I Giusti

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Israele Sul viale alberato che nel Memoriale dello Yad Vashem a Gerusalemme conduce verso la Tenda della Rimembranza, ai piedi dei tronchi ci sono numerose piccole lapidi che portano il nome di tantissime persone di diverse

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I Giusti- Giornata della Memoria 2013

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Israele

Sul viale alberato che nel Memoriale dello Yad Vashem a Gerusalemme conduce verso la Tenda della Rimembranza, ai piedi dei tronchi ci sono numerose piccole lapidi che portano il nome di tantissime persone di diverse nazionalità.

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Yad vashemQuei nomi corrispondono a persone che hanno saputo proteggere il valore e la dignità dell’uomo in un periodo tanto buio della storia europea e mondiale e che hanno dato lustro allo loro nazione: sono i GIUSTI.

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I Giusti

I Giusti sono semplicemente delle persone normali che posti di fronte all’ingiustizia

reagiscono sapendo opporsi anche a rischio della propria vita. Sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono la vita di almeno un ebreo

senza trarne alcun vantaggio personale.La loro esistenza stessa dimostra che anche

nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio era diventato legge di stato e il genocidio parte di

un progetto politico, è comunque sempre possibile per tutti gli esseri umani fare delle

scelte alternative.

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I giusti d’Italia

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Giorgio Perlasca

Nato a Maserà nel 1910 a Padova.

Scoppiata la seconda guerra mondiale venne mandato nei paesi dell’ Est per comprare carne per l’Esercito

italiano. L’8 settembre del 1943 l’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati lo colse a Budapest. Giorgio Perlasca dovette

fuggire e nascondersi e trovò rifugio presso l’Ambasciata spagnola. Al momento del congedo in

Spagna ricevette un documento che recitava : “Caro camerata, in qualunque parte del mondo ti troverai potrai rivolgerti alla Ambasciata spagnola”. In pochi

minuti divenne cittadino spagnolo,iniziando a collaborare con l’Ambasciatore spagnolo.

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Giorgio Perlasca

Per cento giorni Giorgio Perlasca si finse tutto quello che non era: fu ambasciatore, medico,organizzatore della resistenza,consolatore di singoli. E

oltre 5200 ebrei ungheresi riuscirono a salvarsi, a sopravvivere.

Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, venne fatto prigioniero ma poi fu liberato, e riuscì a rientrare in Italia. Mise in un cassetto la sua storia ed iniziò una vita normalissima. Nemmeno in famiglia raccontò la sua storia nella sua completezza. Giorgio Perlasca venne ritrovato, è proprio il caso di

dirlo, a fine anni 80 da Eva e Pal Lang, marito e moglie, entrambi sopravvissuti a quegli anni terribili. Yad Vashem proclamò G.Perlasca Giusto tra le Nazioni; egli andò a Gerusalemme ove piantò l’albero sulla collina dei Giusti,ospite del governo israeliano. Alla domanda di un giornalista che gli

suggeriva “Lo ha fatto perché cattolico”, lui rispose:” No, perché sono un uomo”. Giorgio Perlasca venne a mancare il 15 agosto del 1992. Ha voluto essere sepolto nella terra e con un’unica frase, oltre alla data di nascita e di

morte: Giusto tra le Nazioni, in ebraico.

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GIOVANNI PALATUCCINato a Montella (Avellino)nel 1909.

Nel 1932 a ventitrè anni, si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Torino.

Un telegramma del ministero dell’Interno nel1937 gli annuncia il trasferimento a Fiume

presso la cui Questura assumerà la responsabilità dell’ufficio stranieri, che lo

porterà a contatto diretto con una realtà di rara umanità ed in particolare con la condizione

degli Ebrei.

Giovanni Palatucci era iscritto al Pnf ma era anche un cattolico di profonda fede e da

parecchie testimonianze risulta chiaro come, via via che crebbe il pericolo per gli ebrei, egli

rifiutasse di farsi complice delle persecuzioni.

Egli non volle allontanarsi da Fiume neanche quando il Ministero dispose nell’aprile del

1939 il trasferimento a Caserta.

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Si rifiuta di consegnare ai nazisti anche un solo ebreo, anzi continua a salvarne molti rischiando la vita.

I nazisti, messi sull’avviso da spie, non fidandosi più di lui, gli perquisiscono la casa. A questo punto il Capitano delle SS capisce di essere stato beffato e

anche i partigiani consigliano a Palatucci di lasciare Fiume; ma egli resta.Nel1944 Palatucci venne

arrestato dalla GESTAPO,trasferito nel campo di sterminio di Dachaudove trovò la morte a pochi giorni dalla Liberazione e a soli 36 anni,

ucciso dalle sevizie e dalle privazioni a raffiche di mitra.

Responsabile dell’Ufficio stranieri, inviava gli ebrei presso il campo di concentramento di Campagna affidandoli alla

protezione dello zio Vescovo.“Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel

complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare.”

E’ quanto scriveva l’8 dicembre 1941 Giovanni Palatucci in una lettera inviata ai genitori. Quel “po’ di bene”, compiuto

nel più totale sprezzo del pericolo e in tempi difficili, significò la salvezza di oltre cinquemila ebrei.

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Giuseppe Moreali e don Arrigo Beccari

Negli anni della seconda guerra

mondiale la popolazione di

Nonantola (Modena) diede una

prova tangibile della loro

solidarietà umana: un centinaio

di ragazzi ebrei, perseguitati e

cacciati da altri paesi europei,

destinati ai campi di

concentramento , furono aiutati e

ospitati in una villa alla periferia

di Nonantola, (villa Emma).

Durante la loro permanenza

conobbero il dottor Giuseppe

Moreali che prese a cuore la loro

situazione e che li mise in

contatto con Don Arrigo

Beccari.

GIUSEPPE MOREALI

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Fino all’8 settembre 1943 la vita

dei ragazzi fu abbastanza

tranquilla nella villa di campagna:

studiavano, lavoravano,

giocavano a calcio. Ben

presto,a causa dell’occupazione

tedesca, fu chiaro che la

permanenza a Nonantola non

poteva protrarsi e il dottor Moreali

e don Arrigo Beccari ritennero

opportuno organizzare la fuga

attraverso la Svizzera.A tale

scopo essi apprestarono carte

d’identità false e dopo un primo

tentativo di fuga

fallito,nell’ottobre del 1943 tutti

i ragazzi raggiunsero la

salvezza in Svizzera.

DON ARRIGO BECCARI

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Questo episodio, negli

ultimi trent’anni, è stato

portato in diverse occasioni

alla ribalta della cronaca. Il

dottor Giuseppe Moreali e

don Arrigo Beccari nel1965

si recarono , dietro invito, in

Israele dove furono

proclamati Giusti tra le

Nazioni, insigniti di una

medaglia e di un diploma e fu

dato a loro il privilegio di

piantare un albero col loro

nome nel cosìdetto Viale degli

Uomini Giusti in Gerusalemme

GIUSEPPE MOREALI

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Lorenzo Perrone (Fossano, 1904– Fossano 1952) è stato un muratore italiano, famoso per la descrizione che di lui fece Primo Levi nelle sue opere, in particolare in Se questo è un uomo.

LORENZO

PERRONE

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Perrone faceva parte di un gruppo di abili muratori italiani, contrattati dalla ditta Boetti, che furono trasferiti a Auschwitz per l'espansione del campo. Nell'estate del 1944, mentre lavorava alla costruzione di un muro, Levi udì Perrone esprimersi in piemontese con un suo collega e, da quel momento, nacque un'amicizia tra i due. Fino al dicembre del 1944, il muratore ruberà del cibo per sfamarlo, gli procurerà una maglia per riscaldarsi e terrà la corrispondenza con la sua famiglia.

Grazie a lui Primo Levi ritrova la forza per resistere e la speranza contro la disperazione del lager.

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“Io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo”

Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconosce Perrone come Giusto fra le Nazioni. Il suo è il dossier 3712.

Primo Levi

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CARLO ANGELA

Carlo Angela , nato il 9 gennaio 1875 presso Vercelli, fu direttore sanitario della clinica psichiatrica privata Villa

Turina si San Maurizio Canavese , ed è padre di Piero, il giornalista inventore

di Quark.Sulla base delle prove e delle

testimonianze raccolte e che gli sono state presentate,lo Yad Vashem ha

deciso di conferire al professor Angela la Medaglia dei Giusti fra le nazioni.

Fu soprattutto per merito dei <<salvati>> che questa storia si fece

faticosamente strada.

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Un <<salvato>> , l’ avvocato Massimo Ottolenghi , dichiarò pubblicamente di aver beneficiato della solidarietà di Carlo Angela presso la Villa Turina in quanto il professore protesse la moglie incinta e la bimba di Ottolenghi , nascondendole presso il reparto delle donne pazze furiose. Il fatto più sorprendente fu la pubblicazione di un diario,scritto all’ interno della clinica psichiatrica da Renzo Segre , ebreo biellese , che per sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio aveva trovato rifugio con la moglie nell’ospedale fingendosi malato di mente,rimasto segregato per un anno e mezzo, patendo l’angoscia quotidiana di essere scoperto.

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Con la sua opera discreta e preziosissima salva numerose vite dai lager nazisti e tra

queste: Donato Bachiil colonnello dei carabinieri Lattes,

il capitano Finzi,il professore Nico Valobra,

la famiglia Fiz, il capitano Dogliotti,

il conte Revelli di Beaumont.Parecchie sono le ispezioni , ma , per

fortuna, mai nessuno degli ospiti segreti viene identificato.

Il suo nome fu inciso sulla stele d ’onore nel Giardino dei Giusti,presso

il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme.

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Mons. Angelo RoncalliMons. Angelo Roncalli giunge ad Istanbul il 5

gennaio 1935 dove resterà 10 anni. Si attiva ed effettua azioni di salvataggio, adoperandosi per far ottenere i visti di transito agli ebrei. La sua

opera di assistenza è infaticabile, come testimonia l’ambasciatore tedesco Franz von Papen,che afferma: “Andavo a Messa da lui…

Credo che 24 mila ebrei siano stati aiutati a quel modo”.

Roncalli scrive nel Giornale dell’Anima:”Poveri figli d’Israele. Io sento quotidianamente il loro gemito intorno a me. Li compiango e

faccio del mio meglio per aiutarli”. Durante la guerra, quando una nave piena di bambini ebrei

tedeschi giunge al porto di Istanbul, destinati tutti nei forni crematori ,Mons. Roncalli prova ogni via;

il suo telefono non ha più pace, notte e giorno, ma alla fine – anche grazie alla sua amicizia con l’Ambasciatore von Papen – riesce a salvare i

bambini. Nel settembre del 2000 la International Raoul Wallenberg Foundation ha chiesto formalmente allo Yad Vashem Institute di

Gerusalemme di inserire il suo nome nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”.

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Don Ferdinando Pasin Non un monumento,

ancorchè piccolo, né il nome di una via ne ricorda il nome. Eppure il ricordo di Don Ferdinando Pasin non è ancora del tutto scomparso dalla memoria di chi lo ha conosciuto o di chi ne ha saputo attraverso la storia. Divenne l’avvocato dei deboli,caritatevole di molti di coloro che il dopoguerra aveva relegato alla miseria. Don Pasin fu a fianco dei partigiani e della resistenza trevigiana fu forse l’anima.

Fu protettore di duecentotrentaquattro ebrei che grazie a lui non connobbero

i lager.

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Le altre figure, simbolo della solidarietà del popolo italiano agli ebrei, furono uomini e donne appartenenti alla Chiesa:•Padre Maria Benedetto a Roma•Don Francesco Repetto e Don Carlo Salvi a Genova•Don Enzo Boni Baldoni a Quara,nel reggiano•Don Leto Casini e Padre Cipriano Ricotti a Firenze•Don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso•Mons. Giacomo Meneghello di Torino•Mons. Vincenzo Barale di Torino•Giuseppe Sala di Milano•Pastore avventista Daniele Cupertino a Roma.

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Furono quasi 295 gli italiani insigniti dell’onorificenza della

medaglia per i Giusti. Gli ebrei salvati

furono circa 35.000!

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“L’essere umano è stato creato...

per insegnare che

chi uccide un’anima sola,

è come se avesse ucciso il mondo intero, perché distrugge

tutte le generazioni future

che sarebbero venute al mondo

da quella unica persona.

Ma

colui che salva la vita di una persona,

è come se avesse salvato il mondo intero.”

Primo LeviI RAGAZZI DELLA 3^B