Heidegger e I Problemi Fondamentali della Fenomenologia. Sulla «Seconda Metà» di Essere e Tempo -...

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Nel 1927 Heidegger pubblica Essere e tempo, quella che rimane, oltre che la sua opera maggiore, una delle tappe decisive di tutta la filosofia contemporanea. Ma Essere e tempo si presenta come un’opera interrotta: solo come «prima meta'» di un trattato che dovra' essere complettato con una «seconda meta'». In quest’ultima, a partire dall’analitica dell’esistenza — svolta nella prima meta' — si dovra' dare infine risposta alla questione sul senso dell’essere in base al tempo. Ma questa seconda meta' non verra' ma piu' pubblicata, e l’incompiutezza dellopera diverra' la cifra di una strutturale sospensione dell’ontologia dell’esserci sull’abisso non ancora raggiunto — in un certo senso irraggiungibile — del senso e della verita' dell’«esssere» stesso.Sempre nel 1927, pero', Heidegger tiene all’Universita' di Marburgo un corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, concependolo proprio come il completamento della prima parte dell’opera pubblicata. Il tentativo di von Herrmann e' quello di introdurre alla lettura di questo corso, non solo come il compimento — in una via piu' storica — dell’interrogazione fenomenologico-ermeneutica di Essere e tempo, ma anche come un momento centrale ed essenziale di passaggio (di «svolta») alle questioni che impegneranno successivamente il pensiero heideggeriano. Questo scritto di von Herrmann ci si presenta dunque sia come un prezioso strumento di ricostruzione testuale e un saggio esemplare di storiografia heideggeriana; sia come un tributo all’interpretazione complessiva del «problema dell’essere».Come poscritto alla traduzione italiana, segue un testo inedito di von Hermann sull’Edizione completa delle opere di Heidegger.

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Nel 1927 Heidegger pubblica Essere e tempo, quella che rimane, oltre che la sua opera maggiore, una delle tappe decisive di tutta la filosofia contemporanea. Ma Essere e tempo si presenta come un'opera interrotta: solo come «prima metà» di un trattato che dovrà esse­re completato con una «seconda metà». In quest'ulti­ma, a partire dall'analitica dell 'esistenza - svolta nE311a prima metà - si dovrà dare infine risposta alla questio­ne sul senso dell'essere in base al tempo. Ma questa seconda metà non verrà mai più pubblicata, e l'incom­piutezza dell'opera diverrà la cifra di una strutturale so­spensione dell'ontologia dell'esserci sull'abisso non an­cora raggiunto - in un certo senso irraggiungibile -del senso e della verità dell'«essere» stesso.

Sempre nel 1927, però, Heidegger tiene all'Università di Marburgo un corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, concependolo proprio come il comple­tamento della prima parte dell'opera pubblicata. Il ten­tativo di von Herrmann è quello di introdurre alla lettu­ra di questo corso, non solo come il compimento - in una via più storica - dell'interrogazione fenomeno­logico-ermeneutica di Essere e tempo, ma anche come un momento centrale ed essenziale di passaggio Cdi «svolta») alle questioni che impegneranno successiva­mente il pensiero heideggeriano. Questo scritto di von Herrmann ci si presenta dunque sia come un prezioso strumento di ricostruzione testuale e un saggio esem­plare di storiografia heideggeriana; sia come un contri­buto all'interpretazione complessiva del «problema del­l'essere».

Come poscritto alla traduzione italiana, segue un testo inedito di von Herrmann sull'Edizione completa delle opere di Heidegger.

Friedrich-Wilhelm von Herrmann è Professore di Filo­sofia presso l'Università di Friburgo in Brisgovia. È stato stretto collaboratore di Heidegger negli ultimi anni di vita del filosofo, quando questi preparava l'Edizione com­pleta delle sue opere, di cui von Herrmann è attualmente il coordinatore. Oltre alla cura e all'edizione di molti testi heideggeria­ni, ha finora dedicato i suoi scritti (citati a p. 93 di que­sto volume) soprattutto all'elaborazione di tematiche centrali del pensiero di Heidegger e di Husserl, e all'in­terpretazione - in chiave fenomenologica - di alcuni testi classici della tradizione filosofica.

UNIVERSIDAD DE NAVARRA

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In copertina: Heidegger in una foto degli anni Venti, tratta da W B1EMEL, Martin Heidegge.~ in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Rowohlt, Reinbeck 1973.

VESTIGIA Studi e strumenti

di storiografia filosofica

1. Ada Lamacchia, Percorsi kan­tiani, 1990, pp. 240.

2. Pasquale Porro, Enrico di Gand. La via delle proposizio­ni universali, 1990, pp. 220.

3. Ada Lamacchia, Due saggi di storiografia .filoso.fica, 1991, pp. 88.

4. Paolo Ponzio (a cura di), Asclepius, 1991, pp. 264.

5. Ada Lamacchia, Reverentia casti iuris -Grazio nella lettu­ra di Corsano, 1991, pp. 113.

6. Francis Wayland, Elementi di scienza morale, a cura di A. Lamacchia, 1992, pp. 441.

7. F. Botturi - U. Galeazzi - A. Lamacchia - F. Marcolungo -P. Porro, Metafisica e teologia civile in Giambattista Vico, 1992, pp. 236.

8. Costantino Esposito, Heideg­ger. Storia e fenomenologia del possibile, 1992, pp. 404.

9. Ada Lamacchia, Mounier. Personalismo comunitario e filosofia dell'esistenza, 1993, pp. 348.

10/1. Tommaso Campanella, Meta­.fisica (Universalis Philoso­phiae seu Metaphysicarum re­rum iuxta propria dogmata -Li ber I), edizione critica e tra­duzione di P. Ponzio (in cor­so di stampa).

11. Friedrich-Wilhelm von Herr­mann, Heidegger e I problemi fondamentali della fenomeno­logia, a cura di C. Esposito, 1993, pp. 93.

In copertina: Heidegger in una foto degli anni Venti, tratta da W. BIEMEL, Martin Heidegger in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Rowohlt, Reinbeck 1973.

VESTIGIA Studi e strumenti di storiografia filosofica

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Collana diretta da

ADA LAMACCHIA

Nella collana

1. Ada Lamacchia, Percorsi kantiani, 1990, pp. 240.

2. Pasquale Porro, Enrico di Gand. La, via delle proposizioni uni-versali, 1990, pp. 220.

3. Ada Lamacchia" Due saggi di storiografia.filosofica, 1991, pp. 88.

4. Paolo Ponzio (a cura di), Asclepius, 1991, pp. 264.

5. Ada Lamacchia, Reverentia casti iuris - Grazio nella lettura di Corsano, 1991, pp. 113.

6. Francis Wayland, Elementi di scienza morale, a cura di A. La­macchia, 1992, pp. 441.

7. F. Botturi - U. Galeazzi - A. Lamacchia - F. Marcolungo - P. Porro, Metafisica e teologia civile in Giambattista Vico, 1992, pp. 236.

8. Costantino Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del pos­sibile, 1992, pp. 404.

9. Ada Lamacchia, Mounier. Personalismo comunitario e filosofia dell'esistenza, 1993, pp. 348. ·

10/1. Tommaso Campanella, Metafisica (Universalis Philosophiae seu Metaphysicarum rerum iuxta propria dogrnata - Liber I), edi­zione critica e traduzione di P. Ponzio (in corso di stampa).

11. Friedrich-Wilhelm von Herrmann, Heidegger e I problemi fonda­mentali della fenomenologia, a cura di C. Esposito, 1993, pp. 93.

Friedrich-Wilhelm von Herrmann

Heidegger e 'I problemi fondamentali

della fenomenologia'

Sulla «seconda metà» di 'Essere e tempo'

Con un poscritto sull'Edizione completa delle opere di Heidegger

Edizione italiana a cura di Costantino Esposito

Levante editori - Bari

Titolo originale: Heideggers "Grundprobleme der Phtinomenologie''. Zur "Zweiten Halfte" von "Sein und ?.eit" © 1991, Vittorio Klostermann, Frankfurt a.M. © 1993, Levante editori, Bari

Titolo originale del poscritto: Wirkungen und Erwartungen. Ruckblick und Vorblick auf die Martin-Heidegger-Gesamtausgabe © 1993, Levante editori, Bari

Traduzione, Nota introduttiva e note di Costantino Esposito

Ai sensi della Legge sui diritti d'autore tutelati dal Codice Civile è vietata la riproduzione di questo libro, o di parte di esso, con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, per mezzo d,i fotocopie, microfilms, registrazione, ecc.)

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NOTA INTRODUTTIVA

Per larga misura, il problema fondamentale del pensiero di Heidegger è il problema di Essere e tempo. O meglio, considerata la genesi e la stòria emblematica di questo testo, che vive per co­sì dire della sua stessa incompiutezza, è proprio Essere e tempo a costituire il problema centrale e in certo modo permanente del pensiero di Heidegger. Per questo motivo, per chi voglia com­prendere e interpretare il suo percorso, bisognerà tornare sem­pre all'opera pubblicata nel 1927, senza voler affrettatamente passare oltre, a ciò che avviene dopo la "svolta", ma anche -che è poi l'altro lato della stessa posizione - senza fermarvisi su, come se si trattasse di un capitolo autonomo o chiuso. Essere e tempo non va considerato tanto o solo come il risultato di una fa­se della ricerca heideggeriana - quella impostata come «Ontolo­gia fondamentale» e realizzata come «analitica dell'esserci» -, ma va piuttosto inteso e seguito nella sua propria dinamica inter­rogativa, nel suo costitutivo mo.vimento fenomenologico, lì dove la questione sul semo dell'essere si manifesta come ermeneutica dell'esistenza e dove la struttura comprensiva dell'esistenza mi­ra, da parte sua, a rendere manifesto ciò che «innanzitutto e per lo più», ma anche secondo tradizione, si nasconde. In questa prospettiva ermeneutico-fenomenologica il tempo si svela come il senso nascosto dell'essere stesso, la possibilità stessa dell'esse­re che, in quanto sempre trascendente o differente dall'ente (l'ente intramondano ma anche l'ente che è l'esserci), si rende evidente proprio come impossibilità.

Di questa rinnovata attenzione a Essere e tempo come un'o­pera fenomenologica, siamo debitori in special modo a Fried­rich-Wilhelm von Herrmann. Il nome di von Herrmann si ac-

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compagna ormai strettamente a quello di Heidegger, non solo a motivo della collaborazione che lo ha legato personalmente a quest'ultimo, ma anche per le chiarificanti interpretazioni che egli ha proposto delle questioni-chiave della ,ricerca heideggeria­na, con una caratteristica posizione dall'interno, staremmo per dire dallo stesso centro dinamico del procedimento di questa ri­cerca; e soprattutto perché von Herrmann, a partire dal 1975, guida la pubblicazione della Gesamtausgabe, l'Edizione comple­ta delle opere di Heidegger, impostata dallo stesso autore come Ausgabe letzter Hand, vale a dire come edizione definitiva. Il fat­to che le ricerche dell'interprete si accompagnino qui stretta­mente all'attività dell'editore, non è casuale, anzi è indice del­l'approccio di von Herrmann al pensiero di Heidegger. E ancor più emblematico, in questa linea, è il fatto che l'Edizione com­pleta sia stata iniziata, per decisione dello stesso Heidegger, pro­prio con la pubblicazione - a cura di von Herrmann - del cor­so inedito tenuto nel 1927 a Marburgo sui Problemi fondamenta­li della fenomenologia, presentato come il completamento decisi­vo di Essere e tempo (più precisamente, il completamento della prima parte, come viene ampiamente documentato nelle pagine che seguono), che costringe a rileggere daccapo la prima metà dell'opera, pubblicata sempre nel 1927, contemporaneamente a ·questa Vorlesung.

Quello che i Problemi fondamentali permettono, non sarà dunque una "chiusura" o una semplice "conclusione" di Essere e tempo con Tempo ed essere (il titolo, appunto, della sezione mancante della prima parte) ma, al contrario, una sua essertziale · "riapertura", sia nel senso che mediante il corso di lezioni è pos­sibile considerare nella sua globalità l'intrapresa della questione sul senso temporale dell'essere; sia nel senso che l'interruzione dell'opera non va più intesa soltanto come incompiutezza, ma anche - e proprio per questo - come nuovo inizio, riproposi­zione del problema in una diversa maniera, in quella che gi.à qui Heidegger considera come una via «storica».

NOTA INTRODUTTIVA 7

Questa via evidenzierà che non è possibile cogliere il senso temporale dell'essere stesso, se non attraversando la tradizionale problematica dell'essere dell'ente, e che la temporalità, da parte sua, può essere intesa e, più radicalmente, può temporalizzarsi solo mediante la differenza ontologica, anzi come la stessa diff e­renza. Con la conseguenza che non si deve più risalire all'essere come se si trattasse di una nascost~origine o di un presupposto trascendentale, ma si deve compiere ogni volta - in un senso metodologico e casale insieme - lo scarto temporale tra l'essere e l'ente. E·lo si deve compiere storicamente, andando a cercare nella tradizione metafisica la traccia di questa differenza, nono­stante essa venga il più delle volte dimenticata e, più al fondo, nascosta.

La caratterizzazione della temporalità come storia dell'esse­re configura così il peculiare compimento fenomenologico-erme­neutico di Essere e tempo, compimento che coincide con la sua stessa «svolta», quella svolta nell' «evento» che oggi possiamo ve­dere compiersi nella grande opera degli anni Trenta, inedita fino al 1989, i Contributi alla filosofia.

In questa prospettiva, lo scritto che presentiamo qui in tra-. duzione italiana è anzitutto un prezioso strumento di lettura e di interpretazione genetico-sistematica dell'intero percorso di pen­siero compreso neMa questione dell'essere e del tempo; un per­corso che viene impostato in senso ontologico-fondamentale e che si trasforma poi nel senso della storia dell'essere. Il lavoro sui testi, proprio di von Herrmann, è attentissimo a evidenziare la loro dinamica strutturale fatta di acquisizioni sistematiche e di aperture problematiche; a rintracciare corrispondenze e insieme differenze nella loro tessitura linguistica; e insieme a rimettere sempre a fuoco, nei singoli, spesso intricati momenti dell'analiti­ca ontologico-fondamentale, il punto di partenza e la mira ulti­ma della ricerca heideggeriana, la sua "cosa" decisiva.

Proprio per questo, oltre che essere uno strumento di lettura che ci invita ad incontrare con rinnovato interesse il testo stesso

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di Heidegger - che è poi la massima aspirazione di ogni saggio introduttivo a un'opera filosofica-, questo scritto di von Herr­mann indica anche una precisa modalità di lettura e di interpre­tazione degli scritti di Heidegger, una modalità che trova pro­prio nella sua dimensione fenomenologica l'accesso più appro­priato alla ricerca heideggeriana. Il che non significa che ogni lettura di Heidegger debba essere consenziente o che l'immede­simazione metodologica (e dunque casale) debba annullare qual­siasi distanza critica. A ben vedere, e quasi paradossalmente, proprio la fedeltà fenomenologica al percorso heideggeriano può comportare, in maniera più consapevole e motivata rispetto ad altre posizioni, la possibilità di una radicalizzazione o di un su­peramento di quel percorso, se non addirittura di un distacco da esso. Ma l'essenziale è che quest'ultima possibilità - come pure la possibilità di accompagnarsi all'itinerario di Heidegger, che è quella scelta da von Herrmann - siano richieste o meno dalla sua stessa problematica, e che in una certa maniera le questioni critiche poste dal lettore si incrocino con le stes!)e aporie dell'au­tore.

Come Poscritto all'edizione italiana del testo sui Problemi fondamentali della fenomenoiogia, proponiamo qui un altro testo - finora inedito - di von Herrmann, in cui si fa il punto sinteti­co sull'Edizione completa delle opere di Heidegger, sia riguardo a ciò che è già apparso e agli effetti che ha prodotto nella recezio­ne del pensiero heideggeriano, sia riguardo alle numerose parti inedite che ancora attendono di essere pubblicate. Al di là della competenza e dell'informazione di prima mano che von Herr­mann, in qualità di curatore responsabile della Gesamtausgabe, può assicurare più di ogni altro, va detto che questo secondo scritto non interessa solo a livello informativo, ma anche al più essenziale livello di comprensione sistematica del pensiero hei­deggeriano. Giacché proprio questa estrema e continua ricerca di una sistematicità - del problema dell'essere e della storia del-

NOTA INTRODUTTIVA 9

l'essere e del pensiero dell'essere - che oltrepassi il sistema tra­dizionale della metafisica in favore di un altro orizzonte specula­tivo, nori meno vincolante anche se di segno differente, è il tratto che; man mano che appaiono i volumi dell'Edizione completa, chiede sempre più di essere compreso e valutato.

*** Per quanto riguarda la traduzione, abbiamo cercato di non

gravare la scrittura con i termini tedeschi, anche laddove la den­sità o la vera e propria ambiguità del lessico heideggeriano impo­nevano di ricorrere all'etimologia originale. In questi ultimi casi abbiamo preferito affidare i chiarimenti linguistici - i quali na­turalmente implicano delle scelte interpretative - alle note a piè di pagina, lì dove il termine in questione occorr~ per la prima volta o nel luogo in cui viene direttamente tematizzato.

Le citazioni heideggeriane presenti nel testo di von Herr­mann sono state tradotte tutte direttamente dall'originale, anche laddove ne esista già la traduzione italiana, per poter rendere ap­pieno la compatta tessitura dei testi con i commenti e le interpre­tazioni. In ogni caso le traduzioni italiane, con le quali ci siamo confrontati, vengono ugualmente richiamate, di volta in volta, nelle note. ,,

Tutti i nostri interventi esplicativi, come pure le nostre inte­grazioni bibliografiche, sono riportati sempre tra parentesi qua­dre.

Costantino Esposito

PREFAZIONE

Quando, nel tardo autunno del 1975, è cominciata ad appa­rire l'Edizione completa degli scritti di Martin Heidegger con la, pubblicazione, in prima edizione, del corso tenuto all'Università di Marburgo nel semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia, è stata messa fine alla lunga serie di supposi­zioni riguardo alla terza sezione - su «Tempo ed essere» - della prima parte di Essere e tempo. Heidegger aveva redatto questo corso di lezioni, come <<nuova elaborazione della 3 a sezione della I parte di Essere e tempo», dopo aver gettato via, agli inizi del gennaio 1927, la prima elaborazione, preparata fino ad allora, di quella che è la più importante sezione dell'intero trattato.

Sebbene queste lezioni - da un punto di vista testuale -non si colleghino direttamente alla seconda sezione di Essere e tempo, bensì prendano una via più storica, Heidegger le pensa tuttavia e le struttura, nella loro interezza, in una maniera rigo­rosamente sistematica. La prima delle tre parti del corso è una «Discussione fenofnenologico-critica di alcune tesi tradizionali

sull'essere». Qui Heidegger mostra in che modo queste tesi sul­l'essere richiedano il ritorno del pensiero filosofico all'essenza dell'uomo come esserci, nella sua esistenza che comprende l'es­sere; inoltre egli mostra in che modo si debba elaborare e dare ri­sposta - seguendo il filo conduttore dell'esserci - alla questio­ne fondamentale sul senso dell'essere in generale, e in che modo a tale questione fondamentale della filosofia appartengano quat­trò problemi fondamentali, i quali si trovano nascosti nelle sud­dette quattro tesi tradizionali, e a partire da queste ultime devo­no essere enucleati. La seconda parte del corso tratta perciò «La. questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in gene-

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rale. Le strutture fondamentali e i modi fondamentali dell'esse­re». Questa seconda parte contiene il nucleo centrale di quella tematica che, secondo l'impianto di Essere e tempo, costituisce la terza sezione della prima parte, con il titolo di «Tempo ed esse­re». Come oggetto di ricerca della terza parte del corso, era pre­visto «Il metodo scientifico dell'ontologia e l'idea di fenomeno­logia».

Il presente scritto, sulla base delle fonti più recenti, tratta anzitutto della genesi di Essere e tempo e del corso su I problemi fondamentali della fenomenologia (§ 1 ). Dopo di che, esso intende mostrare che il testo di queste lezioni porta effettivamente a svolgimento - almeno per un tratto ancora - il nucleo tematico di «Tempo ed essere». Per questo si confronteranno i numerosi accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», che si trovano nella prima metà di Essere e tempo apparsa nel 1927, con quello che viene svolto nel testo delle lezioni del 1927 (§§ 2 e 3). Ma da ciò risulterà pure che, per un'appropriazione inter­pretativa dell'analitica dell'esserci contenuta in Essere e tempo, d'ora in poi si dovrà assumere quest'analitica a partire dalla co­noscenza di «Tempo ed essere», comprendendola così nella sua mira puramente ontologico-fondamentale, e senza aspettarsi da essa ciò che non è co~pito dell'ontologia fondamentale, bensì della metaontologia (§ 4). Ma un'appropriazione, da parte del pensiero filosofico, della questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale, nonché un'appropriazione dei pro­blemi fondamentali che scaturiscono da essa, resta indispensabi­le anche per un'adeguata comprensione del pensiero dell'evento. Quest'ultimo, infatti, assume in sé quelle questioni ontologico­fondamentali di fondo, in una modalità trasformata di domanda­re e di rispondere (§ 5).

I problemi fondamentali della fenomenologia non solo comple­tario la prima metà di Essere e tempo, apparsa nel 1927, con la se­zione più importante dell'intero trattato, ma costituiscono anche un irrinunciabile anello di congiunzione, lungo il cammino del

PREFAZIONE 13

pensiero di Heidegger, tra la pubblicazione del 1927 e i Contri­buti alla filosofia, il cui piano era già stabilito, nei suoi tratti fon­damentali, sin dalla primavera del 1932, e il cui manoscritto fu steso tra il 1936 e il 1938, quale prima, còmpleta configurazione - articolata in sei compaginazioni - del pensiero dell'evento.

La parte centrale di questo scritto, è costituita dal testo di una conferenza tenuta nel 1989, in occasione del 100° anniver­sario della nascita di Martin Heidegger, dapprima a Chicago, durante l'International Conference presieduta dal Prof. Dr. John Sallis alla Loyola University (21-24 settembre) e successivamen­te a Mosca, durante il Congresso heideggeriano svoltosi all' Ac­cademia delle Scienze dell'URSS, sotto la direzione della Prof. Dr. N.V. Motroschilowa (17-19 ottobre).

***

Nel dedicare questo scritto al Prof. Dr. Dr. h.c. Max Miiller per il suo 85° compleanno, l'autore ricorda con gratitudine i suoi anni di studio a Friburgo, dal 1957 al 1961. È stato durante le lezioni tenute da Max Miiller in quel periodo, che all'autore fu dato di e ascoltare ciò che aveva sperato nel cambiare il luogo dei suoi studi da Berlino a Friburgo. I problemi posti dai due grandi pensatori fe~omenologici di Friburgo - Edmund Hus­serl e Martin Heidegger - erano costantemente presenti nelle lezioni di Max Miiller sulla metafisica. Egli aveva compreso, in maniera magistrale, che bisognava situare Husserl· e Heidegger nel corso della grande filosofia occidentale-europea che va da Platone e Aristotele, attraverso Agostino e Tommaso d'Aquino, fino a Kant e a Hegel. Le lezioni di Max Miiller appartengono ai corsi più stimolanti di quegli anni di studio.

Friburgo in Br., febbraio 1991 'F.-W. vonHerrmann

HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

SULLA «SECONDA METÀ» DI ESSERE E TEMPO

A Max Miiller, per il suo 85° compleanno,

. con ammirazione e gratitudine

§ 1. Sulla genesi dei due scritti

Il punto di partenza della nostra esposizione è quella nota che contrassegna il corso tenuto da Heidegger a Marburgo nel semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenolo­gia1, e che gli attribuisce il rango di continuazione decisiva della prima metà di Essere e tempo2

• Nel manoscritto delle lezioni, ac­canto al titolo del corso che si trova sulla parte sinistra della pa­gina, a destra si trova segnata, con la stessa 'accurata scrittura e con inchiostro rosso, l'indicazione: «Nuova elaborazione della 3a sezione della I parte di Essere e tempo». Questa terza sezione - «Tempo ed essere» - è la sezione più importante dell'intero trattato Essere e tempo, poiché in essa vien data risposta alla que­stione fondamentale di questo trattato, e cioè la questione che ri­guarda non solo il senso dell'essere dell'esserci, ma anche il sen­so dell'essere in generale.

Negli anni 1922-23 Heidegger aveva dato inizio, con una prima stesura, a Essere e tempo~ Per l'elaborazione di questo trat­tato, durata cinque anni, egli aveva affittato una camera nella parte riservata agli anziani della casa colonica di alcuni amici -la "Biihlhof' - sotlo la baita costruita nel 1922 a Todtnauberg, per difendersi dal chiasso e dai giochi dei suoi due ragazzi.

Circa l'inizio e il decorso dei lavori di composizione e stam­pà di Essere e tempo, troviamo delle informazioni sicure nelle let-

1 M. HEIDEGGER, Die Grundprobleme der Phiinomenologie, Gesamtausgabe Bd. 24, Hg. F.-W. von Herrmann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1975 [trad. it. di A. Fabris: I problemi fondamentali della fenomenologia, il melangolo, Genova 1988].

'M. HEIDEGGER, Sein und Zeit (1927), Niemeyer, Tubingen 197915 [trad. it. di P. Chiodi, condotta sull'll •edizione: Essere e tempo, Longanesi, Milano 1970. - A partii-e dalla 14• edizione vengono riportate anche le note a margine apposte da Heidegger sulla sua copia di lavoro dell'opera]. ·

18 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

tere scritte in questo periodo da Heidegger a Karl Jaspers3• Nel­

la sua lettera del 24 aprile 1926 da Todtnauberg, Heidegger co­munica a Jaspers di aver cominciato il 1° aprile la «Stampa», e cioè la composizione delle bozze del suo trattato «Essere e tem­po». Era stàta però un'occasione esterna a dare il primo avvio ai lavori di stampa. A motivo della partenza di Nicolai Hartmann alla volta di Colonia, la prima Cattedra di Marburgo si era resa vacante. La Facoltà di Filosofia aveva proposto al Ministero del­la pubblica istruzione di Berlino, come successore di Nicolai Hartmann, unico loco Heidegger. Per assicurare la nomina, però, era necessaria la pubblicazione di un adeguato manoscritto4

Da un'altra notizia fornita da Heidegger nella stessa lettera del 24 aprile 1926, e cioè che il trattato comprendeva circa 34 fo­gli di stampa5

, si evince che in quel momento egli pensava anco­ra di pubblicare Essere e tempo nella sua interezza, e quindi non ancora in due metà. 34 fogli di stampa, in sedicesimo, avrebbero reso 544 facciate, mentre la «Prima metà» apparsa nel 1927 com­prende poco meno di 28 fogli di stampa, con 438 facciate. Nella copia delle bozze, con le relative correzioni, di Essere e tempo -copia rimasta allo stato frammentario, e di cui una volta Heideg­ger ha fatto dono all'autore di questo scritto - si trovano, segna­te a matita da Heidegger, le date in cui di volta in volta veniva conclusa la correzione, per la maggior parte di 16 fogli di bozze. La prima data riferentesi alle correzioni sul foglio n. 17, è: «Todtnauberg 17.IV.26».

Nella sua lettera del 31 luglio 1926 da Marburgo, Heidegger scrive a Jaspers che la stampa «è avanzata bene sino alla fine di

3 M. HEIDEGGER-K. }ASPERS, Briefwechsel 1920-1963, Hg. W. Biemel u. H. Saner, Klostermann-Piper, Frankfurt a.M.-Miinchen-Ziirich 1990.

' Cfr. M. HEIDEGGER, Mein Weg indie Phii,nomenologie, in Zur Sache des Den­kens [Sulla cosa del pensiero] (1962-1964), Niemeyer, Tiibingen 1969, pp. 87-88 [trad. it. di E. Mazzarella: Il mio cammino di pensiero e la fenomenologia, in Tempo ed essere, Guida, Napoli 1980, p. 189].

5 Cfr. HEIDEGGER-JASPERS, Briefwechsel, p. 62.

SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 19

giugno. Poi sono stato oberato dal lavoro per il semestre, essen­domi accollato tutto il tran tran degli esami. All'inizio di giugno la Facoltà ha inoltrato al Ministero, in due copie, la 1 a parte del mio lavoro, nella stampa definitiva»6

• La «1 a parte» - come te­stimonia la copia. delle bozze~ è costituita dall' «Introduzione» e dalla prima sezione della prima parte, che insieme risultavano di quasi 15 fogli in sedicesimo.

Nella sua successiva lettera a J aspers, il 4 ottobre 1926 da Todtnauberg, Heidegger scrive poi, in riferimento a quanto gli aveva già comunicato nella lettera precedente: «A metà del seme­stre estivo ho sospeso la stampa, e quando son tornato al lavoro, dopo un brevissimo riposo, mi sono messo a riscrivere. Il lavoro è diventato più esteso di quanto pensassi, sicché ora devo divi­derlo in due metà, ciascuna di circa 25 fogli di stampa. La parte rimanente per il primo volume devo consegnarla entro il 1° no­vembre» 7. All'inizio di giugno era dunque pronta la stampa de­finitiva sia dell'Introduzione, intitolata «L'esposizione della questione sul senso dell'essere», sia della prima sezione, intitola­ta «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparato­ria», ciò che è confermato anche dalla copia delle bozze. La com­posizione delle bozze della seconda sezione, quella su «Esserci e temporalità», era proseguita sino alla fine di giugno, poi però era stata interrotta da Heidegger per sovraccarico di lavoro. Dopo la fine del semestre estivo 1926 egli si era concesso solo un «brevis­simo riposo», per poi dedicarsi nuovamente al lavoro di Essere e tempo. Come apprendiamo dalla lettera appena citata del 4 otto­bre, nella ripresa del suo lavoro Heidegger si era messo «a riscri­vere». La riscrittura si riferisce al testo della seconda sezione su «Esserci e temporalità». Ma dal momento che a quell'epoca l' «Introduzione» - contenente i paragrafi 5 e 8, che forniscono le informazioni sull'impianto sistematico e sui passi principali

6 HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 66. 7 HEIDEGGER-JASPERS, Briefwechsel, p. 67.

20 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

dell'intero trattato - era già composta nella medesima redazione e con le stesse correzioni definitive con cui sarà poi pubblicata nel 1927, all'interno della prima metà; allora la «riscrittura» non poteva certo riguardare la concezione di fondo e la compagina­zione fondamentale di Essere e tempo.

Contemporaneamente Heidegger si rende conto che il testo di Essere e tempo, nel corso del suo svolgimento, «è diventato più esteso» di quanto egli ancora pensasse nella lettera del 24 aprile, dove parlava "di circa 34 fogli di stampa. Adesso egli presume che Essere e tempo nella sua interezza, e quindi con tutte e due le parti previste, risulterà di circa 50 fogli di stampa (e cioè, in se­dicesimo, 800 facciate). Così, però, non può più essere pubblica­to in un unico volume, tanto più che per l'VIII volume dell' «An­nuario per la filosofia e la ricerca fenomenologica»8 di Husserl, erano previsti pure trattati di altri autori. Heidegger si decide perciò a dividere la pubblicazione, in modo tale che ognuna del­le due metà comprenda circa 25 fogÙ di stampa. È in questo mo­mento, dunque, che viene presa la decisione di far apparire Esse­re e tempo in due metà.

Insieme a questo, Heidegger fa sapere a J aspers di dover consegnare, entro il 1° novembre, la parte rimanente per il pri­mo volume. E qui però bisogna chiedersi in che doveva consiste­re questa «parte rimanente». Forse Heidegger in quel momento credeva ancora di poter pubblicare, nella prima metà, tutte e tre le sezioni della prima parte? Oppure la decisione di dividere la pubblicazione comportava già la risoluzione di pubblicare, nella pfima metà, solo le prime due sezioni della prima parte, con l'e­sclusione della terza sezione su «Tempo ed essere»?

Questa seconda ipotesi è certamente quella giusta. Se il 4 ot­tobre Heidegger presume che la prima metà sarebbe ammontata a circa 25 fogli di stampa, mentre poi quando essa appare ne

8 [«Jahrbuch fUr Philosophie und phiinomenologische Forschung».]

SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 21

consterà poco meno di 28, questo vuol dire che, nel momento in cui egli si era deciso per la suddivisione, anche la terza sezione su «Tempo ed essere» era già prevista per la seconda metà.

Il 26 dicembre 1926, da Marburgo, Heidegger scrive a J a­spers che il 1° gennaio si sarebbe recato da lui ad Heidelberg. Insieme a questo gli fa sapere di avergli inviato per posta il 17° e il 18° foglio di stampa. I fogli restanti, dal 19° al 23 °, li avrebbe portati con sé ad Heidelberg, mentre gli ultimi 4 mancavano ancora9

Da un'altra lettera, scritta il 1° marzo 1927 da Marburgo, apprendiamo che la tipografia aveva fatto una lunga pausa, così che «oggi» egli poteva spedirgli «solo l'ultimo foglio di stampa nella prima correzione»10

• Infine, nella lettera del 18 aprile 1927, da Todtnauberg, egli comunica a Jaspers di essersi inteso qual­che tempo prima con l'editore, perché inviasse allo stesso Ja­spers una copia di Essere e tempo. Solo il 27 aprile, con un po' di ritardo, nell'VIII volume dell' «Annuario per la filosofia e la ri­cerca fenomenologica» a cura di Edmund Husserl, e contempo­raneamente come estratto, apparve Essere e tempo. Prima metà.

Dal 1° al 10 gennaio del 1927, Heidegger si era trattenuto in visita e in colloquio filosofico da J aspers ad Heidelberg11

• Come annunciato, egli aveva portato con sé per Jaspers le bozze dei fo­gli di stampa di E'Ssere e tempo, dal 19° al 23°. Questi fogli ri­guardavano essenzialmente il terzo e il quarto capitolo della se­conda sezione, e dunque i paragrafi che contengono l'analisi sul­la temporalità esistenziale dell'esserci. Sulla base di questi fogli in bozza, tra Heidegger e Jaspers si arrivò «a un'animata, ami­chevole discussione», nel corso della quale ad Heidegger «Si fece

9 Cfr. HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 72. 10 HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 73. 11 Cfr. M. HEIDEGGER-E. BLOCHMANN, Briefwechsel 1918-1969, Hg. J.W.

Storck, Marbacher Schriften Bd. 33, Marbarch a.N. 1989, p. 19 [trad. it. di R. Brusotti: Carteggio 1918-1969, il melangolo, Genova 1991, p. 39].

22 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

chiaro che l'elaborazione raggiunta fino ad allora» della terza se­zione su «Tempo ed essere», «quella che è la più importarite se­zione dell'intero trattato, doveva restare incomprensibile»12. A dire il vero, le bozze o anche solo i fogli di stampa relativi a que­sta sezione, non erano ancora pronti. In questo colloquio, però, a partire dalle analisi della temporalità esistenziale dell'esserci esposte nei fogli di stampa, Heidegger potette tentare di comu­nicare a Jaspers in che modo il mostrarsi della temporalità esi­stenziale dell'esserci costituisca il presupposto per esplicitare il tempo originario - nella terza sezione su «Tempo ed essere» -quale orizzonte trascendentale per rispondere alla questione sul senso dell'essere in generale. In questi colloqui, Heidegger si servì di ciò che aveva già elaborato nel manoscritto di «Tempo ed essere». E tuttavia, proprio durante questi colloqui gli si fece chiaro che il modo in cui finora egli aveva elaborato questa tema­tica, doveva restare incomprensibile al lettore. Perciò, già duran­te il suo soggiorno da Jaspers, egli si decise a non pubblicare questa prima elaborazione di «Tempo ed essere». Decisione, questa, che egli prese lo stesso giorno in cui, insieme con J a­spers, fu raggiunto dalla notizia della morte di Rainer Maria Rilke13

Nello stesso tempo, però, Heidegger pensava di poter pre­sentare, già dopo un anno, l'itinerario di pensiero della terza se­zione su «Tempo ed essere», in una redazione più chiara e com­prensibile14. Per questo egli si decise a intraprendere, nel corso

12 M. HEIDEGGER, Die Metaphysik des deutschen Idealismus. Zur erneuten Aus­legung von Schelling: "Philosophische Untersuchungen ilber das Wesen der menschli­chen Freiheit und die damit zusammenhangenden Gegenstande" (1809) [La metafisica dell'Idealismo tedesco. Per una rinnovata interpretazione di Schelling: "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana e gli oggetti che vi sono connessi" (1809)] (Vorlesung: I. Semester 1941; Seminar: ·Sommersemester 1941), Gesamtausgabe Bd. 49, Hg. G. Seubold, Klostermann, ·Frankfurt a.M. 1991, pp. 39-40.

13 Cfr. DieMetaphysik des deutschen Idealismus, p. 40. 14 Cfr. Die Metaphysik des deutschen Idealismus, p. 40.

SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 23

di lezioni dell'imminente semestre estivo 1927, una «Nuova ela­borazione della 3a sezione della I parte di Essere e tempo», se­guendo una via più storica. La prima elaborazione invece, secon­do quanto dice un'annotazione manoscritta di Heidegger, egli l'ha distrutta.

Il fatto che, dopo la distruzione della prima elaborazione di «Tempo ed essere» - rimasta secondo Heidegger insufficiente - solo il corso del semestre estivo 1927 su I problemi fondamen­tali della fenomenologia assuma ormai, tra· i suoi manoscritti, il rango di terza sezione della prima parte di Essere e tempo, risulta anche da due significative note a margine, pubblicate rispettiva­mente nei volumi 2 e 9 dell'Edizione completa. Nella sua copia di lavoro della seconda edizione (1929) di Essere e tempo, da lui stesso denominata Hiittenexemplar, «copia della baita» (giacché vi aveva lavorato su durante i suoi soggiorni alla baita di Todt­nauberg), si trovano due note a margine del titolo della prima parte. Questo titolo è formulato in modo che la sua prima metà - e cioè «L'interpretazione dell'esserci in riferimento alla tem­poralità» - nomini la tematica della prima e della seconda sezio­ne. Riguardo alla prima metà del titolo, la nota a margine dice: «Soltanto questo, in questa parte pubblicata». La seconda metà del titolo - e cioè «l'esplicazione del tempo come l'orizzonte trascendentale delhf questione sull'essere» - si riferisce invece alla tematica della terza sezione su «Tempo ed essere». Riguardo ad essa Heidegger annota: «Cfr. su questo il corso marburghese del semestre estivo 1927 (I problemi fondamentali della fenome­nologia)»15.

Nella sua copia di lavoro della prima edizione del saggio Dell'essenza del fondamento (1929), alla fine di una più estesa no­ta a margine nella quale egli si riferisce al corso su I problemi fon­damentali della fenomenologia, si dice: «Il corso, nella sua interez-

"Sein und Zeit, p. 41, note a e b. [Le note manoscritte di Heidegger, a margi­ne di Essere e tempo, non si trovano ancora nella trad. it.].

24 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

za, fa parte di Essere e tempo, I parte, 3a sezione, "Tempo ed essere"»16

Abbiamo infine anche un prospetto manoscritto di Heideg­ger: «Lezioni ed esercitazioni seminariali a partire dalla pubbli­cazione di Essere e tempo (tutte completamente elaborate). Sul corso del semestre estivo 1927, I problemi fondamentali della fe­nomenologia, egli annota: «dalla II parte di Essere e tempo». Ma con questo si intende: dalla seconda metà di Essere e tempo, la quale, secondo l'impianto del trattato11

, doveva cominciare con la terza sezione della prima parte, la sezione su «Tempo ed esse­re», e oltre a ciò doveva comprendere la seconda parte, sui «Li­neamenti fondamentali di una distruzione fenomenologica della storia dell'ontologia, seguendo il filo conduttore della problema­tica della temporalità [Temporalitat]».

La genesi appena tratteggiata del corso marburghese del se­mestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia - con il quale, nel novembre del 1975, Heidegger inaugurò la pubblicazione dell'Edizione completa dei suoi scritti - ci pone ora di fronte alla domanda: in che senso e fino a che punto il te­sto di queste lezioni, articolato dallo stesso Heidegger in forma di libro, è una nuova, e cioè una seconda elaborazione della sezione più importante della prima parte di Essere e tempo, quella in cui deve trovar risposta la domanda fondamentale che fa da guida al­l'opera e alla precedente analitica ontologico-esistenziale dell'es­serci, vale a dire la domanda sul senso dell'essere in generale?

La nostra questione verrà chiarita solo se, oltre a presentare sommariamente la tematica di «Tempo ed essere», avremo la possibilità di acquisire una conoscenza più precisa - e più atten-

1• M. HEIDEGGER, Vom Wesen des Grundes, in Wegmarken, Gesamtausgabe

Bd. 9, Hg. F.-W. von Herrmann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1976, p. 134 [trad. it. di F. Volpi: Dell'essenza del fondamento, in Segnavia, Adelphi, Milano 1987' p. 90].

11 Sein und Zeit, § 8, pp. 39-40 [trad. it., p. 60].

SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 25

ta alle differenze - riguardo al modo in cui questa tematica do­veva essere realizzata. È vero che non possediamo più la prima elaborazione, la quale non solo fu rigettata, ma fu anche distrut­ta da Heidegger, e dunque non possiamo più interrogarla. Tut­tavia, la prima metà pubblicata di Essere e tempo contiene, in via preliminare, un numero sufficiente di rimandi al pensiero che sarà svolto nella sezione su «Tempo ed essere» - quella che co­stituisce il nostro problema -, e questi rimandi ci mettono cer­tamente in condizione di risolvere la questione riguardante il rapporto tra la cosa dei Problemi fondamentali e la cosa di Essere e tempo, secondo l'impianto sistematico fornito nel § 8 di Essere e tempo. Ma, oltre che dal § 8, questi accenni preliminari noi li at­tingiamo anche dalla stringata Prefazione a Essere e tempo; poi dall'Introduzione, che ha come suo compito quello di esporre la questione dell'essere e che fornisce, nel § 5, uno sguardo d'insie­me sull'andamento del pensiero lungo la prima parte, con le sue tre sezioni; li attingiamo inoltre dal titolo della prima parte, e in­fine dal § 83, l'ultimo paragrafo della seconda sezione, il cui contenuto costituisce il passaggio alla terza sezione su «Tempo. ed essere».

Chiarendo la questione del rapporto tra la cosa dei Problemi fondamentali e quella di Essere e tempo, miriamo ad acquisire un fondato sguardo d'fnsieme sulla via di elaborazione ontologico­fondamentale della questione dell'essere, nella sua interna siste­matica. Solo sulla base di una completa e sicura padronanza dei tratti sistematici di fondo della questione dell'essere - nella sua impostazione ontologico-fondamentale - potremo poi compren­dere adeguatamente .anche iÌ passaggio a quell'altra via di elabo­razione della stessa questione, la via della storia dell'essere, così come la troviamo nei Contributi allajilosofia18

18 M. HEIDEGGER, Beitriige zur Philosophie (Vom Ereignis) (1936-1938) [Con­tributi alla filosofia (Dell'evento}], Gesamtausgabe Bd. 65, Hg. F.-W. von Herr­mann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1989.

26 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

§ 2. Gli accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», contenuti nella prima metà di Essere e tempo

a) La Prefazione a Essere e tempo, nelle sue indicazioni circa la tematica di «Tempo ed essere»

In questa Prefazione viene subito nominata la questione fon­damentale del trattato che porta il titolo di Essere e tempo, e vie­ne chiaramente evidenziata, in caratteri corsivi, come la questio­ne sul senso dell'essere. La locuzione «senso dell'essere» vuol dire anzitutto qualcosa come: l'essere in. quanto essere, l'essere in quanto tale, l'essere stesso nel senso che gli è proprio - a diffe­renza della questione sull'ente in quanto ente, cioè sull'ente nel suo essere. SeJa questione sul senso dell'essere dev'essere posta nuovamente, questo «nuovamente» ci dice che tale questione si riallaccia a quella che ci viene tramandata a partire da Parmeni­de, Platone e Aristotele, in maniera tale, però, che la modalità con cui essa è stata tradizionalmente posta - come questione delrente hel suo essere·.....: venga abbandonata a favore Jella più originaria questione sull'essere in quanto tale.

La Prefazione ci dice poi che l'intento del presente trattato è · la «concreta elaborazione della questione sul senso dell' "esse­re"». Questa dichiarazione di intenti si riferisce, in via prelimi­nare, all'intero trattato, nelle sue due parti. Inoltre la Prefazione ci fa sapere che il traguardo provvisorio di questo trattato è l' «in­terpretazione del tempo come l'orizzonte possibile di ogni com­prensione dell'essere in generale»: ma questa è la tematica della prima parte di Essere e tempo. In queste due frasi della Prefazio­ne, le parole «essere» e «tempo» sono scritte entrambe in corsi­vo, per orientare già qui il lettore sul modo in cui si debba inten­dere il titolo Essere e tempo : il tempo come l'orizzonte all'inter­no del quale viene compreso l'essere in generale. Se si pone la questione sul senso dell'essere in generale, il tempo si mostrerà

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 27.

come il senso che si ricerca, quel senso secondo cui noi, in ogni rapporto con l'ente, comprendiamo in anticipo l'essere di questo ente. Bisogna notare che qui, nella Prefazione, con la prima menzione dei termini fondamentali di «essere» e «tempo» viene introdotto anche il fondamentale termine-guida di «comprensio­ne dell'essere». Quando si pone la questione sul senso dell'essere in quanto tale, questo senso dev'essere portato a mostrarsi come tempo, e il tempo come quell'orizzonte secondo cui l'essere -come ciò che è compreso di volta in volta in ogni comprensione dell'essere - si determina temporalmente. Già nella Prefazione, dunque, si preannuncia formalmente, e nella maniera più diret­ta, che la questione fondamentale di Essere e tempo si volta -lungo la via della sua elaborazione - nella questione su Tempo ed essere, quella che chiede in che modo, a partire dal tempo compreso come un orizzonte, si determini temporalmente l'esse­re della comprensione dell'essere.

b) Il titolo della prima parte, nel suo accenno prelimina­re alla tematica di «Tempo ed essere»

Il titolo della prima parte di Essere e tempo suona: «L'inter­pretazione dell'esserci in riferimento alla temporalità e l'esplica­zione del tempo corhe l'orizzonte trascendentale della questione sull'essere». In che modo la tematica nominata in questo titolo si suddivida nelle diverse articolazioni della prima parte, lo ap­prendiamo dall' «impianto del trattato» che è fornito nel § 8. Qui viene solo ripetuto ciò che nel § 5, in un primo sguardo d'insie­me, era venuto in chiaro come indicazione formale, e cioè che l'elaborazione della questione sul senso dell'essere - vale a dire la questione dell'essere19

- si biforca in due compiti, i quali arti­colano il trattato in due parti. Al titolo della prima parte, enun-

19 [«La questione sul senso dell'essere» (die Frage nach dem Sinn von Sein) è in­dicata sinteticamente come «questione dell'essere» (Seinsfrage).]

28 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

ciato per la prima volta nel § 8, segue l'articolazione di questa parte. in tre sezioni. E qui si mostra subito che la prima met~ del titolo, quella che precede l' «e» di congiunzione, raccoglie' Ja te­matica delle prime due sezioni del. trattato. «L'ìnterpreta~ione dell'esserci in riferimento alla temporalità» si compie infatti in due passi: nel primo passo - quello che concerne «L'analisi fon­damentale dell'esserci come analisi preparatoria» -, con lo sguardo rivolto alla domanda-guida sul senso dell'essere, l'esser­ci viene colto nel modo d'essere che gli è più proprio, e cioè co­me comprensione dell'essere, e con ciò viene svelato nelle sue strutture ontologico-esistenziali, quelle che costituiscono l'esi­stenza che comprende l'essere. Questo svelamento - fenomeno­logico nel suo metodo - procede come un' «analisi fondamenta­le», in quanto porta allo scoperto le strutture ontologiche fonda­mentali, cioè essenziali, dell'esistenza che comprende l'essere. Essa tuttavia è un'analisi «preparatoria», in quanto prepara la più origin~ria delle interpretazioni dell'essere dell'esserci. Que­st'ultima ha luogo nella seconda sezione, quella su «Esserci e temporalità»: qui infatti il senso d'essere dell'esserci, rimasto an­cora nascosto nella prima sezione, viene ad essere mostrato come lo svelarsi della temporalità temporalizzantesi dell'esserci2°.

Solo che, mostrando la temporalità esistenziale dell'esserci come il senso d'essere dell'esserci, non si è ancora data una ri­sposta alla domanda-guida sul senso dell'essere in generale, e dunque nemmeno a quella sul senso d'essere di tutti gli enti dif­formi dall'esserci. Dare risposta a questa, che è la questione fon­damentale di Essere e tempo, e a cui è finalizzata l'analitica onto-

20 [La «temporalità temporalizzantesi» traduce die zeitigende Zeitlichkeit, lì do­ve la temporalizzazione, intesa come la dinamica fenomenologica dell'esistenza, implica anche il significato corrente del verbo zeitigen, e cioè "maturare", "pro­durre", "conseguire". Come troveremo più sotto, questa «temporalizzazione» co­stituisce dunque il «compimento» (Vollzug) ontologico dell'esistenza, nel senso specifico della sua «trascendenza», e cioè la comprensione dell'essere nell'orizzon­te del tempo.]

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSEREE TEMPO 29

logico-esistenziale dell'esserci nelle dué prime sezioni: ecco il compito della terza sezione, cui accenna, in via· preliminare, la seconda metà del titolo della prima parte, dopo l' «e» di congiun­zione: «[ ... ] l'esplicazione del tempo come l'orizzonte trascen­dentale della questione dell'essere». L'orizzonte di cui già parla­va la Prefazione - il tempo come orizzonte - riceve adesso una più precisa caratterizzazione come orizzonte trascendentale. L'aggettivo «trascendentale» deriva dal sostantivo «trascenden­za», inteso come il trascendere, l'oltrepassare. In questo senso la trascendenza è la determinazione decisiva dell'esistenza, nel suo compimento come comprensione dell'essere. Esistendo, l'esserci ha già sempre oltrepassato l'ente - l'ente che esso stesso è, così come quello che esso stesso non è e al quale però si rapporta nel suo esser se stesso - verso l'apertura dell'essere in generale o in totalità, per ritornare poi, a partire da questa apertura dell'essere dischiusa in senso esistenziale-trascendentale, sull'ente in quan­to ente.

È comprendendo l'essere che l'esserci è nella sua esistenza e negli esistenziali che la strutturano, in quanto in questi ultimi e nel loro compimento è dischiuso, aperto, diradato l'essere in to­talità21. L'essere in generale, come essere in totalità, vuol dire sia l'essere in quanto esistenza, sia anche i molteplici modi di essere

" 21 [L'essere in totalità è «dischiuso, aperto, diradato»: erschlossen, offen, gelich­

tet. Si noti qui la progressiva specificazione dell'apparire di ciò che è aperto, una sorta di graduale allargamento di campo della coll).prensione, che è tutt'uno con il mostrarsi fenomenologico del senso dell'essere. Nella Erschlossenheit, e cioè nell'a­pertura che si dischiude come esistenza (nel capoverso precedente si parlava di un'.«apertura [ ... ] dischiusa»: aufgeschlossene Erschlossenheit}, viene aperto e risulta aperto (offen) - in senso temporale - l'essere in generale. Quest'ultimo viene «ri­schiarato» (gelichtet} come orizzonte estatico-trascendentale, un orizzonte, cioè, in cui l'esistenza è «diradata» (ancora: gelichtet) nella trascendenza dell'ente, e l'essere dell'ente da parte sua si dirada come senso dell'essere. In questo lichten stanno le radici della Lichtung, quella «radura» che in Essere e tempo indica la luminosa aper­tura dell'esistenza (cfr. § 28), e successivamente l'aperta di&tesa in cui l'essere si mostra ritraendosi.]

30 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

dell'ente non conforme all'esserci, modi che sono aperti e dira­dati con l'esistenza e con il suo compimento. Alla trascendenza dell'esserci appartiene però qualcosa come un orizzonte, motivo per cui quest'ultimo può essere contrassegnato come orizzonte trascendentale. L'orizzonte dell'esistenza dell'esserci - un'esi­stenza che è trascendente in quanto comprende l'essere _,. è quell'aperto circolo visuale al cui interno l'esserci comprende l'essere come aperto, diradato. Ma se per la comprensione del­l'essere, propria dell'esserci, questo circolo visuale diradato è il tempo, ciò significherà che l'esserci comprende l'essere come ,aperto, a partire dall'orizzonte del tempo, dunque temporalmen­te.

Il tempo dev'essere esplicitato còme orizzonte trascendenta­le, e cioè a partire dalla suddetta temporalità dell'esserci. Se l'es­serci - nella sua esistenza che comprende l'essere - è trascen­dente, la trascendenza da parte sua si fonderà nella temporalità dell'esserci o, detto in altro modo, l'esserci sarà trascendente nel compimento, nella temporalizzazione della sua temporalità. E se l'esserci, nel suo compimento trascendente, sta aperto nel di­schiuso orizzonte del tempo, allora il tempo costituirà l'orizzon­te della temporalità esistenziale. Il tempo come orizzonte appar­tiene essenzialmente alla temporalità esistenziale, di modo che, solo dopo aver svelato nella seconda sezione la temporalità esi­stenziale, nella terza sezione - a partire da questa temporalità esistenziale o trascendentale - si può esplicare, e cioè si può svelare il tempo come orizzonte, vale a dire la temporalità oriz­zontale. La temporalità esistenziale o trascendentale e il tempo orizzontale si coappartengono in maniera indissolubile, e in que­sta coappartenenza formano l'essenza del tempo ossia il tempo originario, da cui deriva quello che per noi è il tempo corrente e orientato sull'adesso, e che Heidegger chiama il tempo ordina­rio.

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 31

c) Il § 5 dell'Introduzione, nel suo accenno preliminare alla terza sezione su «Tempo ed essere»

Dato che il § 5 dell'Introduzione introduce nella prima par­te del trattato e fornisce, come indicazione formale, uno sguardo· d'insieme sui passi principali del pensiero in tutte e tre le sezio­ni, il suo titolo - analogamente al titolo della prima parte - da un lato nomina la tematica delle prime due sezioni, le quali con­tengono l'analitica dell'esserci in senso stretto, e dall'altro lato nomina la tematica della terza sezione su «Tempo ed essere».· L' «analitica ontologica dell'esserci» di cui parla il titolo del § 5, corrisponde, nel titolo della prima parte, all' «interpretazione dell'esserci in riferimento alla temporalità». Allo stesso modo, nel titolo del § 5, «lo scoprimento dell'orizzonte per un'interpre­tazione del senso dell'essere in generale» corrisponde a quel-1' «esplicazione del tempo come l'orizzonte trascendentale della questione dell'essere» di cui parla il titolo della prima parte.

Ora, i capoversi dal nono al quattordicesimo del § 5 forni­scono un primo sguardo d'insieme, anche se solo come un'indi­cazione formale, sulla tematica della terza sezione intitolata «Tempo ed essere»22

• Da questo sguardo d'insieme ricaviamo un'indicazione importante, e cioè che la risposta che sarà data in questa terza sezion~ alla domanda-guida dell'analitica dell'esser­ci - la domanda sul senso dell'essere in generale - dovrà com­piersi in due passi chiaramente distinti l'uno dall'altro.

Lo svelamento fenomenologico del senso d'essere dell'esser­ci come temporalità temporalizzantesi, costituisce il «terreno per il conseguimento»23 della risposta alla domanda-guida sul senso dell'essere in generale, e non solo sul senso d'essere dell'esserci.

22 [Nella trad. it. edita da Longanesi, non sempre i capoversi corrispondono a quelli del testo originale. I capoversi 9-14, di cui si parla qui, vanno individuati a partire da p. 35 («Di cenno abbiamo fatto vedere che ... »), sino alla fine del paragra­fo.]

"Sein und Zeit, p. 17 [trad.it., p. 35].

32 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

La questione così formulata - sul terreno della temporalità co­me senso d'essere dell'esserci - pone la domanda sul senso d'es­sere di ogni ente non conforme all'esserci, e al quale l'esserci si rapporta sul fondamento della sua temporalità esistenziale-tra­scendentale. A questo ente esso può rapportarsi solo a partire dall'essere che è preliminarmente compreso, cioè aperto, dirada­to nella sua comprensione. Ma se l'essere dell'ente non confor­me all'esserci è aperto e diradato solo nel compimento della tem­poralità temporalizzantesi, allora assieme all'apertura esistenzia­le dell'esistenza sarà aperta e diradata 'temporalmente anche l'a­pertura orizzontale e la rischiaratezza24 dell'essere dell'ente non conforme all'esserci. Mentre l'apertura esistenziale dell'esisten­za è dischiusa temporalmente come temporalità, l'apertura -che in essa viene compresa - dell'essere dell'ente non conforme all'esserci è dischiusa temporalmente come orizzonte del tempo. E poiché l'esserci - nel suo essere come temporalità - com­prendendo è rapito nell'orizzonte aperto dal tempo, Heidegger parla della temporalità esistenziale o trascendentale come della temporalità estatica25

• Prendendo le mosse dalla temporalità estatica svelata nella seconda sezione, ora, nella terza sezione, dev'essere «portato alla luce»26 l'orizzonte del tempo appartenen­te alla temporalità.

Il primo dei due passi del pensiero, all'interno della tematica di «Tempo ed essere», è l' «esplicazione 01iginaria del tempo co­me orizzonte della comprensione dell'essere, a partire dalla tem-

24 [È «diradata» (gelichtet) la «rischiaratezza» ( Gelichtetheit): nella temporalità dell'esistenza viene alla luce il tempo, come orizzonte per comprendere il senso dell'essere.] . ·

25 [Si noti il nesso tra la temporalità estatica· (ekstatische Zeitlichkeit) e l'esser «rapito» (entriickt, traducibile anche con «estàsiato») dell'esserci. L'«estasi» è una dimensione essenziale della temporalità, è l'èxq-ca-cLx6v che si manifesta nel movi­mento proprio dell'esistenza trascendente dell'esserci, e cioè.nel suo «rapimento» (Entriickung) nell'orizzonte del tempo.]

2• Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 35].

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 33

poralità come l'essere dell'esserci che comprende l'essere»27•

Detto altrimenti: in questo primo e decisivo passo dell'analitica, all'interno della terza sezione, la temporalità estatica scoperta nella seconda sezione viene completata in quel tempo-orizzonte che le appartiene in maniera essenziale. Lo svelamento del tem­po - il quale si temporalizza orizzontalmente nella temporalità estatica - come l'orizzonte per la comprensione dell'essere del­l'ente non conforme all'esserci, è il contenuto del primo passo di «Tempo ed essere».

Il secondo passo, che formalmente comincia ad essere de­scritto con l'undicesimo capoverso del § 5, consiste per prima cosa nel far fruttare il risultato del primo passo. Sul «terreno del­la questione già elaborata sul senso dell'essere» - e cioè sul ter­reno dell'esplicazione del tempo come orizzonte della temporali­tà estatica, compiuta nel primo passo - il secondo passo dovreb­be mostrare «che e in che modo, nel fenomeno del tempo, retta­mente inteso ed esplicitato, si radichi la problematica centrale di ogni ontologia»28

Ma cosa significa vedere che nel fenomeno del tempo come orizzonte, svelato in base alla temporalità estatica, si radica la problematica centrale di ogni ontologia? A questa domanda dà risposta il dodicesimo capoverso. L'essere «dev'esser concepito in base al tempo»29

• Così, dopo aver concepito, già nella seconda sezione, il modo d'essere più proprio dell'esserci, quello che ap­pa~tiene solo ad esso, in base al tempo originario in quanto tem­poralità estatica, ora si tratta di concepire, in base al tempo esta­tico-orizzontale, l'essere dell'ente non conforme all'esserci.

Tuttavia, l'essere dell'ente non conforme all'esserci non è uniforme, bensì mostra una molteplicità di maniere differenti di

21 Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 35]. 2

• Sein und Zeit, p. 18 [trad. it., p. 36] 2

' Sein und Zeit, p. 18 [trad. it., p. 36].

34 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

essere, che Heidegger chiama anche modi3°. Se dunque l'essere va concepito in base al tempo, si tratta di mostrare che e come «i modi e i derivati dell'essere, nelle loro modificazioni e derivazio­ni», divengano comprensibili in riferimento all'orizzonte del tempo che si è temporalizzato nella temporalità estatica. Oltre ai modi dell'essere (le maniere d'essere), Heidegger distingue i de­rivati dell'essere. Si tratta di quelle strutture d'essere che risulta-. no dalle variazioni dei modi primari dell'essere. Così il compito del secondo passo, all'interno della tematica di «Tempo ed esse­re», è quello di render manifesto «l'essere stesso» - e cioè i mol­teplici modi e derivati dell'essere dell'ente non conforme all'es­serci - nel suo carattere «temporale».

L'importante, però, è la sottolineatura che «l'essere stesso», cioè l'essere in quanto tale, abbia un carattere «temporale» pro­prio. E se questo carattere si determina in base al tempo origina­rio, cioè in base all'unità di temporalità estatica e di tempo oriz­zontale, allora il termine «temporale», i:iferendosi all'essere in quanto tale, non può significare «essente nel tempo». Essente­nel-tempo dice il modo in cui l'ente è nel tempo. L'essere-nel­tempo, l'intratemporalità dell'ente, scaturisce a sua volta dal tempo originario, quello da cui l'essere in quanto tale riceve il suo senso temporale.

Riferendosi alla «determinatezza originaria del senso dell'es­sere» - cioè dell'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci - e a quella «dei suoi caratteri e dei suoi modi» in ba­se al tempo estatico-orizzontale, Heidegge; parla di una «deter­minatezza temporale [ tempora/]»31

• Mentre l'etimologia latina (tempus) serve a una definizione terminologica del fenomeno orizzontale del tempo, l'etimologia tedesca (Zeit) coglie la deter-

30 [«Maniere di essere = Seinsweisen; «modi» = Modi. - In seguito, quando i due termini non saranno più usati assieme, renderemo anche Weise con «modo» o «modalità».]

31 Sein und Zeit, p. 19 [trad. it., p. 36].

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 35

minatezza del senso dell'esistenza e dei suoi modi - in base al fenomeno estatico del tempo e cioè in base alla temporalità -come determinatezza temporale [zeitlich]32. Con ciò si differen­ziano, nella parola e insieme nella cosa, la zeitliche Interpretation, l' «interpretazione temporale»33 dèll'esserci nel suo essere, e la temporale Interpretation, l'interpretazione temporale dell'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci. Il secondo passo all'interno della terza sezione su «Tempo ed essere» si tro­va dunque sotto il titolo di Herausarbeitung der Temporalitat des Seins, «elaborazione della temporalità dell'essere»34.

d) Il§ 83 della seconda sezione, come passaggio alla terza sezione su «Tempo ed essere»

Il titolo di questo paragrafo, in modo analogo al titolo del paragrafo 5 e a quello della prima parte, nomina da un lato la te­matica delle prime due sezioni, e dall'altro la tematica della terza sezione della prima parte. «L'analitica esistenziale-temporale dell'esserci» si riferisce alla prima e alla seco.nda sezione. La «questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in ge­nerale» - nominata dopo la «e» di congiunzione - allude alla te­matica della terza sezione. Già nel primo capoverso si sottolinea che «la messa in evitlenza della costituzione d'essere dell'esser­ci», conseguita nelle prime due sezioni, non è fine a se stessa, bensì rimane solo una via, la cui meta è «l'elaborazione. della questione dell'essere in generale»35

32 [Per indicare la differenza tra zeitlich!Zeitlichkeit e temporal/Temporalitat, in italiano traducibili entrambi solo con «temporale/temporalità», nel secondo caso indicheremo sempre, nel corso del testo o fra parentesi, il termine tedesco di etimo latino.]

33 Sein und Zeit, p. 331 [trad. it., p. 398]. 34 Sein und Zeit, p. 19 [trad. it., p. 37]. 35 Sein und Zeit, p. 436 [trad. it., p. 518].

36 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

Il compito risolutivo assegnato all'ormai prossima terza se­zione, sulla base di quanto è stato raggiunto alla fine della secon­da sezione, viene mostrato - come a segnare la via - nell'ulti­mo capoverso del § 83. Per prima cosa la trattazione si assicura ciò che ha già guadagnato, lungo la via dell'analitica dell'esserci, riguardo alla questione fondamentale sul senso dell'essere in ge­nerale. Essa ha portato a mostrarsi, in senso fenomenologico, il fatto che «l"'essere" viene aperto nella comprensione dell'esse­re»36. Avendo portato nel campo visuale del pensiero - in gene­rale e per la prima volta nella storia della questione sull'essere -il fenomeno fondamentale dell'apertura, ossia della radura, co­me l'esser-disvelato, ossia come la verità (il non-nascondimento) propria dell'essere, essa non ha più reso visibile, come faceva la tradizione, solo l'essere nell'ente, ma l'essere in quanto tale.

Aperto, dischiuso nella comprensione dell'essere propria dell'esserci - è l'«essere». Il «comprendere» proprio dt:lla «com­prensione dell'essere», appartiene all'esserci esistente, come un suo modo fondamentale di essere. L'analitica dell'esserci ha mo­strato che questo «comprendere» possiede la struttura del pro­getto gettato37. L'essere in generale, l'essere in totalità, è dischiu­so nel compimento del progettare gettato. Tra i molteplici modi di essere, inclusi nell'unità del concetto generale di essere, i pri­mi ad essere tematizzati, lungo la via dell'analitica dell'esserci, sono stati i modi di essere dell'esistenza e del con-esserci, e assie­me ad essi soprattutto quei modi di essere non conformi all'es­serci, che sono l'utilizzabilità e l' esser-presente-sottomano38,

36 Sein und Zeit, p. 437 [trad. i~., p. 520]. 37 [«Progetto gettato» = geworfener Entwurf.] 38 [Il senso etimologico della Vorhandenheit e del Vorhanden-sein è precisamen­

te questo «esser-presente-sottomano», e cioè l'esser-presente al nostro sguardo di qualcosa che è lì, disponibile, come una «semplice presenza», secondo l'invalsa tradùzione di P. Chiodi - una traduzione, quest'ultima, che rischia però di con­fondersi in maniera indebita con l' «esser-presente» e con la «presenza» (anwesen, Anwesenheit), termini con cui Heidegger designa piuttosto il senso dell'essere pres-

GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 37

mentre i modi di essere della vita e della consistenza (dell'ente ideale) vengono solo nominati e appena toccati39

• L'apertura del­l'essere, dischiusa in senso esistenziale-trascendentale, «rende possibile che l'esserci, in quanto esiste come essere-nel-mondo, possa rapportarsi [ ... ] all'ente»40

• Nel rapporto dell'esserci all'en­te, l'apertura dell'essere, in quanto tale, di questo ente è «non­concettuale» e «preliminare», cioè insieme inespressa e non-te­matizzata. Ma l'ente a cui l'esserci si rapporta in base alla sua apertura esistenziale dell'essere in totalità - un'apertura che re­sta velata all'esserci stesso - non è solo l'ente che esso incontra pel mondo, l'ente utilizzabile, presente-sottomano o vivente, ma anche quell'ente esistente che è se stesso, e che non è se stesso (l'altro).

Comprendere l'essere come ciò che è compreso, vale a· dire come ciò che è aperto, si compie - come ogni comprensione

so i greci. Giustamente F. Volpi, nella sua traduzione di Wegmarken, ha proposto di rendere Vorhandenheit, in maniera più fedele, con «mera presenza sottomano». Tale presenza non è tuttavia da intendersi - come forse il «sottomano» indurreb­be a fare - nel senso di ciò che può essere adoperato o manipolato: a questo senso, infatti, corrisponde la Zuhandenheit, !'«utilizzabilità» (propriamente: ciò che è alla mano), quale modo d'essere primario, assegnato da Heidegger all'ente non confor­me all'esserci, e rispetto al quale, invece, la Vorhandenheit costituisce una determi­nazione derivata, quale ~ma di un'osservazione o di una considerazione teoretica. Si può anche dire, allora, che Vorhandenheit significhi una «mera, neutrale sussi­stenza», o più semplicemente «sussistenza», come propone il traduttore italiano dei Grundprobleme, A. Fabris; bisogna però notare che in questo modo, ciò che per Heidegger costituisce un dato fenomenologico primario dell'ente, viene caricato dei significati metafisici e teologici sedimentati nel termine subsistentia, che ne devie­rebbero il senso. L' «esser-presente-sottomano» - assieme all'utilizzabilità - si­gnifica per Heidegger un fenomeno ontologico peculiare, in cui si manifesta il sen­so d'essere dell'ente non conforme all'esserci: esso è un ente intramondano, non come semplice dato, ma in quanto è incontrato dall'esserci; e quest'ultimo, da par­te sua, si rapporta strutturalmente ad esso, è presso di esso, prima ancora di poter­lo concepire e ridurre a un correlato dell'io.]

39 [Sulla problematica della «vita» vedi p. es. Sein und Zeit, pp. 50, 194, 246 (trad. it., pp. 73, 242, 301-302). Sulla «consistenza» (Bestand) ideale dell'ente vedi p. es. Sein und Zeit, pp. 216-217, 362-363 (trad. it., pp. 267-268, 434-435).]

40 Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520].

38 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

propria dell'esserci - nella modalità del progetto gettato. Non solo la comprensione aprente l'esserci come essere-nel-mondo, ma anche la comprensione aprente l'essere dell'ente non confor­me all'esserci, in quanto è un progettare gettato, è possibile solo in conformità all'esserci, in base all' «originaria costituzione d'es­sere» dell'esserci, alla sua temporalità estatica. Il primo passo ri­solutivo, nella terza sezione su «Tempo ed essere», consiste per­ciò nel portare allo scoperto, in senso fenomenologico, «un'ori­ginaria modalità di temporalizzazione della stessa temporalità estatica». Essa, però, deve mostrarsi come una modalità di tem­poralizzazione. tale, che renda possibile «il progetto estatico del-1' essere in generale», cioè temporalizzi l'orizzonte del tempo -il tempo orizzontale - e progetti, quindi dischiuda in senso tem­porale [temporalJ l'essere dell'ente non conforme all'esserci. Per­ciò si deve mostrare «una via» che porti «dal tempo originario», dalla temporalità estatica, «al senso dell'essere» 41

; ma questo vuol dire mostrare in che modo lo stesso tempo originario - inteso come il fenomeno di un orizzonte - è appunto quell'orizzonte dal quale tutti i caratteri e tutti i modi dell'essere, con i rispettivi derivati, ricevono il loro senso temporale [temporalJ.

" Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 39

§ 3.1 problemi fondamentali della fenomenologia come seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere»

Che il testo intitolato I problemi fondamentali della fenomeno­logia abbia, come suo oggetto di ricerca, la tematica di «Tempo ed essere», risulta indubitabile dalla delucidazione del titolo, contenuta nel § 4 dell'Introduzione. L' «intera consistenza dei problemi fondamentali della fenomenologia, considerati nella lo­ro sistematica e nella loro fondazione», risiede nella «discussione della questione fondamentale sul senso dell'essere in generale, e nella discussione dei problemi che scaturiscono da essa»42

• Con ciò vengono nominati quei due passi fondamentali, nell'elabora­zione della tematica di «Tempo ed essere», che abbiamo già dif­ferenziato attraverso i relativi passaggi testuali di Essere e tempo.

La discussione della questione fondamentale sul senso del-1' essere in generale costituisce, in senso stretto, il primo passo, e cioè l'esplicazione fenomenologica del tempo orizzontale in base alla temporalità estatica.

I problemi che scaturiscono dalla questione fondamentale, chiarificano quella che in Essere e tempo era stata designata, solo per accenni, come l'interpretazione temporale [tempora!] dei ca­ratter~, dei modi e d$i derivati dell'essere - in quanto tale - del­l'ente non conforme all'esserci. Ciò che ancora non si diceva, in quegli stringati accenni preliminari alla terza sezione, era che, per poter interpretare in senso temporale [tempora!] - e cioè in base all'orizzonte del tempo originario - i caratteri, i modi e i derivati dell'essere, la trattazione prima di ogni altra cosa deve assicurarsi di questa struttura, dei caratteri e dei modi in un qua­dro sistematico. Questa assicurazione è parte essenziale del se­condo passo all'interno della tematica di «Tempo ed essere», e ci

42 Die Grundprobleme der Phi:inomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14].

40 HEIDEGGER E !PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

porta a vedere che sono quattro i problemi scaturenti dalla que­stione fondamentale sul senso dell'essere in generale.

Già a questo punto, però, dobbiamo dire che la suddetta di­scussione della questione fondamentale e dei quattro problemi che scaturiscono da essa, forma il nucleo centrale di «Tempo ed essere» - e non solo nella sua seconda elaborazione, ma già nella prima. Nell'impianto del corso, articolato in tre parti, questo nucleo centrale è riservato alla seconda parte, quella intitolata «La questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale. Le strutture fondamentali e i modi fondamentali del­l'essere»43. Da questo ci è possibile desumere che nella prima ela­borazione, poi rigettata, di «Tempo ed essere», la risposta data alla questione fondamentale mediante l'esplicazione del tempo orizzontale a partire dalla temporalità estatica, nonché la tratta­zione temporale [tempora!] dei quattro problemi fondamentali, erano conseguite in diretta prosecuzione e in immediata connes­sione con le analisi sistematiche della seconda sezione.

Contrariamente a ciò, nella seconda elaborazione si riscon­tra una deviazione significativa. Già nel § 1 dell'Introduzione veniamo a sapere di non poter giungere ai problemi fondamenta­li della fenomenologia per via diretta, «bensì per la via traversa di una discussione di determinati problemi particolari»44

• In questi ultimi si tratta di «tesi caratteristiche sull'essere, espresse nel corso della storia della filosofia occidentale, a partire dall'anti­chità». Il loro «specifico contenuto casale [ ... ] dev'essere discus-

. so criticamente, in modo da poter passare, per loro tramite, ai sunnominati problemi fondamentali della scienza dell'essere» 45 .

Dalle tesi sull'essere tramandate nella storia, bisognerà «enucleare» i problemi fondamentali di una scienza fenomenolo-

43 Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 32 e 321 [trad. it., pp. 22 e 218]. 44 Die Grundprobleme der Phanomeno!ogie, p. 1 [trad. it., p. l]. 45 Le due ultime citazioni: Die Grundprob!eme der Phanomenologie, p. ?O [trad.

it., p. 13].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 41

gica dell'essere in quanto tale, e determinarli nella loro «connes­sione sisternatica»46

• Questo è il contenuto della prima parte del corso, quella che porta il titolo di «Discussione fenornenologico­critica di alcune tesi tradizionali sull'essere»47

• Il vantaggio di questo accesso ai quattro problemi fondamentali e alla questione fondamentale - accesso caratterizzato da Heidegger come una via traversa - consiste nel poter vedere che, e in che modo, la questione fondamentale sull'essere in quanto tale e sul suo sen­so, come pure i quattro problemi fondamentali che scaturiscono da essa, derivino da una radicalizzazione, e cioè da una più origi­naria ripetizione della metafisica e dell'ontologia tramandate.

L' «Impianto del corso», riportato nel § 6 dell'Introduzione, prospetta però anche una terza parte, intitolata «Il metodo scien­tifico dell'ontologia e l'idea di fenornenologia»48

• Qui l'idea, e cioè il concetto di fenomenologia dev'essere sviluppato in base al terna della fenomenologia - l'essere in quanto tale, nella sua struttura, nei suoi caratteri e nei suoi modi - e in base alla ma­niera co~ cui la f enornenologia tratta questo suo terna49

• E. così come la prima e la seconda parte sono articolate in quattro capi­toli, anche per la terza parte è prevista una quadruplice articola­zione. Dopo aver compiuto l'analitica dell'esserci e aver dato ri­sposta alla questione fondamentale che la guida, come pure ai quattro problemi fohdarnentali che scaturiscono da essa, ora può seguire finalmente una meditazione sul «fondamento ontico del­l'ontologia e [sull']analitica dell'esserci come ontologia fonda­mentale», sull'«apriorità dell'essere e [sulla] possibilità e struttu­ra della conoscenza a priori», sui «tratti fondamentali del metodo fenomenologico: riduzione, costruzione, distruzione», e infine

46 Die Grundprobleme der Phii,nomenologie, p. 1 [trad. it., p. l]. 47 Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 32 e 35 [trad. it., pp. 21e24] .

. 48 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 32 [trad. it., p. 22].

· 49 Cfr. Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 1 e 3 [trad. it., pp. 1 li! 3].

42 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

sull' «ontologia fenomenologica e [sul] concetto di filosofia» 50. Senza dubbio, anche il contenuto di questa terza parte - la me­ditazione conclusiva sull'idea di fenomenologia - apparteneva

.· all'ambito tematico della prima elaborazione di «Tempo ed esse­re», come è provato da un passo della seconda sezione di Essere e tempo51

• E non poteva essere altrimenti, se nel paragrafo metodo­logico dell'Introduzione a Essere e tempo si può fornire e discute­re, per il momento, solo il «concetto preliminare di f enomenolo­gia»52. In quanto concetto preliminare, esso è il concetto provvi­sorio che rinvia a quel concetto completo di fenomenologia che si potrà dare solo successivamente. Questo concetto completo viene designato anche come l'idea di fenomenologia.

a) La risposta alla questione fondamentale sul senso del­l'essere in generale

Le quattro tesi storiche sull'essere (l'essere non è un predi­cato reale; alla costituzione ontologica di un ente appartengono essentia ed existentia; i modi fondamentali dell'essere sono l'esse­re dello spirito e l'essere della natura; l'essere della copula) sono tesi diverse riguardo all'ente nel suo essere, e sono quindi delle tesi metafisiche. In ciascuna di queste tesi, però, si trova nasco­sto un problema ontologico-fondamentale di fondo53, e cioè un problema fondamentale riguardo all'essere in quanto tale. Ma i problemi fondamentali, nascosti in tal modo, possono essere di­svelati ed elaborati solo se prima vien «posta e risolta la questione fondamentale di ogni scienza dell'essere: la questione sul senso del­l'essere in generale» 54

• L'interpretazione critica di ciascuna delle

50 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 33 [trad. it., p. 22]. 51 Cfr. Sein und Zeit, p. 357 [trad. it., p. 428]. 52 Sein und Zeit, p. 34 [trad. it., p. 54]. 53 [Qui e in seguito, il «problema ontologico-fondamentale di fondo» traduce

das fundamentalontologische Grundproblem.] 54 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 20-21 [trad. it., p. 14].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 43

quattro tesi tramandate porta, di volta in volta, a una prima indi­cazione formale del problema ontologico-fondamentale di fondo.

La meditazione riguardo alla via che ora si deve intraprende­re - nella seconda parte del corso - per discutere di tale que­stione fondamentale e dei problemi fondamentali che da essa scaturiscono, è la stessa che conosciamo da Essere e tempo, sen­z'alcuna differenza. L'essere in quanto t~le - nel suo senso ri­cercato - ci si dà quando comprendiamo l'essere, nella com­prensione dell'essere propria dell'ente che noi stessi siamo: un ente che, sulla base di questa sua comprensione dell'essere, vie­ne chiamato «esserci», Dasein. L'essere che viene.dischiuso nella comprensione, rende possibile all'esserci i suoi rapporti con l'ente - l'ente che esso stesso è, e quello che esso stesso non è. La comprensione dell'essere ha «la maniera d'essere dell'esserci umano», è il modo in cui l'esserci è costituito nel suo essere55

Solo se vengono svelate e determinate la costituzione e la strut­tura ontologica dell'esserci che comprende l'essere, sussiste la possibilità «di cogliere, nella sua struttura, la comprensione del-1' essere propria dell'esserci»56

• Solo sulla base della più origina­ria chiarificazione possibile della struttura d'essere dell'esserci, si possono porre e risolvere le due questioni tra loro connesse ri­guardo alla comprensione dell'essere.

La prima questione si chiede: che cosa rende possibile la comprensione dell'essere in generale, in quanto comprensione? La seconda questione va in cerca di ciò a partire da cui - e cioè di quell' «orizzonte preliminarmente dato, a partire dal quale» -l'esserci comprende l'essere. L'analitica olitologico-fondamenta­le, cioè il disvelamento della comprensione dell'essere, pone con ciò sia la questione riguardante la comprensione che è propria del­l'esserci, sia quella riguardante l'essere che è compreso nella comprensione, ossia la comprensibilità dell'essere.

55 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14]. 56 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14].

44 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

Questa concisa meditazione riguardo alla via, porta a vedere che la questione sul senso dell'essere in generale, e quindi l'ana­litica della comprensione dell'essere propria dell'esserci, presup­pone «un'analitica dell'esserci ordinata a questo scopo». Essa per prima cosa dovrebbe evidenziare la costituzione fondamen­tale dell'esserci (come cura: prima sezione di Essere e tempo), e succesivamente dovrebbe portare allo scoperto il senso dell'esse­re dell'esserci come temporalità (seconda sezione di Essere e tem­po).

Questo richiamo ai due compiti inerenti all'analitica dell'es­serci, viene seguito dalla meditazione decisiva riguardo alla via che bisogna intraprendere - sotto il titolo di Tempo ed essere -per poter passare dall'analitica dell'esserci alla soluzione della que­stione fondamentale sul senso dell'essere in generale. La temporalità estatica è il senso d'essere dell'esserci. All'essere dell'esserci, alla sua costituzione d'essere, appartiene essenzialmente la compren­sione dell'essere. E dunque anche la comprensione dell'essere, in quanto appartiene all'essere dell'esserci, è resa possibile in ba­se al senso d'essere di quest'ultimo, cioè in base alla temporalità. La comprensione dell'essere, in quanto è un progettare gettato, si compie come un'originaria modalità di temporalizzazione della temporalità estatica. E però la comprensione temporalizzantesi non sta senza l'essere che in essa viene compreso. Per questo, non solo il comprendere è determinato temporalmente, ma an­che ciò che in esso viene compreso - l'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci, a cui l'esserci di volta in volta si rapporta - dev'essere determinato in se stesso temporalmen­te. «Da qui sorge la prospettiva di una possibile verifica della se­guente tesi: l'orizzonte, .a partire dal quale diviene comprensibi­le qualcosa come l'essere in generale, è il tempo»57

• Il tempo, co­me orizzonte, appartiene alJa temporalità estatica, e vi appartie-

57 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 22 [trad. it., p. 15].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 45

ne in quanto questo tempo-orizzonte si dischiude, ossia si dirada nella temporalizzazione della temporalità estatica. Anche qui l'interpretazione ontologico-fondamentale dell'essere in quanto tale, viene caratterizzata - in base al tempo - come interpreta­zione temporale [tempora!].

Con questo è già tracciata la via per la seconda, decisiva par­te del corso, nella quale per _prima cosa dev'esser data risposta al­la questione fondamentale, mostrando il tempo orizzontale che è proprio della temporalità estatica, e per seconda cosa devono es­ser discussi i quattro problemi fondamentali come problemi della temporalità [ Temporalitat].

Se ora diamo uno sguardo all'articolazione della seconda parte, secondo il progetto preliminare del § 6, osserveremo che i suoi quattro capitoli corrispondono ai quattro problemi fonda­mentali. Non troviamo, invece, un capitolo specifico per la que­stione fondamentale cui si deve dare risposta prima dei quattro problemi fondamentali. Il primo capitolo è intitolato diretta­mente: «Il problema della differenza ontologica»58

• Tuttavia, se guardiamo con più attenzione, ci si mostra che nei§§ 19-21 non è subito la differenza ontologica ma - corrìe annunciato - è la questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in gene­rale, che viene elaborata e risolta. Solo nell'ultimo paragrafo di questo capitolo, il § 2~, viene discusso il problema fondamentale della differenza ontologica, come un problema fondamentale della temporalità [Temporalitat] dell'essere.

Da ciò possiamo desumere che la prima elaborazione di «Tempo ed essere» si collegava direttamente ai risultati dell'àna­litica della seconda sezione di Essere e tempo. E giacché nella se­conda sezione era stata disvelata la temporalità estatica nelle sue possibili modalità di temporalizzazione, la terza sezione poteva passare direttamente ad eseguire il compito formulato alla fine

58 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 33 e 322 [trad. it., pp. 22 e 218].

46 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

del§ 83: il disvelamento di quell'originaria modalità di tempora­lizzazione della temporalità estatica, che progetta l'essere in ge­nerale secondo il tempo orizzontale.

La seconda elaborazione, invece, non sceglie la via diretta. Caratteristico del suo modo di procedere è anche il fattp che es­sa, già all'inizio della prima parte, e poi continuando nella se~ conda, espone alcuni dei principali passaggi dell'analitica del­l'esserci, quelli indispensabili per dare risposta alla questione fondamentale. In altri termini, lo svolgimento della tematica di «Tempo ed essere» avviene con la contemporanea elaborazione di alcune parti essenziali dell'analitica dell'esserci, svolta nelle prime due sezioni di Essere e tempo. Questo modo di procedere ha il vantaggio di non presupporre la conoscenza della prima metà di Essere e tempo: non si poteva infatti presupporre che gli ascoltatori di queste lezioni avessero già acquisito questa prima metà, dal momento che essa era appena apparsa.

Per poter dare risposta - nel primo capitolo della seconda parte - anzitutto alla questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale, per prima cosa si deve svelare e si deve introdurre sul ca_mmino del pensiero la temporalità estati­ca. Per questo fine Heidegger sceglie una via che merita di esse­re considerata attentamente, poiché non si tratta della via che proviene dalla seconda sezione di Essere e tempo, bensì della sua inversione. In «Esserci e temporalità» Heidegger percorre la via che, a partire dalla cura, porta alla temporalità come tempo ori­ginario, per poter mostrare poi come da quest'ultimo scaturisca il solo tempo che ci sia familiare, il tempo-ora ordinario. All'ini­zio della seconda parte dei Problemi fondamentali, invece, egli percorre la strada inversa, partendo dalla determinazione con­cettuale del tempo ordinario - quale si trova, in senso paradig­matico, in Aristotele - e ritornando di qui, passo dopo passo, nel campo d'origine della temporalità estati~a. Questa via egli la percorre nei § § 19 e 20. ·

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 47

Verso la fine del § 20 egli passa poi, sulla base della tempo­ralità estatica, all'esplicazione fenomenologica del tempo come orizzonte della comprensione dell'essere. L'orizzonte del tempo originario viene introdotto rivolgendo lo sguardo al fatto che «le estasi della temporalità (avvenire, essere-stato, presente) non so­no semplicemente dei rapimenti verso ... , dei rapimenti per così dire nel nulla», e che invece, «in quanto rapimenti verso ... , in base al loro rispettivo carattere estatico possiedono un orizzonte, il quale è prefigurato dal modo del rapimento - cioè dal modo dell'avvenire, dell'essere-stato e del presente - e appartiene al~ l'estasi stessa»59

• Questo verso-che del rapimento, il verso-dove dell'estasi, viene designato come «orizzonte» o come «io schema orizzontale dell'estasi». All'unità estatica delle estasi della tem­poralità corrisponde «un'unità dei suoi schemi orizzontali»60 , Per questo, ora non si parla più solo di temporalità estatica, ma di temporalità estatico-orizzontale. Il trascendere dell'esserci rende possibile il suo comprendere l'essere. Ma se il trascendere «si fonda sulla costituzione estatico-orizzontale della temporali­tà»61, questa sarà la condizione di possibilità sia del comprendere l'èssere, che dell'essere stesso in quanto compreso, cioè aperto, di­radato. Con questa visione si chiude il § 20 su Zeitlichkeit und Temporalitat, «Temporalità e temporalità dell'essere».

Nel seguente § '1 su Temporalitat und Sein, «Temporalità ed essere», si può ormai mostrare - in una prima ed essenziale modalità - come l'unità estatico-orizzontale della temporalità progetti temporalmente [tempora!] l'essere in quanto tale del­l'ente non conforme all'esserci. Già all'inizio viene sottolineato che la Temporalitat «è la più originaria temporalizzazione della

59 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 428 [trad. it., p. 289. - Vedi su­pra, nota 25].

60 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 429 [trad. it., p. 289. - «Il verso­che» = das Wozu; «il verso-dove» = das Wohin].

61 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 429 [trad. it., p. 289].

48 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

temporalità [Zeitlichkeit] in quanto tale», la più originaria tra le molteplici articolazioni che discendono dall'origine. In questo

senso, anche nel § 83 di Essere e tempo si parlava di un'«origina­ria modalità di temporalizzazione della temporalità»62 . Come ri­

sposta essenziale alla questione fondamentale, il § 21 fornisce un' «interpretazione temporale [tempora!] dell'essere di ciò che anzi­tutto è presente-sottomano, dell'utilizzabilità», e mostra, «esem­plificandolo in riferimento alla trascendenza, in che modo la comprensione dell'essere sia possibile temporalmente [tempo­ral]»63. L'ente il cui essere viene progettato - nell'orizzonte del

tempo originario - come utilizzabilità, si fa incontro all'esserci nel commercio con cui quest'ultimo si prende cura di esso64. Questo stesso commercio possiede una propria temporalità, il presentare che trattiene-attendendo65. Ma non è questa stessa temporalità, bensì è la più originaria temporalità della compren­sione dell'essere - comprensione che rende possibile il commer­cio che si prende cura - quella che progetta, e cioè dischiude temporalmente [tempora!] l'utilizzabilità dell'ente di cui ci si prende cura.

Come ogni modalità di temporalizzazione della temporalità, anche la sua modalità originaria - quella che rende possibile la comprensione dell'essere - consiste nell'unità delle tre estasi dell'avvenire, dell'essere-stato e del presente. Per quanto riguar­

da il progetto temporale [tempora!] dell'utilizzabilità, l'estasi de­terminante è quella del presentare. La direzione del rapimento di questa estasi porta al suo orizzonte specifico, quello della pre­senza66. E qui segue il passaggio decisivo: «Ciò che si trova oltre

62 Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520]. 63 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 431 [trad. it., p. 291]. 64 [«Il commercio con cui ci si prende cura» = der besorgende Umgang.] 65 [«Il presentare che trattiene-attendendo» = das behaltend-gewiirtigende Ge­

genwiirtigen.] "[L'estasi del «presentare» (Gegenwiirtigen) è rapita verso l'orizzonte della

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 49

l'estasi come tale, ed è al di là di essa sulla base del suo carattere di rapimento e in quanto determinato da quest'ultimo, o più precisamente: ciò che determina in generale il verso-dove dell"'ol­tre sé" in quanto tale, è la presenza come orizzonte. La presenza non si identifica con il presente, ma, come determinazione fonda­mentale dello schema orìzzontale di questa estasi, costituisce insie­me l'intera struttura temporale del presente. Qualcosa di corri­spondente vale per le altre due estasi, l'avvenire e l'essere-sta­to»67. L'estasi del presente - in unità con le estasi dell'avvenire e dell'essere-stato - ptogetta l'utilizzabilità come tale nell'oriz­zonte della presenza. In quanto l'essere dell'ente che si incontra dentro il mondo è progettato presenzia/mente, esso è compreso temporalmente [tempora/]. In questo senso Heidegger può enun­ciare il principio fondamentale: «L'essere noi lo comprendiamo dunque a partire dall'originario schema orizzontale delle estasi della temporalità»68.

b) Il primo problema fondamentale: la differenza ontologica di essere ed ente

Si è detto che i quattro problemi fondamentali della f enome­nologia, vale a dire dell'ontologia fenomenologica fondamentale, scaturiscono dalla qy.estione fondamentale. In che modo il pri­mo problema fondamentale, la differenza ontologica, scaturisce dalla questione fondamentale? In che senso questo è il primo dei quattro problemi fondamentali?

L'ontologia fondamentale è la scienza filosofica dell'essere in quanto tale, e non appena dell'ente in quanto tale. L'essere in quanto tale, tuttavia, è l'essere dell'ente. Ma proprio come nulla

«presenza» (Praesenz). - Più sotto troveremo la differenza tra «presente» (Gegen­wart) e «presenza» (Praesenz).]

67 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 435 [trad. it., p. 294. - «Il verso­dove dell"'oltre sé"» = das Wohin des "iiber sich hinaus'1.

68 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 436 [trad. it., p. 294].

50 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

di essente, l'essere è essenzialmente differente dall'ente. Per que­sto parliamo anche di essere stesso. In quanto differenziato dal­l'ente, l'essere però determina l'ente in quanto ente. Senza l'esse­re, l'ente non sarebbe manifesto e comprensibile in quanto tale. Perciò bisogna chiedersi come vada intesa la differenza di essere ed ente, e ancor più come vada fondata la possibilità di questa differenza. Ma la chiarificazione concettuale della differenza di essere ed ente deve anche determinare in che modo l'essere -differenziato dall'ente - appartenga tuttavia all'ente, e cioè in che modo esso renda manifesto l'ente in quanto tale. Solo allor­quando compiamo, in maniera chiara ed evidente, la differenza di essere ed ente, raggiungiamo il tema dell'ontologia fondamen­tale: l'essere in quanto tale e nel suo senso.

Ma con ciò si è anche fondato il motivo per cui la differenza ontologica di essere ed ente è il primo problema fondamentale. Solo allorquando si sia chiarita, nel suo senso fondamentale, la differenza di essere ed ente, si possono infatti discutere gli altri · tre problemi fondamentali, i quali riguardano tutti l'essere in quanto tale. Nell'importante § 4 dell'Introduzione - il quale, sotto il titolo «Le quattro tesi sull'essere e i problemi fondamen­tali della fenomenologia», fornisce un'indicazione formale della questione f'ondamentale e dei quattro problemi che da essa sca­turiscono - si fa dipendere la chiarificazione della differenza ontologica dal fatto di aver portato esplicitamente alla luce, in precedenza, il senso dell'essere in generale, cioè dal fatto di aver mostrato in che modo la temporalità estatico-orizzontale renda possibile la differenziabilità di essere ed ente69

Il compito stabilito nell'Introduzione, viene eseguito nel §

22. Nel compimento della sua esistenza, l'esserci comprende l'essere; in base a questa comprensione dell'essere si rapporta al­l'ente, e in ciò lo sperimenta in quanto ente. La differenza di es-

69 Cfr. Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 22-23 [trad. it.,. pp. 15-16].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 51

sere ed ente cominicia ad aprirsi - come qualcosa di non esplici­tamente saputo - nel compimento dell'esistenza dell'esserci. Come inesplicita comprensione dell'essere quale essere dell'en­te, a cui l'esserci, esistendo, si rapporta, la differenza di essere ed ente possiede «la maniera d'essere dell'esserci». Il modo di esse­re dell'esistenza si può anche caratterizzare come «"essere nel compimento di questa differenza"»70

• Ma poiché l'esistere si compie come il temporalizzarsi della temporalità estatico-oriz­zontale, anche la differenza di essere ed ente è temporalizzata nella temporalizzazione della temporalità11

• Il differenziarsi di essere ed ente si compie nella e con la temporalizzazione della temporalità estatico-orizzontale, nella quale l'apertura dell'esse­re è dischiusa come esistenza e come utilizzabilità - in senso estatico-temporaie [ ekstatisch-zeitlich] e orizzontale-temporale [ho­rizontal-temporalj -, in maniera tale che nell'apertura dell'esser­utilizzabile, progettata presenzialmente, l'ente venga scoperto come utilizzabile. La differenza di essere ed ente è allora la diffe­renza tra· l'esser-aperta dell'utilizzabilità, determinata in senso temporale [temporalj, e l'esser-scoperto72 dell'ente utilizzabile in quanto reso presente.

Importante è l'indicazione secondo cui è solo in quanto si temporalizza già sempre sulla base della temporalità e insieme ad essa, che la differl!nza «può essere propriamente ed esplicita­mente saputa, e in quanto saputa, interrogata, e in quanto inter-

10 Die Grundprobleme der Phdnomenologie, p. 454 [trad. it., p. 306. - Existenz heiflt gleichsam "im Vollzug dieses Unterschiedes sein": «Esistenza significa, per così dire, "essere nel compimento di questa differenza"», tenendo anche conto del sen­so soggettivo del genitivo, per cui esistenza significherebbe «l'ess~e nel compi­mento da parte di questa differenza», il compiersi di essa].

11 [Da intendersi anche nel senso che la differenza viene a prodursi, giunge a maturazione (ist gezeitigt) nel compimento stesso, vale a dire nella maturazione del­la temporalità (in der Zeitigung der Zeitlichkeit}! cfr. supra, nota 20.]

12 [«Esser-aperto» (o apertura) = Erschlossenheit; «esser-scoperto» = Entçl.eckt­heit.]

52 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

rogata, ricercata, e in quanto ricercata, concettualizzata»73• Solo

in quanto la differenza di essere ed ente, in senso pre-ontologico, «ci è» già sempre «latente nell'esistenza dell'esserci», cioè è di­svelata nell'esserci, essa può venire esplicitata e tematizzata in generale. E poiché in questa tematizzazione, propria del pensie­ro filosofico, l'essere «diviene il possibile tema di una compren­sione concettuale (logos)», la differenza di essere ed ente, esplici­tamente compiuta, viene chiamata differenza ontologica74

c) Il secondo problema fondamentale: l'articolazione fondamentale nell'essere

Il primo problema fondamentale - la differenza ontologica di essere ed ente - viene enucleato, nella prima parte del corso, a partire dalla tesi di Kant, secondo la quale l'essere non è un predicato reale. Il secondo problema fondamentale viene ricava­to dalla discussione critica di quella tesi ontologica medievale, risalente ad Aristotele, la quale sostiene che alla costituzione d'essere di ciascun ente appartengono il che-cos'è (essentia) e l'esser-presente-sottomano (existentia)75. Con rincrescimento di tutti coloro che sono interessati a una completa elaborazione del­l'ontologia fondamentale e della tematica che cade sotto il titolo

73 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 454 [trad. it., p. 306]. 74 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 454 [trad. it., pp. 306-307. -

Nell'utima frase il termine «differenza» traduce, nel primo caso (come in diversi altri nelle frasi precedenti) Unterschied, nel secondo Differenz. Di fatto in questo contesto il significato è lo stesso, benché lo si possa differenziare rispettivamente con «distinzione» e «differenza», come propone p. es. il traduttore italiano dei Grundprobleme. Ciò che comunque, rispetto all' Unterschied, caratterizza la Diffe­renz, è che si tratta specificamente di una ontologische Differenz, e quindi l'aggetti­vo ci sembra determini precisamente il senso della «differenza» rispetto alla «di­stinzione», che in tal modo verrebbe a significare una differenza non centrata esplicitamente nel suo senso ontologico].

"[«Il che-cos'è» = das Was-sein; «l'esser-presente-sottomano» = das Vorhan­densein: cfr. supra, nota 38.]

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 53

di «Tempo ed essere», bisogna però prendere atto che neanche la seconda elaborazione di «Tempo ed essere» è completa, e che soprattutto manca lo svolgimento del secondo, del terzo e del quarto problema fondamentale. Un motivo esterno è costituito dalla fine del semestre. Tuttavia, noi possiamo desumere i tratti f ondàmentali di questa elaborazione mancante degli altri tre pro­blemi fondamentali, oltre che dal suddetto § 4, anche dai capitoli corrispondenti della prima parte. E, ogni volta, è soprattuto nel terzo paragrafo di ciascuno di questi capitoli che, in una critica fenomenologica di ciò che è insufficiente nella tesi tramandata, vien fatto emergere il problema ontologico-fondamentale di fon­do. Su questa via noi raggiungiamo uno sguardo d'insieme sugli altri tre problemi fondamentali, ma con ciò otteniamo anche una comprensione della sistematica interna dei quattro problemi di fondo dell'ontologia fenomenologica fondamentale, scaturenti a loro volta dalla questione fondamentale.

È stata soprattutto l'ontologia medievale, con la sua dottrina della distinctio realis, modalis o rationis, a esprimere la tesi secon­do cui ad ogni ente appartiene il suo che-cos'è (essentia) e una maniera d'essere (existentia). Con ciò essa ha compreso il che-co­s'è e l'esser-presente-sottomano (esser-effettivo) quali caratteri d'essere dell'ente. Al tempo stesso questa tesi si presenta con una pretesa ontologica universale: ogni ente - compreso cioè an­che l'uomo. L'ontologia medievale ha espresso questa tesi in una maniera dogmatica: è vero che essa ha considerato la distinctio, in quanto tale, nel modo più dettagliato, ma non ha posto in questione la sua possibile origine.

Tale questione dell'origine porta al secondo problema onto­logico-fondamentale di fondo. La sua elaborazione mostra che il che-cos'è e il modo-di-essere76 appartengono, in senso ampio, al­l'essere stesso e che quindi l'essere in quanto tale (e non solo

76 [«Il che-cos'è» = dasWas-sein; «il modo-di-essere» = dieWeise-zu-sein.]

54 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

l'essere nell'ente) è «arti.colato nella sua essenza»77 mediante quelle due determinazioni d'essere. Ma se l'essere, in quanto ta­le, è dischiuso temporalmente [temporal] come essere dell'ente non conforme all'esserci, allora, sulla base del già disvelato sen­so dell'essere stesso - cioè a partire dall'orizzonte temporale [temporal] -, si deve fondare «il motivo per cui ogni ente può avere e deve avere un che-cosa, un i;(, e un possibile modo di es­sere». Il problema dell'articolazione fondamentale dell'essere è «la questione della necessaria coappartenenza del che-cos'è e del modo-di-essere, e quella dell'appartenenza di entrambe, nella loro unità, all'idea dell'essere in generale».

Soprattutto, però, si deve limitare. e modificare la tesi ontolo­gico-universale tramandata, riguardante l'articolazione dell'esse­re di un ente in che-cos'è e in esser-presente-sottomano. Limita­zione e modificazione tuttavia non si riferiscono all'articolazione dell'essere in quanto tale, bensì all'asserzione dogmatica che vi sia soltanto un modo o una maniera d'essere per tutti gli enti, va­le a dire l' existentia, e che ogni ente si differenzi dagli altri enti solo mediante il suo che-cos'è, e non mediante la sua maniera d'essere 78

L'ente che per primo cade al di fuori della tesi della tradizio­ne, formulata in senso universale, è quello il cui modo d'essere non è l'existentia, bensì l'esistenza che comprende l'essere. Que­sto, che è il modo d'essere più proprio dell'esserci, è anche quel­lo che non permette che alla costituzione ontologica dell'esserci appartenga qualcosa come la cosalità (realitas) o il che-cos'è (quidditas, essentia). Il modo d'essere dell'esistenza non prefigu­ra, per l'esserci, alcun che-cos'è, bensì un chi-è19

• Chi sia di volta

11 Questa e le due prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 24 [trad. it., p. 16].

1• Su questo e su quanto segue cfr. Die Grunw_probleme der Phiinomenologie, pp.

168 ss. [trad. it., pp. 113 ss.]. 19 [«Cosalità» = Sachheit; «che-cos'è» = Washeit; «chi-è» = Werheit.]

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 55

in volta l'esserci, viene determinato in base al modo con cui esso si rapporta, nel suo essere, a questo essere stesso. L'articolazione d'essere dell'esserci non è mai quella di essentia ed existentia, bensì quella di esistenza e chi-è.

Ma la tesi tramandata riguardo alla distinctio dell'essere in essentia ed existentia, non conserva il suo valore nemmeno per tutti quanti gli enti non conformi all'esserci. La limitazione e la modificazione necessarie si estendono anche all'ente non confor­me all'esserci, poiché neppure esso è generalmente e regolar­mente presente-sottomano, di volta in volta, nel suo che-cos'è. E neanche I'existentia è l'unico modo d'essere dell'ente non con­forme all'esserci, bensì solo uno tra i tanti. E dal momento che il modo d'essere prefigura il rispettivo che-cos'è di un ente, è solo il modo d'esser presente-sottomano (existentia) a tracciare il che­cos'è come esser-cosa80

• Invece il modo d'essere dell'utilizzabilità traccia il che-cos'è, come ciò che Heidegger chiama appagativi­tà81. Un terzo modo d'essere dell'ente non conforme all'esserci è la vita, la quale prefigura il che-cos'è proprio dell'ente vivente, un che-cos'è che non si può cogliere né come esser-cosa né come appagatività. E infine, come quarto modo d'essere dell'ente non conforme all'esserci, Heidegger nomina la «consistenza» e la «persistenza»82

, quali modi d'essere dei rapporti geometrici e arit­metici. Anche quest"o modo d'essere prefigura un autonomo che­cos'è di quell'ente.

80 [«Esser-cosa» traduce il termine Dinglichkeit - distinto da «Cosalità» (Sach­heit), impiegato nel capoverso precedente - in quanto indica non appena il conte­nuto essenziale dell'ente, ma la sua dipendenza ontologica dal modo d'essere spe­cifico di esso, dipendenza che è ciò che qui più interessa.]

81 [«Appagatività» = Bewandtnis. - Vedi Sein und Zeit, §§ 18 e 69/a; Die Grundprobleme der Phiinomenologie, § 20/d.] ·

82 [«Consistenza» = Bestand; «persistenza» = Bestiindigkeit. - Su questi modi, e su quello della vita, per quanto riguarda Sein und Zeit vedi supra, nota 39 e Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 14 (trad. it., pp. 9-1 O).]

56 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

Il problema tradizionale della distinctio, trasformato - in senso ontologico-fondamentale - nel problema dell'articolazio­ne dell'essere, diviene assai complesso come problema fonda­mentale. D'ora in poi, infatti, l'articolazione fondamentale che vige nell'essere in quanto tale, risulta come articolazione di esi­stenza e con-esserci, utilizzabilità, presenza-sottomano, vita e consistenza da una parte, e chi-è, appagatività, esser-cosa e che­cos'è del vivente, come pure del persistente dall'altra parte.

Il secondo problema fondamentale lo si può comprendere però solo se lo si coglie nella sua connessione con il primo. Il pro­blema dell'articolazione fondamentale dell'essere «è solo una questione più specifica, riguardo alla differenza ontologica in ge­nerale»83. L'essere, nella sua differenza dall'ente, non è sempli­ce, bensì articolato; ma non è articolato in un unico modo soltan­to, bensì in molti modi. L'articolazione che varia, di volta in vol­ta, a seconda dei modi d'essere, partecipa - assieme a ciò che in essa viene articolato - alla differenza di essere ed ente, e dunque alla differenza ontologica. Tutto ciò che appartiene all'articola­zione dell'essere, dev'essere pensato a partire dalla differenza ontologica di essere ed ente.

d) Il terzo problema fondamentale: le modificazioni dell'essere e l'unità della sua molteplicità

Il terzo problema fondamentale viene enucleato a partire da una discussione critica della tesi centrale dell'ontologia moderna iniziata con Descartes. Secondo questa tesi, i modi fondamentali dell'essere sono la res cogitans, l'essere dello spirito, e la res exten­sa, l'essere della natura. Nell'abbozzo del secondo problema fon­damentale abbiamo già dovuto anticipare una parte del terzo, va­le a dire la molteplicità dei modi di essere. L'esposizione di que-

83 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 170 [trad. it., p. 115].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 57

sto problema fondamentale prende le mosse dal fatto che ogni ente, oltre al suo che-cos'è (il quale ora assume un ruolo comple­mentare), possiede anche un modo-di-essere. Nel terzo problema fondamentale si tratta della tematizzazione sistematica, in senso ontologico-fondamentale, dei modi di essere.

La tradizione dice che il modo-di-essere ha lo stesso caratte­re per tutti gli enti. La critica ontologico-fondamentale di questa tesi mostra invece una molteplicità di differenti modi di essere. In particolare, essa svela che il modo d'essere più proprio del­l'uomo, incomparabile in quanto tale con gli altri modi, è l'esi­stenza che comprende l'essere.

Ora, a un primo sguardo sembrerebbe che sia stata proprio l'ontologia moderna di Descartes e di Kant a mettere in luce, per la prima volta, questa differenza tra il modo d'essere dello spiri­to ·e della persona da un lato, e quello della natura e della cosa dall'altro. Sennonché, a uno sguardo più attento si mostra che quella differenza non è una differenza tra veri e propri modi di essere, bensì è una differenza nel· che-cos'è dell'ente. Anche l'on­tologia moderna conosce solo un modo di essere, l'esser-presen­te-sottomano, e su questa base differenzia la res cogitans dalla res extensa, la persona dalla cosa.

Ma se vi sono più modi di essere, ci si deve chiedere quali siano i modi d' essefe fondamentali. Inoltre ci si deve chiedere «Come [sia] possibile la molteplicità dei modi di essere, e come possiamo comprenderla a partire dal senso dell'essere in genera­le». Infine si fa incalzante la domanda su come si possa «parlare, nonostante la molteplicità dei modi di essere, di un concetto uni~ tario dell'essere in generale»84

Come abbiamo già visto nel contesto del secondo problema fondamentale, Heidegger differenzia, in tutto, cinque o sei modi fondamentali di essere: esistenza, con-esserci, utilizzabilità, pre-

84 Le due citazioni: Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 24 [trad. it., p. 16].

58 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

senza-sottomano, vita, consistenza85• Il con-esserci, quale modo

d'essere, non significa l'altro che esiste assieme, bensì il modo d'essere dell'altro. Come modo d'essere, il con-esserci non è solo una variazione del mio proprìo modo d'essere - l'esistenza -bensì è un modo d'essere proprio, non derivabile da altri, in base al quale l'altro mi incontra come l'estraneo.

La tradizionale divisione dell'ente in res cogitans (persona) e res extensa (cosa) è determinata «seguendo il filo conduttore di un concetto dominante di essere»86

, quello secondo cui essere non significa altro che esser-presente-sottomano. La differenza radicale tra la costituzione d'essere dell'esserci e quella dell'ente non conforme all'esserci, viene svelata solo mediante la differen­ziazione ontologico-fondamentale tra i modi d'essere dell'esisten­za e dell'esser-presente-sottomano (in senso ampio). Ma il modo d'essere dell'esserci e i modi d'essere dell'ente non conforme al­l'esserci risultano «talmente disparati che, in un primo momen­to, questi due modi di essere non sembrano comparabili e deter­minabili a partire da un concetto unitario di essere in generale». La questione che viene posta qui è quella riguardante «l'unità del concetto di essere, in relazione a una possibile molteplicità dei modi dell'essere». Lo svolgimento del terzo problema fonda­mentale ci manca, e dunque la questione sull'unità del concetto di essere non riceve risposta. Da parte nostra, tuttavia, possiamo dare una risposta a tale questione, basandoci sull'intero tracciato problematico seguito dal pensiero ontologico-fondamentale. L'unità del concetto di essere è data nell'unità del senso dell'es­sere in generale, vale a dire nell'unità dell'apertura o radura estatico-temporale [ekstatisch-zeitlich] e di quella orizzontale­temporale [horizontal-temporalJ dell'essere in generale.

85 [Vedi, p. es., Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 14 e 395-396 (trad. it., pp. 9 e 268).] ·

86 Questa e le prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 250 [trad. it., p. 168].

LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE»

e) Il quarto problema fondamentale: il carattere di verità dell'essere

59

Il quarto problema fondamentale viene ricavato da una di­scussione critica della tesi riguardante l'essere della copula -una tesi propria della logica, in tutta la sua storia, a partire da Aristotele. Nell'asserzione S è P noi troviamo un «è», che colle­ga S e P. Ogni logos che sia costituito così, in un senso apofanti­co, o è vero o è falso. Da ciò risulta che l'esser-vero o il non-es­ser-vero sta in connessione con l'essere della copula. La logica conosce la connessione di essere e verità solo in questa forma, fondata a sua volta in diversi modi.

Ma questa forma può servire come punto di partenza per raggiungere quel problema ontologico-fondamentale che si basa sul carattere di verità dell'essere in quanto tale. Il manifestare pro­prio dell'asserzione predicativa è uno scoprimento87 predicativo dell'ente, fondato come tale in uno scoprimento ante-predicati­vo, primario, di questo ente. L'esser-vero dell'asserzione è una verità predicativa che si fonda nella verità ante-predicativa del­l'ente, cioè nella sua disvelatezza88 ante-predicativa. E lo scopri­mento ante-predicativo dell'ente si fonda, da parte sua, nella comprensione dell'essere dell'ente che si deve scoprire. In que­sta comprensione è aperto l'essere. È l'apertura dell'essere -un'apertura che ap~artiene all'esistenza dell'esserci - ciò che rende possibile lo scoprimento primario dell'ente e l'esser-sco­perto, ossia la verità di questo ente. Ma l'apertura stessa è il più originario fenomeno della verità. Nell'esser-aperto, come verità (non-nascondimento)89 dell'essere, si fonda l'esser-scoperto, co­me verità (non-nascondimento) dell'ente, la quale fonda da parte sua la verità predicativa dell'asserzione.

87 [«Scoprimento» = Entdecken (più giù: «esser-scoperto» = Entdecktheit).] 88 [«Disvelatezza» (o anche, più giù, «esser-disvelato») = Enthiilltheit.] 89 [«Non-nascondimento» = Unverborgenheit.]

60 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

All'essere appartiene la sua propria verità come esser-disve­lato, come non-nascondimento. Così si deve dire che «l'essere si dà soltanto se vi è apertura, vale a dire se c'è la verità»90

• Ma la ·verità, come l'esser-disvelato dell'essere, c'è solo «Se esiste un ente che dischiude, vale a dire che apre». Questo dischiudere ap­partiene «alla maniera d'essere di questo ente», appartiene al progetto gettato e alla temporalità estàtico-orizzontale dell'esser­ci. L'essere «"si dà" [ ... ] soltanto se esiste la verità, cioè se esiste l'esserci»91

• Solo con l'esserci, infatti, l'apertura è dischiusa in senso estatico-orizzontale, nel quale soltanto si dà l'essere. L'es­sere non si dà senza l'apertura che gli è propria, senza ii suo es­ser-disvelato o senza la verità. Questo allora significa che «essere e verità sono essenzialmente in un rapporto reciproco»92

• Ma poiché l'apertura è dischiusa in senso estatico-temporale [eksta­tisch-zeitlich] e orizzontale-temporale [hori'zontal-temporalj, an­che la verità dell'essere sarà costituita in modo temporale.

Nell'ultimo corso marburghese del semestre estivo 1928, sui Principi metafisici della logica a partire da Leibniz, Heidegger tocca ancora una volta, in poche pagine, la connessione sistema­tica della questione dell'essere e dei problemi fondamentali o · questioni fondamentali che le appartengono: «Sviluppare positi­vamente l'universalizzazione del problema dell'essere, significa mostrare quali questioni fondamentali - connesse tra di loro -siano incluse nella questione dell'essere in generale. Quando si pone la questione su essere e tempo, a quali problemi fondamen­tali si pensa, con la semplice espressione "essere"?»93

• In connes-

" Questa e le prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 25 [trad. it., p. 17. - In questo contesto il termine Erschlossenheit viene tradotto ora con «apertura», come in questo caso, ora con «esser-aperto», come nel capoverso precedente].

"Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 317 [trad. it., p. 213]. "Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 318 [trad. it., p. 213]. 93 M. HEIDEGGER, Metaphysische Anf angsgriinde der Logik im Ausgang van

Leibniz, Gesamtausgabe Bd. 26, Hg. K. Held, Klostermann, Frankfurt a.M.

LA SEèONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 61

sione con tale questione, Heidegger porta alla luce i quattro pro­blemi fondamentali nel loro contenuto problematico, così come sono esposti nei Problemi fondamentali della fenomenologia.

1978, p. 191 [trad. it. di G. Moretto: Principi metafisici della logica, il melangolo, Genova 1990, p. 180].

62 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

§ 4. Ontologia fondamentale e metaontologia

I problemi fondamentali della fenomenologia - la seconda elaborazione, in senso trascendentale-orizzontale, di «Tempo ed essere», e l'unica che possediamo - devono essere letti da chi voglia introdursi nella tematica di Essere e tempo, come la terza sezione della prima parte a cui portano le prime due sezioni ap­parse nel 1927. «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria» ed «Esserci e temporalità» erano state elaborate da Heidegger seguendo la prospettiva che conduceva alla tematica di «Tempo ed essere». È il contenuto di questo sguardo prospet­tico ad aver determinato l'impostazione e la realizzazione dell'a­nalitica dell'esserci. In questo senso, nel § 5 dell'Introduzione a Essere e tempo si dice: «L'analitica dell'esserci, così intesa, resta completamente orientata sul compito-guida dell'elaborazione della questione dell'essere. Con ciò si determinano i suoi confi- · ni»94

• La scelta dei fenomeni dell'esserci, e la successione dei sin­goli passi dell'analitica ontologico-esistenziale, vengono guidate dallo sguardo prospettico portato alla questione sul senso del~ l'essere in generale - questione che si deve trattare sotto il titolo di «Tempo ed essere» - e alle questioni fondamentali che le appartengono.

E se l'interrogazione tradizionale sull'essere, come anche l'interrogazione sulla verità, sul mondo, sul tempo, sullo spazio, attingevano la loro prospettiva e il loro filo conduttore dall'es­senza dell'uomo, inteso come essere sensi)Jile dotato di linguag­gio e di ragione; così pure, per elaborare in modo più originario quelle questioni fondamentali della fi(osofia, c'è anche bisogno di raggiungere, in maniera corrispondente, un filo conduttore più originario. Non l'essere sensibile dotato di linguaggio e di ragio­ne, bensì l'esserci che comprende l'essere è quello che si deve

94 Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 34].

ONTOLOGIA FONDAMENTALE E METAONTOLOGIA 63

elaborare come nuovo filo conduttore, se la questione sull'essere dev'esser impostata in maniera più originaria rispetto alla que­stione sull'ente nel suo essere (enticità). In ciò consiste il compi­to dell'analitica ontologico-esistenziale dell'esserci. Per assolvere questo compito non c'è bisogno di una completa ontologia del­l'esserci, o di una completa tematizzazione ontologico-esisten­ziale di tutti i campi e di tutti i fenomeni dell'esserci. Ciò che in­vece si richiede è un'analitica di quelle strutture fondamentali dell'esistenza, che costituiscono il contrassegno proprio dell'es­serci - l'essere cioè un ente che comprende l'essere.

Una completa ontologia dell'esserci può seguire solo a un'ontologia fondamentale. Di questa connessione tratta, fra l'altro, l'ultimo corso marburghese. Qui si dice che l'ontologia fondamentale, come fondazione ed elaborazione dell'ontologia nella sua interezza, è <<1. analitica dell'esserci [ = P e 2 a sezione della prima parte di Essere e tempo] e 2. analitica della temporali­tà dell'essere [3a sezione]»95

• E riguardo all'analitica temporale della 3a sezione, si dice poi che essa conduce alla «svolta, nella quale la stessa ontologia [l'ontologia fondamentale] ritorna espli­citamente nell'ontica metafisica»96

• La «svolta» è il volgersi, il ca­povolgimento (µ1$'tOC~oÀ~) dell'ontologia fondamentale nell'onti­ca metafisica, che per questo motivo Heidegger chiama metaon­tologia97. L'ontica mttafisica non è una semplice ontica, bensì è una metafisica dell'ente in totalità, cioè dei molteplici ambiti dell'ente, che ha luogo sulla base di una compiuta ontologia fon­damentale. Ciò che Heidegger designa come metaontologia, do­po l'attuazione· dell'ontologia fondamentale, egli l'aveva caratte-

95 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 188. - La tem­poralità di cui si parla qui è la Temporalitat, per definizione riguardante non l'ente ma l'essere stesso. Così pure, nella frase seguente si parla di una temporale Ana­lytik. - Le parentesi quadre nella citazione sono di von Herrmann].

"Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 189. - La paren­tesi quadra è di von Herrmann].

97 Cfr. Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 199 [trad. it., p. 187].

64 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

rizzato prima di questa attuazione - nel § 3 dell'Introduzione a

Essere e tempo - parlando di ontologie regionali delle regioni

dell'ente. L'ontica metafisica, o metaontologia, significa «tema­

tizzare, alla luce. dell'ontologia [dell'ontologia fondamentale],

l'ente nella sua totalità»98•

Alla metaontologia dell'ente in totalità, appartiene dunque

anche la metaontologia dell'esserci, o «metafisica dell'esistenza».

In questo contesto Heidegger annota che solo qui si può porre

«il problema dell' etica»99• E con ciò si fa chiara una cosa: tutto

quello che ogni volta ci si rincresce di non trovare in Essere e

tempo - un'etica o una filosofia del politico e delle forme della

comunità umana e di quant'altro ancora - non trova il suo luo­

go sistematico nell'analitica dell'esserci, la quale fa parte dell'on­

tologia fondamentale, bensì nella metaontologia o metafisica del-

1' esistenza. Un completamento dell'ontologia dell'esserci -

quella che è attuata nelle prime due sezioni di Essere e tempo, e

che in quella sede si limita al solo intento ontologico-fondamen­

tale - dovrebbe, alla luce di un'ontologia fondamentale già ela­

horata, indagare l'es_serci nella totalità dei suoi diversi campi

esistenziali. Non è sufficiente, però, leggere I problemi fondamentali della

fenomenologia solo come la continuazione di quella parte delle ri­

cerche di Essere e tempo che era stata pubblicata nel 1927. Al

contrario, per comprendere adeguatamente l'analitica dell'esser­

ci compiuta in senso ontologico-fondamentale, è ormai indispen­

sabile ripercorrere le sue analisi, interpretandole in base alla te­

matica di «Tempo ed essere» esposta nei Problemi fondamentali.

Se ci si impegna in questo compito, bisognerà chiedersi quale si­

gnificato abbia ciascuno dei capitoli della prima e della seconda

sezione dell'analitica dell'esserci, in ordine alla tematica che si

98 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 200 [trad. it., p. 187. - La paren­

tesi quadra è di von Herrmann]. 99 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 199 [trad. it., p. 187].

ONTOLOGIA FONDAMENTALE E METAONTOLOGIA 65

deve trattare in «Tempo ed essere». Sulla base della conoscenza di questa tematica, si potrà mostrare allora in che modo la que­stione fondamentale e le quattro questioni di fondo che scaturi­scono da essa, vengano già trattate - quanto alla loro imposta­zione - nell'analitica dell'esserci, in vista di un loro successivo affronto sistematico sotto il titolo di «Tempo ed essere». Solo questo modo di leggere l'analitica dell'esserci contenuta in Esse­re e tempo la mantiene libera dalla fatale apparenza che in essa si tratti di una semplice ontologia, o addirittura di un'antropologia dell'esserci - che si tratti di una filosofia dell'esistenza. Tutto ciò che si è soliti chiamare, a buon diritto, filosofia dell'esisten­za, e che ha avuto il suo inizio con Karl Jaspers, resta orientato secondo il filo conduttore tradizionale dell'interrogazione filoso­fica, vale a dire secondo la determinazione essenziale dell'uomo come l'essere vivente che è contraddistinto mediante la ragione.

E se è vero che, per poter comprendere adeguatamente uno scritto filosofico, è necessario leggerlo nella sua interezza, anche a partire dalla sua fine, in vista della quale esso si svolge, allora si dovrà giungere a interpretare anche «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria» ed «Esserci e temporalità» a partire da «Tempo ed essere». Dal momento in cui sono appar­si i Problemifondamentali, nel tardo autunno del 1975, tutti i let-

- tori di Essere e tempo son stati chiamati a ripensare a fondo, in modo nuovo e ormai alla luce dell'elaborazione di «Tempo ed essere», l'analitica dell'esserci orientata in senso ontologico-fon­damentale, l'unica ad essere esposta in Essere e tempo. Solo allora le analisi dell'analitica dell'esserci vengono riportate alla luçe, a quella illuminante intensità in cui esse furono a suo tempo com­piute da Heidegger.

66 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

§ 5. I problemi fondamentali della fenomenologia e il

pensiero dell'evento100

Solo uno studio approfondito, non soltanto dèll'analitica on­

tologico-fondamentale dell'esserci, in quanto tale, ma anche dei

tratti essenziali dell'ontologia fondamentale nella sua totalità, ci

metterà in condizione di compiere con Heidegger - nel modo in

cui ciò è richiesto - anche il passaggio dall'impostazione tra­

scendentale-orizzontale della: questione dell'essere e dei proble­

mi filosofici fondamentali che le appartengono, all'impostazione

riguardante la storia dell'essere101• In questo passaggio non è che

vengano abbandonate le questioni e le tematiche dell'ontologia

fondamentale e della metaontologia, per far posto a qualcosa di

diverso e di nuovo. Non ci si congeda né da ciò che si è visto nel­

l'analitica dell'esserci, né dalle questioni fondamentali che appar­

tengono a «Tempo ed essere». Ciò che si trasforma non sono

tanto le questioni e le vedute come tali, bensì è la prospettiva tra­

scendentale-orizzontale assunta finora, quella in cui è stata attuata

l'analitica dell'esserci e sono state elaborate le questioni fonda­

mentali. Il passaggio dalla prospettiva trascendentale-orizzontale nella

prospettiva del pensiero dell'evento, riguardante la storia dell'essere,

dipende da un modo di vedere in cui il riferimento dell'essere al­

l'esserci viene sperimentato e colto in una maniera ancor più ori­

ginaria, rispetto a come già avveniva nella prima via di elabora­

zione della questione dell'essere. Questa visione, con la quale

viene suscitato il pensiero dell'evento, è uno sguardo che decide

di tutto: lo sguardo nella svolta - che è il modo in cui ora il rap­

porto di riferimento di essere ed esserci si mostra al pensiero102•

100 [«Il pensiero dell'evento» traduce das Ereignis-Denken, locuzione, quest'uhi·

ma, in cui si vuole evidenziare che l' «evento» non è un semplice oggetto o tema del

pensiero, ma la sua stessa, originaria essenza.] 101 [«Riguardante la storia dell'essere» = seinsgeschichtlich.] 102 [«Il rapporto di riferimento» traduce das Bezugs-Verhiiltnis. Qui il «rappor·

IL PENSIERO DELL'EVENTO 67

Ciò che viene qui ad esperienza fenomenologica - qualora ven­ga visto - è che il progetto gettato dell'essere, come esser-pre­sente, nella sua apertura temporale [tempora/] è il progetto avve­nuto e appropriato da parte del getto eveniente e appropriante della verità dell'essere103

• La svolta è il controslancio di progetto avvenu­to-appropriato e di getto eveniente-appropriante104

• Qui l'essere (esser-presente), che era stato progettato come orizzonte da parte del progetto gettato trascendente, è ripreso nella sua provenienza dal getto eveniente e appropriante che invia105

• Ma la svolta ap­partenente all'essenza, vale a dire all'essenziarsi della verità del­l'essere come evento - il controslancio di getto eveniente-appro­priante che invia, e di progetto avvenuto-appropriato - non può essere scambiata con la svolta come capovolgimento dell'ontolo­gia fondamentale in metaontologia.

Il pensiero dell'evento è il pensiero riguardante la storia del­l'es.sere, nel senso in cui Heidegger lo coglie per la prima volta nei Contributi alla filosofia: «L'evento di appropriazione è la stessa storia originaria, con la qual cosa si potrebbe intendere che qui, in generale, l'essenza dell'essere [Seyn] viene concepita "storicamente"»106

• Questo concetto della storicità dell'essere, in-

to» (Verhiiltnis) si connota.ipiù propriamente come «riferimento» (Bezug), in quan­to non lega due enti o due oggetti tra loro, ma indica un'implicazione ontologica di essere e uomo, e quindi la loro originaria modalità. Più giù Bezug indicherà il rife­rimento dell'essere all'esserci, e viceversa Verhiiltnis indicherà il rapporto dell'es­serci ali' essere.]

103 [«Esser-presente» traduce das Anwesen. - Il «progetto gettato» (der geworfene Entwurf) si trasforma, con la «svolta» (Kehre), in un progetto avvenuto e insieme appropriato: ereigneter Entwurj, secondo i due sensi indistricabili che Heidegger coglie nei termini di Ereignis e di ereignen: evento e appropriazione (anz.i: evento di appropriazione: Er-eignis). Questo progetto è ora gettato dalla stessa verità dell'es­sere: è essa che getta, e il suo «getto» - più propriamente, un getto-a .. ., un getto che invia: Zuwurj- è a sua volta «eveniente e appropriante»: ereignender Zuwurj.]

104 Cfr. Beitriige zur Philosophie, pp. 239, 251, 261. 10

' Cfr. Sein und Zeit, p. 39, nota a margine b [non riportata nella trad. it.]. 10

' Beitriige zur Philosophie, p. 32. [La scrittura arcaica Seyn indica per Heideg­ger un ripensamento del senso e della stessa verità dell'«essere», non più come es-

68 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

teso in senso ampio, dev'essere distinto però da quel suo uso più

tardo e più ristretto, secondo cui la storia dell'essere è la storia

della metafisica, come storia del sottrarsi dell'essere e della di­

menticanza dell' essere101•

È divenuto abituale caratterizzare il pensiero di Heidegger

dopo Essere e tempo, allorquando esso abbandona la prospettiva

trascendentale-orizzontale, come il pensiero dopo la svolta. Que­

sto modo di esprimersi si presta però a molti fraintendimenti. In

esso infatti vige l'idea che qui abbia svoltato il pensiero, e che

questa svolta proceda dal pensiero. Ma come mostrano, in modo

chiaro e inequivocabile, i Contributi alla filosofia - e cioè la pri­

ma, compiuta configurazione, da parte .di Heidegger, del pensie­

ro dell'evento, scandita in sei compagini -, il termine «svolta»,

che Heidegger usa pubblicamente per la prima volta nella sua

Lettera sull'"umanismo"108, nomina uno stato di cose che non ca­

ratterizza primariamente il pensiero, bensì caratterizza il riferi­

mento della verità dell'essere all'esserci che comprende l'essere,

e il rapporto dell'esserci alla verità dell'essere. In tal senso, nella

sua lettera del 1962 al p. William J. Richardson, Heidegger scri­

veva: «La svolta non è, in primo luogo, qualcosa che accada nel

pensiero che domanda; essa appartiene proprio a quello stato. di

cose che viene nominato dai titoli "Essere e tempo", "Tempo

ed essere". [ ... ] La svolta gioca nello stesso stato di cose. Non

l'ho inventata io, né essa riguarda solo il mio pensiero» 109• L'es-

sere dell'ente, ma come differente dall'ente; laddove però esso non è da intendersi

come il polo opposto rispetto all'ente, ma come la stessa apertura della differenza,

un evento di appropriazione di essere e uomo, più originario, e insieme più nasco­

sto, rispetto alla determinazione ente-essere]. 101 Cfr., tra gli altri luoghi, Zur Sache des Denkens, p. 44 [trad. it., pp. 144-145]. 108 M. HEIDEGGER, Brief iiber den "Humanismus" (1946), ora in Wegmarken,

cit., p. 328 [trad. it. in Segnavia, p. 281]. 109 M. HEIDEGGER, Ein Vorwort. Brief an P. William J. Richardson, in "Philo­

sophisches Jahrbuch", 72 (1965), p. 400 [Il Vorwort di cui si parla è la Prefazione

scritta da Heidegger allo studio di W.J. RICHARDSON S.J., Heidegger. Through

IL PENSIERO DELL'EVENTO 69

senziarsi storico della verità dell'essere, nella sua coappartenen­za all'esserci che e-siste - cioè sta dentro - la verità dell'essere, è la svolta del getto eveniente-appropriante che invia e del progetto avvenuto-appropriato. Solo portando lo sguardo nel carattere di svolta clie appartiene al riferimento di essere ed esserci e al rap­porto dell'esserci alla verità dell'essere, si può poi parlare di una trasformazione immanente al pensiero. Essa consiste nel passag­gio dalla prospettiva trascendentale-orizzontale nella prospettiva dell'evento. Nell'evento viene pensata la coappartenenza della verità dell'essere - nèl suo getto eveniente-appropriante che in­via - e dell'esserci nel suo progetto avvenuto-appropriato.

· Dopo aver richiamato, nei § § 2 e 3 di questo nostro scritto, l'impianto sistematico della questione ontologico-fondamentale dell'essere, e cioè di una questione impostata sempre in senso trascendentale-orizzontale; ora, con lo sguardo rivolto a quell'al­tra via di elaborazione della stessa questione che è la storia del­l'essere - una via che si configura, in tutta la sua portata, per la prima volta nei Contributi alla filosofia -, possiamo porre una serie di questioni decisive, anche se non potremo risolverle in questa sede. Si tratta di questioni che deve porsi e risolvere chiunque si dedichi al pensiero dell'evento.

Ci chiediamo dunque: come si trasforma la-questione fonda­mentale sul senso déll'essere in generale, lungo quella via di ela­borazione che è il pensiero dell'evento? Un'indicazione decisiva, per rispondere a questa domanda, l'abbiamo già fornita mostran­do in che modo la via dell'elaborazione trascendentale-orizzonta­le trapassi nella via del pensiero dell'evento: in che modo, e cioè mediante quale visione sia stata suscitata questa trasformazione immanente. Tuttavia, da sola quest'indicazione non basta. Ora dobbiamo chiederci, più precisamente: in che modo, nel passag­gio della prospettiva trascendentale-orizzontale nella prospettiva

Phenomenology to Thought, Nijhoff, The Hague 1963, pp. VIII-XXIII, qui p. XIX].

70 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

del pensiero dell'evento, si trasforma quel fondamentale stato di

cose che, lungo la prima via di elaborazione, era stato mostrato

in senso fenomenologico come l'unità di temporalità [Zeitlich­

keit] estatica e temporalità [Temporalitat] orizzontale? Una ri­

sposta significativa a questa domanda centrale è costituita, tra le

altre, dalla conferenza tenuta da Heidegger a Friburgo nel 1962,

su Tempo ed essere1 10• Noi però potremo appropriarci in maniera

adeguata della tematica "Tempo ed essere" - sviluppata in que­

st'ultimo testo nella prospettiva del pensiero dell'evento - solo

allorquando avremo ripensato a fondo anche l'elaborazione tra­

scendentale-orizzontale di questo stesso tema, compiuta nei Pro­

blemi fondamentali della fenomenologia. Bisogna chiedersi poi in

che modo la versione trascendentale-orizzontale della differenza

ontologica si trasformi ora, all'interno del pensiero dell'evento.

Quale forma assumono, nella prospettiva del pensiero dell'even­

to, le altre tre questioni fondamentali, e cioè quella riguardante

l'articolazione fondamentale nell'essere stesso, quella sulla mol­

teplicità dei modi di essere nella loro unità, e infine quella che

verte sul carattere di verità dell'essere?

Nessuna di tali questioni fondamentali - poste dapprinci­

pio in senso trascendentale-orizzontale - viene abbandonata nel

pensiero dell'evento. All'interno della prospettiva dell'evento

riemergono tutte di nuovo, e per lo più in un linguaggio trasfor­

mato, corrispondente al modo trasformato con cui si mostra lo

stato di cose in questione. E poiché, assieme alla prospettiva, si

trasforma anche il modo di domandare da parte di queste doman­

de fondamentali, esse portano pure a delle risposte trasformate.

Il pensiero dell'evento, tuttavia, proviene dal pensiero ontologi­

co-fondamentale, il quale, considerato retrospettivamente, non

risulta affatto un pensiero errato. La provenienza del pensiero

dell'evento prefigura ampiamente il modo in cui questo pensiero

110 Zeit und Sein, in Zur Sache des Denkens, pp. 1-25 [trad. it., pp. 97-126].

IL PENSIERO DELL'EVENTO 71

si conforma in se stesso. Perciò anche il pensiero dell'evento può essere seguito e accompagnato, in maniera adeguata, solo se vie­ne colto a partire dalla sua peculiare provenienza. Per dirla in una parola: i Contributi alla filosofia, nella forma in cui Heideg­ger li ha scritti e in cui noi ora li abbiamo, non sono comprensi­bili senza una conoscenza di Essere e tempo e della prima via di elaborazione della questione dell'essere. Proprio in questo sen­so, nel 1953 Heidegger scriveva, nella «Nota preliminare» alla settima edizione invariata di Essere e tempo: la via della prima metà di Essere e tempo «res<ta però una via necessaria ancor oggi, se la questione dell'essere deve muovere il nostro esserci».

Nell'analitica dell'esserci di Essere e tempo è stato mostrato, mediante delJe analisi rigorosamente fenomenologiche, solo que­sto: che cosa significhi cogliere l'essenza dell'uomo, non più co­me un essere sensibile dotato di linguaggio e di ragione, bensì come esserci, e cosa voglia dire che con ciò si guadagna un filo conduttore più originario per l'elaborazione della questione del­l'essere e per l'elaborazione delle questioni filosofiche fonda­mentali che le appartengono. E se nei Contributi alla filosofia, e in tutti gli scritti successivi di Heidegger, si continua a parlare dell'esserci, non sarà dunque sufficiente avere davanti agli occhi solo ciò che Heidegger, di volta in volta, dice in quegli scritti. Ciò che questi ultimi! dicono dell'esserci, in un linguaggio tra­sformato, si alimenta di ciò che a suo tempo è stato mostrato dal­l'analitica dell'esserci. Per questo motivo l'interprete si vede in­dotto, per esempio di fronte a ciò che Heidegger afferma - negli scritti succesivi a Essere e tempo - sull'insistenza111

, a una chiari­ficazione che mostri le strutture esistenziali dell'analitica dell'es­serci, che nell' «insistenza» sono nascostamente racchiuse. È lo stesso Heidegger che fornisce una guida per tale procedimento interpretativo, da un lato nella sua Lettera sull'"umanismo",

111 [«Insistenza» = Instiindigkeit.]

72 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

pubblicata nel 1947, e dall'altro nell'Introduzione, scritta nel 1949, alla Prolusione tenuta a Friburgo sul tema Che cos'è meta­fisica?112. In entrambi questi scritti egli mostra in che modo le strutture esistenziali dell'essere, attinte dall'analitica dell'esser­ci, costituiscano l'esserci che appartiene all'evento.

Tuttavia, cogliere la provenienza della seconda via dalla pri­ma via di elaborazione della questione dell'essere, non vuol dir solo aver presente l'analitica dell'esserci delle prime due sezioni di Essere e tempo, ma richiede anche, contemporaneamente, di dominare la tematica centrale dell'ontologia fondamentale -quella che cade sotto il titolo di «Tempo ed essere» - così come essa è esposta, almeno nella sua impostazione, nei Problemi fon­damentali della fenomenologia. Senza uno studio approfondito dei Problemi fondamentali, infatti, non solo l'appropriazione del­l'analitica dell'esserci in Essere e tempo, ma anche quella del pen­siero dell'evento resterebbero insufficienti per il pensiero filoso­fico113.

112 M. HEIDEGGER, Einleitung zu « Was ist Metaphysik?», ora in Wegmarken, cit., pp. 365-383 [dove si trova anche il testo della Prolusione del 1929 e quello del Poscritto redatto nel 1943. -Trad. it. in Segnavia, pp. 317-334. - È proprio in questa Introduzione che ritroviamo il nesso tra «esistenza» e «insistenza» (p. 374, trad. it., p. 326), appena richiamato come esempio da von Herrmann].

113 Su questo cfr.: F.-W. VON HERRMANN, Die Frage nach dem Sein als herme­neutische Phanomenologie, in E. SPAUDE (Hg.), Grofie Themen. Martin Heideggers. Bine Einfiihrung in sein Denken, Rombach, Freiburg i. Br. 1990, e inoltre Weg und Methode. Zur hermeneutischen Phanomenologie des seinsgeschichtlichen Denkens, Klo­stermann, Frankfurt a.M. 1990.

POSCRITTO ALL'EDIZIONE ITALIANA

EFFETTI E ASPETTATIVE. UNO SGUARDO RETROSPETTIVO E UNO SGUARDO PROSPETTICO

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI MARTIN HEIDEGGER

A partire dall'autunno del 19751, sono apparsi quaranta dei

cento volumi previsti per la Martin-Heidegger-Gesamtausgabe, l'Edizione completa delle opere heideggeriane. Su questa base potremo dividere il nostro discorso in due parti, e parlare dap­prima degli effetti riconoscibili di ciò che è apparso finora, e poi di quello che ci si può aspettare dalle parti che devono essere anco­ra pubblicate nell'Edizione completa2

§ 1. Effetti riconoscibili dei quaranta volumi apparsi fi­nora

Dei quaranta volumi apparsi finora, nove fan parte della I sezione, quella in cui sono raccolti gli Scritti pubblicati dallo stes­so Heidegger fino a quando è iniziata l'Edizione completa. Dei restanti trentuno volumi, trenta sono volumi di Lezioni, e appar­tengono alla II sezione, e uno fa parte della III Sezione, quella che comprende i Trattatitinediti. La maggior parte dell'attività edi­toriale di questi sedici anni si è dunque concentrata in particola­re sull'edizione delle Lezioni, adempiendo in ciò a una disposi-

' Conferenza tenuta nell'ambito di un Convegno sul tema «Le edizioni filoso-fiche: aspettative ed effetti», Berlino 11-13 giugno 1992.

2 [Il piano della Gesamtausgabe è suddiviso in quattro sezioni: I. Abteilung: Veroffentlichte Schriften (Scritti pubblicati) 1910-1976. II. Abteilung: Vorlesungen (Lezioni) 1919-1944, a sua volta tripartita in Marbur­

ger Vorlesungen 1923~1928; Freiburger Vorlesungen 1928-1944 e Fruhe Freiburger Vorlesungen 1919-1923.

III. Abteilung: Unveroffentlichte Abhandlungen (Trattati inediti), comprenden­te anche Vortriige - Gedachtes (discorsi e pensieri poetici).

IV. Abteilung: Aujzeichnungen und Hinweise (Appunti e rimandi).]

76 POSCRITTO

zione espressa chiaramente dall'autore. Quando, nel 1973, Hei­degger si decise a un'Edizione COII?-pleta delle sue opere, pensava soprattuto a una pubblicazione di opere inedite. E infatti, i cinque sesti dei manoscritti previsti per l'Edizione completa si rendono accessibili per la prima volta proprio mediante quest'Edizione. Le aspettative che si sono indirizzate, e che ancora continuano a indirizzarsi verso di essa, riguardano perciò soprattutto i ·testi pubblicati per la prima volta, tanto più che anche nella I sezione non abbiamo edizioni storico-critiche, bensì delle semplici riedi­zioni.

E tuttavia nei volumi di questa I sezione, oltre alla ristampa dei testi, a piè di pagina sono pubblicate anche le note a margine che Heidegger segnava sulle sue copie di lavoro. Queste annota­zioni marginali possono essere suddivise in tre tipi:

1. spiegazioni di un passo del testo, nel suo stesso c;ontesto significativo;

2. osservazioni auto~critiche, a partire da un mutato conte­sto significativo;

3. parole fondamentali del pensiero dell'evento, taciute nel testo pubblicato.

La decisione di far cominciare la pubblicazione degli inediti con le lezioni, fu accompagnata da un'altra decisione, e cioè di far iniziare la sezione relativa con la pubblicazione delle Lezioni marburghesi. Per questo tratteremo in primo luogo dell'effetto di queste ultime lezioni - limitatamente a quelle apparse finora.

a) Le lezioni marburghesi (1923-1928)

I cinque volumi, dei dieci .complessivi delle lezioni marbur­ghesi, apparsi tra il 1975 e il 1979, non potevano restare senza effetto, trattandosi delle lezioni che accompagnano l'elaborazio­ne di Essere e tempo, iniziata nel 1922, e cadendo altresì nel pe­riodo in cui Heidegger cercava di venire a capo di una seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere». Quello

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 77

che nelle analisi di Essere e tempo si trova estremamente concen­trato, nella forma di un trattato; nelle lezioni lo ritroviamo svol­to con un'ampiezza fenomenologica rispondente all'intento di­dattico. Le lezioni; inoltre, fanno vedere in che modo tutte le analisi cosali contenute in Essere e tempo vengano guadagnate nell'incontro e nel confronto con la tradizione. Solo grazie a que­ste cinque lezioni marburghesi si è giunti a una nuova appropria­zione del pensiero di Essere e tempo. Di converso, un confronto tra Essere e tempo e queste lezioni mostra che la priorità e l'efficacia proprie dell'opera risiedono nella sua impostazione sistematica e nella sua architettonica, in base alle quali si deve tornare a rileg­gere le lezioni, che sono invece elaborate con un intento piutto­sto didattico.

Tra le sei lezioni marburghesi finora pubblicate, due si con­traddistinguono per il fatto che ci forniscono delle informazioni riguardo alla continuazione dell'opera che nel 1927 fu pubblica­ta solo come «prima metà». Il manoscritto del corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, iniziato ai primi di maggio, po­chi giorni dopo l'uscita di Essere e tempo (fine aprile), è contras­segnato da Heidegger come «Nuova elaborazione della 3a sezio­ne della I parte di Essere e tempo»3

• Con questo corso, apparso come volume 24 nel novembre del 1975, ha avuto inizio la pub­blicazione dell'Ediziohe completa. Come ora si può verificare nel volume 49, nei primi giorni del gennaio 1927 Heidegger si era deciso a troncare «l'elaborazione fin lì compiuta» di Essere e tempo, poiché gli sembrava «incomprensibile» per il lettore4

• Se­condo un'annotazione contenuta nel suo lascito, Heidegger avrebbe «distrutto» questa prima elaborazione, per compiere su­bito, «già durante il corso del semestre estivo 1927», un nuovo tentativo che prendesse «delle vie più storiche». L'impianto si-

3 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 1 [trad. it., p. 23. - Vedi supra, p. 17, nota l].

4 Die Metaphysik des deutschen Idealismùs, p. 40 [vedi supra, p. 22, nota 12].

78 POSCRITTO

stematico di questo corso, e con esso la seconda elaborazione del­la tematica di «Tempo ed essere», non è stato poi compiuto nella sua interezza; e tuttavia questo testo - segnatamente il 1° capi­tolo della II parte - da un lato mostra il tempo orizzontale, e cioè il tempo che si temporalizza nella temporalità estatica del· l'esserci, come il senso dell'essere in generale, quel senso che è ricercato nella questione dell'essere; dall'altro lato esso offre uno sguardo sistematico d'insieme sulle «strutture fondamentali e [sui] modi fondamentali dell'essere», i quali si articolano nei quattro problemi fondamentali scaturenti dalla questione fonda­mentale, vale a dire la differenza ontologica, l'articolazione fon­damentale dell'essere, le modificazioni dell'essere e il carattere di verità dell'essere. Solo con la pubblicazione del testo di que­sto corso, la domanda posta in Essere e tempo riguardo al senso dell'essere in generale, trova la sua risposta sistematica decisiva. Tutti coloro che nutrono un interesse filosofico per Essere e tem­po avrebbero desiderato la pubblicazione di questo corso già da alcuni decenni.

L'ultimo corso marburghese del semestre estivo 1928, Prin­cipi metafisici della logica a partire da Leibniz, apparso come vo­lume 26, riprende di nuovo il nesso tra la questione fondamenta­le e i quattro problemi fondamentali5, e insieme caratterizza l'a­nalitica temporale [tempora!] di «Tempo ed essere» come «la svolta in cui la stessa ontologia [l'ontologia fondamentale] ritor­na esplicitamente [ ... ] nell'antica metafisica»6

• L'antica metafi­sica, definita adesso come metaontologia, è l'ontologia regionale dei differenti ambiti d'essere dell'ente in totalità, ontologia che va compiuta nell'orizzonte della già elaborata ontologia fonda­mentale. Solo con la conoscenza di questo corso si chiarisce quel

5 Cfr. Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, pp. 171 ss. [trad. it., pp. 162 ss. - Vedi supra, p. 60, nota 93].

• Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 189. La parentesi quadra è di von Herrmann].

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 79

celebre passo della Lettera sull"'umanismo" (1946), nel quale Heidegger dice che la sezione su «Tempo ed essere» era rimasta in sospeso «perché il pensiero non riusciva a dire in maniera ade­guata questa svolta»1

• Noi possiamo chiamare questa svolta la svolta ontologico-fondamentale, per distinguerla dalla svolta propria del pensiero dell'evento.

b) Le prime lezioni friburghesi

La decisione di far cominiciare la sezione delle Lezioni con le lezioni marburghesi, comportava al tempo stesso la decisione di non pubblicare, per il momento, le prime lezioni friburghesi ( 1919-1923), senza escludere necessariamente un loro futuro in­serimento nell'Edizione completa. Nel frattempo, degli otto ma­noscritti conservati di questi corsi, ne sono apparsi quattro in tre volumi, tra cui il primo del semestre di guerra (dal gennaio all'a­prile 1919), e l'ultimo del semestre estivo 1923. Se le lezioni marburghesi cominciano quasi nello stesso momento in cui vie­ne avviata l'elaborazione dell'ontologia dell'esserci, e contribui­scono in maniera assolutamente decisiva alla comprensione della genesi e dello sviluppo di Essere e tempo ; da parte loro, le prime lezioni friburghesi mostrano invece la via lungo la quale è stata raggiunta la posiziont di partenza per Essere e tempo. A tal ri­guardo è soprattutto il primo corso del semestre di guerra che chiarifica il punto d'attacco del domandare originale di Heideg­ger. Già il suo titolo, L'idea difilosofia, indica che in esso si de­vono cogliere e determinare nuovamente, in via di principio, l'essenza e le domande della filosofia. Mediante una radicalizza­zione del principio fenomenologico fondamentale di Husserl, se­condo cui «tutto ciò che si offre originariamente nell'intuizione

1 Brief iiber den "Humanismus", in Wegmarken, p. 328 [trad. it., p. 281. -Vedi supra, p. 24, nota 16].

80 POSCRITTO

[ ... ] va assunto semplicemente come esso si dà»8, Heidegger

giunge a vedere che già nel modo con cui Husserl accostava la sfera dei vissuti, per interrogarla fenomenologicarnente, si era introdotto quel «primato del teoretico» che domina sin dagli ini­zi greci9

• Ma con questo primato, il vissuto viene coperto nel suo peculiare carattere pre-teoretico. Per questo motivo c'è biso­gno della filosofia, quale scienza ermeneutico-fenomenologica originaria, la quale dischiuda la vita pre-teoretica e i suoi vissuti nella loro essenza propria. Quest'essenza propria, Heidegger la definisce «evento», in quanto che io stesso mi ap-proprio la mia esperienza vissuta: «Le esperienze vissute sono eventi d'appro­priazione, in quanto vivono di ciò che è proprio, e la vita vive so­lo cosÌ»10

• Ciò che qui viene colto come carattere d'evento dei vissuti, è un'anticipazione di ciò che alla fine, in Essere e tempo, sarà chiamato il carattere d'esistenza, ossia il carattere esistenzia­le del prendersi cura e dell'aver cura11 . All'inizio della via fatta propria da Heidegger sta la scienza originaria dei vissuti del mondo-ambiente, che egli ha sviluppato - nell'ultima delle sue prime lezioni friburghesi - come un' «ermeneutica della fattici­tà»12. Ma quest'ultima altro non è che l'analitica ontologico-esi­stenziale dell'esserci, che a partire da questo momento egli svi-

8 M. HEIDEGGER, Die Idee der Philosophie und das Welt.anschauungsprblem, in Zur Bestimmung der Philosophie, Gesamtausgabe Bd. 56/57, Hg. B. Heimbilchel, Frankfurt a.M. 1987, p. 109 [cfr. E. HUSSERL, Ideen I, § 24].

' Die Idee der Philosophie und das Weltanschauungsproblem, p. 87. 10 Die Idee der Philosophie und das Weltanschauungsproblem, p. 75 [«evento»,

Ereignis, dice insieme «appropriazione», nel senso che io «mi ap-proprio della mia esperienza vissuta»: ich er-eigne mir das Erleben. Per questo, «le esperienze vissute sono eventi d'appropriazione»: Erlebnisse sind Er-eignisse].

11 [«Prendersi cura»: Besorgen; «aver cura»: Fursorgen.] 12 M. HEIDEGGER, Ontologie (Hermeneutik der Faktizitat) (Sommersemester

1923), Gesamtausgabe Bd. 63, Hg. K. Brocker-Oltmanns, Frankfurt a.M. 1988 · [trad. it. di G. Auletta: Ontologia. Ermeneutica della effettività, Guida, Napoli 1992].

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 81

lupperà come la via per elaborare la questione fondamentale del­la filosofia, quella sul senso dell'essere in generale.

La pubblicazione delle prime lezioni friburghesi mostra la via fenomenologica propria di Heidegger nel suo status nascendi. Essa comincia con la domanda ermeneutico-fenomenologica ri­guardo al carattere più proprio del viverè là vita13

, ed è solo gra­zie a questo inizio che si è trovato il nuovo filo conduttore per la filosofia e per le sue questioni, e si è potuto porre l'antica do­manda sull'essenza dell'essere in una maniera più originaria: co­me domanda sull'essere stesso e sulla sua verità. L'aver visto il carattere d'evento dei vissuti ha portato a vedere una più origi­naria essenza dell'uomo - più originaria dello Zoon logon echon e dell'anima! rationale, i quali costituiscono il filo conduttore an­che per la fenomenologia husserliana della coscienza. Solo un'es­senza dell'uomo che fosse più originaria dell'essere vivente dota­to di ragione, solo l'esserci, nella sua esistenza che comprende l'essere, poteva permettere un domandare più originario rispetto a tutte le questioni fondamentali della tradizione filosofica.

c) I Contributi allafilosofia, le lezioni storiche e le lezio­ni su Holderlin

Allorché Heidegger decise di far cominciare la pubblicazio­ne dell'opera inedita con le lezioni, egli dispose al tempo stesso di inziare le pubblicazioni della III e della IV sezione solo dopo che fosse conclusa la sezione contenente le lezioni. Per la /// se­zione sono previsti soprattutto dei trattati inediti - quattordici di numero, di cui tre redatti in forma di dialogo -, poi un volu­me di discorsi inediti, che conterrà anche una serie di redazioni non pubblicate di discorsi già pubblicàti, e due serie di discorsi. Ad esclusione di uno, tutti e quattordici i trattati fanno parte

13 [«Vivere la vita»: Er-leben.]

82 POSCRITTO

della seconda via di elaborazione della questione dell'essere, quella via della storia dell'essere, o via dell'evento, che inizia con gli anni 1931/32. Heidegger basava questa sua disposizione a che si cominciassero a editare i trattati della III sezione solo do­po la pubblicazione di tutti corsi, sul fatto che l'appropriazione delle lezioni costituisce un presupposto determinante per un'a­deguata comprensione dei trattati. Ora, giacché alla ricorrenza del 100° anniversario della nascita di Heidegger tutte le lezioni di cui si conserva il manoscritto o erano già state pubblicate o al­meno erano state assegnate, per la redazione, ai rispettivi curato­ri, nella primavera del 1989 è potuto apparire il più significativo di tutti e quattordici i trattati della III sezione. Si tratta dei Con­tributi allafilosofia - Beitriige zur Philosophie - il cui piano era già stabilito .nei suoi tratti fondamentali sin dalla primavera del 1932 e il cui manoscritto venne elaborato tra il 1936 e il 1938. Da quando disponiamo di questo testo, come volume 65, si è fat­to chiaro altresì che la conoscenza e l'appropriazione speculativa di esso costituisce anche un presupposto per un'adeguata appro­priazione delle lezioni degli anni Trenta e Quaranta.

I Contributi alla filosofia, infatti, occupano un posto rilevan­te fra i trattati inediti proprio perché sono «la prima completa configurazione della compagine», cioè della compaginazione del· pensiero della storia dell'essere14

• Come Essere e tempo traccia l'impianto sistematico della questione dell'essere impostata in senso ontologico-fondamentale, così i Contributi fanno vedere l'impianto compaginativo del pensiero dell'evento. È solo per questo motivo che ·essi costituiscono la seconda opera principale di Heidegger, quella che elabora, in maniera determinante per tutti i trattati successivi, la prospettiva della storia dell'essere, guadagnata da una trasformazione immanente della prospettiva ontologico-fonda1J1entale.

14 («Compagine» = Fuge; «Compaginazione» = Gefiige.]

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 83

Rispetto alla prima «completa configurazione della compa­gine», Heidegger distingue - come veniamo a sapere per la pri­ma volta dai Contributi - l' «enucleazione di singole questioni», come per esempio l'elaborazione della questione sull'origine del­l'opera d'arte, la quale «deve rinunciare all'apertura e alla confi­gurazione corrispondenti all'intero campo della compagine»15

Già solo questa breve avvertenza possiede una preziosa capacità chiarificatrice. In un sol colpo si chiarisce la situazione di tutti i manoscritti riguardanti corsi, discorsi e saggi redatti dopo il 1930. Tutti que~ti manoscritti si indirizzano a delle singole que­stioni emergenti dal campo via via percorso dal pensiero dell!e­vento, senza però rendere visibile e senza configurare completa­mente questo campo nella sua propria compaginazione: compi­to, quest'ultimo, che spetta per la prima volta ai Contributi. La pubblicazione dei Contributi rappresenta una rivoluzione nella storia della recezione e degli ef /etti di H eidegger; e ancor di più essa ha fatto comprendere che, sulla base dei Contributi, si devono ri­pensare a fondo tutti gli scritti heideggeriani a partire dai primi anni Trenta - quelli pubblicati dallo stesso Heidegger e quelli apparsi per la prima volta nell'Edizione completa -, appunto perché i Contributi tracciano la prospettiva ultima nella quale quei testi sono stati scritti.

L'impianto dei'Contributi è costituito dalla compagine del~ l'essenziarsi storico della verità dell'essere [Seyn] come evento; una compagine che si dispone in sei compagii:iazioni16

: la riso­nanza, il gioco di passaggio, il salto, la fondazione, i futuri, l'ul­timo Dio. All'inizio della seconda compaginazione ci vien detto che «tutte le lezioni storiche» trovano il loro luogo compaginati­vo nel «gioco di passaggio»17

• Quest'ultimo, infatti, è.costituito

15 Beitriige zur Philosophie, pp. 59-60 [vedi supra, p. 25, nota 18]. 16 [La «compagine che si dispone in sei compaginazioni» = die in sechs Fiigun­

gen gefiigte Fuge.] 11 Beitriige zur Philosophie, pp. 167 e 169 [«il gioco di passaggio» = das Zu-

spielj. · ·

84 POSCRITTO

da quella meditazione storica in cui avviene il passaggio vicende­vole tra la storia del pensiero tramandato - quale primo inizio - e la possibilità dell'altro inizio. Il che non esclude che le lezio­ni contengano elementi propri del pensiero delle altri compagi-ni.

Per quanto riguarda le «lezioni storiche», si tratta delle le­zioni friburghes1 degli anni Trenta e Quaranta che trattano di Anassimandro, Eraclito e Parmenide, di Platone e Aristotele, di Descartes e Leibniz, di Kant, Hegel e Schelling e di Nietzsche, finora comprese complessivamente in sedici volumi. È solo a partire dai Contributi alla filosofia che diviene visibile il nascosto intento di queste lezioni.

Le tre lezioni su Holderlin (dei semestri invernalil 934/35 e 1941/42 e del semestre estivo 1942), apparsi come volumi 39, 52 e 53, occupano un posto particolare nella serie dei corsi. Mentre i pensatori cui sono dedicate le «lezioni storiche», da Anassiman­dro a Nietzsche, sono pensatori del primo inizio e della sua sto­ria, le lezioni su Holderlin riguardano, appunto, il poeta dell'al­tro inizio. Anche in questo caso, sono i Contributi alla filosofia a dare per la prima volta una spiegazione sicura circa la posizione che la poesia di Holderlin assume all'interno della compagina­zione del pensiero dell'evento.

La decisiva esperienza del pensiero, che porta al passaggio dalla via trascendentale-orizzontale nella via della storia dell'es­sere, proviene dall'esser-gettato del progetto gettato dell'essere: l'esser-gettato viene sperimentato, in senso ermeneutico-fenome­nologico, come l'esser-avvenuto e appropriato da parte di un getto e di un appello eveniente e appropriante18

• Tramite ciò, l'orizzonte d'essere del progetto trascendente dell'essere viene ripreso nel

18 [Per i termini Ereignetsein («esser-avvenuto e appropriato») ed ereignender Zuwurf und Zuruf («getto e appello eveniente e appropriante») si veda supra, p. 67, nota 103.]

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 85

getto storicamente eveniente e appropriante. Il rapporto di rife­rimento19 fra trascendenza e orizzonte - proprio della via onto­logico-fondamentale - si trasforma, in senso immanente, nel ri­ferimento del getto eveniente e appropriante al progetto avvenu­to e appropriato, e nel rapporto del progetto avvenuto e appro­priato al getto eveniente e appropriante. L'insieme di quest'ulti­mo rapporto e di quel riferimento, Heidegger lo chiama «l'even­to-appropriazione», das Ereignis. Esso è proprio il contro-slancio di progetto avvenuto e appropriato dell'essere e getto eveniente e appropriante, e tale contro-slancio è la «svolta nell'evento».

A partire da questi riferimenti e da queste connessioni; che formano la struttura essenziale dell'evento, si chiarifica cosa . pensi il tardo Heidegger con espressioni correlative quali· «il re­clamo e il corrispondere» o «la contrata e l'abbandonq», e così via: nient'altro che l'evento d'appropriazione, che non è però uµ pensiero mistico o proveniente dall'estremo oriente, bensì una compaginazione strutturale, sperimentata e pensata in senso er­meneutico-fenomenologico. Lo sguardo portato nella coapparte­nenza di verità dell'essere [Seyn] ed esserci è stato possibile in quanto proveniva dalla prospettiva trascendentale-orizzontale dell'ontologia fondamentale. Ma il pensiero poteva ritornare in questa prospettiva solo perché aveva preso avvio con la questio­ne ermeneutico-fencmenologica sul peculiare carattere pre-teo­retico dei vissuti. Con questo si delinea - nonostante le trasfor­mazioni immanenti o i «rovesciamenti», come li ha chiamati Heidegger - un tratto unitario fondamentale nel suo cammino di pensiero, dal 1919 fino al 197 6. -

"[Sul «rapporto di riferimento», Bezugs-Verhiiltnis, si veda supra, pp. 66-67, nota 102.] ·

86 POSCRITTO

§ 2. Cosa ci si può aspettare dalle parti che devono esse­re ancora pubblicate nell'Edizione completa

Le aspettative di cui parleremo qui, si estendono alle future pubblicazioni all'interno della III e' della IV sezione. Anche in questo caso divideremo il nostro discorso in tre parti.

a) .J trattati ancora mancanti della III sezione

I Contributi alla filosofia hanno una vicinanza particolare a quattro altri trattati. I titoli di questi trattati sono: Meditazione (1938/39), Sull'inizio (1941), L'evento (1941/42) e I sentieri dell'i­nizio (1944}2°. In ciascuno di questi quattro trattati cronologica­mente successivi, si intraprende un nuovo tentativo - al di là delle precedenti configurazioni complessive - di presentare la compaginazione ddl .pensiero dell'evento, quel pensiero che vie­ne configurato per la prima volta nella sua globalità proprio nei Contributi. E tuttavia, quest'ultima prospettiva dei Contributi viene fondamentalmente mantenuta in ciascuno di questi nuovi tentativi. Perciò nel 1962, in uno sguardo retrospettivo, Heidèg­ger può affermare: «I riferimenti e le connessioni che costitui­scono la struttura essenziale dell'evento sono stati elaborati tra il 1936 e il 1938»21

• Solo che nessuno dei quattro suddetti trattati si concepisce come una conclusione, poiché il pensiero della sto­ria dell'essere, in base alla sua stessa cosa, sfugge essenzialmente a ogni conclusione.

Questi cinque trattati, che a motivo della loro particol_are coappartenenza possiamo definire come una Pentalogia, forma­no senza dubbio la parte centrale dei trattati e degli scritti che verranno pubblicati nella III sezione.

20 [In originale, rispettivamente: Besinnung, Uber den Anfang, Das Ereignis e Die Stege des Anfangs.]

21 ZurSachedes Denkens, p. 46 [trad. it., p. 147. - Vedi supra, p. 18, nota 4].

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 87

b) Gli appunti per i seminari

Nel titolo scelto da Heidegger per la IV sezione -Appunti e rimandi - gli «appunti» sono soprattutto quelli riguardanti i se­minari o le esercitazioni. Di questi appunti, a volte oltremodo estesi, lo stesso Heidegger dice che contengono «in maniera più o meno dettagliata, a seconda dei casi, le più importanti integra­zioni sia alle lezioni sia alle opere vere e proprie». Per dare un'i­dea della molteplicità e dell'ampiezza di quello che ci si può aspettare dai volumi della IV sezione comprendenti i Seminari, ne citiamo i più importanti ambiti tematici: il Fedro di Platone (semestre estivo 1932), il principio di contraddi~ione in Aristote­le (semestre estivo 1933), l'indagine temporale di Agostino '(se­mestre invernale 1930/31), la Monadologia di Leibniz (semestre invernale 1935/36), la Dialettica trascendentale e la ragion prati­ca di Kant (semestre invernale 1931/32), -1a Critica del giudizio estetico di Kant (semestre estivo 1936), gli scritti filosofici sul­l'arte di Schiller (semestre invernale 1936/37), Schelling e l'I­dealismo tedesco (tra il 1941 e il 1943), la Fenomenologia dello spirito di Hegel, la filosofia del diritto di Hegel (semestre inver­nale! 934/35), la filosofia del linguaggio di Herder (semestre esti­vo 1939), la posizione metafisica fondamentale di Nietzsche (se­mestre estivo 19 3 7), le posizioni metafisiche fondamentali del pensiero occidentale (semestre invernale 1937/38).

Il fatto che questi manoscritti, nati in collegamento con la preparazione dei seminari, abbiano il carattere di appunti, com­porta delle esigenze ancor più particolari per quanto riguarda la loro edizione.

c) I rimandi agli scritti già pubblicati

Quelli che, nel titolo della IV sezione, sono indicati c:ome «rimandi», si riferiscono a un gruppo di manoscritti nei quali Heidegger · - durante il passaggio dalla prospettiva ontologico-

88 POSCRITTO

fondamentale in quella della storia dell'essere, come pure nello sguardo retrospettivo che ne è seguito - si confronta a livello immanente soprattuto con Essere e tempo e con Dell'essenza del fondamento, vale a dire con gli scritti principali della via ontolo­gico-fondamentale. Nella maggior parte dei casi questi mano­scritti sono.menzionati nei Contributi alla filosofia: si tratta es-. . . senzialmente delle Annotazioni correnti a Essere e tempo (1936)22

, delle Annotazioni a Dell'essenza del fondamento (1936)23

, inoltre del manoscritto Un confronto con Essere e tempo (1936)24

- che Heidegger ha designato anche come la sua «auto­critica» - e de La via. Il cammino attraverso Essere e tempo (ini­zio anni Quaranta)25

• Tutti questi «rimandi» a Essere e tempo e a Dell'essenza del fondamento, nei quali Heidegger mette in rap­porto la prospettiva trascendentale-orizzontale della questione dell'essere con la prospettiva della storia dell'essere, mediante un confronto immanente tra le· due, .sono raccolti in un volume con cui sarà aperta la IV sezione.

*** Con l'inizio dell'Edizione completa delle opere di Heideg­

ger si è cominciato a dedicare una nuova attenzione al pensiero heideggeriano, un'attenzione che continua fino ad oggi. Un se­gno visibile dell'effetto mondiale seguito a questa Edizione - la quale si accresce ogni anni di due volumi - sono stati i ben oltre cento simposi internazionali organizzati in occasione del cente­nario della nascita di Heidegger26

22 [Laufende Anmerkungen zu "Sein und Zeit".] 23 [Anmerkungenzu "Vom Wesen des Grundes".] 2

• [Bine Auseinandersetzung mit "Sein und Zeit".] 25 [Der Weg. Der Gang durch "Sein und Zeit".] 2

' Da questa serie difficilmente clilcolabile si distingue, ancora una volta, il simposio di una settimana realizzato dalla Alexander-von-Humboldt-Stiftung, a cui hanno partecipato 120 borsisti provenienti da 33 paesi, per impegnarsi in un dia­logo "Sull'attualità filosofica di Martin Heidegger". L'effetto mondiale, della pub-

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 89

Solo mediante la pubblicazione dell'Edizione completa si fa vi­sibile la compaginazione dei riferimenti e delle connessioni che attraversano intrinsecamente tutti gli scritti di Heidegger, com­presi quelli che lui stesso ha pubblicato.

blicazione dell'opera inedita si rispecchia con grande chiarezza nei contributi - rac­colti e curati in tre volumi da Otto Poggeler - di quello che è stato il più grande simposio finora organizzato sul pensiero di Heidegger: cfr. D. PAPENFUB u. O. POGGELER (Hrsg.), Zur Philosophischen Aktualitat Heideggers. Symposium der Alexander-von-Humboldt-Stiftung (Bad-Godesberg, 24-28 aprile 1989), 3 Bde., Frankfurt a.M. 1990 ss.: 1. Philosophie und Politik (1991); 2. Im Gesprach der Zeit (1990); 3. Im Spiegel der Welt: Sprache, Ubersetzung, Auseinandersetzung (1992).

INDICE DEI NOMI

Agostino d'Ippona, 13, 87. Anassimandro, 84. Aristotele, 13, 26, 46, 52, 59, 84, 87. Auletta G., 80.

Biemel W., 18. Blochmann E., 21. Brocker-Oltmanns K., 80. Brusotti R., 21.

Chiodi P., 17, 36.

Descartes R., 57, 84.

Eraclito, 84.

Fabris A., 17, 37.

J# Hartmann N., 18. Hegel G.W.F., 13, 84, 87. Heimbuchel B., 80. Held K., 61. Herder J.G., 87. Herrmann F.-W. von, 5-10, 17, 24,

25, 63, 64, 72, 78. Holderlin F., 81, 84. Husserl E., 13, 20, 21, 79, 80.

Jaspers K., 18-22, 65.

Kant I., 13, 52, 57, 84, 87.

Leibniz G.W., 60, 61, 78, 84, 87.

Mazzarella E., 18. Moretto G., 61. Motroschilowa N.V., 13. Miiller M., 13, 15.

Nietzsche F., 84, 87.

Papenfuf& D., 89. Parmenide, 26, 84. Platone, 13, 26, 84, 87. Poggeler O., 89.

Richardson W.J., 68. Rilke R.M., 22 ..

Sallis J., 13. Saner H., 18. Schelling F.W.J., 22, 84, 87. Schiller F., 87. Seubold G., 22. Spaude E., 72. Storck J.W., 21.

Tommaso d'Aquino, 13.

Volpi F., 24, 37.

SULL'AUTORE

Friedrich-Wilhelm von Herrmann è Professore di Filosofia presso l'Albert-Ludwigs-Universitat di Friburgo in Brisgovia. Formatosi nel­l'ambito della filosofia fenomenologica friburghese, è stato stretto collabo­ratore di Heidegger nei suoi ultimi anni di vita, gli anni in cui il filosofo preparava l'Edizione completa delle sue opere. All'interno di questa Edi­zione - di cui è attualmente coordinatore - von Herrmann ha già curato alcuni dei volumi più importanti, che comprendono tanto opere già pub­blicate da Heidegger, quanto altre rimaste finora inedite.

Tra i suoi studi vanno ricordate le seguenti monografie: Die Selbstin­terpretation Martin Heideggers [L'auto-interpretazione di M. Heidegger], A. Hain, Meisenheim a.G., 1964; Bewufltsein, Zeit und Weltverstandnis [Coscienza, tempo e comprensione del mondo], Klostermann, Frankfurt a.M. 1971; Husserl und die Meditationen des Descartes, ivi 1971; Subjekt und Da­sein. Interpretationen zu "Sein und Zeit" [Soggetto ed esserci. Interpreiazioni di "Essere e tempo"], ivi 1974, edizione notevolmente aumentata 1985; Heideggers Philosophie der Kunst [La filosofi1;1 dell'arte di Heidegger], ivi 1980; Der Begriff der Phanomenologie bei Heidegger und Husserl [Il concetto di fenomenologia in Heidegger e Husserl], ivi 1981; Hermeneutische Pha­nomenologie des Daseins. Bine Erlauterung von "Sein und Zeit". Band 1. "Einleitung: Die Exposition der Frage nach dem Sinn von Sein" [Fenomeno­logia ermeneutica dell'esserci. Una delucidazione di "Essere e tempo". Volume 1. "Introduzione: L'esposizione della questione sul senso dell'es­sere"], ivi 1987; Weg und Methode. Zur hermeneutischen Phanomenologie des seinsgeschichtlichen Denkens [Via e metodo. Sulla fenomenologia erme­neutica del pensiero della storia dell'essere], ivi 1990; Augustinus und die phanomenologische Frage nach der Zeit [Agostino e la questione fenomeno­logica sul tempo], ivi 1992.

INDICE

Nota introduttiva di Costantino Esposito

Prefazione

HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA

SULLA «SECONDA METÀ» DI ESSERE E TEMPO

pag.

"

5

11

§ 1. Sulla genesi dei due scritti pag. 17

§ 2. Gli accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», contenuti nella prima metà di Essere e tempo " a) La prefazione a Essere e tempo, nelle sue indicazioni

circa la tematica di «Tempo ed essere» b) Il titolo della prima parte, nel suo accenno prelimi­

nare alla tematica di «Tempo ed essere» c) Il § 5 dell'Introduzione, nel suo accenno prelimina­

re alla terza sezione su «Tempo ed essere» d) Il § 83 della seconda sezione, come passaggio alla terza

sezione su «i:,empo ed essere»

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,,

§ 3. I problemi fondamentali della fenomenologi.a come seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere» " a) La risposta alla questione fondamentale sul senso del­

l'essere in generale b) Il primo problema fondamentale: la differenza onto­

logica di essere ed ente c) Il secondo problema fondamentale: l'articolazione fon­

damentale nell'essere d) Il terzo problema fondamentale: le modificazioni del­

l'essere e l'unità della sua molteplicità e) Il quarto problema fondamentale: il carattere di ve­

rità dell'essere

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26

26

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§ 4. Ontologia fondamentale e metaontologia

§ 5. I problemi fondamentali della fenomenologia e il pensie­ro dell'evento

POSCRITTO ALL'EDIZIONE ITALIANA

EFFETTI E ASPETTATIVE. UNO SGUARDO RETROSPETTIVO E UNO SGUARDO PROSPETTICO

SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI MARTIN HEIDEGGER

" 62

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§ 1. Effetti riconoscibili dei quaranta volumi apparsi finora pag. 75 a) Le lezioni marburghesi (1923-1928) " 76 b) Le prime lezioni friburghesi " 79 c) I Contributi alla filosofia, le lezioni storiche e le le­

zioni su Holderlin

§ 2. Cosa ci si può aspettare dalle parti che deyono essere ancora pubblicate nell'Edizione completa

a) I trattati ancora mancanti della III sezione b) Gli appunti per i seminari c) I rimandi agli scritti già pubblicati

Indice dei nomi

Sull'autore

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Fotocomposizione, riproduzioni a scanner, legatura e stampa eseguite nel mese di settembre 1993 dalla

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