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SABATO 15 APRILE 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

IL RACCONTO

Mi ha fatto amaramente sorriderein questi giorni una circolare delDipartimento AmministrativoPenitenziario che cambia il linguag-gio burocratico delle carceri trasfor-mando il lessico e, tra le varie,disponendo di cambiare il nomealle “celle” in “camere di pernotta-mento”. Io penso che nella stragrande mag-gioranza dei casi sia già troppo chia-marle celle, perché le chiamereipiuttosto con il loro vero nome:tombe, o ossari, o fogne, o loculi. Lamotivazione di questa circolare mifa indispettire ancor di più quandoafferma che “Le Regole Penitenziarieprevedono che la vita all’interno delcarcere deve essere il più possibilesimile a quella esterna e questa “assi-milazione” deve comprendere ancheil lessico”. In questo modo è comeaffermare che ci adeguiamo a quan-to ci sta chiedendo l’Europa, ma inrealtà le istituzioni sovranazionali cichiedono ben altro. Purtroppo inostri funzionari italiani sono con-vinti di essere furbi e pensano dirisolvere i problemi con la carta e lapenna cambiando solo il lessico.Tanto chi mai andrà a controllarecome sono realmente le “camere dipernottamento” delle nostre“Patrie Galere”?Ve lo racconto io che, in 26 anni dicarcere, ne ho girate tante di celle!Ecco cosa ho scritto di alcune:

“Stanza di pernottamento” a cinquestelle: La cella era stretta e corta. Il soffittoera basso. C’era un letto a castello suun lato. Due tavoli murati dall’altro.Accanto ad essi, due stipetti lunghi edue corti. Sopra la parete del cancel-lo era murata una mensola sullaquale era appoggiata una televisione.La finestra era a due ante. Un’antanon si poteva aprire tutta perchésarebbe andata a sbattere sul letto acastello. La finestra aveva anche dop-pie sbarre. In quella cella c’era pocospazio per muoversi. E quasi nullaper respirare. C’era solo lo spazio per

fare due passi. Due avanti e dueindietro.

“Stanza di pernottamento” a quat-tro stelle:Quando arrivi in un carcere nuovo,devi imparare di nuovo a vivere per-ché ogni galera è diversa una dall’al-tra. È come se ogni carcere fosse unoStato a sé. Mi misero in una sezionedi “Alta Sicurezza”. I detenuti eranotutti in cella singola. Le celle eranoventicinque. Sembravano degli arma-di in cemento e ferro. Erano diviseuna dall’altra da uno spesso muro. Eavevano un blindato e un cancellodavanti. Ogni blindato aveva unosportello di ferro con una fessura perpassare il cibo dentro la cella. Poic’era uno spioncino rotondo nelmuro dalla parte del bagno che con-sentiva alla guardia di vedere l’inter-no senza essere visti. La stanza pote-va misurare tre metri d’altezza. Duemetri di larghezza. E tre di larghezza.Si potevano fare solo quattro piccolipassi in avanti e quattro indietro. Lafinestra era piccolissima con enormisbarre di ferro incrociate. Muri lisci.C’erano una branda, un tavolo e unosgabello. Per pavimento c’era una get-tata di cemento grezzo. Ognuno dinoi stava chiuso in quello spazioristretto per ventitré ore su ventiquat-tro. Avevamo solo un’ora d’aria algiorno. In quella sezione eravamotutti detenuti condannati a pene lun-ghe. E la maggioranza di noi allapena dell’ergastolo. Mi alzavo ognimattina alle sei. E leggevo per tutto ilgiorno. E anche per buona parte dellanotte. Per mantenere in forma il fisicofacevo sempre ginnastica. Ogni ventipagine che leggevo facevo una pausa.Poi mi mettevo a fare venti flessioni.E venti addominali. Una per ognipagina. E dopo ricominciavo a legge-re.

“Stanza di pernottamento” a trestelle:La cella aveva il soffitto alto ed eralunga dodici passi e larga la metà. Piùche una cella sembrava una caverna.

La muffa copriva quasi tutti i suoimuri scrostati di bianco. In basso lamuffa era verdastra, in alto grigia. Ilpavimento della cella era lastricato dipietra grigia. Aveva due letti a castelloa destra e due letti a castello a sini-stra. I letti erano dei veri telai di ferrocon materassi sottili, artificiali, pienidi pulci e cimici. Il blindato e il can-cello erano al centro della parete chedava sul corridoio. Due panchedavanti alle sbarre della finestra e untavolaccio nel mezzo. Quattro stipettigrandi e quattro piccoli, un televisorein bianco e nero appoggiato a unagrossa mensola attaccata alla paretecentrale. C’era un lavandino consopra un rubinetto arrugginito eaccanto un cesso alla turca, con nes-suna riservatezza. Le formiche eranole padrone durante il giorno e gli sca-rafaggi erano i padroni nel corso dellanotte. I topi erano i padroni sia digiorno che di notte…

“Stanza di pernottamento” a duestelle:La cella era umida. C’erano macchiedi umidità alle pareti. La finestra erapiccola con un muretto davanti perimpedire di vedere l’orizzonte. Sipoteva vedere solo uno spicchio dicielo. C’era un po’ di ruggine sullesbarre. L’aria sapeva di chiuso. Imuri odoravano di muffa. Nella cellac’era un tavolo attaccato al muro,uno sgabello impiantato nel pavi-mento, una branda inchiodata perterra e uno stipetto fissato alla parete.Nient’altro.

“Stanza di pernottamento” di puni-zione a una stella:Scendemmo una scala stretta e rigidacon i gradini di pietra. Poi sbucammoin un corto corridoio che sembravaun sotterraneo. La guardia davanti sifermò alla prima cella. Era chiusacon un pesante blindato di ferro e conmacchie di ruggine dappertutto. Laguardia infilò nella serratura unagrossa chiave di ottone e la girò confatica. La porta di ferro si aprì cigo-lando. Poi la stessa guardia con

un’altra chiave aprì il pesante e spes-so cancello. E si mise di lato per farmipassare. Aggrottai le ciglia ed entrai.Le guardie uscirono dalla cella sbat-tendo il cancello. E chiusero il blin-dato con una mandata. Mi colpìsubito un forte odore di umidità. E diurina. La cella era quasi buia. Per unattimo mi guardai intorno con losguardo spaesato. E mossi la testa daun lato all’altro. Poi esaminai lacella. Era piccola. Misurava quattropassi di lunghezza e due di larghezza.Faceva caldo. Le doppie sbarre dellacella scottavano sotto il sole rovente.L’acqua che scendeva dal rubinettonon era potabile. Era marrone.

“Stanza di pernottamento” di tran-sito:La cella sembrava una scatola di sar-dine. Un fazzoletto di cemento, con labranda piantata al pavimento. Untavolino di pochi centimetri inchioda-to al muro. Una finestra con doppiesbarre. Una porta blindata spessa unaspanna. Un bagno turco aperto, senzanessuna riservatezza. A lato un picco-lo lavandino. Lo spazio nella stanzaera minimo e a mala pena si riuscivaa stare in piedi e si poteva fare giustoqualche passo avanti e indietro.Probabilmente un animale vivendo inquel modo sarebbe morto.

“Stanza di pernottamento” di isola-mento:La cella mi sembrò subito diversa datutte le altre dov’ero stato. Le paretierano grigie, fradice di muffa, doloree umidità. Puzzavano di ferro,cemento armato, sudore e sangue. Ilsoffitto era giallo di nicotina. Le sbar-re della finestra erano le più grosseche avessi mai visto. Mi sembrava diessere in un pozzo nero. In una vera epropria tomba. Mancava l’aria e laluce. Dalla finestra della cella si pote-va vedere solo una fetta di cielo, solodalla parte più alta. Nella finestra c’e-rano doppie file di sbarre e, per com-pletare l’opera, c’era una rete metalli-ca fitta.

Carmelo Musumeci

Non ci sto: continuerò a chiamarla cella

Nei giorni scorsi una circolare del Dipartimento AmministrativoPenitenziario ha disposto di cambiare il nome alle “celle” in“camere di pernottamento”. Carmelo Musmeci che incarcere ci ha trascorso 26 anni della sua vita e di celle neha viste tante, ne ha stilato una bizzarra classifica

“Io penso che nellastragrande

maggioranza dei casisia già troppo

chiamarle celle,perché le chiamereipiuttosto con il loro

vero nome: tombe, oossari, o fogne, oloculi. Motivare la

circolare sostenendoche la vita in celladebba essere piùsimile possibile aquella fuori è la

dimostrazione che lenostre istituzioni si

sentono tanto furbeda pensare di

risolvere i problemicon carta e penna.”

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SABATO 15 APRILE 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

Con la sentenza della Corte di Assise diAppello di Reggio Calabria, la numero3/96 del 12 febbraio 1996, si definisce insecondo grado il processo a carico di 51imputati, meglio noto come “Mafia delletre province”, inizialmente instaurato neiconfronti di 139 imputati. La sentenza èdivenuta irrevocabile per tutti gli imputati– tranne uno – il 1° aprile 1997.Tra le imputazioni contestate c’è anchequella di cui al capo 74), riguardante unnutrito numero di soggetti appartenentialle principali cosche operanti nelle treprovince calabresi (all’epoca esistenti), cuisi addebitava di avere costituito un’associa-zione per delinquere (una federazione dicosche) di stampo mafioso, “finalizzataverso l’obiettivo della consumazione diomicidi di componenti di cosche avverseallo scopo di potenziare l’egemonia mafio-sa della cosca di appartenenza dedita allaconsumazione di sequestri di persona ascopo estorsivo ed estorsioni nonché peralcuni di essi allo spaccio ed al traffico disostanze stupefacenti, come contestato inrubrica”.In un passaggio della sentenza del 1996scrivono i giudici di Reggio Calabria:«L'esistenza pluridecennale sul territoriodella piana di Gioia Tauro e località limi-trofe di con¬sorterie criminali associatededite ad ogni tipo di attività e traffici ille-citi, è realtà da sempre ben nota alla gene-ralità dei cittadini residenti in quelle con-trade. Tale consapevolezza è stata ed è ali-mentata dalla costante ed ininterrotta,nel corso degli anni, consumazione, spes-so da parte degli stessi personaggi o daindividui appartenenti alle stesse famiglie,di numerosissimi e gravissimi delitti dinatura tipicamente associativa - quali leestorsioni, il contrabbando, le ricettazioni,i sequestri di persona ,il commercio sularga scala di sostanze stupefacenti, gliattentati dinamitar¬di, gli omicidi esegui-ti con le tipiche modalità mafiose, l'illeci-to possesso di armi, anche sofisticate, emunizioni, l'accaparramento monopoli-sti¬co di attività imprenditoriali e com-merciali, la devastazione del territorioattraverso la edifica¬zione illegale dicase e di interi quartieri, l'acquisizione inproprietà di vasti latifondi, la presenza inarmi ed in atteggiamenti sospetti di perso-naggi equivoci, le frequenti esplosioni diviolenza che accompagnano le rituali faidee guerre di mafia che disseminano di cada-veri il territorio - ed ancora dalla quasiimpossibilità di individua¬re i responsabi-li di così gravi delitti, dall'at¬teggiamentoreticente delle vittime, dalle grandi edimprovvise ricchezze, segnalate in capo aperso¬naggi privi di qualsiasi attività lavo-rativa, che costituiscono segnali ineludi-bili attraverso i quali, facile percepire lapresenza sul territorio di bande criminalimafiose. Realtà criminale, peraltro, diret-tamente percepita dalla Corte che haavuto modo, nel corso del lungo dibatti-mento, di rilevare non solo l'assenza diparti civili, ma la posizione assolutamentereticente assunta dalle vittime e dalle partioffese che, o per il rispetto delle “regoled'onore” cui in precedenza si è accennatoo ancor più per paura di ritor¬sioni, sisono ben guardate dal testimoniare controi responsabili di tanti efferati delitti esono giunte, con F. M., addirittura adifendere i propri acerrimi nemici (A. R. eF.)».

GIUDIZIARIA

Il processo alla “Mafia delle 3 Province”

La vittoria dell’uomo autenticamentelibero sul potere giudiziario

I dato rea e L di Franco Crinò

Il terreno nella Locride è "scosceso". Si possono trovare le possibilità per consolidarlo solo con uno sforzo unitario e sincero. Senza indu-giare su chi camminerebbe sui carboni ardenti pur di farsi riprendere da giornali e TV, sono proprio i sindaci a rappresentare le radiciper mantenere fermo il terreno sul quale creare un manto erboso di certezze. La precondizione per lo sviluppo è la legalità. AlessandroSallusti ha fatto una domanda e ci ha lasciati in pieno imbarazzo in platea "Ditemi, vi fareste operare da un chirurgo disonesto ma bravoo da uno onesto ma scarso?" Ci siamo liberati (dell'imbarazzo)con la (sua/nostra) risposta "La legalità è la pre condizione di ogni cosa".San Luca ospita in questi giorni alcune iniziative sulla legalità, ma si sa già che a guidare il Comune dovrà rimanere il commissario pre-fettizio, che è lì da due anni, indizio e prova di un disagio locale sconfinato. Cosa avrebbe detto Corrado Alvaro della San Luca che

ammette di non sapersi governare? Continua la polemica sulruolo della stampa: si interessa di questa regione solo quandoaccadono fatti criminosi e ignora gli aspetti positivi, vivi di que-sta realtà. Sarà vero, ma è compito nostro creare fatti buoni efarli conoscere per come meritano. Alvaro, ne "l'Italia rinun-zia?" "Dal Nord è venuta la corruzione dei poteri e degli orga-

ni dello Stato, le grandi somme che hanno impinguato la prostituzione italiana e la nuova borghesia italiana... il Sud contribuì a suomodo alla corruzione del paese, coi mezzi propri di quella parte d'Italia (...)". Era il 1945, partiva la ricostruzione. La legalità non puòessere un fiume Carsico che a tratti scompare, un esercizio retorico, ma deve essere un fatto fisico, palpabile. I cittadini per poter coglie-re frutti devono vivere nella legalità, lo Stato deve farla rispettare.

Legalità vo’ cercando

Domani i Cristiani di tutto il mondo festeggiano la Pasqua.La crocifissione di Gesù non avviene per mano di un grup-po di criminali ma nasce da un “regolare” processo e dauna conseguente condanna a morte emessa da un “tribu-nale” della Giudea.I soldati che lo hanno scortato verso il Calvario eranouomini della “legge” che hanno accompagnato un sovver-sivo, un ribelle, un fuorilegge di nome Gesù verso l’estre-mo supplizio.La morte di Cristo è frutto di uno scontro titanico tra unUomo autenticamente libero e il “potere”.Tra un “Rivoluzionario”, non violento, ed il potere milita-re, politico, giudiziario e religioso dell’epoca. Uno scontroche, in forme diverse, continua, e ovunque nel mondo nesono evidenti i segni, anche nella nostra Terra.In mezzo, un “popolo” fanatizzato quanto acerbo che hapreferito - e preferisce - schierarsi con “Barabba” piuttostoche con il “Galileo”.Domani è festa!Si riempiono i luoghi di culto, si fanno mille buoni propo-siti e, personalmente, ammiro e provo finanche un pizzicodi invidia per quanti cercano e trovano Gesù Risorto nelleChiese, nelle processioni, nelle tante manifestazioni civili ereligiose.Tuttavia continuo a credere che intorno a noi vi siano trac-ce macroscopiche di “Gesù” incatenato, schernito, proces-sato, torturato e crocifisso! Nello stesso giorno in cui Cristorisorge e vince la sua battaglia contro la morte continua conla “Passione” quotidiana di tanta parte della nostra gente.Non mi sfugge certo il ruolo fondamentale che sta svolgen-do Papa Francesco, riportando al centro del discorso ideboli, gli umili, gli emarginati, i bisognosi, le persone fra-gili (cioè tutti noi) e supplendo al ruolo che tanta parte

della “politica” non riesce più a svolgere.Tuttavia l’opera del Papa non basta e, spesso, le sue parolesono destinate a cadere nel vuoto oppure a scivolare comeacqua sulla stessa Chiesa.Possiamo onorare la Pasqua ed esser indifferenti dinanzialla “passione” dei nostri simili?Nessuno ci chiede di essere missionari.Nessuno ci potrebbe chiedere di non partecipare alla“Festa”.Si tratta però di far vivere concretamente la scelta di Cristoogni giorno. Credenti e non credenti!Accanto alle Messe ci vogliono le “assemblee” in modo dapoterci aiutare a vicenda. Accanto alle “processioni” sidebbono formare i “cortei” perché non ci è più consentitodi essere una massa pigra e indolente che finisce con lo sce-gliere “Barabba”.È fondamentale che dalla “semina” evangelica germoglinoovunque idee di operatività, di riscatto, di libertà, di giusti-zia e di uguaglianza e sarà questo il modo migliore per ono-rare tutti i giorni il sacrificio di Cristo.Questo giornale, con i suoi limiti e le sue imperfezioni, si èassunto il compito di dar voce a coloro che storicamentenon ne hanno avuta.Ha l’ambizione di contribuire a unire la Locride in un pro-getto di Riscatto seguendo gli insegnamenti di quanti cihanno insegnato a ribellarci all'ingiustizie anche quandoqueste provengono dal potere.Sogniamo una Locride migliore e finché ne saremo capacicontinueremo nella nostra lotta!È questo il nostro modo di far a ognuno di voi gli auguri diuna Felice Pasqua di pace, di concordia e di“Resurrezione”.

Ilario Ammendolia

LA RESURREZIONE DI GESÙ VIENE ACCOLTA COME L’AVVENTO UN NUOVO ORDINE DI IDEE DALLA SOCIETÀ CRISTIANA, EPPURE LA RIFLESSIONE RELATIVA AL FATTO CHE EGLI FOSSE UN

RIVOLUZIONARIO CONDANNATO NON DA CRIMINALI, MA DA UN REGOLARE TRIBUNALE GIUDEO,DOVREBBE APRIRCI GLI OCCHI RELATIVAMENTE ALLE GRANDI INGIUSTIZIE CHE ANCORA OGGI SIVIVONO NELLA NOSTRA TERRA, SULLE DISPARITÀ E LE SOFFERENZE CHE DOVREBBERO FARCISCORGERE LE TRACCE DI UN GESÙ INCATENATO E SCHERNITO NEI NOSTRI VICINI DI CASA.

Al circolo ARCI di Cinquefrondi, si è tenuto la scorsa settimana il congresso fondativo provinciale diSinistra Italiana di Reggio Calabria, che ha eletto i membri dell'Assemblea provinciale, il Collegio digaranzia provinciale e i ventitré delegati al all'Assemblea regionale che nella settimana entrante eleg-gerà il primo segretario regionale del Partito. All’esito delle votazioni è risultato eletto all'unanimitàsegretario provinciale di Sinistra Italiana di Reggio Calabria, il locrese Antonio Guerrieri, sindacali-sta datoriale CLAAI, già coordinatore provvisorio nel percorso costituente provinciale e facenteparte dell'anima ex SEL con esperienza pregressa nella Sinistra Giovanile.

Antonio Guerrieri nuovo segretario provinciale di Sinistra Italiana

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www.rivieraweb.it ATTUALITÀ

Vicenda Sacal

SABATO 15 APRILE 06

L’Operazione “Eumenidi”, portata atermine all’inizio della settimana dallaGuardia di Finanza di Lamezia Terme,ha dimostrato una volta di più quanto ilsistema amministrativo italiano sia cor-rotto da un virus tanto ammaliantequanto pericoloso: quello del clienteli-smo.I domiciliari notificati a MassimoColosimo, Pierluigi Mancuso ed EsterMichienzi, vertici di SACAL accusati avario titolo di peculato e corruzione,sono stati la replica che non smette diindignarci di un film già visto e che, ora-mai, possiamo fregiarci di conoscere amemoria. Il dolore procuratoci da que-sta vicenda di cronaca, questa volta,risiede nel fatto che essa dia un calcionegli stinchi a un sistema di trasportoregionale già duramente provato dallerecenti vicende politico-amministrativee che, nonostante negli ambienti dedi-cati già da tempo si vociferasse dellapoca trasparenza con la quale operava-no i vertici della società, sia statacomunque data loro la possibilità diinserirsi a gamba tesa nelle operazionidi salvataggio degli scali aeroportuali diCrotone e Reggio Calabria.I risultati ottenuti dalla Finanza sonostati infatti in grado di dare uno schiaffonon solo alle persone indagate, ma atutti coloro che in questi mesi avevanovisto in SACAL l’ancora di salvezza delsistema di trasporto calabrese: MarioOliverio, che aveva accolto con succes-so la notizia dell’accordo trentennaleper la gestione dello scalo di Reggio loscorso 3 marzo, ma anche le organizza-zioni sindacali che, noncuranti delledenunce e delle prime notizie emerse inmerito all’indagine in corso, avevanoaffermato troppo frettolosamente che ilmonopolio di SACAL avrebbe regalatoun futuro radioso alla rete aeroportua-le regionale. In barba alle difficoltàamministrative, invece, la trinità diSACAL avrebbe condotto accordi sot-tobanco, gonfiato i conti delle consu-lenze e persino pilotato le assunzioniriservate al programma GaranziaGiovani, con buona pace di FedericaRoccisano, che alcuni mesi fa, perdevala voce a furia di affermare che il pro-gramma funzionava alla perfezione.Del fuggi fuggi generale, tra qualchesettimana, resterà solamente il vago

ricordo dei pentastellati che gongolanoripetendo: “Noi ve l’avevamo detto!”,un mantra enunciato così tante volteche sarebbe il caso di trasformarlo inslogan di partito, e la stupefacente rapi-dità di autoeclissamento di EnzoBruno, dimessosi dal Consiglio diAmministrazione di SACAL con uncomunicato stampa che assumeva i tonidi una timorosa captatio benevolentienei confronti delle forze dell’ordine.Se la politica dimenticherà rapidamen-te questa macchia ormai confusa tra lemille altre che costellano il suo lerciovestito, lo stesso non potrà dirsi pur-troppo per i contribuenti, già irrisi dallosperperamento del proprio denaro inviaggi privati e alberghi di lusso. Percomprendere meglio la situazione civiene in aiuto il mito dal quale gli inqui-renti hanno preso spunto per dare un

nome alla propria operazione: nellamitologia greca, infatti, le Eumenidi (oErinni), erano la personificazione delsenso di colpa, del rimorso angosciantee terribile che perseguitava coloro che simacchiavano di orrendi delitti. Sonoloro a far impazzire Oreste che, pervendicare la morte del padreAgamennone, assassinato al suo rientrodalla guerra di Troia dalla moglieClitennestra, non esita a compierematricidio. Nella moderna trasposizio-ne del mito, se Colosimo, Mancuso eMichienzi prendono il posto delleErinni Aletto, Megera e Tisifone,Oreste siamo noi, i viaggiatori calabresiche, per necessità o, più semplicemen-te, perché l’aeroporto di LameziaTerme è l’uscita principale della nostraregione, hanno per anni ingrossato letasche dei vertici SACAL dando lustro

all’aeroporto e permettendole diampliare i propri orizzonti.Differentemente dell’Oreste del mito,tuttavia, l’utenza aeroportuale ha com-piuto sacrifici regolari grazie ai qualisarebbe dovuta scampare alla furiadella triade amministrativa e, ben piùimportante, è incolpevole. L’esito dellatragedia, tuttavia, sarà lo stesso: cosìcome Oreste, eroso dai sensi di colpa,perderà i lumi della ragione accoglien-do la morte come una salvezza, i viag-giatori calabresi, ormai rassegnati a undestino di isolamento, ascolteranno conindifferenza i proclami della politica,che da giorni si inanellano H24 senzasoluzione di continuità, certi di doversalire in auto per partire piuttosto cheaspettare inutilmente un aereo che nondecollerà mai.

Jacopo Giuca

Eumenidi in manette, ma la pena la scontiamo noi

All’inizio della settimana la Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha arrestato ivertici SACAL, la società che gestisce il più importante scalo aeroportualecalabrese, con l’accusa di peculato e corruzione.Chiamando l’indagine“Eumenidi” le forze dell’ordine hanno instaurato con la mitologia grecaun parallelismo che, per noi viaggiatori, potrebbe essere presagio ditempi davvero difficili.

Lo scandalo che hacoinvolto i verticiSACAL sembra il

frutto di un copioneche conosciamo amemoria. Eppure

questa storia non puòfare a meno di

procurarci dolore,considerato che mette

ulteriormente indifficoltà un sistema di

trasporto già inginocchio.

SE COLOSIMO, MANCUSO E MICHIENZI PRENDONO IL POSTO DELLE EUMENIDI ALETTO, MEGERA E TISIFONE, NOI VIAGGIATORI SIAMO QUELL’ORESTE PERSEGUITATO DALLE FURIE

PERCHÉ COLPEVOLE DI MATRICIDIO. SOLO CHE NOI SIAMO INNOCENTI.

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SABATO 15 APRILE 08www.larivieraonline.com IN BREVE

Se le “soprese” sono sempre uguali

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Credo che in un periodocome questo la speranza ditrovare una piacevole sor-presa nell’uovo del nostroquotidiano sia una aspet-tativa comprensibile, legit-

tima direi se non anchedovuta. Ovviamente, tutti si

aspettano una sorpresa che possa sorpren-dere in positivo. Cioè soddisfare l’inaspet-tato con la certezza della possibilità di avercompletato un desiderio o ritrovarsi difronte a una condizione insperata. A benguardare, però, la settimana che si sta perchiudere e che ci porta alla Pasqua nonsembra averci regalato sorprese particolarie, pur nel tentativo di sorprendere con lecronache locresi e lametine degli ultimigiorni, alla fine la sorpresa si trasforma inscontato. Cioè nella celebrazione quasi diuna disarmante ovvietà. E non si tratta solodelle inchieste citate o di altri fatti di crona-ca in particolare, ma della giusta rappre-sentazione in ognuna di esse di un persi-stente modo di fare sistema… illecito…che viene però posto come sorpresa e che,leggendo gli stessi argomenti presentatialla stampa, sorpresa non è visto che quan-to scritto disegna un modello reiterato neltempo di gestione delle vita pubblica edeconomica di questa regione. Ciò che misorprende, ogni volta, è proprio la sopresadella sorpresa. Cioè il ritenere certe notizieo certi modelli come un qualcosa di scono-sciuto, di avulso da una realtà che invece si

è sempre manifestata molto chiaramentenelle sue dinamiche al punto tale che al cit-tadino che tenta di ricorrere a un ragiona-mento indipendente non rimane oggi cheporsi la solita domanda: ma se i modelli discelta, di gestione, di accesso alle carichepubbliche, a quelle societarie o le modalitàdi attribuzione di consulenze sono semprestate queste, come riportato dai giornali,perché colpirle solo oggi e non ieri… o l’al-tro ieri? La sensazione, se si tratta di unmodello di relazioni sociali così strutturato-si nel tempo e non vorrei dire tollerato, èche il punto di arrivo sia il risultato di unasorta di contrappasso per senso di esclusio-ne piuttosto che risultato di un obiettivo econcreto dovere di legalità nei confronti diogni cittadino calabrese. Un dovere dilegalità che non deve lasciare spazio adubbi che l’uovo si possa aprire nelmomento in cui forse ciò possa seguire aun sentimento di rivalsa per pagare qual-che possibile prezzo dell’esclusione, mache deve andare oltre ogni ragionevoledubbio nel senso pieno del principio giuri-dico. Una volontà coerente, rivolta a sanci-re una chiarezza di metodo, di accesso e digestione della cosa pubblica che sia scevrada ogni condizionamento se non quello dirispettare una terra alla quale non regalia-mo alcuna sorpresa da tempo immemora-bile ormai, ma uova con le sorprese(amare) di sempre giorno dopo giorno,Pasqua dopo Pasqua.

Caulonia: un progettointegrativo daivantaggi bilateraliA Caulonia, nell’ambito del progetto acco-glienza, le ragazze delle scuole superiorihanno avuto modo, questa settimana, diconfrontarsi con i loro coetanei approdatinella nostra terra nell’ambito del progettoSPRAR. Un’occasione di confronto unicanon solo per i giovani stranieri che stannocercando di integrarsi nella nostra società,ma anche per le giovani calabresi di poterconoscere aspetti inediti di culture lontane.

Lunedì 10 aprile, presso la Sala del Consiglio Comunale, di è tenuto un incontro tra gli alunni delleclassi IVª sez. A, B e C della Scuola Primaria Giovanni Pascoli, accompagnati dalle insegnanti:Vincenza Mittica, Marvy Vigliarolo, Antonietta Ursino e M. Giuditta Lombardo, avente come temal’educazione stradale. Il corso è stato tenuto dalle sovrintendenti Rosa Franco e Angela Pascuzzi,appartenenti al locale corpo di Polizia Municipale.

Siderno: un incontro per sensibilizzare i giovanissimi all’educazione stradale

L’ANGOLO DI PARRELLO

E così, il derby tra Siderno eLocri si è svolto all'insegna dellamassima correttezza. A fine par-tita, infatti, ogni tifoso è rientra-to tranquillamente a casa daipropri familiari al termine di unabella giornata di sport.Fortunatamente sono ormailontani i tempi in cui accadevanofatti poco piacevoli. Stessa cosapossiamo dire dell'incontro dicalcio tra Napoli e Juventus.Tanti bambini allo stadio, checantavano e tifavano felici per lapropria squadra del cuore. Forsesarà stato così anche per l'esserevicino alla Santa Pasqua, cheauguro a tutti i nostri lettori ditrascorrere con tanta ma tantaserenità.

Franco Parrello

Una bella provadi maturità

Commercialisti della Locride: un “cantiere” diiniziative e progetti sperimentali per lo svilup-po del territorio.Prosegue intensissima l’attività deiCommercialisti della Locride che da qualcheanno - nell’ambito della propria “mission isti-tuzionale” - stanno portando avanti diversiprogetti per la promozione e lo sviluppo delleprofessionalità presenti sul territorio, masoprattutto per dare il proprio fattivo contribu-to per lo sviluppo economico-sociale del com-prensorio. Tanti i “cantieri aperti”, tante dav-vero le iniziative promosse che - proprio nelleultime settimane - hanno iniziato a prendereforma e a radicarsi sul territorio di riferimento.Proprio lo scorso 3 aprile si è tenuto un interes-sante convegno dal titolo “La gestione del con-flitto in Mediazione. Il Nuovo professionista”organizzato da ODCEC e ADR insiemeall’Ordine degli Avvocati di Locri e con la par-tecipazione dell’Università di Firenze –Dipartimento di Scienze Giuridiche - alloscopo di presentare un innovativo e sperimen-tale progetto di mediazione che dovrebbe inte-ressare il Tribunale. Si tratta del “ProgettoZaleuco – La mediazione su ordine delGiudice” così battezzato essendo stato ricono-sciuto Zaleuco come il primo legislatore delmondo occidentale e nativo di Locri Epizefiri.L’iniziativa tra origine da un progetto già con-dotto con grande successo presso il Tribunaledi Firenze su impulso dell’Università con l’o-biettivo di incentivare la mediazione per ladefinizione dei conflitti. L’iniziativa è stata pen-sata e fortemente voluta da Annalisa Certomà

(Referente per l’Organismo di Mediazione deiCommercialisti di Locri) da alcuni anni impe-gnata professionalmente sul tema della media-zione, portando l’Organismo di Locri a essereuno dei più efficienti sul territorio regionalecon numeri significativi in termini percentuali.La nostra visione dell’istituto della mediazione– per come dichiarato dalla stessa Certomànell’introduzione al convegno – è quella diconsiderarlo “non come rimedio alla giustiziaordinaria ma piuttosto come una vera e propriainnovazione culturale e sociale, passare da unacultura dello scontro a cultura dell’incontro…dalla ricerca della vittoria all’individuazione diuna soluzione che possa soddisfare l’interesse, ilbisogno che il cittadino vuole tutelare”.I tratti del progetto sperimentale sono statipuntualmente presentati, nel corso dell’incon-

tro, da Paola Lucarelli, che da alcuni mesi stasupportando l’iniziativa dell’ADR di Locricontribuendo con la propria esperienza a far sìche tale iniziativa - che ha riscosso un notevolesuccesso presso il Tribunale di Firenze - possaottenerlo anche presso il Tribunale di Locri.Da segnalare il significativo contributo che lacategoria sta cercando di dare all’attività delneo costituito Consorzio “GAL TerreLocridee” che vede la presenza di EttoreLacopo nel Cda di tale società.Lo stesso, in rappresentanza dellaAssociazione Dottori Commercialisti edEsperti Contabili della Locride, si è fatto pro-motore – in seno al Cda del Gal – della propo-sta di approvazione di un apposito“Regolamento anticorruzione” e di trasparen-za” (proposta successivamente approvata dallostesso organismo di gestione del Consorzio).

Ma proprio qualche giorno fa, al fine di fareun ulteriore passaggio in chiave di trasparen-za dell’azione amministrativa che andrà asvolgere la società consortile, Lacopo (a nomedi tutta l’associazione) si è fatto promotore diun’altra richiesta da inserire nell’ordine delgiorno del prossimo Cda del Gal, ovvero la sti-pula di un “Protocollo di legalità con alPrefettura di Reggio Calabria”.Sempre nella direzione di essere promotori diiniziative per favorire lo sviluppo economicodel territorio si inserisce l’iniziativa – forte-mente voluta dal vice-presidente FrancescoScordino – volta a favorire la costituzione diuna “rete” tra i produttori di Vino Greco diBianco. Il contratto di Rete - che ha visto l’adesionedella quasi totalità dei produttori locali - è giàdefinito e sarà formalizzato nei prossimi giornicon la relativa stipula. In un contesto, forte-mente caratterizzato da forme di “individuali-smo imprenditoriale”, il contratto di Rete pro-mosso si pone come una vera e propria rivolu-zione, avendo come obiettivo quello di ridurrei costi della filiera produttiva; di condividere leesperienze e il know-how di ciascun produtto-re; di reinvestire le economie realizzate neiprocessi di commercializzazione e di promo-zione del marchio.Da segnalare, infine, la partecipazione a unaltro importante programma di azione per losviluppo del territorio, il FLAG “Ionio 2” cherappresenta il Gruppo di Azione Costiera perla pesca più grande della Calabria e che com-prende Comuni che vanno da Belcastro a BovaMarina.

Commercialisti della Locride: un “cantiere” di iniziative e progetti sperimentali per lo sviluppo del territorio.

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SABATO 15 APRILE 10www.rivieraweb.it POLITICA

L’ALTRA VERSIONE

Carissimo Vittorio, penso ti faccia piaceresapere che la riflessione che hai volutoavviare con il tuo articolo su Rivierasmuove la mia curiosità di semplice mili-tante con la tessera. Sia perché mi sta acuore il progetto politico del PD, sia per-ché il presente e il futuro del PD passa

dalla capacità di tutti noi di sottrarlo, nel più brevetempo possibile, alle diatribe personali che lo attana-gliano sin dalla sua nascita. Lo spettacolo offerto dalPD nazionale, con navigati dirigenti politici alle presesolo con rancori personali, depone male se, al più pre-sto possibile, non si mette la dritta a un partito che innome della dialettica democratica non deve mai sfo-ciare nel rancore: una comunità politica può divider-si sulle idee, sui programmi, sui progetti, mai deve,però, pararsi dietro parole di facciata per scatenarerivalità personali. Chi ha a cuore la tenuta democrati-ca del nostro Paese, oggi non può non guardare al PDcon tutti i suoi difetti e le sue cadute che ci stanno eche sono io il primo a non negare.Non posso che condividere il tuo rammarico e quellodi coloro i quali protestano per il mancato rilasciodella tessera del PD e per l’impossibilità di votare,come iscritti nella tornata elettorale interna al partito.Sbagliano i compagni e gli amici dirigenti della sezio-ne di Roccella Jonica a tenere questo permanentestato di rancore. Errori, nel lontano e recente passa-to, li abbiamo commessi tutti (anche tu, carissimoVittorio), ma non è possibile mantenere questo statopermanente di incomunicabilità e non arrivare a unchiarimento. L’essersi uno schieramento rinchiuso nelcrogiuolo della promozione degli elettori e l’altronella titolarità della tenuta dello scettro sezionale nonha fatto altro che rinviare sine die quel chiarimentoche mai potrà avvenire e mai potrà incanalarsi dentroun processo dialettico virtuoso. Un problema che nonpuò essere sciolto invocando l’intervento “utile” diqualche dirigente provinciale. Primo perché non mipare ci siano in giro “dirigenti” di tale spessore cheabbiamo a cuore la tenuta del partito nei territori;secondo, maturità politica imporrebbe ai “dirigentilocali” di farsi carico del chiarimento in loco senzaattendere, come tanti minori non emancipati, il soste-gno del tutor esterno. E a questo punto, ti riporto allastoria da quel 2009 in poi che tu giustamente hai volu-to, seppure a modo tuo, raccontare. Sono sicuro chetu voglia seguire il mio ragionamento senza appellar-ti alla cartina di tornasole dei successi elettorali dellatua/vostra proposta politica che ci sono tutti e nessu-no può negare.Nel 2009 si è consumato il vulnus che ha dato avvio aquell’atteggiamento rancoroso che, ancora oggi, atta-naglia la sezione roccellese. Parlo di quella parte “sto-rica” che si è posta in rottura rispetto a “Roccellaprima di tutto” e non includo coloro i quali sono rien-trati nel 2014 con intenti barricadieri.Nel 2009 i fatti non sono andati come tu li hai intesirappresentare. Se, come spero, c’è in te la volontà dirimuovere le cause dell’incomunicabilità odierna,devi convenire sulla ricostruzione veritiera dei fatti del2009 che ti documento io dal momento in cui, allora,sono stato chiamato all’unanimità dal partito roccel-lese a coordinare il PD.Nel 2009, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare,si chiudeva il decennio di riscatto della politica ammi-nistrativa della città con risultati che sono ancora sottogli occhi di tutti, non come dici tu che “il PD avevasostanzialmente guidato per 10 anni”, sia perché nonc’era ancora il PD, ma soprattutto perché il motore el’anima di quel riscatto non sono state le varianti poli-tiche pre-PD, ma un uomo come il Sen. Sisinio Zito,a cui Roccella deve molto. Meriti che personalmenteho sempre riconosciuto pur avendo avuto con luimomenti di duro scontro politico. Riconosco al sen.Sisinio Zito tantissimi meriti, ma quel vulnus del 2009si è consumato per sua precisa responsabilità e contuo/vostro convinto sostegno. Mi dispiace dover par-lare di responsabilità politiche addebitabili a chi nonè più in mezzo a noi e non può rispondere con laverve che lo ha sempre contraddistinto negli scontripolitici, ma se accetti questo mio scritto rivolto a te,non solo come autore della riflessione avviata, macome suo erede di quella stagione amministrativa,devi convenire che il senatore ha avuto un atteggia-mento provocatorio di rottura e non ha mai intesofavorire la ricomposizione del PD roccellese comepartito plurale e dialettico quale, secondo me, deveessere il PD anche a livello locale, se vuole portare amaturità il processo di rappresentare la casa comunedel riformismo in chiave di centrosinistra.

Nel 2009 su iniziativa dell’on. Mimmo Bova e del sen.Sisinio Zito, i due esponenti più significativi dellanostra coalizione, mi viene proposto l’incarico disegretario del PD di Roccella Jonica. Sia ai due espo-nenti politici sia mediante una lettera indirizzata agliiscritti e ai simpatizzanti del PD, prima della ratificadell’elezione, posi come condizione per l’accettazionedella guida della segreteria che venisse praticato ilmetodo delle PRIMARIE DI COALIZIONE per lascelta del candidato a sindaco, non essendo possibileper legge la ricandidatura del senatore e non esisten-doci sul tappeto una candidatura unitaria e condivisada tutti i gruppi della coalizione. Inoltre pretesi che,una volta deciso il candidato con il metodo delle pri-marie, tutti i partiti facessero proprio il candidatouscito vincitore dalla consultazione. Precisazione que-st’ultima ovvia, ma, non a caso, rafforzativa dellavolontà di sottrarre la designazione o da indicazionipersonali o, peggio ancora, da giochetti di piccolocabotaggio che, allora come oggi, albergano perimmaturità democratica durante le elezioni primarie.Per quanto mi riguarda, ieri come oggi, con tutti idifetti emersi, le primarie rappresentano l’unicometodo che sottrae il confronto dall’imbuto inconclu-dente delle trattative stile Prima Repubblica.L’on. Mimmo Bova stette ai patti, il sen. Sisinio Zito,invece, accettò solo a parole di far svolgere lePrimarie di Coalizione e lavorò per logorarci. Al tavo-lo tecnico costituito per preparare il Regolamentodelle Primarie inviò il fidato Vincenzo Bombardieriche, da freddo a bravo esecutore di missione ostruzio-nistica, si prese la briga di preparare la bozza del rego-lamento, di apportare le modifiche ad articoli ecomma, di sottoscrivere la bozza ultimata, di fissare,persino, l’appuntamento per l’organizzazione delleprimarie, infine, di non presentarsi senza addurremotivazione alcuna né prima né dopo… In pratica, siprese la briga di prenderci per i fondelli e portaci alleprimarie solo con la parte di PD rimasta e con i com-pagni di Rifondazione e Comunisti Italiani. La storiasai benissimo come andò a finire, non solo come risul-tato delle primarie, ma come consultazione estesa aicittadini che si “riconoscevano nella coalizione”, con

tutte le tattiche e le strategia che l’hanno caratterizza-ta. Ma questa è un’altra storia… Questa la storia del vulnus 2009 da cui scaturisce quelrancore personalistico che perdura immotivatamen-te, ormai, fino ad oggi. Se siete arrivati, come tu dici,“ad abbandonare il circolo promuovendo una listacivica” ve lo siete detto nel circolo privato di “Roccellaprima di tutto”, in barba ai comportamenti leali che sidevono principalmente a coloro i quali vengono pro-posti e scelti come compagni di viaggio.A proposito, tutta questa cronistoria del vulnus èdocumentata e conservo come cimelio di slealtà copiadell’atto scritto e sottoscritto dai partecipanti al tavo-lo per il Regolamento delle Primarie di Coalizione2009. Naturalmente, nulla quaestio sugli esiti elettora-li inappellabili, ma che non possono essere elencatiper relegare in secondo piano comportamenti slealiche non giustificano certamente le sconfitte elettora-li, ma che non possono passare come medaglie daspillare sul petto dei vincitori.Ultima riflessione, se non ti/vi ho stancato.Le vittorie, lo si rimprovera spesso e a ragione aRenzi, candidato che ho con convinzione votato eche, come te, voterò il 30 aprile prossimo, impongonodegli obblighi ai vincitori: dall’alto del riconoscimentoelettorale è umanamente più facile mettere da partel’atteggiamento di sfida e di superiorità, indossare l’a-bito dell’umiltà e farsi promotore di riconciliazione edi ripartenza comune. Se noi sconfitti dalle urne (inpratica noi – mi metto pure io - asserragliati nel forti-no della sezione roccellese), non siamo capaci di libe-rarci dal rancore dovuto per le sconfitte patite, avvia-te Voi un processo di disgelo e ritorniamo alla dialet-tica leale della politica. La storia, anche quella minu-ta, è maestra di vita non solo per gli sconfitti, maanche per i vincitori.Voglio, pertanto, interpretare in questa chiave didisgelo dialogante il tuo scritto e non come l’ennesi-ma chiamata in campo del salvatore esterno di turnoche, se effettivamente esiste pensa ai suoi destini per-sonali e non alle vicende della sezione PD di RoccellaJonica.

Con stima, Vito Pirruccio

Grato per la riflessione che hai voluto proporre

La controversa campagna di tesseramento recentemente attuata dal Partito Democratico haprodotto lo sfogo del vicensindaco di Roccella Jonica Vittorio Zito, le cui riflessioni sono stateaccolte sulle pagine del nostro giornale la scorsa settimana.La ricostruzione dei fatti operata daZito, la scorsa settimana, ha stimolato quella di un altro militante di rilievo del PD. Ci riferiamo aldirigente scolastico Vito Pirruccio, che quei fatti del 2009 narrati da Sito li ricorda un po’ diversamente.

Se il PD, per la sconfitta subitada “Roccella prima di tutto”,non è in grado di mettere daparte i rancori, avviate voi unprocesso dialettico. La storia èmaestra di vita non solo pergli sconfitti, ma anche per ivincitori.

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Speciale

Un sogno a colori partito per caso, il Musaba di Nik Spatari. Un sogno che,50 anni fa, ha preso il via da alcuni ruderi abbandonati, sepolti dai rovi, tra itorrenti Torbido e Neblà. Insieme alla moglie, l’artista Hiske Maas, Nik hadato vita a una delle più interessanti operazioni d’arte contemporanea alivello internazionale. Per celebrare Nik Spatari, in occasione del suo 88°compleanno, Riviera ha voluto dedicargli uno speciale per ripercorrereinsieme la storia meravigliosa, che è stata anche un’odissea turbolenta,di questa straordinaria coppia di sognatori.

BUON COMPLEANNO NIK!

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Speciale

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

“Abbiamo iniziato senza capi-re bene cosa volevamo fare.Quel che è certo è che vole-vamo cambiare vita: di starein città, in quelle noiose gal-

lerie milanesi non ci andavapiù” - racconta Hiske mentreaccarezza il suo simpatico cagno-

lone che Nik ha ritratto nell’opera allenostre spalle. “L’idea era o Calabria, oOlanda o Stati Uniti. Ho scelto io di rima-nere qui. Mi affascinava la Calabria, unaterra belissima, le cascine, i contadini veri...oggi sono tutte mezze tacche, nessuno sapiù niente”.L’incontro tra Nik e Hiske. Nik Spatari eHiske Maas si incontrano per la prima voltaagli inizi degli anni ‘60, a Parigi, durante unamostra di Nik. Sguardi fugaci che si rincro-ceranno per caso su un treno diretto aLosanna. “Appena salita non c’era un soloposto libero. Poi il capotreno me ne ha indi-cato uno, pieno di buste e bagagli: a fiancoc’era Nik che, da buon calabrese, avevaoccupato due posti così da non esserecostretto a viaggiare con qualcuno che glidesse seccature”. Su quel treno perLosanna Nik e Hiske si scambiano gli indi-

rizzi.Qualche tempo dopo Hiske trova unbiglietto a buon mercato e si imbarca per gliStati Uniti insieme alla cugina. “Mia cuginaera sempre incinta! Voleva abortire ma inAmerica allora l’aborto era fuori legge.Siamo tornate a Parigi, ho chiesto a un mioamico che mi ha mandato a Milano. Abortoa Milano? - mi sono chiesta - E il Papa? Cisiamo andate! Avevamo i soldi contati perarrivare, pagare il medico, rimanere unanotte e tornare. Ma il medico ci ha chiestopiù di quanto avevamo pattuito. Non sape-vo cosa fare, avevo con me l’indirizzo di Nik:Via Venini, me lo ricordo ancora. Sonoandata lì, ho bussato e Nik è venuto subitocon me senza chiedersi nulla. Ha pagato e ciha pure invitate a casa sua. Ricordo questafamiglia numerosa, noi tre in sala da pranzoe piatti che arrivavano ogni due minuti:sembrava un film di Fellini! Nik mi ha chie-sto di rimanere e io mi son detta: l’Americapuò aspettare!”.Mentre Hiske ripercorre innamorata la suastoria, tenendo lontana meticolosamenteogni mielosità, una lenta figura interminabi-le ci raggiunge. È Nik. A precederlo il suosorriso, dolce almeno quanto malinconico.Nik è sordo da quando era bambino. “Hapotuto fare a meno di ascoltare tante stupi-

daggini” - scherza Hiske.Nik è un artista vivo e un uomo postumo. Alui non si devono chiedere discorsi ma cosefumose, inspiegabili come i sogni, le rivela-zioni, l’infinito. Si muove sulle frequenzepiù basse e su quelle più alte della spiritua-lità umana, evitando scrupolosamente lemedie, vale a dire quell’area in cui piantona-no stagnanti gli uomini ben sistemati in sestessi, ovvero non sistemati da nessunaparte.Nik si siede di fronte a noi e ci fissa per tuttala durata della chiacchierata. Hiske ripren-de: “Sono ripartita dopo qualche giorno pergli Stati Uniti, sono rimasta lì un anno maottenere la cittadinanza americana era com-plicatissimo. Ho scritto una cartolina a Nik,mi era rimasto in testa sto tizio! Lui mi harisposto che stava tornando in Calabria. Hopreso il treno da Milano, ho impiegato tregiorni per arrivare in Calabria. Sono arriva-ta a Villa San Giovanni ma non ci siamoriconosciuti. Sono finita in un alberghetto alporto di Reggio ma nessuno parlava unasola parola in inglese. Sapevo che Nik inestate affittava una casetta a Lazzaro. Hochiesto se qualcuno conoscesse la famigliaSpatari. Un uomo si è offerto di accompa-gnarmi. Mi ha portato oltre Capo d’Armi,in spiaggia e ha provato a violentarmi. Ma io

ho saputo difendermi, sono cresciuta contre fratelli! Alla fine io e Nik ci siamo incon-trati: ad accogliermi la solita corte di paren-ti! Dopo qualche tempo siamo andati avivere insieme a Milano, in via Solferino.Avevamo una casa enorme, un palazzonobiliare decaduto, che prima che arrivassi-mo noi era una casa chiusa e per questo nonla voleva nessuno. L’affitto era bassissimononostante avesse nove stanze, tra cui unaovale. Era bellissima... l’abbiamo sistematae vi abbiamo aperto una galleria. Ma, cometi ho detto, presto ci siamo accorti che quel-la vita monotona non faceva per noi”. Nik presenta il suo progetto per SantaBarbara. Nel 1967 Nik Spatari presenta perla prima volta, al circolo dei calabresi diMessina, l’idea-progetto del Parco MuseoLaboratorio Santa Barbara, da realizzarsinel territorio di Mammola. Sarebbero ripartiti da lì, dalle rovine di quelcomplesso monastico, una grangia certosinadel X sec, fondata sui resti di una chiesapaleocristiana del I secolo. Su quell’acroco-ro, che sorge tra il torrente Torbido e la fiu-mara Neblà, Nik avrebbe dato vita a un cen-tro per permettere alla Calabria di incon-trarsi con le altre culture.Pietra dopo pietra si dà il via sogno di Nike Hiske. “Tutt’attorno al monastero c’erano

Odissea Musaba

Nel 1969 Nik Spatari e HiskeMaas iniziano a lavorare

a un progetto di valore e respirointernazionale che incastona

l’arte nell’ambiente. Un progetto che ha visto la luce

dopo numerose azionipersecutorie penali e civili,sequestri, arresti, querele,

esposti, denunce, attentati e minacce.

Nik e Hiske hanno dovutocombattere contro i mulini

a vento ma il loro sogno a coloriè pronto a stupire il mondo.

Nik e Hiske si incontrano per laprima volta agli inizi

degli anni ‘60, a Parigi, durante

una mostra di Nik.Sguardi fugaci che sirincroceranno percaso su un trenodiretto a Losanna.Poco tempo dopoandranno a vivere

a Milano, in un ex bordello...

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centinaia e centinaia di metri cubi di detriti,coperti da rovi e arbusti - racconta Hiske.-Con pala e piccone, abbiamo rimossotutto”. Lo scrittore Sharo Gambino, all’epoca cor-rispondente RAI Radio Cosenza trasmette:“Chi in queste giornate torride d’agostovolesse far visita a Nik Spatari, sull’alto dellacollina dove si ergono, tristi e grigi, i ruderidell’antico monastero che un tempo assailontano dette lustro alla patria di SanNicodemo, Nik è là, a torso nudo, insiemead alcuni operai pagati dal Comune, e conloro, munito di pala e picco, compie sforzimiracolosi per liberare quei muri dall’ab-braccio degli alti cespugli e dalla strettadella terra che li aveva semisepolti. L’artistala fa da padrone, perché quel vecchio rude-re del monastero gli è stato dato in conces-sione dalla Curia vescovile (acquistato nel1990) e lui vuole, a costo di rimetterci ogniguadagno, ricostruirlo e renderlo accessibi-le, perché ha in testa un progetto così fanta-stico da essere addirittura pazzesco. Ha inmente, infatti, di farne un centro d’arteinternazionale. Nik a questa realizzazione cipensava da anni, al suo fianco, come mentegrigia, la sua compagna, l’artista olandeseHiske Maas”.Tra quelle antiche mura Nik e Hiske orga-nizzano una mostra ambientale all’aperto digrande suggestione, a cui prendono parte imigliori artisti del tempo: il brasilianoDelima Medeiros, il cinese Hsiao e il mila-nese Gentili, che realizzano opere sul posto.Un’iniziativa che suscita l’interesse dellastampa nazionale ma anche le primeavversioni:“Alcuni amministratorilocali mi hanno attaccato e mi stan-no intralciando nella realizza-zione della mia costruendaopera - dichiarerà Nik -non escludendo minacceindirizzate a me e allamia collaboratriceHiske Maas”.Acquisto ex stazio-ne Calabro-Lucana e costitu-z i o n eAssociazione“Museo Santa

Barbara”. Nel ‘73 Spatari e Maas iniziano lapratica, conclusa nel ‘78, per l’acquisto del-l’ex Stazione Calabro-Lucana dal Demanioe dell’intera area circostante: l’avrebberodestinata a villaggio per artisti e studenti eper incontri internazionali d’arte e cultura. Nel gennaio del ‘77 viene costituital’Associazione “Museo Santa Barbara”.L’assemblea riconosce all’unanimità il meri-to di animatore, ideatore e architetto esecu-tore del progetto del museo all’artista NikSpatari. A lui è affidato il compito di sovrin-tendere a tutte le esecuzioni dell’opera inprogress e gli affida la direzione tecnica eprogrammatica.”L’architetto SandroDattilo, venuto a conoscenza dell’iniziativadi Nik - prosegue Hiske - si dichiarò dispo-sto ad aderire alla stessa con qualsivogliamansione. Segnati il nome di questo archi-tetto che ci torneremo...”Nik viene arrestato. Il 25 settembre dellostesso anno, in assenza di Hiske, viene arre-stato Nik per aver rubato - scriveràPasquino Crupi su CalabriaOggi - “quattrotegole bruciate poste in frantoio in rovina”.“È interessante notare - sottolinea Hiske -che l’avv. Guido Mazzone viene nominatoper conto dell’accusatore (Barillaro). E saràsempre l’avv. Mazzone a occuparsi di tuttele cause intentate contro di noi”. In seguitole false testimonianze furono ritirate e ilcaso archiviato; si venne, inoltre, a sapereche l’arresto era stato predisposto per farsgomberare l’ex stazione Calabra-Lucana eil monastero così da dare il via alla progetta-zione della SS Jonio-Tirreno, che sarebbepassata proprio per il complesso monasti-

co, cancellandolo e distruggendo lazona archeologica, l’exstazione/residenza-uffici eannesso villaggio.

Prima ordinanza delComune di Mammola. Il 4aprile del ‘78, dopo il pre-meditato arresto diSpatari e la negataconcessione ediliziadel villaggio, duran-te l’assenza di Nike Hiske per impe-gni artistici negliUSA, delle

ruspe invadono il villaggio spezzandolo indue con l’introduzione di una pista abusiva.L’8 agosto dello stesso anno arriva la primaordinanza del Sindaco per occupazioned’urgenza, provvedimento che, sei annidopo, una sentenza del TAR annullerà,condannando il sindaco.Dopo altre illecite invasioni dell’ammini-strazione comunale, le aperte minacce con-tro Spatari durante le varie sedute del con-siglio comunale e svariati ricorsi, un inter-vento decisivo del Ministero dei BeniCulturali e del Consiglio dei Ministri fa spo-stare il percorso della Jonio-Tirreno di alcu-ni metri a monte.Il matrimonio di Nik e Hiske. Il 5 agosto del‘79 Nik ed Hiske si sposano. “I matrimoni inCalabria sono esagerati: centinaia di invita-ti, vestiti assurdi, donne truccatissime... sisfiora il ridicolo - afferma Hiske. - Però ilnostro è stato un matrimonio assurdo!Erano presenti oltre 700 ospiti internazio-nali. Io avevo una gonnellina carina lunga,che ho indossato sopra a un costume dabagno intero, viola! Abbiamo costruitodelle capanne di legno in cui avrebbero dor-mito amici e nemici giurati. Ricordo cheabbiamo imbottito dei sacchi con la pagliaper farne dei materassi, come usavano icontadini una volta che quando ci dormivisopra sentivi pungerti ovunque!”.Presentazione Progetto AMA e assegnazio-ne fondi regionali.Nell’aprile dell’88 viene pre-sentato il “Progetto AMA” -Ambiente MediterraneoArte nel corso di un convegno,organizzato da Hiske Maas in col-laborazione con la Regione Calabriae con il Ministero Beni Culturali, cheriunisce al MuSaBa artisti, architetti,archeologi, ambientalisti di Roma,Milano, Venezia, Amsterdam,Rotterdam, Innsbruck e docenti delleuniversità calabresi.I partecipanti al convegno concordanosu un punto fondamentale: SantaBarbara deve essere il riferimento turi-stico, culturale e artistico della fasciajonica meridionale, un laboratorio diconfronto artistico capace di darenuova linfa alla Calabria che cre-

sce.Per questo progetto la Regione Calabriaassegnerà alla Fondazione un contributo diLire 1.034.000.000. “A questo punto, però - prosegue Hiske -viene pubblicata una L.R. n.23/90 e alla let-tera B ‘Monumenti Bizantini’ viene citata lachiesa di Santa Barbara. A inseririla l’archi-tetto di cui le avevo detto di segnarsi ilnome! La legge non entrerà mai in vigore esoprattutto non era nelle competenze dellaRegione produrla. In ogni caso SantaBarbara è una contemporanea opera d’artearchitettonica sorta sulle rovine del com-plesso monastico, reinterpretata e ristruttu-rata da Nik, sotto il controllo del Ministerodei Beni Culturali”.Nik e Hiske accusati di truffa ai danni delloStato. Da questo momento hanno inizio iguai seri. Saranno avviate delle indaginidirette dalla Guardia di Finanza e dallaProcura di Locri tendenti a riscontrare unapresunta truffa ai danni dello Stato.Indagini che vedranno in prima fila NicolaGratteri, allora sostituto procuratore aLocri.Secondo le accuse l’Associazione MuseoSanta Barbara Art Foundation aveva pro-grammato, con numerosi interventi statali ecomunitari, la costituzione del “ProgettoAMA”. Questo dopo aver distrutto e tra-sformato la chiesa di Santa Barbara, “anno-verata tra i monumenti bizantini”.

Il 2 agosto 1991 ci sarà il primosequestro del Parco-Museo-

Villaggio e delle opered’arte. Il provvedimen-to della Procura

d e l l a

Repubblicadi Locri

prendeva le mosse da ipotesidi tentata truffa ai danni dellaRegione, danneggiamento delpatrimonio archeologico e vio-lazione delle leggi urbane.Il 4 novembre dello stesso anno,il Tribunale della Libertà di

Reggio Calabria dispone il disse-questro del Parco Museo Villaggio.

Il 5 agosto 1979 Nik e Hiske si sposano

e invitano amici enemici giurati a

prendere parte aifastosi festeggiamenti

dentro le antichemura del

monastero-museo. Sono presenti oltre

700 ospitiinternazionali.

Odissea Musaba

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Speciale

Secondo sequestro del Parco Museo. Ma iguai giudiziari della coppia non finisconoqui. Il 17 febbraio 1992 si procederà alsecondo sequestro e Nik e Hiske sarannoposti agli arresti domiciliari, accusati difalso, di tentata truffa, di scavi archeologiciilleciti, di corruzione (non sarebbero pro-prietari di nulla e la Fondazione per i magi-strati non esiste, non ha mai svolto attivitàma è solo un pretesto al fine di ottenereindebitamente finanziamenti dalla RegioneCalabria). Un processo che coinvolgeràmezza Calabria. La stampa e la tv naziona-le, senza interpellare la Fondazione, dipin-gono un ente inesistente che vive con i con-tributi pubblici: “svaniti due miliardi desti-nati al Museo…” e altre accuse simili.“Gli unici contributi - precisa Hiske - sonostati circa 80 milioni di lire in oltre 20 annidi attività per sostenimento delle attivitàculturali. La verità è che qualcuno volevafare il “botto” e diventare un secondo DiPietro - erano quelli gli anni di ManiPulite... chi meglio di noi, ladri che avevanorubato i miliardi allo Stato, poteva tornargliutile per un avanzamento di carriera?”.Attentati, incendi e avvelenamenti alMusaba.Ha inizio, inoltre, una lunga seriedi attentati e attacchi che devastano partedel patrimonio della Fondazione di chiarostampo mafioso: taglio di alberi e pianteornamentali, incendio della Land RoverDiscovery di Hiske, avvelenamento deipesci, numerosi e ripetuti incendi dolosi,furti e danneggiamenti vari tutti regolar-mente denunciati, e mai indagati. Si è arri-vati anche a minacce e aggressioni fisiche:un camion di sabbia e pietre viene rovescia-to su Nik.Nik inizia il “Sogno di Giacobbe”. L’artista,per non soccombere, reagisce dando vita aun progetto da tempo meditato: incomin-cia a lavorare all’opera monumentale il“Sogno di Giacobbe” nella ex chiesa delcomplesso monastico. “Da quell’incazzatu-ra è nato un capolavoro!” - sorride fieraHiske. A margine di questo sogno, lungo 14metri, largo 6 e alto 9, Nik scriverà: “Ilsogno di Jacob. Fantascientifica volta: èdedicata a Michelangelo Astronauta dellaSistina; a Campanella utopista della Cittàdel Sole, che, come Nik e Hiske, subironola persecuzione dei loro tempi”.La chiesa di Santa Barbara non è bizanti-na! Nel 1992 la Fondazione incarica il Prof.Pietro De Leo, Direttore del Dipartimentodi Storia dell’Unical di eseguire uno studioapprofondito sul complesso monastico

Santa Barbara. La relazione del prof. DeLeo descrive accuratamente il percorso sto-rico del complesso ed esclude categorica-mente l’esistenza del cosiddetto“Monumento Bizantino” segnalato nellalegge regionale n.23/90. A causa di quellalegge la Fondazione aveva perso un finan-ziamento di un miliardo di vecchie lire e ilsuo progetto era andato in fumo.Esposto di Nik e Hiske alla Procura. Il 17giugno 1992 Spatari-Maas presentano unprimo esposto, allegando una denuncia di50 pagine di “storia documentata dellaFondazione”, alla Procura, al Presidentedella Repubblica, ai Ministeri, al Prefetto,al Procuratore e al CommissarioAntimafia, in cui scriveranno: “Si evinceche dietro a ognuna delle dette azioni esisteun diretto interesse dell’Amministrazionemammolese ad acquisire direttamente ilpatrimonio della Fondazione, per trasfor-marla nel solito ente “mangiasoldi” delcontribuente, e che tutte quelle azioni sonostate dirette da una regia occulta che le legaindissolubilmente quali momenti della per-petrazione di un identico fine. Nelle nume-rose azioni giudiziarie contro Spatari/Maas,due costanti incuriosiscono: dietro tutto ilprocesso ci sono uomini potenti dellaLocride legati all’Amministrazione diMammola; la denunzia per danneggiamen-ti finisce allo stesso p.m., perché interessa-to”. Nik e Hiske vengono denunciati dalpm Gratteri per calunnia. Nel 2000 ilTribunale di Messina assolve gli imputatiperché il fatto non costituisce reato.Inaugurazione del “Sogno di Giacobbe”.Nel 1995 viene inaugurato l’opera monu-mentale “Sogno di Giacobbe” dal Vescovo,Mons. Giancarlo Maria Brigantini. L’operaè conosciuta come “la Cappella Sistinadella Calabria!Quattro incendi dolosi in una settimanadistruggono gran parte del parco dellaFondazione, danneggiano le opere d’arte edevastano le piante ornamentali.Il Parco Museo sorge in zona agricola!Nel1996 il Tribunale di Reggio Calabria dispo-ne il dissequestro dei beni Spatari-Maas edella Fondazione e ordina la restituzionedei beni oggetto di sequestro. Beni mairestituiti! Inoltre, con l’arrivo del nuovo tec-nico comunale di Mammola, miracolosa-mente il territorio del Parco Museo nonricade più in zona archeologica, comesostenuto dagli anni ‘70 (condizione che haportato il comune a emettere ordinanze,sequestri e denunce), ma in zona agricola.

Nessuno ha, però, mai dubitato dell’inte-grità di un Ente comunale. Possibilità di realizzare la Foresteria con ifondi strutturali 2000-2006. Nel 2000 siottiene la concessione edilizia per la realiz-zazione della Foresteria, un’opera artistico-architettonica progettata e realizzata dal-l’artista Nik Spatari, con caratteristichericettive (22 posti letto) funzionali alle varieattività museali. L’allora sindaco diMammola chiede alla Regione l’inclusionedella Fondazione, quale soggetto territoria-le di primaria importanza turistica, cultura-le e formativa, nei fondi strutturali 2000-2006. Ma i lavori della Foresteria non ven-gono avviati a causa di un disatteso impe-gno da parte del Comune, nonostante gliinnumerevoli incontri e solleciti formulatidopo la sottoscrizione del protocollo d’inte-sa. L’amministrazione comunale, trincera-tasi dapprima in un completo immobili-smo, produce infine una delibera consiliaremanifestando un assoluto disinteresse pergli impegni assunti e un dietrofront rispettoalle intenzioni espresse sia nel protocolloche in precedenti e recenti delibere. Assolti! Nel 2004, in un pomeriggio piovo-so d’autunno, Nik e Hiske ricevono unatelefonata: assolti. Assolti dal reato di falso,tentata truffa, scavi archeologici illeciti ecorruzione. Reati che li avevano crocefissiper tredici anni.Oltre 400 mila euro dalla Regione. Per ilbiennio 2005-2007 viene erogato dallaRegione Calabria un contributo pari a€420.488,35 (50% delle spese deve soste-nere la fondazione) per lavori di conserva-zione e restauro innovativo dell’ex com-plesso monastico Santa Barbara. Alla finene mancheranno all’appello 100.000,00nonostante i lavori siano stati consegnatinei tempi stabiliti. Nik realizza “L’ombra della Sera”. Nel2006 Nik realizza, nel chiostro dellaForesteria, una scultura in ferro alta 15metri: una gigantesca figura di uomo allam-panato che svetta verso il cielo tra gli spazisiderali, soprannominato “L’ombra dellaSera”. L’opera si ispira a un famoso bron-zetto etrusco del 200 a.C., che ritrae un afri-cano e da cui anche l’artista Giacometti haattinto tutta la sua personale attività sculto-rea. Con quest’opera Spatari vuole onorareil ricordo della civiltà etrusca in Calabria.La “Rosa dei Venti”. Tra il 2008 e il 2010Nik e Hiske realizzano la “Rosa dei Venti”nuova costruzione artistico architettonicaper spazi espositivi a fianco del museo. Lo

fanno con propri fondi. “Di questi burocra-ti non mi fido più - dichiara Hiske - Nonpermetterò che mettano più la zampa sulMUSABA. Fanno man bassa e spariscetutto e non curano niente”. L’appello di Viscomi. E proprio quandoNik e Hiske sembrano aver perso ogni spe-ranza nelle istituzioni arriva potente l’ap-pello di Antonio Viscomi, Vicepresidentedella giunta regionale, che nei giorni scorsiha partecipato alla presentazione del pro-getto di valorizzazione del Musaba, orga-nizzata presso la facoltà di Architetturadell’Università Mediterranea di ReggioCalabria.”Non possiamo permetterci diperdere ulteriore tempo per mettere insicurezza e valorizzare un immenso patri-monio artistico a rischio come il Musaba.La volontà della Fondazione Musaba diaprire un grande museo di opere di artistidi fama mondiale in suo possesso deveessere urgentemente sostenuta dallaRegione Calabria e dalle altre istituzioniche ne hanno la capacità, come il Parcodell’Aspromonte o il Ministero dei BeniCulturali. Sono convinto - ha proseguito ilVicepresidente - che le ingenti risorsecomunitarie e nazionali che questa giuntaregionale è riuscita a reperire, a cominciaredal Patto per la Calabria, potranno prestooffrire una soluzione adeguata alla valoriz-zazione di uno scrigno di arte e culturacome il Musab. Nik Spatari è un autenticovisionario. Il suo sogno può diventare ilsegno di una Calabria che va avanti confiducia verso il futuro, memore della forzadel suo passato. La nostra regione ha biso-gno di promuovere il suo messaggio artisti-co ed esistenziale. E lo deve fare adesso cheNik è ancora con noi. Un’occasione imper-dibile a cui lavorare con passione e deter-minazione: ogni ulteriore ritardo sarebbeimperdonabile”. Nik e Hiske possono fidarsi o il Musaba siritroverà a incassare l’ennesimo dietro-front?Saluto Nik e Hiske mentre mi assale unaprecoce nostalgia. Sono stata bene nelmondo a colori di Nik. Davvero bene. Sonocerta che tra un anno, tra dieci e molti altriancora, conserverò il più nitido e particola-reggiato ricordo di questo straordinarioolimpo sbucato fuori dalle mani di Nik. E iltempo non sarà capace di alterare neancheun po’ la produzione di adrenalina e ilsudore ai palmi delle mani ogni volta chepenserò a questa meravigliosa coppia disognatori.

Nik, per nonsoccombere alle

persecuzioni, neglianni ‘90, reagiscedando vita a un

progetto da tempomeditato:

incomincia alavorare all'operamonumentale il

"Sogno di Giacobbe"

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POLITICA

Dopo l'iniziativa a Locri e il protocollo d'intesa sotto-scritto lo scorso anno con il Miur per promuovere lacultura della legalità e l'impegno antimafia, venerdì21 aprile il Consiglio Superiore della Magistraturarinnoviamo il proprio impegno dando un segnaleconcreto di presenza dello Stato sul territorio. LaNazionale Magistrato, infatti, scenderà in campocontro la Nazionale Cantanti in un evento che riba-dirà con fermezza il no a tutte le mafie già recente-mente urlato dalla nostra terra dall’AssociazioneLibera. L’evento permetterà anche di mettere in lucei lavori di messa a norma dello stadio comunalerecentemente conclusi grazie all’impegno del com-missario prefettizio Salvatore Gullì che, annuncian-do la presenza anche di numerosi politici di spiccodel governo italiano, ha affermato con orgoglio che èil paese è orami prossimo a nuova nascita in grado diridare speranza ai propri cittadini.

San Luca: la Nazionale Magistrati sfida i Cantanti per far rinascere il paese

Calabrese su€uro-Scuola:“Resterò defilato,ma non midimetterò”

Dopo lo scandalo “€uro-Scuola”, il sindaco diLocri, GiovanniCalabrese, ha rottoquesto pomeriggio ilsilenzio nel quale si era

blindato negli ultimi giorni, com-mentando la vicenda di cronaca chelo vede coinvolto in prima personain un lungo monologo tenuto pressola Sala della Adunanze delComune. L’implicazione diretta delpadre nell’inchiesta condotta daiCarabinieri, nei quali Calabrese haribadito di avere comunque massi-ma fiducia, ha profondamente scos-so il primo cittadino della città diNosside, che ha dichiarato di averetrovato conforto e sostegno nellasua Amministrazione, indistinta-mente dalla maggioranza comedalla minoranza. Pur affermandoche non sarà facile continuare,Calabrese ha tuttavia dichiarato divoler continuare ad amministrarefino alla naturale conclusione delproprio mandato per esclusivosenso di responsabilità nei confrontidella sua cittadinanza e per nonlasciare incompiuto un lavoro che,fino ad oggi, ha dato ottimi frutti.Resta il fatto che, nelle prossime set-timane, il primo cittadino si porrà inuna posizione più defilata rispettoalla sua giunta, lasciata pro temporenelle mani del vicesindaco RaffaeleSainato in attesa che il primo cittadi-no possa non solo riprendere inmano le redini della propria vicendafamiliare, ma anche quelle dellapropria salute, che non pochi pro-blemi gli aveva dato negli scorsi

Trenitalia ha comunicato che, con l’introduzione dell’orarioestivo, il prossimo 11 giugno, il treno Frecciargento Roma -Reggio Calabria effettuerà finalmente e in entrambe le dire-zioni, come da lungo tempo era stato richiesto dai nostriamministratori locali, la fermata di Rosarno. Appresa lanotizia, i sindaci della Locride, il cui comitato si è riunito loscorso 7 marzo, ha dichiarato, attraverso un comunicatostampa diffuso dal presidente del comitato Rosario Rocca

che “questo provvedimento arriva grazie a una battagliasinergica tra istituzioni e territori che ha visto come prota-gonisti i sindaci e, in modo particolare, i sindaci dellaLocride. Adesso - continua Rocca - per rendere ancora piùagevoli le condizioni dei nostri pendolari, dobbiamo lavora-re insieme perché si possa realizzare un parcheggio custodi-to in prossimità della stazione ferroviaria di Rosarno”

Il Frecciargento Roma-Reggio fermerà a Rosarno: la soddisfazionedei sindaci della Locride

Lunedì mattina, a Siderno, è stata consegnata una nuova statuamarmorea della crocifissione di Cristo presso il calvario, la cui cer-imonia di benedizione è stata officiata da Don Cornelio insieme aVincenzo Bruzzese, che ha organizzato l’evento.

Una nuova statuadella crocifissione peril calvario di Siderno

La fiumara dell’Amendolea, corso d’ac-qua che nasce dal Parco nazionaledell’Aspromonte e bagna l’area grecanicareggina, è uno dei sei luoghi turisticamen-te più sostenibili d’Italia secondo il sitoweb Hundredrooms, comparatore dicase di vacanze online di alloggi turistici.Lungo il letto della fiumara calabrese chesfocia nello Jonio si stagliano sentierinaturali incontaminati dove sopravvivo-no la cultura e la lingua grecanica. In que-

sta realtà che comprende tra gli altri icomuni di Condofuri, Gallicianò,Roccaforte del Greco, Bova, Roghudivive una minoranza linguistica che resistegrazie soprattutto all’impegno di associa-zioni che, oltre a promuovere la rinascitaturistica della zona attraverso la gestionedi strutture ricettive e la creazione di itine-rari e percorsi a piedi, valorizzano le piùautentiche tradizioni locali, dalla gastro-nomia al folklore dei piccoli borghi.

La fiumara dell’Amendoleatra i luoghi turisticamentepiù sostenibili

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www.larivieraonline.com SABATO 15 APRILE 17

Spada di Damocle sulla Giunta Fuda

Il Consiglio Comunale svoltosi a Siderno mercoledìpomeriggio ha messo in evidenza le sempre piùgravi difficoltà che la Giunta Fuda sta incontrandonell’amministrare.Casus belli dell’ultima assise è stato l’intervento delconsigliere di minoranza Pietro Sgarlato che, inapertura di seduta, ha giustamente sottolineatocome fossero scaduti il 31 marzo scorso i terminiper approvare il rendiconto preventivo, assieme al

quale si sarebbe dovuta presentare anche la rimo-dulazione al ribasso delle tariffe relative alla TARI,più volte promessa ai cittadini in seguito all’intro-duzione della raccolta differenziata.Nonostante Siderno rientri tra gli enti che avevanoapprovato in Giunta lo schema economico e aiquali, per questa ragione, la Prefettura ha concessouna proroga di venti giorni a partire dal 6 aprile perdeliberare l’esercizio economico preventivo per

l’anno in corso, resta il fatto che l’Amministrazionesi ritrova ora a dover affrontare un’imperdonabileimpasse la cui responsabilità sarebbe da imputareall’assessore al bilancio Gianni Lanzafame. Unacronica mancanza di organizzazione da parte del-l’assessorato sidernese, infatti, sarebbe alla base delnulla di fatto dell’incontro dello scorso mercoledì,cui adesso dovrà fare seguito un’ulteriore assise cheavrà luogo, con ogni probabilità il prossimo 24 apri-le. In quella data si dovranno obbligatoriamentesvolgere tutte le pratiche utili a recuperare il graveritardo accumulato nell’approvazione del bilancio o“morire” nel tentativo di farlo, considerato ilrischio di commissariamento che il Comune correqualora non rispettasse i termini imposti.A rendere ulteriormente rovente questo già insop-portabile clima pasquale, ci si metterebbero anchele considerazioni del Partito Democratico locale,che invoca l’azzeramento delle cariche supplicandoFuda di liberarsi dai condizionamenti del sindacoombra Domenico Panetta. Quale che sia l’esito delconsiglio del 24 aprile, certo l’AmministrazioneFuda ne uscirà claudicante vista la sempre più con-creta possibilità che qualche poltrona salti nellasperanza che un rimpasto renda più fluida l’ammi-nistrazione della città o il concretizzarsi delle sem-pre più insistenti voci che vorrebbero un Fuda trop-po provato dalle difficoltà amministrative intenzio-nato a lasciare.Un “gran rifiuto” che si tramuterebbe in unoschiaffo all’82% dell’elettorato che diede fiducia alsenatore e alle sue capacità di mettere insieme unasquadra amministrativa solida.

Jacopo Giuca

Dopo il nulla di fatto delconsiglio di mercoledì 12aprile, l’Amministrazione

si riunirà a 48 ore dallascadenza per la

presentazione delbilancio di previsione. La

posta in gioco è alta:senza un accordo si vatutti a casa, ma anche

salvandosi in calciod’angolo qualche testa

potrebbe cadere...

Quando il circo invade la periferia sud della grandemetropoli di Siderno, gli oriundi lo sanno con due o tregiorni di anticipo: esattamente da quando le cornacchie(Corvus coronae), uccelli spazzini par excellence, avvi-sano con il loro inconfondibile gracchiare che carognee resti di sudiciume sono disponibili per lauti pasti. Quando il circo è grande, come quello della settimanadi Pasqua, il circo Orfei, residuato bellico tutto italianodell’infamia del vecchio circo con animali, oltre alle cor-nacchie migrano anche orde di ragazzini acneici adole-scenti, chiassosi quanto l’uccello corvide, tradizionalepresagio di morte. Vanno a vedere “il circo”. Vanno a vedere la giraffa chesalta, l’orso bianco che fa la piroetta, la foca che tiene lapalla sul naso. La tigre domata, la zebra correre in cir-colo come un topo in una ruota. Fiori per Algernon,

fiori sulla tomba dell’Umanità di Siderno. La bella educazione che le famiglie impartiscono ailoro figli, in nome di San Divertimento, che poi diven-ta San “Faccio Tutto Quello Che Mi Pare”. Il mio dirimpettaio, un lavoratore instancabile perquanto gargiazza, capace di pesare col bilancino dell’o-rafo le spese commerciali, dichiara la sua opinione suentrate e uscite, mettendo zeri dietro zeri. Certamenteun circo di queste dimensioni, ospitato da un incolto divalore storico a cui il paese da anni avrebbe dovutotestimoniare maggiore rispetto, può sborsare una gros-sa cifra per essere ospitato nella nostra bella metropoli,e i soldi in cassa non sono mai abbastanza, a quanto sisente dire. Ebbene, perché permettere che i nostri figli venganoeducati a pensare che il dolore degli animali sia “diver-

tente”? Lo è davvero, per alcuni, o semplicemente nonsono note le condizioni disumane di vita per gli anima-li dei circhi? Trovate davvero buffo un orso vestito daprincipessa?Perché –invece- non rimandare indietro il circo Orfei,dritto da dove è venuto, trasformando Siderno in unametropoli amica degli animali? Che gran segno diciviltà sarebbe! Ma forse il mio sogno qui assume con-torni da romanzo di fantascienza. Potrei chiudere la questione, con questa metropoli, etenermi il mozzicone di lungomare e i sensi unici daSettimana Enigmistica, se la grande metropoli diSiderno dimostrasse di avere il buon senso e la giustez-za morale di presentare ai carri del circo la statalesgombra per una più rapida uscita dal paese.

Lidia Zitara

Il più grande inferno del mondoCerte parole suonano come “morte”: circo è una di quelle

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SABATO 15 APRILE 18www.larivieraonline.com CULTURA

È una ragazza semplice, Francesca. Un po'timida e introversa, dall'animo puro e dalsorriso dolce.Francesca Berardi è una giovane poetessacalabrese, ama da sempre la letteratura e lascrittura. Quest'anno ha realizzato il suosogno: è stata pubblicata la sua prima raccol-ta di poesie.Un divanetto azzurro e il vociare soffuso diuna biblioteca fanno da sfondo alla nostrachiacchierata; ogni tanto il sole filtra da unavetrata e illumina il suo sorriso. Quel sorrisoche, alternato alle risposte, dice molto piùdelle parole.È giovane, molto riservata e - si vede - nonama stare al centro dell'attenzione. La suadiscrezione si nota dal tono basso della suavoce e da quella tendenza a nascondere conuna mano l'autore di quel libro che tienepoggiato sulle gambe.Il titolo è "Nero come il sole": è il suo libro, lasua raccolta di poesie e lei, davanti a me, èpronta - o quasi - a svelare la sua arte poeti-ca.«Francesca, raccontami tutto!» mi affrettoad affermare per rompere il ghiaccio.Lei sorride, abbassa lo sguardo, e inizia a rac-contarmi qualcosa di assolutamente inedito:«Io ho sempre scritto. Ho iniziato a scriverecome a instaurare una relazione con me stes-sa, scrivevo perché scrivere era la mia valvo-la di sfogo nei momenti in cui sentivo unaleggera oppressione da parte della vita. Datoche il mio era un rapporto intimo con la scrit-tura, nessuno ne era a conoscenza. Con iltempo, per questioni di praticità, solo Piero,il mio fidanzato, l'aveva saputo. Non ha maismesso di spronarmi a inviare il mio "mano-scritto" a qualche editore; ero io che non nevolevo sapere. Poi, un giorno, ha preso dallamia borsa i miei appunti e, senza aspettare ilmio consenso, li ha consegnati a GiuseppeCelestino di Undici Editore».«Galeotto fu Piero quando consegnò ilmanoscritto!».«Esatto, lui ha sempre creduto in me. Mi hasempre incoraggiata, sin dai tempi del Liceo,quando è ufficialmente diventato il miofidanzato. È stato la mia forza, la mia mano

coraggiosa» aggiunge.«Chi è Francesca Berardi?».«Chi sono? Non lo so! Io mi ritengo moltoindefinita. Sono pessimista ma con una fortevena fantasiosa, che proviene direttamentedall'amore spassionato per Harry Potter.Sono eternamente insoddisfatta, e pensotanto, troppo, prima di agire.».Francesca studia all'Università dellaCalabria e abita a Petilia, un paesino in pro-vincia di Crotone.«Perché hai scelto la poesia per la tua scrittu-ra?» Le domando curiosa.«La poesia è più affine alla mia anima sem-plicemente perché le sensazioni si presenta-no, in me, in versi e i versi sono una realtà piùintima».Uno dei momenti più belli di questa intervi-sta è stato la semplicità disarmante con cuilei stessa ha riflettuto sull'ispirazione poetica:«Le mie poesie nascono dalle immagini, daalcuni momenti che imprimo nella mia

mente. Alcune le scrivo di getto e voglio cherimanga la sensazione di quel momentosenza rimaneggiamenti, altre prendono vitada un pensiero che prima è inconsistente epoi, lavorandoci, prende forma».Confessa, inoltre, che nelle poesie la sua pre-senza di scrittrice e di ragazza è sempre cela-ta. Lei non appare mai. Piuttosto preferiscenascondersi dietro quell'albero o quel fioreche descrive; non essere in prima linea a visoscoperto la fa stare più tranquilla.«Il filo conduttore della tua raccolta qualepotrebbe essere?».«La mancanza di un filo conduttore! - mirisponde sorridendo - la raccolta è esatta-mente come il titolo: “Nero come il sole”. Ilsole non è mai nero, è sempre splendente eluminoso anche quando non c'è. È un con-trasto, è la compresenza di opposti, le dueparti dell'anima segregata nella fisicità: è ilrimando all'impossibilità del possibile».Poi, a un certo punto, mi viene in mente la

sua famiglia. Deve essere stata orgogliosa dilei. Incuriosita glielo chiedo. E lei risponde:«Mia madre, che non sapeva nulla della miapassione, continuava a chiedermi quandoavessi scritto queste “belle cose”! Sono sod-disfatti e, come me, emozionati».A questo punto, in tutta confidenza le chie-do quale sia la sua poesia preferita; lei mirisponderà che ce n'è una dedicata a Silvia,sua sorella, e una a Piero, il fidanzato; l'edito-re, senza saperlo, ha deciso di fondere le duepoesie e, visto il risultato, non ha sbagliato unsolo colpo.Francesca è entusiasta di Undici, l'editoregrazie al quale ha avuto modo di assisterealla realizzazione di un sogno. Lo apprezzaperché tutte le scelte sono state prese insie-me, perché il progetto è rimasto naturale espontaneo proprio come era nato. Anche laprefazione, curata dall'artista Lucia Ferrara,l'ha lasciata stupita: «Ha avuto la capacità dientrare nella mia anima» ha detto a questoproposito.E se Lucia Ferrara è entrata nella sua, lapoetessa calabrese, in punta di piedi, senzatroppi fronzoli o vana erudizione, con lasemplicità di pochi e la rara dote dell'umiltàè riuscita, con i suoi versi, a invadere lanostra.La chiacchierata, poi, si sposta sui limiti dellanostra bellissima regione, la Calabria.«Ho un rapporto contrastante con la miaterra: la amo di un amore talmente sinceroche posso scrutarne tutti i difetti. È difficileper noi giovani che cerchiamo di ritagliarciuno spazio nel mondo».Francesca Berardi, però, il suo spazio ha cer-cato di costruirlo; nel suo libro ha saputo farintonare alle parole la verità dei sentimenticontrastanti, e le ha sapute tessere insiemequelle stesse parole, proprio come quelladonna che, seduta al telaio, crea e si sorpren-de del risultato.E il suo risultato più bello è quello di essereuna ragazza intraprendente, sensibile e capa-ce, una sognatrice ribelle in un mondo in cuimanca il tempo per emozionarsi e in cui ilsole, fra le sue mille sfumature, a volte, si puòtingere persino di nero.

La voce poetica di Francesca Berardi

Ciccio Guttà, detto Ciccillo, era l’animo nobiledel rione dei pescatori di Siderno. Una personasquisita, degna di stima. La sua vita è stata sem-plicissima, impregnata di eleganza e senso deldovere, di amore per la sua città e per lafamiglia. L’inestimabile contegno di questo sig-nore sidernese è stato giustamente riconosciutodalla consegna del premio “Civiltà e Lavoro.Gli anziani lo ricordano anche come poliziotto,della stradale. Con la Moto Guzzi Falcone indotazione trasmetteva protezione e fedeltà allanazione; Valore. Valori perduti che, in CiccioGuttà, invece, sono rimasti vivi e vivaci fino allafine; valori che sventolavano come lucidebandiere in fronte al sole, simboli di un paeseche spingeva in avanti. Per me era un ambascia-

tore del passato, che incarnava il miracolo diquell’Italia civile che ho gustato solo di striscio,nei ricordi felici dei miei nonni, nell’ottimismoserio e calibrato di quella favolosa generazioneche dopo aver ereditato un’italietta ha conseg-nato una grande Italia al mondo. Era l’Italiadella Vespa, di Gina Lollobrigida; era la Sidernodel Lido dei Sogni, era il mio quartiere che siimbarcava per i grandi porti. E poi ritornavasempre. Quel mondo non l’ho conosciuto, maCiccillo, Cavaliere di Malta, me l’ha consegnatoa giuste razioni negli anni della pensione. Io loconservo in uno scrigno chiuso a chiave, e ognitanto, quando serve, lo riapro.

(em)

Ciccio Guttà, civiltà e lavoro

Il letale ed anacronistico ossi-moro del Palazzo - 10Il difensore di Minzolini, Fabrizio Siggia ha chiestoche l’ex direttore del Tg 1 condannato, con senten-za definitiva, a due anni e mesi sei dalla Cassazioneper peculato continuato, per l’utilizzo impropriodella carta di credito aziendale, € 65.000, (tantopaga MANNA RAI) possa svolgere l’affidamentoin prova presso la Comunità di Sant’Egidio. (Va afinire che tra non molto, considerata l'affluenza, leriunioni parlamentari si terranno presso la comu-nità!). Alla fine, il colpo di spugna alla Severino èarrivato. “Oggi, con il voto sul collega e amicoMinzolini, il Senato si riappropria di autorevolezzae autonomia. Le decisioni secondo coscienza, alriparo da indicazioni di partito o vendette politiche,portano a scelte consapevoli e condivisibili”, hadetto il deputato Francesco Paolo Sisto. Il costi-tuzionalista D'Andrea: “È evidente che la decisioneda parte dell'aula del senato allarga i conflitti dipoteri tra magistratura e politica, alimentati da unParlamento che si discosta dall'osservanza deglieffetti necessari e obbligatori della condanna . Unasorta di giurisdizione speciale esercitata diretta-mente dalle Camere. Il principio è giusto, ma la suaapplicazione pratica realizza una declinazione del-l’autodichia pesantemente distorsiva del principiodi legalità generale, per cui le regole che valgonoper tutti hanno una riserva, in questo caso perfinoquando il procedimento penale è concluso. Certo,se i parlamentari dubitavano della legge avevanotutti gli strumenti per bloccarla o modificarla.Potevano non votarla, e una volta approvata ave-vano modo di attivare l’incidente di costituzionalitàpresso la Corte". Il Presidente dell'AssociazioneNazionale Magistrati Piercamillo Davigo"Minzolini è stato condannato all'interdizione daipubblici uffici, non può votare alle elezioni e noi loteniamo a votare le leggi che obbligano tutti noi? Ilparadosso è questo: Minzolini con la condannadefinitiva ha perso il diritto al voto e l'eleggibilità,ma rimane in carica perché i suoi colleghi si sonoespressi contro la legge Severino. Rimane quindi inmezzo al guado, come senatore decadente, nonancora decaduto". Pongo una domanda ai giuristi:Se una proposta di legge passa o non passa per ilvoto determinante di Minzolini, che succede?L'interdizione, sia perpetua che temporanea, daipubblici uffici determina la perdita dell'elettoratoattivo e passivo; ... degli stipendi, delle pensioni edegli assegni che siano a carico dello Stato o unaltro ente pubblico; di ogni diritto onorifico.Questo, indubbiamente, vale per noi plebei, noncerto per Minzolini che continueremo a retribuire,compresi i privilegi ed a chiamare Senatore dellaRepubblica . Felice Pasqua

continuaTonino Carneri

"NON RENDERE DIFFICILE IL FACILEATTRAVERSO L'INUTILE", questa la chia-ve principale di lettura del corso tenutosi l'ulti-ma settimana di marzo nei locali del Ristorante"La Cascina 1899" e che ha avuto come docen-te il Maestro Giorgio Nardelli, Rettoredel'Ordine professionale Maestri Cucina, gra-zie alla richiesta dei ragazzi del Team ChefCalabria.Accettare questo invito è stato per il Maestrooccasione per approfondire lo studio del suinonero di Calabria, non solo per quanto riguardala macellazione, ma anche per l'utilizzo dei varitagli nella prosciutteria soprattutto, con parti-colare attenzione a quella cotta.Quattro giornate di corso attivo in cui è statoeffettuato il sezionamento del maiale attraver-so una lavorazione che ha escluso categorica-mente l'utilizzo di prodotti industriali, concen-trando il lavoro su sali e aromi che la Calabriaoffre.Si è dato risalto all'elaborazione della carne,dalle salamoie alla salagione dei vari tagli, finoa giungere all'asciugatura e siringatura attra-verso prodotti rigorosamente artigianali, e infi-ne cottura e affumicatura, per dare quel sensodi rusticità che tanto richiama la tradizione.Si è avuta la possibilità di accostare l'abbina-mento del companatico ai diversi tagli di carne,l'utilizzo delle verdure di stagione e le conservein olio, dai carciofi alle melanzane alle zucchi-ne, trovando lo spazio, durante queste giorna-

te di full immersion, per la lavorazione delpesce.L'intento dello Chef, che ultimamente si stadedicando maggiormente alla pubblicazione dilibri e a consulenze, è inculcare che la cucinaterritoriale è un vero e proprio patrimonio dasalvaguardare.Si fa carico dei ricordi della sua prima avventu-ra in cucina, quando prendendo appunti veni-va richiamato veementemente dal suo Chef,probabilmente per il fattore gelosia un tempofortemente vivo, e ne fa una dottrina di usocomune. La sua religione parla chiaramente.C'è necessità di condividere le esperienze tra

gli Chef, trasmettere il sapere per lavoraremeno senza mai perdere di vista la sensibilitàsoggettiva. A tal proposito è importante che unprodotto buono cosi com'è, non venga trasfor-mato per avere quel tocco di presentazione cherenda quel prodotto alla vista meraviglioso, mache in realtà è vittima di una violenza assurda egratuita nel gusto. Ecco dunque perché cucinaterritoriale, sensibilizzazione nella trasmissionedel sapere e utilizzo dei prodotti che la stagio-ne ci offre diventano la filosofia principale diGiorgio Nardelli… per evitare che si renda dif-ficile il facile attraverso l’inutile… meditategente meditate.

A “La Cascina” un’occasione per approfondire lo studio del suino nero

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I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

SABATO 15 APRILE 21www.rivieraweb.it CULTURA E SOCIETÀ

Tale denominazione, ossia Garofano eCannella, dà adito a delle contraddizioni inquanto in alcuni territori essa si riferisce allavarietà chiamata Moscatello, che fra l’altroda un posto a un altro si presenta in modidiversi, per cui sicuramente esistono tipidiversi di Moscatelli.Una riprova di ciò è stata constatata direcente a Motticella di Bruzzano dove deno-minano Garofano e Cannella una varietà dipero che altrove, in svariati territori, speciedel catanzarese, viene chiamata Moscatello,mentre a Motticella stessa, Moscatello vienechiamato un pero, in fase d’estinzione, chedà delle pere medio-piccole interamentegialle che maturano tra la fine di giugno e iprimi di luglio.Per quanto riguarda la varietà Garofano eCannella essa è diventata un mito nel ricor-do dei pochi anziani che avevano assaggiatol’ultima volta i suoi frutti una cinquantinad’anni addietro, prima che fossero abbando-nate le vigne, dove poi con l’abbandono,crebbe rigogliosa l’erba a cui fu appiccatosistematicamente il fuoco per alcuni anni,per cui restò solo il deserto.Infatti i peri di “sorta" ossia quelli speciali,degni dei signori, venivano piantati nellevigne, contemporaneamente alle viti, dopolo scasso del terreno, a via di zappa, badile epiccone in profondità di rilievo; si pensi chea Bova lo “scugno” o scasso avveniva da unminimo di 120 cm a un massimo di un metroe mezzo.Durante quest’operazione faticosissimavenivano tolte tutte le pietre e le rocce picco-le e medie, ma quelle molto grandi veniva-no risparmiate in quanto potevano servireper scavare dei palmenti o ricavare dei ripia-ni su cui far appassire fichi o uva.Pertanto assieme alle viti potevano esseremessia a dimora solo peri particolari, che inpochissimi anni crescevano, essi però nonvenivano innestati sui robustissimi perastri,ma su portainnesti meno rudi, una varietà diperi selvatici, chiamati “peri nati soli", deltutto identici ai peri tranne che nei frutti, cherisultavano sgradevoli.L’uso di tale portinnesto era motivato dalfatto che i frutti delle piante innestati su diesso risultavano più ingentiliti, mentre vice-versa potevano avere un retrogusto meno

delicato i frutti nati dalle piante innestate sulperastro, ma le conseguenze furono tragichein quanto con la scomparsa delle vigne, ven-nero meno le varietà di pero più delicate,mentre le più rustiche, innestate sui perastri,sopravvissero con meno difficoltà in quantonei campi dove erano presenti, ogni annol’erba veniva letteralmente rasata dallepecore o capre, per cui i campi stessi, furonomeno devastati quando furono attraversatidagli incendi.

Non esistendo ormai più una riprova glianziani mitizzarono le pere della varietàGarofano e Cannella e raccontavano chequando i loro padri ai primi di luglio le por-tavano dalla vigna, venivano riposte suincannicciate o “prazzine” nei bassi o catoied emanavano una fraganza particolare per-cepita anche da coloro che passavano neipressi.Seguendo tali indicazioni, derivanti da per-sone diverse, ma identiche nel contenuto

celebrativo, anni addietro lo scrivente, chenon aveva mai assaggiato le pere così tantoesaltate, cominciò a portare avanti una ricer-ca sistematica sul territorio di Ferruzzano,Motticella e Samo.Aveva sentito che il periodo della maturazio-ne di tale pera avveniva ai primi di luglio, percui già alla fine di Giugno cominciò a girarenel territorio dei suddetti paesi, osservando,assaggiando e cogliendo piccole quantità dipere che si avvicinassero alla descrizione

delle pere mitizzate, portandone alcune acoloro che mantenevano il ricordo: OrsolinaDieni di Motticella di Bruzzano, GianniMoio di Samo, le sorelle Aronne, le sorelleSpanò e Francesca Cristiano a Ferruzzano.Secondo il loro racconto, le pere dei lororicordi erano piuttosto piccole, campanifor-mi, gialle a maturazione, ma soffuse di untenue rosa sulla parte più a lungo offerta airaggi del sole, profumate in maniera soave.Ormai il tempo utile per la ricerca stava pas-sando in quanto era trascorso quasi la metàdi luglio, quando Francesca Aronne siricordò che nel terreno dove c’era una dellevigne del pastore protestante DomenicoGullace, nei pressi di un lentisco a dimensio-ne arborea e sul limite con la proprietà delladefunta Rosa Violi, esisteva una pianta dipero Garofano e Cannella.Con tanta trepidazione, lo scrivente, accom-pagnato dal suo amico Santino Panzera , sirecò in contrada Trapani del comune diFerruzzano , dove fu individuato il pero chesulle cime più alte custodiva, in parte becca-te dai merli, una decina di pere, di cui si tentòinutilmente il recupero scuotendo i rami, maalla fine esse furono colte abbassando i ramicon un virgulto di oleastro, in cima al qualeera stato adattato un grosso fil di ferro aforma di uncino.In tutto furono recuperate dodici pere, dicui due beccate dai merli e di esse due furo-no portate in dono a Samo a Gianni Moioche non riconobbe la varietà, poi aFerruzzano due alle sorelle Spanò, che rima-sero nel dubbio, due alle sorelle Aronne edue a Francesca Cristiano che riconobberonel gusto le pere Garofano e Cannella, men-tre le ultime due furono portate a Motticellaad Orsolina Dieni che riconobbe in esse lepere così tanto desiderate.Nel frattempo i due che avevano individuatola pianta, avevano assaggiato le due perebeccate dai merli e furono un pò delusi nelleaspettative, anche se i frutti risultarono leg-germente aromatici, dalla polpa candida esoda, perfettamente sani, senza interventiantiparassitari.La primavera successiva la varietà è statamessa in sicurezza dall’estinzione in quantosono stati effettuati degli innesti.

( Piru Garoffalu e Cannella )Pirus communis L.

Pero Garofano e Cannella di Ferruzzano

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Pellaro IGT, un ventaglio di profumi

Dotata di una virulenza che l'abitudine hasmussato, l'Etna domina e ridisegna ilpanorama e il paesaggio dello Stretto altramonto collegando particelle eteroge-nee, abolendo diversi intervalli di luce,fondendo come l'oro uno scenario fatto di

calma e di bontà. Ementre la Dimoradegli dei,l 'Ascensionereligiosa e natu-ralistica, comeun operaiointento a sta-bilire fonda-menta stabiliin mezzo aiflutti colormalva, affascina

e bemolizza ilchiaro di luna, splen-

didi vigneti diCalabrese, Castiglione,

Gaglioppo, Nerello cap-puccio, Nocera ed Alicantegenerano il disegno giappo-nese delle loro ombre sullecolline a terrazzo, dal terre-no sabbioso e asciutto, dellaparte meridionale della cittàdi Reggio Calabria. Balconi

sul mare, che daun'altitudine di

100 m s.l.m. salgono fino a 600 metri,comprendendo l’intero territorio delcomune di Motta San Giovanni e le fra-zioni di Bocale, Lume di Pellaro,Macellari, Occhio di Pellaro, Oliveto,Paterriti, Pellaro, San Filippo, Valanidi,danno origine ai rossi e ai rosati PellaroIGT. Dal carattere squisitamente meridio-nale, il rosso presenta un colore rubinocon leggere sfumature di porpora. Unventaglio di profumi veramente ampio:ciliege mature, marmellata di prugne efrutti rossi approdano al naso in modonetto e lampante, lasciando pian pianospazio a un leggero sentore di alloro eminerale. Corposità e vellutata eleganzaal palato sono in grado di tenere sottocontrollo una nube di alcolicità che creaalibi mentali. Un tannino delicato, in cuisono completamente assenti le noteamare, lascia il cavo orale perfettamenteprofumato per lungo tempo. Apprezzatoda tempo, grazie al binomio suolo e climache arricchisce con vigore i grappoli dellasua vite, è il prodotto culturale concepitodall’uomo come alimento e strumento dibenessere in cui si riflettono le memorietrasmesse da una generazione all’altra.Capolavoro di un esemplare ormai raroche si contempla talora con l'umiltà, la spi-ritualità e il disinteresse di un artista, talo-ra con l'orgoglio, l'egoismo e la sensualitàdi un collezionista.

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Era settembri 1943. Gennarino Capuozzo si arza-va comu ogni matìna pemmu vaji u lavura, pecchìu patri stava combattendu 'nta guerra, e ìgliu moera l'omu i casa, (accussì ìgliu stessu si dicìa amàmmisa pemmu a rassicura). 'Ndavìa 12 anni.Napoli 'nta chigli tempi era assediata di' nazisti chidichiararu u "stato d'assedio"doppu l'armistiziu il'8 settembri. I tedeschi fucilavanu a cui vidìanu pa'strata, deportavanu tutti i masculi tra 18 e 33 anni.L'ennesimu omicidiu insensatu fici traboccari l'a-nimi di' napoletani, chi da suli riuscìru u lìberanua città 'nta 4 jorna. Gennarino si unìu e' rivoltosi u

28 settembri, doppu chi'nci 'rrobbau l'armi di'tedeschi morti pa' strata,e arretu ad ìgliu si unìunu gruppu i cotrarelli chis'affidìu u menti e' strittii tedeschi. E tuttu st'ar-duri giovanili fici destaripuru l'animi i tutti inapoletani, chi aiutaru

'nta tutti i modi u caccianu i tedeschi da' città.Pemmu 'nci sbarranu a strata jettavanu purumobili e vaschi du bagnu, usati comu armi e bar-ricati. Puru Gennarino cumbattìa, e spessu chi'bumbi a manu ...e a sorti vorzi ca propriu nabumba a manu nemica 'nci cacciava a vita, fer-mandulu pe' sempi, ma aizzandu cchù assai e'napoletani. U 30 settembri Napoli era a primacittà libera 'nta tutta a penisola, ricevendu a"medaglia d'oro al valor militare", a stessa chiricivìu Gennarino, eroe napoletanu, pocu accla-matu da' storiografìa naziunali, ma tantu si sapi,certi voti a "patria" si scorda i l'eroi du sud.

Arduri giovanili ètempi da' guerra

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SABATO 15 APRILE 22www.larivieraonline.com

Sorrisi naturaliSfoggiando il suo fascinosissimosorriso, il sindaco metropolitanoGiuseppe Falcomatà posa al fiancodel vescovo della Diocesi di LocriGerace Francesco Oliva durante unincontro avvenuto alcune settima-ne fa presso il meraviglioso giardi-no del vescovado.

Ufficio trafficatoDopo un cordialeincontro, il vice-

sindaco diSiderno, AnnaRomeo, accom-pagna alla portail decano degli

avvocati siderne-si, peraltro suo

omonimo,GiuseppeRomeo.

Cicchetto di benvenutoUn più che mai rubicondo AnthonyReale si accinge a far assaggiare ilproprio vino al Presidente dellaRegione Calabria Mario Oliverio,durante una delle alcoliche giorna-te del Vinitaly di Verona.

Parenti divertentiPersonificazione della spensiera-tezza, Amedeo Macrì posa accantoal presidente dell’ordine dei com-mercialisti Ettore Lacopo, al qualeè legato anche da uno stretto rap-porto di parentela.

Sottosegretaria paglierinaA pochi passi di distanza da

Anthony Reale, sempre al Vinitaly diVerona, il come di consueto com-

posto barone Francesco Macrì brin-dava con l’ex sottosegretarioDorina Bianchi, per l’occasionevestita in tinta con il vino che si

accingeva ad assaggiare.

Obbligo e veritàPronto a interpretare il sindaco di Riace

Domenico Lucano in una prossima fictionRai, a inizio mese Giuseppe Fiorello ha visita-to il borgo dei migranti dandoci l’assist per

farvi un meraviglioso Pesce d’aprile!

Il giuramento delle coccinelleCon l’arrivo della bella stagioneaumentano le sortite dei nostri

boy scout di Caulonia, impegnati,spesso, in “battesimi del fuoco”che li faranno entrare di diritto

nella grande famiglia scoutista. Inquesta foto, giurano le coccinelle!

Restauratori perpassione L’Assessore CosimoRomeo, qui ritrattoin compagnia dialcuni volontari,questa settimana èstato protagonistadi una sorprendeteopera di restaurodelle croci diMammola.

New generationsIn un periodo in cui la gioventù èspesso accostata a terribili fatti dicronaca, in una città, Locri, ricor-data solo per il marcio che la atta-naglia, ci sono giovani che ancoradanno valore alle tradizioni, comequesti due ragazzi che hanno sfi-lato con le palme in mano la scor-

sa domenica.

Pose uniformiI pompieri Enzo Caricari e

Domenico Calvi posano conmilitare compostezza tra i duemembri della capitaneria di

porto Dario Mancuso eAlessandro De Filippis.

Stazze da gelatoDirettamente dalla storicagelateria Strati, Enrico Cusenza,nei locali del comune, incontraAldo Bombardieri, al quale loaccomuna la smodata passio-ne per la buona cucina.

RIVIERA

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