delle referenze o in funzione di qualsiasi altra necessità”. Quali sono gli errori più comuni?“A volte si trovano assortimenti poco corposi o poco interessanti, con sempre le stesse referenze in carta. Questo può annoiare il consumatore e risultare poco stimolante. Oppure è molto fastidioso quando si richiede un vino segnalato per poi scoprire che il ristorante ne è sprov-visto. Un altro errore, a mio avviso, sono le mega carte dei vini: troppi nomi ed etichette possono confondere e quasi in-timorire”. Cosa non deve mai mancare in una carta dei vini che si rispetti?“Non devono assolutamente mancare le basi: ovvero le informazioni generali sul vitigno, sull’annata, sul produttore e in generale sulla zona di provenienza”.

Come scegliere il numero delle re-ferenze? “Si deve operare in relazione al tipo di locale. Grande differenza in questo sen-so la fa anche la presenza del personale qualificato in grado di gestire la carta e presentare i vini alla clientela”. Carta dei vini tradizionale o innova-tiva?“Credo che sia giusto scegliere una via di mezzo. Una carta dei vini troppo in-novativa potrebbe disorientare il cliente, soprattutto se non molto esperto. Questo potrebbe percepire una difficoltà che non deve esserci e vivere il momento del-la scelta con imbarazzo. Dall’altro lato, optare per un metodo di compilazione troppo tradizionale potrebbe significare proporre sempre i soliti nomi, fossiliz-zarsi su un modello superato, che risulta noioso e non induce a scegliere una bot-tiglia, anzi”. Oltre alle solite suddivisioni per ti-pologie e territori, quali possono es-sere altri metodi per ordinare i vini presenti nella carta?“Qualcuno ha tentato la strada della divi-sione per vitigno, non è male. Altrimen-ti è interessante anche un’impostazione che risponda alle esigenze di abbina-mento del vino con i piatti proposti dal menu. Credo che sia importante mettere sempre una piccola selezione di vini al calice e uno spazio dedicato ai vini sug-geriti, che possa cambiare seguendo la stessa logica dei piatti del giorno. Così si può invogliare la scelta e renderla più veloce e snella: è importante che non sia sempre il cliente a chiedere informazio-ni, ma il personale a fare proposte, assie-me al menu”.Meglio puntare su grandi brand o piuttosto andare alla ricerca di eti-chette meno conosciute?“La risposta può essere solo una: dipende solo dal personale. Se ci sono piccoli pro-duttori proposti, il personale deve essere in grado di presentarli e farli conoscere, altrimenti rischiano di essere produzioni di nicchia con poco appeal”.Quale deve essere la rotazione delle etichette? Quanto spesso dovrebbe

PUNTI DI VISTAAndrea Terraneo

- VINARIUS - www.vinarius.it

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“Uno degli errori più comuni? Il non

aggiornamento delle annate”

Quali sono le regole principali da tenere ben in mente per la stesura di una buona carta dei vini?“La prima cosa da fare è la suddivisione dei vini in base alla tipologia: spumanti, vini bianchi, rosati, rossi, dolci e liquo-rosi. Da lì poi si può partire con tutto il resto”. Quali sono gli errori più comuni?

“Uno su tutti, di primaria importanza: l’aggiornamento delle annate”.Meglio una carta dei vini tradizio-nale o innovativa?“Credo che ci debba essere un certo equilibrio fra le due cose: né troppo tra-dizionale ma nemmeno troppo innovati-va e fuori dagli schemi”.C’è qualcosa che non dovrebbe mai mancare in una carta dei vini?“Non dovrebbero mai mancare Sherry, Porto e Champagne”.Oltre ai soliti tipi di suddivisione per nome e territori, ci possono es-sere altri modi per classificare i vini sulla carta?“Ci sono anche altri modi. Ad esempio per tipo di vino, seguendo poi all’interno delle singole categorie l’ordine alfabe-tico. Oppure si potrebbe procedere, in una carta molto ampia, per grandi aree geografiche, come i vini dell’Atlantico, i vini del Mediterraneo e così via”. Crede che sia preferibile concen-trarsi sulla grande marca oppure optare per le etichette meno cono-sciute?“I grandi marchi danno prestigio, ma è anche vero che sono ormai noti ai più e a volte si rischia di monopolizzare inte-re aree di produzione. Per questo penso che sia importante anche scommettere su produttori meno conosciuti ma talvol-ta altrettanto sorprendenti: certo, occor-

cambiare la carta dei vini? “Minimo una volta all’anno, ma alme-no due volte sarebbe consigliabile: il cliente deve capire che il vino ha una sua importanza nell’offerta del locale, che viene adoperata la giusta attenzione e che periodi diversi comportano menu diversi e quindi anche cambiamenti nel-le etichette proposte. La rotazione inol-tre è fondamentale per gestire i costi di magazzino del locale”.Vini stranieri sì o no?“Sì, perché no. Anche perché già in molte carte sono presenti ad esempio gli Champagne. Ovviamente dipende dal tipo di locale e di pubblico, ma può essere un’arma in più per fidelizzare il cliente”.

Un consiglio per tutti i risto-ranti/enoteche, grandi o piccole che siano…“Oggi la preferen-za va alla territorialità dei prodotti, soprattutto là dove viene proposta una cucina regiona-le e locale: avere vini di zona, quindi, è indispensabile. Inoltre si deve avvicina-re il cliente alla scelta proponendo so-luzioni semplici, come il calice di vino in abbinamento alla cucina: ovviamente gran parte del compito spetta al perso-nale di sala, che deve essere in grado di guidare l’utente nelle sue scelte”.

PUNTI DI VISTAJosé Polo

- RISTORANTE ATRIO - restauranteatrio.com

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Si chiama YOB (Bring Your Own Bottles) ed è la pratica di portarsi al ristorante la bot-tiglia da casa, riconoscendo un eventuale “diritto di tappo” al ristoratore (ovvero una piccola cifra per il servizio e tutto il resto). Ovviamente, non dovrebbe essere il vino acquistato a 2 o 3 euro al supermer-cato sotto casa: lo spirito non è quello del risparmio, piuttosto lo si fa per bottiglie particolari, quando le si vuole stappare in un giusto contesto e con la giusta com-pagnia. In Italia è una pratica diffusa molto poco, in altri Paesi invece è ormai la norma.

La

curi

osit

à

re personale di sala che sappia introdurli al cliente, affinché sia incuriosito e desideroso di pro-varne i prodotti”.

Quali sono le principali fun-zioni di una carta dei vini?“Deve dare la consapevolezza al cliente di quali sono i vini presenti, così da permettergli di scegliere in modo sereno e luci-do quale etichetta – o etichette – prediligere per accompagnare i vari piatti del suo pasto”. Un consiglio per tutti i risto-ranti/enoteche, grandi o pic-coli che siano…“Il consiglio che posso dare è quello di fare in modo che i vini, attraverso la lista, dialoghino con il maggior numero di perso-ne possibili. Consiglio inoltre di non fare margini eccessivi: cer-to, quello che serve al locale per farci sopra un giusto ricarico, ma senza esagerare. Il costo del vino è un elemento importante duran-te la fase della decisione d’ac-quisto. Inoltre è importantissimo parlare con i clienti, spiegare loro i vini e trovare il prodotto giusto per ogni occasione: il con-tatto diretto resta fondamentale in questo campo. Solo dedicando le dovute attenzioni potremo pro-muovere sempre più la cultura del bere bene, già di per sé oggi in aumento”.•

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Siciliano di nascita, con un presente come chef al Marennà, il risto-rante all’interno della

bellissima struttura dei Feudi di San Gregorio, cantina lea-der per numeri di bottiglie in Irpinia. E’ Paolo Barrale, giovane e talentuoso chef, che con la sua cucina, di grande tecnica ma anche emoziona-le, sta contribuendo a far co-noscere una terra dalle tante sfaccettature.Come definirebbe il suo stile?“La cosa che mi viene detta più spesso è che c’è una gran-de riconoscibilità degli ingre-dienti ed è il complimento più grande che mi si possa fare. La mia proposta è territoriale, come provenienza delle mate-

rie prime, sempre interpretate con una mia chiave di lettura. Anche se cerco di asseconda-re molto anche i gusti della clientela. Per esempio, all’ini-zio proponevo esclusivamente un menù di terra, poi ho pro-vato a introdurre il mare che è stato molto apprezzato e così adesso fa parte della carta”.La sensazione è che l’idea di partenza del Marennà sarebbe stata quella di ser-vire come punto di ristoro,

di alto livello, per i clienti dei Feudi ma che poi, in-vece, abbia preso una vita propria, indipendente, come sosta gastronomica di riferimento non solo in Irpinia ma, in generale, in Campania. E’ corretto?“Direi di sì. All’inizio il risto-rante viveva di riflesso all’a-zienda ma poi, con il tempo, grazie anche al fatto che mi è stata data totale carta bian-ca, il nome del Marennà ha

di Marina Ciancaglini

ChefPaolo Barrale è,

in pochi anni, diventato uno dei nomi più interessanti della nostra ristorazione.

Tra le sue armi vincenti una

gavetta da Heinz Beck e la conoscenza dei

prodotti

Dal negozio di pastafresca della mamma

alla stella della “rossa”credits Lemon Studio ph

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iniziato a girare in modo indi-pendente da quello dei Feudi. Anzi, è successo anche che alcuni clienti hanno scoperto i nostri vini e la cantina dopo essere venuti al ristorante”.In pochi anni avete con-quistato la prima stella Michelin. Quanto aiuta, so-prattutto se non si è in una grande città? “E’ chiaro che un simile ri-conoscimento è un onore che gratifica il lavoro svolto ma devo dire che, guardando i numeri, nel nostro caso non è cambiato nulla”.Com’è nato l’amore per la cucina?“I miei nonni avevano un risto-rante e mia madre un negozio di pasta fresca quindi spesso stavo con lei, l’accompagna-vo a fare le consegne. A casa mia si mangiava bene, c’era la cultura del buon cibo e questa cosa mi è stata tramandata”.

Lei ha lavorato anche con Heinz Beck. Che cosa le ha lasciato principalmente come esperienza? “Quella con Heinz è stata l’e-sperienza lavorativa che ha cambiato il mio pensiero sulla cucina. Ho lavorato alla Per-gola nel momento di passaggio da 1 a 2 stelle Michelin, era un momento di grande fermento, dove si lavorava duramente. Lì ho visto e avuto tra le mani ingredienti e prodotti introva-bili e di qualità elevatissima, è stata una palestra unica”.L’Irpinia è una terra bel-lissima ma difficile, anco-ra piena di contraddizioni. Ritiene che strutture di eccellenza come quella del Marennà e, più in genera-le, un sapere sfruttare cor-rettamente e comunicare un paniere enogastromico di alto livello, possano fare da volano per una riqualifi-

cazione territoriale?“Assolutamente sì, anche se, per noi, all’inizio è stato dif-ficile. Una struttura architet-tonica così moderna e nuova concettualmente era da molti considerata estranea al con-testo. Anche il fatto che Feu-di sia una grande azienda era percepito come una cosa nega-tiva, anche se noi siamo stati sempre attivi nella promozione territoriale e proprio grazie alla sua grandezza sta la capacità di fare una promozione dell’Ir-pinia nel mondo. Quello che a volte manca qui è la capacità di fare sistema tra le singole realtà del territorio, in modo da fare fronte comune. Anche sul discorso dei “km 0”, biso-gna fare un’analisi corretta e avere rispetto di produttori che spesso sono piccolissimi e non possono reggere una doman-da elevata, se non a rischio di snaturarsi e capire, invece,

quando si parla di prodotti in realtà non esistenti”. A breve andrà anche lei all’Expo di Milano. Fin’o-ra, che idea si è fatto? “Guardando nel particolare, ossia di Piazza Irpinia, l’i-stallazione della provincia di Avellino per promuovere il territorio all’interno dell’Expo, è stato fatto un buon lavoro, con un calendario molto fitto di eventi e iniziative. A livel-lo generale è una grande fiera, dove mi rendo conto che sia difficile approfondire il tema del cibo in modo non superfi-ciale”.•

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Dal negozio di pastafresca della mamma

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Una cucina di qualità, che sia al ristorante o a casa, non è de-terminata solo da ottimi ingre-dienti ma anche da un uso con-

sapevole degli strumenti di cottura, affinati sempre di più dalla ricerca. L’Italia, uno dei punti di riferimento mondiali se si parla di alta cucina, non è da meno anche nello svi-luppo qualitativo dei metodi e materiali di preparazione del cibo. Angelo Agnelli, Direttore Generale Baldassare Agnelli Spa, azienda leader in questo settore, e presi-dente del Centro Ricerca e Formazione Saps Agnelli Cooking Lab spiega che cosa determina una corretta scelta di utensili

che sono in tutte le nostre case.Parlando di materiali degli strumenti cottura, quali sono le principali ten-denze nella ristorazione? “Oggi la ristorazione è alla ricerca di stru-menti di cottura che riescano sempre più a valorizzare la materia prima che ha fatto, di conseguenza, rendere molto più consa-pevoli di come lo strumento di cottura può inficiare il risultato finale. Ad oggi è ancora l’alluminio l’incontrastato re delle cucine professionali. Un’altra tendenza è quella di approcciarsi a più materiali specifici per le diverse tipologie di cottura: avremo, così, cotture lente e precise in casseruole di rame, scottature veloci in padelle antiade-renti di alluminio, primi saltati in alluminio nudo, bolliture in pentole di acciaio inox. Iniziano anche a prendere spazio i co-la-minati, unione tramite laminazione di più materiali, come l’alluminio rivestito ester-namente di acciaio inox che ne determina un altissima conduzione del calore e una facilità di pulizia elevata”. E nelle case private?“Nelle case private sempre più spesso ci vengono richiesti strumenti di cottura al-tamente professionali. Il design pulito e sobrio degli strumenti di cottura profes-sionali, la facilità di utilizzo e il vantaggio altissimo di performance, stanno facendo diventare le pentole professionali abili compagne dei gourmet più esigenti”.Rispetto al passato, sono cambiati i metodi di cottura?

“Hanno seguito il passo con il cambio del-la cucina, ossia una maggiore attenzione alla pulizia e il contenuto calorico del piat-to, rivisitando quella che è la tradizione. Il cuoco italiano si identifica soprattutto nella padella e attraverso questa riesce ad avere altissime performance con una cottura di-namica ma sempre più precisa. Le cotture a bassa temperatura, forse, sono quelle che oggi sono quelle più di moda”.Parlando di salute e dieta, quali sono i metodi migliori per la cottura dei cibi?“Un basso contenuto di condimenti deter-mina un basso apporto calorico o quanto-meno viene notevolmente ridotto. Quindi, l’alluminio antiaderente aiuta chi cucina a mettere molto meno condimento a patto che venga utilizzata una temperatura cor-retta. Spesso capita di scaldare troppo lo strumento e di creare delle carbonizzazioni sul cibo che non sono sicuramente sane”. Ogni quanto andrebbe cambiata una pentola o padella?“Esistono pentole e padelle eterne come quelle di rame che si possono tramandare per generazioni o padelle che hanno vita abbastanza breve. Sicuramente le più fragi-li sono quelle in materiale antiaderente. Se parliamo di antiaderente di qualità, la vita non è poi così breve, l’importante è farne un corretto uso, senza punte ma utilizzan-do un cucchiaio di plastica o in legno. Una buona manutenzione e un buon utilizzo determinano una buona longevità”.•

Che sia una padella o una casseruola, di rame o di alluminio, l’importante è la qualità e l’uso. I risultati sono nel piatto,

anche in termini calorici

La sostenibile leggerezza della cottura

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La sostenibile leggerezza della cottura

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Calo dei consumi, pressione fiscale e stangata delle accise, timidi segna-li di ripresa, IG Grappa, maggiori controlli a livello comunitario:

questi sono solo alcuni dei temi all’ordine del giorno di AssoDistil, l’associazione dei distillatori che, dal 1946, si batte per tu-telare gli interessi delle imprese del com-

parto degli alcoli e rappresentarle dinanzi alle istituzioni e alle amministrazioni nazio-nali e internazionali. Lo stato di salute del comparto non è dei migliori ma il mood è comunque caratterizzato da ottimismo e speranza. A dirlo è Antonio Emaldi, ma-nager della Caviro, appena riconfermato alla presidenza dell’Associazione per il suo

quarto mandato, analizzando i dati dell’Os-servatorio congiunturale di AssoDistil sul I trimestre 2015, realizzato dalla società Format. Le imprese dell’industria dei distillati sono ben sopra la media delle imprese italiane per numero di investimenti: sono aziende che bramano il rilancio, pronte ad investire capitale per essere sempre più

Il bicchiere “mezzo pieno” di AssoDistil

Cover Story

Consumi col segno meno, pressione fiscale, distorsioni di mercato. Eppure i distillatori sembrano più che mai determinati: cogliere la ripresa

e rivitalizzare il settore

DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

Nella foto, da destra: Daniele Nicolini (Direttore di Assodistil), Antonio Emaldi (Presidente di Assodistil) e Cesare Mazzetti (Presidente della sezione Comitato Nazionale Acquaviti - Assodistil)

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Nella foto, da destra: Daniele Nicolini (Direttore di Assodistil), Antonio Emaldi (Presidente di Assodistil) e Cesare Mazzetti (Presidente della sezione Comitato Nazionale Acquaviti - Assodistil)

moderne, sostenibili e green (il 75% delle distillerie ha effettuato investimenti negli ultimi due anni). Generano valore e occupa-zione e sono attente a cogliere le finestre di opportunità che il mercato ha da offrire, per crescere in ambito nazionale e internaziona-le. Fa da contraltare la stangata delle accise e il gap di controlli a livello comunitario, che ha portato comportamenti scorretti, di-storsioni di mercato e conseguenze dramma-tiche in termini di vendite e prezzi. Quali sono le principali minacce che il settore distillatorio si trova a dover affrontare?“Partiamo dal tema delle accise. Nel corso di poco più di un anno le accise sugli al-coli hanno visto un aumento dell’aliquota di quasi il 30% nel nostro Paese. Questa impo-sta, che coinvolge tutta la nostra produzione di alcol etilico per usi alimentari, da pagare al momento dell’immissione al consumo, rappresenta un vero fardello per il compar-to. Ovviamente è un modo semplice per fare pronta cassa e rispondere al fabbisogno fi-nanziario dello Stato, ne siamo consapevo-li, ci conviviamo da sempre. Abbiamo visto come l’aumento delle accise non abbia por-tato il gettito previsto matematicamente e successivi aumenti non servirebbero a cen-trare le attese dell’Erario ma piuttosto a met-tere ancora più in ginocchio il settore. I dati fin qui raccolti, anno 2014, infatti parlano di un aumento del gettito del solo 2% ri-spetto al 2013, a fronte di un calo delle ven-dite di distillati di 10 punti percentuali. In più le aziende, così appesantite e gravate da problemi di liquidità, potrebbero ridurre ul-teriormente il loro volume di affari e quindi pagare meno tasse allo Stato: qualcuno del Governo prima o poi si accorgerà di questi numeri e capirà i pericoli reali per le nostre imprese”.Che altro?“Assistiamo ad un calo della produzio-ne, soprattutto per le acquaviti di vino. Le cause vanno ricercate prima di tutto nel-la mancata armonizzazione delle regole dell’Ocm Vino che hanno significato un calo produttivo dell’80% (per un totale di 36mila ettanidri nel 2014) della quota vino in distillazione. C’è da dire che sono cam-biati i consumi e gli stili di vita, ma il vero problema va attribuito alla scarsità di con-trolli: ad esempio, la crescente richiesta di prodotti invecchiati da parte dei consuma-tori ha avvantaggiato quei Paesi in cui non sono previsti controlli sull’invecchiamento – come la Spagna – che possono immette-

re sul mercato acquaviti di vino e brandy dichiarando periodi di invecchiamento sen-za che ci siano le dovute verifiche, come prescrive invece la normativa UE. Succede quindi che, mentre in Italia vige un sistema di verifiche assai stringente, con ad esem-pio con i sigilli nei magazzini, in altri Pa-esi la mancata armonizzazione delle regole comunitarie lascia spazio a comportamenti scorretti. Tutto questo, insieme a un ecces-so di produzione di vino da tavola in Paesi come la Spagna, ha provocato un dramma-tico calo dei prezzi e distorsioni di mercato, aggravati anche dall’importazione di acqua-viti da Paesi Extra-Ue, vedi la Georgia, a costi talmente bassi da uscire da ogni logica commerciale”. Quali sono le conseguenze di queste distorsioni di mercato?“Le conseguenze sono drammatiche. Pro-dotti come il brandy rischiano l’estinzione, con un danno incalcolabile sia a livello culturale che economico per l’intera filiera vitivinicola. Le cantine perdono importan-ti sbocchi di mercato, il calo in termini di vendite e di fatturato è tangibile. Per questo abbiamo chiesto alla Commissione Europea di intervenire con l’avvio di un procedimen-to di infrazione nei confronti dei Paesi in violazione del Reg. 110/2008 e con l’impo-sizione di maggiori controlli, individuando adeguate procedure”.Parlando di distillati, non possiamo non parlare di Grappa, uno dei sim-boli del Made in Italy nel mondo. Ci sono buone notizie?“Siamo in una fase di aumento produttivo, anche se ci attestiamo ancora sotto la media di qualche anno fa. Purtroppo però i consu-

mi interni sono in calo (-1,5% delle vendi-te): dobbiamo giocare la carta dell’export, ci sono molte potenzialità ancora inespresse. Basti pensare che ad oggi solo il 20% della produzione è venduta all’estero, in partico-lare in Germania, Svizzera, Austria e USA. Intanto, è scaduto lo scorso 20 febbraio il termine per la presentazione in sede euro-pea delle schede tecniche per la registra-zione delle schede tecniche delle bevande spiritose a indicazione geografica, tra cui si annoverano 37 IG italiane (tra cui Mirto di Sardegna, Liquore di Limone Costa D’A-malfi, ecc.). Tale riconoscimento aiuterebbe ad avere maggiori tutele e riconoscibilità su scala internazionale, favorendo indubbia-mente anche l’export. Stiamo però riscon-trando alcune problematiche. In particolare la Commissione Europea pare osteggiare la richiesta di imbottigliamento dell’IG Grap-pa sul territorio di origine, a nostro avviso condizione chiave per garantire al consu-matore la qualità del prodotto finito. Non mancano però le buone novità: l’inserimento dell’IG Grappa nel Registro internazionale delle denominazioni di origine del WIPO, il negoziato in corso per inserire nei TTIP un accordo che coinvolga anche questo distil-lato, l’iter già avviato per il riconoscimento di Consorzi di Tutela per gli spirits con il compito di gestire disciplinari, contra-stare frodi e promuovere il prodotto. Infine c’è il Salotto della Grappa ad Expo: : lo spazio, all’interno del padiglione “Vino – A Taste of Italy” sta registrando un boom di visitatori da tutto il mondo, con degustazio-ni guidate ogni venerdì, alle ore 14. Questo conferma l’interesse internazionale per la grappa e fa ben sperare per il futuro”. •

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Drop of consumptions, fiscal pres-sure and tax hike, little signals of recovery, IG Grappa, more careful controls: these are only some of the discussion topics at AssoDistil, the association of distillers founded in 1946 that fights to defend their in-terests and represents them in front of the national and international institutions. The state of health of this sector is not ideal but there is some optimism and hope. We talked to Antonio Emaldi, man-ager of Caviro, recently confirmed as president of the association for the fourth time. With him we ana-lyzed the data of the Osservatorio congiunturale di AssoDistil about the first trimester 2015, a study by Format society. The enterprises of the distillates industry seems to sur-pass the average Italian enterprises for what concern investments. These companies aim to grow and invests in technology sustainability and green (75% of the Italian distillery have made important investments in the last two years). They create value and employment and are able to catch the opportunity that the market can offer to grow both on a national and international scale. The dark side of this medal is the

tax hike and the gap of controls at European scale that have led to ir-regular behaviors, distortions of the market and dramatic consequences in sales and prices. What are the main threat that the field of distillation has to face?“Taxes first of all. In less than one year, taxes on alcohol have in-creased of 20% in Italy. This prob-lem affects our production and rep-resents a great burden for our sector. It’s an easy way to get money and meet the financial need of a State, we know. We are not asking to go back but to avoid a further increase. We have noticed that the tax hike has not led to the expected revenue and a further increase would only bring our sector to its knees. The collected data reveal an increase of the revenue around 2% but a drop of the sales of 10%. Moreover, due to these important liquidity prob-lems, the distilleries could reduce their sales volume and consequently they would pay fewer taxes to the State. Soon or late the government will realize it too”.What else?“We are spectators of a fall of the production of wine aquavits. The

first reason can be identified in the new Ocm Vino that has comported a productive drop of 80% (36,000 ettanidri in 2014). It is true that habits and consumptions have changed but the true problem is in the lack of controls: the increasing demand of vintage distillates has advantaged those countries (Spain, for instance) where controls on age-ing are lacking and can declare on the labels not verified periods of ageing, in contrast to what the EU legislation provides. While in Italy rules are applied with rigor, in other countries different application of European rules lead to irregular behaviors. All this, together with an excessive production of table wine and the importation of low-cost aquavits from not-EU countries (such as Georgia) has led to a dra-matically drop in the prices”. What are the consequences of this distortion of the market?“Consequences are dramatic. Prod-ucts such as brandy risk to disap-pear, with a cultural and economi-cal loss for the whole wine sector. Wineries would loose important end markets, the drop in terms of sales and turnover is tangible. For this reason, we have asked to the

European Commission to inter-vene with a legal action against those countries who have violated Reg. 110/2008 and imposing strict controls on productions and proce-dures”.Talking about distillates we must talk about Grappa, one of the symbols of made in Italy in the world. Are there any good news? “We are in a period of production increase, but we are still under the average values of some years ago. Unfortunately, consumptions are decreasing (-1,5% of the sales): we must bet on export, where much po-tential is still unexpressed. Nowa-days only 20% of the production is marketed abroad, in particular in Germany, Switzerland, Austria and USA. In the meantime, last February 20th expired the dead-line for the presentation to the EU of the technical files for the regis-tration of the IG Grappa and other 36 acknowledgments: this would help us to get more legal protec-tion on an international scale and to promote the export too. The European Commission seems to be opposed to our request to bottle IG Grappa in the territory of its ori-gins, a basic condition to guaran-tee the quality of the final product to the consumer, according to us. Anyway, there are also good news: IG Grappa has been included in the international register of the de-nominations of WIPO, an agree-ment is in progress to include in the TTIP this distillate, in progress too is the procedure to acknowl-edge the Consorzi di Tutela for the spirits, with the task to man-age the disciplinaries, contrast frauds and promote the product. Last but not least there is Salotto della Grappa at Expo: a space in the pavilion Vino – A Taste of Italy addressed to this distillates that is recording a boom of international visitors during the guided tasting (every Friday at 2.00 p.m.). A proof of the international interest for Grappa that let us hope for the future”. •

The half-full glass of AssoDistilDrop of consumptions, fiscal pressure, market distortions. But distillers seems resolute to get the economical recovery and give new life to the sector

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Un controllo dell’in-tera filiera della grappa, quello delle Distillerie Bonollo

di Formigine (Modena), dall’ap-provvigionamento della materia prima al recupero dei sottopro-dotti come fonte energetica: una tracciabilità totale, sinonimo di qualità dal 1908. Ma anche un Centro di Documentazione, inti-tolato al fondatore delle Distil-lerie Luigi Bonollo, nato con il preciso scopo di promuovere e divulgare la cultura dell’acqua-vite di bandiera.Nel settore degli spirits le Distil-lerie producono alcool, grappa, brandy e acqueviti di frutta, con

un’offerta ampia ed adattabile alle esigenze del cliente. Fiore all’occhiello della produ-zione la linea “Consenso”, i cui prodotti sono accomunati dalla volontà di esprimere al meglio le

caratteristiche organolettiche di pregiate materie prime; appar-tiene alla linea la grappa “Con-senso”, un’acquavite lambiccata dalle vinacce del Chianti Classi-co, dal ricco bouquet e dal gusto

persistente di frutti di bosco, ci-liegie e spezie. Un prodotto che in sé racchiude tutta la potenza di un terroir vocato alla viticol-tura ed una passione di famiglia che si tramanda da generazioni.•

Bonollo, specialists of distillation Distillators, producers of tartaric acid, fertilizing and energy, but also promoters of a unique research center

DISTILLERIE BONOLLO S.P.A.Sede legale : Via Mosca 541043 FORMIGINE (MO)Per info: Tel. 0775 778262Fax 0775 778240Email: [email protected]

Distillatori, produttori di

acido tartarico, di fertilizzanti e di energia. Ma

anche promotori di un Centro di

Documentazione unico nel suo

genere

Bonollo, specialisti nella distillazione

Distillerie Bonollo of Formigine (Modena) controls the whole produc-tion chain of Grappa, from the raw material to the recovery of the wastes as energy source: a complete trace-ability as synonymous of quality since 1908. The distillery promotes also a research centre that takes its name from its founder Luigi Bonollo, created to spread the culture of na-tional aquavits. In the field of spirits, Bonollo produces alcohol, grappa, brandy and fruit aquavits to satisfy

every customer’s demand. The but-tonhole of its production is the range of grappa “Consenso”, whose prod-ucts express at best the organoleptic qualities of their precious raw mate-rial. an example of the line “Con-senso”, is an aquavits from marc of Chianti Classico: a sprit with a rich bouquet and a persistent taste of wild berries, cherry and spices, a product that encloses the power of a terroir always suited for vine-growing and the passion of a family.•

Per l’intera durata di Expo 2015 sarà possibile assaggiare i prodotti delle Distillerie durante le degustazioni organizzate da Assodistil; i prossimi appuntamenti sono previsti per: 24 luglio - 14 e 21 agosto - 25 settembre - 30 ottobre

Per il 12 Settembre le Distillerie Bonollo hanno organizzato la nuova edizione del Grappa Day; interverranno i professori Vittorino Novello, Carlo Viviani e Riccardo Cotarella.www.grappaday.it

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Era il 1918 quando ai piedi delle colline del Monferrato, da sempre legate alla produzio-

ne vinicola d’eccellenza, sorse la distilleria Magnoberta. Un dettaglio, quello della vicinan-za, indispensabile per garantire l’assoluta freschezza delle vi-nacce, che l’azienda valorizza ulteriormente con un’attenta selezione delle materie prime e dei vignaioli. Una grappa Ma-gnoberta nasce infatti in vigna e viene realizzata interamente in azienda. La distillazione, di tipo discontinuo, avviene per mezzo di caldaiette di rame alimentate con vapore diretto a bassa pres-sione e permette di estrarre, con perizia artigianale, un ampissi-mo ventaglio aromatico. Il distil-

lato viene poi avviato alla grande cantina di invecchiamento dove permane in botte grande fra i due e i venti anni, raggiungendo così una lenta e piena maturità gusto-olfattiva. La Grappa Morbida e la Patrimonio sono solo due dei simboli di questa maestria. La Grappa Morbida nasce da vinac-ce di Moscato, Brachetto e Mal-vasia del Monferrato e se alla vista presenta un limpido colore ambrato, al naso rivela aromi di vaniglia, prugna secca, ciocco-lato e salvia, mentre in bocca si distingue per intensità e morbi-dezza che terminano in ricordi

di nocciola e susina. La “Patri-monio” Grappa del Monferrato 1983, prodotta in serie limitata, nasce invece da vitigni a bacca rossa quali Barbera, Grignoli-no e Freisa e permane in legno per ben vent’anni, raggiungendo una veste giallo dorato brillante, un’intensità d’aromi dove si fon-dono liquirizia e tabacco, miele e vaniglia, nocciola e cioccola-to, amarena e prugna. Al palato gli aromi si materializzano in vibranti stille di sapore, dove armonia, vigore e morbidezza siglano la chiusa di una grappa dalla grande eleganza. (i.g.)•

Magnoberta Distillerie, grappa with a long ageingA careful selection of the raw material, discontinuous distillation and long ageing

DISTILLERIA MAGNOBERTA Via Asti 6 - 15033 Casale Monferrato (AL) Tel. +39 0142 452022 Fax +39 0142 71189 www.magnoberta.com - [email protected]

Accurata selezione delle materie prime,

distillazione discontinua

e lunghi invecchiamenti

Magnoberta Distilleriegrappe da lungo invecchiamento

Magnoberta was founded in 1918 at the foot of the hills of Monferrato, an area always suited for winemak-ing. This peculiarity guarantees the freshness of the raw material that the distillery is able to exploit through a further selection. Grappa Magno-berta springs in the vineyard and is totally produced in the winery. Discontinuous distillation is carried out through low pressure steam cop-per alembic that let to extract a rich range of aromas. Then in the cellar this grappa ages in big barrels from two to twenty years to get its perfect ripening. Grappa Morbida and Pat-rimonio are only two symbols of this

mastery. Grappa Morbida is made of Moscato, Brachetto and Malvasia del Monferrato; it has a clean amber col-or, vanilla, dry plum, chocolate and sage perfumes, and an intense and soft taste that recalls hazelnut and plum. “Patrimonio” Grappa del Mon-ferrato 1983 is a limited production made of red berry grape varieties such

as Barbera, Grignolino and Freisa; it ages twenty years in wood gaining a bright yellow color and intense aro-mas of liquorices and tobacco, honey and vanilla, hazelnuts and chocolate, sour black cherry and plum; its tastes are combined in harmony: softness and vigor characterize the ending of this naturally elegant grappa. •

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Nasce nel 1779 la Distilleria Nardini e da allora questo marchio ha accompagnato passo a passo la storia d’Italia.

A fondare la ditta è Bortolo Nardini che cambia definitivamente volto a Bassano legandola indissolubilmente alla grappa. Sarà il nipote Bortolo a introdurre nel 1860 la distillazione a vapore, sostituen-dola a quella tradizionale a fuoco diretto. La popolarità della Grappa Nardini at-traversa le grandi Guerre, conquistando prima il cuore di Hemingway e dei tanti nostri soldati passati sul ponte di Bas-sano per divenire il distillato nazionale.

Nel 1948 Alcide De Gasperi, che presenzia l’inaugurazione del Ponte di Bassano ricostruito dagli Alpini,

si fa fotografare con in mano una botti-glia di grappa Nardini. E se questa è una piccola curiosità storica, ben altro rilie-vo ha l’introduzione in quegli stessi anni dell’invecchiamento della grappa in botti di rovere e, più recentemente, della di-stillazione a vapore sottovuoto associata al processo unico di doppia rettifica che dona al prodotto purezza e leggerezza. Tecniche che fanno la differenza a livello organolettico come dimostrano la Grappa Riserva e la Grappa Riserva 15 anni, en-trambe con una permanenza in pregiate botti di rovere di Slavonia che non si li-mita ai 18 mesi previsti dalla legge per essere chiamata Riserva ma va ben oltre, raggiungendo i 15 anni. La Grappa Riser-va può così ammantarsi di riflessi dorati, profumo delicato e gusto morbido, arric-chito dalle complesse sfumature che solo il lento invecchiamento riesce a dare, ide-ale per chi ama una grappa importante ed armoniosa. Per i più esigenti, la Grappa Riserva 15 anni coniuga design moderno, piglio deciso e ricchezza aromatica, frutto di quell’arte e quella passione che pren-dono avvio nel 1779. (i.g.)•

Bortolo Nardini: a more than 200-years story of distillation It’s the ancientest distillery in Italy, a place where history and territory merge to create special products, such as Grappa Riserva 15 years

DITTA BORTOLO NARDINI SPA

Ponte Vecchio, 236061 Bassano del Grappa (VI)

Tel. +39 0424 227741Fax +39 0424 220477

[email protected]@nardini.it

[email protected]

Sono la distilleria più antica d’Italia, dove storia

e territorio si fondono in prodotti quali la Grappa

Riserva 15 anni

Oltre 200 anni nell’arte della distillazione:

ditta Bortolo Nardini

Distilleria Nardini was founded in 1779. Since then this brand has been part of the Italian history. The founder Bortolo Nardini changed the face of Bassano, making this village a symbol of grappa. In 1860, his grandchild Bortolo intro-duced the steam alembic, that replaced the ancient distillation method with direct fire. The fame of Grappa Nardini passed through the World Wars and won Hemingway’s heart first and then the sol-diers’ who passed on the bridge of Bassa-no. It soon become the national distillate.

In 1948 Alcide De Gasperi, attending the opening of the bridge reconstructed by the Alpins, is pictured with a bottle of Grappa Nardini in his hand. And if it’s only a historical anecdote, an important step of that times is the oak barrels for the age-ing of grappa and recently the vacuum-sealed steam distillation combined with the double grinding unique process that give purity and lightness to the prod-uct. These techniques make the differ-ence from an organoleptic point of view, as Grappa Riserva and Grappa Riserva

15 years prove. These distillates ages in Slavonia oak barrels for 15 years: much more than the 18 months provided by the law. Grappa Riserva reveals golden re-flexes, delicate perfumes and a soft taste, enriched by complex inklings that only wood can give. It’s the ideal grappa for those who like important and armonious tastes. For the most demanding paltes, Grappa Riserva 15 years combines a modern design, a definite character and armonatic richness, the fruit of a passion and an art dated back to 1779.•

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La grappa, Expo e la sostenibilità di cui il distillato made in Italy rappresenta un’eccellente espressione. Saranno que-sti i temi protagonisti della dodicesima edizione di Grapperie Aperte, organizzata dall’Istituto Nazionale Grappa per do-menica 4 ottobre in oltre 30 distillerie di tutta Italia. “Per l’edizione di quest’anno intendiamo essere ancora più presenti e partecipativi

- spiega il Presidente dell’Istituto Nazio-nale Grappa Elvio Bonollo - e vorremmo che il pubblico di Expo, il quale può avere

un assaggio del nostro lavoro al Salone della Grappa realizzato all’interno del padiglione “Vino A taste of Italy”, non si fermasse al mero assaggio ma scegliesse di venire a conoscerci più da vicino, nelle nostre aziende, in quello che è il nostro mondo. Sarà un’opportunità imperdibile per entrambi: per loro di fare un’espe-rienza nuova e interessante, per noi di valorizzare le peculiarità delle varie tipo-logie di grappa e quel legame che essa testimonia di avere con i vari territori, rac-contando non solo come nasce ma anche la storia che mettiamo in ogni goccia di distillato, in quel misto di passione, arte e appassionato - anche se duro - lavoro che riesce a trasformare la vinaccia in un capolavoro sensoriale”.

Il programma completo e le grapperie aderenti può essere consultato su: www.istitutograppa.org

Domenica 4 ottobre torna la manifestazione dedicata al distillato italiano: oltre 30 le aziende protagoniste

LA SOSTENIBILITA’ AL CENTRO DI GRAPPERIE APERTE

EVENTI

E’ stato assegnato alle Distillerie Bo-nollo di Padova il premio “Made in Padova” Food Design che, promosso e organizzato da Confindustria Pa-dova, punta a valorizzare e rendere note le eccellenze del territorio, cre-ando nuove opportunità di visibilità con l’obiettivo di scoprire, valorizzare e aggregare lo spirito creativo del territorio e dell’economia padovana per fare rete tra le imprese e promuo-vere il sistema all’estero. Le Distillerie Bonollo si sono distinte per creatività nel settore agroa-limentare, facendo conoscere il proprio prodotto anche oltre i confini nazionali. La famiglia Bonollo di Padova, dedita con passione da ol-

tre 100 anni all’arte della distillazio-ne, non solo ha contribuito a rendere nota oltre confine la grappa valo-rizzando un prodotto bandiera del territorio, ma ha anche scritto alcune tappe fondamentali nella storia della grappa, innovandola nel massimo ri-spetto della tradizione.

IL PREMIO “MADE IN PADOVA”ALLE DISTILLERIE BONOLLO

PREMI 2

Elvio Bonollo ha ricevuto il riconoscimento per

la creatività nel settore agroalimentare

di Giovanni Pellicci

Distillati & Co

43 grappe e acquaviti selezionate fra 135 pro-dotti arrivati da 9 regioni e 17 province italiane, 4 medaglie d’oro e 39 d’argento assegnate, oltre a un Premio Speciale. La 32esima edizio-ne del “Premio Alambicco d’Oro”, promosso dall’Associazione nazionale assaggiatori grap-pa e acquaviti, è stata un successo, con la par-tecipazione di 44 distillerie a cui si sono unite, per la prima volta nella storia del concorso, 11 aziende vitivinicole che distillano le cosiddette “grappe di fattoria”. I distillati premiati sono stati presentati dalla presidente federale di Anag, Paola Soldi, dopo la selezione effettuata ad aprile a Bellaria Igea Marina da una giuria composta da circa 60 soci Anag, espressione delle varie associazioni regionali e divisi in diversi panel di valutazione. La premiazione ufficiale dei prodotti vincitori si svolgerà sabato 19 settembre ad Asti, durante la 49° edizione di Douja d’Or, negli spazi di Onav allestiti all’in-terno del Palazzo dell’Enofila. Al termine, seguirà la degustazione gratuita e guidata dai soci di Anag Piemonte, mentre nei dieci giorni della manifestazione sarà allestito un banco di assaggio a cura dell’organizzazione della manifesta-zione Douja D’Or.Le quattro medaglie d’oro sono state assegnate a tre grappe invecchiate e una grappa invecchiata aromatica. Le 39 medaglie d’argento, invece, sono andate a 10 grappe giovani; 8 grappe giovani aromatiche, provenienti da vitigni aro-matici; 14 grappe invecchiate; 2 grappe aromatiche invecchiate e 2 grappe aro-matizzate con piante officinali e radici. A queste si sono aggiunte le medaglie d’argento conquistate da 2 acquaviti d’uva giovani aromatiche, provenienti da vitigni aromatici, e un’acquavite d’uva invecchiata. Nessuna medaglia è andata ad acquaviti d’uva giovani e aromatiche invecchiate, le due categorie che com-pletavano le nove previste dal concorso nazionale. Il Premio Speciale - intro-dotto per la prima volta quest’anno e assegnato alla distilleria che ha ottenuto il miglior punteggio complessivo sommando le medaglie assegnate a prodotti propri e a quelli distillati per conto terzi - è andato alla Nannoni Grappe srl di Paganico (Grosseto). La selezione dei distillati in gara è stata effettuata utilizzando la scheda di valutazione ufficiale di Anag, dando rilevanza, essenzialmente, a quattro criteri: sensazioni visive, equilibrio gustativo, ricchezza olfattiva e fragranza retrolfat-tiva.Il numero maggiore di premi è andato al Trentino Alto Adige, con 14 medaglie, di cui una d’oro. Seguono la Toscana, con 7 medaglie d’argento e il Premio Speciale; il Piemonte, con 6 medaglie, di cui 2 d’oro; Friuli Venezia Giulia e Um-bria, con 4 medaglie, di cui una d’oro per l’Umbria; Lombardia con 3 medaglie. I risultati nel dettaglio e le schede tecniche dei singoli vincitori sono consultabili su www.anag.it

L’atto finale si svolgerà sabato 19 settembre ad Asti durante la 49^ edizione di Douja d’Or

ALAMBICCO D’ORO, CON LA NUOVA FORMULA 135 PRODOTTI IN GARA E 43 PREMIATI

PREMI 1

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SALONE INTERNAZIONALE DELLE ATTREZZATURE E DEL KNOW-HOW PER LE FILIERE VIGNA-VINO, OLIVICOLTURA, ORTOFRUTTA

ULTERIORI INFORMAZIONI : SALONI INTERNAZIONALI [email protected] - Tel: 02 43 43 53 26

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Una cantina dove il “vecchio stampo” emerge nella deter-minazione a far bene le cose rimanendo fedeli ai vitigni

della tradizione e alla raccolta manuale senza però temere di sperimentare me-todi innovativi quali la criomacerazione e aprendosi a tipologie moderne come il rosato e a mercati emergenti come la Cina. I cento ettari di proprietà danno vita a rossi, bianchi e rosati, pensati sia per la GDO che per i canali HORECA, ma anche per la ristorazione al dettaglio con confezioni da 250 ml. La produzio-ne di punta valorizza il vitigno locale per eccellenza, il Gaglioppo, dal quale nascono sia il Cirò Rosso Classico che la versione Riserva “Piana delle Fate”. Proprio il Gaglioppo è stato recente-

mente oggetto di uno studio del Polo Universitario di Medicina di Tor Vergata che ha evidenziato come l’alto contenuto in resveratrolo di queste uve, e del Cirò cui esse danno vita, potrebbe aiutare a prevenire i problemi cardiovascolari e l’artrite. E se il Cirò in versione classica è più adatto alle temperature autunnali, il Rosato è ideale per le giornate estive e i piatti di pesce. Ottenuto da uve Ga-glioppo in purezza lavorate in crioma-cerazione per consentire di preservarne al massimo il corredo aromatico, il Cirò Rosato presenta un vividissimo colore cerasuolo, sentori di frutta esotica dove si riconoscono note di ananas, fragola e mango e un palato fresco e di interes-sante carica tannica che lo rende un ro-sato piacevole ma mai banale. (i.g.)

Cantina Enotria

Cantina Enotria is a place where “tradition” means the resolution to make things properly, according to the ancient vinification methods but keeping an eye on innovative techniques (such as cryomaceration) and having no fear to experi-ment new wines (rosé for instance) and markets (China). Its 100 hectares of vineyards give life to red, white and rosé wines, which are marketed

through both the large-scale retail trade and HORECA, but addressed to restoration too, with 250 ml bottles. The buttonhole of the production is Gaglioppo, the local grape variety that give life to Cirò Rosso Classico and its Riserva “Pi-ana delle Fate”. Recently Gaglioppo has become the protagonist of a study by the University of Tor Vergata that has revealed how the high resvera-trol content of these grapes can prevent some car-diovascular problems and arthritis. The classical

version of Cirò is more suitable for winter tem-peratures while Rosato is the ideal companion of the summer days and the fish dishes. A single-variety vinification of Gaglioppo, it’s the result of a cryomaceration, a technique that preserves its aromas. Cirò Rosato has a bright cherry colour, exotic fruits perfumes, such as pineapple, straw-berry and mango, a fresh taste and an interest-ing tannic inkling that makes it a pleasant but surprising rosé wine. •

Cantina Enotria, where the present plunges its roots in the pastLoyalty to the territory and cutting-edge technologies create quality wines with a well-defined character

CANTINA ENOTRIA AZIENDA VITIVINICOLA PROD. AGR. ASSOCIATI Strada Statale Jonica, 106

88811 - CIRO’ MARINA (KR)Tel: 0962 371181 Fax: 0962 370327

[email protected] www.cantinaenotria.com

Fedeltà territoriale e tecniche avanzate di cantina permettono di ottenere vini riconoscibili e di qualità

Calabria

Dove il presente si innesta sul passato

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Coltivato in numerose regioni dell’Italia cen-trale, come Toscana, Liguria, Marche, Um-

bria, Abruzzo e Lazio, il Cilie-giolo è un vitigno storicamente considerato “da taglio” ma che oggi vive una nuova fase pro-duttiva e comunicativa che ne meytte in luce le sue caratteri-stiche da protagonista. Si tratta di una varietà in grado di con-ferire un buon grado alcolico, caratterizzata da morbidezza, un gustoso bouquet di ciliegia e fiori, eleganza. “Il Ciliegiolo è vitigno dotato di grande piacevolezza. Elegante, fresco, con mille sfaccettature e grande versatilità negli abbina-menti – commenta Leonardo Bussoletti, produttore dell’o-monima azienda -. E’ un vino che va incontro alle tendenze di oggi, visto che anche la cri-tica e i consumatori sembrano andare nella direzione di vini non necessariamente muscolo-si, privilegiando invece la di-namicità e la pronta beva”. Da questa consapevolezza è nata lo scorso anno l’Associazio-ne Produttori Ciliegiolo di Narni, di cui Bussoletti è pre-sidente: proprio dalla volontà di

dare nuova luce ad un vitigno ingiustamente vissuto nell’om-bra di altri big, si è formata una squadra composta da una manciata di produttori, che lo scorso maggio è scesa in campo in occasione della prima edi-zione della rassegna Ciliegiolo d’Italia. “L’idea è quella di valorizza-re e promuovere un vitigno, il Ciliegiolo appunto, che è tipico delle nostre zone e che riesce, in un modo unico e originale, a interpretare un territorio tanto ricco quanto poco valorizzato -continua Bussoletti .- Ci siamo dotati di un disciplinare volon-tario che mira a salvaguardare la qualità delle produzioni, ad

esempio attraverso le rese ad ettaro, e a condurre un piano di azioni condivise, senza che nessuno voglia pestare i piedi al suo vicino ma anzi, cercando di fare fronte comune (ad esem-pio abbiamo deciso che il prez-zo delle bottiglie non dovesse scendere sotto le 4,50 euro)”. L’interesse che si è raccolto at-torno a Ciliegiolo d’Italia è stata la conferma di quanto atteso: il Ciliegiolo, col suo forte legame territoriale, la sua succosità e il suo vibrante dinamismo, è un vino che – nelle sue diver-se interpretazioni, giovane o invecchiato – farà parlare di sé anche in futuro. In Italia, ma anche all’estero. •

Narni, come altre aree produttive d’Italia. Il Ciliegiolo è un vitigno che sta dando soddisfazioni e strizza l’occhio ad un mercato in cerca di vin de soif, agili e dinamici

Ciliegiolo: siamo nella

giusta direzioneDI CLAUDIA CATALDO

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Fattoria di Caspri, Ciliegiolo and much moreOn the hills around Arezzo, Fattoria di Caspri combines biodynamic agriculture and craftsmanlike winemaking

FATTORIA DI CASPRIVia di Caspri, 1 loc. Rendola52025 Montevarchi (AR)Tel. 055 [email protected] www.fattoriadicaspri.com

Sita sui colli aretini, la Fattoria ha sposato pratiche biodinamiche e una viticoltura di stampo artigianalePoco più di 50 ettari,

di cui circa 8 coltivati a vigneto: Fattoria di Caspri, a Montevarchi

(Arezzo), è un’azienda di recen-te fondazione, nata dal recupero di terreni che a lungo erano stati lasciati in stato di semi abbando-no, sotto la direzione di Bertrand Habsiger. La filosofia di lavoro è quella della biodinamica, con un’attenzione particolare ai viti-gni autoctoni, come Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo per i rossi e Trebbiano e Malvasia per i bian-chi. Suoli poveri e leggeri, con gneis e una piccola percentuale di argilla, nuovi impianti che si affiancano a vigneti più anziani, tipici dell’area del Chianti, la-vorazioni in cantina quanto più naturali possibili, con soli lie-viti autoctoni e senza filtrazioni, e macerazioni a grappolo intero e senza diraspatura: ecco come

nascono i vini della Fattoria, che puntano ad essere racconti fedeli del terroir, discepoli di una viti-coltura semplice, genuina, naif. Fra i vini di punta, spicca il Pog-gio Cuccule, un Sangiovese in purezza da viti impiantate negli anni ’70, e il Ciliegio-lo, anche questo in purez-za, un vino di facile beva, immediato, profumato, di-namico e versatile. Per il futuro l’azienda punta ad aumentare la produzione, oggi di sole 15.000 botti-glie, rimanendo però fedele all’impronta di artigianalità che la contraddistingue. (c.c.) •

Fattoria di Caspri, Ciliegiolo e non solo

Toscana

Little more than 50 hectares, eight of which are vineyards: Fattoria di Caspri, in Montevarchi (Arezzo), is a recently founded winery, the fruit of the recovery of some abandoned plot of lands managed by Bertrand Habsiger. This winery’s philoso-phy is oriented toward biodynamic agriculture. A special attention is addressed to the autochthonous grape varieties, such as Sangio-vese, Canaiolo and Ciliegiolo for the red wines and Trebbiano and Malvasia for the white ones. Poor and light soils, with a little per-centage of clay, new plants over-looking the ancient vineyards,

natural processing in the cellar with local yeasts, no filtering, and maceration of the grapes without destem-ming: these are the secrets of the wines by Fattoria di Caspri. These wines bet on their territory and are the result of a natural and gen-uine but not naive produc-tion. Among the buttonhole labels there is Poggio Cuc-cule, a single variety vinifi-cation of Sangiovese grapes from vines planted in the 70s, and Ciliegiolo, another single variety vinification, a pleasant, dynamic,

perfumes and easy to drink wine. In the future, the winery aim to in-crease its production (nowadays it’s

around 15,000 bottles per year) but remaining faithful to its peculiar craftsmanlike production. •

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Authenticity, spontaneity, terroir e traditionSandonna: craftsmanlike wines that express a unique territory and a winemaking respectful for nature

AZIENDA VITIVINICOLA SANDONNALargo Caprera, 14/A05024 Giove (TR)Tel. 0744 [email protected]

Sandonna: vini fatti con metodi artigianali, espressione di un territorio vocato e di una viticoltura rispettosa dei varietali e dell’ambiente

L’azienda vitivinicola Sandonna si trova a Giove, in provincia di Terni: una piccola pro-

duzione – circa 25 mila bottiglie – improntata alla qualità, alla semplicità delle lavorazioni e all’autenticità del prodotto finito,

nel pieno rispetto del territorio. La gestione è familiare, padre e figlio condividono la passione per la terra e i suoi nobili frutti, come il vino. Qua, in vigna come in cantina, si opera in maniera tradizionale, nella direzione di un’agricoltura quanto più soste-

nibile e naturale possibile. Un ruolo fondamentale lo gioca il terroir: i vigneti si trovano su un altopiano – quello di Sandonna, come l’azienda – che si caratte-rizza per un microclima diverso perfino da zone poco distanti, con una marcata escursione termica

e un’ottima ventilazione. Questo permette di tenere più a lungo l’uva in pianta, a vantaggio del corredo aromatico. I vini sono tutti in purezza, affinché il terri-torio possa raccontarsi nella sua pienezza: Merlot, Montepulciano d’Abruzzo, Grechetto e Ciliegiolo di Narni. Quest’ultimo, in parti-colare, è un vino che sorprende per l’eleganza e la bella bevibili-tà, confermando le potenzialità di questo vitigno, anche e soprattut-to in questa zona. (c.c.)•

Autenticità, semplicità, terroir

e tradizione

Um

bria

Sandonna rises in Giove, in the province of Terni: a little produc-tion – about 25,000 bottles per year – based on quality, natural-ness in the production methods and authenticity, all in the highest respect for the territory. Manage-ment is entrusted to a father and a son who share the same passion for the land and its fruits. Both in the vineyadrs and in the cellar meth-ods are traditional and respectful for the nature, in the perspective of a sustainable agriculture. A pe-culiar role is played by the terroir: the vineyards grow on a plateau – the one of Sandonna, as well as the winery – that is character-ized by a different microclimate in each area, a high temperature range and an excellent ventila-

tion. These peculiarities let the vine-growers to postpone the har-vest to get richer aromas. Wines are all fruit of single-variety vinif-ication to let every grape variety to express its character: Merlot, Mon-tepulciano d’Abruzzo, Grechetto and Ciliegiolo di Narni. The last one is a surprising wine, due to its elegance and pleasantness, a proof of the great potential of this grape variety in this area. •

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ORGANIZED BY

WORLD LEADERIN WINE TECHNOLOGY3—6 NOVEMBRE 2015Fiera Milano (Rho)[email protected] / simei.it

2626AA EDIZIONE EDIZIONESALONE INTERNAZIONALE MACCHINE PER ENOLOGIA E IMBOTTIGLIAMENTO

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CCi sono colline am-mantate di vigneti ed un particolare territo-rio da sempre vocato

alla viticoltura a Nibbiano, nel cuore della Val Tidone: è qui che affondano le radici della Tenuta Colombarola, le cui ori-gini risalgono alla metà dell’Ot-tocento.Un passato denso di storia quel-lo di Nibbiano: nel centro stori-co del paese una palazzina rac-conta una storia lunga oltre due secoli. La sua struttura, infatti, faceva parte del vecchio castel-lo di Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone, che sog-giornò in queste zone nel 1831. Molti nobili e personaggi famosi hanno abitualmente frequentato questi luoghi e la tenuta stessa, apprezzandone oltre alle bellez-ze naturali anche i prodotti tipi-ci, di cui i vini costituiscono una parte molto importante.La famiglia Travini ha una pas-

sione per la viticoltura che van-ta lontane origini: il bisnonno, omonimo dell’attuale proprieta-rio della Tenuta, Vittorio Travi-ni, già vi si dedicava alla fine dell’ Ottocento, nei vigneti pros-simi alla Torre Gandini, di origi-ni medievali. Oggi, con la stes-sa dedizione e lo stesso spirito degli avi, Vittorio Travini guida

l’azienda seguendo attivamente ogni fase del processo produtti-vo con l’utilizzo della tecnologia più avanzata, ma nel rispetto di antiche tradizioni di famiglia.Ben conscio dell’importanza della storia su cui si fonda la Te-nuta, da anni lavora al progetto di riscoperta e rivalorizzazione del Marsanne, vitigno a bacca

bianca introdotto in Italia, e più precisamente nel piacentino, ad opera delle truppe napoleoni-che. Tre i gioielli enologici che oggi la Tenuta produce. Il Brut Gran Cuvée, un 70% Chardon-nay e 30% Pinot Nero, dal pro-fumo elegante e complesso, otti-mo come aperitivo, ma perfetto per accompagnare salumi, carni bianche, carpaccio di manzo, pesci e crostacei. Il Brut Rosé Gran Cuvée, da uve Pinot nero vinificato in rosa, dal caratteri-stico profumo di piccoli frutti rossi alternato a notte speziate e agrumate. Il Rosso Gandinaia, da uve syraz, elegante, di ottima struttura, equilibrato e dal bi-lanciato rapporto tra percezione alcolica, morbidezza e acidità. E’ da qualche giorno in bottiglia il quarto vino dell’Azienda . Si tratta di un vino bianco compo-sto da Marsanne nonché da una piccola parte di Chardonnay che verrà a breve presentato (e.b.)•

Condizioni climatiche ottimali ed una lunga storia alle spalle: così nascono i vini della Tenuta Colombarola

Dal 1752, tradizione di famiglia

Emilia Romagna

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A family tradition since 1752 Excellent climatic conditions and a long story at its back: so springs the wines of Tenuta Colombarola

Tenuta Colombarola rises surround-ed by hills and vineyards in the heart of Val Tidone,an area always suited for vinegrowing. The origins of this winery are dated back to the XIX century: here in the villange of Nibbiano, a historical bulding tells its two-centuries story. The winery is in fact part of the ancient castle owned by Napoleone’s wife, Maria Luigia of Austria, who dwelled here in 1831. Many gentlemen and fa-mous people have frequented these place and the estate, enjoying its

natural beauty and appreciating its typical products, wine above all. The Travini family’s passion for wine has ancient origins: the owner’s hom-onymous great-grandfather, Vittorio Travini, already at the beginning of the XIX century grew the vineyards near the medieval Torre Gandini. Nowadays Vittorio Travini man-ages his ancestors’ winery with the same passion, following carefully every step of the produciton and chosing the best technologies but always respecting his family tradi-

tion. Knowing well the importance of his historical background, he is working on a project of recover-ing and promoting Marsanne, a white berry grape variety that was introduced in Italy by the Napole-onic troops. Among the oenological jewels produced by Tenuta Colom-barola there are: Brut Gran Cuvée, 70% Chardonnay and 30% Pinot Nero, an elegant wine with a com-plex bouquet, ideal as aperitif but also with salami, white meat, raw beef, fish and shellfish; Brut Rosé Gran Cuvée, with a peculiar small red fruits perfume and spicy and citrus aromas; Rosso Gandinaia, an elegant and structured wine, with

a well-balanced softness and acid-ity. It has been recently bottled the fourth label of this winery: a white wine made of Marsanne and a little bit of Chardonnay. •

TENUTA COLOMBAROLAStrada Provinciale, 412

Trevozzo- Nibbiano (Piacenza)Tel. 0523 863932Fax 0523 864974

[email protected]

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Un inizio intenso, conno-tato dalla curiosità dei visitatori stranieri, che raggiungono un quinto

delle visite, e da un ampio venta-glio della proposta enologica ita-liana. È il bilancio dei primi due mesi del padiglione “Vino – A Taste of Italy” di Expo 2015. A fare il punto della situazione con I Grandi Vini è Giovanni Man-tovani, direttore del Padiglione, da anni alla guida di VeronaFiere e dal 2014 vice presidente della divisione europea di UFI, l’as-sociazione globale dell’industria fieristica. Per la prima volta nella storia dell’Esposizione universale, un intero padiglione dedicato unicamente al vino. Perché questa era #lavoltabuona?“Considerato il tema di Expo 2015, con al centro cibo e ali-mentazione, unito al fatto che “giochiamo in casa”, per il Pa-ese era una di quelle occasioni irripetibili per far conoscere al

mondo la propria eccellenza viti-vinicola”. Come sta andando il Padi-glione? Quali sono i dati di affluenza? Quali iniziative avete in programma per i prossimi mesi per incremen-tare ulteriormente l’afflusso straniero? “Nei primi due mesi abbiamo raggiunto 450 mila visite di cui il 20% straniere e realizzato oltre 135 mila degustazioni, 200 fra eventi e convegni, con la presenza di 750 aziende che hanno presen-tato i loro vini, cui si aggiunge As-sodistil con le 72 bottiglie in rap-presentanza delle migliori grappe italiane, oltre al progetto VIVA, The Italian style to measure and to improve the sustaina-bility performance in vineyard and wine production, realizzato dal Ministero dell’Ambiente. Per intercettare i flussi di stranieri utilizziamo già con profitto la rete globale di Vinitaly International e collaboriamo con Expo, Mipaaf e Padiglione Ita-lia”.In che modo può influire questo Padi-glione sulla conoscenza che gli stra-nieri hanno del vino italia-no?“L’allestimento al piano terra e la Biblioteca del Vino con oltre 1.350 etichette sono concepiti

per narrare anche al neofita ol-tre 2 mila anni di storia legata al mondo enologico italiano. Il Padi-glione costituirà per molti stranie-ri la prima impressione sul vino tricolore e abbiamo già registrato una reazione positiva e di grande apprezzamento, particolarmente da quelli provenienti da Asia, con la Cina in particolare, Russia e Nord America”. Vino e sostenibilità: un lega-me che sembra caratterizzare già da tempo il mondo enolo-gico nostrano, come testimo-niano i dati del biologico in continuo aumento. Perché, secondo lei, il trend è in cre-scita?“C’è più di un motivo: dal cre-scente rispetto dell’ambiente, alla volontà di diversificare la produ-zione per incontrare la domanda internazionale, sempre più orien-tata ai vini cosiddetti organic. A Vinitaly sono presenti due saloni dedicati, VinitalyBio e Vivit, e già oltre il 13% degli espositori pro-

duce vino bio e lo esporta all’e-stero”. Altra caratteristica precipua del mondo enologico italiano è la piccola impresa, spesso promotrice della biodiversità locale. Al contempo essere così piccoli costituisce una sfida per il grande mercato mondiale, una sfida che Gian-ni Zonin ha definito un “han-dicap che impedisce al nostro Paese di crescere e compete-re”. Qual è la sua opinione in merito? “Essere piccole-medie imprese a volte è un’arma a doppio taglio: da un lato le produzioni di nic-chia garantiscono artigianalità e qualità, dall’altro sono uno svan-taggio sui mercati internazionali. In questo caso è necessario il gio-co di squadra, senza dimentica-re che ci sono grandi fiere come Vinitaly che servono proprio per compensare le carenze di promo-zione e visibilità delle Pmi nei confronti dei buyer stranieri”. •

Il bilancio dei primi due mesi racconta

di un successo per nulla scontato, sia

in fatto di visite che di attenzione

del pubblico, soprattutto asiatico

Lombardia

Padiglione Vino di Expo: le sorprese del primo bimestre

DI IRENE GRAZIOTTO

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Una solida realtà socia-le fondata nel 1928 in grado di rimanere propositiva e stimo-

lante nel tempo: questo è Can-tina Quistello che nel 2008, per festeggiare gli ottant’anni di atti-vità concretizza un progetto su un vitigno cui era stato fatto ancora poco onore nonostante le ricer-che di Attilio Scienza e dell’U-niversità di Milano. Il Grappel-lo Ruberti è infatti un clone di Lambrusco per anni confuso con il più comune Lambrusco Viada-nese, da cui si differenzia però per conformazione del grappolo – il Ruberti presenta acini più piccoli con un maggior contatto fra buccia e polpa e quindi supe-riore carica aromatica – e profilo organolettico. Le prime microvi-nificazioni operate dalla Cantina avevano così rivelato un vino dai caratteri fruttati con sentori di liquirizia e nota erbacea che nel tempo sapeva evolvere dando

spazio alla componente speziata rispetto alla polpa del frutto. La positiva accoglienza del pubbli-co, piacevolmente stupito di fron-te ad un Lambrusco in purezza che esce dai canoni abituali, ha così avallato la lungimiranza in-tuitiva di questo progetto che nel 2008 trova finalmente un nome: “80 Vendemmie”. Rosso rubino carico, briosa effervescenza, fiori viola e bacche nere, prugna e ba-stoncino di liquirizia, capacità di evolvere nel bicchiere e nel tem-po raggiungendo il pieno equi-librio solo dopo qualche anno, sorso corposo e fruttato, chiusura fresca che lo rende ideale per ac-compagnare i piatti di carne e di primi ripieni. (i.g.) •

Cantina Quistello and its 80 Vendemmie RossoA wine to celebrate an important goal: it’s Grappello Ruberti. Solid roots and forward-looking view for a recovered grape variety

CANTINA DI QUISTELLOVia Roma 46 - 46026 Quistello (MN)Tel. +39 0376 618118Fax +39 0376 619772www.cantinasocialequistello.itinfo@cantinasocialequistello.it

Un vino per festeggiare un traguardo importante, con salde radici nel passato e lo sguardo al futuro grazie ad un vitigno riscoperto: il Grappello Ruberti

Cantina Quistello: l’80 Vendemmie RossoL

ombardia

A sound reality founded in 1928 that has remained positive and stimulating in time: it’s Cantina

Quistello. In 2008, the winery has celebrated its 80th anniversary with a project that involves an almost unknown grape variety, the object of Attilio Scienza’s interesting re-searches at the University of Mi-lan. Grappello Ruberti is a clone of Lambrusco that has been confused with Lambrusco Viadanese for years. Indeed, the grape of Grap-pello Ruberti has a different shape – smaller grapes and a closer con-tact between peal and pulp – and different organoleptic qualities. The first experimentations have re-vealed a fruity wine with liquorices and herbaceous aromas that in

time develops in spicy inklings. The tasters’ positive response in front of an unusual single variety vinifica-tion of Lambrusco has confirmed the intuitive foresight of this project that finally in 2008 has found its name: “80 Vendemmie”. A bright

ruby red sparkling wine, with violet perfumes and black berries, plums and liquorices aromas that develops in time getting its perfect balance after some years; a full-bodied, fruity and fresh wine, ideal with meat and stuffed pastas. •

Page 48: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Le Marche sono la regio-ne dove da sempre si è coltivato e fatto agricol-tura con rispetto. Dove

il lavoro dell’uomo è premuroso, accogliente, rispettoso e la ge-nuinità resta un valore aggiunto che pochi posti con le carte giu-ste riescono oggi a preservare. Come fossero belle signore che non hanno bisogno di tutto quel trucco, ma sono già perfette con una passata di mascara. Così è il suo vino, che oggi più che mai viene apprezzato in Italia e all’e-stero. E questo è merito di più soggetti, produttori in primis: ma anche di enti come l’IMT – Istituto Marchigiano di Tute-la Vini – un maxi consorzio che dal 1999 si batte per la tutela e la promozione di alcune delle denominazioni più importanti della regione. A parlarcene è Al-berto Mazzoni, direttore IMT e impegnato in questo progetto fin dai suoi albori. Cos’è l’IMT e di cosa si oc-cupa?“L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini è una realtà unica in Italia nel suo genere, che oggi esprime l’82% dell’export delle Marche e il 45% della superficie vitata regionale con oltre 8mila ettari tra le province di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, Fer-mo. Nacque nel 1999 dalla vo-lontà di 19 soci lungimiranti con 7 denominazioni tutelate: oggi i

soci sono circa 800 e le denomi-nazioni rappresentate 16 (sulle 20 marchigiane). L’obiettivo è quello di fare fronte comune, ri-solvendo il problema della fram-mentazione, facendo in modo che i produttori siano loro stessi protagonisti, mettendoci la loro faccia e i loro prodotti. Dopo tut-to, chi meglio di colui che il vino l’ha prodotto lo può raccontare e presentare al mondo? Cerchiamo con il nostro operato di promuo-vere e valorizzare le Marche del vino in Italia e all’estero, puntan-do sulla forte identità territoriale per vincere le sfide della globa-lizzazione, creando sinergie sul territorio e con le istituzioni”. Qual è il prodotto trainante di questo progetto?“Il prodotto trainante, l’ambascia-tore d’eccellenza, è il Verdic-chio, vino che anche nel 2015 - per il secondo anno consecuti-vo – è stato il bianco fermo più premiato dalle guide italiane. A farne da testimonial di eccellen-za è Elisa Di Francisca, pro-tagonista della nuova campagna 2015 Verdicchio: talenti si na-sce, campioni si diventa! pro-mossa da IMT, pluricampionessa di scherma e neo ambasciatrice del Verdicchio nel mondo. Una mossa a mio avviso molto strate-gica è stata quella, datata 1967, di non far rientrare il comune di Jesi nell’area di produzione del Verdicchio che ne porta il nome:

questo ha creato una zona fran-ca, fra i 28 comuni di produzio-ne, che vale da territorio comune di rappresentanza. Oltre a quello dei Castelli di Jesi Docg, vi è quello di Matelica Docg: stesso vitigno, ma interpretazioni diver-se. In generale si tratta di un vi-tigno molto versatile, che si pre-sta anche alla spumantizzazione e all’appassimento”.Quali sono le principali dif-ferenze fra i due Verdicchi Docg?“Il Verdicchio Castelli di Jesi Docg è quello più conosciuto e più ampio come numeri. Ha un gusto secco, fresco e morbido, con intensi sentori fruttati, che ben si sposa con i piatti della tradizione marchigiana, come il tipico brodetto. Oggi se ne tro-vano belle interpretazioni in ver-sione spumante, sia da metodo Classico che Charmat, oltre che in versione Riserva, che è dove esprime tutte le sue potenziali-tà. Il Verdicchio di Matelica Docg, 160 ettari coltivati contro i 1600 di Jesi, nasce invece in un ambiente pedoclimatico diverso: si presenta come un prodotto con una maggiore mineralità e lon-gevità, con note aromatiche di mela, ananas e fiori bianchi e un gradevole retrogusto di mandorla amara”. Qual è il profilo delle aziende socie dell’Istituto e in gene-rale della viticoltura marchi-

giana?“La viticoltura marchigiana vive un momento di grande fermento. C’è una grande vitalità e molta attenzione va ai giovani, soggetti privilegiati di agevolazioni e in-centivi, che sempre più decidono di tornare con orgoglio alla terra. Molto si sta investendo in cam-po – basti pensare che ogni anno vengono reimpiantati 350 ettari di vigneto – e sulle tecnologie di cantina. Ad oggi il comparto con-ta 14.190 aziende e 17.400 ettari di vigneto (1,3 ettari la superficie media delle aziende) che danno origine a vini sempre più ap-prezzati dalla critica enologica. I fondi comunitari destinati alla regione vengono impiegati nella loro totalità e addirittura nella pianificazione precedente ab-biamo chiesto un extra da quello che era avanzato da altre regioni: questo la dice lunga sulla mole di investimenti in atto. Stiamo puntando inoltre sulla comuni-cazione e sulla promozione del territorio, a lungo rimasto silen-zioso benché ricco di produzioni di eccellenza, cultura, storia e paesaggi. In questo si inserisco-no le azioni previste dal proget-to Ocm Vino Promozione verso i Paesi terzi, come Usa, Cina e Hong Kong, Canada, Giappone ma anche Sud Est Asiatico (Sin-gapore, Corea del Sud, Vietnam, Indonesia, Filippine)”.Quali sono i progetti per il

Le Marche, campioni si diventa!

Intervista ad Alberto Mazzoni, dell’IMT. Alla scoperta di una regione sempre più orientata alla qualità e che oggi racconta al mondo le sue eccellenze a gran voce

DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

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futuro?“Oltre al nuovo progetto per l’Ocm Vino Promozione, in fase di approvazione, stiamo lavoran-do sui primi step operativi del nuovo polo enogastronomico re-gionale, Food Brand Marche. Si tratta di una compagine di 13 soggetti fondatori riuniti sotto un unico marchio, che vede IMT capofila assieme al comune di Jesi.  Obiettivo del polo – che già esprime oltre il 40% (circa

439 mln di euro di fatturato) del valore della produzione agroali-mentare regionale – è promuo-vere in maniera integrata l’e-nogastronomia marchigiana sul territorio, in Italia e nel mondo. Food Brand Marche sarà la porta d’accesso per il made in Marche: un catalizzatore per l’incoming di operatori italiani ed esteri, per il business e per il turismo sul territorio. Ma anche una piat-taforma e punto di riferimento

per scuole e istituti alberghieri (grazie a dei corsi di formazione che organizzeremo anche con gli chef stellati Cedroni e Uliassi), imprese, ristoratori, produttori, tour operator, turisti, organizza-zioni, enti e per tutti quelli che vogliono rapportarsi con l’agro-alimentare marchigiano.  Non solo. Per diffondere maggior-mente una sana cultura della terra e del suo valore, partendo proprio dai più piccoli, abbia-

mo deciso di realizzare un’aula didattica, unica in Italia nel suo genere, dedicata ai ragazzi dal-la quinta elementare alle scuole superiori: uno spazio di oltre 800 mq presso il centro Zipa di Jesi (apertura prevista: 2016), dove scoprire il fascino del lavoro in vigna e i segreti di uno dei pro-dotti chiave del made in Italy attraverso un mix di tecnologia, cultura rurale, attenzione all’am-biente e gioco”.•

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Count Leopardi Dittajuti’s win-ery rises in Numana, in the Re-gional Park of Mount Conero, surrounded by vineyards and olive groves. Its production is around 200,000 bottles, and in-cludes Conero Docg Riserva and Rosso Conero Doc. These wines are the fruit of the cooperation

between expert oenologists who have left their mark on produc-tive style and techniques. The winery works respecting tradi-tion and nature; in fact, Count Piervittorio Leopardi has decided to install a photovoltaic system that produces all the electricity needed for the production. “For

a vine-grower it is charming and ethically important to employ so-lar energy in the cellar: it’s the same energy that let the vineyard to produce the precious elements that enrich our wines. My cellar is the expression of a profound re-spect for nature and the environ-ment. My wines and their quality proof our wish to offer to our con-sumers a product created with a greater sensibility towards what surrounds us”.•

“Sunshine in a glass of wine”An historical cellar and the new underground one: two steps far from the Park of Conero, spring the new line of “sunny” wines by Conte Leopardi

Sorge a Numana, all’inter-no dei confini del Parco Regionale del Conero e circondata da ulivi e

vigneti, la cantina dell’azienda agricola Conte Leopardi Dit-tajuti. Una produzione di oltre 200000 bottiglie tra cui Conero

Docg Riserva e Rosso Conero Doc, ottenuta grazie alla colla-borazione con gli esperti enologi che, nel tempo, hanno lasciato un’impronta nello stile e nella tecnica produttiva.Un’azienda che si dedica alla propria attività con un rispetto ri-

goroso delle tradizioni e dall’am-biente: per questo motivo il pro-prietario, il Conte Piervittorio Leopardi, ha decisp da qualche anno di istallare un impianto fo-tovoltaico, in grado di produrre energia elettrica pulita, per sop-perire al fabbisogno di tutta l’at-

tività produttiva. “Per un viticoltore come me” af-ferma il Conte “è estremamente affascinante ed eticamente molto valido, il principio di utilizzare in cantina la stessa energia so-lare che consente al vigneto di sintetizzare quelle preziose so-stanze che sono di basilare im-portanza per la produzione di un buon vino: gli zuccheri... la mia cantina è il completamento dello stesso concetto di sfruttamento di energia solare pulita, per un maggior rispetto dell’ambiente in cui viviamo. I miei vini testi-moniano, con le caratteristiche qualitative, la volontà di offrire ai nostri consumatori un prodot-to che nasce da una maggiore sensibilità verso tutto ciò che ci circonda”.•

“Il sole in un bicchiere del nostro vino”

Marche

Una storica cantina e quella sotterranea di nuova realizzazione: a due passi dal Parco del Conero, la nuova linea di vini “solari” del Conte Leopardi

AZIENDA AGRICOLA CONTE LEOPARDI DITTAJUTIVia Marina Seconda 4Numana (An)Tel. 071 [email protected] Facebook: Azienda Conte Leopardi

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Urbino e vino sono un connubio antico e non è un caso che in an-tichità la città fosse

chiamata anche “Urvinum”. Ol-tre che distinguersi per arte e bel-lezze culturali nonché eccellenze gastronomiche come il tartufo, il territorio è particolarmente vo-cato alla viticoltura di qualità. Così racconta Paola, proprietaria dell’azienda agricola Tenuta Cà Sciampagne, che sin dal 2007 ha intrapreso la strada di un progetto virtuoso nel cuore del Parco delle Cesane, a due passi dalla “città ducale”, e che porta il nome del-la località catastale ove si trova. In una collina piacevolmente ventilata e panoramica Paola ha provveduto al recupero dei vecchi edifici (stalla e fienile) destinan-doli, nel rispetto dell’architettura locale, a cantina di produzione e affinamento con collegati am-bienti dedicati alla degustazione. Un suolo argilloso e ricco di mi-nerali, la posizione geografica a cavallo tra i Monti delle Cesane ed il Monte Pietralata (monte che da origine alla Gola del Furlo)

determinano in fase di maturazio-ne delle uve escursioni termiche superiori ai 18/20°C che arric-chiscono di profumi le uve, l’ab-binamento ad una viticoltura di precisione, con rese bassissime e

pochissimi trattamenti, danno ori-gine a vini di qualità e profumati. Tra questi due bianchi, due rossi, due spumanti a cui si aggiungono i passiti e la grappa da passito. I vitigni bianchi sono Bianchello,

Chardonnay e Sauvignon Blanc; quelli rossi Montepulciano, San-giovese, Aleatico ed Alicante. Il processo per diventare adulti è in corso e le potenzialità sono ottime per figurare tra “i grandi vini”.•

Urbino and wine is an ancient and strengthened union and it is not a chance if the city was called “Urvinum”. Beside its artistic and

cultural beauties, and its culinary excellences like truffle, this terri-tory is well-known for its quality wines. That’s what says Paola, the

owner of Tenuta Cà Sciampagne, a winery that in 2007 has started a virtuous project in the heart of the Park of Cesane, two steps far from the ducal city. In a panoramic and aired hill, Paola has recovered some ancient buildings (a stable and a barn) converting them into

a vinification and refining cellar with connected tasting rooms. The clayey soil rich of miner-als, its geographi-cal position be-tween the Mounts of Cesane and Mount Pietralata (the mountain that creates the gorge of Furlo), the high temperature range (over 18/20°C) en-

riches the aromas of these wines together with a careful vinification with low yields. Its labels include two white wines, two red wines, two sparkling wines, a range of passito and grappa of passito. The white berries grape varieties include Bi-anchello, Chardonnay and Sauvi-gnon Blanc; the red ones Montep-ulciano, Sangiovese, Aleatico and Alicante. This winery is still grow-ing and its potential is certainly high. •

Cà Sciampagne, the wine from UrbinoA young but ambitious project in the heart of the Park of Cesane, few kilometers far from the famous ducal city

TENUTA CA’ SCIAMPAGNE DI GRILLO PAOLAVia Sant’Eufemia61029 – Urbino (PU) ItaliaTel. +39 338 [email protected] [email protected]. tenutacasciampagne.itFacebook.com/Tenuta-Ca-Sciampagne

Cà Sciampagne, il vino di Urbino

Un progetto giovane e già

estremamente ambizioso, nel

cuore del Parco delle Cesane, a

pochi chilometri dalla famosa

“città ducale”

FOTO DI PAMELA BRALIA

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It is the most important oenologi-cal reality of Marche. Moncaro has celebrated last year its 50th anniversary: more than 800 part-ners, 1,400 hectares of vineyards 180 of which managed directly. The technical manager Giuliano D’Ignazi underlines the key fac-tor: “Our winery has the right dimension to let us experiment”. In fact, in 1980 the winery em-

ployed organic methods already and nowadays, together with other 23 wineries, it is carrying out a project on wines without sulphites, under Riccardo Co-tarella’s supervision. “To work without sulphites means process only healthy grapes and use a perfeclty clean cellar. Our wines (Atavico Rosso Piceno Doc and Atavico Verdicchio di Jesi Doc

Classico Superiore) express evi-dent peculiarities and unique aromas”, says D’Ignazi. Among the long list of acknowledg-ments, there is a great success for Conero Docg at Vinitaly and for Verdicchio in the most important contest in London. Moncaro has a more and more international profile, thanks to a sales network that export 55% of the produc-tion and to many joint ventures with Asian partners. In short, the winery is a buttonhole for Marche and an important drive for the local economy. •

Moncaro: the buttonhole of MarcheThree wineries – in the sign of Verdicchio, Piceno and Conero – and the project “Atavico” for a range of wines without sulphites

Si tratta senza dubbio della realtà vitivinicola più si-gnificativa della regione Marche: è Moncaro, 50

candeline spente lo scorso anno, più di 800 soci e 1.400 ettari di superficie, di cui 180 coltivati direttamente. Il suo direttore tec-

nico Giuliano D’Ignazi ne met-te subito in luce uno dei punti cruciali: “abbiamo le dimensioni giuste per fare sperimentazioni”. E infatti già nel 1980 qua si par-lava la lingua del biologico - ante litteram – e oggi si sta portando avanti un progetto sui vini sen-

za solfiti, insieme ad altre 23 aziende, con il coordinamento di Riccardo Cotarella. “Quando si lavora senza solfiti, è necessario avere uve sanissime e una pulizia in cantina impeccabile: i prodot-ti che abbiamo ottenuto (Atavi-co Rosso Piceno Doc e Atavico

Verdicchio di Jesi Doc Classico Superiore) manifestano una più evidente impronta varietale e caratteristiche aromatiche ecce-zionali”, spiega D’Ignazi. Il pal-mares dei riconoscimenti è lungo da elencare: per dirne alcuni, i successi per il Conero Docg al Concorso Internazionale Vinitaly e per il Verdicchio nei maggiori contest a Londra. Il profilo della Moncaro, inoltre, è sempre più internazionale, grazie a una for-za vendita che lavora per il 55% con l’export e una serie di joint venture con partner asiatici. Un fiore all’occhiello per le Marche, insomma, che è al contempo un volano importante di sviluppo economico per il territorio. •

Moncaro: fiore all’occhiello delle Marche

Marche

Tre cantine – all’insegna del

Verdicchio, Piceno e Conero

– e il progetto “Atavico” per una gamma di

vini senza solfiti

MONCAROVia Piandole, 7/a - 60036 Montecarotto (AN)Tel: 0731 89245 - Fax: 0731 [email protected]

DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

GLI ULTIMI PREMI Conero Docg Riserva Vigneti del Parco 2010 – Gran Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale VinitalyConero Docg Riserva Nerone 2011 – Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale VinitalyTordiruta Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito Doc 2008 – “Trophy” all’International Wine Challenge di LondraVerdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Le Vele – Medaglia d’Oro del Sommelier Wine Awards

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Verdicchio dei Castelli di Jesi, Lacrima di Morro d’Alba and Vino di Visciola: are the three button-holes of Marconi Vini. The winery rises in the heart of the production area of Lacrima di Morro d’Alba and Verdicchio dei Castelli di Jesi, few kilometers far from the homonymous city. The winery was founded in 1947 and it has always been managed by the Marconi

family: the grandfather first, then the father and then Maurizio and his children, under the supervision of the oenologist Vittorio Festa. Their about 50-hectare vineyard has a very low yield: vines plunge their roots on clayey turfed soils. The owners hope that a noble mold would infect the vines of Verdic-chio. In the cellar, wine ages only in steel to get fresh wines with rich

aromas. Its most important labels, such as Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore and Lac-rima di Morro d’Alba Superiore, are the fruit of a manual harvest and a careful selection that give life to more structured and long-lasting wines with all the peculiar inklings of these denominations. Las but not least, Marconi pro-duces one of the typical products of this area, a wine made of wild cherries in two versions – with a further fermentation of Lacrima or Montepulciano – ideal at the end of the meal or on an ice cream.

Marconi Vini, the three stars of MarcheIn the production area of Verdicchio dei Castelli di Jesi and Lacrima di Morro d’Alba, Marconi Vini represents quality and typicalness

Verdicchio dei Castel-li di Jesi, Lacrima di Morro d’Alba e Vino di Visciola: tre sono

i prodotti di punta di Marconi Vini, nel cuore dell’area Classica di produzione della Lacrima di Morro d’Alba e del Verdicchio

dei Castelli di Jesi, a pochi chi-lometri dall’omonima cittadina. L’azienda fu fondata nel 1947 e, ieri come oggi, è condotta dalla famiglia Marconi: prima il non-no, poi il padre e infine Maurizio e i suoi figli, sotto la supervisio-ne dell’enologo Vittorio Festa.

I poco meno di cinquanta ettari sono coltivati a rese bassissime: i vigneti affondano le radici in terreni tendenzialmente argillosi e sempre lasciati inerbiti, alcuni da ormai trenta anni. Si incrocia-no le dita affinché una parte del-le uve venga impreziosita dalla

muffa nobile, solo per il Verdic-chio. In cantina si lavora adope-rando solo acciaio, al fine di otte-nere vini freschi, immediati, che mantengono tutto il loro corredo aromatico. Nei vini della fascia più alta, come il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superio-re e la Lacrima di Morro d’Alba Superiore si ricorre ad una ven-demmia manuale e selezionata, per ottenere alla fine del processo dei vini con maggiore struttura e longevità, preservando però tutti i marcatori caratteristici di que-ste denominazioni. Infine, Mar-coni produce anche uno dei pro-dotti tipici di quest’area, il vino di visciole (o ciliegie selvatiche): concepito in due versioni – da ri-fermentazione con Lacrima o con Montepulciano – è ottimo come fine pasto o, fredda, sul gelato. •

Marconi Vini, tripletta dell’eccellenza

marchigianaSita nell’area

Classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi

e della Lacrima di Morro d’Alba,

Marconi Vini è sinonimo di

tipicità e qualità

MARCONI VINIVia Melano, 25 - 60030 San Marcello (AN)Tel. +39 0731267223 - Fax +39 0731269140www.marconivini.it - [email protected]

DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

Page 54: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Il Piemonte è reduce dalla “sua” settimana del Protago-nismo ad Expo (19-24 giu-gno). La seconda ci sarà dal

9 al 14 ottobre. Alla vigilia dell’i-naugurazione dello scorso primo maggio, proprio dal Piemonte era partita qualche polemica sui costi e le modalità di adesione proposti ad aziende e Consorzi. Oggi con Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio di Tutela della Barbe-ra, Vini d’Asti e del Monferrato, ma anche agronomo e responsabi-le della Bersano Vini, tracciamo una linea e un primo bilancio. La parabola che si disegna, forse an-che per una specie di ottimismo congenito del nostro intervistato - è quella di una strada in discesa. Sorpresi?Dopo i dubbi e dissensi pre-Expo (ad esempio quelli di Giorgio Bosticco per il Con-sorzio dell’Asti), cosa è cam-biato a due mesi e mezzo dal-lo start?“Il sistema Italia ha vissuto nei mesi antecedenti all’Expo aspet-tative proporzionali alla sua im-

portanza, con fisiologiche paure e dubbi; in una macchina organiz-zativa complessa possono esserci anche errori e differenti idee. Ciò che conta è che l’evento nel suo complesso funzioni: ad oggi siamo ad oltre sei milioni visitatori. Pen-so si possa essere contenti”.Dalla settimana dedicata alla sua regione, quali spunti ha raccolto?“Sono un uomo che tende a va-lorizzare gli aspetti positivi, per questo mi ritengo assolutamente

soddisfatto di questa esperienza. La possibilità di confrontarsi con la complessità che ci circonda è sempre un momento di crescita: offre a ciascuno nuovi spunti su cui costruire il proprio futuro. Se mi chiede se sono più le luci o le ombre finora, non ho dubbi: per me sono più le luci”.Progetti futuri?“Faremo un ciclo di serate in cui la Barbera d’Asti sposerà tradi-zioni culinarie diverse da quelle consuete, promuovendo l’incon-

tro tra modelli alimentari diversi. Immagino questa come una tavola di confronto cui tutti i popoli sie-dono. In generale, Asti e il Mon-ferrato stanno vivendo una loro primavera, che si realizza in una serie infinita di iniziative; volen-do citarne altre, ricordo la nostra partecipazione a “Collisioni”, “Astimusica” e il progetto Barbe-ra national day”.E che ci dice di Barolo Ex-press, la “navetta del vino”? “Una meravigliosa avventura che spero possa consolidarsi nel tempo. Le oltre 500 persone che sono state accompagnate fino ad Expo, in una sorta di navetta di lungo cabotaggio tra l’astigiano ed il polo fieristico, sono un patri-monio importante su cui costruire un progetto che ritengo interes-sante”. Parliamo dei visitatori che “di rimbalzo” sono arrivati in Piemonte dopo Expo: è soddisfatto finora dal flusso turistico?“Sicuramente il Piemonte ha go-duto di un benefit. Facciamo però attenzione: il giudizio su Expo dovrà riguardare non tanto i flus-si attuali, ovviamente in crescita, quanto piuttosto quelli futuri. Questa manifestazione, per la propria risonanza, deve essere in grado di aprire una finestra sulla nostra offerta territoriale in modo permanente”.Gli enoturisti sono invitati. Anche perché i piemontesi Doc - come Mobrici - conoscono il valore del-la cordialità.•

Con Filippo Mobrici il primo

bilancio su Expo, con un auspicio: che

l’effetto-Milano diventi un benefit

permanente

DI STEFANIA ABBATTISTA

Il mio bicchiere è mezzo pieno

Piemonte

Page 55: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Quando si parla di Mo-scato d’A-sti Docg, ci

sono alcune aziende che in qualche modo hanno fatto la storia della Denominazi-ne, mettendo insieme esperienza e tradizio-ne, attaccamento al territorio e fedeltà ai valori della terra, capacità di guar-dare al futuro e di avvalersi delle tecnologie più moderne. Tutto questo trova una sin-

tesi armonica ne La Caudrina, azienda del-le Langhe, vivace come la sua guida, Romano Dogliotti. Vignaiolo di carattere, caparbio, generoso e tenace, a Castiglione Tinella sta il suo progetto di vita. Perchè in un contesto come questo, dove il la-voro viene tramandato e con dedizione assolu-ta alla famiglia intera, è di progetto di vita che si deve parlare. I Moscati della Caudri-na sono profumatissimi ed eleganti, bilanciati da una buona acidità,

hanno una persistenza importante e un corpo vellutato. Tutte carat-teristiche che invitano al calice successivo. La Galeisa ad esempio è un Moscato aromatico, dal bouquet giustamen-te complesso, di grande equilibrio e rotondi-tà: uno straordinario accompagnamento ai dessert e alle torte di nocciole piemontesi. Nella stagione estiva accompagna egregia-mente la frutta fresca a pezzi, come la pesca e le fragole. La Cau-drina 2014, altro fiore

all’occhiello, ha invece appena vinto l’Oscar del concorso “La Douja D’Or”. Il moderato tenore al-colico che è prerogati-va di questi Moscati li rende perfetti da sor-seggiare freddi, anche da soli, in una calda serata estiva. (s.a.)•

Un Moscato D’Astiper le sere d’estate

When we talk about Moscato d’Asti Docg we cannot but think about some wineries that have made the history of this denomi-nation, combining experience and tradition, territory and values, entrepreneurial spirit, modern technologies and a forward-look-ing view. La Caudrina combines

all this. This lively winery of Le Langhe is managed by Romano Dogliotti, a stubborn and deter-mined vinegrower with a strong personality. In Castiglione Ti-nella he plunged his roots because in this area winemaking is a life-style. His Moscato della Caudrina are perfumed and elegant wines, well-balanced by a good acid-ity, an important persistence and a velvety body. All these quali-ties invite to a further taste. La Galeisa is an aromatic Moscato,

with a properly complex bouquet and a round taste: an extraor-dinary dessert wine, ideal with cakes based on Piedmontese noi-settes. In the summer, it matches perfectly with fresh fruit such as peach and strawberries. La Caud-rina 2014, the other buttonhole of the winery, has won the Oscar at “La Douja D’Or”. Its low alcohol content, a typical characteristic of these wines, makes it the ideal wine to taste cool in a warm sum-mer night. •

A Moscato D’Asti for a summer nightA well-balanced sweetness and a fine perlage: a glass of La Caudrina

AZIENDA AGRICOLA CAUDRINAStrada Brosia, 2012053 Castiglione Tinella (CN)Tel. (+39) 0141 855126 Fax (+39) 0141 [email protected]

Dolcezza equilibrata e fine effervescenza: questo e molto altro in un calice de La Caudrina

Piemonte

Page 56: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Per la pri-ma vol-ta, grazie alla ricer-

ca condotta negli ultimi anni dal consulente inter-nazionale di vini Sebastiano Ra-mello e il gruppo “Low Histamines” insieme all’enologo Veglio Osvaldo, si parla di intolleran-za alimentare legata al vino. La Low Histamines certifica vini con un valore di istamine non superiore di 0,5mg/litro (i vini rossi normali hanno un valore medio di istamine che va da 4mg/l a 20mg/l). Sono prodotti pensati per chi è più

sensibile ai vini e per chi ha intolleranza alimentare alle istamine. Per circa il 20% del-la popolazione mondiale bere vino, spe-cia lmente rosso, si-gnifica sof-

frire poi di mal di testa, emi-crania, rossore al viso e collo. Dopo anni di ricerca, l’azien-da piemontese Veglio Micheli-

no & Figlio e il gruppo Low Histamines hanno avuto il merito di sco-prire i primi due vini a basso contenuto di istamine. Le prime etichette certificate sono un Dolcetto D’Al-ba Doc e un Barbera D’Alba Doc. I prodotti marchiati e garantiti da “Low Histamines” si riconoscono dal logo di certificazione, dalla

capsula arancione, dalla me-daglia Wine Selection Seba-stiano Ramello, garanzia di qualità. •

Addio malditesta da vino rosso

Thanks to the international oeno-logical consultant Sebastiano Ra-mello and his group “Low Hista-mines” we talk for the first time with the oenologist Osvaldo Veglio about food intolerances and wine tasting. The Low Histamines group certifies wines with a histamines value lower than 0,5mg/liter (usually red wines have an average histamines content between 4mg/l and 20mg/l). These wines are addressed to those tast-ers who are affected by histamines intollerance. For about 20% of the

world popu-lation wine drinking, es-pecially red wine, means h e a d a c h e , hemicranias, redness on neck and face. After years-long researches, the Pied-montese winery Veglio Michelino & Figlio together with the group Low Histamines have created the two first red wines with a low histamines con-tent. The two certified labels are a

Dolcetto D’Alba Doc and a Barbera D’Alba Doc. Both these labels are certified and guaranteed by “Low Histamines” and can be recognized by the orange cap and by Sebastiano Ramello’s Wine Selection medal as a guarantee of quality. •

Red wine headache, goodbye Veglio Michelino & Figlio proposes Low Histamines wines to its tasters who are affected by food intolerances

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: www.lowhistamins.com

www.vegliomichelinoefiglio.com

Per contatti: [email protected]

Tel: 3357028463 – 3403607344

Seba

stia

no R

amel

lo

Da Veglio Michelino & Figlio arrivano i Vini Low Histamines dedicati agli

intolleranti alimentari

Piemonte

Page 57: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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Dalla trentennale esperienza di ricerca scientifica del Laboratorio Polo, ampiamente diffusa ed operativa a livello mondiale in ambito enologico, nasce Atecnos, l’innovativo brand produttore di lieviti ad inoculo diretto moltiplicati con metodo naturale, disponibili attivi allo stato liquido o cremoso. Atecnos si distingue per una metodologia unica al mondo, che rende possibile la replicazione dei processi naturali di moltiplicazione del lievito, rendendo l’azienda immune dai rischi comunemente presenti in natura: contaminazione e variabilità. Questi lieviti producono antiossidanti e regolano l’acidità totale in modo naturale. Sono indispensabili per la produzione di vini senza aggiunta od a basso contenuto di anidride solforosa.

prodotto e distribuito da: Bioenologia 2.0 srl Via Verdi 32 - 31046 Oderzo [TV] Tel +39.0422.815518 Fax +39.0422.716302 www.atecnos.com

Comemadre natural’ha fatto.

DISPONIBILEANCHE

BIOLOGICO

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La Sicilia è una terra stupenda, una giostra di colori, profumi, ispi-razioni e contaminazio-

ni, che anni di storia e popoli le hanno lasciato in eredità. Un micro continente a sé, dove con-vivono stili diversi, paesaggi e perfino condizioni climatiche che poco hanno a che fare le une con le altre. Il vino siciliano, come spesso si confà a questo prodotto che è cultura, più che semplice bevanda, è la perfetta sintesi di questo bagaglio etero-geneo che la Sicilia si porta ap-presso. Basti pensare ai rossi di corporatura robusta come il Nero d’Avola e accostarli ai bianchi minerali dell’Etna, giusto per fare un esempio, eppure sono in entrambi i casi figli della stessa isola. Un’area estremamente di-namica è quella occidentale, fra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, patria di grandi vini e racconti affascinanti. A fare sistema qui ci pensa la

Strada del Vino Terre Sica-ne, che raccoglie fra le aziende più note della regione, come Pla-neta, Feudo Arancio, Settesoli, Donnafugata e propone itinerari che vanno a toccare centri abi-tati ricchi di storia, come Men-fi, Sambuca di Sicilia, Contessa Entellina e Santa Margherita Belice, terra del Gattopardo. La

partenza ideale può essere Sam-buca di Sicilia, dove si trova la sede della Strada, ospitata nelle sale del Palazzo Panittieri: uno spazio accogliente, caratteriz-zato da un’area espositiva che raccoglie le bottiglie dei soci e un’altra funzionale, con tavoli di degustazione a disposizione di wine lovers e professionisti. Sambuca, fondata dagli arabi, richiama subito alla mente le medine del vicino Marocco: ci raccontano che sono in molti, anche letterati e giornalisti, che decidono di ritirarsi qua, fra le viuzze strette e le chiese baroc-

che, rinunciando alla frenesia in favore di una vita più slow. Presto sarà inaugurato anche il recupero sotterraneo. “La città è stata costruita scavando tufo dal sottosuolo, pertanto oggi ab-biamo una serie di gallerie che in lungo e in largo disegnano una specie di città sotterranea - spiega il Sindaco Leonardo Ciaccio – fra qualche mese sarà visitabile e probabilmente all’in-terno sarà dedicato uno spazio anche ai vini della Strada”. Da Sambuca si arriva in poco tem-po al Lago Arancio, un bacino artificiale molto bello sulle cui

Un viaggio lungo la Strada del Vino Terre Sicane – e suoi dintorni – per innamorarsi di una terra e delle sue numerose sfumature enologiche

Sicilia Occidentale, una giostra di colori,

profumi e contaminazioniDI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

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Dov

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La Foresteria Planeta si trova a Menfi, a poca dis-tanza dal mare di Porto Palo ed immersa fra i vigneti. Il contrasto è già di per sé molto suggestivo. Un ag-glomerato di ispirazione rurale, dai colori tenui della canapa, dotato di piscina cristallina e di un dehors apparecchiato che affaccia su un panorama di grande suggestione, soprattutto all’ora del tramonto. La sen-sazione è di essere ospiti, non clienti: è come se la famiglia Planeta avesse aperto le porte della sua casa, condividendo con noi i segreti della sua tradizione e le sue passioni. La giornata inizia con una colazione abbondante, servita sull’esterno: prodotti freschi, di grande qualità, con un’attenzione costante alle eccel-lenze della regione. Confetture artigianali, torte fre-sche, affettati e formaggi, succhi di frutta, tè prodotti sull’isola con frutti, bacche ed erbe locali. L’enoturista qua può trovare risposta ad ogni suo desiderio: wine tour, degustazioni, pic nic fra i filari, una pedalata fra le vigne, visite nei vigneti e nelle cantine Planeta (dislo-

cate su tutta l’isola), lezioni di cucina. Dopo tutto è una famiglia del vino, non ce ne dimentichiamo. Le camere, quattordici, sono accoglienti, sofisticate, dotate di ogni comfort, ognuna con uno spazio esterno privato. La struttura ha anche un piccolo centro fitness e wellness e, per gli amanti del mare, un proprio accesso sulla vicina spiaggia. Veniamo alla cucina: lo chef Angelo Pumilia si diletta in creazioni culinarie che sposano la lunga tradizione siciliana, ma in maniera creativa e sta-gionale. Una parte del menu è dedicata alla ricette di casa Planeta: il menu degustazione dà la possibilità di avventurarsi in un vero e proprio viaggio per il palato, dove il grande protagonista è il pescato di zona, con erbe aromatiche e paste fresche tirate a mano. Il tutto accompagnato dagli ottimi vini, abbinati sapiente-mente dal sommelier di sala. Fino ai dolci, un tripudio di cannoli, cassate e cioccolatini artigianali, che sem-brano l’epilogo perfetto di una cena perfetta. Anzi, di un soggiorno perfetto. www.planetaestate.it

Foresteria – wine resort Planeta

sponde troviamo alcuni vigne-ti dell’azienda Planeta, quelli di Contrada Ulmo: la cantina si tro-va a poca distanza da un baglio di origine cinquecentesca, che altro non era che una sorta di azienda agricola fortificata, con uno spazio comune – la corte – e strutture di alloggio e lavoro agricolo. Qua incontriamo Chiara Planeta, a rappresentare una famiglia, nu-merosa, che tanto ha fatto per il vino siciliano e che oggi è uno dei simboli dell’eccellenza regionale: con lei ci intratteniamo piacevol-mente degustando qualche vino dell’azienda, come il Santa Ceci-lia (prodotto nella cantina di Noto) e il Syrah in purezza Maroccoli, al fresco degli spazi ricavati nel ba-glio. Da questo punto in poi non c’è che l’imbarazzo della scelta: andare a caccia della Sicilia del Gattopardo dirigendosi verso l’a-rea di Santa Margherita Belice, dedicarsi ai paesaggi rurali (a fine giugno, tempo di mietitura, i colori giallo e azzurro sembra-no tempera ad olio) nei dintorni di Menfi, cercare siti di interes-se archeologico come Selinunte, Entella e Mastragrostino. Fino al

mare cristallino, che ovviamente in Sicilia è un must. Guardando leggermente verso nord e uscendo invece dagli itinerari della Stra-da del Vino Terre Sicane, ci si imbatte in Gibellina: il terremoto del ’68 sembra ancora una ferita fresca, da cui è nato un fermen-to artistico che potrà appagare gli appassionati di arte contempo-ranea. Qui la storia di Ludovico Corrao aprirebbe un lungo capi-tolo a parte. Ad una manciata di chilometri dalla nuova Gibellina, là dove sorgeva la vecchia città andata distrutta con il terremoto, è possibile visitare il Cretto di Burri e rimanere qualche in minuto in un naturale silenzio. Oltre ad arte e storia, la Sicilia dell’ovest è ric-ca di produzioni enogastronomi-che che spaziano dalla variegata produzione casearia, soprattutto da latte ovino, all’olio exta vergi-ne, a prodotti della terra come il carciofo di Menfi e il ficodindia, fino a dolci golosi come le “Minni di virgini”, senza considerare poi tutti i “più famosi” piatti della tra-dizione regionale. Anche sui vini la varietà è tanta: si coltivano au-toctoni come Catarratto, Inzolia,

Grillo, Grecanico, Nerello Masca-lese e Nero d’Avola ma anche i vitigni internazionali qua trovano nuova linfa e interessantissime interpretazioni. Questa viticoltura ha origini antichissime, tanto che va sempre a braccetto con l’ar-cheologia, anche se la rivoluzione qualitativa vera e propria la si può far risalire agli anni ’90: da allora l’isola dona prodotti eccellenti, fi-gli del sole, del vento e dei diversi suoli. A poco più di un’oretta di auto, sulla sinistra, si colloca an-che Marsala, ma anche in questo caso sarebbe necessario aprire un discorso a sè. A dire la verità, in molti casi varrebbe la pena aprire singoli capitoli di approfondimen-to: la Sicilia del vino, e non solo, è una terrà così caleidoscopica che nell’economia di un piccolo inci-so si riescono a dire troppe poche cose per tracciare un quadro che sia quantomeno verosimile. Chi può partire, la visiti; chi non può, accompagni almeno qualche sera-ta di questa estate con un vino dal passaporto siciliano, bianco o ros-so che sia. Avrete così un assaggio di questa terra meravigliosa. E forse non vorrete smettere più. •

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Il progetto di Tenute Orestia-di nasce sulle colline che affacciano sulla Valle del Belìce, là dove l’arte contem-

poranea è andata a colmare i vuoti e le ferite della Gibellina post ter-remoto del ’68. Siamo nella Sicilia occidentale: dalla stretta di mano fra Ludovico Corrao, colui che fu

promotore della Fondazione Ore-stiadi, e Rosario di Maria Presi-dente delle Cantine Ermes, ne de-rivò nel 2008 un disegno concreto di valorizzazione delle produzioni vitivinicole del luogo, di socialità, di promozione artistica e cultura-le, di divulgazione del territorio, a cavallo fra passato, presente e

futuro. I vini di Tenute Orestiadi sono ambasciatori di questo ango-lo dell’isola, tutti prodotti con viti-gni in purezza (Catarratto, Grillo, Syrah, Nero d’Avola, Merlot), ad eccezione dell’etichetta di punta, il Ludovico, un blend di Nero d’A-vola e Cabernet Sauvignon, pieno al naso e al palato, dalla trama

elegante, di carattere, avvolgen-te. Sono numerosi gli eventi e le iniziative portati avanti dalla cantina: ad esempio il “Barriques Museum”, che sarà inaugurato a settembre, e che sarà il primo mu-seo di arte contemporanea ”quoti-diano” concepito in una struttura vitivinicola. •

Tenute Orestiadi: arte, vino, territorio

The project of Tenute Orestiadi was born among the hills that overlooks the valley of the river Belice: a place where contemporary art has re-placed the village of Gibellina after the earth-

quake of 1968. We are in the west of Sicily. Here in 2008 Ludovico Corrao, the promoter of Fondazione Orestiadi, and Rosario di Maria, president of Cantine Ermes, conceived a project to promote the oenological production of this area. That meant to promote a whole territory, its culture and art combining past, present and future. The wines by Tenute Orestiadi are the ambassadors of this generous land and are the result of single-variety vinification of Catar-

ratto, Grillo, Syrah, Nero d’Avola, Merlot, except the buttonhole label, Ludovico, a blend of Nero d’Avola and Cabernet Sauvignon. It’s a wine that reveal a full-bodied bouquet and taste, an elegant texture and an enveloping character. The winery promotes many events and cultural initiatives, such as the “Barriques Museum”, that will be opened is September, the first “daily” contemporary museum created in a winery. •

Tenute Orestiadi: art, wine, territoryA tribute to Ludovico (Corrao), a close bond with art, a cultural project to promote a territory: here wines is much more than this…

TENUTE ORESTIADIViale Santa Ninfa 91024 Gibellina (TP)Tel. +39 0924 69124Fax + 39 0924 [email protected]

Un vino tributo a Ludovico (Corrao), un forte legame con l’arte, un progetto culturale di promozione territoriale. Quando il vino è molto di più…

Sici

lia

LA CURIOSITÀ

Tenute Orestiadi ha una parte dei vigneti a ridosso dell’area ar-cheologica del Tempio di Segesta: visitarli al tramonto è un’espe-rienza indimenticabile.

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Vinanti è l’esempio di come si possa fare si-stema, raggiungendo così risultati migliori

con un minor dispendio di ener-gie: dall’esperienza generazio-nale delle famiglie Ventura e Mazza, nel ragusano, viticoltori i primi e commercianti i secondi, il cerchio della filiera si è chiuso con la nascita di Vinanti. Oggi in

conversione biologica, l’azienda ha le idee molto chiare: solo la-vorazioni in acciaio e vini mono-varietali, affinché le peculiarità del vitigno siano valorizzate in maniera nitida e rappresentino un’espressione univoca del ter-ritorio. Ma sempre con un tocco personale. Lo si capisce fin da subito degustando il Frappa-to: un vino che esce fuori dagli

schemi della produzione sicilia-na, dal colore tenue e luminoso, un naso intenso di rosa, una bella acidità e una grande ele-ganza di tannino, che lo rendono un vino anche estivo, sopratutto se servito fresco. Non poteva mancare il Cerasuolo di Vittoria Docg, unico blend, metà Nero d’Avola e metà Frappato. Inol-tre è in cantiere un nuovo nero

d’Avola Doc Vittoria, prodotto da viti più vecchie, incredibile già all’assaggio da serbatoio. In-fine i bianchi: Sauvignon Blanc, Chardonnay, Grillo, tutti carat-terizzati da una buona minerali-tà al palato, firma del terroir di Chiaramonte Gulfi, 400 metri sopra il livello del mare, e di ter-reni tendenzialmente argillosi e calcarei. •

Vinanti: la Sicilia, con un tocco personale

Vinanti is the proof that working together is pos-sible and is a way to get better results with minor efforts: from the Ventura and Mazza families’ ex-perience was born Vinanti. Winemakers the first ones and retailers the second ones, the two fami-

lies shared their knowledge to create a unique re-ality in the province of Ragusa. The winery has clear ideas about its production that soon will be converted into organic: only steel for their single-variety vinification that represent at best their ter-ritory but with a personal touch. Their Frappato is an unconventional wine, with a light and bright color, an intense rose perfume, a good acidity and elegant tannins that give it a peculiar taste. It can be appreciated even in summer if tasted cool.

Another buttonhole label is Cerasuolo di Vittoria Docg: a unique blend of Nero d’Avola and Frap-pato. The winery is working on a new label, a very promising Nero d’Avola Doc Vittoria, made with the grapes from the oldest vines. Among the white wines, there are Sauvignon Blanc, Chardonnay, Grillo. These labels reveal the typical mineral in-klings of the terroir of Chiaramonte Gulfi: clayey and calcareous soils 400 meters above the sea level. •

Vinanti: Sicily, with a personal touchPeople and wine: that is Vinanti’s clan. Excellent wines and projects for the future tells about a peculiar point of view on the Sicily of wine

VINANTI C.da Cirito - 97012 Chiaramonte Gulfi (RG) - Tel. 338.8003086 - Sig. Mazza - www.vinantisicilia.com - [email protected]

Persone intorno al vino: questo il claim di Vinanti. Vini di ottima fattura e progetti per il futuro, così da raccontare la Sicilia del vino secondo una propria angolatura

Sicilia

TESTO DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

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Cantautori e musicisti italiani se lo portano da anni fin sul palco; i suoi esperti nazionali si impongono nel-le classifiche mondiali; ad una cena

che si rispetti non può mancare; eppure molti consumatori, almeno in Italia, non lo compra-no più con la stessa dedizione. Stiamo parlando di un vino, quello italiano, che vive infatti di export. La globalizzazione? Certo, aggiungiamo però anche la recente crisi economica ed una ripresa che tarda ad arrivare ed ecco che i consumi interni fan-no segnare contrazioni del 34% negli ultimi quindici anni.Adattarsi per sopravvivere dunque. Il nuovo ambiente è quello di un mercato globale in cui occorre mettere in moto risorse umane e materiali per affacciarsi con competitività nei

mercati esteri, una sfida, questa, nella quale – osservando i dati di Wine Monitor Nomisma – la Toscana sta vincendo e convincendo.La Toscana è appunto la terza regione italiana per export di vino con un incremento del 2% rispetto al 2013 e del 49% su base quinquen-nale (2009/2014). Concretamente, le esporta-zioni vinicole toscane valgono 761 milioni di euro (nel 2014).A livello di brand awareness territoriale – come ci informa ancora Wine Monitor – la Toscana è invece seconda, fra le regioni ita-liane, solo al Veneto. A proposito di appeal sul mercato, un apprezzamento considerevole proviene infatti dagli Stati Uniti, dove l’inda-gine Wine Trend World di Wine Monitor mette in evidenza che il 21% dei consumatori privilegia il vino toscano.•

Il vino toscano sugli scaffali del

supermercato globaleLa Toscana è la terza regione a salire sul podio

dell’export vinicolo italiano. Dietro al bel risultato un marchio dalla risonanza internazionale molto forte

DI ALBERTO BRILLI

Toscana

SERGIO ZINGARELLI ANCORA PRESIDENTE DEL CONSORZIO VINO CHIANTI CLASSICOSergio Zingarelli è stato riconfer-mato alla guida del Consorzio Vino Chianti Classico per un altro triennio dopo quello appena con-clusosi. Si tratta di una presenza, quella di Zingarelli, ormai ventennale all’interno del Consorzio: una lunga e fruttuosa esperienza che ha portato negli ultimi tre anni di presidenza ad ottimi risultati, grazie ai quali è arrivata la riconferma.

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Nel Chianti Classico, in una delle zone più caratteristiche – quel-la di Castelnuovo Be-

rardenga – si trova La Lama, una storia fatta di passioni di famiglia e anni di sperimentazioni, nella paziente attesa che il prodotto esprimesse al meglio la vacazio-nalità di questa terra generosa. I vini de La Lama non hanno fretta di diventare grandi: si depurano almeno un anno in contenitori di acciaio, trascorrono almeno 24 mesi nel legno e sono pronti dopo un anno in bottiglia. In par-ticolare il Sottol’aia, un Sangio-vese in purezza, Chianti Classico Docg, invecchia in botti di rovere francese da 10 hl; il Terzo Movi-mento – Chianti Classico Riser-

va Docg – viene prodotto solo nelle migliori annate e in numero limi-tato, per avere un prodotto di grande eccellenza. Il trit-tico si completa con il Caliptra, un Igt da Cabernet Franc e Merlot, che invecchia in tonneaux, roton-do e morbido ma al contempo dal carattere deciso. La Lama fa parte dell’Associazione Classico della Berardenga Viticoltori di Castelnuovo: un progetto nato con l’intento di valorizzare le peculiarità di questo lembo me-ridionale dell’area del Chianti

Classico, che si distingue per storia, clima, suoli e, inevitabil-mente, caratteristiche dei vini. Così la Lama, a braccetto con gli

altri produttori aderenti, ha spo-sato la valorizzazione di queste terre e dei suoi prodotti, dai tratti sicuramente unici. (c.c.)•

La Lama, un progetto in divenire

In Chianti Classico, in one of its most particular areas – the one of Castelnuovo Berardenga – raises La Lama. The story of this winery is made of passion, experimentations and wait, to create a product that could represent at best this generous land. The wines by La Lama has no hurry: they wait one year in steel, then ages 24 months in wood and after another year in bottle are ready to be tasted. Sottol’aia, a single variety vinifica-tion of Sangiovese, a Chianti Classico Docg, ages in 10 hl French oak barrels; Terzo Movimento, a

Chianti Classico Riserva Docg, is a limited pro-duction from in the best years only. Caliptra, an Igt made of Cabernet Franc and Merlot, ages in tonneaux and has a round and soft taste but a definite character. La Lama is member of Asso-ciazione Classico della Berardenga Viticoltori di Castelnuovo: a project that aims to promote the peculiarities of this area of Chianti Classico, its history, climate, soils and wines. Together with the other producers, la Lama promotes its unique land and products. •

La Lama, a growing projectLa Lama has joined the Chianti Classico of Castelnuovo Berardenga producers’ project to promote the potential of this area

LA LAMA Strada Comunale della Lama, 6 - 53019 San Gusmè (SI) Tel./Fax 0577 359079 - Mobile 335 486668www.az-agr-lalama.eu - [email protected]

La Lama ha sposato il progetto dei produttori

del Chianti Classico di Castelnuovo Berardenga,

per la valorizzazione dell’unicità di quest’area

Toscana

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Una resa di un chi-lo di uva a vite, una vendemmia manuale e l’uti-

lizzo di pratiche enologiche rispettose della materia pri-ma: ecco come Tenuta L’A-gona ricerca l’eccellenza.Una missione ricercata in vigna ed esplosa in botti-glia.S’impongono già nel nome i vini della Tenuta L’Agona, il cui carattere emerge sin dalle etichette. Sarà per il terroir che dona alle uve ca-ratteristiche ben delineate e sarà anche per l’impegno

costante che viene messo nella loro produzione. Per-chè alla Tenuta L’Agona la filosofia aziendale vuole che la selezione delle uve sia determinante. Una potatura corta,la selezione dei ger-mogli più idonei alla pro-duzione di grappoli di alta qualità, una vendemmia fortemente selettiva, una lunga macerazione di uve soggette a soffice piagiatura ed un utilizzo moderato di solforosa sono i punti di for-za di un’azienda che ricerca un prodotto eccellente.La bassa resa delle vigne è

l’ovvia conseguenza di que-ste scelte, dettate da un’in-nata passione per il vino e per un territorio che certi prodotti sa naturalmente offrire: sì, perchè i 5 ettari di terreno della Tenuta L’A-gona, nel suggestivo borgo pisano di Fauglia, godono di una privilegiata posizio-ne geografica, che vede gli ordinati filari disporsi su una collina accarezzati dal vento.E’ così che nasce la picco-la produzione della Tenuta, che si rinnova di anno in anno risentendo dei muta-

menti climatici che rendono unica ogni bottiglia.Due le etichette proposte dalla cantina, due vini dal carattere prorompente, la cui potenza si riscontra sin dal packaging: l’Iroso, 50% Sangiovese, 30% Cabernet Franc e 20% Syrah, un vino carnoso all’assaggio, ma elegante e ben equilibrato, la cui complessità olfattiva regala note di prugna matu-ra e caffè ed il Presuntuoso. Sangiovese in Purezza, vino simbolo della toscanità, vel-lutato, armonico e ben equi-librato. (e.b.)•

5 ettari di terreno che accolgono filari rigogliosi che si lasciano accarezzare dai venti e che offrono frutti da cui ricavare un vino che è vera

espressione del territorio

Tosc

ana

“Missione di qualità” in Toscana

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The recipe for excellence at Te-nuta L’Agona is made of low yields (one kg of grape for each vine), manual harvest and meth-ods that respect the grapes: a mis-sion that starts with the work in the vineyard and ends with an explosion of tastes and perfumes in the bottle. The wines of Tenuta L’Agona have names and labels that stands out, as well as their character. The terroir give to the grapes peculiar characteristics and a careful production does the rest. In fact, the production philosophy of Tenuta L’Agona is based on a careful selection of the grapes. A short pruning let it get the ideal ripening and a se-vere selection guarantees high quality standards. Then, a long maceration and a soft pressing, in addiction to a moderate use of sulfur, are the strength points of a winery that researches excellence

in its production. The low yield is an obvious consequence of these choices, due to a natural passion for winemaking and for this gen-erous territory. The five hectares of Tenuta L’Agona, plunged in the suggestive village of Fauglia, enjoy a favorable position and the vines grow caressed by a gentle wind. The limited production of this winery renews year by year due to the weather changes that makes every production a unique jewel. Tenuta L’Agona proposes two labels with a strong charac-ter: Iroso, 50% Sangiovese, 30% Cabernet Franc and 20% Syrah, a pulpy but elegant and well-balanced wine, whose complex bouquet reveals ripe plum and coffee aromas; and Presuntuoso, a single-variety Sangiovese, a vel-vety, harmonic and well-balanced wine that represent the whole Tus-cany. •

L’Agona: Tuscan quality is a mission Five hectares of luxuriant vi-neyards caressed by the wind and a wine that is the purest expression of its territory

Le eleganti etichette della cantina sono il preludio all’assaggio dei vini: su di esse campeggiano i profili di due volti, rea-lizzati a matita, ispirati alla serie di ritratti intitolata “Gli Alienati” dell’artista romantico francese Géricault.

L’ AGONA di Genera Srl socio unicoPoggio alla Farnia, 6 56043 Fauglia (PI) ItalyTel. 050 657911 Fax 050 [email protected] - www.lagona.eu

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Sorge sui colli di Grac-ciano, uno dei cru sto-rici dell’area di produ-zione vitivinicola del

Nobile di Montepulciano, la Tenuta di proprietà della fa-miglia della Seta Ferrari Cor-belli. Gracciano della Seta è una delle aziende storiche del comprensorio: ereditata nel 1950 dalla famiglia Svetoni, oggi lavora un totale di 18 et-tari di vigneto, in un regime di conversione biologica. Grande attenzione ricade sulla ricerca di uno stile elegante e tradi-

zionale, con la scelta di legni grandi per l’invecchiamento e una grande affezione al Pru-gnolo Gentile: così nel bicchie-re ritroviamo anni di tradizione e storia, uno stile consolidato, una passione tramandata di generazioni in generazioni, un territorio generoso. La Tenuta, dopo essere stata guidata per lungo tempo dalla Sig.ra Piera Mazzucchelli, è oggi condotta da Marco, Vannozza e Galdi-na della Seta, con il supporto del padre Giorgio. La nuova generazione, impugnato il ti-mone, ha portato una ventata di novità, come la cantina di recente costruzione progettata dall’architetto Agata Torricel-

li, che coniuga alla perfezione funzionalità ed estetica. Per gli appassionati, la Tenuta cu-stodisce anche una biblioteca storica del vino, con bottiglie anche degli anni ’40 e tutte le annate dal 1968 ad oggi. (c.c.)•

Un tassello di storia del Nobile di Montepulciano

On the hills of Gracciano, one of the most importsant historical cru of the Nobile di Montepulciano production area, rises the della Seta Ferrari Cor-belli’s winery. Gracciano della Seta is one of the historical estates of this area: inherited in 1950 by the Svetoni family, nowadays the winery owns 18 hectares of vineyards that will be-come organic soon. A special care is addressed to the pursuit of an elegant and traditional style in winemaking, with big oak barrels for ageing and

a predilection for Prugnolo Gentile. These wines are the result of an age-old tradition and history, a strength-ened style, a handed-down passion and a generous land. After Piera Mazzucchelli’s long management, the estate is now leaded by Marco, Van-nozza and Galdina della Seta, with their father’s support. The last gen-eration has given a new fresh drive to the winery, as proved by the recently built cellar designed by Agata Torri-celli, a perfect combination of beauty

and functionality. Also, the estate en-closes an historical wine museum that preserves bottles from the 40s and all the years by Tenuta Gracciano della Seta from 1968 to these days. •

A piece of the history of Nobile di MontepulcianoTenuta di Gracciano della Seta is one of the historical wineries of Montepulciano and rises in one of the most renowed cru of the denomination

TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETAVia Umbria, 5953045 Montepulciano (SI)Tel. +39 0578 708340Fax +39 0578 [email protected]

Tenuta di Gracciano della Seta è una delle aziende storiche di

Montepulciano, sita in uno dei cru più rinomati della denominazione

Toscana

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Abbadia Ardenga, la lunga storia di Montalcino

Abbadia Ardenga is an histori-cal producer of Brunello di Mon-talcino: once owned by the Picco-lomini family – who boasts among its members Pope Pius II, the founder of Pienza – nowadays it’s a museum-winery on a former sta-tion of the Via Francigena, in the Torrenieri area. The Sienese histo-

rian Giovanni Antonio Pecci, in the XVIII century described this place in this way: “On the way from Sien-na to Rome, on a hill easy to climb where grow vines and olive groves, not too far from the river Asso, rises the little castle of Torrenieri”. A suggestive place that worth a visit. The estate is made of two plots of

land in the municipality of Mon-talcino, and counts 650 hectares: only 10 hectares are vineyards of Sangiovese grosso. Low yields and manual harvest give life to Brunello di Montalcino Docg and its Riser-va, Brunello Vigna Piaggia and Rosso di Montalcino Doc, beside some Igt, a Grappa and Vinsanto Sant’Antimo Doc. If you are look-ing for the classical and historical Montalcino her you will find the right place for you. •

Abbadia Ardenga, a piece of story of MontalcinoOnce a station of the Via Francigena, nowadays Abbadia Ardenga is a little jewel in the area of Brunello di Montalcino

ABBADIA ARDENGAVia Romana, 13953024 Torrenieri (SI)+ 039 [email protected]

Un tempo stazione di posta lungo la via Francigena, oggi Abbadia Ardenga è un piccolo gioiello nell’area del Brunello di Montalcino

Toscana

Abbadia Ardenga è una cantina storica di produzione del Brunello di Mon-

talcino: un tempo di proprietà della famiglia Piccolomini – fra i cui componenti vi fu an-che Papa Pio II, a cui si deve la cittadina di Pienza – oggi è una cantina museo, ricavata in quella che fu una stazione di posta lungo la via Francigena, in zona Torrenieri. Lo stori-co senese Giovanni Antonio Pecci, verso il 1700, descrisse così questo luogo: “Nella stra-da che da Siena conduce a

Roma, sopra di un poggio di facile accesso, tutto coltivato a viti e olivi, e poco distante dal fiume Asso, risiede il pic-colo Castello di Torrenieri”. Un luogo di grande suggestione che vale la pena visitare, alme-no una volta nella vita. La Te-nuta si compone di due parti,

sempre nel comune di Mon-talcino, per un totale di 650 ettari di cui solo dieci lavorati a vigneto, anzi, a Sangiovese grosso. Da basse rese in vigna e vendemmie manuali nascono il Brunello di Montalcino Docg e la Riserva, il Brunello Vigna Piaggia e il Rosso di Montalcino

Doc, più gli Igt e infine Grappa e Vinsanto Sant’Antimo Doc. Se cercate la Montalcino classica e storica, questo è indubbiamente il luogo giusto. (c.c.)•

Possibilità di visite guidate nella splendida cantina-museo.

Page 68: I Grandi Vini - luglio/agosto 2015

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In salute e con prospettive di crescita sempre maggiori, il vino abruzzese sta sicura-mente vivendo la stagione

migliore, fatta di affermazioni sul mercato internazionale e di qua-lità raggiunta dopo anni di duro lavoro. Un esito positivo dovuto all’azione di modernizzazione che i viticoltori abruzzesi hanno portato avanti, ma anche grazie al coraggio nell’aver abbando-nato la lettura provinciale di una promozione “casalinga” e a basso costo. Se in Abruzzo c’è un setto-re che è cresciuto più degli altri, questo è il comparto vitivinicolo. Nel primo trimestre 2015 i nume-

ri dell’export sono record: +8% sui mercati tradizionali. Non si tratta di una performance isolata o di un semplice exploit, ma il consolidamento di un dato che cresce da cinque anni a questa parte. I numeri positivi del vino vanno poi inseriti in un ambito più ampio che è quello dell’a-groalimentare, settore nel quale l’Abruzzo è riuscito a presentare sul mercato internazionale pro-dotti innovativi che hanno atti-rato l’attenzione dei buyer este-ri. L’agroalimentare non è certo un mercato in crisi, ma proprio per questo per riuscire ad im-porsi sulle piazze internazionali

è necessario mettere in campo strategie di differenziazione del prodotto. L’Abruzzo lo ha fatto per alcuni prodotti tipici, tipo lo zafferano di Navelli e l’aglio ros-so di Sulmona, e per il vino natu-ralmente. Se da un lato l’aumento delle esportazioni conferma la crescita del gradimento del made in Abruzzo, dall’altro dimostra la grande capacità che hanno avu-to gli imprenditori abruzzesi di puntare e conquistare mercati nuovi e diversi. In questo senso, gran parte della politica agricola regionale guarda con attenzione alla valorizzazione del vino. Da qualche giorno sono partiti due

bandi regionali sul settore vitivi-nicolo che mettono a disposizione degli imprenditori poco più di 11 milioni di euro per investire e mi-gliorare le aziende con la ristrut-turazione dei vigneti (8 milioni) e per promuovere il vino nei Paesi extra Ue (3 milioni). L’obiettivo principale è entrare nei mercati asiatici di Cina e India dove l’A-bruzzo ha finora registrato timide presenze. A differenza degli altri mercati extra Ue rilevanti, ovvero Stati Uniti e Canada, dove invece il vino abruzzese è di casa, aven-do conquistato quote conside-revoli che lo hanno collocato in prima fascia.•

L’export dai risultati record incoraggia i produttori ad investire in nuovi mercati, avallati da una politica agricola regionale che punta alla piena valorizzazione del comparto vitivinicolo

I vini abruzzesi puntano su Cina e India

DI CHIARA MARTINELLI

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In linea con le tematiche lanciate da Expo 2015, la Strada dei Vino Cesanese si è mossa con altri partner per dare voce al territorio e alla produzioni tipiche

Un progetto per valorizzare l’Alta Ciociaria

DI CLAUDIA CATALDO

Lazio

Anche nel Lazio si respira l’atmosfera di Expo. Qua, fra le varie realtà produt-tive e culturali, spicca la

Strada del Vino Cesanese, che si occupa di enoturismo e itinerari at-traverso le eccellenze agroalimenta-ri del territorio, in alcuni dei comu-ni fra Roma e Frosinone. Sulla scia di Expo e del tema cardine “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, la Strada ha fatto richiesta per un fi-nanziamento pubblico, presentando un progetto di marketing territoriale in collaborazione con Fiuggi Turi-smo Convention and Visitor Bureau (Soggetto Capofila), Acqua&Terme

Fiuggi, Università Europea di Roma, i Comuni di Piglio, Acuto, Serrone e Fiuggi. Questo progetto, approvato e pronto a partire, preve-de la creazione di un percorso turi-stico ed enogastronomico nell’area del Cesanese con il coinvolgimento dei comuni di zona. Nell’ambi-to dell’innovazione tecnologica, è prevista la costruzione di una piat-taforma che unisca alla presenta-

zione anche un booking engine di e-commerce per le produzioni tipi-che e che attraverso attività di di-gital marketing permetta una più immediata relazione con l’interesse della domanda. L’obiettivo è la va-lorizzazione della zona denominata Alta Ciociaria con una specifica attenzione all’area sovrapponibile con la strada del vino Cesanese. La progettualità comprende anche la

realizzazione di eventi territoriali nei diversi comuni coinvolti, dove le tematiche affrontate saranno quelle della produzione enogastro-nomica del territorio del Cesanese, fra cultura, storia e gusto. Saranno creati così percorsi tematici con degustazioni, eventi ed animazioni, affinché l’offerta turistica di questa parte di Lazio venga potenziata e resa ancora più attraente. •

QUESTI GLI APPUNTAMENTI MESSI IN CALENDARIO:- Serrone 12 – 23 agosto, dove il focus degli eventi sarà sulla produzione gastronomica;- Piglio 28 – 29 di agosto, con percorsi multisensoriale per una conoscenza del prodotto di eccellenza del territorio, ovvero il vino;- Acuto 16 agosto e 20 settembre, dove si svolgeranno attività di conoscenza e focus sulla produzione di un altro prodotto di eccellenza del territorio, l’olio extravergine di oliva.

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È un quadro positiva-mente significativo quello emerso duran-te l’ultima edizione

di Vitigno Italia, di scena nella suggestiva cornice napoletana di Castel dell’Ovo il 24, 25 e 26 maggio. Vi si scorge la Campa-nia, Regione ospitante l’evento, che sempre più sa aprirsi all’e-stero, riuscendo così a dare un respiro internazionale alla ker-messe. Un respiro convogliato non solo dai tanti buyer stranie-ri cui erano rivolti gli incontri a porte chiuse OnetoOne con le aziende ma anche dai convegni formativi sul marketing estero pensati per le piccole e medie realtà – perché, checché se ne dica, sono le piccole produzioni che danno valore ed identità al Belpaese. Ecco allora meeting su opportunità, tutela dei brand

e nuove tecnologie per vendere all’estero, finanziamenti e servi-zi a sostegno dell’internaziona-lizzazione, best practices per esportare con successo i vini ad Hong Kong e in Cina e, infine, avvicinamento alle pratiche ko-sher e tema della contraffazio-ne. Ma il taglio internazionale è stato ben controbilanciato dallo sguardo sul locale, cosicché l’e-vento è riuscito a sfoggiare una

mise decisamente glocal. Se infatti Vitigno Italia è dedicato ai vini provenienti da tutto lo Stivale, con una partecipazione di ben 150 aziende dal Trenti-no alla Sicilia, sono state tante le occasioni per mettere a fuoco l’enologia locale. In primis, l’E-noteca Regionale con 60 etichet-te campane in assaggio e poi le degustazioni che di volta in volta hanno dato voce non solo a terri-

tori diversi, da Salerno al Cilen-to, dai Campi Flegrei ad Amalfi, ma anche ad approcci differenti, con uno speciale rivolto alle bol-licine, tipologia in crescita an-che localmente, uno incentrato sui rosati e uno dedicato alle Si-gnore del Vino campane. Perché il vino oggi è sempre più rosa: come ci dice Maria Ida Avallone – titolare di Villa Matilde e de-legata regionale del movimento Donne del Vino, che in Campa-nia raccoglie 55 socie – “rispetto agli inizi molto è cambiato: da un atteggiamento quasi di ri-spetto reverenziale ora siamo in grado di marcare davvero la no-stra voce”. A confermare il taglio riuscito dell’evento sono infine i 14 mila visitatori, in aumento di quasi un terzo sullo scorso anno.

Maria Ida Avallone, Delegato Regionale Donne del Vino

Vitigno Italia: taglio sartoriale d’effetto

Tessuto vitivinicolo italiano di qualità, internazionalizzazione e nuove tendenze, incontri OnetoOne con i buyer esteri e visite aumentate del 35%

DI IRENE GRAZIOTTO FOTO SARA GIUSTI

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Qui non trovate la classica Mar-gherita o la Quattro Stagioni. Qui trovate la Regina Margher-ita con gli antichi pomodori di Napoli Presidio Slow Food e il fior di latte di Agerola, la Mari-nara con l’aglio rosso di Nubia, la Menaica con le omonime ali-ci, pescate oggi solo a Marina di Pisciotta secondo un’antica tec-nica. Se invece volete sconfin-are nell’autoindulgenza, la car-ta offre la Nduja con l’omonimo insaccato di Spilinga, la Pis-tacchio con pesto siciliano e pomodorini gialli del Vesuvio, la Papacella Napoletana con i caratteristici peperoni. Ven-

totto le pizze in menù, genuine sino alla radice: Giuseppe Vesi, nato e cresciuto fra il forno e la campagna, con nonno e padre che facevano sia i pizzaioli che i contadini, ha supervisionato uno a uno gli ingredienti che entrano nelle sue pizze. Dalla farina biologica e macinata a pietra del Molino Quaglia, ai singoli ingredienti gourmet, che Giuseppe si è procurato grazie a tre anni di ricerca sul mercato e contatto diretto con i produt-tori. Birre italiane, tedesche e belghe in accompagnamento e vini italiani e francesi della linea “Triple A”: Agricoltori, Artigiani, Artisti. D’altra parte, quale al-tro accompagnamento per una Pizza Gourmet?www.pizza-gourmet.it

Pietro Parisi sbarca nel cuore pulsante di Napoli con la “marenna”, il tipico pasto che i contadini locali si portavano un tempo nei campi: un pezzo di pane cafone smollicato che veniva riempito con pietanze non leggerissime ma autentiche, come polpette e carne alla pizzaiola. Parisi ci mette del suo, usando prodotti di prima qualità che proven-gono da aziende ecosostenibili e, in poche briciole, declina la Dieta Mediterranea in versione Panino. Ecco allora la marenna ripiena di Parmigiana di Melanzane al vapore, quella di polpette con cacio ricotta del Salento o con la frittata di uova locali e provola di Agerola. Per gli aficionados non man-cano i burger classici ma anche quelli arricchiti dai Presidi Slow Food, come il Vesuvio che trabocca di mortadella di maiale nero casertano, provolone del monaco e pomodorini piennolo. Per chi cerca il taglio green sono disponibili marenne vegetariane e insalate miste, mentre gli amanti del creativo possono trovare soddisfazione nei “Componibili”, scegliendo fra sette diversi tipi di pane, carne – Chianina e Bufalo, solo per fare due esempi – e salumi – dalla Palla di Nola al salame gioì – e poi formaggi, verdure e salse. Provate ancora a chia-marlo “panino”! Facebook: BurgerItaly

Pizza Gourmet

Burger Italy

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15 10-12 novembre 2015

BRAUBEVIALENorimbergawww.braubeviale.de

22-24 novembre 2015

GOURMET FORUMTORINO

www.gourmetforum.it

27-30 novembre 2015

WINE GASTRONOMYMontecarlo - Principato di Monaco

www.mc-gastronomie.com

24-26 novembre 2015

SITEVIMontpellierwww.sitevi.com

14-17 novembre 2015 CosmofoodVicenzawww.cosmofood.it

6-9 novembre 2015

WINE FESTIVALMeranowww.meranowinefestival.com

14-17 settembre 2015

WORLD FOODMoscawww.world-food.ru

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1415-18 ottobre 2015

AGRILEVANTEBariwww.agrilevante.eu

19-20 ottobre 2015

AUTOCHTONABolzano

www.fierabolzano.it/autoctona

15 - 20 settembre 2015

FOOD FILM FESTIVALBergamo

www.montagnaitalia.com

3-6 novembre 2015

SIMEIRho

www.simei.it

8 – 11 ottobre 2015

FOOD FILM FESTIVAL Bariwww.montagnaitalia.com

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FIERE IN CALENDARIO [ 2015/2016 ] Settembre • Ottobre • Novembre • Dicembre 2015 Gennaio • Febbraio 2016

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Febbraio 2016

23-26 febbraio 2016

VINEXRepubblica Ceca - Brnowww.bvv.cz/en/vinex/

20-23 febbraio 2016

BEER ATTRACTION Riminiwww.beerattraction.it

25-27 gennaio 2016

MILLÉSIME BIOFrancia - Montpellier | Pérolswww.millesime-bio.com

27-28 gennaio 2016

UNIFIED WINE & GRAPE SYMPOSIUMStati Uniti d’America - Sacramento CA

www.unifiedsymposium.org

3-6 febbraio 2016

FIERAGRICOLAVeronawww.fieragricola.it

Gennaio 2016

WWMSpagna - Barcellona

www.wwm-barcelona.com

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4 - 6 dicembre 2015

SHANGHAI WINEXPOAUTUMN EDITION

Cina, R.P. - Shanghaiwww.winefair.com.cn

1-3 febbraio 2016

SALON DES VINS DE LOIREFrancia - Angers

www.salondesvinsdeloire.com

15-17 febbraio 2016

VINISUDFrancia - Montpellier | Pérolswww.vinisud.com

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ACETAIE APERTEModena, 27 settembre 2015

Food&Beveragendadi Claudia Cataldo

Bellavita nasce con l’obiettivo di promuovere l’eccellenza italiana del food&wine all’estero, attraverso eventi costruiti ad hoc e rivolti ad un

pubblico di professionisti, in quei mercati che maggiormente risultano essere inte-ressati alla produzione made in Italy. A luglio sarà la volta di Londra, dal 19 al 21, presso il Business Design Center. I numeri della passata edizione danno la misura del successo del format: 6.800 visitatori in tre giorni, oltre 200 espositori italiani, 72% delle presenze registrate come operatori del settore (importatori, distributori, riven-ditori, ecc.). Molti gli ospiti “di spessore” attesi sia nel food che nel wine theatre. A novembre invece il focus andrà ai mercati dei Paesi Bassi e del Belgio, con un evento ad Amsterdam il 22 e 23 novembre. Il Benelux vede una presenza di prodotti italiani per un valore di 1,8 miliardi di euro, con una crescita costante, soprattutto per quanto riguarda il segmento del biologico. La prenotazione degli stand è ancora aperta: sul sito sono disponibili i contatti per richiedere informazioni sulle modalità di adesione. www.bellavitaexpo.com

Dopo il successo delle prime tre edizio-ni, torna Bottiglie Aperte, il più grande festival vinicolo di Milano, città dell’Ex-

po 2015. Quest’anno l’evento si svolgerà dal 12 al 14 Settembre 2015 nel cuore storico di Mila-no, nella splendida sede del Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci”. L’edizione 2015, dedicata principalmente ai professionisti del canale Ho.Re.Ca., prevede la presenza di 100 espositori selezionati tra le cantine più rappresentative del territorio italiano, caratterizzate da un alto profilo qualitativo e da un forte legame con il territorio di provenienza. Il programma è arricchito da una selezione di degustazioni e Master Class a iscrizione di altissimo livello guidate da Luca Gardini, da una cena speciale organizzata per i produttori e da numerose novità. www.bottiglieaperte.it

Decima edizione per questa manifesta-zione a cadenza biennale dedicata alle forme del latte, organizzata da Slow Food Italia e Città di Bra. Tema dell’e-

dizione 2015 è Alle sorgenti del latte, per nutrire il pianeta, con un focus sul ruolo della montagna e sulle storie dei giovani che hanno scelto di vivere e la-

vorare tra le vette, le valli e gli alpeggi per cambiare vita e ripercorrere le orme dei loro avi. Tornano le degustazioni guidate dei Laboratori del Gusto, 36 appuntamenti per conoscere il mondo della biodiversità casearia e non solo; gli Appuntamenti a Tavola, occasione unica per incontrare alcuni tra i migliori chef

del panorama nazionale e internazionale e assaggiare le loro specialità; gli incon-tri curati da Slow Food Educazione, con le attività dedicate alle scuole e alle fa-miglie e un Master of Food pensato per gli under 30, alla scoperta degli abbina-menti tra formaggi e birre artigianali, e molto altro. www.slowfood.it

BOTTIGLIE APERTEMilano, 12 - 14 settembre 2015

BELLAVITA Londra, 19 – 21 luglio 2015

Domenica 27 settembre, in tutta la provincia di Modena, torna infat-ti Acetaie Aperte, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena e dal Consorzio Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP per far conoscere al pubblico come nasce questo prezio-so alimento dalla storia secolare. La giornata prevede un programma comune a tutte le acetaie partecipanti fatto di degustazioni e visite guidate ai locali di produzione. Con l’edizione 2015, Acetaie Aperte si inserisce a pieno titolo tra gli itinerari turistici creati ad hoc per i visitatori di Expo, i quali avranno la possibilità in questo modo di conoscere da vicino come nascono questi prodotti di eccellenza del nostro agroalimentare esportati in oltre 120 paesi. www.acetaieaperte.com

CHEESEBra (CN), 18 – 21 settembre 2015

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

COSMOFOODVicenza, 14 – 17 novembre 2015

BRAUBEVIALENorimberga, 10 – 12 novembre 2015BrauBeviale è la fiera dedicate alle tecnologie e ai processi impiegati nel settore beverage: birra, acqua, bevande spiritose e non, vino, spumanti e altro. I numeri della passata edizione sono la testimonianza di un successo: 37.200 visitatori dall’Europa e dal resto del mondo e 1.128 espositori distribuiti in 9 halls. Il salone, per la sua edizione 2015, si terrà presso l’Exhibition Centre Nuremberg, dal 10 al 12 novembre. Un vero e proprio meeting annuale dell’industria del beverage, con un approccio b2b, la piazza giusta dove presentare nuove soluzioni logi-stiche, idee performanti, materie prime e prodotti di ultima generazione, davanti ad un pubblico di professionisti. Un focus particolare, come già nella passata edizione, andrà al comparto dei birrifici, anche e soprattutto quelli artigianali, con incontri, workshop e sessioni di degustazione, ma senza dimenticare il vino e le bevande spiritose in generale, anche loro protagonisti di approfondimenti e tasting. Spazio anche ai “più piccoli”: le compagnie nuove, innovative e propositive, potranno fare richiesta per una sponsorizzazione da parte del BMWi (sul sito della fiera è possibile reperire maggiori informazioni). BrauBeviale si conferma insomma uno degli appuntamenti internazionali più importanti e attesi per l’industria delle bevande, andando a toccare ogni singola sfaccettatura di questo settore. www.braubeviale.de/en

CALICI DI STELLETutta Italia, 4 – 10 agosto 2015

FESTIVAL FRANCIACORTA IN CANTINAFranciacorta, 18 e 19 settembre 2015

Calici di Stelle è l’appuntamento estivo del Movimento Turismo del Vino: l’oc-casione giusta per degustare un buon calice di vino, col naso all’insù nelle notti delle stelle cadenti, nelle piazze come nelle cantine. Vino e offerta cul-turale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l’abbinamento vin-cente della manifestazione, in una for-mula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte.www.movimenturismovino.it

Prima, in occasione dell’Expo, ci sarà Aspettan-do il Festival: dall’11 al 18 settembre le cantine organizzeranno in enoteche, wine bar e risto-ranti in Lombardia, happy hour, degustazioni e cene in abbinamento a Franciacorta. Poi inizierà il Festival vero e proprio, con 68 aziende che

proporranno eventi legati ai temi dell’enoga-stronomia, della cultura, arte, sport e natura. Un week end durante il quale il visitatore avrà l’occasione di percorrere la Strada del Francia-corta, ricca di luoghi d’interesse storico e artisti-co. Contestualmente, il 19 settembre, ad Expo si

terrà la festa del vino, una giornata interamente dedicata al prodotto, una vera e propria festa in cui Franciacorta, Official Sparkling Wine di Expo 2015, aderirà con degustazioni e iniziative di-vertenti per il pubblico della grande esposizione universale.

www.festivalfranciacorta.it

2 padiglioni, 350 espositori e 100 eventi per la ter-za edizione di Cosmofood, dal 14 al 17 Novembre in Fiera di Vicenza. Enogastronomia, Ristorazione ed Attrezzature professionali. Questi i pilastri su cui si sviluppa l’evento che in quattro giorni permet-terà all’operatore professionale ed al consumatore privato di incontrare i migliori produttori del terri-torio nazionale, conoscere i prodotti ed acquistarli.

Inoltre sarà attiva l’area eventi con corsi di cuci-na, degustazioni guidate, showcooking e seminari. Sei le aree tematiche: Cosmotech con le migliori aziende del settore e le ultime novità tecnologiche per la ristorazione; Cosmowine con ottanta can-tine provenienti dal territorio nazionale; Cosmo-beer con quaranta microbirrifici artigianali italiani ed europei; Food, ristorazione e prodotti di qualità; Intolleranze Alimentari, Gluten Free, Bio&Vegan. Cosmofood resta, anche al termine

della manifestazione, come ‘fiera virtuale’, grazie al portale di e-commerce www.goloshop.it dove è possibile conoscere l’offerta degli espositori e ac-quistare on line i loro prodotti durante tutto il corso dell’anno. Orari: Sabato e domenica 9–22, lunedì e martedì 9–19. Biglietto d’ingresso acquistabile in fiera al costo di 5 euro. www.cosmofood.it

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Ero sbarcata a San Francisco un pomeriggio di marzo, tempo di adattare il fisico al tepore pri-maverile dopo la neve dei Fin-

ger Lakes e stavo già attraversando le colonne d’Ercole del Golden Gate. Mi lasciavo alle spalle la bella Baghdad by the bay – come chiamavano la multicul-turale Frisco negli anni ’40 – per risalire a nord verso la Napa Valley. Nel dettaglio,

avrei raggiunto i 600 metri s.l.m. dove sorge, fra pini e felci, Barnett: siamo sulla cima della Spring Mountain, suolo vulca-nico, escursioni termiche e uso “europeo del legno”. Ne nascono Chardonnay dai profumi di fiori ed erbe aromatiche e un palato dove la morbidezza del burro è ben bilanciata dal tocco minerale e sa-pido: Savoy Vineyard, Anderson Valley 2013 fra tutti; e poi un Pinot Noir 2011

da vertigine, con la frutta matura che tro-neggia accanto alla nota balsamica del pino mugo e il Merlot 2012 vinificato con un 10 per cento di Cabernet Franc: magi-stralmente elegante, frutti neri, tracce di spezie, cannella, morbidi tannini che si sciolgono in bocca. Dalle vette alle can-tine sotterranee di Schramsberg, scavate nell’800 quando qui si pensava ci fosse-ro i diamanti e che oggi custodiscono i

Appunti di viaggiodi Irene Graziotto

California primo amoreMi ritrovavo on the road, per la precisione sulla Route 121: e se anche se non mi chiamavo Sal Paradise il mio viaggio tra Napa e Sonoma sarebbe stato memorabile lo stesso

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2,7 milioni di bottiglie metodo classico, fra cui il J. Schram con il suo connubio di fragranze di pasticceria, crema brulé, accattivante pizzicore al palato e il Brut Rosé dalle impetuose note di frutta. Pro-fumano di mele, frutta esotica e mango i delicati Chardonnay 2011 di Paul Hobbs, dalla nota dorata, opulenta mentre i Pi-not Noir 2012 giocano sui toni della frutta

matura, polposa anche in bocca, mentre i due Cabernet Sauvignon del 2011 pun-tano sulla venatura speziata. Mi congedo dalla Napa con due Giano bifronte che hanno precorso i tempi facendo leva sul-la consolidata tradizione bordolese per conquistarsi il futuro mercato americano. Nocciola, persino accenni di pepe bianco connotano il Chardonnay Riserva 2011

Carneros di Mondavi, dalla bocca vellu-tata e fresca; punta invece sul frutto suc-coso e dolce il Cabernet Sauvignon 2009 e s’innalza su note di miele, albicocca, sultanina il Sauvignon Blanc da uve bo-tritizzate del 2001. Dell’Opus One 2011 rimane la cesellatura maestra, i tannini scolpiti ad arte, la persistenza lunga che mi riaccompagna sino a San Francisco.•

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Siamo in bici mentre l’uomo rugoso, come chi ha vissuto una vita al vento, sta se-

duto comodamente. Noi, io e il fotografo, stiamo iniziando un giro in bici per la penisola di Akamas della parte ovest di Cipro. Noi abbiamo preso un caffè Sketos, che sarebbe un caffè cipriota senza zucche-ro. Lui sta bevendo qualco-sa di dorato, in un bicchiere piccolo. Guardo il bicchie-re dell’uomo rugoso e penso che possa essere la Zivania, la grappa cipriota fatta di di-stillato di succo di uva. Come alternativa potrebbe essere la Koumandaria. Non sono si-cura.Cipro vanta una lunga tradi-zione vinicola, che risale a più di 4 mila anni fa. Nell’antichi-

tà il vino era un’importante fonte di ricchezza per l’isola; i vini ciprioti erano, infatti, molto apprezzati dai Faraoni d’Egitto, dai Greci e dai Ro-mani.Cosa sta bevendo? Lui, con-tento della domanda, mi ri-sponde che sta bevendo un bicchiere di vino migliore che ci sia: la Koumandaria! Vino da dessert, nel 1990 è stato il primo vino cipriota ad ricevere la Doc. Viene pro-dotto intorno ai 14 villaggi al sud delle montagne di Trodos.

Vengono impiegati due tipi di uva autoctone: Mavro e Xyni-steri. Il metodo usato in canti-na è simile a quello chiamato Solera in altre parte del mon-do. Insomma, un po’ di lavoro c’è da fare prima di avere un bicchiere di Koumanderia. Come quello che sta bevendo l’uomo con rughe del vento il quale bicchiere sto fissando da ormai un bel po’. Non partite? Ci chiede. Sì, partiamo. C’è cosi tanto da vedere a Cipro. Specialmente fuori stagione quando i turisti

del nord Europa hanno bevu-to abbastanza e preso il sole fino a diventare color gambero e sono tornati a casa. Allo-ra l’isola rifiorisce. Cultura. Natura. Villaggi genuini. Il cibo – meraviglioso – è gre-co con un’influenza dell’Asia minore e della Turchia. Infatti la specialità sono i mezè. E ovviamente si finisce il pasto con un bicchiere di Kouman-deria. Magari ad un bar con vista mare. Gli uomini con ru-ghe del vento non si sbagliano quasi mai.•

Appunti di viaggiodi Asa Johansson foto Max Rella

Cipro, meravigliosa specialmente fuori stagione

Perché andate in bici quando potete andare in macchina? Ce lo chiede l’uomo anziano seduto al bar con la vista mozzafiato appena fuori la città di Paphos

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PELLICOLE DI GUSTO

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( di Lorenzo Bianciardi - [email protected] )

Enogastrocinematografia: è una parola un po’ lunga e difficile, ma forse rende bene l’idea di un nuovo trend delle rassegne cinematografiche, quelle che mescolano

cinema, buon cibo e ottimi vini. Un invito ad un uso “consapevole” del mangiare e bere attraverso la magia del grande schermo? Forse, e non solo. In effetti basta guardarsi attorno per accorgersi che moltissimi sono i festival di cinema e gusto che si svolgono in tutta Italia. Ne abbiamo iniziato a parlare lo scorso mese, proseguiamo con la ricca offerta dell’estate, cominciando dalla rassegna Cinemadivino che animerà le cantine italiane da luglio a settembre: pellicole da gustare direttamente nelle aie e nei cortili delle aziende vitivinicole, in ben 15 regioni. I grandi vini si gustano in cantina: è questo il motto della kermesse, che porterà in scena i migliori film della stagione. “Da 12 anni Cinemadivino anima le serate romagnole e da 5 è uscito dal nido e ha cominciato a raccontare il vino e il territorio in giro per l’Italia - spiega Carlo Catani, Presidente di Cinemadivino srl -. L’obiettivo è raccontare il lavoro dei produttori di vino attraverso il binomio originale ‘cinema e paesaggio’: ecco il segreto delle oltre 100 serate in scena dal Nord al Sud Italia, con un cartellone che propone film che vanno dal pluripremiato Birdman al cult Soul Kitchen (www.cinemadivino.net).In Trentino tutti i giovedì di luglio va invece in scena Doc (Denominazione di Origine Cinematografica). Un nome che è tutto un programma, per un’iniziativa che si definisce ‘il carosello papillo-gustativo-cinematografico più fresco dell’estate’. In effetti gli ingredienti per una bella serata ci sono tutti: visita nelle aziende in compagnia dei

“padroni di casa”, degustazione nella cantina ospitante e per concludere proiezione di un bel film (www.tastetrentino.it).Come dimenticare poi la quarta edizione di Cinecibo Festival, il festival del cinema a tema gastronomico che si terrà nel Cilento ad agosto? “Cinecibo propone di valorizzare la corretta alimentazione e il cinema di qualità attraverso una competizione tra opere audiovisive - spiega l’organizzatore, Donato Ciociola -. L’attenzione qui è rivolta alla creatività dei partecipanti, invitati alla realizzazione di opere legate all’alimentazione, per sperimentare nuovi connubi tra cinema e gastronomia”.Tutta da seguire anche la prima edizione di Piccola Rassegna di Cinema di Buon Gusto che si svolgerà a Torino, in collaborazione con Slow Food. Cinque sere d’estate alla riscoperta delle bocciofile torinesi: una rassegna itinerante per gli appassionati di cinema ed enogastronomia locale e sostenibile. Troverete film che narrano il gusto e l’arte culinaria, accompagnati da prodotti a km 0 e vini artigianali.Dulcis in fundo, non possiamo non parlare di Al cinema con gusto, che vede lo zampino di chi scrive, assieme al direttore della nostra rivista, Giovanni Pellicci. Da maggio a settembre una decina di serate golose, di giovedì o venerdì sera, che iniziano con gli assaggi dei prodotti di filiera corta e vini del territorio senese offerti dal Consorzio Agrario di Siena, e che proseguono con film gourmand sotto le stelle a bordo piscina, il tutto nel suggestivo scenario delle Terme Antica Querciolaia di Rapolano Terme, in provincia di Siena. Fino alle una di notte, un programma delizioso per coccolare lo spettatore con le piscine termali, la sauna, il bagno turco, accompagnando le prelibatezze toscane ad un’attenta selezione di ‘pellicole di gusto’, nel perfetto stile della nostra rubrica (www.termeaq.it). Non solo, questa estate la formula di Al cinema con gusto arriverà anche nel cuore del Chianti, esattamente nell’azienda Capannelle di Gaiole in Chianti per vivere alcune serate all’insegna di degustazioni in cantina, proiezioni all’aria aperta e golose prelibatezze.Mica male come offerta, che dite?Buona estate enogastrocinematografica a tutti!

PELLICOLE DI GUSTO

Una lunga estate di cinema e sapori

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Negli ultimi anni, è diventato difficile parlare di vino natu-rale senza nominare la fami-glia Maule, capeggiata da

Angiolino, e la sua associazione VinNa-tur. Di recente uno dei due figli di An-giolino, Alessandro, ha firmato un post, sul sito dell’associazione, dove parla del “progetto riduzione di rame e zolfo”, da tempo nell’aria, per andare a “eli-minare questi due prodotti totalmente, sostituendoli con prodotti fogliari che stimolino la pianta ad auto difendersi, fintanto che la pressione dei funghi non sia eccessivamente problematica”. I ri-schi dell’uso di questi prodotti sono, in particolare, la diminuzione di varietà e

numero di insetti e acari predatori utili al vigneto, una diminuzione considerevole di lieviti e batteri nella buccia dell’uva e, soprattutto, l’accumulo di metalli pesan-ti nel terreno, causato dal rame. Ales-sandro Maule spiega meglio in cosa consiste il progetto.Con il progetto di riduzione rame e zolfo nei vigneti si intende an-dare a lavorare sulla prevenzio-ne dei funghi. Nell’atto pratico di quali operazioni si tratta? “Prima di tutto, si lavora sul vigore delle piante; più esuberanza vegetativa signi-fica anche più suscettibilità ai funghi. Quindi in primavera si lascia crescere l’erba, spontanea o seminata, il più

possibile in modo da creare una com-petizione per acqua e sostanze nutritive. Defogliazioni in grado di portare alla luce del sole precocemente i grappoli, evitano ristagni di umidità e sfavorisco-no situazioni in cui i funghi si possano trovare a loro agio”. I limiti di rame e zolfo fissati dal biologico sono, quindi, troppo alti?“Il limite imposto riguarda solamente il rame, parliamo di 6 kg ad ettaro ogni anno. È un limite che può andar bene a tutti. Noi siamo consapevoli che la Comunità Europea vuole diminuirne sempre di più le dosi ammissibili, fino ad arrivare a vietarne l’uso. La viticoltu-ra bio dipende sempre di più da questi due prodotti ed è nostro dovere contri-buire a far si che avvenga il contrario. Il biologico è comunque un importante primo passo per allontanarsi dall’uso di pesticidi di sintesi che sicuramente fan-no molti più danni a lungo termine sia sull’uomo che sull’ambiente”. Nelle stagioni climaticamente più difficili, bastano queste pra-tiche per evitare l’insorgere del problema? “Purtroppo in questo momento non possiamo dire di poter evitare sempre rame e zolfo. Tuttavia siamo nella dire-zione giusta per poter studiare strategie

che funzionino anche in momenti di maggior emergenza. La collaborazione con la Stazione sperimentale per la viti-coltura sostenibile, a Panzano in Chianti, del dottor Ruggero Mazzilli è fondamen-tale in questo”. Per ora delle aziende associate stanno sperimentando dei pro-dotti fogliari, che insieme a una corretta gestione della pianta, andrebbero a stimolare la pian-ta stessa a difendersi. Di cosa si tratta e quali sono per ora i ri-sultati?“Si tratta di prodotti a base di estratti vegetali ed alghe, diluiti in acqua. Que-ste miscele distribuite sulle foglie, vanno a stimolare la produzione di fitoalessine nella pianta. Molte ditte produttrici di concimi fogliari stanno studiando for-mulati che vadano ad agire in questo modo; per questo il settore è in evolu-zione continua. Non possiamo ancora parlare di risultati definitivi, in quanto la sperimentazione richiede almeno 3 anni di prova concreta per essere certi che i risultati siano replicabili con diverse con-dizioni climatiche. Possiamo però già es-sere parzialmente soddisfatti sostenen-do che ciò ci permette tranquillamente di ridurre di 1/3 le dosi di rame e zolfo”.

www.vinnatur.org

VinNatur lancia un progetto per la gestione delle malattie della vite, in fase di sperimentazione dai viticoltori associati, per produrre vino rispettando il suolo e l’ecosistema

di Marina Ciancaglini

NewsBio & Green

Niente più rame e zolfo in vigna. Una possibilità concreta?

Alessandro MauleCredits Lorenzo Rui

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“The Brewers of Europe è immen-samente orgogliosa delle birre che produce e degli ingredienti utilizza-ti per la loro produzione - ha detto Pierre-Olivier Bergeron, segretario generale di BoE (l’Organizzazione europea dei consumatori)–. Vogliamo che i consumatori europei conoscano gli ingredienti della birra e che com-prendano come queste birre possano rientrare in uno stile di vita equilibra-to”. Il lancio della notizia è avvenuto all’assemblea annuale svoltasi ad Expo nell’ambito della Giornata Eu-ropea dedicata alla Birra, in cui si è ribadita l’attenzione verso l’ambiente, il consumo responsabile e l’impegno sempre più frequente nel divulgare

una cultura birraia ecosostenibile. The Brewers of Europe è l’organo che ri-unisce tutte le associazioni nazionali dei produttori di birra di 29 Paesi eu-ropei che, d’ora in poi, elencheranno volontariamente in etichetta gli ingre-dienti usati e le relative informazioni nutrizionali. Piena tracciabilità dun-que anche per le bevande analcoliche che dovranno attenersi ai requisiti di legge previsti da Bruxelles. In con-fronto al 1992, la birra è diventata più sostenibile, grazie a un’ottimizza-zione dei processi produttivi: solo tra il 2008 e il 2010, si sono registrati un calo del -4,5% nell’impiego di acqua per ettolitro di birra prodotto e una riduzione del -3,8% nell’impiego di

energia per ettolitro di birra prodotto. Mentre la produzione di CO2, nello stesso periodo, è scesa del 7,1%.

Il Simei si apre alla birra artigiana-le. E’ questa la novità della fiera dedicata alle macchine e prodotti per la produzione, imbottigliamen-

to e confezionamento di tutto il beverage. La new entry della pros-sima edizione sarà proprio la birra artigianale, attraverso un percorso

sensoriale punteggiato da wor-kshop, laboratori e innovazioni tecnologiche in cui gli stessi mastri birrai affronteranno problematiche inerenti il processo produttivo e il mercato brassicolo. Gli addetti ai lavori avranno la possibilità di approfondire e testare il comparto birra, tramite sessioni guidate di analisi sensoriale e degustazioni presso il Simei Sensory Bar, insie-me all’olio e al vino. Riflettori acce-si dunque sul fenomeno della birra artigianale, che per Unione Italia-na Vini (organizzatrice di Simei) ha registrato margini di crescita importanti (compresi tra il 10% e il 20%) per l’economia italiana.

www.simei.it

di Chiara MartinelliA tutta Birra

Trasparenza totale per le etichette delle bevande analcoliche

Per la prima volta a Simei, un focus sulla

birra artigianale

EVENTI

TRACCIABILITÀ

THE BREWERS OF EUROPE PER UN CONSUMO ECOSOSTENBILE

SIMEI 2015: BENVENUTA BIRRA!

Nuova stangata per la “cara bevanda al mal-to” che subirà un ulteriore aumento dell’ac-cisa nel corso del 2015. Confagricoltura ha espresso le sue preoccupazioni alla tavola rotonda organizzata da Assobirra dal titolo “Ridurre la pressione fiscale, creare valore e occupazione”. Il vicepresidente Massimiliano Giansanti ha definitivo “punitiva” la politica fiscale del Governo sulla produzione di be-vande fermentate a base di materie prime agricole, mentre il presidente Mario Guidi ha sottolineato le ripercussioni non solo sulla pro-duzione industriale ma anche sulle attività dei microbirrifici (molti dei quali partecipati dagli stessi agricoltori). Una manovra che andrà ad impattare pesantemente sulle numerose start-up, adesso duramente colpite nel cuore dei loro fornitori di malto e orzo. Ancora un dan-no per le piccole imprese che oltre ad avere sulle spalle l’enorme sforzo dell’investimento iniziale (pensiamo ai più giovani), si trovano a fare i conti con un mercato già appesantito dalle famose accise “nascoste nel boccale, ora minacciate da un ulteriore aggravio fiscale. Non è finita qui: Confagricoltura teme una futura accisa anche sul vino, da ritenersi in primis “bevanda agricola”.

Rincaro accise sulla birra: la protesta di Confagricoltura

L’OMBRA DEL FISCO

FISCO

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Un itinerario insolito all’interno delle storiche Cantine Bosca, che si trova-no a Canelli nel cuore dell’astigiano e sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2014. Per celebrare l’anno Internazionale della Luce 2015, le Cattedrali Sotterranee dello spumante propongono un nuovo sistema di illuminazione di ultima ge-nerazione, insieme ad una scenografia permanente di luci e suoni. In questo modo Bosca, realtà che risale al 1831, è riuscita a combinare l’austerità della tradizione con la passione per il futuro, portando nuova luce agli storici spazi che d’ora in avanti vivranno fianco a fianco con la tecnologia basata sulla luce più all’avanguardia.La visita alle Cattedrali Sotterranee è un autentico viaggio alla scoperta di un’eccellenza del made in Italy: sotto le maestose volte a lunghe distese di bot-tiglie di vino e spumanti si affiancano le installazioni permanenti di Eugenio Guglielminetti e le sculture di Paolo Spinoglio, a testimoniare come arte e cultura si incontrano in questa magica atmosfera. Non manca una pinacoteca

permanente che annovera tra i suoi autori Paulucci, Bai, Calandra, Licata, Tabusso, Guttuso, per citarne alcuni, con opere tutte dedicate a temi cari a Bosca: il vino, l’uva, le colline e che può essere visitata in occasioni particolari e una collezione unica nel suo genere, di calici da spumante, con i più vecchi

di casa risalenti alla seconda metà del 1700.Le visite, gratuite, possono essere pre-notate inviando una email a [email protected]. Le Cattedrali Sotterranee si trovano in via Giuliani 23 a Canelli, Asti.Info su www.bosca.it

Stefano Zanette confermato alla gui-da del Consorzio di tutela della Doc Prosecco e Lucia Barzanò è la nuova presidente della Strada del Francia-corta. Queste alcune novità di inizio estate nel panorama istituzionale del-le bollicine italiane. “Sono contento della sostanziale con-ferma della squadra, prima a livello di Consiglio, ora di Comitato esecutivo – spiega Stefano Zanette –, le sfi-

de che ci attendono saranno sempre più impegnative e in questi anni, an-che a fronte di non poche difficoltà, abbiamo prontamente affrontato”. Nella governance confermati anche i vice - Giorgio Serena e Fulvio Brunetta - e i membri del Comitato Esecutivo - Giancarlo Moretti Polegato e Valerio Cescon.“Nel futuro dovremo lavorare tutti as-sieme, con l’unico obiettivo – aggiun-ge Zanette – di consolidare una realtà economica unica a livello nazionale che potrà continuare ad avere succes-so solo se le strategie saranno chiare e condivise, capaci di legare in un rap-porto continuo e costante le aziende al Consorzio, in un’ottica di gestione della denominazione Prosecco intesa come “Bene Comune”. Concetto che verrà affrontato da ogni punto di vista dalla sostenibilità al potenziamento del valore della denominazione al fine di garantire il mantenimento di un alto livello qualitativo assicurando

al contempo un equo riconoscimento all’impegno profuso da tutta la filie-ra”.Per la Strada del Franciacorta, una delle prime nate in Italia e fra le più attive e conosciute, Lucia Barzanò raccoglie il testimone da Francesca Moretti per il prossimo triennio. Qua-rantaseianni, Barzanò era già stata presidente dal 2003 al 2006. La sua elezione traccia una linea di continuità nell’attività di promozione dell’enotu-rismo in Franciacorta, che la Strada ha intrapreso con successo dal 2000, anno della sua fondazione. “E’ fon-damentale proseguire con decisione nell’impegno di valorizzare il nostro territorio attraverso l’enoturismo di qualità, in sinergia con il Consorzio e le amministrazioni comunali della Franciacorta” ha detto la neoeletta presidente.

Novità in casa Carpenè Malvolti, cantina di Conegliano con 147 anni di storia alle spalle che da settembre tornerà a gestire diretta-mente la distribuzione dei propri prodotti sul mercato italiano. Altre novità aziendali sono state illustrate durante l’incontro annuale con i propri vignaioli – giunto alla ventesima edi-zione - dal presidente Etile Carpenè.“Per il futuro della Carpenè Malvolti abbiamo definito diversi e significativi investimenti che, attraverso il nuovo e progressivo impegno in azienda di mia figlia Rosanna, ci proietteranno verso nuove frontiere e ambiziosi traguardi – ha spiegato il presidente -. E’ già in atto una ristrutturazione del nostro storico sito produt-tivo per renderlo ancora più ospitale, efficiente ed efficace. Inoltre da settembre torneremo alla gestione diretta della distribuzione dei nostri prodotti sul mercato Italiano: una scelta imprenditoriale ben precisa oltreché aziendale, operata in ragione dello sviluppo della marca e di un più ampio quadro di rinnovamento strategico in ambito commerciale e marketing intrapreso ormai da più di due anni”.Una scelta nata essenzialmente dalla consape-volezza che una marca debba gestire diretta-mente le logiche e le dinamiche commerciali e marketing sui vari mercati ed in particolare sul mercato di riferimento, che per Carpenè rap-presenta circa il 45% del business aziendale.

SCELTE

di Giovanni PellicciBollicine News

Da settembre la storica cantina di Conegliano tornerà a distribuire direttamente i propri vini sul mercato italiano che vale il 45% del business

LE NUOVE STRADE DI CARPENÈ MALVOLTI

CARICHE

Lucia Barzanò torna presidente della Strada

del Franciacorta

ZANETTE CONFERMATO

ALLA GUIDA DEL CONSORZIO PROSECCO DOC

CANTINE DA VISITARE

La storica cantina astigiana propone un affascinante itinerario fatto di luci, suoni, opere d’arte e bottiglie vintage

METTI UN TOUR NELLE CATTEDRALI SOTTERRANEE DI BOSCA

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Elegante collezione realizzata con tecnologie uniche e innovative.Design raffinato ad alta resa sensoriale: il vino si evolve nel calicecon piacevoli profili aromatici attenuando le componenti alcoliche.

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Si rafforza l’impegno italiano per contrasta-re il batterio della Xylella. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha infatti dato applicazione, con un apposito decreto ministeriale, alle decisioni varate dalla Commissione Europea per fronteggia-re l’emergenza che sta ancora interessando gli ulivi della provincia di Lecce. Nel pac-chetto sono inseriti il divieto di importazio-ne di vegetali provenienti da Costa Rica e Honduras; viene rafforzato il monitoraggio e il controllo alle frontiere; vengono previste ispezioni e monitoraggi su tutto il territorio nazionale. Inoltre vengono ridefinite le zone delimitate (si individua una zona infetta e una zona cuscinetto, per quanto riguarda il territorio della Provincia di Lecce, la zona infetta corrisponde all’intero territorio, la zona cuscinetto ha una larghezza di almeno 10 chilometri intorno alla zona infetta) e previste misure di contrasto alla diffusione del batterio. Per la gestione dell’emergenza

nel territorio pugliese vengono individuati due differenti approcci, distinguendo tra la zona di Lecce e il resto del territorio. Nella zona di Lecce – spiega una nota ministe-riale - per il controllo dei vettori di Xylella fastidiosa sono previste stabilmente e ob-bligatoriamente le buone pratiche agricole nella gestione dei terreni, come quelle ef-fettuate quest’anno e che hanno coinvolto già 80mila ettari con un tasso molto alto di eliminazione dell’insetto vettore come dichiarato dal Commissario di Protezione civile. Dovranno essere dunque lavorati i terreni con operazioni meccaniche per l’eliminazione delle piante erbacee spontanee al fine di ridurre la popola-zione degli stadi giovanili degli insetti vettori nel periodo gennaio-aprile di ogni anno. Nel periodo di presenza del vettore allo stadio adulto sono previsti interventi fitosanitari mirati al contenimento della diffusione del

batterio. A questo si aggiunge un mo-nitoraggio e un campionamento nel raggio di 100 metri attorno ad ogni pianta dichiarata infetta, che dovrà essere rimossa come stabilito dalla Commissione. Per le zone al di fuori della Provincia di Lecce, il nuovo pia-no di interventi, che verrà approntato

d’intesa con la Regione Puglia, dovrà preve-dere, come da decisione europea, l’eradica-zione delle piante infette e di quelle ospiti, nel raggio di 100 metri dai focolai. Nel frat-tempo continua l’attuazione delle misure previste dal Piano Silletti, in particolare per quanto riguarda i trattamenti fitosanitari mirati al contrasto degli insetti vettori, an-che dopo la conferma della legittimità degli interventi da parte del Consiglio di Stato, che ha ribadito la sospensione cautelare delle sole misure del piano rivolte al settore vivaistico e ai produttori biologici.

Si scrive Piq, si legge Prodotto interno qualità ed è il nuovo in-dicatore di qualità sulla filiera oleicola italiana, condotto dalla Fondazione Symbola e Crea, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol. Secondo il Piq il 40% dell’olio extra vergine di oliva italiano è di qualità superiore rispetto al resto della produzio-ne nazionale. “Olio di qualità - spiegano i partner del proget-to presentato ad Expo in presenza del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - che non significa solo dal punto di vista organolettico ma soprattutto frutto di una filiera che dalla terra alla bottiglia, riserva le giuste attenzioni verso am-biente, capitale umano, gestione di risorse e rifiuti e che riduce i fitofarmaci e rispetta i parametri di qualità salutistica”. Il piq prende in considerazione 102 indicatori: si va dal contenimento

dei costi di consumo dell’acqua alla certi-ficazione bio, alla quota di olio recuperato sul totale distribuito. Se, ad esempio, i costi per fitofarmaci e fertilizzanti aumentano incidendo sui margini aziendali e contem-

poraneamente calano i prezzi alla vendita delle olive, le aziende risultano sotto stress a discapito della qualità. Da qui l’amplia-mento della forbice tra la produzione di qualità ferma al 39,2% e una di basso livello pari al 60,5% di quella nazionale. Sebbene l’Italia copra da sola il 20% della produzione comunitaria, nel 2014 si è registrato un allarmante aumento del 38% di olio di importazione, contestuale al calo di oltre il 35% dei raccolti nazionali. La definizione del Piq olio rappresenta dunque il pri-mo database attraverso cui valutare gli oli in commercio: uno strumento di trasparenza e informazione per le istituzioni depu-tate al controllo di produzione e prodotto, un vademecum per le imprese del settore, ma anche un sussidiario fondamentale per i consumatori.

Il Premio “Il Magnifico 2015” è stato asse-gnato all’extra vergine Don Gioacchino mo-nocultivar Coratina prodotto dall’Azienda Agricola Sabino Leone di Canosa di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani.La rosa degli 8 oli quest’anno si è compo-sta, dal Villa Magra del Frantoio Franci, da Le Tre Colonne di Salvatore Stallone, da Balduccio dell’omonima azienda, dall’Olio di Dievole, dal Grand Cru di Fonte a Foiano (già vincitore del Magnifico 2013), da Vene-randa 19 della Tenuta Zuppini e da un extra vergine croato, il Timbro Istriano di Agrofin. L’edizione del Magnifico del 2015 è stata caratterizzata da un minor numero di par-tecipanti (un’ottantina di oli contro gli oltre 100 delle passate edizioni). E’ evidente che la minore partecipazione è dovuta alla dif-ficoltà dell’annata 2014, che ha visto molti olivicoltori italiani costretti a rinunciare alla produzione. Anche nel resto d’Europa l’an-nata non si è certo distinta per eccellenza, e in generale tutti i premi dell’olio hanno quest’anno registrato un minor numero di campioni.Tuttavia, secondo il parere degli esperti che hanno fatto parte del panel di assaggio, Il Magnifico si conferma come un premio serio aperto alle eccellenze del mondo, e gli oli pervenuti hanno rappresentato uno spaccato estremamente interessante delle migliori produzioni dei paesi di riferimen-to. Le nazioni rappresentate, oltre all’Italia, sono state la Croazia, la Francia, la Grecia, il Marocco, la Spagna, la Tunisia e il Sud Afri-ca. Per quanto riguarda il nostro paese, le regioni più presenti tra i campioni pervenuti al premio sono state la Toscana e la Puglia, alle quali si sono aggiunti oli provenienti da Trentino, Lombardia, Veneto, Umbria, Mar-che, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.

Premiato l’extravergine Don Gioacchino, monocultivar Coratina, tra una rosa di 8 finalisti

PREMI

Si rafforzano ulteriormente i controlli per arginare la problematica che sta colpendo gli ulivi pugliesi

EMERGENZA

XYLELLA, L’ITALIA APPLICA LE MISURE DI CONTRASTO DECISE DALLA UE

Lo studio realizzato dalla Fondazione Symbola e Crea valuta 102 indicatori: il 40% dell’extravergine italiano è di qualità superiore

NOVITÀ

ARRIVA IL PIQ, INDICATORE DI QUALITA’ DELLA FILIERA OLEICOLA

IL MAGNIFICO 2015 E’ PUGLIESE

di Giovanni PellicciExtravergineNews

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PREMI

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Perché sceglierlo…Il tappo di sughero continua ad essere la chiusura prediletta dal-

la stragrande maggioranza dei produttori di vino.Solo rispetto per una tradizione ormai consolidata negli anni?Non proprio. I motivi per cui le cantine scelgono ancora il su-ghero sono innumerevoli. Vedia-moli da vicino.Per la struttura: il sughero ha particolari caratteristiche elasti-che che garantiscono una perfet-ta tenuta nel tempo e favoriscono una corretta evoluzione e conser-

vazione del vino in bottiglia.Per i controlli: i produttori di sughero sono sempre attivi nell’effettuare ricerche e control-li di qualità, infatti tutte le aziende pro-duttrici negli ultimi anni hanno investito in nuovi impianti produttivi tecnologi-camente innovativi in maniera da poter ridurre al minimo possibili cessioni or-ganolettiche al pro-dotto imbottigliato. A sostegno della fi-

liera del sughero, diverse orga-nizzazioni, come la C.E. Liège, si sono attivate per stilare un protocollo nella produzione del

sughero, dando vita al Codice Internazionale delle procedure di fabbricazione del tappo di su-ghero.

Il SugheroNaturale e completamente biodegradabile, il sughero è una risorsa, sia economica che ambientale, per tutto il bacino del Mediterraneo dove copre oltre 2 milioni di

ettari di terreno

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Comincia con l’estrazione della cor-teccia, il processo di decortica, il ciclo produttivo dei tappi. Con l’ausilio di un’ascia e di incisioni, operatori qualifi-cati estraggono dall’albero le cortecce esterne senza intaccarne i tessuti inter-ni. Con la prima raccolta di sughero si ottiene del materiale utile per la sola produzione di oggetti decorativi e pro-dotti per il settore dell’edilizia; solo con le estrazioni successive di sughero si po-trà reperire il materiale necessario per la realizzazione delle diverse tipologie di tappi destinate al settore enologico.Dopo la decortica, le plance vengono impilate e subiscono un processo di sta-gionatura non inferiore a 6 mesi. Segue l’immersione delle plance in acqua che viene portata ad ebollizione per un’ora,

al fine di pulire il sughero ed estrarne gran parte delle sostanze volatili e dei tannini. Un periodo successivo di sta-bilizzazione permette al materiale di raggiungere la giusta consistenza per la successiva trasformazione in tappi di sughero, trasformazione che si attua in diversi momenti:Taglio: prima fase di lavorazione in cui le plance di sughero vengono tagliate in “bande” e avviate alle fasi successive;Fustellatura: le plance sono fustellate lateralmente per ottenere i tappi natu-rali cilindrici (parte degli scarti di lavora-zione sono utilizzati per produrre i tappi tecnici, altri scarti di lavorazione vengo-no usati per produzione di prodotti in-novativi in sughero);Rettifica: delicata fase utile ad ottenere

le dimensioni finali di altezza e diametro del tappo a seconda delle esigenze del cliente;Selezione: fase di selezione estetica dei tappi che ne determina la classe di ap-partenenza;Lavaggio: processo che serve per disin-fettare i tappi, stabilizzandone il livello di umidità;Timbratura: stampa del logo del clien-te, che avviene a fuoco o tramite l’utiliz-zo di inchiostri alimentari;Lubrificazione e confezionamento: fase finale in cui viene dosato il liquido lubrificante che permette l’inserimento e la stappatura del tappo. Il prodotto viene poi confezionato in packaging adatto al contatto con alimenti;Trasporto e consegna al cliente.

210000 gli ettari di querce di sughero in

Sardegna

170000: la produzione annua di sughero in

Italia

1500000000: il numero dei tappi prodotti in

Italia

90%:la percentuale relativa alla produ-zione di sughero in Sardegna ri-

spetto a tutto il territorio nazionale

14000000: i milioni di CO2 assorbiti dalle

sugherete di tutto il mondo

200: gli anni di vita produttiva media di

una quercia da sughero

25: gli anni di attesa per la prima de-cortica di una quercia da sughero

10: gli anni di attesa per ogni decortica

successiva alla prima

Perche’ il sughero proteg-ge il pianeta: le foreste di Quercus suber, che coprono 2,2 milioni di ettari di foreste di su-ghero, rappresentano un habi-

tat privilegiato per molte specie animali e vegetali preservando la biodiversità; le foreste di sughero, inoltre, fondamentali nel processo di protezione del

pianeta per la quantità enorme di CO2 che assorbono, possie-dono una corteccia ignifuga, che protegge la pianta in caso di incendio.•

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Il mondo enologico è in perenne trasformazione, a livello di legi-slazione ma anche di nuove ten-denze, con un consumatore che

presta sempre più attenzione a ciò che riporta l’etichetta e si apre ad orizzon-ti biologici e biodinamici. Cambia di conseguenza anche l’approccio in vigna e in cantina, con una diversa concezione dei processi fermentativi e dei profili organolettici. •

di Irene Graziotto con la consulenza di Nicola Biasi

Lieviti e batteri, chiarificanti, stabilizzanti, additivi e vivaismo: cosa sta cambiando?

LA PAROLA ALL’ENOLOGO

Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - [email protected] AFLOVIT Sezione AVIT

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani.

Barbatelle di qualitàper un prodotto di qualità

Soc. Coop. Agr.

Che la fermentazione sia il processo chiave per un enologo è cosa risa-puta. Per affrontarla nel migliore dei modi, superando il dibattito lie-

viti autoctoni o commerciali, vanno innanzitutto compresi gli obiettivi enologici cui puntiamo. Se cerchia-mo la sicurezza in fatto di qualità

fermentativa, con garanzie tecniche e buone performance, i lieviti Sac-charomyces sono indubbiamente dei validi fermentatori che permet-

LIEVITI

IL LATO NASCOSTO DEI NON SACCHAROMYCESMagari meno sicuri ma dotati di proprietà enzimatiche in grado di aumentare la complessità organolettica dei vini

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tono all’enologo di dormire sonni tranquilli. Talvolta meno sicuri ma dotati di proprietà en-zimatiche che li rendono mol-to interessanti per il risultato finale sono invece i lieviti non Saccharomyces. Prendiamo per esempio in considerazione il Metschnikowia pulcherrima in grado di produrre l’enzima alfa-arabinofuranosidase. Questo enzima, in combinazione con la beta-glucosidasi, libera gli

aromi glicosidati che altrimen-ti non sarebbero percepibili, permettendo così di aumenta-re l’intensità e la complessità dei vini. Il ceppo Pichia Klyverii offre invece indubbi vantaggi nella liberazione dei terpeni, ri-uscendo a slegare i tioli respon-sabili dei tipici sentori del Sau-vignon blanc. L’uso combinato di Cerevisiae e non Cerevisiae, se gestito accuratamente, può portare a complessità simili

alle fermentazioni spontanee ma con migliori garanzie nel processo e una maggior preci-sione organolettica. Fra le no-vità più interessanti sul fronte della ricerca c’è quella di un

team spagnolo del “Consejo Superior de Investigaciones Científicas” che sta lavorando su un ceppo di lieviti in grado di “respirare” parte degli zuccheri invece che fermentarli, riuscen-

do così a ridurre il grado alcoli-co del vino pur partendo da uve molto zuccherine. Un risultato questo che, in un momento di riscaldamento globale, potreb-be rivelarsi estremamente utile per contenere i tassi alcolici nei vini raggiungendo al contempo la maturazione aromatica o fe-nolica desiderata senza dover intervenire in seguito in ma-niera più invasiva per ridurre il tenore alcolico.

Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vi-gnaioli. Si diploma all’Istitu-to Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jer-mann. È per cinque anni assi-stente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia

in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Maz-zei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e ap-profondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella can-tina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007

è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entram-be di proprietà della famiglia Allegrini. L’ultima sfida risa-le al 2012 con un progetto, “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, im-merso nelle Dolomiti e alle-vato con metodi green.

NICOLA BIASI [biografia]

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Principali responsabili della trasformazione dell’acido malico in acido lattico, i bat-teri hanno acquisito una sem-pre maggiore importanza col passare degli anni. Se infatti in passato la fermentazione malolattica avveniva in modo spontaneo, spesso anche du-rante la primavera successiva alla vendemmia, oggi, con il mercato che richiede vini sempre più pronti e con un gusto molto fruttato, i batteri non possono più essere la-sciati al caso. Nello specifico, l’inoculo di batteri selezionati permette una trasformazione più veloce e pulita dell’acido malico anche in condizioni difficili (alcool, pH e quantità

iniziale di acido malico a bas-si livelli) ottenendo in tempi brevi vini stabili dal punto di vista microbiologico e poten-do, quindi, limitare proble-matiche a livello di Bretta-nomyces e altre deviazioni. Quanto alla pratica del coi-noculo, essa sta prendendo molto piede soprattutto per quei vini che devono essere immessi sul mer-cato giovani. Il coino-culo di lievito e batterio possiede infatti alcuni indubbi vantaggi: innan-zitutto, permette una velocità di lavorazione che consente di conclu-dere in contemporanea fermentazione alcolica

e trasformazione malolattica; contribuisce poi a creare vini molto fruttati, riduce i costi in quanto sfrutta il naturale riscaldamento delle vasche prodotto dalla fermentazione alcolica e, infine, garantisce precoce stabilità microbiolo-gica e solfitazione anticipata.

Dopo l’obbligo di apporre in etichetta l’utilizzo di allerge-ni, l’interesse dell’enologo per i chiarificanti “alterna-tivi” è decisamente aumen-

tato. Fino a poco tempo fa albumina e caseinato erano all’ordine del giorno. Pro-dotti senz’altro validi e che garantiscono ottimi risultati

ma non al passo con i tempi. Oggi, grazie alla ricerca, si ri-escono ad ottenere risultati altrettanto validi con prodot-ti “Allergen Free” fra i quali stanno avendo particolare successo i chiarificanti a base vegetale, patata e pisello fra tutti.

BATTERI

CHIARIFICAZIONE E STABILIZZANTI

COINOCULO, SÌ O NO?

ALLERGEN FREE: GLI ALTERNATIVI

Una pratica che sta iniziando a prendere piede. Ma quando è davvero indicata?

Chiarificanti a base vegetale in sostituzione ad albumina e caseinato

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Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a coltelli veloci mod.Speedy Rotor Laterale

Defogliatrice a rulli controrotanti mod. Solaris

Gruppo spollonante idraulico mod. Rotoflex su telaio anteriore

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

Cimatrice a coltelli veloci mod.Speedy Rotor Tunnel

Muletto Brentone

Prepotatrice a dischi su doppie colonne motorizzate mod. Coloklin

Trivella idraulica anteriore con punta fresatrice

Porta-attrezzi reversibile per sollevatori idraulici, con lama interceppi mod. “RapidLam 13”

La tendenza attuale propende più per l’elimina-zione degli additivi che per lo sviluppo o la ricerca di nuovi esemplari. A essere presa di mira è so-prattutto la solforosa che negli ultimi anni ha as-sistito ad una progressiva riduzione quando non proprio eliminazione. Tuttavia, la visione attuale in merito è talvolta demonizzante, con l’attribu-zione alla solforosa di effetti collaterali non suoi o suoi solo in parte. Detto questo, una sua progres-siva riduzione, resa possibile grazie all’utilizzo di gas inerti e tannini in fermentazione che riescono ad avere la medesima funzione antiossidante, apporta sicuramente effetti benefici. Tuttavia, la solforosa possiede altre importanti funzioni,

tra cui quella antimicrobica e antibatterica, che non vengono svolte da tannini e gas. Per questo, soprattutto in caso di eliminazione totale della solforosa in vinificazione, bisogna prestare gran-de attenzione alla sanità delle uve e all’igiene di cantina, in quanto, in questo caso, il prodotto che stiamo lavorando è molto più indifeso. La solfo-rosa incide infine anche sul gusto del vino, sia dal profilo prettamente aromatico che per il fatto che durante la macerazione favorisce l’estrazione di colore e tannino. Per questo, le fermentazioni senza l’ausilio di SO2 danno vita a vini diversi, con quadri aromatici moderni, molto fruttati e, di conseguenza, meno “tradizionali”.

Sono tre le principali aree di ri-cerca nel vivaismo: lo sviluppo di nuovi cloni di varietà già esi-stenti, di nuovi portainnesti e di nuove varietà resistenti. La pri-ma, già da diversi anni, ha mes-so a disposizione del viticoltore cloni più performanti dal punto di vista non solo quantitativo e qualitativo ma anche per quel che concerne la resistenza alle malattie, così che oggi si trova-no in commercio, per le varietà più diffuse, cloni con caratteri-stiche viticole molto diverse e con quadri aromatici variegati e complessi. Riguardo invece ai portainnesti, la ricerca attuale punta a varietà che permettono

una notevole efficienza idrica e resistenza alle salinità. Infatti, le risorse idriche sono un fatto-re limitante per la viticoltura sia per le zone tradizionali del Vec-chio Mondo sempre più sogget-te al cambiamento climatico sia per il nuovo mondo enologi-co dove la gestione dell’acqua è fattore cruciale. Portainnesti resistenti alla scarsa presenza di acqua e a salinità elevate diventeranno fondamentali an-che per la viticoltura che si sta espandendo in zone più aride, come ad esempio Medio Orien-te e Georgia. La vera novità in campo sono però gli ibridi resi-stenti di ultima generazione. A

voler essere precisi, non si trat-ta di una vera e propria “novità” a livello di presenza sul merca-to, quanto piuttosto di quali-tà: fino ad alcuni anni fa i vini prodotti da varietà resistenti avevano qualità organolettiche di basso livello ed erano spesso associati a sentori foxy. Invece gli ultimi ibridi - che non sono OGM ma ibridi ottenuti per im-pollinazione - stanno dando risultati molto importanti sia in termini di resistenza alle ma-lattie fungine – a tal punto che spesso si riescono ad azzerare gli interventi – che in termini organolettici, con vini che pos-sono essere equiparati a quelli ottenuti dai vitigni tradizionali. Johanniter, Solaris, Bronner e Cabernet Carbon sono solo al-cune delle varietà ammesse lo scorso anno alla coltivazione in Italia. Ad oggi la coltivazio-ne di queste varietà è ancora notevolmente limitata e con-centrata per lo più in Trentino Alto Adige ma c’è da aspettarsi un’importante diffusione nei prossimi anni.

ADDITIVI

VIVAISMO

ADDIO ADDITIVI?

IBRIDI: LÀ DOVE OSA IL VIVAISMO

L’eliminazione della solforosa, certamente positiva ma non senza qualche controindicazione

Resistenza alle malattie e innovativi standard qualitativi: i punti di forza degli ibridi

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Nasce nel 1968 con la lavorazione di ser-batoi per carburanti a Montevarchi, per

poi approdare alla lavorazione dell’acciaio inossidabile, a Buci-

ne: la Zeus Snc è una realtà oggi in grado di soddisfare le richie-ste di svariati settori, tra i quali spiccano l’enologico e l’oleario. A disposizione dei clienti vi sono serbatoi di qualsiasi capacità e dimensioni, scale, ballatoi, pas-serelle e impiantistica varia; ma anche attrezzature enologiche quali pompe, filtri, diraspatrici, impianti frigo, presse, imbotti-gliatrici, tappatori ed etichetta-trici; senza dimenticare l’acces-soristica: tavoli, lavelli, misurini, secchi graduati, imbuti, piani di appoggio, pozzetti e canaline, ed infine le apprezzatissime bottiglie di acciaio inox specifiche per l’o-lio, da 250 e 500 cc, con tappo di chiusura e gocciolatoio interno. Con grande esperienza nel terri-torio toscano e del centro-Italia, il punto forte della Zeus è la per-

sonalizzazione: “Ovvero saper interpretare l’esigenza del cliente realizzando un prodotto su mi-sura per dimensioni, accessori e materiali” spiega Massimiliano, socio della Zeus. L’oggetto più ri-chiesto, attualmente, è il fermen-tino termo-condizionato con fasce di scambio termico, per control-lare la temperatura dei mosti; ma oltre alla regolare attività di pro-duzione, la Zeus ha avviato anche un importante servizio di ritiro e vendita dell’usato: “Che sta fun-zionando e trova ampio campo di impiego in quanto, soprattutto in questi tempi di crisi, prima di fare il nuovo si cerca spesso un buon usato”. Chiude il quadro della rinomata azienda la consulenza, sia per quanto riguarda lo studio della cantina - con il dimensiona-mento di serbatoi ed attrezzature

- sia per la scelta della tipologia dei prodotti, per un’offerta che, come sintetizza Massimiliano: “Possiede, dalla costruzione di un singolo prototipo alla realiz-zazione di lotti numerosi, la pre-ziosa flessibilità dell’artigianato”. (m.b.)•

Serbatoi e attrezzature per cantine ed oleifici, vendita e ritiro dell’usato, consulenza progettuale: questi i fiori all’occhiello dell’azienda toscana

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Zeus: la competenza al servizio dell’acciaio inox

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Zeus: la competenza al servizio dell’acciaio inox

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Sei anni fa l’idea di far nascere un’a-zienda che potesse far da supporto alle

cantine. Oggi una realtà consolidata, sempre in gra-do di offrire le soluzioni più efficaci ed all’avanguardia.A parlarcene Giovanni Er-coli, Ottavio Balducci e Alessandro Ammirabile.Parliamo di vino, ovvia-mente. Come nasce se-condo voi un buon vino?“Un buon vino è frutto di competenza, passione, amo-re per la terra e per l’agri-coltura. Ma un buon vino è anche innovazione, è saper superare l’ attaccamento al passato per aprirsi alle nuo-ve possibilità che il mercato offre. E’ mettersi continua-mente in discussione. E’ qui che entra in gioco Enoevo-lution”.Come e quando è nata la vostra idea?“Enoevolution è nata nel 2009, grazie ad un’ intuizio-ne di Giovanni Ercoli, cui si sono aggiunti Ottavio Bal-ducci nel 2011 e Alessan-dro Ammirabile nel 2014.

Siamo partiti con la distri-buzione dei prodotti Uva-ferm di Lallemand; poi negli anni la gamma si è ampliata con altri marchi di prestigio come Nomacorc  per i tappi in polietilene e Metalux per le capsule.   Abbiamo inol-tre avviato un punto vendi-ta  a Torgiano (PG) insieme all’amico Fabrizio Laloni per potenziare la nostra pre-senza sul mercato Umbro”.Perchè un’ azienda viti-vinicola dovrebbe avva-lersi del vostro aiuto?“Perchè siamo una realtà dinamica e siamo attenti al servizio ed alla qualità. L’offerta di fornitori di pro-

dotti per cantine è rilevan-te;  noi, grazie ad una matu-rata esperienza sul campo, siamo in grado di garantire un supporto che guarda al servizio ed alla qualità, ri-spettando rigorosamente i tempi di consegna, sempre a domicilio. Ma non solo… la scelta da noi fatta delle aziende fornitrici a livello internazionale permette al cliente di non incappare mai in prodotti di scarsa qualità”.Avete novità per il futu-ro?“Dallo scorso Giugno ab-biamo inserito i prodotti per la filtrazione Eaton Bege-

row, Becopad in primis. Un aspetto su cui stiamo atti-vamente lavorando è quel-lo del packaging: abbiamo preso in carico la rappre-sentanza per fascette biade-sive ed etichette adesive di Notarianni.L’ intenzione è quella di am-pliare la gamma dei prodotti offerti seguendo le tendenze di un mercato in continua evoluzione: in quest’ ultimo anno, ad esempio, si è av-vertita in modo massiccio la richiesta di prodotti Bio.La nostra risposta non po-teva che essere immediata: abbiamo in gamma un lie-vito Bio prodotto da Lalle-mand con materie prime or-ganiche al 100% ed il tappo Select Bio in polietilene da canna da zucchero prodotto da Nomacorc ….una chiu-sura dall’estetica e dalle prestazioni senza dubbio rivoluzionarie”. •

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L’azoto è l’elemento fondamentale per la crescita e lo svilup-po di tutte le piante.

Nella fisiologia della vite si osservano due picchi di assorbimento dell’azoto: il primo in coincidenza della fase vegetativa ed il secondo nella fase di invaiatura.A partire dalla fase di inva-iatura, l’azoto trasferito negli acini viene trasformato in am-minoacidi, proteine ed altri composti organici che sono la fonte alimentare privilegiata per il nutrimento dei lieviti Saccharomices cerevisiae, re-sponsabili della fermentazione alcolica.Una carenza di azoto negli acini e nel mosto ha effet-

ti negativi sulla fermenta-zione perchè, rallentandone la cinetica, ha ripercussioni negative sulle caratteristi-che dei vini,soprattutto bian-chi.Gli studi che, a partire dal 2002, sono stati compiuti nei

maggiori centri di ricerca eno-logica in collaborazione con Tradecorp, dimostrano come grazie a Folur® sia possibile migliorare il tenore di azo-to e di tutti i componenti azotati nell’ uva in matura-zione.Folur® è una speciale soluzio-ne tamponata a base di urea purificata, che garantisce la massima selettività, efficacia e praticità per i viticoltori; è pronto all’impiego perchè completamente solubile e, gra-zie alla sua perfetta selettività, può essere applicato anche ad alte concentrazioni ed in con-comitanza con i prodotti fi-tosanitari e fertilizzanti.Folur®  s’impiega alla dose di 20 litri per ettaro in 2 trat-tamenti distanziati di circa quindici giorni a partire dall’i-nizio della invaiatura. Le applicazioni di  Folur®  in quest’epoca favoriscono un ar-ricchimento di azoto elaborato in forme organiche negli acini e nel mosto. Ne beneficia l’at-tività dei lieviti responsabili della fermentazione che trova-no nel mosto gli amminoacidi essenziali per il loro nutrimen-to ed un livello di acidità tota-

le ottimale per il loro sviluppo. La fermentazione decorre in modo regolare ed il prodotto finale presenta un incremento degli aromi principali, tipici del vitigno e collegati al terri-torio ed alla tecnica colturale, che sono contenuti negli acini e degli aromi secondari pro-dotti dai lieviti durante la loro attività di trasformazione degli zuccheri in alcol. Il contenu-to di zuccheri fermentescibili registra pure un sensibile au-mento nelle uve trattate con Folur®. •

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Zanotti SPA è leader nel settore della refrigerazione in-dustriale da oltre 50 anni con una gamma di prodotti in grado di coprire tutti gli impieghi della catena del fred-do, dalla raccolta delle materie prime fino alla distribu-zione nei punti vendita. Dalla stagionatura dei formaggi all’affinamento del vino, passando per la conservazione di particolari alimenti come i cereali in silos: i prodotti Zanotti garantiscono il mantenimento di alimenti anche tra i più pregiati.Per il mondo del vino, Zanotti mette a disposizione Wi-neblock, una linea di prodotti tutto in uno dedicati alla termoregolazione di cantine di media e piccola cuba-tura che permette di governarne nel migliore dei modi temperatura e umidità. Per depositi e centri di stoccag-gio con cubature più grandi sono inoltre presenti siste-mi con unità condensatrici.

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