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Sistema e processo Il piano dell’espressione e il piano del contenuto possono essere analizzati considerando due assi, quello del sistema e quello del processo:

Processo

Sistema Processo: catena del sintagma; combinazioni sintagmatiche; gerarchia di funzioni logiche di tipo

“et..et”: funzioni di relazione: il processo può essere sottoposto a partizione, che consiste nel suddividere le catene in parti. Nel linguaggio verbale un processo è un testo. Sistema: possibili alternative ai singoli componenti della catena; gerarchia di funzioni di tipo “aut…aut”: funzioni di correlazione; il sistema si articola in categorie; una categoria si organizza in paradigma, che a sua volta si articola in un numero finito di membri. Nel linguaggio verbale il sistema è la lingua.

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Rapporti e dipendenze • Una totalità non consiste di cose ma di rapporti (assioma dello strutturalismo). «La struttura è una entità autonoma di dipendenza interne» (Hjelmslev, Per una semantica strutturale (1957), in Saggi di linguistica generale, Pratiche, 1981: 132 • Ogni conoscenza scientifica è conoscenza di rapporti. • L’analisi scientifica deve descrivere gli oggetti attraverso la registrazione di determinate dipendenze tra determinati elementi di un testo. «La famosa massima secondo la quale tutto è connesso nel sistema di una lingua è stata spesso applicata in modo troppo rigido, troppo meccanico e parziale. Bisogna invece mantenere il senso delle proporzioni. È essenziale riconoscere che tutto è connesso, ma anche che non lo è nella stessa misura e che accanto alle interdipendenze vi sono anche le dipendenze puramente unilaterali e semplici costellazioni. Il sistema linguistico è dotato di una elasticità più sottile di quanto non lasci supporre la massima ricordata, se presa alla lettera; e se è vero che il sistema è connesso, lo scopo della linguistica è quello di scoprire in quale misura lo sia e in quali punti non lo sia affatto. La struttura non si confonde con la interdipendenza; la nozione di struttura implica la possibilità di un’interdipendenza relativa fra certe parti del sistema. Descrivere la struttura significa rendere conto, allo stesso tempo, sia delle dipendenze che delle indipendenze» (Hjelmslev, La struttura morfologica, p. 111)

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Tipi di dipendenze

•  Reciproche: interdipendenze (tra due costanti) •  Tra i termini di un processo: solidarietà (es. concordanza tra genere e numero in un

sintagma italiano) •  Tra i termini di un sistema: complementarietà (es. tra vocale e consonante: si

presuppongono reciprocamente in un sistema fonologico)

•  Unilaterali: determinazioni (tra una costante e una variabile) •  Tra i termini di un processo: selezione o reggenza (es. in italiano il grafema q è seguito

necessariamente da u, ma non vale il contrario; affinché richiede il congiuntivo ma non vale il contrario)

•  Tra i termini di un sistema: specificazione (il plurale in a (dita) presuppone il singolare in o (dito), ma non vale il contrario)

•  Libere: costellazioni (tra due variabili) •  Tra i termini di un processo: combinazioni (in italiano il grafema /t/ e il grafema /n/ sono

variamente combinabili: etnia, tanto; verbo e avverbio possono presentarsi assieme ma non necessariamente)

•  Tra i termini di un sistema: autonomie (consonanti labiali e velari in un sistema fonologico: la presenza delle une non dipende dalla presenza delle altre)

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Schema, norma, uso •  Schema = langue o forma pura (modello astratto): es. in italiano formazione degli aggettivi a

partire da un sostantivo con l’aggiunta dei suffissi –ico (poliedrico), -oso (giocoso) / formazione di parole composte (rompighiaccio, portabandiera ecc.) e locuzioni polirematiche (vedere rosso, scala mobile); potenziale infinità sistemica del lessico

•  Norma = langue o forma materiale; insieme di modelli, regole non scritte ma condivise intuitivamente, regolarità implicita, riconosciuta e imitata da chi parla che tende a escludere determinate forme comunque possibili (per esempio si dice vedere nero ma non vedere blu) o invece a introdurre forme nuove sulla base dello schema (es. stiloso); fenomeni di obsolescenza e di neologia.

•  Uso = insieme di possibili variazioni nella realizzazione dello schema •  La relazione tra schema e uso è dal punto di vista glossematico una determinazione tra una

entità costante (lo schema) e una entità variabile (l’uso) (Caputo, Hjelmslev, Carocci, 2010:72): «L’uso impone agli individui una certa maniera di utilizzare in modo preferenziale le unità del sistema […]. Operando tali distinzioni si può dire che il sistema è un insieme di possibilità tra cui l’uso fa una scelta. È opportuno rendersene conto nell’individuazione dei sistemi di caso, poiché ne deriva che il valore di un caso non è identico alla somma delle utilizzazioni che esso contrae nell’uso» (La categoria dei casi. Studio di grammatica generale (1935), tr. it. a cura di R. Galassi, Lecce 1999, 135).

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Commutazione e permutazione Mutazioni: •  Commutazione = prova di scambio sull’asse del sistema che permette

l’identificazione delle invarianti: uno scambio sul piano dell’espressione produce una modifica sul piano del contenuto (es. /cane/-/pane/“cane”-”pane”; /cara/-/gara/; /pero/-/mero/ ecc.)

•  Permutazione = scambio su un piano del processo che provoca una modifica sull’altro piano: /Mario sbarra la porta/ /Mario porta la sbarra/

•  Sostituzione = scambio che non produce cambiamenti: es. [r] vibrante

apicale e la [R] vibrante uvulare sono in italiano allofoni, varianti di uno stesso fonema /r/: l’uso della seconda per la prima non produce variazioni di significato.

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Commutazione sul piano del contenuto «Applicata al piano del contenuto, la prova di commutazione consisterà nell’introdurre una trasformazione semantica nel sintagma (per esempio, sostituendo il significato di “felino maschio” con il significato di “felino femmina”) per vedere se tale trasformazione provochi un cambiamento sul piano dell’espressione. Siccome il cambiamento semantico in questione produce una trasformazione nella catena dell’espressione (gatto/gatta), si può desumere che “maschio” e “femmina” siano due invarianti del sistema del contenuto. Se poi si commuta il significato di “felino” sostituendolo con il significato – poniamo – di “suino”, si constata una ulteriore trasformazione sul piano dell’espressione (gatta/scrofa). Da ciò si dovrebbe evincere che “felino” e “suino” siano a loro volta due invarianti del sistema del contenuto della lingua italiana» (Pisanty e Zjino 2009: 155-156).

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La componenzialità del significato

“maschio” “femmina”

“ovino” montone pecora

“suino” porco scrofa

“bovino” toro vacca

“equino” stallone giumenta

“ape” fuco pecchia

“umano” uomo donna

Inventario di figure di contenuto, tratti semantici minimali. Ognuna delle unità della matrice deriva dall’incontro di due figure, o tratti semantici, che la compongono (Hjelmslev, La struttura fondamentale del linguaggio, 1943)

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•  Al centro del procedimento che permette di individuare le unità minime invarianti sta la prova di commutazione.

•  Le unità di significato così individuate sarebbero “primitivi semantici”, le componenti ultime del piano del contenuto; attraverso un numero limitato di atomi semantici sarebbe possibile analizzare qualunque concetto.

Obiezioni: •  l’inventario dei cosiddetti primitivi semantici non appare chiuso; •  i cosiddetti primitivi semantici appaiono a loro volta scomponibili e dunque

non primitivi, per esempio “ovino” può essere scomposto in “animale” e “mammifero”.

In conclusione: il sistema semantico non appare riconducibile a un inventario chiuso di primitivi.

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Sistemi semiotici e sistemi simbolici Distinzione tra •  linguaggi ristretti o “linguaggi non linguistici” (Hjelmslev preferisce non usare

l’espressione “linguaggi non verbali”): algebra, semafori, scacchi ecc. qui i due piani sono conformi (sistemi propriamente monoplanari: ad ogni elemento dell’espressione corrisponde un elemento del contenuto; qui non si dà commutazione)sistemi simbolici

•  e linguaggi non ristretti o “linguaggi linguistici” : lingua naturale (qui i due piani non sono conformi: sistemi biplanari: vedi doppia articolazione e regole di commutazione) sistemi di segni.

Per Hjelmslev la semiologia non deve occuparsi dei sistemi conformi. Diversamente da Saussure per il quale la linguistica è subordinata alla semiologia, per Hjelmslev un sistema di comunicazione può essere considerato una semiotica solo se ha la stessa struttura della lingua naturale e cioè solo se è articolato in figure, in unità minime prive di significato.

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Il triangolo forma, sostanza, materia sostanza (di e/c) Forma (di e/c) Materia (di e/c)

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Cfr. C. Caputo, Hjelmslev e la semiotica, Carocci, 2010:139-40: p. e. la parola mosca (Fe) è solidale con una forma del contenuto (Fc) che può essere “insetto” oppure “la città di Mosca”, o un “finto neo”, “il pizzetto della barba sotto il labbro inferiore, “il chicco di caffè in un liquore: si tratta di designata la cui consistenza materiale è fuori del segno stesso, ossia fuori della funzione di solidarietà Fe-Fc. È l’interprete che all’interno di un interpretante o di una sostanza del contenuto (sc) sceglie quale Fc coordinare con la Fe.

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Il segno non può essere isomorfo alla sua interpretazione, non può identificare un contenuto fisso, a-contestuale, extra-testuale, come avviene nei “sistemi simbolici”, dove però non c’è la biplanarità asimmetrica di espressione e contenuto, ma un rinviare direttamente alla materia del contenuto» (Caputo, 2010: 140) Catalisi = processo di trasformazione o passaggio da uno stato a un altro provocato da un catalizzatore quale può essere il contesto, l’uso enunciativo, l’intertesto, la materialità comunicativa. Non esiste mera equivalenza, ma implicazione, il che apre un varco alla dimensione interpretativa. Esempio: La bandiera rossa con falce e martello è simbolo del comunismo, ma quella stessa bandiera strappata dice qualche altra cosa, richiede una interpretazione o una risposta a una domanda di senso: gli strappi possono essere indizi di una violenta manifestazione di piazza, oppure indizi che c’è stata una violenta tempesta di vento

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Pluriplanarità del piano del contenuto e metalinguisticità Hjelmslev chiama denotazione il rapporto tra il piano dell’espressione e il piano del

contenuto E (R) C = denotazione

Nei calcoli i contenuti si collocano su un unico piano; nelle lingue possiamo scandire il campo noetico in piani diversi, potenzialmente illimitati (formazione dei linguaggi specialistici), es. di Galileo: lessico specialistico della fisica.

Metasemiotiche saranno quelle il cui piano del contenuto è a sua volta una semiotica, un

metalinguaggio che parla di un linguaggio

Em R (Ed R Cd) Es. Nella definizione dizionariale: il significato della parola “obliterare” ha sul piano del contenuto

un’altra espressione “timbrare il biglietto”, cui corrisponde un ulteriore significato “apporre un marchio sullo scontrino che dimostra il pagamento della somma richiesta” (Manetti, Comunicazione, p. 101).

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Suppositio formalis e suppositio materialis

La logica scolastica sottolinea le conseguenze contraddittorie derivanti dalla mancata distinzione tra suppositio formalis (uso denotativo di un termine) e suppositio materialis (uso metalinguistico).

Ignorare questa distinzione dà luogo infatti a sillogismi fallaci: es.: Mus est syllaba, Syllaba non rodit caseum, Ergo mus non rodit caseum

Gli usi metalinguistici riflessivi sono una conseguenza della indeterminatezza e della illimitatezza

semantica delle lingue: possiamo estendere il significato del morfo #mus# fino a servircene per designare il morfo stesso. Tali usi servono anche a bilanciare gli effetti della indeterminatezza semantica, degli usi idiolettali e sociolettali.

«Tutte le parole e parti di parole possono apparire secondo la suppositio materialis come nomi di

se stesse [ad esempio «corro è un verbo», mus est syllaba), ed è possibile parlare di una lingua con la stessa lingua. Contro la regola logica della distinzione di piani tra linguaggio e metalinguaggio, tutte le lingue umane sono ciascuna metalingua di se stessa, ogni lingua umana è dotata della possibilità di ripiegarsi su se stessa, di riflettere sé in sé e cioè di usare in modo metalinguistico riflessivo ogni sua parte e ogni suo uso» (De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Laterza 2002:92)

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Metalinguisticità riflessiva De Mauro, Lezioni di linguistica teorica, Laterza, 2008: 132: Metalinguaggio = linguaggio più potente in grado di descrivere un altro linguaggio

(meno potente). Es: la formalizzazione algebrico-logico-matematica dell’aritmetica è il metalinguaggio dell’aritmetica.

Un linguaggio formale non-creativo, un calcolo, non può descrivere se stesso, essere

metalinguaggio di se stesso.

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Pluriplanarità del piano dell’espressione e semiotiche connotative

Il piano dell’espressione può essere pluristratificato (esempio: varietà regionali

che prevedono pronunce diverse, ordinamenti sintattici diversi, geosinonimi, lessico regionale (picciotto, scugnizzo ecc.); oppure varietà stilistiche che individuano usi individuali della lingua; oppure intonazioni differenti che esprimono gioia, ira ecc.; o ancora registri che modulano la formalità o l’informalità; i sottocodici, i linguaggi settoriali che diventano veri e propri gerghi legati alle professioni.

In tutti questi casi si hanno secondo Hjelmslev delle semiotiche connotative,

cioè semiotiche il cui piano dell’espressione è una semiotica (Hjelmslev 1968: 127; Traini, Le due vie della semiotica, 2006:81):

(Ed R Cd) R Cc = Connotazione

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Sensi indiretti

•  Quando comunichiamo qualcosa, comunichiamo direttamente dei significati (denotativi) e indirettamente altre informazioni (connotative).

•  Sensi indiretti son attivati ad es. dalle seguenti semiotiche (Hjelmslev,

1968:123): •  Forme stilistiche (versi, prosa, loro combinazione) •  Diversi stili (creativo, imitativo, arcaizzante) •  Stili di diverso valore (aulico, neutro, volgare) •  Diversi mezzi (parola, scrittura, gesto, segnalazioni con bandiere ecc.) •  Diversi idiomi: vernacolo, lingue speciali di vari gruppi e professioni •  Diverse lingue nazionali •  Diverse lingue regionali (standard, locale ecc.) •  Diverse fisionomie dell’espressione (voci, registri)

•  Es. di idioma: burocratese, aziendalese – cfr. Antonelli, L’italiano nella

società della comunicazione, il Mulino, 207, pp. 59-72.

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Excursus su burocratese e aziendalese

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Caratteristiche linguistiche del burocratese

Galileo: «Parlare oscuramente ognuno lo sa fare, ma chiaro pochissimi» Vincenzo Monti nel 1803 definisce il registro burocratico: «il barbaro dialetto miseramente introdotto nelle pubbliche amministrazioni». Tra Otto e Novecento viene adottato come «lingua franca della comunicazione giornalistica».

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Calvino, L’antilingua «Il Giorno», 3.2.1965

Ogni giorno, soprattutto da cent’anni a questa parte, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli di amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono, parlano, pensano nell’antilingua. Caratteristica principale dell’antilingua è quello che definirei il “terrore semantico”, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato […]. Nell’antilingua i significati sono costantemente allontanati, relegati in fondo a una prospettiva di vocaboli che di per se stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago e sfuggente. Chi parla l’antilingua ha sempre paura di mostrare familiarità e interesse per le cose di cui parla, crede di dover sottindere: «Io parlo di queste cose per caso, ma la mia funzione è ben più in alto delle cose che dico e che faccio, la mia funzione è più in alto di tutto, anche di me stesso» […] dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato” – la lingua viene uccisa.

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Caratteristiche linguistiche del burocratese

•  Termini arcaici, latinismi e forme colte: espletare, quiescenza, moneta divisionale

•  Deittici e connettivi desueti: codesto, testè, onde, allorché, allorquando, allorché

•  Stile nominale: centralità del nome •  Ai fini della richiesta autorizzazione all’espatrio •  La presente comunicazione di avvenuta registrazione

•  Verbi denominativi: disdettare, attergare, relazionare, ospedalizzare, dimissionare

•  Forme verbali nominali: infinito (nel rispondere), gerundio (risultando iscritto nei registri), participio presente (un attestato comprovante), participio passato (visto..considerato, rilevato..)

•  Fraseologie ridondanti, stereotipiche: con riferimento a, in ordine a, per quanto attiene a; nelle prime ore antimeridiane

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Aziendalese Lingua settoriale permeata di anglicismi: seller door to door (venditore porta a porta), job on call, job sharing (lavoro precario) ecc. Tecnicismi collaterali: caratteristici di un certo ambito settoriale ma «legati non a effettive necessità comunicative bensì alla opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune» (Luca Serianni). Forte valore connotativo (sensi indiretti): mostrare che si è parte di un gruppo, che si condividono certe conoscenze, che si è efficienti, dinamici. «antilingua» o «lingua di nessuno» che, «oscura e inintellegibile per scelta, finisce per somigliare a un misterioso gergo derivato dalle pseudoscienze […] sono queste le caratteristiche adatte a sedurre un pubblico che si sente tanto più up-to-date quanto più ha le idee confuse. Più l’impresa usa parole tecniche e astratte, più sembra persuadersi di essere convincente» (Corinne Maier, Buon giorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile, 2005)

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Forme sconsigliate •  Implementazione, implementare •  Sinergie •  Valore aggiunto •  Capitale di conoscenza •  Proattivo •  Customizzazione •  Ottimizzare •  Inizializzare •  Posizionarsi •  Supportare •  Usabilità •  Upgradare •  Deliverare •  Soluzioni performanti •  Press contact

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•  Analisi dei flussi di traffico •  Valutazione delle azioni strategiche necessarie per la valutazione delle

eventuali criticità rilevate in fase di implementazione •  Logiche e policy di sviluppo •  Comunicazione al management attraverso la predisposizione della

riportistica direzionale •  Implementare strategie comunicative che migliorino l’usability •  Strumento strategico di un sistema di knowledge management •  “In relazione all’evoluzione dell’azione organizzativa che accompagna

l’implementazione del nuovo Piano d’Impresa, ed al fine di supportare i processi decisionali e quelli di controllo della gestione economica e del funzionamento operativo dell’azienda, si rende necessario ridefinire i meccanismi di integrazione tra le funzioni aziendali attraverso una nuova articolazione dei Comitati”.

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Nelle e-mail •  “Tizia, in allegato troverai il primo draft del Gantt delle attività relative al “Crisis

Management”. Le date di scadenza sono state individuate (in rosso) solo per le attività più urgenti su cui il gdl si era impegnato nel corso del meeting di kickoff del 14 u.s. In particolare si prevede il rilascio del “Prepardness plan” revisionato ed integrato per la fine di febbraio 2004. Sono in attesa di un feedback, da parte della Caia per quanto concerne la disponibilità di un corso di formazione da far seguire al crisis team che dovremo a breve costituire. Ciao, Sempronia”

•  draft-=bozza •  Meeting=riunione •  Kickoff=avvio •  Feedback=risposta •  Crisis team=unità di crisi •  Crisis Management=gruppo di dirigenti incaricati di gestire le situazioni di crisi •  Prepardness plan=piano di preparazione (all’eventuale situazione di crisi) •  Gantt=eponimo, dal nome dell’ingegnere Gantt che ha ideato nel 1917 il diagramma

per la pianificazione delle attività •  gdl =gruppo di lavoro •  u.s.=ultimo scorso

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Proposte di correzione

Semplificazione relativa a:

•  Forma linguistica: lessico e sintassi •  Piano del contenuto: disposizione gerarchica delle unità

informative •  Struttura logica del contenuto (collegamenti impliciti o

espliciti)

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Suggerimenti per scrivere chiaro •  Individuare il pubblico cui ci si rivolge •  Elaborare un progetto di testo •  Inserire solo quanto è necessario al fine della comunicazione •  Una comunicazione fondamentale in ogni frase •  Frasi brevi, poche secondarie e pochi incisi •  Formulazioni dirette (preferire l’attivo al passivo, forme affermative a

quelle negative) •  Preferire parole d’uso comune a parole rare, complesse e tecniche •  Usare termini tecnici se è necessario, spiegandone il significato •  Punteggiatura adeguata •  Prestare attenzione alla forma grafica, per facilitare l’attenzione e la

lettura (cfr. Matteo Viale, La comunicazione istituzionale scritta, http://hostweb3.ammin.uniss.it/documenti/dispensa_sassari_viale_1.pdf)

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Come pensare e scrivere documenti

•  Barbara Minto, Dall’idea al testo. Come pensare e scrivere documenti e relazioni, 1977

•  M.E.Piemontese e M.T.Tiraboschi, Leggibilità e comprensibilità dei testi nella pubblica amministrazione, in E. Zuanelli, Il diritto all’informazione in Italia, 1990

•  S. Cassese (a cura di), Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche (1993), Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri

•  A. Fioritto (a cura di), Manuale di stile (Strumenti per semplificare il linguaggio nelle pubbliche amministrazioni), 1997

•  D. Fiormonte e F. Cremascoli, Manuale di scrittura, Bollati Boringhieri 1998 •  T. De Mauto, M. Vedovelli (a cura di), Dante, il gendarme e la bolletta. La

comunicazione pubblica in Italia e la nuova bolletta Enel, Roma-Bari, Laterza

•  M Cortelazzo, F. Pellegrino, M. Viale, Guida alla scrittura istituzionale, Roma-Bari, Laterza, 2003