GuareschiSu_IlGrandeDiario

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Politica

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  • IL DIARIO INEDITO DI GIOVANNINO GUARESCHI di Alessandro Ferioli Finalmente, in occasione del centenario della nascita di Giovannino Guareschi, i figli Alberto e Carlotta ci regalano gli inediti dal lager del loro pap, con il titolo Il grande diario: Giovannino cronista del Lager: 1943- 1945 (Milano, Rizzoli, 2008). Si tratta di un materiale copioso ed eterogeneo, che costituisce il vero e autentico

    diario guareschiano che lo scrittore non volle mai pubblicare, preferendo piuttosto dare alle stampe, nellimmediato dopoguerra, quel Diario clandestino che raccoglieva gli articoli scritti per i giornali parlati recitati nelle baracche con laccompagnamento musicale di Coppola. Delle cartelle contenenti il vero diario di prigionia, molte finirono riciclate per volont dello stesso scrittore, che

    ne impieg il verso per schizzi e appunti; altre finirono distrutte e solo una carpetta con un centinaio di fogli si fortunosamente salvata. Il materiale contenuto in questo Grande diario proviene dunque dalla carpetta sopravvissuta e da fogli sparsi impiegati dallo scrittore a nuovo ed altro uso, a cui s aggiunta unaltra fonte di primordine: due taccuini sui quali Guareschi raccolse, fin dai primi giorni dellinternamento, testimonianze sulla situazione dei vari fronti di guerra, sulle

    vicende dell8 settembre 1943 e successive, sino alla liberazione del Campo di Wietzendorf per opera degli Alleati e al rimpatrio. Ne risulta una vera e propria summa di fatti piccoli e grandi, eroici e meschini, che sarebbe stata certamente di grande utilit allo stesso Guareschi per un ampio reportage sullodissea dei prigionieri italiani in Germania, e che oggi, a tanti anni di distanza, costituisce una mole significativa di fonti coeve per la storiografia.

  • Sono innumerevoli gli episodi raccolti dalla viva voce dei protagonisti sui fronti di guerra. Uno per tutti, quello del guardiamarina di Cefalonia, escluso per errore dal gruppo degli ufficiali che dovevano essere fucilati, il quale grid dessere anchegli ufficiale e poi segu serenamente la sorte dei colleghi. Quanta distanza tra leroismo impetuoso, ma cosciente, del giovane ufficiale di prima nomina rispetto a quel colonnello che dice: Io non saluto mai gli ufficiali tedeschi (passa uno e lo saluta) eccetto naturalmente quelli della cucina (p. 248). Poi se ne parte subito per Berlino, promettendo a vuoto di ritornare. Il Grande diario ha per anche il pregio, per chi lo sappia leggere, di rimettere in discussione alcuni tasselli della memoria

    dellinternamento che, disposti un po frettolosamente e mai verificati con attenzione, non convincono del tutto. A cominciare da quel tassello, cos poco persuasivo, che pretenderebbe sofferenze immani per tutti gli internati. In realt non fu proprio cos, poich sappiamo che, se i disagi furono generalizzati, la sofferenza vera e propria non fu equamente distribuita: a patire pi di tutti furono coloro che, al momento della cattura, poterono

    portare con s pochi oggetti di un qualche valore e coloro che, provenendo dalle regioni del Meridione, non ebbero per lo pi la possibilit di corrispondere con i propri cari n di ricevere pacchi, dovendosi cos affidare alla solidariet (spesso alla carit) dei colleghi. Annotava Guareschi alla data del 19 novembre 1943: C gente che crepa di fame e la tubercolosi lischeletrisce, e gente, invece, che banchetta e ingrassa. C gente che, durante le perquisizioni, stata spogliata di tutto e non ha un pezzo di sapone per lavarsi n una maglia per coprirsi. C gente, invece, che ha dei bauli gonfi di roba. C gente che non ha un millesimo e gente, invece, che ha le borracce piene di sterline doro (p. 267).

  • Anche le motivazioni resistenziali oggi osannate quasi del tutto acriticamente, a testimonianza di un altro tassello della storia degli internati militari non correttamente collocato non ebbero quella solidit che si potrebbe pensare: in un lungo e amaro pezzo sui giovani , Guareschi sfogava il proprio disprezzo per coloro che avevano scelto il lager per opportunismo: Sono rimasti qui perch, secondo i loro calcoli, era pi conveniente rimanere. Adesso lo dicono chiaramente: Non mi frega niente del re o di Badoglio: io non voglio combattere!. Praticano il mercato nero con astuzia spietata: contendono ai vecchi di cinquantanni il posto pi comodo nelle lettiere, la razione che sembra migliore. Non riconoscono differenze di grado o di et (p. 375). Di costoro,

    che secondo Guareschi rappresentano letica vivente del fascismo, molti avrebbero poi rivendicato una purezza resistenziale tuttaltro che incontaminata. Sicch oggi, se pur vero che la resistenza degli internati militari continua a essere sottovalutata rispetto al suo peso sostanziale, appare francamente fuori luogo pretendere (come pure taluni vorrebbero) che essa abbia avuto motivazioni pi profonde o pi nobili della lotta partigiana: gli uomini sono sempre soli di fronte alle scelte, in definitiva, e di esse possono rispondere soltanto individualmente. Il lager esalta leroismo di pochi, dicevamo dunque, ma accanto a questo anche la pochezza di molti. Cos apprendiamo

    (io non lo sapevo) che il 23 agosto 1945 Guareschi rimase

    ferito al volto e allocchio destro per lo scherzo di un miserabile

    che aveva messo un tubo esplosivo nella stufa utilizzata

    per riscaldare il cibo (p. 541); e apprendiamo anche che, il

    17 maggio precedente, un ufficiale che sanguinava come una

    fontana a causa di un incidente, era stato scacciato dallinfermeria

    comune e invitato a rivolgersi allinfermeria ufficiali (p.

    504). Ma accanto ai miserabili basta una sola figura per infondere

    nuovamente coraggio e determinazione: quella del tenente

    di vascello Giuseppe Brignole1, a cui offrirono il ritorno in

    patria senza coinvolgimenti con la Repubblica Sociale Italiana

    (gratuitamente, scrive Guareschi) e che rifiut. Mi domando

    che cosa si aspetti, ancora, a tributare a quelluomo un

    riconoscimento adeguato per lopera svolta nei Campi di prigionia

    germanici.

  • Unultima osservazione, a questo punto, simpone. Stante la

    quantit di materiale raccolto a caldo nei lager, e le numerose

    interviste ai compagni di prigionia, Guareschi poteva essere

    ritenuto, durante la prigionia e anche dopo, uno tra gli intellettuali

    meglio informati delle vicende degli internati militari,

    capace di disporre di informazioni in forma cos copiosa da

    garantirgli una visione complessiva del fenomeno dellinternamento

    in Germania. Da qui derivano il suo indiscutibile

    ruolo di leader morale e la sua particolare e profondissima

    consapevolezza resistenziale; luno e laltra fondati su solide

    basi di comprensione, costruite attraverso un lavoro giornalistico

    compiuto in grado eroico. Occorre inoltre ricordare che

    i sentimenti antinazisti e antifascisti non erano affatto comuni

    a tutti i deportati, e che per molti italiani i tedeschi erano

    ancora gli alleati assieme ai quali essi avevano combattuto

    lealmente sui fronti di guerra. Soltanto una cognizione approfondita

    del comportamento tenuto dalle truppe germaniche

    nei diversi teatri di guerra poteva mettere in condizione di

    esercitare una serena e obiettiva critica verso lex-alleato e

    verso chi aveva condotto il proprio paese alla rovina.

    In Guareschi la conoscenza, attraverso le interviste sul

    campo, diviene stimolo alla resistenza e, assieme, si trasfigura

    artisticamente negli innumerevoli pezzi giornalistico-letterari,

    disegni, vignette e favole attraverso cui egli seppe esprimere

    il bisogno del sodato italiano di salvare la dignit calpestata

    dagli eventi storici. Il Grande diario, con tutte le testimonianze

    che contiene (e quelle andate perdute!), sarebbe

    apparso forse troppo crudo nellimmediato dopoguerra, troppo

    polemico nei confronti degli stessi italiani internati, mettendo

    in evidenza il carattere cos grossolano e opportunistico

    di una certa parte di coloro che avevano popolato i lager. Di

    quel reportage cos minuzioso, allora, nessuno in Italia sentiva

    il bisogno; al contrario i pezzi dei giornali parlati, raccolti

    nel Diario clandestino, apparivano pi leggeri, capaci di condensare

    in poche battute la sorte di tutti, internati e non internati.

    Erano gi letteratura, insomma, e come tali dovettero

  • apparire preferibili per la pubblicazione.

    Buon Compleanno, 6865!

    Il primo maggio 2008 nostro padre Giovannino Guareschi avrebbe compiuto

    cento anni.

    Da anni, per ricordarlo, in questa data si celebra una Messa a Roncole

    Verdi, a due passi dal piccolo cimitero nel quale riposa. Sulla sua tomba la

    sua maschera in bronzo accoglie i visitatori con unespressione tra il

    corruccio e il disgusto . Nella terra, appoggiata al basamento piantata la

    croce in filo spinato che gli ex Internati Militari di Bologna ci hanno

    consegnato. Al termine della Messa si rimane qualche minuto a ricordarlo

    con alcuni ex IMI e amici. Questanno si pensato invece di celebrare la

    Messa al suo paese natale, nella chiesa nella quale stato battezzato e,

    ricordando il suo attaccamento alla tradizione, la Messa stata celebrata in

    latino. Cerano tutti: i suoi compagni di Lager che hanno dimenticato quel

    giorno il peso degli anni e della malattia, i suoi compaesani, i suoi famigliari

    e gli amici, vecchi e nuovi. Non un mare di curiosi, ma tanta gente che gli

    vuole davvero bene. Davanti alle vecchie scuole, ristrutturate e trasformate

    in museo, gli stato dedicato un monumento che lo ritrae fermo sulla

  • bicicletta, come fosse in procinto di ripartire per un giro nelle stradette della

    Bassa. Al pomeriggio, nella piazza di fianco alla casa natale, Egidio Bandini

    ha letto alcuni brani nei quali nostro padre parla del suo paese, e il Maestro

    Martani, con il suo Concerto a fiato ha suonato le pi belle e antiche

    musiche dei Cantoni, tante volte citate da nostro padre. Assisteva,

    composto e attento, il vero Peppone, ovvero Giovanni Faraboli, creatore

    delle cooperative socialiste nella Bassa, dallalto del piedestallo del suo

    monumento.

    E la giornata volata serena, proprio come dovrebbero essere le feste del

    compleanno.

  • DIARIO DEL LAGER

    Il libro segreto di Guareschi per sopravvivere ai nazisti

    Rizzoli pubblica le memorie inedite di Giovannino scritte in Polonia nel

    campo di concentramento. Lui voleva bruciarle, i figli le hanno recuperate

    EGIDIO BANDINI

    Non muoio neanche se mi ammazzano! Questo il motto arcifamoso che

    Giovannino Guareschi coni appena arrivato a Czestochowa, quando, pur

    sotto gli occhi delle guardie naziste, un bambino corse via dalla madre per

    porgere allInternato militare italiano numero 6865 una mela. Sulla

    corteccia rossa e lucida della mela vedo limpronta dei dentini del bimbo e

    penso a mio figlio, scrive Guareschi. Lo zaino non mi pesa pi, mi sento

    fortissimo. Lo debbo rivedere, il mio bambino: il primo dovere di un padre

    quello di non lasciare orfani i suoi figli. Lo rivedr. Non muoio neanche se

    mi ammazzano! . Di momenti come questo fatto quello che Guareschi

    chiamava Gran Diario. Lo scrisse dopo la prigionia, ma decise di non

    pubblicarlo, per rispetto dei suoi compagni che non lavevano autorizzato.

    Oggi, dopo 60 anni e oltre dalla liberazione degli internati, le memorie

    saranno pubblicate grazie a Carlotta e Alberto (i figli di Giovannino) per

    Rizzoli (col titolo Il grande diario, in uscita a fine maggio).

    Nel testo si raccontano i due anni di prigionia che lo scrittore pass nei

    lager nazisti assieme ad altri 640.000 internati militari italiani: 200 generali,

    3.000 ufficiali superiori ed anziani, 23.000 ufficiali inferiori, 16.000

    sottufficiali, 594.000 graduati e soldati, 3.000 civili militarizzati.

    Catturato dai tedeschi

    Due anni nei campi di concentramento, che iniziarono con un increscioso

    incidente accaduto a Milano e che Giovannino descrive cos, in una lettera

    del 1964 ad una professoressa di lettere:

    Per cause indipendenti dalla mia volont, scoppi la guerra mondiale. Io

    ero stato fascista dal 1922 quando avevo 14 anni: venni arrestato nel 1942

  • dai fascisti per aver comunicato al rione Gustavo Modena, Ciro Menotti,

    Castelmorrone ci che in quel momento pensavo di tutta la faccenda. Per

    salvarmi dal processo, mi fecero richiamare:

    l8 settembre del 1943 fui catturato dai tedeschi che gentilmente mi

    domandarono se preferivo continuare a combattere assieme a loro o se

    preferivo essere mandato in campo di concentramento. Risposi che avevo

    deciso di continuare la guerra per conto mio e, cos, mi ritrovai in un

    campo di concentramento presso Varsavia in Polonia.

    Comincia cos la drammatica avventura di un umorista nel lager; lincontro

    con la generosit di un bambino che se ne infischia degli invasori per

    aiutare un uomo affamato e, ben presto, con la consapevolezza di essere

    dimenticati da tutti, visto che la figura dellInternato militare era nuova, non

    contemplata dai trattati e neppure la Croce Rossa avrebbe potuto aiutare

    Guareschi e gli altri 640.000 italiani che, come lui, avevano scelto di dire no

    ai nazisti.

    Passano quasi cinque anni e a Giovannino viene lidea di scrivere un diario

    della prigionia:

    nasce Diario Clandestino, lopera pi importante di Guareschi, il ritratto

    disincantato e preciso di quanto accadde in quei giorni interminabili, il

    racconto di ci che fecero molti internati per rendere meno disperata la vita

    nei lager, dai giornali parlati ai tornei di bridge e di bocce, dalle lezioni

    universitarie alle rappresentazioni teatrali, alle trasmissioni virtuali di Radio

    B 90.

    Un diario sui generis, dal momento che nasce dalle ceneri del vero diario:

    In verit io avevo in mente di scrivere un vero diario e, per due anni,

    annotai diligentissimamente tutto quello che facevo o non facevo, tutto

    quello che vedevo e pensavo. Anzi, fui ancora pi accorto: e annotai anche

    quello che avrei dovuto pensare, e cos mi portai a casa tre librettini con

    dentro tanta di quella roba, da scrivere un volume di duemila pagine. E

    appena a casa misi un nastro nuovo sulla macchina per scrivere e cominciai

    a decifrare e sviluppare i miei appunti, e dei due anni di cui intendevo fare

    la storia non dimenticai un solo giorno. Fu un lavoro faticosissimo e

    febbrile: ma, alla fine, avevo il diario completo.

    Allora lo rilessi attentamente, lo limai, mi sforzai di dargli un ritmo

    piacevole, indi lo feci ribattere a macchina in duplice copia, e poi buttai

    tutto nella stufa: originale e copia. Credo che questa sia stata la cosa

  • migliore che io ho fatto nella mia carriera di scrittore: tanto vero che essa

    lunica di cui non mi sono mai pentito (...) Nomi, fatti, responsabilit,

    considerazioni di carattere storico e politico, tutto stato bruciato e doveva

    bruciare assieme alle cartelle del diario.

    La voce del prigioniero 6865

    Perci, a Guareschi non rest che utilizzare la parte del lavoro scritta per il

    lager: Oltre agli appunti del diario da sviluppare poi a casa, scrissi un

    sacco di roba per luso immediato. La roba che, nelle mie intenzioni dallora,

    doveva essere scritta e servire esclusivamente per il lager e che io non

    avrei dovuto mai pubblicare fuori del lager. E invece fu proprio questa la

    roba che mi parsa ancora valida. E, disperse al vento le ceneri del Gran

    Diario, ho scelto nel pacchetto di cartaccia unta e bisunta qualche foglietto,

    ed ecco il Diario clandestino.

    lunico materiale autorizzato, in quanto io non solo lho pensato e lho

    scritto dentro il lager: ma lho pure letto dentro il lager. Lho letto

    pubblicamente una, due, venti volte, e tutti lhanno approvato. la voce del

    numero 6865 che parla. la stessa voce di allora.

    Sono gli stessi baffi di allora. Non ho aggiunto niente: ho bruciato il famoso

    diario perch non avevo il diritto di dire sul nostro lager cose che non

    fossero state approvate dai miei compagni di lager. Da quelli vivi e da quelli

    morti. Perch bisogna anche tener conto dei Morti, nella vera democrazia.

    In realt, per, le cose non andarono proprio cos. Una parte consistente del

    Gran Diariosi salvata dal furore ustorio di Giovannino, grazie ad una sua

    inveterata abitudine: utilizzare il verso dei dattiloscritti o dei quaderni per

    annotare spunti e idee per racconti, indici di volumi, scalette di romanzi.

    Qualcuno dei quadernetti di appunti and effettivamente a finire nella stufa

    di casa Guareschi, ma si salvarono un centinaio di fogli del dattiloscritto

    definitivo (certamente accantonati in attesa di utilizzarne il lato non scritto)

    racchiusi in una carpetta infilata in una cassa utilizzata nel trasloco

    dellarchivio guareschiano da Milano alla nuova casa di Roncole Verdi nel

    1952, oltre ai due taccuini che servirono allo scrittore nel 1946 per scrivere

    il Diario Clandestino e alle due agende nelle quali Guareschi, cronista della

    vita nel campo di concentramento descrive, dall8 settembre 1943 giorno

    della sua cattura ad Alessandria - fino al 28 agosto 1945 - giorno del suo

    rimpatrio - le tappe giornaliere della prigionia.

  • Questo materiale stato ritrovato da Alberto e Carlotta Guareschi quando si

    misero a cercare i disegni fatti nel lager per una mostra in occasione del

    sessantesimo anniversario dalla liberazione degli internati. Durante le

    numerose incursioni nello sterminato archivio paterno, poi, emersero altri

    fogli dattiloscritti, gi usati sul verso per alcune brutte di racconti o

    sceneggiature.

    Rispettando la volont chiaramente espressa dal padre, Carlotta e Alberto,

    al di l dellutilizzo di qualche brano nellautobiografia Chi sogna nuovi

    gerani e nel volume Ritorno alla base, decisero di non pubblicare il Gran

    Diario e non toccarono pi quei fogli.

    Con lattuale riordino dellarchivio a Roncole Verdi, per, sono tornati sotto

    gli occhi i taccuini, i dattiloscritti e le agende che, nel centenario dalla

    nascita di Giovannino Guareschi, a sessantatre anni dalla fine della Seconda

    guerra mondiale, hanno assunto tuttaltro interesse: un interesse storico.

    Ecco, allora, che il Gran Diario ha preso forma, partendo dagli scarni

    appunti delle agende, in cui Guareschi annotava la cronaca suddividendola

    in due parti: nella prima Giovannino segna una sorta di bollettino, sulla

    stagione, sullumore e sulla salute: le f significano fame e la lunghezza

    della serie di f varia a seconda dellintensit della fame.

    La vittoria sulla barbarie

    Nella seconda parte la cronaca telegrafica sulla vita del lager e, spesso, il

    commento ai temi del giorno. Il Gran Diario vedr la luce proprio

    questanno come omaggio al momento fondamentale nella vita e nella

    formazione di Guareschi, quella prigionia dalla quale lo stesso Giovannino

    dice di essere uscito vittorioso perch, nonostante tutto e tutti, io sono

    riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno.

    Fummo peggio che abbandonati, ma questo non bast a renderci dei bruti:

    con niente ricostruimmo la nostra civilt. Non abbiamo vissuto come bruti:

    costruimmo noi, con niente, la Citt Democratica. E se, ancor oggi, molti dei

    ritornati guardano ancora sgomenti la vita di tutti i giorni tenendosene al

    margine, perch limmagine che essi si erano fatti, nel lager, della

    Democrazia, risulta spaventosamente diversa da questa finta democrazia

    che ha per centro sempre la stessa capitale degli intrighi e che ha filibustieri

    vecchi e nuovi al timone delle vecchie navi corsare.

    Leggeremo il Gran Diario con tutta la commozione e la piet che

    Guareschi prov nellannotare quei giorni di sofferenza e di fame, ma anche

  • con lo stesso spirito che egli stesso mise nelle Istruzioni per luso del

    Diario clandestino concludendole cos:

    Comunque il libro qui. Se la vedano i miei ventitr lettori. Se non va

    bene, vuol dire che

    la prossima prigionia far meglio.

    LAUTOCARICATURA

    Nella foto, unautocaricatura che Guareschi disegn nel lager di

    Czestochowa, nei pressi di Varsavia.

    Nella scritta sopra lautoritratto sono visibili le cifre 6865, che erano il

    numero del prigioniero Guareschi.

    Lo scrittore rimase nei campi nazisti per due anni. Era stato arrestato dopo

    larmistizio dell8 settembre

    1943, perch si era rifiutato di disconoscere lautorit del Re.