Hume - Causa Ed Effetto

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    Stefano Pisano Relazione Filosofia teoretica Maggio 2013

    Nella seguente relazione ci si proposti di analizzare il pensiero di David Hume per quanto concerne larelazione di causa ed effetto. Il lavoro stato costruito sulla lettura delle Ricerche sullintelletto umano.

    Lanalisi di Hume non mira a dichiarare quale sia lo statuto ontologico della realt, ma si prefigge di avere uncarattere prettamente descrittivo. Uno studio descrittivo della realt, che prenda le mosse dallesperienza che

    ne facciamo. Il fine nella sua analisi costruire una scienza delluomo, cosicch si faccia chiarezza in tutte lealtre scienze.

    Il solo mezzo per ottenere dalle nostre ricerche filosofiche lesito che ne speriamo, di abbandonare iltedioso, estenuante metodo seguito fino ad oggi; e invece dimpadronirci, di tanto in tanto, dun castello odun villaggio alla frontiera, muovere direttamente alla capitale, al centro di queste scienze, ossia alla stessanatura umana: padroni di esso, potremo sperare di ottener ovunque una facile vittoria. []Accingendoci,quindi, a spiegare i principi della natura umana, noi in realt miriamo a un sistema di tutte le scienzecostruito su di una base quasi del tutto nuova, e la sola su cui possano poggiare con sicurezza ( Trattato

    sulla natura umana,Introduzione, in Opere filosofiche, Laterza, 1987, vol. I, p. 7).

    Hume non per privo di presupposti teorici: influenzato da John Locke e George Berkeley. Questi trefilosofi sono spesso indicati come i tre empiristi inglesi, il che fa pensare ad uno stretto legame tra questisignori, ma non questo il nostro oggetto danalisi. Ci basta indicare che tra i tre empiristi, Hume, che lultimo cronologicamente, e quindi quello che ha avuto lopportunit di leggere e criticare gli altri due, ritenuto il pi radicale.

    Su di Locke difficile esprimersi brevemente, ma quelle di Berkeley e Hume sono sicuramente, e sarannodefinite come analisi immanentistiche delle nostre esperienze. Questo tipo di analisi considera la sfera deifenomeni come fondamento di ogni nostra conoscenza: se qualcosa si pu dire che conosciuta devemanifestarsi allinterno della nostra coscienza. Lanalisi di Hume del tipo di un empirismo radicale, e, il

    manifestarsi di qualcosa deve essere qui inteso, in ultima istanza, come un manifestarsi ai sensi.

    Tutte le percezioni della mente umana si possono dividere in due classi: che chiamer impressioni e idee(Ivi, p 11). Queste due classi di percezioni hanno un rapporto ben definito: le idee derivano dalle impressionie sono immagini illanguidite di queste. Ogni idea semplice deriva da un impressione semplice e coloroche asserissero che questa posizione non universalmente vera n senza eccezioni, hanno un solo e facilemetodo per confutarla: presentare quellidea che, a loro giudizio, non sia derivata da questasorgente(Ricerca sullintelletto umano, Laterza, Traduzione di Mario Dal Pra, 2012, p. 27). Inoltre seaccade, per un difetto dellorgano, che un uomo non sia suscettibile di qualche specie di sensazione,troviamo sempre che egli altrettanto poco suscettibile delle idee corrispondenti(Ivi, p.27). Se qualcosa percepito, per essere verificato come esistente, deve essere ricondotto alla sua impressione.

    La seconda sezione delle Ricerche conclude infatti con quando nutriamo qualche sospetto che un terminefilosofico sia usato senza qualche significato o idea, dobbiamo soltanto stabilire da quale impressione siaderivata quella supposta idea. E se impossibile assegnarne una, ci servir a confermare il nostro sospetto.Portando le idee ad una luce cos chiara possiamo ragionevolmente sperare di eliminare tutte le dispute chepossano sorgere intorno alla loro natura e realt (ivi, p. 31).

    Cosa ci sta dicendo qua Hume? Sembra molto semplice: il criterio di garanzia per lesistenza di una qualsiasicosa limpressione alla quale tale cosa ricondotta. Ma ha detto qualcosa di molto pi importante: sequalcosa dato, deve essere derivato da una qualche impressione.

    La nostra mente per non sempre rispetta fedelmente le impressione poich ha un potere creativo [] dallafacolt di comporre, trasporre, aumentare o diminuire i materiali fornitici dallesperienza (ivi, p. 25).

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    Se possiamo avere lidea di una montagna pi grande di quanto ne abbiamo mai viste, solo perch la menteha questo potere creativo, pi avanti indicato come immaginazione, capace di modificare lidea di montagnaa suo piacimento, accrescendola di misura. Stesso discorso per creature fantastiche come il minotauro olunicorno: sono composizioni di idee semplici, a loro volta derivate da impressioni semplici.

    Riassumiamo: se dubitiamo dellesistenza di qualcosa tutto quello che dobbiamo fare trovare limpressionedalla quale questa cosa dipende. Ma la ragione umana non si trova a che fare solamente con impressioni: lerelazioni di idee sono infatti il campo nel quale si strutturano le scienze della geometria, dellalgebra edellaritmetica. Proposizioni come che il quadrato dellipotenusa sia uguale al quadrato dei due cateti [o]che tre volte cinque sia uguale alla met di trenta [] si possono scoprire con una semplice operazione delpensiero, senza dipendenza alcuna da qualche cosa che esista in qualche parte delluniverso (ivi p. 37). Ciche concerne lesistenza del mondo concreto viene messo sotto il nome di materia di fatto, e subitoincontriamo unaffermazione che pu lasciarci sgomenti: il contrario di ogni materia di fatto semprepossibile, perch non pu mai implicare contraddizione e viene concepito dalla mente colla stessa facilit edistinzione che se fosse del pari conforme a realt (ivi p. 37).

    Sembrerebbe quasi che dica: una cosa potrebbe essere e non essere, ma non cos. Sta semplicementenotando la natura contingente della realt. Ogni cosa che pu non essere. Nessuna negazione di un fattopu implicare contraddizione (ivi p. 257). Il Sole sorger domani ha lo stesso valore di il Sole nonsorger domani; insomma potrebbe accadere come non potrebbe. Sarebbe strano applicarequestosservazione a leggi matematiche o geometriche (es. la radice della somma del quadrato dei due catetinon dar la misura dellipotenusa).

    Sarebbe strano, inoltre, applicarla ad avvenimenti passati: il Sole non sorto ieri (mentre invece sorto).Che il sole sia sorto ieri un fatto di non poca rilevanza nella riflessione humeana, infatti il filosofo scozzeseci invita a riflettere su un punto: per quale ragione dovremmo ritenere che nel futuro si ripetano gli stessi

    eventi del passato? Non abbiamo forse detto che il contrario di ogni materia di fatto possibile? Che il Solesia sorto ieri non ci dice assolutamente nulla sul fatto che possa o non possa sorgere domani.

    Su questo punto credo si sviluppi tutta la critica alla nozione di causalit di Hume. Noi non facciamoesperienza di cosa faccia sorgere il Sole; la nostra esperienza sembra essere tutta l, nel vedere quella pallaarancione che spunta a est e tramonta ad ovest. Per quale ragione si debba ritenere che il Sole sorgalindomani un fatto a noi ignoto.

    Da un corpo di colore e solidit simili a quelli del pane, ci aspettiamo nutrimento e sostentamento simili.Ma questo certamente un passo o un avanzamento della mente, che ha bisogno dessere spiegato. Quandouno dice:Io ho trovato, in tutti i casi passati, queste qualit sensibili congiunte con questi poteri segreti; e

    quando dice: Qualit sensibili simili saranno sempre congiunte con poteri segreti simili [] voi dite che unadelle proposizioni uninferenza dellaltra. Ma dovete ammettere che linferenza non intuitiva, ndimostrativa. [] Tutte le inferenze dellesperienza suppongono, come loro fondamento, che il futuroassomiglier al passato e che poteri simili saranno congiunti con qualit sensibili simili(ivi p. 57).

    Delle parole in particolare risaltano in queste frasi: qualit sensibili simili; qui Hume non vuole sovvertireil corso della natura, bench in un passo lo faccia apertamente non implica contraddizione che il corso dellanatura possa cambiare (ivi p. 53), ma credo voglia invitarci ad osservare che la nostra conoscenza sullematerie di fatto riguarda solo la sfera delle qualit sensibili e che non abbiamo accesso a una qualche sfera diconoscenza deipoteri segreti delle cose. Infatti Hume scrive che nessun oggetto manifesta, per mezzo delle

    qualit che appaiono ai sensi, n le cause che lo hanno prodotto, n gli effetti che sorgeranno da esso; n laragione pu mai, senza laiuto della esperienza, trarre alcuna inferenza riguardante esistenze reali e materiadi fatto (ivi p. 41). Stiamo quindi dicendo che lesperienza ci che ci permette di conoscere il rapporto di

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    Non possiamo assentire alla nostra esperienza per due motivi:

    1) le conclusioni che ricaviamo da tale esperienza non sono fondate sul ragionamento, o su qualcheprocedimento dellintelletto

    2) la natura [] ci ha concesso soltanto la conoscenza di poche superficiali qualit degli oggetti,mentre ci nasconde quei poteri e principi dai quali dipende interamente il loro influsso. (ivi p.49)

    La V Sezione delle Ricerche intitolata Soluzione scettica di questi dubbi e, dopo una breve dissertazionein cui si sostiene latteggiamento degli accademici e la sospensione del giudizio, si propone un esperimentomentale per cercare di avanzare qualcosa di costruttivo sulla nozione di causalit.

    Supponete che una persona, sebbene dotate delle pi robuste capacit di ragionamento e di riflessione,

    venga portata allimprovviso in questo mondo; essa osserverebbe certo immediatamente una continuasuccessione di oggetti [] ma non riuscirebbe, con qualche ragionamento, a conseguire lidea di causa edeffetto, poich i poteri particolari, dai quali vengono compiute tutte le operazioni della natura, non appaionomai ai sensi; n ragionevole concludere, soltanto perch un avvenimento, in un caso, ne procede un altro,che perci uno la causa e laltro leffetto. La loro congiunzione pu essere arbitraria e casuale. []Supponete che essa abbia acquisito maggiore esperienza e che abbia vissuto cos a lungo nel mondo da averosservato oggetti o avvenimenti familiari che sono costantemente congiunti insieme; qual la conseguenzadi questesperienza? Quella persona inferisce immediatamente lesistenza di un oggetto dallappariredellaltro (ivi p. 65-67).

    Punto cruciale di questesperimento il notare come il principio di causalit sia totalmente generato

    dallabitudine e non da una scelta compiuta dallintelletto: se qualcosa ci fa asserire lesistenza diqualcosaltro, un comportamento che riguarda la nostra parte istintiva, quella razionale dovrebbe ricordarciche potrebbe benissimo darsi il caso che da A non segua B, perch la negazione di una materia di fatto nonimplica contraddizione.

    Viene inoltre notato un punto cruciale: non ragionevole concludere per il solo motivo che un evento seguaun altro uno sia la causa e laltro sia leffetto. Causa ed effetto esistono o no? Da queste parole sembrerebbeproprio di s, siamo solo noi che ci le inferiamo erroneamente. Nelle righe successive Hume sembravolercelo confermare: il principio che ci costringe a formare una tale conclusione [che A sia legatocausalmente a B perch contiguo temporalmente] la consuetudine o abitudine. [] Noi non facciamo che

    indicare la presenza di un principio della natura umana [] molto noto nei suoi effetti. Forse non possiamospingere pi oltre le nostre ricerche, o pretendere di dare la causa di questa causa; ma dobbiamo contentarcidi essa come del principio ultimo che noi possiamo indicare di tutte le conclusioni derivate dallesperienza(ivi p 67 corsivo mio).

    Stiamo quindi dicendo che un legame di causa ed effetto vi , e che generato dallabitudine, dallaripetizione di determinati eventi contigui temporalmente. Ma stiamo anche dicendo che ci ci pu portare adun inferenza erronea, di eventi che sono associati come connessi causalmente, ma che di fatto sono soltantocontigui temporalmente. Se negassimo in assoluto lesistenza del legame causale non potremmo dire chelabitudine causa in noi tali effetti: ci priveremmo con questa mossa del fondamento sul quale avanzare lenostre proposizioni.

    Hume vuole quindi criticare come sia privo di ragioni linstaurarsi in noi il legame di causa ed effetto, la suaeffettiva esistenza non sembra essere ancora toccata: queste operazioni sono specie di istinti naturali, che

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    nessun ragionamento o processo di pensiero e di intelletto sono in grado n di produrre, n di impedire (ivip. 71). La natura di questa credenza necessiterebbe quindi ora di essere verificata.

    Lesposizione trattata finora ci dice gi qualcosa: se diciamo di conoscere un qualche rapporto di causa edeffetto solo in merito alla nostra esperienza passata, non possiamo mai arrivare a trarre un tale rapporto

    solo con le deduzioni della ragione. Ma lesperienza non ha regole, o meglio, non regolare: che da A siaseguito B al tempo t, non consegue che ci si debba ripetere: al tempo t potrebbe benissimo darsi che da Asegua C. La nostra esperienza quotidiana eppure totalmente immersa in questo modo di pensare: se mibrucio toccando il fuoco, dopo qualche volta che mi sono scottato sembra dover aggiungere Hume, siinstaurer in me la credenza che sarebbe meglio stare alla larga da quelle cose che hanno tutta limpressionedi possedere le qualit sensibili del fuoco.

    Pu darsi il caso che io non mi scotti quando avvicino la mano al fuoco? Hume vuole sostenere che possibile, il motivo lo sappiamo la negazione di una materia di fatto non implica contraddizione. Noisaremmo disposti ad acconsentire senza aggiungere niente? A me sembra che ci sia un punto importante: se

    non mi scotto, evidentemente, perch non fuoco, ne avevo la mera parvenza. Pu darsi il caso che ioincontri qualcosa che mi appaia come fuoco, una sua rappresentazione tridimensionale ben fatta, ed allora ilnostro unico accesso agli oggetti, le qualit sensibili, potrebbero ingannarmi nel concludere che quella cosami scotter. Il punto non per cos facile: il futuro potrebbe essere diverso dal passato e non cragionamento che possa dimostrare la loro connessione. corretto dissentire alle nostre esperienze passatecome fonte di conoscenza del futuro?

    Sono affamato e grazie alla societ moderna molto facile procacciarmi del cibo: vado a fare la spesa. Cosacompro? Ieri ho mangiato proprio un ottimo pur, quindi decido di prepararmene anche oggi, bench inpassato mangiare cos tanto pur mi abbia procurato dei dolori allo stomaco. Ma ecco che la riflessionefilosofica mi sovviene in aiuto: e se il pur non dovesse sfamarmi? Se i suoi poteri segreti fossero cambiati

    (o mi stessi ingannando in questo momento perch scambio per pur qualcosa che mi appare come tale)?Meglio comprare un po di legno e qualche bullone, non sia mai che possano essere una fonte di nutrimento.

    Ma la vita per Hume sembra essere qualcosa di differente dalla riflessione filosofica: la consuetudine lagrande guida della vita umana, quellunico principio che ci rende utile lesperienza e che ci fa attendere, peril futuro, un seguito di avvenimenti simile a quello che ci si presentato nel passato. Senza linflusso dellaconsuetudine saremmo del tutto ignoranti di ogni materia di fatto allinfuori di ci che immediatamentepresente alla memoria ed ai sensi [], si avrebbe la fine di ogni azione (ivi p. 69), abbiamo per ripetutopi volte come non si possa concedere lassenso per dire che il futuro sia conforme al passato, poich nonv ragione alcuna.

    La filosofia ci mostra chiaramente che quando ci pronunciamo sul rapporto causale non possiamo andareoltre alla mera credenza, che non altro che una pi viva, pi intensa, pi potente, pi forte e stabileconcezione di un oggetto, di quella che limmaginazione da sola sia mai in grado di conseguire (ivi p. 75).La critica humeana non , ancora una volta, verso leffettiva esistenza del principio di causa ed effetto, ma alnostro rapportarci con essa e la conoscenza che ne possiamo avere, che totalmente priva di ragioni:loperazione della mente con cui inferiamo simili effetti da cause simili e viceversa tanto essenziale allasussistenza di tutti gli uomini, non probabile che essa potesse esser affidata alle fallaci deduzioni dellaragione, che lenta nelle sue operazioni, non compare in alcun grado nei primi anni dellinfanzia ed , nellamigliore delle ipotesi, estremamente soggetta allerrore ed allinganno in ogni et e periodo della vitaumana (ivi p. 85).

    Non nel legame tra gli oggetti il problema, ma il nostro rapportarci a questo legame, nel nostro modo diconoscerlo. Allinizio della VI sezione, Hume, infatti scrive per quanto non vi sia nel mondo qualche cosa

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    come il caso, la nostra ignoranza della causa reale dogni avvenimento ha lo stesso influsso sullintelletto egenera una simile sorta di credenza ed opinione (ivi p. 87).

    Il nostro ricercare le cause diviene quindi qualcosa di fittizio, che ha poco peso sulla realt, legato allacredenza che qualcosa agisca su qualcosaltro perch in passato abbiamo percepito numerosi eventi che

    accadevano proprio in quel modo:

    il fuoco ha sempre bruciato e lacqua ha sempre determinato il soffocamento dogni essere umano; chelimpulso e la gravit producano movimento una legge universale che finora non ha presentato eccezioni.[] Essendo costretti dalla consuetudine a trasferire il passato al futuro, in tutte le nostre inferenze, quandoil passato si manifestato del tutto regolare ed uniforme, noi aspettiamo lavvenimento colla massimasicurezza e non lasciamo posto per qualche supposizione contraria (ivi p. 89).

    Ma la natura stessa ci informa della sua contingenza: ma vi sono altre cause, di cui s notato che sono piirregolari ed incerte; il rabarbaro non ha sempre avuto effetti purgativi, n loppio ha sempre avuto effettisoporiferi (ivi p. 89). Non possiamo quindi dire altro che per quanto non si dia la preferenza a quello che si riscontrato come pi usuale e si creda che tale effetto si verificher, non dobbiamo trascurare gli altrieffetti, ma dobbiamo attribuire a ciascuno di essi un peso ed unautorit determinati, in proporzione allaverriscontrato che sono pi o meno frequenti (ivi p. 91). Dimostrando cos che quando ci esprimiamo sullematerie di fatto nella nostra coscienza un gran numero di prospettive concorrono qui nella direzione di unsolo avvenimento, esso lo fortificano e lo consolidano nellimmaginazione, producono il sentimento chechiamiamo credenza e conferiscono alloggetto di essa una preferenza rispetto allavvenire contrario (ivi p.91).

    In conclusione, se vogliamo esprimerci su qualche rapporto causale dobbiamo tenere conto del dupliceinganno a cui siamo sottoposti nel nostro approccio con la realt. Ci rapportiamo con il mondo tramite i

    nostri sensi, che non ci mostrano il rapporto causale che sussiste tra gli oggetti. Inoltre quando ci esprimiamosu un rapporto causale, su un evento accaduto, di cui pensiamo di aver concepito correttamente quale sia lacausa e quale sia leffetto, perch abbiamo potuto esperire pi volte che una cosa era contigua allaltra,dobbiamo ricordarci che quegli avvenimenti potrebbero essere comparsi in quel modo per dei casi fortuiti, e,inoltre, che non abbiamo ancora trovato alcuna ragione per sostenere che ci che avvenuto nel passatodebba essere di qualche regola per il futuro.

    La riflessione filosofica ci ha cos fatto svegliare dal sonno dogmatico del razionalismo metafisico,pagando, per, lo scotto di un qualsiasi atteggiamento di profonda seriet. La filosofia per Hume, cheapprova uno scetticismo moderato, risulta cos essere un surplus della vita, dalla quale siamo costretti aprendere le distanze dalla prassi della vita stessa: Il risultato della riflessione filosofica quella di isolarci

    dal resto degli uomini, di porre in questione tutte le credenze e le certezze pi radicate senza proporre alcunaalternativa che possa prenderne il posto. La ragione ci fa entrare in una sorta di delirio filosofico dal quale possibile uscire soltanto con il tornare a immergersi ciecamente nella vita quotidiana (Commenti a Hume,Giovanni Piana, 1972).

    Bibliografia:

    David Hume, Ricerca sullintelletto umano,traduzione di Mario Dal Pra, introduzione di Eugenio

    Lecaldano, Economica Laterza, 2012.

    Giovanni Piana, Commenti a Hume, 1972

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