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Eredità nel cuore Susan Mallery

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Susan Mallery

Eredità nel cuore

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Under Her Skin

HQN Books © 2009 Susan Macias Redmond

Traduzione di Elisabetta Lavarello

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

aprile 2011

Questo volume è stato impresso nel marzo 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 84 del 23/04/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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«Dopotutto si tratta solo di due milioni. Ci sono problemi?» Lexi Titan si costrinse a sorridere. «Nessuno» mentì, chie-dendosi se John, il direttore della sua banca, avesse la testa a posto. Due milioni di dollari? Da trovare in tre settimane? Ma certo. Le bastava tornare a casa e rompere il salvadanaio. «Potresti chiederli a tuo padre» suggerì John, esaminando le carte sulla scrivania come se fossero la cosa più affasci-nante del mondo. Lexi sorrise. «Grazie mille per l'informazione.» Si alzò. Chiedere a suo padre? Escluso. Anche se Jed Titan fosse sta-to disposto a tirarla fuori dai guai, il che non era scontato, ri-volgersi a lui avrebbe mandato a monte tutto. «Ti farò sape-re.» «Presto, Lexi» consigliò John, alzandosi anche lui per stringerle la mano. «Hai ventuno giorni per trovare quei soldi o perderai il tuo centro estetico.» Aveva una bella capacità di sintesi, John. Aveva riassunto la tragedia della sua vita in una sola frase. «Troverò una soluzione» assicurò. «Ci vediamo tra qual-che giorno.» L'uomo parve a disagio. «Per la verità, ci vedremo anche stasera, alla festa di beneficenza di tua sorella.» Dove avrebbe divulgato la notizia del suo fallimento? «Siete come gli avvocati, voi banchieri? Siete tenuti al segre-to professionale?» «Ma certo» le assicurò l'uomo. «Abbiamo un codice etico,

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non ti preoccupare. Non aprirò bocca.» Lexi sperava che fosse sincero. «A questa sera, allora» lo salutò, con un calore che non provava. Prese la borsetta e la-sciò l'elegante ufficio. Appena salì in macchina, fu tentata di sbattere la testa con-tro il volante. Sapeva perfettamente che nella vita potevano capitare degli imprevisti. Quello che le scocciava era che quell'imprevisto se l'era andato a cercare. Era nei guai, e po-teva prendersela solo con se stessa. Mezz'ora dopo, era uscita da Dallas e stava entrando nel centro abitato di Titanville. Ignorò il limite di velocità e con-tinuò spedita. La giornata si fece ancora più nera quando udì una sirena alle proprie spalle. Si fermò sul ciglio della strada e abbassò il finestrino. A-spettò che l'agente si avvicinasse alla macchina, poi si tolse gli occhiali da sole e sospirò. «Se devi arrestarmi, prima non potresti malmenarmi un po'? Così potrei citare il dipartimento di polizia.» «Hai bisogno di emozioni forti?» chiese l'agente. «Sono a corto di contante.» «Di che cifra stiamo parlando?» «Due milioni di dollari.» L'agente Dana Birch fischiò piano. «Ho un buono sconto del supermercato, in macchina, ma dubito che basti.» Diede un'occhiata all'orologio. «Ti va di parlarne? La mia pausa pranzo inizia tra quindici minuti. Potremmo vederci al Bron-co Billy.» Lexi annuì. «Perfetto. Ti avverto, però, sarò una lagna.» «Ci sono abituata.» Dana sembrava di buonumore. «E ora, per favore, modera la velocità. Altrimenti, una bella multa non te la toglie nessuno.» «Okay. Scusa.» Un quarto d'ora dopo, Dana si infilava in un separé di fron-te a Lexi. Era presto, solo le undici e mezza, perciò il risto-rante era ancora tranquillo. Lexi aveva ingannato l'attesa stu-

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diando i vari poster dei film di Clint Eastwood appesi al mu-ro. Il proprietario del Bronco Billy era un fan dell'attore. Dana prese il menu. «Cos'è successo? Ti hanno strappato male i peli facendoti la ceretta?» Lexi ignorò l'ironia. Lei e Dana si divertivano a stuzzicarsi a vicenda sulla loro diversa concezione di bellezza femmini-le. Lexi era la proprietaria di un lussuoso centro estetico e credeva che una donna facesse bene a prendersi cura del pro-prio aspetto. Per Dana, era una frivolezza anche usare il bal-samo quando si lavava i capelli. Lexi dubitava che l'amica sa-pesse a cosa serviva il mascara. Dana portava i capelli scuri tagliati corti, si vestiva con l'u-niforme sul lavoro, e in jeans e maglietta per il resto del tem-po. Si conoscevano da quando avevano dieci anni e Lexi l'a-veva vista con la gonna solo tre volte. L'amica si appoggiò all'indietro. «Okay, ho capito. Hai un problema serio. Cosa c'è?» «Non scherzavo riguardo ai due milioni di dollari. Devo procurarmeli entro ventuno giorni.» «Qualcuno ti sta ricattando?» Lexi non poté trattenere un sorriso. «Sei proprio una poli-ziotta. No, nessun ricatto. Tutta colpa della mia avidità. Sono proprio una stupida.» Sospirò. «Quando ho lasciato l'azienda di mio padre per mettermi in proprio, avevo quella piccola e-redità di mia nonna. L'ho usata per aprire Venus, ma ce l'ho fatta a mala pena. Non avevo altri capitali. Essere una Titan dà meno privilegi di quanti pensi la gente. Comunque, stavo appena a galla. Un giorno, circa due anni fa, mi ha chiamato il direttore della mia banca. Uno dei suoi clienti era disposto a investire due milioni di dollari nella mia attività. Le condi-zioni erano semplici. Avrei dovuto versargli degli interessi. Il finanziatore non voleva nemmeno una quota della società. Mi sembrava troppo bello per essere vero. Ho usato quei soldi per ampliare il centro estetico e acquistare delle attrezzature. Era un sogno che si realizzava. Ma c'erano delle clausole...»

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«Ce n'è sempre qualcuna.» «L'identità del finanziatore doveva restare segreta e il pre-stito era revocabile. Lui avrebbe potuto chiedere il rimborso dell'intero capitale con un preavviso di sole tre settimane.» Si strinse nelle spalle. «Il conto alla rovescia è partito oggi.» Dana imprecò. «Si tratta di tuo padre? È una cosa che Jed potrebbe fare.» «Non lo so» ammise Lexi. «Me lo sono chiesta anch'io.» Jed Titan era un leggendario imprenditore texano. Suo padre le aveva fatto quel prestito capestro per metterla alla prova? «Il motivo per cui sarei portata a dire di no è che Jed non va tanto per il sottile» riprese Lexi. «Se volesse rovinarmi, lo farebbe in modo più diretto.» «Allora, chi può essere questo tizio?» «Non ne ho la minima idea. Il mio direttore di banca si ri-fiuta di dirmelo.» Dana grugnì. «Cosa c'è?» «Il tuo direttore. Tu hai un direttore. Io un Bancomat vi-cino al supermercato.» «Tutti quelli che hanno un'attività hanno rapporti personali con una banca» protestò, ma sapeva che Dana non le credeva. Tutti pensavano che essere una Titan significasse qualcosa. Forse era così. Ma non sempre era una cosa buona. «Cosa hai intenzione di fare?» chiese Dana. «Sul serio, Lexi, ho da parte cinquemila dollari. Sono a tua disposizione, ma dubito che potrebbero aiutarti.» «Grazie dell'offerta, ma no. È questa l'ironia della situazio-ne. Tutti credono che noi sorelle Titan siamo ricche, ma non è così. Certo, Skye ha l'eredità di sua madre, ma Izzy e io sia-mo persone normali. Viviamo del nostro stipendio. È Jed che ha in mano tutti i soldi di famiglia, e vuole che gli dimostria-mo quanto valiamo prima di darci una quota dell'azienda. Questo era il centro estetico per me: il mio grande progetto per provargli che sono in grado di farcela da sola. Non posso

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perdere tutto per colpa di un farabutto anonimo. Troverò un modo di procurarmi questi due milioni. Sono disposta a fare qualunque cosa. Qualunque.» Dana toccò il distintivo sul taschino. «Attenta, signorina. Meglio che tu non faccia niente di illegale.» «Se succederà, non te lo dirò.» «Ah. È un sollievo.» Arrivò la cameriera. Ordinarono hamburger e patatine, e una bibita dietetica per compensare le calorie. «Detesto il pensiero di essere stata così stupida» disse Lexi quando rimasero sole. «È quello che mi scoccia di più. Non dovevo cacciarmi in questa situazione.» Sospirò. «Okay, ba-sta piangermi addosso. Non voglio tediarti oltre. Come ti va la vita?» «Tua sorella non mi dà tregua» borbottò Dana. «Skye darà uno dei suoi leggendari ricevimenti questa sera per raccoglie-re fondi per la sua fondazione, e pretende che io partecipi. Sa che detesto i party.» Roteò gli occhi. «Ho un'amica che ha una fondazione. È come se vivesse in un'altra dimensione.» «Almeno tu puoi dirle di no» le ricordò Lexi. «Io non pos-so esimermi. Non che mi lamenti. Magari un'invitata perderà un collier di diamanti e potrò impegnarlo.» Dana inarcò un sopracciglio. Lexi abbassò lo sguardo sul distintivo. «Scusa. Non mi hai sentito dire niente.» «Per fortuna non credo che lo faresti. Guarda il lato positi-vo della vicenda. Ci sarà uno stuolo di ricconi, questa sera. Potresti convincere qualcuno a farti un prestito.» «Non sono sicura di voler dare loro quello che pretende-rebbero in cambio per una cifra simile.» «Amen.» Lexi si rianimò. «Dai, vieni con me. Ci divertiremo. Potrai sbeffeggiare tutti. Ti piacerà.» «No, grazie. Ho un appuntamento.» «Con Martin?» Lexi cercò di non alzare gli occhi al cielo.

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«Perché lo dici con quel tono?» «Perché siamo alle solite. Martin è un tipo troppo mite per te. Lo comandi a bacchetta.» «Io?» «Altro che. Frequenti solo ragazzi dolci e senza pretese, che ti adorano e allo stesso tempo sono terrorizzati da te. Hai il pieno controllo della situazione, e poi ti lamenti che ti an-noi. Dovresti trovarti un uomo che abbia più personalità.» «Ha parlato la donna che non esce con nessuno da sei me-si. Non si può dire che tu sia un'esperta in fatto di uomini.» «Io ho una carriera a cui pensare. Un'attività.» Dana si limitò a fissarla. Lexi appoggiò la testa sul tavolo. «Che perderò fra tre set-timane, se non succede un miracolo.» «Tua sorella ha una fondazione benefica. Chiedili a lei, i soldi.» «Non me li darebbe. Sono destinati tutti ai bambini biso-gnosi. Tu conosci Skye. È praticamente una santa. Una cosa alquanto irritante.» «Non dirlo a me. Almeno si mangerà bene, questa sera. Potrai annegare i dispiaceri in antipasti dai nomi esotici. So-lo, non bere. Devi guidare.» Lexi si raddrizzò. «Tu hai proprio bisogno di un uomo ca-pace di tenerti testa.» Dana sogghignò. «È un animale estinto.» «Esiste, mia cara, e non vedo l'ora che tu lo incontri. Di un uomo ricco da comandare a bacchetta ne avrei bisogno io, a-desso. O di un miracolo. Date le circostanze, mi accontento di un miracolo.» A dispetto del vecchio adagio, Cruz Rodriguez non aveva mai ritenuto che donne e motori avessero molto in comune. Lui amava le auto: erano la sua vita. Ma non gli tenevano caldo la notte. E neanche quando erano nuove di zecca ave-vano l'inebriante profumo di una donna che sta per cedere.

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Smontò dalla sua Bugatti Veyron metallizzata e lanciò le chiavi al parcheggiatore. Il ragazzo fissò la macchina con gli occhi sbarrati. «Accidenti. Me la lascia guidare?» Cruz guardò l'auto. «Perché? Pensi di ammaccarla?» «Oh no, signore!» Il ragazzo fece un passo avanti, accarez-zò la fiancata, poi ritrasse la mano. «È la cosa più bella che abbia mai visto.» Cruz sogghignò, poi si avviò verso la villa. Toccò a lui, ora, fissare la cosa più bella che avesse mai visto. Sul portico di Glory's Gate, Lexi Titan stava parlando con una coppia che lui non conosceva. Anche da quella distanza, riconobbe i capelli biondi raccolti sulla nuca, i classici li-neamenti del suo volto perfetto. Lexi rise per qualcosa che a-veva detto la donna e il suono arrivò fino a lui nella calda aria della notte. Era un suono che Cruz aveva già sentito molti an-ni prima. Sapeva tutto di Lexi. Aveva preso informazioni accurate. Ma conosceva anche altre cose. Quanto era morbida la sua pelle al buio, come le si inceppava il respiro quando faceva l'amore. Sapeva quanto detestava il proprio vero nome, e co-me stringeva gli occhi nel pronunciarlo. Sapeva che l'orgo-glio era la sua maggiore forza e la sua più grande debolezza, sapeva che giocava per vincere e che, a meno che non si tro-vasse con le spalle al muro, accettava la sconfitta con una grazia che lui non aveva mai imparato. Lexi aveva classe e status. Cruz era uno che s'era fatto da sé. Gli erano chiuse ancora molte porte, in società. Per questo si trovava lì. Era intenzionato a farsi aprire quelle porte... con la forza, se necessario. E, anche se non lo sapeva ancora, Le-xi lo avrebbe aiutato. Salì la mezza dozzina di gradini di marmo fino al portone, attento a tenere alcuni invitati tra se stesso e Lexi. Non vole-va ancora farsi vedere da lei. Sarebbe stato lui a decidere quando e dove si sarebbero incontrati. Così si sarebbe trovato

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in posizione di vantaggio. Un uomo meno sicuro di sé si sa-rebbe chiesto se lei si fosse dimenticata di lui, ma Cruz sape-va che non lo aveva fatto. Nessuna donna dimentica la sua prima volta. Quando entrò, si concesse un momento per ammirare l'ar-chitettura. La villa era stata costruita negli anni Quaranta, quando la terra costava poco e un uomo era valutato in base alla velocità dei suoi cavalli, alla bellezza delle sue donne e alle dimensioni della sua casa. Due scalinate curve gemelle salivano verso un pianerottolo grande quanto la pista di un aeroporto. La luce dei lampadari si rifletteva sul marmo a scacchi bianchi e neri. In un angolo era sistemato un piano a coda, perché cos'era un atrio senza piano a coda? Anche se non aveva mai messo piede a Glory's Gate in vi-ta sua, Cruz sapeva che i soffitti alti sette metri erano inta-gliati a mano. Notò che le pareti dei due saloni e del salotto erano scorrevoli e, aperte, creavano un enorme spazio in gra-do di ospitare facilmente cinquecento persone. Entrò in un'e-legante stanza decorata in color oro e verde salvia, con qual-che tocco di rosso. Il salotto centrale era stato allestito con fi-le di sedie per l'asta che sarebbe seguita al cocktail. Era venuto per farsi vedere, per mescolarsi all'élite del Te-xas. Per cercare il modo di inserirsi in quel circolo ristretto. Un'asta di beneficenza gli avrebbe permesso di farsi notare con classe e discrezione. Se avesse speso del denaro lì, lo a-vrebbero invitato ad altri eventi di beneficenza. Col tempo, lo avrebbero accettato. Almeno, lui lo sperava. Ordinò un whisky, liscio, poi si mise a guardare quelle persone che conosceva solo di fama. Avvertì il momento esatto in cui Lexi entrò nella sala, la vide avviarsi verso la sorella. Si chiese come avrebbe reagito vedendolo. Lexi Titan avrebbe potuto dargli tutto quello che lui voleva. C'era solo un problema. Anche se erano passati

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dieci anni, lui era sicuro che lo odiasse ancora. Lexi si tenne a distanza di sicurezza e aspettò che la sorella avesse finito di congedarsi dal senatore, un donnaiolo noto per la propria tendenza ad allungare le mani. «Dimmi chi te lo fa fare» le sussurrò senza preamboli. «Non hai abbastanza soldi da finanziare la fondazione senza bisogno di organizzare questi circhi?» Skye Titan, la secondogenita, bevve un sorso di champa-gne. «Vuoi sapere quanti bambini vanno a letto affamati in America ogni sera?» «Ho avuto una brutta giornata. Non farmi sentire ancora più meschina e inutile, per favore.» «Scusa.» Le sorelle si abbracciarono. Lexi fece un passo indietro e ammirò l'abito verde di Skye. «Sei splendida. Sono invidiosa del tuo décolleté.» Abbassò lo sguardo con rimpianto sul proprio seno piccolo. «Torna meno utile di quanto tu non pensi.» Skye le sorrise. «Non credevo che saresti venuta. Detesti le mie aste di bene-ficenza.» «Non è vero. Approvo la tua causa. Solo, non amo tutti questi convenevoli con i ricchi e i famosi.» Skye sogghignò. «So che è una noia. Ma ho bisogno di raccogliere fondi. Mandare una semplice richiesta di dona-zione non rende quanto organizzare un party. Come stai?» Lexi pensò al proprio disperato bisogno di due milioni di dollari e si costrinse a sorridere. «Abbastanza bene.» Non le piaceva mentire alla sorella, ma questo era un caso eccezio-nale. La posta in gioco era troppo alta per correre il rischio di dirle la verità. «Hai detto che hai avuto una giornataccia.» «Solo problemi di lavoro. Izzy è venuta?» Isadora era la loro sorella minore. «Figurati. Izzy detesta questi ricevimenti più di te. Do-

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vrebbe arrivare a Titanville da un giorno all'altro, ma per il momento sta ancora sulla sua piattaforma petrolifera al largo della Louisiana.» Dove lavorava come saldatrice subacquea, pensò Lexi, chiedendosi come fosse possibile che loro tre fossero sorelle. Non avrebbero potuto essere più diverse. «Allora, chi c'è, di nuovo, sulla lista degli invitati?» si in-formò. «C'è per caso qualcuno che esibisce dei milioni che non può giustificare?» «Non direi. Tu chi stai cercando?» Chiunque stesse tentando di farle chiudere la sua impresa. Più Lexi pensava a come le fosse stato offerto il finanziamen-to e a come le fosse stato ritirato, più aveva la sensazione che avessero voluto incastrarla. Lo avevano fatto di proposito? «Non saprei» ammise, girandosi in modo da osservare la folla. «Qualcuno che abbia un motivo per...» Il suo sguardo scivolò su coppie ben vestite, gruppi di o-spiti impegnati in conversazione, un uomo in abito nero. Il presidente della seconda più importante compagnia petrolife-ra stava entrando nella sala con la moglie. Riportò l'attenzione sull'uomo vestito di nero. Che strano... Aveva un'aria familiare. Lui si voltò. Se Lexi avesse avuto in mano un bicchiere, si sarebbe infranto sul pavimento. Erano passati molti anni dal-l'ultima volta che lo aveva visto, eppure lei era in grado di contare i giorni. Forse anche le ore. Aveva passato i primi sei mesi sperando di incontrarlo per strada. Peggio. Di investirlo con la macchina. Nei sei mesi successivi, era stata più razionale. Più pacata. Non lo avrebbe ucciso. Si sarebbe limitata a ferirlo e a considerare la partita alla pari. Da allora, era quasi riuscita a ignorare la sua esi-stenza. Lui era stato un errore. Lexi si era illusa che la notte che avevano passato insieme avesse significato qualcosa. Che scema. Fare l'amore con lui era stato il tipico sbaglio che le donne fanno da quando il primo uomo dell'età della pietra ne

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trascinò una per i capelli nella propria caverna. «Chi stai fissando?» chiese Skye, poi seguì il suo sguardo. «Oh. Quel tizio delle macchine. Cruz... Non mi ricordo più come si chiama. È molto ricco. Concessionarie, una catena di negozi di ricambi automobilistici e una squadra di macchine da corsa. NASCAR, mi pare. Ci ha fatto una grossa donazio-ne. Lo conosci?» Meglio evitare di rispondere, pensò Lexi, cercando una via di fuga. Ma non c'erano posti sicuri, lì in casa. Avrebbe finto di non conoscerlo, decise. Del resto, proba-bilmente Cruz non si ricordava più di lei. Doveva essere stata solo l'avventura numero centocinquantasette, per lui. Erano passati dieci anni e tutti e due erano cambiati. Il ra-gazzo che lei ricordava si vestiva in jeans e maglietta, non con un abito di sartoria e scarpe su misura. Non che il suo vi-so fosse diverso. Cruz aveva ancora quegli occhi intensi in cui una donna provava il desiderio di perdersi per sempre. Be', altre donne. Non lei. Si sarebbe comportata come se lui fosse un estraneo, poi se ne sarebbe andata. Cruz non avrebbe mai immaginato quanto ancora le bruciasse l'umiliazione di quella notte... e del matti-no dopo. «Buonasera» le salutò lui avvicinandosi. Sorrise a Skye. «Sono Cruz Rodriguez. Grazie di avermi invitato, signora Ti-tan.» Skye ricambiò il sorriso. «È stato un piacere. Chiamami Skye, ti prego. Spero che tu abbia portato il libretto degli as-segni. Chiederò spudoratamente sostanziose offerte, all'asta, più tardi. Ma prima, devo ringraziarti per la generosa dona-zione.» Guardò Lexi. «Cruz offre un fine settimana a Dayto-na in una villa privata, più due giorni di lezioni di guida su pista con il suo pilota più quotato.» «Molto interessante» mormorò Lexi, facendo del proprio meglio per evitare lo sguardo dell'uomo che le stava tanto vi-cino. Le sembrava di sentire il profumo della sua pelle. Non

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che si ricordasse che odore aveva la sua pelle. Erano passati anni. Un secolo, praticamente. Cruz Rodriguez era stato un dettaglio senza conseguenze nella sua vita. Niente di più. «Oh, scusatemi. Avrei dovuto presentarvi. Lexi, lui è Cruz Rodriguez. Cruz, mia sorella, Lexi Titan.» Lo sguardo di lui non tradiva altro che un educato interes-se. Come se lei fosse una prozia o un'anziana zitella. Come se non si fossero mai incontrati. Perfetto... Non si ricordava. Lexi aveva passato settimane, mesi, della sua vita a meditare vendetta e lui non si ricordava di lei! Cruz allungò una mano per stringergliela. Lexi voleva di-speratamente evitare ogni contatto fisico, ma non poteva sot-trarsi senza essere scortese. Accidenti alle buone maniere! Trattenne il fiato e gli permise di avvilupparle la mano con la propria. Per un istante, non ebbe nessuna reazione. Poi guardò il vi-so di lui, la linea decisa della sua mascella, la sensualità della sua bocca e le tornò in mente cos'aveva provato quando l'ave-va baciata. Le venne una vampata di calore. Fosse stata vent'anni più vecchia, avrebbe potuto dare la colpa alla menopausa. Così, cercò di ignorare il fremito che la percorse e gli sorrise con suprema indifferenza. «Signor Rodriguez» lo salutò con freddezza. «È un piacere conoscerla.» Si ritrasse. «Cruz, ti prego.» Interessante. Era proprio quello che ricordava di avergli urlato verso le due del mattino. «E io sono Lexi» gli disse, studiando la sua reazione. Lui non batté neanche ciglio. Una donna in tailleur scuro si stava avvicinando. Skye la vide. «Scusatemi, è la responsabile del catering. Speriamo che non ci siano problemi.» Un attimo dopo si era allontanata, e Lexi era rimasta sola

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col proprio passato. Tornò a girarsi verso Cruz, e scoprì che anche lui se n'era andato. L'aveva lasciata lì impalata da sola, in mezzo al party. Cruz guardò Lexi circolare tra la folla. Lo teneva d'occhio, fingendo di ignorarlo. Lui si comportava nello stesso modo, ma era più bravo a quel gioco. Aveva notato la confusione di Lexi, il suo moto di irritazione perché apparentemente non si ricordava di lei. Aveva anche avvertito la stessa potente attra-zione che era divampata in lei a prima vista, dieci anni prima. Sapere che esisteva ancora rendeva il suo compito molto più semplice. Lexi era esattamente quello di cui Cruz aveva bisogno: un biglietto d'ingresso nel chiuso clan della buona società texa-na. Era il seguente passo logico del suo successo. Ora non gli restava che studiare un piano d'azione. L'opportunità gli si presentò prima di quanto si aspettasse. Cruz vide Lexi salutare un uomo di mezz'età stempiato e con la pancetta. Si parlavano come se si conoscessero bene. Cruz si avvicinò, restando dietro una colonna perché non lo ve-dessero. «Tua sorella mi ha già fatto notare diverse cose per cui do-vrei fare un'offerta» stava dicendo l'uomo. «Skye è spietata.» «E determinata. Ricordati solo che è per una buona causa, John. Cedi alle sue pressioni, perché se non lo farai ti sentirai così in colpa che non chiuderai più occhio. Ecco perché par-tecipo a questi eventi. È più semplice che oppormi alle sue ri-chieste.» John rise. «La conosci meglio di me.» Poi tornò serio e ab-bassò la voce. «Detesto parlare di affari a un party, ma non hai pensato di chiederli a lei, quei soldi? Skye non ha avuto una sostanziosa eredità da sua madre e dal defunto marito?» Lexi si irrigidì. Cruz vide le sue dita contrarsi attorno allo stelo del calice. «Non voglio parlarne qui.» John si guardò attorno, come per assicurarsi che nessuno li

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sentisse. Cruz fu attento a restare nell'ombra. «Lexi, sei mia cliente dal giorno in cui hai deciso di aprire il tuo centro estetico. Sono stato io a convincerti ad accettare il finanziamento che ora ti crea tanti problemi. Non voglio che tu perda la tua attività. Ma devi fare qualcosa per procu-rarti quei soldi, e in fretta.» «Lo so» bisbigliò lei. «E lo farò. Rivolgermi a Skye, però, è fuori questione.» «Due milioni di dollari. Una somma del genere non si tro-va dietro l'angolo.» «Grazie dell'informazione. E ora, se vuoi scusarmi, vado a prendere qualcosa al buffet.» John la seguì con gli occhi, e così fece Cruz. Ma mentre il direttore di banca sembrava preoccupato, Cruz aveva sulle labbra un sorrisetto compiaciuto. Il tempismo era tutto, nella vita. L'affare giusto al momen-to opportuno. Le condizioni ideali per una corsa. A Cruz pia-ceva essere preparato e pronto a balzare sulla preda quando si presentava l'occasione. Come adesso.

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Coccole e magnolie

di Sherryl Woods

Per una donna non è mai facile reinventarsi daccapo, soprattut-to se si hanno due figli e un'autostima ridotta ai minimi termini per un matrimonio fallito. Ma quando le amiche fanno sentire Sarah Price di nuovo a casa, tutto pare possibile. Persino in-namorarsi un'altra volta. Travis MacDonald sembra l'uomo dei sogni. Corteggiatore perfetto e fisico statuario, riesce a conqui-stare subito le fantasie erotiche e sentimentali di Sarah. Ma sa-rà l'uomo capace di garantirle la stabilità emotiva che cerca? E, soprattutto, Sarah è pronta a rimettersi in gioco?

Eredità nel cuore

di Susan Mallery

Tre sorelle, un unico impero. Chi tra loro si dimostrerà più abi-le negli affari erediterà tutto. Una sfida destinata a dividere o a unire per sempre. Lexi Titan è un'elegante e abile donna d'affari. Non lascia niente al caso ed è un'amara sorpresa scoprire che il finanzia-mento su cui contava per aprire un nuovo centro benessere in realtà non esiste. Nel frattempo la sua integrità viene scossa dall'incontro causal, con l'affascinante Cruz Rodriguez, ex ra-gazzo del barrio che ha fatto fortuna. Nessuno dei due ha di-menticato l'appassionata notte di dieci anni prima e rivedersi è una scossa di desiderio intenso per entrambi. Dopo aver messo a repentaglio gli affari è disposta a rischiare il proprio cuore?

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DAL 31 MARZO