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Ridolfo Capoferro Gran Simulacro dell’arte e dell’uso della scherma a cura di Giovanni Rapisardi

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Ridolfo Capoferro

Gran Simulacrodell’arte e dell’uso della scherma

a cura di Giovanni Rapisardi

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Proprietà letteraria riservata

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Alla Mamma di Spade,mia prima Maestra

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PPrreeffaazziioonnee

Il Gran Simulacro dell’Arte e dell’Uso della scherma di RidolfoCapoferro, è il miglior rappresentante e pietra di paragone della scherma sei-centesca.

Si può dire che la scherma, così come è conosciuta oggi, comincia daqui, sia da un punto di vista teorico, che pratico, nonostante il retaggio di verae propria disciplina da combattimento resti quanto mai vivo e presente; lascherma di punta si sostituisce a quella del taglio, il gioco in linea dritta sinte-tizza la perfezione dell’azione schermistica e la trattazione si concentra sempredi più sulla spada sola.

Come già per i trattati di Fiore de’ Liberi e Achille Marozzo, anchequello del Maestro di Cagli è stato completamente ritrascritto e annotato, conun modesto tentativo di correzione degli evidenti errori di stampa presenti euna personale panoramica sulla scherma di striscia, desunta dal confronto ditrattati coevi e non e dalla sperimentazione pratica.

Spero che anche quest’opera possa riscuotere il gradimento delle dueprecedenti, e, restando sempre attento a ogni critica per migliorare il lavoro diricerca sulla scherma storica, mi firmo, come d’abitudine,

Voster in armis (et sine armis)

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AL SERENISSIMO SIGNORE DON FRANCESCOMARIA FELTRIO DELLA ROVERE

DVCA SESTO D’VRBINO.

OGNI Padre (Serenissimo Signor Duca) acciò che i figliuoli suoiacquistin reputatione, procaccia lor qualche luogo in qualche nobil Corte edi qualche protetione li provede, la maggiore che può. Così fo io, il quale,trovandomi il presente libro d’Ammaestramenti di Scherma, parto dellaparte migliore di me stesso, procuro di mandarlo in Corte, e perchè son piùcari d’ogn’altro i parti dell’intelletto, supplico V. A. a concedergli qualcheluogo nella sua Corte, la quale essendo un perfetto compendio del mondo,considerato perfetto, mostra in sè quanto di bello e di buono si trova nelmondo istesso, e dedicandolo al Serenissimo DON FEDERIGO suo Figlio, ilraccomando alla sua protetione; il quale, benchè fanciullo in fasce, e scherzie rida, par nondimeno che ci ravvolga per le sue mani trionfi e spoglie e,come novello Alcide, con pargoletta mano, non ancor pari alle voglie,minaccia l’Idra, uccide i Serpenti, poichè nell’aspetto suo generoso rilucersi vede la grandezza de’ suoi maggiori, la magnanimità, il valore e l’innu-merabili altre virtù che hanno stancati i maggiori e più famosi Istoriografi, eche lui renderanno, sopra ogni nominato Principe, e nominato ed illustre,alla quale eminenza si basterebbono in vero le sole virtù dell’A. V., innumero ed in qualità così grandi che ella può venir direttamente chiamataimitator diligente della perfettione di DIO. Non si maravigli dunque l’A. V.se io bramo d’introdur nella sua Serenissima Casa e d’appoggiare alla pro-tetion del Serenissimo PRINCIPE suo Figliolo quaesto mio libro, ma consi-derando qual sia la forza dell’affetto paterno mi scusi dell’ardimento mio.Io, certamente considerata la singolar benignità molto propria di V. A. e delsuo Serenissimo Sangue, non posso non fermamente sperare che l’AA. VV.,senza riguardar la bassezza del suggetto, il favoriranno compiutamente delpotentissimo favor loro. Ma dove pur non fusse convenevole all’Altezzaloro ricevere a tanta gratia cotanta bassezza, consentino almeno (di chehumilmente le suplico) che starsene possa nella publica sala del lor RegioPalazzo e ne gli altri publici luoghi del loro ampio Dominio, chè molta glo-ria etiamdio sarà il poter solamente haver luogo fra quegli che si sonohumilmente dedicati a servire e riverire le VV. SS. AA., alle quali prego dalSignore Iddio intera e perpetua felicità.

Di Siena, il dì 8. Aprile. 1610.

Di V. A. S. Umilissimo Suddito e Devotissimo Servo

Ridolfo Capoferro da Cagli

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A I B E N I G N I L E T T O R IRIDOLFO CAPOFERRO DA CAGLI

NON è la mia intentione di tenervi a bada con pompose & splendideparole nel raccomandarvi la professione dell’arme, che io fo. Essa, sublima-ta nel debito grado al suo merito, da per sè si pregia & honora assai, & tut-tavia loda & commenda la grandezza & il valor di quegli che degnamenteportano la spada a lato. Tra i quali, hoggi gloriosamente risplendel’Illustrissimo Signor SILVIO PICCOLOMINI Gran Priore della Religione de’Cavalieri di Santo Stefano in Pisa & Generale dell’Artiglierie e Mastro diCamera di S. A. S., perciò che non pure è fornito, a pieno & con meravi-glioso avantaggio di questa, della spada, ma ancora d’ogni altra arteCavalleresca, come l’heroiche sue attioni appresso l’istesso, con istupore ditutti, appresso si manifestano. Ma per tornare alla spada, dico ella esserearme sopra ad ogn’altra nobilissima, nel cui maneggio il più dell’industriadell’arte della Scherma honoratamente s’impiega, perciò che secondo il miogiuditio il portar l’arme solo non fa l’opera intera; & non è quello che faessentiale differenza da un huomo compiutamente valoroso a un vile &codardo, ma sì bene la professione, ch’altrui fa di saperle adoprare valoro-samente in legittima difesa di se stesso & della Patria sua, la quale vera-mente nessuno può fare con suo honore, se prima non s’humilia & sotto-mette alle leggi & regole della disciplina della scherma; la quale a guisa dicote affinando & assottigliando il valore, lo riduce al colmo della sua veraperfettione. Laonde essendo questa scienza sì lodevole & tanto pregiata chesoperchio, anzi opera perduta, sarebbe voler prendere l’assunto di racconta-re tutte le sue eccellenze, non credo che in me habbia da cadere verunariprensione perchè mi sia messo a stringerla nei termini di certi brevi, infal-libili & ben ordinati precetti, schivando al più possibile la cieca & oscuraconfusione, l’ingannevole e fallace incertezza & la disutile ed ambitiosaprolissità. Hora, sì come per la conoscenza delle deboli forze mie non pre-sumo che la felicità del successo habbia del tutto risposto al fervore del mioardentissimo desiderio, così m’assicuro che la mia honesta & cordial faticanon mi sia riuscita vana a fatto, rimettendomi in ciò al paragone di chiinnanzi me trattarono il medesimo suggetto. Per la qual cosa, confidatonella virtù di quello dal cui favore tutte le gratie in noi discendono, sperofermamente che da questi miei più fedeli che appariscenti ammaestramenti,sia per tornare non meno a voi utile e diletto, che a me una piccola particelladi quel dolce saggio della vera gloria, che a gli animi grati sempremai piacedi cortesemente porgere a chi con sincerità di cuore si va continuamenteaffaticando ne’ loro honorati servigij.

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T A V O L A G E N E R A L ED E L L’A R T E D E L L A S C H E R M A

1 Capitolo primo della scherma in generale.2 Nel secondo Capitolo si contiene la difinitione della scherma &

la sua dichiaratione.3 Nel terzo si abbraccia la division della scherma & si tratta della

sua prima parte, ch’è posta nella conoscenza della spada.4 Nel quarto si tratta della seconda parte della scherma & della

misura.5 Nel quinto si ragiona del tempo.6 Nel sesto si tratta della positura della persona & primieramente

della testa.7 Nel settimo si tratta della vita.8 Nell’ottavo delle braccia.9 Nel nono si tratta delle coscie, gambe, piedi & del passo.10 Nel decimo si ragiona della difesa & della guardia.11 Nell’undecimo si tratta del cercare la misura stretta.12 Nel duodecimo si tratta del ferire.13 Nel decimoterzo del pugnale.

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C A P I T O L O I

Della scherma in generale.

1 Non è cosa al Mondo alla quale la Natura, savia Maestra & benignaMadre dell’universo, con maggior ingegno & più sollecitudine riguardi chealla conservatione di se stessa, della quale essendo l’huomo, sopra adogn’altra, nobilissima creatura, mostrandosi molto tenera della sua salute, loprovvide, come di singolar privilegio, della mano, con la quale non sola-mente va procurando tutte le cose necessarie per sustentatione della vita, masi arma ancor di spada, nobilissimo instrumento di tutti, per riparare &difendersi con essa contra qual si voglia assalto di forza nemica, peròsecondo la dritta regola del vero valore & dell’arte della scherma.2 Onde si puote chiaramente discernere quanto all’huomo sia necessa-ria, utile & honorata la detta disciplina & come che ad ogn’uno facciamestieri, & stia bene a quegli, & massimamente richiesta, i quali armati disingolar valore sono inclinati alla nobile professione della militia, alla qualequesta scienza è sottoposta, guisa di disciplina alternativa, o servente, sìcome la parte al tutto & il fine di mezzo all’ultimo fine è suggetto.3 Il fine della scherma è la difesa di se stesso, dalla quale ancora preseil suo nome, perchè schermire non vien a dire altro che difesa, e schermo &difesa sono parole di medesimo significato; onde si conosce il pregio, &l’eccellenza di questa disciplina, che ad ogn’uno debba essere tanto caraquanto ama la sua propria vita & la salute della Patria sua, essendo obbliga-to a spender quella amorevolmente & valorosamente in servitio di questa.4 Indi si vede ancora che la difesa è la principale attione nella scherma& che nessuno debba procedere all’offesa, se non per la via della legittimadifesa.5 Le cause efficienti di questa disciplina sono quattro: la Ragione, laNatura, L’Arte & l’Esercitio. La Ragione come dispositrice della Natura. LaNatura come virtù potente. L’Arte come regola & moderatrice della Natura.L’Esercitio come ministro dell’Arte.6 La Ragione dispone la Natura & il corpo humano alla scherma e suadifesa; nella Ragione si considera il giuditio & la volontà. Il giuditio discer-ne & intende quello che deve fare per sua difesa. La volontà l’inclina & sti-mula alla conservatione di se stesso.7 Nel corpo, il quale a guisa di servitore esseguisce i comandamentidella Ragione, si considera nella persona la giusta grandezza, nell’occhio lavivezza e nelle gambe, nella vita e nelle braccia la scioltezza, gagliardezza eprestezza.8 La Natura dispone & prepara la materia e l’abbozza e l’accommodaalquanto per ricever l’ultima forma & perfettione dell’Arte.9 L’Arte regola la Natura & con più sicura scorta ci guida per l’infalli-bile verità e per l’ordine de’ suoi precetti alla vera scienza della nostra difesa.10 L’Esercitio conserva, augmenta, istabilisce le forze dell’Arte, della

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Natura & oltre la scienza partorisce in noi la prudenza in molte particolarità.11 L’Arte riguarda alla Natura & vede che per la poca capacità dellamateria non può fare tutto ciò che intende di fare & però considera in moltiparticolari le sue perfettioni & imperfettioni, & a guisa d’Architetto ne pren-de & fa qualche bel modello e così affina & assottiglia le cose della naturadirozzate, riducendola a poco a poco al colmo della sua perfettione.12 Dalla Natura l’Arte ha preso, nel difendersi, il passo ordinario, laguardia terza per stare in difesa & la seconda & quarta per offesa, il tempo ola misura, sì come ancora la positura della persona con la vita, hora posatanella gamba manca per difendersi, hora spinta innanzi e caricata nella gambadritta per offendere.13 Perchè senza dubbio le prime offese furono quelle della pugna, nelfare alle quali si vede il passo ordinario, la terza, la seconda e quarta; si vedeancora che molti sanno fare alle pugna molto a tempo & a misura.14 Contro questa offesa delle pugna, senz’altro fu trovato dall’Arte ilbastone &, non bastando ancora questa difesa, il ferro; e credo io che di que-sta materia si facessero di mano in mano molt’armi diverse, ma sempre unapiù perfetta dell’altra, secondo che moltiplicavano le offese, in fin che fu tro-vata la spada, arme perfetta & proportionata alla giusta distantia, nella qualei mortali naturalmente si possono difendere.15 L’armi che di lunghezza eccedono la distantia della difesa & offesanaturale sono scommode & abborescenti dall’uso della conservation Civile,e le troppo corte son insidiose e con pericolo di vita; per il che nelleRepubbliche fondate nella Giustitia delle buone leggi e dei buoni costumisempre fu & è proibito di portar l’arme, onde possano nascere tradimenti &disaveduti homicidij. Anzi nella Republica Romana antica, ov’era idea d’unbuon governo, fu del tutto interdetto l’uso dell’armi & a nessuno per nobile egrande che fosse era lecito portare la spada o altr’arme fuor che nella guerra,& contro quelli che a tempo di pace si trovavano con armi, procedevanocome contro omicidiali.16 Et i soldati Romani, subito che arivavano a casa deponevano l’armiinsieme con l’habito soldatesco & repigliavano la veste lunga e Civile &attendevano alli studij & all’arti della pace, perchè nissuno Romano esercita-va il corpo (come dice Sallustio) senza l’ingegno: ogn’uno attendeva oltreallo studio della guerra ad uno offitio della pace, per cui desiderio le gravez-ze della guerra si sopportano; & però subito finita la guerra non s’intendevapiù nè Capitano, nè soldato, nè soldo nessuno.17 A questi tempi i soldati sono di maggior gravezza a i Principi & alleSignorie & maggiormente a i Popoli nel tempo della pace che della guerra,& perchè non sono avezzi ad altri studij che a quelli della guerra, odiano lapace & il più delle volte si fanno autori de turbolenti e cattivi consigli.18 Ma tornando alla nostra materia, dico che la spada sia arme utilissima& giustissima, perchè è proportionata alla distantia nella quale naturalmentesi fa l’offesa & tutte l’arme quanto più si discostano da questa distanza delladifesa & offesa naturale, tanto sono più bestiali & più avverse alla natura &

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però inutili alla conservation Civile: una è la strada della virtù & della veraragione, è quella faticosa & aspra, dalla quale la Natura mai si diparte; alvitio & all’ignorantia si discorre e sdrucciola per molte vie; una è la linearetta, la quale non sa fare se non l’artefice, le linee oblique sono infinite & lepuò fare ogn’uno. Onde vediamo a’ nostri tempi multiplicarsi l’offese e ledifese in infinito; l’arte & l’industria humana da principio imita la Natura &mentre che seguita l’orme sue è utile & giovevole al vivere humano, masubito ch’esce dalle pedate della Natura incomincia a tralignare dalla nobiltàdella sua origine & si precipita per li trabucchi della nocevol curiosità esprofonda la generation humana nell’abisso dell’ignoranza, conducendoladal secolo d’Oro nella bruttura del fango.19 Dalle forze della Natura, dell’Arte & dell’Esercitio, come cause effi-cienti della difesa delle quali fin’hora habbiamo trattato, nasce ogni vantag-gio & disvantaggio dell’armi, ma principalmente deriva dalla giusta altezzadella persona & dalla lunghezza della spada, perchè un huomo grande di per-sona & che porta una spada proportionata alla sua altezza, senza dubbioverrà prima a misura. In riguardo di questo, per soccorrere all’imperfettionenaturale di quegli che si trovano inferiori di grandezza, credo che sia prohibi-to in certi paesi di fare una lama di spada più lunga dell’altra, chè non parecosa giusta che quello ch’è di natura superiore si prevalga ancor dell’avan-taggio dell’Arte, dovendo bastare il privilegio della Natura, il quale, senzamanifesta indegnità, volendogli pareggiare con li più piccoli, non se li puòtorre in generale con attribuire una spada meno lunga a loro che alli piccoli, iquali per aventura potrebbono havere altri vantaggi dall’arte & dall’esercitioche avanzassero quelli della natura; a’ quali casi la prudenza humana non èsufficiente a provedere così in particulare.20 L’arte della scherma è antichissima & fu trovata a i tempi di Nino Redelli Assiri, il quale per uso e avantaggio dell’armi si fece Monarca & patro-ne del Mondo; dalli Assiri con la Monarchia passò a’ Persiani la lode di que-sto esercitio, per il valore di Ciro; da’ Persiani pervenne a’ Macedonesi, daquesti a i Greci, da i Greci si fermò ne’ Romani, i quali (come testimoniaVegetio) menavano in Campo Maestri di scherma, i quali nomavano Campiductores, vel doctores, che vuol dire guide o Maestri del Campo; & questiinsegnavano a’ soldati di ferire di punta e di taglio contro a un palo. Hoggidìnoi Italiani parimente portiamo il vanto nell’arte della scherma, ben che piùnelle Scuole che in Campo, e nell’uso della Militia, atteso che a questi tempile guerre si fanno più con l’artiglierie e con gl’archibusi che con la spada, laquale per altro non serve che per esequire la vittoria.21 Questa disciplina è arte e non scienza, preso però il vocabolo “scien-za” nel suo stretto significato, perchè non tratta delle cose etterne & Divine& che trapassino le forze dell’arbitrio humano, ma è arte, non fattiva nèmanuale, anzi attiva & ministra molto stretta della scienza civile, perchè lisuoi effetti passano insieme con l’operation sua, a guisa della virtù, & essen-do passati non lasciano nessuna sorte di lavoro o di manifattura, come usanodi fare l’arti meccaniche & plebee, le quali tutte, quantunque alcune di esse

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con il nome della nobiltà si celebrano, di gran lunga trapassa & avanza.22 La materia della scherma sono i precetti di ben difendersi con laspada; la sua forma e l’ordine & la verità delle sue regole, sempremai vere, èinfallibile.23 Ma è tempo hormai che raccogliendo il tutto che fin’hora habbiamodetto in brevi parole, veniamo a porre il fondamento di questa disciplina, ilquale è la sua & propria difinitione, di cui incaminaremo & indirizzaremo ilrimanente de tutti i suoi precetti.

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1nobilissimo: il più nobile2faccia mestieri: sia necessario10particolarità: casi particolari11però: perciòdella natura dirozzate: sgrezzate dalla natura13pugna: combattere a mani nude15abborescenti: rigettatedisaveduti: imprevistiomicidiali: assassini18esce dalle pedate: esce dal percorsotralignare: sviaretrabucchi: trabocchetti19torre: togliere20esequire: celebrare

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C A P I T O L O II

La difinitione della scherma & la sua dichiaratione.

24 La scherma è un’arte di ben difendersi con la spada.25 E’ arte perchè è una ragunanza de precetti perpetuamente veri e benordinati & giovevoli alla conservation Civile.26 La verità e dispositione de’ precetti della scherma non s’ha da misu-rare secondo l’ignoranza d’alcuni, che insegnano & scrivono per l’usolungo dell’armi che hanno & non per scienza, & però il più delle voltefanno dell’ombra sostanza & del caso ragione, mescolando zucche con lan-terne & saltando di palo in frasca, ma si deve estimare da sè & ristretta nellaverità della sua natura.27 L’utilità loro è manifesta, perchè insegnano il modo della difesa cheè molto naturale, giusta & honesta, & non si può dubitare del grandissimogiovamento che arreca al vivere humano, perchè giornalmente si scorgonomanifestamente i suoi effetti. Imperocchè essendo la spada arme accomoda-ta a difendersi in giusta distanza, nella quale l’uno & l’altro può natural-mente offendere, vediamo che restando i combattenti quasi sempre nelladifesa, rare volte vengano all’offesa, la quale è l’ultimo rimedio di salvar lasua vita; il che non averebbe se l’arme fosse sproporzionata, cioè o maggio-re o minore che ricerca la difesa naturale.28 Il fine che separa la scherma da tutte l’altre scienze è il ben difen-dersi, però con la spada.

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25ragunanza: raccolta26l’uso lungo: l’esperienza27averebbe: capiterebbe

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C A P I T O L O III

La divisione della scherma, ch’è posta nel conoscimento della spada.

29 Due sono le parti della scherma, il conoscimento della spada & ilsuo maneggio. Il conoscimento della spada è la prima parte della scherma,che insegna a conoscere la spada a fine di maneggiarla bene.30 La spada dunque è un’arma di ferro, apuntata & atta a difendersi indistanza, nella quale l’uno & l’altro può naturalmente & con pericolo di vitaoffendere.31 La materia della spada è il ferro, materia di difesa senza altro trovatacontra quella di legno, poco bastante a ribattere e schifar l’ingiurie chel’uno a l’altro giornalmente usa di fare.32 La forma sua esteriore è che sia apuntata, perchè se fosse spontatanon servirebbe a tener lontano l’aversario in distanza di offesa naturale.33 Il fin suo è la difesa, la quale significa primieramente tener lontanol’avversario tanto che non mi possa offendere, la qual sorte di difesa è mas-sime naturale, potendola mettere in opra senza danno del prossimo mio. Etin lingua latina, come già udij dire ad un certo letterato, difender non vienea dir altro che scansar, o ver alontanar da una cosa che potesse nocere, setroppo si avvicinasse.34 Dipoi la parola difendere significa offendere & ferire, che è l’ultimo& sussidiale rimedio della difesa, caso che l’inimico trapassasse i terminidella prima difesa & s’avvicinasse talmente che io venissi in pericolo divenir da lui offeso se io non mi provedessi; perchè di fatto che l’inimico tra-scorre i termini della difesa entrando in quelli dell’offesa, non son più obli-gato a portar rispetto alcuno alla conservation della sua vita, venga allavolta mia con qual si voglia arme accomodata ad offendermi, naturalmentepure, come dico, nella distanza di potermi arrivare.35 Dal fin della spada, il quale è difendersi nella detta distanza, simisura la sua lunghezza.36 Adunque la spada ha da esser lunga quanto il braccio doi volte oquanto il mio passo straordinario, la qual lunghezza parimente risponde aquella che dalla pianta del mio piede infino sotto alla ditella del braccio.37 Due sono le parti della spada, il forte & il debile. Il forte cominciadal finimento infino a mezza lama & il debile si chiama il rimanente; ilforte è per parare & il debile per ferire.38 Il filo è falso & dritto. Il dritto è quello che sta in giù quando lamano sta nella sua natural positura, la quale voltandosi in fora o di dentrofuor del suo natural sito fa il filo falso. Il primo sito, cioè del filo dritto, siconosce nella terza, che è la positura della spada in guardia & l’altro, cioèdel filo falso, apparirà manifesto nella postura della quarta & seconda, chesono siti di spada non in guardia, ma nel ferire.39 Divido solamente il debile nel filo dritto & falso & non il forte, per-chè questa consideratione non accade che si faccia nel forte, che serve non

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ad altro fine che al parare, & però se fosse senza filo e rintuzzato, nonsarebbe error nessuno; in luogo di punta nel forte è il finimento, non sola-mente per impugnare la spada, ma ancora per coprirsi, e principalmente latesta, nel ferire.

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30apuntata: appuntita31schifar: schivaremassime: massimamente34trapassasse: oltrepassassetrascorre: travalicaalla volta mia: contro di me36ditella: ascella37finimento: fornimento39rintuzzato: privo di filo

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C A P I T O L O IIIIDella misura.

40 Fin hora habbiamo ragionato della prima parte della scherma, checonsiste nel conoscimento della spada; adesso incominciaremo a trattaredella seconda parte, che è quella del suo maneggio.41 Il maneggio della spada è la seconda parte della scherma, che mostrail modo di maneggiare la spada & si distribuisce nella preparativa alla dife-sa & nella difesa istessa; la preparativa è la prima parte del maneggio dellaspada, chè mette i combattenti in giusta distanza & in convenevole posturadi persona per difendersi a tempo, & ha due parti: nella prima si ragionadella misura & del tempo.42 Nella seconda si tratta della dispositione delle membra della perso-na.43 La misura si prende per una certa distanza da un termine all’altro,come per essempio nell’arte della scherma si piglia per la distanza che corredalla punta della mia spada alla vita dell’avversario, che è larga o stretta. Dipoi si piglia per una cosa atta a misurare la detta distanza, la quale nell’usodella scherma è il braccio naturale, che misura tutte le distanze, il quale nel-l’esercitio di quest’arte ha tutte le qualità & conditioni che ad una compiutamisura si aspettano.44 La misura è una giusta distanza dalla punta della mia spada alla vitadell’avversario, nella quale lo posso ferire, secondo la quale si ha da indiriz-zare tutte le attioni della mia spada & difesa.45 La misura stretta è del piede o del braccio dritto; la misura del piedeè del piè fermo o del piede accresciuto.46 La misura larga è quando con l’accrescimento del piede dritto possoferire l’avversario, & questa misura è la prima stretta.47 La misura stretta di piè fermo è nella quale solamente spingendo lavita & gambe innanzi posso ferire l’avversario.48 La strettissima misura è quando a misura larga ferisco l’avversarionel braccio avanzato & scoperto, o sia quello del pugnale o quello dellaspada, con il piè sinistro indietro, accompagnato dal destro nel ferire.49 La prima misura larga è d’un tempo intiero & mezzo; la seconda èd’un tempo intiero, la terza è d’un mezzo tempo, rispetto alle tre distanze, lequali secondo la loro grandezza ricercano più o meno velocità di tempo; &questo basti di haver detto della misura. Seguita hora la dottrina del tempo.

42dispositione: postura43vita: corpo45stretta: in senso strettoaccresciuto: avanzato46accrescimento: avanzamentola prima stretta: la prima misura in senso stretto

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C A P I T O L O V

Del tempo.

50 Il vocabolo Tempo nella scherma vien a significare tre cose diverse:primieramente significa un giusto spatio di moto o di quiete che mi bisognaper venire a un termine definito per alcun mio disegno, senza considerare lalunghezza o brevità di quel tempo, solo che io alla fine pervenga a quel ter-mine. Sì come nell’arte della scherma, per venire a misura, mi bisogna uncerto & giusto tempo di moto & di quiete, non importa se vi arrivo o prestoo tardi, purchè io giunga al luogo desiderato. Poniamo esempio che io mimova a cercare la misura & che io vada pian piano a trovarla & che l’avver-sario mio tanto si fermi di vita che io la trovi, ben che io sia arrivato alquan-to tardi, nondimeno niente può pregiudicare al mio disegno, perchè son arri-vato a tempo, atteso che quanto spatio d’hora io mi sono mosso, tanto apun-to il mio avversario s’è fermato, così il mio moto aguaglia il tempo dellaquiete del mio avversario & la sua quiete misura apunto il mio movimento,& perchè nello stare in guardia & nel cercare la misura solo si considera lacorrispondenza del tempo che li combattenti nel moversi e nel fermarsiscambievolmente consumano, infino che arrivano a un certo punto di misu-ra, per questo nelle dette attioni non viene in consideratione la prestezza delmoto & la brevità della quiete, anzi per pigliar la giusta misura è più utileche vadino, come si suol dire, con il calzar di piombo, con la vita contrepas-sata & posata sopra la gamba manca in passo ordinario, positura di vitaattissima a venire consideratamente & con rispetto a prendere la debitamisura.51 Appresso si piglia questa parola tempo in luogo di prestezza, rispet-to alla lunghezza o brevità del moto o della quiete: così nell’arte dellascherma sono tre distanze e misure diverse di ferire & per questo ancor sitrovan tre tempi apartati; & qui non si vuol solamente considerare che sigiunga ad un certo termine, ma che si arrivi ancora con una certa prestezza& velocità, perchè la misura larga, ch’è di piede accresciuto, vuol un tempo,cioè una perseveration di quiete o di movimento della spada o della vitadelli combattenti, breve assai, ma non tanto breve, che la misura stretta dipiè fermo; & la strettissima misura ricerca un velocissimo tempo, perchèogni poco ch’io mi movo con la punta della mia spada & ogni poco che siferma il mio avversario nella distanza della strettissima misura mi basta adessequire il mio disegno; & perchè questo tempo è brevissimo, però lo chia-meremo mezzo tempo & consequentemente il tempo che si consuma nelferire di misura manco stretta a piè fermo verrà a fare un tempo intiero &l’ultimo tempo che s’impiega nel ferire di misura larga, che è di piè accre-sciuto, farà un tempo intero & mezzo.52 Nel primo tempo, chè quello di cercare la misura larga, non si consi-dera la prestezza del moto e della quiete & però non fa mestieri di misurarloper mezzo tempo intiero, le qual maniere di tempi solamente si riguardano

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nel ferire. Per la qual cosa la positura della vita nel ferire è tutto contraria aquella che si osserva nel cercare la misura stretta, perchè la prima positura èagiata per andare a poco a poco a cercare la misura stretta & l’altra è ardita& con velocità si avventa a ferire.53 Il tempo non è altro che la misura della quiete e del moto; la quietedella punta della mia spada misura il moto della vita del mio avversario & ilmoto del mio avversario con la sua vita misura la quiete della punta dellamia spada. Hora, acciò questo tempo sia giusto, bisogna che quanto spatiodi tempo si ferma la vita dell’avversario, tanto si muovi la punta della miaspada; & così conseguentemente per essempio mi trovo in misura larga, conanimo di venire a misura stretta, hora muovo la punta della mia spada pervenire al detto termine, mentre che io mi muovo bisogna che l’avversariofermi la sua vita e così la quiete della vita del mio avversario è la misura delmovimento della punta della mia spada. E però se io prima mi movessi aferire che l’avversario mio finisse di fermarsi, perchè il tempo sarebbe dise-guale mi moverei invano o non senza mio gran pericolo. Poniamo il casoche ambidue ci moviamo a cercare la misura e l’uno & l’altro si dia adintendere di haverla trovata, andando ambidue ad investirsi: interviene chel’uno & l’altro non colpisca, perchè il tempo nel quale si mossono a ferirenon fu giusto rispetto alla distanza alla quale dovevano prima arrivare; inquesto esempio si vede che il moto della mia punta misura il moto della vitadel mio avversario & il moto della punta dell’avversario misura il motodella mia vita. Però alle volte avviene che molti si feriscono l’un l’altro dicontra tempo, essendo venuti ad un tempo eguale a misura stretta.54 Il tempo che si ha da considerare nella misura larga richiede patien-tia & quello della misura stretta prestezza nel ferire & nel partirsi.55 Il tempo della misura stretta si perde o per mancamento della naturao per difetto dell’arte e dell’esercitio.56 Per mancamento della natura per troppa tardezza delle gambe, delbraccio & della vita, la qual deriva dalla debolezza o dal troppo peso dellapersona, come vediamo avvenire a huomini o troppo corpolenti o tropposottili.57 Per difetto dell’arte quando la misura stretta non s’impara a cercarecome si conviene, con la vita caricata in su la gamba manca, con il passoordinario, & con il braccio dritto disteso, perchè le cose si hanno a muoverein compagnia, per producere ad uno effetto medesimo si debbono ancormuovere in una giusta distanza; però se la punta della spada è molto innanzi& la gamba addietro o se la gamba è innanzi & il braccio addietro, mai siporterà la spada con quella prontezza, giustezza & prestezza che si richiede;per la qual cosa quelli che in sé sproportionata distanza di membra vengonoa cercare la misura stretta, benchè vi arrivono, nondimeno non possonoessere a tempo di ferire, perchè li mancherà il miglior tempo della misurastretta, ch’è quella della pronta giustezza o prestezza.58 Per mancamento dell’essercitio si perde il tempo, per cagione che lapersona non è ancora bene sciolta di membra o quando li scolari prendono

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qualche uso cattivo, andando dietro alle vanità delle finte & delle cavationi& contracavationi & simil cose così fatte.59 Da questo che fin’hora habbiamo detto, ogn’uno facilmente potràcomprendere esser falsissimo quello che molti dicono, che il tempo si pren-da solamente dal movimento che fa l’aversario con la sua vita & spada, mache bisogni aver parimente riguardo al moto mio proprio, e non solamenteal moto mio & quel dell’avversario, ma ancora alla nostra quiete; perchè iltempo non è solamente misura del moto, ma del moto e della quiete.60 E concludendo questa materia del tempo, dico che ogni moto & ogniquiete mia e del mio avversario fanno insieme un tempo, in quanto chel’uno l’altro misura.

50mi bisogna: mi servedisegno: obbiettivoaguaglia: eguagliache vadino: sott. “gli schermidori”con il calzar di piombo: con i piedi di piombo, con prudenzacontrepassata: profilata51prestezza: velocitàapartati: diversiessequire: eseguire52agiata: comoda53acciò: affinchè54partirsi: muoversi56avvenire: capitare

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C A P I T O L O VI

Della persona, & primieramente della testa.

61 La testa veramente è cosa principale in questo esercitio, posta perònel suo debito loco, perchè è quella che conosce le misure & i tempi, ondebisogna che venga collocata in luogo ove possa far la sentinella & scoprireil paese da ogni banda.62 Il sito della testa, nel stare in guardia & nel cercare la misura, all’ho-ra è giusto & convenevole quando insieme con la spada fa una linea dritta,perchè in questa maniera gl’occhi vederanno tutte le quieti & tutti i movi-menti della spada & della vita dell’avversario, & conosceranno subito leparti che si hanno ad offendere & a difendere, essendo posta la testa nelledette parti, & però habili a gettar per tutto i raggi visuali in linea dritta, ilche non farebbono se la testa si reggesse più alta o più bassa, chè non spar-gerebbono da ogni banda i suoi raggi & così non sarebbono pronti adapprendere o fuggire il tempo.63 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si riposa soprala spalla manca, & nel ferire sopra la destra spalla si appoggia.64 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si ha tanto aritirare quanto sia possibile, & nel ferire si vuole spingere innanzi, tantoquanto si puote.65 Nel ferire, riguarderà la testa alquanto più da un lato che dall’altro,secondo che di dentro o di fuora si ferirà, sì che ella venga coperta dal fini-mento & dal braccio della spada.66 Altri siti & movimenti di testa che si fanno nel passare, nel fuggire& scansar la vita in diverse sorte di guardie & in infiniti modi di ferire, nonpossono ammettersi per buoni, perchè escono fuor di linea dritta, la qual dame vien chiamata quella la quale partisce la mia vita per il fianco, insiemecon quella dell’avversario, come per il contrario linea obliqua chiamo quel-la la quale fugge fuori dalla mia vita o di quella del mio avversario, sì dauna parte come dall’altra, secondo la regola della quale tutto il gioco dellascherma si ha da misurare.

61scoprire il paese: controllare la situazionebanda: lato62habili: abili66sorte: speciepartisce: divide

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C A P I T O L O VII

Della vita.

67 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la vita vuol essere pie-gata e pender a dietro a scarpa, sì che l’angolo che fa con la coscia dritta apena apparisca & la coscia manca venga a fare un angolo ottuso, sì che laspalla manca alla linea del piè manco risponda & la dritta giustamente spar-tisca per il mezzo il passo della guardia.68 Nel ferire la vita si spinge innanzi, sì che la coscia dritta con la vitaformi un angolo ottuso & la punta della spalla risponda alla punta del pièdritto, e la coscia & gamba manca si porti innanzi a traverso in linea obli-qua, talmente distesa che la spalla manca divida per il mezzo il passo che sifa.69 E quando si va a ferire, la vita vuol esser spinta innanzi in linea drit-ta, sì che per la diversità del ferire di fuora & di dentro, pendendo alquantopiù dall’una che dall’altra banda, levi pochissimo dalla linea dritta.70 Il fine perchè la vita stia così piegata è questo: prima, perchè in que-sto modo più si allungano e più si cuoprano & meglio si guardano & difen-dono le parti che si possono offendere, perchè un bersaglio quanto più èdiscosto, tanto più è difficile a ferire; di poi, così, nel ferire si portano lebotte più lunghe, più preste & più gagliarde, chè quanto più l’offese vengo-no da lontano, tanto più sono sicure & migliori.71 Oltre alla piegatura della vita & della sua forma che prende nel met-tersi in guardia, nel cercar la misura & nel ferire, si considera similmente ilsuo scanso, il quale leva della larghezza sua, sì come la piega diminuisce &restringe la sua altezza.72 Lo scanso della vita vuol esser tale che altri non mostri più che ilmezzo del petto, non solo nel fermarsi in guardia & nel cercare la misura,ma ancora nel ferire, perchè quanto meno di petto si mostra, tanto più sicammina & si ferisce in linea dritta & quanto più si scuopre, tanto più dellamisura & del tempo si perde.73 A chi piacciano le guardie e contraguardie & lo stringere di qua, dilà, di sopra e di sotto, le finte & contrafinte, i passi a traverso, li scansi dellegambe e l’incrociate, necessariamente formano & movono la vita in moltistrani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessuna ragione, che stabi-le & vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori.

67a dietro a scarpa: inclinata indietro68risponda: corrisponda69banda: lato70cuoprano: coprono

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C A P I T O L O VIII

Delle braccia.

74 Nello star in guardia & nel cercare la misura il braccio dritto ha dastare alquanto piegato, sì che la parte sua superiore si distenda in linea obli-qua in giù, tanto che il gombito scontri la piega della vita & risponda alginocchio dritto & la sua parte inferiore, retirata alquanto, formi insiemecon la spada una linea dritta.75 Nello stare in guardia & nel cercare la misura, il braccio mancoinsieme con la coscia & con la gamba sinistra ha da fare il contrappeso allavita e alla coscia e gamba dritta, & la sua parte superiore vuol esser distesa,sì che risponda al ginocchio manco & scontri la piega del fianco sinistro, &la sua parte inferiore vuol stare alquanto in sè raccolta, per aiutare a spinge-re, con il suo moto, innanzi la vita nel ferire, il che non farebbe se stessecome se fosse abbandonato.76 Nel ferire il braccio dritto vuol esser disteso in linea dritta, voltandola parte di sotto della mano e del braccio in su, hor di dentro hor di fuora,secondo da che banda si ferisce.77 Nel ferire il braccio manco vuol essere tanto disteso che faccia con ilbraccio dritto una linea retta, voltandolo secondo si ferisce di fuora o didentro, perchè ogni poco che si portasse innanzi il braccio o che si fermassein linea obliqua, diminuirebbe assai della misura & della prestezza deltempo.78 La spada si reputa tutto un membro con il braccio & con la parteinferiore del braccio ha da formare una linea dritta, che giustamente rispon-da alla piegatura del fianco destro & ha da spartire la vita in quanto alla sualunghezza & larghezza in due parti uguali; però nello stare in guardia & nelcercare la misura la ragione perchè habbia a ritornare giustamente la piega-tura del fianco è questa, che ogni volta che starà in questo sito sarà prontis-sima a soccorrere a tutte le sue parti che si possano offendere, essendo chela parte superiore, cioè quella dalla sommità della testa infino alla piega delfianco, misuri la parte di sotto dalla piega del fianco infino al ginocchio, &che non accade haver riguardo alle gambe, chè nella natural distanzia del-l’offesa di piede accresciuto non si possono offendere senza trascorreretroppo con la vita in manifesto pericolo.79 Il sito e la positura della spada nel ferire è tutt’uno con quello delsuo braccio, voltando nel ferire il filo falso in su, secondo se ferisce di fuorao di dentro.80 Avvertiscasi diligentemente che la punta della spada sempre guardile parti scoperte dell’inimico, che sono quelle del fianco dritto & dellacoscia dritta, & non si lasci veruno disviare da questa intentione per lo sco-prir delle parti sinistre, che è misura & tempo fallace, potendosi levare in unsubito, il che non avviene dalle parti destre, che necessariamente fanno ber-zaglio.

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81 Il braccio raccolto non è buono a stare in guardia, perchè non scuo-pre bene la misura nella quale mi trova; non è parimente buono per cercarela misura, perchè la punta della spada è troppo lontana dalla vita dell’avver-sario, onde non può pigliare la giusta misura, nè manco ferire a tempo.Oltre a ciò così ritirato il braccio non tien lontano l’aversario dalla giustadistanza, nella quale mi può ferire & così non fa l’offitio per il quale laspada principalmente fu trovata; similmente non è utile nel ferire, perchènon potrà ferire nella misura di piè accresciuto, chè stando con la punta suatanto lontano dall’aversario non potrà giustamente pigliare detta misura, laquale è tanto più eccellente delle misure più strette, quanto meglio è di feri-re l’aversario da lontano che da vicino. Appresso non è buono per sparare labotta, la quale insieme con il braccio si scarica per la spinta che fa la vitainnanzi e non è vero che lo stender del braccio accresca la misura, ma sib-bene con lo stender della vita e del passo innanzi, perchè la gamba innanzi& la vita, nel cacciar il braccio con la spada, si posa sopra la gamba manca,sopra la quale si appoggia tutta la vita con la gamba dritta, la qual gambasinistra nel sparare butta innanzi la vita e la coscia sopra la gamba dritta, laquale scambievolmente fa pilastro & contraforte, sostenendo tutto il pesodella vita spinta innanzi per sparare la botta.82 Il braccio disteso del tutto in guardia & nel cercare la misura nonposso provare, perchè sforza la spada fuori del suo sito giusto & accomoda-to a difendere la vita propria & ad offendere quella dell’aversario e nel feri-re non aiuta nel sparare la botta e la porta con meno gagliardezza; altri siti& movimenti di braccia non desidera il gioco del ferire in linea dritta.

74gombito: gomitoscontri: incontri80veruno: nessunofallace: ingannevoleberzaglio: bersaglio81contraforte: sostegno82provare: approvare

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C A P I T O L O IX

Delle coscie, gambe, de i piedi e del passo.

83 Nello stare in guardia e nel cercar la misura stretta, la gamba drittacon la coscia e suo piede guardano innanzi drittamente & pendono adietroin linea obliqua a guisa di scarpa, & la gamba manca con la coscia e suopiede guarda dritto verso le parti sinistre, con il ginocchio piegato al possi-bile, sì che la parte di dentro del calcagnio dirittamente risponda alla puntadel calcagnio destro.84 Nel ferire si piega il ginocchio della gamba dritta tanto quanto sipuote, sì che la gamba & la coscia vengano a fare un angolo acutissimo &per il contario la gamba manca con la coscia si stende innanzi in linea obli-qua in guisa di scarpa.85 Il passo è una giusta distanza delle gambe, tanto nel fermarsi quantonel muoversi, atto a mettersi in guardia, a cercare la misura & a ferire;rispetto alla distanza il passo è o ristretto del tutto, o mezzo passo, o giustopasso o straordinario.86 Io nell’uso della scherma non fo buon passo alcuno, sol che l’ordi-nario, nel quale la vita sta commoda e ben caricata in guardia, per cercarecon un poco d’accrescimento di passo la misura stretta, che volendo cercar-la con passi più piccoli la base, troppo stretta e debile, non regerebbe il pesodella vita e si sconcerterebbe; se non a poco a poco, ma con passi e mezzipassi si cercasse la misura e perdendo il tempo, non scaricarebbe con tantaprestezza la botta, & se pur son buoni detti passi serviranno fuor di misuraper camminare e mettersi in guardia e per ritornare in essa.87 Il passo della scherma, noi, per miglior intelligenza, lo chiamaremoMilitare o soldatesco, dividendo nell’ordinario & straordinario. L’ordinarioè quello nel quale si sta in guardia & si cerca la misura stretta. Et il straordi-nario sale quello nel quale si move alargando il passo innanzi per ferire.88 Il passo rispetto al sito si può considerare in più modi, innanzi, adie-tro, da banda e a traverso, & questo con le gambe incrociate o no parimentesi muove, o una gamba sola o ambedue, e si muovano le gambe per fare unpasso intero, o per diminuirlo, o per mutarlo di sito per sfuggire, o scansarla vita.89 Al mio parere non son se non dui modi principali di fermarsi e dimuoversi rispetto alle gambe. Il primo modo è quello che si aspetta allaguardia & al cercar la misura stretta o per schivarla; l’altro serve per ferire.90 Il passeggiar da banda non so che serva ad altro se non per fare unabella vista e mostrare animosità e per riconoscere le forze dell’avversario;quando altrui va a mettersi in guardia, in quest’occasione di caminare tipotrai servire di tutti i passi stretti e giusti, ben che al mio giuditio ancora inquesto l’ordinario porti il vanto.91 Sono ancora di quelli che se ne servono di questo caminare da bandaquando l’aversario è posto in linea obliqua con la spada per stringerlo di

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fuora, ma al mio parere più spedita via sarebbe di cercar subito la misurastretta in linea dritta che secondare il suo gioco fuor di regola. Alcuni se neservono ancora per fuggir di vita, mentre che l’avversario vien per ferirti,incontrandolo di quarta e di seconda, o di fuori o di dentro, secondo l’occor-renza, ma tanto potrebbono incontrarlo, havendo in consideratione il tempoe la misura, di quarta & di seconda in linea dritta, senza traversar le gambe.92 L’incrociate del piede manco verso le parti destre nell’inquartaresono inutili e se ne può far di manco, perchè impediscono la vita e scortanoil moto del braccio dritto nel ferire, con perdimento di tempo; lo scansodella gamba dritta alle parti sinistre dell’avversario per inquartare è pari-mente una cosa fatta a caso e più presto serve per un amichevole assalto cheper quistione o contese.93 Le passate non sono buone, perchè perdono di misura e di tempointanto che si muovi la gamba manca, chè in quel mentre la vita e la gambadritta con il braccio della spada non può muovere a ferire con la debita pre-stezza, nè senza pericolo di risposta.94 Le ritirate sono necessarie principalmente nel ferire, perchè nell’attodel ferire necessariamente scopro la vita e però se io mi fermasse troppopotrebbe facilmente avenire che l’avversario mi desse risposta.

83a guisa di scarpa: a sostegno86sconcerterebbe: perderebbe stabilità89si aspetta: pertiene90porti il vanto: sia il migliore92scortano: accorciano

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C A P I T O L O X

Della difesa, della guardia.

95 In fin’hora habbiamo trattato della prima parte del maneggio dellaspada, la quale ci ha insegnato la giusta distanza & la vera positura di tuttele membra della persona, che si richiede alla difesa; hora parlaremo dell’i-stessa difesa.96 La difesa è la seconda parte del maneggio della spada, la qual ciammaestra di adoperare la spada per nostra difesa & ha due parti, dellequali la prima è la difensiva, o guardia, come la vogliamo chiamare, l’altra èl’offensiva.97 La guardia è una positura di braccio & di spada, distesa in linea drit-ta nel mezzo delle parti offensibili, con la vita bene accomodata al suopasso ordinario, per tenere lontano l’aversario da ogni offesa & per offen-derlo, caso che si avvicinasse con tuo pericolo.98 La terza dunque è solamente guardia, non già posto il finimentofuori del ginocchio, ma sì che giustamente partisca la vita per il mezzo, nonalta, nè bassa, ma giusta nel mezzo delle parti che non si possano coprire,per essere egualmente pronta e vicina a tutte le sue offese e diffese.99 La prima e la seconda non son guardie perchè non son atte a cercarela misura e scuoprono troppo la vita e non sono egualmente vicine a tutte leparti della vita che si possano offendere & diffendere; la quarta parimentemostra troppo di vita e modo di ferire & non guardarsi.100 Tre cause sono le quali fanno difficile il tirare a segno, cioè la lonta-nanza del bersaglio, perchè sta nascosto, sì che appena si può vedere perl’impedimento delle cose che l’adombrano &, se pure scoperto, è che avvi-cinandosi il pericolo del colpo in un subito si possa coprire.101 Tutte queste virtù in sè contiene la nostra guardia, perchè allontanaassai il bersaglio e ne leva tanto quanto puote mediante la piegatura & loscanso della vita; di poi cuopre benissimo le parti che non si possano scan-sare, e se pure ne rimangano delle scoperte sta pronta nel soccorrerle, biso-gnando, in egual distanza, e così camina sicura a pigliar bene il tempo e lamisura, la qual cosa è l’ultima perfettione della guardia.102 Del mutarsi di guardia in guardia non mi è lecito parlarne, nonfacendo buona se non una guardia sola.103 L’offesa è una diffesa nella quale cerco la misura e ferisco il mioavversario.

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C A P I T O L O XI

Del modo di cercare la misura.

104 Due sono le parti dell’offesa: il cercare la misura & il ferire.105 Il cercar la misura è un’offesa, nella quale io, in detta guardia, cercola misura stretta per ferire.106 Tre modi sono di cercare la misura, perchè la cerco o mentre io mimuovo e l’aversario si ferma, o quando io mi fermo e l’aversario si muove,o quando io mi muovo e l’aversario si muove.107 Il tempo di quest’attione vuol esser giusto et eguale al termine finaledella misura larga, chè all’hora spira il tempo di cercare la misura & si dàluogo al tempo di un’altr’attione che è quella del ferire.108 Acciò che questo tempo sia giusto bisogna che tu habbia patientia infin che tu arrivi a detta distanza e non ti muovi prima a ferire.109 Per essempio, io mi fermo in guardia a cercare la misura, essendogià l’avversario intrato ne’ termini dell’offesa: mentre che egli, o cerchi lamisura o pretenda di feririmi, camina con la sua spada, bisogna che tanto mifermi con la punta della mia spada che pervenga al fine della misura larga enon mi muova prima a ferire. Perchè in questa attione il suo moto ha damisurare la mia quiete & la mia quiete il suo moto, chè se io mi movessiprima della mia quiete che egli venisse al fine della misura larga il temponon sarebbe giusto & però non haverei ben cercato la misura; e questo motoe quiete eguale infin che si pervenga al principio della misura stretta è untempo e non accade quanto sia presto, solo che sia eguale e corrispondente al’ultimo termine della misura larga; & così il fin del tempo della misuralarga è di cercare la misura stretta & il principio del tempo del ferire.110 Molti nel cercare la misura stretta cavano e contracavano, fannofinte e contrafinte, stringono d’un palmo & di più la spada, e caminano daogni banda, e storcano la vita, & la prostendono e ritirano in molti giochistravaganti, che sono cose fatte fuor della vera ragione & trovate per ingan-nare i goffi e far difficile il gioco; nondimeno lo stringer della spada quandonon posso far altrimenti cercando la misura nella mia guardia è necessario,solo che stringa in linea dritta il debole della spada nimica con il forte dellamia chè quella, cavalcandola, senza toccare, ma solo nel ferire hurtare colforte il debole della spada nimica di dentro o di fuora secondo l’occasionedel ferire.111 Il cavare, se pure è buono, è buono nell’occasione che l’avversariomi havesse stretto e levato dalla linea dritta: all’hora mi sarebbe lecito anzinecessario il ritirarmi cavando con un poco di cedimento di vita o di piedi,rimettendomi subito nella linea dritta a cercare la misura, perchè il cavare èfatto contro lo stringere & sì come lo stringere si fa nel muover innanzi laspada così la cavattione si deve fare nel ritirarla.

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110storcano: storgonoprostendono: protendono

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C A P I T O L O XII

Del ferire.

112 Il ferire è l’ultima attione offensiva della scherma, nella quale arri-vato che sono a misura stretta, mi muovo con la vita, con le gambe e con lebraccia, tutt’in un tempo spinte innanzi a più potere, a ferire l’avversario; equesto si fa di piè fermo o con l’accrescimento del passo, secondo la gran-dezza della misura stretta e secondo che mi vien più commodo di prender piùl’una che l’altra misura, perchè se per la mia tardanza o per furia dell’avver-sario si dileguasse la prima misura, mi potrei servire della seconda, ferendo apiè fermo, chè in questo caso non accade che maggiormente affretti il passoche con il piegare solamente il ginocchio dritto, non mi convien cercar piùstretta misura, onde havessi ad accrescere il passo.113 Il ferire si fa in tre modi, perchè posso ferire l’avversario mentre cheio mi fermo e lui si muove per cercare la misura o per ferirmi, o mentre cheegli si ferma & io mi muovo per cercar la misura, o perchè ambidue cimoviamo a cercar la misura & a ferire; solo questa è la differenza, chequando egli si muove per ferirmi lo ferisca a piè fermo, perchè quando simuove per detto effetto, malamente possa pigliare la giusta misura di ferirlocon l’accrescimento del passo & però bisogna che m’appigli alla misura piùstretta; & quando si muove per cercare la misura lo ferisca con l’accresci-mento del passo.114 In consideratione delle parti della vita rispetto alla spada, ferisco odi dentro o di fuora, di dentro di quarta e di fuora di seconda, alto o basso,secondo la parte scoperta della vita dell’avversario che mi dà la misurarispetto alla punta della mia spada.115 Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quanto cheio ferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchèquando ferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai miferirà, nè di punta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina inlinea diritta & tiene a coprire tutta la mia vita.116 Il taglio è di poco momento, perchè non posso ferire di taglio nelledette distanze della misura stretta che, per il giro del braccio e della spadach’io fo, non mi scuopra tutto e non dia misura & tempo all’avversario diferirmi; & se pure si trova qualche utilità di taglio non è però che nellamedesima misura & nell’istesso tempo non si possa mostrare una maggiordella punta.117 Ma senza punto di dubio a cavallo è meglio ferir di taglio che dipunta, perchè mi portano le gambe altrui & così non son accomodato a cer-car la misura & il tempo che si conviene per spinger innanzi la vita & ilbraccio, ma è ben vero che io posso girar il braccio a mio beneplacito, che èmoto proprio a ferir di taglio.

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112a più potere: il più possibile

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C A P I T O L O XIII

Del pugnale.

118 Del pugnale ci basterà in questo breve capitolo ricordar solamenteche sia stato trovato per salvarsi meglio, caso che l’avversario mentre che iosparo la botta senza attendere al parare mi tirasse dove li tornasse più com-modo che meglio non si può adoprare il pugnale che per schivare la rispo-sta. E sì come tutti i commodi arrecano & apportano qualche incommodo,così è avvenuto al gioco del pugnale, il quale non si puo adoprare senzascoprire alquanto più la vita e scortare un poco la linea nel ferire. Questo èil fine del pugnale, ma l’arte, disviata poi dalla sua prima mira, diede a esso,sì come fece ancora alla spada, diversi effetti, i quali meglio con la spadasola si metterebbono in opera, senza andar dietro a tante lunghezze.

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118commodi: comoditàdisviata: distoltalunghezze: lungaggini

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SEGUITA HORA

IL GRAN SIMULACROD E L L’ USO D E L L A S C H E R M A

E PRIMA SI DICHIARA LA DIFFERENZA CHE SI TROVA

FRA L’ARTE E L’USO

Grandissima differenza è fra l’Arte & l’uso e, per aventura, nonminore che fra la ragione e ‘l caso, fra ‘l confuso e ‘l bene ordinato, fra lascientia e l’opinione. La qual cosa, acciò che più manifestamente si com-prenda, fa mestieri che brevemente consideriamo, & dichiariamo la difini-tione dell’arte, la quale, sì come mi ricordo haver già udito trattare da alcuniintelligenti, non è altro che una moltitudine di precetti utili e ben ordinatialla conservation Civile, perchè un fiore non fa Primavera, nè un sol precet-to è bastante a far l’arte; oltra ciò con qual si voglia numero di precetti edell’arte, ma quegli finalmente si approvano che son utili e non disutili enon quegli che si sommergono nell’abisso delle oscure tenebre delle false &ingannevoli oppinioni. Imperocchè l’arte non si governa secondo il suo pro-prio arbitrio, ma indirizza tutti i suoi precetti secondo la regola che le dà lalegge della verità. La verità comanda all’arte che non fondi in aria & chenon insegni se non quelle cose che sono d’infallibile & di perpetua verità. Equelli precetti che non stanno a paragone delle lor leggi non riconosce persuoi. L’uso dell’arte s’allarga molto più e considera non solamente le cosevere, ma ci avvertisce ancora del falso e di molti altri particolari che varia-mente accadono e per mostrare i suoi effetti si prevale del soccorso di moltediscipline. Imperocchè sì come vegghiamo giornalmente avvenire nellaconservation Civile che un huomo non è sufficiente a metter in opra l’offitioo l’arte che fa se non vien aiutato da quelli co’ quali civilmente dimora, cosìtutte l’arti, tutte le scienze & tutte le professioni sono fra di loro congiunte ecollogate sì che una habbia bisogno dello scambievol soccorso dell’altra,volendo porre in essecutione i suoi ammaestramenti; nulla di meno sì comenell’uso civile ciaschedun huomo ha il suo proprio uffitio, la sua casaappartata & i suoi beni separati, così l’arti e le scienze hanno i lor terminidistinti e suoi proprij precetti, i quali non li è lecito di trapassare. Questadifferenza fra l’arte & l’uso, perchè da alcuni che insegnano non vien osser-vata li fa cadere in molti gravissimi errori. Indi avviene che nell’insegnarecosì con la penna come anco con la spada in mano sieno sì prolissi e tantoconfusi & il più delle volte a se stessi contrarij: e perchè non gettano primalo stabil fondamento de i precetti infallibili e ben ordinati dell’arte, conmolta maggior facilità e brevissimo tempo condurrebbono i loro scolari a

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quel grado di perfettione che in questa scienza si può desiderare. In conside-ratione di questo, per facilitar l’arte della scherma mi son ingegnato di spia-nar tutte le difficultà & cavarla delle oscure tenebre della confusione,restringendola in pochissimi ammaestramenti dal suo uso separati: & horavi porgo e metto avanti a gli occhi pochissime figure, la maggior parte dellequali dichiara l’arte nostra, lasciando ad altri la cura d’impiegare lo studioloro nell’incertezza & infinità delle cose particolari, che senza fermarsi inun medesimo stato giornalmente vediamo avvenire nell’uso dell’armi; & sequeste instabilità e varietà delle cose s’hanno pure ad insegnare moltomeglio, al mio parere, nella scuola, di mano in mano si ricordano che nons’imparano con la scienza. Ma è tempo hormai, veniamo alla dichiarationedi alcuni ricordi & avvertimenti, sì ancora d’alcuni termini della schermache s’appartengono all’uso, e delle nostre figure ancora.

vegghiamo: vediamooffitio: ufficiocollogate: collegatetrapassare: trasgredire

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ALCUNI RICORDI OVEROAVERTIMENTI D E L L A S C H E R M A

1 In prima, se uno si trovasse alle mani col suo avversario li devesempre havere l’occhio alla mano della spada, più che in altro luogo, essen-do tutti li altri fallaci; perchè guardando alla mano vede la quiete e tutti imovimenti che ella fa e da essi (secondo il suo giuditio) potrà risolverequanto harà da fare.

DEL PARARE E FERIRE E SCHIFAR DI VITA

2 Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se nonrisponde col ferire, nè meno deve andare a ferire se non è sicuro di parare larisposta, nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare colpugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire.

LA VIRTU’ DELLA SPADA SOLA

3 Devesi sapere che la spada sola è la regina e fondamento di tuttel’altre armi sì che il dilettarsi di essa è tanto e più delle altre giovevole, per-chè più sicuramente s’impara a parare, ferire e schifar di vita, cavar dispada, contracavar, guadagnar la spada all’avversario in tutte le guardie; enei sopradetti effetti avvertirai di tener il braccio ben disteso, perchè verraia spinger in fuora tutti i colpi dell’avversario lontano dalla tua vita.

MODO CHE SI DEVE TENERE CONTRA UN HUOMO BESTIALE

4 Se harai all’incontro un huomo bestiale che senza misura e tempo,con gran impito ti tirasse molti colpi, due cose far potrai: prima adoprandoil gioco del mezzo tempo, come al suo luoco te l’insegno, lo ferirai, nel suotirare, di punta o di taglio nella mano o nel braccio della spada, o verolasciandolo andare a voto con schifar alquanto con la vita indietro e poispingerli subito una punta nella faccia, o vero nel petto.

MODO DI VENIR PERFETTO GIOCATORE

5 Uno che voglia venir perfetto giocatore non li basta solo pigliare let-tione dal Maestro, ma bisogna che cerchi giornalmente giocare con diversigiocatori e potendo deve sempre esercitarsi con quelli che sapranno più di

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lui, perchè il giocatore con tanti pratichi ingegni verrà in questa virtù perfet-tissimo.

DELLA GUARDIA PIU’ SICURA

6 Tu sai che nel mio libro dell’arte io non fo buono altro che una solguardia, la quale è la guardia bassa chiamata terza con la spada in piano inlinea retta, la quale deve spartire il fianco destro per il mezzo e la punta diessa deve riguardare sempre per mezzo la vita dell’avversario, cioè le partipiù vicine; & è più sicura dell’altre guardie alte, perchè le dette guardie altepotranno esser ferite facilmente di punta o di taglio per gamba, e chè nellebasse, come dico, non ci è questo pericolo: è la virtù di essa solo il tirar dipunta e il ferir naturale.

DELLE VANITA’ DELLE FINTE

7 Le finte non son buone perchè perdono di tempo e di misura; l’altrosi è che la finta si farà o a misura o fuor di misura: se sarà fatta fuor dimisura non accade che io mi muova, ma se mi sarà fatta a misura mentreche lui fingerà io ferirò.

DA CHI SI DEBBA IMPARARE

8 Tu hai da sapere che sono alcuni che subbito che hanno imparato unpoco & havendo ancora un poca di pratica si mettono a insegnare altrui &insegnano senza fondamento nè regola che vera sia, non sapendo che ilsapere è differente assai dall’insegnare & questo modo d’insegnare s’acqui-sta con lunghezza di tempo, perchè sì come la misura & il tempo per cono-scerla vuol gran tempo, sì che chi non cognoscerà misura, nè tempo & nonhabbia modo d’insegnare, si possa chiamare imperfetto giocatore & da que-sti si deve avertire d’imparare.

DEL GUADAGNAR DELLA SPADA

9 Non è di piccol profitto nè di poca bellezza il saper guadagnar laspada all’avversario in tutte le guardie & anco non è di poca importanza,caso che l’aversario avesse guadagnata la tua, saperla ricuperare, sì che inquest’occasione, caso che guadagnata ti fosse, tre cose far potrai: prima nondevi mai cavare per colpo finito, o vero cavare per parata e poi ferire; l’altraritirandoti in dietro col cedere alquanto la vita & abbassando la spada &volendo l’avversario seguirti, tu nell’istesso tempo che verrà innanzi peraccostarsi e guadagnar di novo lo potrai ferire nel muover del piè destro, di

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sotto o di sopra alla sua spada, sì come ti tornerà più commodo; & di più si deveavvertire che noi tanto intendiamo stringer la spada quanto che guadagnarla.

DEL FERIRE DI CONTRATEMPO

10 In più maniere si potrà ferire di contratempo, ma io non approvo senon due, che sarà ritrovandoti con la tua spada in quarta che la punta di essaguardasse verso le tue parti destre & venendo il tuo avversario per guada-gnarla, tu, nell’istesso tempo che muoverà il piè destro a posar la sua spadanella tua, li spingerai d’una punta con la detta quarta, passando col piè sini-stro innanzi, o vero col destro; o vero ritrovandoti in terza & che venisse perguadagnarla di fuora, li spingerai di seconda col passare come di sopra.

DEL PASSEGGIARE

11 Molti & varij sono i pareri di Maestri circa quest’attione del passeg-giare con l’arme in mano; io dico (secondo il mio giuditio) che il passeggia-re sì dalla destra parte come dalla sinistra dell’avversario, prima si avvertiràdi muovere sempre il piè sinistro accompagnato dal destro & avendo a pas-seggiare in linea retta un piè deve cacciar l’altro, sì innanzi come adietro;ma il vero passeggiare sarà caminando naturalmente, facendo sempre che lapunta della spalla destra sia innanzi e portando il piè sinistro per il traversoche la punta di esso guardi verso le sue parti sinistre.

MODO DI FERIRE ALLA MANO

12 Deve sapere che ogni volta che il tuo avversario havrà la punta dellasua spada fuor della tua presentia, o alta o bassa o che guardasse fuor delletue parti sinistre o destre, tu te li metterai incontro alla mano la punta dellatua spada in linea retta, col piegare alquanto la vita indietro, ti accostarai amisura & arrivato che sarai li spingerai una punta di mezzo tempo nelladetta mano: col spinger sol la vita innanzi, piegando il ginocchio destro siferirà; ma avertirai che in tal ferire devi portare il piè sinistro indietroaccompagnato col destro & di più havendo il nimico il braccio del pugnaleinnanzi avanzato, volendolo tu ferire nella mano terrai il medesimo ordine,come di sopra.

MODO DI RITIRARSI, FERITO CHE HAVERAI

13 Havendo ferito di passo straordinario il tuo avversario con il pièdritto innanzi, sì in spada sola come in spada e pugnale o vero spada ecappa, ti ritirerai di passo ordinario, secondo però il sito che harai di dietro:perchè se tu harai poco sito portarai indietro solo la gamba diritta, seguitan-

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do con la tua spada la spada nimica, ma se harai sito tu tirerai indietro doipassi ordinarij, che l’ultimo ti porterà in guardia; & questo è il vero ritirarsi,se bene nelle scuole usano altrimente.

1si trovasse alle mani: dovesse combattere4bestiale: particolarmente aggressivo e senza intelligenza schermistica5pratichi ingegni: apprendimenti praticiverrà: diventerà8avertire: avertere, rivolgersi altrove9finito: direttointendiamo: vogliamo12fuor della tua presentia: non puntata verso il tuo corpoavertirai: baderai13sito: spazio

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DICHIARATIONE

D’ALCVNI TERMINI DELLASCHERMA CHE S’APPARTENGONO ALL’VSO

Perchè fa mestieri a gli scolari di conoscere i termini che usano iMaestri della scherma nell’insegnare, habbiamo proposto di dichiararli nelleseguenti brevissime parole.

DELLA SPADA

1 Nella spada si considera il forte, il debole, il fil falso & il fil dritto; adalcuni piace di fare tre parti uguali della spada, cioè il debole & il forte che sono lesue parti estreme e quello di mezzo, conciosiacchè dell’uno e dell’altro partecipi esia atto a parare & a ferire; se ne trovano ancora che ne fanno quattro parti, puresenza alcuna evidente utilità; i detti termini sono facili e da per sè intelligibili.

DELLE GUARDIE

2 Guardia chiamano una certa positura dell’elzo della spada il qualeogni volta che vien posto sopra la spalla forma la prima, quando discendead agguagliarsi alla spalla fa la seconda, quando più s’abbassa fuori delginocchio nella tua parte dritta viene a formare la terza, la quarta si fa quan-do l’elzo è dentro alla coscia s’accomoda; e queste quattro guardie si chia-mano principali & fin qui tutti son d’acordo; in quanto al passo, al braccio,alla vita, alle gambe & alla linea della spada, sono di diverso parere, perchèalcuni lodano il passo stretto & alcuni il largo, certi il mediocre, chi disten-de il braccio, chi lo ristringe più e meno, certi piegano la vita, alcuni la driz-zano, altri formano la guardia mettendo innanzi la gamba dritta, hora lamanca, chi tiene la spada in linea dritta, chi alta e chi bassa & hora da una,hor dall’altra banda, hora innanzi, hora indietro, in tante linee che al mondosi trovano; altri secondo le diverse occasioni, indifferentemente si servonodi tutte le predette maniere delle guardie, le quali per la loro differenza sichiamano alte, basse, strette e larghe & altri nomi acquistano secondo icapricci de’ Maestri. Contraguardie si nominano la terza e la quarta, quellaper stringer di fuora e questa per stringer di dentro, ben che tutte sieno con-traguardie, che si eleggono secondo la diversità delle linee della spada.

DEL TEMPO

3 Quattro sorti di tempi si sentono nominare nelle scuole, il primo, idui tempi, il mezzo & il contra tempo; il primo tempo vogliano che siaquando, trovandomi a misura o stretta o larga io posso ferire l’avversariocon un sol movimento di spada, onde parimenti si conosce che il ferire di

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due tempi richiede almeno due movimenti di spada; mezzo tempo è quandoa misura larga ferisco l’avversario nel braccio avanzato e scoperto, sia quel-lo del pugnale o quello della spada, di punta o di taglio o vero quando feri-sco l’avversario a misura stretta, muovendosi egli a ferirmi o a fare qualchealtro atto; il radoppiare delle botte si fa più che in mezzo tempo, contratempo: è quando nel medesimo tempo l’avversario mi vuol ferire io l’incon-tro in più breve tempo e misura; & si vuol sapere che tutti i movimenti etutti i riposi dell’avversario sieno tempi, però a misura.

DELLA MISURA

4 La misura è larga o stretta: larga quando si può ferire l’avversariosolo nel passo straordinario, la stretta vogliano che sia quando posso ferirel’avversario in passo giusto, a piè fermo.

IN QUANTI TEMPI SI CONOSCE IL FERIRE

5 Il primo è quando il nimico è fermo in guardia & che egli alzasse omovesse il piede che haverà innanzi per accostarsi, quello è tempo; l’altroquando harai parato il colpo, all’hora è tempo; il terzo come egli si movessesenza giuditio di una guardia per andar in un’altra, innanzi che egli siafermo in essa è tempo di offenderlo; & di più è tempo quando egli alzasse laspada mentre che egli alza la mano, quello è tempo di ferirlo; e l’ultimo èquello quando il colpo haverà trascorso fuori della persona, quello è tempodi seguirlo con la risposta.

DEL PASSO E DEL PASSEGGIARE

6 Il passo si chiama ordinario, straordinario, giusto, mezzo passo,stretto e largo e si accresce e si sminuisce secondo la diversità di questipassi, si passeggia hora innanzi & hora indietro, hora da banda, hora a tra-verso con una gamba o con ambedue; sono ancora quelli che ritirando lagamba innanzi per schifare il colpo la tengano sospesa in aria per rispondercon maggior prestezza.

DELLE PARATE

7 Si para tanto di filo dritto quanto di fil falso, ben che rade volte, cosìin linea dritta come in linea obliqua, hora con la punta alta, hora bassa, horain su hor in giù, secondo che si ferisce di punta o di taglio, e con l’una e conl’altra dell’armi o con tutte due, avertendo che tutte le parate richiedono un

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braccio disteso & vogliono essere accompagnate con la gamba dritta segui-tata dalla sinistra; & quando occorre parare con doi tempi, nel tempo che sipara si tirarà il piè manco appresso al dritto & poi nel ferire si passarà coldritto innanzi.

DELLE FINTE E DEL COPRIR DELLA SPADA

8 Finte si chiamano quei cenni ingannevoli della spada che si fannotanto di taglio quanto di punta, fuori e dentro della spada, in su & in giù,innanzi & indietro e nel giro, ancora in linea dritta & obliqua, a l’una & al’altr’arme & queste finte feriscano dirittamente all’opposto di quello cheaccennano; le contrafinte si fanno al contrario delle finte. Il coprir dellaspada è spetie di finta e si fa coprendo la punta della spada dell’avversariocol debole della tua spada, all’hora che si trova in quarta bassa & vuol esse-re fatta in linea dritta.

DEL MUTAMENTO DI GUARDIA IN GUARDIA

9 Il mutamento di guardia in guardia si può fare i tre modi: dirittamen-te, a roverso & a scambio; per lo dritto quando di prima mi muto in secondae di sceonda in terza o di terza in quarta; a rovescio quando vo di quarta interza, di terza in seconda e di seconda in prima; a scambio quando mi mutodi prima in quarta o di quarta in prima & di prima in terza o di terza inprima o di seconda in quarta o di quarta in seconda. Avertendovi però chemutandovi d’una guardia in un’altra, essendo a misura, si andrà con lagamba sinistra indietro accompagnata con la destra, così si sarà sicuro dal-l’avversario.

CONTRO QUELLI CHE GIRANO

10 Perchè facilmente potrebbe succedere che l’avversario nel girare tiguadagnasse la spada di dentro, però in tal effetto subito caverai la tuaspada per di fuora, portando la gamba sinistra accompagnata dalla destraper il traverso, verso le parti destre del tuo avversario, mettendo la puntadella tua spada in linea retta, che guardi la spalla dritta del nimico & venen-do lui di fuora per guadagnarla di nuovo, in tal venire caverai per di sotto lasua & lo ferirai d’una punta di quarta, crescendo la gamba dritta innanzi inpasso straordinario.

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CONTRO LA GUARDIA DI PIE’ MANCO

11 Ritrovandosi l’avversario in terza bassa e con la gamba mancainnanzi ti metterai contra lui similmente in terza, ma con la gamba drittainnanzi & con la punta della tua spada traversata verso le tue parti sinistre& ciò per due effetti: l’uno de’ quali è che non possa dominare la spada tua,il quale va cercando col suo pugnale, l’altra è acciochè scoprendo più la vitatua l’inviti a passare, e passando egli pararai di spada con la medesimaterza, con la punta alta, e passando li darai una pugnalata nel petto. Di piùvolendo tu essere il primo a ferire la detta guardia di piè manco, ti li mette-rai all’incontro similmente in terza con la spada in linea retta, facendo chela punta guardi la mano del pugnale del nimico per potergli dare a tuacomodità una stoccata di mezzo tempo nella detta mano; o vero li potraifare una finta sopra il pugnale & volendo egli parare cavarai la tua spadaper di sotto il suo pugnale, passando con il piede sinistro innanzi e trovandocon il tuo pugnale nell’istesso tempo la spada nimica, lo ferirai di puntasotto il braccio; di più si può fingere per di sotto il pugnale & volendo eglidi nuovo parare tu caverai e lo ferirai di seconda sopra il suo pugnale, pas-sando e parando come di sopra, avvertendo che si può ancor fingere & feriresenza passare, ma solamente con l’aspettare che l’avversario, finto che tuhaverai, che passi lui per ferire, & all’hora tu, solo col cedere di vita indietronel suo passare & parando con il tuo pugnale la spada nemica, lo ferirai disopra o di sotto il suo pugnale, secondo l’occasione che ti verrà. Di più sideve avvertire che havendo a fare con un mancino & stando lui col suo pièdritto innanzi se li doverà mettere all’incontro di piè manco con la spadabassa ritirata & con la vita che penda verso le tue parti destre & alle medesi-me parti porterai le tue armi, sì che facendo così metterai il cervello a partitodell’avversario, non potendo lui sparar botta alcuna che non dia nelle difese.

DELLO STRINGER DELLA SPADA

12 La spada si stringe a fine di venire a misura o a scoprire l’avversa-rio, di fuora e di dentro, alto e basso, ma sempre in linea dritta, mentre siferma o si move l’avversario, & il più delle volte si fa di doi tempi: di primasi acquista il debole della spada con un palmo del debole della tua, nel secon-do tempo s’acquista il principio del forte della spada dell’avversario, in tantoche egli cava, contracavando tu o no; ma avertirai che si faccia in linea dritta& che il forte accompagni il debole insieme col moto della gamba.

RICORDO VTILISSIMO IN QVANTO AL DOMINAR LA SPADA

13 La spada si domina in doi maniere: nella prima quando havendoacquistato la spada dell’avversario non mi parto mai dal dominio nel ferire.Nella seconda, havendo battuta la spada in qual si voglia maniera sì che

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esca fuori della mia presentia, in quel tempo che camina sforzatamente s’in-tende esser nel mio dominio, nel quale ho da ferire prima che si riscatti. Ildominio della spada sola è della quiete o del moto, l’uno della punta & l’al-tro del taglio. Si domina col forte nel parare o si batte col debole per cercareil tempo e la misura. In spada sola, havendo dominata la spada nemica colforte, mai si deve rispondere di taglio, ma sì bene di punta; l’uno e l’altropotreste fare havendo dominata la spada nemica con la tua spada e pugnaleinsieme, il quale resta in guardia del dominio, benchè io vi esorto a feriresempre di punta perchè è più mortale, nè mai la spada si leva dalla presen-tia: il contrario fa il taglio.

DEL CAVARE E CONTRACAVARE

14 Il cavare sì come ancora il contracavare si fa per fuggire il tempo, lamisura, o vero per acquistarla e si fanno o innanzi o indietro, secondo dettofine, richiedono; il modo di contracavare è di seguitare la spada dell’avver-sario, rimettendo la tua spada nel sito di prima & questo far si può sì da unacome dall’altra parte. Si deve ancor sapere che il cavare di spada si puolcavare di sopra come di sotto dalla spada nimica per guadagnarla, ma la dif-ferenza che tra l’una e l’altra nel cavare si è questa, che cavando di sotto perstringer va cavato col braccio disteso e con un poco di crescimento di piè &il cavare per di sopra va fatto con il cedere della vita, col braccio e con laspada in linea obliqua in dietro, chè la tua spada habbi liberata la punta dellaspada nimica, rimettendo in un subito il forte della tua spada per di sopra lasua, & questo modo di cavar si può fare sì per ferire come per stringere.

DEL FERIRE

15 Il ferire è di due sorti: di taglio e di punta; ma ciascuno di essi haseco più nature, secondo il suo colpire, perchè il mandritto sarà o ordinarioo fendente o tondo o montante o stramazzone o ridoppio e dalle parti riversesaranno come di sopra; le punte si convertono in quattro nature; il mandrittoè quello che dalle parti dritte comincia e si chiama ordinario il qual’è quelloche per linea obliqua trascorre, cioè dalla spalla manca al ginocchio drittodel nimico. Ma il fendente si chiama quello che va a ferire per dritta linea,di su in giù; il tondo si dimanda quello che a traverso volta. Et il montante èquello che parte col fil dritto della spada di sotto & va a ferire alla puntadella spalla dritta dell’avversario. Stramazzone è quello che col nodo dellamano a guisa di Ruota si fa; ridoppio chiamano quando con un mezzo man-dritto atterrata la spada nimica li vai voltando un altro mandritto ordinario;il falso poi si determina in doi maniere, cioè dritto e manco: del falso drittove ne potete servire per urtare in fuora la spada nimica, cioè verso le sueparti destre & del falso manco urterete verso le sue parti sinistre; però al mioparere se vi occorresse parare di falso dritto dico che sarà meglio assai voltarbene il nodo della mano e parare col fil dritto, per più sicurezza, e più prestovolterà il dritto, ma quando urtarete il colpo col falso manco potrete ferire sì

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di punta come di taglio, avertendovi che quando parate col falso parate delmezzo in su della spada verso la punta & quando parerete col fil dritto sideve parare col forte dal mezzo della spada in giù verso il finimento; si ricor-da che i mandritti e i riversi si fanno col moto del gombito e talvolta quandola misura & il tempo lo sopporta con le parti superiori del braccio.

DEL TAGLIO

16 I tagli vogliano esser fatti a segatura, sì perchè in questa manieraviene a ferire tutto il debole, sì ancora perchè a poco a poco si verrà atagliare con la parte più radente del filo; e per queste cagioni i tagli chediscendano sono più gagliardi che quelli che si fermano dalla cintura in su,in quanto le dette parti superiori & inferiori si trovano, più o meno, a misu-ra, atte a essere offese a segatura.

DELLA PUNTA

17 Nella punta si ricordano la stoccata, l’imbroccata & la punta riversa:l’imbroccata si parte dalla prima guardia & va a ferire dalla spalla sinistradell’avversario fino al suo ginocchio dritto col fil falso di sotto, sì che nonsi volti la mano fin che non arriva al punto di ferire, e vuol essere buttata.La stoccata vogliano che si parta dalla terza guardia & che vadi a ferirel’avversario verso la spalla dritta; la punta riversa si parte dalla quarta & vaa ferire di fuora dalla spalla nimica, riversando ben la mano in dentro; alcu-ni aggiungono la punta in falso che vien da giù in su, verso il petto dell’av-versario, ritrovandosi la spada in guardia bassa.

2elzo: elsa3sorti: tipil’incontro: lo colpisco5haverà trascorso fuori della persona: sarà andato fuori bersaglio8spetie: specie11metterai il cervello a partito: utilizzerai la tattica migliore13non mi parto mai dal dominio: non interrompo il legamentocamina: si spostasi riscatti: riprenda controllo15seco: con sè16a segatura: strisciatiradente: affilata17buttata: scaricata

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4488

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gli

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ropo

sito

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nseg

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alla

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niam

o a

trat

tare

del

suo

man

eggi

o.Pe

rò s

e pe

r av

vent

ura

have

rai

inna

nzi

la g

amba

dri

ttane

l m

ette

r m

ano

alla

spa

da c

ome

mos

tra

una

di q

uest

e fi

gure

, tir

aras

se a

die

tro

detta

gam

ba,

sten

dend

o in

un

med

esim

o te

mpo

il b

racc

io d

ritto

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rim

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se

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sort

e ti

ti tr

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la g

amba

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ca, c

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-tr

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gura

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tra,

non

acc

ade

se n

on c

avar

e la

spa

da n

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sop

rade

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anie

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enza

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asso

; & s

e tu

vor

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i ser

virt

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pada

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appa

, o v

ero

di s

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e p

ugna

le, s

ì anc

o di

spa

da s

ola,

il v

ero

mod

o si

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pri

ma

met

tend

o il

pass

o de

stro

inn

anzi

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rese

ntar

si i

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arta

o v

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esse

ndo

l’av

vers

ario

vic

ino,

tir

arai

il

piè

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stro

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diet

roap

pres

enta

ndot

i co

me

di s

opra

& a

ll’ho

ra c

on t

ua c

omm

odità

pot

rai

imbr

acci

are

la c

appa

o v

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cacc

iar

man

o al

pugn

ale

con

più

sicu

rezz

a, e

ssen

do c

he la

pun

ta d

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tua

spad

a fa

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l’av

vers

ario

stia

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ano

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tre

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letu

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mi t

i acc

omod

erai

, e q

uest

o è

quan

to m

i occ

orre

dir

e in

torn

o a

ques

to p

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olar

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nim

iciz

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to: e

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epar

ato

tirar

asse

: tir

erai

per

sort

e: p

er c

aso

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5500

DIC

HIA

RA

TIO

NE

DE

LL

E G

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RD

IE

Sì c

ome

ne li

bel

li e

giud

itios

i scr

itti f

ar n

on s

i può

com

poni

men

to a

lcun

o se

nza

adop

rare

l’al

fabe

tto d

elle

sue

lette

re, c

osì a

vvie

ne in

que

sta

nost

ra a

rte

della

sch

erm

a, c

he s

enza

le s

egue

nti g

uard

ie &

alc

uni s

cans

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uggi

-m

enti

di v

ita,

che

veng

ono

a es

sere

il

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amen

to d

i qu

esto

ess

erci

tio,

in a

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mod

o qu

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nos

tro

uso

mos

trar

non

si p

otre

bbe,

adu

nque

le

segu

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sei

figu

re s

egna

te p

er A

lfab

etto

.A.v

i di

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tra

la p

rim

a &

la

seco

nda

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iap

pres

enta

per

B. &

la te

rza

per

C.L

a qu

arta

si n

omin

a pe

r D

.La

quin

ta p

er E

. & la

ses

ta p

er F

.

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5533

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5544

A. L

a sp

alla

man

ca in

gua

rdia

.B

.La

gam

ba d

el g

inoc

chio

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co in

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rdia

.C

. La

pian

ta d

el p

iè m

anco

in g

uard

ia.

D.I

l pas

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ario

in g

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E. L

a pi

anta

del

piè

dri

tto in

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rdia

.F.

La

cosc

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la g

amba

a s

carp

a de

lla g

uard

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G.L

a m

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racc

io d

ritto

in g

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ia.

H.

L’ac

cres

cim

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del

bra

ccio

dri

tto d

’altr

etan

talu

nghe

zza.

I.L’

accr

esci

men

to d

el g

inoc

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dri

tto,

quas

i un

pass

o.K

.L’a

ccre

scim

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del

pas

so, p

oco

più

d’un

pie

de.

L.L

’acc

resc

imen

to d

el p

iè m

anco

col

suo

giro

.M

.L’a

ccre

scim

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del

gin

occh

io m

anco

d’u

nm

ezzo

pas

so.

FIG

UR

AD

ICH

IAR

ATA

PER

VIA

D’A

LFA

BE

TT

O

Figu

ra c

he m

ostr

a di

sta

re in

gua

rdia

com

e si

mos

tra

nell’

arte

nos

tra

& l’

incr

edib

ile a

ccre

scim

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del

la b

otta

lung

a ri

spet

to a

lle m

embr

a, c

he s

i mov

ano

tutte

a f

erir

e.

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5566

MO

DO

DI

GV

AD

AG

NA

R L

ASP

AD

AD

I D

EN

TR

O I

NL

INE

AR

ET

TAE

FE

RIR

SE

CO

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O I

LPV

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OC

he d

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nem

ica.

Due

son

o le

cau

se (

pare

a m

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er le

qua

li è

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ssar

io s

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gere

l’av

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rio,

pri

ma

di s

trin

gere

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la m

isur

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il te

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, l’a

ltra

di s

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gere

la v

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ell’

Ave

rsar

io p

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r so

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mis

ura;

qua

li st

ring

imen

tibe

niss

imo

si c

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dera

no n

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line

a re

tta; e

per

chè

due

sono

le c

ause

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trin

gim

enti,

due

anc

o de

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ess

ere

l’oc

-ca

sion

i: pr

ima

occa

sion

e di

str

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to d

i sp

ada

per

cerc

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ura

e te

mpo

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o de

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ario

si

ritr

ova

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obliq

ua, p

erch

è ri

trov

ando

si l’

aver

sari

o co

n la

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da in

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rta

la q

uale

reg

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asse

per

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a ob

liqua

le tu

epa

rti s

inis

tre,

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ovan

doti

con

la s

pada

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uora

, cav

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con

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cres

cim

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del

pas

so p

er s

trin

gerl

a di

den

tro

con

detta

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a re

tta, c

ome

ti di

mos

tran

o le

fig

ure,

ques

to d

eve

appo

rtar

ti so

rte

alcu

na d

i dif

fico

ltà, a

tteso

che

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tiso

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det

ta li

nea

retta

per

str

inge

re la

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da il

trov

ar la

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da d

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o in

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a ob

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; sec

onda

occ

asio

ne d

ist

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imen

to d

i vita

per

cer

car

solo

mis

ura

è qu

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l’av

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rio

si tr

ova

in li

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, o v

ero

con

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cope

rta,

all’

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sen

za s

trin

gim

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pada

per

cer

care

il te

mpo

bas

ta s

olo

stri

nger

e la

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con

la li

nea

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per

trov

are

lam

isur

a e

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erir

e se

cond

o il

pont

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e be

ne l’

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de l’

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vog

liono

che

si s

trin

ga la

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da in

tutte

le li

nee

senz

aut

ile a

lcun

o.Il

fer

ire

seco

ndo

il pu

nto

si d

eve

inte

nder

e og

ni v

olta

che

la

punt

a de

lla s

pada

con

trar

ia

sia

in t

uapr

esen

tia:

all’

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pot

rai

feri

re p

er l

inea

ret

ta d

ove

l’al

tezz

a de

lla p

unta

del

la s

pada

nem

ica

darà

la

sua

diri

ttura

,pi

glia

ndo

però

col

for

te d

ella

tua

spa

da u

n pa

lmo

della

pun

ta d

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spa

da n

emic

a e

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rai

sicu

ram

ente

, ave

rten

dose

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è a

lta a

l par

i del

la tu

a te

sta,

lo f

erir

ai n

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fac

cia

& s

e fu

sse

al p

ari d

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tua

vita

lo p

otra

i fer

ire

nella

fac

cia

e ne

l pet

to: q

uest

o si

chi

ama

feri

re s

econ

do il

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to c

he d

arà

la s

pada

nem

ica;

di p

iù in

que

sto

mod

o po

trai

cav

ardi

spa

da in

tutte

le b

ande

sic

urra

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te p

er f

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e, q

uand

o pr

ovoc

atam

ente

por

tara

i il f

orte

del

la tu

a sp

ada

di p

rim

ote

mpo

alla

pun

ta d

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spa

da a

vers

aria

; & n

on f

are

com

e fa

nno

alcu

ni m

aest

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avan

o o

fann

o ca

vare

per

fer

ire

nel

prim

o te

mpo

, ar

riva

ndo

con

la p

unta

del

la l

oro

spad

a ne

l fo

rte

della

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da n

emic

a, n

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corg

endo

che

dann

o il

punt

o al

nem

ico

e il

più

delle

vol

te r

esta

no o

ffes

i, sì

com

e ne

lle n

ostr

e fi

gure

si v

ede.

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5588

LE

PR

ESE

NT

I E

TSE

GV

EN

TI

FIG

VR

E M

OST

RA

NO

DIV

ER

SI M

OD

I D

I FE

RIR

DI

FVO

RA

,Se

mpr

e pr

osup

pone

ndo

il st

ring

ere

di d

entr

o&

il c

avar

del

tuo

Ave

rsar

io d

i pun

tape

r fe

rire

.

Per

dich

iara

tione

del

le s

egue

nti

figu

re d

ico

che

have

ndo

D.s

tret

to d

i de

ntro

la

figu

ra s

egna

ta C

.l’i

stes

safi

gura

C.

cava

ndo

per

dare

una

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ta n

el p

etto

alla

fig

ura

D.,

D.

lo f

eris

ce d

i pu

nta

ne l

’occ

hio

sini

stro

di

piè

ferm

o o

accr

esci

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to d

i pas

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ome

mos

tra

la f

igur

a.M

a an

cor

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se

C.f

osse

sta

ta p

erso

na a

ccor

ta, q

uan-

do c

avò

havr

ebbe

cav

ato

per

fint

a co

n la

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alq

uant

o ri

tenu

ta e

ven

endo

D.s

icur

amen

te p

er f

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e C

., C

. har

ebbe

para

to d

i fa

lso

o ve

ro d

i fi

lo p

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i fu

ora

la s

pada

nem

ica,

dan

do u

n dr

itto

per

facc

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ver

o un

’im

broc

cata

nel

petto

, & in

tal f

ine

si r

itira

rebb

e ne

lla q

uart

a ba

ssa.

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5599

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6600

FIG

VR

E C

HE

MO

STR

AN

OQ

VA

NT

O S

I PE

RD

E D

I M

ISV

RA

Il ti

rare

alle

gam

be.

Ess

endo

sta

ta g

uada

gnat

a la

spa

da a

lla f

igur

a C

.dal

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igur

a D

. l’i

stes

sa f

igur

a C

. vol

tand

o un

riv

erci

o pe

rga

mba

alla

fig

ura

nota

ta D

., D

. la

puo

l fe

rir

nel

gira

re d

el r

iver

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ram

azzo

ne n

el b

racc

io o

ver

o un

a pu

nta

nella

fac

cia

per

il tr

oppo

trab

occa

re in

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i, co

me

mos

tra

la f

igur

a, r

itira

ndo

però

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etta

fig

ura

D.l

a ga

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dri

ttain

diet

ro n

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e.T

utta

via

dico

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qua

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D.n

el s

trin

gere

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pada

a C

.C. f

osse

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ta p

erso

na a

ccor

ta, l

’hav

reb-

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ciol

to u

n ri

vers

o pe

r fa

ccia

, acc

ompa

gnan

do u

n dr

itto

fend

ente

per

test

a e

così

sar

ebbe

sta

to p

iù s

icur

o.

trab

occa

re: s

bila

ncia

rsi

scio

lto: t

irat

o

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6611

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6622

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

PASS

ATA

men

tre

che

l’av

ersa

rio

cava

per

fer

ire

Hav

endo

la

figu

ra s

egna

ta D

.gua

dagn

ato

la s

pada

den

tro

alla

fig

ura

nota

ta C

., l’

iste

ssa

figu

ra C

. cav

ando

per

dare

una

sto

ccat

a ne

lla f

acci

a al

la f

igur

a D

., D

. la

feri

sce

di s

econ

da d

i pas

sata

nel

la f

acci

a, d

ando

di p

iglio

con

la m

an m

anca

al f

inim

ento

del

la s

pada

nem

ica.

Tut

tavi

a no

n m

anch

erò

di d

ire

che

se C

.fos

se s

tata

per

sona

acc

or-

ta, l

’hav

ereb

be c

avat

o la

spa

da p

er f

inta

, con

la v

ita r

itenu

ta a

lqua

nto

indi

etro

, & v

enen

do D

. sic

uram

ente

per

pas

-sa

re, C

.afa

lsan

do l

a sp

ada

nem

ica

per

di s

otto

& i

nqua

rtan

do c

on l

o sc

anso

del

la v

ita, p

assa

ndo

con

la g

amba

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diet

ro in

croc

iata

, lo

feri

rebb

e ne

l pet

to.

dand

o di

pig

lio: a

ffer

rand

oaf

alsa

ndo:

evi

tand

o

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6644

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

QU

AR

TAN

EL

LA

POC

CIA

, SO

TT

O I

LB

RA

CC

IO D

EST

RO

,M

EN

TR

E C

HE

L’A

VV

ER

SAR

IO C

AV

APE

R F

ER

IRE

.

Ess

endo

sta

ta g

uada

gnat

a la

spa

da a

lla f

igur

a C

.dal

la f

igur

a D

. l’i

stes

sa f

igur

a C

. vol

tand

o un

riv

erso

per

facc

ia a

lla f

igur

a no

tata

D.,

D. l

a fe

risc

e, n

el g

iro

del r

iver

so, d

i qua

rta

alza

ndo

bene

il b

racc

io &

il f

inim

ento

del

lasp

ada,

acc

resc

endo

ben

e il

pass

o, n

el p

etto

sot

to il

bra

ccio

del

la s

pada

, com

e tu

ved

i.Pe

rò d

ico

che

se C

.in

cam

-bi

o di

vol

tare

il r

iver

so h

aves

se c

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o la

spa

da in

die

tro

con

ritir

arsi

alq

uant

o, &

alz

ato

la s

pada

in li

nea

obliq

ua,

chè

la s

ua p

unta

gua

rdas

se v

erso

le p

arti

sini

stre

del

l’A

vers

ario

, e v

olen

do D

.ent

rar

di q

uart

a, C

. par

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con

uno

mez

zo m

andr

itto

li da

rebb

e un

riv

erso

per

la f

acci

a, o

ver

o un

a pu

nta

per

il pe

tto.

pocc

ia: m

amm

ella

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6666

MO

DO

DI

FER

IRE

IN

DIV

ER

SE A

TT

ION

ISO

TT

O L

AN

EM

ICA

SPA

DA

.

Prim

a, d

i ter

za, t

i met

tera

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ta a

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aver

sata

, sì c

he la

pun

ta d

ella

tua

spad

a ri

spon

di a

lla s

palla

sin

i-st

ra d

ell’

Ave

rsar

io e

ven

endo

egl

i a c

opri

re la

tua

in li

nea

obliq

ua, t

u ne

l suo

ven

ire,

vol

tand

o la

man

o in

sec

onda

con

il pi

egar

& a

bass

are

la p

erso

na, l

o fe

rira

i di

con

trat

empo

nel

la v

ita p

er d

i so

tto l

a su

a sp

ada,

com

e m

ostr

a la

figu

ra.S

econ

do c

aso

che

l’av

ersa

rio

ti ha

vess

e st

retto

di f

uora

, cav

ando

tu u

na p

unta

fin

ta d

i qua

rta

per

la f

acci

a e

vole

ndo

egli

para

re, v

olta

ndo

tu la

man

o co

n la

pie

gatu

ra m

edes

ima

lo f

erir

ai s

otto

la s

pada

, com

e di

sop

ra. T

erzo

,se

tu

foss

e st

ato

stre

tto d

i de

ntro

pot

rai

cava

re u

na p

unta

fin

ta d

i te

rza

per

la f

acci

a &

alz

ando

lui

la

spad

a pe

rpa

rare

lo f

erir

ai s

otto

la s

pada

, vol

tand

o la

man

o in

sec

onda

, nel

mod

o ch

’è s

opra

.Qua

rto,

ess

endo

da

te s

tret

to d

ide

ntro

il

tuo

Ave

rsar

io e

lui

cav

ando

per

fer

irti

di p

unta

in

facc

ia, t

u lo

pot

rai

feri

re i

n du

e m

anie

re:

prim

a po

trai

feri

rlo

di c

ontr

atem

po n

el s

uo v

enir

e, a

bass

ando

per

ò la

vita

e la

spa

da in

terz

a, &

anc

o lo

pot

rai f

erir

e pa

rand

o in

terz

a co

n la

pun

ta a

lta,

volta

ndo

la m

ano

in s

econ

da n

el f

erir

e, n

el m

odo

ch’è

sop

ra.

Qui

nto

& u

ltim

o, s

e fu

sse

stat

o st

retto

di f

uora

il tu

o A

vers

ario

da

te &

egl

i cav

ando

per

str

inge

r la

tua

spad

a di

den

tro,

nel

med

esim

o te

mpo

volta

ndo

la m

ano

con

abas

sare

e p

iega

r la

vita

lo f

erir

ai d

i ter

za s

otto

la s

pada

, nel

med

esim

o m

odo

ch’è

sop

ra.

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6688

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

CO

N L

ASP

AD

AC

ON

AM

BID

VE

LE

MA

NI

E F

ER

ISC

ED

I PA

SSA

TAD

I PV

NTA

NE

LL

AG

OL

Am

entr

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Ave

rsar

io c

ava

la s

pada

.

Hav

endo

la f

igur

a D

.gua

dagn

ato

di d

entr

o in

gua

rdia

bas

sa la

spa

da a

lla f

igur

a se

gnat

a C

. & c

avan

do d

etta

figu

ra C

. per

dar

e un

a st

occa

ta n

el p

etto

alla

fig

ura

D.,

D.,

pass

ando

con

la g

amba

man

ca &

nel

l’is

tess

o te

mpo

cal

-ca

ndo

con

ambi

due

le m

ani

la s

pada

nim

ica,

lo

feri

sce

nel

petto

di

terz

a; m

a no

n è

dubb

io a

lcun

o ch

e se

C.f

osse

stat

a pe

rson

a in

telli

gent

e, q

uand

o ca

vò l

a pu

nta

per

feri

re l

’hav

ereb

be c

avat

a al

quan

to r

itenu

ta, e

par

ando

& p

as-

sand

o D

. co

n am

be l

e m

ani

per

feri

re C

., C

. so

lo c

on l

’aba

ssar

e la

pun

ta d

ella

spa

da v

erso

ter

ra &

vol

tand

o la

man

o in

sec

onda

, co

l sc

ansa

re a

lqua

nto

la v

ita v

erso

le

part

i si

nist

re d

ell’

aver

sari

o &

cav

ando

di

filo

sop

ra l

asp

ada

nim

ica,

lo f

erir

à pe

r di

den

tro

d’un

riv

erso

per

fac

cia,

riti

rand

osi i

n te

rza,

ove

ro, p

arat

o ch

e ha

verà

, pas

serà

con

la g

amba

sin

istr

a pe

r di

den

tro

alla

des

tra,

gir

ando

la

vita

e p

iglia

ndo

la s

ua s

pada

con

am

bidu

e le

man

i, ne

lgi

rare

li d

arà

una

punt

a ne

l pet

to a

ndan

doli

addo

sso,

chè

D.n

on s

i pot

rà a

iuta

re.

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7700

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

SCA

NN

AT

VR

AD

I PV

NTA

NE

LFI

AN

CO

DE

STR

O D

I PA

SSA

TAM

EN

TR

E L

’AV

ER

SAR

IO C

AV

APE

R F

ER

IRE

.

Que

sto

mod

o di

fer

ire

si c

hiam

a di

sca

nnat

ura,

la

qual

si

fa n

ella

seg

uent

e m

anie

ra:

have

ndo

stre

tto d

ifu

ora

la f

igur

a se

gnat

a C

. la

spa

da a

lla f

igur

a no

tata

D.l

’ist

essa

fig

ura

D.c

avan

do u

na p

unta

per

la

facc

ia a

llafi

gura

C.

& l

’ist

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fig

ura

C.a

ffro

ntan

do l

a sp

ada

nem

ica

per

di f

uora

, ca

land

o la

pun

ta i

n se

cond

a e

pass

ando

con

la g

amba

man

ca, i

n un

med

esim

o te

mpo

fer

isce

nel

fia

nco,

aba

ssan

do c

on la

vita

il f

inim

ento

e p

rend

endo

li la

man

o, c

ome

vedi

.

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7722

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

SO

TT

O L

ASP

AD

AN

IMIC

AD

I C

ON

TR

AT

EM

PO S

EN

ZA

PAR

AR

ESO

LO

CO

N L

’AB

ASS

AR

LA

VIT

A

Com

e m

ostr

a la

fig

ura.

Hav

endo

la f

igur

a se

gnat

a D

.gua

dagn

ato

la s

pada

di d

entr

o al

la f

igur

a C

. & l’

iste

ssa

figu

ra C

. cav

ando

per

dare

una

sto

ccat

a ne

lla f

acci

a al

la f

igur

a D

., D

., ab

assa

ndo

la v

ita e

cre

scen

do l

a ga

mba

dri

tta i

n un

med

esim

ote

mpo

, lo

fer

isce

sen

za p

arar

e di

con

trat

empo

di

seco

nda

sotto

la

spad

a ni

mic

a, c

ome

mos

tra

la f

igur

a.E

t di

più

potr

ebbe

suc

cede

re c

he la

det

ta p

unta

si f

aces

se a

ltrim

ente

, cio

è ch

e ca

vand

o C

.per

dar

e un

a st

occa

ta n

ella

fac

cia

alla

fig

ura

D.,

D. p

aras

se d

i ter

za c

on la

pun

ta a

lta e

nel

med

esim

o te

mpo

aba

ssan

do la

pun

ta &

vol

tand

o la

spa

dain

sec

onda

lo

potr

ebbe

fer

ire

di p

assa

ta n

el p

etto

, con

dar

e an

cor

di p

iglio

alla

man

o de

lla s

pada

. Ma

se C

.fos

sepe

rson

a pr

atic

a po

treb

be s

olo

col r

itira

re il

piè

des

tro

indi

etro

& n

el s

uo v

enir

e af

fron

tand

o la

spa

da n

imic

a pe

r di

fuor

a e

nell’

iste

sso

tem

po c

alan

do la

pun

ta e

vol

tand

o la

man

o in

sec

onda

lo f

erir

ebbe

di s

cann

atur

a so

tto la

spa

dani

mic

a, o

ver

o ne

l suo

riti

rare

par

erà

con

la m

an m

anca

di s

u in

giù

sot

to il

suo

bra

ccio

e f

erir

à D

. di s

econ

da a

ltane

l pet

to, o

ver

o ne

lla f

acci

a.

Page 71: Gran Simulacro - QCXXTERB · 2016. 4. 25. · Prefazione Il Gran Simulacro dell’Arte e dell’Uso della schermadi Ridolfo Capoferro, è il miglior rappresentante e pietra di paragone

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7744

LE

PR

ESE

NT

I E

TSE

GV

EN

TI

FIG

VR

EM

OST

RA

NO

DIV

ER

SI M

OD

I D

I FE

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DI

DE

NT

RO

Sem

pre

pros

uppo

nend

o il

stri

nger

e di

fuo

ra &

il c

avar

del t

uo A

vers

ario

per

fer

ire.

Le

segu

enti

figu

re m

ostr

ano

dive

rsi

mod

i di

fer

ire

di d

entr

o, p

rosu

ppon

endo

sem

pre

lo s

trin

gere

di

fuor

ada

l tu

o la

to e

da

quel

del

tuo

Ave

rsar

io i

l ca

var

per

feri

rti:

cava

ndo

D.c

ome

di s

opra

, C.l

o fe

rirà

di

quar

ta d

i pi

èfe

rmo

o d’

accr

esci

men

to d

i pas

so n

ella

gol

a e

nella

fac

cia.

Ma

se D

.fos

se s

tata

per

sona

inte

llige

nte,

qua

ndo

cavò

avre

bbe

cava

to c

ol b

atte

r di

filo

la s

pada

nim

ica,

dan

do u

na p

unta

per

fac

cia

o ve

ro u

n ri

verc

io p

er il

bra

ccio

alla

figu

ra s

egna

ta C

. riti

rand

osi i

n te

rza

di p

asso

ord

inar

io.

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7766

DO

PPIO

MO

DO

DI

GV

AD

AG

NA

R L

ASP

AD

AD

EL

L’A

VE

RSA

RIO

, DI

DE

NT

RO

E D

I FU

OR

A.

Cog

nosc

endo

qua

nto

sia

utile

per

esp

erie

nza

il sa

per

guad

agna

re la

spa

da d

ell’

inim

ico,

non

ho

volu

to tr

ala-

scia

re d

i di

re i

l m

odo

il qu

ale

si d

eve

tene

re i

n an

dare

a s

trin

gere

& g

uada

gnar

la

med

esim

a; &

pri

ma,

vol

endo

anda

re a

str

inge

re d

i den

tro,

com

e di

fuo

ra, s

econ

do l’

occa

sion

e, la

spa

da d

ell’

Ave

rsar

io, s

i dov

erà

prim

a st

ring

erla

med

esim

a di

lont

ano,

cir

ca la

pun

ta u

n pa

lmo,

qua

le s

e ac

corr

erà

che

s’ha

bbia

a s

trin

gere

di d

entr

o si

far

à ch

e la

punt

a de

lla s

pada

gua

rdi l

a sp

alla

des

tra

dell’

Ave

rsar

io e

se

di f

uora

che

gua

rdi l

a su

a sp

alla

sin

istr

a; il

che

fat

to s

ian

derà

cam

inan

do v

erso

la s

pada

del

l’A

vers

ario

, il q

uale

occ

orre

ndo

che

cava

sse

in q

uello

ista

nte

si c

ontr

acav

erà

con

il to

rnar

e la

spa

da a

l suo

luog

o, o

ver

o co

n la

med

esim

a co

ntra

cava

tione

si f

erir

à di

tem

po n

el s

uo c

avar

e.D

ipi

ù se

occ

orre

sse

che

l’A

vers

ario

ven

isse

per

str

inge

re l

a sp

ada,

di d

entr

o co

me

di f

uora

, la

qual

e si

ritr

ova

inpi

ano,

in li

nea

retta

con

il b

racc

io d

iste

so, i

n qu

ell’

ista

nte

si c

aver

à &

str

inge

rà c

amin

ando

inna

nzi;

& o

ccor

rend

odi

hav

ere

a ca

vare

per

str

inge

re d

i de

ntro

, si

port

erà

nella

cav

atio

ne i

l pi

è de

stro

inn

anzi

, pie

gand

o il

corp

o ve

rso

le tu

e pa

rti d

estr

e, c

on il

por

tare

la m

ano

sini

stra

vic

ino

alla

des

tra

& p

assa

ndo

poi c

on il

pie

de s

inis

tro

si f

erir

à di

quar

ta d

i pun

ta n

el p

etto

; & d

oven

dosi

cav

are

per

stri

nger

e di

fuo

ra s

i por

terà

sim

ilmen

te il

piè

des

tro

inna

nzi,

con

la p

iega

tura

del

cor

po v

erso

le

tue

part

i si

nist

re &

pas

sand

o co

n il

pied

e si

nist

ro s

i fe

rirà

di

seco

nda

nel

petto

.A

vert

endo

di p

iù c

he le

seg

uent

i fig

ure

mos

tran

o di

str

inge

re d

i fuo

ra la

spa

da c

on la

terz

a, p

erò

terr

ai l’

ordi

ne n

elgu

adag

nar

la s

pada

all’

Ave

rsar

io, c

ome

di s

opra

si è

det

to.

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7788

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

CO

N I

LSC

AN

SO D

EL

PIE

’DR

ITT

OV

ICIN

O A

LL’

OR

EC

HIA

.

Hav

endo

la f

igur

a se

gnat

a C

.str

etto

di f

uora

la f

igur

a se

gnat

a B

. & e

ssa

figu

ra c

avan

do p

er f

erir

e di

qua

rta

la f

igur

a se

gnat

a C

., l’

iste

ssa

figu

ra n

otat

a C

.la

feri

sce

con

lo s

cans

o de

l piè

dri

tto tr

aver

sato

di f

uora

dal

la s

pada

sua

nella

fac

cia

vici

no a

ll’or

ecch

ia. T

utta

via

non

man

cher

ò di

dir

e ch

e se

B. f

usse

sta

to p

erso

na p

ratic

a, h

aver

ebbe

cava

to l

a sp

ada

per

fint

a, c

on l

a vi

ta r

itenu

ta a

lqua

nto

indi

etro

e v

enen

do C

.sic

uram

ente

per

fer

ire

con

lo s

cans

ode

l pi

è dr

itto

trav

ersa

to a

lla f

igur

a B

., B

., af

ront

ando

la

spad

a ni

mic

a pe

r di

fuo

ra, c

alan

do l

a pu

nta

in s

econ

da e

pass

ando

con

la

gam

ba m

anca

in

un m

edes

imo

tem

po,

lo f

erir

ebbe

nel

fia

nco,

dan

do d

i pi

glio

alla

man

o de

llasp

ada.

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8800

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

QV

AR

TAN

EL

LA

GO

LA

CO

LPI

E’M

AN

CO

DI

PASS

ATA

.

Hav

endo

la f

igur

a se

gnat

a C

. str

etto

di f

uora

la s

pada

alla

fig

ura

B. &

l’is

tess

a fi

gura

B. c

avan

do p

er d

are

una

stoc

cata

nel

la f

acci

a al

la f

igur

a C

., C

. la

feri

sce

nel

cava

r di

qua

rta

di p

assa

ta n

ella

gol

a o

nella

fac

cia,

com

em

ostr

a la

fig

ura;

ma

se B

. fo

sse

stat

a pe

rson

a pr

atic

a, h

aver

ebbe

cav

ato

la s

pada

per

fin

ta c

on l

a vi

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itenu

taal

quan

to i

ndie

tro,

& v

enen

do C

. si

cura

men

te p

er p

assa

re c

on l

a qu

arta

, B

. in

quar

tand

o co

n lo

sca

nso

della

vita

,pa

ssan

do c

on la

gam

ba s

inis

tra

di d

ietr

o al

la d

estr

a, lo

fer

ireb

be n

el p

etto

.

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8822

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

QV

AR

TAC

ON

LO

SC

AN

SO D

EL

LA

VIT

A, P

OR

TAN

DO

LA

GA

MB

AM

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CA

INC

RO

CIA

TA

Per

di d

ietr

o al

la d

estr

a.

Ess

endo

sta

ta g

uada

gnat

a la

spa

da d

i fuo

ra a

lla f

igur

a D

.dal

la f

igur

a C

. & c

avan

do D

.per

dar

e un

a pu

nta

nella

fac

cia

alla

fig

ura

C.,

C. l

a fe

risc

e di

qua

rta

con

lo s

cans

o de

lla v

ita, p

assa

ndo

con

la g

amba

man

ca p

er d

i die

-tr

o al

la d

estr

a, i

ncro

cian

do,

com

e di

mos

tra

la f

igur

a.M

a se

D.f

usse

sta

ta p

erso

na p

ratic

a ha

vere

bbe

cava

to p

ergu

adag

nar

la s

pada

di d

entr

o al

la f

igur

a C

., co

n la

pie

gatu

ra d

el c

orpo

ver

so le

sue

par

ti de

stre

, & h

aven

dola

gua

-da

gnat

a, i

n un

sub

ito p

assa

rebb

e di

piè

sin

istr

o in

nanz

i, da

ndol

i un

a pu

nta

di q

uart

a ne

l pe

tto,

o ve

ro h

aver

ebbe

cava

to c

on u

n m

ezzo

man

dritt

o ba

ttend

o la

spa

da n

imic

a, d

ando

a C

. un

rive

rso

per

facc

ia, r

itira

ndos

i in

ter

za &

così

sar

ebbe

sta

to s

icur

o.

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8844

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

SEC

ON

DA

DI

PASS

ATA

NE

LL

AFA

CC

IA, D

AN

DO

DI

PIG

LIO

CO

N L

AM

AN

MA

NC

AA

l bra

ccio

del

la s

pada

nim

ica.

Per

dich

iara

tione

del

le s

egue

nti f

igur

e, h

aven

do s

tret

to d

i fuo

ra C

. l’a

vers

ario

, che

è la

fig

ura

D.,

& l’

iste

s-sa

fig

ura

D.

cava

ndo

per

dare

una

sto

ccat

a al

la f

igur

a C

., l’

iste

ssa

figu

ra C

. pa

ra d

i qu

arta

con

la

battu

ta d

el p

ièdr

itto

la s

pada

nim

ica

e tu

tto i

n un

tem

po, p

assa

ndo

e vo

ltand

o be

n la

vita

, lo

feri

rà d

i se

cond

a ne

lla f

acci

a, b

ench

e qu

esto

si

poss

a an

cor

fare

sen

za p

assa

re,

fere

ndol

o di

qua

rta

pur

di d

oi t

empi

.Ma

se D

.fos

se s

tata

per

sona

prat

ica

nel

gioc

ar d

i sp

ada,

qua

ndo

C.c

avò

per

para

re d

i qu

arta

con

la

battu

ta d

el p

iè d

ritto

alla

fig

ura

D.D

.ha

vess

e co

ntra

cava

to l

a su

a sp

ada

per

di f

uora

, lo

fer

ireb

be d

i se

cond

a ne

lla f

acci

a, r

itira

ndos

i in

diet

ro i

n te

rza,

segu

itand

o in

tal r

itira

re c

on la

sua

spa

da la

spa

da n

imic

a &

cos

ì sar

ebbe

res

tato

fer

ito C

.

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8866

FIG

VR

E D

I SP

AD

AE

PV

GN

AL

E L

E Q

VA

LI

VI

MO

STR

AN

O I

LM

OD

O D

I ST

RIN

GE

RE

LA

SPA

DA

DE

LL’

AV

ER

SAR

IO, R

ITR

OV

AN

DO

SI I

N P

RIM

AA

LTA

DI

DE

NT

RO

Ave

rten

dovi

che

se

la p

unta

del

la s

pada

nim

ica

rigu

arda

sse

vers

ola

tua

spal

la d

estr

a, la

dev

e tr

ovar

di f

uora

, & il

med

esim

om

odo

terr

ai in

gua

dagn

ar le

gua

rdie

bas

se.

Le

segu

enti

figu

re m

ostr

ano

il gi

oco

di s

pada

e p

ugna

le e

pri

ncip

alm

ente

s’i

nseg

na il

mod

o di

str

inge

re la

spad

a de

ll’av

ersa

rio,

tro

vand

osi

in p

rim

a al

ta,

aver

tend

o ch

e in

una

fig

ura

non

si p

ossa

no m

ostr

are

tutti

i m

odi

dist

ring

ere

di f

uora

& d

i de

ntro

, da

bass

o e

d’al

to, r

imet

tend

osi

in c

iò a

lla d

escr

ition

e de

l L

etto

re;

aver

tend

o so

loch

e se

la p

unta

del

la s

pada

nim

ica

rigu

arda

sse

vers

o le

tue

part

i des

tre

lo tr

over

ai d

i fuo

ra &

di p

iù c

he o

ccor

ren-

doti

a st

ring

er le

gua

rdie

bas

se s

i str

inge

rà c

on la

spa

da in

line

a pe

ndic

ular

e, s

ì con

la te

rza

com

e co

n la

qua

rta.

pend

icul

are:

per

pend

icol

are

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8888

FIG

VR

E C

HE

MO

STR

AN

O C

OM

E C

ON

VN

ASO

LPA

RA

TAD

I PV

GN

AL

E S

I PO

SSA

FER

IRE

IN

TR

E L

VO

GH

ID

i pun

ta, c

ioè

nella

fac

cia

e ne

l pet

to &

nel

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osci

a.

Que

ste

segu

enti

figu

re v

i m

ostr

ano

un’a

rtif

icio

sa m

anie

ra d

i fe

rire

in

tre

dive

rsi

mod

i, di

pun

ta,

con

una

sol

para

ta d

i pu

gnal

e, l

e qu

ali

si f

anno

cos

ì, ch

e ha

vend

o st

retto

l’a

vers

ario

di

quar

ta d

i de

ntro

in

qual

sivo

glia

guar

dia

atta

a s

trin

gere

di d

entr

o, p

otrà

cav

are

per

dart

i in

duo

mod

i nel

la f

acci

a e

nel p

etto

, per

ò ha

vend

o ca

vato

per

feri

rti,

para

rai

di d

entr

o co

n il

tuo

pugn

ale

la s

ua s

pada

sop

ra i

l tu

o br

acci

o dr

itto

e ne

lla p

rim

a oc

casi

one

lopo

trai

fer

ire

alto

o b

asso

, ci

oè n

ella

fac

cia

o so

tto i

l br

acci

o ne

l pe

tto o

nel

la c

osci

a, e

nel

la s

econ

da s

olam

ente

nella

fac

cia

e ne

lla c

osci

a.

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9900

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

SEC

ON

DA

DI

FIN

ZIO

NE

NE

LPE

TT

O T

RA

L’A

RM

E, C

AV

AN

DO

PE

R D

I SO

PRA

ILPu

gnal

e, &

anc

ora

potr

ebbe

nel

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edes

ima

man

iera

fer

ire

di q

uart

a.

Tro

vand

osi l

’ave

rsar

io in

terz

a ba

ssa

con

il br

acci

o ri

tirat

o e

con

il pu

gnal

e in

nanz

i, un

ito c

on la

spa

da, t

uti

porr

ai in

cont

ro in

terz

a al

ta, f

acen

doli

la f

inta

in q

uart

a al

ta o

nel

la te

rza

med

esim

a di

fuo

ra d

al p

ugna

le v

erso

lafa

ccia

e m

entr

e eg

li al

za i

l pu

gnal

e pe

r pa

rare

e f

erir

ti di

qua

rta,

cav

erai

sop

ra i

l su

o pu

gnal

e e,

nel

med

esim

ote

mpo

par

ando

di d

entr

o, lo

fer

irai

di s

econ

da n

el p

etto

.

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9922

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

SO

PRA

ILB

RA

CC

IOD

EST

RO

NE

LPE

TT

O E

TL

I FA

CA

DE

R L

ASP

AD

AC

on la

sch

ioda

tura

del

la s

pada

e d

el p

ugna

le.

Da

ques

te f

igur

e fa

cilm

ente

pot

rai c

ompr

ende

re &

impa

rare

il m

odo

di g

ittar

e la

spa

da d

i man

o, c

on d

arli

anco

nel

l’is

tess

o te

mpo

una

pun

ta n

el p

etto

, cio

è ri

trov

ando

ti in

terz

a co

n il

brac

cio

ritir

ato

& u

nito

il p

ugna

le c

onla

spa

da,

stan

do l

’ave

rsar

io n

ella

gua

rdia

ist

essa

o n

ella

qua

rta

inco

min

cera

i a

stri

nger

di

dent

ro l

a su

a sp

ada

diqu

arta

e la

scer

ai c

alar

e il

tuo

pugn

ale

nel m

ezzo

del

bra

ccio

dri

tto in

line

a ob

liqua

e c

avan

do l’

aver

sari

o pe

r fe

rirt

ine

l pet

to d

i qua

rta,

tu c

on la

pun

ta r

iver

sa lo

fer

irai

per

di f

uora

nel

la v

ita, a

lzan

do a

lqua

nto

il fi

nim

ento

del

la tu

asp

ada

e ne

ll’is

tess

o te

mpo

, par

ando

con

il p

iano

del

tuo

pugn

ale

di f

uora

all’

ingi

ù, lo

con

durr

ai a

bban

dona

re l’

ar-

me

per

forz

a.

pian

o: p

iatto

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9944

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

DI

PVG

NA

LE

ALT

OD

I D

EN

TR

O E

TFE

RIS

CE

DI

RIV

ER

SO N

EL

LA

Cos

cia

et d

i qua

rta

nel p

etto

com

edi

mos

tran

o le

fig

ure

Ritr

ovan

doti

in q

uart

a co

n il

pugn

ale

alto

, sta

ndo

il tu

o av

ersa

rio

in q

ual s

i vog

lia g

uard

ia a

tta a

str

inge

r di

dent

ro, p

ur c

on l

a ga

mba

dri

tta i

nnan

zi, i

ncom

ince

rai

a st

ring

erlo

di

dent

ro i

n qu

arta

e c

avan

do e

gli

per

feri

rti

diqu

arta

in

facc

ia, t

u pa

rand

o di

den

tro

con

il tu

o pu

gnal

e so

pra

il tu

o br

acci

o dr

itto

lo p

otra

i fe

rire

o d

’un

rive

rso

nella

cos

cia

o ve

ram

ente

d’u

na q

uart

a so

tto il

bra

ccio

.

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9966

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

CO

N L

ASP

AD

AD

I Q

VA

RTA

AC

CO

MPA

GN

ATA

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LPV

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AL

E E

TL

O F

ER

ISC

E D

I Q

UA

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Nel

la f

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a o

d’un

riv

erso

nel

bra

ccio

, com

e m

ostr

a la

fig

ura.

Se p

er a

vven

tura

tu ti

trov

assi

in te

rza

dist

esa

con

il pu

gnal

e al

pol

so d

ella

man

o, s

tand

o l’

aver

sari

o in

qua

lsi

vog

lia g

uard

ia a

tta a

str

inge

re d

i fu

ora,

inc

omin

cera

i a

stri

nger

lo c

on l

a te

rza

med

esim

a, h

or a

lta,

hor

bass

a,se

cond

o l’

occa

sion

e, s

enza

muo

ver

però

il

pugn

ale

dal

suo

luog

o, e

cav

ando

l’a

vers

ario

per

fer

irti

di q

uart

a o

dise

cond

a, p

aran

do i

n qu

arta

con

la

spad

a ac

com

pagn

ata

dal

pugn

ale,

lo

potr

ai f

erir

e co

me

vedi

, o

di r

iver

so n

elbr

acci

o o

d’un

a qu

arta

nel

la f

acci

a.

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9988

FIG

VR

AC

HE

FA

LA

FIN

TASO

PRA

ILPV

GN

AL

EE

TA

LZ

AN

DO

L’A

VE

RSA

RIO

PE

R P

AR

AR

E L

AM

ED

ESI

MA

,lo

fer

isce

cav

ando

la s

pada

per

di s

otto

di q

uart

a ne

l pet

to.

Tro

vand

oti

in t

erza

dis

tesa

con

il

pugn

ale

al p

olso

del

la m

ano,

sta

ndo

l’av

ersa

rio

con

la q

uart

a ba

ssa,

con

la s

pada

riti

rata

e c

on i

l pu

gnal

e al

to d

iste

so, i

ncom

ince

rai

a fa

re l

a fi

nta

sopr

a il

suo

pugn

ale

pur

di t

erza

, ris

er-

band

o il

pugn

ale

nel s

uo lu

ogo,

par

ando

egl

i in

su c

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pug

nale

, vol

endo

ti fe

rire

nel

l’is

tess

o te

mpo

di q

uart

a o

dise

cond

a, c

avar

ai d

i sot

to e

par

ando

insi

eme

la s

ua b

otta

lo f

erir

ai d

i una

qua

rta

nel p

etto

.

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110000

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

CO

LPV

GN

AL

E S

OT

TO

IL

SUO

BR

AC

CIO

DE

STR

O E

TFE

RIS

CE

DI

SEC

ON

DA

NE

LL

AFA

CC

IA,

Sì a

nco

di u

no s

tram

azzo

ne r

iver

so n

el b

racc

io d

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spa

da.

Ritr

ovan

dosi

in

terz

a ba

ssa

o al

ta, c

on i

l pu

gnal

e al

pol

so d

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man

o, s

tand

o l’

aver

sari

o in

qua

l si

vog

liagu

ardi

a ac

com

odat

a a

stri

nger

di f

uora

, inc

omin

cera

i a s

trin

ger

di f

uora

di t

erza

alta

o b

assa

, sec

ondo

l’oc

casi

one

alza

ndo

il pu

gnal

e, e

vol

endo

egl

i cav

are

per

di d

entr

o &

tira

r di

qua

rta

o di

sec

onda

, tu,

par

ando

con

il p

ugna

le in

giù

sotto

il b

racc

io d

ella

tua

spad

a, li

tire

rai u

n st

ram

azzo

ne p

er il

bra

ccio

, o v

ero

lo f

erir

ai d

i sec

onda

nel

la f

acci

a,co

me

si d

imos

tra.

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110022

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

SO

PRA

ILPV

GN

AL

ED

I SE

CO

ND

AN

EL

LA

SPA

LL

ASI

NIS

TR

A, M

EN

TR

E C

HE

L’av

ersa

rio

cerc

a di

gua

dagn

arli

la s

pada

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uora

.

Se tu

ti tr

ovas

se in

terz

a di

stes

a co

n il

pugn

ale

in li

nea

obliq

ua, s

opra

il c

omin

ciam

ento

del

for

te d

ella

tua

spad

a, s

tand

o l’

aver

sari

o ne

lla g

uard

ia i

stes

sa, v

enen

do e

gli

a st

ring

ere

di f

uora

pur

di

terz

a, c

avar

ai e

bat

tera

i di

quar

ta c

on la

tua

spad

a tu

tt’a

un te

mpo

la s

ua, e

par

ando

sub

ito c

on il

pug

nale

la s

pada

già

cal

cata

lo f

erir

ai n

ell’

i-st

esso

tem

po d

i sop

ra a

l suo

pug

nale

nel

la s

palla

sin

istr

a.

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110044

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

SEC

ON

DA

SOPR

AIL

PVG

NA

LE

DI

FIN

TIO

NE

NE

LL

ASP

AL

LA

SIN

IST

RA

Para

ndo

egli

con

il su

o pu

gnal

e di

su

in g

iù,

sotto

il s

uo b

racc

io d

estr

o.

Ess

endo

tu in

terz

a o

in q

uart

a co

n il

brac

cio

ritir

ato,

con

il p

ugna

le a

l pol

so d

ella

man

o, s

tand

o l’

aver

sari

oin

qua

rta

con

la s

pada

riti

rata

& i

l pu

gnal

e al

to d

iste

so g

li fa

rai

la f

inta

di

sotto

al

suo

pugn

ale,

alz

ando

il

tuo

epa

rand

o eg

li co

n il

pugn

ale

in g

iù v

erso

le s

ue p

arti

sini

stre

, cav

erai

nel

l’is

tess

o te

mpo

sop

ra il

suo

pug

nale

: par

an-

do in

den

tro

la s

pada

nim

ica

di s

otto

al t

uo b

racc

io d

ritto

, lo

feri

rai d

i sec

onda

sop

ra il

suo

pug

nale

.

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110066

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

PASS

ATA

DI

PVN

TAIN

FA

LSO

DI

SOT

TO

IN

SV

TR

AL’

AR

ME

NE

LPE

TT

O,

Para

ndo

col s

uo p

ugna

le s

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il s

uo b

racc

io d

estr

o,st

ring

endo

ben

l’ar

me

insi

eme.

Ritr

ovan

dosi

l’a

vers

ario

in

terz

a co

n am

bidu

e le

arm

i di

stes

e in

lin

ea o

bliq

ua, s

ì ch

e la

pun

ta d

ella

spa

dani

mic

a gu

ardi

alla

tua

spa

lla d

ritta

e q

uella

del

pug

nale

la

sini

stra

, ti

met

tera

i al

l’in

cont

ro i

n te

rza

con

la p

unta

della

spa

da b

assa

e c

on il

pug

nale

alto

, pie

gato

la v

ita q

uant

o si

a po

ssib

ile v

erso

le tu

e pa

rti s

inis

tre,

e v

olen

do e

gli

avvi

cina

rsi

per

stri

nger

ti o

per

altr

o su

o di

segn

o, p

assa

rai

con

il pi

è m

anco

nel

l’is

tess

o te

mpo

ver

so l

e su

e pa

rti

dest

re e

, par

ando

con

il p

ugna

le p

er d

i den

tro

sopr

a il

tuo

brac

cio

dritt

o, li

cac

cera

i una

pun

ta in

fal

so d

i sot

to in

su

tra

le s

ue a

rmi,

o ve

ro c

on tu

tte d

ue l’

arm

i, ca

vand

o co

n la

spa

da d

i sop

ra, l

i cal

cher

ai la

spa

da, f

eren

dolo

di t

erza

in u

n m

edes

imo

tem

po.

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110088

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

QV

AR

TAN

EL

LA

GO

LA

SOL

O C

ON

AFA

LSA

R L

ASP

AD

AE

TA

BA

SSA

R I

LPV

GN

AL

EPe

r pa

rata

, men

tre

l’av

ersa

rio

cava

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pada

& c

erca

col p

ugna

le p

er p

arar

e.

Tro

vand

osi l

’ave

rsar

io in

terz

a al

ta c

on il

pug

nale

trav

ersa

to &

uni

to a

l com

inci

amen

to d

el s

uo f

orte

del

lasu

a sp

ada,

alq

uant

o ob

liqua

, lo

stri

nger

ai c

on la

terz

a di

fuo

ra c

on il

pug

nale

alto

e, c

avan

do e

gli d

i sot

to, a

iuta

n-do

si a

par

are

con

il pu

gnal

e di

su

in g

iù v

erso

le

tue

part

i m

anch

e, i

n un

tem

po c

avan

do s

otto

al

suo

pugn

ale

lofe

rira

i di q

uart

a ne

lla f

acci

a o

dove

ti to

rna

più

com

odo.

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111100

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

QV

AR

TAPE

R D

I SO

TT

OIL

PVG

NA

LE

NE

LPE

TT

O, P

OR

TAN

DO

IN

DIE

TR

OL

a ga

mba

dri

tta e

par

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con

il p

ugna

le a

lto, m

entr

ech

e l’

aver

sari

o pa

ssa

con

la s

ua g

amba

inna

nzi

per

feri

re d

i sec

onda

sop

ra il

pug

nale

.

Stan

do l

’ave

rsar

io i

n te

rza

bass

a, t

i m

ette

rai

inco

ntro

in

terz

a al

ta c

on i

l pu

gnal

e un

ito, t

rave

rsat

o so

pra

iltu

o fo

rte

e ve

nend

o eg

li di

pas

sata

a f

erir

ti di

sec

onda

di

sopr

a il

tuo

pugn

ale

e pa

rand

o la

rgo

con

il su

o, t

u so

loco

n ri

tirar

e la

gam

ba d

ritta

indi

etro

, & a

lzan

do e

gli i

l suo

pug

nale

per

par

are,

cav

erai

di s

otto

il s

uo, p

orta

ndo

bene

inna

nzi l

a vi

ta, c

ome

mos

tra

la f

igur

a, lo

fer

irai

di q

uart

a.

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111122

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

SEC

ON

DA

SOPR

AIL

PVG

NA

LE

NE

LPE

TT

O, M

EN

TR

E C

HE

L’A

VE

RSA

RIO

Pass

a co

l piè

man

co p

er f

erir

e, s

olo

con

ritir

are

nel s

uove

nire

la g

amba

dri

tta in

diet

ro &

par

ando

col

pugn

ale

sotto

il s

uo b

racc

io d

estr

o.

Ben

che

l’av

ersa

rio

si tr

ovas

se in

qua

rta

con

la s

pada

riti

rata

e b

assa

e c

on il

pug

nale

dis

teso

alto

e la

rgo,

tim

ette

rai i

ncon

tra

in q

uart

a co

n il

brac

cio

dist

eso

& il

pug

nal a

lto, e

mov

endo

si e

gli d

i pas

sata

a p

arar

la tu

a sp

ada

di s

u in

giù

per

fer

irti

di s

econ

da,

ritir

ando

tu

la g

amba

dri

tta a

die

tro

para

rai

con

il pu

gnal

e in

giù

ver

so l

e tu

epa

rti d

estr

e &

cav

erai

la tu

a sp

ada

sopr

a il

suo

pugn

ale:

lo f

erir

ai d

i sec

onda

.

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111144

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI V

NA

PVN

TAT

RA

L’A

RM

E N

EL

PET

TO

, CA

VA

ND

OL

APE

R D

I SO

PRA

ILPu

gnal

e m

entr

e ch

e l’

aver

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o st

ava

in g

uard

ia la

rga

& la

scia

arr

ivar

e il

nem

ico

a m

isur

a.

Ritr

ovan

dosi

l’a

vers

ario

in

quar

ta c

on i

l br

acci

o ri

tirat

o e

il pu

gnal

e al

to,

dritt

o e

larg

o e

con

il br

acci

odi

stes

o, te

li f

arai

inco

ntro

in te

rza

dist

esa,

con

il p

ugna

le tr

aver

sato

inna

nzi a

l pet

to &

avv

icin

erai

di f

uora

al s

uopu

gnal

e, f

erm

ando

si e

gli

pure

nel

la s

ua g

uard

ia;

& a

rriv

ato

che

sara

i co

n la

pun

ta d

ella

tua

spa

da p

ari

al s

uopu

gnal

e, c

aver

ai d

i qua

rta

di s

opra

, por

tand

oli u

na s

tocc

ata

lung

a ne

l pet

to.

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111166

MO

DO

DI A

DO

PER

AR

LA

SPA

DA

E C

APP

A

Afi

ne c

he q

uest

a m

ater

ia d

ella

cap

pa m

eglio

s’i

nten

da,

non

sarà

for

se f

uor

di p

ropo

sito

dic

hiar

are

alcu

nite

rmin

i ch

e co

n es

sa u

sar

si d

evon

o.D

icov

i ad

unqu

e ch

e ha

vend

o la

cap

pa a

tor

no,

si l

asci

erà

cala

re g

iù d

alla

spal

la d

estr

a pe

r in

fino

al

mez

zo d

el s

inis

tro

brac

cio,

& p

oi v

olge

ndo

la m

an m

anca

per

di

fuor

i, av

vilu

ppan

doso

pra

il br

acci

o la

det

ta c

appa

, pon

endo

si c

on e

ssa

in te

rza

o in

altr

a gu

ardi

a, c

ome

vi p

iace

rà. Q

uant

o po

i al p

as-

segg

iare

, si t

errà

que

ll’or

dine

che

si t

iene

con

la s

pada

e p

ugna

le, p

er e

sser

e un

med

esim

o an

dam

ento

, ecc

etto

che

nel p

arar

e pe

r la

dif

fere

nza,

poi

chè

la c

appa

si p

uol t

aglia

re e

for

are,

il c

he n

on a

vvie

ne a

l pug

nale

. Et r

itrov

ando

tiin

ter

za,

com

e di

sop

ra,

all’

inco

ntro

al

tuo

aver

sari

o, &

che

egl

i ti

tiras

se d

i m

andr

itto

per

test

a, t

u ne

ll’is

tess

ote

mpo

pas

sera

i inn

anzi

con

il p

iè m

anco

, par

ando

con

la c

appa

nel

for

te d

ella

spa

da n

imic

a, s

ping

endo

li ne

l pet

toun

a pu

nta;

si p

uò a

ncor

a pa

rare

il d

etto

col

po d

i pri

ma

con

la s

pada

in g

uard

ia d

i tes

ta a

ccom

pagn

ata

dalla

cap

pa,

racc

oglie

ndo

in q

uel t

empo

il p

iè s

inis

tro

appr

esso

il d

estr

o &

sub

ito a

ndar

e co

l des

tro

inna

nzi e

vol

gere

un

man

-dr

itto

per

test

a o

per

gam

ba; m

a qu

ando

fos

se ti

rato

o m

andr

itto

o ri

vers

o pe

r ga

mba

, si t

irer

à al

quan

to in

diet

ro il

piè

dest

ro &

se

sarà

man

dritt

o se

li d

arà

un r

iver

so n

el b

racc

io d

ella

spa

da, &

se

sarà

riv

erso

se

li da

rà u

n dr

itto

pur

nel d

etto

bra

ccio

; ma

il ve

ro p

arar

e sa

rà p

arar

e co

n la

spa

da e

poi

nel

fer

ire

anda

re a

ccom

pagn

are

la s

pada

con

laca

ppa,

con

urt

ar l

a sp

ada

nim

ica,

& c

osì

si f

erir

à si

cura

men

te.D

i pi

ù di

co c

he l

e se

guen

ti fi

gure

dim

ostr

ano

ilm

odo

che

si d

eve

tene

re a

gua

dagn

ar la

spa

da a

ll’av

ersa

rio,

in s

pada

e c

appa

, di d

entr

o.

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111177

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111188

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

CO

NT

RA

CA

VA

TIO

NE

DI

QV

AR

TAN

EL

LA

FAC

CIA

, PA

RA

ND

O C

OL

BR

AC

CIO

Del

la c

appa

la s

pada

nim

ica

in f

uora

, men

tre

che

l’av

ersa

rio

cavò

la s

ua s

pada

per

fer

ire

di p

unta

.

Stan

do i

l tu

o av

ersa

rio

in q

uart

a co

n la

spa

da d

iste

sa e

alta

, ti

dara

i a

stri

nger

la d

i qu

arta

di

dent

ro c

on i

lbr

acci

o de

lla c

appa

sot

to il

tuo

fort

e: v

olen

do e

gli c

avar

e pe

r fe

rirt

i di p

unta

in q

ual s

i vog

lia m

odo,

par

ando

con

laca

ppa

in s

u, in

fuo

ra d

alle

tue

part

i sin

istr

e, e

con

trac

avan

do d

i qua

rta,

lo f

erir

ai n

ella

fac

cia

o do

ve ti

torn

erà

più

com

odo.

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111199

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112200

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

STR

AM

AZ

ZO

NE

RIV

ER

SO N

EL

LA

FAC

CIA

AL

MA

NC

INO

, ET

LO

PO

TR

A’

Anc

ora

feri

re d

i sec

onda

nel

pet

to o

ver

o di

una

qua

rta

per

di f

uora

del

la s

pada

nim

ica,

nel

cav

are

che

fa la

pun

ta p

er f

erir

e.

Ritr

ovan

dosi

l’av

ersa

rio,

che

sar

à si

nist

ro, i

n qu

arta

con

il b

racc

io d

iste

so, i

ncom

ince

rai a

str

inge

re d

i den

-tr

o co

n la

terz

a, c

on il

pug

nale

alto

, la

sua

spad

a, &

cav

ando

egl

i per

fer

irti

di s

econ

da n

ella

fac

cia,

lo p

otra

i fer

ire

in tr

e m

anie

re, p

rim

a ab

assa

ndo

solo

il p

ugna

le e

par

ando

la s

ua s

pada

lo f

erir

ai d

i str

amaz

zone

riv

erso

nel

la f

ac-

cia,

o v

ero

di s

econ

da n

el p

etto

, avv

erte

ndot

i per

ò ch

e ne

l suo

cav

are

sare

bbe

meg

lio f

erir

lo d

i qua

rta

di s

pada

sol

adi

fuo

ra.

sini

stro

: man

cino

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112222

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

PER

TE

STA

CO

N L

APV

NTA

DE

LL

ASP

AD

AA

LTA

ET

CO

N I

LPV

GN

AL

E I

NC

RO

CIA

TO

Per

di d

entr

o la

sua

spa

da n

el f

orte

, sì c

he l’

iste

ssa

potr

àfe

rire

in d

ue m

anie

re, p

rim

a di

una

pun

ta n

ella

fac

cia,

o v

ero

di u

n ri

vers

o pe

r ga

mba

.

Har

ei c

erta

men

te f

atto

tort

o a

me

med

esim

o se

cos

ì nob

il pa

rata

, o v

ero

dife

sa, i

o no

n vi

hav

esse

dis

cope

r-to

, la

qual

dif

ende

, sal

va, c

osì

nobi

l pa

rte

della

vita

; pe

rò i

n qu

est’

occa

sion

e vi

app

ongo

le

segu

enti

figu

re, d

elle

qual

i un

a si

tro

va i

n pr

ima

e l’

altr

a in

qui

nta,

& d

i qu

inta

sol

con

alz

are

il br

acci

o &

vol

tand

o la

man

o in

qua

rta,

cres

cend

o il

pass

o sa

rà a

ndat

o a

guad

agna

r la

spa

da d

i de

ntro

all’

aver

sari

o, &

il

nem

ico,

cav

ando

di

giro

per

di

sotto

la s

pada

nim

ica,

har

à tir

ato

un d

ritto

fen

dent

e al

l’is

tess

o, m

a il

med

esim

o, s

ol c

ol v

olta

re la

man

o in

sec

onda

con

la p

unta

alta

, met

tend

o il

pugn

al d

i die

tro

nel f

orte

del

la s

ua s

pada

, pot

rà f

erir

e l’

aver

sari

o si

cura

men

te in

doi

luog

hi,

di p

unta

nel

la f

acci

a e

di t

aglio

nel

le g

ambe

, co

me

ben

dim

ostr

ano

le d

oi l

inee

des

cend

enti

dalla

pun

tade

lla s

pada

, che

una

cal

a ne

lla te

sta

e l’

altr

a ne

lla c

osci

a.

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112244

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

DI

PVN

TAD

I TE

RZ

AN

EL

LA

CO

SCIA

ET

CO

LPV

GN

AL

E N

EL

LA

VIT

A,

Men

tre

che

l’av

ersa

rio

cava

il r

iver

so p

er g

amba

per

feri

re.

Perc

hè a

d al

cuni

, ved

endo

que

sta

figu

ra f

erita

con

la

spad

a &

anc

o co

n il

pugn

ale,

li

parr

à fo

rse

diff

icile

,tu

ttavi

a pr

ovan

do l

’ist

esso

mod

o li

rius

cirà

fac

ile p

er d

ichi

arat

ione

; du

nque

dic

o ch

e tr

ovan

dosi

l’a

vers

arij

ambi

dui i

n qu

arta

con

il f

ilo d

ritto

del

le lo

ro s

pade

che

si t

occa

vano

& le

pun

te d

ell’

iste

sse

ogn’

una

di lo

ro s

i gua

rdav

ala

fac

cia

dell’

aver

sari

o, f

u sf

orza

to il

med

esim

o, c

alca

ndo

con

la s

pada

sua

la s

pada

nim

ica,

sì c

he s

ente

ndo

l’av

er-

sari

o ca

lcar

e si

riv

olse

a v

olta

rli u

n ri

vers

o pe

r ga

mba

, ma

il m

edes

imo,

in u

n su

bito

aba

ssan

do la

spa

da e

vol

tand

ola

man

o in

ter

za,

pass

ando

con

la

gam

ba s

inis

tra

inna

nzi,

lo f

eris

ce p

aran

do c

on l

a sp

ada

& a

nco

col

pugn

ale,

com

e m

ostr

a la

fig

ura.

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112266

FIG

VR

AC

HE

PA

RA

ILST

RA

MA

ZZ

ON

E R

IVE

RSO

CO

N L

ASP

AD

AE

TC

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IL

PASS

AR

E I

N V

N S

VB

ITO

CO

LPi

è si

nist

ro in

nanz

i, da

ndog

li un

a pu

gnal

ata

sotto

il b

racc

io,

dent

ro n

ella

poc

cia.

Perc

hè s

i fa

gran

con

to, q

uand

o l’

aver

sari

o tir

a un

a pu

nta,

par

arla

col

pug

nale

, sì d

i den

tro

com

e di

fuo

ra,

& v

olta

re u

no s

tram

azzo

ne r

iver

so n

el b

racc

io d

ella

spa

da n

imic

a, s

ì ch

e tir

ando

tu

una

punt

a al

tuo

ave

rsar

io t

ifo

sse

para

ta p

er d

i de

ntro

, ver

so l

e tu

e pa

rti

sini

stre

, & t

i vo

ltass

e il

detto

str

amaz

zone

, tu

pare

rai

con

la s

pada

di

terz

a pe

r di

fuo

ra,

pass

ando

in

un s

ubito

con

la

gam

ba s

inis

tra

inna

nzi,

met

tend

o il

tuo

pugn

ale

sopr

a la

spa

dani

mic

a, l

o fe

rira

i di

sec

onda

di

punt

a ne

l pe

tto.M

a pe

r di

chia

ratio

ne d

elle

seg

uent

i fi

gure

, di

co c

he r

itrov

ando

sil’

aver

sari

o in

ter

za c

ol p

ugna

le n

el f

orte

del

la s

ua s

pada

& l

’altr

o ne

lla s

ettim

a gu

ardi

a, c

ol b

racc

io d

el p

ugna

ledi

stes

o in

nanz

i &

con

la

spad

a al

quan

to b

assa

e r

itira

ta a

sè,

la

med

esim

a es

send

o a

mis

ura,

gli

harà

tir

ato

una

punt

a so

pra

il su

o pu

gnal

e; &

il

nim

ico,

par

ando

in

fuor

a ve

rso

le s

ue p

arti

sini

stre

, li

risp

onde

di

stra

maz

zone

rive

rso,

ma

la m

edes

ima,

in q

uell’

ista

nte

para

ndo

di q

uart

a e

pass

ando

col

piè

sin

istr

o in

nanz

i, lo

fer

isce

di p

ugna

-le

, com

e m

ostr

a la

fig

ura,

e v

olen

do r

itorn

are

indi

etro

riti

rerà

la

detta

gam

ba s

inis

tra,

vol

tand

o ne

ll’is

tess

o te

mpo

un r

iver

so n

el b

racc

io d

ella

spa

da a

l’av

ersa

rio,

rito

rnan

do n

e l’

iste

ssa

guar

dia.

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112288

MO

DO

DI

SAPE

R B

EN

VA

LE

RSI

DE

LL

AR

OT

EL

LA

RIT

RO

VA

ND

OSI

AFR

ON

TE

CO

N U

N’A

LTR

AR

OT

EL

LA

.E

ssen

do c

he b

ene

spes

so a

vvie

ne c

he l’

arm

e pr

opri

e fa

nno

guer

ra a

chi

del

le m

edes

ime

non

sa b

en s

ervi

r-si

, per

ò ho

giu

dica

to n

on e

sser

fuo

r di

pro

posi

to d

i acc

enna

re a

lcun

i par

ticul

ari d

ella

rot

ella

, com

e ar

me

peri

culo

-si

ssim

a a

quel

li i

qual

i ne

lla m

edes

ima

non

hann

o fa

tto q

ualc

he s

orte

d’e

serc

itio;

e p

er t

anto

è d

’avv

ertir

e ch

e la

Rot

ella

si

deve

ten

ere

imbr

acci

ata

con

il br

acci

o si

nist

ro a

lqua

nto

curv

o, d

i m

odo

che

guar

di a

lqua

nto

vers

o le

part

e tu

e si

nist

re, m

a no

n ta

nto

curv

o ch

e im

pedi

sca

l’oc

chio

, chè

non

pos

sa s

corg

ere

qual

si v

oglia

par

te d

ell’

ini-

mic

o; &

ciò

fat

to, v

olen

do a

ndar

e a

feri

re, r

itrov

ando

si p

erò

il ni

mic

o co

n la

spa

da d

iste

sa in

nanz

i in

guar

dia

stre

t-ta

, si d

ovrà

pri

ma

stri

nger

e la

spa

da n

imic

a di

den

tro

o di

fuo

ra, s

econ

do l’

occa

sion

e, &

poi

cre

scen

do c

on il

pas

sosi

nist

ro u

rtar

e co

n la

rot

ella

nel

la s

pada

già

gua

dagn

ata

& f

erir

e di

terz

a, d

i pol

so, c

on la

pun

ta a

scen

dent

e. M

a se

occo

rres

se c

he l’

inim

ico

si tr

ovas

se in

gua

rdia

larg

a &

che

li f

usse

tira

to d

ritto

o r

iver

so p

er g

amba

, si d

ovrà

par

a-re

col

fal

so, s

ì il d

ritto

com

e il

rive

rso,

& p

oi r

ispo

nder

e di

tagl

io a

ll’av

ersa

rio

nelle

gam

be; m

a se

a c

aso

li fo

sse

tirat

o di

pun

ta o

di t

aglio

alla

vol

ta d

ella

fac

cia

o de

lla te

sta,

si p

otrà

par

are

con

la R

otel

la, q

uand

o pe

rò v

engh

i il

tagl

io o

la p

unta

sen

za f

inzi

one.

Ma

per

assi

cura

re d

alla

fin

ta, e

ssen

do c

he la

Rot

ella

è g

rave

, chè

non

si p

otre

bbe

esse

re c

on q

uella

pre

stez

za a

par

are

che

si f

areb

be c

on t

arga

o b

rocc

hier

i, pe

rò s

i av

vert

irà

di n

on p

arar

e in

alc

unm

odo

con

la R

otel

la,

poic

hè l

a m

edes

ima

figu

ra v

olen

do p

arar

e un

a pu

nta,

la

qual

e li

vien

e tir

ata

dall’

aver

sari

ope

r di

fuo

ra d

ella

sua

Rot

ella

, il m

edes

imo

vole

ndo

para

re g

li bi

sogn

a pe

r fo

rza

tura

re la

vis

ta &

, cos

ì im

pedi

ta, i

nqu

ell’

ista

nte

l’in

imic

o ha

rà h

avut

o co

mm

odità

di p

assa

re c

ol p

iè s

inis

tro

inna

nzi e

fer

ire,

sen

za e

sser

vis

to il

mot

ode

lla s

ua s

pada

, nel

pet

to o

ver

o a

piè

del c

orpo

, com

e di

mos

tran

o le

fig

ure.

Ma

la m

edes

ima

si p

arar

à di

sec

onda

o di

qua

rta,

sec

ondo

l’oc

casi

one,

con

la s

pada

e p

oi, c

resc

endo

con

il p

asso

sin

istr

o, u

rtar

e co

n la

Rot

ella

la s

pada

nim

ica:

si f

erir

à di

terz

a di

pun

ta a

scen

dent

e &

cos

ì sar

à pi

ù si

curo

.

fann

o gu

erra

: son

o da

nnos

etu

rare

: osc

urar

e

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113300

FIG

VR

AC

HE

FE

RIS

CE

SO

TT

O L

AR

OT

EL

LA

ME

NT

RE

CH

E L

’AV

ER

SAR

IO C

ER

CA

CO

N L

’IST

ESS

AR

otel

la p

arar

e pe

r fe

rire

di p

unta

nel

pet

to.

Per

gl’i

ngan

ni e

fin

te c

he s

i tro

vano

nel

l’A

rme,

bis

ogna

sta

r m

olto

atte

nto

quan

do u

n si

trov

a al

le m

ani c

olsu

o ni

mic

o, s

ì ch

e pe

r di

chia

ratio

ne d

elle

seg

uent

i fi

gure

vi

dim

ostr

o co

me

il pa

rare

il

più

delle

vol

te è

noc

ivo,

quan

do p

erò

si p

ara

e no

n si

ris

pond

e ne

ll’is

tess

o te

mpo

, sì

che

ve l

o di

mos

tro

anco

ra i

n qu

esto

fat

to d

i R

otel

la:

esse

ndo

che

uno

di lo

ro s

i tro

va in

qui

nta

col b

racc

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D’ALCUNI TERMINI DEL TAGLIOHavevo fra me stesso risoluto di appresentarvi alcune figure che vi

mostrassero il modo di coltelliggiare, sì del parare come del ferire & in que-st’attione mostrarvi molti effetti, ma considerando che quello che potevofare con le figure, possolo ancor fare con questi pochi d’avertimenti che vipropongo; cioè che ritrovandosi l’aversario in terza o in quarta, chè la puntadella sua spada guardasse per mezzo della tua vita, tu te li metterai incontroin quarta, con la punta della tua spada alquanto alta & traversata verso le tueparti destre, e accostandoti alquanto verso la spada dell’aversario gli tireraiun dritto nella spada, accompagnato con un riverso fendente per faccia; peril contrario, quando il nimico volterà un riverso per faccia, tu passaraiparando con il tuo pugnale in guardia di faccia sopra il tuo braccio destro,dandoli una punta di terza nel petto; o vero, parato che haverai, passandocome di sopra, li potrai dare un dritto per gamba; di più potrai parare ildetto riverso, con la spada di quarta, come mostra quella figura che feriscecol pugnale sotto il braccio dell’aversario, & passando e parando col pugna-le si ferirà con un riverso alle gambe, o vero con il pugnale allo stesso modonella poccia; di più ti potrai ancor mettere in quarta con la punta della spadabassa, mostrandoli alquanto la vita, e venendo egli per di fuora a tirarti unapunta, tu parerai col falso della spada in su, dandoli un dritto per faccia, overo una punta nel petto; ma se l’aversario venisse a te per batter la spada,sì di dentro come di fuora, farai così: se lui tira un dritto alla spada, tu nel-l’istesso tempo gli volterai un riverso per faccia, e se lui tirasse un riversoalle parti di fuora per batter la spada, tu nell’istesso tempo gli volterai undritto per la faccia: avertendovi che la parata del dritto, come del roversoper testa si parerà nel medesimo modo che mostra quella figura che paracon la spada incrociata con il pugnale de dietro, nel forte della spada, laquale ha due linee, una scende alla faccia & l’altra alla coscia; e venendooccasione che l’aversario ti tirasse o dritto o riverso alle parti da basso,parerai di seconda con la punta della spada bassa, e se sarà dritto parerai ecaverai di filo sopra la spada nimica, mettendo il tuo pugnale sopra la dettaspada, dandoli un riverso per il braccio, e se sarà riverso pararai in fuoranell’istesso modo, dandoli una punta nel petto, mettendo però il pugnalenell’istesso tempo sopra la spada dell’aversario; e questo è quanto intorno aciò mi occorreva dire.

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MODO SICVRO DE DIFENDERSI DA OGNISORTE DI COLPI CON VNA PARATA

Di riverso e ferir sempre d’imbroccata.

Volendo por fine a questa mia opera, non mi è parso fuor di proposi-to sigillarla con questo mio breve discorso, quale solo consiste in dimostrarla virtù & l’attione della prima e quarta guardia, ritrovandosi nella primal’offesa & nella quarta la difesa, principio e fine di qual si voglia onoratabriga; atteso che la quarta difende di qual si voglia colpo risoluto o inresolu-to & la prima offende l’aversario, & però è necessario dire (per essere ambi-due fidelissime compagne) che il principio de l’una sia il fine dell’altra, &così senza principio e fine vadino principiando e finendo, poichè la primaincomincia da alto & finisce in quarta alquanto bassa, & questo per dueragioni: prima, perchè se l’aversario tirasse di punta o di taglio, passandoalquanto con il piè sinistro nel parare, con un riverso verso le parti destredell’aversario, spingendo il piè destro può ferire d’imbroccata nel petto, econ tal fine si ritorna nella guardia quarta; seconda perchè l’aversario nonpuole offendere se non le parti destre, quali facilmente con l’ascendente didetta quarta vengono difese, dimostrando però in tali attioni ardimento nellafaccia, occhio presto in conoscere le parti scoperte e coperte dell’aversario,fortezza e prontezza nelle gambe, braccia e mani, prontezza nel parare eferire & agilità nella vita; e questa è la natura della prima e quarta guardia.

parso: paresigillarla: concluderla briga: contesa

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La scherma della “Striscia”L’obiettivo di quest’analisi è la descrizione della tecnica schermistica

della spada cinque-seicentesca, prendendo in considerazione il testo diCapoferro come base da cui sviluppare un metodo teorico, servendoci di altritesti di riferimento, coevi all’opera del Maestro di Cagli.

La spada

La spada descritta da Capoferro è la cosiddetta striscia, tipica armacivile in voga tra il XVI e il XVII secolo: il termine “striscia” è l’omologo dellaspagnola espada rapera, cioè “spada che graffia, che sfregia”, della franceserapiére e dell’inglese rapier.

La striscia sembrerebbe quindi un’arma da filo, ma in realtà l’uso deltaglio nel suo maneggio è marginale rispetto alla punta.

L’arma è costituita fisicamente da quattro parti: la lama, il finimento,il manico e il pomolo.

La lama è costituita dalla lama vera e propria, cioè la parte affilata eappuntita che va dal finimento alla punta, dal ricasso, la parte totalmentepriva di filo, a sezione rettangolare, che separa la sommità del finimento dalmanico, e infine dal codolo o spica, la parte sulla quale si inseriscono manico epomolo (è poi detto tallone l’angolo di svasatura che divide idealmente il ricas-so dal codolo); posto che l’arma ha una lunghezza complessiva cha va da terraall’ascella del tiratore, la lama vera e propria, arriva a misurare circa unmetro, mentre la larghezza massima della lama non supera i 2-2,5 cm.

La lama, schermisticamente parlando, si divide, nella sua lunghezza,in parti dette gradi: Capoferro la divide in due soli gradi, il forte, dall’uscitadal finimento a metà lama, e il debole, da metà lama alla punta, ma altri trat-tatisti la dividono in tre (Marcelli), quattro (Fabris), cinque parti (Alfieri).

Due sono i tagli della lama, perfettamente simmetrici, detti filo drittoquello che corrisponde alla guardia laterale del finimento e filo falso il suo

Finimento

Pomolo

ManicoLama

Lama vera e propria Ricasso Codolo

Debole Forte

Filo dritto

Filo falso

Tallone

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opposto; Capoferro spiega che la vera affilatura dell’arma è presente solo neldebole, dato che come è solo il debole la parte della lama preposta all’offesa,così il forte è la parte deputata alla parata e all’ingaggio del ferro avversario esarebbe assurdo indebolire con un’inutile affilatura una parte che deve resiste-re al contatto con la lama nemica.

Il finimento, o fornimento, termine con il quale si può anche intenderetutto il complesso dimanico, guardia e pomo-lo, è l’evoluzione naturaledell’elsa a croce dellespade medievali e delprimo Rinascimento: allasemplice barra d’acciaioforata nel mezzo e per-

pendicolare alla lama, che sarà poi definita vette o gavigliano, si aggiungonoprima i due anelli, o archetti, per l’impugnatura con il dito accavallato all’elsa,quindi la guardia laterale e infine i ponti di guardia, le valve centrali e, nellestrisce alla spagnola, la coccia.

Il manico, solitamente in legno rivestito di filo d’acciaio, è lungo circacinque dita, cioè la larghezza del palmo della mano.

Il pomolo, in acciaio, è infine l’elemento che determina il bilanciamen-to finale dell’arma che, di norma, ha il suo punto di equilibrio sulla lama, aquattro dita dal finimento.

L’impugnatura e il portamento di ferro

Capoferro non descrive il modo di impugnare correttamente la spada ecome lui molti altri omettono questo importante dettaglio.

E’ Francesco Antonio Marcelli a notare che la spada si può impugnarein tre modi: impugnando solo il manico, inserendo il dito indice sull’elsa, adappoggiarsi al ricasso o inserendo sia indice che medio; il Maestro romano indi-ca il secondo modo come il più efficace, bocciando il primo per essere troppodebole e il terzo per essere troppo sforzato e sbilanciato.

Al contrario, Giuseppe Rosaroll Scorza, nel suo “Trattato dellaSpadancia” (che altro non è che la striscia alla spagnola), predilige proprio l’ul-timo sistema, descrivendolo compiutamente: “La spadancia poi si brandirànella seguente maniera: le due dita indice e medio si faranno entrare tra la vettetrasversale e la parte concava della coccia. Esse abbracceranno, dalla parte del-l’archetto di dentro, il ricasso, in modo ch’egli ne sia stretto dal dito medio nellaseconda giuntura e nella prima verso l’unghia dall’indice, il quale colla parteesterna della sua seconda giuntura tocca il concavo della coccia, per dare mag-gior forza alla stoccata. Il pollice poi, distendendosi sul lungo del ricasso dallaparte dell’archetto di fuori e facendo reazione all’indice ed al medio che, come siè detto, lo stringono dalla parte opposta, cospira a mantenere la spadancia inmano. L’estremo del pollice, col taglio dell’unghia, tocca il concavo della cocciadalla parte opposta a quella ov’ella è toccata dall’indice e tende a raddoppiare

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la direzione e forza della stoccata. La manica (manico) resta ferma fra le duerimanenti dita che la stringono, al pari della pianta della mano, nel mezzo dicui ella ne dee giacere, in modo che, considerando la mano come un parallelo-grammo, la manica dee segnarne la diagonale, restando il pomo interamentefuori dalla mano e propriamente venendo a cadere alla metà della larghezza delpolso”.

Rosaroll avverte però che “quando si vuol offendere di taglio, l’estremodel pollice, invece di essere disteso e toccare il concavo della coccia coll’unghia,bisogna che sia serrato unendosi all’indice,come di ogni uomo si serra ordinariamente ilpugno”.

D’altra parte un’attenta analisi dellefigure che illustrano l’opera di Capoferro dimo-stra che l’uso del solo indice accavallato era lapiù frequente nella prima codificazione dellascherma di striscia e che l’impugnatura a duedita sul ricasso, consacrata nel XIX dalla scherma napoletana, assunse rilevan-za solo successivamente.

Con la locuzione “portamento di ferro” si vuole indicare il modo di tira-re la punta e il taglio con sufficiente potenza offensiva e contemporaneamentecon il minor dispendio di energie e movimenti.

Mirabile descrizione del corretto portamento di ferro viene svolta giànel 1570 da Giacomo Di Grassi, che spiega come i tagli debbano essere portaticon l’azione del polso, talvolta di gomito e praticamente mai di spalla, e come lepunte si debbano eseguire senza ritirare in alcun modo il braccio indietro: ilcosiddetto “caricamento” del colpo ha senso solo relativamente a un certo tipodi guardie o inviti che prevedono l’arma già in posizione fortemente arretrata(basti pensare alla posta di donna del Flos Duellatorum, ma anche alla Guardiadi testa delle scuole cinquecentesche), dato che il movimento di caricamento nel-l’eseguire il colpo causa perdita di tempo, durante la quale chi subisce l’attacco èin grado di preparare con estrema facilità la parata, la schivata, o un’ancor piùpericolosa uscita in tempo.

Capoferro spiega che i tagli devono essere portati “a segatura”, cioè col-pendo e strisciando nel senso inerziale della botta ed eseguiti con il movimentodel gomito o, quando tempo e misura lo permettono, con la spalla (cap. 15-16-terza parte); Salvatore Fabris, d’altra parte spiega che il taglio migliore, sebbe-ne meno potente, è quello tirato di polso, dato che non espone il tiratore all’a-zione in tempo dell’avversario.

Risulta evidente il motivo per cui il taglio è estremamente declassatodai maestri di scherma già dal XVI secolo: se anticamente le azioni di taglioportate di spalla e gomito potevano essere coperte con l’utilizzo dello scudo, conla spada sola usare la spalla costituirebbe un vantaggio eccessivo in termini ditempo per l’avversario; d’altra parte continuando la spada ad essere caratteriz-zata da dimensioni e pesi considerevoli, l’abuso del polso per eseguire tagli effi-caci causerebbe notevoli stress all’articolazione.

La tecnica per portare la punta è la stessa illustrata da Di Grassi: non

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ritrarre assolutamente la mano e far seguire alla punta la linea che la congiun-ge idealmente al bersaglio, dato che la forza di penetrazione è data dalla sem-plice spinta in avanti.

In conclusione, ricordiamo che la presa dell’arma dev’essere un giustocompromesso tra forza e morbidezza, la prima per dare energia alle azioni, laseconda per conferir loro precisione: in particolare, nell’eseguire qualunquebotta, il tiratore dovrà impugnare morbidamente per percorrere la traiettoriain modo preciso, per poi serrare la presa nell’ultimissimo istante e trasmettereal colpo la potenza necessaria per essere efficace.

Il tempo, la misura, la velocità

La scherma, come ogni altra forma codificata di combattimento sia arma-to che disarmato, trova il suo fondamento in tre elementi, il tempo, la misura e lavelocità, senza l’analisi e lo studio dei quali non esiste scherma o arte marziale,ma solo brutalità e un uso del tutto casuale delle armi o del corpo.

Il tempo è caratterizzato da due accezioni: nel senso di scelta ditempo è la valutazione del momento propizio per eseguire un’azione, affinchèl’azione stessa risulti fruttuosa; nel senso di tempo schermistico è inveceun’unità di misura specifica, necessaria per definire il ritmo dell’azione e perricercarne l’economia.

Riguardo la scelta di tempo, Capoferro opera un ragionamento teoricoraffinatissimo, definendo il tempo come “misura della quiete e del moto” e, con-seguentemente, dato che “la quiete della punta della mia spada misura il motodella vita del mio avversario & il moto del mio avversario con la sua vita misu-ra la quiete della punta della mia spada”, per scegliere correttamente il tempo“bisogna che quanto spatio di tempo si ferma la vita dell’avversario, tanto simuovi la punta della mia spada” (cap. 53).

La dimostrazione pratica di questo assunto è facilmente eseguibile: loschermidore che attacca, incalzando l’avversario non riuscirà mai a toccarlofinchè quest’ultimo non decida di fermarsi, concedendo la misura corretta, datoche, continuando ad arretrare l’avversario, nel tempo in cui l’attaccante sparala botta chi retrocede è in grado di arretrare ancora quel tanto da togliere lamisura.

Il tempo schermistico, che come si è detto è l’unità di misura del ritmodell’azione, si ricava relazionando il tempo di esecuzione di un’azione, a velo-cità costante, con la distanza che intercorre tra la punta o il taglio della spadae il suo bersaglio; pertanto l’individuazione del tempo schermistico potrà esserecompiuta solo dopo aver analizzato il concetto e le diverse classificazioni dellamisura.

La misura è la distanza utile, necessaria e indispensabile per eseguirefruttuosamente una determinata azione.

I punti di riferimento per individuare tale distanza sono costituiti perCapoferro dalla punta della spada e dalla “vita”, cioè il busto, dell’avversario(cap. 43-44), anche se quest’ultima non è l’unico bersaglio cui indirizzare uncolpo.

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La misura si calcola in base al braccio o al piede dritto, cioè gli artirelativi alla spada, mentre riguardo la posizione dei piedi si considera il pièfermo oppure il passo accresciuto, cioè l’affondo (cap. 45).

Le misure risultano quindi: la misura larga, che è “quando con l’accre-scimento del piede dritto posso ferire l’avversario”, quindi la misura d’affondo od’allungo (cap. 46); la misura stretta di piè fermo, quando ”solamente spin-gendo la vita & gambe innanzi posso ferire l’avversario”, mantenendo ferma laposizione dei piedi mentre il corpo si protende a ferire, senza ovviamente perde-re l’equilibrio (cap. 47); infine la misura strettissima, che è la misura larganon riferita al bersaglio arretrato (il busto), ma al “braccio avanzato & scoperto”(cap. 48), senza quindi la necessità dell’affondo per l’esecuzione della botta.

Queste misure richiedono tempi diversi per l’esecuzione delle relativebotte (cap. 49), il che ci permette finalmente di individuare l’unità di riferimen-to del tempo schermistico, cioè il tempo necessario per eseguire una botta allamisura stretta di piè fermo.

Non si può poi dimenticare di citare la misura di corpo a corpo, cheemerge dalla trattazione relativamente alle azioni di presa sulla mano armatadell’avversario.

La velocità è l’appropriato rapporto tra misura e tempo limitatamenteall’azione da eseguirsi: per certi versi potrebbe anche essere considerata unamarginale conseguenza dei primi due elementi (Capoferro la cita nella dottrinadel tempo), ma nella pratica essa risulta fondamentale, dato che la velocità inogni singolo movimento del ferro non è mai una costante, ma una variabile inrelazione allo scopo che si cerca di ottenere dall’azione: il momento finale dellabotta dritta sarà eseguito alla massima velocità esprimibile, ma la ricerca ini-ziale di misura, il legamento, il guadagno dei gradi o la finta dovranno essereeseguiti ad una velocità ridotta, per poter individuare correttamente il tipo direazione dell’avversario ed applicare l’azione più efficace.

La posizione e il passeggio

Apprendere il corretto maneggiodell’arma in senso stretto è insufficientese contemporaneamente non si analizzanola posizione e l’equilibrio del corpo neglispostamenti: paradossalmente la schermasi fa più con le gambe che con il braccio.

Lo schermidore in guardia tieneun piede più avanti dell’altro ad unadistanza equivalente all’apertura dellespalle tra loro.

Il piede avanzato ha la puntarivolta in avanti, seguendo una lineaimmaginaria che lo collega alla punta delpiede avanzato dell’avversario e che daitrattatisti più recenti sarà definita linea

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direttrice; il piede arretrato è invece rivolto in fuori di non più di 90° rispettoall’altro piede, con il tallone posto anch’esso sulla linea direttrice (cap. 83).

Le gambe sono leggermente flesse, quindi pronte a scattare per esegui-re efficacemente qualunque tipo di spostamento, e il peso del corpo è scaricatodi poco sulla gamba arretrata.

Il busto risulta naturalmente profilato, con la spalla del braccio dellaspada rivolta verso l’avversario, mentre l’altro braccio, qualora non sia in guar-dia con il pugnale, è tenuto piegato, con la mano in corrispondenza del petto odell’orecchio.

Il passeggio in guardia si basa sul concetto del passo schermistico, cioè“una giusta distanza delle gambe, tanto nel fermarsi quanto nel muoversi, atto amettersi in guardia, a cercare la misura & a ferire” (cap. 85), il quale può essere,rispetto all’ampiezza, ordinario o straordinario, rispetto alla direzione, in avan-ti, indietro o di lato, e, rispetto all’esecuzione, con le gambe incrociate o no.

Il passo ordinario, “nel quale si sta in guardia & si cerca la misurastretta”, in avanti o indietro, è l’equivalente del moderno passo schermistico,che può essere eseguito muovendo prima il piede corrispondente alla direzionein cui si vuole andare e facendolo seguire dall’altro fino al ritorno in guardia(passo semplice, secondo la moderna terminologia), oppure, al contrario, muo-vendo prima il piede opposto alla direzione di marcia e poi l’altro (passo di rad-doppio), oppure ancora incrociando i piedi (passo incrociato); altro passo ordi-nario può essere la passata semplice, cioè il movimento di passaggio da guardiadestra a guardia sinistra, per quanto Capoferro lo sconsigli (cap. 93).

Il passo straordinario, “nel quale si move alargando il passo innanziper ferire”, è il passo d’attacco, ovvero il moderno affondo, che si esegue slan-ciando il piede del senso di marcia con un’ampiezza doppia rispetto allo sposta-mento del passo ordinario: nulla impedisce di applicare anche al passo straor-dinario, che di norma si esegue muovendo un solo piede, per poi riportarlo inguardia, le modalità dell’ordinario, ricavando cioè l’affondo semplice, di rad-doppio, incrociato e di passata.

Il passeggio laterale non ha un equivalente nella scherma moderna chesi svolge rigorosamente in linea, ma già Capoferro denuncia l’inutilità del “pas-seggiar da banda” (cap. 90) fine a se stesso o nelle due azioni in tempo descrit-te nei cap. 91 e 92, e note come inquartata (“fuggir di vita, mentre che l’avver-sario vien per ferirti, incontrandolo di quarta... di fuori”) e intagliata (“fuggir divita, mentre che l’avversario vien per ferirti, incontrandolo... di seconda... didentro”); la considerazione di Capoferro relativa al passeggio laterale e circola-re è emblematica e non ha bisogno di commenti: “A chi piacciano (...) i passi atraverso, li scansi delle gambe e l’incrociate, necessariamente formano & mova-no la vita in molti strani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessunaragione, che stabile & vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori” (cap. 73).

Le guardie

La guardia, per definizione, è una posizione di preparazione all’attaccoo alla difesa o, per usare le parole di Capoferro, “una positura di braccio & di

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spada distesa in linea dritta nel mezzodelle parti offensibili, con la vita beneaccomodata al suo passo ordinario pertenere lontano l’aversario da ogni offe-sa & per offenderlo, caso che si avvici-nasse con tuo pericolo” (cap. 97).

Tra i due secoli in cui viveCapoferro avviene la decisiva trasfor-mazione terminologica grazie allaquale i suggestivi nomi delle guardiedi sapore medievale sono sostituitidalla classificazione basata sui numeriordinali: non più porte di ferro, codelonghe o alicorni, ma guardia diprima, seconda, terza e così via.

E’ Angelo Viggiani il primo adutilizzare questo sistema, ma sonoCapoferro e Salvatore Fabris che loordinano e lo perfezionano, relazionando le guardie alle posizioni di pugno e,Capoferro in particolare, iniziando a delineare il concetto di guardia unica.

Le posizioni di pugno sono i diversi gradi di rotazione del polso attra-verso i quali si posiziona la spada per eseguire ogni azione schermistica; quat-tro sono le posizioni fondamentali, o legittime, secondo la definizione delFabris, cioè prima, seconda, terza e quarta e tre le intermedie, o bastarde,di prima in seconda, di seconda in terza e di terza in quarta (per quantoalcuni trattatisti più recenti considerino anche la posizione di quarta inprima).

Nello sfoderare la spada, stendendo il braccio, il pugno assume natu-ralmente la prima posizione, con il filo dritto in alto: ruotando il pugno di unquarto di giro all’infuori si va in seconda, con il filo dritto in fuori, ruotando diun altro quarto si ottiene la terza, con il filo dritto in basso e infine con l’ultimarotazione si ha la quarta, con il filo dritto in dentro.

Ogni guardia si esegue dunque assumendo una particolare posizione dipugno, abbinata ad un relativo atteggiamento del braccio: il braccio potrà esse-re o completamente disteso, portando l’arma in linea retta verso l’avversario,oppure naturalmente piegato al gomito, mantenendo la punta verso l’avversa-rio, ma in una posizione più rilassata.

Fabris chiama le prime guardie ben for-mate e le seconde guardie non ben formate, men-tre Capoferro, pur illustrando solo le guardiecon il gomito piegato, non manca di considerarei due concetti di linea dritta e linea obliqua.

La prima guardia si ottiene con ilpugno in prima posizione, leggermente altosopra la testa, tenendo il braccio morbidamen-te piegato al gomito e la punta dell’arma verso

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Prima

Seconda

Terza

Quarta

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la testa o il petto dell’avversario: è una guardia molto efficace sia in attacco chein difesa, ma estremamente faticosa da mantenere, data la scomoda posizione

assunta dal braccio.La seconda guardia si ottiene con il

pugno in seconda posizione, l’omero all’altez-za della spalla, il gomito leggermente piegatoe la punta dell’arma rivolta verso il petto del-l’avversario; è una guardia meno faticosadella precedente, buona in attacco per esserepropedeutica al colpo di punta più comune,ma carente in difesa, dato che scopre molto ilbersaglio interno.

La terza guardia si ottiene con ilpugno di seconda in terza, basso e all’altez-za del fianco, con il gomito piegato e tenutovicino al corpo, e la punta dell’arma versoil petto dell’avversario: questa, secondoCapoferro, è la guardia per eccellenza ed èinteressante notare come la guardia diterza continuerà a consolidare la suasupremazia sulle altre guardie fino adoggi, relativamente alla sciabola, indicequesto della non trascurabile importanza

del taglio anche nella scherma di striscia.La scuola italiana di sciabola classica ha infatti la peculiarità di arric-

chire un’arma creata per azioni di taglio con un gioco basato in gran parte suilegamenti, le cavazioni, i fili e tutte le azioni del repertorio della spada: in

breve, la scherma di striscia.La quarta guardia si ottiene

con il pugno in quarta posizione tenu-to all’altezza del petto, il gomito leg-germente piegato e la punta rivoltaverso i bersagli esterni dell’avversario:valgano le medesime considerazionifatte per la seconda guardia, con la dif-ferenza che in quarta si tende a scopri-re il bersaglio esterno.

La quarta, in posizione più centrale, diventerà dal XVIII secolo la guar-dia di spada per antonomasia (cfr. Rosaroll & Grisetti - La scienza della scher-ma - 1803).

Capoferro menziona poi altre due guardie, la quinta e la sesta, relativealla scherma di spada e pugnale, che saranno descritte più avanti.

Come precedentemente rilevato, durante la trattazione Capoferro men-ziona più volte i due concetti di linea dritta e linea obliqua, cioè i percorsi utilid’azione della lama e in particolare della punta, fondamentali per comprendereappieno le potenzialità dell’arma.

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La lineadritta, che in ter-mini di guardiacorrisponde alleben formate diFabris, è la posi-zione che permet-te di sfruttaretotalmente lalunghezza dellalama e del braccio, sia per colpire con maggiore rapidità che per mantenerel’avversario a distanza: essa però oltre ad essere posizione faticosa da mante-nere, circoscrive molto i suoi bersagli e, nell’azione offensiva, porta la lama adessere con maggior facilità intercettata dalla parata avversaria.

La linea obliqua, al contrario, non sfrutta appieno la lunghezza dellaspada, ma permette una posizione più comoda per sostenere l’arma e consentedi raggungere bersagli particolarmente protetti dalla guardia avversaria, gra-zie alla varietà di angolazioni eseguibili con il polso; essa espone comunque almaggior pericolo di essere colpiti, dovendosi compensare la minore misuradella spada con un maggiore avvicinamento della persona all’avversario.

La punta

Il colpo di punta è ormai nel XVII secolo il fondamento della scherma dispada, per essere più rapido e più invalidante del taglio: le dimensioni e laconformazione della striscia ne sono la prova lampante.

Capoferro classifica tre tipi di punte (cap. 17-terza parte), l’imbroccata,la stoccata e la punta riversa, dimenticando però la punta dritta, cioè l’oppostodella punta riversa.

L’imbroccata, già definita punta sopramano “si parte dalla primaguardia & va a ferire dalla spalla sinistra dell’avversario fino al suo ginocchiodritto col fil falso di sotto, sì che non si volti la mano fin che non arriva al puntodi ferire e vuol essere buttata”; la stoccata, o punta sottomano, “vogliano che siparta dalla terza guardia & che vadi a ferire l’avversario verso la spalla dritta”.

Si noti che il fatto che la botta sia eseguita sopra o sotto la mano(armata) dell’avversario assume ora un valore marginale, contando di più perdefinire il tipo di punta la posizione del pugno e la traiettoria.

“La punta riversa si parte dalla quarta & va a ferire di fuora dallaspalla nimica, riversando ben la mano in dentro”; la punta dritta, aggiungia-mo, parte dalla seconda e va a ferire all’interno il petto dell’avversario, portan-do il pugno ben in fuori.

Conclude Capoferro: “alcuni aggiungono la punta in falso che vien dagiù in su, verso il petto dell’avversario, ritrovandosi la spada in guardia bassa”,ma possiamo intendere questo tipo di punta come un particolare tipo di stoccata.

In conclusione, non è errato considerare che l’imbroccata si esegue con ilpugno in prima posizione, la punta dritta in seconda, la stoccata in terza e la

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punta riversa in quarta.Riprendendo il ragionamento relativo alla linea, vuoi dritta, vuoi obli-

qua, ognuna di queste punte può essere tirata sia un linea dritta a colpire i ber-sagli frontali, sia in linea obliqua, per raggiungere i bersagli arretrati nascostidalla posizione profilata del corpo, oltre al braccio armato avversario che, copertodal finimento della spada, non è raggiungibile senza angolare il polso.

I tagli

Il segno di scherma, cioè la figura umana circondata dalle linee deitagli, continua ad essere utilizzatoanche da alcuni trattatisti di que-st’epoca, in particolare da Fabris, ilcui segno è qui riportato, e daMarcelli.

Anche Capoferro elenca questicolpi con poche variazioni dalla ter-minologia cinquecentesca, ma lanomenclatura dei tagli resta sempreuna delle prove della diversità dellescuole di scherma, fino alla fine delXIX secolo, dato che raramente inomi conferiti da un trattatista sonodel tutto coincidenti con quelli datida un altro.

Restano comunque delle costan-ti, prima fra tutte la distinzionegenerale tra mandritti e manrovesci:

il mandritto “è quello che dalle parti dritte comincia”, tenendo sempre presen-te che il modello di riferimento è un tiratore destrimane, ovvero il colpo ditaglio tirato dalle parti destre a colpire le parti sinistre dell’avversario e il suoopposto sarà il manrovescio o riverso; i termini saranno invertiti per il tiratoremancino.

Il taglio, mandritto o riverso che sia, è poi classificabile specificamente,in base alla traiettoria che percorre sul corpo dell’avversario.

“Si chiama ordinario, il qual’è quello che per linea obliqua trascorre,cioè dalla spalla manca al ginocchio dritto del nimico” ovvero quello che Fabriscontinua a definire sgualembro, seguendo la lezione marozziana; “il fendentesi chiama quello che va a ferire per dritta linea, di su in giù”.

Considerazione d’obbligo relativa a questi primi tipi di tagli è che essisi eseguono con il filo dritto, risultando inagevoli o, come nel caso dei riversi,impossibili da eseguirsi con il filo falso.

“Il tondo si dimanda quello che a traverso volta”, intendendo riferirsial taglio eseguito orizzontalmente, sia di filo dritto che di falso.

“Il montante è quello che parte col fil dritto della spada di sotto & va aferire alla punta della spalla dritta dell’avversario”: altra differenza con

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Marozzo, dato che a questa definizione, secondo il Maestro bolognese, corri-sponde il ridoppio.

Per Capoferro invece “ridoppio chiamano quando con un mezzo man-dritto atterrata la spada nimica li vai voltando un altro mandritto ordinario”,definizione non molto pertinente al taglio fine a se stesso, dato che non nedescrive un semplice tipo, ma un’azione schermistica più elaborata, la battuta ebotta della scherma più moderna, costituita da un’azione ausiliaria, la battutasul ferro, che precede la botta vera e propria.

Il taglio, di qualunque genere (mandritto o roverso) o specie (fendente,ordinario, tondo, montante) è poi classificabile a seconda della modalità di ese-cuzione, se cioè viene eseguito direttamente, seguendo la traiettoria più breve,oppure preceduto da un mulinello: in quest’ultimo caso Capoferro, in accordocon tutti i suoi predecessori, stabilisce che “stramazzone è quello che col nododella mano a guisa di Ruota si fa”.

Tutti questi tagli si eseguono di norma con il filo dritto, a parte il tondoe il montante che possono eseguirsi efficacemente anche con il filo falso; in par-ticolare i colpi di falso che seguono le traiettorie del montante dritto e delroverso prendono rispettivamente i nomi di falso dritto e falso manco.

Più che per colpire “del falso dritto ve ne potete servire per urtare infuora la spada nimica, cioè verso le sue parti destre & del falso manco urtereteverso le sue parti sinistre”, quindi per l’azione ausiliaria comunemente dettabattuta e per le parate che si eseguono dinamicamente, cioè con un colpo controil colpo avversario, dette anche parate di picco, secondo la moderna terminolo-gia; una nota interessante riguardante le parate riguarda proprio la differenzatra le parate di filo dritto e quelle di filo falso, dato che Capoferro avverte “chequando parate col falso, parate del mezzo in su della spada verso la punta &quando parerete col fil dritto si deve parare col forte dal mezzo della spada ingiù verso il finimento” abbinando quindi il debole della lama alle parate di filofalso e il forte a quelle di filo dritto.

La parata

Riguardo la parata Capoferro sentenzia: “Si para tanto di filo drittoquanto di fil falso, ben che rade volte”; non vi è dunque una classificazionesimile a quella della scherma moderna, anche se molto spesso nella descrizionedelle azioni Capoferro, come già molti altri prima di lui, si serve delle guardieper identificare le parate.

Altra considerazione molto importante è che la parata si esegue, corret-tamente, di filo, dritto o falso a seconda dei casi, e quindi non con il piatto dellalama: dello stesso avviso è Giovanni Dall’Agocchie che si esprime, nel 1572, neimedesimi termini.

La parata fine a se stessa è del tutto inutile, dato che, in termini gene-rali, “Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se non risponde colferire, (...) nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare colpugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire”.

Inoltre il motivo per cui la parata, come azione singola di preludio alla

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risposta, si esegue di rado è giustificata dal combinato di tre osservazioni: laprima al cap. 115 “Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quan-to che io ferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchèquando ferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai miferirà, nè di punta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina in lineadiritta & tiene a coprire tutta la mia vita”; la seconda, attraverso un ragiona-mento a contrario, dato che con il parare ci si espone alle finte dell’avversario,Capoferro suggerisce sempre di andare a colpire contro le finte a misura, nondi parare; infine con il carattere evidentemente sussidiario della parata erisposta, espresso dalla proposizione “quando occorre parare con doi tempi, neltempo che si para si tirarà il piè manco appresso al dritto & poi nel ferire sipassarà col dritto innanzi”.

Insomma, per Capoferro la parata perfetta è quella che si fa attaccan-do, attraverso quell’uscita in tempo che nella scherma attuale è conosciuta conil nome di contrazione; eventualmente si può eseguire la parata in due tempi,cioè l’azione di parata e risposta, considerata però di second’ordine secondo ilprincipio dell’economia del tempo.

In concreto, la contrazione è azione estremamente pericolosa, perchè iltirare sul tirare, non riuscendo ad intuire la linea d’attacco dell’avversario,porta ad essere quasi inevitabilmente feriti.

La parata, come si vedrà poi meglio riguardo le prese di ferro, può esse-re di due tipi: la parata stabile, cioè l’opposizione statica del proprio ferro alcolpo nemico, la parata di quiete detta oggi parata di tasto, e la parata dimoto, attualmente parata di picco, consistente nell’esecuzione di un colpo (ditaglio) contro la lama nemica che sta attaccando; a questa seconda categoriaappartengono le parate di falso dritto e falso manco.

Capoferro, insieme a tutti i trattatisti suoi contemporanei, utilizza inomi delle posizioni di pugno per definire le parate, con delle conseguenti diffe-renze rispetto all’attuale classificazione, di seguito illustrate:

La botta lunga

Per botta dritta si intende comunemente il colpo tirato, vuoi di punta,vuoi di taglio, direttamente dalla guardia a bersaglio.

Quella che sembra l’azione schermistica più facile da eseguire, è in

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XVI secolo

Becca Cesa - PossaCoda longa e largaPorta di ferro strettaPorta di ferro largaGuardia di fiancoGuardia di testaGuardia di faccia

XVII secolo

PrimaSecondaTerzaQuartaQuarta (punta in basso)PrimaQuarta

XX secolo

Prima (sciabola)SecondaTerzaQuartaPrima (spada)Quinta (sciabola)Sesta (sciabola)

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realtà la più difficile, dato che comporta la pressochè totale assenza di reazioneda parte dell’avversario, fulminato da un colpo non visto, ma solo sentito, ese-guito con perfette velocità, scelta di tempo e misura.

Interessante a proposito è la disquisizione operata da Marcelli, che par-lando della stoccata dritta la considera come l’unità di misura di tutte le azionischermistiche che sono tutte accompagnate da essa e in essa tutte finiscono.

Marcelli poi descrive la modalità di esecuzione della botta dritta:“...piantato, ben composto in una delle guardie sopradette e ben situato nelladifesa, co ‘l corpo in centro e con la vita in profilo, senza che altrimenti si mova,camini velocemente il braccio per linea retta, di dove si trova, in petto al nemicoe, pigliando la velocità della vita curvata sul ‘l ginocchio sinistro, violentementerisorga, caminando ilpiè dritto nell’accom-pagnare il colpo.Nell’istesso tempovolti con indicibil pre-stezza il corpo,pigliando lo spiritonel voltar delle spallee termini la Stoccatain petto del tuo nemi-co”: una simile descri-zione è presenteanche nell’opera di DiGrassi, e lo stessoMarcelli cita NicolettoGiganti il quale parladi stoccata lunga.

In effetti botta dritta e botta lunga si confondono concettualmente,definendo la medesima azione: Capoferro, in particolar modo, ne illustra i pregigraficamente, dimostrandone “l’incredibile accrescimento (...) rispetto alle mem-bra, che si movano tutte a ferire”.

La botta lunga, per utilizzare la terminologia del Maestro di Cagli è ilcolpo tirato con l’accrescimento del piede in passo straordinario, quindi inaffondo, dalla posizione di guardia, facendo percorrere alla punta, o al deboledella lama, la traiettoria più breve per raggiungere il bersaglio.

Da notare poi l’importanza, soprattutto nella spada sola, della sbraccia-ta con la mano disarmata, gesto che permette di compensare l’impeto del-l’affondo mantenendo quindi stabilità ed equilibrio, oltre ad aiutare la rotazio-ne del busto che, profilandosi, si espone con minor bersaglio all’eventuale con-trattacco dell’avversario.

Il guadagnar di spada

Sin dalle sue prime codificazioni la scherma occidentale si è semprebasata sulla ricerca del contatto di ferro, l’antico incrosar di spada che nella

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moderna terminologia è definito presa di ferro, mentre nella trattatistica coevaa Capoferro passa sotto il nome di guadagnare o stringere o dominare dispada.

“La spada si stringe a fine di venire a misura o a scoprire l’avversario,di fuora e di dentro, alto e basso, ma sempre in linea dritta, mentre si ferma o simove l’avversario”: stringere la spada serve quindi a cercare la misura per l’at-tacco e contemporaneamente a scoprire l’avversario, pertanto è d’obbligo che ildominio del ferro nemico avvenga non con un semplice contatto, ma con l’eserci-

zio di unapressione sudi esso.

Q u e s t ap r e s s i o n epuò esserecontinuata oistantanea o,per dirla con

le parole di Capoferro, “Il dominio della spada sola è della quiete o del moto”; aldominio di quiete corrisponde il termine odierno di legamento, “quandohavendo acquistato la spada dell’avversario non mi parto mai dal dominio nelferire”, mentre al dominio del moto corrisponde la battuta, dato che “havendobattuta la spada in qual si voglia maniera sì che esca fuori della mia presentia,in quel tempo che camina sforzatamente s’intende esser nel mio dominio, nelquale ho da ferire prima che si riscatti”.

Per eseguire il dominio di quiete, “di prima si acquista il debole dellaspada con un palmo del debole della tua, nel secondo tempo s’acquista il principiodel forte della spada dell’avversario”, ricordando sempre che per Capoferro nonesiste il grado medio, ma solo debole e forte; in realtà il dominio progressivo deigradi della lama dell’avversario, che culmina nella botta con il ferro in opposizio-ne e detto attualmente filo, avviene guadagnando con il forte la lama avversaria.

Al contrario l’azione di battuta, che si esegue agendo con il debole suldebole avversario, seguita dal colpo è detta battuta e botta.

Conseguentemente a tali considerazioni emerge il fatto che dal dominiocon il forte, cioè il dominio di quiete, non può che scaturire un colpo di punta,mentre da quello con il debole, il dominio di moto, un colpo di taglio: “In spadasola, havendo dominata la spada nemica col forte, mai si deve rispondere ditaglio, ma sì bene di punta (...) il contrario fa il taglio”.

Ulteriore nota viene dalla scherma più recente, che comprende unapresa di ferro particolare, a metà tra le due appena descritte, che consiste inuna battuta strisciata, guadagnando i gradi, che prende il nome di sforzo e gra-zie al quale è possibile, in certi casi, addirittura disarmare l’avversario.

La cavazione

La cavazione è la contraria del guadagno di spada: nel momento ini-ziale del dominio di quiete, cioè con l’applicazione della pressione sul debole, o

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scegliendoil tempo sultentativo didominio dimoto (bat-tuta), lapunta dellaspada deveeseguire unmezzo cerchio sotto o sopra la spada avversaria,a seconda del tipo di presa diferro, per eludere il dominio e dominare a sua volta.

Come spiega Alfieri la cavazione è di due tipi, di tempo e di obbe-dienza: “la Prima è quel passaggio che si fa, da un luogo ad un altro con laSpada nel tempo che si tenta di trovarla; la Seconda è quando, essendo coperta,nell’istesso modo portandola, si libera di soggezione”.

E’ bene in ogni modo distinguere quello che è il puro e semplice movi-mento di svincolo che esegue la spada, il camuffo già descritto da Marozzo, e ivari tipi di azione che da esso scaturiscono; infatti la cavazione di obbedienzapuò essere seguita da un filo, qualora la spada vada a dominare il ferro nemico,o da una botta a ferro libero nel caso opposto, mentre la cavazione di tempo è diper sè un particolare tipo di azione in tempo, concludentesi inevitabilmente inuna botta a ferro libero.

D’altra parte il movimento di cavazione si può, anzi, si deve eseguireper una efficace riuscita delle azioni di finta di punta e per questo si parlerà difinta, cavazione e botta per descrivere la più basilare delle azioni composte.

L’azione contraria che neutralizza l’effetto della cavazione è la contro-cavazione: nel momento subito successivo a quello in cui la lama avversariacircola sotto la propria e poco prima che raggiunga il dominio si esegue unacavazione nello stesso senso, ripristinando la posizione iniziale e tornando adominare il ferro nemico.

Per completezza, ricordiamo che Nicoletto Giganti fu uno dei primitrattatisti a suggerire l’utilizzo della controcavazione abbinata alla parata,attraverso la quale è possibile aumentare l’effetto difensivo della parata stessa,grazie al movimento circolare della lama che raccoglie e blocca il ferro nemico.

Sia la cavazione che la controcavazione, per essere efficaci e concluder-si quindi con una botta ben riuscita, devono essere eseguite con un movimentodi polso, il più stretto possibile intorno alla spada nemica, e con il progressivoavanzamento della punta verso il bersaglio; è per questo che nelle strisce i duebracci di guardia e di parata, cioè le vette dell’elsa, erano spesso molto lunghi,per bloccare la cavazione avversaria ed interromperne l’effetto.

Le finte

Secondo la moderna terminologia, azioni composte sono quelle nellequali la botta finale è preceduta da un’elusione del ferro nemico: in questacategoria rientrano solo le azioni di finta.

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Spiega Capoferro: “Finte si chiamano quei cenni ingannevoli dellaspada che si fanno tanto di taglio quanto di punta, fuori e dentro della spada,in su & in giù, innanzi & indietro e nel giro, ancora in linea dritta & obliqua, al’una & a l’altr’arme & queste finte feriscano dirittamente all’opposto di quelloche accennano”.

Per essere efficace la finta dev’essere realistica, cioè sembrare, nellasua preparazione, una botta vera e propria da parare ed è proprio per questoche Capoferro non la considera un’azione produttiva; infatti “Le finte non sonbuone perchè perdono di tempo e di misura; l’altro si è che la finta si farà o amisura o fuor di misura: se sarà fatta fuor di misura non accade che io mimuova, ma se mi sarà fatta a misura mentre che lui fingerà io ferirò”.

Anche in questo caso la conclusione è troppo drastica: infatti la finta,come ogni azione schermistica, dev’essere eseguita valutando il modo di tiraree le reazioni dell’avversario, perciò se il nemico ha l’abitudine di tirare sul tira-re la critica di Capoferro è più che corretta, ma se invece egli tende a parare erispondere cadrà molto facilmente nel tranello della finta.

Esiste poi la possibilità di eseguire più finte nella medesima azione: sele finte sono due, ad esempio, la botta si conclude solitamente nel bersagliodella prima finta e quindi “le contrafinte si fanno al contrario delle finte”, pro-prio per sottolineare tale concetto, peraltro non assoluto, dato che nulla impe-disce di individuare tre bersagli diversi, due fittizi e l’ultimo reale.

Capoferro illustra poi una botta particolare, conosciuta oggi comecopertino: “Il coprir della spada è spetie di finta e si fa coprendo la puntadella spada dell’avversario col debole della tua spada, all’hora che si trova inquarta bassa & vuol essere fatta in linea dritta”

Una più chiara spiegazione di quest’azione si può trovare nel trattatodi Masaniello Parise: “Il copertino è così chiamato perchè nell’attuazione delprimo movimento si copre la spada nemica. Il copertino si può espletare (...)sempre che l’avversario presenterà la spada sulla linea (...). Quest’azione ha duemovimenti: primo, si metterà il proprio forte sul debole avverso a braccio steso,col girare il pugno quasi tutto in seconda, in guisa da coprire la spada avversa-ria, deviandola leggermente alla propria sinistra; secondo, girando il pugnotutto di quarta, lasciandolo ben messo per l’opposizione di dentro, si vibrerà labotta dritta al petto nella stessa posizione”.

Le azioni in tempo

Per azione in tempo si intende l’attacco eseguito scegliendo il temposulla preparazione dell’attacco nemico, cioè quando l’avversario sta per esegui-re il suo colpo; per una maggiore chiarezza, ci serviremo dell’analogia con itrattati moderni per definire alcune delle azioni non citate da Capoferro o daisuoi contemporanei.

Arresto in tempo: l’azione in tempo per antonomasia, consiste nel colpi-re l’avversario nella linea più breve nell’esatto momento in cui egli si apprestaa colpire; ciò che caratterizza l’arresto è il fatto che esso si esegue di norma aferro libero, senza cioè l’ingaggio della lama avversaria.

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Classico esem-pio di quest’azione èl’arresto contro l’attaccoalle gambe, spesso ese-guito con la sottrazio-ne-riunita della gambaavanti.

Capoferro defi-nisce l’arresto azionedi mezzo tempo, cioè“quando a misura largaferisco l’avversario nelbraccio avanzato e sco-perto, sia quello del pugnale o quello della spada, di punta o di taglio o veroquando ferisco l’avversario a misura stretta, muovendosi egli a ferirmi o a farequalche altro atto”.

Appuntata: termine spesso utilizzato con diversi significati, di normaindica il colpo di rimessa allo stesso bersaglio contro l’avversario che tende aparare e rispondere con una finta; nel trattato si ricava per analogia quando,riguardo alle finte di misura, si suggerisce di tirare nel momento della loro ese-cuzione.

Cavazione di tempo: nel preciso istante in cui l’avversario tenta undominio di moto, si eseguirà una rapida cavazione sottraendogli il ferro, sten-dendo contemporanemente il braccio e colpendo.

Contrazione: uno dei pilastri della scherma seicentesca, cioè la parata erisposta in un tempo solo. Nel momento in cui l’avversario tira la botta drittase ne tirerà un’altra, contraria, nella medesima linea, con il pugno in opposizio-ne al suo ferro: la botta avversaria sarà così parata e contemporaneamente ilnemico resterà colpito.

Capoferro definisce la contrazione azione di contra tempo, cioè“quando nel medesimo tempo l’avversario mi vuol ferire io l’incontro in piùbreve tempo e misura”, e nel descrivere i vantaggi della scherma di lineaaggiunge: ”Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quanto che ioferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchè quandoferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai mi ferirà, nè dipunta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina in linea diritta &tiene a coprire tutta la mia vita”(cap. 115).

Inquartata: invitandol’avversario a colpire il bersa-glio interno, nel momento in cuiegli vibra la botta si sposterà ilcorpo di lato a destra, facendoperno sul piede destro, stenden-do il braccio armato con ilpugno di quarta e colpendo.

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Intagliata: l’op-posto della prece-dente, dato chel’invito è a colpireil bersaglio ester-no e nel momentoin cui l’avversarioinizia l’attacco sisposterà il corpo asinistra, facendoperno sul piede

sinistro, e lo si colpirà stendendo il braccio armato con il pugno di seconda;Marcelli chiama questa botta fianconata.

Passatasotto : dopoaver invitatol’avversario atirare al ber-saglio alto,nel momen-to in cui eglisi apprestaad eseguire

la botta, slanciare la gamba arretrata all’indietro, raggiungendo la posizione diaffondo, e, appoggiando o meno la mano sinistra a terra, stendere la destra, percolpire, con il pugno in prima o in seconda posizione; sempre Marcelli chiamaquest’azione sottobotta.

L’uso della mano non armata

Fino ai primi anni del XIX secolo non era insolito assistere ad azioni dipresa con la mano non armata, eseguite a misura ravvicinatissima, quandocioè la lama della spada risulta totalmente inutilizzabile: nello stesso trattatodi Rosaroll e Grisetti del 1803 vengono illustrati i più efficaci sistemi per bloc-care il braccio armato dell’avversario alla misura strettissima.

Capoferro illustra più volte il caso della presa, il “dare di piglio” sulpolso della mano armata o sul finimento della spada, azione che si conclude conuna punta al viso o al busto.

Entrare ad una misura così ravvicinata già ai tempi di Fiore de’ Liberiera un’azione molto rischiosa; Marozzo, nel suo terzo assalto di spada e broc-chiere avverte che le prese e strette di mezza spada in esso descritte meritavanodi essere insegnate solo agli allievi più coraggiosi e animosi, dato che tali azio-ni esponevano più di ogni altre ai colpi dell’avversario, se non eseguite con pre-cisa misura e corretta scelta di tempo.

L’entrata in presa può avvenire sia che l’avversario attacchi, sia che sidifenda: nel primo caso il margine di rischio è maggiore, dato che per trovare il

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tempo giusto si dovrà intercettare e neutralizzare la botta portandosi in avanti,verso l’avversario e quindi prevedere esattamente il tipo di colpo e la relativatraiettoria programmati dall’avversario, come avviene nell’eseguire la contra-zione; in misura minore, ma sempre rischiosa la presa nel secondo caso, datoche l’attaccante è privilegiato dall’iniziativa nell’azione, pur dovendo preoccu-parsi delle eventuali uscite in tempo dell’avversario.

Il movimento per eseguire la presa è caratterizzato da una decisa pas-sata avanti, per guadagnare la maggior misura possibile e per portare la manonon armata nella condizione migliore per agire.

Con la mano disarmata è poi anche possibile parare o ingaggiare ilferro avversario, avendo cura che il contatto tra mano e lama nemica sia istan-taneo e, possibilmente, che avvenga sul piatto della lama stessa: talvolta,anche con la striscia, si utilizzava la manopola, un guanto corazzato o imbottitoche permetteva l’utilizzo suesposto della mano disarmata, limitando il rischiodi essere feriti.

Oltre alla presaesistono poi altre tecni-che offensive eseguibilialla misura strettissima,già descritte dai trattati-sti più antichi e consi-stenti in leve articolari,proiezioni e colpi con ilpomo della spada.

Salvatore Fabrisillustra ad esempio, oltreal colpo di pomo al petto,anche una particolare proiezione, già descritta da Fiore de’ Liberi nel XV seco-lo, da Achille Marozzo nel XVI, e definita da Rosaroll & Grisetti balestrata.

I due schermidori napoletani così descrivono l’azione: “mentre che ilnemico si reca in quella posizione (...) per tirarvi la stoccata, passerete veloce-mente all’ordinario col piede sinistro in avanti, e fuori al destro del nemico, ecol ginocchio sinistro farete forzanel suo diritto, urtandolo verso ildentro della direttrice. Poscia collamano sinistra ben chiusa, e steso ilbraccio medesimo, urterete il nemi-co fra ‘l collo ed il mento, spingen-dolo verso le spalle, cioè verso fuoridalla direttrice: in questo mododovrà egli perdere, per forte chesia, l’equilibrio, e caderà disteso alsuolo, battendo sul terreno pria latesta e poi tutto il resto del corpo”.

Fabris non attende la caduta dell’avversario, suggerendo una risoluzio-ne mortale nell’attimo subito precedente.

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Il pugnale

La tecnica della spada e pugnale diventa nella scherma della striscia ilprimo e più importante stile ad armi doppie, arrivando talvolta ad insidiare lasupremazia della spada sola come modello di riferimento; Capoferro peraltrosottolinea che per quanto riguarda gli effetti concreti dell’uso del pugnale“meglio con la spada sola si metterebbono in opera, senza andar dietro a tantelunghezze” (cap. 118).

Il pugnale è costituito fisicamente da quattro parti: lama, elsa, manicoe pomolo.

La lama è lunga circa quaranta centimetri, è particolarmente robustain termini di spessore e non necessariamente possiede tagli; in alcuni modelliha forma di pettine, per bloccare ed eventualmente spezzare la lama avversa-ria o, grazie ad un meccanismo a scatto, si può dividere in due o tre parti, conle stesse finalità.

Anche l’elsa può avere forme diverse, dalla più semplice a croce con levette leggermente incurvate verso la punta fino alla guardia a vela alla spa-gnola, caratterizzata da un’ampia coccia che protegge la mano.

Per quanto riguarda manico e pomolo, niente di più di quanto già dettoa proposito della spada.

Il pugnale ha tre funzioni, due fondamentali e una, paradossalmente,accessoria ed eventuale: le prime sono la parata e la presa di ferro, la secondal’offesa, dato che, nonostante si tratti di un’arma concepita originariamente perferire, se utilizzato con la spada, il pugnale usato per colpire porta lo schermi-dore ad esporsi pericolosamente alla lama lunga avversaria nel cercare lamisura, che dev’essere giocoforza ravvicinatissima.

La pugnalata sarà semplicemente il colpo che sostituirà la presa con lamano disarmata, eseguibile con la spada sola, in caso di corpo a corpo.

Il primo e più evidente problema relativo a questo stile di scherma èdato dal fatto che l’utilizzo di una seconda arma porta il corpo ad assumere unaposizione più frontale e meno profilata rispetto all’avversario e quindi a scopri-re più bersaglio; ad esso si aggiunge il fatto che il pugnale non dà la sicurezzain parata di una lama lunga, nè la copertura di uno scudo.

D’altra parte seusato correttamente econ disinvoltura ilpugnale è uno stru-mento formidabile piùper ingaggiare il ferronemico che per parar-ne i colpi, semprechèsi tenga presente ilsuo carattere mera-mente ausiliariorispetto alla spada enon si pretenda dicontare eccessivamen-

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te su di esso: Capoferro lo conferma proprio nell’evidenziare la superiorità pra-tica dalla spada sola, pertanto chi tira di spada e pugnale deve sempre predili-gere l’impiego dell’arma lunga, soprattutto nelgarantire ed eventualmente emendare l’azionedella corta.

Due delle sei guardie descritte daCapoferro sono dedicate esclusivamente a que-sto stile.

La quinta guardia, consiste in unaterza di spada a punta leggermente bassa eduna quarta di pugnale, atteggiamento cheriprende la tecnica classica di utilizzare l’armadi appoggio sempre unita alla spada.

La sesta guardia è una terza bassa dispada con il braccio leggermente indietro euna terza alta di pugnale con il braccio decisa-mente disteso in avanti, pronto a cercare ilferro nemico.

Grande attenzione nell’addestramentoa questo stile dev’essere posta nel sincronismotra l’azione del pugnale e quella della spada,dato che non è infrequente il rischio che le duearmi si intralcino a vicenda; inoltre, poichè ilpugnale è, come già detto, molto esposto alla cavazione nemica e con esso laparata stabile è molto difficile da eseguirsi, soprattutto contro il taglio, a causadelle dimensioni e della scarsa copertura che l’arma corta offre, è importanteche nel maneggiarlo si lavori molto di controcavazione, soprattutto in parata.

La cappaLa cappa altro non è che il mantello, il soprabito del gentiluomo, utiliz-

zabile come arma difensiva dalle insospettabili qualità: una buona cappa cor-rettamente imbracciata è infatti in grado di opporsi direttamente al colpo ditaglio della striscia e di deviarne, e talvolta imbrigliarne, la lama nel colpo dipunta.

Come il pugnale essa è considerata pezzo difensivo d’appoggio allaspada per duelli regolari e per la difesa personale, dal XVI al XVIII secolo: conla codifica del moderno codice cavalleresco che prevede esclusivamente duellialla spada, alla sciabola o alla pistola, e con i cambiamenti della moda anche lacappa cade in disuso, nonostante sia proprio dalla sua tecnica di maneggio chederiva l’utilizzo della giacca avvolta sul braccio disarmato, limitatamente all’u-so del coltello, consacrato nei duelli “rusticani” del XIX e XX secolo.

La cappa può essere imbracciata in due modi fondamentali: il primo,più semplice, consiste nell’afferrarla saldamente alla metà del bavero, facendo-la circolare un paio di volte attorno al braccio con un movimento da dentro infuori; nel secondo bisogna stringere in mano i due lembi alla base della cappa equindi avvolgerla con lo stesso movimento.

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Entrambi i siste-mi hanno vantaggi esvantaggi: se nel primo,l’imbracciatura è piùrapida ed è possibileservirsi della cappasciolta a mo’ di frusta,nel secondo è possibileservirsi di tutta l’esten-sione del mantello nelgettarlo contro l’avver-sario.

Una volta imbracciata la cappa presenterà comunque una piccola por-zione pendente ed è per questo che bisognerà il più possibile evitare di alzare ilbraccio, vuoi per parare, vuoi per cercare il ferro, onde evitare che il lembo delmantello ostruisca la vista; in questi casi, un po’ come con lo scudo, il bracciodella cappa dev’essere tenuto dritto e mai nella linea interna alta.

Per quanto, come già spiegato, con la cappa è possibile parare e prende-re ferro direttamente, è bene sempre fare affidamento innanzitutto sullaspada, che dovrà essere usata in via principale per la difesa e l’ingaggio nellelinee esterne, e solo in via ausiliaria sulla cappa, che resta la più insidiosadelle armi doppie non solo per chi la fronteggia, ma anche per chi non se ne saben servire.

La cappa nonimbracciata, tenu-ta al bavero, puòessere, come giàspiegato, utilizzatacome una frusta oanche scagliata,per infastidire l’av-versario, colpendo-lo al viso, o perimbrigliargli laspada; in tal sensoè molto interessan-te la botta suggeri-

ta per la prima volta da Marozzo, consistente nel coprire la propria spada,tenuta bassa, con la cappa, per poi, con uno scatto in avanti impresso allalama, gettarla in viso al nemico e contemporaneamente colpirlo, in una sorta difrecciata ante litteram.

Le altre armi difensive

Gli stili delle armi doppie, fioriti e moltiplicatisi nei primi del XVI seco-lo, si riducono drasticamente nell’utilizzo della striscia.

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Lo scudo, da pugno come il brocchiere e la targa, o da braccio come larotella, viene utilizzato solo in occasioni particolarissime di duello e i maestridi scherma si concentrano allora sugli stili più utili del pugnale e della cappa,armi difensive che, essendo anche accessori d’abbigliamento per la moda dell’e-poca, risultavano più a portata di mano dello schermidore in qualunque situa-zione.

Capoferro però si occupa, a ragione, anche della rotella, che come tuttigli scudi imbracciati può essere molto insidiosa in mano a un tiratore inesper-to; egli infatti osserva che “spesso avviene che l’arme proprie fanno guerra a chidelle medesime non sa ben servirsi, però ho giudicato non esser fuor di proposi-to di accennare alcuni particulari della rotella, come arme periculosissima aquelli i quali nella medesima non hanno fatto qualche sorte d’esercitio”.

Infatti, se da un lato le dimensioni della rotella garantiscono una gran-de copertura, dall’altro aumentano il rischio di una perdita di visibilità in casodi maneggio scorretto dello scudo; è per questo che Capoferro avverte “che laRotella si deve tenere imbracciata con il braccio sinistro alquanto curvo, dimodo che guardi alquanto verso le parte tue sinistre, ma non tanto curvo cheimpedisca l’occhio, chè non possa scorgere qual si voglia parte dell’inimico”.

Molto vulnerabile dalle azioni di finta, se alla botta simulata la rotellasi oppone direttamente con la superficie e non con il bordo, essa impedisce lavista facilitando all’avversario l’esecuzione del colpo finale; Capoferro infattispiega che “se a caso li fosse tirato di punta o di taglio alla volta della faccia odella testa, si potrà parare con la Rotella, quando però venghi il taglio o lapunta senza finzione. Ma per assicurare dalla finta, essendo che la Rotella ègrave, chè non si potrebbe essere con quella prestezza a parare che si farebbe contarga o brocchieri, però si avvertirà di non parare in alcun modo con la Rotella,poichè la medesima figura, volendo parare una punta, la quale li viene tiratadall’aversario per di fuora della sua Rotella, il medesimo volendo parare glibisogna per forza turare la vista &, così impedita, in quell’istante l’inimico haràhavuto commodità di passare col piè sinistro innanzi e ferire, senza esser vistoil moto della sua spada, nel petto o vero a piè del corpo”.

E’ evidente che se la finta è correttamente eseguita è molto difficiledistinguerla dalla botta “finita”, pertanto, contro l’apparente drastica soluzionedi Capoferro è sufficiente che la rotella sia maneggiata sempre con il braccioben disteso e incilinata quel tanto da impedire che la sua superficie ostruiscala vista, con la già accennata conseguenza che il ferro nemico la incontreràsempre sul bordo.

Tornando agli scudi da pugno quali targhe e brocchieri sarà sufficientericordare che essi vanno sempre maneggiati a braccio ben disteso verso l’avver-sario e accompagnati il più possibile alla spada in ogni azione: così facendo lasuperficie dello scudo costituirà una ben più ampia protezione della manoarmata nelle azioni d’attacco e la lama della spada permetterà un maggiormargine di errore allo scudo stesso nelle parate.

Per completezza, la trattatistica coeva e di poco successiva a Capoferroprevede altre armi difensive in appoggio alla spada, degne solo di minimiaccenni e non di un particolare stile di combattimento; pertanto oltre agli scudi

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di varie dimensioni, al pugnale, alla cappa, avremo anche la manopola dapresa, corazzata o imbottita, e, contro le aggressioni notturne, la lanterna, concui illuminare e accecare l’avversario.

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BBiibblliiooggrraaffiiaa eesssseennzziiaallee

Fiore de’ Liberi - Flos Duellatorum - 1409(Edizione critica a cura di G. Rapisardi - 2003)

Antonio Manciolino - Opera nova - 1531Achille Marozzo - Opera nova dell’arte delle armi - 1536

(Edizione critica a cura di G. Rapisardi - 2003)Camillo Agrippa - Trattato di scientia d’arme - 1553

Giacomo di Grassi - Ragione di adoperar sicuramente l’arme - 1570Giovanni dall’Agocchie - Dell’arte di scrimia - 1572Angelo Viggiani dal Mantone - Lo schermo - 1575

Marco Docciolini - Trattato in materia di scherma - 1601Salvatore Fabris - De lo schermo, overo scienzia d’arme - 1606

Nicoletto Giganti - Scola, overo teatro - 1628Francesco Ferdinando Alfieri - La scherma - 1653

Francesco Antonio Marcelli - Regole della scherma - 1686Bondì di Mazo - La spada maestra - 1696

Giuseppe Rosaroll & Pietro Grisetti - La scienza della scherma - 1803Giuseppe Rosaroll - La spadancia - 1818

Federico Cesarano - Trattato teorico-pratico di scherma di sciabola - 1874Masaniello Parise - Trattato di scherma - 1884

Jacopo Gelli - Codice Cavalleresco Italiano - 1912Enzio Malatesta - Armi ed armaioli - 1939

Giorgio Pessina & Ugo Pignotti - Il fioretto - 1970Giuseppe & Edoardo Mangiarotti - La spada - 1971Giorgio Pessina & Ugo Pignotti - La sciabola - 1972William M. Gaugler - The history of fencing - 1998

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PrefazioneGran Simulacro dell’Arte e dell’Uso della SchermaTavola generale dell’Arte della Scherma Capitolo ICapitolo IICapitolo IIICapitolo IIIICapitolo VCapitolo VICapitolo VIICapitolo VIIICapitolo IXCapitolo XCapitolo XICapitolo XIICapitolo XIIIGran Simulacro dell’Uso della SchermaAlcuni ricordi overo avertimenti dell’uso della SchermaDichiaratione di alcuni termini che si appartengonoall’uso della SchermaFigure di spadaFigure di spada e pugnaleFigure di spada e cappaFigure di spada e rotellaDi alcuni termini del taglioModo sicuro de difendersi da ogni sorte di colpi con una paratadi riverso e ferir sempre d’imbroccataLa scherma della “Striscia”Bibliografia essenzialeSommario

pag. 7pag. 9 pag. 12 pag. 13 pag. 17pag. 18pag. 20pag. 21pag. 24pag. 25pag. 26pag. 28pag. 30pag. 31p a g . 3 2pag. 33pag. 35pag. 37

pag. 41pag. 48pag. 86pag . 116pag. 128pag. 132

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