HARDWAR

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R I C C A R D O P O C C I ABC MILANO ARTE CONTEMPORANEA

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Catalog of the exhibition at ABC Milano Temporary Gallery 8 - 28 April 2009

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R I C C A R D O P O C C I

A B C M I L A N O A R T E C O N T E M P O R A N E A

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R I C C A R D O P O C C I

testi di Sabrina Piscaglia

8 - 28 aprile 2009

H A R D W A R

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H A R D W A R“Ho già detto altrove, e qui m’è forza ripetere – l’opera d’arte è creata dal libero movimento della vita interiore che organa le idee e le immagini in una forma armoniosa, di cui tutti gli elementi han corrispondenza tra loro e con l’idea madre che le coordina”. Luigi Pirandello

“L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali”. Sigmund Freud

“Se siete seri, siete bloccati. L’umorismo è la via più rapida per invertire questo processo. Se potete ridere di una cosa, potete anche cambiarla”. Richard Bandler

Cartesio è il padre della modernità, il piano cartesiano lo strumento attraverso il quale l’uomo comprendere il mondo. Basta pensare al sistema dei meridiani e paralleli che altro non è se non una griglia xy applicata al globo terreste che ci permette di misurarlo, mapparlo e rappresentarlo, in una parola, conoscerlo. Il sistema cartesiano è anche il fi le rouge che ci fornisce una preziosa chiave di lettura per Hardwar, ultimo progetto del pittore toscano Riccardo Pocci, di gran lunga il più complesso fi nora realizzato dall’artista. Disegnata (Rude Boy), dipinta (Dlrow, Lo So, Ferie d’Agosto ecc.), fotografata (Praga Windows Quid) e soprattutto utilizzata come supporto alla rappresentazione (pancali), la griglia è onnipresente, ossessiva, immutabile.Se da una parte essa rappresenta il processo conoscitivo (soggetto centrale nelle ricerche di Pocci) dall’altra essa simbolizza la sovrastruttura socio-economica contemporanea che tutto ingloba e tutto fagocita in un ingranaggio impietoso ed impersonale.Emblematico in questo senso è Rude Boy, esplicito omaggio alla musica e alla cultura giamaicana. Nato da una precisa volontà di ribellione, il reggae denuncia le perversioni del mondo occidentale, che sono in netta contrapposizione coi valori del Rastafar-I, corrente religiosa che del reggae fa il suo principale strumento di espressione. Scoperta in occidente da Clement Coxsone Dodd nei primi anni settanta, la musica giamaicana diventa poco a poco un fenomeno di massa ed un prodotto di consumo, vedendo così i propri valori rivoluzionari inglobati e digeriti dallo stesso sistema che essa criticava così aspramente. Questa perversione di intenti è simbolizzata con semplicità ed effi cacia dal

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piacere come elemento rivoluzionario. Pocci osserva il mondo, ne preleva alcuni brandelli, li analizza per poi restituirne una personale visione, paradossale e divertita. I colori primari, innanzi tutto, prelevati di peso dal linguaggio grafi co. Il bianco e nero, preso in prestito dal fumetto e dall’illustrazione. L’imitazione consapevole della fotografi a, applicata e contraddetta ad ogni pennellata. E l’invenzione tecnica, continua, sorprendente, audace che si avvale di strumenti classici come la gouache, associati sfacciatamente a materiali improbabili (i pancali, l’asfalto, le viti ecc.). Questi sono gli strumenti irriverenti che permettono a Pocci di orchestrare la propria ribellione.In Hardwar questo processo è evidente. Dopo La Chiave Argentina e Rude Boy, il percorso prosegue infatti attraverso una teoria di palazzi ed insegne, altrettante “cartoline” collezionate in diverse città del mondo. Ogni immagine è semplifi cata ai minimi termine ed è raccontata attraverso le tecniche le più disparate. Pocci ha persino la sfrontatezza di passare dai colori sgargianti al bianco e nero, senza soluzione di continuità. L’importante per lui è che lo spettatore si diverta e che piano piano, inconsciamente, acquisisca la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una rappresentazione del mondo personale, parziale e sempre contraddicibile.Non è un caso che la mostra si concluda su Maremagnum, opera monumentale, nella quale è possibile ritrovare gli elementi cardine di questo progetto. Il simulacro dell’essere umano, personifi cato dalla scultura, il simulacro del potere, identifi cabile con uno dei tanti palazzi governativi che affollano Barcellona, la semplifi cazione dell’immagine ai suoi minimi termini e, ovviamente, la griglia, quella dei pancali.Ma è una griglia questa che si smaschera da sola, si svela e tradisce attraverso l’unico elemento non dipinto che interrompe l’uniformità della visione. Esso funziona come un segnale d’allarme, un semaforo lampeggiante che ci costringe a non riposare l’occhio sulla superfi cie dell’immagine. Siamo spinti ad andare oltre l’apparenza, oltre la scorza della rappresentazione per arrivare a mettere in dubbio la realtà che ci viene offerta. Scopriamo così che dietro ogni informazione visiva (o informazione tout court) c’è sempre una mente pensante che segue il proprio progetto, la propria intenzione per fabbricare ad hoc una della tante possibili realtà.E Pocci sceglie, per ognuna delle città, di accentuare di volta in volta l’aspetto istituzionale, commerciale o propagandistico, denunciando attraverso la parodia. Tutta Parigi è raccontata in Soldissimes, metonimia pungente di una città votata al commercio sfrenato. New York e la sua Storia sono riunite in quel Dlrow, immagine di ciò che resta del World Trade Center: una scritta all’incontrario. E poi c’è Roma, coi suoi colori sgargianti e la sua luce mediterranea. Ma anche con la sue scritte, le sue statue e i suoi edifi ci fi gli del Ventennio. Immagini manipolate oggi dalle pubblicità di banche e macchine che ci raccontano con nostalgia e rimpianto di quei fasti passati che in realtà non sono mai esistiti.Ma qui non c’è propaganda, né compiacimento alcuno, c’è però tutta la potenza sovversiva di un sorriso e di un gioco festivo, votati a farci scoprire cosa si nasconde sotto l’aspetto innocuo delle immagini.

retino millimetrato che Pocci “applica” sulla superfi cie del suo quadro e che è assente nella copertina del disco che lo ha ispirato. Le viti, utilizzate qui al posto della pittura nera, sono rigorosamente in rilievo, emblema questo della lotta dell’artista (e dell’uomo più in generale) per sottrarsi all’appiattimento morale ed estetico proprio alla globalizzazione. Materiale grezzo, rude appunto, il metallo si stacca ostinatamente dal fondo, elevandosi strenuamente verso la terza dimensione, rifi utando di appiattirsi sotto il peso della bidimensionalità. In questo senso Rude Boy esplicita una tematica già fortemente presente nell’opera di Pocci, sempre sospesa tra la bidimensionalità della rappresentazione pittorica e la tridimensionalità del supporto. I pancali in particolare, ma anche gouaches e carte, sono veri e propri oggetti sculturali.E non a caso la scultura fa qui la sua comparsa come oggetto dell’indagine pittorica. Trattata con un rigoroso bianco e nero, appiattita, stirata, schiacciata dal rullo compressore della rappresentazione, essa è ridotta a motivo iconografi co, ricordo sfocato dell’uomo e della storia. Anch’essa è inglobata in nome della tanto sobillata necessità di chiarezza dalla macchina della comunicazione che semplifi ca fi no all’uniformità la complessità del mondo.Il pittore sembra assumere così il ruolo del carnefi ce, ma nell’opera di Pocci le cose non sono mai quel che sembrano e la semplicità è solo apparente.La Chiave Argentina, quadro che apre il percorso della mostra, è un’opera del 2001, anno in cui Riccardo è costretto a lasciare l’Argentina dopo due anni di soggiorno, a causa del collasso economico del Paese. Quest’evento lo segna indelebilmente ed impone al suo lavoro una svolta estetica e concettuale. La fi gura umana fi no a quel momento soggetto centrale della rappresentazione è surclassata dall’architettura, che in quest’opera si contrappone drammaticamente alle fi gure in bianco e nero, oggetti immobili ed a malapena reali. L’uomo non è più il fautore del proprio destino, egli è ormai la vittima di una realtà più grande di lui, un Leviatano mostruoso ed incontrollabile che ragiona in termini di cifre astratte e statistiche impietose. Non deve quindi sorprendere che la seconda opera del percorso espositivo sia Rude Boy (del cui valore simbolico si e già parlato in precedenza) che concettualmente sviluppa il discorso abbozzato ne La Chiave Argentina, introducendo però differenze estetiche e fi losofi che fondamentali. Innanzi tutto il simbolo della rivolta individuale e collettiva, del tutto assente, se non impensabile, nel quadro precedente: Pocci assiste alla crisi argentina come spettatore impotente e come spettatore impotente ne racconta gli effetti. Ma Rude Boy segna soprattutto un abbandono totale della drammaticità, rimpiazzata da una leggerezza gioiosa nel trattamento dell’immagine. Ne La Chiave Argentina la tensione è palpabile, il senso d’ineluttabilità soffocante, non c’è lotta possibile, la speranza è bandita. In Rude Boy, al contrario, la situazione sembra capovolgersi, l’uomo sebbene ancora trattato in bianco e nero, evade dalla propria prigione geometrica, ingaggiando una battaglia che prima era inimmaginabile. Cos’ha determinato questo scarto capitale? L’introduzione del gioco, dell’umorismo, del principio di

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O P E R E

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2008gauce su carta intelatacm 146x126

H A R D W A R

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2001olio su tavolacm 148 x 71

L A C H I A V E A R G E N T I N A

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S T U D I O O N E R U D E B O Y

2009penna, gouache viti su mdfcm 300 x 276

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S O L D I S S I M E S

2009dittico, martinite su pancalecm 67 x 95

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2009gouache su pancalicm 192x100

B R U S ( H ) ( Y O U R ) S E L ( F ) S

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2009gouache su carta nera intelatacm 89 x 80

C O M I C V A N G O G H

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2009gouache su carta nera intelatacm 89 x 80

C O M I C C E Z A N N E

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2009gouache su carta nera intelatacm 200 x 120

Ç A V A S A N S D I R E

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2009gouache su carta nera intelatacm 194x122

L A F A Y E T T E

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2009gouache su palletcm 95 x 67

A U P R I N T E M P S

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2009gouache su carta lavorata a manocm 116 x 81

V E R Y N I C E S U I T E 1

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2009gouache su carta lavorata a manocm 116 x 81

V E R Y N I C E S U I T E 2

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2009gouache su pancalicm 330 x 240

M A R E M A G N U M

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2009ammanitura su palletcm 161 x 119

P O R T A P I A

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2009gouache su carta nera intelatacm 117 x 80

F E R I E D ’ A G O S T O

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2009gouache su carta nera intelatacm 117 x 80

L O S O

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2009gouache su carta intelatacm 180x120

D L R O W

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2009stampa lambdacm 120 x 80

P R A G A W I N D O W S Q U I D

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PRINCIPALI ESPOSIZIONI PERSONALI

1/2009GESTALT, galleria ragot-restelli, roma

12/2008apro bottega, suvereto (LI)

1/2008IN PAR IS, espace carte blanche, paris

11/2007OF NEW YORK, galleria il sole arte contemporanea, roma

6/2007essenza, showroom essenza, lecco

1/2006retrospettiva, cinema kino d’essai, livorno

12/2005città_studi_milano, bbm architetti associati, milano

3/2005de:costruzione, galleria il sole arte contemporanea, roma

12/2002a/r, ABC milano

PRINCIPALI ESPOSIZIONI COLLETTIVE

3/2009LOG Architectes, paris

12/2008dimora collettiva, il sole arte contemporanea, roma

7/2008BIG/small 2, galleria il sole atre contemporanea, roma

7/2007BIG/small, il sole arte contemporanea, roma

12/2006sutela, galleria il sole arte contemporanea, roma

10/2006premio aletti, arte fi era verona, verona

9/2006selfX, laboratorio antiquario cagliani, milano

11/2005premio arte, palazzo della triennale, milano

11/2005riparte, hotel ripa, roma

7/2004bilingue, galleria il sole arte contemporanea, roma

6/2003athema/rifl essi, centro espositivo, fano

11/200142 artistas contra la pobreza, ccc 73, buenos aires

10/2000cátedra de grabado y arte impreso, la plata

9/2000museo de artes visual víctor roverano, quilmes

2/2000quid, castello pasquini, castiglioncello

ABC Milano Artecontemporanea.Fondata nel 1994 , si costituisce associazione culturale nel 2003 grazie al sodalizio tra Davide Cagliani, restauratore e mecenate, e Sabrina Piscaglia, storica dell’arte e curatrice. Il loro scopo è quello di promuovere giovani artisti di talento e permettere la libera circolazione di idee. Ben presto, Stefania Bacci, architetto, entra a far parte del team ABC Milano, concependo gli allestimenti di tutte le mostre dell’associazione.

Partito preso è quello di proporre mostre in luoghi atipici non specifi catamente dedicati all’arte.A questo fi ne l’associazione si appoggia di volta in volta a diverse strutture partners che aprono i propri spazi di lavoro agli artisti.L’universo creativo di pittori, fotografi e scultori è chiamato ad esibirsi in luoghi dall’identità forte dando vita di volta in volta ad un’istallazione unica e irripetibile.

Fino al 2010 le mostre personali organizzate dall’associazione saranno ospitati negli incredibili locali dello storico laboratorio di restauro Cagliani.

Le mostre, due all’anno, e i cataloghi che le corredano sono interamente fi nanziati dall’associazione. Così facendo si vuole premiare alcuni giovani artisti italiani ed europei per l’originalità e il valore della loro opera, ma anche creare uno spazio alternativo di libertà creativa ed eccellenza culturale

Il Laboratorio Artigiano di restauro Cagliani inizia la sua opera negli anni ’30 a Milano, conquistando rapidamente la fi ducia di importanti committenze della società cittadina.Il restauro è una forma d’arte che unisce all’abilità artigianale una profonda cultura dei diversi stili.Restaurare signifi ca riportare l’oggetto al suo aspetto e valore originali, con i canoni estetici e qualitativi voluti dal suo realizzatore.I materiale usati nel laboratorio, scalpelli, sgorbie, morsetti, sono identici a quelli utilizzati da secoli e le colle , di coniglio, di pesce, la gomma lacca, sono preparati secondo ogni tipo di intervento.Le coloriture, le ombreggiature, le patinature utilizzano pigmenti vegetali ed essenze divenute rare, ma necessari ad un lavoro eseguito a regola d’arte. Un mobile d’epoca può essere molto di più che non un oggetto d’arte o un investimento: è spesso una testimonianza di generazioni che si susseguono nell’ambito di una stessa famiglia, è un ricordo irrinunciabile che si tramanda ed il cui valore assume le caratteristiche di una vera passione.

Questa convinzione ha animato la dinastia dei Cagliani: fondato nel 1936 da Giuseppe, nel 1963 succede il fi glio Luigi e attualmente è Davide, trerza generazione, a condurre l’attività.

Dal 1982il laboratorio entra a far parte della FIMA e del Sindacato Mercanti d’Arte e viene chiamato ripetutamente nelle commissioni esperti delle più importanti mostre antiquarie di tutta Italia

I luoghi della comunicazione commerciale, di quella artistica ricreativa e di quella culturale, pensati e realizzati nel contemporaneo e all’avanguardia nell’ambito dell’ exhibit design.Progettazione e realizzazione allestimenti fi eristici, scenografi e per mostre, esposizioni, congressi, sfi late eventi in spazi pubblici e privati.Designer, grafi ci e architetti operano nel campo dell’arte del progetto espositivo: dall’architettura alla grafi ca, dal design alla comunicazione multimediale.

Operiamo da anni – sia in Italia che all’estero – nel campo della progettazione dei puù innovativi eventi e happenings culturali, di moda, arte e design.Le maestranze realizzano architetture provvisorie, raggiungendo risultati di grande qualità, partecipando alla riuscita di questi spazi con una specifi ca competenza organizzativa e una ricchissima esperienza tipicamente artigianale.

IL laboratorio attrezzato per la creazione di manufatti in legno e affi ni, segue criteri di conformità e attenzione alla massima garanzia di fi nitura. Il magazzino per i pre-montaggi e lo stoccaggio di arredi e complementi, è organizzato per il controllo della qualità e la manutenzione ordinaria dei materiali.La ricerca dei materiali, strumenti, arredi e servizi complementari all’allestimento, diventa mezzo di comunicazione delle potenzialità del prodotto restituendo effi cace l’immagine del committente.

E S P O S I Z I O N I

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R I N G R A Z I A M E N T I

foto:lucio convertiniriccardo e daniele ragazzi

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Via San Calocero, 2220123 Milanoinfo 0243988355_fax 0243988362www.4colori.it

grafi ca:aerostatonet.it

silva magnani, gioia trissino dabiré, domenico “memme” pelle, sabrina piscaglia, viviana musumeci, patrick benifei, gabriele biondi, cesare nolli, tina guiducci, erica prous, stefania bacci

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NERO DEL DEBBIONE

az. agricola biodinamica - Novi Ligure