HR78 LE STAGIONI DI VIRGIN RIVER

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Le stagioni di Virgin River Robyn Carr

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Robyn Carr

Le stagioni di Virgin River

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Virgin River Christmas

Mira Books © 2008 Robyn Carr

Traduzione di Maria Claudia Rey

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

ottobre 2010

Questo volume è stato stampato nel settembre 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 78 del 23/10/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

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Prologo

Ritta accanto alla Volkswagen verde mela, Marcie rabbrividì. Il sole si era appena alzato sull'orizzonte, ma era un pallido sole di novembre che scaldava a malapena. Sul sedile posteriore, Marcie aveva messo un frigo portatile con bibite e snack, nel bagagliaio c'erano dodici bottiglie di acqua minerale, e un ther-mos di caffè stava sul sedile del passeggero. Si era anche portata un sacco a pelo, nel caso che i letti dei motel non fossero di suo gradimento. Nella sacca di tela c'erano jeans pesanti, felpe e maglioni, calzetto-ni spessi e stivali imbottiti, insomma l'abbigliamento giusto per girare i paesini di montagna. Adesso Mar-cie non vedeva l'ora di partire, ma i suoi fratelli Erin e Drew non si decidevano a lasciarla andare. «Hai preso le carte telefoniche, in caso il cellulare non funzionasse?» domandò Erin. «Sì, certo.» «Sicura di avere abbastanza denaro?» «Sì, stai tranquilla.» «Mancano meno di due settimane al Ringrazia-mento» aggiunse Erin. «Non credo che ci metterò tanto» rispose Marcie per evitare altre discussioni. «Vedrai che troverò Ian molto in fretta, perché ormai penso di averlo localiz-zato.» «Vorrei tanto che ci ripensassi» insistette Erin. «Il

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mio studio legale impiega degli ottimi investigatori privati. Potremmo trovare Ian in pochissimo tempo, e incaricare l'investigatore di consegnargli gli oggetti che vuoi dargli.» «Drew, diglielo tu» lo implorò Marcie. Drew trasse un gran respiro. «Vuole trovarlo lei, sapere come sta, passare un po' di tempo con lui, dargli le figurine del baseball e la lettera» spiegò. «Poi tornerà a casa.» «Ma potremmo farlo noi e...» Marcie mise una mano sul braccio della sorella e la guardò con espressione determinata. «Erin, smet-tila. Non posso andare avanti con la mia vita finché non avrò portato a termine questo compito, e lo vo-glio fare a modo mio. Ne abbiamo parlato a suffi-cienza, e io so benissimo che tu la consideri una stu-pidaggine, ma è quel che farò.» Poi si le si avvicinò e la baciò sulla guancia. Erin, bionda, snella e sofi-sticata, le faceva da madre da quando Marcie era una bimba: e aveva difficoltà ad abbandonare quel ruolo. «Non devi preoccuparti» aggiunse. «Non ce n'è mo-tivo. Sarò prudente, e non starò via molto.» Poi diede un bacio anche a Drew. «Non puoi darle uno Xanax o qualcosa di simile?» sussurrò. Drew studiava medicina e per il momento non poteva pre-scrivere medicinali di alcun genere. Lui ridacchiò e l'abbracciò. «Tu, piuttosto, vedi di sbrigartela in fretta. Altrimenti Erin mi farà impazzi-re.» Marcie guardò severamente la sorella maggiore. «Trattalo bene» la ammonì. «Tornerò prima di quan-to pensi.» Dopo di che salì in macchina e mise in moto, lasciandoli in piedi davanti a casa; e arrivò fi-no all'ingresso dell'autostrada prima di cedere alle lacrime. I suoi fratelli erano preoccupati, lo sapeva bene. Ma lei non poteva agire altrimenti.

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Suo marito Bobby era morto da anno circa, a soli ventisei anni, dopo aver trascorso tre anni in ospeda-le, dapprima, e poi in un istituto. Era stato ferito du-rante una missione in Iraq, dove prestava servizio nei Marine, e aveva riportato danni cerebrali irrever-sibili. Ian Buchanan era il suo migliore amico e ave-va intenzione di restare in servizio per vent'anni al-meno, ma poco dopo l'incidente di Bobby aveva ab-bandonato i Marine ed era sparito. Marcie sapeva bene che Bobby non sarebbe mai guarito, e in un certo senso ne aveva pianto la morte fin dall'inizio; perciò quando il marito aveva smesso di soffrire si aspettava di provare soltanto sollievo, soprattutto per lui. Vedova a ventisette anni, pensava di ricominciare a vivere: di riprendere gli studi, viaggiare, magari frequentare altri uomini. Ma dopo un anno era ancora allo stesso punto: non riusciva a capire perché l'uomo che Bobby ammirava più di tutti e considerava un fratello non aveva più telefo-nato né scritto, ed era come scomparso. Si era estra-niato da tutti, dai suoi colleghi Marine, dal padre, da lei – la moglie del suo migliore amico! E poi c'erano le figurine del baseball. Marcie sa-peva benissimo che la cosa era ridicola, ma lei vole-va che Ian le avesse. Fin da quando lo aveva cono-sciuto, a quattordici anni, Bobby teneva moltissimo alla sua collezione di figurine; e in Iraq, parlandone con Ian, aveva scoperto che condivideva la sua pas-sione. Bobby aveva scritto a Marcie raccontando-glielo, e dicendo che avevano intenzione di scam-biarsele. L'idea che Bobby e Ian parlassero di base-ball e di figurine mentre davano la caccia ai ribelli nel deserto iracheno era surreale... ma era andata proprio così. Infine c'era la lettera, scritta da Bobby poco prima di essere ferito. Parlava solo di Ian, di quanto Bobby

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lo ammirasse e desiderasse diventare come lui: di quanto fosse bravo e coraggioso, di come sapesse scherzare con i suoi uomini e usare la sua autorità quand'era necessario, di come sapesse incoraggiarli in battaglia o quando ricevevano una lettera d'addio dalle fidanzate. Ian sapeva farli ridere, ma all'occor-renza li faceva lavorare duramente; insegnava loro ad essere coraggiosi ma prudenti e disciplinati, in modo da non rischiare inutilmente. In quella lettera Bobby aveva detto a Marcie che sperava di ottenere il sostegno e l'aiuto di Ian, se avesse deciso di fare la carriera militare. Se avesse potuto diventare come Ian Buchanan, anche solo in parte, ne sarebbe stato estremamente orgoglioso. Tutti lo consideravano come un eroe, scriveva: una specie di leggenda. Marcie non voleva separarsi da quella lettera, ma voleva che Ian la leggesse e sapesse quel che Bobby provava per lui. Nell'ultimo anno, dopo la morte serena del marito, Marcie aveva cercato di sopravvivere come meglio poteva: aveva superato bene o male il giorno del compleanno di Bobby, il loro anniversario, le varie festività. Ma c'era sempre qualcosa di irrisolto, di non concluso. Qualcosa mancava. Ian aveva salvato la vita di Bobby. Purtroppo non era servito, Bobby non era mai più stato quello di prima: tuttavia, Ian aveva sfidato la morte per portar-lo in salvo. E poi era scomparso. Semplicemente, Marcie non poteva lasciar perdere. Non aveva molto denaro. Da cinque anni lavorava come segretaria in una ditta, ma lo stipendio non era molto alto e non sarebbe bastato per mantenere una famiglia. Fortunatamente il suo capo era molto com-prensivo e le aveva dato tutto il tempo necessario per badare a Bobby, perché, subito dopo essere stato fe-rito, era stato trasportato prima in Germania e poi a

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Washington, e naturalmente Marcie gli era stata vi-cina. All'epoca Bobby guadagnava circa millecin-quecento dollari al mese, ma le spese per le cure e-rano altissime e quello stipendio non poteva certo bastare. Erin e la famiglia di Bobby erano più che disposte a contribuire, ma ciononostante lei aveva sfruttato al limite le carte di credito e aveva finito col chiedere un prestito alla banca. Nemmeno la li-quidazione era servita a pagare tutti i conti. Il miracolo era avvenuto quando Bobby era stato mandato a Chico, in un istituto finanziato da CHAMPUS, un'organizzazione che si occupava dei problemi sanitari dei militari. Non tutti i militari di-sabili riuscivano a rientrare nel programma di assi-stenza, ma Erin aveva messo all'opera le sue notevoli capacità e la sua esperienza legale e aveva ottenuto tutti i possibili contributi finanziari dal corpo dei Marine. Aveva inoltre pagato tutti i conti di casa in sospeso, e riusciva anche a finanziare gli studi uni-versitari del fratello. Perciò, per questo viaggio Marcie non aveva volu-to accettare da Erin nemmeno un centesimo. Drew aveva qualche soldo da parte, ma era un povero stu-dente e i suoi risparmi erano piuttosto scarsi. Per mettersi in viaggio alla volta delle montagne califor-niane sarebbe stato più pratico aspettare fino a pri-mavera, e magari mettere da parte qualche soldo in più. Ma si avvicinava l'anniversario della morte di Bobby, e Marcie era decisa a concludere la sua ri-cerca una volta per tutte. Non sarebbe stato magnifi-co trovare Ian e riallacciare i contatti con lui prima di Natale? Fugare i dubbi, cacciare tutti i fantasmi, trovare le risposte alle domande in sospeso. Rico-minciare a vivere...

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Marcie entrò nel villaggio, il sesto che visitava quel giorno, e si trovò di fronte a un gruppo di persone intente a decorare un albero di Natale. Un albero e-norme. Parcheggiò davanti a uno chalet con una grande veranda, spense il motore e scese. Tre donne stavano appendendo decorazioni a un abete alto circa nove metri. Una aveva circa l'età di Marcie, con morbidi capelli neri, e reggeva una grossa scatola, probabil-mente piena di palle colorate. Un'altra era sulla set-tantina, con corti capelli bianchi un po' ispidi e un grosso paio di occhiali dalla montatura nera. La ter-za, una giovane donna bionda, era arrampicata in cima a una scala. L'albero stava tra lo chalet e una chiesa le cui fi-nestre erano ricoperte di assi inchiodate. Una sola aveva i vetri cattedrali ancora intatti. Mentre Marcie osservava le tre donne, un uomo uscì dallo chalet, vide la scena, imprecò e si avvicinò alla scala a grandi passi. «Non muoverti» ordinò. «Resta dove sei.» Poi salì i gradini a due a due, rag-giunse la bionda e la cinse alla vita, sopra un ventre appena arrotondato dall'inizio di una gravidanza. «Adesso scendi. Adagio.» «Jack, lasciami in pace!» protestò la donna. «Se sarà necessario ti porterò giù di peso» replicò

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lui testardo. «Scendi subito da lì.» «Per l'amor del cie...» «Subito!» La bionda cominciò a scendere uno scalino alla volta, appoggiata al corpo robusto dell'uomo. Arri-vati a terra si voltò a guardarlo truce, con le mani sui fianchi. «Non correvo alcun pericolo!» protestò. «Che ti è saltato in testa? E se fossi caduta?» «La scala è solidissima, non potevo cadere!» «Adesso predici anche il futuro?» ribatté lui. «Brontola pure finché vuoi, non ti lascio salire fin lassù nelle tue condizioni. Ti sorveglierò giorno e notte, se sarà necessario!» Poi diede un'occhiata alle altre due donne. «Io gliel'ho detto che ti saresti arrabbiato» disse la bruna scrollando le spalle. L'uomo chiamato Jack spostò lo guardo sulla don-na dai capelli bianchi. «Ah, io non mi immischio nelle faccende private» fece lei. «Questi sono affari vostri.» E respinse sul naso gli enormi occhiali. Guardando i quattro, Marcie ebbe un tremendo at-tacco di nostalgia. Era in viaggio solo da poche set-timane, ma le mancavano terribilmente le piccole di-scussioni in famiglia, le amiche, il lavoro. Le man-cava Erin con il suo atteggiamento autoritario, le in-numerevoli ragazze di Drew, la famiglia di Bobby. Non era tornata a casa per il Ringraziamento, per-ché temeva che se avesse ceduto anche solo per un paio di giorni non sarebbe mai riuscita a liberarsi di nuovo dalla stretta protettiva della sorella. Chico di-stava solo poche ore di macchina, ma tutti pensava-no che lei stesse facendo una grossa stupidaggine: perciò Marcie aveva telefonato di tanto in tanto, di-cendo che aveva indicazioni attendibili su Ian e che stava per localizzarlo. Il che era una menzogna. Non si stava affatto avvicinando alla meta. E per di più

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c'era un problema sempre più impellente: il suo de-naro stava finendo. Ultimamente aveva cominciato a dormire in macchina anziché nei motel, ma la tem-peratura stava scendendo e le sue notti erano sempre meno confortevoli. Di lì a poco avrebbe cominciato a nevicare, e se sulle strade si fosse formato il ghiac-cio la sua Volkswagen sarebbe slittata via come niente. Ma lei non voleva rinunciare. Voleva assoluta-mente completare la propria missione, e se non ci fosse riuscita questa volta avrebbe riprovato a pri-mavera. Però le seccava arrendersi... Marcie si rese conto che i quattro la stavano fis-sando. Ravviò i lunghi capelli rossi e disse: «Ehm... se volete posso salire io sulla scala. Non soffro di vertigini né altro». «Non è mica obbligata» disse la bionda con un sorriso. «Ci salgo io» decretò Jack con un'occhiataccia alla moglie. «O trovo qualcuno che ci vada – ma certo non sarai tu.» «Jack, potresti almeno essere educato» lo rimpro-verò lei. L'uomo si schiarì la voce. «Ehm... grazie, non si preoccupi. Possiamo fare qualcosa per lei?» «Be', ecco...» Marcie prese una foto dalla tasca del giubbotto imbottito e gliela porse. «Sto cercando quest'uomo. È scomparso circa tre anni fa, ma so che si trova da queste parti perché, a quanto pare, ritira la corrispondenza all'ufficio postale di Fortuna.» «Dio santo» commentò l'uomo. «Lo conosce?» domandò Marcie speranzosa. «No, ed è strano» disse lui osservando la foto di Ian in divisa, completo di berretto e medaglie. «Non credevo ci fosse un Marine nel raggio di cinquanta miglia di cui non avevo almeno sentito parlare.»

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«Può darsi non voglia far sapere che era nei Mari-ne» spiegò Marcie. «I suoi rapporti con il Corpo so-no stati un po' difficili, verso la fine.» L'uomo la guardò con simpatia. «Sono Jack She-ridan» si presentò. «Questa è mia moglie Mel, lei è Paige» continuò accennando alla donna bruna. «E la signora è Hope McCrea, il nostro factotum» conti-nuò tendendo la mano. Marcie la strinse. «Io sono Marcie Sullivan.» «Perché cerca quest'uomo?» domandò Jack. «È una lunga storia» rispose lei. «È un amico del mio defunto marito, e non sono nemmeno sicura che abbia ancora questo aspetto. È stato ferito in Iraq, dovrebbe avere una cicatrice sulla guancia sinistra e gli manca il sopracciglio. E probabilmente ha la bar-ba – per lo meno ce l'aveva l'ultima volta che è stato visto da queste parti circa tre anni fa.» «Qui attorno le barbe non mancano» osservò Jack. «È una zona di boscaioli, e a volte gli uomini sono un po' trasandati.» «Potrebbe essere cambiato per altri versi» aggiun-se lei. «Adesso ha trentacinque anni, e la foto è stata scattata quando ne aveva ventotto.» «Ed è un amico di suo marito, ha detto? Era anche lui nei Marine?» «Sì» confermò Marcie. «Ho perso i contatti con lui da tempo, e vorrei ritrovarlo.» Jack studiò la foto per un poco. «Venga nel bar. Mangia qualcosa, magari si beve una birra, e poi mi racconta perché vuole ritrovarlo. Che ne dice?» «Il bar?» disse lei guardandosi intorno. Jack indicò lo chalet. «Quello. È un bar ristorante, possiamo chiacchierare mentre lei mangia un bocco-ne.» «Oh» disse Marcie. Erano quasi le quattro e il suo stomaco brontolava, ma lei non aveva pranzato per-

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ché voleva risparmiare per comprarsi la benzina. Più tardi avrebbe cercato qualcosa di molto economico, tipo una pagnotta di pane raffermo da mangiare con il burro di noccioline che le era rimasto. Poi avrebbe cercato un posto sicuro in cui parcheggiare e si sa-rebbe chiusa in macchina per la notte. «Berrei molto volentieri un bicchier d'acqua» disse. «Ho guidato per ore, mostrando quella foto a decine di persone, e ho davvero sete. Ma non ho molta fame.» «Ah, l'acqua non ci manca di certo» sorrise lui. Le mise una mano sulla spalla e si avviò con lei verso il bar, ma poi si fermò corrugando la fronte. «Vada a-vanti» disse. «La raggiungo subito.» Marcie salì sulla veranda, si voltò per vedere che cosa faceva Jack e capì che stava confiscando la sca-la in modo che alla moglie non venisse in mente di usarla. Era una lunga scala a libro, estensibile, che una volta ripiegata era alta circa un metro e mezzo: e lui la portava con una mano sola, come se non pe-sasse niente. Dietro di lui la moglie gridò: «Sei un insopportabile tiranno! Dove sta scritto che devo prendere ordini da te?». Lui sorrise come se Mel gli avesse appena manda-to un bacio, entrò nel locale e portò la scala in una stanza dietro il bancone. Marcie trasse un gran respiro e pensò: Non riusci-rò a resistere. Dalla cucina veniva una serie di pro-fumi deliziosi: qualcosa di caldo e aromatico, come uno stufato o una zuppa, pane appena sfornato, cioc-colato. Lei si premette una mano sullo stomaco per tacitare il brontolio. Jack tornò di lì a poco reggendo un vassoio su cui c'era una ciotola fumante, e lo depose di fronte a lei. Era chili con carne accompagnato da pane di mais, burro, una ciotolina di insalata mista. «Davvero» protestò lei debolmente, «non ho fame...»

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Lui riempì un boccale di birra alla spina, e Marcie deglutì. Ancora un attimo, pensò, e avrebbe sbavato sul bancone. Le erano rimasti trenta dollari, ma non poteva certo sprecarli per un pasto invece di riem-pire il serbatoio e continuare la sua ricerca nei pae-sini dei dintorni. «Bene, mangi solo quel che le va» replicò Jack. «Ho mostrato la foto a Preacher, il mio cuoco, ma nemmeno lui conosce quel tipo. Più tardi possiamo chiedere a Mike, il poliziotto del paese. Lui conosce tutte le strade secondarie della zona, può darsi che sappia qualcosa di più. Sono ex Marine tutti e due.» «Mi dice dove mi trovo, esattamente?» «A Virgin River. Popolazione, seicentoventisette persone, secondo l'ultimo censimento.» «Abbastanza grande da figurare sulle carte geo-grafiche» osservò lei. «Lo spero bene. In confronto a certi paesini sper-duti siamo una metropoli. Coraggio, lo assaggi» dis-se Jack accennando alla ciotola. Marcie prese il cucchiaio con una certa esitazione, lo riempì e portò alla bocca il chili più buono che avesse mai assaggiato. Sospirò, conquistata. «È carne di cervo» spiegò Jack. «Lo abbiamo pre-so un paio di mesi fa, e Preacher ha preparato e sur-gelato dei meravigliosi hamburger, stufati e salsic-ce.» Indicò un grosso barattolo di striscioline di car-ne secca che stava appoggiato sul bancone e aggiun-se: «Sa fare anche la miglior carne secca della zo-na». Marcie sospirò di nuovo, quasi commossa dalla bontà del cibo. Nonostante le promesse fatte alla so-rella, si era trascurata, stancata, aveva quasi digiuna-to per risparmiare. Quando Erin avesse visto come i jeans le pendevano addosso, avrebbe fatto una sce-nata memorabile.

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«Non vuole parlarmi un po' di questo tale, tra un boccone e l'altro?» propose Jack. Oh, al diavolo, pensò lei. Non faceva un pasto de-cente da giorni... quando avesse finito il denaro sa-rebbe tornata a casa, ma nel frattempo non poteva proseguire la sua ricerca se non si reggeva in piedi! Mangiò un altro paio di cucchiaiate per tacitare i morsi più feroci della fame, poi bevve un sorso di birra gelata. Paradisiaco, pensò. «Si chiama Ian Bu-chanan» esordì. «Siamo nati nella stessa città, ma benché Chico sia piuttosto piccola ci siamo cono-sciuti solo da adulti. Ian ha otto anni più di noi – cioè, di mio marito e me. Bobby ed io siamo cresciu-ti insieme, abbiamo frequentato lo stesso liceo e ci siamo sposati giovanissimi, a diciannove anni. Bob-by si è arruolato nei Marine subito dopo il diploma.» «Feci così anch'io» disse Jack. «E sono rimasto nei Marine per vent'anni. Come si chiamava suo ma-rito?» «Bobby... cioè, Robert Wilson Sullivan. Lo ha mai sentito nominare?» «No, non ricordo né Bobby Sullivan né Ian Bu-chanan. Ha una foto di suo marito?» Marcie prese il portafoglio dalla tasca del giubbot-to, lo aprì e lo mostrò a Jack. Nelle buste di plastica c'erano parecchie foto, che Jack prese a sfogliare. Quella del loro matrimonio, alcune istantanee, la fo-to ufficiale di Bobby che ritraeva un bel ragazzo in divisa, dalla faccia aperta e sincera. E infine l'ultima, di un Bobby smunto e irriconoscibile, in un letto d'o-spedale. Gli occhi erano aperti ma vacui e privi di vita, il viso era pallido. Accanto a lui, Marcie lo ab-bracciava con un sorriso. Jack sollevò lo sguardo, e lei depose il cucchiaio e si forbì le labbra con il tovagliolo. «Bobby andò in Iraq con la prima ondata» disse. «Aveva ventidue

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anni. Fu ferito a ventitré, riportando danni alla spina dorsale e al cervello, e trascorse gli ultimi tre anni della sua vita in un letto.» «Oh, cara, mi dispiace!» esclamò Jack. «Deve es-sere stata dura per lei.» Marcie batté le palpebre un paio di volte ma riuscì a non piangere. In effetti c'erano stati momenti terri-bili, momenti in cui le si era spezzato il cuore oppure si era infuriata con il corpo dei Marine per quel che le faceva soffrire. Altre volte si era sdraiata accanto a Bobby, lo prendeva tra le braccia e restava così, a ricordare i tempi felici. «A volte sì» rispose. «Ma abbiamo tirato avanti. Ho avuto molto sostegno, dal-la mia famiglia e dalla sua. Non mi hanno mai la-sciata sola... e non credo che Bobby abbia sofferto.» «Quando è morto?» domandò Jack. «Circa un anno fa, poco prima di Natale. Se n'è andato in pace.» «Le faccio le mie condoglianze.» «Grazie. Ian era il suo sergente, e Bobby lo ammi-rava moltissimo e gli voleva un gran bene. Mi parla-va sempre di lui, nelle sue lettere, e lo definiva il miglior sergente di tutto il Corpo dei Marine, perché Ian era il tipo di comandante che stava sempre ac-canto ai suoi uomini, in servizio o a riposo. Loro due diventarono subito amici, e Bobby fu felice di sco-prire che venivano dalla stessa città. Sarebbero rima-sti amici per sempre, mi diceva...» «Anch'io fui mandato subito in Iraq» disse Jack. «Probabilmente ero là nello stesso periodo, a Fallu-jah.» «È proprio a Fallujah che è stato ferito.» Jack le restituì il portafoglio. «Mi dispiace moltis-simo» disse. «È per questo che cerca Buchanan? Per dirglielo?» «No, credo che lo sappia già, perché gli ho scritto

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molte lettere al fermo posta di Fortuna. Le lettere non sono mai tornate indietro, perciò credo che le abbia ritirate e lette.» Jack corrugò la fronte, incuriosito. «E adesso non so che gli sia successo» continuò lei. «Subito dopo l'incidente, quando Bobby era in ospedale in Germania e poi a Washington al Walter Reed, gli scrivevo spesso e lui mi rispondeva chie-dendomi notizie e domandandomi come me la cava-vo io. Dalle sue lettere cominciavo a capire quel che Bobby aveva visto in lui. Mi sentivo già vicina a Ian grazie alle lettere di Bobby, e quando cominciammo a scriverci divenne anche mio amico. Erano solo let-tere, lo so, e parlavano solo di Bobby, ma mi ero af-fezionata a Ian e mi sembrava che lui mi ricambias-se...» «Molti Marine si affezionano ai loro corrispon-denti» osservò Jack. «Specialmente quando si trova-no in posti isolati o pericolosi.» «Be', lui non mi disse mai di essersi particolar-mente affezionato, ma per me era così» continuò lei. «Poi Ian tornò dall'Iraq, venne a trovarci una volta, e lasciò i Marine subito dopo. E non tornò più a Chi-co. Non conosco i dettagli, ma pare che avesse avuto dei problemi con i suoi superiori. Suo padre credeva che sarebbe rimasto nei Marine per sempre, e invece lui li lasciò all'improvviso e scomparve.» Marcie rise amaramente. «Smise di scrivermi, ruppe con la sua ragazza, litigò con il padre e sparì. Circa un anno dopo scoprii che viveva nei boschi come un eremi-ta.» «Come fece a scoprirlo?» «A Chico c'è una clinica per i veterani, e per via di Bobby conoscevo bene alcuni dei pazienti. Loro sa-pevano che volevo mettermi in contatto con Ian, e come lei sa i veterani si aiutano l'un altro... insom-

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ma, da loro seppi che tempo prima Ian era andato in quella clinica, probabilmente perché era la più vici-na, e come indirizzo aveva dato l'ufficio postale di Fortuna. Si era ferito spaccando legna, e aveva biso-gno di punti, di un'iniezione antitetanica e di antibio-tici. Si immagini... era in città, dove c'eravamo noi e suo padre, e non ci fece nemmeno una telefonata per sapere come stava Bobby o per darci sue notizie. L'uomo che mio marito mi aveva descritto non si sa-rebbe mai comportato così!» Jack tacque, e Marcie continuò a mangiare di gu-sto, imburrando una fetta di pane di mais e divoran-dola. «A quel punto cominciai a scrivergli a Fortuna, ma lui non mi rispose mai. Forse gli scrivevo più per me stessa che per lui. Lo invitai anche a telefonarmi a carico del destinatario, ma lui non si è mai fatto vivo.» «E così adesso lo sta cercando» concluse Jack. «Sì. E lo troverò. Devo sapere se sta bene, capi-sce. Per quel che ne sappiamo potrebbe essere torna-to dall'Iraq con qualche problema, qualcosa che non è immediatamente visibile come le condizioni di Bobby. Se così fosse, non perdonerei mai ai Marine di non averlo aiutato o curato.» «Be', in effetti ha ragione, avrebbero dovuto aiu-tarlo... ma non sia troppo severa nei loro confronti. Un Marine viene addestrato ad avere coraggio, a non aver paura di niente, e poi lei si aspetta che chieda aiuto? Non lo farà mai. Se trovassi la soluzione a questo dilemma, scriverei immediatamente al dipar-timento di stato.» «Sì, però...» «Può darsi che abbia scelto quella vita perché gli piaceva. Quando ho lasciato i Marine cercavo solo un posto tranquillo in cui andare a caccia e a pesca,

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come Virgin River, e per un po' anch'io mi sono iso-lato.» «E ha tagliato i ponti con la sua famiglia?» replicò lei alzando un sopracciglio. «Ha smesso di risponde-re alle lettere?» Jack era sempre in contatto con la famiglia, ma anche con gli ex commilitoni. E mai avrebbe rinun-ciato a loro. «No» rispose. «Ha ragione lei.» «Ecco perché voglio trovarlo. Ci sono delle fac-cende che vanno sistemate, capisce. Concluse.» «Ma... e se lui non stesse bene?» obiettò Jack guardandola dritto in faccia. «Se fosse un po' fuori di testa... magari pericoloso?» «Non credo» replicò lei. «E comunque ha un pa-dre anziano e malato, con cui ha delle questioni in sospeso. Il signor Buchanan è un vecchio stizzoso e ostinato, ma scommetto che malgrado tutto rivuole suo figlio. Al suo posto lo vorrei anch'io.» «Sì, questo lo capisco» disse Jack. «Ma se Ian fos-se pericoloso e volesse farle del male?» Marcie attaccò l'insalata. «È possibile, ma ne du-bito» rispose con una risatina. «Sono stata in tutte le stazioni di polizia della zona, in tutti i negozi e i di-stributori di benzina. Non ha mai avuto problemi con la giustizia. Nessuno lo conosce. Se fosse pericoloso avrebbe attirato l'attenzione, non crede? No, io penso che sia soltanto un ex Marine amareggiato e solita-rio, convinto che mollare tutto e tutti sia meglio che affrontare i problemi. E ovviamente si sbaglia.» «Non vuole pensarci su?» domandò Jack. «Ci pos-sono essere mille ragioni per cui un Marine provato dalla guerra ha deciso di isolarsi dal mondo. Forse vuole solo dimenticare, e vedere lei potrebbe peg-giorare la situazione.» «Be', lei è stato in guerra, no? Perciò ne saprà qualcosa.»

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«Ragazzi, come direbbe mia moglie. Lo so ecco-me... Ho anch'io il mio bravo bagaglio, tra cui un paio di attacchi di sindrome post traumatica. Ma per fortuna ho molto aiuto.» «Ian ha solo trentacinque anni, capisce» continuò lei. «Ha tutto il tempo di ricominciare, di far pace con le persone da cui si è distaccato, di superare il trauma di quel che è successo a Bobby. Può darsi che suo padre ce l'avesse a morte con lui anni fa, quando hanno litigato, ma sono sicura che in fondo gli vuol bene.» Marcie bevve un sorso di birra e concluse: «Forse perderei il mio denaro, ma sono pronta a scommetterci». «Ma allora perché suo padre non lo ha mai cerca-to?» obiettò Jack. «E perché non lo ha fatto nessun altro? Capisco che la sua ex fidanzata lo odiasse perché lui l'aveva piantata in asso, e che suo padre sia un vecchio te-stardo e amareggiato... anzi, devo dire che è vera-mente meschino e vendicativo. Ma visto che questa situazione non cambierà, io sono decisa a ritrovare il migliore amico di Bobby. Ci siamo scritti per pochi mesi, ma a me sembrava di conoscerlo e mi era par-so un ragazzo dolce e gentile. Lo so che sembra stu-pido, ma anche la sua grafia rivelava un animo forte e sensibile, come le cose che scriveva. Adesso mi sento come se avessi perso un amico, e... e sono ben decisa a ritrovarlo. Sono un tipo determinato, capi-sce.» «E perché?» Marcie abbassò lo sguardo. «Perché non potrò ricominciare a vivere finché non avrò scoperto la ragione per cui l'uomo che mio marito ammirava più di ogni altro è scomparso in questo modo.» Sospirò. «Ci ha ignorati... si è lascia-to inghiottire dalla foresta e ha smesso di comunica-

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re con la famiglia, gli amici, il mondo intero. Questa è la parte più strana, e io devo capire perché l'ha fat-to. Voglio assicurarmi che stia bene, e poi lo lascerò in pace.» Sollevò la testa e concluse: «Poi, forse, tut-ti potremo ricominciare». Jack le scoccò un sorrisetto. Quella ragazza sape-va ciò che voleva. «Le va una fetta di dolce al cioc-colato? Le garantisco che la farà svenire.» «No, grazie. Era tutto buonissimo.» Marcie finì la birra, prese il portafoglio che stava ancora sul tavolo e lo aprì. «Quanto le devo?» domandò. «Sta scherzando, vero? Se ne va in giro per i bo-schi a cercare un mio commilitone e crede che io ac-cetti il suo denaro? Anzi, le darei volentieri una ma-no, ma lo ha visto anche lei, non posso lasciar mia moglie un momento che si caccia nei guai. Offrirle un pasto è un vero piacere, torni pure quando vuole. Passi di qui ogni tanto, così mangia qualcosa e ci tiene aggiornati sulle sue ricerche. Ne saremo felici, perché qui in zona ci sono parecchi ex Marine reduci da Fallujah.» «E come mai?» domandò Marcie. «Mia cara, ci sono Marine dappertutto» sorrise lui. «Dopo che avevo aperto il bar, un gruppo di miei amici ha cominciato a venire regolarmente a Virgin River per pescare e cacciare. Due di loro si sono sta-biliti qui. E tutti noi cerchiamo di aiutarci l'uno con l'altro.» Negli anni passati Marcie aveva imparato ad ac-cettare ogni aiuto possibile. Richiuse il portafogli, scoccò a Jack un sorriso pieno di calore e disse: «Al-lora, sì, prenderò una fetta di torta». «E niente caffè?» «Oh, Dio, sì, un caffè!» Caffè caldo e birra ghiac-ciata erano tra le sue maggiori debolezze. «Vedrà, è il miglior caffè che abbia mai assaggia-

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to» sentenziò Jack riempiendo una tazza. Le mise di fronte una bella fetta di torta al cioccolato e doman-dò: «E quando avrà trovato Buchanan, che farà?». «Be', è stato magnifico con Bobby, e io voglio rin-graziarlo. E poi voglio parlargli e conoscerlo meglio – come avevo cominciato a fare tempo fa. Devo dar-gli qualcosa che apparteneva a Bobby, e ovviamente voglio vedere se c'è qualcosa che posso fare per aiu-tarlo. Forse, quando ci saremo detti tutto quanto, sa-remo entrambi più tranquilli e pronti a riprendere una vita normale. È ovvio che lui non l'ha fatto, e anch'io ho bisogno di mettere un punto fermo. Sa-rebbe bello che potessimo raggiungere entrambi quest'obiettivo, no? Che potessimo ottenere la liber-tà, Jack. La libertà di lasciarci il passato alle spalle.» «E se lui non ne volesse sapere?» obiettò Jack cor-rugando la fronte. Marcie si mise in bocca un boccone di vellutato, ricco dolce al cioccolato, e con le labbra ripulì la glassa dalla forchetta. «Allora diventerò il suo incu-bo peggiore, e lo tormenterò finché non cederà. Per-ché non ho la minima intenzione di rinunciare.» Mentre Marcie stava finendo il caffè, un bell'uo-mo dai tratti latini entrò nel bar con un catalogo in mano e un'espressione piena di sconforto. «Tua mo-glie mi ha incaricato di trovare uno specialissimo puntale per l'albero di Natale. Chi ha avuto l'idea di innalzare quel maledetto albero?» «Tu, credo» replicò Jack, «perciò non te la pren-dere con me. Comunque non riusciremo a finire la decorazione senza una gru, e dovrò affrettarmi a tro-varne una prima che Mel cerchi di issarsi sulla cima con corde e carrucole. Marcie, questo è Mike Valen-zuela. Mike, lei è Marcie.» «Come va?» disse lei tendendo una mano.

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Mike la strinse. «Lieto di conoscerla. E non gli dia retta, l'idea è stata sua» continuò accennando a Jack. «Voleva un albero enorme per far colpo sulla mo-glie, e ci ha mandati in giro per i boschi tutto il gior-no finché non ha trovato l'abete più grande che si riuscisse a spostare.» Jack lo interruppe con un risolino imbarazzato. «Marcie sta cercando un Marine che ha lasciato il Corpo dopo esser stato in Iraq. Gli mostri la foto, Marcie.» Lei la estrasse di nuovo dalla tasca e spiegò i pro-babili cambiamenti nell'aspetto di Ian. «No, non lo conosco» disse Mike. «Ma consideri che potrebbe essere molto diver-so...» «Non riconosco gli occhi» spiegò Mike. Lei sospirò. «Ha idea di dove potrei cercarlo?» «Be'» disse lui, «il fatto che io non l'abbia mai vi-sto non significa che non l'abbia visto qualcun altro. Su per queste montagne ci sono parecchie persone che vivono lì da anni ma non sono molto socievoli... forse uno di loro sa dov'è.» «E mi può dire in quale direzione dovrei muover-mi?» «Posso darle qualche punto di riferimento» annuì Mike. «Ma soprattutto le indicherò i posti da cui de-ve star lontana. Nei boschi ci sono anche dei coltiva-tori illegali che tengono molto alla loro privacy, e sono assai poco amichevoli. Spesso le loro proprietà sono addirittura minate.» Prese un tovagliolo di carta dal bancone e la penna che teneva nel taschino della camicia. «Questa è la statale numero 36...» esordì. E in pochi minuti tracciò una mappa che evidenziava mezza dozzina di capanne. Chi ci abitava poteva a-ver benissimo visto Buchanan, spiegò. E poi le indi-cò due o tre zone da evitare assolutamente.

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Le capanne che aveva contrassegnato si trovavano lungo strade abbandonate dai boscaioli, che a volte erano chiuse da cancelli rudimentali; o nascoste tra gli alberi e cespugli e perciò non visibili dalla strada. Chi si era insediato in quei tratti di foresta, spiegò Mike, aveva abbattuto gli alberi per venderne la le-gna; ma prima che un albero ricrescesse quanto ba-stava per ricavarne del legname bisognava aspettare dai trenta ai cinquant'anni. Perciò adesso i terreni e-rano disseminati di giovani querce, madrone, abeti e pini, molto belli a vedersi ma non abbastanza maturi da rendere. «Io ho girato parecchio quella zona, per vedere com'è e conoscere chi ci abita» disse Mike. «So che ci sono due vecchi che vivono da soli, due vedove anziane, due o tre coppie e una famiglia di cinque persone. Ma che io sappia, nessuno scapolo sui tren-tacinque anni.» «Forse non è più scapolo.» Mike scrollò la testa. «Sono sicuro che non c'è nessuno di quell'età, con barba o senza. Non con oc-chi come quelli.» «Può credergli» intervenne Jack. «Se ne intende, era nella polizia di Los Angeles prima di venire qui a fare lo sceriffo da western, in un paese dove ci so-no pochissimi reati.» «Bello» commentò Marcie. «Niente reati e un e-norme albero di Natale. Mi pare di capire che non ne avevate mai avuto uno così grande, giusto?» I due uomini risero. «È alto otto metri» disse Jack. «Ci credevamo tanto bravi e forti a scegliere un al-bero così grande, finché non l'abbiamo abbattuto e ci siamo resi conto che per trasportarlo in paese a-vremmo dovuto usare un furgone dei traslochi... Co-sì abbiamo legato i rami ben stretti e l'abbiamo trai-nato attaccandolo a un camion. Ma quella non è stata

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la parte più difficile: per metterlo in piedi ci abbiamo messo una giornata.» «Due» corresse Mike. «Quando ci siamo svegliati la mattina dopo era disteso in mezzo alla strada. È un miracolo che non sia caduto sul bar distruggendo il tetto.» Marcie rise. «Perché proprio quest'anno?» do-mandò a Jack. «Per far colpo su sua moglie?» «No, perché era il momento giusto. Abbiamo ap-pena perso un commilitone in Iraq, e qualche mese fa un ragazzo del paese, un tipo davvero speciale e amato da tutti, si è arruolato. Così abbiamo pensato di erigere un simbolo, una specie di monumento a tutti gli uomini e le donne che prestano servizio nei Marine. L'anno prossimo forse cercheremo un albero più piccolo, più facile da trasportare. Ma per questo ho intenzione di andare a Eureka ad affittare una gru, perché Melinda e le altre donne del posto si so-no date molto da fare per decorarlo e voglio che il risultato sia magnifico.» «È già bellissimo» disse Marcie con un po' di ma-linconia. Sperava davvero di ritrovare Ian prima di Natale: chissà perché, rispettare quella scadenza le sembrava essenziale. Il sole stava tramontando, e il locale si stava riem-piendo di clienti abituali. Marcie si preparò ad an-darsene, benché ormai fosse troppo buio per avven-turarsi nei boschi a controllare le capanne che Mike le aveva indicato. Doveva trovare un posto sicuro in cui parcheggiare per la notte, possibilmente vicino a una stazione di servizio munita di toilette in modo da poter compiere le sue abluzioni mattutine. Poi si sa-rebbe rimessa in viaggio, anche se ormai cominciava a disperare di trovare il suo uomo. Era stata delusa troppe volte: a questo punto della sua ricerca, ogni volta che spuntava un nome o un luogo dal suo elen-

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co si allontanava sempre più dalla meta sperata. Ma prima di risalire in macchina si avvicinò al-l'albero, che era decorato fino a circa metà della sua altezza. Tra le sfere bianche, rosse e blu e le stelle dorate c'erano molte mostrine di quelle che i militari portano cucite sulla divisa, con il logo della propria divisione. Marcie ne sfiorò alcune, notando che era-no rivestite di plastica per proteggerle dalle intempe-rie. Primo Battaglione, Ottavo Reggimento; Secondo Battaglione, Decimo Marine; Primo Battaglione O-perazioni Speciali; Divisione Aerotrasportata, Squa-dra Tiratori Scelti, Quarantunesimo Battaglione di Fanteria. Sentì un nodo alla gola e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Ecco perché voleva ritrovare Ian Buchanan: perché i Marine non dimenticano, non abbandonano mai un amico. Ian doveva aver avuto una ragione molto seria per lasciare i confra-telli, il Corpo, la famiglia, la sua città. Non si può salvare la vita di un compagno e poi ignorarlo. Ian era stato decorato con una Stella di Bronzo e con il Purple Heart per aver trasportato Bobby fino a u-n'ambulanza, sfidando il fuoco dei cecchini. Si era beccato due pallottole, ma non si era fermato. Non era il tipo d'uomo che si arrende. E allora perché, perché poi si era arreso?

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Musica nel cuoredi Susan Wiggs

Il Natale è alle porte, con il consueto luccichio per le strade, le vetrine illuminate, la dolce melodia che ci parla di speranza e in-canto. Maureen Davenport, che ha sempre sognato una carriera da attrice teatrale, organizza come ogni anno lo spettacolo nata-lizio insieme all’affascinante Eddie Haven, compositore. A unirli è molto più della passione per il palcoscenico, e nonostante siano tanto diversi - chiusa e riservata lei, estroverso e anticonformista lui - la stima reciproca non tarda a trasformarsi in irresistibile at-trazione. Tra prove, canti e musica, il Natale sembra così ancora più magico, quest’anno. E forse lo è davvero, l’atmosfera che si respira è decisamente quella di un nuovo inizio.

Le stagioni di Vigin Riverdi Robyn Carr

Non è certo la determinazione che manca a Marcie Sullivan, deci-sa a incontrare Ian Buchanan, migliore amico del marito da poco scomparso. Ha bisogno di un confidente, di qualcuno che possa capirla davvero e starle accanto, ora che si avvicina il Natale. Ma Ian si è trasformato in lupo solitario e non reagisce bene quando si trova Marcie alla porta. L’aggressività e le cattive maniere non rie-scono però a scoraggiarla e lei si apposta in macchina, nonostante l’inverno rigido. Sarà proprio il freddo a farla svenire e ammalare e, paradossalmente, a sciogliere il ghiaccio intorno al cuore di Ian, che davanti a una donna priva di sensi non può certo rifiutare il proprio aiuto.

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