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SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA PER ASPERA AD VERITATEM RIVISTA DI INTELLIGENCE E DI CULTURA PROFESSIONALE N.6 settembre-dicembre 1996 ------------------------------ © Servizio per le informazioni e la Sicurezza Democratica ------------------------------

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Rivista italiana di intelligence, volume 6

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  • SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA

    PER ASPERA AD VERITATEM

    RIVISTA DI INTELLIGENCE E

    DI CULTURA PROFESSIONALE

    N.6 settembre-dicembre 1996

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  • Anche per l'albero c' speranza: se viene tagliato, ancora ributta

    e i suoi germogli non cessano di crescere; se sotto terra invecchia la sua radice

    e al suolo muore il suo tronco al sentore dell'acqua rigermoglia e mette rami come nuova pianta.

    (Giobbe 14, 7-9)

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  • INDICE

    SALUTO DEL PREFETTO GAETANO MARINO SALUTO DEL PREFETTO VITTORIO STELO

    Saggi e articoli

    Pierre LACOSTE - Cultura e intelligence: un progetto per l'Universit Gaetano MARINO - Informazione e sicurezza: la sicurezza democratica Paolo PRETO - Le parole dello spionaggio Francesco SIDOTI - Criminalit e istituzioni nelle societ multiculturali Camillo TAGLIARI - Derivati e criminalit

    Documentazione di interesse

    Comitato Parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato - Relazione sull'acquisizione illegittima di informazioni riservate e controllo parlamentare Camera dei Deputati - XIII Legislatura - Relazione sulla politica informativa e della sicurezza presentata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, PRODI, per il primo semestre 1996 Fondazione Giovanni AGNELLI - Un federalismo unitario e solidale (I parte) Relazione previsionale e programmatica per il 1997 Indice delle proposte e dei disegni di legge riguardanti i Servizi di informazione e di sicurezza presentati nel corso della XIII Legislatura, al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati Camera dei Deputati - XIII Legislatura - Proposta di legge n. 1202 "Modifiche alla legge 24 ottobre 1977, n. 801, in materia di ordinamento dei Servizi per le informazioni e la sicurezza" presentata dai Deputati SODA, FOLENA, SINISCALCHI Camera dei Deputati - XIII Legislatura - Proposta di legge n. 885 "Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui servizi per le informazioni e per la sicurezza dello Stato" d'iniziativa del Deputato SODA Camera dei Deputati - XIII Legislatura - Proposta di legge n. 1203 "Modifiche alla legge 24 ottobre 1977, n. 801, in materia di segreto di Stato" presentata dai Deputati FOLENA, SARACENI, SODA, SINISCALCHI ed altri

    Normativa e giurisprudenza di interesse

    Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 aprile 1994 n. 609 Decreto del Presidente della Repubblica 11 novembre 1994 n. 680 Dir. n. 95/46/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995 Presidenza della Repubblica Francese - Decreto n 95-350 del 1 aprile 1995

    I Servizi di informazione e sicurezza degli altri Paesi

    Canada: Canadian Security Intelligence Service

    Recensioni e segnalazioni bibliografiche

    Patrick BIRKINSHAW - Government and Information : The Law Relating to Access, Disclosure and Regulation Giuseppe DE LUTIIS - Storia dei servizi segreti in Italia Ecole Nationale d'Administration - ENA - Livre blanc du cinquantenaire de l'ENA. Dix propositions pour l'administration de demain Ernesto U. SAVONA - Oltre il diritto penale. Note in materia di lotta alla corruzione

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  • Michele M. CORRERA, Pierpaolo MARTUCCI, Alessandro CERESI - La fenomenologia dei "virus" nei computer crimes. Aspetti criminologici e giuridici. Giovanni VERDICCHIO - La lotta alla criminalit organizzata sul piano internazionale.Possibilit operative e competenze Nicol POLLARI - I rapporti tra riciclaggio, usura ed evasione fiscale Report of the Commission on the Roles and Capabilities of the United States Intelligence Community, Washington , DC, March 1996 - The Need for a Coordinated Response to Global Crime Trends in Organized Crime - IC21:Intelligence Community in the 21st Century

    Curiosit storiche

    Anno 1865: "Spese pel Servizio Segreto di Pubblica Sicurezza"

    Notizie sui collaboratori

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  • CONTENTS

    WELCOME GREETING OF PREFECT GAETANO MARINO WELCOME GREETING OF PREFECT VITTORIO STELO

    Essays and articles

    Pierre LACOSTE - Culture and intelligence: a project for universities. Gaetano MARINO - Intelligence and security: democratic security Paolo PRETO - The language of espionage Francesco SIDOTI - Crime and institutions in multicultural societies Camillo TAGLIARI - Derivates and crime

    Documents of interest

    Parliamentary Oversight Committee on the Intelligence and Security Services. - Report on the illegittimate acquisition of confidential information and the Parliamentary monitoring action Chamber of Deputies - XIIIth Parliament - Report on the Government Intelligence and Security policy presented by Prime Minister Romano PRODI (for the period Jan.-Jun.1996) Foundation Giovanni AGNELLI - A federalism in the spirit of unity and solidarity (Part I) Government budget forecast document for 1997 List of the Bills regarding the Intelligence and Security Services presented to the Chamber of Deputies and to the Senate during the XIIIth Parliament . Chamber of Deputies - XIIIth Parliament - Bill n.1202 "Modification of Law n.801, of 24 October 1977, on the establishment and regulations of the Intelligence and Security Services" by Deputies SODA, FOLENA, SINISCALCHI Chamber of Deputies - XIIIth Parliament - Bill n. 885 "Establishment of a Parliamentary Engiury Commette into the Intelligence and Security Services" by Dep. SODA Chamber of Deputies - XIIIth Parliament - Bill n.1203 "Modification of Law n.801 of 24.10.1977 with reference to State secrecy" by Deputies FOLENA, SARACENI, SODA, SINISCALCHI and others.

    Legislation and jurisprudence

    Prime Minister's Decree n.609 of 14th April 1994. Presidential Decree n. 680 of 11th November 1994. Dir. N.95/46/EC of the European Parliament and European Council of 24th October 1995 Republic of France. Presidential Decree - n. 95/350 of 1st April 1995.

    Other Countries Intelligence and Security Services

    Canada: The Canadian Security and Intelligence Service

    Reviews and bibliographic recommendations

    Patrick BIRKINSHAW - Government and Information "The Law Relating to Access, Disclosure and Regulation" Giuseppe De LUTIIS - Storia dei servizi segreti in Italia Ecole Nationale d'Administration - ENA - Livre blanc du cinquantenaire de l'ENA. Dix propositions pour l'administration de demain. Ernesto U. SAVONA - Oltre il diritto penale. Note in materia di lotta alla corruzione

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  • Michele M. CORRERA, Pierpaolo MARTUCCI, Alessandro CERESI - La fenomenologia dei "virus" nei computer crimes. Aspetti criminologici e giuridici. Giovanni VERDICCHIO - La lotta alla criminalit organizzata sul piano internazionale.Possibilit operative e competenze Nicol POLLARI - I rapporti tra riciclaggio, usura ed evasione fiscale Report of the Commission on the Roles and Capabilities of the United States Intelligence Community, Washington , DC, March 1996 - The Need for a Coordinated Response to Global Crime Trends in Organized Crime - IC21:Intelligence Community in the 21st Century

    Historical Curios

    Year 1865: "Spese pel Servizio Segreto di Pubblica Sicurezza"

    News on our collaborators

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  • SALUTO DEL PREFETTO GAETANO MARINO Ai lettori Nel momento di lasciare l'incarico, intendo rivolgere un saluto ai lettori della rivista, la cui "nascita" ha rappresentato una novit editoriale assoluta nel campo dell'intelligence, settore nel quale sono ancora rari, soprattutto nel nostro Paese, luoghi di riflessione che consentano di conoscere ed approfondire temi fondamentali dell'odierno vivere civile, nel contesto interno e internazionale. Poter sviluppare un dibattito culturale all'altezza del particolare momento storico la sfida con la quale si voluto cimentare un organismo, come il SISDe, deputato piuttosto, in ragione della propria funzione, alla riservatezza e al silenzio. Gli argomenti trattati nei vari volumi gi editi, selezionati dalla rivista secondo un criterio di massima apertura alla societ contemporanea, hanno inteso comunicare una filosofia nuova dell'intelligence, in linea con i significativi mutamenti strutturali e operativi del Servizio, portando a conoscenza di una qualificata platea esterna le problematiche di una strategia globale per la sicurezza nazionale. D'altronde, stata pi volte sottolineata la necessit che soprattutto in questo delicato settore, venga estesa il pi possibile la potenzialit informativa in ragione anche alla mutevolezza delle minacce alla sicurezza, i cui scenari sono in rapida e continua evoluzione. La rivista, in tal senso, ha avuto e ha tuttora l'ambizione di tenere alto il livello dell'attenzione e profondo quello della conoscenza dei fenomeni. In questo cammino, cultura dell'intelligence e cultura professionale si sposano, poich solo su una prospettiva culturale di ampio respiro possono fondersi i valori che animano e sostengono l'organizzazione professionale, nonch il quotidiano impegno di quanti vi operano con dedizione e sacrificio. Nel contempo, la rivista si anche prefissa lo scopo di costituire un punto di riferimento per un'organica raccolta di documentazione specifica di settore, assente nel panorama generale, che certamente trover una sua precipua utilit in previsione di una prossima riforma dei Servizi Informativi. mio intendimento, quindi, ringraziare tutti i collaboratori che, attraverso il loro proficuo contributo, hanno inteso evidenziare e valorizzare il delicato compito istituzionale demandato al SISDe. Nel salutare i lettori ed augurare buon lavoro al Prefetto STELO, desidero sottolineare ancora una volta valori fondamentali quali identit, appartenenza, motivazione, trasparenza, dialogo con la societ civile che, in sintonia con i principi ispiratori della Costituzione della Repubblica, sono stati e sono certo continueranno ad essere il punto di riferimento di tutti coloro che sono quotidianamente impegnati, a tutti i livelli, nel campo della tutela della sicurezza dello Stato. Gaetano MARINO

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  • SALUTO DEL PREFETTO VITTORIO STELO Ai lettori Come nuovo Direttore del SISDe, sento il dovere di presentare la mia linea editoriale nel momento in cui assumo anche la direzione di questa rivista che, pur in breve tempo, riuscita a ottenere una sua affermazione nel mondo dell'intelligence e, nel contempo, a suscitare grande interesse in ambito istituzionale e accademico. Il cammino di questa rivista - e ci avevo gi colto come prefetto in sede - nata in un momento caratterizzato da importanti mutamenti strutturali e organizzativi del Servizio, testimonia con chiarezza il conseguimento delle finalit perseguite, volte non solo alla discussione di argomenti di cultura professionale, ma anche a una migliore comunicazione e diffusione dei valori dell'organizzazione, in sintesi, alla riaffermazione del valore della "cultura" e in particolare della "cultura dell'intelligence". Valori che meritano di essere espressi e coltivati e che generano quell'entusiasmo che anima e animer ciascuno di noi nella nostra sfida quotidiana, con la soddisfazione e l'orgoglio di svolgere una attivit che consenta di fornire risposte sempre pi efficaci alle esigenze della collettivit. La linea editoriale della rivista sar quella della continuit dell'opera gi intrapresa, nella convinzione che ciascuno di noi pu e deve giocare un ruolo importante per la conoscenza del nostro mondo e del nostro lavoro. Perch ci avvenga, e questo tra i miei principali auspici, necessario che il lavoro quotidiano, non solo di coloro che realizzano la rivista, ma di tutti gli appartenenti al Servizio, riesca a guadagnarsi il dono della serenit che, spesso, indispensabile condizione per il conseguimento dei delicati fini istituzionali che gli operatori dell'intelligence sono chiamati a perseguire. Confidando nell'interesse e nella fiducia che i lettori vorranno continuare a rivolgere a questa originale iniziativa editoriale, saluto e ringrazio tutti i collaboratori interni ed esterni che, con i loro prestigiosi apporti, hanno contribuito al suo buon successo e li invito a continuare a diffondere quei "valori aziendali" gi indicati dal precedente Direttore, Gaetano Marino, e da me profondamente condivisi. Vittorio STELO

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  • Pierre LACOSTE - Cultura e intelligence: un progetto per l'Universit

    Signore e Signori, Signor Direttore, un grande onore per me stare oggi insieme a Voi e ringrazio sinceramente il Prefetto Marino, Direttore del SISDe, per avermi invitato a parlarVi del progetto che ho iniziato a realizzare nel mio Paese, per fare s che l'intelligence abbia "libero accesso" all'Universit. Sono ulteriormente onorato poich non sono un vero e proprio specialista dell'intelligence ed, oggi, sono un ufficiale in pensione. Ho, infatti, lasciato il Servizio attivo della Marina francese nel 1985, dopo aver passato tre anni a capo della DGSE; e nei precedenti quarant'anni, nei quali ho indossato la divisa di ufficiale di Marina, non ho mai avuto l'opportunit di esercitare funzioni specifiche nell'intelligence. Quindi, quando il Presidente della Repubblica mi ha convocato nel 1982 per chiedermi di assumere quel delicato incarico, Vi confider che sono rimasto molto sorpreso e, prima di accettare, ho riflettuto a lungo. Sono rimasto, dunque, solo tre anni alla DGSE. Inoltre, dal 1985, mi sono impegnato a non interessarmi pi delle vicende che ormai spettavano ai miei successori, conformandomi all'usanza della Marina, di molti Servizi pubblici e di molte altre istituzioni. Nella Marina si dice "non si ritorna sulla nave che si comandata", e questo per sottolineare che la gestione spetta al nuovo comandante in carica e che gli "ex" non devono occuparsi di cose che non li riguardano pi; non bisogna interferire nelle attivit, ed in particolare in quelle operative, di coloro che sono in carica. Tuttavia, da quando sono in pensione, ho avuto l'occasione di continuare ad interessarmi di problemi strategici, di difesa, di relazioni internazionali e di sicurezza, soprattutto - come ha ricordato il Prefetto Mosca - in qualit di Presidente della "Fondazione per gli Studi della Difesa Nazionale", un organismo di collegamento tra ambienti militari e quelli della ricerca e dell'Universit, in Francia ed all'estero. Poi, ho accettato di tenere dei corsi alla nuova Universit di Marne la Valle, sita nella banlieue Est di Parigi, corsi su argomenti di geopolitica, strategia europea ed informazione e sicurezza. Nel frattempo, ho pubblicato nel 1992 il libro - che Lei, Signor Prefetto, ha citato - il cui titolo "Le Mafie contro la democrazia" aveva lo scopo di richiamare l'attenzione dei miei compatrioti sull'esistenza di nuovi pericoli, che - a mio parere - hanno sostituito la minaccia di una guerra nucleare tra l'Est e l'Ovest dopo la fine della Guerra Fredda. Lo smembramento dell'Impero sovietico non ha aperto - come alcuni credevano - un'era di pace, perch la fine della Guerra Fredda ha comportato altri rischi, altre minacce spesso pi insidiose e pi difficili da individuare. L'apertura delle frontiere, la mondializzazione degli scambi, la globalizzazione degli interessi economici e politici favoriscono il commercio internazionale e lo sviluppo; ma, favoriscono, purtroppo, anche lo sviluppo di ogni forma di criminalit transnazionale. Sono convinto che i metodi, i meccanismi, le ricette sperimentate ed il "savoir-faire", a volte ancestrale, che caratterizzano ci che chiamo la "sindrome mafiosa", vanno a beneficio dei criminali. I militari sanno combattere un esercito nemico, la Polizia sa come trattare i criminali, ma la lotta contro le mafie molto pi difficile. E' una sfida per la democrazia, per le Forze dell'Ordine e per la Giustizia; una sfida che, fino ad oggi, solo l'Italia stata in grado di affrontare. Vorrei rendere omaggio a tutti coloro che, nel Vostro Paese, hanno dato prova di una notevole determinazione per combattere efficacemente questa forma estremamente complessa di criminalit, che paragono ad un vero e proprio "cancro sociale". Sappiamo anche che il pericolo oltrepassa le frontiere dei nostri rispettivi Stati e che l'internazionalizzazione della sindrome mafiosa l'ha fatto diventare un fenomeno di ampiezza mondiale. I cartelli della droga dell'America Latina, le triadi cinesi, le bande e le mafie dell'ex Impero sovietico, gli Yakuza giapponesi hanno spesso assunto la forma di vere e proprie "Multinazionali del crimine". I Servizi informativi interni, come il SISDe in Italia o come la DST in Francia, essendo sempre pi coinvolti sul piano dei rapporti internazionali, devono collaborare strettamente con i loro omologhi stranieri. Purtroppo, le diverse legislazioni, procedure e "culture della sicurezza" non facilitano questa cooperazione. Tutti i dirigenti politici, tutte le opinioni pubbliche non hanno ancora capito che i fenomeni, che ho appena evocato, costituiscono vere e proprie minacce per la sicurezza mondiale. Cercher, quindi, di esporVi il mio progetto. Lo divider in tre parti: in primo luogo, la verifica della situazione cos come l'ho riscontrata nel mio Paese; in secondo luogo, le difficolt dell'impresa; infine, la finalit di questo seminario pluridisciplinare.

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  • Per prima cosa, parler della verifica. Cosa si pu rilevare? Ho riscontrato che nei nostri Paesi, ed in particolare in Europa, a parte la Gran Bretagna e forse per un certo verso la Germania, c' una grande ignoranza riguardo ai problemi dell'intelligence. Appena si parla di problemi che riguardano i Servizi di Sicurezza od i Servizi Speciali, ci si scontra con pregiudizi, miti o fantasmi di un'opinione pubblica che ignora tutto dei limiti e delle realt del mestiere. Purtroppo quest'ignoranza non riguarda soltanto l'opinione pubblica in generale, ma esiste nell'Amministrazione, nei pi alti livelli della classe politica, dell'industria e dell'economia. In ognuno di questi settori, l'intelligence evoca per prima cosa immagini ingannevoli ed idee preconcette; ma nella stampa ed anche in molti ambienti scolastici ed universitari ancor peggio. Ho, quindi, notato che la Francia era l'unico tra i grandi Paesi a non interessarsi in maniera sistematica alla ricerca universitaria in materia di intelligence. Questa constatazione particolarmente impressionante quando si considera ci che avviene nel mondo anglosassone. Nella mia introduzione - come Lei, Signor Prefetto, ha ricordato - ho fatto riferimento a pi di 120 universit e centri universitari degli Stati Uniti ed in Canada. In Gran Bretagna, esistono una dozzina di centri e da sette anni partecipo a seminari e simposi, negli Stati Uniti, ad Harvard, a Washington, a Colorado Springs ed in California. Peraltro, tra alcuni giorni devo recarmi all'Universit di Yale dove si affronteranno questi problemi. In queste riunioni si incontrano ufficiali della CIA che mettono in evidenza il loro cartellino per far vedere che appartengono alla CIA; si incontrano ufficiali dell'FBI nonch universitari e giornalisti; non ci sono pi tab e si pu parlare liberamente di questi problemi. Esistono molti seminari, numerose pubblicazioni, memorie, tesi scritte da studenti e libri pubblicati da professori. Questa documentazione non molto conosciuta nel mio Paese. Pochissimi di questi libri vengono tradotti in francese. Viceversa, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, i ricercatori, gli universitari dispongono di un'abbondante documentazione che permette loro di conoscere i lavori fatti dai loro colleghi storici, politologi od esperti in relazioni internazionali. Questa prassi, quindi, permette anche all'opinione pubblica ed ai dirigenti di disporre di molti e seri riferimenti. Cos, ad esempio, nel Congresso degli Stati Uniti, i Senatori hanno tutti i mezzi per ottenere le informazioni indispensabili. A questo punto, per, voglio insistere sulla differenza che va fatta tra l'informazione che chiamo "operativa", ossia quella relativa ai casi in corso o alle vicende ancora riservate, e la conoscenza dei mezzi e dei metodi dei Servizi. Questa credo che sia una distinzione molto importante. Nel 1973, avevo constatato un'analoga indifferenza negli ambienti universitari francesi nei confronti degli affari relativi alla difesa ed alla strategia. All'epoca c'era un certa ostilit verso tutto quello che, da vicino o da lontano, concerneva il settore militare; e proprio questa ostilit impediva di trattare tali argomenti. Sempre in questo periodo, sono stato tra coloro che hanno contribuito a fare evolvere le mentalit in un senso pi positivo. Avevo avuto la fortuna di partecipare al gruppo ristretto di ufficiali e di civili del Centro di Prospettive e di Valutazioni (CPE) che, dal 1966 al 1972, aveva elaborato la dottrina francese di sicurezza; inoltre sono stato uno dei redattori del primo "libro bianco" francese sulla difesa. Abbiamo, inoltre, constatato che il pubblico non recepiva, non capiva il messaggio. Abbiamo fatto, quindi, un enorme sforzo per spiegarne i motivi, che ha dato i suoi frutti. Da una ventina di anni le universit francesi hanno organizzato molti corsi dedicati alle questioni di difesa e di sicurezza. Sono stati creati molti centri di ricerca specializzata, ma purtroppo constato che nessuno di questi ha ancora scelto di interessarsi al settore dell'intelligence. Tuttavia, al contempo, osservo che, dopo la fine della Guerra Fredda, nel mio Paese c' un manifesto ritorno d'interesse per l'intelligence da parte delle Autorit governative, dell'Amministrazione e dell'opinione pubblica. La Francia, nel 1994, ha pubblicato un nuovo "libro bianco" sulla difesa ed in questo documento l'intelligence appare finalmente come un elemento assolutamente essenziale per la prevenzione ed il controllo delle crisi internazionali. Parallelamente, c' stata anche la presa di coscienza nel settore economico. E' stata istituita una commissione incaricata di amministrare la "pianificazione", presieduta da Henri Martre, ex delegato per l'armamento ed ex Presidente della societ "Aerospaziale", per studiare ci che ora si chiama "intelligence economica". Inoltre, le minacce legate all'espansione del terrorismo e della criminalit internazionale - di cui parlavo prima - dimostrano che sono sempre di pi le persone che capiscono la necessit di rafforzare la cooperazione tra i diversi Servizi informativi nazionali in Francia - la Polizia, la Dogana, gli Affari Esteri e la Difesa - per tutto ci che riguarda la sicurezza interna ed esterna del Paese; capiscono anche la necessit

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  • di estendere la cooperazione al di l delle frontiere. Infine, ultimo elemento di attualit, lo straordinario sviluppo delle scienze e delle tecnologie dell'informazione. Le reti internazionali sono sempre pi estese e sempre pi potenti. Esse offrono moltissime nuove opportunit, le cui conseguenze non ci sono ancora tutte note. Tuttavia, in Francia, come forse in Italia, esiste una certa quantit di documentazione sull'intelligence. Alcuni storici hanno fatto ottimi lavori. Tra costoro, citer il Professore Alain Dewerpe che ha pubblicato un libro interessantissimo dal titolo "Espion, une anthropologie du secret d'etat contemporain" (Spia, un'antropologia del segreto di stato contemporaneo). Ci sono anche alcuni giornalisti investigativi - e non tutti sono amanti degli scandali - che, con le loro numerose ricerche, si sono comportati quasi come storici. E' evidente, tuttavia, che questi lavori debbono essere esaminati da veri e propri universitari per garantirne la qualit e per aprire nuove prospettive ai ricercatori. Quali sono le difficolt del progetto? Nella seconda parte della mia esposizione parler delle numerose difficolt. Vorrei ricordarVi, in primo luogo, che la finalit dell'intelligence di apportare alle persone che devono decidere "informazioni utili" per l'esercizio delle loro responsabilit. A questo punto, faccio il legame tra informazione ed azione poich la principale caratteristica dell'intelligence - a mio parere - di essere inscindibile da ogni procedimento a carattere strategico. L'intelligence , per natura, legata a tutte le forme dell'azione politica, diplomatica, militare, economica, scientifica o sociale. Quindi, una disciplina che interessa tutti i settori. Ed per questa ragione che ho scelto come titolo del mio seminario "La cultura francese dell'intelligence". Mi auspico di trattare il problema con un approccio comparativo e trasversale e di poter trarre beneficio dai lavori realizzati all'estero. Per tener conto delle difficolt inerenti a questo progetto, bisogna prevedere un periodo iniziale di sensibilizzazione degli ambienti universitari e della ricerca, in modo da stimolare l'interesse di un sempre maggior numero di studenti, di ricercatori, di professori. Esiste, da questo punto di vista, un interessante parallelo con l'evoluzione delle nuove applicazioni della "civilizzazione dell'informazione". Ho gi evocato i diversi settori interessati: storici, politologi, sociologi, strateghi, militari. Far anche notare che se l'argomento riguarda in primo luogo le "scienze umane" - come si dice in Francia - e le scienze sociali, credo che anche le scienze "esatte" siano parte integrante, ad esempio, degli sviluppi delle tecnologie dell'informazione. Proprio per queste ragioni, ritengo che la parola "cultura" sia la pi coerente alla complessit del tema. Ho parlato delle difficolt del progetto. Esse hanno tante cause. Queste cause sono, da una parte, di ordine generale e, dall'altra, sono specifiche del mio Paese. Le ragioni di ordine generale, che spiegano e permettono di capire le reticenze degli ambienti universitari verso lo studio dell'intelligence, possono essere riepilogate sotto la forma di tre paradossi. In primo luogo, la natura clandestina dell'argomento. Questo spiega l'assenza di archivi o la messa sotto sequestro degli archivi. Questo un primo ostacolo per gli scienziati, i ricercatori e gli storici. Questo punto, evidentemente molto importante, ha rappresentato, fino ad oggi, una delle principali difficolt per gli universitari. In secondo luogo, quello che Alain Dewerpe chiama "l'investimento immaginario nell'occulto". Vale a dire, che l'intelligence generalmente associata alla bugia, alla dissimulazione e ad un'insieme di comportamenti socialmente e psicologicamente sospetti. In terzo luogo, "la trappola delle teorie cospiratorie del politico". Questa enunciazione dimostra che effettivamente ogni tentativo di spiegazione della scienza politica a partire dall'intelligence si scontra con una difficolt fondamentale e cio la nozione di cospirazione. Cito a riguardo alcune espressioni particolarmente significative scritte da Alain Dewerpe nel suo libro di cui vi ho gi parlato: "il grande gioco", "il male necessario", "le guerre dell'ombra", "le discipline clandestine", "i drammi ed il piacere del ruolo". Queste definizioni, molto ricche, dimostrano quali siano effettivamente le ambiguit e la complessit dell'argomento. Al di l di queste ragioni generali, comuni a tutti i Paesi, ci sono delle spiegazioni pi direttamente legate al fenomeno francese ed alla storia della Francia. Quando ho deciso di portare avanti questo seminario, sono venuto a conoscenza di uno studio fatto da uno storico americano, il professore Douglas Porch, specialista della storia del mio Paese. Egli ha anche pubblicato nell'ottobre 1995 un libro sulla "Storia dei Servizi Segreti francesi dal caso Dreyfus fino alla guerra del Golfo". Alcuni mesi prima, egli aveva pubblicato sulla rivista britannica "Intelligence and national security", alla quale collaboro, un articolo che trattava proprio della "cultura francese dell'intelligence".

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  • Naturalmente, mi sono precipitato a leggere questo articolo per conoscere le sue conclusioni. Non tutte sono favorevoli al mio Paese. Comunque, ve le espongo perch ci sono delle spiegazioni che trovo molto interessanti. Douglas Porch mette in evidenza cinque tratti caratteristici della cultura francese dell'intelligence. Il primo - dice - che le ambizioni nazionali dei francesi, troppo spesso, non sono coincise con le capacit reali del Paese. Essendo uno specialista della guerra 1914-1918 ed un ottimo conoscitore dell'esercito francese, egli, partendo dagli esempi del Maresciallo Joffre nel 1914, al momento dell'offensiva tedesca attraverso il Belgio, del Generale Gamelin nel 1940 e dei Generali francesi a Dien-Bien-Phu, ha dimostrato che, bench fossero in possesso di informazioni, essi hanno dovuto affrontare sfide praticamente impossibili. Quindi, di proposito, non avevano tenuto conto delle informazioni che, in tali circostanze, avrebbero potuto farli rinunciare alla loro strategia avventurosa. Questa una tesi contestabile che, tuttavia, merita - a mio parere - di essere presa in considerazione dai ricercatori francesi. Ritengo che questa tesi sia una sfida per loro, una "challenge" che merita di essere raccolta per trovare argomenti contrapponibili a quelli del Professore americano che ha svolto un ottimo lavoro scientifico. Occorre realizzare lavori della stessa qualit. In secondo luogo, Douglas Porch ritiene che in Francia le turbolenze politiche hanno sempre contribuito a rendere i Governi francesi molto diffidenti nei confronti del Servizi informativi. Purtroppo, credo che abbia ragione. Questo risale al caso Dreyfus, che forse l'esempio pi significativo di questa diffidenza e continua ad esserlo per la societ francese di oggi. D'altronde, nella storia francese contemporanea, ci sono tanti episodi analoghi, che hanno alimentato il sospetto della classe politica e dell'alta amministrazione nei confronti di tutto ci che riguarda, da vicino o da lontano, i Servizi Speciali. Terza caratteristica: secondo Porch la tradizione vuole che siano i militari a gestire i Servizi informativi francesi esterni. Questo in parte il motivo dell'incomprensione del potere civile verso i Servizi. Credo che, anche su questo punto, Douglas Porch abbia ragione. Non un'accusa nei confronti dei militari, piuttosto un rammarico per il fatto che pochi civili abbiano effettivamente avuto incarichi nei Servizi speciali francesi. Quarta caratteristica: la ricerca, l'analisi e lo studio dell'informazione richiedono un lavoro da benedettino, e questo in Francia sarebbe stato sottovalutato a beneficio della "cultura azione" degli operativi. Vale a dire che le operazioni clandestine sarebbero state privilegiate. Non sono del tutto d'accordo con questa tesi. Credo che sia una lettura troppo parziale della storia, anche se alcune sue spiegazioni meritano di essere prese in considerazione. Quinta ed ultima caratteristica: interessandosi soprattutto all'intelligence interna e poco a quella esterna, i dirigenti francesi non hanno resistito alla tentazione della politicizzazione provocando cos la moltiplicazione di "casi", di "coups tordus" - come si dice in francese - (di mosse sbagliate) o di intercettazioni telefoniche. Douglas Porch insiste - a mio parere - troppo su questo punto, poich addirittura asserisce che i Servizi come la DST o la RG sono in Francia vere e proprie "polizie politiche". Coloro che conoscono il mio Paese ed, in particolare, i professionisti che sono qui presenti sanno che quest'affermazione eccessiva. Dopo aver parlato di alcune delle difficolt del progetto, vi racconter come ho cercato di risolverle, esponendoVi lo schema generale del seminario pluridisciplinare. Visto che sono coinvolte numerose discipline universitarie, ho subito capito che sarebbe stato molto difficile mettere in atto quello che avevo in programma, ossia aprire nuove cattedre nelle universit francesi, in particolare a Marne la Valle. Avevo trovato una cattedra libera di Storia ed il Presidente dell'universit era d'accordo per trasformarla in una cattedra di "Storia dell'intelligence". Quando, per, mi sono rivolto ad un giovane professore, che avevo scelto per dirigerla, egli mi ha risposto: "Lei non si rende conto! Non sono un candidato al suicidio! Se io, giovane professore, volessi aprire una cattedra che non fa parte dei tradizionali programmi dell'universit francese la mia carriera sarebbe finita". Poich ho un genero storico, ho subito capito che aveva ragione! Obbligandomi a cambiare orientamento ed a scegliere la via di un seminario di ricerca (forse questo tipo di seminario esiste nelle Vostre universit), egli mi ha reso un grande servizio. Nelle universit francesi alcuni storici hanno preso l'abitudine di affrontare temi trasversali che non appartengono forzatamente alle categorie tradizionali. Essi possono fare lavorare assieme studenti provenienti da diverse universit, da differenti facolt, per facilitare i lavori di ricerca. Quindi ho adottato questa formula, appoggiandomi su un "Diploma di specializzazione post-lauream", un "D.E.A." del terzo ciclo di Scienze Politiche all'Universit di Marne La Valle. Esso mi fa da tutore e da garante in quanto non sono un universitario.

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  • Proponendo studi comparativi e pluridisciplinari e ricordando la parola "cultura" ho potuto mettere come fattore comune i differenti elementi di cui Vi ho parlato. Spero che con questo approccio riusciremo a determinare scientificamente i principali fattori dominanti che costituiscono le caratteristiche specifiche della nostra cultura nazionale d'intelligence. Per giustificare la struttura generale del mio progetto, mi sono ispirato ad una classifica, proposta in un articolo scritto sulla rivista "Intelligence and national security" dal Professore britannico Martin Alexander, che ho incontrato varie volte. Riflettendo sui problemi generali dell'intelligence, egli aveva enumerato una decina di distinte linee d'interesse. Ho scelto, da parte mia, un approccio leggermente diverso per adattarlo ai problemi francesi. Quindi, ho proposto, nell'illustrazione del seminario undici possibili "campi d'azione e di studio". Il primo campo d'azione quello della documentazione. Si tratta, infatti, di rispondere alle sfide poste dagli storici che non hanno o che hanno poche fonti. Bisogna trovare nuovi archivi, provocare le testimonianze, incitare l'uscita di archivi personali e bisogna anche agire presso i poteri pubblici affinch l'embargo, la "legge del silenzio", i tab che, in molti ambienti, si oppongono all'apertura degli archivi, siano progressivamente rimossi. In Francia l'apertura degli archivi informativi autorizzata solo sessant'anni dopo gli eventi, mentre in Gran Bretagna e negli Stati Uniti dopo trent'anni. Siamo, quindi, molto in ritardo da questo punto di vista. E' indispensabile aprire il campo delle ricerche. Da qualche tempo, sono un po' pi ottimista poich abbiamo avuto l'autorizzazione di far lavorare negli archivi militari alcuni allievi ufficiali, alcuni lavori dei quali sono stati pubblicati quest'anno. E' estremamente urgente fare un importante lavoro di documentazione, perlomeno per segnalare quello che esiste negli archivi dei Paesi stranieri dove sono racchiusi tesori che i ricercatori francesi conoscono in parte. Il secondo campo d'azione , a mio parere, il pi importante. Si tratta di stabilire quali siano state le condizioni di elaborazione delle decisioni. Questo riguarda la scienza politica, la strategia, l'arte di dirigere. Credo che sia un elemento centrale del dibattito. L'informazione ha forse avuto o meno un suo ruolo per prendere tale o talaltra decisione? E' stata alterata, sottovalutata o deliberatamente trascurata? In quale condizione questo avvenuto? Qual stata la sua influenza sulla politica estera, sulla gestione delle crisi, sulle guerre, sull'economia? Questi sono interrogativi fondamentali. Come dice il professore Christopher Andrew dell'Universit di Cambridge - che forse conoscete perch stato il primo a svelare la storia dei Servizi Segreti britannici - si tratta di mettere in evidenza ci che egli chiama la "dimensione mancante" nella spiegazione della Storia. Occorre moltiplicare gli "studi di casi" affinch il giudizio degli storici possa appoggiarsi su dati precisi e sull'analisi di un numero sempre maggiore di temi. Questa la ragione per cui suggerisco di riprendere i numerosi lavori storici sulla Prima Guerra mondiale o sulla Seconda esistenti nel mio Paese. Bisogna cercare di sapere come l'informazione circolata, qual stato il ruolo dell'intelligence e se ne ha avuto uno in merito alle decisioni. Penso che vi sia una possibile rilettura di molti fatti storici. Gli storici dovrebbero essere interessati da tali prospettive, soprattutto per quanto riguarda la storia militare. D'altronde, dal 1995 una nuova Commissione stata istituita per occuparsi della storia dell'intelligence. E' solo un inizio, ma auspico che questo avr un seguito. Il terzo campo d'azione interessa soprattutto gli specialisti della scienza politica: "un accostamento metodico" all'intelligence. Cosa pensano in merito i responsabili ed i politici francesi che devono decidere? Ci sono molti studi comparativi da fare tra quello che successo in Francia e all'estero. Ho fatto un esempio all'apertura del seminario: abbiamo vissuto assieme ai britannici la crisi di Suez. Auspicherei che si esaminasse a fondo il modo con il quale i responsabili britannici ed i francesi, che dovevano decidere, siano stati informati. Nel 1956, come forse sapete, la Francia aveva dei legami molto particolari con Israele; i britannici, che erano nel nostro stesso Stato Maggiore, non erano sempre al corrente dei nostri contatti. Ci sarebbe, quindi, un'appassionante rilettura da fare che fino ad oggi - credo - non stata ancora fatta. Quest'accostamento metodologico racchiude tantissimi argomenti e sono sicuro, anche se non sono abbastanza competente per svilupparli, che sono una miniera di spunti preziosissimi. Quarto campo di studio, quarto punto d'interesse, lo studio dei Servizi Segreti ed il loro funzionamento. Credo di conoscere abbastanza bene le reticenze e le proteste dei professionisti. Per avere esercitato questo mestiere, so che la nostra "cultura del segreto" a volte esagerata. Invito, quindi, i miei ex colleghi a dare uno sguardo su quello che succede in altri Paesi, includendo anche la Russia, poich i russi hanno divulgato

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  • tante cose molto interessanti sul funzionamento del KGB. Non bisogna pi "nascondersi dietro al proprio dito", come si dice in francese. Bisogna saper mostrare quali siano le funzioni, le strutture, gli obblighi ed i limiti, i metodi, i mezzi tecnici o umani; tutto questo stato descritto dettagliatamente nella letteratura anglosassone, ma in Francia questo oggetto di errate interpretazioni, quindi bisogna rimettere le cose al loro posto. Siamo l'unico Paese a considerare che tutti questi argomenti hanno un carattere segreto. La mania del segreto non particolarmente una caratteristica del mio Paese. Spesso ho detto ai miei studenti che l'80% degli articoli del quotidiano Le Monde, se fossero scritti da militari nei loro Stati Maggiori, sarebbero classificati segreti unicamente perch si tratta di temi importanti! E' giunto il momento di liberarsi gli uni e gli altri di alcune scorie della "cultura del segreto" per avere una maggior coscienza su ci che veramente riservato e su ci che non lo . Un quinto campo di ricerca quello dell'economia e della tecnologia. Questo il gigantesco settore "dell'intelligence economica", di cui vi parlavo prima, e sono molto contento del fatto che in Francia finalmente lo si sta affrontando. Direi anche che da alcuni mesi diventato un tema di moda, ed quasi - come si dice in francese - "una crostata alla crema", nel senso che molte persone ignoranti del settore si sono appropriate delle parole "intelligence economica" per moltiplicare le riunioni, i dibattiti, i seminari. Spesso vi partecipo per cercare di esporre idee chiare e soprattutto per evitare la confusione tra "intelligence economica" e "spionaggio economico". L'intelligence economica si interessa pi al modo con il quale l'informazione circola nell'economia e nelle industrie che alla ricerca e alla protezione delle informazioni riservate. Nell'attuale sistema della competizione internazionale, lo spionaggio economico assume a volte un'importanza comparabile a quella dello spionaggio militare, ed alcuni autori non esitano a dire che siamo in "guerra economica". Da parte mia, metto piuttosto l'accento sui pericoli della criminalit economica. Ritengo che vi sia un ampio campo d'azione per l'informazione, soprattutto per quanto concerne il "denaro sporco", vale a dire il denaro del crimine, della droga, delle mafie, soldi che provocano - e lo sapete bene - devastazioni nell'economia mondiale. Sesto campo d'interesse, l'informazione in quanto tale, ossia tutte le scienze dell'informazione. Non parlo soltanto delle informazioni fornite ai poteri pubblici dai Servizi Speciali, ma dell'insieme delle questioni relative all'elaborazione dell'informazione: la ricerca, l'elaborazione, la manipolazione, la disinformazione, le reti, la sicurezza delle reti, i delicati problemi della criptologia. In merito a quest'ultima, forse sapete che questi problemi stanno per "esplodere". Fino ad ora, gli Stati erano riusciti a mantenere una certa padronanza dei sistemi di criptologia ed un certo monopolio nella capacit di decifrare le comunicazioni dei Servizi di spionaggio stranieri, dei criminali e di altri illegali che utilizzano le telecomunicazioni. Da alcuni mesi, negli Stati Uniti dove il fenomeno Internet si sviluppato successo un episodio molto grave: un cittadino americano, che si chiama Zimmermann, ritiene che sia scandaloso che lo Stato americano, lo Stato federale, possa ascoltare i cittadini e quindi ha inventato - in quanto un genio matematico ed informatico - un sistema che, per quanto mi risulta, inviolabile; questo sistema a disposizione del pubblico sulla rete Internet, e si chiama "PGP" (Pretty Good Privacy), che eufemismo! E' una sfida lanciata a tutti i Servizi di Sicurezza, a tutti i Servizi d'intelligence del mondo. E' uno dei problemi che dovremmo affrontare nelle ricerche universitarie di cui parlavo prima. Nel settore dell'informazione, inoltre, esiste anche quello che chiamo "informazione aperta". Ho l'abitudine di dire che quando si parla d'intelligence si pensa solo ai Servizi "Segreti", si pensa in primo luogo alle azioni illegali, mentre la vera intelligence, "l'informazione utile" proviene forse per il 95% dall'informazione aperta; vale a dire che non c' bisogno di condurre azioni clandestine o illegali per essere in possesso di quello che occorre per decidere un'azione politica o strategica. Io stesso, che non appartengo pi ai Servizi d'intelligence, leggendo i giornali riesco a sapere cose importanti, come ad esempio l'attuale organizzazione dei Servizi Segreti in Francia: la maggior parte degli avvenimenti viene pubblicata. Questo, d'altronde, un ulteriore motivo in favore del seminario di cui Vi sto parlando. Inoltre, menzioner tutto quello che riguarda la mia attivit a Marne La Valle e come disporre, oggi, di strumenti e di mezzi adeguati alle innumerevoli informazioni che esistono nel mondo. Una parte molto importante del sapere gi disponibile nelle banche dati. Si pu accedere facilmente tramite computer e tramite alcune reti come Internet o altre. Ma quando ci troviamo davanti a una tale quantit d'informazioni, occorre avere metodi, strumenti, software idonei per estrapolare "l'informazione utile". A Marne la Valle sviluppiamo un certo numero di strumenti specifici per giungere a quella che definisco "l'informazione elaborata".

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  • Non siamo gli unici. Esistono molti studi e realizzazioni negli Stati Uniti ed in altri Paesi europei, ma un argomento talmente importante che, come vedete, fa parte del settore di ricerca di cui sto parlando. Il settimo punto di ricerca riguarda la criminalit e l'ordine pubblico. Non certo davanti a questo pubblico che devo insistere sulla tradizione della cultura di intelligence che esiste negli ambienti preposti a garantire l'ordine. Abbiamo molto da imparare - penso soprattutto ai Servizi informativi esterni - dal professionismo dei Servizi di sicurezza interni. Come ho detto prima, all'interno degli Stati di diritto, esistono tradizioni molto vecchie nelle relazioni tra informazione, Polizie e Giustizia; l'informazione destinata alla Giustizia deve rispettare rigorosamente le esigenze di autenticit e di veridicit in modo da fornire ai magistrati elementi incontestabili per giudicare. Non sempre cos per i Servizi rivolti verso l'estero che non sono tenuti allo stesso rigore nella ricerca dell'informazione. Sarebbe il caso che frequentassero gli specialisti della criminalit; molte lezioni e molti elementi di paragone possono risultare da questi contatti. Nello stesso modo, il settore della criminalit ha rappresentato un campo d'azione molto utile per i sociologi, gli psicologi, i criminologi. Questo settimo campo di ricerca giustifica numerosi lavori, e sono convinto che le Universit italiane gi se ne stanno occupando. Ottavo campo d'interesse: le questioni di etica e di deontologia. Ritengo che sia fondamentale approfondire i problemi come quelli della giustificazione dei Servizi, della legittimit dei fini e dei mezzi, dei limiti da rispettare e degli eccessi da non commettere. Occorre studiare i comportamenti dei gruppi e quelli individuali. Faccio, quindi, appello ai filosofi, ai giuristi, ai moralisti affinch riflettano sulle situazioni eccezionali dell'intelligence, sulle regole indispensabili, sulle specificit francesi legate alle nostre tradizioni ed alla nostra storia. Di recente sono stato invitato a tenere una conferenza su questo tema all'Accademia delle Scienze Morali dell'Academie Franaise. Invier al Vostro Direttore il testo, che merita molte riflessioni. Nono punto d'interesse, le libert civili. Basta leggere la pubblicazione dello storico americano, di cui vi ho parlato prima, per convincersi sulla necessit di verificare che i Servizi non commettano azioni che mettono in gioco le libert civili. Quando si parla, ad esempio, del problema delle intercettazioni telefoniche o quando si riflette sui diritti dell'individuo rispetto ai doveri ed ai diritti della collettivit, esiste qui - ed i giuristi lo sanno - una quantit enorme di argomenti di studio. In Francia, esiste una "Commissione Informatica e Libert" che ha lavorato moltissimo in merito a queste questioni. Bisogna consultarla per fare il collegamento con la cultura francese dell'intelligence. Ho parlato di Internet; sapete che su Internet c' una tendenza anarcoide. Alcuni dei suoi fondatori difendono a spada tratta i diritti dell'individuo; non esitano ad additare lo Stato americano evocando il Terzo Emendamento della Costituzione americana a rischio di minare le basi stesse della sicurezza dello Stato. E' diventato un vero e proprio problema internazionale, di primordiale importanza ed il caso Zimmermann, di cui ho parlato prima, probabilmente uno degli aspetti pi significativi. Devo ancora parlare di due argomenti, due punti d'interesse. Il decimo, ossia quello del giornalismo, delle relazioni tra giornalismo ed informazione. I giornalisti sono, per un certo verso, uomini che fanno parte del settore dell'informazione e hanno anche loro le proprie fonti. Devono, prima di pubblicare, verificarle e proteggerle. Essi sono costretti a seguire un certo numero di regole professionali, spesso parallele a quelle degli ufficiali dell'intelligence. Alcuni giornalisti - come ho gi detto - hanno fatto un vero e proprio lavoro di storici; altri, invece, hanno sistematicamente privilegiato gli aneddoti. Nel giornalismo esiste il bene ed il male. La "teoria del complotto" riappare quando si parla di intelligence; a meno che non sia, invece, un'espressione di disprezzo quando si afferma che l'intelligence "non serve a niente" oppure che "queste persone si sono sempre sbagliate". Questi legami tra giornalismo ed intelligence sono, a mio parere, un argomento importantissimo di studio per l'Universit. Infine, undicesimo ed ultimo campo di studio quello della cultura. Ad esempio lo studio del ruolo e del posto della letteratura, del film, della televisione nell'informazione. In che modo i nostri compatrioti ed il pubblico recepiscono tutti questi concetti attraverso i filtri culturali o storici delle loro nazionalit? Ci sono molte pubblicazioni all'estero su quest'argomento, mentre in Francia sono poche; alcuni studenti mi hanno inviato le loro tesi, ma bisogna ancora approfondire e proseguire lo studio di questo argomento, che una delle chiavi per comprendere le reazioni del pubblico e dei Governi nei confronti dell'intelligence. Sto arrivando alla conclusione di quest'esposizione, che spero non sia stata troppo lunga, per dirvi che questo progetto ha preso il via. Ho aperto la prima seduta del seminario il 19 ottobre 1995 e fino ad ora sono riuscito a rispettare il calendario. Spero quindi di potere realizzare l'intero ciclo come previsto. Ho invitato degli storici, un ex Direttore della DST, un ex ufficiale americano della CIA, due militari, un

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  • giurista ed un diplomatico per realizzare quest'apertura pluridisciplinare di cui vi ho parlato. Una ventina di studenti in dottorato di ricerca e diversi uditori provenienti da vari settori partecipano a questo seminario. La dodicesima ed ultima seduta avr luogo alla fine del mese di maggio e ho l'intenzione, se possibile, di pubblicare un primo documento dell'anno 95/96, e di continuare nel 96/97 e nel 97/98. Infine, se mi sar possibile, concluder il seminario con una Conferenza internazionale nel 1998. Tuttavia, la mia iniziativa ancora isolata. Non faccio parte dell'ambiente universitario, quindi auspico di tutto cuore, ed importante, che professori di Parigi o della provincia e ricercatori di differenti branche seguano il mio esempio. Ho gi notato dell'interesse in alcuni storici, giuristi e politologi. Fino ad ora ho solo riscontrato simpatie e praticamente nessuna ostilit aperta, anche da parte di giornalisti che sono specializzati nell'ironia! Uno di questi, un giornalista de "Le Monde", dopo avermi promesso lo scorso ottobre di pubblicare un articolo per far conoscere il mio progetto all'opinione pubblica, mi ha fatto sapere che il Consiglio dei Giornalisti del quotidiano aveva giudicato inopportuno il mio testo. Alcuni mesi dopo, circa quindici giorni fa, ha scritto un articolo che indirettamente ha fatto pubblicit al seminario. Per non derogare alla specialit del giornale, ha scelto un titolo ironico e aggressivo "Du rififi chez les espions" (Del rififi tra gli spioni). E questo in risposta ad un articolo che avevo pubblicato nella rivista "Dfense, Arme, Nation", di cui sono Presidente del Comitato Nazionale, nel quale criticavo il comportamento di uno dei miei successori che, meno di due anni dopo aver lasciato la Direzione della DGSE, ha pubblicato un libro nel quale ha fatto numerose rivelazioni. Mi sono scandalizzato nel constatare che questa prassi, che purtroppo era gi stata quella di due miei predecessori, fosse stata ripresa da un alto funzionario dello Stato, ancora in carica, approfittando del suo ruolo per attaccare in modo eccessivo i militari. Questa mio scritto, caduto sotto gli occhi del giornalista de "Le Monde" ha giustificato l'articolo aggressivo nel quale si diceva che "gli ex Capi della DGSE lottano tra loro". Non assolutamente vero; ho scritto quello che avevo da dire senza alcun tono polemico. Meglio cos, ho avuto in prima pagina de "Le Monde" una pubblicit per il mio seminario e ne sono molto felice. Invece, ho ancora alcune difficolt da risolvere sul piano pratico, amministrativo e del bilancio. Coloro che conoscono l'Amministrazione sanno che le novit e le iniziative sono difficili da attuare! Alla mia tenera et ho imparato la pazienza e so benissimo che, creando questo seminario, ho solo sparso alcuni semi. Soltanto il futuro dir quando e come daranno i frutti. Integro quest'azione tenendo un certo numero di conferenze. Sinceramente credo che intervenendo sui giovani, sugli studenti, potremmo modificare pi facilmente e pi profondamente i comportamenti e le mentalit per permettere all'intelligence di trovare, poco a poco, il posto che merita nella societ di domani. Sono gli stessi giovani che devono trovare soluzioni moderne ai problemi della nostra epoca e sono persuaso che saranno in grado di farlo. Vi ringrazio per la vostra attenzione e sono pronto a rispondere a tutte le domande che mi vorrete porre poich ho affrontato rapidamente una quantit di argomenti, tralasciando forse alcuni punti di Vostro interesse. (*) Relazione tenuta dall'ammiraglio Pierre Lacoste, gi direttore della DGSE in Francia, per il ciclo di Conferenze organizzato dalla Scuola di Addestramento del SISDe nell'anno accademico 1995/96 (Roma, 26 marzo 1996).

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  • Gaetano MARINO - "Informazione e sicurezza: la sicurezza democratica"

    Parte I - La funzione informativa di sicurezza

    1. Cenni storici Il primo grande teorico dello spionaggio stato il cinese Sun Tzu che, gi nel IV secolo, indicava lo spionaggio come strumento indispensabile dell'arte della guerra. Egli individuava 5 categorie di "operatori di intelligence": le "spie native", reclutate tra le persone nate in territorio nemico; gli "infiltrati interni", arruolati tra gli ufficiali nemici; le "spie doppie" quelle cio che gi sono le "spie dell'avversario"; le "spie votate alla morte", destinate a ingannare il nemico con false informazioni e infine le "spie destinate a sopravvivere", in quanto incaricate di riferire al termine di ogni missione. Circa l'impiego delle spie, Sun Tzu sosteneva: "chi non profondamente saggio non le pu utilizzare, chi non giusto e umano non pu farle agire, chi non sottile e astuto non pu ottenere la verit". Tra i primi apparati informativi va ricordato, per la sua efficienza, quello della Repubblica di Venezia tramite il quale, nel XV secolo, attraverso la creazione di ambasciate permanenti all'estero, il Doge acquisiva informazioni di strategico rilievo per la sua politica estera. Con lo sviluppo degli stati nazionali e delle guerre di religione, nel XVI e XVII secolo, apparvero in Occidente i primi veri esperti di intelligence: ministri e capi di gabinetto che dedicavano gran parte delle loro energie all'organizzazione della raccolta di informazioni segrete. Basti citare il Cardinale di Richelieu, che diede inizio alla costruzione del Servizio pi efficiente del XVII secolo. La Rivoluzione Francese segn un cambiamento nell'utilizzazione dell'intelligence introducendo la distinzione tra sicurezza interna e sicurezza esterna dello Stato, con conseguente impiego di due distinti apparati. La scelta era motivata dalla crescita del dissenso interno e dalla minaccia di sollevazioni popolari che, mettendo in pericolo la stabilit dei vari regimi europei, indussero i sovrani a servirsi di organi di polizia politica. Il XIX secolo vide gli apparati informativi assumere una fisionomia pi "moderna" e svolgere un'attivit professionalmente pi raffinata. Ciononostante alla vigilia della 1 guerra mondiale, i Servizi segreti delle maggiori potenze europee si rivelarono inadeguati, per organizzazione e strumenti, alla complessit del conflitto che di l a poco avrebbe insanguinato l'Europa. Fu la Gran Bretagna che avvert per prima l'esigenza di riorganizzare i propri Servizi dando vita ai longevi e famosi: MI6 per lo spionaggio militare, e MI5 per il controspionaggio. Con la 2 guerra mondiale, le maggiori Potenze mutuarono questa impostazione dotandosi di almeno due Servizi Segreti: uno spiccatamente militare e amalgamato con le Forze Armate, l'altro per gli affari politici e riservati. Nell'Italia appena unificata, venne costituito nel 1863 il primo Ufficio Informazioni Militare, mentre nel 1867 fu costituito presso il Gabinetto del Ministro della Guerra un "Ufficio addetto agli Affari Riservati e Segreti". Due Servizi curarono l'attivit informativa per la sicurezza interna. Nel 1900 nacque il primo "Servizio Informativo militare del Corpo di S.M.E.", mentre l'anno successivo Giovanni Giolitti, Ministro dell'Interno, cre un "Servizio Informazioni Riservate" che, nel 1913, divenne "Ufficio Affari Politici e Riservati". Non mi soffermer sulle vicende, peraltro molto controverse, della organizzazione dell'intelligence in Italia durante la 1 e la 2 guerra mondiale, ma ricordo soltanto che tra le due guerre l'attivit informativa fu

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  • intensificata con la creazione della MVSN e dell'OVRA. Con riferimento a tempi pi recenti l'attivit informativa per la sicurezza dello Stato non stata mai regolata legislativamente prima della legge n. 801 del 1977. Precedentemente il DPR n. 1477 del 18 novembre 1965, attribuiva al S.I.D. (Servizio Informazioni Difesa) il generico compito di provvedere "a mezzo dei propri reparti, uffici e unit, ai compiti informativi di tutela del segreto militare e a ogni altra attivit d'interesse nazionale per la sicurezza e la difesa del Paese ...". Una successiva circolare del Ministero della Difesa precis gli obiettivi dell'attivit operativa. Un ulteriore contributo informativo era offerto dai SIOS istituiti presso le tre Armi, con compiti limitati alla valutazione delle "situazioni interessanti i problemi offensivi e difensivi dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica". Per l'attivit informativa, il Ministero dell'Interno si avvaleva dei suoi organi periferici di pubblica sicurezza. Al centro, il coordinamento dell'attivit era affidato ad un Ufficio della Direzione Generale della P.S. che, con decreto ministeriale del 6 ottobre 1955, assunse il rango e la denominazione di Divisione Affari Riservati, con compiti di prevenzione e repressione dei delitti contro la sicurezza dello Stato e contro l'economia pubblica, nonch di vigilanza sugli stranieri pericolosi per la sicurezza delle Istituzioni. Successivamente, in conformit alle decisioni adottate dal Consiglio dei Ministri nel maggio del 1974, fu istituito l'Ispettorato Generale per l'azione contro il terrorismo con compiti di coordinamento operativo delle informazioni e di intervento ai fini della sicurezza interna, per la prevenzione e repressione del terrorismo. Nel 1976, lo stesso Ispettorato, mantenendo inalterata l'originaria struttura, assunse il nome di Servizio di Sicurezza - SdS - e un anno dopo trasfer le funzioni d'intelligence al SISDe.

    2. Il valore della sicurezza dello Stato nella Costituzione Nella perifrasi "informazioni per la sicurezza democratica" contenuta nell'acronimo SISDe emergono tre concetti: l'attivit informativa, la sicurezza e l'ordinamento democratico dello Stato. Tali concetti, interdipendenti fra loro, collegano la funzione informativa con la sicurezza dello Stato e del suo ordinamento. Importante la ricerca del fondamento costituzionale della funzione informativa. Si trovano riferimenti, segnatamente, all'art. 126 della Costituzione, laddove viene esplicitato il concetto di sicurezza nazionale, all'art. 52 che sancisce per i cittadini il sacro dovere della difesa della Patria e all'art. 54 che indica il dovere di fedelt alla Repubblica e al suo ordinamento. La fedelt non soltanto un dovere e una pretesa della Comunit nazionale. Costituisce il presupposto del patto sociale, consacrato nella forma repubblicana dello Stato e riguarda tanto i singoli cittadini quanto i soggetti sociali, le Istituzioni e le Amministrazioni. Obbliga a comportamenti e prestazioni coerenti con i valori della difesa e della sicurezza nazionale la cui protezione richiesta a ciascuno nell'interesse di tutti. La fedelt, inoltre, si deve coniugare con i "doveri inderogabili di solidariet" promossi dall'ordinamento anche a sostegno e concreta affermazione dei valori di difesa e sicurezza dello Stato. Quegli stessi doveri di difesa e di fedelt obbligano il Governo all'impegno di procurarsi tempestivamente ogni informazione utile a prevedere e prevenire attivit interne o esterne contrarie agli interessi statuali. Si traducono, altres, nel dovere di proteggere, con il segreto, quelle notizie che, in caso di divulgazione, potrebbero essere causa di nocumento agli stessi valori tutelati. Lo Stato e i valori fondamentali della societ che lo ha generato costituiscono, pertanto, l'interesse primario da tutelare attraverso la funzione e l'attivit informativa di sicurezza. L'attivit di ricerca, raccolta, valutazione, analisi ed elaborazione delle informazioni esige un'organizzazione e una disciplina che il nostro ordinamento ha introdotto con la legge 24 ottobre 1977, n. 801.

    3. Il ruolo della funzione informativa nel sistema di sicurezza In materia di sicurezza, il primato spetta, per volont politica, all'attivit di prevenzione. Tale principio stato tradotto in un sistema che organizza e impiega uomini, mezzi e attivit decisamente orientati ad anticipare eventi lesivi della sicurezza dello Stato, delle persone e delle loro attivit sociali. In particolare, per quanto attiene al momento previsionale delle minacce e, comunque, dei pericoli incombenti

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  • sulla sicurezza generale del Paese, la legge ha inteso attribuire specifica e rilevante competenza ai Servizi di informazione, facultati ad agire sotto copertura nel perseguimento dei legittimi obiettivi. Le competenze affidate ai Servizi e la dipendenza diretta dalla Autorit Politica implicano l'esistenza di spazi di ricerca informativa di loro esclusiva responsabilit, ferme restando le attivit informative di diversa tipologia espletate dalle Forze di Polizia. L'esclusivit del ruolo svolto dai Servizi non attiene, infatti, all'azione di procurarsi informazioni, n all'atto di informare, ma si riferisce contestualmente alla particolare natura dei fenomeni oggetto di interesse, al momento evolutivo in cui essi vengono percepiti, nonch all'origine delle minacce. Poich molte di esse traggono matrice e coltura dalle dinamiche sociali, le attivit di osservazione, ricerca e valutazione devono di necessit scaturire da una precedente attivit previsionale svolta a largo spettro. cos possibile considerare l'attivit previsionale e di ricerca informativa come un vero e proprio investimento dello Stato per la propria sicurezza democratica.

    4. Il contesto culturale in cui operano i Servizi Ovunque, negli ultimi anni, i Servizi di intelligence sono stati al centro di un vivace dibattito tra i fautori e i denigratori della loro utilit. Sta di fatto che nell'attuale fase evolutiva degli assetti politici mondiali e di quelli interni a molti Stati, fortemente avvertita la potenzialit destabilizzante di una quantit di "conflitti a bassa intensit" e la proliferazione di minacce sconosciute in precedenza. Squilibri economici che non sono pi giustificati e governati dalle ideologie, flussi migratori che stanno mutando demografia ed etnia degli Stati, straordinarie trasformazioni socio-culturali indotte dal progresso tecnologico avanzato e altri rilevanti cambiamenti esigono attenzione politica e tempestivit di intervento, possibili soltanto con il contributo determinante di un'intelligence moderna. La circostanza che oggi, nel mondo, sia disponibile e circoli una grande quantit di informazioni, costituisce per l'intelligence contestualmente un vantaggio e uno svantaggio. Apparentemente, il contributo fornito dalle fonti aperte consentirebbe di ridurre la ricerca informativa delle fonti umane. Ma la massa dei dati disponibili tale da esigere un grande impegno di verifica, di analisi e di selezione volto alla ricerca di ci che essenziale conoscere. Talch l'attivit dei Servizi tende ad aumentare quantitativamente richiedendo un superiore impegno delle intelligenze. Qualitativamente gli obiettivi non militari dell'intelligence stanno diventando preponderanti. Ci comporta la concentrazione e l'impegno di tutti gli Organismi Informativi al fine di rendere completamente disponibili le risorse di ognuno per il contrasto delle effettive attuali minacce. Quanto al rapporto fra societ civile e servizi di informazione si impone una revisione profonda dei reciproci atteggiamenti, distinguendo, fra l'altro, ci che deve rimanere segreto (informazioni, informatori, copertura di attivit, metodi, identit delle persone), da quanto pu essere divulgato senza pericoli per le persone, per gli alleati e per il prosieguo della ricerca (risultati acquisiti, obiettivi di massima), nell'interesse di mantenere un dialogo aperto con la societ. Non pu da ultimo sottacersi che i Servizi operano nell'ambito di una comunit d'intelligence internazionale la quale si regge sull'affidabilit e sulla convenienza finalizzate alla collaborazione e agli scambi informativi. In conclusione, il rapporto di stretta fiducia che lega i Servizi al Governo e al Parlamento una condizione irrinunciabile al corretto funzionamento degli OO.II. ai quali non pu per mancare anche il consenso del Paese reale.

    Parte II - La legge n. 801/77 e il SISDe

    1. L'Autorit Nazionale per la Sicurezza. Organi consultivi e di controllo La legge n. 801 del 24 ottobre 1977 ha introdotto nel nostro ordinamento la disciplina organica della funzione di governo relativa alle informazioni per la Sicurezza dello Stato e al Segreto di Stato.

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  • Con un unico provvedimento il legislatore ha regolato aspetti ordinamentali, sostanziali e procedurali che hanno innovato profondamente l'esercizio della funzione medesima. Una nuova filosofia ha permeato la disciplina dell'attivit informativa a protezione dello Stato democratico garantendo che anche tale supremo interesse sia perseguito nel rispetto della funzione giurisdizionale, e ammettendo l'opposizione del segreto entro limiti ben circoscritti. La prima novit che la legge presenta nel suo testo l'individuazione della responsabilit di Autorit Nazionale per la Sicurezza nel Presidente del Consiglio dei Ministri, al quale compete l'alta direzione e la responsabilit politica generale e il coordinamento della politica informativa e di sicurezza nell'interesse e per la difesa dello Stato democratico e delle Istituzioni poste a suo fondamento. Per l'esercizio delle Sue funzioni, il Presidente si avvale del Comitato Interministeriale per le Informazioni e la Sicurezza (CIIS) e del Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza (CESIS). Il CIIS svolge una funzione consultiva e propositiva in merito agli indirizzi generali e agli obiettivi fondamentali da perseguire nel contesto della politica informativa e di sicurezza. un organo collegiale che viene convocato periodicamente per la trattazione di problemi che implicano valutazioni di ordine politico e internazionale. presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e composto dai Ministri degli Affari Esteri, dell'Interno, di Grazia e Giustizia, della Difesa, delle Finanze e dell'Industria. Alle riunioni del CIIS possono essere comunque invitati altri Ministri, i Direttori dei Servizi, altre Autorit ed esperti. Il CESIS fornisce al Presidente gli elementi di conoscenza per la concreta attuazione del coordinamento delle attivit informative svolte da SISMi e SISDe. Anch'esso organo collegiale, presieduto dal Presidente del Consiglio che pu delegare tale funzione a un Sottosegretario di Stato. Ne fanno parte, oltre al Segretario Generale del Comitato, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Capo della Polizia, il Segretario Generale del MAE, i Comandanti Generali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i Direttori del SISMi e del SISDe nonch il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio. L'ufficio del Segretario Generale assicura all'organo continuit provvedendo alla raccolta organica e coordinata delle informazioni per il Presidente del Consiglio. La prassi ha modificato l'origine meramente consultiva del CESIS in organo esecutivo destinato a tramitare indirizzi, indicazioni ed esercizio di attribuzioni dell'Autorit Nazionale per la Sicurezza. V' poi il Comitato Parlamentare di Controllo (CO.PA.CO.), voluto per l'esercizio del controllo bicamerale sull'applicazione dei princpi stabiliti dalla legge. Esso si compone di quattro Senatori e di quattro Deputati, nominati con criterio proporzionale dai Presidenti dei due rami del Parlamento. Un'ulteriore forma di controllo esercitata, infine, dal Parlamento sulla relazione semestrale che il Governo ha il dovere di presentare sulla politica di sicurezza e sui risultati ottenuti.

    2. Gli organi operativi: SISMi e SISDe La posizione ordinamentale dei due Servizi, SISMi e SISDe, si colloca in un rapporto di dipendenza funzionale dai rispettivi Vertici delle amministrazioni ministeriali e di autonomia strutturale e organizzativa. La peculiarit dei compiti ne giustifica la specialit dell'assetto e dei collegamenti, facendo attribuire loro il carattere di Uffici autonomi governativi, raccordati attraverso l'attivit di coordinamento del CESIS all'Autorit Nazionale per la Sicurezza e, per l'ordinamento interno e il funzionamento, ai Ministri della Difesa e dell'Interno. La normativa prevede la competenza degli stessi Ministri a regolamentare l'attivit e l'organizzazione dei due Organismi.

    3. Individuazione dei compiti istituzionali L'art. 4 della legge n. 801 del 1977 attribuisce al SISMi (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa sul piano militare dell'indipendenza e dell'integrit dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione. Il SISMi svolge inoltre ai fini suddetti compiti di controspionaggio. Il successivo art. 6 della legge, con l'istituzione del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica (SISDe), attribuisce ad esso tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa dello Stato democratico e delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento contro chiunque vi attenti e contro ogni forma di

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  • eversione. Come si evince, il criterio distintivo delle competenze istituzionali per i due Servizi individuato sulla base del principio ratione materiae. In sostanza, la qualificazione delle competenze dei Servizi individuata dal tipo di attivit, informativa e di sicurezza, e dagli interessi in vista dei quali essa svolta. Nessuna attivit comunque idonea per l'Informazione e la Sicurezza pu essere svolta al di fuori degli strumenti, delle modalit, delle competenze e dei fini previsti dalla legge.

    4. Le competenze del SISDe Oggetto dell'attivit del SISDe la difesa dello Stato democratico e delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento contro chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione. Obiettivo primario dell'Organismo quindi ogni manifestazione di infedelt o di ostilit alla Repubblica e al suo ordinamento, che assuma i connotati della volont di un mutamento istituzionale non democratico perseguito al di fuori della norma costituzionale. I concetti di "attentato" e di "eversione" non sottendono necessariamente l'obiettivo di un cambiamento mirato alla sostituzione nel potere da parte di chi lo pone in essere. Ecco perch tra i compiti dell'attivit informativa deve ricomprendersi anche il contrasto di quelle forme di attentato rivolte alla destabilizzazione del Paese attraverso il metodo terroristico, la diffusione di comportamenti illegali, le interferenze al sistema economico nazionale, la disobbedienza sociale, la immigrazione clandestina, ecc. La legge n. 410 del 1991 ha attribuito, poi, specificamente ai Servizi compiti di attivit informativa per il contrasto della criminalit organizzata, mai prima di allora ritenuta portatrice di un disegno eversivo contro lo Stato.

    5. L'attivit del SISDe L'art. 5 della legge n. 801/77 consente di individuare gli aspetti tipici dell'attivit del Servizio. L'attivit informativa ha carattere cognitivo essendo rivolta alla ricerca e alla raccolta di dati, notizie e informazioni. Tali elementi costituiscono base di valutazione e interpretazione per formulare diagnosi e ipotesi previsionali. La singola informazione soltanto un parziale contributo al processo assai pi articolato dell'intelligence; che coniuga e sintetizza i risultati dell'attivit. L'evoluzione dei concetti tanto incalzante da rendere problematica la comprensione del linguaggio pi semplice. Anche quello di "sicurezza dello Stato" non esente dall'insidia, e ci rende opportuno identificarla nella sua pi attuale accezione. Ecco allora che, fra i suoi connotati vecchi e nuovi, oggi sicurezza stabilit politica, credibilit delle Istituzioni, difesa del sistema economico nazionale, lotta alla criminalit e ai suoi traffici, fiducia che promuove i rapporti economici e commerciali, pace sociale, diffusa affermazione del principio di legalit, crescita dell'occupazione, disciplina dell'immigrazione, protezione dei risultati della ricerca scientifica e industriale, ecc. Mi sembra allora che tale concezione dell'intelligence sia veramente distante dall'uso corrente e deteriore delle espressioni "spionaggio" e "servizi segreti". L'attivit d'intelligence al servizio dello Stato investe responsabilit che si riflettono su decisioni politiche e, quindi, sugli interessi della Comunit. Per questo richiede l'impegno superiore di uomini affidabili, motivati e di grandi qualit intellettuali.

    6. Attivit dei Servizi e attivit di polizia Gli agenti dei Servizi, che non sono agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, hanno il dovere di fare rapporto esclusivamente al Direttore del Servizio. Questi, a sua volta, obbligato a fornire ai competenti organi di polizia giudiziaria le informazioni e gli elementi di prova relativi a fatti configurabili come reati. Tuttavia, tale adempimento pu essere ritardato su disposizione del Ministro competente e con l'esplicito consenso del Presidente del Consiglio, quando ci sia strettamente necessario per il perseguimento delle finalit istituzionali dei Servizi.

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  • La legge n. 801 prevede, poi, che tutti gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria debbono fornire ogni possibile cooperazione al personale dei Servizi che vanno attivati anche quando i predetti organi di p.g. svolgono attivit informative per il raggiungimento di finalit preventive o repressive e incontrano situazioni coinvolgenti la sicurezza esterna o interna dello Stato. Siffatte enunciazioni chiariscono il regime dei rapporti istituzionali fra i Servizi di Informazione e la Forze di Polizia.

    7. Il Segreto di Stato In precedenza sono stati posti in risalto i principi che il diritto positivo offre a supporto della "funzione informativa di sicurezza", non solo per ancorare l'esistenza dei Servizi alla precisa volont del legislatore, ma anche per fornire uno strumento interpretativo delle norme pi controverse contenute nella specifica regolamentazione. Sulla disciplina del Segreto di Stato si , ad esempio, sviluppato un dibattito acceso fra costituzionalisti e processualisti. In effetti, la legge non assicura una sufficiente forma di garanzia per gli appartenenti ai Servizi, nell'espletamento delle attivit istituzionali. N pu fungere da "scudo politico" la facolt del Presidente del Consiglio di confermare l'eventuale opposizione del segreto di Stato da parte dell'agente dei Servizi chiamato a deporre davanti al magistrato, salvo che non si tratti di fatti eversivi dell'ordine costituzionale, per i quali categoricamente esclusa. Gli operatori dei Servizi sono necessitati, talvolta, ad agire sotto copertura e a fare uso di metodi "non convenzionali" per ricercare informazioni non altrimenti ottenibili per la Sicurezza dello Stato o per svolgere azioni di controspionaggio. Ove si ritenga che ci sia interdetto, sarebbe quanto mai problematico comprendere le ragioni della presenza dei Servizi d'Informazione e di Sicurezza, giacch le attivit informative convenzionali vengono gi svolte a cura delle Forze di polizia. Relativamente al Segreto di Stato, va detto che esso attiene non soltanto agli atti, ai documenti e alle notizie, ma anche alle attivit e a quant'altro possa recare danno all'integrit dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento. L'art. 202 del vigente Codice di Procedura Penale stabilisce per i pubblici ufficiali, impiegati e incaricati di pubblico servizio, l'obbligo di astenersi dal deporre su fatti coperti dal Segreto di Stato. Tuttavia, la valutazione dell'esigenza di segretazione presenta un elevato grado di discrezionalit, che non offre all'appartenente ai Servizi certezze riguardo alla uniformit del suo giudizio con quello dell'Autorit Nazionale per la Sicurezza. Va detto, peraltro, che una circolare del Presidente del Consiglio pro tempore del 30 luglio 1985 ha tentato di introdurre una disciplina dettagliata, seppure parziale, della delicata materia, con il proposito di stabilire regole, limiti e facolt noti a priori. Il legislatore non lo ha fatto. La legge n. 801/77 indica soltanto ci che non pu costituire oggetto di Segreto di Stato. Ma la dizione talmente ampia da privare dei necessari elementi di certezza chi chiamato ad una valutazione meramente tecnico-operativa rispetto all'organo che, avendo la responsabilit della conferma del segreto, giudica con criteri squisitamente politici.

    Parte III - L'evoluzione dell'intelligence: le minacce, l'attivit, la struttura

    1. Lo scenario internazionale Com' noto, negli ultimi anni mutato l'assetto politico mondiale. L'equilibrio bipolare che lo connotava non esiste pi. La scomparsa del temuto visibile avversario ha scompaginato le alleanze e ha affievolito la solidariet fra gli Stati, scatenando un'obiettiva competizione. Ad aggravare questa situazione sta emergendo, in tutta la sua drammaticit, lo squilibrio economico fra

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  • l'Occidente ricco ed il resto del mondo. La globalizzazione dell'economia ha generato soggetti interstatuali capaci di influenzare e condizionare scelte politiche ed economiche dei Governi. Tutto ci fa intuire quale ruolo svolger "la comunit di intelligence" delle maggiori potenze nei futuri assetti del mondo. I Servizi che saranno attrezzati a formulare le pi verosimili analisi previsionali in campo economico e sociale, assicureranno vantaggi preziosi ai Paesi per i quali operano, in termini di stabilit e influenza politica, benessere economico, competitivit, efficienza e consenso.

    2. La situazione italiana Il rilievo dell'interdipendenza fra societ, politica, economia degli Stati ed i loro rapporti internazionali tale da esigere un coordinamento contestuale di tutte le informazioni disponibili, avendo presente che la realt "rappresentata dai media" non tutta la realt che produce i cambiamenti sociali. Ne consegue che ogni Governo ha necessit di acquisire dalla societ (interna ed esterna) il plusvalore informativo funzionale alle decisioni politiche pi adeguate e convenienti da assumere. La contestuale comprensione di eventi e fenomeni necessitata dall'istantaneit e capillarit delle comunicazioni di massa, che inducono e sollecitano ovunque trasformazioni molto rapide. Queste considerazioni assumono valenza maggiore per un Paese come il nostro, eccezionalmente esposto all'influenza della fenomenologia esterna in virt della sua posizione centrale nell'ambito di un'area geografica nella quale si affacciano tre continenti. In questo contesto l'Italia si identifica con il baricentro di una regione cosmopolita che ospita popoli di quattro civilt diverse (la ellenica, la latina, la slava e quella islamica), separati da condizioni di sviluppo profondamente distanti fra loro. Questa specialissima posizione impone responsabilit e opzioni che, se favoriscono e sono condivise da certi soggetti nazionali e internazionali, inevitabilmente suscitano il dissenso e/o l'allarme di altri. L'evoluzione dell'intelligence, nel nostro Paese, stata confusa con il dibattito sui "servizi segreti", promosso all'interno di un clima culturale viziato da fatti contingenti. In particolare, sono stati emotivamente trasferiti alla funzione informativa e di sicurezza giudizi negativi da circoscrivere alle individuali responsabilit.

    3. Le minacce L'Italia si trovata ai margini di un conflitto civile, quello che ha tormentato l'ex Repubblica di Jugoslavia, di proporzioni spaventose. Le frontiere del nostro Paese sono difficili da controllare e il numero degli immigrati clandestini tale da sottrarsi a qualsiasi calcolo. Mai la Repubblica ha vissuto frangenti tanto interessanti e convulsi per quantit e qualit del mutamento socio-politico. Le vicende quotidiane ne provano la straordinaria vitalit ma anche la condizione di maggiore vulnerabilit. Dall'esterno, il nostro Paese potrebbe essere interessato a manifestazioni terroristiche di varia provenienza. All'interno, la crisi economica e la disoccupazione potrebbero rappresentare strumenti di diffusione del dissenso ribellistico, amplificando le attitudini eversive di gruppi marginali interni e/o di interessi ostili ultranazionali. Ve n' abbastanza per provare che l'Italia ha bisogno di un grande sforzo di produzione dell'intelligence, per rispondere adeguatamente alle minacce paventate, valendosi del concorso di tutte le forze interne e della cooperazione internazionale. Ne consegue l'importanza di conoscere le azioni e i progetti ostili volti a minare la sicurezza dello Stato dall'interno e dall'esterno. Occorre approfondire anche gli elementi che consentono di comprendere i processi decisionali di quei soggetti che vogliono affievolire le condizioni di sicurezza del Paese e/o produrre danni agli interessi nazionali. L'attenzione da rivolgere alle organizzazioni criminali autoctone non va disgiunta, poi, dai riflessi delle

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  • tendenze economiche meno controllabili, che rendono pi ardua la lotta alle omologhe strutture criminali straniere (mafia russa, turca, colombiana, triade cinese, yakuza giapponese). Anche le propaggini residue delle formazioni terroristiche interne vanno seguite alla luce dei loro collegamenti internazionali. Gli attentati che, tempo fa, hanno sconvolto il Giappone e gli Stati Uniti e, pi recentemente, la Francia dimostrano il carattere "multidimensionale" della minaccia terroristica e della oggettiva vulnerabilit delle societ aperte. Tale devastante strumento di lotta sociale si avvia pericolosamente a divenire un fattore usuale attraverso il quale gruppi, avulsi da qualsiasi ideologia politica, tentano di destabilizzare la pace sociale dei Paesi liberi, in modo discriminato. Questa prospettiva trova ulteriore conferma in tre elementi venuti alla ribalta in tempi recentissimi: il primo dato dal proliferare di sette di carattere religioso, esoterico o millenarista, per le quali la civilt industriale o post-industriale il nemico, assoluto e totale; il secondo insito nell'effetto di mimsi che, nel richiamato "villaggio globale" del mondo contemporaneo, scaturisce da comportamenti clamorosi o da iniziative che - in tempo reale - raggiungono ogni angolo del globo; il terzo elemento si identifica con un uso sofisticato degli strumenti a disposizione della societ tecnologica per finalit eversive. il caso degli hackers che, attraverso il computer, aggrediscono le "banche dati" per finalit di sabotaggio, oppure di quei gruppi che fanno della telematica uno strumento per la diffusione di messaggi rivoluzionari o di destabilizzazione economico-finanziaria. Qualche riflessione, infine, sull'intelligence economica. Le analisi economiche non si possono circoscrivere ai soli interessi nazionali poich nel nuovo ordine mondiale l'interazione economica non consentir di distinguerne i confini. L'esasperazione della concorrenza pu favorire il potenziamento di private strutture di intelligence difensiva e offensiva nell'ambito dei grandi gruppi industriali multinazionali. Fenomeni di spionaggio di tipo economico-finanziario possono interessare settori particolarmente sensibili come la privatizzazione di aziende pubbliche, il Credito, o il Terziario avanzato, nonch la fabbricazione di materiali strategici in settori nevralgici quali l'ingegneria nucleare, spaziale, genetica, informatica, ecc. N si pu trascurare l'effetto dei vasi comunicanti prodotto dall'aumento degli squilibri economico-commerciali fra paesi ricchi e poveri. Esso si traduce nella tendenza delle popolazioni povere, e in notevole crescita demografica, a ricercare nuovi sbocchi verso Paesi pi sviluppati. Tutto questo occorre considerare e ripensare per la formulazione di analisi e previsioni che possano corrispondere all'interesse della Sicurezza Nazionale attraverso la tempestiva informazione dell'Autorit Politica.

    4. Il rinnovamento strutturale del SISDe Si gi detto quanto e perch la sicurezza internazionale e quella interna abbiano accresciuto l'esigenza qualitativa del fabbisogno informativo del nostro Paese. Disporre di un'intelligence incisiva significa, infatti, dare forza al Governo nel difendere lo Stato dalle minacce e dai pericoli. Un'intelligence valida quando capace di conoscere e comprendere i fenomeni, quando sa valutarli ed in grado di fornire chiavi di lettura e prevederne i verosimili sviluppi. In tale scenario si va a posizionare la struttura ordinamentale e organizzativa centrale del SISDe, ponderata in ragione del tipo, della quantit e della qualit delle nuove minacce. Essa mira a delineare un apparato prevalentemente destinato alla ricerca delle informazioni, all'analisi metodologica e alla previsione delle situazioni. L'organizzazione impostata su due Dipartimenti, uno destinato alla gestione delle informazioni e l'altro alla gestione delle risorse umane e materiali. Il primo Dipartimento si articola su due Reparti. Il Primo Reparto provvede all'analisi generale di tutto il materiale raccolto. Ci consente di approntare quadri di previsione per il Direttore del Servizio, al quale competono le scelte di indirizzo operativo. Il Secondo Reparto, avvalendosi dei Centri periferici, svolge un'attivit operativa mirata alla produzione

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  • d'intelligence per contrastare le minacce emergenti. Disponendo di una grande quantit di informazioni, tra aperte e riservate, agli analisti dell'intelligence spetta tracciare un quadro della realt osservata e richiedere informazioni specifiche per verificare la fondatezza della loro analisi. D'altra parte, agli stessi operatori del Secondo Reparto compete attivare un rapporto sinergico con i loro Colleghi, creando un circuito d'intelligence che accresca fortemente la capacit complessiva del SISDe nel prevedere e nell'anticipare i progetti lesivi della sicurezza del Paese. La nuova configurazione ha comportato l'indifferibile esigenza di un adeguamento culturale da parte degli Operatori dell'Organismo verso un modello di intelligence induttivo e dinamico. Si ritiene che sia questa una cultura dell'intelligence aggiornata e previdente. Essa va sostenuta da un'adeguata, intensa attivit form