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IL MENSILE DELL’ECONOMIA ilFRIULI Supplemento al numero 30 del 31 luglio 2009 del settimanale il Friuli - direttore Giovanni Bertoli magazine BUSINESS BUSINESS MARCO DE ECCHER RISORSE UMANE L’IMPORTANZA PER L’IMPRESA DI OTTIMIZZARE IL PERSONALE ESEMPI AZIENDALI SINDACATI OGGI RICERCA DI UN NUOVO RUOLO DURANTE E DOPO LA CRISI CRESCITA GARANTITA PER LE SUPERNICCHIE TECNOLOGICHE Costruiamo il futuro

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IL MENSILE DELL’ECONOMIA

ilFRIULI

Supplemento al numero 30 del 31 luglio 2009 del settimanale il Friuli - direttore Giovanni Bertoli

magazineBUSINESSBUSINESS

MARCO DE ECCHER

RISORSE UMANEL’IMPORTANZA PER L’IMPRESA DI OTTIMIZZARE IL PERSONALE

ESEMPI AZIENDALI

SINDACATI OGGIRICERCA DI UN NUOVO RUOLO DURANTE E DOPO LA CRISI

CRESCITA GARANTITA PER LE SUPERNICCHIE TECNOLOGICHE

Costruiamo il futuro

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A ree produttive

L’organizzazione aziendale nei tempi di crisi. La leva delle risorse umane è fondamentali nei periodi di crescita,

ma ancora di più nelle fasi di difficoltà econo-mica. Soltanto una corretta gestione consente di valorizzare le potenzialità individuali, mol-tiplicandone l’efficaci in un contesto di squa-dra. Tutto questo è stato analizzato a Udine in occasione del convegno “La nube, l’onda, il cristallo. Forma e divenire delle aziende in cerca di eccellenza”, curato dalla società Eupragma, guidata da Fabio Turchini.

- Quanto è impor-tante in questa fase economica la gestione delle risorse umane nelle aziende e cosa può dare una marcia in più all’impresa?

“La gestione delle persone in un’azien-da fa tutt’uno con il suo funzionamento. Il problema è che in un contesto altamente competitivo quale oggi si presenta su scala pla-netaria, in situazioni frequenti di econo-mia matura per molti comparti merceologici, a fronte di una crisi economico-finanziaria dagli esiti incerti, non basta più solo ‘funzionare’.

Governare la complessità, compito di per sé già arduo, deve perciò innervarsi della capacità di gestione del cambiamento e dell’innovazione in chiave proattiva, piuttosto che a mero sostegno delle attività di regime. Anche la gestione delle risorse umane invoca la fondazione sia di un nuovo e differente pensiero sulla leadership, sia di una nuova prassi manageriale, dove il cambiamento sia presupposto non tanto come fattore di disturbo, da cui preservarsi correndo a vari ripari, ma come leva di gestione e valorizza-zione delle persone, nonché di progettualità permanente”.

- Quali sono gli strumenti più innovativi

nella gestione delle risorse umane e della motivazione del personale?

“Prestiamo attenzione alle odierne organiz-zazioni, quelle più evolute, che concepiscono l’individuo non come soggetto passivo, ma come creatore di storia, di progetti, di entu-siasmi, di vita. C’è qui un’azione manageriale capace di cogliere e favorire l’affermazione della libertà individuale, intesa come auto-determinazione competente e responsabile verso l’empowerment, non a detrimento, semmai a vantaggio, del rigore e dello svi-

luppo organizzativo. Gli strumenti e le buone pratiche adottate evidenziano la possibilità di totale coinvolgimento delle persone in termini di consapevolezza per l’allineamento strategico (mission, vision, valori aziendali), per la competenza organizzativa (teamwor-king, miglioramento continuo, riduzione degli sprechi), per la gestione costruttiva dei feedback. Questo presuppone un nuovo modello di leadership che si traduca in inizia-tive di condivisione del disegno di sviluppo d’impresa, di apprendimento continuo, di relazionalità calda e creativa.

- Che parallelismo c’è tra impresa, mondo dello sport, della musica o dello spettacolo?

“Nel corso del convegno-evento, svoltosi a Udine e promosso da Eupragma in col-laborazione con l’associazione Euritmica

Ripartiredalle personeRisoRse Umane - Nuovi modelli orgaNizzativi e maNageriali coNseNtoNo di valorizzare

le capacità dei siNgoli compoNeNti e della squadra azieNdale Nel suo complesso: l’esperieNza di eurpragma che ha portato le imprese a teatro

nell’ambito di Udin&Jazz, il successo di pubblico ottenuto attesta l’interesse sempre vivo e crescente portato a tematiche attinenti la scienza del management. Credo che questo riscontro positivo sia da attribuire anche al format adottato: si è trattato di presentare un modello di sviluppo organizzativo basato sul-la centralità delle risorse umane. L’idea era di provocare un confronto arricchente e costrut-tivo tra espressioni diverse mutuate dall’arte, dallo sport dalle discipline del management. Si è partiti con il connotare l’evento, sia per

sceneggiatura sia per scenografia, mediante la metafora dell’acqua.

I diversi linguaggi adottati, quello mu-sicale jazz con Gan-dhi e i Fearless, quello scenografico curato da Sabrina Zannier con un ambientazione Moroso, quello pit-torico-estemporaneo magicamente realiz-zato da Roberto Ta-verna, quello filmico di Paolo Comisso, nel loro reciproco e fertile contagiarsi hanno reso

vibrante di significatività l’intero dibattito. Al di là, però, della suggestione positiva che

l’arte produce, c’è il vantaggio enorme che deriva dal porre in relazione mondi diversi che condividano, almeno in parte, analoghi obiettivi. Lo sport, la musica, l’arte figurativa, sono attraversati, da un medesimo leitmotiv che si risolve nelle domande: Come l’artista, lo sportivo, il manager consulente, il critico d’arte, considerano l’apporto della persona, della sua sensibilità e intelligenza, della sua competenza allo sviluppo organizzativo? Come questo apporto può davvero funzio-nare presupponendo sia la partecipazione libera dell’individuo, sia l’ordine e il rigore dentro cui assumere comportamenti votati all’efficienza ed efficacia di gruppo, se non addirittura tra gruppi e sistemi?”.

Fabio Turchini

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A ree produttive

- Cosa si intende per flessibilità oggi?“Oggi, pur permanendo il paradigma di una

cultura gestionale e di leadership autoritario-contenitiva (impegno, dovere, rispetto delle regole, assenza di errori), essendo richiesta prontezza di reazione e riconversione, flessibi-lità (de-specializzazione e poli-funzionalità), apprendimento (competenze prima ancora di compiti), intelligenza situazionale, relazionale, sociale ed emotiva, autonomia decisionale, responsabilità, va progettato un nuovo modo di pensare alla persona che lavora.

A parte la messa a punto di una normativa dedicata che consenta di far fronte alla comples-sità e al cambiamento evitando squilibri sociali, va considerato innanzitutto il lavoro come un mezzo di emancipazione e di crescita personale, non solo un diritto-dovere. Quindi, flessibilità produttiva, certo, ma anche culturale”.

- Il contesto economico e imprenditoriale friulano, sotto tutti questi aspetti, quali van-taggi e quali svantaggi presenta?

“Grazie alla mia attività di consulente delle organizzazioni, posso dire che il tessuto d’im-presa friulano si privilegia di una qualità fatta di importanti competenze dedicate, di impegno professionale, di amore artigianale per le cose fatte veramente bene, che lo rende ammirevole e intrinsecamente potente.

Ho usato l’avverbio ‘intrinsecamente’ perché, tolti alcuni casi di eccellenza mondiale pre-

senti in regione, si perpetua, soprattutto nella vasta realtà delle piccole e micro imprese, lo stereotipo del friulano saldo, onesto, lavoratore ma anche tradizionalista, perciò prudente nei confronti dell’innovazione. Mentre oggi, la sfida vera è innovare, tra sostenibilità e valore, cioè inventare, aprendosi con curiosità intellettuale a un dialogo allargato e multidisciplinare: così, in ambito organizzativo come in relazione allo sviluppo delle persone.

C’è l’opportunità di incominciare a considerare anche da noi, come differenzianti e vincenti aspetti intangibili dell’agire d’impresa. Se inte-grati con l’alta reputazione di cui gode il lavoro friulano, allora il successo sarà assicurato”.

“Il lavoro è un mezzo di emancipazione e di crescita personale, non solo un diritto-dovere: serve, quindi, flessibilità produttiva, certo, ma anche culturale”