I boschi dellaBassaFriulana

15
E Diu al disè: - La tiere che si taponi di vert... E al sucedè propit cussì... e Diu al viodè ch’al leve ben (Gjenesi 1, 11-12) “che se non fossero li boschi dalli quali ai tempi debiti et opportuni si serviamo saressemo isforzziati a bandonare il paese et morirssi di fame” (Vicinia comune di Muzzana, 12 luglio 1598 ASU, ANA, notaio Di Marco Lorenzo, b.3333) la bassa collana / 72 Luisa Bianco – Giuliano Bini – Benvenuto Castellarin Adelmo Della Bianca – Enrico Fantin – Vittorino Gallo Fabio Prenc – Francesco Sguazzin – Roberto Tirelli I boschi della Bassa Friulana a cura di Giuliano Bini

Transcript of I boschi dellaBassaFriulana

Page 1: I boschi dellaBassaFriulana

E Diu al disè:- La tiere che si taponi di vert...

E al sucedè propit cussì...e Diu al viodè ch’al leve ben

(Gjenesi 1, 11-12)

“che se non fossero li boschidalli quali ai tempi debiti et opportuni

si serviamo saressemo isforzziatia bandonare il paese et morirssi di fame”

(Vicinia comune di Muzzana, 12 luglio 1598ASU, ANA, notaio Di Marco Lorenzo, b.3333)

la bassacollana / 72

Luisa Bianco – Giuliano Bini – Benvenuto CastellarinAdelmo Della Bianca – Enrico Fantin – Vittorino GalloFabio Prenc – Francesco Sguazzin – Roberto Tirelli

I boschidella Bassa Friulana

a cura di Giuliano Bini

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:53 Pagina 1

Page 2: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo

I tartufi dei boschi di Muzzana

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 303

Page 3: I boschi dellaBassaFriulana

A pagina precedente.

Fig. 1. Magnifici esemplari di Tuber magnatum raccolti nella Selva dʼArvonchi.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 304

Page 4: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

Qualche curiosità

La disciplina che si occupa dello studio deitartufi si chiama idnologia che deriva dal terminegreco hydnon che significa nascosto. Infatti i tartufirimangono nascosti fintantoché non vengono scoper-ti grazie al loro unico modo di voler apparire: l’odo-re. Nessuno è in grado ristabilire con esattezza quan-do i vari tipi di tartufi attualmente presenti nei variambiti siano comparsi, ma è molto probabile che sisiano mossi ed insediati nei nostri boschi assiemealle latifoglie con le quali vivono in simbiosi (circa800 a.C.). La velocità con la quale il tartufo avanza èquella di crescita del micelio e di spostamento deglianimali che dei tartufi si cibano.

È bello e realistico pensare che quando i primiuomini hanno cominciato ad abitare ed utilizzare iboschi della antica foresta lupanica (neolitico o etàdel ferro?), essi erano già presenti e sono rimasti loronascosti per qualche millennio. Questi tipi di funghisi sono visti sottrarre soprattutto negli ultimi anni lamaggior parte della superficie che avevano facilmen-te colonizzato, fino a rimanere confinati negli attualirelitti boschivi che vanno da Muzzana fino aCervignano.

La loro segreta presenza è continuata fino aqualche decennio fa allorchè alcuni lungimiranti tar-tufai provenienti dalla Romagna hanno usato il nasodei loro ben addestrati cani per scovarli e farne botti-no. Quando capitava di incontrare questi trifolaidurante le loro escursioni, malinconicamente essiaffermavano che per diletto portavano a spasso i canialla ricerca di tartufi con scarsi risultati: in realtà soloa posteriori si è scoperto che la loro continua presen-za era diversamente motivata e ben ricompensata.

La ricerca e la raccolta di tartufi bianchi pre-giati da parte di questi signori è continuata indistur-bata fino al 2001 quando la Regione Friuli VeneziaGiulia ha incaricato il dott. Gregori del CentroSperimentale per la Tartuficoltura di Sant’Angelo inVado (PU) di tracciare dettagliatamente la mappadelle aree tartuficole dell’intero territorio regionale.Allora è stata stabilita ufficialmente la presenza ditartufo bianco pregiato nei relitti dell’antica forestalupanica. Infatti il 21 dicembre 2001 in un comuni-cato stampa della redazione di “Portfolio Friuli-Venezia Giulia” viene divulgata la notizia che a finenovembre nei dintorni di Muzzana del Turgnano èstato trovato e raccolto un esemplare di ‘tuber

magnatum’ di quasi 50 grammi. La notizia e soprat-tutto il contatto da parte di qualche muzzanese (inprimis Gianfranco Del Piccolo e Vittorino Gallo) congli autori della ricerca, ha destato notevole interesseche si è esteso ad altri appassionati micologi e gentedi bosco, tanto da provocare la nascita nel 2005 dellalocale associazione denominata “Muzzana AmatoriTartufi”.

Cosa sono i tartufi?

Si può affermare in modo molto generico cheil tartufo è il corpo fruttifero (carpoforo) di alcunespecie di funghi superiori che crescono a differentiprofondità (funghi ipogei) in simbiosi con alcuni tipidi alberi.

I tartufi, noti sin dall’antichità per il loro pro-fumo e molto apprezzati sulla tavola, sono i fruttidestinati alla riproduzione del micelio (intreccio fila-mentoso di ife) che convive in associazione stretta(simbiosi) con le radici di alcune piante superiori eforma con esse le micorrize.

La riproduzione e diffusione del tartufo è affi-data all’odore intenso del suo frutto che contiene lespore, le quali sono veicolate dalla fauna che si cibadi esso. Le spore, prima di iniziare il processo diriproduzione, possono rimanere a riposo nel terrenoper moltissimi anni senza perdere la fertilità.

Diversi sono i tipi di animali che si cibanonaturalmente del carpoforo nonostante sia all’appa-renza invisibile: i cinghiali, le arvicole, i lombrichi,le larve di mosca, le lumache, etc.

Vengono comunemente classificati tartufisolo quei tipi di carpofori di funghi ipogei che hannoqualificate caratteristiche organolettiche (aromaacuto e penetrante).

Nei vari tipi di tartufi si possono individuarealcune caratteristiche comuni indipendentementedalla diversa specie che li ha generati. Lo strato ester-no (peridio o scorza) è costituito da una parete più omeno spessa costituita da ife. La superficie esternadella scorza può essere liscia, leggermente pubescen-te o verrucosa cioè con sporgenze piramidali. Il colo-re può variare a seconda del tipo da giallastro-ocra albruno ruggine fino al nero marcato. La parte internachiamata gleba ha una consistenza carnosa compatta

305

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 305

Page 5: I boschi dellaBassaFriulana

con un aspetto tipico di una struttura venata simile aquella delle venature marmoree, data da fasci chiaridi ife sterili alternati a vene più scure formate da ifefertili, con andamento irregolare molto spesso sinuo-so. Nella parte fertile sono presenti gli aschi e lespore (ascospore). Gli aschi sono involucri micro-scopici di forma globosa contenenti fino ad ottospore. La forma, le dimensioni e il colore delle sporesono tipici del tipo di tartufo e costituiscono la chia-ve per la loro univoca individuazione.

Come si riproducono

Il ciclo biologico del tartufo è noto nel suoinsieme ma i dettagli rimangono ancora da scopriresoprattutto quei particolari che riguardano i periodi,le fasi di accrescimento e le condizioni che ne deter-minano lo sviluppo.

Le spore fertili presenti nel terreno, quando lecondizioni di temperatura ed umidità lo consentono,germinano generando le ife che a loro volta costrui-scono il micelio che si propaga nel terreno fino adincontrare uno di diverso sesso con il quale formanoun micelio fertile. Quando un micelio fertile si uniscealle radici di una pianta simbionte forma una nuovastruttura chiamata micorriza attraverso la qualeavviene uno scambio di sostanze fra pianta e micelio.Con queste condizioni il micelio è capace di fruttifi-care e quindi di riprodursi, tutto questo sotto terra. Ilcorpo fruttifero viene dapprima concepito e quindi,nella dovuta epoca, comincia ad accrescere grazieall’aggrovigliamento delle ife. Quando il processo dicrescita è completato il tartufo diventa profumato, equindi richiama gli abitanti del bosco per diventarecibo e quindi farsi trasportare altrove. Se non vieneintercettato e consumato, dopo qualche giornocomincia a deteriorarsi e le spore rimangono a ripo-sare nel terreno in attesa di un nuovo ciclo.

306 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 2. La zappetta del tartufaio ha messo in luce un tar-tufo bianco pregiato.

Fig. 3. Un piatto tipico friulano arricchito con lamelle ditartufo.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 306

Page 6: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

Dove e quando trovarli?

L’ambiente ed il periodo nel quale i tartuficrescono e maturano è tipico di ogni specie. La rac-colta è disciplinata a livello regionale e per quantoriguarda il Friuli Venezia Giulia dalla L.R. n.23 del16 agosto 1999 concernente la “Disciplina di raccol-ta, coltivazione, conservazione e commercio dei tar-tufi” e successive modifiche. La legge stabilisce esat-tamente il tipo di tartufi che possono essere raccolti,il periodo di raccolta e le modalità. Le tartufaie ven-gono classificate in controllate e coltivate mentrenegli ambiti non delimitati, la raccolta si intendelibera previo conseguimento dell’autorizzazione allaraccolta (tesserino regionale).

Le specie che possono essere raccolte nellaRegione Friuli Venezia Giulia ed i relativi periodi diricerca sono i seguenti:- tuber magnatum (tartufo bianco pregiato), dal

1 ottobre al 31 dicembre;- tuber melanosporum (tartufo nero pregiato),

dal 15 novembre al 15 marzo;

- tuber brumale var. moscatum (tartufo mosca-to), dal 15 novembre al 15 marzo;

- tuber aestivum (tartufo nero estivo o scorzo-ne), dal 1 maggio al 30 novembre;

307

Fig. 4. Lʼemergere di un meraviglioso esemplare di tar-tufo bianco pregiato.

Fig. 5. Scorcio della Selva dʼArvonchi, lʼambiente tipico di crescita del Tuber magnatus.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 307

Page 7: I boschi dellaBassaFriulana

- tuber uncinatum (tartufo uncinato), dal 1 otto-bre al 31 dicembre;

- tuber brumale (tartufo nero invernale), dal 1gennaio al 15 marzo;

- tuber albidum o borchii (tartufo bianchetto omarzolino), dal 15 gennaio al 30 aprile;

- tuber macrosporum (tartufo nero liscio), dal 1settembre al 31 gennaio;

- tuber mesentericum (tartufo nero ordinario),dal 1 settembre al 31 gennaio.I tartufi presenti nei boschi della Bassa

Friulana sono principalmente il tuber magnatum, iltuber macrosporum ed altre specie che non devonoessere raccolte quali la balsamia vulgaris e il tuberexcavatum in quanto non commestibili. La specietuber magnatum è la stessa del tartufo biancopregiato d’Alba o di Acqualagna o anche di quel-lo presente diffusamente in Istria nella valle delfiume Mirna (Motovun / Montona). Senza eccessodi campanilismo si può affermare che gli estimator-i considerano il profumo del tartufo bianco “friula-no” non inferiore a quello più blasonato di Albao Acqualagna.

La limitata quantità che viene raccolta è ingrado di soddisfare solo un numero limitato di finipalati e quindi l’aspetto commerciale non vieneattualmente preso in considerazione. Le prospettivenel senso di migliorare la produzione possono diven-tare promettenti se vengono assunti ed applicati degliindirizzi di gestione volti al miglioramento tartufico-lo delle zone dove esso è già presente. Dalle espe-rienze portate a termine in regioni come le Marche sicapisce che alcuni interventi, peraltro di scarsoimpatto selvicolturale, nelle zone vocate dei boschiporta ad un miglioramento produttivo importante.

Il tuber magnatum predilige i terreni alcaliniin presenza di piante superiori come la farnia (rôl), ilnocciolo (noglâr), il salicone (gjàtul), il pioppo tre-mulo (pôl mat) ma anche il carpino bianco (cjarpint)soprattutto in zone di adeguata umidità e possibil-mente soleggiate. È facile trovarlo ai margini delbosco o lungo i bordi dei fossi in presenza di altriarbusti che molto spesso li accompagnano e per que-sto i tartufai li chiamano piante comari come il sam-buco (sabûl) e la sanguinella (sànzit). Diversamente,ci sono altre specie arboree, fra le quali la robinia

308 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 6. Esemplari di nocciolo tipica pianta simbionte del tartufo.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 308

Page 8: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

(arcazio) e il ciliegio selvatico (cjarviesâr salvàdi)che sembra ostacolino la loro presenza. Capita tal-volta di trovarli circondati dall’aglio orsino (àisalvàdi) che dona loro un sovrappiù di aroma darisultare inebriante.

Come trovarli?

Quando si parla di cerca dei tartufi la primafigura che deve essere ben considerata è il cane. Èovvia la ragione ma spesso non è sufficiente il para-gone che si fa con il cane da caccia: il ruolo di que-st’ultimo è sicuramente inferiore a quello del cane datartufo nelle rispettive discipline. La capacità delcane da tartufo determina totalmente il risultato dellaricerca, ovviamente in presenza di prodotto. Infattisenza un buon cane si ha il piacere di effettuare dellesane e rilassanti camminate fra le piante del boscoperò il risultato della forata (buca sul tartufo) lo si

lascia a coloro che hanno un compagno a quattrozampe ben addestrato.

Il cane da tartufo non ha delle caratteristichemolto diverse da quelle di un buon cane da caccia senon per il fatto che la sua attenzione durante il lavo-ro è rivolta, appunto, alla ricerca del tartufo. Le carat-teristiche di base dell’animale da addestrare per lacerca sono la curiosità, la propensione all’apprendi-mento ed una struttura robusta capace di sostenereefficacemente lunghi tempi di lavoro. Cani meticcidanno dei risultati eccellenti ma, spesso, il risultatodell’addestramento non è sempre positivo. Il caneche in questi ultimi anni si è guadagnato il ruolo dicane da tartufo è il lagotto romagnolo, ultimo in ordi-ne di tempo delle razze canine italiane riconosciutedagli organismi ufficiali. Questo cane, di mediataglia dal pelo riccio, che originariamente abitava lelagune del Comacchio e della Romagna, aiutava icacciatori di tali zone nella caccia. Ha una indoleallegra con una forte e precoce predisposizioneall’apprendimento. Il suo andare elegante assieme aduna notevole resistenza alle intemperie autunnali edinvernali ne fanno un ideale compagno di lavoronelle giornate fredde ed umide. Per mantenere altal’attenzione del cane alla cerca è necessario ricom-pensarlo adeguatamente ogni volta che esegue unaforata corretta. Il cane deve essere addestrato perindicare la presenza di tartufi maturi e va mantenutaquesta impostazione riprendendolo quando esegueoperazioni non corrette come l’inseguimento dellaselvaggina o la raspata (impostazione della buca) sufori di arvicole o altro.

309

Fig. 7. Il lagotto romagnolo, cane principe per la cercadel tartufo.

Fig. 8. Il tartufaio con i suoi lagotti allʼopera nel bosco.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 309

Page 9: I boschi dellaBassaFriulana

Le zone dove cercare i tartufi sono facilmen-te individuabili a chi va per boschi e conosce le pian-te. Dopo qualche anno di pratica assieme ad un buoncane diventa abbastanza facile individuare i poten-ziali siti. Una volta individuati occorre batterli conregolarità perché il tartufo può maturare da un gior-no all’altro e chi prima lo individua lo raccoglie.

Esiste una notevole competitività fra i tartufaisoprattutto nelle zone rinomate delle Langhe pie-montesi in cui, per evitare di farsi scoprire sulle zonetartufigene, si esegue per tradizione la cerca notturna.Nella Regione Friuli Venezia Giulia la ricerca è con-sentita da un’ora prima dell’alba fino ad un’ora dopoil tramonto.

Anche i dispetti e i danni a carico del concor-rente e del relativo cane non sono infrequenti soprat-tutto nelle regioni dell’Italia centrale.

Qui nella Bassa Friulana essendo modesta lapressione in termini di cerca, ancora non si sonomanifestati degli attriti anche se qualche tartufaioproveniente dalle regioni a maggior competizionetende a far valere un suo non ben motivato diritto allaraccolta anche nei boschi che sono di uso civicodebitamente delimitati e tabellati.

LʼAssociazione

Notevole è stato l’entusiasmo che si è genera-to in seguito alla scoperta del tartufo bianco pregiatonei boschi di Muzzana tanto che un gruppo di appas-

sionati, grazie anche alla disponibilità del dott.Gregori di ospitarci presso il centro sperimentale dicui è direttore in Sant’Angelo in Vado e la generositàdel sig. Caldari proprietario di una tartufaia in zonaUrbino, ha organizzato una gita in pullman con l’o-biettivo di incontrare da vicino il tartufo bianco pre-giato. Al ritorno, per effetto del positivo clima crea-tosi fra i partecipanti, alcuni di essi hanno ben pen-sato di far nascere una associazione con lo scopo divalorizzare i boschi di Muzzana dove è stata accerta-ta la presenza del tuber magnatum.

L’articolo 1 dell’associazione recita quantosegue:

Nel giorno 22 del mese di ottobre dell’annoduemilacinque in Muzzana del Turgnano per volontàdei Soci Fondatori i cui nominativi sono riportati incalce, è costituita l’associazione “Muzzana AmatoriTartufi” (MAT) con lo scopo di diffondere le cono-scenze sui tartufi, favorirne la crescita e la raccoltacompatibilmente con una armoniosa e rispettosagestione del territorio comunale ed in particolare diquello boschivo.

L’associazione vuole partecipare alle iniziati-ve locali nell’interesse generale della comunità muz-zanese mirando alla sua crescita civile ed etica edallo scopo specifico di tutela del patrimonio colletti-vo.

Il sodalizio non ha finalità di lucro e di orien-tamento politico, partitico e confessionale.

L’associazione si ritiene libera di aderire adeventi e promuovere iniziative a qualsiasi livello peril raggiungimento degli scopi.

Soci Fondatori

Bianco Danilo; Del Giulio Enrico; Del PiccoloGianfranco; Gallo Daniele; Gallo Renzo; GalloVittorino; Grosso Livio; Perosa Renato; PevereLivio; Sguazin Rita; Tel Dino.

Come previsto dall’art. 3 dello statuto il sin-daco di Muzzana del Turgnano ha diritto a far partedell’associazione.

Al 31 luglio del 2008 erano iscritti all’asso-ciazione, oltre tutti i soci fondatori, i seguenti resi-denti: Anzile Matteo; Bassi Dina; Bearzi Stefano;Bertelli Aldo; Bertelli Sandro; Bianco Carlo; BiancoEnrichetta; Bicciato Gianni; Billia Annino; BilliaRoberto; Bragantini Natalino; Cargnelutti Livio;

310 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 9. Il logo dellʼassociazione MAT, creato da LucaPevere.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 310

Page 10: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

Carturan Denis; Casasola Renzo; CastellaniAntonella; Castellano Albano; Ciprian Patrizia;Ciprian Simone; Cisint Roberto; Del Giulio Alex;Del Giulio Anna Maria; Del Giulio Antonio; DelGiulio Giovanni; Del Piccolo Arbeno; Del PiccoloVittorio; Del Ponte Dario; Della Ricca Antonio; DeSanta Mara; De Stefano Ivana; Facchin Giovanni;Favaro Giancarlo; Franceschinis Guido; Franceschi-nis Isarco; Gallo Giuliano; Gallo Maria; GastaldelloGiuliano; Marzola Franco; Mauro Adriana; MauroMaurizio Luigi; Mazzega Lorenzo; Nave Liliana;Nicoletti Gianpietro; PaquonAndrea; Paquon Sergio;Pavanello Davide; Perazzo Antonella; Petris Angelo;Pevere Dino; Pevere Gianfranco; Pevere Giovanni;Pevere Luca; Pevere Valentino; Pin Ferruccio;Romano Paola; Sala Romano; Sbaiz Bruno; SedranCristian; Serafini Maurizia; Stocco Giulio; TamosAnedi; Tel Nelda; Tel Vasco; Todon Lia; VergendoSergio; Vianello Glauco; Viola Annamaria; ZamparoElisa; Zamparo Elvis; Zamparo Renzo; ZanelloLoredana; Zanini Patrizia; Zoratti Andrea

e i soci esterni: Amadei Eufemio (Macerata Feltria);basso Bondini Paolo (Pocenia); Basso Delma(Sedegliano); Bellinato Bruno (Rivignano); BelliniAdriano (Trieste); Benedetti Paolo (Palazzolo delloStella); Benedetti Paolo (Santa Maria di Lestizza);Bianco Fabio (San Giorgio di Nogaro); BiasuttiSante (Precenicco); Bini Giuliano (Palazzolo delloStella); Bragagnolo Renato (Santa Maria la Longa);Brocchetta Angelo (Marano Lagunare); CasasolaMaurizio (Latisana); Castellani Silverio (Sede-gliano); Castellano Carla (San Giorgio di Nogaro);Chiminazzo Giuseppe (Rivignano); Clozza Roberto(Precenicco); Colle Firmina (Sauris); Cristin Arrigo(San Giorgio di Nogaro); Cucci Giovanni (Tava-gnacco); D’Aquino Giuseppe (Udine); De LivaGianni (Pagnacco); Del Piccolo Virgilio Davide(Firenze); De Marchi Roberto (Udine); Del GiulioStefano (San Giorgio di Nogaro); De Marco Luisa(Tavagnacco); Di Bert Renato (San Giorgio diNogaro); Domenighini Alfio (Precenicco); FabbroLorenzo (Latisana); Fantin Stefania (Ronchis);

311

Fig. 10. Muzzana, novembre 2007, un momento dellʼasta benefica del tartufo bianco pregiato di Muzzana.Lʼanimatore, Gianfranco Del Piccolo presenta un esemplare al concorrente Andrea Ivan Uanetto.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 311

Page 11: I boschi dellaBassaFriulana

Ferrero Osvaldo (Sedegliano); Frisan Ivan(Latisana); Gacomuzzi Luciana (Sedegliano);Larcher Karin (Mortegliano); Mauri Ivan(Campoformido); Mendez Amelia (Palazzolo delloStella); Meotto Gabriele (Palazzolo dello Stella);Merluzzi Paola (Udine); Pagarin Paolo (Campolongoal Torre); Paviotti Michele (Mortegliano); PerazzoSabrina (Lignano Sabbiadoro); Peressutti Daniele(Carlino); Perosa Roberto (Ronchis); Pestrin Mauro(Latisana); Piasenzotto Adriano (Bicinicco); PillininiLuciano (Pasian di Prato); Rigo Fabrizio(Mortegliano); Rosso Claudio (Teor); Rosso Sandra(Palazzolo dello Stella); Sandrin Walter (Ronchis);Scarabaggio Franco (Codroipo); Segat Rolando;Taglialegne Daniele (Udine); Taglialegne Orietta(Lignano Sabbiadoro); Tancredi Gianfranco (Palaz-zolo dello Stella); Taras Elena (Nimis); TavernaErmilio (San Giorgio di Nogaro); Tomat Paolo(Aiello del Friuli); Toson Albino (Socchieve);Uanetto Andrea Ivan (Mortegliano); Uanetto Sandro

(Mortegliano); Vergendo Bruno (Latisana); ZanuttoClaudio (Cividale del Friuli); Zorzi Ezio (Campo-formido).

Successivamente all’accertamento della pre-senza del tuber magnatum nei boschi di Muzzana, ècapitato personalmente allo scrivente di parlare conalcuni non meglio qualificabili esperti degustatorilocali di tale riscontro: la sorpresa, e molto spessol’incredulità, dell’interlocutore era la prima sensazio-ne che appariva tanto da essere rimarcata con l’e-spressione in friulano locale ‘situ mat!. Ebbene dopola nascita dell’associazione l’espressione assume unduplice significato per coloro che sono associati:smentire una opinione diffusa e dare un segno di par-tecipazione ad un sodalizio particolare.

L’attività dell’associazione è volta principal-mente alla conoscenza dei tartufi e del habitat nelquale essi crescono con lo scopo ultimo di conserva-re e migliore lo stato dei boschi muzzanesi facendo

312 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 11. Muzzana, 14 dicembre 2007, lʼinaugurazione della mostra “I Boschi Planiziali della Bassa Friulana”, allesti-ta dallʼassociazione MAT.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 312

Page 12: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

da traino anche per la salvaguardia di quelli limitro-fi. Le serate di informazione, gli appuntamentigastronomici, l’organizzazione di escursioni nellezone più affermate di produzione, la partecipazione afiere, mostre ed altri eventi sono i mezzi con cui farconoscere e crescere l’attività sociale.

Fiore all’occhiello del sodalizio sono statifino ad ora l’organizzazione assieme a dei ristoratorilocali delle serate di degustazione denominate‘Tartufando’. Momenti di interesse ed apprezzamen-to sono derivati dalle aste a scopo benefico del tar-tufo che si sono tenute a fine novembre degli ultimidue anni.

La collaborazione con gli enti pubblici locali,in particolare con il Comune, è tesa alla rimodula-zione del piano di utilizzo del bosco comunale ‘Selvadi Arvonchi-Coronata-Toronda’ per farvi comparireespressamente l’azione materiale necessaria almiglioramento delle zone tartuficole ormai indivi-duate. L’esperienza di professionisti del settore tartu-ficolo, la sensibilità e competenza del CorpoForestale Regionale assieme alla capacità operativadimostrata dei cittadini residenti, sono le leve con lequali agire per raggiungere l’obiettivo. L’impo-stazione di questo scopo assume diversi significati: lacontinuazione di una secolare pratica operativa inbosco recuperata da oltre una dozzina di anni, lavalorizzazione del lavoro selvicolturale non solo intermini di legnatico ma anche di prodotti di eccellen-za (tartufi, funghi e altri preziosi prodotti del sotto-bosco) ottenuti senza alcun impatto sul sistema, la

consapevolezza di pretendere il mantenimento di undiritto di uso civico da parte della popolazione resi-dente che di fatto è stata lo scoglio sul quale si sonoinfranti alcuni tentativi di esbosco totale e di cessio-ne del patrimonio collettivo ed infine la fruibilità intermini concreti da parte di appassionati e conoscito-ri delle risorse naturali della Bassa Friulana accantoa realtà come la laguna di Marano, il fiume Stella ele sue risorgive ecc.

Il lavoro in sinergia con gli enti preposti edaltre associazioni locali può dare il giusto peso alpatrimonio boschivo e consentire una presenzadiscreta di amatori della natura, in modo accettabilecome hanno saputo fare per bene in altre parti d’Italiae oltre confine.

Una giornata straordinaria

Ci si è accordati il giorno prima e, puntual-mente, ci si incontra in piazza, vicino al centro civi-co, un’ora prima dell’alba di un sabato di finenovembre. Il sabato è preferibile alla domenica soloper la maggior quiete all’interno del bosco.L’obiettivo è la cerca di tartufo bianco nel boscoCoda di Manin per una serata di degustazione previ-sta per la settimana successiva. Le previsioni pro-mettevano tempo incerto con la possibilità di nebbiain pianura. Così è: nebbia. Ci si è vestiti in modopesante ma non eccessivamente sapendo di doversimuovere e districarsi anche fra rovi e biancospini,saltare fossi e chinarsi sotto alberi secchi schiantati. Icani da tartufo aspettano silenziosi in auto sapendoche sarà una giornata di lavoro come tante già con-sumate. Ci si divide in due gruppi: uno entra nelbosco dalla strada carrabile chiusa dalla catena e l’al-tro si dirige verso il ponte dei ‘rolaz’ da dove si puòentrare facilmente a piedi. Seguiamo quest’ultimo. Siarriva quando comincia ad albeggiare però la luce èdiffusa ma ancora scarsa per effetto della nebbia.Non ci sono altre auto e quindi si spera di non averealtri cercatori avanti a noi. Il canale Cormor scorresilenzioso verso la laguna e si riesce a malapena adintravedere il colore grigio dell’acqua. Il tartufaio èaccompagnato da due cani lagotto, un maschio dicinque anni bianco a macchie marrone ed una fem-mina di sette mesi con mantello marrone. Appena

313

Fig. 12. Latisana, settembre 2008, i due Livio, Pevere eGrosso, nel chiosco del “Muzzana Amatori Tartufi” allamanifestazione “Settembre latisanese”.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 313

Page 13: I boschi dellaBassaFriulana

liberati i due cani eseguono alcuni giri nei paraggiper annusare le tracce lasciate il pomeriggio prece-dente dagli altri cani. Sono in tensione e solo la mar-catura del territorio, che sentono di loro competenza,li placa. La loro attenzione in questa prima fase èdestinata agli impegni di tipo individuale. Con il van-ghetto a tracolla il tartufaio fa strada lungo l’arginedel canale per un centinaio di metri. Si entra nel fittodel bosco chinandosi sotto un arco di sambuco e rovi.Si capisce subito che non sarà facile tenere d’occhioi cani fino a quando la luce non aumenta. I cani sonoandati già avanti e non si vedono, ma il tartufaio nonsi preoccupa perché questo primo tratto è necessarioall’assetto dei cani. Si salta subito un fosso largo unapaio di metri con poca acqua sul fondo e si continuain mezzo a noccioli, carpini bianchi, qualche querciain difficoltà ed altre morte. Il percorso e tortuoso per-ché le piante sono fitte e talvolta sbarrano obliqua-mente i sentieri. La maggior parte delle foglie sonocadute e per terra il loro letto ha assunto un coloreche va dal giallo fino al marrone. Si sentono bene inostri passi ed il loro rumore copre quello dei caniche si sono riavvicinati. La corsa di questi è diventa-ta lenta, quasi un piccolo trotto con il naso a cinque

centimetri dalle foglie, a tratti si fermano e sembranochiedere il da farsi: anche un inesperto intuisce chenon ci sono odori degni di allerta. Il tartufaio sa chedovremo camminare parecchio prima di trovarci inuna zona promettente, ma non si sa mai. Per certitratti l’incedere è deciso mentre in altri momenti èinterrotto da soste per capire il lavoro dei cani. Difronte ad alcune ripassate ed indecisioni del cane suuna zona ristretta è bene attendere che emerga unrisultato definitivo. Dopo quasi mezz’ora di lavoro,si vede chiaramente il lagotto maschio che, dopoaver alzato la canna nasale punta convinto verso unaceppaia di nocciolo distante una ventina di metri. Ilmovimento non sfugge al tartufaio che immediata-mente lo segue, anzi, tutti lo seguono anche la fem-mina giovane. Dopo due annusate in superficierimuove con il naso le foglie cadute e comincia araspare con le zampe anteriori. Anche la cagnetta siavvicina per fare lo stesso perché anch’essa ora hasentito che c’è del buono, ma riceve dall’adulto unabrontolio di avvertimento. La raspata del maschioviene interrotta dall’ordine del tartufaio: ASPETTA!Il cane si accuccia con le zampe anteriori sulla bucaappena iniziata e guarda con tensione il tartufaio che,

314 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 13. Tipica giornata autunnale ai margini del bosco Coda.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 314

Page 14: I boschi dellaBassaFriulana

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana

dopo averlo accarezzato, lo sposta un po’ e con lazappetta inizia a scavare attorno. L’operazione vieneseguita con impazienza dal cane che tende a rico-minciare la raspata. Il tartufaio annusa la terra che hatrattenuto sulla punta della zappetta per capire se sitratta di tartufo oppure se è un falso allarme. Il pro-fumo è quello cercato e quindi, piccolo o grande unrisultato lo avremo. Prima di continuare con lo scavo,toglie dalla tasca della giacca un salamino di morta-della e, con la punta della zappetta, taglia una fettinache va prima al cane maschio come premio e poiun’altra alla femmina per incoraggiamento.Spostando poco a poco il terreno argilloso e umido efacendo attenzione a non danneggiarlo, fa emergereil tartufo che si trova a una decina di centimetri diprofondità. È ancora ricoperto di terra ma si vedechiaramente che è grande come una noce, regolare,globoso ma non troppo, bello e profumato, non dan-neggiato. La soddisfazione generale è palese cosìcome il profumo che si intende. Lo annusiamo tutticon meraviglia. Per evitare di essere circondati dal-l’alone di profumo che emette, il tartufo viene postoin un sacchetto di plastica. Ricoperta la buca accura-tamente e ricompensati entrambe i cani con una ulte-riore carezza si riparte per esplorare accuratamente lazona circostante. I cani non sentono altri tracce. Lazona sicuramente viene catalogata dal tartufaio nelsuo archivio personale come tartufaia da battere. Siprosegue verso zone che il tartufaio sicuramenteintende esplorare senza il rischio di ripercorrere ilcammino intrapreso dall’altro gruppo. Le zone cheincontriamo, ricoperte prevalentemente di nocciolo,si alternano ad altre con carpino bianco e quercie. Lavisibilità non è migliorata e l’attenzione verso il faredei cani richiede concentrazione. Non sempre i canisono visibili e per questo è necessario talvolta richia-mali ma senza farsi sentire a distanza. La cagnetta simimetizza con maggiore facilità e per questo richie-de uno sforzo aggiuntivo nell’individuazione del suolavoro. Ad un certo punto la femmina, durante l’at-traversamento di un piccolo fosso, fiuta una tracciache la obbliga a deviare il suo percorso. Ritorna su sestessa e sul bordo del fosso appena saltato cominciaa raspare. Sopraggiunge il maschio che, sapendo diessere superiore di grado, affianca la femminucciache continua con maggior lena la sua raspata. È emo-zionante vedere entrambe i cani al lavoro perché è unsegnale di quasi certezza del risultato atteso. Allostop del tartufaio non corrisponde un arresto dellaraspata perché c’è tensione nelle bestie. Il tartufaio,

dopo averli spostati materialmente entrambe ed aver-li premiati come al solito soprattutto per mantenerlicalmi, inizia ad esplorare la buca. Si vede subito cheuno dei due cani ha lasciato una unghiata sul tartufoemergente. Verrebbe da pensare che questo sia undanno, ma riflettendoci bene, è giusto che una picco-la parte delle spore rimangano nel terreno.Allargando la buca con cautela, si è colti da una emo-zione forte dovuta al fatto che attorno al tartufo il ter-reno non si muove: è un bell’esemplare. Ci sonodelle radici che impediscono al tutto di muoversi maè già visibile la dimensione. Scava e scava, eccolofinalmente! Grande, bello, appena danneggiato dailombrichi che intendendosi di tartufi mirano ai piùprofumati. Una volta pulito risulta grande comeun’arancia, forse avrà 80-100 grammi. Il profumo èintenso e gradevolissimo. Stupendo. Non è lecitolamentarsi di come sta andando la giornata.Ricoperta la buca in modo accurato e sistemate lefoglie per evitare di rilasciare tracce visibili agliocchi attendi di altri cercatori, il tartufaio continua ilcammino incitando i cani e studiando il loro andare.

315

Fig. 14. Mari, la giovane femmina di lagotto, col fruttodel suo lavoro.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 315

Page 15: I boschi dellaBassaFriulana

La luce è adesso più intensa ma non si vede il sole el’orientamento è affidato alla conoscenza perfetta diogni ambito. Si procede ancora per un’ora senzaavere risultati degni di particolare rilievo. L’incontrocon l’altro gruppo è previsto per le 11 in punto alponte dei ‘rolaz’. I primi a incontrarsi sono i cani chetornano tutti assieme prima verso un gruppo e poiverso l’altro. Ora c’è fretta di sapere com’è andataall’altro manipolo. Mostriamo prima il nostro sac-chettino manifestando grande soddisfazione. Il tartu-faio dell’altro gruppo sorride anch’egli soddisfatto:ha raccolto alcuni esemplari piccoli ma anche unoimportante. Saranno in tutto quasi cento grammi. Loscambio di informazioni riguarda l’attività dei cani ele zone dove sono stati raccolti. Ci si da appunta-mento in fattoria per sistemare i cani e per rifocillaregli umani. Un bicchiere di vino con del pane e sop-pressa tagliata grossa ci apre una voragine nello sto-maco. Approfittando della ospitalità lasciamo che cicucinino due uova tartufate. Non ci grattiamo sopraniente ma per naso e palato sono la fine del mondo.La compagnia si scioglie dandosi appuntamento peril sabato successivo in trattoria per l’incontro attornoal tavolo in presenza di sua maestà il tartufo appenaraccolto.

316 I boschi della Bassa Friulana

Fig. 15. Un momento della giornata del tartufaio.

Fig. 16. Muzzana, 21 marzo 2008, una rappresentanza degli alunni della locale scuola media, con la protezione civi-le comunale e alcune associazioni, ha partecipato allʼoperazione “Bosco pulito”.

I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 316