HIS400 MATRIMONIO D'AMORE

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DAL 4 GIUGNO

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Barbara Cartland

Matrimonio d'amore

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Born Of Love

© 1993 Cartland Promotions Traduzione di Laura Iervicella

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony History giugno 2011

Questo volume è stato impresso nel maggio 2011

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320

Periodico quindicinale n. 400 del 29/06/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Londra, 1876 L'attenzione delle patronesse, sedute sui divani col-locati in fondo alla sala da ballo, fu attirata da un movimento all'ingresso. Subito dopo le loro teste si avvicinarono e i loro bisbigli si fecero frenetici. Chiunque, guardandole, si sarebbe reso conto che Lady Marcia Woode era entrata nella stanza. «Avete sentito della sua ultima impresa?» mor-morò una delle matrone. «Ha sfidato lo stallone di Lord Ilchester in una corsa di tre giri attorno a Re-gent Park.» «E ha vinto!» esclamò un'altra delle patronesse. «Dev'essere stato un vero colpo per Ilchester, che si riteneva imbattibile.» «Non è questo il punto» insistette la prima ma-trona. «Lei si sta comportando in modo sconve-niente e io ho deciso di parlarne con suo padre.» «Dubito che il conte vorrà ascoltarvi» intervenne una terza dama. «Marcia è la sua unica figlia e lui l'adora. Del resto, chi potrebbe biasimarlo? Lei è una giovane così bella!»

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Diverse patronesse storsero il naso. Tuttavia non potevano negare che Lady Marcia fosse davvero incantevole. Mentre era ferma sull'arco della porta, come se stesse cercando qualcuno, le candele degli enormi candelabri di cristallo catturarono e fecero risplen-dere l'oro del suoi capelli. In quel fulgore i grandi occhi verdi brillarono come stelle. La sua bellezza era diversa da quella delle debut-tanti che l'avevano preceduta. Alla loro prima Stagione le ragazze della buona società di solito erano goffe e impacciate, oltre a essere timide e a non avere niente da dire. Lady Marcia invece era sempre stata incoraggia-ta dal padre, il Conte di Grateswoode, a esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento. Lei rappresentava per lui il figlio maschio che non aveva mai avuto. Dopo la nascita di Marcia, la contessa non aveva potuto avere altri bambini. Perciò il conte aveva cercato di trarre il meglio da una situazione, a suo modo di vedere, piuttosto sciagurata. Così fin da quando Marcia aveva mosso i primi passi, l'aveva trattata come avrebbe fatto se fosse stata un maschio. Lei cavalcava gli animali più indomiti e andava a caccia con lui negli angoli più remoti della loro e-norme tenuta. Condivideva ogni tipo di interesse con il padre. Questo naturalmente includeva l'amore per i suoi

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cavalli, che erano di razza eccezionale. Subito dopo la sua presentazione a corte, le im-prese di Lady Marcia erano diventate l'argomento di conversazione preferito nei salotti dell'alta socie-tà. Quando di primo mattino andava a cavalcare al parco, trovava sempre ad aspettarla una nutrita schiera di gentiluomini desiderosi di scortarla. Per liberarsi di loro spesso aumentava l'andatura, e il suo comportamento spregiudicato, ritenuto ol-traggioso, faceva inorridire i benpensanti. Il desiderio di restare sola la induceva a dirigersi verso il lato settentrionale del parco, meno frequen-tato e perciò più adatto a spronare la cavalcatura a briglia sciolta. Una giovane di buona famiglia avrebbe dovuto cavalcare mantenendo un certo contegno e non si sarebbe dovuta lanciare al galoppo, continuavano a ripeterle le sue zie e le dame più anziane. Invece lei, alla sua seconda Stagione londinese, affrontava ogni situazione con lo stesso impeto con cui andava a cavallo. Sembrava non ci fosse nessu-no in grado di controllarla. Lady Marcia si era appena fermata all'ingresso della sala da ballo e già diversi gentiluomini si era-no avvicinati per chiederle di danzare. Lei li stuzzicò deliberatamente con il suo atteg-giamento seducente, finché non scelse il Duca di Buckstead come cavaliere. Le patronesse non li persero di vista un istante mentre volteggiavano nella sala.

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«Suppongo che intenda accettare Buckstead» af-fermò una di loro. «Non credo che le capiterà un'occasione migliore.» «Se continua a rifiutare pretendenti, finirà per diventare una vecchia zitella» aggiunse un'altra in tono acido. Nessuna si preoccupò di replicare. Finché Lady Marcia manteneva l'aspetto incan-tevole di quella sera, la possibilità che restasse a lungo nubile era piuttosto remota. Dalla prima volta in cui aveva fatto la sua appa-rizione nella buona società londinese, era diventata l'argomento preferito dei pettegolezzi. Ad attirare l'attenzione non era tanto la sua bel-lezza quanto il modo in cui si comportava. Sembrava assaporare ogni esperienza con una gioia e un godimento tali da scandalizzare i ben-pensanti. Ogni giorno si inventava qualcosa di nuovo e in-solito da fare e rifiutava pretendenti su pretendenti senza alcuna ragione plausibile. Era opinione comune che facesse la preziosa, in attesa che arrivasse qualcuno più importante a of-frirle la mano, il cuore e, naturalmente, un titolo. I familiari di Marcia ormai avevano rinunciato a deplorare il suo comportamento, con lei o con il padre. Era evidente che nessuno di quei due era di-sposto ad ascoltarli. Inoltre il conte era a capo della famiglia e molti dei suoi parenti vivevano grazie alla sua generosità. Perciò non c'era molto che potessero fare.

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Marcia e il duca danzarono finché non cessò la musica. Poi si avviarono verso una delle portefine-stre e uscirono all'aperto, seguendo l'esempio di di-verse altre coppie. Il giardino della Devonshire House era noto co-me un luogo ideale per gli innamorati. Si racconta-va che lì fossero state fatte più proposte che in qualsiasi altra parte di Londra. Anche quella sera l'aria vibrava d'amore. Dagli alberi pendevano graziose ed eleganti lanterne ci-nesi, mentre i vialetti erano illuminati da tremolanti luci soffuse. Invece nel lato che dava su Berkeley Square l'u-nica illuminazione era data dal chiarore lunare. Marcia camminò sulla soffice erba verde e si di-resse verso la fontana. Aveva sempre provato una forte attrazione per spruzzi e zampilli. Le gocce d'acqua che venivano schizzate in aria le sembra-vano minuscole preghiere dirette al cielo. Aveva appena persuaso suo padre a istallarne al-cune nel parco della loro dimora. Le sembrava già di vederle, circondate dalle sie-pi tagliate in modo sapiente a formare fantasiose sculture vegetali. Quella particolarità rendeva unico il giardino fat-to disegnare dal primo conte di Grateswoode du-rante il regno di Carlo II. «Non mi avete ancora dato una risposta, Mar-cia.» Il tono del duca era quasi brusco. Lei si era già dimenticata che fosse lì e la sua voce la fece trasalire.

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«Mi dispiace, George» rispose. «Non vi stavo ascoltando. Quale era la vostra domanda?» «La stessa che vi ho già rivolto in diverse occa-sioni e a cui non vi siete mai degnata di risponde-re» replicò Buckstead. «Voglio che mi sposiate. So che potrei rendervi felice.» Marcia gli voltò le spalle e si avvicinò alla fon-tana. Un cupido teneva tra le mani una cornucopia da cui scaturiva uno zampillo. Dalla sala da ballo arrivava la musica attutita di un valzer sognante. La colpì il fatto che fosse un luogo molto appro-priato per una proposta di matrimonio. Ma sapeva di non poter dare al duca la risposta che voleva. «È inutile, George» cominciò. «Sapete che non mi sposerò senza amore e io non sono innamorata di voi.» Nonostante non avesse ancora trent'anni, il duca era da diverso tempo lo scapolo più ambito dalle madri del bel mondo. Perciò gli sembrò inconcepi-bile ricevere un rifiuto proprio nel momento in cui aveva finalmente deciso di sposarsi. Non era possibile che quella semplice ragazza fosse la sola giovane donna londinese a non essersi innamorata di lui. «Il fatto è che voi non sapete nulla dell'amore, se non quello che avete letto in qualche sciocco ro-manzetto. Perciò vi aggrappate ai vostri sogni di bambina, quando ancora credevate nelle favole.» «Se anche così fosse, non ci vedo niente di ma-le» ribatté Marcia.

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«Non è quella la realtà» replicò Buckstead. «Sa-pete bene quanto me che sareste una duchessa bel-lissima e molto ammirata, Marcia.» Lei distolse l'attenzione dalla fontana e lo guar-dò. «Solo perché avrei un duca per marito» affermò in tono pacato. «E che c'è di sbagliato in questo?» Il tono sicuro non lasciava dubbi. Il duca era per-fettamente consapevole di essere il partito più ap-petibile in società, oltre che il più attraente. Ben tre eminenti artisti lo avevano ritratto e le loro opere erano esposte a Buckstead Castle perché tutti potessero ammirarle. «Parliamo d'altro» disse Marcia inaspettatamen-te. «Ritengo che il vostro cavallo abbia corso molto bene ad Ascott ieri. Un vero peccato che non abbia vinto.» «È stata colpa del fantino» replicò lui, irritato. «L'ho licenziato e ne ho assunto uno migliore. Così la prossima volta che iscriverò Champion a una corsa arriverà primo.» Marcia sorrise, riconoscendo una ferrea determi-nazione nel suo tono. «Ho deciso di cambiare tattica anche con voi» stava dicendo lui. «Non intendo più sentire le vo-stre sciocche giustificazioni! Voi mi sposerete, or-mai è deciso. Annunceremo le nozze la prossima settimana.» «Non faremo niente del genere» dichiarò Marcia. «Ve l'ho già detto. Io vi considero un buon amico, ma non ho intenzione di accettarvi per marito.»

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«Dannazione!» imprecò il duca. «Voi fareste perdere la pazienza a un santo e io mi rifiuto di ac-cettare un no come risposta!» Mentre parlava le afferrò le spalle con le mani. Marcia si rese conto che stava per baciarla e non con gentilezza. Intendeva imporle la sua volontà, come se pensasse di averne tutto il diritto. Lei tuttavia non si ribellò. Si limitò a spostarsi all'improvviso nel momento in cui lui si chinava facendogli perdere l'equilibrio. Le braccia che stavano per circondarle la vita annasparono e i piedi scivolarono. Il duca vacillò pericolosamente in avanti e, senza più sostegno, cadde nella vasca piena d'acqua della fontana. Marcia non restò a controllare se si fosse bagna-to o altro. Si limitò a voltargli le spalle e ad allon-tanarsi. Fatti pochi passi, scomparve tra gli alberi decidendo di rientrare nella sala da ballo effettuan-do un percorso diverso. Molto più tardi, quella sera, lei e suo padre tor-narono nella loro casa londinese in Grosvenor Square a bordo della confortevole carrozza di fa-miglia. «Che è successo a Buckstead?» le chiese il con-te. «Ti ho visto danzare con lui poco dopo il nostro arrivo. Poi è scomparso.» Marcia non rispose, così dopo un momento lui continuò. «Non dirmi che ti ha chiesto di sposarlo e tu hai rifiutato.» «Mi ha fatto la proposta per la sesta volta, credo. E sì, padre, ho rifiutato.»

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Il conte fece un sospiro esasperato. «Tu hai re-spinto Buckstead! Ma perché, in nome del cielo? Non avrai mai un'offerta migliore, ragazza. Sai meglio di me che il duca è uno dei nobili più facol-tosi e influenti d'Inghilterra.» «Voi conoscete già la risposta, padre» replicò lei con calma. Lui stava ancora cercando le parole adatte per tentare di ricondurre alla ragione quella figlia im-possibile, quando i cavalli si fermarono davanti alla loro dimora. Si trattava di un edificio imponente e di grande effetto. Grateswoode aveva fatto fare massicci la-vori di ristrutturazione l'anno precedente, prima che Marcia facesse il suo debutto in società. A quel tempo non avrebbe mai creduto di dover trascorrere più di una Stagione a Londra. Era più che certo che la bellezza e la posizione di Marcia l'avrebbero resa una delle debuttanti più richieste. Infatti ogni giovane gentiluomo alla ricerca di una moglie l'aveva corteggiata e le aveva fatto la sua proposta. Marcia però aveva stupito la buona società rifiutando, l'uno dopo l'altro, tutti i suoi pre-tendenti. Tuttavia quando Buckstead si era mostrato inte-ressato a lei, il conte aveva pensato che la figlia a-vesse avuto ragione ad aspettare a scegliersi un ma-rito. Il duca era davvero facoltoso e molto influente, inoltre sua moglie sarebbe stata nominata, come voleva la tradizione, una delle dame addette alla

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camera da letto della Regina Vittoria. Al conte, poi, piaceva molto il fatto che Buck-stead possedesse una scuderia di cavalli da corsa eccezionale, quasi quanto la propria. Incrociando i loro migliori purosangue avrebbero potuto ottenere risultati tali da accrescere la reputa-zione già ottima delle razze inglesi. Un valletto si affrettò ad aprire la portiera della carrozza. «Voglio parlarti, Marzia» disse il conte scenden-do. «Vieni nel mio studio.» Il suo tono non ammet-teva repliche. Lei non rispose. Si limitò a entrare in casa e a porgere il mantello da sera a uno dei servitori. Poi, dopo avere lanciato un'occhiata quasi malinconica alla scalinata che portava all'ingresso, seguì il pa-dre fino allo studio. L'ambiente era arredato con un gusto tutto ma-schile. Durante i loro soggiorni londinesi Marcia vi aveva sempre trascorso molto tempo perché conte-neva un gran numero di scaffali colmi di volumi. Anche a Woode Hall, in campagna, c'era un'e-norme biblioteca dove lei si rifugiava spesso. Ama-va leggere e, ovunque si trovasse, le piaceva sapere di avere a disposizione parecchi libri. In caso con-trario, era come se le mancasse l'aria da respirare. Sulla scrivania del conte era ancora acceso un candelabro e le candele sulla mensola del camino illuminavano la stanza. Il maggiordomo li seguì e aspettò sulla porta e-ventuali ordini.

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«Non c'è nient'altro per stasera, Bowlers» lo congedò il conte. «Buonanotte, milord.» Il servitore fece un inchi-no e chiuse la porta. Marcia si lasciò sfuggire un piccolo sbadiglio. «È troppo tardi per una delle vostre prediche, pa-dre» disse. «So che siete irritato perché non spose-rò George. Ma non c'è niente che possa fare a tale riguardo.» «Che significa che non c'è niente che puoi fare al riguardo? Ti ripeto che non avrai mai un'offerta migliore e i suoi purosangue sono superbi.» «Sono d'accordo con voi» affermò Marcia. «Pec-cato però che io non debba sposare i suoi cavalli, ma lui.» Il conte, che si era seduto dietro lo scrittoio, bat-té con forza il pugno sul ripiano. «Tu stai scherzando, mentre io con tutta fran-chezza non ci vedo niente di divertente. Dovrai pur sposare qualcuno, e io sono sicuro che Buckstead sia la persona adatta.» «Io invece sono convinta che non lo sia» ribatté lei. «Perciò cosa vogliamo fare?» «La faccenda è ridicola» si inalberò il conte. «Ti ho lasciato rifiutare un'offerta dopo l'altra, a co-minciare da quella di un visconte quando eri appe-na diciottenne. Allora pensavo che fosse un errore farti accettare il primo venuto.» Marcia si sollevò sulla punta dei piedi per guar-dare la propria immagine riflessa nello specchio si-tuato sopra il camino.

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«Non capisco perché abbiate tanta fretta di libe-rarvi di me, padre. Io sono felice con voi. Abbiamo così tanti interessi in comune...» L'espressione del conte di addolcì. «E a me piace condividerli con te» convenne lui. «Ma sai meglio di me che devi sposarti. Quelle av-vizzite dame pettegole non vedono l'ora di senten-ziare che ti stai lasciando sfuggire il partito miglio-re sulla piazza. E non esiteranno a biasimarmi per averti permesso di rovinare le tue possibilità e aver-ti tenuta con me.» Marcia si lasciò sfuggire una risata cristallina. «Potete scommetterci che lo diranno, padre» convenne. «Ma importa davvero? Sono solo gelose perché io sono vostra figlia e sono in collera perché voi non vi siete risposato dopo la morte di mia ma-dre.» «Sai bene quanto lei mi manchi» mormorò il conte dopo un istante di silenzio. «Sarebbe impos-sibile trovare qualcuno che prenda il suo posto.» Si alzò dalla sedia dietro la scrivania. «Ancora una volta stai cercando di farmi fare ciò che vuoi. Sai benissimo che devi sposarti e in fa-miglie come la nostra è normale che sia il padre a scegliere il marito per la figlia. E tu devi accettare la mia decisione, perché io sono un giudice miglio-re di te per quanto riguarda gli uomini.» Marcia rise. «Non potete venirmi a raccontare ancora tutte queste sciocchezze, padre. Le ho già sentite tante volte e voi avete convenuto con me che i matrimo-

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ni combinati sono un'usanza incivile, oltre a essere la via più diretta per il fallimento di un'unione.» «Io non ho affermato niente del genere» protestò il conte. Marcia tuttavia non desistette. «Ma poiché vi siete innamorato di mia madre dal primo momento in cui l'avete incontrata, avete promesso che non mi avreste costretta a sposare un uomo che non mi piace.» «Non posso negarlo» concesse il conte. «Adesso però la situazione si è spinta troppo oltre. Non mi avevi informato che Buckstead ti aveva già fatto più volte la sua proposta. Adesso che lo so, gli dirai che accetti e non voglio più discuterne.» Seguì un breve silenzio. Poi Marcia accennò un sorriso ironico. «Ritengo improbabile che George mi chieda ancora di diventare sua moglie dopo quello che è accaduto stasera.» «Che cosa è successo?» le domandò brusco il padre. «Ha cercato di baciarmi, dopo aver affermato che io avrei messo alla prova la pazienza di un san-to.» «Non faccio fatica a crederlo. E come è finita?» «È caduto nella fontana.» «Che cosa?» gridò il conte. «Buon Dio, ragazza! Perché devi sempre comportarti in modo eccessi-vo?» «Non avrebbe dovuto toccarmi. Non avevo alcun desiderio che mi baciasse» disse Marcia. «Bene, sarò davvero sorpreso se ti parlerà ancora

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dopo aver ricevuto un trattamento di tal genere» commentò seccamente il padre. «Io non avevo intenzione di spingermi a tanto» confessò lei. «Volevo solo proteggermi dal suo as-salto. Poi i suoi piedi sono scivolati.» «So esattamente quello che è accaduto» replicò il conte. «Tu hai usato quelle dannate mosse di dife-sa, che hai tanto insistito per imparare. Sapevo che ti avrebbero messo nei guai.» «Ma nessuno ne è al corrente tranne voi» prote-stò Marcia. «Sarebbe davvero umiliante per il po-vero George essere costretto ad ammettere che una donna lo ha sconfitto con un semplice schiocco del-le dita. Io però sono andata via subito dopo e se qualcuno lo ha visto avrà pensato che il poveretto aveva bevuto troppo.» Il padre sollevò le braccia. «Sei incorreggibile! Non so proprio cosa fare con te!» Marcia fece un passo verso di lui. «Dovete solo accettarmi per quello che sono, pa-dre.» «No» affermò il conte. «Anzi, adesso che ci pen-so, ho una soluzione diversa al problema.» «Io ne dubito» replicò Marcia. «E devo ascoltar-la proprio stasera? Voglio andare a letto.» «Anch'io» rispose il conte. «Visto che hai forza-to la mia mano, adesso ti devi adattare alla situa-zione.» «Che intendete dire?» chiese Marcia. Il conte si sedette su una poltrona.

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397 - SCANDALO AL SOLE di Bronwyn Scott Inghilterra, 1835. Aurora Calhoun non è ben vista dal bel mondo perché divorziata e anticonformista. E anche riguardo agli uomini ha idee molto precise, almeno finché incontra Crispin Ramsden.

398 - LA LADY E IL LIBERTINO di Marguerite Kaye Francia - Inghilterra, 1815 - 1816. Qualsiasi gentildonna virtuosa avrebbe considerato rischioso intrecciare un rapporto, seppur amichevole, con un libertino come Nicholas Lytton. Serena Stampe, invece, pare non preoccuparsene.

399 - IL DIARIO RUBATO di Sarah Mallory Inghilterra, 1816. Lady Eloise Allyngham è spesso oggetto di fastidiosi pettegolezzi. Ma quando inizia a ricevere misteriosi biglietti riguardanti un diario che ha perso, si preoccupa se-riamente. Chi la sta ricattando? Forse l'affascinante Clifton?

400 - MATRIMONIO D'AMORE di Barbara Cartland Inghilterra - Francia, 1876. Lady Marcia è costretta a seguire il padre in Francia, a casa del Duca de Roux, l'uomo che do-vrebbe diventare suo marito. Nessuno dei due giovani, tutta-via, è interessato a un'unione di convenienza...

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401 - L'ONORE DI ARABELLA di Louise Allen Inghilterra, 1814. Quando scopre che, poco prima di morire, il fratello ha messo nei guai Arabella Shelley, spinto dal suo innato senso del dovere, Elliott, Visconte di Hadleigh, le pro-pone un matrimonio riparatore.

402 - UN'INDOMITA FANCIULLA di Barbara Cartland Inghilterra - Francia, 1869. Per Theresa la libertà viene pri-ma di tutto. Così, quando si ritrova sola al mondo e in balia di uno zio tutore interessato unicamente alla sua dote, decide di partire per la Francia sotto mentite spoglie.

403 - IL SEGRETO DELLA DEBUTTANTE di Gail Whitiker Inghilterra, 1817. La bellezza e la grazia, i modi impeccabili e il perfetto inglese di Miss Sophie Vallois, appena arrivata dalla Francia, fanno di lei la più ricercata fanciulla della buona so-cietà. Nessuno direbbe che è la figlia di un contadino...

404 - LA PROPOSTA DEL DUCA di Helen Dickson Inghilterra - Scozia, 1817. Miss Juliet Lockwood non può dire di essere stata accolta in maniera calorosa da Lord Domi-nic, Duca di Hawksfield, ma poiché la necessità di un lavoro supera l'offesa decide di rimanere a lavorare presso di lui.

DAL 20 LUGLIO

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L'onore di una gentildonna

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I confini della passione

INGHILTERRA - SCOZIA, 1809 - Quando Gregor MacLean scopre che la sua migliore amica è stata rapita, non esita a correre in suo aiuto. Solo allora si rende conto che...

INGHILTERRA - SCOZIA, 1358 - Figlio illegittimo di sangue reale, Gavin sposa Clare e si illude di avere trovato una ve-ra famiglia. Peccato che la sua sposa non si fidi di lui.

Misteri e sospetti MARY NICHOLS

INGHILTERRA, 1750 - Amy ha perso la memoria, e il capita-no Drymore, ammaliato dalla sua bellezza, decide di aiutar-la a scoprire la propria identità. Ma cosa troverà?

Il cavaliere della contessa ANNE HERRIES FRANCIA, 1525 - Anni dopo averle salvato la vita, Anton Gifford ritrova sulla propria strada Marietta. E l'amore che non era potuto sbocciare un tempo finalmente trionfa.

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