I costi in cucina Le voci di costo - Tourism & Food affairs · informazioni sono fondamentali...
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Modulo di Food-Cost e Pricing
di Massimo Galiotta Pagina 1
30 marzo
2015
I costi in cucina
Per costi si intendono tutte le spese o i consumi sostenuti per produrre un bene o un servizio volti al
conseguimento di un ricavo. Una corretta gestione richiede un controllo costante e meticoloso del flusso di
denaro in entrata e in uscita (ricavi e costi), al fine di mantenere i costi entro livelli predeterminati ed
effettuare, con cognizione di causa, le scelte operative (acquisti, produzione, pricing).
Le voci di costo
Studi statistici riguardanti il comparto ristorativo ci dicono che i principali costi sostenuti dalle imprese del
settore possono essere ripartiti mediamente come segue:
1. Derrate alimentari e generi vari: tutte le materie prime necessarie per la preparazione dei piatti. E’ una
voce di costo piuttosto elevata, che si aggira sul 25-35% del totale dei costi;
2. Personale o manodopera: è il totale delle remunerazioni dirette o indirette, spese per alloggio dello
stesso laddove sia previsto, ecc. Il costo del personale incide attorno al 45-55% del totale dei costi;
3. Spese Generali: sono tutti gli altri costi, tra i quali l’affitto, l’ammortamento impianti, l’assicurazione, la
manutenzione, la pubblicità, energia, detersivi e merci varie. Questa voce di costo si aggira sul 15-20% del
totale dei costi.
Per la produzione di un piatto, si sostengono costi in tutte e tre le categorie, seppur in maniera diversa:
ogni piatto richiede, infatti, ingredienti più o meno costosi, maggiore o minore quantità di manodopera,
cotture più o meno lunghe e differenti consumi energetici, uso più o meno intensivo delle apparecchiature.
Una tabella riassuntiva che confronta le principali voci di costo tra ristorazione tradizionale e collettiva
rende più chiari i dati sopra riportati: 1. Tabella ripartizione costi
Ristorazione Classica o tradizionale Ristorazione Collettiva/Banqueting
Materie prime 35% Materie prime 25%
Manodopera 50% Manodopera 50%
Spese generali 15% Spese generali 25%
Fonte: G. Frangini, Master Lab, Le Monnier Scuola, pag.51
Come calcolare il costo del personale:
Per ogni 1000€ di contribuzione lorda mensile, si aggiungono circa 430€ per contributi sociali e 200€ per
tredicesima, quattordicesima e TFR; se si calcolano anche le assenze medie per malattia (8% circa) e gli altri
costi, approssimativamente si raddoppia la cifra iniziale. Tale cifra va poi divisa per le ore di lavoro svolte
(depurate da ferie e festività che sono circa 1800 ore all’anno, ovvero 150 ore/mese), per cui il reale costo
orario della manodopera è di circa 13€/h per ogni 1000€ di contribuzione lorda mensile. (Fonte: P. Gentili, La
scuola di ristorazione, Calderini, pag.284.)
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Come valutare l’incidenza dello scarto medio sul peso delle materie prime impiegate nella
realizzazione di un menù.
Nel calcolo del costo delle materie prime relative ad un singolo piatto non si possono ignorare le
percentuali di scarto dei singoli ingredienti impiegati.
Se si utilizzano prodotti di prima gamma (alimenti grezzi) si devono considerare le percentuali di scarto e il
costo delle lavorazioni necessarie a trasformarli in alimenti pronti al consumo.
Un facile esempio si desume se si considera che acquistiamo carne con osso e dobbiamo calcolare il costo
dei 120 gr netti di una porzione (di un menù fisso o a table d’hôte) di scaloppa senza tener conto dello
scarto insito nel pezzo di carne acquistato. Avendo, infatti, pagato un prezzo che include anche parti non
edibili (ossa, grasso, ecc) si rivela necessario il calcolo del costo affettivamente sostenuto per acquisire la
sola porzione di prodotto lavorabile e pertanto vendibile sottoforma di pietanza.
Esempio di calcolo del prezzo di acquisto reale:
Supponiamo di aver acquistato carne di vitello “coscia con osso” a € 14,00/kg
Lo scarto osseo medio è equivalente al 18% della sezione di carcassa considerata + un ulteriore 23% relativo
alle parature (totale dello scarto = al 41%).
Alla luce di queste informazioni, quanto abbiamo realmente speso per 1 kg di carne necessario a fare delle
scaloppe di vitello?
Applichiamo una proporzione:
PPL : (100-Sc) = PPN : 100
dove: PPL = prezzo peso lordo
PPN = prezzo peso netto
Sc = scarto
Ovvero:
14 : (100 – 41) = X : 100
14 x 100/59 = 23.72 €/kg
Da ciò si desume che i 120 gr di carne per la scaloppa prevista in menù non costano € 1,68 (14,00 x 0,120)
bensì € 2,84 (23,72 x 0,120) di sola carne (infatti non abbiamo considerato il costo degli ingredienti
accessori necessari per la realizzazione della ricetta, quello della manodopera impiegata per produrre la
suddetta scaloppa e quelli relativi all’energia impiegata).
Praticamente tutti gli alimenti che subiscono trasformazioni per la cottura ed il servizio contengono scarti,
in percentuale variabile, di cui si rivela necessario calcolarne l’impatto al fine di stimare correttamente il
food-cost reale.
Alla luce di tutto ciò, è necessario prestare molta attenzione alle grammature medie delle ricette che
compongono il nostro menù e alle quantità nette (o lorde) che vogliamo utilizzare.
L’attività di “menù engineering1” è uno dei fondamenti per una corretta gestione della cucina, il rispetto
delle grammature è l’attuazione di quanto ci si è prefissi.
1 Il termine che significa ingegneria del menù, fu coniato nel 1982 da Michael L. Kasavana e Donald J. Smith per indicare come il menù possa essere
un potente strumento di analisi, utile per mettere a punto le strategie di vendita (P. Gentili, La scuola di ristorazione, Calderini, pag. 282).
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Le strategie, comunque, possono essere diverse e pertanto può rivelarsi necessario piuttosto che
determinare sulla carta quanto dovrà essere grande la nostra bistecca, possiamo pensare alla bistecca
giusta per la nostra clientela e poi ragionarci sopra in termini di prezzo.
Qui di seguito si riportano alcune tabelle che ci aiutano nella determinazione dei costi e, di conseguenza,
nel calcolo dei prezzi di vendita e del margine di profitto netto.
Componente ossea di alcuni tagli di carne:
Vitello Agnello Maiale
Coscia 18% Cosciotto 30% Carrè 15%
Schiena 20% Carrè 20% Prosciutto 15%
Spalla 25% Spalla 20% Spalla 20%
Petto 20%
Manzo Selvaggina
Petto 25% Lepre 55%
Coscia 25% Camoscio 50%
Spalla 28% Capriolo 40%
Lombata 20%
Costata 25%
Percentuali di scarto indicative nelle carni bovine
Coscia suddivisa per tagli Peso % Taglio disossato pronto scarto Parte utilizzabile
Fesa 15% Fesa 20% 80% *
Noce 13% Noce 50% 50%
Controgirello, Girello, Scamone 27% Controgirello, Girello, Scamone 15% 85%
Sottonoce o codino 10% Sottonoce o codino 15% 85%
Garretto 11% Garretto 30% 70%
Ossa 17% *(20% coperta + 60% arrosto e scaloppe)
Totale 100%
Lombata e Costata Peso % Taglio disossato pronto scarto Parte utilizzabile
Filetto 15% Filetto 15% 85%
Controfiletto 40% Controfiletto 30% 70%
Coperta 20%
Grasso rognone (da fondere) 5%
Ossa 20%
Totale 100%
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Per i volatili si tiene conto di tutte le parti inutilizzabili che risultano dopo aver pulito l’animale
Scarto di parti inutilizzabili dal peso (al lordo delle ossa)
Avicunicoli Totale scarto
Ali, Collo, Stomaco, Cuore
Zampe Fegato Parte Grassa
Pollasta/Cappone 33% 15% 3% 5% 10%
Pollo Novello 35% 17% 3% 2% 13%
Piccione 32% 12% 6% 4% 10%
Anatra 35% 7% 3% 3% 22%
Oca 28% 7% 3% 3% 22%
Tacchino 22%
Coniglio xxx
Percentuali di scarto di alcuni pesci
Pesci d’acqua dolce Interiora, pinne e squame Parte edibile (filetti, tranci, pavet)
Carpa 15% 60%
Coregone 10% 40%
Persico 12% 65%
Trota 10% 45%
Salmone 10% 45%
Pesci d’acqua salata Interiora, pinne e squame Parte edibile (filetti, tranci, pavet)
Acciuga/Sardina/Sgombro 10% 75%
Branzino o Spigola 12% 65%
Cappone o Scorfano 15% 50%
Cernia 12% 55%
Dentice/Pagello 18% 45%
Grongo 10% 65%
Merluzzo/Nasello 13% 35%
Orata/Sarago/Occhiata 12% 60%
Rana Pescatrice 55% 45% (inclusa la testa)
Rombo 35% 65% (inclusa la testa)
Sogliola 35% 53% (inclusa la testa)
Crostacei Scarto Parte edibile
Aragosta 20% 80% (inclusa la testa)
Astice 25% 75% (inclusa la testa)
Gambero 50% 50% +/- (solo coda senza testa)
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Percentuali di scarto di alcuni ortaggi
Prodotto % di scarto in preparazione Parte edibile
Asparagi 30% 55%
Bietole 18% 82%
Carciofi 66% 34%
Cardi 30% 70%
Carote 10% 90%
Cavolfiore 33% 66%
Broccoli 28% 72%
Cipolle 17% 83%
Lattuga (varie tipologie) 10-20% 90-80%
Melanzane 10% 90%
Patate 17% 83%
Peperoni 18% 82%
Pomodori 2% 98%
Porri 30% 70%
Sedano 20% 80%
Sedano Rapa 30% 70%
Spinaci 17% 83%
Zucca gialla 19% 81%
Zucchine 12% 88%
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Come reagisce l’alimento in seguito alla cottura (perdita e aumento di peso)
Da tenere in stretta considerazione, nel calcolo del costo pasto, sono sicuramente le variazioni di peso
dovute alle cotture di determinati alimenti. Infatti se si tratta di stabilire il prezzo di vendita di un
determinato prodotto al suo peso da cotto (es. roast-beef di manzo) è necessari valutare il suo costo al
netto delle variazioni dovute alla cottura.
Allo stesso modo è utile considerare l’incremento di peso subito dagli alimenti che assorbono liquidi in
seguito alle cotture (es. pasta, riso e cereali in genere), soprattutto se si considera l’importanza delle
grammature medie nel calcolo del food-cost e di conseguenza nella determinazione del prezzo di vendita
delle pietanze. In questi termini, quindi, ci interessa sapere che:
Formato pasta Peso iniziale (gr) Peso finale(gr)
Spaghetti n°5 100 252
Spaghetti n°3 100 245
Bucatini n°9 100 240
Farfalle 100 228
Rigatoni 100 224
Pipe rigate 100 217
Fusilli 100 213
Penne rigate 100 212
Tortiglioni 100 210
Conchiglie rigate 100 209
Fonte: da uno studio della Barilla S.p.a.
C’è quindi una sensibile differenza di resa tra paste lunghe e corte: lo spaghetto classico riempie di più il
piatto dell’altrettanto classica penna rigata, così come alcune varietà di riso gonfiano più di altre. Queste
informazioni sono fondamentali soprattutto per la ristorazione dei grandi numeri ( es. mense e altre forme
di ristorazione collettiva), invece poco contano per il piccolo e medio ristoratore italiano che punta sulla
qualità e genuinità dei propri piatti, focalizzando il proprio interesse su ben altre tipologie di prodotti.
Perdita di peso media dovuta ai tradizionali metodi di cottura
Arrosto di vitello o maiale -30%
Brasato di manzo -20%
Bollito misto -15%
Roast-Beef di manzo da -5 ± -8%
Pollame e volatili arrosto da -15 ± -20%
Verdure a foglia, lessate e/o al vapore -20%
Ortaggi (carote, patate, peperoni, zucchine) al salto -10%
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Le grammature medie per tipologia di menù
Uno strumento prezioso per lo Chef è il prospetto delle grammature medie, dove per ogni piatto viene
specificata la quantità di ingredienti base da utilizzare, riferita a ogni singola porzione. Questo prospetto,
preparato sulla base delle indicazioni contenute nel budget previsionale predisposto in collaborazione con il
Direttore dell’F&B o “Food & Beverage Manager”, distingue le grammature a seconda che i piatti siano
serviti “à la carte” oppure vengano porzionati al buffet. Questo prospetto è utilissimo ogni qualvolta sia
necessario approntare ordini di materie prime, per calcolare il costo-pasto, per gestire in modo razionale il
magazzino.
Tipologia/Famiglia Alimento/Prodotto À la carte Al Buffet Table d’Hôte
Manzo
(pulito)
BISTECCA C/OSSO, BISTECCA S/OSSO * 250-300 GR 120-150 GR * 200-250 GR
FILETTO, ENTRECOTE 230-250 GR 120-150 GR 120 GR
BEEDSTEACK TARTARE 180-200 GR 120-150 GR 120 GR
BOLLITO 250 GR 160-200 GR 150 GR
GULASCH 200-220 GR 110-140 GR 150 GR
ROAST-BEEF 200-250 GR 110-140 GR 120 GR
BRASATO 180-220 GR 120-150 GR 150 GR
LINGUA (SALMISTRATA) 150-180 GR 110-130 GR 120 GR
TRIPPA (PRECOTTA) 200-250 GR 120-140 GR 120 GR
Vitello
(pulito)
SCALOPPE 150-200 GR 120-150 GR 120 GR
SCALOPPE IMPANATE 120-140 GR 90-110 GR 120 GR
ARROSTO E SPEZZATINO 200-220 GR 110-130 GR 150 GR
COSTOLETTA O NODINO 180-220 GR 130-160 GR 150 GR
CARNE TRITATA (Hachée) 170-200 GR 110-130 GR 100 GR
FEGATO, ROGNONE 150-200 GR 120-140 GR 100 GR
TESTA (SENZA OSSA) 250-300 GR 120-160 GR 120 GR
Maiale
(pulito)
COSTOLETTA/BRACIOLA/LOMBATINA 200-250 GR 120-140 GR 150-200 GR
ARROSTO 220-250 GR 120-140 GR 150 GR
CARRE’ (SALATO O AFFUMICATO)/RIBBS 180-200 GR 100-120 GR 150 GR
PROSCIUTTO (SALATO O AFFUMICATO) 180-200 GR 100-120 GR 100 GR
Agnello e Montone
(puliti)
COSTOLETTE 160-200 GR 90-120 GR 120 GR
STUFATO 200-250 GR 130-180 GR 150 GR
ARROSTO 200-220 GR 130-160 GR 150 GR
Capretto ARROSTO CON OSSA 400-450 GR 250-300 GR 250 GR
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Tipologia/Famiglia Alimento/Prodotto À la carte Al Buffet Table d’Hôte
Selvaggina
(pulito)
COSCIOTTO DI CAPRIOLO (INTERO) 220-280 GR 150-200 GR 180 GR
SELLA DI CAPRIOLO (INTERA) 250-400 GR 200-230 GR 220 GR
CAPRIOLO IN SALMI’ (CON OSSA PICCOLE) 300-350 GR 160-200 GR 150 GR disossati
LEPRE IN SALMI’ (CON OSSA PICCOLE) 250-300 GR 140-200 GR 200 GR
FAGIANO 250-350 GR 200-250 GR 200 GR
PERNICE 250-320 GR 200-250 GR 200 GR
Pollame
(peso lordo con ossa)
NB: Laddove fosse necessario
servire carne disossata si può
fare riferimento alla carne di
vitello e sue grammature.
POLLO, GALLINA 350-400 GR 220-300 GR 300 GR
ANATRA 350-400 GR 260-320 GR 300 GR
OCA 450-500 GR 300-400 GR 350 GR
TACCHINO 280-350 GR 200-240 GR 300 GR
FARAONA 250-300 GR 160-230 GR 200 GR
PICCIONE 250-280 GR 150-200 GR 200 GR
Pesce DA PORZIONE A CRUDO 250 GR _ 150 GR
FILETTI, PAVET O TRANCIO A CRUDO 150 GR _ 100 GR
Carni fredde
(pronte da servire)
PIATTO MISTO DI SALUMI 120-150 GR 80-100 GR _
PROSCIUTTO AFFUMICATO 90-120 GR 70-90 GR _
PROSCIUTTO CRUDO 100-110 GR 60-70 GR _
BRESAOLA 100-110 GR 60-70 GR _
SALAME 100-110 GR 60-70 GR _
SPECK 100-110 GR 60-70 GR _
Minestre, Farinacei e
Uova
PORZIONE 3 dl _ _
TAZZA 1,5 dl _ 1,5 dl
PASTINA PER LITRO 30 gr _ 30 gr
UOVA 2-3 _ 1-2
PASTE ALIMENTARI 100 GR 60 GR 70 GR
RISO 80 GR 50 GR 60 GR
PATATE PELATE 250-350 GR 120-200 GR 150 GR
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Tipologia/Famiglia Alimento/Prodotto À la carte Al Buffet Table d’Hôte
Verdura fresca
(pulita)
CAVOLFIORE 150 GR 150-200 GR 100 GR
FAGIOLINI 150 GR 100-150 GR 100 GR
PISELLI VERDI 150 GR 80-100 GR 100 GR
CAROTE 150 GR 140-150 GR 100 GR
ASPARAGI 300-350 GR 180-220 GR 200 GR
SPINACI 200-250 GR 150-180 GR 150 GR
POMODORI (PER INSALATA) 200-250 GR 150-200 GR 100 GR
TACCOLE 200-240 GR 140-180 GR 150 GR
Condimenti SALSE 1 dl _ ½ dl
BURRO FUSO 30 GR _ 20 GR
Formaggi
(e piatti a base di)
FORMAGGI DURI 120-150 GR 80-100 GR 80 GR
FORMAGGI MOLLI 100-120 GR 60-80 GR 60 GR
FONDUTA 150-200 GR _ _
CROSTONI AL FORMAGGIO 120 GR _ 60 GR
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Food-Cost preventivo e Food-Cost consuntivo
Il food-cost può essere definito in due diversi modi: possiamo considerare il totale delle spese relative agli
acquisti alimentari in un dato periodo di gestione dell’azienda ristorativa, ma anche il costo degli alimenti
necessari alla realizzazione di un singolo piatto. Nel primo caso stiamo parlando di food-cost consuntivo e
nel secondo caso di food-cost preventivo o previsionale.
Esempio:
Entrecôte alla griglia Per 1 porzione
Controfiletto di manzo 250 gr 4,10 €
Limone 30 gr 0,05 €
Olio EVO 3 ml 0,02 €
Sale Q.B. _
Pepe Q.B. _
Totale 4,17 €
Quando, invece, si valutano i consumi di un dato periodo, parliamo di food-cost consuntivo ed esso viene
necessariamente calcolato dopo che le spese sono state effettuate.
Un calcolo non esclude l’altro e ciascuno ha la sua utilità: quello preventivo è necessario per determinare il
costo di un piatto prima di metterlo in produzione. Al contrario, quello consuntivo, costituisce un dato
oggettivo e riassuntivo, che viene anche usato come indicatore per valutare, correggere e migliorare la
gestione della cucina.
Esempio:
Se dividiamo il totale dei consumi del periodo (€ 34.830,00) per il numero dei pasti erogati (supponiamo
4.200 coperti ristorante mese di Febbraio), avremo il food-cost medio del periodo in questione per
presenza.
Valore inventario al 31/01/15 € 18.200 +
Valore acquisti Febbraio 2015 € 34.000 +
Valore inventario 28/02/15 € 11.600 -
Totale consumi lordi = € 40.600,00
A questa cifra va ancora sottratto il costo delle merci
usate per scopi di rappresentanza (pasti offerti dalla
direzione) e per i pasti del personale:
Totale consumi lordi € 40.600,00
Pasti offerti da direzione * € 3.470,00 -
Pasti del personale** € 2.300,00 -
Totale netto consumi = € 34.830,00
(o F&B costo reale) * - Spese di promozione e quindi da considerarsi come spese generali
** Spese imputabili ai costi di manodopera
Totale Consumi/Coperti di Febbraio = Costo pasto medio
€ 34.830,00 : 4.200 = € 8,30
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Il Costo pasto medio equivale al costo medio delle materie prime impiegate in un dato periodo ed è un dato
utile per conoscere i costi di un menù a prezzo fisso.
Considerando le percentuali riportate precedentemente (Tabella ripartizione costi pag. 1) e conoscendo il
F&B Cost reale riferito ad un dato periodo, si può calcolare un costo complessivo tendenziale (o presunto),
che a sua volta può essere suddiviso nelle tre principali voci di spesa. Ecco come procedere riprendendo il
caso precedente:
34.830 : 35 = X : 100 34.830,00 / 35 x 100 = 99.514,00
La ripartizione tra le principali voci di costo è così composta:
Ristorazione Classica o tradizionale
Materie prime 35% = 34.830,00 €
Manodopera 50% = 49.757,00 €
Spese generali 15% = 14.927,00 €
Determinato il costo complessivo tendenziale (99.514,00 €), conoscendo la percentuale di utile (ricavi-costi)
che l’azienda si è proposta di conseguire (20%) e gli incassi realizzati nel periodo in esame (121.600,00 €) si
potrà verificare se la previsione di ricavo è stata raggiunta.
€ 121.600,00 – € 99.514,00 = € 22.086,00
22.086,00 / 121.600 x 100 = 18,16%
Il food-cost è un dato teoricamente molto semplice da calcolare: è sufficiente sommare i costi sostenuti per
l’acquisto di ogni singolo ingrediente che compone il piatto; il risultato che si ottiene può poi essere
rapportato al prezzo di vendita, per ottenere la percentuale di food-cost (food-cost / prezzo di vendita x
100).
La complessità dell’analisi del costo-pasto è riassumibile nella precisione di un sistema che richiede:
-costante aggiornamento dei prezzi delle materie prime;
-conoscenza delle percentuali di scarto delle materie prime lavorate;
-rispetto delle grammature, grazie all’adozione di schede tecniche delle ricette e ad apposite tabelle (vedi
pagg. 7-9)
Il Controllo del costo-piatto serve a determinare il costo sostenuto dall’azienda per preparare ognuno dei
piatti inseriti nella carta; è utile per la previsione dei costi, per la loro verifica, per la determinazione dei
prezzi di vendita e, dunque, per la determinazione del BEP (vedi pag. 12). Per il calcolo del costo piatto si
prende come riferimento il food-cost, tra i costi quello più facilmente determinabile. Si riportano, di seguito
due tecniche; la prima più semplice ma poco affidabile, la seconda più complessa ma indubbiamente più
precisa.
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Tecnica del coefficiente fisso
Si parte dal presupposto che in media la materia prima del piatto incida per circa il 35% sul totale dei costi.
Prendendo per buono questo dato si moltiplica il food-cost per un coefficiente fisso pari a 3:
FC x 3
Questo è un metodo impreciso e approssimativo, che non tiene conto della mole di lavoro che alcune
preparazioni comportano; così, con questa tecnica, risulterebbe che un piatto di patate duchessa avrebbe
un costo complessivo di 1€, mentre una bistecca alla fiorentina di 45€ (basso per le patate, troppo elevato
per la bistecca).
Tecnica delle fasce di lavorazione e di contribuzione (o costo primo specifico)
Prime cost + quota di contribuzione (o costi indiretti)
Il prime cost corrisponde ai costi diretti (ossia food-cost + costo manodopera) imputabili al piatto; ma in
cucina non è fattibile cronometrare il tempo di lavoro per ogni preparazione, per cui si dividono i piatti in
fasce di lavorazione alle quali corrisponde un coefficiente o moltiplicatore:
Fascia Bassa = coefficiente 1,7 (salumi misti, carne alla griglia, patatine fritte, ciambella);
Fascia Media = coefficiente 2,4 (carpaccio, primi piatti semplici, cotolette, creme caramel);
Fascia Alta = coefficiente 3,0 (insalata di mare, primi al gratin, contorni complessi, mousse);
Fascia Top = coefficiente 3,5 (secondi elaborati o in crosta, piatti con fine decorazione).
Prime Cost = Food Cost x Coefficiente di Lavorazione
I Costi Indiretti (composti dalle spese generali e dalla manodopera non direttamente imputabile alla
produzione delle pietanze) vengono attribuiti in modo forfettario. Si parte dai dati storici dell’anno
precedente, suddividendoli per il numero dei piatti serviti (es. Ci € 132.000,00/60.000 PV = 2,20€ quota
media. Ma siccome costa di più produrre un secondo che un contorno, si può ipotizzare una distribuzione
come segue: antipasti e dessert € 1,70; primi € 2,40; secondi € 3,20; contorni € 1,30. Tale somma andrà
sommata al prime cost.
CP = (FC x CL)+QCci
Esercizio: Proviamo a calcolare il costo piatto per le patate duchessa e per la bistecca alla fiorentina ….
Modulo di Food-Cost e Pricing
di Massimo Galiotta Pagina 13
30 marzo
2015
Appendice
Break-even analysis
break-even analysis Esercizio di simulazione (dall’ingl. to break even «pareggiare i conti» o
«chiudere in pareggio») condotto su un modello elementare, che consente di identificare il volume
di attività in corrispondenza del quale si ha un utile pari a zero, ossia l’eguaglianza tra costi e ricavi
(break-even point «punto di pareggio economico»).
Tale volume di attività può essere espresso in termini di quantità e di fatturato. La b.-e. a. è uno
strumento del controllo di gestione (➔), che fornisce al management importanti informazioni per
decidere, per es., quali linee produttive privilegiare/dismettere, quale politica di prezzi seguire, se
realizzare internamente un prodotto/servizio o acquistarlo dall’esterno. Essa si fonda
sull’assunzione che il volume di attività (la quantità di produzione e vendita) sia l’unico fattore in
grado di influenzare in modo rilevante il comportamento dei costi, a loro volta disaggregati in
variabili e fissi. In particolare, all’interno di un definito volume produttivo e in un orizzonte
temporale di riferimento limitato, i primi variano al variare della quantità mentre i secondi
rimangono costanti. Nel modello di base della b.-e. a., i metodi (matematici o grafici) per analizzare
i costi assumono che quelli variabili si modifichino in modo proporzionale al variare della quantità.
La domanda alla quale la b.-e. a. cerca di rispondere è quindi: quanti atti di vendita si devono
realizzare per raggiungere il pareggio? Il metodo più semplice per determinare il punto di pareggio
consiste nell’eguagliare i ricavi totali (RT) ai costi totali (CT), scomponendo questi ultimi in costi
variabili (CV) e costi fissi (CF): RT=CV+CF. [1] Sapendo che i CF sono costanti e pari a K, che i
RT corrispondono al prezzo di vendita (p) moltiplicato per la quantità (q) e che i CV sono dati dal
costo variabile unitario (v) per la quantità (q), partendo dall’equazione [1] e risolvendo per (q) si
può ricavare il b.-e. point in termini di quantità (Q*):Q*=K/(p−v). Q* esprime quindi la quantità da
produrre e vendere per arrivare a coprire tutti i costi con i ricavi e conseguire un utile pari a zero;
(p−v) viene detto margine di contribuzione unitario (➔ margine) e indica quanto residua dei ricavi
di vendita per la copertura dei costi fissi o, in assenza di costi fissi da coprire, per la produzione di
un margine di utile. Quindi, per es., per ogni unità venduta oltre Q* si avrà un utile che è pari al
margine di contribuzione unitario.
Il BEP in termini di fatturato (fatturato di pareggio, RT*) si può calcolare come: RT*=K/(1−v/p).
Tra i principali limiti della Break Even Analysis si ricordano: nella realtà spesso i costi fissi non
sono costanti ma crescono ‘a gradini’ in corrispondenza di aumenti della capacità produttiva; i costi
variabili non sempre sono legati ai volumi in modo direttamente proporzionale e inoltre
cambiamenti nei volumi possono influenzare il livello dei costi variabili unitari; non si considera
che variazioni di prezzo possono incidere sul livello della domanda e, quindi, dei volumi di vendita;
si ignora la presenza di scorte di magazzino.
(di Federica Ricceri Dizionario di Economia e Finanza 2012)