GoriziaEuropa n. 1/11

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Giornale del Partito Democratico di Gorizia

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intervista al candidato Presidente della ProvinciaEnrico Gherghetta pag. 3

Le ragioni dell’unità e l’obiettivo di riprendere la Provincia

Omar Greco pag. 4Rafforzare l’integrità della nostra Provincia

Italico Chiarion, pag. 5Carlo Michelutti pag. 7

Superporto: un treno assolutamente da non perdere

Intervista all’Ass. Pascolin pag. 8Il PD a confronto sull’economia sostenibile

pag. 9Flamio: le infrastrutture sono la vera carta vincente pag. 10Turismo: individuare indirizzi seri

Federico Portelli pag. 11Bolletta energetica: per il PD è possibile ridurre costi e consumi

Marco Rossi pag. 12Ammessi due referendum sull’acqua

pag. 13Podlipnik: Commercianti in crisi ma la giunta Romoli dorme

Roberta Iacumin pag. 14I giovani e il lavoro precario: che fare? interviste ad Alssandro Carrieri e a Gianni Bertossi pag. 15NO a nuovi insediamento, Si’ alle ristrutturazioni

Roberto Calligaris pag. 16Sport a Gorizia

Marco Braida pag. 17Ex Filzi: centro per eventi sportivi universitari

Giuseppe Cingolani pag. 18L’Unità d’Italia vista dai goriziani

intervista a Giulio Mellinato pag. 19“intorno a Carlo”

Marco Menato pag. 21Palazzo Attems riconsegnato alla Città

pag. 22Le scelte di fine vita e il testamento biologico

Albeto Zaccaro pag. 23Non ammissibile il referendum comunale sul testamento biologico pag. 24Rischio di chiusura della redazione goriziana del Messaggero pag. 24Il PD di Gorizia e i problemi della sanità isontina pag. 25

Giuseppe Cingolani, Francesco Pitzorno, Aljosa Sosol pag. 26

Le iniziative del PD pag. 28

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TESSERAMENTO 2011

in questo numero:

Iscriviti al PD

L’iscrizione può essere fatta presso lanuova sede del Partito,

a Gorizia in viale d’Annunzio 15la sede è aperta con orario 10.00-12.30

e 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì

Recapiti telefonici:0481 533456 0481 531436

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go r i z i a eu r opaG i o r n a l e d e l P a r t i t o D e m o c r a t i c o

d i G o r i z i a

Anno 3° - febbraio 2011 - numero 1

bimestrale

Reg. Tribunale di Goriz ia del 27/11/09 n. 08/2009Redazione : Gorizia - viale D'Annunzio, 15 - te l 0481 531436

D i re t t o re re s p o n s a b i l e : M a r z i o L a m b e r t i

S e g re t a r i o d i re d a z i o n e : S a l v a t o r e S i m o n c i n i

Grafica e layout : Salvatore Simoncini

in copert ina : . . .ma ne vale la pena?

Stampato in proprio - PD Goriz ia

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…Tutto quello che siamo stati, tutto quelloche sappiamo, tutto quello in cui crediamo,dobbiamo portarlo lì, nel “mondo nuovo”.Senza paura. E dobbiamo costruirlo insie-

me, nei forum, nei partiti, nei comitati…

Dopo un percorso un po’ lungo e complicato seirimasto l’unico candidato per la presidenza della pro-vincia. Insomma alla fine è emersa la consapevolez-za che la Giunta in questi ultimi anni ha operato benee che sarebbe stato poco capibile un cambio alsecondo mandato. Ma quanto hanno contato gliinterventi a sostegno della tua candidatura prove-nienti dai partiti alleati?

Credo che abbiano contato tutti gli interventi a miofavore, sia dentro che fuori il PD, compreso il sondaggioche ha dimostrato popolarità e fiducia, che non è cosa dapoco oggi in Italia.

E adesso il primo obiettivo diventa la formazionedell’alleanza. Con quali partiti? il quadro rispetto 5anni fa è cambiato e presenta delle novità.

L’alleanza è quella del centrosinistra che ha governa-to la Provincia e che per il 57% degli intervistati lo ha fattobene. Ma non dobbiamo essere chiusi. Così in Provinciacome a Gorizia è necessario unire coloro che vogliono ilcambiamento e che fanno della onestà e della solidarietài loro tratti distintivi.

In occasione delle precedenti amministrative ti seipresentato con la formula del tiket presidente/vice-presidente. Sembra che non sia ipotizzabile una for-mula simile e allora il vicepresidente come e quandoverrà designato.

Ogni volta è una storia diversa, oggi tutto sta cambian-do, i confini, l’economia, l’ambiente, il tessuto sociale.Non a caso lo slogan di questa campagna elettorale è “ilmondo nuovo”, che usa come simbolo il quadro diGiandomenico Tiepolo, uno sguardo sul futuro. Noivediamo il mare, la destra il casotto, perché il futuro nonè certo ma dipende da ognuno di noi e dalle scelte chefacciamo ora. Ecco, è questo quadro il tiket di oggi. Ilvicepresidente verrà indicato dopo il voto assieme a tuttala squadra, una squadra del “mondo nuovo”.

Per effetto del sistema elettorale, il capoluogorischia di non avere alcun eletto del centro sinistra inConsiglio provinciale. Non è pensabile una situazio-ne del genere. E allora che fare?

Con un buon lavoro e buoni candidati il PD di Goriziapuò eleggere anche due consiglieri, come già detto tuttosta cambiando e ragionare con gli schemi vecchi si gioca

solo per perdere. Oggi si fanno le provinciali, ma bisognagià avere un occhio per le comunali. Conta la lista maconta anche la capacità di avere una idea di futuro perGorizia. Chiedo a tutta la Gorizia che vuole cambiare unaiuto per ideare e realizzare un Progetto Gorizia da alle-gare al mio programma

A Gorizia chiedono a gran voce che ilVicepresidente sia un goriziano come con Brandolin-Brancati. C’è da ricordare inoltre che il numero degliassessori diminuisce da otto a cinque. Ben tre inmeno. Le cose si complicano…

Se non mi sbilancio oggi è per rispetto della coalizione,ma la proposta è saggia e richiede un approfondimentoall’interno del Progetto Gorizia. Complicazioni? Non so,penso che la politica sia passione e voglia di cambiare ilmondo, non ricerca di poltrone.

Sebbene il programma sia ancora da definire,quali saranno le idee forza con le quali la coalizionedi centro sinistra andrà al voto?

Il “mondo nuovo” è la metafora di un grande cambia-mento. Siamo un territorio che ha visto cadere i confini econ essi la nostra economia assistita e statalista. La crisista spostando risorse e produzioni nei paesi emergenti,le nostre fabbriche chiudono. Grandi progetti ci riguarda-no, come il Superporto, la Tav, il Parco commerciale diVillesse. Grandi cambiamenti sociali ci coinvolgono,immigrazione, espansione di un lavoro indipendentesempre più precario, paura del domani occupazionale,invecchiamento della popolazione. Il limite della crescitaè sicuramente la capacità del pianeta di rigenerarsi.Dobbiamo passare da una economia della crescita a unaeconomia della sostenibilità. Grandi occasioni, grandiproblemi, grandi sfide ci attendono. Tutto quello chesiamo stati, tutto quello che sappiamo, tutto quello in cuicrediamo, dobbiamo portarlo lì, nel “mondo nuovo”.Senza paura. E dobbiamo costruirlo insieme, nei forum,nei partiti, nei comitati

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Enrico Gherghetta

Nostra intervista al candidato Presidente della Provincia

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Il PD è in pista, per noi la campagna elettorale è già ini-ziata. Come è noto il 7 gennaio abbiamo ufficializzato laricandidatura di Enrico Gherghetta alla carica diPresidente della Provincia di Gorizia. Il percorso indivi-duato non è stato privo di difficoltà, ma alla fine mi pareche tutto il gruppo dirigente del partito abbia saputocogliere l’importanza di non fare favori alla destra e si siaricompattato attorno alla figura del Presidente uscente. Inun grande partito è normale discutere, anche aspramen-te se serve, l’importante è che adesso, dopo aver ascol-tato tutti, prevalgano le ragioni dell’unità e l’obiettivo diriprendere la Provincia.

Sono assolutamente convinto infatti, che la compattez-za del PD sia condizione essenziale per giocarci almeglio le nostre chances di vittoria. Naturalmente, ilnostro partito sa di non essere autosufficiente, proprioper questo con il mandato dell’Assemblea provinciale, laSegreteria sta lavorando per costruire attorno alla figuradel candidato e ad un programma innovativo e attentoalle istanze del tessuto economico e sociale del nostroterritorio, una coalizione di centrosinistra capace diimporsi alle prossime elezioni amministrative.

Per parte nostra porremo nella costruzione del pro-gramma una grande attenzione ai temi dello sviluppoeconomico. La crisi che ha investito il pianeta non haancora smesso di mordere e le modalità di uscita dallastessa dipenderanno da una molteplicità di fattori.

Fermo restando le politiche nazionali, è evidente cheservirà un surplus di attenzione ed una spinta ulteriore daparte degli Enti locali, che possono giocare un ruoloimportante nel tentativo di ridare fiato al sistema econo-mico. Infrastrutture, welfare, ambiente sono solo alcuniesempi di settori sui quali le amministrazioni pubblichepossono fare (e già in molti casi fanno) la loro parte.

La Provincia deve essere vista come luogo di sintesidegli interessi territoriali e come presidio di difesa delladignità di un territorio, quello isontino, troppo spessobistrattato dal resto della Regione e non invece valoriz-zato come meriterebbe.

Sarà importante costruire il nostro profilo programma-tico attraverso momenti di confronto pubblico con lasocietà isontina e cercare di costruire una rete di allean-ze che sappia guardare al domani e tenga conto delmutato scenario politico. Siamo quindi aperti a ragionarecon tutte quelle forze politiche e civiche che si sentonoalternative al Governo Berlusconi e che sono interessatea costruire assieme a noi un progetto politico all’altezzadelle sfide che attendono nei prossimi anni la Provincia diGorizia.

L’occasione è ghiotta anche perché vanno al rinnovorealtà importanti di questo territorio, Comuni comeMonfalcone e Ronchi dei Legionari, senza dimenticareGrado, Romans d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Villesse e

Moraro. In quasi tutti i Comuni abbiamo già individuato icandidati Sindaci e stiamo costruendo alleanze coerenticon la nostra impostazione aperta a tutto quello che simuove nella società. Naturalmente puntiamo a riconfer-marci dove già governiamo e a conquistare i Comunidove siamo all’opposizione. Accompagnando giorno pergiorno questo processo sul territorio, posso dire di esseresoddisfatto del lavoro svolto finora dai Circoli impegnatinel voto e di credere fortemente in un buon risultato alleelezioni del prossimo maggio.

Certamente bisognerà lavorare sodo, ma le condizioniper fare bene ci sono tutte.

Guardiamo quindi al futuro con la giusta serenità echiederemo ai cittadini di questa provincia di ridarci anco-ra una volta fiducia. Del resto il disfacimento del centro-destra ed il fallimento dell’esperienza di Governo è ormaiconclamato, sta a noi quindi creare la vera alternativa peril futuro del Paese e riconfermare la buona amministra-zione assicurata in questi anni dagli Enti locali che abbia-mo l’onore di guidare.

le ragioni dell’unità e l’obiettivo di riprendere la ProvinciaOmar Greco, segretario provinciale del PD

Dopo la ricandidatura di Gherghetta alla carica di Presidente della Provincia

Aperta la Galleria espositiva di via Diaz

E’ ancora senza nome la nuova Galleria d’arte di via Diaz, maè comunque un bello, accogliente , centralissimo nuovo spazioespositivo che, dallo scorso dicembre, va ad ampliare l’offerta diluoghi che la Provincia di Gorizia dedica all’arte e alla cultura. LaGalleria ha aperto la sua attività proponendosi come un puntod’incontro e confronto fra artisti, poeti e musicisti italiani e slovenipronti a scambiarsi esperienze per offrire alla città un luogo in cuiassociazioni e singoli autori possono presentarsi al pubblicooffrendogli occasioni di discussione e dibattito. Aperto sul finiredel 2010 lo spazio espositivo gratuito messo a disposizione dallaProvincia si gioverà d’ora in poi -come ha spiegato la vicepresi-dente della Provincia Roberta Demartin- della collaborazione frala Provincia e l’associazione culturale“Equilibri” che metteranno apunto una programmazione trimestrale.

Accanto al rinnovato Palazzo Attems, alle sale di Casa Morassie alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo nasce dunque unnuovo “contenitore” con l’intento di offrire ad artisti e appassionatiuna programmazione trimestrale e un luogo fisico in cui permet-tere l’incontro e il confronto e inedite collaborazioni.

Gli appuntamenti sono stati inaugurati sabato 5 febbraio dallacollettiva di pittura italiana/slovena “Paesaggi e paesaggi.Vibracije duha” organizzata in collaborazione con alcuni dei prin-cipali sodalizi artistici dell’Isontino e della Slovenia. All’internodell’esposizione, sabato 19 febbraio si terrà la presentazione delcalendario Ellerani 2011 contenente un omaggio ai poeti gorizianiRoberto Marino Masini e Silvio Cumpeta dei quali, nel corso dellaserata, saranno letti alcuni testi. Marzo con la collaborazionedell’associazione La Farfalla (dedita alla sensibilizzazione versole problematiche connesse al morbo di Parkinson) sarà intera-mente dedicato al tema della libertà. La personale di AngelaWeyerberg sarà accompagnata da quattro incontri (tutti in pro-gramma il venerdì) che vedranno protagonisti gli scrittori AmatoDe Monte, Emilio Rigatti, Pino Roveredo e Peppe Dell’Acqua.

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Dall’esame delle cartine che disegnano la travagliatastoria del territorio dell’antica contea goriziana, emergechiaramente che la causa prima delle nostre disgrazie fu,sempre, la politica infausta dei governi nazionali.

Nel 1923 la provincia di Gorizia fu addirittura scioltadal governo fascista ed il suo territorio spartito tra Udine,Trieste e Pola. Punita per avere eletto nel 1921 4 depu-tati sloveni ed un comunista.

Nel 1941, fu ancora il governo fascista, con l’invasionedella Jugoslavia e la creazione della provincia “italiana”di Lubiana, a porre le premesse per la riduzione dellanostra provincia al pochi chilometri quadrati e ai 140.000abitanti di oggi.

I governi democratici del dopoguerra riconobbero ildebito contratto dallo Stato nei confronti della nostra mar-toriata terra, concedendoci numerose provvidenze.

Ma, finito quel tempo, è più di una sensazione che sistia riproponendo oggi l’operazione voluta dal fascismonel 1923. Allora il governo fascista punì Gorizia per il votodato nelle politiche del 1921.

Quale la “colpa” di oggi? Solo quella di essere troppopiccola e priva di forza politica e di una classe dirigenteall’altezza della sfida. Non conta che abbia alle sue spal-le una storia nient’affatto disprezzabile, che la sua picco-lezza sia l’esito di due guerre sanguinose combattute sulsuo territorio e delle quali i goriziani non sono certo

responsabili. Gorizia “martire” e “santa” sono locuzioni buone sol-

tanto per la retorica patriottarda. Valgono, oggi, solo cri-teri piattamente contabili, secondo i quali il nostro minu-scolo territorio non merita il costo dei servizi che sostan-ziano una provincia e ne giustificano l’esistenza.

Accampando l’esigenza di ridurre e di razionalizzare laspesa pubblica, si portano avanti qui (e solo qui) politichedi “area vasta” (accompagnate da ipocrite assicurazionedi “pari dignità”), si sono già liquidati numerosi servizi sta-tali e regionali e sono stati ridotti in stato agonico o prea-gonico gli altri.

Sembra in sostanza che il costo della crisi nel FriuliVenezia Giulia debba essere pagato soprattutto daGorizia, la più debole (e quindi sacrificabile) tra le quattroprovince.

Contro questo disegno che non può che preludere,checché se ne dica, alla definitiva liquidazione dell’auto-nomia provinciale, la protesta della nostra classe politicaè flebile, per non dire inesistente. Ribattiamo debolmen-te, di volta in volta, i colpi che ci vengono inferti, ma noncontrapponiamo, al disegno degli altri, un disegno orga-nico nostro, lottando per affermarlo con tutta la forza delnostro buon diritto.

Dobbiamo finalmente farlo, dobbiamo costruire un pro-getto isontino che poggi su alcuni cardini fondamentali:

1 - non è estinto il debito contratto dallo Stato neinostri confronti Occorre ribadire che il debito contrattodallo Stato nei nostri confronti è tutt’altro che estinto econfigura un diritto morale da far valere contro i disegni

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rafforzare l’integrità della nostra Provincia

Italico Chiarion

Carta n. 1 – Laprovincia

(Contea) diGorizia fino alla

fine della “grandeguerra” (1918).

Ne facevanoparte anche il

Cervignanese,Grado, il

Monfalconese, ilDuinate, Sesana.

Godeva di largaautonomia ed eragovernata da una

Dieta con poterilegislativi e rego-

lamentari.

Carta n. 2 – Lagrande provinciadi Gorizia sopo ilconflitto (1918 –

1923). Al territoriodella vecchia

Contea vengonoaggiunti i territori

già austriaci diTarvisio (ex

Carinzia) e quelligià appartenuti

alla Carniola(Idria, Postumia,

Senosecchia,Vipacco eBisterza).

Costruire un progetto comune

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di depauperamento, in atto, e di soppressione, in fieri,della nostra identità storica.

2 - è ora possibile ricomporre l’unità dell’anticaContea Anche perché è ora possibile ricomporre l’unitàterritoriale, demografica, economica e in un certo sensopersino amministrativa dell’antica Contea, garantendocianche un’importante funzione internazionale. E ciò utiliz-zando senza tentennamenti la normativa europea sullacooperazione territoriale (Gect) che già oggi ci consenti-rebbe di estendere la collaborazione transfrontaliera dallivello “intercomunale urbano Gorizia-Nova Gorica-Sempeter Vrtojba” (in via di approvazione) al “livello inter-

provinciale Isontino-Goriska” (“EureGo”). Una politica di questo tipo ci metterebbe in grado di

competere ad armi pari con le altre zone della regione efarebbe venir meno il principale pretesto addotto per sca-tenare l’attacco in atto alla nostra autonomia.

3 - è necessario costruire una forte unità di tuttol’Isontino. Naturalmente non possiamo combattere dasoli questa battaglia. E’ necessario perciò costruire unaforte unità di tutto l’Isontino, al di sopra delle differenticollocazioni politiche di ogni sua singola parte, perrespingere gli attacchi esterni ed i conati autodistruttiviinterni alla Fasola.

Carta n.3 – Con decreto

n. 53 del 18 gen-naio 1923 il

governo fascistasopprime la pro-vincia di Gorizia,spartendo i suoi

territori tra Trieste(rosso), Udine(verde) e Pola

(azzurro). Ciò perpunire i goriziani

che nelle elezionipolitiche del 15

maggio 1921 ave-vano eletto 4

depuitati sloveni(gli avv. Giuseppe

Wilfan e CarloPodgornik, il sacerdote Virgilio Scek e il possi-

dente Giuseppe Lavrencic) ed un comunista(Giuseppe Tuntar).

Carta n. 4 – Ladittatura mussoli-

niana è ormaitrionfante, il peri-

colo slavo –comunista nonesiste più. Laprovincia puòessere perciò

ricostituita condecreto n. 1 del 2

gennaio 1927.Sono esclusi però

i mandamenti diMonfalcone,

Sesana,Postumia,

Senosecchia,Tarvisio,

Cervignano,Bisterza, il Duinate ed i

comuni di Grado e ChioprisViscone.

Carta n. 5 –Finito il secondo

conflitto mondiale(maggio 1945), il

territorio dellaprovincia è diviso

in una ZONA Aoccupata dagli

angloamericanied amministrata

dal GovernoMilitare Alleato ed

in una ZONA Boccupata edamministrata

dagli jugoslavi.Una situazione

che dura finoall’entrata in vigo-

re del trattato dipace (15 settembre 1947)

Carta n. 6 –Per effetto del

trattato di paceche riconosce

all’Italia le zonedel Goriziano, delGradiscano e del

Cormonese.allequali vengono

aggiunte le zonegià triestine di

Monfalcone e diGrado, rimaste

all’Italia, si formal’attuale, minu-

scola provincia.

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Qualche tempo fa la Commissione per la toponoma-stica cittadina del Comune di Gorizia veniva chiamata aproporre l’intitolazione di due vie createsi all’interno diun nuovo insediamento residenziale. Qualcuno proposedi dedicare l’una a Cormons e l’altra a Gradiscad’Isonzo. Il proponente fece presente che a Udine cisono via Monfalcone, via Cormons e via Gradisca, aTrieste via Monfalcone e via Gradisca mentre la stessavia Gradisca compare perfino nello stradario della citta’dì Roma. La proposta colse come di sorpresa i commis-sari, a conferma dì una certa estraneità o disattenzionedella città nei riguardi del territorio di cui è capoluogo,verso il quale essa dovrebbe o potrebbe porsi, in qual-che modo, come guida o punto di riferimento.Qualcuno, maliziosamente, potrebbe dire: se Gorizianon riscuote la fiducia dei propri abitanti, come si puòpretendere che incontri quella degli altri centri della suaprovincia?

Forse anche questo aspetto congiura nel creare quelclima di contrapposizione, di lacerazione all’interno diuna realtà territoriale che è ridottissima, clima che sipuò toccare con mano in certe posizioni assunte nel-l’ambiente monfalconese, con voci di risentita, quasiviscerale ostilità verso il capoluogo. Può darsi cheGorizia sia affetta da una certa smemoratezza o indo-lenza nei confronti della sua provincia, ma riesce diffici-le nel contempo, e proprio per questo, vederla nellevesti di predatrice delle altrui risorse o prerogative,come insistentemente denunciano certi esponenti mon-falconesi.

Tali differenze hanno certamente radici anche nellacomposizione sociale delle due comunità, borghesequella goriziana, operaia quella monfalconese, da cuisono emersi differenti comportamenti sia sul piano eco-nomico, culturale e talora anche etnico, sia su quellostorico, in particolare nelle svolte politiche e nazionalipiù cruciali del nostro ‘900, sia sul piano politico e parti-tico. Non sorprendono quindi i contorti ridimensiona-menti subiti dalla provincia isontina, dovuti soprattutoagli esiti dei trattati di pace, ma anche alla propria diso-mogeneità sociale e culturale. Come è noto, la nostraprovincia nasce vastissima nel 1921, ma attraverso letormentate vicende della sua storia passa dalla cancel-

lazione totale del 1923 a successive parziali ricostruzio-ni fino all’attuale, ridottissima dimensione, passando dai3869 kmq del 1921 agli odierni 470 kmq.

Situazione, quindi, che dovrebbe consigliare un forte,condiviso senso di unità di propositi e di comportamen-ti, con un comune apporto di contributi e di idee volto arafforzare la struttura, I’integrità e la visibilità della pro-vincia di Gorizia, mentre la destra goriziana sembra bat-tere soltanto sul tasto dell’aggregazione di un’area,come quella cervignanese, forte di una friulanità chenon mi sembra consona allo spirito nazionale e italianis-simo del palazzo goriziano.

L’unita’ provinciale va quindi ribadita, anche in vista diimportantissimi appuntamenti in campo economico einfrastrutturale che possono essere affrontati soltantocon una visione unitaria e condivisa; si pensi al tracciatodella Tav, alla gestione del GECT, ai riflessi della portua-lità monfalconese indotta dal progetto Unicredit, alladifesa della realtà industriale, allo sviluppo del turismo edegli studi universitari oltre che, naturalmenteal futurodella sanità isontina.

Qualche nube grava sul futuro delle province comeistituzione, sottoposte a pesanti dubbi circa la loro utilitàsollevati da partiti politici, giornali, esponenti dell’ eco-nomia nazionale, oltre che da autorevoli giuristi, opinio-nisti e osservatori politici. E’ appena il caso di sottoli-neare che un’eventuale, ma assai improbabile, sop-pressione delle province o di alcune di esse comporte-rebbe la cancellazione anche delle prefetture. “Via ilprefetto!” tuonava Luigi Einaudi in un suo famoso sag-gio sulle autonomia locali. “Democrazia e prefetto repu-gnano profondamente l’una all’altro....Non si avrà maidemocrazia finchè esisterà il tipo di governo accentrato,del quale il simbolo è il prefetto”, aggiungeva il futuropresidente della Repubblica, che cos’ì concludeva il suosaggio, scritto nel 1944: “Oggi i cittadini si attruppano inbande di amici, di conoscenti, di borghigiani, e si chia-mano partigiani. E’ lo stato il quale si rifà spontanea-mente”.

Le cose sono andate diversamente, come sappiamo,e tutto è rimasto come prima, anche le prefetture.

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“…c’è bisogno di un forte,condiviso senso di unità

di propositi e di comportamenti…”

Carlo Michelutti

EJ zxÇÇt|É ECDDz|ÉÜÇÉ wxÄÄt ÅxÅÉÜ|t

Ben arrivataE’ nata ai primi dell’anno Fede la primogenita di

Marianna e Daniele Orzan. A tutti, compreso il nonno,gli auguri del PD e della redazione di Gorizia Europa

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Alcune condizioni ferroviarie per la realizzazione del progetto

- raddoppio della ferrovia Udine-Cervignano;- eliminazione del “collo di bottiglia” San Polo- creazione dell’accesso al nodo di Monfalcone.- utilizzazione della Pontebbana, unica via di acces-so ai mercati europei- costi: 300 milioni di euro per la Regione, 600 milioni da Unicredit e Maersk.- tempo massimo per rendere il progetto operativo:4 anni.

- vantaggi per il trasporto merci: cinque giorni di navigazione in meno

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Il 15 dicembre scorso al Ministero degli Esteri a Romaè stato presentato il progetto Unicredit nell’ambito dell’in-tesa stato regione. Erano presenti il Ministro degli EsteriFrattini, Tondo, Romoli, Pizzolito, il vertici di Unicredit-Logistic e della danese Maersk leader mondiale per lamovimentazione dei containers. Per la Provincia era pre-sente l’assessore Alfredo Pascolin cui abbiamo rivoltoalcune domande.

A Roma si è parlato di una “mega struttura chepunta a rilanciare i traffici dell’Alto Adriatico con tremilioni di teu” e che richiederà un miliardo di euro diinvestimenti complessivi. E tutto solo perMonfalcone dopo la rinuncia di Trieste. Soddisfatto?

Sicuramente è una conferma delle grandi potenzialitàlogistiche di questa provincia ed in particolare di questoporto. Credo che in termini di occupazione, ma anche diindotto, con possibili insediamenti di industrie legate alporto, non ci si possa che auspicare che si arrivi neitempi più brevi possibili, alla realizzazione di quanto illu-strato. Penso invece che sia ancora troppo presto perparlare di rinuncia di Trieste: la mia sensazione è che, seil progetto andrà avanti, assisteremo a ripensamenti chesarebbero sicuramente positivi.

Se Monfalcone rimanesse sola, sarà più facilenominare il Commissario straordinario in grado digarantire l’unicità del progetto e il rispetto dei tempi?

Su questo punto sono dell’avviso innanzitutto cheTrieste alla fine non rimarrà fuori dal progetto, e che inogni caso il punto nodale sia nella professionalità e nel-l’autorevolezza di chi dovrebbe portare avanti il progettopiù che nella modalità di nomina. Meglio ancora sarebbese tale autorevolezza fosse condivisa dagli attori istitu-zionali.

Si parla di treni di 700 metri che usciranno daPortorosega. Quali saranno gli interventi sulla reteferroviaria in grado di assorbire un tale incremento ditraffico?

E’evidente che interventi di questo tipo rischiano di alte-rare l’attuale assetto logistico ferroviario all’interno delporto che dovrà essere rivisto senza però penalizzare lafruibilità delle aree retroportuali. Fuori dal porto la discus-sione è ovviamente legata alla partita dell’alta velocitàcon tutte le sue implicazioni che vengono discusse inquesti giorni anche nel Patto per lo Sviluppo di Gorizia.

Una parte del nuovo traffico (il 40%) sarà sugomma. La viabilità isontina sarà investita da miglia-ia di camion in più. Quali interventi si renderannonecessari? Il Lisert, Villesse, le barriere autostradali

saranno ingrandite, eliminate, spostate?La Provincia assieme al Governo ha commissionato

alla società One Works di Milano una studio di fattibilitàdenominato “Il porto di Monfalcone come attrattore emotore di sviluppo” proprio per analizzare le ricadute chelo sviluppo del Superporto avrà sul territorio. Su questoè di tutta evidenza il ruolo del Patto per lo Sviluppo perpianificare gli interventi conseguenti.

Anche Gorizia ne sarà fortemente interessata.Appare invitabile il coinvolgimento dell’autoportoche potrebbe assumerebbe la funzione di retroporto,di terminal intermodale, a servizio del porto diMonfalcone.

Questo è l’auspicio. Penso sia ancora presto per indivi-duare le concrete modalità di svolgimento dei traffici, mail territorio dovrà necessariamente cercare di farsi trovarepronto cercando di trattenere al suo interno tutte le rica-dute positive, fra le quali sicuramente potrebbe esserciun rilancio dell’autoporto.

Non capita spesso ma la provincia di Gorizia hasaputo fare squadra a differenza di Trieste dove sonoprevalsi gli scontri fra i diversi gruppi di interessi

un treno assolutamente da non perdere…nostra intervista all’assessore provinciale AlfredoPascolin

il Superporto di Monfalcone, il coinvolgimento di tutta la provincia

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Il Governo sostiene il Superporto: “si va avanti”

L’intervista all’assessore Pascolin è stata effettuataprima delle vorticose giornate in cui sembrava esseremesso in crisi l’intero progetto Unicredit. Dopo le fortissi-me proteste provenienti dalla regione e dagli stessi inve-stitori ci sono stati una serie di chiarimenti per cui tutto ètornato al suo posto

Nei primi giorni di febbraio, infatti, voci di una dirotta-mento dei finanziamenti pubblici verso il porto di Veneziain alternativa ai finanziamenti per il Superporto avevanofatto temere il peggio e cioè il fallimento dell’intera ope-razione. E Unicredit aveva ribadito: «È indispensabile lachiarezza sulla stipulazione dell’intesa Stato-Regione,che regge l’operazione, e la certezza che gli investimentipubblici sulla portualità dell’Alto Adriatico siano ispirati aiprincipi europei evitando forme di distorsione dei traffici».Con questi presupposti e a queste condizioni Unicreditmanteneva aperta l’operazione Superporto ma richiede-va fermamente la necessità di chiarezza amministrativae politica.

Finalmente il 10 febbraio è tornato il sereno o quasi. IlPresidente della Regione, Renzo Tondo ha ribadito chenon avevano fondamento le illazioni dei giorni scorsi eche nessun finanziamento pubblico era previsto perVenezia, diversamente da quanto sembrava profilarsinella ”bozza di intenti” del Governo che prevedeva lostorno di 400 milioni di euro nell’ambito della revisionedella ”legge speciale per la salvaguardia di Venezia”. Daultimo il Ministro Frattini in una intervista al Piccolo del 12febbraio confermava la volontà del Governo di sostenereil progetto del Superporto garantendo che superati alcunimalintesi, “ si va avanti”.

Pertanto l’intervista all’assessore Pascolin mantienetutta la sua validità dovendosi ritenere una parentesisuperata quanto accaduto nei primi giorni di febbraio.

Dibattito sul tema “Per un’economia solidale,sostenibile e responsabile”

Il PD a confronto sull’economia sostenibile

“Esistono bisogni economici che è possibile soddisfarefacendo a meno del mercato internazionale?” è l’interro-gativo con cui Ferruccio Nilia ha aperto, lo scorso 15dicembre, il dibattito organizzato dal circolo cittadino delPartito democratico all’Hotel Palace di Gorizia, introdottoda Annamaria Gaggioli e moderato dal segretario del PD,Giuseppe Cingolani.

Laureato in sociologia, già presidente dell’IRES FVG,Nilia oggi si occupa dei temi relativi ai nuovi modelli disviluppo locali e della decrescita. Partecipa stabilmenteal Forum Permanente del Terzo Settore della Provincia diPordenone e coordina l’officina della decrescita. Per Niliaè davvero possibile immaginare un’economia locale, dicui i gruppi d’acquisto solidale (GAS) sono un primo tas-sello, oggi già diffuso in molte città (anche a Gorizia neesiste uno): «Per poter immaginare un’alternativa di que-sto tipo, è essenziale una battaglia sui beni comuni,come l’acqua». Nilia ha inoltre ricordato come la grandedistribuzione, al contrario dei GAS, rischi invece di dareun vantaggio al singolo consumatore, sotto forma diprezzi inferiori, danneggiando però la comunità localeper l’occupazione a basso reddito che crea e per il fatto

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operanti nella città. A me non interessano più di tanto le divisioni triestine,

quanto la concordia in casa nostra. Direi che in quest’ot-tica vedere gli Enti Locali, sindacati, associazioni datorialie in generale tutto l’Isontino compatto sulla proposta hadato sicuramente un quid in più che può agevolare il pro-getto. In passato non sempre c’è stata unità di vedute suimodelli di sviluppo (il pensiero va ad esempio al terminalSnam) e quindi si può leggere in questa sinergia unaintrinseca validità del progetto, anche se forse il momen-to difficile della nostra economia ha contribuito alla ricer-ca di una maggiore coesione.

Un’ultima domanda: un grandissimo investimento,una gestione provinciale delle sue ricadute…beneficisia per Monfalcone che per Gorizia… un’occasioneper rafforzare l’unità della provincia isontina dinuovo sottoposta a tensioni?

Per rimanere in ambito logistico è sicuramente un trenoche bisogna assolutamente cercare di non perdere…

di non lasciare sul territorio i profitti della propria attività:un problema strutturale, in parte attenuato nell’esperien-za italiana delle cooperative di consumatori.

Presente all’incontro anche il Presidente dellaProvincia, Enrico Gherghetta, per il quale “dobbiamoporci l’interrogativo su quali siano i limiti alla crescita: sedevo pensare al nostro territorio, le risorse che si libere-ranno dalla cessione di IRIS possono essere utilizzateper iniziative che creino sul nostro territorio un modelloalternativo di sviluppo, davvero sostenibile».

L’incontro promosso dal gruppo Economia del PD, daltema “Per un’economia solidale, sostenibile e responsa-bile” è stato organizzato da Annamaria Gaggioli Mirarchi,animatrice di numerose iniziative sulla decrescita e ilconsumo critico nell’Isontino, con la collaborazione delcoordinatore del gruppo economia del PD, Marco Rossi.L’intenzione è che sia il primo di una serie di incontri che,per gli argomenti trattati, fanno un po’ parte del dna delPD: il PD cittadino già da tempo ha proposto la realizza-zione di un distretto della green economy che sviluppi lesinergie con la facoltà di architettura e il progetto E-cube,e con la presenza già di avviate iniziative private nell’am-bito delle energie alternative, per realizzare una nuovaimportante opportunità economica per la città. Dopo lafine dell’economia “drogata” dal confine, le nuove tecno-logie ed una nuova coscienza ambientale ci possono for-nire la chiave giusta per creare nuova occupazione dialto livello a Gorizia.

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Il 18 gennaio 2010 il Consiglio provinciale, su pro-posta del gruppo consiliare PD, ha approvato unordine del giorno “Zone franche per il rilancio del-l’economia e dell’occupazione” che richiedeva l’in-serimento del territorio isontino tra quelli individuatiper la costituzione di zone franche “urbane”.L’istanza del territorio non è stata poi recepita a livel-lo governativo. Ritiene che siano immaginabili altristrumenti di tipo legislativo che possano agevolaregli investimenti nel territorio provinciale?

Se si parla di agevolazioni agli investimenti industriali,gli strumenti legislativi possono ormai fare poco: la mate-ria è quasi tutta di competenza europea; le zone francheurbane potevano servire per il commercio e piccolo arti-gianato. Piuttosto, mi pare che il GECT sia un’ipotesi daapprofondire.

L’armonizzazione fiscale lungo le aree di confine èuno dei temi di cui si dibatte a livello europeo.L’argomento è stato rilanciato in varie occasionidall’eurodeputata Debora Serracchiani nei mesiscorsi e veniva evidenziato già nell’odg del Consiglioprovinciale del 18 gennaio 2010, che suggeriva peral-tro l’esenzione del territorio isontino dall’IRAP. Ladisparità fiscale è il principale elemento di svantag-gio per le imprese che operano dalla parte italianadel confine o individuerebbe come prioritari altri ele-menti che danneggiano la competitività delle nostreimprese?

Anche la materia fiscale è per gran parte europea; peraltra parte è legata alle necessità di cassa delle singoleamministrazioni. L’IRAP è una tassa ingiusta; si può dimi-nuire, e lo chiediamo costantemente, ma anche dovesseridursi non riuscirà mai a colmare la differenza con ilcomplesso della pressione fiscale slovena, che grossomodo è il 50% della nostra.

Di quando in quando, riemerge la proposta di uni-ficare il Consorzio industriale di Monfalcone e quellodi Gorizia. Ritiene che una soluzione di questo tiposia auspicabile?

Certamente conviene mettere in rete le competenzedei due consorzi; l’unificazione è un passo successivo,che va calibrato sui “pesi” dei due consorzi, ma anche inbase a considerazioni di tipo politico che tengano contodi ruoli e specificità di ciascuno dei due enti.

Il progetto di superporto Unicredit è, probabilmen-te, la più importante novità e opportunità economicaper l’Isontino negli ultimi anni. Ed apre riflessioniimportanti per l’economia di tutta la Provincia.Ritiene credibile immaginare che il progetto possaavere ricadute importanti anche sulla città di Gorizia,

ad esempio rilanciando l’area della SDAG comeretroporto del nuovo scalo?

Il progetto, per i valori d’investimento e le prospettiveeconomiche che contiene, è di gran lunga il più importan-te che mai abbia riguardato la provincia di Gorizia.E’indubbio che consente un importante sinergia traMonfalcone e Gorizia, tra il porto, l’autoporto e la rete fer-roviaria ad alta capacità. Dirò di più: recupera -su basimoderne- la funzione “emporiale”, che per lungo tempo èstata tipica delle nostre zone; potrebbe consentire, per laprima volta nella nostra storia recente, l’adozione di unmodello di sviluppo trainato dalla logistica e dai servizi adessa collegati e contemporaneamente rilanciando lacompetitività delle imprese industriali del nostro territorioe attirandone di nuove. Come dicevo in precedenza, nonesistono più agevolazioni finanziarie per attrarre leimprese, ma le infrastrutture, materiali ed immateriali,sono in grado di rappresentare la vera carta vincente.

A Gorizia sono emersi negli ultimi due anni diversiprogetti o iniziative legate al mondo delle energie rin-novabili e della green economy, il progetto E-cubecome gli investimenti nelle rinnovabili per fare degliesempi. Ritiene che, considerate le possibili sinergiecon i due atenei (anzi tre, con quello di Nova Gorica),vi siano le basi per poter ragionare sulla creazione diun parco o distretto della green economy a Gorizia?

Atteso che la green economy rappresenta una delleopzioni di sviluppo dell’economia moderna ed uno deiprincipali fattori trainanti la ripresa, mi pare che quanto sista sviluppando sul territorio tra l’università e i privati siaun ottima cosa. Un esempio di come dovrebbe interagirecultura ed industria per far avanzare l’intera società. Mispiace solo che, all’affacciarsi di ogni progetto che riguar-da l’energia, si crei subito il fronte del no. Senza energia,o con la bolletta a costi proibitivi, nessun sistema puòreggersi e l’Italia è il paese europeo dove l’energia è piùcara; qualcosa va fatto, non solo nelle rinnovabili chepoco possono contribuire rispetto al fabbisogno, maanche nelle tradizionali.

Questo stesso numero di GORIZIA EUROPA ospite-rà un intervento del prof. Giulio Mellinato che, in undibattito tenutosi lo scorso novembre presso laFondazione Carigo, sottolineava come sin dall’indu-strializzazione avvenuta nell’isontino nella secondametà dell’Ottocento, fosse già presente una caratte-ristica dell’imprenditoria isontina che permane anco-ra oggi: l’origine “esterna” delle iniziativa imprendi-toriali, quasi a significare l’incapacità cronica e per-durante nel tempo di produrre un ceto imprenditoria-le locale vivace e significativo. Lei ritiene che questosia un fattore di cui tenere conto? A che cosa adde-

le infrastrutture sono la vera cartavincente per attrarre le impreseA cura di Marco Rossi

intervista al dott. Flavio Flamio Direttore Confindustria di Gorizia

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In merito alle vicende dell’offerta turistica goriziana, siain termini culturali che di marketing, credo che da quantosi è potuto leggere in queste ultime settimane l’opinionepubblica ne esca piuttosto disorientata.

Da un lato, l’acceso dibattito impostosi sulla vicenda“ascensore sì/ascensore no” al castello. Un dibattito giàsufficientemente affollato ma che considero, per certiversi, fuorviante. Non ritengo, cioè, sia produttivo che ladiscussione si limiti alla contrapposizione tra lo stereotipodel “no se pol” e quello del “se pol sì”. Credo sia piùopportuno, per la politica goriziana, dibattere ed interro-garsi su come completare per davvero l’offerta turistica incittà. E, di conseguenza, su come progettare, necessa-riamente nel lungo periodo, una serie di iniziative culturaliin modo che il Castello ed il suo borgo possano realmen-te diventare un volano per l’attrazione turistica.

L’ascensore al castello rimarrà, semplicemente,un’opera inutile fintanto che il maniero non sarà diventatoun effettivo polo di attrazione turistica 365 giorni l’anno.Esso rimarrà, semplicemente, un’opera non prioritariafintanto che il Borgo non sarà stato risistemato, le muradel castello non finiranno di cadere in pezzi, i parapettidei camminamenti non saranno finalmente sicuri per ipotenziali turisti.

Ma, da oggi, c’è la novità dell’uscita dell’assessore DelSordi. Che spinge per la realizzazione di un Museo discienze naturali. E qui siamo alle solite. Io credo che ogniaffermazione, da parte di chi amministra pro tempore ilcapoluogo, dovrebbe sempre essere sorretta da un’at-tenta analisi dei costi e dei benefici. Premetto che non honulla contro le scienze naturali, ci mancherebbe.Ritengo, però, che le risorse pubbliche del Comune,sempre più limitate, debbano essere investite in modooculato valutando con attenzione, e scegliendo, tra diver-se opportunità strategiche.

Insomma: è meglio realizzare un piccolo museo natu-ralistico, come quello voluto da Del Sordi, di limitataattrattività o non è forse meglio realizzare un Museo sullaStoria del ‘900 che valorizzi in chiave economica il secolobreve che ha segnato questo territorio?

E’ meglio investire risorse e patrimonio perché alcune

biterebbe la difficoltà di sviluppo di iniziative impren-ditoriali autoctone?

E’un fatto che, per motivi storici, l’imprenditorialità indu-striale abbia faticato a mettere durature radici; ma -ripe-to- il dato ha essenzialmente una valenza storica, legatocom’è a situazioni soggettive nostre. Ultimamente sisono rafforzate alcune iniziative imprenditoriali; bisognaperò che la politica e gli altri soggetti operanti sul territo-rio le considerino come un patrimonio da tutelare e per-segua in ogni modo l’obiettivo di farle lavorare in tranquil-lità. I tempi sono già abbastanza duri, senza che ci simettano tutte le burocrazie di questo mondo ad intralcia-re il lavoro e la distribuzione della ricchezza.

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classi elementari del Goriziano possano esaminare qual-che fossile, con poche o nulle ricadute economiche, onon è forse meglio orientarsi su proposte storico-culturaliin grado di intercettare migliaia di turisti e centinaia diviaggi d’istruzione su di un bacino potenziale che, inprima battuta, è tutto il centro-nord d’Italia ma che puòessere esteso anche ad Austria e Slovenia?

Sulla struttura del Ponte del Torrione, sarebbe meglio lamodesta esposizione di erbari voluta dall’assessore oppu-re un polo ricettivo, quale ad esempio un ostello, in gradodi soddisfare una domanda altrove in forte espansione emolto attenta agli aspetti paesaggistici e con evidenti epositive ricadute economiche sulla città e sui servizi?

Non si tratta, cioè, di schierarsi per l’ennesima volta,aprioristicamente, a favore o contro i vari totem che que-sta destra impone al dibattito cittadino. Come Consiglierecomunale, m’interessa piuttosto discutere di cosa vera-mente metterci, nell’offerta turistica di questa città e delsuo territorio. M’interessa dibattere su come attrarre igrandi flussi regionali del turismo estivo con offerte dibreve durata anche in città. O come focalizzare la nostraofferta, in sinergia con gli altri enti della provincia, su nic-chie di turismo specifico come quello enogastronomico,storico, culturale e scolastico.

M’interessa dibattere su come attrarre quel ricco seg-mento di turismo internazionale orientato alla conoscen-za di un‘area multiculturale e crocevia del mondo italiano,tedesco e slavo. M’interessano proposte su come inter-cettare, almeno in parte, i numerosi frequentatori deiCasinò di oltre confine.

M’interessa dibattere su come inserire Gorizia, più effi-cacemente, nel circuito del turismo del vino.

Di tutto questo, come Consigliere comunale, m’interes-sa discutere con le forze politiche, con gli altri gruppi con-siliari, con le categorie economiche della città, con i citta-dini. Non certo di slogan ed etichette come il “no se pol”ed il “se pol si”. Anche su questo tema, perciò, presente-rò una mozione di indirizzo in Consiglio comunale.Sperando non faccia la stessa fine della numerose altreproposte sistematicamente bocciate solo perché presen-tata dai banchi dell’opposizione.

Uscire dalla contrapposizione tra “no se pol” e “se pol sì”, ma occorre stabilire indirizzi seri

Turismo: individuare indirizzi seri per attrarre turisti da Nord Italia, Carinzia e Slovenia

Federico Portelli

10febbraio

2011

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Tagliare la bolletta energeticadelle pubbliche amministrazioni,e allo stesso tempo migliorare laqualità della vita dei cittadini indu-cendo comportamenti virtuosi esocialmente responsabili. È unaricetta possibile: a portare l’esem-pio concreto di una città compara-bile con Gorizia per popolazione -Portogruaro- è stato Ermes Drigo, già consigliere comu-nale e per sette anni componente della Commissioneprovinciale di valutazione ambientale della Provincia diVenezia. «Nel 2003 a Portogruaro si presentò la possibi-lità che venisse costruita una centrale termoelettrica da400 MW: a quel modello di sviluppo la città si oppose, eproponemmo invece una politica di efficienza energeticae ricorso alle rinnovabili: i cittadini ci diedero fiducia e neisuccessivi anni di amministrazioni abbiamo potuto mette-re in pratica quanto avevamo immaginato», spiegaErmes Drigo nella sua introduzione durante il convegnodello scorso 9 febbraio organizzato dal coordinatoredell’area Ambiente del circolo PD di Gorizia LorenzoFurlani dal titolo “Energie rinnovabili ed efficienza ener-getica nei Comuni”

Il convegno ha voluto portare una testimonianza con-creta del tipo di azioni che gli enti locali dell’Isontinopotrebbero mettere in atto per conseguire risparmi dura-turi sulla “bolletta energetica”, al tempo stesso mettendoin modo un dinamico settore legato alla green economy.La proposta del circolo PD di Gorizia è che le risorsesiano tratte da una quota, anche minima, della somma didenaro che si renderà disponibile (circa 55 milioni dieuro) agli enti locali dalla vendita del ramo energia diIRIS.

Il caso di Portogruaro è emblematico: attraverso l’intro-

duzione di un Energy managercomunale e una serie di misureamministrative, è stato possibileconseguire risparmi energetici – efinanziari – notevoli.

«Volevamo raggiungere unobiettivo: più qualità della vita,sprecando meno – continua Drigo– e ci siamo riusciti. È stato suffi-

ciente mettere in atto pochi semplici provvedimenti ammi-nistrativi. Abbiamo realizzato con costi contenutissimi unamappatura energetica degli edifici pubblici, ricordandoche molte amministrazioni disattendono il calcolo termicodegli edifici, che pure era addirittura già previsto nel lon-tano 1977 con l’allora Legge 373. Il passo successivo èstato introdurre la figura del Energy manager nell’ammini-strazione cittadina, e adottare misure di risparmio energe-tico negli interventi di manutenzione degli edifici pubblici.»Con la semplice misura di rifacimento dei serramenti e diaggiunta di uno strato isolante in sughero per la coperturadi una scuola, conferma Drigo, è stato ad esempio possi-bile ridurre da 263 a 97 KWh al metro/quadro il consumoenergetico di una scuola pubblica.

Risparmi evidenti per le Amministrazioni: un modosostenibile di tagliare la spesa pubblica. Il comune diPortogruaro, 25 mila abitanti e quindi comparabile aGorizia per popolazione, nel 2006 spendeva più di unmilione di euro per la propria bolletta energetica.«Unadelle misure più importanti e che raccomando a tutte leAmministrazioni locali di adottare – conclude Drigo – èstata la modifica al Disciplinare dei lavori pubblici, impo-nendo un consumo energetico inferiore a 50 KWh almetro quadro: una misura che ha spinto professionisti eaziende ad innovare e aggiornarsi, escogitando anchesoluzioni nuove e competitive».

Bolletta energetica: per il PD è possibile ridurre i costi e i consumi Marco Rossi

“Serve un Piano per l’efficienza energetica ele energie rinnovabili in un contesto urbano”

La vendita del ramo energia di IRIS è un’occasione che nonsi presenterà un’altra volta. Agli Enti locali della nostraProvincia si presenta la possibilità di un’azione coordinatache, utilizzando anche solo una parte minimale della sommache si renderà disponibile ai comuni, avvii un progetto orga-nico in favore del risparmio energetico e delle energie rinno-vabili, che riguardi tutti gli edifici pubblici e le linee dell’il-luminazione pubblica.

La Provincia potrebbe assumere il ruolo di capofila, pro-muovendo e coordinando l’azione dei Comuni.

Gherghetta: coordinare le azioni delle singole

Amministrazioni comunali edella Provincia, magari istituendo un’Agenzia

provinciale per l’energia

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Anche sul fronte del rapporto contrattuale con i fornitoriè possibile fare molto. Alla scadenza del contratto calore,Portogruaro, passando dalla gara al massimo ribasso aduna gara premiante il risparmio energetico, ha ridotto iconsumi del 7%: «è stato sufficiente prevedere che,rispetto alla base d’asta, gli eventuali risparmi di consu-mo restassero nelle tasche, diciamo così, dell’aziendafornitrice: in questo modo questa aveva un incentivo ainvestire in misure di risparmio energetico, ad esempiointroducendo punti luce ad alta efficienza per l’illumina-zione pubblica (che nel caso di Portogruaro pesava perpiù del 50% della bolletta elettrica, 308 mila euro su 540mila nel 2006)». Allo stesso modo, si sono tagliate leemissioni: del 73% la riduzione di ossidi di zolfo, dell’80%quella di polveri sottili.

Per il Presidente della Provincia Enrico Gherghetta,intervenuto all’incontro, la spinta al risparmio energeticosarà davvero capace di generare un processo virtuoso,creando occupazione in settori ad alto valore aggiunto.Ha voluto però ricordare che il passo fondamentale ècoordinare le azioni delle singole Amministrazioni comu-nali e della Provincia, magari istituendo un’Agenzia pro-vinciale per l’energia. «Intanto - ha ricordato Gherghetta-in soli otto mesi sono 120 le famiglie che hanno visto

La Corte Costituzionale ha ammesso due quesiti refe-rendari proposti dai movimenti per l’acqua. Con taledecisione ha inizio ufficialmente la campagna referen-daria, elezioni anticipata permettendo: i referendum siterranno infatti nel 2011 solo se non ci saranno ancheelezioni politiche anticipate, nel qual caso slitterannoprobabilmente in autunno o al 2012.

I QUESITI AMMESSI

Modalità di affidamento e gestione dei servizi pub-blici locali di rilevanza economica. Abrogazione

FINALITA’ DEL QUESITO: fermare la privatizzazionedell’acqua

Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodicicommi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatiz-zazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

È l’ultima normativa approvata dal GovernoBerlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestio-ne del servizio idrico l’affidamento a soggetti privatiattraverso gara o l’affidamento a società a capitalemisto pubblico-privato, all’interno delle quali il privatosia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il40%. Con questa norma, si vogliono mettere definitiva-mente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che onon hanno ancora proceduto ad affidamento, o hannoaffidato la gestione del servizio idrico a società a totalecapitale pubblico. Queste ultime infatti cesserannoimprorogabilmente entro il dicembre 2011, o potrannocontinuare alla sola condizione di trasformarsi in societàmiste, con capitale privato al 40%. La norma inoltredisciplina le società miste collocate in Borsa, le quali,per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovran-no diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro

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finanziate le domande per l’installazione del fotovoltaiconella propria casa. Resta però ancora molto da fare sulfronte dell’informazione: la più grande sfida è far cono-scere le opportunità -fiscali e di contribuzione pubblica-per questo tipo di impianti, e diffondere con l’informazio-ne comportamenti virtuosi nella cittadinanza».

Fondamentale in effetti il tema della partecipazioneanche nell’esperienza di Portogruaro. In questo caso,l’Amministrazione comunale aveva istituito uno SportelloEnergia per fornire informazioni ai cittadini, ma ancheistituito un Forum Energia per spiegare ai cittadini lemisure che il Comune stava attuando e raccogliere sug-gerimenti e proposte, mentre al di fuori degli edifici inte-ressati da interventi di risparmio energetico veniva appo-sta una targa attestante il consumo energetico certificatoprima e dopo l’intervento.

Va detto che alcune delle misure illustrate da Drigosono facilmente fattibili: è il caso della certificazioneenergetica, che consente al costo di soli 600 euro peredificio, rivolgendosi ad un professionista, di mapparecon precisione la situazione del patrimonio immobiliarepubblico, in termini di dispersione e sprechi e quindi divalutazione degli edifici su cui intervenire prioritariamen-te e dei potenziali risparmi conseguibili.

giugno 2013 e al30% entro ildicembre 2015.Abrogare questanorma significacontrastare l’ac-celerazione sullep r i va t i zzaz ion iimposta dalGoverno e la defi-nitiva consegna almercato dei servizi idrici in questo Paese.

Determinazione della tariffa del servizio idricointegrato in base all’adeguata remunerazione delcapitale investito. Abrogazione parziale di norma

FINALITA’ DEL QUESITO: fuori i profitti dall’acquaSi propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto

Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente),limitatamente a quella parte del comma 1 che disponeche la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendoconto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capi-tale investito”.

Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e diimmediata concretezza. Perché la parte di normativache si chiede di abrogare è quella che consente algestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, carican-do sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione delcapitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasilogica di reinvestimento per il miglioramento qualitativodel servizio. Abrogando questa parte dell’articolo sullanorma tariffaria, si elimina il “cavallo di Troia” che haaperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici:si impedisce di fare profitti sull’acqua.

Ammessi due referendum sull’acquaCorte Costituzionale

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Lei è il nuovo referente per le tematiche relative alcommercio del PD di Gorizia, come mai il partito hapensato a Lei per ricoprire tale ruolo?

Presumo per il fatto che, sebbene io non sia un commer-ciante conosco le loro problematiche venendo da una fami-glia di commercianti goriziani da più generazioni; in passatoho anche collaborato alla gestione dell’ impresa famigliare.

E il dinamismo - proprio dei commercianti - si è vistosubito... si è già cominciato a lavorare: si è letto recen-temente sulla stampa locale di un incontro che lei hapromosso tra alcuni esponenti del PD alcuni noti com-mercianti di Gorizia...

Si, il 31 gennaio c’e’ stato questo primo incontro a cui sperone seguirà, nel mese di marzo, uno ulteriore. Devo rilevareun grande interesse soprattutto da parte dei più giovani.

Giudica positivo, quindi, questo primo incontro?Quali temi sono stati trattati?

Decisamente sì e sono certo che il prossimo sarà ancorapiù partecipato, credo infatti che il passaparola dei presentisia già cominciato: a questi incontri non viene chiesto di farela tessera del partito ma solo di esporre liberamente le pro-prie istanze, le proprie idee e lamentele. Ho in mente ungruppo di lavoro dove i commercianti possono confrontarsiliberamente e/o anche solo apprendere le ultime notizierelative a tutto ciò che gravita intorno al commercio cittadi-no. Per quanto concerne i temi trattati nell’incontro del 31gennaio si è parlato dei centri commerciali di prossima rea-lizzazione, di parcheggi, di piste ciclabili, di pedonalizzazio-ne, di atenei universitari, di manifestazioni cittadine e altroancora. Si è fatto, per così dire, il punto a 360°; sarà cosìpossibile stilare un piano di lavoro organico: nella prossimariunione, ad esempio, si approfondiranno i temi delle vieinteressate dai problemi di ristrutturazione, dei gazebo deicontroviali cittadini e della pedonalizzazione del centro sto-rico.

I commercianti lamentano un generale disinteressedelle istituzioni nei loro confronti a fronte della grandetassazione che pesa sulle loro spalle e una cittadinanzaloro in qualche misura “distante”...

Vero. Forse dovremmo entrare nell’ ordine delle idee chei commercianti sono, nel tessuto economico cittadino, ilvero cuore pulsante di una città dove l’industria latita, il turi-smo è una parola di cui tutti si riempono la bocca con troppafacilità e la vocazione universitaria della città stenta a decol-lare per svariati motivi. Non aiutano infine certo le dichiara-zioni del sindaco Romoli apparse sulla stampa con le qualietichettava i commercianti come “evasori fiscali”: le trovosconcertanti, ancor più perchè fatte da un commercialista(anche se da anni probabilmente vive con i soldi di tutti icontribuenti visti gli importanti e diversi incarichi istituzionaliricoperti senza soluzione di continuità).

Lei ha parlato di sistema universitario: quanto incidela presenza degli studenti in città e quali sono i motiviper i quali non si riesce a portare più corsi di laurea incittà?

La presenza di più universitari è strettamente collegata apiù entrate per i commercianti per la basilare regola delladomanda-offerta. Ritengo che al di là della miopia di chi nonvede che spesso vi sono tanto inutili quanto dispendiosidoppioni tra l’ateneo di Udine e quello di Trieste (senzasfruttare gli spazi che la città di Gorizia potrebbe vantaggio-samente offrire sostanzialmente a metà strada tra le duecittà) c’e’ da considerare il fatto che sono gli stessi studentia non prediligere Gorizia.

Perchè?Oltre al problema delle abitazioni c’e’ il fatto che la città

offre agli studenti poco o nulla in termini di attrattività, viva-cità culturale e divertimento serale. Un giovane che non haancora compiuto vent’anni quando deve decidere doveandare a vivere l‘esperienza universitaria ne tiene conto.Credo che in questo momento l’ offerta serale della città intermini di divertimento sia ai suoi minimi storici e questo peruna precisa visione prospettica della città del centro destracittadino.

Ovvero?La destra che sta governando Gorizia ha un’ idea della

nostra città legittima ma molto lontana dalla nostra: loro sisono fatti portavoce di tutti coloro che si lamentavano dellarivitalizzazione avvenuta sotto il mandato del centro sinistra;ne è seguita l’ordinanza anti-schiammazzi che ha portatoall’inevitabile chiusura, tra gli altri, di un famoso e frequen-tatissimo locale cittadino che fungeva da traino, a sua volta,per molti altri locali e attività. Noi riteniamo che il diritto allaquiete sia indiscutibile ma che ci siano altri mezzi per assi-curarlo. L’ordinanza ha costretto poi a modificare l’orario dimolti altri locali congestionando così l’offerta diurna: in que-sto senso dico che l’ordinanza anti-schiamazzi ha arrecatodanno anche alle caffetterie e alle pasticcerie!

Ritornando alla prima riunione... l’associazione dicategoria, l’ Ascom, ha partecipato all’incontro?

Sono stati formalmente invitati ma non sono venuti. Devodire però che sono stato ricevuto dal Presidente dell’ Ascomqualche settimana prima dell’incontro e che quest’ultimo hadimostrato grande disponibilità al dialogo e al confronto:abbiamo avuto modo di parlare a lungo delle problematichedel commercio cittadino, in particolare del progettoLeonardo e del Centro commerciale di via III Armata.

E ll prossimo appuntamento?Sarà a marzo. In quella sede approfondiremo le proble-

matiche del lavoro e del rapporto con le istituzioni.

Commercianti in crisi ma la Giunta Romoli dormea cura di Roberta Iacumin

intervista a Stefano Podlipnik – referente del settore commercio del PD

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La vertenza di Mirafiori sembra aver ricordato al Paeseintero la perdurante importanza del tessuto industrialee manifatturiero che, peraltro, ci rende una delle mag-giori economie del mondo. E’ difficile pensare che que-sta vertenza non possa non avere conseguenze al difuori di essa e un po’ in tutta Italia e in altri settori eco-nomici. Dal vostro punto di osservazione, come è vis-suta e percepita questa svolta nelle relazioni industrialidai lavoratori nella nostra Regione?I giovani che si rivolgono al sindacato condividono le pre-

occupazioni della CGIL per questo modello di sviluppo. Nonci stanno a sottostare ad una logica che vede diritti e con-dizioni di lavoro conquistate negli anni volare via perché lodice il mercato. Ed è, in fin dei conti, lo stesso ragionamen-to che hanno fatto tantissimi lavoratori di Mirafiori, anchesotto il ricatto del licenziamento, scrivendo un NO al refe-rendum.

All’indomani del voto a Mirafiori, diversi commentatoriricordavano come, al di là del simbolo “storico” dellostabilimento torinese, la vera questione sociale siano iprecari nel terziario, le false partite IVA che nascondo-no una precarietà sostanziale, i giovani costretti allavoro interinale. Qual è la situazione dei giovani lavo-ratori nella nostra Regione e nella provincia di Goriziain particolare?L’occupazione, in questa fase, sta calando ma, contem-

poraneamente, sta cambiando la sua morfologia, ovvero: lanuova occupazione, che è comunque inferiore ai posti dilavoro persi, si sta ricostruendo su contratti atipici (l’83%dei nuovi contratti in Friuli Venezia Giulia è a termine).Verosimilmente aumenteranno anche le collaborazioni e lefalse partite Iva.

La vertenza Fiat ha fatto crescere l’attenzione sul temadella rappresentanza e rappresentatività delle variesigle sindacali. Eppure oggi nella miriade di microim-prese che sono il vero tessuto imprenditoriale italiano,e tra i lavoratori più giovani del terziario, la presenzadel sindacato è sporadica, e la coscienza “di classe”,chiamiamola così, lo è ancor di più. Quale importanzapuò avere ancora oggi il sindacato? E quali le sfide chele forze sindacali dovranno affrontare per riuscire arappresentare efficacemente le nuove generazioni?La gravità di questa fase risiede nel fatto che una volta

cancellato il contratto nazionale, nelle aziende la condizio-ne di lavoro e di salario peggiorerà perché non c’è più il vin-colo di garanzia del contratto nazionale e non c’è contratta-zione aziendale: diventa una contrattazione tra il singololavoratore ed il datore di lavoro indebolendo il primo e raf-forzando il secondo. Per questo la vertenza Fiat è un pro-blema che riguarda tutti i lavoratori in tutti i posti di lavoro.La sfida è una sfida antica e drammaticamente attuale: faredei bisogni e dei disagi dei singoli lavoratori una azione col-lettiva, che al momento si chiama contratto nazionale dilavoro: l’alternativa ad esso è una condizione in cui, anche

sui diritti elementari oltre che sul salario e l’organizzazionedel lavoro, il singolo lavoratore deve vedersela da solo conil datore di lavoro. La sfida è quella di portare la democraziadentro i posti di lavoro rendendo sostenibili le condizioninello stesso.

Che cos’è il Progetto Giovani della Cgil e quali sono iprogetti su cui sta lavorando nella nostra Regione?Che cos’è il NIDIL CGIL?Il Progetto Giovani è nato su impulso del Segretario

Regionale Belci in quanto la CGIL FVG ritiene che sia fon-damentale il riconoscimento di una specificità della condi-zione giovanile dentro la questione più ampia della cittadi-nanza attiva e del riconoscimento della autonomia politica,economica e culturale della persona. In quest’ottica vannoattuate iniziative volte al riconoscimento dei diritti dei giova-ni. Va promossa e sostenuta una specifica rappresentanzasociale e vanno favoriti momenti di aggregazione ed asso-ciazione.

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i giovani e il lavoroprecario: che fare?

nostra intervista a Alessandro Carrieri, responsabileProgetto Giovani Cgil Fvg e a Gianni Bertossi coordina-

tore regionale del NIDIL(sindacato lavoratori atipici )CGIL FVG

NIdiL CGIL (Nuove Identità di Lavoro)E’ la struttura sindacale della CGIL che rappresenta dal 1998 ilavoratori in somministrazione (ex interinali) ed i lavoratori atipi-ci e disoccupati. NIdiL è firmataria del CCNL dei lavoratori insomministrazione (ex interinali), contratto che dà diritti e tuteleai lavoratori dipendenti delle agenzie per il lavoro e che presen-tano la loro attività presso aziende utilizzatrici. NIdiL combatte,per gli atipici, l’utilizzo improprio dei contratti di lavoro parasu-bordinato (co.co.pro., collaborazioni occasionali, mini co.co.co.,partite iva individuali, associazioni in partecipazione, cessionedi diritti d’autore, ecc.). Tali contratti sono spesso utilizzati daidatori di lavoro al posto del lavoro dipendente tradizionale, per-ché costano meno e rendono i lavoratori maggiormente ricatta-bili anche a causa delle frequenti scadenze dei contratti stessi.

In questo momento ci stiamo occupando della campagna“Giovani non+ disposti a tutto” lanciata a livello nazionale daigiovani della CGIL. Una denuncia per dare un nome allecose. E la realtà dei giovani che cercano lavoro ha nomimolto precisi: umiliazione, sfruttamento, frustrazione, rabbia.Rabbia, ecco il punto. La campagna è stata pensata percostruire qualcosa. Insieme, perché ciascuno da solo non sisalva. Per trasformare la rabbia in cose molto concrete. Cosemigliori di quelle che vediamo e che viviamo.

I giovani e il lavoro: il 28% sono disoccupati

La realtà fotografata dai dati statistici elaborati dall’Istat sonoimpietosi nella loro drammatica gravità: a febbraio 2010 il28,2% dei giovani è disoccupato (a fronte di una media euro-pea del 2009 del 19,8%). Dei 1.351 posti di lavoro persi tra icontratti di collaborazione in Friuli Venezia Giulia, tra 2008 e2009, l’87% si registra tra gli under30 (dati Inps). In Italia,secondo il CNEL, nel 2009 sono stati oltre 450mila i posti dilavoro persi da parte dei giovani (16-24 anni). Secondo l’Istatnel 2009, poco più di due milioni di giovani non lavora enon frequenta nessun corso di studi (sono i cosiddettiNeet, Not in education, employment ortraining).Per quanto riguarda coloro che sono fortunatamente impiega-ti, il 30% della popolazione 18-29enne svolge un lavoroatipico ed è in questo segmento che si è concentrato il calodell’occupazione: se, per ogni 100 giovani occupati nel primotrimestre 2008, a distanza di un anno, 15 sono transitati nellacondizione di non occupato (erano 10 un anno prima), tra igiovani collaboratori questa percentuale sale a 27. (M.R.)Dati: Istat, Ires, Cgil

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La variante n°35 al Piano Regolatore, che sarà stataapprovata dal Consiglio Comunale dopo il parere obbliga-torio ma non vincolante dei Consigli Circoscrizionali, tra-sforma in aree edificabili anche le zona dell’ex manifatturatabacchi di viale XX Settembre (negozi e edilizia abitativa)e dell’ex dopolavoro di via Brig. Pavia (edilizia abitativa).

Nel corso degli ultimi anni diverse sono state le variantiapprovate tanto che girando per Gorizia se ne vedono irisultanti. Nuove costruzioni in via dei Faiti, viale XXSettembre, via Duca d’Aosta, via Trieste, il quartiere della

Madonnina... e siamo ancora in attesa degli interventi di:via dei Leoni, vicolo del Guado/via del Poggio, l’ex Vouk,la zona della via degli Scogli, l’intervento di Campagnuzza(contratto di quartiere 2)...

Pur riconoscendo l’importanza del settore edile (lecostruzioni sono uno dei comparti più importanti, coinvol-gono vari settori del mondo del lavoro: elettricisti, idraulici,piastrellisti, pittori, mobilieri, ecc...) mi chiedo, come in unacittà in costante calo demografico (35.980 i residenti alladata del 31.12.2009, con un calo di 1.400 negli ultimi undi-ci anni) ci sia un Piano Regolatore “calibrato” su 43.255abitanti che prevede ANCORA NUOVI INSEDIAMENTI.

Chi governa la città dovrebbe prevedere una gestioneurbanistica del territorio limitando gli interventi al recuperodell’esistente e salvaguardando le aree verdi.

Se costruire sul prato ha un costo inferiore rispetto airecuperi e/o ristrutturazioni, allora perché non attivare

incentivi per i recuperi? Ad esempio: - azzeramento della tassa sul suolo pubblico (per l’im-

palcatura, gru, ecc.),- costi di costruzione e oneri concessori ridotti, - riduzione delle tasse sugli immobili recuperati, - intervento della Regione affinché incrementi finanzia-

menti e contributi per le ristrutturazioni invece che desti-narli alle nuove costruzioni.

Visto che immobili vuoti e da recuperare non mancano(villa Louise, l’ex-provveditorato, villa Frommer, l’ex Inamdi via Veneto, l’ex scuola di via Cappuccini, l’ex Filzi, l’exospedale Civile, l’ex Banca d’Italia...) e senza dimenticaregli innumerevoli alloggi e/o stabili sfitti sia pubblici che pri-vati, ci si attivi per avviareprogetti di housing socia-le, come previsto sia dallanormativa nazionale cheregionale. E si dia priorità alrecupero degli immobilidell’ex provveditorato aglistudi, dell’ex scuola di viaCappuccini e di via Orzoni,così finalmente questi edifi-ci, già presenti nel contestourbano, possano rivivere.

NO a nuovi insediamenti SI’ alle ristrutturazioniRoberto Calligaris, responsabile gruppo tematicoCASA – PD Gorizia

L’HOUSING SOCIALEnasce come tentativo di ampliare, qualificandola, l’of-

ferta degli alloggi in affitto (e in misura minore anche invendita) mettendo a disposizione nuove unità abitativea favore di quelle persone che, escluse per ragioni direddito dall’accesso all’edilizia residenziale pubblica,non sono tuttavia in grado di sostenere i costi del liberomercato. Quindi alloggi realizzati o recuperati da opera-tori pubblici e privati, con il ricorso a contributi o agevo-lazioni pubbliche, quali esenzioni fiscali, assegnazionedi aree o di immobili, fondi di garanzia, agevolazioni ditipo urbanistico. Si ipotizza la creazione di fondi immo-biliari a partecipazione pubblica e privata dove ognisoggetto mette in campo gli strumenti che ha a disposi-zione: i primi le aree e le agevolazioni, i secondi ildenaro.

APPUNTAMENTIIl Gruppo Tematico CASA

del PD di Gorizia si riuniràgiovedì 3 marzo alle ore 18.00presso la sede del circolo in

Viale D’Annunzio 15.

nuovi insediamenti in via Duca d’Aosta e ....

..... in via Faiti

ristrutturazioni da fare in Via Brass e.....

... e in Piazza Vittoria

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PERCHE’ LO SPORT La diffusione della pratica sportiva in quasi tutte le

società civili del mondo contemporaneo è il segno del-l’importanza che lo sport ha assunto in queste realtà dalpunto di vista sociale, economico ed anche politico.

Lo sport è parte integrante della cultura di una societàe si sviluppa in sinergia con i cambiamenti che la con-traddistinguono. Basti pensare al bagaglio di tradizioniche le discipline sportive apportano alle culture dellenazioni in cui sono praticate per legittimare l’importanzache riveste il tutto.

Oltre alla nascita di nuove discipline sportive e specia-lità, nel corso degli anni si è sviluppata una netta, ma fon-damentale, suddivisione all’interno del mondo sportivo.Spesso è collegata all’aspetto economico che ruotaattorno agli avvenimenti sportivi la netta divisione trasport dilettantistico e professionistico. E’ proprio da que-sto aspetto che deve partire l’analisi che vorremmo faree che ci interessa sviluppare tra lo sport della prestazioneassoluta (i record, i risultati) e l’attività sportiva che metteal centro le motivazioni e le esigenze della persona, unosport dei cittadini di varie età e varie abilità. Questa èoggi la tendenza e la funzione più diffusa che si esprimein varie forme individuali e di gruppo, intrecciando i temidella salute, dell’ambiente, del piacere di stare insiemeanche nella nostra città e nel nostro territorio.

GORIZIA REALTA’ SPORTIVAIl compito che si prefigge il gruppo di lavoro sullo

“Sport” del PD, sarà quello di proporre alle amministra-zioni pubbliche, alle realtà sportive, ai cittadini, un per-corso condiviso che possa favorire lo sviluppo e l’ottimiz-zazione della pratica sportiva in città e nel nostro territo-rio, con un respiro ampio pensando alle occasioni e alleopportunità dello sport non come un mondo separato macome una realtà integrata nel territorio, con una rete pro-gettuale tra le associazioni e le istituzioni,.

A Gorizia sono presenti impianti sportivi che pur essen-do nella maggioranza dei casi di proprietà pubblica, sonogestiti direttamente dalle singole società sportive conrapporti di convenzione e/o gestione.

L’impiantistica sportiva, il suo stato di salute o il corret-to utilizzo degli impianti da parte delle società sportivecittadine, dovrà essere in ogni caso oggetto di approfon-dimento con le realtà in essere.

Il primo incontro che è stato organizzato alla presenzadi alcuni esponenti delle realtà istituzionali (CONI,Provincia), si è sviluppato soprattutto in un dibattito gene-rale sull’utilizzo dei numerosi impianti sportivi presenti incittà da parte delle realtà locali e sulla pratica sportiva, daquella agonistica a quella amatoriale nei suoi vari aspetti,ai progetti educativi e formativi dell’associazionismosportivo cittadino.

LA CITTADELLA SPORTIVA DELLA CAMPAGNUZZANel comprensorio della Campagnuzza di Gorizia sono

presenti diverse realtà sportive che usufruiscono e gesti-scono impianti (piscina, campo calcio, palestra polifun-zionale, campo di atletica, campi di tennis).

E’ pensiero condiviso da molti che andrebbero miglio-rate le sinergie tra le società che lo utilizzano.

Il comprensorio deve essere visto e gestito con unaregia più attenta. Il Comune di Gorizia lo ha trattato sinoad oggi a singoli lotti. Di conseguenza gli interlocutorisono diversi e spesso non si relazionano tra di loro. Avolte si generano contrasti che poco interessano chi pra-tica lo sport per puro dilettantismo.

Un esempio palese è la gestione del PalaConi, dove sicombatte ancora accanitamente sulla sua intitolazione(PalaGabrielli, PalaBrumatti, ecc) ma i problemi legati aicosti troppo elevati per il suo utilizzo, la chiusura dome-nicale (un assurdo etico-sportivo), oltre ad altre carenzetecnico-impiantistiche, comportano per le società unadura prova di forza per la “sopravvivenza”.

La struttura dovrà necessariamente passare ad unagestione affidata ad una o più società sportive consorzia-te, ridurre le tariffe attualmente in vigore e l’apertura con-testuale sette giorni su sette per tutte le attività, gare emanifestazioni.

Solo per citare un’altra barriera, questa volta fisica, erelativa sempre alla Campagnuzza è da notare che tut-tora è suddivisa in tanti lotti funzionali, ognuno dei qualirecintato e non fruibile rispetto a quello attiguo.

Questo è legato indubbiamente al vincolo diuso/responsabilità che ha ogni società gestrice del sin-golo impianto, ma è incomprensibile dal punto di vistadella sua libera e completa fruibilità.

Risulta inconcepibile che non lo si possa attraversare,magari solamente per fare una passeggiata, se non chie-dendo l’autorizzazione all’accesso ai diversi gestori.

L’obiettivo che il gruppo sport si è posto sarà quello diriesaminare tutte le singole realtà sportive che gestisconola Campagnuzza ed intervenire con procedure ed inter-venti per migliorarne la fruibilità e l’efficienza. Il compito ècomplesso ma quantomeno stimolante ed impegnativo.

Sempre nelle vicinanze esiste, in stato di degrado, lastruttura dell’ex Filzi. Potrebbe essere adibita a campussportivo in quanto attigua alle strutture dellaCampagnuzza. Non solo, la struttura potrebbe funziona-re durante l’anno scolastico come casa dello studente,mensa, centro congressi, sede di associazioni sportive,mentre durante il periodo estivo come ostello (in tutte le

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sport a GoriziaMarco Braida Responsabile gruppo di lavoro sullosport del PD di Gorizia

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città a vocazione turistica c’è ne sono) e contemporanea-mente sede logistica di campus e stages dedicati alleattività del vicino comprensorio sportivo. Nella struttura,inoltre, dovrebbe trovar posto il laboratorio della medici-na dello sport adibito anche al rilascio dei certificati medi-co-sportivi obbligatori per praticare le varie discipline.

Inoltre anche l’Espomego potrebbe offrire opportunitàper lo sport, con un collegamento al parco fluviale sotto-stante per la pratica degli sport ambientali e con collega-menti con le piste ciclabili.

INDIRIZZI DI BASE PER LA PRATICA SPORTIVAIl CONI e alcuni Enti di Promozione sportiva hanno dei

progetti in merito, la scuola fa troppo poco, le associazio-ni sportive a volte spingono per l’agonismo esasperato.Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. I nostriragazzi stanno diventando sempre più sedentari e prati-cano con difficoltà lo sport.

Troppo spesso sideve intervenire concorrettivi ed interventidi specialisti per sva-riate risolvere proble-matiche (lordosi, cifo-si). Ma un vero indiriz-zo alla pratica sportivaformativa mirato aibambini e ragazzi inetà prescolare ed elementare con l’obiettivo di migliorarnela salute ed il benessere va preso in considerazionetenendo presente che siamo uno dei pochi Paesi che nonhanno l’obbligo dell’educazione motoria nelle scuole pri-marie.

L’obiettivo sarà quello di organizzare un convegno pub-blico sul tema “Salute, benessere e divertimento con loSport” nella prossima primavera. Verranno coinvolti spe-cialisti del settore, tecnici ed istituzioni a dibattere sultema con esempi di buone pratiche.

CONSULTA COMUNALE DELLO SPORTSpesso le società sportive cittadine organizzano

eventi, manifestazioni e gare. Chiedono il patrocinioagli Enti che generalmente lo concedono senza pro-blemi. I problemi sorgono poi quando le istituzionisono chiamate a sostenere economicamente questeiniziative con le evidenti ristrettezze di bilancio inessere.

Un grosso problema, che spesso emerge ma vienepuntualmente trascurato è quello legato alla “regia” lega-ta agli eventi. Nessuno conosce quello che organizza l’al-tro se non altro perché lo scopre il giorno dopo. Moltemanifestazioni si accavallano, ostacolando qualsiasi per-corso condiviso a priori.

Spesso il Comune, deve far fronte alle esigenze delle sin-gole società, senza condividere un percorso globale e pia-nificato per tempo. Non lo possono fare i singoli attori mapossono collaborare per una regia più ampia e condivisa.

Con la creazione della Consulta Comunale dello Sport,organo snello efficiente e rappresentato dalle singole socie-tà che organizzano eventi in città, si potrebbe migliorare l’ef-ficienza della “macchina organizzatrice” per dare un quadrocomplessivo globale di tutti gli eventi e manifestazioni che siorganizzano nel territorio Goriziano nell’arco dell’anno.

L’ex Filzi potrebbe essere utilizzato come centro ricettivostabile per eventi sportivi universitari a carattere nazionale edinternazionale, con particolare attenzione agli atleti disabili. Punto di forza della proposta è la collocazione dell’edificio,

adiacente al centro polisportivo della Campa gnuzza e alc o m p l e s s odell ’Espomego,che la Camera diCommercio ha piùvolte dichiarato divoler trasformare inun centro sportivo-ricreativo (prospetti-va in ogni caso dasostenere).Così non solo si

recupererebbe lastruttura dell’exFilzi, oggi nel degrado, ma si valorizzerebbe quel complessosportivo che molti invidiano a Gorizia, fornito di piscina, stadiodi calcio, campi da tennis, strutture per l’atletica leggera,Palaconi. La riconversione dell’Espomego in centro sportivo-ricreativo offrirebbe ai nostri giovani un’opportunità di ritrovo edi divertimento senza doversi recare fuori città. Infine si dareb-be respiro alla dimensione universitaria e internazionale diGorizia, fondamentale prospettiva di sviluppo per la città.Su questo progetto il Consorzio universitario, negli anni pas-

sati, aveva già coinvolto e verificato il positivo interessedell’Ater, del CONI, tramite il presidente Brandolin, dei CentriUniversitari Sportivi di Trieste, Udine, Nova Gorica eCapodistria, riunitisi apposta a Gorizia.Il Ministero si era impegnato a coprire metà delle spese per

il progetto elaborato dall’Ater (4 milioni di euro), che prevede-va l’utilizzo dell’ex Filzi come casa dello studente, ma erapronto a riconvertire parzialmente il finanziamento in favoredella destinazione a centro ricettivo per sportivi universitari.La Giunta Illy aveva manifestato la disponibilità a coprire,assieme al CONI, l’altra metà del finanziamento. La revisionedel progetto Ater avrebbe portato all’ampliamento della ricet-tività dell’edificio a oltre 100 posti letto, di cui una partecomunque destinata a casa dello studente.Contatti erano già stati presi anche con il sistema universi-

tario sportivo internazionale, in particolare con Lubiana,Sarajevo, Belgrado.Questa proposta, se adeguatamente ripresa e riproposta

nelle opportune sedi, può rafforzare e completare quella dellacittadella sportiva, presentata alla Fondazione Cassa diRisparmio dalla Federazione italiana di atletica leggera, cheprevede per l’ex Filzi il recupero polifunzionale-sportivo,alberghiero-assistenziale e universitario-residenziale. Nellaproposta della Federazione di atletica si accenna alla possi-bilità che imprenditori privati partecipino alla realizzazione,attraverso un progetto di finanza. La Fondazione Carigo haritenuto quel progetto ancora troppo generico, ma ha manife-stato la disponibilità a “valutare ipotesi di lavoro più concrete,che tengano conto delle effettive prospettive di utilizzo dellastruttura e della possibilità di attivare le risorse”. Anche perquesto è opportuna l’integrazione di questo progetto con quel-lo riguardante gli eventi sportivi universitari.

Giuseppe Cingolani, segretario del PD

L’ex Filzi centro ricettivo per eventi sportivi universitari

foto da Il Piccolo

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Il Friuli diventa parte dell’Italia nel 1866. Trieste eGorizia solo dopo la Prima Guerra Mondiale. Queicinquant’anni furono però cruciali per lo sviluppoeconomico dell’Isontino .C’è uno stretto legame trale vicende storiche del “confine orientale” e lo svi-luppo economico dell’Isontino. Potremmo individua-re tre grandi fasi, quella “asburgica” che vedeGorizia e la sua contea pienamente inserite nelloZollverein e quindi nel mercato austro tedesco (eGorizia era nota per alcuni prodotti agricoli di parti-colare pregio, le ciliegie, la floricoltura). Poi fu lavolta dell’annessione del lombardo-veneto al Regnod’Italia che comportò lo spostamento in Friuli diindustrie, come quella nascente del legno e dellesedie. Infine la fase iniziata dopo la Prima Guerramondiale che vede Gorizia parte dello Stato unitario.Già quei cinquant’anni delineano le difficoltà del ter-ritorio: l’impatto gravoso che le vicende storichehanno sull’economia locale, la marginalità rispettoad aree limitrofe (Trieste per l’Austria-Ungheria).Quali sono i punti di forza e di debolezza che possia-mo individuare già in questa fase della storia isonti-na e che perdureranno in seguito?

Un po’ tutti i relatorial Convegno hannovoluto sottolineare laparticolarità del per-corso gorizianoverso la modernità, apartire dalla cesurarappresentata dal-l’istituzione di unconfine nazionale,tra l’Isontino asburgi-co ed il Friuli italiano,nel 1866.

Prima di quelladata la circolazionedelle persone, maanche di merci erisorse era non sololibera, ma incorag-giata da territori tuttigeneralmente scarsi

di risorse, che però trovavano una qualche compensa-zione nelle complementarietà che potevano venir svilup-pate: la costa e l’entroterra, la pianura e la montagna,ecc. ecc. L’arrivo del confine non solo spezzò quellecomplementarietà, ma soprattutto fece irrompere nel-l’area le logiche dello Stato moderno, regolatore e cen-tralizzatore. L’impatto, per alcuni decenni, fu fortementenegativo, perché l’Isontino si trovò quasi schiacciato dadue modernità: quella italiana ad Ovest, e quella triesti-na ad Est, dove buona parte della prepotente crescitademografica fu resa possibile proprio dal drenaggio dipopolazione (in particolare giovani adulti, la sua partepiù “preziosa”) dalle aree circostanti. A partire dal 1866,dopo l’erezione del confine con il nuovo Regno d’Italia,Gorizia e l’Isontino iniziarono a percepire per la primavolta gli effetti della istituzionalizzazione e nazionalizza-zione delle economie che era allora in corso in tuttaEuropa, dove tutti i maggiori Stati europei erano impe-gnati nella costruzione di sistemi più efficienti per il pro-prio funzionamento. In particolare, sotto tensione venne-ro messi soprattutto i meccanismi dedicati alla produzio-ne del reddito (industria, ma anche commercio ed agri-coltura) ed alla sua statalizzazione, attraverso il sistemadelle imposte e del protezionismo doganale. Tutto que-sto isolò l’Isontino per alcuni decenni all’interno dei suoiangusti confini.

Dal 1882 Austria-Ungheria ed Italia divennero nazionialleate, anche se non amiche, allentando un po’ le rigidi-tà confinarie, ed anche lo sviluppo triestino finì gradual-mente con l’essere meno depauperante per l’Isontino.Anzi, proprio perché lo sviluppo della città-capoluogoera stato fin troppo accelerato, risultò conveniente spo-stare alcune lavorazioni all’esterno, finendo con il porta-re benefici anche a Gorizia ed al suo territorio, con ini-ziative che, però, fin dal nome dichiaravano l’origine nonlocale: il Cotonificio triestino, il Cantiere navale triestino,ecc.

Riassumendo, si potrebbe dire che nel giro di pochianni, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, venne valoriz-zato (ovvero venne riorganizzato per produrre reddito)tutto ciò che il forzato attaccamento alle tradizioni avevapreservato, creando le condizioni per un piccolo saltodall’economia tradizionale ad una modernità ormai quasidel tutto compiuta. Il tutto avvenne non per una evoluzio-

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L’unità d’Italiavista dai gorizianiIntervista al prof Giulio Mellinato docente di storia economica e Presidente dell’Associazione Apertamente, a cura di Marco Rossi

150 anni dell’Unità d’Italia

“L’UNITA’ DALL’ALTRA PARTE – I riflessi del processo di unificazione italiana nell’Isontino” è il titolo del conve-gno organizzato dalle associazioni culturali “Apertamente” ed “èStoria” tenutosi lo scorso mese di novembre nellasede della Fondazione Carigo. Ai lavori introdotti da Dalia Vodice, di èStoria sono intervenuti il professor GeorgMeyr, docente di Storia delle relazioni internazionali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Trieste,Roberto Spazzali e Franco Cecotti dell’Istituto Regionale per la Storia del movimento di Liberazione del Friuli

Venezia Giulia e il professor Giulio Mellinato, docente di storia economica dell’università di Milano-Bicocca, Presi-dente dell’associazione culturale “Apertamente” che ha approfondito il quadro economico dell’Isontino di oltre 150

anni fa e a cui abbiamo rivolto alcune domande.

confine austro-italiano 1866-1918

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ne interna, ma attirando capitali, tecnologie e capacitàorganizzative dall’esterno, quasi sovrapponendo lanuova Gorizia alla vecchia, ancora riconoscibile nellefrazioni vicine (Merna a Sud e Piuma a Nord, ad esem-pio).

In generale, però, lo sviluppo goriziano continuavaa mantenere l’aspetto di una modernizzazione subal-terna, che trovava al di fuori del proprio ambito imaggiori stimoli e le principali risorse per alimenta-re le proprie dinamiche. Quale era, allora, la vocazio-ne economica dell’Isontino e, in particolare, del suocapoluogo Gorizia?

La “Nizza austriaca” di von Czoernig non era un’illusio-ne, ma una metafora abbastanza precisa del ruolo edelle potenzialità di Gorizia negli ultimi decennidell’Ottocento. L’economia locale poteva mettere a pro-fitto risorse abbondanti nell’Isontino ma ormai scarsealtrove (ampie aree edificabili, accesso all’acqua ed allaforza motrice, mano d’opera disciplinata ed a buon mer-cato), in un periodo nel quale contemporaneamenteaumentava la redditività dell’agricoltura (soprattuttodelle colture specializzate, che un sistema dei trasportimigliorato rendeva possibile vendere su aree molto piùvaste) ed iniziavano a vedersi capitalizzate anche altrerealtà, come l’ambiente urbano non degradato oppureun’agricoltura poco meccanizzata, nella quale l’espe-rienza e la capacità della mano d’opera erano un valoreaggiunto che aumentava la qualità dei prodotti ma anchedella vita che era possibile fare da queste parti.

Più che di una vera e propria vocazione economica,credo si debba quindi puntare l’attenzione sulle risorsedisponibili, che in effetti vennero utilizzate da chi aveval’interesse (ed i capitali) necessari. Interessi e soprattut-to capitali che evidentemente mancavano a Gorizia.

Ai partecipanti al convegno non sarà sfuggita unaanalogia: l’Isontino era zona caratterizzata da un’im-prenditoria “di importazione” (il Cotonificio triesti-no, i Cantieri Cosulich, la fabbrica Modiano diRomans ecc.), era un problema allora e lo è ancoraoggi. È possibile trovare una ragione storica chespieghi questa incapacità cronica, per oltre 150anni, a produrre un ceto imprenditoriale autoctono?

In realtà gli imprenditori c’erano, ma avevano caratteri-stiche diverse rispetto al capitano d’industria. Già EmilioMulitsch ricordava come, nella seconda metàdell’Ottocento, in Provincia di Gorizia le proprietà agrico-le passarono da 18.000 a 47.400, con un’estensionemedia che scese da 16,04 ettari a 5,3 ettari.Parallelamente, crebbe la produttività dei terreni, con unaumento spettacolare della vite, segno anche di undiverso approccio alla coltivazione e di una ricerca disostituti per la seta, il cui ruolo era declinato drastica-mente. La produzione di vino passava da 6 hl a 20,7 hll’ettaro. Oltre le cifre, è facile vedere come negli ultimianni precedenti la grande guerra l’Isontino avesse ormairaggiunto un aspetto molto più simile a quello attualerispetto al desolante appiattimento sullo status quo dimetà Ottocento, decretando la fine della grande proprie-tà terriera e costruendo una estesa rete di piccoli pro-prietari. Qui, forse, va cercata la manifestazione più evi-dente dello spirito imprenditoriale locale che però si èmantenuto fortemente individualistico e non ha fatto ilsalto verso l’integrazione, come è avvenuto, ad esem-pio, nell’altra area ex-asburgica: il Trentino.

E per finire il rapporto con Trieste. Che forse hacostretto Gorizia alla marginalità rispetto ad un vici-no “ingombrante” ma forse ha prodotto opportunitàimportanti. E lo stesso si potrebbe dire, guardandoad uno scenario più piccolo, del Monfalconese.Cosa ne pensi?

L’industrializzazione, nel corso del suo sviluppo, hasempre costruito reti di relazioni complesse e fortementeinterdipendenti. Basta pensare alla catena materieprime-semilavorati-prodotti finiti che ha sempre caratte-rizzato la storia dell’industria moderna, dall’Inghilterradella prima rivoluzione industriale alla globalizzazione dioggi. E’ senz’altro mutata la scala dimensionale el’estensione geografica, ma fondamentalmente i mecca-nismi non sono cambiati del tutto. Il fatto che ci sianozone ad industrializzazione più accentrata di altre èassolutamente normale. Ciò che cambia nel corso deltempo e nei diversi paesi è soprattutto il modo con ilquale vengono governati i processi del cambiamento egli atteggiamenti sviluppati dai diversi soggetti (impren-ditori, potere politico, forze sociali, ecc.) nel gestire le fri-zioni e le asimmetrie derivanti da quei cambiamenti.Dalle nostre parti la relazione tra centro e periferie infondo non è stata quasi mai gestita: ognuno si è arran-giato per sé, anche se gli spazi sono ridottissimi (Goriziae Trieste sono tra le più piccole Province italiane) e lacomunità umane coinvolte sono senz’altro ricche di tra-dizioni, ma numericamente esigue. Semplicemente, losviluppo economico ha creato relazioni ampie, mentre leistituzioni hanno mantenuto una dimensione iperlocale,alla quale però buona parte dell’opinione pubblica nonintende rinunciare.il confine tra Italia e Austria-Ungheria nel 1915

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Venerdì 21 gennaio presso la Fondazione Cassa diRisparmio di Gorizia è stata inaugurata la mostra“Intorno a Carlo”, idealmente collegata a quella intitola-ta “Carlo Michelstaedter, Far di se stesso fiamma” cura-ta da Sergio Campailla e aperta da ottobre nel mede-simo spazio espositivo della Fondazione. La mostra asua volta è suddivisa in tre piccole sezioni: “Itti eSenia. Frammenti di una storia d’amore” (la più interes-sante, sulla quale mi soffermerò), “Da un album fotogra-fico. La famiglia di Giovanni Luzzatto tra America edEuropa” e “I luoghi di un filosofo. Itinerari di CarloMichelstaedter”.

“Itti e Senia. Frammenti di una storia d’amore” Può sembrare strano, ma nonostante la bibliografia

su Michelstaedter sia in continuo aumento (e una provaè la sezione bibliografica del sito www.michelstaedter.it) equindi si possa pensare che tutto sia già stato scoperto,almeno dal lato biografico, questa ultima mostra dimo-stra proprio il contrario.

Infatti gli eredi di Argia Cassini (1887-1944), la Seniadi Michelstedter, hanno messo a disposizione alcuniscritti e disegni autografi di Michelstaedter ancora con-servati gelosamente tra le carte di famiglia e ritrovati perl’appassionata insistenza di Antonella Gallarotti, respon-sabile delle raccolte manoscritte (nelle quali è confluito ilFondo Michelstaedter) della Biblioteca Statale Isontina.

Si tratta di 12 disegni (in realtà 13 perchè un foglio èdisegnato sia sul recto che sul verso), databili tra il 1908e il 1909. I soggetti sono tipici di Michelstaedter e quindici sono alcuni studi, scene di vita studentesca, tecnica-mente somiglianti alla “processione di ombre” ma divalenza artistica e simbolica inferiore rispetto a quellagià conosciuta (vedi il catalogo Marsilio della mostra allepag. 54-55) e che splendidamente riprodotta in grandeformato accoglie il visitatore della mostra “Far di se stes-so fiamma”, mentre sono di forte impatto due autoritratti,che erano ritenuti perduti, e i ritratti del padre (incompiu-to, sul verso di un foglio recante un modesto acquerelloe lapis, datato 15 maggio 1908, con i versi dannunziani“E se i tuoi occhi...”) e dell’amico Nino Paternolli (siglatoCM, sul verso “Paternolli 1903”). Gli autoritratti (fino adoggi noti solo attraverso vecchie riproduzioni fotografi-che) sono “L’uomo nella notte accende una luce a sestesso”, che per testimonianza della sorella Paula è l’ul-timo autoritratto eseguito da Carlo nel maggio 1910 inoccasione proprio del compleanno di Paula (è il n.ro 172del percorso espositivo, riprodotto nel catalogo Marsilioa pag. 161) e l’Autoritratto tenebroso siglato in bassocon la formula algebrica dell’iperbole, eseguito con lapis,matite acquerellate e acquerello, pubblicato nell’invito(quest’ultima mostra non ha un proprio catalogo, ma èaccompagnata da un elegante pieghevole con un testo

essenziale e da quat-tro cartoline, duedelle quali riservate aquesto autoritratto ealla processione diombre intitolata“Scenetta in tretempi”).

Dal lato epistolarele presenze sonoforse meno significa-tive e comunque con-fermano quanto eragià noto nel rapportotormentato Carlo-Argia. Spicca unmezzo foglio con unpensiero per Argia,firmato “Carlo M.” e datato “Gorizia 7 febbraio 1908”, sti-listicamente molto bello, ma che non sembra concedereun futuro a quel rapporto (lo si trascrive integralmente):“Alla ‘creatura musicale’ perchè canti, e suoni, e viva lasua vita, un augurio, un saluto, nel vento, da chi dopo lasosta obliosa riprende il lungo e solitario errare.”, sulrecto, ai lati, o sono incollate tre piccole fotografie: diArgia al piano (molto simile a quella nel catalogoMarsilio, pag. 171, n. 187), di Carlo (formato tessera) edell’autoritratto “L’uomo nella notte”; il piccolo carteggiocomprende inoltre una cartolina postale (Gorizia, 2 ago-sto 1909) e una lettera (Gorizia, 4 agosto 1909) dellesorelle Argia e Fulvia a Carlo, una cartolina postale nonviaggiata (ma stampata nel 1910) della SocietàNazionale Dante Alighieri con la citazione manoscritta ingreco, autografa di Carlo, di due versi dell’Antigone diSofocle e infine una cartolina postale con i saluti diEmma, madre di Carlo, ad Argia (Venezia, 26 aprile1919), un legame cercato e tenuto in vita per amoredel figlio.

A una prima analisi risulta sicuramente più interes-sante la traduzione parziale della Persuasione (solo laprima parte, 61 carte dattiloscritte in inchiostro blu sufogli di carta velina) che potrebbe essere opera dellastessa Argia che tuttavia, per motivi che ora ci sfuggono,si nasconde sotto l’anonima sigla N.N.: DieUberzeugung und die Rhetorik. (Aus dem Italienischenubersetzt von N.N.).

Certo queste nuove carte, tra l’altro molto ben con-servate, non aggiungono nulla di nuovo, né dal lato bio-grafico né da quello artistico-letterario, ma dicono invecemolto sul fascino e sulla presenza di Carlo ancora fra dinoi: sono carte freschissime, che sembrano uscite dapoco dalla penna e dalla parola di Carlo. Qualche dubbiorimane: sono state sempre presso Argia (alcune, come

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intorno a CarloMarco Menato

Disegni, caricature, fotografie, ritratti raccontano Michelsteadter

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espresso grande soddisfazione nel veder nuovamentePalazzo Attems al centro delle esposizioni culturali dellaProvincia. La sovrintendente Raffaella Sgubin ha eviden-ziato il ruolo che avrà Palazzo Attems che sarà un museoma anche un contenitore di mostre. Infatti l’edificio ospi-terà mostre temporanee ma anche la pinacoteca dellaProvincia, che ha oltre 800 opere specie del periodo tral’ottocento e l’inizio del novecento. Diventerà una dellesedi culturali più prestigiose della Re gione.

Ma l’apertura vera e propria, insomma la festa, è avvenutail giorno dopo con un abbraccio di tutta la città, iniziata conil taglio del nastro effettuato dall’assessore Demartin e poiconclusa dal Presidente della Provincia, En rico Gherghetta.

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le lettere, sono evidentemente collegate ad Argia, ma idisegni?) oppure dopo la tragica morte di Carlo sonostate richieste indietro dalla famiglia, magari per ricordo,ed in seguito rimesse in circolo da Paula, con l’intendi-mento di mantenere e alimentare il ricordo del fratello?C’è dell’altro materiale in mani private, consegnato dallasorella sempre con la volontà di far conoscere Carlo,soprattutto disegni? L’interrogativo non è pleonastico, ecredo che una qualche radice di verità ci sia, prima chesia troppo tardi sarebbe opportuno che tutto questomateriale sia almeno depositato (se non lo si vuoledonare) nel Fondo Michelstaedter della BibliotecaStatale Isontina.

“Da un album fotografico. La famiglia di GiovanniLuzzatto tra America ed Europa”

L’altra sezione che riveste un certo interesse per labiografia di Michelstaedter, almeno indirettamente, è l’al-bum della famiglia Luzzatto (conservato presso gli erediLuzzatto Guerrini di Gorizia) che testimonia chiaramentel’agiatezza di vita raggiunta da Giovanni Luzzatto(1852-1938), zio materno di Carlo, importatore inAmerica (con negozio a New York dal 1882, nel qualeaveva lavorato Gino, fratello di Carlo) del made in Italy

il nuovo Palazzo Attems riconsegnato alla città

l’edificio ospiterà mostre temporanee e la pinacoteca della Provincia

Palazzo Attems Petzenstein è stato riconsegnato allacittà dopo il complesso e necessario intervento direstauro. La ristrutturazione del settecentesco edificioè stata presentata il giorno 21 gennaio nelle sue stessesale dall’assessore Provinciale alla Cultura RobertaDemartin, dal sovrintendente dei Musei ProvincialiRaffaella Sgubin, dagli architetti Lara Carlot e GiulioValentini, rispettivamente responsabile unico del proce-dimento e capogruppo dei progettisti. Gorizia si riap-propria così di uno dei suoi edifici più belli, di un presti-gioso spazio espositivo, di un punto di riferimento per ilmondo dell’arte, della sede primaria dei Musei provin-ciali; sede che ospiterà la ricca pinacoteca dellaProvincia oltre ad importanti esposizioni temporanee.

L’assessore Demartin ha messo in rilievo la professio-nalità di tutti che ha permesso di riconsegnare il palazzo

nei tempi previsticosa assai raraquando si effettuanocerti tipi di interventidi restauro ed ha

gastronomico: fra le decine di foto scattate nel periodo1906-1925, che meriterebbero un approfondimentoanche dal lato della storia del costume e del turismo,vale la pena citare in questa sede quella che ritrae in ungiardino non identificato Emma e Alberto, genitori diCarlo, nel 1925. (Sulla famiglia Luzzatto vedi ora l’ampioarticolo di Stefano Cosma, I Luzzatto medici e avvocatidella comunità ebraica goriziana, “Il Piccolo”, edizione diGorizia e Monfalcone, 4 febbraio 2011, pag. 24.)

“I luoghi di un filosofo. Itinerari di CarloMichelstaedter”.

L’ultima sezione della mostra “Intorno a Carlo” è unapasseggiata fotografica nei luoghi frequentati da Carlo ecitati nel suo epistolario (ovviamente con eccezione diGorizia) fatta con una serie di 56 cartoline illustrateestratte dalla collezione del fotografo goriziano JurkoLapanja, insieme a 13 fotografie originali degli anni1908-09 (presenti in un piccolo album, poco conosciuto,del Fondo Michelstaedter) che ritraggono Carlo, le sorel-le Elda e Paula e la mamma in gita nei dintorni diGorizia: tempi felici e spensierati che, nonostante lacatena di morte che di lì a pochi anni avvolgerà tutta lafamiglia, è bene ricordare.

nelle foto alcuni momenti dei lavori di restauro

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Il tema del testamento biologico è di grande attualità erappresenta una vera battaglia, ma molti non hannoancora una posizione riguardo questa sensibile questio-ne per cui bisogna abbandonare le vesti di “aventinianocipiglioso” o di “censore etico” e capire quali sono i nodicruciali del problema. È stato proprio questo il motivo cheha spinto il PD di Gorizia ad organizzare il convegno “Lescelte di fine vita e il testamento biologico” lo scorsogennaio assieme all’associazione radicale “Trasparenzaè partecipazione”. con l’intento di stimolare una riflessio-ne e un dibattito che partano non da posizioni preconcet-te, ma dall’esperienza di chi ha vissuto concretamente lesituazioni e le scelte di fine vita, anche elaborando puntidi vista diversi.

Giannino Busato, medico anestesista, del Forum sani-tà del PD ha dato il via all’incontro delineando l’evoluzio-ne sistemica che ha caratterizzato il rapporto medico-paziente. “Si è passanti dal paternalismo ottocentesco incui l’atteggiamento del medico era prevaricante rispettoalla volontà del paziente, alla cosiddetta alleanza tera-peutica che sanciva posizioni paritarie tra i due soggetti,fino a giungere all’attuale dittatura tecnologica e farma-ceutica, fautrice di una corsa disumana verso il profitto.Intromissione giurisprudenziale, influenza massmediati-ca e prepotenza del legislatore sono le perculiarità checaratterizzano l’ultima fase. Il progresso scientifico -hasottolineato Busato- così si manifesta come “tecnomorfi-smo”, ovverosia la tecnologia dà forma all’intervento delmedico, creando problemi etici nei confronti dei quali citroviamo impreparati. In questa nuova configurazioneviene a palesarsi la mancanza di realizzazioni coerenti: iposti letto hospice sono meno della metà di quelli neces-sari; non esistono reti domiciliari per l’assistenza allaterapia del dolore, ecc.”

La questione da un punto di vista giuridico è stataaffrontata dall’avvocato Francesco Donolato. “In tutti ipaesi appartenenti all’area occidentale, esiste una disci-plina sia di fonte normativa sia giurisprudenziale, ricono-scendosi il diritto della persona ad esprimere la propriavolontà nelle forme previste dalla legge o individuatedalla giurisprudenza”. In Parlamernto è stato presentatoun oscuro disegno di legge (prende il nome di Calabrò, ilsenatore che l’ha proposta). Consta di 9 articoli che sta-biliscono quali elementi siano necessari per rendere vali-da una disposizione anticipata di trattamento: il soggettodeve essere maggiorenne; deve redigere la disposizionein forma scritta con un atto che abbia data certa; il tuttodeve essere raccolto dal medico; la firma autografa havalidità di 5 anni; il documento è sempre revocabile; nelcaso di utilizzo deve essere inserita nella cartella clinicae può essere nominato un soggetto che si prenda cura ditutto questo. Secondo Donolato, “il progetto presentadue disposizioni che ne depotenziano l’impianto. Da un

lato la nutrizione e il trattamento vengono escluse dallecure medicali: ne consegue che in stato di coscienza èpossibile rifiutare le terapie, in caso contrario invece no.Dall’altro lato l’art. 8 prende in considerazione eventualidichiarazioni anticipate di trattamento, ritenute non obbli-gatorie e vieta di fatto ogni forma di eutanasia, equipa-randola ad omicidio volontario, omicido del consenzientee all’istigazione al suicidio”.

Poi si sono fatte largo le toccanti narrazioni di NadiaScotti (Associazione “Oltre ..per rivivere”) e di MinaWelby (Associazione Luca Coscioni).

Nadia Scotti, parla per la prima volta della vicenda per-sonale che l’ha colpita cinque anni fa, quando suo figlioè entrato in stato vegetativo permanente. Il tono dellavoce è sommesso quando mamma Nadia si dice favore-vole al testamento biologico, ma solo se fatto in primapersona, spiegando che nel suo caso non ha il coraggiodi pronunciare la fatidica frase “staccate la spina”.“Quando vado da lui sento che è felice per la mia presen-za, riusciamo a trasmetterci qualcosa e non sono ingrado di dire che non è cosciente”. Le persone come suofiglio sono “come alberi di ulivo, ci si è dimenticati di loro.Li abbiamo abbandonati, mentre c’è bisogno di muoverlidai letti in cui si trovano”.

Mina Welby è favorevole alle cure palliative comesostegno al malato, non alle terapie. E Lei “che ha rico-nosciuto al suo uomo il diritto di una morte opportuna”,ritorna sul disegno di legge Calabrò stigmatizzando IlParlamento, il quale non ha dato audizione ai cittadini. “Ilddl -ha detto- è privo di copertura finanziaria, è sgram-maticato e non garantisce nessuna libertà al cittadino”.

Pietro Pipi dell’Associazione radicali di Gorizia haauspicato che questi temi si vestano di abiti sociali e nonetici, perché si tratta di drammi relazionali e sociali. Nonbisogna impoverire il discorso fino ad una contrapposi-zione di coloro che si dichiarano pro-life e quelli che sonocontrari.

Da questa intensa serata emergono due fatti, riassuntidall’intervento del segretario del PD di Gorizia GiuseppeCingolani: “da un lato sappiamo che non si può soffrire,contro la propria volontà, a causa di decisioni arbitrarieche appartengono ad altri; dall’altro non si può neanchesoffrire a causa della mancanza delle strutture idoneeper assistere i nostri cari”.

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Le scelte di fine vita e il testamento biologico Alberto Zaccaro

Convegno del PD

il testamento biologicoIl testamento biologico è un documento redatto in modo ana-

logo a quello utilizzato per il testamento tradizionale ed è(dovrebbe) essere dotato di altrettanta analoga certezza lega-le, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipatedi trattamento nel caso in cui in futuro possa perdere la capaci-tà di autodeterminazione a causa di una malattia acuta o dege-nerativa assolutamente invalidante, soprattutto da un punto divista mentale, o di un incidente eccezionalmente grave .

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Il previsto prossimo passaggio al formato tabloid dei quotidia-ni regionali Il Piccolo e Messaggero Veneto, che fanno riferimen-to al Gruppo Espresso Repubblica, rischia di comportare la chiu-sura della redazione goriziana del Messaggero Veneto, oltre cheil taglio di 6 redattori per ognuna delle due testate.

Una scelta aziendale che, come ha ricordato il consigliereregionale del PD, Franco Brussa in un’interrogazione presentataal Presidente della Regione, Renzo Tondo, “appare del tutto incontraddizione rispetto all’ambizione dell’editore di rilanciare idue quotidiani che, va ricordato, rappresentano le testate leadernelle rispettive aree di diffusione”. Per il rappresentante del PD ilpiano illustrato dall’editore nelle scorse settimane, costituisce“una grave perdita di professionalità, in un momento in cui ilmondo del lavoro attraversa una delle sue peggiori crisi.

“ La provincia di Gorizia poi, in particolare, già oggi penalizzatadalle politiche regionali in campo sanitario, culturale ed econo-mico, vedrebbe spegnersi una voce autorevole di testimonianzae di rappresentazione del suo territorio, oltre che sede di con-fronto e di dibattito quale è la redazione del Messaggero Venetodel capoluogo isontino”. Brussa, sottolineando che tutto ciòavverrebbe in un momento in cui Regione e Governo nazionaleintendono assegnare a Gorizia un ruolo nelle rispettive azioni dipolitica internazionale, ha chiesto quindi al presidente regionalequali “iniziative urgenti intende assumere nei confronti della pro-prietà al fine di scongiurare l’ipotesi di soppressione della sededella redazione goriziana del Messaggero Veneto, oltre che deltaglio di 12 redattori delle due testate”.

Per l’europarlamentare del PD Debora Serracchiani la sop-pressione dell’edizione di Gorizia del Messaggero Veneto “signi-ficherebbe la scomparsa di un’altra voce dall’offerta giornalisticanel Friuli Venezia Giulia, che non può permettersi di vedereristretto il pluralismo dell’informazione“.

Lo scrive in una lettera inviata al presidente del Gruppo edito-riale L’Espresso SpA, Carlo De Benedetti, “raccogliendo e inter-pretando - sottolinea - le pressanti istanze che giungono dal ter-ritorio della regione, e particolarmente dalla provincia di Gorizia“.Dopo aver ricordato che “le istituzioni locali si sono mobilitate conordini del giorno approvati all’unanimità dal Consiglio provincialee comunale, e attraverso una lettera all’a.d. e alla direzione, sot-toscritta dal presidente della Provincia e da tutti i sindacidell’Isontino“, Serracchiani sottolinea che “l’edizione di Goriziadel Messaggero Veneto rappresenta una preziosa e storicarisorsa per la comunità isontina, distinguendosi da sempre perattendibilità, autorevolezza e completezza dell’informazione”.L’ipotesi di mantenere un ‘presidio’ a Gorizia con tre giornalisti,secondo Serracchiani “rappresenterebbe solo l’anticamera dellachiusura definitiva e completa del giornale a Gorizia nel momen-to in cui l’inevitabile crollo delle vendite non ne giustificherebbepiù l’esistenza”.

Non ammissibile il referendum comunale sul testamento biologico

Sul tema del Testamento biologico è stato indetta nei mesiscorsi una raccolta di firme a sostegno del seguente quesitoreferendario comunale:

“Volete che il Comune di Gorizia istituisca un registrodelle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), altri-

menti conosciuto come Registro dei TestamentiBiologici?”

Le firme raccolte, 1.547, sono state depositate presso ilComune. Sull’ammissibilità del quesito referendario si è espres-so nei gironi scorsi il Comitato dei Garanti che ha si è pronun-ciato per la non ammissibilità con la seguente motivazione: “Lamateria del testamento biologico non rientra tra le competenzeproprie del Comune. Quindi a stretto rigore, non è ammissibileun referendum su una materia che non rientra tra le competen-ze comunali per contrasto con quanto disposto dallo Statuto dal-l’articolo 78 comma 1 per il quale possono essere oggetto direferendum solo le materie di competenza degli Organi istituzio-nali del Comune”.

Fin qui il dispositivo ma c’è da notare che la decisione non èstata presa all’unanimità in quanto il Difensore Civico,Presidente del Comitato, ha invece ritenuto il quesito comun-que ammissibile.

Il capogruppo del PD Federico Portelli ha così commentato: “… non condivido per nulla le motivazioni che hanno portato i

garanti, a maggioranza, a bocciare il quesito relativo all’isti-tuzione di un registro dei testamenti biologici non ritenendolo dicompetenza del Comune. Io credo, invece, che da un punto divista tecnico abbia ragione il Difensore Civico, che ha votato perl’ammissibilità del quesito. Ritengo, cioè, che le dichiarazionisulle volontà di fine vita possano ben rientrare in una delle tipolo-gie di atti comunali. Quali le dichiarazioni sostitutive degli atti dinotorietà ovvero dichiarazioni per le quali sussiste il potere di aut-enticazione della sottoscrizione da parte degli uffici comunali.

Per questo già a luglio 2009, quando la discussione sul temainteressò il consiglio comunale grazie ad una petizione pro-mossa dall’associazione dei Radicali, fui il promotore di unamozione che impegnava la Giunta in tal senso e condivisa dadiversi consiglieri. Scopo della mozione era anche quello diimpegnare la Giunta a favorire un più ampio dibattito sul temadel testamento biologico in modo da coinvolgere maggiormentela cittadinanza.

Nonostante non debbano esserci mai “vincoli di mandato” peril voto dei consiglieri, tanto più su un tema come questo cheinterroga le coscienze, la maggioranza di centro-destra bocciòin blocco la mozione. Non mi meraviglia affatto, oggi, constatarecome i due garanti che a vario titolo sono più vicini all’azione oagli orientamenti politici della maggioranza - rispettivamente ilsegretario comunale ed il presidente dei revisori dei conti -abbiano votato per la non ammissibilità.

Se devo accettare, in termini istituzionali, questa bocciatura amaggioranza, rimango invece convinto, tecnicamente e politica-mente, che tali dichiarazioni di fine vita possano essere accolte.”

ssee nnoonn oo rraa qquuaannddoo??

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nelle foto un momento della manisfestazione di domenica 13 febbraio a Monfalcone (foto il piccolo)"

BRUSSA E SERRACCHIANI:Scongiurare la chiusura della redazione

goriziana del Messaggero Veneto

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Rivoluzione europea per la sanità

Servizi isontini e sloveni albivio: collaborazione

o concorrenzaLa sanità è di fronte ad una vera rivoluzione, che

riguarderà in particolare l’Isontino: con la recenteapprovazione della direttiva europea sull’assi-

stenza sanitaria transfrontaliera, i cittadini dellanostra provincia potranno andare a curarsi nel vicinoospedale sloveno di San Pietro, e gli sloveni potrannovenire nelle nostre strutture. Quelle che sembravanoinsormontabili difficoltà dovute alla burocrazia, masoprattutto alle resistenze politiche, saranno in buonaparte spazzate via grazie all’avanzare dell’Europa.

Le spese sanitarie che un cittadino europeo andràad affrontare in un altro Stato membro dell’Unione glisaranno rimborsate dallo Stato di provenienza, per unimporto massimo corrispondente al costo di quellecure nel proprio sistema sanitario. Sarà possibile ilversamento del rimborso direttamente alla strutturasanitaria fornitrice della prestazione, per impedireche il paziente debba anticipare tutta la spesa.

Con il recepimento della direttiva da parte degliStati saremo posti davanti ad un’alternativa senza viedi fuga: collaborare o competere con il sistema sani-tario sloveno. La scelta dell’integrazione richiede unradicale cambiamento di prospettiva: la nostraAzienda e la Regione dovranno cominciare a pro-grammare l’organizzazione dei servizi sanitari assie-me ai partner sloveni, sviluppando alcuni servizi negliospedali di Gorizia e Monfalcone, ed altri in quello

sloveno di San Pietro, in modo complementare. Cosìsi razionalizzerebbero le risorse, ampliando il bacinod’utenza ed elevando la qualità dei servizi.

Fare come se nulla fosse significherebbe inveceimboccare una strada nuova, quella della concorren-za: le strutture sanitarie confinanti continuerebberoad ignorarsi reciprocamente, doppiando i servizi,spaccando in due un territorio naturalmente unito,mantenendo artificiosamente divisi i bacini d’utenza,ma con i pazienti liberi di scegliere dove andare acurarsi. Sarebbe un strategia irrazionale e alla lunga

p e r d e n t eper entram-bi i sistemisanitari ed it e r r i t o r iconfinanti.

Le possi-bilità di

integrazione dei servizi ci sono già oggi. L’80% deimedici dell’ospedale di San Pietro parla l’italiano, e inun recente convegno sia il ministro sloveno, sia ildirettore dell’ospedale di San Pietro, Saksida, hannodichiarato di volersi preparare seriamente all’assi-stenza sanitaria transfrontaliera.

Lo stesso Saksida, in un nostro recente incontro, ciha confermato che sono molte le opportunità concre-te di collaborazione tra gli ospedali di Gorizia,Monfalcone e San Pietro: pronto soccorso, cardiolo-gia, rianimazione, neurologia, odontostomatologia,ortopedia, dialisi, punto nascita, chirurgia delle para-tiroidi, microchirurgia della mano...

Tra le poche novità positive della programmazio-ne sanitaria per l’Isontino c’è l’istituzione di una strut-tura operativa che dovrebbe occuparsi della collabo-razione transfrontaliera. L’auspicio è che ci si dotidegli strumenti migliori per sfruttare le nuove opportu-nità.

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Il PD di Gorizia e i problemi della Sanità isontinaGiuseppe Cingolani segretario cittadino, Francesco Pitzorno responsabile Sanità,

Aljosa Sosol responsabile Collaborazione transfrontaliera

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Isontino penalizzato su tutti i fronti Servizi di salute mentale

da potenziareLa forte penalizzazione dei servizi sanitari isontini è

evidente anche in un campo delicato ed importantecome quello della salute mentale. I disturbi psichicicoinvolgono sempre più persone e famiglie, che hannobisogno di sostegno qualificato.

Nell’Isontino sono circa duemila all’anno le personeprese in carico dal Dipartimento di salute mentale, male risorse che ci vengono erogate per il servizio sonotra le più scarse in regione. Nel 2009 avevamo a dispo-sizione 6,78 euro per abitante: circa la metà rispetto aTrieste (15,30 €/ab.) e Udine (13,42 €/ab.), e un terzorispetto all’Azienda di Palmanova (20,90 €/ab.), che haun’estensione paragonabile alla nostra (trentamila abi-tanti in meno dell’Isontino). Tra l’altro nel 2009Palmanova ha investito in appalti con il privato sociale,per i progetti riabilitativi, ben un milione e 800 milaeuro, contro i nostri 790 mila euro.

Ultimi in regione lo siamo anche per il numero diposti letto disponibili per la riabilitazione, nelle comuni-tà terapeutiche e nei gruppi appartamento.

La nostra Azienda è gravemente inadempienteanche riguardo al “Fondo per l’Autonomia PossibileSalute Mentale”. Ogni anno i Comuni dei diversi Ambitiricevono dalla Regione dei finanziamenti da dedicare aiprogetti riabilitativi per persone con disturbo mentale,nel campo del lavoro, della casa e dell’inserimentosociale. Nel 2010 sono stati dati circa 100 mila euroall’Ambito Alto isontino. Le Aziende sanitarie dovrebbe-ro versare per questi progetti una cifra equivalente aquella data dagli Ambiti, ma la nostra Azienda non l’hamai fatto.

Da noi solo il 2,7% del budget totale dell’Azienda èdedicato alla salute mentale, contro il 4,7% di Trieste eil 5% indicato come livello equo dalla ConferenzaStato-Regioni.

È necessario rafforzare tutti quei settori che, selasciati sguarniti, vanno ad appesantire il Dipartimentodi salute mentale: il servizio per le tossicodipendenze,

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“Per risparmiare” la Regionetaglia i servizi sanitari isonti-ni ma così brucia risorse per

la cattiva gestione delladistribuzione dei farmaci

Mentre la Regione continua a smantellare i servizisanitari isontini col pretesto della mancanza di risorse,con un’incoerenza totale si rinuncia al risparmio di milionidi euro che veniva dalla distribuzione diretta dei farmacipresso le farmacie ospedaliere.

Grazie a questo servizio, nel solo 2007 il risparmionetto era stato di 3 milioni e 600 mila euro, secondoquanto risulta dalla relazione finale delle Commissioniistituite dalla Conferenza dei sindaci.

I medicinali che noi ritiriamo in farmacia, gratuitamenteo a prezzo ridotto, vengono regolarmente acquistati dallefarmacie presso le ditte produttrici. È l’Azienda sanitaria,con fondi regionali, che rimborsa le farmacie dei costisostenuti. Ma l’Azienda acquista i farmaci per la distribu-zione in ospedale circa alla metà del prezzo che le ditteproduttrici richiedono alle farmacie esterne. Perciòl’Azienda sanitaria spende molto di meno, risparmiandoingenti risorse pubbliche, se i pazienti ritirano i farmacidirettamente presso le farmacie ospedaliere.

Oggi però l’Azienda non è più in grado di garantire unelevato volume di distribuzione diretta dei farmaci, sem-plicemente perché, per il blocco delle assunzioni stabilitodal Governo nazionale e dalla Regione, non si sonopotuti assumere un paio di farmacisti ospedalieri cheavrebbero mantenuto alto il livello del servizio, rimedian-do alla carenza di personale che si è verificata a partiredal 2010. Quanti soldi si sono bruciati in questo modo?Dai bilanci aziendali risulta che, rispetto al 2009, nel 2010l’Azienda sanitaria isontina ha speso addirittura 1 milione

e 400 mila euro in piùper rimborsare le farma-cie esterne (più di quan-to si risparmierebbechiudendo un puntonascita), e il bilancio diprevisione del 2011mette in conto un ulte-riore aumento di spesedi 800 mila euro. È facilmente deducibile che buona partedi questi aumenti sono dovuti al calo della distribuzionedei farmaci in ospedale.

Questo è inaccettabile: al danno per i tagli allasanità isontina, si aggiunge la beffa di un incredibilespreco di denaro pubblico. È chiaro che il bloccodelle assunzioni, deciso dal centrodestra, impedisceai Direttori delle Aziende sanitarie di operare quellescelte di buon senso che renderebbero disponibilimolte più risorse per i servizi sanitari, a tutto vantag-gio dei cittadini.

Anno Spese per il rimborso dellefarmacie esterne

Aumentorispetto al

20092009

26.210.064 euro (bilancio diesercizio 2009)

201027.601.405 euro (bilancio previ-

sione di chiusura - novembre2010)

+ 1.391.341euro

201128.400.000 euro (bilancio di pre-

visione 2011)+ 2.189.936

euro

Aumenti di spesa in buona parte dovuti al calo delladistribuzione dei farmaci in ospedale,

dopo la diminuzione del personale farmaceutico aziendaleverificatasi nel 2010

Fonte: bilanci dell’Azienda sanitaria isontina

Anno Risparmi netti grazie alla distribuzionedei farmaci in ospedale

2005 2.213.000 euro

2006 3.235.000 euro

2007 3.631.511 euro

Risparmi antecedenti alla diminuzione del personalefarmaceutico aziendale

Fonte: relazione finale delle Commissioni della Conferenza dei sindaci

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Le “novità” della programmazionesanitaria per l’Isontino

Area vasta: spogliati i servizi, cancellati i diritti

L’accordo per la gestione dell’Area Vasta Giuliano-Isontina sancisce la colonizzazione della nostra AziendaSanitaria da parte di Trieste. Le rassicurazioni in sensocontrario fornite dal direttore generale dell’Azienda ison-tina, Cortiula, sono gocce d’acqua gettate sull’incendioche sta ormai divorando tutti i nostri servizi sanitari, sia

Servizi ospedalieri Nuova situazione

Medicina nucleareNon compare nell’Atto aziendale: non dipende più

dall’Azienda isontina

Anatomia patologica Il servizio sarà svolto a Trieste

Centro trasfusionaleNon compare più nell’Atto aziendale. È previsto il trasferimento giuridi-

co del personale sotto l’Azienda di Trieste

Gastroenterologia,Microbiologia,Passano sotto il coordinamento di TriesteNeurologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria,

Urologia

Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Trasferito a Trieste

LaboratorioL’accordo di Area Vasta lo attribuisce a Gorizia, ma l’allegato finale ne

prospetta l’incardinamento a Trieste

OdontostomatologiaL’allegato finale all’accordo di Area Vasta individua a Trieste la funzio-

ne di riferimento

Ostetricia e Ginecologia (Punto nascita)Secondo l’Atto Aziendale potrà essere incardinato in un’altra struttura

di Area Vasta, cioè sotto Trieste

Servizi Territoriali Nuova situazioneFarmacia Farà capo a Trieste

Dermatologia, Pneumologia, DiabetologiaDa servizi ospedalieri diventano ora territoriali. Per molti è un declas-samento: lo vedremo col tempo. D’ora in poi si andrà a Trieste per i

ricoveri

Servizi sanitari isontini che perdono l’autonomia, vengono trasferiti o ridimensionati in baseall’accordo di Area Vasta e alla bozza di Atto Aziendale

quello per i disabili, il pronto soccorso, il servizio per ledemenze senili, per le quali mancano sia un centrodiurno sia un reparto ospedaliero dedicato, mentrel’ambulatorio esistente va potenziato e definito meglionella sua operatività.

Infine c’è la questione della sede: il Centro diSalute Mentale dell’Alto Isontino è ancora collocatopresso l’ex Sanatorio, in un luogo poco adatto, ormaiisolato e bisognoso di ristrutturazione. È previsto traalcuni anni il trasferimento al Parco Basaglia, accetta-bile solo se il Parco sarà aperto effettivamente allacittà, con i campi da gioco, la palestra, i percorsi nelverde, le attività culturali, per evitare ogni ghettizzazio-ne delle persone con disturbo psichico. Nel frattempova trovata una sede provvisoria, più adatta di quellaattuale.

Bisogna investire di più nei nostri servizi di salutementale, potenziando la loro capacità di operare sulterritorio. La penalizzazione dell’Isontino da parte dellaRegione, anche in questo campo, è storica, ma proprioper questo è necessaria una netta inversione di ten-denza, per tornare a garantire l’uguaglianza nel dirittodi accesso alle cure a tutti i cittadini della regione.

ospedalieri che territoriali. A Trieste sarà affidato il coordinamento di tutte le atti-

vità di medicina e chirurgia specialistica (come oculistica,urologia, neurologia…), cioè quelle che vanno oltre illivello minimo da garantire in ogni ospedale. L’accordosembrerebbe affidare a Gorizia almeno il laboratorio dianalisi e l’odontostomatologia, ma l’allegato finale torna aprospettare il controllo triestino anche su questi servizi!

Dato che l’erogazione dei finanziamenti avverrà nonpiù alle singole aziende, ma all’Area Vasta Giuliano-Isontina, anche le decisioni sull’impiego delle risorsespetteranno al coordinatore dell’Azienda triestina.Dunque è solo questione di tempo: assisteremo allamigrazione dei pazienti dall’Isontino verso Trieste, pertutte le attività specialistiche che oggi vengono con sod-disfazione e competenza ancora eseguite nei nostriospedali.

Per bilanciare lo smantellamento degli ospedali ison-tini, ci si aspetterebbe almeno un incremento dei servizisanitari forniti sul territorio. Invece, contro ogni buonsenso, si va nella direzione opposta. Per fare solo alcuniesempi, nell’Isontino abbiamo solo 2,4 infermieri ognidiecimila abitanti per l’assistenza domiciliare, contro i 6 diTrieste. In proporzione alla popolazione, Trieste ha piùdel doppio dei nostri fisioterapisti per la riabilitazione deibambini disabili, e simile è il nostro svantaggio nel campodella riabilitazione degli adulti anziani. Per la salute men-tale investiamo solo un terzo di quanto fa l’Azienda diPalmanova, che ha meno utenti della nostra.

Attendiamo preoccupati di vedere cosa riserva ilpiano aziendale alle RSA provinciali. Il servizio farmaceu-tico sarà dismesso e ceduto all’Azienda triestina

A fare le spese di queste scelte saranno, come sem-pre, i cittadini e il loro diritto di accesso alle cure.

Perciò invitiamo i cittadini isontini a non rassegnarsiallo scempio, ed i loro rappresentanti, sindaci in primis, asollevarsi e alzare la voce in difesa dei diritti inalienabili.

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INIZIATIVE DEL PD DI GORIZIA NEI MESI DI DICEMBRE- FEBBRAIO Per un’economia solidale, sostenibile, responsabile Il circolo di Gorizia a confronto con Ferruccio Nilia, della Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia (iniziativa promossa dal Gruppo Economia)

Mercoledì 15 dicembre

Le elezioni amministrative del 2012 Coordinamento del centro sinistra di Gorizia

Venerdì 17 dicembre

Comunicazione sulle prossime elezioni provinciali in vista del termine del 7 gennaio 2011 fissato dall’Assemblea provinciale per la presentazione di eventuali candidature alla presidenza della Provincia Coordinamento di Circolo

Mercoledì 29 dicembre

I referendum comunali: raccolta firme a sostegno dei quesiti per l’istituzione della delibera di iniziativa popolare e per l’abolizione del quorum nei referendum comunali consultivi

5-9 gennaio in sede

15 e17gennaio gazebo in corso

Preparazione alle elezioni provinciali: le proposte programmatiche del PD di Gorizia al candidato presidente Coordinamento dei responsabili dei Gruppi tematici

Mercoledì 12 gennaio

Coordinamento di Circolo: all’ordine del giorno 1. comunicazioni del segretario; 2. individuazione dei temi per il confronto con le forze del centrosinistra; 3. priorità programmatiche per Gorizia in vista delle prossime elezioni da indicare al candidato alla presidenza della Provincia; 4. linee guida per la mobilità ciclabile a Gorizia;

Giovedì 13 gennaio

Le scelte di fine vita e il testamento biologico con Mina Welby e Nadia Scotti Forum Sanità - Associazione “Trasparenza e partecipazione”

Venerdì 14 gennaio

Le elezioni amministrative del 2012 Coordinamento del centro sinistra di Gorizia

Giovedì 20 gennaio

Gruppo tematico Valori e Fondamenti progettuali lunedì 24 gennaio

Problematiche relative al commercio Goriziano: incontro con i commercianti Gruppo di lavoro sul commercio

Lunedì 31 gennaio

Le candidature nei collegi di Gorizia per le prossime elezioni provinciali Esecutivo cittadino

Martedì 1 febbraio

Il futuro della Newco Ambiente isontina: proposte Gruppo di lavoro ambiente

Mercoledì 2 febbraio

Gruppo tematico Valori e Fondamenti progettuali Lunedì 7 febbraio

Piano d’azione per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili in un contesto urbano Pubblico incontro con Ermes Drigo, movimento “Decrescita felice”

Mercoledì 9 febbraio

Realizzazione a Gorizia di un polo per la ricerca, la sperimentazione, la produzione nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica mettendo in rete Enti di ricerca, Università, imprese ed Enti locali. Riunione congiunta dei Gruppi di lavoro ambiente, territorio, economia, università

Martedì 15 febbraio

Scelta dei temi per il rilancio di Gorizia Coordinamento del centro sinistra di Gorizia

Mercoledì 16 febbraio

A Gorizia la raccolta di firme a sostegno della

petizione promossa dal Partito democratico

per chiedere le dimissioni diBerlusconi, si raccolgono nella sededel PD, in viale D’Annunzio, dalle 10

alle 12.30 e dalle 16 alle 19, dal lunedì al venerdì.