Gorizia, 22 agosto 2010 - mariassregina.files.wordpress.com · costruzione, della Regione che ......

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Gorizia, 22 agosto 2010

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Gorizia, 22 agosto 2010

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LLAA FFEEDDEE

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Storia e significato di un percorso

Con grande gioia illustriamo il cammino che abbiamo seguito nella costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Maria SS. Regina in Gorizia. Abbiamo accolto l’invito a portare nel futuro un’ opera di culto dedicata a questo borgo. Non si è trattato soltanto di realizzare una bella opera ma anche di sviluppare le tematiche architettoniche e iconografiche che scaturiscono dalla storia eucaristica ed ecclesiale della comunità cristiana. Questo giorno della dedicazione conclude un percorso durato quattro anni (2006-2010). Non si sarebbe potuto raggiungere felicemente l’obiettivo di questa impresa senza la collaborazione di molte istituzioni e persone: della Commissione Arte Sacra della Diocesi di Gorizia che ci ha affidato la responsabilità della nuova costruzione, della Regione che è stata la principale finanziatrice dell’opera e della disponibilità fattiva della comunità parrocchiale molto vicina al parroco in questo compito così impegnativo. Un ringraziamento all’architetto progettista e ai numerosi artisti e tecnici che si sono profusi con passione e professionalità. Grazie infine ai benefattori che non hanno lasciato mancare la loro generosa e convinta partecipazione. Il programma dei lavori è stato rispettato scrupolosamente nei tempi per arrivare alla consegna dell’edificio nella data prevista, agosto 2010. Il risultato è stato sorprendente se si pensa che questa Parrocchia, a molti sconosciuta, è di recente istituzione e si avvaleva da quattro decenni di un piccolo luogo di culto.

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Costruire una chiesa significa proporsi alla comunità cittadina. E’ un segno di speranza, un luogo aperto non solo al servizio religioso ma anche di incontro, è un segno urbano importante in continuità con la storia religiosa del nostro passato, è una sfida rispettosa, uno spazio dedicato per la convocazione della comunità cristiana. E’ anche un segno forte e carico di mistero perché accoglie il Tabernacolo, quel piccolo luogo umile che ospita il SS. Sacramento, segno di quel Dio che si è fatto pane per venirci incontro e rendersi utile alla vita felice degli uomini di tutti i tempi. Un’opera per la città e per il futuro. Questa comunità parrocchiale dedicata ed affidata alla protezione di Maria SS. Regina, troverà con il suo aiuto l’incoraggiamento necessario a seguire Gesù più da vicino, unito dal vincolo della stessa fede e della stessa fraternità. Gorizia, 22 agosto 2010,

Memoria della Beata Maria Vergine Regina.

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1. Per la gloria di Dio. Dio sta al centro della comunità cristiana, tutto è subordinato al suo servizio e culmina nella celebrazione eucaristica. Rendiamo grazie a Dio che ci ha permesso di costruire una casa speciale, una chiesa, per sentirci tutti uniti dal vincolo della stessa fede e dalla stessa fraternità. 2. La nostra storia. La Parrocchia è storicamente giovane. La sua fondazione è avvenuta nel 1964 e nel 1991 è nato il “Centro Pastorale Margotti”. Ha locali accoglienti e strutture adeguate per far fronte alle sue necessità pastorali e istituzionali. Con la costruzione della nuova chiesa, il complesso parrocchiale è completato. La cappella di ieri ricavata dai locali del “Circolo Ferroviario” lascia il posto a una nuova, accogliente, funzionale e moderna costruzione.

3. Perché una chiesa nuova? Nel maggio del 2006 la Commissione Edilizia ed Arte Sacra della Diocesi di Gorizia ci ha invitato a “considerare valide le opportunità di prevedere la completa demolizione del corpo di fabbrica esistente per avviare lo studio della fattibilità di un nuovo edificio sacro” nel borgo di Via Monte Santo in Gorizia. 4. Chi è il committente. Il committente primario è stato la comunità parrocchiale. La progettazione partecipata si è maturata gradualmente con l’incarico affidato all’architetto Giulio Valentini di Cormons che ha dato forma e interpretato le esigenze di questo singolare committente, accogliendo suggerimenti e proposte.

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5. Il tempo della progettazione. Il tempo della progettazione è stato lungo due anni (2007-2008). Ci ha avvicinato con equilibrio e rispetto all’eredità del patrimonio architettonico ed artistico della tradizione cristiana, permettendoci di ottenere un progetto integrato fra liturgia, arte e architettura. Nel tempo della progettazione particolare attenzione si è dato alle risorse economiche che provenivano in larga misura dalla Regione, agli strumenti finanziari con il mutuo ventennale aperto presso la Banca di Cividale e agli incarichi affidati alle ditte Specogna di Cividale per la parte edile, al Consorzio Stabile Unico per gli impianti, all’Arte Poli di Verona e a Perathoner Ferdinando di Ortisei per la parte artistica . 6. Il coinvolgimento della comunità parrocchiale. Importante è stata la corresponsabilità dei parrocchiani che sono le vere “pietre vive” della comunità cristiana. La riflessione sulla liturgia è stata la porta di accesso per rappresentare e rendere visibile la fede. E’ infatti nell’azione liturgica, che la comunità cristiana celebra, rivive il suo evento fondante e si costituisce, essa stessa, memoria vivente della fede. 7. Costruire bene. Non solo una casa di mattoni. Abbiamo accompagnato l’architetto Giulio Valentini di Cormons nel suo compito progettuale, in modo che rispondesse non solo a requisiti strutturali, dimensionali e artistici ma anche a quelli liturgici ed ecclesiali attraverso il linguaggio dell’arte. Bisognava esprimere in modo vivo e vitale i segni straordinari della presenza della fede celebrata e vissuta.

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8. Un lavoro di equipe. E’ stato un’azione corale che l’architetto progettista ha raccolto portando a compimento un’ opera di culto con le sue presenze simboliche: l’altare, l’ambone, la fonte battesimale, il luogo della penitenza, la custodia eucaristica e la sede del presidente. Non meno significativa è stata l’attenzione verso gli spazi ecclesiali per i fedeli: il coro, l’organo e la collocazione delle immagini. Non un lavoro solo tecnico dunque fatto di progettazione, di scelta dei materiali, di finanziamenti, ma anche una singolare e feconda esperienza ecclesiale per la comunità che voleva dare risalto alla grandezza e alla bellezza della dimensione celebrativa della fede. 9. Attraverso l’arte. Abbiamo riflettuto sulla bellezza della fede da far risplendere nell’espressione viva delle forme, dei materiali, dei manufatti nel rispetto della proporzione e dell’armonia, perché la verità della fede si coniugasse con la bellezza espressa nella sua forma più alta dell’arte. Abbiamo voluto rendere visibile, tangibile, abitabile il “mistero” attraverso volumi semplici e dotati di una precisa riconoscibilità con l’ausilio della policromia pittorica e di una essenziale ed espressiva decorazione scultorea. 10. Il segno dell’abbraccio. Nelle numerose e partecipate assemblee parrocchiali è maturato il convincimento di dare all’impianto, delimitato da muri avvolgenti, la forma dell’abbraccio simile a quello di una madre che accoglie i suoi figli. La madre è naturalmente un’immagine metaforica della chiesa che accoglie e offre quell’abbraccio che è del

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cristiano trasformato da Cristo. La forma a pianta centrale, vuole far risplendere la pienezza di questo abbraccio come segno di quella comunione che ha la sua sorgente nel “Verbo di Dio che si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi “ (Gv 1,14). 11. Lo spazio cultuale Gli elementi architettonici si sono coniugati con gli specifici luoghi che evocano l’immagine della chiesa, la sua natura e la sua teologia, nel rispetto della loro funzionalità cultuale: quello del presbiterio per il celebrante, quello della navata per i fedeli, quello del pane e del vino per l’altare, quello dell’acqua per il battistero, quello dell’ascolto della Parola di Dio per l’ambone, quello del dialogo del penitente per il confessionale, quello del canto per l’organo. 12. Le grandi presenze di Cristo. Nell’assemblea, nella Parola, nelle specie eucaristiche, nel celebrante. A questi quattro modi di presenza di Cristo, corrispondono rispettivamente quattro distinti spazi e luoghi: l’aula dove si riunisce il popolo di Dio, l’ambone, la sede e l’altare. 13. L’abside Il mosaico dell’abside, dotato di straordinaria forza espressiva, espri-me un abbraccio che dà forma a tutto lo spazio interno dell’aula. Accogliendo il Cristo Risorto alla conclusione

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della Via Crucis fa trionfare la luce presente nelle immagini delle vetrate che anticipa figuratamene la Risurrezione. 14. Il Cristo Risorto. La scultura in legno del Cristo, opera di Herbert, della famiglia Ferdinando Perathoner di Ortisei, è sospesa sopra l’area presbiterale. E’ una scultura scolpita a mano in legno di tiglio, di tre metri, a tinta unica con acquarello marrone chiaro scuro, con tonalità calde, unisce in un singolo gesto e simbolo la passione, la morte, la risurrezione di Gesù. La tunica che contorna il corpo risorto è un richiamo al lenzuolo (la Sindone) che avvolgeva il corpo di Cristo nel sepolcro e trasmette un messaggio di speranza perché Cristo ha vinto la morte. 15. La sede della presidenza. E’ il primo dei tre elementi fondamentali della liturgia presenti nel presbiterio. La sede è un luogo che richiama una funzione importante nella vita della comunità cristiana: quella del presiedere e del radunarsi nel nome di Gesù. Questa presenza del Cristo “Buon Pastore” è resa visibile dal sacerdote che presiede l’azione liturgica dell’assemblea che è il popolo di Dio, ordinato e attivo, in collaborazione con i vari ministeri che lo compongono.

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16. L’ambone Abbiamo voluto che sia un luogo, uno spazio per il ruolo che ha nella celebrazione liturgica, la Parola di Dio, che ci mette in relazione con Gesù “Maestro”. E’ stato collocato in

prossimità dell’assemblea in modo da costituire una cerniera tra il presbiterio e la navata, non in asse con l’altare per rispettare la sua specifica funzione di “mensa della Parola” e il suo ruolo decisivo di proclamazione e di ascolto della Parola di Dio. L’ambone è stato realizzato con lo stesso materiale e la stessa lavorazione decorativa ad intarsio dell’altare, con il richiamo alla prima e all’ultima lettera dell’alfabeto greco, l’alfa e l’omega, segni di colui che è, che era e che viene. 17. L’altare L’altare, lavorato sui quattro lati, abbracciato da dodici stele, richiamano i dodici Apostoli fondamento della nostra fede. E’ il generatore della pre-senza di Cristo. E’ il terzo elemento sim-bolico, segno di Gesù “Sacerdote”. L’altare è di marmo per indicare la stabilità di Cristo in mezzo a noi. Il “fuoco” disceso sugli apostoli visibile

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nelle tessere delle dodici fiammelle, rappresenta l’opera dello Spirito Santo che abita la Chiesa di Cristo. L’altare è anche punto eminente di tutto lo spazio liturgico, in modo da costituire realmente la direzione verso la quale converge l’attenzione dei fedeli verso Cristo “vittima”, dal cui fianco squarciato dalla lancia sono scaturite l’acqua e il sangue, fonte dei sacramenti. 18. Il fonte battesimale. E’ stato sistemato in una posizione che agevolasse la partecipazione alla liturgia battesimale di tutta la comunità liturgica al di fuori dell’area presbiterale. Il battistero è in rapporto con l’ambone, perché dall’ascolto della Paola di Dio nasce la fede, e solo nella professione di fede è fondato il Battesimo. E’ un luogo ecclesiale importante, che ha come protagonista del Battesimo, la comunità cristiana perché accoglie nel suo seno un nuovo cristiano. 19. La luce. Abbiamo sottolineato la differenza tra il sagrato battuto dal sole e la tenue luminosità dell’interno dell’aula liturgica. La luce non ha solo valore strumentale ma ha una sua presenza narrativa, perché ci introduce nell’ambito del mistero, rende visibili e fruibili le opere d’arte, valorizza la dimensione comunitaria della celebrazione e contemporaneamente il raccoglimento individuale. Abbiamo tenuto in equilibrio la relazione tra

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la luce naturale e la luce artificiale, la qualità e la tipologia dei corpi illuminanti. 20. Il lucernaio. Abbiamo voluto un interazione che delineasse il rapporto terra-cielo. Il lucernario, che illumina dall’alto l’interno della Chiesa, vuole essere una chiara linea direzionale, rappresentando in modo simbolico lo Spirito Santo che accompagna i fedeli verso l’altare. Dall’alto scende una “pioggia” di cromie raffiguranti la colomba che emana tre fasci di luce che illuminano l’aula, l’altare, l’ambone e il battistero generatrici della vita cristiana. 21. La cappella eucaristica.

La cappella adatta all’adorazione e alla preghiera personale dei fedeli è stata situata in un luogo architettonico distinto ma in relazione visibile con quello della celebrazione. Abbiamo qualificato il soffitto della cappella eucaristica con un affresco, opera della pittrice Bernardini Monica di Gorizia, il cui soggetto era di rappresentare la “Gloria del Paradiso” con un intreccio di luci e di riflessi. Nella

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cappella è stato dato risalto, pur nella sua nobile semplicità, al tabernacolo, al crocifisso “doloroso” del XV secolo e alla statua della Madonna di Fatima appartenente al precedente arredo liturgico. All’entrata della cappella abbiamo inciso l’invito “Adoriamo”. Nell’adorazione infatti, l’uomo riconosce ciò che è e ciò che vale alla luce del Cristo Risorto, vivo e presente nell’Eucaristia. 22. La statua della Madonna. Posta accanto all’abside, scolpita esclusivamente a mano da Herbert Perathoner, in legno di tiglio di cm 210, con le sue braccia spalancate accoglie le gioie e le speranze di tutti per sollevarle a Dio. Le braccia aperte di Maria che fa da tramite al Cristo Risorto, indicano anche l’atteggiamento orante del sacerdote che presenta a Dio le suppliche di tutta l’assemblea. La mensola, di legno tiglio, riporta il monogramma intagliato di Maria. 23. Le vetrate. Le vetrate rivestono le pareti di un abito di luce. Sono mosaici trasparenti che danno un senso mistico all’aula. La luce che si espande all’interno dalle vetrate, lo fa vibrare secondo le ore del giorno, creando riflessi di grande suggestione.

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Rappresentano le stazioni della Via Crucis per una contemplazione diretta del Mistero della passione e morte di Gesù che fa trasparire un messaggio di spiritualità sicuro e solido. E’ stata la bravura dell’artista Rita Marizza di Gradisca d’Isonzo e dell’Arte Poli di Verona a far sì che l’opera svelasse lo splendore dei suoi colori e il significato delle sue immagini. 24. L’annunciazione. L’alto rilievo in legno tiglio è di cm 200 x 165 cm. opera di Herbert Perathoner. L’opera esprime il legame tra Maria di Nazareth e l’ascolto credente della Parola di Dio che permette in modo decisivo l’ingresso di Dio nella storia dell’uomo. 25. Incarnazione La scultura lignea offre una grande scena rappresentante la natività secondo la tradizione del presepio popolare. E’ di cm 260 x cm 150 in legno cirmolo, opera di Wilhelm erathoner. Il tronco con i sette rami scolpiti a mano in legno tiglio, vuole richiamare il

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“Tronco di Iesse” e la discendenza davidica di Gesù. Al centro la casa di Betlemme, “casa del pane”. 26. Ultima Cena. L’Ultima Cena, in alto rilievo, in legno cirmolo, cm 250 x 170, opera di Wilhelm Perathoner, riprende il Cristo Risorto che continua a vivere nella comunità cristiana facendosi pane nell’eucarestia. 27. I Misteri Gaudiosi. Nelle nicchie ricavate all’interno dell’aula sono state collocate sculture in legno con il richiamo ai misteri della gioia del S. Rosario, che illustrano gli eventi salvifici realizzatisi in Maria attraverso Gesù suo Figlio. All’entrata della chiesa sono riportate due scene di cm 200 x 100 scolpite in legno tiglio. Due alto rilievi, il primo con la presentazione di Gesù al tempio e il secondo con la scena del ritrovamento di Gesù al tempio opera di Wilhem Perathoner. 28. L’Organo. E’ a servizio del canto liturgico e dell’arte musicale. La preghiera chiede aiuto alla musica perché diventi canto. Non è a canne ma elettronico e ha un’ampia gamma di registri, tre tastiere e la pedaliera. La

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collocazione è in prossimità dell’ambone. Ha casse di risonanza poste sopra i due ingressi secondari all’entrata della chiesa. Nella nicchia dell’organo l’altorilievo “della musica”scolpito a mano in legno tiglio con angelo musicante, pive d’organo e scritta a rilievo: “Cantiamo al Signore”. 29. I confessionali. I due confessionali già esistenti nella vecchia cappella sono stati recuperati e rivisitati per rispettare l’esigenze stilistiche in armonia con l’aula. Il progetto costruttivo è stato realizzato dalla Cibiemme Arredamenti di Asolo. Sono stati posti nelle due nicchie principali della chiesa: uno vicino al battistero, e uno vicino all’ambone per significare il parallelismo tra il Sacramento del Battesimo e l’ascolto della Parola di Dio. Al di sopra dei confessionali, in pergamena scolpita a mano, in legno tiglio, sono richiamati due versetti del vangelo della misericordia dell’evangelista Luca: “Va in pace: la tua fede ti ha salvato”, “I tuoi peccati ti sono perdonati”. 30. La sacrestia. Tratta dall’edificio già esistente e arredata con i mobili di fine Ottocento, riportati al loro antico splendore dopo un

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adeguato restauro conservativo, la sacrestia si presenta decorosa per acco-gliere i celebranti e la conservazione dell’arredo liturgico. 31. Il pavimento. L’architettura sacra ha sempre dato particolare rilievo al pavimento delle chiese: ricordiamo gli intarsi marmorei di molte basiliche con i suoi intrecci geometrici. Abbiamo scelto “il seminato alla veneziana” per il rivestimento di tutta la superficie dell’edificio in armonia con l’intero impianto cromatico della chiesa, in collaborazione con la provata maestria dell’artigiano Bertolini Roberto di Bertiolo, Udine. 32. Il sagrato. E’ l’area antistante la chiesa, spaziosa, accogliente ed esclusivamente pedonale, facilmente riconoscibile per la sua pavimentazione delimitata da una superficie verde e da

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numerosi elementi arborei e floreali. La sua funzione è quella dell’ accoglienza, prima e dopo la celebrazione liturgica, una piccola oasi in mezzo al verde per respirare cordialità e disponibilità. 33. Il rosone. Sulla facciata della chiesa, in mosaico, su bozzetto del Maestro Albano Poli è ripresa l’incoronazione di Maria Regina da parte di suo Figlio, Gesù. L’elezione speciale di Maria “Regina del cielo e della terra” invita chi entra in chiesa a concepire l’intero edificio come aula mariana. E’ in cielo prima fra i santi ma è prima anche sulla terra fra i cristiani di cui è Madre. 34. Le campane. Come nella precedente cappella, si è mantenuto anche nell’attuale nuova costruzione, il campanile a vela destinato ad accogliere le campane, opera della ditta Marinelli di Agnone. Un elemento qualificante per la riconoscibilità dell’edificio di culto ma anche per la sua funzione tradizionale di richiamo e di festa.

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35. L’atrio e la porta All’aula liturgica si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso in vetro, con incisa la visita di Maria a Elisabetta, avvolta da un fiorire di rami d’ulivo, simbolo della pace. Entrare per quella porta, è riconoscere che Cristo è la meta alla quale, chi entra, dirige i suoi passi. L’atrio accessibile attraverso il portale e due porte laterali è arredato con mobili funzionali per esporre avvisi ed informazioni della vita della comunità ed è ornato con elementi floreali. Sul pavimento dell’atrio è inciso in lettere romane l’anno della costruzione della chiesa, “MMX ad perpetuam rei memoriam”. 36. La facciata La facciata che comprende il portale, il rosone e le campane a vela, porta inciso al centro, su lastre di marmo, il titolo della dedicazione: “Maria SS. Regina”. 37. Il portale L’ornamento, la decora-zione, la bellezza del portale vuole essere un primo approccio con la bellezza della chiesa. E’ arricchito dalla rap-presentazione dei simboli dei quattro evangelisti

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(l’angelo, il leone, il toro e l’aquila) a richiamare che i Vangeli costituiscono i pilastri della comunità cristiana. Ha due vetrate laterali con inserimenti di foglia d’oro. 38. La disposizione dei banchi 24 banchi per 104 posti sono stati realizzati dalla Genuflex di Maser, Treviso e disposti intorno all’area presbiterale, per permettere all’assemblea dei fedeli di disporsi a ventaglio. All’interno dell’aula oltre ai banchi sono state previste le panche perimetrali in legno di faggio con disegno coordinato a quello dei banchi centrali con 35 posti a sedere. 39. Il verde La nuova chiesa si inserisce armonicamente nel borgo, immersa nel verde del giardino, che è stato quasi integralmente conservato e che verrà valorizzato con successive

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piantumature per compensare il taglio del tasso e del cedro necessario all’insediamento del nuovo edificio. Il parco è elemento peculiare dell’area con suggestive colorazioni stagionali. 40. Il portico Un accesso alla chiesa è stato previsto dalla parte del portico rettangolare che lega l’edificio della sacrestia con la nuova chiesa, per permettere di abbattere le barriere architettoniche a beneficio dei portatori di handicap. Conclusione. Un cammino complesso e laborioso ha coinvolto la comunità parrocchiale, con una approfondita riflessione teologica, liturgica ed ecclesiale. Un tempo propizio che ci ha avvicinati alle molte e diversificate dinamiche dell’arte sacra. Non abbiamo mai eluso nessuna delle domande su cui ci siamo confrontati: le fonti della liturgia, la relazione fra tradizione e modernità, l’attualità della fede nei linguaggi e forme del nostro tempo, la destinazione liturgica del nuovo edificio, la visibilità della fede, i linguaggi dell’arte. Affido a Maria SS. Regina l’auspicio che questo nuovo spazio della fede, aiuti chi desidera incontrarsi con il Signore e con la comunità cristiana. Il parroco Don Paolo Bonetti

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Grazie

Un grazie di cuore a tutti i benefattori e coloro che in vario modo hanno reso possibile la costruzione della Nuova Chiesa Parrocchiale, con contributi personali o in memoria dei propri cari. In particolare la signora Cacciottoli Simonati Maria Cristina per averci donato il crocifisso doloroso posto nella Cappella Eucaristica, la Banca di Cividale e la famiglia Cattaruzzi Mattioni per avere finanziato il restauro del crocifisso, la società KB 1909 di Gorizia, la ditta Specogna di Cividale per il dono di una campana e Mons. Luigi Ristits per il dono della scultura lignea del Cristo Risorto. Un grazie riconoscente a coloro che, con costante attenzione, condivideranno anche per il futuro il nostro impegno ad onorare il mutuo che scadrà nel 2029.

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Poesia Passi verso Dio

Luce dalle braccia

aperte del Cristo

riflessi bronzo-dorati

penetrano l’aria

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Alle vite sfreccianti

carezze dalle lunghe

mani degli antichi cedri

come sentinelle a guardia

dei nostri passi incerti

verso la nuova casa di Dio

Jug Guglielmo (Willy)