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L ’isolamento atmosferi- co, garantito da una buona copertura, è la parte finale e di grande importanza nella costru- zione di una casa; attual- mente sono diverse le solu- zioni che si possono adotta- re. Di grande utilità, anche se ancora poco diffuso, è il tetto fotovoltaico. Un impianto fotovoltaico per- mette di trasformare diret- tamente l’energia solare in energia elettrica in corrente continua grazie all’effetto fotovoltaico. Tale fenome- no, scoperto per la prima volta intorno al 1860, si manifesta nei materiali detti “semiconduttori”, il più conosciuto dei quali è il silicio, usato anche nella produzione di componenti elettronici. I vantaggi della tecnologia fotovoltaica pos- sono riassumersi in assenza di qualsiasi tipo d’emissio- ne inquinante; risparmio dei combustibili fossili; estrema affidabilità poiché non esistono parti in movi- mento (vita utile superiore a 20 anni) con costi di manutenzione ridotti al minimo; modularità del sistema (per aumentare la taglia basta aumentare il numero dei moduli). Naturalmente ci sono anche piccoli svantaggi, come variabilità ed aleatorietà della fonte energetica (il sole) ed elevato costo ini- ziale degli impianti. Quelli che possono essere installa- ti sui tetti delle case sono impianti fotovoltaici di pic- cola taglia, con potenza nominale non superiore a 20 kWp, connessi alla rete di distribuzione dell’ener- gia elettrica in bassa tensio- ne e finalizzati a generare l’energia necessaria a sod- disfare totalmente o par- zialmente i fabbisogni elet- trici dell’utente stesso. Per rendere compatibile l’ener- gia generata dai moduli fotovoltaici con gli elettro- domestici e le apparecchia- ture utilizzate nelle abita- zioni, occorre trasformare la corrente da continua in alternata alla frequenza e alla tensione di funziona- mento della rete elettrica. Questo si ottiene interpo- nendo tra i moduli e la rete un inverter. La decisione in merito alla fattibilità tecni- ca di un tetto fotovoltaico si basa sull’esistenza, nel sito d’installazione, della disponibilità dello spazio necessario per installare i moduli (occorre uno spazio netto di circa 8-10 metri quadri per ogni kWp di potenza installata), ma anche della corretta esposi- zione ed inclinazione della suddetta superficie. Le con- dizioni ottimali per l’Italia sono esposizione sud (accettata anche sud-est, sud-ovest, con limitata per- dita di produzione), incli- nazione di 30-35° gradi; assenza di ostacoli in grado di creare ombreggiamento. In definitiva un tetto foto- voltaico è composto da moduli, struttura di soste- gno per installare i moduli sul tetto, su un terrazzo, su una parete, etc.; inverter; quadri elettrici, cavi di col- legamento. Il resto, sono soltanto vantaggi! Se, però, la casa è già stata vestita con una copertura classica, ci sono soluzioni diverse. La controsoffitta- tura di un locale, per meri- to della predisposizione al montaggio e smontaggio degli elementi, e grazie alla loro grande versatilità e flessibilità, si adatta a qual- siasi tipo di ambiente e può essere adatta anche al deco- ro degli ambienti, grazie alle molteplici potenzialità di questo elemento architet- GUIDA ALLA CASA PERFETTA 6 Quando isolamento vuol dire calore e tranquillità Diverse sono le soluzioni da adottare per lʼisolamento atmosferico della pro- pria abitazione. Pannelli fotovoltaici, controsoffittature, pareti di cartonges- so e rialzo del pavimento si offrono come altrettante tecniche da utilizzare a seconda dei gusti e delle necessità Calabria Produttiva GUIDA ALLA CASA PERFETTA di Rossana De Angelis ph piesse 7 Calabria Produttiva

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L’isolamento atmosferi-co, garantito da unabuona copertura, è la

parte finale e di grandeimportanza nella costru-zione di una casa; attual-mente sono diverse le solu-zioni che si possono adotta-re. Di grande utilità, anchese ancora poco diffuso, è iltetto fotovoltaico. Unimpianto fotovoltaico per-mette di trasformare diret-tamente l’energia solare inenergia elettrica in correntecontinua grazie all’effettofotovoltaico. Tale fenome-no, scoperto per la primavolta intorno al 1860, simanifesta nei materialidetti “semiconduttori”, ilpiù conosciuto dei quali è ilsilicio, usato anche nellaproduzione di componentielettronici. I vantaggi dellatecnologia fotovoltaica pos-sono riassumersi in assenzadi qualsiasi tipo d’emissio-ne inquinante; risparmio

dei combustibili fossili;estrema affidabilità poichénon esistono parti in movi-mento (vita utile superiorea 20 anni) con costi dimanutenzione ridotti alminimo; modularità delsistema (per aumentare lataglia basta aumentare ilnumero dei moduli).Naturalmente ci sono anchepiccoli svantaggi, comevariabilità ed aleatorietàdella fonte energetica (ilsole) ed elevato costo ini-ziale degli impianti. Quelliche possono essere installa-ti sui tetti delle case sonoimpianti fotovoltaici di pic-cola taglia, con potenzanominale non superiore a20 kWp, connessi alla retedi distribuzione dell’ener-gia elettrica in bassa tensio-ne e finalizzati a generarel’energia necessaria a sod-disfare totalmente o par-zialmente i fabbisogni elet-trici dell’utente stesso. Per

rendere compatibile l’ener-gia generata dai modulifotovoltaici con gli elettro-domestici e le apparecchia-ture utilizzate nelle abita-zioni, occorre trasformarela corrente da continua inalternata alla frequenza ealla tensione di funziona-mento della rete elettrica.Questo si ottiene interpo-nendo tra i moduli e la reteun inverter. La decisione inmerito alla fattibilità tecni-ca di un tetto fotovoltaicosi basa sull’esistenza, nelsito d’installazione, delladisponibilità dello spazionecessario per installare imoduli (occorre uno spazionetto di circa 8-10 metriquadri per ogni kWp dipotenza installata), maanche della corretta esposi-zione ed inclinazione dellasuddetta superficie. Le con-dizioni ottimali per l’Italiasono esposizione sud(accettata anche sud-est,

sud-ovest, con limitata per-dita di produzione), incli-nazione di 30-35° gradi;assenza di ostacoli in gradodi creare ombreggiamento.In definitiva un tetto foto-voltaico è composto damoduli, struttura di soste-gno per installare i modulisul tetto, su un terrazzo, suuna parete, etc.; inverter;quadri elettrici, cavi di col-legamento. Il resto, sonosoltanto vantaggi!Se, però, la casa è già statavestita con una coperturaclassica, ci sono soluzionidiverse. La controsoffitta-tura di un locale, per meri-to della predisposizione almontaggio e smontaggiodegli elementi, e grazie allaloro grande versatilità eflessibilità, si adatta a qual-siasi tipo di ambiente e puòessere adatta anche al deco-ro degli ambienti, graziealle molteplici potenzialitàdi questo elemento architet-

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Quando isolamentovuol dire calore e tranquillità

Diverse sono le soluzioni da adottareper lʼisolamento atmosferico della pro-pria abitazione. Pannelli fotovoltaici,controsoffittature, pareti di cartonges-so e rialzo del pavimento si offronocome altrettante tecniche da utilizzarea seconda dei gusti e delle necessità

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sione nella progettazione ecoordinamento tra progettoe realizzazione, attraversola preventiva previsione dieventuali problemi logistici.Inoltre, necessita di grandiprofessionalità e abilità nelmontaggio. Dopo aver indi-viduato il prodotto e visio-nato il locale di destinazio-ne, si provvede all’inseri-mento degli elementi. Leaziende lavorano in modotale da facilitare l’eventualeriutilizzo delle pareti, qua-lora si rendessero necessariulteriori modifiche dell’am-biente, comprendendo nelservizio anche lo smalti-mento dei materiali dirisulta. Di fondamentaleimportanza per un isola-mento efficace è anche lasopraelevazione dei pavi-menti. La pavimentazionesopraelevata è costituita dauna struttura d’acciaio chesupporta dei pannelli rigi-di, calpestabili, rivestiti condiversi possibili tipi di fini-tura a scelta tra svariatimateriali. Questa rappre-senta una soluzione moltoadottata per i pavimentid’ufficio. Infatti, i pavimen-ti sopraelevati offrono unaserie di prestazioni irrinun-ciabili per gli ambienti dilavoro, che dipendono dal-l’esistenza del cavedio tec-nico destinato ad alloggiarecavidotti, blindo elettrici,tubature idrauliche, con-dotti per il condizionamen-to dei locali, cablaggi perlinee dati. Inoltre, l’utilitàmaggiore della sopraeleva-zione si riscontra nella faci-lità delle operazioni diaddizione, integrazione esostituzione di impianti.Caratteristiche del pavi-mento sopraelevato sono:facilità di manutenzione,immediatezza di accessoall’intercapedine, alta resi-stenza meccanica, igieni-cità, comportamento alfuoco in rispondenza allenorme antincendio, ottimocomportamento acustico,ottimo comportamento elet-trostatico, percezione dipedonabilità analoga a

quella tradizionale, altarecuperabilità del materialeusato, rinnovabilità deglielementi, resistenza all’umi-dità e ottimo riscontro este-tico. Dai primi usi del pavi-mento componibile soprae-levato, si è avuta una evo-luzione tecnico-architettoni-ca ragguardevole, sia perl’aspetto tecnico che esteti-co, oggi adeguabile a qual-siasi ambiente. Alle origina-li flessibilità, facilità dimontaggio e intercambiabi-

lità, l’evoluzione tecnologi-ca ha aggiunto sicurezza,estetica e comfort. Le azien-de realizzano costantemen-te verifiche e messe apunto sia nella qualità deiprodotti che nelle soluzionitecniche da adottare: resi-stenza meccanica o frecciadi flessione, resistenza ereazione al fuoco, antistati-cità e conduttività sonoalcuni tra i parametri piùcomuni che vengono ana-lizzati, così come l’utilizzo

di finiture particolari, qualilapidei, cotti, marmi, par-quets, ceramiche, e così via,in aggiunta ai più comunilaminati o pvc. Non restache scegliere!

Nelle fotoin apertura, pannelli di cartongessonella pagina accanto pannelli dipolistirenein questa pagina una parete com-posta da cartongesso e polistirene

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tonico. Inoltre, il controsof-fitto può essere rimosso inqualsiasi momento, senzal’impiego di alcuna tecnicao attrezzo particolari e per-mette facilmente l’accessoagli impianti occultati. Ilcontrosoffitto rappresentaun elemento spesso irri-nunciabile per ottenere lepiù vantaggiose condizionidi benessere sotto forma dicomfort acustico e termico.Sono oggi disponibili sulmercato controsoffitti conun alto grado di finitura edun design d’avanguardia ingrado di soddisfare qualsia-si necessità progettuale,offrendo a seconda dell’esi-genza la migliore soluzionescelta fra varie tipologie:dalla vermiculite al griglia-to, dalle doghe ai listelli, oai pannelli in fibra mineralesaturata, ecc. Per un buonisolamento dell’ambientedomestico, importanti sonoanche le pareti. Le pareti incartongesso, ad esempio,rappresentano una soluzio-ne economica, durevole,

robusta e di rapida attua-zione alle esigenze di sud-divisione e ristrutturazionedegli ambienti già abitati, esono disponibili in svariatetipologie secondo le desti-nazioni d’uso e le esigenzedi chi progetta l’ambiente.Dotate di una struttura adelevata resistenza, vengonoottenute mediante la densi-ficazione del gesso emostrano tutte le caratteri-stiche di una normale pare-te in muratura. Le pareti incartongesso attualmenterealizzate sono resistentiagli urti e alle sollecitazioniesterne, sono resistentiall’umidità e sono realizza-te con additivi che le rendo-no ignifughe. Inoltre, sod-disfano le esigenze esteti-che, potendo scegliere trauna vasta gamma di finitu-re, anche personalizzate,come quelle che si possonotrovare per una parete inmuratura: tempere, smalti,carte da parati, rivestimentiin ceramica, ecc. I “sistemiintegrati” sono oggi il

metodo più pratico ed effi-ciente per ristrutturare earredare gli ambienti.Capaci di isolamento esicurezza, ideali per unafacile installazione degliimpianti, sfruttando lepareti di cartongesso, leg-gere e resistenti, facilmenteconformabili, sono oggi ilsistema che permette diottenere nel minor tempo econ maggior pulizia qual-siasi soluzione funzionale aun ambiente già abitato.Sono l’ideale per realizzare,con pareti piane o curve,cabine-armadio, suddivi-sioni di grandi ambienti,controsoffitti, rivestimentodi muri con intonaco asecco. I sistemi integratisono un metodo di costru-zione che si compone soli-tamente dei seguenti ele-menti: lastre di gesso rive-stito, orditura metallica,viti autoperforanti, stucchie nastri di rinforzo, collanti.Accanto alla velocità e puli-zia nell’applicazione, isistemi integrati offrono

anche una serie di vantaggitecnici, maggior sicurezzacontro incendi, maggiorprotezione da umidità e dainquinamento acustico,maggior risparmio energe-tico, proprio grazie ad unsuperiore isolamento termi-co. Accanto alle pareti incartongesso si posizionanole cosiddette “pareti mobi-li”. La parete mobile nascedal concetto di divisionedello spazio tramite l’inter-posizione di oggetti, modi-ficato da un’ accurata pro-gettazione degli accosta-menti dei materiali prescel-ti, con lo scopo di crearedegli spazi personalizzatiall’interno di grandi aree,come, ad esempio, unopen-space. Si pensi aitanto famosi “loft” america-ni. Tra le tante divisorie esi-stenti, la parete mobile sidistingue per la praticità el’efficacia, pur essendo ilprodotto con maggiori dif-ficoltà di realizzazione.Infatti, la sua adozionenecessita di massima preci-

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Calabria Produttiva8 Calabria Produttiva 9

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Quando si parla dicose buone di Cala-bria, uno dei primi

pensieri corre ai sapidi sa-lumi tradizionali, la cuibontà, oggi, è tutelata dallaDop. Soppressata, salsiccia,pancetta, capicollo sono iltrionfo dell’arte dei “mastrisalaturi” la cui abilità, datempo immemorabile, rie-sce a trasformare diversitagli di carne in insaccati osalumi, ognuno dotato dispiccate caratteristiche or-ganolettiche sia per il sa-pore particolare delle carni,sia per l’aggiunta di spezieed aromi. Ma quanti, ad-dentando un profumatotocco di capicollo, o unabella fetta di soppressata,riescono ad immaginarecosa c’è dietro quella bontàche delizia il palato? È ilcaso, allora, di sapere qual-cosa sull’ante, soprattuttose riguarda un’altra specia-lità nostrana che è il maialenero, razza autoctona che

ha rischiato la scomparsa eche, grazie al paziente la-voro dell’Arssa – l’agenziaregionale per l’agricoltura– è tornato a grufolare nellenostre campagne e po-

trebbe essere l’attore prin-cipale di un autentico e so-stenibile sviluppo dellearee rurali. Benito Scaz-ziota, dirigente per la ri-cerca e la sperimentazioneapplicata dell’Arssa, tracciale linee dell’impresa: “l’Ar-ssa ha lavorato a lungo, sulsuino nero, prima di tutto peril recupero della razza; pressoil centro di eccellenza di Acri,dove oggi si realizza la produ-zione delle fattrici che poivengono cedute agli alleva-tori, si lavora al manteni-mento della purezza geneticadella specie e da questo centro,ormai per tutta la Calabria,hanno preso vita allevamentidedicati al suino nero”. È oc-corso del tempo per fissarela razza e gli standars maoggi, si può essere soddi-sfatti del lavoro svolto inquanto, nella stessa re-gione, è sempre più vivol’interesse verso quest’atti-vità produttiva che favori-sce nascita di nuove

imprese; opportunità di la-voro anche per i giovani;incremento della produ-zione agroalimentare diqualità. Ma le conseguenzepositive che può avere l’al-

IL BUON MANGIARE di Adele Filice ph piesse

Il buono e lʼutiledella tradizioneI pregiati salumi calabresi raggiungono lʼeccel-lenza se la carne proviene dal suino nero, raz-za autoctona studiata e rivalutata, il cui alleva-mento valorizza anche lʼambiente e il territorio

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IL BUON MANGIARE

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IL BUON MANGIARE

per la gestione e lo smalti-mento dei residui industriali,che devono essere trattati ecompostati con aggravi dicosti per l’allevamento. Ilsuino pascolatore significauna minore pressione orga-nica sul terreno e minori costiper l’allevatore, anche perchéla tipologia di costruzione del-l’allevamento è semplificata,non ha bisogno degli impiantidi cui necessitano i suini in-dustriali e quindi anche ilcosto di allevamento è piùbasso”. Suino nero, dunque,come inizio di un circolovirtuoso per l’economia el’ambiente della Calabria?Potrebbe essere e per ren-dersene conto, basta unavisita al Centro Sperimen-tale di Acri, dove la pre-senza dei rusticiquadrupedi ha indotto itecnici a riciclare un capan-none, supertecnologico

negli anni Ottanta, in un al-levamento dove, pur fa-cendo di necessità virtù,come afferma il direttoreFrancesco Monaco, ognipezzo ha trovato una suaottimale riutilizzazione. Ivecchi silos del mangimesono ora capanne dove glianimali si rifugianoquando ci sono condizioniatmosferiche avverse, “al-trimenti - dice Monaco –essi preferiscono stare fuori,nelle pozzanghere e nel fangoche li protegge dai parassiti.L’allevamento è composto dacirca 60 scrofe e 15 verri conuna produzione variabile dai350 ai 500 suinetti all’anno, aseconda delle richieste. Nel-l’allevamento ci sono vari set-tori dove gli animali vivono,si accoppiano, nascono e pa-scolano, ma tutto avvieneall’aria aperta e con un mi-nimo apporto di manodopera.

Il cibo proviene da aziendeagricole biologiche dell’Arssache coltivano appositamentecereali e leguminose”. Produ-zione di altissima qualitàdunque che, se diffusa ade-guatamente, potrebbe di-ventare una voceimportante dell’economiacalabrese. Va ricordato,inoltre, che il Ministerodell’Agricoltura, a novem-bre scorso, ha emanato unprovvedimento secondocui gli allevamenti dellerazze autoctone animali, dicui il Nero fa parte, pos-sono beneficiare di sovven-zioni con i Piani diSviluppo Regionali. “L’Ar-ssa - prosegue Monaco –attraverso il Centro di Acri,lavora a questo progetto daoltre dieci anni, e ha venduto,secondo stime approssimative,intorno a tremila suinetti,sparsi nelle regioni meridio-

IL BUON MANGIARE

levamento del Nero sonomolte di più: “la presenza diallevamenti nelle aree ruraliinterne – spiega Scazziota –si traduce anzitutto nella pos-sibilità di ri-popolare territori

destinati forse all’abbandono,poi in una forte valorizza-zione di castagneti e querceti,dei cui frutti il maiale sinutre, e di cui la Calabria col-linare e montuosa è davvero

ricca. La presenza umana inaree interne può significareuna maggiore attenzione al-l’ambiente mentre un maggiornumero di boschi, razional-mente gestiti, vuol dire grandiquantità di legna per la lavo-razione, la combustione e larealizzazione di botti adatteall’invecchiamento del vino.Un grande areale della Cala-bria con allevamenti di suinonero può sviluppare, quindi,diversi settori produttivi e lazootecnia è una di quelle atti-vità che, agganciata all’eccel-lenza agroalimentare,

permette di valorizzare i ter-reni; da non dimenticare, poi,che la necessità di una mag-giore presenza di boschi si ri-percuote anche sull’attivitàvivaistica dei grandi alberi dafusto, necessari inoltre a risa-nare l’ambiente devastato daifuochi o dalle calamità natu-rali. A tutto ciò si aggiungeun impatto ambientale piùbasso dell’allevamento; la por-cilaia industriale ha un accu-mulo di letame e deiezioniricchi di metalli pesanti,quindi, per l’allevatore è ne-cessaria una certa attenzione

Calabria Produttiva 1918 Calabria Produttiva

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IL BUON MANGIARE

nali mentre sempre maggioririchieste arrivano da altreparti d’Italia; persino il presi-dente del Consorzio del cula-tello di Zibello ci ha chiestoalcuni esemplari per diversifi-care la produzione ma noi,dopo aver tanto lavorato in eper la Calabria, preferiamosoddisfare prima le richiesteche arrivano dai nostri alleva-tori. Infatti, grazie a questoforte impegno, sono nati inCalabria diversi allevamentisia in forma singola sia asso-ciata come la Cooperativa delSuino Nero Calabrese di Acri,il Consorzio del nero di Cala-bria a Crotone ed altre realtànel Vibonese, dove l’ammini-strazione provinciale, conl’acquisto di alcuni esemplari,ha consentito la nascita diuna cooperativa di ragazzi acui il Comune di Serra San

Bruno ha fittato dei terrenidemaniali, da utilizzare comepascolo. Nonostante questo,da parte delle istituzioni nonc’è la convinzione vera e con-creta che questo pezzo di fi-liera può avere risvoltiinteressanti, per cui stiamosempre a sgomitare per dimo-strare e convincere che questaè una causa per la quale valela pena di spendersi”. Vienespontaneo, allora, instau-rare un parallelo col cele-berrimo Pata Negra, ilprosciutto spagnolo prove-niente dal cerdo iberico che,come il nostro Nero, ha ri-schiato l’estinzione ed ora,grazie ad un’acutissimapolitica economica e com-merciale, entra nel noverodelle delizie eccelse ac-canto a beluga (cavialerusso) angus (bovino scoz-

zese) kobe (manzo giappo-nese) e belon (ostrica fran-cese). Stessa storia, stessevicende, molto differenteepilogo, soprattutto per gliimponenti investimentipubblicitari e le accortis-

sime campagne promozio-nali. Non sarà il caso dimandare a lezioni di Mar-keting, dopo un corso acce-lerato di Buona Volontà,politici ed amministratorinostrani?

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LE RICETTE DI NONNA ELISA

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Ingredienti per la crepes per 4 persone400 farina 002 uova2 cucchiai di olio di olivasale q.b.farina q.b.

Preparariamo le crepesAmalgamare il tutto sino a rendere l’impasto abba-stanza liquido (l’impasto deve essere poco piùdenso di uno yogurt). Prendere una crepiera, ungereil fondo con pochissimo burro (o olio) e con un cuc-chiaio versare l’impasto (non fare strati alti). Dopocirca 30/40 secondi è già cotta. Levare e adagiare inun piatto piano o da pizza.

Ingredienti per i ripienicipolla di Tropeaspinacipanna da cucinaolio, sale e pepe q.b.

cipolla di Tropeaprosciuttopanna da cucinaolio, sale e pepe q.b.

cipolla di Tropeacarotecarne macinatavino rossosalsa di pomodorosedano, olio, sale e pepe q.b.

Preparariamo i ripieniFar soffrigere l’olio, versare la cipolla e su-bito dopo tutti gli altri ingredienti. La cot-tura è differente da colore a colore e quindiassaggiare durante la cottura stessa.

Uniamo alla crepesPrendere il ripieno e farne uno strato sottile sulla crepes;piegarla a metà e dinuovo a metà (a fazzoletto). Metterela crepes in forno, versare il sughetto dell’impasto sullacrepes stessa e cuocere a 180/200 gradi per circa 5 minuti(e comunque giusto il tempo di gratinarla).

Le cuoche del barOld caffè

Donatella Ferraresee Carolina Calomino

Crepes tricolore di pastella

Invia

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“Nomina sunt con-sequentiarerum”, i nomi

sono conseguenza dellecose; mai come in questocaso il nome rappresenta ilpresagio, la vera e propriaragion d’essere di unluogo. Rocca Imperialenasce con questo destino,con questa precisa connota-zione di città fortificata einespugnabile e, ancoraoggi, si erge in tutta la suaimmutata bellezza. Al con-fine tra Basilicata e Cala-bria, la si può scorgereimponente: basta allonta-nare lo sguardo dal maredegli Ioni e rivolgerlo al-l’altrettanto magico territo-rio interno. Strada dipassaggio da sempre, findai tempi delle cittàmagno-greche di Sibari,Metaponto, Eraclea e Siris.Un legame calabrolucanomai sopito, un confineaperto, tanto che, fino al1816, Rocca Imperiale eraterritorio della Basilicata.Qui c’era, e c’è ancora, unacampagna rigogliosa affac-ciata su uno splendidomare: un territorio che hasempre suscitato grandiappetiti nelle tante popola-zioni che hanno dominatoquesti luoghi. Una Terra dadominare e da difendere, ecome se non con un ca-stello? A ben ragione pos-siamo dire che RoccaImperiale è il suo castello eche il suo castello è la cittàstessa. Non a caso, anchenello stemma della cittàmoderna sono riprodotti isimboli più significativi diquesto luogo: la fortezzasormontata dall’aquilatanto cara a Federico II.Con poco più di 200 metrisul livello del mare, ilpaese si abbarbica su di uncolle alla cui sommità fabella mostra di sé il fortili-zio. Sono nati insieme,sono cresciuti insieme ca-stello e città. Dopo i Greci,anche i Romani avevanocapito l’importanza strate-gica di questi luoghi nelcollegamento tra Sicilia e

CASTELLI DI CALABRIA di Pier Paolo De Salvo ph piesse

La fortezza inespugnata

Eʼ quella di Rocca Imperiale, sorta per vo-lere di Federico II, la cui storia si identi-fica con quella della città fortificata chenessun esercito riuscì mai a conquistare

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Puglia. La via Traiana-Appia si congiungeva pas-sando da qui all’Appia cheda Capua portava a Brin-disi. Le cose non cambia-rono successivamente conl’arrivo di Normanni eSvevi. Nel piano di fortifi-cazione strategica, volutoda Federico II per gestire econtrollare il suo impero,ricadde anche la volontà direalizzare, proprio su que-sto colle rivolto al mare,una fortificazione che ser-visse da sistema difensivoe di raccordo con le altrefortezze disseminate suisuoi possedimenti. Unforte inespugnabile che do-veva ulteriormente testi-moniare la presenzafedericiana. Furono inviatisul posto numerosi archi-tetti e muratori che si stabi-lirono nei pressi dellacollina e cominciarono arealizzare cave e fornaciper la cottura della calce.Non era facile realizzare uncolosso del genere, speciese si pensa alle strade e aglistrumenti a disposizione dicarpentieri e ingegneri mi-litari. Occorrevano tantebraccia e tante teste pen-santi, ma anche tanti annidi lavoro per eseguire a re-gola d’arte i lavori di co-struzione. Nasceva così ilcastello quale aggregato dipietre e si costruiva simul-taneamente il villaggio dicoloro che lo stavano rea-lizzando. Finito il castelloprese vita la città. E’ unmaniero complesso quellodi Rocca Imperiale, succes-sive aggiunte, rifacimenti eampliamenti gli hannodato una connotazione ori-ginalissima. Certamentel’impianto svevo dovevaessere molto più piccolo diquello che è oggi il fortili-zio. C’è chi azzarda che sitrattasse di una strutturafatta di una o due torri almassimo, circondate damura. A questo impiantooriginario si sono succedutivari ampliamenti. Molto si-gnificativi quelli angioini earagonesi. Le molteplici in-fluenze ci hanno regalato,

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talità di un presidio che sitrovava sempre più alla pe-riferia dell’Impero, fecerocadere il castello di RoccaImperiale in un profondostato di abbandono. Le cro-nache raccontano che, oltreai mobili, furono vendutianche la copertura e gli in-fissi. Una sorta di piccoloscempio culminato in de-predazioni e sottrazioni di

materiale per costruire altrimanufatti. Oggi il castellodi Rocca Imperiale è unbene di pregio visitabile efruibile, un gioiello che ap-partiene ai Rocchesi e atutti quei viaggiatori di-stratti, di passaggio sulla106, che abbiano voglia difare un tuffo nel passatosulle orme dello “StuporMundi”.

CASTELLI DI CALABRIA

ad esempio, la splendidamerlatura guelfa di matricearagonese. Colpisce inmodo particolare l’elegantemovimento dei volumi chesi innestano in un disegnoche è sempre snello, nono-stante le possenti mura dicinta, le torri e i ponti leva-toi. L’immagine che do-mina è quella della forza edella grandezza, un presi-dio davvero imponente perl’epoca in cui fu realizzato,paragonabile a castelli dicittà molto più grandi e im-portanti. Era una strutturache doveva resistere agliattacchi più imponenti eche resistette anche allescorrerie piratesche turche.Depositi di olio, grano eben cinque enormi cisterneper l’acqua ci raccontanocome il forte fosse pronto asopportare anche lunghiassedi e a rimanere inespu-gnato. Sì, mai domo, maivinto, perché pare proprioche questo castello non siamai stato conquistato danessun esercito che lo abbiaposto sotto assedio. Stalle,gallerie e passaggi segreti,con la prigione e la stanzadelle torture, non mancanodi aumentare il fascino diqueste mura imponenti.Ogni dominatore ha la-sciato un tratto distintivo,un segno; tra questi i piùsignificativi sono da attri-buire agli Svevi che domi-neranno su Rocca fino al1226; agli Angioini presentitra il 1269 e il 1441 e agliAragonesi tra il 1442 e il1503. Gli ultimi ritocchi alcastello sono da attribuireai duchi Crivelli che, nel1700, modificarono i vaniabitabili, dandogli una con-notazione residenziale, ag-graziando e abbellendo lestrutture secondo il gustodell’epoca. L’abolizione delfeudalesimo, nei primidell’800, vide il castello ab-bandonato al suo destino.Gli eredi dei nobili pa-droni, abbandonata Roccaper stabilirsi a Napoli, alie-narono ogni bene della for-tezza. L’oblio dellalontananza, l’assenza di vi-

CALABRIA PRODUTTIVAccoonnssiigglliiaa aa ttuuttttii ii vviissii ttaattoorrii ddii ffaarr vviissiittaa

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28 Calabria Produttiva

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SANTI DI CALABRIA

31Calabria Produttiva

Dante Alighieri citaGioacchino daFiore nei versetti fi-

nali del dodicesimo cantodel Paradiso. In considera-zione del tributo a lui ri-volto “il calavrese abateGiovacchino/di spirito profe-tico dotato”, molti interpretihanno progressivamenteravvisato un diffuso gioa-chimismo in tutta la DivinaCommedia, tanto nella fi-gura del Veltro – lo SpiritoSanto – quanto nell’unitri-nismo di Dio o, ancora, nelparticolare simbolismo nu-merico. Indubbia è la fami-liarità del poeta fiorentinocon il mondo degli spiri-tuali, ispirati a loro voltadalle opere di Gioacchino.Valga come esempio lamenzione, nella Commedia,di Ubertino

da Casale. Alcuni studiosihanno azzardato l’ipotesiche l’incontro di Dante conquesto “nuovo mondo” siaavvenuto a Firenze inSanta Croce, dove Pietro diGiovanni Olivi aveva inse-gnato dal 1287 al 1289. NelConvivio il poeta aveva delresto affermato di aver co-minciato a frequentare,dopo la morte di Beatrice –avvenuta nel 1290 – lescuole dei religiosi di Fi-renze: da qui dunque lapossibilità che egli abbiaavuto modo di beneficiaredell’ascolto dei discepolidell’Olivi stesso. Secondoun recente studio (AngeloChiaretti, Dante Alighierigrande elettore di Papa Cele-stino V), il “politico” Danteavrebbe addirittura contri-buito all’elezione del papaeremita, nel luglio del 1294,operazione poi riuscita at-traverso il cardinale La-tino Malabranca de’Frangipani, parente delpoeta, il quale lesse nelconclave la lettera diPietro Angelerio, deter-minante nel risolverela “guerra” tra Orsini eColonna. E il progettodi Dante, appoggiatoda Carlo Martellod’Angiò, potrebbevenir giustificato ri-chiamando propriol’eventuale comu-nanza di Dante e Ce-lestino V nella fedegioachimita. Quantoforte fosse l’influenzadei temi gioachimitial tempo del primogiubileo, fu rilevatocon tutta probabilitàdallo stesso BonifacioVIII. Secondo MarioSensi, membro auto-revole del Pontificiocomitato di Scienzestoriche, “Plausibile è

l’ipotesi che a spingere tantagente a mettersi in camminosia stata l’attesa escatologicadiffusasi a seguito della predi-cazione di Gioacchino daFiore e dei suoi interpreti. Sindal 1260 si era andata for-mando la convinzione che daun momento all’altro laChiesa sarebbe entrata nella“terza età” quella dello spi-rito. Così, giorno dopo giorno,si fece sempre più pressante ilbisogno di perdono”.

Gioacchinoe il suo viaggio

La fortuna di un autore ri-guarda a volte la superficiedel suo pensiero, altre ilnucleo cosiddetto auten-tico. Nel caso da noi consi-derato riteniamo pacificoaffermare il valore indiscu-tibile del gioachimismoanche nei suoi aspetti dete-riori, nella misura in cui lostesso risulta aver costi-tuito una potente corrente

rintracciabile nella storiadella Chiesa e dell’Occi-dente. Riflettendo sul si-gnificato della Pentecoste,Joseph Ratzinger, filosofo eattuale papa, sottolinea – inCercate le cose di Lassù – lapotenza degli insegna-menti del nostro: “Nell’altomedioevo l’abate Gioacchinoda Fiore, in Calabria, ha ela-borato una teoria su questaattesa che è cresciuta di secoloin secolo addirittura comeuna valanga”. Se nella teo-ria, durante il terzo regno,l’amore avrebbe guidato gliuomini alla libertà, ren-dendo superfluo ogni do-minio esteriore, tuttavia“questa visione ha continuatoa ispirare teologi, filosofi e po-litici”, evidentemente in ne-gativo se “I primi tentativimedievali di ristabilire la re-pubblica romana in contrap-posizione al dominio dei Papiin Italia si richiamavano al-l’abate profeta; persino ilDuce di infausta memoria, co-

SANTI DI CALABRIA di Bonaventura Scalercio ph piesse

LʼAbate il pensiero il viaggio La filosofia gioachimita continua ad ispi-rare studiosi di diverse discipline men-tre lʼidentificazione dantesca del Veltrosi fonde con lʼimmagine di uno spirito er-rabondo in continua ricerca

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III e ultima parte

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SANTI DI CALABRIA

nosciuta la dottrina del reli-gioso medievale in una confe-renza di Ginevra, volevaportarla a compimento. PureHegel si sentì ispirato da Gio-acchino, e una traccia, perquanto esile, delle sue teorie èpresente anche nelle speranzemarxiste di una società senzaclassi, senza alienazione nésfruttamento”. Costruttivainvece l’interpretazione diCarlo Maria Martini che,commentando i versettiiniziali del ventunesimocapitolo dell’Apocalisse, af-ferma che “È a partire daquesto testo, così caro aigrandi profeti cristiani di que-sto secondo millennio, da Gio-acchino da Fiore a Giorgio LaPira, che appare chiaro ilprincipio biblico enunciato daHarvey Cox, secondo il qualela storia umana va verso unacittà”. Martini, che in talecircostanza mostra peraltrogenerosità nei confrontidello studioso protestante,aggiunge: “È la città de-scritta nell’Apocalisse, condodici porte, lunga e larga do-dicimila stadi (più di duemilachilometri); una città, dun-que, in cui sono chiamati adabitare tutti i popoli della

terra”. Lo storico Pietro Da-lena ha evidenziato la di-mensione significativadell’esperienza odeporicadell’abate, considerazioneripresa dall’antropologoVito Teti che ha ravvisatonel tema del viaggio unacomponente fondamentaledella sua formazione spiri-tuale e dell’esercizio delsuo ideale di perfezione.Riteniamo appunto proba-bile che Gioacchino, lettoreattento dei libri sacri, si siamesso in viaggio – sindagli inizi della sua perso-nale missione – con losguardo e il cuore rivolti aGerusalemme, quella cittàtanto maledetta quanto be-nedetta dalla letteraturaprofetica con cui il nostroabate continuamente siconfrontò.

Nelle fotoin apertura l’attuale sacrestiadella chiesa dell’Assunta, a Celico(Cs), dove visse l’Abate Gioac-chinonella pagina accanto l’altare eun’immagine dell’Abate in rilievoin questa pagina veduta esternadella chiesa; il monumento a Ce-lico e un particolare dello scrannoall’interno della chiesa

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Nel centro storico diAmantea (CS), ada-giato su uno spe-

rone roccioso affacciato sulTirreno, sorge l’imponentePalazzo delle Clarisse, untempo luogo di clausura epalestra dello spirito, oggisede dell’Accademia degliArrischiati, del Museodella Copia d’Autore e diun raffinato e apprezzatoristorante. La felice combi-nazione di attività culturalie commerciali ospitate alsuo interno, se da un latotradisce l’originaria desti-nazione della fabbrica,dall’altro ne garantisce laconservazione e quindi lafruibilità ad un vasto pub-blico, sottraendola all’incu-ria umana ed alla furiadevastatrice del tempo. Eciò non è poco, special-mente nella nostra regione,piuttosto distratta quanto asensibilità verso l’ingentepatrimonio artistico, archi-tettonico e culturale disse-minato fin nei recessi piùsperduti del suo territorio.Ma quali vicende ha cono-sciuto il palazzo nel corsodei secoli? Costruito neiprimissimi anni del Sei-cento, per circa due secoli èstato la dimora delle Cla-risse, eredi di Santa Chiarad’Assisi e certamente l’Or-dine religioso femminilepiù diffuso in Calabria traXVI e XVII secolo. Nel1806, durante l’assedio diAmantea, i Francesi confi-scarono il convento per ri-venderlo qualche anno piùtardi al marchese de Lucadi Lizzano, il quale ne feceuna residenza nobiliare,fino agli anni ’70 del XX se-colo. Il monastero seguìl’infausto destino di un’al-tra miriade di istituti e benireligiosi, i quali furono li-quidati o chiusi per non es-sere mai più riaperti alculto: le leggi murattiane ele conseguenze della Rivo-luzione Francese furonoesiziali per la Chiesa e pergli Ordini religiosi, anchein Calabria. La recente ope-razione di restyling ha por-

CHIESE E CONVENTI di Antonio Scarcello ph piesse

Da tempio dello spiritoa luogo eletto della cultura e dei sensi

Il Palazzo delle Clarisse, ad Amantea, inpassato fu convento di clausura. Un accu-rato restyling lo ha trasformato in esclusivopunto dʼincontro tra arte museale, accade-mia culturale e hotel ristorante

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CHIESE E CONVENTI

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CHIESE E CONVENTI

V’è infine da aggiungereche, dovendo provvederead una gestione autarchicae di autosostentamento, iconventi possedevano tuttauna serie di «officine»: dalforno al pollaio, dalla stallaall’ovile, dal mulino alfrantoio, dal palmento allasartoria, a cui erano assicu-rate forza e braccia ade-guate e intorno alle qualiruotava buona parte dellagiornata delle monache la-borantes.I conventi possedevanoinoltre proprietà terriere,che concedevano in enfi-teusi. In genere, questo tipodi contratto era stipulatotra un privato e un ente ec-clesiastico.La censuazione enfiteutica(il reddito derivante dallacoltivazione di tali pro-prietà), nei secoli dell’EtàModerna, rappresentava ilperno centrale dell’econo-mia delle nostre contrade.

CHIESE E CONVENTI

tato alla luce le fattezze pri-mordiali della struttura,senza intaccarne quellaparticolare atmosfera mo-nastica e claustrale che tra-suda da ogni ambiente. Diparticolare pregio, agliocchi del visitatore, appa-iono le eleganti finestre po-lilobate e le biforefinemente abbellite da deli-cate colonnine tortili; sof-fitti rivestiti in legno, paretiadornate con gli emblemidi antichi e nobili casati; epoi gli archi romanici delchiostro, la scalinata, gliampi saloni interni e lacappella, avvolta ancoraoggi da un’aura di sacralitàe impreziosita da pregevolidipinti d’epoca e da unasplendida statua dellaSanta assisiate. Per quanto

riguarda la vita consacrataall’interno del convento, lerecenti indagini di Anto-nello Savaglio, basate sufonti documentarie e d’ar-chivio di prima mano, get-tano un fascio di luce sutaluni aspetti sinora scono-sciuti della vicenda esisten-ziale delle monache, laquale si consumava esclu-sivamente all’ombra delchiostro, senza contatti conil mondo esterno: gli ordinifemminili, infatti, eranotutti di clausura, anchequando i corrispondentiordini maschili non loerano. Ragioni di sicurezzae di decenza interdivanoalle donne di ritirarsi in ro-mitaggi solitari, come in-vece avveniva per gliuomini. Di qui la scelta ini-

ziale di impiantare l’edifi-cio nel centro abitato. Machi erano i soggetti desti-nati al chiostro durantel’Antico Regime? Le gio-vani donne appartenentialle famiglie più agiate ebenestanti – quelle del pa-triziato e della nobiltà ingrado di pagare una dote –riempivano i pochi coenobiapuellarum della provinciacosentina.Le classi più elevate pote-vano più facilmente recla-mare il privilegio di unasilo umano e utile per leloro figlie “superflue”. Col-locare permanentemente leragazze nella comunità re-ligiosa costituiva un validostrumento per controllarela dispersione delle ric-chezze di famiglia. L’om-

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bra protettiva del chiostro,tuttavia, non sempre appa-gava i desideri delle novi-zie. Non potendo goderedegli stessi privilegi deiprimogeniti maschi, lamaggior parte di esse, ab-bandonato il secolo, indos-sava la tonaca più percostrizione che non per vo-cazione. I genitori le relega-vano al riparo dal mondotrascurandole e quasi di-menticandosene: Gesù erail genero ideale. Molte diesse erano sinceramente at-tratte dall’abito monacale,ed anelavano ad un cam-mino spirituale verso laperfezione.I nomi delle professe delconvento di Amantea,come consuetudine diffusa,mettono in evidenza ilruolo della velatio come se-condo battesimo con l’as-sunzione di un nomenuovo, ispiratore di un mo-dello di vita. Benedetta,Margherita, Francesca,Maria, Bernardina sononomi familiari e richia-mano alla mente figure bennote di sante e santi. Più ingenerale, le vicende delconvento di Amantea edella vita consacrata che siviveva al suo interno, ri-specchiano fedelmenteprassi e consuetudini assaidiffuse nella maggior partedei cenobi calabresi.Le badesse, per esempio,erano normalmente alfabe-tizzate, a differenza dellemonache, le quali si qualifi-cavano il più delle voltescribere nescientes. Inoltre, irapporti dei monasterifemminili con la Sede apo-stolica e con l’autorità so-vrana erano di solitoimprontati sul reciproco ri-spetto. Al pontefice si ricor-reva per vedere tutelati ipropri diritti, soprattutto insede giurisdizionale, men-tre al sovrano ci si rivol-geva per la salvaguardiadegli interessi temporali,«sui quali i potentes localitentavano di interferire, inge-rendosi talora nella stessa vitainterna delle claustrali».

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AMBIENTE

tutto moderno, collimanosempre più difficilmentecon quelli naturali, immu-tati da millenni in alcunicasi o, se mutabili, nell’or-dine di secoli.E’ anche per questo motivoche il lavoro del personalescientifico dell’Unità di Ri-cerca non conosce soste.Negli ultimi anni, i ricerca-tori e i tecnici in forzapresso la struttura, comeattività ordinaria e straor-dinaria svolgono un impor-tante lavoro di schedaturache riguarda quasi tutto loscibile del settore e com-prende “gestione dei boschi,prove di diradamento di areeboschive artificiali, attività vi-

vaistica forestale, inventariodegli esemplari di pino laricioe pino loricato della Sila e delPollino, studi nei Siti di Inte-resse Comunitario (SIC) dellaSila Piccola”, tanto per ci-tare i più importanti. Sem-pre per lo stesso motivo,presso l’Unità di ricerca èopinione diffusa che “laStruttura, pur avendo realiz-zato e seguito, in 38 anni diattività, circa 900 aree speri-mentali permanenti, è da rite-nere ancora giovane escoperta per talune tematicheemergenti nel settore Foreste-Ambiente-Legno”. I pro-grammi per il futuro sonocorposi: censimenti di fore-ste per la raccolta dei semi;

costituzione di un’aziendadi ricerca di vivaistica fore-stale per le specie endemi-che; valorizzazione deicastagneti da legno e del-l’energia derivante da bio-masse forestali;realizzazione di siti biocli-matici per test di desertifi-cazione; studio di specieforestali mediterranee conproprietà medicinali e offi-cinali, solo per dirne qual-cuno. Su tutti, laricostituzione delle areeboscate percorse dal fuoco,soprattutto della scorsaestate, i cui effetti si sonoriflessi pesantemente sul-l’ambiente e sul paesaggio.L’assessorato regionale

competente, nel Pro-gramma autosostenibileper lo sviluppo nel settoreforestale, ha dichiarato, al-meno sulla carta, la piùampia disponibilità a se-guire le indicazioni delSAM, facendo suoi glispunti e le indicazioni of-ferti dalla direzione dellastruttura di ricerca. Maicome in questo caso, si puòaffermare che se son rose…fioriranno.Certo, invece, il viaggioche, nel prossimo numero,Calabria produttiva in-sieme a Silvano Avolio of-frirà ai suoi lettori,conducendoli nelle meravi-glie dei boschi calabresi.

AMBIENTE di Adele Filice ph archivio Cra-Sam - vivaio sperimentale di San Nicola a San Lucido

Nella Calabria cheproduce e si cono-sce poco, c’è da an-

noverare l’Unità di Ricercaper la Selvicoltura in Am-biente Mediterraneo (SAM)istituita nel 2007 dal CdAdel Consiglio per la Ricercae la Sperimentazione inAgricoltura (CRA) – corri-spettivo del CNR nel set-tore agricolo e forestale –che si evolve, e continual’opera dell’originario Isti-tuto Sperimentale per laSelvicoltura, operante inCalabria dal 1969. E’ diquel periodo l’apertura delvivaio sperimentale di SanNicola, nel comune di SanLucido, di proprietà regio-nale ma concesso in usoall’Istituto, dove sono pro-

dotte piantine di conifere elatifoglie dei nostri boschi,mentre una ricca messe disemi ed altro materiale dipropagazione é conservato,non solo a scopo scientificoma soprattutto come pre-ziosa risorsa da utilizzareper la ricostituzione dellearee distrutte dal fuoco.Per un quindicennio, lastruttura lavora “sulcampo” in Calabria e Sici-lia, con studi e ricerche acarattere applicativo sulletecniche di rimboschi-mento e sulla gestionedelle foreste naturali ed ar-tificiali. Dal 1986, dirige lastruttura Silvano Avolio,laurea in Scienze Forestali,un’autentica passione perla selvicoltura, diverse do-

cenze presso l’Università diPalermo e corsi professio-nali in Calabria, Lucania ePuglia. Da quell’anno, spe-rimentatori e ricercatoriproseguono l’attività suampi territori di Sicilia, Ca-labria, Lucania, Campania,Puglia, con gli obiettiviprioritari di conoscere, con-servare, valorizzare i di-versi ambienti forestali delMeridione e di gestirli contecniche appropriate, se-guendo i dettami dell’eco-logia e della biologiaforestali, senza escludere leimplicazioni di carattereambientale, economico esociale. Spesso, infatti, lacollettività umana trascura,ancora oggi, che all’esi-stenza delle foreste e deiboschi è legata la possibi-lità della presenza del-l’uomo. La produzione diossigeno, la difesa idrogeo-logica e la conservazionedel suolo e dell’ambiente,le riserve idriche, le diverseattività socio-economichelegate alla forestazionesono fondamentali, poichéda essi discende una serie

di altre possibilità qualil’antropizzazione di un ter-ritorio, l’utilizzo di terrenia scopo agricolo e pastoralee conseguenti e più elabo-rate forme di attività eco-nomiche e lavorative. Ilvero problema è che itempi dell’uomo, soprat-

Quarantʼannidi ricercheDal 1969, è attivo un istituto di ricercaa difesa delle aree boschive del Me-ridione e della Calabria in particolare;un patrimonio di informazioni per di-fendere e valorizzare lʼambiente

Il logo del SAM che ritrae il pino loricato del Pollino

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MUSEI DI CALABRIA di Teresa Grano ph Eugenio Sciammarella

Frammenti di naturanel castone della pietra

Il suggestivo museo naturalistico di MoranoCalabro offre ai visitatori il duplice ed esclu-sivo piacere di un percorso tra la flora e la fau-na, nella cornice fiabesca di un paese presepe

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MUSEI DI CALABRIA

43Calabria Produttiva

L’impatto è fortissimo,quando, appena giunti aMorano Calabro, ci si ri-trova sommersi da un gro-viglio di case abbarbicate aun costone roccioso cheprecipita nel pianoro sotto-stante. Un artificio chesembra il risultato di unascommessa con la naturaselvaggia di quei luoghi,un rapporto magico e diffi-cile che fa pensare allaforza miracolosa della sto-ria umana, al suo voler es-sere nel mondo. MoranoCalabro suscita le reazionipiù controverse, in una do-menica di marzo in cui uncielo profondamente az-zurro fa da contraccolpo al

grigio delle abitazioni chetrascolora nel verde e nelmarrone, con punte digiallo e di rosa. Situato nelcuore del Parco Nazionaledel Pollino, il paese hamantenuto nel tempo lasua identità e la sua singo-lare fisionomia, nonostantei vicoli abbandonati e il de-grado. C’è chi ha creduto econtinua a credere nellasua bellezza, nel suo poten-ziale. Colpisce l’impegnodel centro studi “Il Nib-bio”, ideato e realizzatocon passione costante daifratelli Bloise, in nome diun amore inspiegabile eantico. Un lavoro di capil-lare recupero di tredici case

MUSEI DI CALABRIA

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MUSEI DI CALABRIA MUSEI DI CALABRIA

45Calabria Produttiva44 Calabria Produttiva

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MUSEI DI CALABRIA

a ridosso del castello me-dievale, un approccio me-todologico basato sulrispetto degli assetti origi-nali, sulla valorizzazionedella cultura tradizionale esulla conoscenza della na-tura circostante. “Il Nib-bio” è, prima di tutto,l’esempio più innovativodi museo naturalistico:

suddiviso in sezioni, ogniabitazione accoglie le espo-sizioni di ecosistemi localie mondiali. Dall’unitàmammologica a quella or-nitologica, passando attra-verso quella entomologica,paleontologica e malacolo-gica, il percorso musealescandisce un’immersionenella natura profonda, pro-

ponendo una varietà dispecie, ognuna rappresen-tata nel proprio habitat na-turale e accompagnata daschede scientifiche e sup-porti audio. Frammenti diPollino, scenari che stimo-lano l’immaginazione esuggeriscono il riflesso diuna dimensione sacra pa-rallela; creature misteriose

come il gufo o l’incantevolenibbio reale che ci ripor-tano alle origini e al-l’ignoto. Sono numerose leiniziative del centro, cheoffre, negli appositi spazipolivalenti (sala proiezioni,biblioteca, punto informa-tivo territoriale), giornatedi studio, corsi di aggiorna-mento e incontri culturali,

MUSEI DI CALABRIA

46 Calabria Produttiva 47Calabria Produttiva

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MUSEI DI CALABRIA

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con un’attenzione rivolta inparticolare alle scuole, gra-zie al laboratorio didatticoe al supporto di guide spe-cializzate. Non mancano leattività collaterali: durantela bella stagione, infatti, siintensificano le proposte ri-creative, come la nota ras-segna musicale “NibbioSound” che si svolge nelchiosco del giardino rica-vato in un’area adiacente alsuggestivo castello, dove èpossibile consumare unaperitivo contemplando isegreti dell’infinito attra-verso le osservazioni astro-nomiche. “Il Nibbio”esprime, in tutte le suecomponenti, la passioneper il territorio. Basta farsiun giro all’interno del lo-cale adibito alla degusta-zione di prodottigastronomici; oppure, visi-tare le botteghe artigianeperfettamente ricostruite,in cui ogni singolo pezzoracconta la sua storia. Per-fino le cinque case albergo,coloratissime e mediterra-nee, dallo stile sobrio esenza fronzoli, restitui-scono un’immagine auten-tica e sentita

dell’incorruttibilità di chiha coscienza del propriopassato. Tra l’odore forte dicucina e un intenso aromadi caffè che esala tra i vi-coli, si lascia Morano condiverse impressioni che af-follano la mente. Paesinosurreale, orgoglioso di ap-partenere ai suoi abitanti.

Per visitare il museo:Vico II Annunziata, 1187016 Morano Calabro (Cs)

telefax 0981 30745cell. 338 [email protected]

MUSEI DI CALABRIA

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EVENTI

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Ad Alessandria delCarretto - piccolopaese con poco più

di seicento abitanti, allefalde del Monte Sparviere,nei pressi del Pollino - ognianno, viene celebrataun’usanza millenaria emolto complessa sul pianoetnologico. Si tratta di unrito arboreo che, appunto,ha come elemento princi-pale un’alta e grossapianta. Sul versante cala-bro-lucano è attestata lapresenza di culti arboreisempre collegati ad unafesta in onore del santo pa-trono locale: il “Maggio” diAccettura, collegato a SanGiuliano, quello di Ro-tonda e l’altro di LainoBorgo, collegati a Sant’An-tonio, la festa dell’Alberodi Alessandria del Carrettocollegata a Sant’Alessan-dro, protettore della comu-nità. Il rito consiste nelrecidere un albero, succes-sivamente trasportato inpaese ed eretto nella piazzaprincipale. Ad Alessandria,l’ultima domenica diaprile, un nutrito gruppodi uomini si sveglia all’albaper raggiungere in monta-

gna il bosco della Spinaz-zéta, dove già da qualchesettimana è il tronco del-l’abete (pita nel dialetto lo-cale) sfrondato e prontoper essere trasportato finoin paese e, in occasionedella festa in onore diSant’Alessandro che si ce-lebra il 3 maggio, diventeràl’albero della Cuccagna.Non si tratta, generica-mente, di scegliere l’albero

più bello, come retorica-mente si ripete, ma lapianta giusta, cioè quellapiù adatta al gioco che se-guirà e più funzionale al si-stema complessivo dellafesta, secondo criteri chesono inscritti nella tradi-zione. Gli alessandrini pen-sano che per alleggerire lafatica del trasporto sianonecessari il vino e la taran-tella, perché in grado di

proiettare gli uomini in unadimensione “altra”; contri-buiscono alla tenacia e allaperseveranza nell’impegnoe nella fatica. Sono am-messi a non partecipare di-rettamente al trasporto isuonatori di strumenti. Ilsuono è parte integrante efondamentale della ritua-lità. La tarantella eseguitaper l’occasione è detta pa-storale, i cui tratti distintivi

EVENTI di Gianfranco Donadio ph Agostino Conforti e Gianfranco Donadio

Festa dellʼAlberocomunione tra dei ed uomini

La comunità di Alessandria del Carretto (Cs) celebraogni anno un rito arboreo di tradizione millenaria in cuireligione, magia, musica, danza, controllo dello spa-zio e rifondazione della collettività si fondono in unafesta, sacra e profana, dal carattere straordinario

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EVENTI

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l’uomo stabilisce con la re-altà, con la natura vegetale,spontanea, libera, selvatica,che è esterna al suo con-trollo e dalla quale, tutta-via, é abbondantementedipeso fino ad oggi. Sia iltronco della pita, ritenutoelemento maschile, quantoil cimale, acquisito comeelemento femminile, nelrapporto rituale e cerimo-niale, sono posti come es-seri viventi assimilatiall’immagine umana e,quindi, a tutto quanto que-sta assimilazione e identifi-cazione può sottendere.Viceversa, gli uomini pos-sono assimilarsi anche allapianta rituale. Quando glialessandrini adolescenti ec-cellono in altezza fisica,vengono paragonati all’al-bero, alto e maestoso: “E’

fatt quant a pita” (“E’ cre-sciuto quanto l’albero”). Lafesta dell’Abete ad Ales-sandria del Carretto hatutto l’aspetto di un ritomatrimoniale fra piante:nella spontanea composi-zione teatrale, la Cima sposaappartiene ad una zona delbosco diversa da quella diappartenenza dell’Abetesposo che negli sposta-menti, quasi come in unatto di cavalleria, si lasciaanticipare sempre e co-munque dalla Cima sposa.Entrambi sono seguiti dalcorteo dei pali con i quali,una volta giunti in paese,dove la cima si accoppiaall’albero, si esegue il co-siddetto ballo con la croccia,caratteristico per l’atteggia-mento di sfida o di espli-cito riferimento sessuale.La Cima, indicata come ele-mento femminile e identifi-cato con una ragazza damarito, è corteggiata ed èoggetto di continue sere-nate, canti, e danze di cor-teggiamento fin dalmomento che la comitivadei cimaioli entra nel boscoper riconoscerla. L’innestoè il raggiungimento delcontrollo degli alberi, dellepiante da frutto altamentecondizionate, piegate e an-tropizzate. L’accoppia-mento di due alberi

selvatici, sui quali è impos-sibile l’innesto produttivonormale, divinamente dàsubito frutto, nella esempli-ficazione evocativa rituale.Le due piante, espressionedi una realtà indirizzata al

potere e al controlloumano, diventano espres-sione esemplare, magica edivina di una natura vege-tale potente con cuil’uomo, proprio attraversorituali e cerimoniali di que-sto tipo, tenta di stabilireun rapporto di reciprocitàche lo protegga dal maleche può derivargli dall’ab-battimento del bosco.

Nelle fotoin apertura l’erezione della Pitaa pag. 51 la processione e la sta-tua di Sant’Alessandro, patronodella comunitàa pag. 52 vari momenti del rito

in questa paginain alto a destra un momento dellavendita all’incanto

EVENTI

sono improntati ad unamaggiore aderenza al ter-reno e ad una più marcatavicinanza degli arti all’assecorporeo, e si esprimonocon appoggi e battute dipiede a pianta intera e conpostura meno mobile e piùraccolta delle braccia lungoil corpo o sui fianchi. Glistrumenti impiegati sonoorganetti, tamburelli, casta-gnole, zampogne, trichebal-lacche e bottiglie vuote. Intutti i posti dove si manife-sta, il rito è sempre colle-gato alla festa del paese edè diviso in due momenti.Un primo momentoesprime il rapporto dellacomunità con la pianta, re-cepita come una sorta dialtra identità simbolica delriferimento uomo-santo;l’altro esprime il rapportocon il santo, attraverso lafunzione liturgica e la pro-cessione della statua. I duemomenti sono l’espres-sione della comunità conl’albero e col santo. Ilprimo, a sua volta, com-prende tre fasi principali: iltaglio dell’albero più alto epiù bello, rappresentativodelle qualità del bosco incui è scelto e abbattuto. E’antica credenza che gli al-beri alti e maestosi sianodimora degli spiriti dellavegetazione. Il secondomomento comprende il tra-sporto processionale del-l’albero o delMaggio(Accettura) o Pita (Alessan-dria del Carretto) o ‘Ntinna(antenna nel dialetto diLaino e altri paesi), che av-viene in media dopo sette odieci giorni dall’abbatti-mento. La terza fase com-prende l’innesto(matrimonio simbolico)delle due piante e conse-guentemente l’erezione e lascalata. In queste fasi è va-riamente espresso, in unasorta di appropriazioneprogressiva, il rapporto che

52 Calabria Produttiva

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EVENTI

55Calabria Produttiva

Iriti arborei, come quelliche si celebrano ancoraoggi, con grande parteci-

pazione popolare, nel circon-dario del Pollino, sia dalversante lucano, sia da quellocalabrese, sono diffusi, in re-altà, dappertutto nella civiltàcontadina.Tali riti, nel corso del tempo ea seconda del luogo e del folk-lore locale, pur mantenendo lacomune origine, hanno as-sunto connotazioni diverse especifiche, come accade a Vac-carizzo di Montalto Uffugo,dove la ‘Ntinna si identificacon l’albero della cuccagna, ilpalo alto e unto di grasso cheporta appese alla sommitàsucculente e preziose cibarieche diventano premio dell’a-bile e prestante scalatore.Nel racconto che segue, ap-punti di una festa che mescolasacro e profano, spirito e ma-teria, antichi rituali naturalis-tico-religiosi e bisogni primaridell’umanità.

Nella piccola comunità, diorigini valdesi, di Vac-carizzo di Montalto Uffugo(Cs) l’ottava dopo Pasquasi celebra la festa di SanFrancesco di Paola,appuntamento molto sen-tito dalla pietas popolare,che tributa al Santo partico-lare devozione e vener-azione, affidandosi a Luicon preghiere accorate epromesse di voti.Dal martedì successivo allaPasqua, inizia la novenanella chiesa di San Rocco,dove, assieme ad alcuniscranni dell’epoca valdese,è custodita la statua di SanFrancesco che, nella matti-nata di domenica, vieneportata in processione perle vie del paese, accompag-nata dalla banda musicalee salutata da applausi edall’esplosione di fortispari. Dopo il lauto pranzodella festa, la comunità siraccoglie nella piccola pi-

azza per assistere alla sca-lata dell’albero dellacuccagna, altrimenti detto‘Ntinna, un troncone scelto

tra i castagni del parco nat-urale del comune , poiscorticato e, fino a qualchedecennio fa, spalmato digrasso per renderne diffi-coltosa la salita. Un giocoche sa offrire ancora mo-menti di divertimento e diincitamento da parte diuna folla eccitata che ac-clama e sostiene gli intre-pidi giovani (oggi per laverità molti di menorispetto al passato si accin-gono all’ardua impresa)che tentano di raggiungerela cima per portare a casa ipremi, costituiti da pro-sciutti e salumi, che sven-tolano dalla sommitàdell’alto del palo. La festa,perfetta fusione del-l’aspetto più elevatamentespirituale e religioso conl’elemento più terreno,come l’intrattenimento peril popolo, si conclude conperformances musicali, conla riffa e, quando le casse lopermettono, con i fuochi

EVENTI di Elena Antonietta Santoro e Pino Lipreti ph Gianluca Sciammarella

La ʻNtinna di Vaccarizzo54 Calabria Produttiva

Il piccolo borgo di Vaccarizzo di Mon-talto Uffugo rivive da centinaia di anni,nella settimana dopo la Pasqua, il ritofolklorico della ʻNtinna

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EVENTI

57Calabria Produttiva

brivido, quando il concor-rente, non pago di avervinto la gara, per marcarela propria supremazia sisedeva sulla croce dovevenivano appesi i guancialie i prosciutti, rimanendosospeso nel vuoto per ben20 metri senza nessuna

protezione. Proprio robad’altri tempi! Oggi è spar-ito u sivu, i concorrentisono sempre di meno evedere la partecipazionepopolare alla ‘Ntinna,rende la comunità di Vac-carizzo orgogliosa delleproprie tradizioni.

EVENTI

pirotecnici. Il momentosacro è supervisionato dalparroco padre Eraldo Gar-rafa, mentre quello profanoè curato da un comitato dicittadini. Questo gruppo divolenterosi si incaricadell’organizzazione e del-l’allestimento della festacon dedizione e, talvolta,con spirito di sacrificio,nell’intento di mantenerein vita usi e consuetudini,altrimenti destinati a scom-parire, fagocitati dalla spi-rale di un’epoca semprepiù sedotta da tendenzeglobalizzanti ed omolo-ganti. Nel passato, questofamoso albero, alto più di20 metri, rappresentava,per come oggi viene nar-rato, il palio dei rioni. Gli

anziani raccontano che ipartecipanti venivano sceltirione per rione e dovevanoallenarsi tutto l’anno perpuntare alla vittoria equindi incamerare i beni al-imentari che diventavanomezzi di sussistenza pertutto l’anno, considerata lascarsità e la precarietà ali-mentare del passato. In-oltre, scarseggiando imezzi meccanici, la ricerca,il taglio dell’albero ed ilsuccessivo trasporto delpalo si eseguivano a mano.Si saliva in montagna apiedi, davanti a tutti ilcarro dei buoi, dovesarebbe stato trasportatol’albero, e poi numerosepersone che portavano og-nuno qualcosa da man-giare e tanto vino daconsumare al ritorno,quando, stremati dalla fat-ica, si rientrava verso casa.L’albero veniva subito scor-ticato e lasciato per unasettimana ad asciugare perpoi essere completamentecosparso di sivu (grasso dimaiale) che serviva a farscivolare i concorrenti equindi a far diventare vera-mente dura la salita all’al-bero. Momentiindimenticabili sono statiquelli che vedevano i con-tendenti addirittura super-arsi sul palo uno sull’altroe, ancora più belli, ma da

56 Calabria Produttiva

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ASSOCIAZIONIL’EDICOLA testo e ph di Rossana De Angelis

59Calabria Produttiva

La compagnia teatrale “Cum'ède d'è”, nasce nel 2007 daun’idea di Simona Ruffolo e

Carmine De Rose, autori dei testi,ovviamente inediti e in vernacolocalabrese. Mettere in piedi unacompagnia teatrale non è facile so-prattutto per la ricerca degli attori.La compagnia teatrale è nata comeuna sorta di svago, dimostrandosi,col tempo, un mezzo fortementeeducativo per i ragazzi che, nonos-tante l’età e grazie all’appoggio deiloro genitori, hanno deciso di in-traprendere questa strada. I testiutilizzano il dialetto per far riviverele tradizioni e regalare al pubblicoqualcosa di diverso delle solite sto-rie ambientate in luoghi ‘lontani’dalla vita quotidiana dei piccolipaesi calabresi; essi raccontano ilvissuto di ogni giorno narrato tra lerighe e non solo, ironizzandoquanto basta per sorridere anchedelle situazioni più drastiche.L’esordio è avvenuto nella scorsaestate con la commedia “Cercasi jen-naru disperatamente”; a seguire, aNatale 2007, dopo mesi dipreparazione, la messa in scenadella nuova commedia “Niente dipersonale”.

---- IIll CCaasstt ---- Carmine De RoseSimona Ruffolo

Costanza Guglielmelli Fabio MarcelliniJessica Ritacca

Mirko MarcelliniGiada Gelmo

Andrea IorfidaIda BelmonteTiziana Elia

Manuele BilottoOrlando Belmonte

Cumʼè de dʼèNiente di personale

La commedia “Niente di person-ale” prende vita da un’idea di Si-mona Ruffolo e Carmine De Rose(rispettivamente presidente e vi-cepresidente del gruppo CTGOPS! di Marano Principato, Associ-azione di Volontariato Culturale,Turismo Sociale, Ambiente e TempoLibero La storia ruota intorno a DonPeppino, uomo molto ricco, maormai gravemente malato (almenocosì sembra). La corsa all’eredità èsenza scrupoli: ovviamente, ledonne della famiglia cercano diappropriarsi di quanto più possibilema questa volta senza fare co-munella! Attorno al malato, le vitedi amici e familiari si intreccianotra amori, pettegolezzi, lamenti erichieste economiche di un amicodisperato. Ma il finale, con molticolpi di scena, è tutto da scoprire! E per non deludere gli entusiastisostenitori, è in stesura il nuovotesto che andrà in scena quest’es-tate.

58 Calabria Produttiva

Ed è così anche per laradio. Non ci credete?Andate su www.pon-

teradio.unical.it È una webradio, ma questa non è unacome tante altre. Innanzi-tutto, perché è una webradio universitaria. Ma so-prattutto perché è una webradio universitaria che fun-ziona davvero! Ponteradiosupera ad oggi le 80000 vi-site. Per non contare i tantiassidui cliccatori dellacommunity, http://ponte-radio.ning.com. E cosa fain questi ultimi giorni?Sperimenta la sua web tv!Ancora non ci credete? An-date ora all’indirizzohttp://www.mogulus.com/ponteradiotv e troverete iprimi video in programma-zione, proprio per speri-

mentare un possibilepalinsesto, proprio comequello radiofonico: ricchis-simo. Tante le idee in pro-grammazione: il giornaleradio, con i suoi approfon-dimenti; l’intrattenimentoquotidiano con “Il conteni-tore” nella fascia pomeri-diana; la musica classica e

contemporaneacon “Generinon generici”,ma anche l’un-derground e leetichette indipen-denti con “Indiscu-tibile” e le bandospiti di “Spazioaperto”; il teatro con-temporaneo, con unosguardo sulla scena tea-trale locale, con “Sipari divetro”, l’arte figurativa e inogni sua forma con “Essen-tial art”; la televisione con“Tunnel catodico”; lo sportcon “Il pallone di Rubick”,ma anche cinema, attua-lità... e tutto ciò che unweb-radio-ascoltatore vor-rebbe sentire (e che prestopotrebbe vedere!).Nata grazie all’impegno digiovani studenti che ri-spondendo a un bando diselezione promosso dal cir-cuito UnyOnAir diRadio24 per l’apertura diuna web radio universita-ria, collegata con le altreuniversità italiane, contanto di corso di forma-zione a Milano, hanno datoil via a una realtà che oggiparla unicalese! Ebbene, sì:ricerca, attualità, cultura...tutto ciò che accade tra icubi aranciomarroni del-l’Unical viene catturato dalflusso di Ponteradio. Chenel nome riprende quellastruttura simbolo dell’Uni-cal: un ponte che collega icubi del sapere, come col-lega l’università e i suoidintorni; un ponte di per-sone e tra le persone; unponte fatto di idee, ma so-prattutto di buona volontà.Come quella mostrata fi-nora dai responsabili dellediverse aree in cui sonoformalmente suddivise leattività della web radio,che per primi hanno cre-

duto e iniziato il progetto.E tutto questo quasi a costozero! Cinque sono le areedi attività di Ponteradio:l’area manager, che sbrigale questioni burocratiche emantiene le pubbliche rela-zioni; l’area tecnica, che sioccupa della gestione delleattrezzature e delle esi-genze della messa in ondadel programma; l’areanews, che con il giornaleradio, le interviste e gli ap-

profondimenti costruisceinformazioni; l’area palin-sesto, che organizza e con-feziona le attivitàradiofoniche quotidiane;l’area musica, che si occupadell’acquisizione dei branie della loro diffusione. Ecoloro che consentono diportare avanti quotidiana-mente le attività e le inizia-tive sono, invece, iprogrammisti presenti nelpalinsesto e coloro che la-vorano dietro i microfoni:redazione, regia, e tantialtri. Diverse sono le per-sone che si avvicendanodurante la giornata nellastanzetta al settimo pianodel cubo 18c, sede insono-rizzata della web radio, tal-volta facilmente, talvoltacon difficoltà... soprattuttodurante le sessioni diesami! E sì, perché quelli che“fanno radio” sono stu-denti e studiosi a diversi li-velli. E “fanno radio”perché sono una comunitàche partecipa ad una causacomune.

Il presente accade sul webLa parola alla radioweb

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CALABRIA FUTURA testo e foto di Adele Filice

Come molti sapranno,la ghironda è unostrumento tradizio-

nale occitano, ma nel casoche stiamo per raccontare,essa è emblema e sintesidella Calabria che vorremovedere nel futuro, dove im-pegno sociale e valorizza-zione del territorio sonoobiettivi diversi che con-fluiscono in un unico pro-getto. È il 1996 e un gruppodi giovani, dopo vari in-contri, decide di mettere suuna cooperativa che si oc-cupi di disagio sociale; pro-blema spinoso, soprattuttoper la realtà cosentina,dove un centro diurno psi-chiatrico - che offra soste-gno e riabilitazione aiportatori di disagio psi-chico - non esiste. Tra milledifficoltà di ogni genere, laGhironda inizia l’attività,con un team di cui fannoparte diverse figure profes-sionali; psicologhe (LilianaCutri e Rosa Iannuzzi), so-ciologa (Marcella Infusino,presidente della coop), psi-comotricista (Maria France-sca Abate), tecnici deiservizi sociali (Roberto Ge-race e Marina Scarpelli) eaddetta amministrativa,Luisa Acanfora. Il progetto,in quel periodo, é innova-tivo e genera perplessità,per la sua natura giuridicaprivata ma, col tempo, di-venta punto di riferimentoper coloro che, uscendo daivari circuiti psichiatrici tra-dizionali, hanno ancora bi-sogno, con la riabilitazione,di essere sostenuti e seguitida specialisti. Attualmente, la coopera-tiva è accreditata dal servi-zio sanitario e offrepercorsi riabilitativi perso-nalizzati, in cui sono previ-sti programmi per ilsostegno psicologico degliutenti e delle loro famiglie,attività psicomotorie, mo-

nologhi e dialoghi digruppo, laboratori di scrit-tura, pittura, artigianato edattività libere che, spieganogli esperti, avviano all’au-todeterminazione. Ma la sfera d’interventodella Ghironda va oltre,poiché un lavoro, ugual-mente se non più impegna-tivo, essa lo conduce neiconfronti della collettivitàcircostante, con la proposi-zione di modelli culturalied educativi che insegninoa non aver timore, o peggiopaura, della diversità, deldisagio mentale che riescea risolversi, spesso, con lacom-prensione e, soprat-tutto, l’abbattimento deipregiudizi. Un discorso aparte merita, invece, unaltro obiettivo che si è datola Ghironda: l’inserimentodegli utenti nel mondo dellavoro, affinché si possaconcludere il percorso di“restituzione della dignitàdella persona, ma anche del-l’identità sociale che si va a ri-solvere con l’inserimentolavorativo”. Diversi sono stati i tenta-tivi, tenendo conto di capa-cità e caratteristichepersonali dell’utenza. Nel2000, di concerto col Mini-stero del Lavoro, si è pro-vato ad avviare unlaboratorio di agricolturabiologica, in collaborazionecon alcuni tecnici specializ-zati dell’Arssa che hannotenuto corsi teorici e pra-

tici. I giovani ospiti dellaGhironda hanno preso con-tatto diretto sia con i pro-dotti, sia con la terra,dimostrando attenzione edentusiasmo. A progettoconcluso, i responsabilidella cooperativa avevanopensato di continuarel’esperienza, realizzandouna coltivazione di zaffe-rano su un terreno messo adisposizione dell’Arssa, aCamigliatello. La distanzadel luogo e l’incostante ap-plicazione nel lavoro, chepurtroppo è uno degli in-convenienti della malattia,non hanno consentito larealizzazione di quel pro-getto ma oggi, dopo altritentativi, parlare di Ghi-ronda, significa parlare diuna piccola, grande rivolu-zione che ha come vessilloil commercio equosolidale

calabrese. Nello scorso no-vembre, è stata aperta alpubblico, nel centro di Co-senza, una bottega dovefanno bella mostra diversiprodotti dell’eccellenzaagro-alimentare regionale,in un’ottica che tiene contodella valorizzazione del la-voro dei ragazzi e dellapromozione delle produ-zioni locali e del territorio.Riso di Sibari, patate silane,confetture, marmellate, li-quori, vini, liquirizia, con-serve, provenienti anche dapiccole realtà aziendali eda produttori che restereb-bero altrimenti invisibili, eforse anche fuori dal mer-cato, parlano al pubblico edicono degli sforzi continiche tanta gente, comune estraordinaria al contempo,compie ogni giorno perfare in modo che la societàe l’economia calabrese,come tante altre che magarisi invidiano e si vorrebberoprendere a prestito, sianopari a chiunque e secondea nessuno. Al pubblico (come utenti,fruitori, consumatori) cioènoi, il compito di tenere inpiedi e, possibilmente farmigliorare, tanto bell’esem-pio di società civile final-mente degna di tale nome.

di mani e ideeUn intreccio solidale

Da oltre un decennio, la cooperativa so-ciale “La Ghironda” si prodiga a so-stenere e riabilitare i portatori di disa-gio psichico, favorendone anche lʼin-serimento lavorativo. Il primo progettocompiuto è una bottega equosolidaledi prodotti dellʼeccellenza calabrese

61Calabria Produttiva

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AUTORI DI CALABRIA di Franco Dionesalvi

63Calabria Produttiva

Nacque a Reggio Calabria nel 1911 e morì aMilano, di polmonite provocata dalla tu-bercolosi, a 28 anni. Il suo unico libro, il

romanzo Caterina Marasca, le fu pubblicato daGarzanti, ma fece in tempo a vederne solo lebozze. Primogenita di una facoltosa famiglia ca-duta in bassa fortuna, trova lavoro solo a Mes-sina, finché le molestie del capoufficio non lacostringono a scappare ancora, a Milano. CesareZavattini la ricorda così: “Era magra con i capellirossi e secchi, i suoi vent’anni vivevano tutti negliocchi e nei seni... Aveva letto Verga, mi pare, ed eracerta di essere una grande scrittrice... mai il più pic-colo dubbio le passò per la mente che vi fosse difettonella sua arte”. Giovanna Gulli voleva combatterela fame con la scrittura. Non come Caterina Ma-rasca, l’eroina del suo romanzo, che si abbandonaall’eros per riscattare una misera esistenza.L’impulso giovanile, l’orgoglio e la rabbia diGiovanna vivono ancora tra le pagine di CaterinaMarasca in cui denuncia il dominio maschile. Laprotagonista, Caterina, abita nei quartieri poveridi Napoli, dove per fame decide di trovarsiun’occupazione; non tarda però a rendersi contoche è impossibile sottrarsi all’egemonia maschile.Attraverso le sue pagine, Giovanna esprime cosìil dolore della donna in una società e in un tempoin cui alle donne non era consentito di viverepienamente consapevoli di sé e delle propriecapacità. In quelle pagine si colgono la grandeforza espressiva della Gulli, e la sua capacità diesprimere a tinte nitide le grandi passioni umane.Il collegamento a Cime tempestose sorge sponta-neo; ma qui è diversa l’ambientazione, sa diemarginazione provinciale, di mediocrità umana,di “fame”. Se avesse vissuto più a lungo, questascrittrice così moderna probabilmente avrebbedetto la sua in quel femminismo che annoveravagià delle antesignane ma che sarebbe esploso di-versi anni più tardi. Frenesia, tormento, deside-rio, i suoi temi… sono distanti dai nostri? So cheperò è gradevole leggerne, parlarne, anche men-tre si vivono propensioni quotidiane più epider-miche e banali. Vero è che il bombardamentoquotidiano della pubblicità non fa che inculcarcidesideri fasulli, e quelli autentici vanno a cercarrifugio sempre più in profondità, nell’inconscio.Se però infine riusciremo a stanarli, resteremoprofondamente sorpresi.

STORIA E STORIE di Rossana De Angelis

La migrazione è unacaratteristica costantenella vita dei cala-

bresi, percui non può stu-pire la presenza di uncalabrese nella spedizionepiù importante della storia,quella che ha cambiato ildestino dell’uomo europeo,ma ha anche tristementedistrutto la vita di interepopolazioni di quello chesarebbe stato il“nuovo” conti-nente. Ebbene,alla grande spedi-zione per la sco-perta di quellache sarà l’ Ame-rica partecipò, tragli altri, anche uncalabrese. O forsedue! Come scriveGiuseppe Pisano– anche lui cala-brese! – , autoredelle ricerche checi consentono di rac-contare ancora un’altrastoria, oggi è documenta-bile, nel primo viaggio diColombo che portò allascoperta del nuovo conti-nente, sia la presenza delmarinaio Anton Calabrés,sia la partecipazione aduno o più viaggi intrapresidall’ammiraglio genovese,di Angelo Manetti. Di Ma-netti, dunque, non èesclusa la partecipazione alprimo viaggio di scoperta,mentre è attestata da alcunistudi la sua origine diAiello Calabro (studi chestranamente, come sostienePisano, stanno subendo unminaccioso occultamento,forse volto a negare agliitaliani ogni possibile par-

tecipazione alla scoperta).Il marinaio Antonio Cala-brés, secondo le ricerchecondotte da Pisano, eraprobabilmente originariodi Amantea o di un paeselimitrofo. Questo in baseall’ipotesi secondo cui,avendo all’epoca il portotirrenico di Amanteaun’attività fio-rente per il

commercio della seta - pre-ferita dai genovesi anche aquella spagnola; potendoospitare anche imbarca-zioni pesanti ed essendodiffusa la presenza di ge-novesi in quelle zone, pro-babilmente fu proprio unmarinaio locale a giungerea Genova prima, in Spagnapoi, per imbarcarsi infineinsieme a Colombo. Anto-nio Calabrés, “uomo di Co-lombo”, pare fosseimbarcato sulla Pinta, la

nave comandata dal capi-tano Pinzòn dalla quale perprima si gridò “terra”, lacui ciurma era compostada 25 uomini. È difficilestabilire quale fosse real-mente il suo cognome.Com’ è usanza, ancora nei

paesi calabresi e nei quar-tieri periferici delle città, lepersone sono spesso indi-cate con un soprannome. Èprobabile che “Antonio elcalabrés” fosse, in realtà, ilsoprannome di quell’uomoche navigò a lungo neiflutti oceanici. Difficile è ri-salire alla vera identità delcalabrese di Colombo, se sipensa che i dubbi storicihanno coinvolto nel tempopersino l’identità dellostesso scopritore. Secondo

lo stesso ricercatore, unatradizione orale locale so-stiene che, negli anni suc-cessivi alla scopertadell’America, si svolse unagrande cerimonia in onoredel marinaio amanteanoche partecipò con Cristo-foro Colombo al primoviaggio di scoperta delnuovo continente. In se-guito, e in onore del mari-naio, venne costruita unachiesetta detta “dellaPinta”. Nella zona più an-tica di Amantea esiste, inol-tre, ancora un vico “laPinta” e una fontana detta“della Pinta”. Sostiene an-cora Pisano, «secondo gli ul-timi studi effettuati suicomponenti degli equipaggidel primo viaggio di Colombosono stati individuati appena4 uomini con precedenti pe-nali sui 90 complessivi e traquesti non compare il nomedi Calabrès. Per questo mo-tivo, e per altri (…), po-trebbe quindi darsi chequesto nostro conterra-neo fosse un espertomarinaio voluto da Co-lombo». Sostiene,però, Pisano che«nessuno ancoraoggi vuole parlaredel ruolo che laCalabria haavuto rispettoalle vicende le-gate alla scopertadell’America e

alla figura di Co-lombo, apporti im-

portanti, molti deiquali sconosciuti, offerti damarinai, personaggi miste-riosi e, con ogni probabilità,uomini di chiesa e santi cala-bresi». Ci chiediamo per-ché? In fondo, anchequesta è la Calabria pro-duttiva che, da tantotempo, cerchiamo di rac-contare. E non siamo i soli,a quanto pare. Per saperne di più:www.calabriaplus.it

Nella fotoLa caravella Santa Maria realizzataartigianalmente dal maestro MarioAloise di Montalto Uffugo (Cs)

Il Calabrés

Una femminista

delle tre Caravelle

ante litteram

Giuseppe Pisano, giovane storico calabrese, docu-menta in un suo studio la presenza di un marinaiodi casa nostra nella flotta di Colombo. La topono-mastica amanteana sembra confermare con un vi-colo e una fontana di nome Pinta

Giovanna Gulli, autrice di un solo ro-manzo, con realismo e raffinataanalisi affronta temi cari alla lette-ratura meridionale e al femminismo

“Essa dimenticava completamente diessere la figlia di Massimo Marasca.Di avere maledetto i suicidi. Si rial-

zava superbamente. E riprendeva conun sorriso largo e voluttuoso la sua

fulgida e torbida vita.”

da “Caterina Marasca”

62 Calabria Produttiva

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AUTORI DI CALABRIA di Franco Dionesalvi

63Calabria Produttiva

Nacque a Reggio Calabria nel 1911 e morì aMilano, di polmonite provocata dalla tu-bercolosi, a 28 anni. Il suo unico libro, il

romanzo Caterina Marasca, le fu pubblicato daGarzanti, ma fece in tempo a vederne solo lebozze. Primogenita di una facoltosa famiglia ca-duta in bassa fortuna, trova lavoro solo a Mes-sina, finché le molestie del capoufficio non lacostringono a scappare ancora, a Milano. CesareZavattini la ricorda così: “Era magra con i capellirossi e secchi, i suoi vent’anni vivevano tutti negliocchi e nei seni... Aveva letto Verga, mi pare, ed eracerta di essere una grande scrittrice... mai il più pic-colo dubbio le passò per la mente che vi fosse difettonella sua arte”. Giovanna Gulli voleva combatterela fame con la scrittura. Non come Caterina Ma-rasca, l’eroina del suo romanzo, che si abbandonaall’eros per riscattare una misera esistenza.L’impulso giovanile, l’orgoglio e la rabbia diGiovanna vivono ancora tra le pagine di CaterinaMarasca in cui denuncia il dominio maschile. Laprotagonista, Caterina, abita nei quartieri poveridi Napoli, dove per fame decide di trovarsiun’occupazione; non tarda però a rendersi contoche è impossibile sottrarsi all’egemonia maschile.Attraverso le sue pagine, Giovanna esprime cosìil dolore della donna in una società e in un tempoin cui alle donne non era consentito di viverepienamente consapevoli di sé e delle propriecapacità. In quelle pagine si colgono la grandeforza espressiva della Gulli, e la sua capacità diesprimere a tinte nitide le grandi passioni umane.Il collegamento a Cime tempestose sorge sponta-neo; ma qui è diversa l’ambientazione, sa diemarginazione provinciale, di mediocrità umana,di “fame”. Se avesse vissuto più a lungo, questascrittrice così moderna probabilmente avrebbedetto la sua in quel femminismo che annoveravagià delle antesignane ma che sarebbe esploso di-versi anni più tardi. Frenesia, tormento, deside-rio, i suoi temi… sono distanti dai nostri? So cheperò è gradevole leggerne, parlarne, anche men-tre si vivono propensioni quotidiane più epider-miche e banali. Vero è che il bombardamentoquotidiano della pubblicità non fa che inculcarcidesideri fasulli, e quelli autentici vanno a cercarrifugio sempre più in profondità, nell’inconscio.Se però infine riusciremo a stanarli, resteremoprofondamente sorpresi.

STORIA E STORIE di Rossana De Angelis

La migrazione è unacaratteristica costantenella vita dei cala-

bresi, percui non può stu-pire la presenza di uncalabrese nella spedizionepiù importante della storia,quella che ha cambiato ildestino dell’uomo europeo,ma ha anche tristementedistrutto la vita di interepopolazioni di quello chesarebbe stato il“nuovo” conti-nente. Ebbene,alla grande spedi-zione per la sco-perta di quellache sarà l’ Ame-rica partecipò, tragli altri, anche uncalabrese. O forsedue! Come scriveGiuseppe Pisano– anche lui cala-brese! – , autoredelle ricerche checi consentono di rac-contare ancora un’altrastoria, oggi è documenta-bile, nel primo viaggio diColombo che portò allascoperta del nuovo conti-nente, sia la presenza delmarinaio Anton Calabrés,sia la partecipazione aduno o più viaggi intrapresidall’ammiraglio genovese,di Angelo Manetti. Di Ma-netti, dunque, non èesclusa la partecipazione alprimo viaggio di scoperta,mentre è attestata da alcunistudi la sua origine diAiello Calabro (studi chestranamente, come sostienePisano, stanno subendo unminaccioso occultamento,forse volto a negare agliitaliani ogni possibile par-

tecipazione alla scoperta).Il marinaio Antonio Cala-brés, secondo le ricerchecondotte da Pisano, eraprobabilmente originariodi Amantea o di un paeselimitrofo. Questo in baseall’ipotesi secondo cui,avendo all’epoca il portotirrenico di Amanteaun’attività fio-rente per il

commercio della seta - pre-ferita dai genovesi anche aquella spagnola; potendoospitare anche imbarca-zioni pesanti ed essendodiffusa la presenza di ge-novesi in quelle zone, pro-babilmente fu proprio unmarinaio locale a giungerea Genova prima, in Spagnapoi, per imbarcarsi infineinsieme a Colombo. Anto-nio Calabrés, “uomo di Co-lombo”, pare fosseimbarcato sulla Pinta, la

nave comandata dal capi-tano Pinzòn dalla quale perprima si gridò “terra”, lacui ciurma era compostada 25 uomini. È difficilestabilire quale fosse real-mente il suo cognome.Com’ è usanza, ancora nei

paesi calabresi e nei quar-tieri periferici delle città, lepersone sono spesso indi-cate con un soprannome. Èprobabile che “Antonio elcalabrés” fosse, in realtà, ilsoprannome di quell’uomoche navigò a lungo neiflutti oceanici. Difficile è ri-salire alla vera identità delcalabrese di Colombo, se sipensa che i dubbi storicihanno coinvolto nel tempopersino l’identità dellostesso scopritore. Secondo

lo stesso ricercatore, unatradizione orale locale so-stiene che, negli anni suc-cessivi alla scopertadell’America, si svolse unagrande cerimonia in onoredel marinaio amanteanoche partecipò con Cristo-foro Colombo al primoviaggio di scoperta delnuovo continente. In se-guito, e in onore del mari-naio, venne costruita unachiesetta detta “dellaPinta”. Nella zona più an-tica di Amantea esiste, inol-tre, ancora un vico “laPinta” e una fontana detta“della Pinta”. Sostiene an-cora Pisano, «secondo gli ul-timi studi effettuati suicomponenti degli equipaggidel primo viaggio di Colombosono stati individuati appena4 uomini con precedenti pe-nali sui 90 complessivi e traquesti non compare il nomedi Calabrès. Per questo mo-tivo, e per altri (…), po-trebbe quindi darsi chequesto nostro conterra-neo fosse un espertomarinaio voluto da Co-lombo». Sostiene,però, Pisano che«nessuno ancoraoggi vuole parlaredel ruolo che laCalabria haavuto rispettoalle vicende le-gate alla scopertadell’America e

alla figura di Co-lombo, apporti im-

portanti, molti deiquali sconosciuti, offerti damarinai, personaggi miste-riosi e, con ogni probabilità,uomini di chiesa e santi cala-bresi». Ci chiediamo per-ché? In fondo, anchequesta è la Calabria pro-duttiva che, da tantotempo, cerchiamo di rac-contare. E non siamo i soli,a quanto pare. Per saperne di più:www.calabriaplus.it

Nella fotoLa caravella Santa Maria realizzataartigianalmente dal maestro MarioAloise di Montalto Uffugo (Cs)

Il Calabrés

Una femminista

delle tre Caravelle

ante litteram

Giuseppe Pisano, giovane storico calabrese, docu-menta in un suo studio la presenza di un marinaiodi casa nostra nella flotta di Colombo. La topono-mastica amanteana sembra confermare con un vi-colo e una fontana di nome Pinta

Giovanna Gulli, autrice di un solo ro-manzo, con realismo e raffinataanalisi affronta temi cari alla lette-ratura meridionale e al femminismo

“Essa dimenticava completamente diessere la figlia di Massimo Marasca.Di avere maledetto i suicidi. Si rial-

zava superbamente. E riprendeva conun sorriso largo e voluttuoso la sua

fulgida e torbida vita.”

da “Caterina Marasca”

62 Calabria Produttiva

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PERSONAGGI

solo dopo che il temerarioCapitano avrà ripreso ilmare saprà che i due po-veri animali erano statiportati lì in funzione di…antimine! Il 21 dicembresuccessivo, dopo l’arrivo aDubab, la polizia, scam-biandolo per una spia, loferma, ritira il passaporto elo trasporta in carcere aTai’zz dove Mario trascorreil Natale. Per fortuna tuttosi risolve in qualche giornoed egli riprende il mare,dopo aver dovuto rimon-tare la barca pezzo a pezzo!Il 18 febbraio del ’97, dopoaltre avventure, il sogno didoppiare l’Equatore è re-altà, gli strumenti di bordosegnalano il traguardo e iltappo che salta da una bot-tiglia di spumante suggellala missione compiuta. Que-sto viaggio è campale nel-l’esperienza di Mario LaTorre che, tornato a Tropea,riprende a fare il pionieredel charter nautico, attivitàgià iniziata prima del giroin solitaria. Venduto il Se-rena, egli acquista il Salato,un superbo caicco di tek emogano, grazie al qualeancora oggi i turisti go-dono l’esclusiva, impaga-bile esperienza di “guardarela terra dal mare”.

Nelle fotoin apertura Mario La Torre al ti-mone del caicco Salatoin alto l’imbarcazione nei pressidella Sciara del fuoco durante iltour eolianoaccanto due immagini della tra-versata oceanicain basso il ponte del Salato

PERSONAGGI di Adele Filice ph archivio La Torre

ATropea, la sua fami-glia ha il sopran-nome Salato “perché

mio nonno, a cui piacevamolto il sale, a chi gli chie-deva se i cibi erano buoni, ri-spondeva sempre che di sale cene voleva ancora un po”. Ilsuo nome, in realtà, èMario La Torre e il segnocaratteristico è l’acqua dimare che gli scorre nellevene. Bella forza, direte,per uno che è nato a Tro-pea… Ebbene, La Torrenon è un tropeano qual-siasi e l’amore per il marenon é solo conseguenzadell’essere nato lì e da unpadre sottoufficiale di ma-rina. Nella sua memoriasono sempre presenti i ri-cordi dell’infanzia, “quandocon gli altri ragazzini si an-dava a pesca dei surici sui

sandalini, le tipiche imbarca-zioni del posto” e quelli la-sciati dal papà, ma ilmovimento, il viaggio, lascoperta si mescolano neisuoi cromosomi con risul-tati estremi, come leggeretepiù avanti, al punto da fardire al Nostro che “il mondoè un libro e quelli che nonviaggiano ne leggono solo unapagina”. Lui, invece, questolibro lo sfoglia di conti-nuo... A cominciare dallagioventù a Bologna, dovelo porta il diploma di Edu-cazione Fisica, mentrel’odore del mare lo tallonae lo conduce, nel 1972, aCaprera, per frequentare laprestigiosa scuola di vela;poi, i corsi di windsurf, di-ving masters, patente nau-tica “oltre ogni limite” echissà cosa altro, se ci

fosse. L’avventura e la sco-perta, per la vita di Mario,sono, come il sale per ilnonno, condimento essen-ziale. Così, i desideri di ra-gazzo - solcare i mari,conoscere terre e genti di-verse, una navigazione insolitaria - cominciano a di-ventare idee; le idee, pro-getti e i progetti una pila dicarte sempre più alta, doveitinerari, carte nautiche,portolani diventano coordi-nate per un viaggio nel-l’Oceano Indiano, via Suez,invece del classico e “tran-quillo” Atlantico via Gibil-terra. Scrive Mario nei suoiappunti di viaggio: “Avevosempre sentito dire che tuttiavrebbero fatto due, tre voltel’Atlantico per non passaredall’Indiano, ma io scelsi que-sta soluzione, non per arro-

ganza; solo mi sembrava piùvicina alle mie aspettative”.Iniziano i preparativi, lamessa a punto dei dettaglidel viaggio “in cui nulla po-teva essere lasciato al caso”, ilrifornimento di attrezzi edutensili, la scelta dellabarca, che ricade sul Serenaun ketch in acciaio proget-tato dal mitico Charpentier,designer della barca dell’al-trettanto mitico Moitessier(che, per la prima voltanella storia della naviga-zione, nel 1963, percorre 14mila miglia senza scalo, daTahiti ad Alicante, viaCapo Horn, ndd). La par-tenza avviene da Tropea,nel 1993, e lì comincia l’av-ventura che porterà Capi-tano Salato – tra una seriedi peripezie, ritorni a casa,scali di fortuna, furti, la na-scita di Allegra, la secondo-genita - anche a vivere dueesperienze indimenticabili:nel novembre del ’96, al-l’arrivo a Shumma Island,isolette sabbiose al largo diAsmara, il Serena si spiag-gia e nell’attesa dei soc-corsi, il Nostro passa iltempo a perlustrare la ter-raferma, dove trova duecammelli in libertà. Met-tersi in groppa e godersi lospettacolo é tutt’uno, ma

Se la Passione è... bluMario La Torre è il temerario che ha doppiatolʼEquatore con un giro in solitaria nellʼOceanoIndiano ed il primo, in Calabria, ad avere ef-fettuato servizi di charter nautico con le Eolie

64 Calabria Produttiva 65Calabria Produttiva

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69Calabria Produttiva

Le origini

Con meno di mille abitanti,ubicato sulla costa ionica adieci chilometri dal mare evicinissimo ai confini conla Basilicata, il piccoloborgo di Canna ha originilontane, ma incerte. Situataa circa 500 metri sul livellodel mare, alle pendici delPollino, Canna è circondatada dolci colline coltivate aulivi e castagni e rispecchiauna struttura urbanisticaseicentesca i cui centri abi-tati, collegati fra loro dastretti vicoli, si caratteriz-zano per le costruzioni inpietra chiara, sulle quali,ancora oggi, sono ben evi-denti i segni di una lavora-zione artigianale ormailontana nel tempo, ma benimpressa nella memoriapopolare.Il centro di Canna cominciaa lasciare tracce chiaredella sua esistenza soltantoa partire dall’età moderna,quando la famiglia Sanse-verino, appartenente allacasata dei conti di Lauria,ne fece il suo feudo, fino al1496, epoca in cui il re ara-gonese di Napoli glielolevò a causa della ribel-lione di Bernardino Sanse-verino. Solo qualche annodopo, il re Federico lo con-cesse al nobile di originenapoletana Pirro Loffredo,il quale, fino al Seicento,ebbe anche il controllo dialtri centri nell’aria del-l’Alto Ionio cosentino, tracui Nocara. In età barocca,Canna passò sotto il con-trollo di svariate famiglie,tra le quali Merlini, Calà,Pignatelli, Marifeola e Vil-lanova. E’ nel 1802 che icannesi si liberano dalla di-pendenza feudale, grazie alpagamento di una sommadi denaro al sovrano arago-nese e si elevano a baroniatramite il prestanome diLucio Toscano.Dalle incerte origini del-l’antico borgo calabrese, sievince che a Canna vennefondato, molto probabil-mente, un convento di frati

GIROVAGANDO A CANNA di Pilerio Falcone ph piesse

E per confini lo Jonio e il Pollino

68 Calabria Produttiva

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GIROVAGANDO A CANNA

71Calabria Produttiva

Canna, risalente al 1713,alla Congregazione dei Ve-scovi e Regolari, i frati Mi-nori ritornarono nel paese,dietro un compenso annuoin denaro. I frati abbando-

narono definitivamente lavecchia struttura, qualcheanno dopo, per spostarsinel convento di SantaMaria degli Antropici diNocara.

GIROVAGANDO A CANNA

Minori Osservanti, nelquale si celebrava il rito bi-zantino, che risalirebbe aun periodo antecedente al1487. Dalle insufficienti no-tizie storiche, sembrerebbe

che i monaci abbiano ab-bandonato il convento piùdi una volta, a causa dellecattive condizioni dellastruttura. Solo grazie a unasupplica dell’Università di

70 Calabria Produttiva

I monumenti e i luoghi dell’arte

Agli occhi del visitatore, non può sfuggire laChiesa Matrice dell’Immacolata Concezione, vi-cina alle due antiche porte d’accesso alla città eche, molto probabilmente, era parte integrantedella cerchia muraria costruita in difesa dell’an-tico borgo. Oggi, all’esterno, la facciata si pre-senta con tre ingressi, che in parte riprendono lostile barocco, mentre nella parte superiore si no-tano due nicchie laterali e una finestra.

Di stile medievale è il campanile sormontato dauna piramide ottagonale.Da vedere anche la Cappella della Madonna delSoccorso, il cui culto sembra risalire alla fine delXVIII secolo da parte dei Francesi che la venera-vano a Cannes. Edificata nel XIX secolo, la fac-ciata esterna si presenta con un portale abbellitoda un rosone e, in alto, un timpano con croce.Al suo interno sono custodite le statue dell’Ad-dolorata, del Cristo Morto e della Madonna delSoccorso.

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GIROVAGANDO A CANNA

tarla nella piazza antistantela cappella del Santo, dove,nel pomeriggio del 16, ilcumulo viene incendiato.Il rogo é benedetto dal par-roco e quando il fuoco si èconsumato, i cannesi, insegno di buon augurio,portano nelle proprie abita-zioni tizzoni ardenti da la-sciare nel focolare.Durante la festa, in pas-sato, si svolgeva anche lamanifestazione della ma-scherata brutta, durante laquale alcune persone, colvolto coperto da orribilimaschere, gettavano la ce-nere sulle scarpe dei concit-tadini e poi le ripulivano.Oggi, questa rappresenta-zione non si svolge piùmentre rimane ancora vivaquella della mascheratabella, che si svolge l’ultimosabato di Carnevale.Essa consiste nella ricostru-zione di un matrimonio delquale fanno parte i perso-naggi tipici di Canna, tracui un pulcinella, che sor-veglia il corteo, e il diavolo

che è l’unico che può muo-versi liberamente.Durante i festeggiamenti, ildemonio ha lo scopo dicreare ostilità, tentando lasposa, ma non ci riesce per-ché viene ucciso dal caccia-tore. Sfortunatamente,interviene il medico, che losalva. L’epilogo simboleg-gia che il male non può es-sere distrutto.L’ultima domenica di mag-gio e la prima domenicadopo Ferragosto, invece, sifesteggia la Madonna delSoccorso. Dopo le messedel mattino e del pomerig-gio si svolgono due proces-sioni, mentre in serata siaccendono i fuochi pirotec-nici e sono previsti varimomenti di intratteni-mento. Di notevole inte-resse, è il cosiddettoIncontro, che prende vita ilVenerdì Santo, giorno nelquale si rivive la Passione ela Morte di Cristo.Tradizione vuole che gliuomini, accompagnatidalla banda e con le fiac-

GIROVAGANDO A CANNA

presenza di acqua nel suosottosuolo, dovuta alla vi-cinanza del torrente omo-nimo.Il settore agricolo, ancoraoggi, con la produzione diolio e farina determina nelterritorio un numero consi-stente di attività a condu-zione familiare; e non è

difficile neanche trovarebotteghe artigianali. Parti-colare è la lavorazionedelle sedie e la manifatturadegli scalpellini che hannoabbellito i portali di nume-rose abitazioni locali.Risulta quasi inesistente ilsettore terziario e non esi-stono impianti industriali.

Dal versante religioso,sono numerose le manife-stazioni che si svolgonodurante l’intero anno.Nel mese di gennaio, si fe-steggia S. Antonio Abate; algrido di U fuocu ‘i Sant’An-tonio, tutti i bambini raccol-gono una grossa quantitàdi legna, per poi deposi-

Tradizioni economiche ereligiose

Nel corso del XIX secolo,Canna era un importantepunto di riferimento eco-nomico per i paesi limi-trofi, grazie alla notevolecoltivazione di grano e diulivi, favorita dalla ricca

Calabria Produttiva72 Calabria Produttiva 73

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GIROVAGANDO A CANNA

cole in mano, portino aspalla la statua del CristoMorto, mentre le donne,cantando, dalla parte op-posta della strada, sosten-gono quella della Vergine.Prima che la cerimoniacessi, i due gruppi si incon-trano tre volte.Inoltre, durante la proces-sione, i cannesi, in segno didevozione, lasciano leporte e le finestre delle lorocase aperte. Particolare é lacelebrazione religiosa delCorpus Domini, che pre-vede un corteo guidato daibambini che, nella stessaoccasione, fanno anche laprima comunione; il par-roco accompagna la pro-cessione con il Santissimo,ovvero l’Ostia consacrata,mentre il primo cittadino loprotegge con un ombrello asimboleggiare il poteretemporale che proteggequello spirituale. L’interopercorso viene abbellito dacoperte ricamate e dal lan-cio di petali di fiori.

Gastronomia

Nella cucina di Canna pre-valgono le pietanze dellatradizione agricola a basedi verdure, spezie e carne.Caratteristiche sono levarie minestre, tra cui sonoda ricordare quella di cico-ria campestre con purè difave e crostini di pane,quella con i fiori di zucca,la zuppa di cipollotti confiletti di baccalà e crostinidi pane.Inoltre, tra i primi piattisono degni di nota le ta-gliatelle con mollica dipane, piccoli cavatelli conceci al pomodoro o conaglio soffritto e peperon-cino.Tra i secondi, i carciofi ri-pieni, gli involtini di ca-pretto arrosto o alla brace, ipeperoni secchi con uova esalsiccia.Immancabili sono i dolci,tra i quali spicca a pupa cul’ov, pasta friabile decoratacon uova intere.

74 Calabria Produttiva

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UTILITÀUTILITÀ

Cap Localita'87010 ACQUAFORMOSA87020 ACQUAPPESA87041 ACRI87031 AIELLO CALABRO87020 AIETA87070 ALBIDONA87070 ALESSANDRIA CARRETTO87040 ALTILIA87042 ALTOMONTE87032 AMANTEA87071 AMENDOLARA87051 APRIGLIANO87033 BELMONTE CALABRO87030 BELSITO87021 BELVEDERE MARITTIMO87050 BIANCHI87043 BISIGNANO87060 BOCCHIGLIERO87020 BONIFATI87020 BUONVICINO87060 CALOPEZZATI87060 CALOVETO87052 CAMIGLIATELLO87061 CAMPANA87030 CAMPORA S. GIOVANNI87070 CANNA87062 CARIATI87063 CARIATI MARINA87030 CAROLEI87050 CARPANZANO87050 CASOLE BRUZIO87011 CASSANO ALLO IONIO87040 CASTIGLIONE COSENTINO87040 CASTROLIBERO87070 CASTROREGIO87012 CASTROVILLARI87053 CELICO87050 CELLARA87070 CERCHIARA DI CALABRIA87044 CERISANO87010 CERVICATI87040 CERZETO87022 CETRARO87010 CIVITA87030 CLETO87050 COLOSIMI87064 CORIGLIANO CALABRO

87065 CORIGLIANO C. STAZ.87100 COSENZA87060 CROPALATI87060 CROSIA87023 DIAMANTE87045 DIPIGNANO87030 DOMANICO87030 DONNICI87013 FAGNANO CASTELLO87030 FALCONARA ALBANESE87050 FIGLINE VEGLIATURO87010 FIRMO87030 FIUMEFREDDO BRUZIO87030 FIUMEFREDDO MARINA87072 FRANCAVILLA MARITTIMA87010 FRASCINETO87024 FUSCALDO87034 GRIMALDI87020 GRISOLIA87020 GUARDIA PIEMONTESE87035 LAGO87014 LAINO BORGO87015 LAINO CASTELLO87050 LAPPANO87010 LATTARICO87040 LAURIGNANO87030 LONGOBARDI87066 LONGOBUCCO87010 LUNGRO87040 LUZZI87060 MACCHIA ALBANESE87020 MAIERÀ87030 MALITO87010 MALVITO87060 MANDATORICCIO87050 MANGONE87040 MARANO MARCHESATO87040 MARANO PRINCIPATO87050 MARZI87040 MENDICINO87060 MIRTO CROSIA87040 MONGRASSANO87046 MONTALTO UFFUGO87070 MONTEGIORDANO87016 MORANO CALABRO87026 MORMANNO87010 MOTTAFOLLONE87070 NOCARA

87073 ORIOLO87020 ORSOMARSO87060 PALUDI87050 PANETTIERI87027 PAOLA87020 PAPASIDERO87040 PARENTI87040 PATERNO CALABRO87050 PEDACE87050 PEDIVIGLIANO87050 PIANE CRATI87050 PIETRAFITTA87060 PIETRAPAOLA87070 PLATACI87028 PRAIA A MARE87036 RENDE87074 ROCCA IMPERIALE87017 ROGGIANO GRAVINA87054 ROGLIANO87040 ROSE87070 ROSETO CAPO SPULICO87067 ROSSANO87010 ROTA GRECA87050 ROVITO87055 SAN GIOVANNI IN FIORE87040 SAN IPPOLITO DI COSENZA87040 SAN LORENZO DEL VALLO87010 SAN MARTINO DI FINITA87030 SAN PIETRO IN AMANTEA87047 SAN PIETRO IN GUARANO87030 SAN VINCENZO LA COSTA87010 SAN BASILE87040 SAN BENEDETTO ULLANO87060 SAN COSMO ALBANESE87069 SAN DEMETRIO CORONE87010 SAN DONATO DI NINEA87037 SAN FILI87060 SAN GIORGIO ALBANESE87070 SAN LORENZO BELLIZZI87038 SAN LUCIDO87018 SAN MARCO ARGENTANO87020 SAN NICOLA ARCELLA87010 SAN SOSTI87020 SANGINETO87010 SANT'AGATA DI ESARO87010 SANTA CATERINA ALBANESE87020 SANTA DOMENICA TALAO87020 SANTA MARIA DEL CEDRO

87048 SANTA SOFIA D'EPIRO87056 SANTOSTEFANOROGLIANO87010 SARACENA87010 SARTANO87060 SCALA COELI87029 SCALEA87057 SCIGLIANO87030 SERRA D'AIELLO87050 SERRA PEDACE87070 SIBARI STAZIONE87019 SPEZZANO ALBANESE87058 SPEZZANO DELLA SILA87050 SPEZZANO PICCOLO87040 TARSIA87010 TERRANOVA DA SIBARI87060 TERRAVECCHIA87010 TORANO CASTELLO87020 TORTORA87075 TREBISACCE87050 TRENTA87060 VACCARIZZO ALBANESE87020 VERBICARO87076 VILLAPIANA87040 ZUMPANO

CAP CosenzaCap Localita'88011 ACQUARO88050 ALBI88050 AMARONI88040 AMATO88050 ANDALI88012 ARENA88060 ARGUSTO88061 BADOLATO88050 BELCASTRO88021 BORGIA88070 BOTRICELLO88050 CARAFFA DI CATANZARO88062 CARDINALE88040 CARLOPOLI88100 CATANZARO88060 CENADI88060 CENTRACHE88050 CERVA88064 CHIARAVALLE CENTRALE88040 CICALA88040 CONFLENTI88020 CORTALE88051 CROPANI88022 CURINGA88075 CUTRO88060 DAVOLI88041 DECOLLATURA88042 FALERNA88043 FEROLETO ANTICO

88050 FOSSATO SERRALTA88046 FRONTI88060 GAGLIATO88060 GASPERINA88045 GIMIGLIANO88024 GIRIFALCO88040 GIZZERIA88065 GUARDAVALLE88020 IACURSO88060 ISCA SULLO IONIO88046 LAMEZIA TERME88050 MAGISANO88025 MAIDA88050 MARCEDUSA88040 MARCELLINARA88040 MARTIRANO

88040 MARTIRANO LOMBARDO88040 MIGLIERINA88060 MONTAURO88060 MONTEPAONE88040 MOTTA SANTA LUCIA88046 NICASTRO88047 NOCERA TERINESE88060 OLIVADI88020 PALERMITI88050 PENTONE88060 PETRIZZI88050 PETRONÀ88040 PIANOPOLI88040 PLATANIA88048 SAMBIASE88050 SAN FLORO

88040 SAN MANGO D'AQUINO88040 SAN MICHELE88020 SAN PIETRO A MAIDA88040 SAN PIETRO APOSTOLO88060 SAN SOSTENE88067 SAN VITO SULLO IONIO88066 SANT’ANDREA APOSTOLO88060 SANTA CATERINA IONIO88100 SANT'ELIA88028 SANT'EUFEMIA LAMEZIA88060 SATRIANO88050 SELLIA88050 SELLIA MARINA88029 SERRA SAN BRUNO88040 SERRASTRETTA88054 SERSALE88040 SETTINGIANO88050 SIMERI E CRICHI88050 SORBO SAN BASILE88068 SOVERATO88049 SOVERIA MANNELLI88050 SOVERIA SIMERI88069 SQUILLACE88060 STALETTÌ88055 TAVERNA88056 TIRIOLO88060 TORRE DI RUGGIERO88050 VALLEFIORITA88020 VENA DI MAIDA88050 ZAGARISE

CAP Catanzaro

CAP CrotoneCap Localita'88824 BELVEDERE SPINELLO88833 CACCURI88817 CARFIZZI88822 CASABONA88834 CASTELSILANO88833 CERENZIA88813 CIRÒ

88811 CIRÒ MARINA88836 COTRONEI88900 CROTONE88812 CRUCOLI88842 CUTRO88841 ISOLA CAPO RIZZUTO88817 MELISSA

88838 MESORACA88818 PALLAGORIO88837 PETILIA POLICASTRO88821 ROCCA DI NETO88835 ROCCABERNARDA88831 SANMAUROMARCHESATO88817 SAN NICOLA DELL'ALTO

88832 SANTA SEVERINA88825 SAVELLI88831 SCANDALE88816 STRONGOLI88814 TORRE MELISSA88823 UMBRIATICO88819 VERZINO

76 Calabria Produttiva Calabria Produttiva 77

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1 2 65 4

12 9

7 5 25 4

86 8

4 9 7

UTILITÀ

Cap Localita'89832 ACQUARO89832 ARENA89817 BRIATICO89822 BROGNATURO89818 CAPISTRANO89863 CARONITI89816 CESSANITI89832 DASÀ89833 DINAMI89862 DRAPIA89823 FABRIZIA89814 FILADELFIA89851 FILANDARI

89843 FILOGASO89815 FRANCAVILLA ANGITOLA89851 FRANCICA89831 GEROCARNE89851 IONADI89863 IOPPOLO89844 LIMBADI89811 LONGOBARDI89843 MAIERATO89852 MILETO89823 MONGIANA89819 MONTEROSSO CALABRO89824 NARDODIPACE89844 NICOTERA

89861 PARGHELIA89812 PIZZO89834 PIZZONI89813 POLIA89866 RICADI89841 ROMBIOLO89842 SAN CALOGERO89851 SAN COSTANTINO89010 SANCOSTANTINOCALABRO89900 SAN GREGORIO D'IPPONA89821 SAN NICOLA DA CRISSA89843 SANT'ONOFRIO89822 SERRA SAN BRUNO89822 SIMBARIO

89831 SORIANELLO89831 SORIANO CALABRO89822 SPADOLA89864 SPILINGA89843 STEFANACONI89861 TROPEA89821 VALLELONGA89834 VAZZANO89800 VIBO VALENTIA89811 VIBO VALENTIA MARINA89867 ZACCANOPOLI89868 ZAMBRONE89867 ZUNGRI

CAP Vibo Valentia

Cap Localita'89030 AFRICO89040 AGNANA CALABRA89020 ANOIA89040 ANTONIMINA89031 ARDORE89060 BAGALADI89011 BAGNARA CALABRA89010 BARRITTERI89030 BENESTARE89032 BIANCO89040 BIVONGI89060 BOCALE SECONDO89033 BOVA89035 BOVA MARINA89034 BOVALINO89036 BRANCALEONE89030 BRUZZANO ZEFFIRIO89050 CALANNA89040 CAMINI89052 CAMPO CALABRO89020 CANDIDONI89010 CANNITELLO89040 CANOLO89030 CARAFFA DEL BIANCO89060 CARDETO89030 CARERI89030 CASIGNANA89060 CATAFORIO89053 CATONA

89041 CAULONIA89040 CIMINÀ89021 CINQUEFRONDI89022 CITTANOVA89030 CONDOFURI89050 COSOLETO89012 DELIANUOVA89010 FAVAZZINA89050 FEROLETO CHIESA89030 FERRUZZANO89050 FIUMARA89054 GALATRO89055 GALLICO89061 GALLINA89040 GERACE89020 GIFFONE89013 GIOIA TAURO89042 GIOIOSA IONICA89043 GROTTERIA89050 LAGANADI89023 LAUREANA DI BORRELLO89044 LOCRI89045 MAMMOLA89046 MARINA GIOIOSA ION.89020 MAROPATI89054 MARTONE89020 MELICUCCÀ89020 MELICUCCO89063 MELITO PORTO SALVO89010 MESSIGNADI

89010 MOLOCHIO89040 MONASTERACE89064 MONTEBELLO IONICO89065 MOTTA SAN GIOVANNI89014 OPPIDO MAMERTINA89030 PALIZZI89015 PALMI89040 PAZZANO89066 PELLARO89010 PELLEGRINA89010 PIMINORO89040 PLACANICA89039 PLATÌ89024 POLISTENA89040 PORTIGLIOLA89050 R.C. VILLA SAN GIUSEPPE89100 REGGIO CALABRIA89051 REGGIO CALABRIA ARCHI89053 REGGIO CALABRIA CATONA89066 REGGIO CALABRIA PELLARO89067 RAVAGNESE89040 RIACE89016 RIZZICONI89060 ROCCAFORTE DEL GRECO89047 ROCCELLA IONICA89060 ROGHUDI89050 ROSALÌ89025 ROSARNO89030 S.AGATA DEL BIANCO89050 S.ALESSIO IN ASPROM.

89056 S.CRISTINA D'ASPROM.89027 S.EUFEMIA D'ASPROM.89040 S.GIOVANNI DI GERACE89040 S.ILARIO DELLO IONIO89020 S.PIETRO DI CARIDÀ89057 S.STEFANO IN ASPROM.89050 SALICE CALABRO89050 SAMBATELLO89030 SAMO89026 SAN FERDINANDO89017 SAN GIORGIO MORGETO89069 SAN LORENZO89030 SAN LUCA89020 SAN PROCOPIO89050 SAN ROBERTO89010 SCIDO89058 SCILLA89028 SEMINARA89020 SERRATA89048 SIDERNO89020 SINOPOLI89058 SOLANO89030 STAITI89040 STIGNANO89049 STILO89029 TAURIANOVA89010 TERRANOVA SAPPOMINULIO89010 VARAPODIO89018 VILLA SAN GIOVANNI

CAP Reggio Calabria

Ne abbiamo per tutti...

Facciamo il SUDOKU. Ecco come si giocaLe origini del Sudoku sono antichissime. Il nome è giapponese ed è compo-sto da “su” (numero) e “doku” (singolo). Il Sudoku classico è composto dauna griglia di 9x9 quadrati nei quali bisogna scrivere un solo numero da 1 a9. La griglia è suddivisa in 9 sezioni di 3x3 quadrati. L’unica regola è che inogni quadrato dovrà essere apposto un solo numero che non dovrà mai scon-trarsi con uno che si trova sulla stessa direzione sia verticale che orizzontale.Un consiglio: scrivete con una matita, perchè se sbagliate potrete correg-gere.

Riccardo Albini esperto di giochi, in merito al Sudoku dice: “La vera grandedifferenza tra le parole crociate e il Sudoku sta nel fatto che le prime ti chie-dono cosa sai, il secondo ti chiede come ragioni”.

Buon divertimento

La soluzione è a pagina 80

A scuola di tedesco. La lingua tedesca è abbastanza semplice da impa-rare. Una persona che conosce un po' di latino e di declinazioni si sentiràabbastanza sicura anche in Germania (questo è, per lo meno, quello chedicono gli insegnanti di tedesco durante la prima lezione).Il primo passo è comprare un corso di tedesco, come l'eccellente edizione,pubblicata a Dortmund, che parla della tribù degli ottentotti (Hottentotten).Il libro spiega che gli opossum (Beutelratten) vengono catturati e messi inceste di vimini (Lattengitter) chiuse. Queste gabbie, in tedesco vengonochiamate Lattengitterkoffer; e se al loro interno vi è un opossum catturato, sichiamano Beutelrattenlattengitterkoffer.Un giorno, gli ottentotti catturano un assassino (Attentäter) accusato di averucciso una delle madri (Mutter) degli ottentotti (Hottentottenmutter), madredi uno stupido e balbuziente (Stottertrottel).Questo tipo di madre, in tedesco è chiamato Hottentottenstottertrottelmuttere il suo uccisore Hottentottenstottertrottelmutterattentäter.Si deve sapere che quando gli ottentotti catturano un individuo, lo mettononella cesta per gli opossum (Beutelrattenlattengitterkoffer).Ma l'assassino riesce a fuggire: inizia la ricerca!Dopo qualche tempo uno dei guerrieri va dal capo:- Ho catturato l'assassino (Attentäter).- Sì? Quale assassino? - chiede il capo.- Beutelrattenlattengitterkofferattentäter. - risponde il guerriero.- Cosa? L'assassino che è nella cesta dell'opossum fatta di vimini? - chiedeil capo.- Certo! - dice il guerriero - Hottentottenstottertrottelmutterattentäter (l'ucci-sore della mamma dell'ottentotto stupido e balbuziente).- Ah... - dice il capo - sin dall'inizio avresti potuto dire che avevi catturatol'Hottentottenstottertrottelmutterbeutelrattenlattengitterkofferattentäter!Come tutti possono vedere, il tedesco è una lingua facile e piacevole.

Coerenza.Agosto. Quaranta gradi all'ombra.Un coniglio sta seduto all'ombra diun albero ed appunta un'asta conun coltello.Passa un lupo.- Coniglio, coniglio, cosa fai?- Sto appuntando quest'asta perammazzare l'orso.- ???Passa una volpe.- Coniglio, coniglio, cosa fai?- Sto appuntando quest'asta perammazzare l'orso.- ???Passa l'orso.- Coniglio, coniglio, cosa fai?- Sto appuntando quest'asta e rac-conto un sacco di stronzate.

I soliti. Due carabinieri cammi-nano sulla spiaggia... Ad un certopunto uno dei due, guardando aterra, dice con compassione: "Oh,un gabbiano morto... ". E l'altro,scrutando il cielo: "DOVE? !?"

Tra animali. Su un ramo stannodei pipistrelli, tutti appesi tranneuno che sta dritto, in piedi.Due pipistrelli vicini commentano:- Scusa, ma, che cos'ha questo?- Non lo so, fino a due minuti fastava bene e dopo è svenuto.

Er Totti. Totti entra in un negozio dielettronica e dice:- Aho... vojo compra' 'no stereo!Il commesso: - Sony?- No... io nun so' capace!

Grazie mamma

Ridi, Ridi,ca mammaha fattu ignocchi!!

Tra amici. Nell'alcool ci sono si-curamente degli ormoni femminili;quando bevo non so guidare lamacchina e parlo molto.

SVAGO

78 Calabria Produttiva Calabria Produttiva 79

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ANTICIPAZIONI

81Calabria Produttiva80

CALABRIA VOLI

SACALLAMEZIAAIRPORT

Società Aeroportuale Calabrese S.p.A.c/o Aeroporto Internazionale 88040 Lamezia

Terme (CZ) tel.+39 0968.414333

Le informazioni contenute in questa pagina sono pubblicate grazie alla Torrefazione Caffè Arnone

1 3 4 7 2 5 9 8 67 6 5 9 3 8 4 1 28 2 9 6 1 4 3 7 52 4 1 8 6 3 7 5 96 9 7 4 5 1 2 3 85 8 3 2 7 9 1 6 49 5 2 1 8 7 6 4 33 7 6 5 4 2 8 9 14 1 8 3 9 6 5 2 7so

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altro

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Periodo Compagnia Per Da Partenza Arrivo FrequenzaAP AIRONEAZ ALITALIA

VARIE9-05-2008 30-06-2008 FR 5192 BGY SUF 6:30 8:10 5 730-03-2008 25-10-2008 2L 344 ZRH SUF 6:20 8:20 731-03-2008 24-10-2008 AZ 1169 FCO SUF 7:20 8:30 1234564-04-2008 24-10-2008 2L 344 ZRH SUF 6:40 8:40 530-03-2008 25-10-2008 AP 3402 FCO SUF 8:40 9:45 12345674-04-2008 24-10-2008 FR 9453 STN SUF 5:55 9:50 530-03-2008 22-10-2008 FR 9453 STN SUF 6:10 10:05 1 3 730-03-2008 25-10-2008 AZ 1163 FCO SUF 9:15 10:25 12345672-04-2008 19-10-2008 FR 6936 PSA SUF 9:25 11:00 330-03-2008 19-10-2008 FR 6936 PSA SUF 10:05 11:35 730-03-2008 25-10-2008 AB 5290 MUC SUF 10:15 12:15 424-04-2008 4-05-2008 AP 6818 TRN SUF 10:45 12:25 1 4 730-03-2008 25-10-2008 AZ 1175 LIN SUF 10:50 12:30 123456730-03-2008 25-10-2008 AP 6826 LIN SUF 11:00 12:35 123456730-03-2008 25-10-2008 6P 2032 VRN SUF 11:10 12:50 1 531-03-2008 9-04-2008 FR 6936 PSA SUF 12:05 13:35 1 530-06-2008 20-10-2008 2L 344 ZRH SUF 12:10 14:10 130-03-2008 25-10-2008 AP 3408 FCO SUF 13:05 14:15 123456730-03-2008 25-10-2008 AZ 1165 FCO SUF 13:10 14:20 123456716-04-2008 22-10-2008 FR 6936 PSA SUF 13:00 14:30 330-03-2008 25-10-2008 AB 5290 MUC SUF 12:45 14:45 730-03-2008 25-10-2008 6P 2032 VRN SUF 13:10 14:50 716-04-2008 25-10-2008 6P 2032 VRN SUF 13:15 14:55 330-03-2008 25-10-2008 FR 5192 BGY SUF 14:40 16:20 2 4 630-03-2008 25-10-2008 AP 2980 BLQ SUF 15:30 16:55 12345677-06-2008 18-10-2008 8I 2042 VCE SUF 15:15 16:55 630-03-2008 25-10-2008 8I 2042 VCE SUF 16:10 17:35 1 3 5 730-03-2008 25-10-2008 AP 6820 TRN SUF 16:35 18:15 123456730-03-2008 25-10-2008 AZ 1167 FCO SUF 17:15 18:25 12345677-04-2008 25-10-2008 VE 8262 MXP SUF 18:05 19:50 12345677-06-2008 18-10-2008 8I 4018 BLQ SUF 19:45 21:30 630-03-2008 25-10-2008 8I 4018 BLQ SUF 20:10 21:35 1 3 5 75-04-2008 25-10-2008 VE 8268 LIN SUF 19:00 20:40 123456730-03-2008 24-10-2008 AZ 1173 FCO SUF 20:40 21:50 123456730-03-2008 3-04-2008 VE 8268 LIN SUF 20:15 21:55 123456730-03-2008 25-10-2008 AP 3406 FCO SUF 21:20 22:25 12345671-04-2008 24-10-2008 AZ 0995 FCO SUF 1:20 2:50 23456

Periodo Compagnia Per Da Partenza Arrivo Frequenza

30-03-2008 25-10-2008 AP 3401 SUF FCO 6:35 7:40 123456730-03-2008 27-10-2008 AZ 1162 SUF FCO 6:40 7:55 12345679-05-2008 30-06-2008 FR 5193 SUF BGY 8:35 10:15 5 730-03-2008 25-10-2008 2L 345 SUF ZRH 9:00 11:00 731-03-2008 24-10-2008 AZ 1164 SUF FCO 9:15 10:25 1234564-04-2008 24-10-2008 2L 345 SUF ZRH 9:25 11:25 530-03-2008 25-10-2008 AP 6821 SUF TRN 10:30 12:10 12345674-04-2008 24-10-2008 FR 9454 SUF STN 10:30 12:45 530-03-2008 22-10-2008 FR 9454 SUF STN 10:30 12:45 1 3 730-03-2008 25-10-2008 AZ 1166 SUF FCO 11:15 12:30 12345672-04-2008 19-10-2008 FR 6937 SUF PSA 11:25 13:00 330-03-2008 19-10-2008 FR 6937 SUF PSA 12:00 13:35 730-03-2008 25-10-2008 AB 5291 SUF MUC 13:00 15:00 424-04-2008 4-05-2008 AP 6819 SUF TRN 13:10 14:50 1 4 730-03-2008 25-10-2008 AZ 1174 SUF LIN 13:20 15:00 123456730-03-2008 25-10-2008 AP 2981 SUF BLQ 13:20 14:45 123456730-03-2008 25-10-2008 6P 2031 SUF VRN 13:40 15:20 1 531-03-2008 9-04-2008 FR 6937 SUF PSA 14:00 15:35 1 530-06-2008 20-10-2008 2L 345 SUF ZRH 14:50 16:50 130-03-2008 25-10-2008 AP 3409 SUF FCO 15:00 16:05 123456730-03-2008 25-10-2008 AZ 1168 SUF FCO 15:00 16:15 123456716-04-2008 22-10-2008 FR 6937 SUF PSA 14:55 16:35 330-03-2008 25-10-2008 AB 5291 SUF MUC 15:30 17:30 730-03-2008 25-10-2008 6P 2031 SUF VRN 15:40 17:20 716-04-2008 25-10-2008 6P 2031 SUF VRN 15:40 17:20 330-03-2008 25-10-2008 FR 5193 SUF BGY 16:45 18:25 2 4 630-03-2008 25-10-2008 AP 6827 SUF LIN 18:00 19:35 12345677-06-2008 18-10-2008 8I 4019 SUF BLQ 17:30 19:10 630-03-2008 25-10-2008 8I 4019 SUF BLQ 18:05 19:30 1 3 5 730-03-2008 25-10-2008 AP 3405 SUF FCO 19:00 20:05 123456730-03-2008 25-10-2008 AZ 1170 SUF FCO 19:05 20:20 12345677-04-2008 25-10-2008 VE 8263 SUF MXP 20:20 22:10 12345677-06-2008 18-10-2008 8I 4018 SUF VCE 22:05 23:45 630-03-2008 25-10-2008 8I 4018 SUF VCE 22:05 23:25 1 3 5 75-04-2008 25-10-2008 VE 8269 SUF LIN 21:20 22:55 123456730-03-2008 3-04-2008 VE 8269 SUF LIN 22:35 0:15 123456731-03-2008 24-10-2008 AZ 0994 SUF VBS 22:53 0:18 12345

80 Calabria Produttiva

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La Di.A.Cos., rappresenta oggiuna realtà importante nella for-nitura di distributori automatici

essendo rivenditore autorizzato perla Calabria dei prodotti LavazzaEspresso Point e Lavazza Blue.L’Azienda propone l’installazione,presso l’abitazione e l’ufficio, dimacchine da caffè con la formuladel comodato d’uso gratuito conconsegna in 24 ore lavorative dallarichiesta, ed offrendo la più com-pleta e totale assistenza in caso diguasto o malfunzionamento dellamacchina.

Le macchine sono studiate per es-sere installate in uffici, abitazioni epiccole comunità ed apprezzateperché soddisfano i gusti di tutti gliutenti distinguendosi per la loro faci-lità d’uso e la qualità delle bevandeerogate.Il tutto certificato dalle norme euro-pee e sanitarie vigenti.Per avere questa meraviglia d’inge-gneria, la Di.A.Cos. chiede a tuttigli utenti che ne fanno richiesta,l’acquisto di un minimo di bevandeal mese, in confezioni complete ditutto l’occorrente (bicchieri, palette e

zucchero) senza nessun tipo di con-tratto e liberi di scegliere il servizioo interromperlo qualora non fossepiù gradito.La Di.A.Cos. srl si augura di poterannoverare tutti i clienti di CalabriaProduttiva nelle file dei suoi clientiche ormai da anni gestisce con se-rietà e professionalità.

Allora non resta che augurarebuona tazzina di caffè a tutti.

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