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Più volte nella classifi ca di USA TODAY,con oltre 100 milioni di libri

tradotti in 25 lingue, PENNY JORDANè stata una scrittrice inimitabile, una vera

icona della narrativa al femminile.HARMONY Collezione la celebra con

una serie di uscite esclusive:7 ROMANZI INEDITI,

che usciranno nel corso dell’anno.Al primo appuntamento di questo mese,

seguirà un nuovo romanzo nei mesi di febbraio,marzo, luglio, agosto, settembre e

novembre. Per un 2013 speciale, in compagniadi una delle autrici più amate di sempre.

“Le donne di tutto il mondo troveranno un

pezzetto di sé nei personaggi della Jordan.”-Publishers Weekly-

Non vi resta che scoprirla. Buona Lettura!

Più volte nella classifi ca di USA TODAY,con oltre 100 milioni di libri

tradotti in 25 lingue, PENNY JORDANè stata una scrittrice inimitabile, una vera

icona della narrativa al femminile.HARMONY Collezione la celebra con

una serie di uscite esclusive:7 ROMANZI INEDITI,

che usciranno nel corso dell’anno.

“Le donne di tutto il mondo troveranno unpezzetto di sé nei personaggi della Jordan.”

-Publishers Weekly-

Non vi resta che scoprirla. Buona Lettura!

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Penny Jordan

ASSEDIO D'AMORE

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Reluctant Surrender

Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2010 Penny Jordan

Traduzione di Maria Paola Rauzi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony

gennaio 2013

Questo volume è stato stampato nel dicembre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano

COLLEZIONE HARMONY

ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2762 del 15/01/2013

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Mentre svoltava nel parcheggio sotterraneo dello stu-dio di architettura in cui lavorava, Giselle notò una macchina fare retromarcia. Automaticamente si con-centrò sulla conquista di quello spazio vitale prima che qualcun altro lo individuasse. Solo all'ultimo si accorse che un'auto sportiva di lusso, con alla guida un uomo di straordinaria bellez-za, era in attesa di occupare lo stesso posto. Il conducente la fissò con un'espressione arrogante mista a incredulità. Per qualche istante Giselle esitò, la sua risolutezza che veniva meno, ma poi notò lo sguardo dello scono-sciuto che si spostava deliberatamente dal suo volto al décolleté, come se lei fosse un oggetto, e uno scat-to di rabbia tutta femminile la spinse a impadronirsi dell'ambita meta. Immediatamente percepì l'occhiata gelida e feroce che l'uomo le lanciò e scorse un'imprecazione formar-si sulle labbra scolpite della sua bocca virile mentre lo superava con le mani sudate strette al volante. Non si era comportata così soltanto perché l'arro-ganza di quell'individuo l'aveva fatta infuriare. Quella mattina l'avevano chiamata dallo studio per chiederle di arrivare prima del solito per assistere alla fine di

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un'importante riunione dei soci più anziani. Insomma, non poteva permettersi di fare tardi, pertanto la neces-sità aveva avuto la meglio sull'imbarazzo che normal-mente avrebbe provato per quella mancanza di buone maniere. Poi il tizio le aveva rivolto quello sguardo odioso e arrogante che la diceva lunga sul tipo d'uomo che era: predatore, insensibile e completamente concentrato sui propri bisogni e desideri. Peccato che il suo bisogno di parcheggiare fosse decisamente più pressante, si disse Giselle. Avrebbe dovuto essere in ufficio già da un quarto d'ora e quel tizio aveva tutta l'aria di uno che delegava al suo auti-sta una cosa banale come il posteggio dell'auto. Si tolse le ballerine e infilò un paio di scarpe col tacco. Il rombo di un motore che si allontanava le fe-ce tirare un sospiro di sollievo. Evidentemente lo sco-nosciuto se n'era andato stizzito. Dopo essersi spostato di qualche metro per fare passare un'altra auto, Saul Parenti fissò con rabbia in-credula il ladro che gli aveva appena sottratto il po-sto. Il fatto che il reato fosse stato commesso da una donna aggiungeva soltanto insulto all'ingiuria. Nelle vene di Saul scorreva il sangue di generazio-ni di uomini potenti, uomini abituati al potere e all'au-torità, e in quel momento si sentiva ribollire. Lui non si sarebbe sicuramente definito un misogi-no. Anzi, le donne gli piacevano moltissimo, anche se il luogo in cui preferiva incontrarle era il suo letto e non un parcheggio dove aveva atteso pazientemente che si liberasse un posto. Accostò l'auto, bloccando l'uscita a un paio di vei-coli, poi aprì la portiera e scese.

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Giselle non si rese conto di dover affrontare le con-seguenze del suo gesto finché non uscì dalla sua pic-cola vettura. Di solito usava il breve tragitto fino al-l'ascensore per indossare la maschera con la quale sperava di celare il disprezzo per l'interesse maschile di cui era spesso vittima in ufficio. Era così concentrata ad adottare un atteggiamento altero e professionale, nonché a sollevare il mento perché tutti capissero che era inavvicinabile, da non rendersi conto del pericolo finché non fu troppo tardi. Dovette bloccarsi per non finire addosso all'uomo che stava tra lei e l'uscita. «Non così veloce. Vorrei scambiare una parola con te.» L'inglese dello sconosciuto era impeccabile e in un certo senso contrastava con il suo aspetto. A ogni mo-do lei non aveva nessuna voglia di parlargli. Lo oltre-passò e sussultò oltraggiata quando lui la fermò, avvi-cinandosi. Giselle ebbe la sensazione che ogni respiro fosse pregno del suo odore maschile. «Sei sulla mia strada» gli disse, cercando di sembrare fredda. «E tu hai parcheggiato al mio posto.» Poteva anche essere vero, ma lei non aveva inten-zione di cedere. «Il possesso è regolato al novanta percento dalla legge» ribatté, pentendosi subito dopo, quando lo vide farsi più vicino e imprigionarla con la sua presenza. «Il possesso è per quelli che sono abbastanza forti da prendersi ciò che vogliono e tenerselo, che si tratti di un parcheggio o di una donna.» E lui era un uomo che avrebbe posseduto eccome la sua donna. Quella constatazione riuscì a penetrare l'armatura

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protettiva di Giselle. Iniziò a sentirsi debole mentre una febbrile eccitazione, provocata dalle sue parole, risvegliò in lei un pericoloso desiderio di mettere alla prova l'autocontrollo dello sconosciuto. Un brivido la scosse. Era pura follia. Tanto per co-minciare perché quello che aveva davanti era un uo-mo. E pure uno di straordinaria bellezza. Era alto più di un metro e ottanta, tanto che Gisel-le, malgrado i tacchi, doveva tirare indietro la testa per guardarlo in viso. Inoltre possedeva una tale aura di sensualità che nessuna rappresentante del gentil sesso avrebbe potuto ignorare e alla quale nessuna sa-rebbe stata in grado di resistere. La sua stessa inspie-gabile vulnerabilità innescò una reazione a catena, al-ternando il panico alla rabbia. Emozioni intensificate dal fatto che non erano in grado di bloccare gli effetti che la sua virilità stava avendo su di lei. Pensieri indesiderati e pericolosi si insinuarono nella sua testa con un tale vigore che le fu impossibile allontanarli. Quel corpo muscoloso non aveva un grammo di grasso superfluo. Come sarebbe stato toccarlo? Sopraffatta da un doloroso desiderio, Giselle si portò una mano al cuore nel tentativo di bloccarne il battito impazzito. Non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo con nessun uomo. Provò a distogliere lo sguardo e a spezzare l'incan-tesimo, senza però riuscirci. Era evidente che i geni di quel tizio non fossero an-glosassoni. Impossibile, con quel naso pronunciato e i tratti bizantini del viso. Aveva la mascella decisa, gli zigomi alti e la pelle del colore tipico delle popolazio-ni mediterranee. Tutto in lui dava a intendere che fos-

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se una persona ben istruita e aristocratica. E poi aveva due occhi grigi che erano simili a un raggio laser pronto a penetrare il suo scudo. Quello era un uomo con la U maiuscola. Un uomo convinto di poter avere qualunque cosa desiderasse e di vedere soddisfatti tutti i suoi bisogni e capricci. Il confronto stava avendo effetti devastanti su Gi-selle. A causa di quel tizio, i suoi sensi erano riusciti a spezzare la cintura di castità mentale dietro la quale li aveva tenuti saldamente nascosti per lungo tempo e adesso erano pronti a banchettare con lo sconosciuto che aveva di fronte. Peccato che lei non glielo avrebbe permesso e li a-vrebbe ridotti all'ubbidienza grazie ai tanti anni di pratica. Giselle decise che era troppo bello per lei, per la propria tranquillità. Era per quello che non le piace-va? Perché aveva intuito istintivamente che non sa-rebbe più stata protetta come avrebbe voluto? Ovviamente no. Saul studiò la donna che aveva davanti con sguar-do esperto: media statura, magra, anche se il tailleur nero informe e la camicia bianca gli impedivano di capire quanto realmente fosse femminile il suo corpo. I capelli biondi erano raccolti in un morbido chignon che metteva in mostra la delicata struttura del collo e del viso. Aveva una pelle luminosa e portava solo il mascara e un filo di rossetto. Alcuni uomini a-vrebbero considerato quell'aria algida alla Grace Kelly sessualmente attraente, ma lui non era fra quel-li. A Saul piacevano donne licenziose in modo accat-tivante. Ma, anche se fosse stata il suo tipo, in quel mo-

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mento la sua attenzione era concentrata più sul desi-derio di punirla per ciò che aveva fatto, non sulla se-duzione. «Fammi passare» gli intimò Giselle, tornando a concentrarsi sulla situazione reale. Quella brusca richiesta fece infuriare ulteriormente Saul. Gli aveva sottratto il posto auto e si comportava in modo testardo e polemico, rifiutandosi di ammette-re di essere in torto. Il suo desiderio di metterla in ri-ga aumentò. Non si sarebbe spostato e l'avrebbe fatta arrivare al lavoro in ritardo. Decisa ad allontanarsi, Giselle scattò di lato, ma lui l'afferrò saldamente per un braccio. Lei percepì la pressione delle sue dita sulla sua pel-le e rimase scioccata dalla sensazione che provò. Il panico le fece serrare i pugni. «Lasciami andare» gri-dò, furiosa. Lasciarla andare? Saul non desiderava niente di meglio. Quella donna gli aveva causato più problemi in cinque minuti di quanti ne avrebbe consentito a chiunque altra. La fissò in viso. Era pallida, i suoi occhi lanciava-no saette e la bocca... Senza lasciare la presa, sollevò la mano libera e le tolse deliberatamente il rossetto dalle labbra con il pollice, come se si stesse preparando a baciarla. Giselle rimase immobile, spaventata da quel gesto così intimo e dai brividi che quello sguardo fisso sulla sua bocca le procurava. L'improvviso rumore del clacson di un'auto li fece sussultare. Saul lasciò la sua prigioniera, allontanan-dola da sé. Che cosa gli era preso? E cosa sarebbe successo, se non fossero stati interrotti?, si chiese mentre lei ne approfittava per scappare.

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Con grande sollievo di Giselle lui non la seguì. E per fortuna l'ascensore era vuoto. Con la mente in subbuglio e il cuore che batteva impazzito, cercò di non pensare a ciò che le era appena successo e si con-centrò sul motivo per cui erano stati convocati tutti in ufficio. Da quando, due anni prima, era stata assunta in quel prestigioso studio di architetti, Giselle stava la-vorando a un grosso progetto per conto di un miliona-rio russo, il quale aveva acquistato un'isola al largo della costa croata per trasformarla in un lussuoso luo-go di vacanza. La crisi economica aveva messo a rischio l'intera operazione, con grande preoccupazione dei soci an-ziani dello studio. Fortunatamente, però, il giorno pri-ma avevano ricevuto la notizia che l'isola aveva un nuovo proprietario, un altro imprenditore di successo che aveva visionato i progetti e voleva metterli a pun-to con i responsabili. Agli architetti che avevano lavorato per il magnate russo era stato chiesto di essere presenti dopo la riu-nione preliminare con i capi, nel caso in cui l'attuale proprietario avesse preteso dei chiarimenti. La speranza di tutti era che potessero continuare a occuparsi del progetto. L'ascensore si fermò al piano. Giselle si diresse nell'ufficio che divideva insieme ad altri giovani ar-chitetti. I suoi colleghi erano tutti maschi e determi-nati a dimostrare di essere per lo studio un investi-mento migliore di lei. «Tutto a posto» le disse Emma Lewis, la segreta-ria. «La riunione è stata spostata di un'ora. Il cliente è in ritardo.» Giselle sospirò sollevata. «Sono venuta in auto

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perché ho un appuntamento in un cantiere stasera e c'era un traffico terribile.» Emma, che aveva trentaquattro anni, trattava i suoi giovani architetti con un atteggiamento materno, fa-cendo sempre in modo di troncare sul nascere qual-siasi discussione. A Giselle, che invece di anni ne aveva ventisei, piaceva molto la segretaria e le era grata per il suo so-stegno. «Dove sono gli altri?» domandò, gemendo su-bito dopo. «No, non dirmelo e lasciami indovinare. Sono tutti nel bagno degli uomini a elaborare una strategia per evitare rimproveri e ricevere applausi.» Emma scoppiò a ridere. «Qualcosa del genere. Ti preparo un caffè e poi ti racconto le ultime novità sul nostro possibile nuovo cliente.» Lei annuì, evitando di fare una smorfia. Uno dei ra-ri difetti di Emma era che amava troppo le riviste che spettegolavano sulla vita delle persone ricche e famo-se e probabilmente la sua fonte d'informazione riguar-do le ultime novità erano proprio quei giornaletti. Cinque minuti più tardi, mentre beveva il caffè a-scoltando la segretaria, Giselle si rese conto di avere avuto ragione. «Non lo avrei mai scoperto, se non avessi portato Timmy dal dentista, perché il giornale era di alcuni mesi fa. Non potevo crederci quando l'ho aperto e mi sono trovata davanti un articolo su Saul Parenti. A giudicare dal suo cognome diresti che è italiano, però non è così. Suo cugino è il granduca di un piccolo stato vicino alla Croazia e lui, Saul Parenti, è favolo-samente ricco di suo.» «Affascinante» si sentì in dovere di commentare lei. «Mi piace sapere tutto sui personaggi famosi e le

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rispettive famiglie» proseguì Emma entusiasta. «La madre era americana e lavorava per delle organizza-zioni internazionali. Lei e il padre sono rimasti uccisi in Sudamerica mentre prestavano aiuto dopo un terri-bile terremoto.» Giselle annuì, lasciandole intendere che la stava se-guendo, ma l'ultimo dei suoi desideri era ascoltare pettegolezzi. Inoltre quel riferimento alla morte dei genitori di Saul Parenti le aveva procurato un familia-re attacco di nausea. La porta dell'ufficio si aprì e Bill Jeffries, un altro dei giovani architetti, entrò avanzando spavaldo e molto sicuro di sé. I primi tempi in cui Giselle lavorava in quell'uffi-cio, lui le aveva fatto delle avance e, dal momento che lo aveva respinto, era diventata il capro espiatorio della sua crescente ostilità. Lei sapeva perfettamente dove Bill voleva arrivare quando fece finta di rabbrividire. «Brr... si gela qui dentro!» esclamò, fingendo di non notarla. «Oh, scusa, Giselle. Non ti avevo vista.» Lei non disse niente. Ormai era abituata alla mali-zia del collega, dovuta al suo rifiuto. In ufficio ci ave-vano provato tutti con lei, ma Giselle aveva sempre dato loro il due di picche. Solo che Bill l'aveva presa sul personale. E lei non aveva nessuna intenzione di dirgli che la sua fredda riservatezza era un meccani-smo di difesa che usava contro chiunque mostrasse un interesse nei suoi confronti. Se Bill, e altri come lui, sceglievano di offendersi perché non apprezzava le loro attenzioni, peggio per loro. La verità era che tanto tempo prima aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai frequentato gli uomini

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perché inevitabilmente, prima o poi, si sarebbe inna-morata di qualcuno e innamorarsi avrebbe significato formare una coppia... e avere dei figli. «Bill, stavo giusto raccontando a Giselle quello che ho letto su Saul Parenti» disse Emma, interrompendo quel silenzio ostile tra i due giovani architetti. «Oltre a essere terribilmente ricco, ha la reputazione di esse-re davvero un tipo tosto per quanto riguarda gli affari e i suoi interessi di cuore. Pare che sia un amante fan-tastico, ma ha dichiarato pubblicamente che non si sposerà mai.» «Hai sentito, regina di ghiaccio?» la prese in giro Bill. «Il nostro nuovo cliente potrebbe essere il ma-schio capace di scaldarti al punto da farti cadere a ter-ra le mutande.» E, dopo una sgradevole risatina, ag-giunse: «Certamente non lo invidio. Tutto quel gelo paralizzerebbe gli attributi di qualsiasi uomo». «Bill!» esclamò Emma. «Be', è vero.» «È tutto a posto, Emma» ribatté Giselle, rassicu-rando la segretaria. «Faccio l'architetto» puntualizzò poi rivolta a Bill, «non la prostituta.» «A patto che tu riesca a conservare il tuo posto. Di sicuro non otterrai incarichi grazie alle tue astuzie femminili.» «Non ho bisogno di usare alcuna astuzia per conti-nuare a lavorare» replicò lei, facendolo arrabbiare. A Bill piaceva recitare la parte di quello che sa lavorare bene in qualunque squadra, mentre voleva sempre primeggiare e cercava di escludere Giselle a beneficio dei colleghi maschi. Nell'ufficio dei soci anziani l'atmosfera era tesa. Il signor Shepherd era agitato, perché doveva convince-

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re Saul Parenti che il suo studio era in grado di soddi-sfare le sue esigenze. «Certo, è giusto che voglia in-contrare il team che lavorerà ai cambiamenti da lei ri-chiesti. Forse andrebbe bene un pranzo con gli altri soci?» «Vorrei conoscere tutti quelli che sono coinvolti in questo progetto, senior e junior» dichiarò brusco Saul. Non aveva tempo da perdere ed era già in ritar-do per colpa della donna che gli aveva portato via il posto al parcheggio e di una telefonata di suo cugino. Nonostante fosse il Granduca di Arezzio, Aldo – che era cinque anni più giovane di lui e si era appena sposato – lo interpellava tutte le volte che aveva biso-gno di consigli di natura economica. Sinceramente, Saul aveva fatto di tutto per aiutare il cugino a rimpinguare le casse reali del piccolo sta-to, un tempo al confine tra il vecchio impero austria-co e la Croazia. Purtroppo, Aldo non era un uomo d'affari, bensì un intellettuale che preferiva trascorre-re il suo tempo a catalogare gli antichi volumi della biblioteca del castello di Arezzio. Saul ringraziava continuamente il destino che suo padre non fosse stato il primogenito e che pertanto gli fosse stato risparmiato l'oneroso compito di governa-re il paese, trovarsi una moglie e mettere al mondo un erede. Non aveva approvato la scelta di Aldo di sposare Natasha, perché era convinto che lei non lo amasse. Ma sarebbe stato felice nel momento in cui fosse nato un bambino da quel matrimonio, perché così il rischio di ereditare il granducato si sarebbe allontanato ulte-riormente per lui. In fondo, assomigliava a sua madre, che aveva tra-scorso la vita ad aiutare gli altri. Come lei preferiva

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l'avventura e le nuove sfide che richiedevano tutta la sua energia. Sicuramente aveva amato Saul e suo pa-dre, ma allevare un figlio non era mai rientrato nelle sue priorità. Saul era convinto che sarebbe stato un errore da parte sua mettere al mondo una creatura, visto che a-vrebbe avuto pochissimo tempo da dedicarle. Era troppo concentrato sul lavoro e sul bisogno di esplo-rare le più allettanti destinazioni del mondo per creare luoghi di vacanza di lusso con un occhio di riguardo per l'ambiente e le popolazioni locali. A questi progetti dedicava tutto se stesso, sia da un punto fisico che emotivo, per questo non voleva un fi-glio che sarebbe stato cresciuto da altri. E non desiderava nemmeno un erede. Quando fos-se arrivato il momento di cedere il suo impero, avreb-be trovato le mani giuste a cui affidarlo. Aiutare suo cugino, e indirettamente il suo stato, era un piccolo prezzo da pagare per la sua libertà per-sonale. Una libertà a cui non intendeva rinunciare per nessuna ragione. Saul si rese conto che il socio anziano dello studio di architetti a cui il precedente proprietario dell'isola aveva affidato il progetto non approvava la sua richie-sta. Trovava molto irritante quando la gente non riu-sciva ad afferrare i motivi che lo spingevano a pren-dere certe decisioni, ritardando così tutte le fasi suc-cessive. Quell'atteggiamento tradiva una mancanza di lungimiranza da parte del socio, oltre che di fiuto per gli affari. Non c'era da stupirsi che lo studio fosse sul-l'orlo della bancarotta. E di certo avrebbe chiuso i battenti, se lui non avesse confermato l'incarico. Ma Saul aveva anche in mente di ampliare il suo contributo economico al progetto, facendo rientrare lo

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studio nel già vasto panorama delle sue proprietà. Per il momento, però, avrebbe messo bene in chiaro che non avrebbe pagato l'onorario che si erano aspettati e avrebbe controllato personalmente budget e piani. Era proprio per quello che lui era milionario e che la sua fortuna aumentava di giorno in giorno, mentre altri perdevano soldi in continuazione. «Li voglio incontrare perché desidero mettere in chiaro che d'ora in avanti dovranno seguire le mie i-struzioni e darsi da fare per ottenere la mia approva-zione. I progetti precedenti erano un bagno di sangue dal punto di vista economico.» «Le istruzioni erano di non badare a spese» prote-stò il signor Shepherd sulla difensiva. Saul gli lanciò un'occhiata glaciale. «Il che, senza dubbio, spiega perché uno dei vostri giovani architetti abbia scelto di mettere sul pavimento esterno di una casa al mare piastrelle fatte a mano che non resistono al freddo.» «Un errore di cui ci saremmo sicuramente accorti» gli assicurò il socio anziano. «Ovviamente. A ogni modo preferisco che la gente che lavora con me non commetta questo genere di sbagli.» Saul guardò l'orologio e il signor Shepherd si alzò. «Credo che il nostro staff sia presente al completo. Faccio chiamare tutti coloro che lavoravano al pro-getto.» «Ho un'idea migliore: perché non mi fa fare un gi-ro dello studio e non me li presenta mano a mano che li incontriamo?» propose Saul. Spesso era utile dare un'occhiata a ciò di cui si occupavano i membri dello staff. Intere fortune potevano essere costruite e di-strutte con un'osservazione simile.

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La notizia si diffuse rapidamente e l'umore degli architetti salì alle stelle dopo le paure di essere licen-ziati degli ultimi mesi. Giselle era sollevata tanto quanto i colleghi. Aveva lavorato sodo per arrivare fin lì e guadagnarsi da vi-vere, perché sapeva che avrebbe dovuto fare affida-mento soltanto sulle sue forze. Non ci sarebbe mai stato un uomo, un compagno, un marito che l'avrebbe amata abbastanza e che avrebbe condiviso con lei l'impegno di mantenere un tetto sopra le loro teste. Come sarebbe stato possibile quando... La porta dell'ufficio si aprì e cadde un profondo si-lenzio nel momento in cui il signor Shepherd fece il suo ingresso. Ma non fu la vista di uno dei suoi capi a fare impallidire Giselle, bensì quella dell'uomo che lo accompagnava. Era lo sconosciuto del parcheggio, quello a cui a-veva sottratto il posto! E adesso saltava fuori che era il loro cliente più importante. «Il signor Parenti desidera conoscere tutti quelli che hanno lavorato o lavoreranno alla progettazione dell'isola» annunciò Shepherd. «Saul» lo corresse lui. «Non signor Parenti.» Per quanto lo riguardava il rispetto era qualcosa che anda-va conquistato, non accordato. Mentre parlava studiò gli occupanti della stanza con sguardo freddo e analitico finché non vide Gisel-le. Indugiò su di lei un po' più a lungo, facendole ca-pire che l'aveva riconosciuta. In quel momento lei comprese l'errore che aveva commesso quando gli aveva rubato il parcheggio. Sa-peva che era arrabbiato, ma anni di allenamento a non mostrarsi vulnerabile la spinsero ad alzare la testa e a fissarlo negli occhi.

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Osava sfidarlo? Saul era un uomo che di solito nes-suno osava contrastare, specialmente se aveva torto e se dipendeva economicamente da lui, come quella donna. In genere le esponenti del gentil sesso cercavano di attirare la sua attenzione perché lo desideravano ed e-vitavano accuratamente di indisporlo. Invece quella ragazza lo aveva fatto arrabbiare già due volte nel gi-ro di poco, il che significava che adesso era doppia-mente in debito con lui. E Saul avrebbe fatto in modo che saldasse il conto, decise mentre il socio anziano dello studio gli presentava gli architetti. Ma perché, tra tutti gli uomini che dovevano par-cheggiare la loro auto a Londra, aveva rubato il posto proprio a lui?, gemette Giselle. Era inutile ripetersi che quel comportamento non era da lei, che era stato dettato dalla disperazione e che non significava niente per l'uomo che si stava av-vicinando. Saul parlò con tutti domandando a quale parte del progetto avessero lavorato. Bill recitò la sua solita parte, lanciando delle occhiate a Giselle per farle in-tendere che non era inclusa nella sua squadra. Ovviamente ignorava che non c'era bisogno di met-terla in cattiva luce con il nuovo cliente. Ci aveva già pensato da sola. Con lo stomaco contratto dalla tensione, Giselle ri-mase in attesa, consapevole che Saul si sarebbe diver-tito a tormentarla. Alla fine le si parò di fronte con la sua personalità magnetica, costringendola a indietreggiare di un pas-so. «E tu saresti...?» «Giselle Freeman.»

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«Qual è stato il tuo contributo alla progettazione dell'isola?» «Conservazione a basse temperature» commentò qualcuno, ma lei lo ignorò. «Ho lavorato sugli impianti dei condizionatori, cer-cando di usare soluzioni ecologiche» rispose Giselle. «Cosa che ha fatto lievitare i costi, giusto?» pun-tualizzò Saul, squadrandola. Si era accorto dell'occhiata che le aveva lanciato Bill e aveva intuito che non godeva dell'approvazione dei colleghi, come del resto non godeva della sua. Questo significava che non era adatta a lavorare in squadra e che avrebbe rappresentato un intralcio sul lavoro. Era sorpreso che lo studio la tenesse ancora. Il cuore di Giselle batteva forte per la paura. L'ave-vano messa a lavorare agli impianti di condiziona-mento perché lo studio aveva sforato il budget mentre lei era molto brava a contenere i costi. Tuttavia non poteva dirlo, visto che nemmeno il signor Shepherd era andato in suo soccorso. Saul Parenti stava giocando con lei, lo sapeva, e l'avrebbe fatta rimuovere dal progetto. A quel punto sarebbe stata licenziata. Iniziò a sudare e una forte sensazione di nausea l'assalì. Non poteva perdere quel lavoro! Oltre alla paura, però, sentì crescere dentro di sé la rabbia e il disprezzo per quell'uomo che stava usando il suo potere per tormentarla. «Non sono contento della sistemazione dei par-cheggi del nuovo complesso» commentò Saul, spez-zando il pesante silenzio che era caduto nella stanza. «Forse Giselle potrebbe occuparsi di questo e lasciare che qualcuno con maggiore esperienza pensi all'im-pianto di condizionamento.»

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Lei aveva le guance in fiamme. Saul Parenti aveva deliberatamente insultato la sua professionalità e ave-va messo a segno un punto a suo favore per ciò che era successo quella mattina fra loro. Senza contare che l'aveva umiliata pubblicamente. Giselle sospirò mentre il signor Shepherd assicura-va il cliente che avrebbe provveduto a spostarla di ruolo. Sollevò il mento. Non avrebbe fatto capire a nessuno quanto si sentisse impaurita e ferita. Osava ancora sfidarlo, pensò Saul arrabbiato men-tre se ne andava. Be', presto avrebbe capito come po-teva essere pericoloso giocare col fuoco.

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- Vendetta perfetta di L. Graham

Vittorio ha un solo obiettivo ancora da raggiungere: assaporare il gu-sto della vendetta... Prima puntata di TRE SPOSE PER TRE MILIONARI.

- Rimpianto argentino di S. Stephens

Quando l'esuberante Maxie irrompe nella tranquilla vita di Diego, lui non può che rimanerne affascinato. Pensi di essere FATTA PER LUI?

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Tornata a casa, Chloe scopre di essere ancora in balia dei verdi oc-chi e dell'indomabile spirito di Darius. Regalatevi UN NUOVO INIZIO.

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Quando Rachel si trova di fronte Karim al Safir capisce che il suo segreto sta per essere svelato... Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

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Saul punta solo al meglio. Per questo ha assunto Giselle... Prima parte di THE PARENTI DYNASTY, romanzo dell'indimenticata PENNY JORDAN.

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Leo ha assoluto bisogno di una donna al proprio fianco per concludere un importante affare... Torna A LETTO COL CAPO.

Raul non può credere che un'antica legge del suo paese gli imponga il matrimonio con Luisa. Non dimenticare il CONTRATTO D'AMORE.

- Ritorno di fiamma per il capo di T. Morey

- L'offerta del greco di E. Darcy

Christina non ha nulla a che spartire con le modelle di cui si circonda Ari Zavros, però... Lasciati bruciare dal FUOCO GRECO.

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- Accordo a sorpresa di L. Graham

Sergios pensava che la vita non potesse più riservargli sorprese, invece... Seconda puntata di TRE SPOSE PER TRE MILIONARI.

- Il playboy greco di J. Baird

Un solo, innocente sguardo di Selina è bastato a sconvolgere il mon-do di Orion. Il FUOCO GRECO di questo mese è ancora più PASSION.

- Una scelta di cuore

di R. Donald

Quando Gaia incontra nuovamente Lorenzo, la sua mente vola subi-to al ricordo della loro travolgente storia. Ecco UN NUOVO INIZIO.

- Segreti e passione

di P. Jordan

Deciso a scoprire la verità su Taryn, Cade la porta con sé sulla magica isola di Fala'isi... Gustati una nuova SUBLIME VENDETTA.

- Fuoco d'amore di C. Shaw

Il matrimonio di Saul e Giselle è messo a dura prova. Ultima parte di THE PARENTI DYNASTY, romanzo dell'indimenticata PENNY JORDAN.

- La sposa dello sceicco di M. Yates

Toni ha bisogno di un lavoro, così non può permettersi di rifiutare quello che le offre Steel... Un'altra occasione per scoprire se sei FATTA PER LUI.

La principessa Katharine sa che il suo destino è finire in moglie allo sceicco Zahir S'ad al Din... Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

- Gioco proibito di H. Brooks

- Proposta milionaria di J. Lucas

Tutto quello che devi fare è fingere di amarmi. Il compito di Laura sem-brerebbe facile... Nuovo appuntamento con INTERNATIONAL TYCOON.

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