I DECALOGHI - fedeltadelsuono.net · prio pantano: senza regole condivise, infatti, tutti hanno...

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Molte e molte volte ho costantemente ripetuto:questo nostro mercato della riproduzionemusicale è pervaso da pressapochismi, con-

fusione, malintesi e cortine fumogene di tutti tipi…Notavo, infatti nell’ultimo mio articolo, come sul-l’argomento riproduzione, venga assai spesso dettotutto ed il contrario di tutto e cercavo, altresì, di re-perirne le motivazioni affermando che:“…se non è ben chiaro cosa si cerca, perché lo sicerca, a qual prezzo lo si cerca (nel più ampio signifi-cato della locuzione…), ne deriva, per logica conseguenza,che le valutazioni ed i giudizi… saranno i più disparatipossibili”.Questo è il punto cruciale: praticamente da questa be-nedetta catena di riproduzione musicale, ognuno siaspetta cose assolutamente diverse!E, allora, penso sia opportuno ben specificare cosa ri-tengo corretto ci si debba aspettare e cosa, a mio av-viso, si debba ricercare nell’assemblaggio di questeapparecchiature, progettate e realizzate per ripro-durre musica registrata.In molti, tra l’altro, affermano a spada tratta cose chein coscienza ritengo assolutamente senza senso… ul-timamente leggevo che: “…nel giudizio del risultatonon ci si deve rifare al suono reale, perché ciò che più contaè riprodurre fedelmente la registrazione del disco…”.Vi confesso che sono rimasto a lungo a meditare, cer-cando di capire cosa mai volesse dire quell’individuo.Infatti, nella mia semplicità, cercavo di immaginarequella registrazione riprodotta da enne impianti didifferente tipologia e consideravo come, ovviamente,vi dovranno essere enne risultanze differenti… e al-lora mi chiedevo: “…di grazia, come mai farà quel si-gnore a sapere qual è… quella fedele? ”Forse avrà come consulente il Divino Otelma… o sifarà aiutare dalla Fata Turchina…(Lo so che dalle retrovie può arrivare la solita me-lensa vocina che caparbiamente continua a pontifi-care: “…basta saper misurare!” …ma chi ancora con-fonde suono e misura non merita nemmenorisposta… andrebbe subito rispedito alle elementaridove la Signora Maestra ben insegnava che non sipossono sommare carote con cavalli…)Facezie a parte, tristemente constato come non si sia

mai voluto fare chiarezza e, sembrerebbe, comeognuno voglia avere la propria versione dei fatti perpoter continuare, indisturbato, a sguazzare nel pro-prio pantano: senza regole condivise, infatti, tuttihanno ragione!Tornando alla mia versione dei fatti, ripeto ossessi-vamente ormai da decenni che la riproduzione mu-sicale deve essere credibile ed evocativa, deve, cioè,risultare il più possibile credibile, conforme, quindi,alla realtà in noi stratificata e pertanto riconoscibile(pur sapendo che è pressoché impossibile e, comun-que, assai, assai difficile arrivare ad un “dal vivo” chepossa essere confuso con il “dal morto”) e, appuntoevocativa, da e-vocare, chiamare fuori: da quello chegli altoparlanti diffondono nell’aria, dovrebbe “saltarfuori” l’olografia sonora dell’evento originale.Tutto ciò, ovviamente, come principio… con tutte leinnumerevoli modulazioni possibili ed immagina-bili.Si dovrebbero, quindi, nelle categorie di giudizio,saltare a piè pari tutti i passaggi intermedi (ripresadel suono, preamplificazione, amplificazione, tra-sduzione meccanica ed acustica) e confrontare uni-camente l’evento reale con l’evento riprodotto… con-frontare l’alfa con l’omega.Personalmente, poi, ho sempre affermato che se là, inmezzo, dal “congelamento” al “disgelo” dell’eventomusicale, vengono fatti trucchi, pastrocchi, alchimievarie e compagnia bella, non me ne può importar dimeno !In verità, nel godimento della musica, mi interessaunicamente il risultato finale… e la mia valutazioneed il mio giudizio saranno unicamente rivolti aquello.Non mi interessa né il giudizio sul fonico o sulle suescelte culturali, né la valutazione del suo lavoro in re-lazione a quello che farà il resto della catena.Per fare un semplice discorso, che mette nella veraluce la banalità di tutti i cervellotici distinguo portatiavanti ed indietro dalla intera comunità audiofila, ba-sti ricordare quello che avevo chiarissimamente spe-rimentato negli anni ed anni passati ad installare(per mostre varie tipo Top Audio) gli impianti in di-mostrazione per aziende come Sonus faber o Audio-

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gamma: dovendo far fare ottima figura alle apparec-chiature in dimostrazione, partivo dal mio Studiocon una valigia di dischi e sceglievo quella decinache, nei vari generi, ben impressionassero in quellaparticolare situazione, in quel particolare contesto(!)… dischi che magari nel mio Studio non erano al-trettanto coinvolgenti.Logicamente, comunque, se altri, nello scegliersi l’im-pianto, hanno altri scopi, altri, piaceri ed altri inten-dimenti, nulla di male: basta dirlo chiaramente!A me interessa unicamente “la musica”, se gli inte-ressi degli altri sono tecnici, scientifici, ludici, hobbi-stici…. nessun problema: basta avere il coraggio didirselo….Il problema, come ripeto costantemente, è tutto qui:finché non vi sarà chiarezza sugli intendimenti, ilmercato brancolerà in mille distinguo, in mille pole-miche ed in mille controversie, con chiaro danno siaper noi operatori che per gli appassionati che si ve-dranno sballottati a destra ed a sinistra da ignorantiguide prive, nei loro distinguo, di solide basi nel-l’obbligatorio approccio semantico….In parole povere, in ogni discussione audiofila sa-rebbe assai opportuno porci sempre la classica do-manda:“…ma, per favore, di cosa stiamo parlando?”.

A questo punto credo sia ora opportuno ritornare aquanto scritto al termine del mio articolo di marzo…e procedere.Nel mio semplice tentativo di chiarificazione, parlavodi metodo da seguire nella scelta e costituzione delproprio impianto e quindi, ad usum Delphini, ve-diamo di schematizzare quello che dovrebbe essereun semplice e logico approccio alla composizionedella propria catena di riproduzione.Catena che deve essere valida non tanto nelle misureo nelle graduatorie statistiche o nella altrui conside-razione, quanto nel soddisfare la propria voglia dimusica, voglia di musica che dovrebbe rappresentarela principale (se non unica…) ragione per la quale cisi decide a comperare questo benedetto impianto diriproduzione musicale.Come vado ripetendo continuamente, questa mia vi-

sione delle cose non deve essere considerata comel’unica o la più “giusta”, ma semplicemente la piùcorretta per realizzare gli assunti che ci siamo prefissi:se non abbiamo le idee chiare in partenza, come dettoe ridetto, può essere valido tutto ed il contrario ditutto!

Vediamo, intanto, semplici premesse ci possono aiu-tare nella prima sbozzatura della nostra indagine:-Essere consapevoli della propria competenza in ma-teria è il primo requisito: soldi sprecati affidarsi al la-voro altrui se “si sa”, altrettanto sicuramente soldisprecati se si vuol fare “senza sapere”.-Aver le idee chiare sulla spesa che si vuol sostenereè di fondamentale importanza: consente di delimitaresubito il campo d’azione.-Non esiste l’impianto in grado di riprodurre otti-mamente ogni genere musicale: anche il più sofisti-cato e costoso avrà una sua spiccata personalità e,conseguentemente, un suo chiaro limite.-La posizione del diffusore in ambiente è importan-tissima e, come aveva insegnato il vecchio AmarBose, il rapporto fra suono diretto e suono riflesso ècirca 1 a 4 e quindi la maggior informazione sonoraci arriva dalle pareti della stanza; l’acustica del luogoove avviene la riproduzione, quindi, è importantis-sima: se non vi fossero punti di accumulazione pernessuna frequenza, l’ascolto sarebbe ottimale.-Il diffusore, a differenza degli altri elementi della ca-tena, che lavorano con lo stesso tipo di energia, è un“doppio trasduttore”: trasforma, cioè, l’energia elet-trica in energia meccanica e quindi l’energia mecca-nica in energia acustica. La sua distorsione infatti èla più elevata, fra i vari componenti, e l’apporto dellasua personalità è il più determinante.-L’ascolto della musica non è valutazione tecnica, macoinvolgimento emozionale ed intellettuale: metterquindi il nostro corpo nelle giuste condizioni è indi-spensabile per ben giudicare. Gli ascolti devono es-sere tranquilli (meglio se solitari, senza nessuno che“ci spieghi cosa sentiamo”!) e ripetuti. Una mia tipicaaffermazione parla dei necessari “tre minuti e tremesi”: tre minuti per il primo flash, per la prima ve-loce impressione e poi tre mesi per mettersi al riparo

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dai transitori coinvolgimenti, dai colpi di fulmine, perconsolidare sintonie e convinzioni.

Ovviamente tutti miei discorsi sono diretti a coloroche si scelgono l’impianto e poi, per anni, si godonol’ascolto… e non certo per coloro che velocementecomprano e velocemente rivendono essendo, comespesso abbiamo scritto, più innamorati del provare edel giocare, che della musica (come detto e ridetto,nulla di male voler giocare, basta dirselo…. e nonmillantare inesistenti passioni…)È ora interessante cercar di tracciare un percorso daseguire nella scelta delle apparecchiature, scoprendo,nella valutazione dei vari componenti, le gerarchie ele priorità.Fra sorgente, amplificazione e diffusore è imme-diato constatare che il diffusore è il primo compo-nente da scegliere: la sua caratterizzazione è la piùimportante. Sarà lui che darà l’imprinting al tutto…e quindi è fondamentale sapere quale tipologia pre-diligere.Ho sempre sostenuto che, nel saper scegliere, ilgrande spartiacque è costituito dalla musica “conl’Enel” e quella “senza Enel”, facendo chiaro riferi-mento a tutta quella musica che, dal vivo, può essereeseguita senza l’apporto della corrente elettrica e deidiffusori.Tutte le esecuzioni amplificate, infatti, poco dicono…dipende dal service, dal fonico, da mille fattori sem-pre variabili… al contrario della musica non ampli-ficata dove, invece, uno Steinway gran coda saràsempre uno Steinway gran coda!Potrà variare l’acustica della sala, ma quello stru-mento sotto le mani di quell’esecutore è la realtà benprecisa alla quale fare riferimento anche quando sa-remo nell’ascolto del suono riprodotto.Un impianto di riproduzione nel quale non si riescea riconoscere uno Steinway, da un Bosendorfer o dauno Yamaha, non è un impianto ben assemblato.Chiaramente non tutti hanno la cultura e la compe-tenza per apprezzare queste differenze, ma quandoun conoscitore esperto può farlo… vuol dire chequelle apparecchiature stanno facendo bene il lorodovere.

Diffusore quindi come primo anello da determinare:selezionandolo in base al costo, alla musica mag-giormente ascoltata, alla stanza dove andrà installatoe, ovviamente, anche alle preferenze estetiche,quando queste sono considerate.La amplificazione, poi, sarà obbligatoriamente alservizio di quel diffusore e, qui, potranno essere unpo’ utili anche le caratteristiche tecniche, come im-pedenza, efficienza, ecc., ecc.Però l’unica vera scelta può essere fatta, come primaaccennavo, con l’attento e prolungato ascolto, pren-dendo quei banali e semplici dati tecnici, solo comebase di partenza.Nella mia lunghissima esperienza ho verificato comesolamente il consapevole ascolto rende evidente alfruitore tutta una miriade di preferenze, molto spessoa lui stesso sconosciute. Ho anche spesso visto che ilprodotto con il più corretto interfacciamento elet-trico con il diffusore, non è detto dia la maggior sod-disfazione emozionale.Sulla sorgente, poi, v’è una semplice regola da ri-spettare: la qualità fornita… è quella! Se si parte ma-lamente è difficile migliorare strada facendo… quelloche non c’è, non fiorisce poi dal nulla.E ancora vi sarebbero da fare lunghi discorsi sullegrandi differenze fra sorgente analogica e digitale;quella analogica ha un fondamentale vantaggio: nonè “tagliata e cucita” e quindi conserva un’integritàche nel vivisezionare del digitale va irrimediabil-mente perduta.Anche sul piano economico, poi, bisogna tener pre-sente che mentre l’analogico ha una sua acclaratastabilità, il digitale è afflitto dal perenne bene/maledel progresso: quello che oggi comperi a cento, do-mani lo comperi a cinquanta e… va meglio!

Molto vi sarebbe ancora da scrivere, ma lo spazionon ce lo consente… un’ultima considerazione peròvoglio farla: è per tutti fondamentale, mettersi da-vanti allo specchio e sinceramente appurare quelloche si sa e quello che non si sa.Anche nel nostro settore, i grandi risultati si otten-gono non con la conoscenza tecnica di chicchessia,ma con la matura consapevolezza del fruitore. ◾

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