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SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA FORUM Camorra impresa criminale INTELLIGENCE Servizi verso la riforma CINA Il boom via internet SOCIETÀ Reddito di cittadinanza TERRORISMO Jihad e globalizzazione PERIODICO TRIMESTRALE anno XIII 1 2007 Rivista Italiana Di Intelligence Gnosis

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SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA

● FORUM

Camorra impresa criminale

● INTELLIGENCE

Servizi verso la riforma

● CINA

Il boom via internet

● SOCIETÀ

Reddito di cittadinanza

● TERRORISMO

Jihad e globalizzazione

PERIODICO TRIMESTRALEanno XIII

1

2007

Rivista ItalianaDi Intelligence

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annoXIII

GNOSIS

ISSN 1824-5900

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2007

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DirettoreFranco Gabrielli

Direttore ResponsabileFrancesco La Motta

Direzione, Redazione e SegreteriaVia G. Lanza, 194 – 00184 Roma

www.sisde.it

Per informazioni, acquisti, abbonamenti:Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., Piazza G. Verdi n. 1000198 Romae-mail: [email protected]: 06 85084117 – Tel. 06 85084124Sito web: www.ipzs.itC.c.p. 387001 intestato a:Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., Funzione Arte/Editoria – RomaUna copia: e 10,00 - Estero: e 20,00Abbonamento annuo (4 fascicoli): e 35,00 - Estero: e 50,00

La riproduzione totale o parziale degli articoli pubblicati non è ammessa senza preventiva autorizzazione scritta della Direzione.

Registrazione al Tribunale di Roma n. 00169/95 del 30 marzo 1995.Iscritta in data 24 luglio 1995 al Registro Nazionale della Stampa al n. 4904.

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PERIODICO TRIMESTRALEANNO XIII

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Cari lettori,

con l'incarico di Direttore del SISDe ho assunto anche la direzione di que-sta Rivista della quale intendo raccogliere la preziosa eredità e proseguirne,con rinnovate energie, il lavoro che tanto favore ha sinora raccolto.

Lo sforzo di 'Gnosis' di dare spazio, in chiave culturale e scientifica, aduna lettura dei molteplici eventi che riguardano la nostra sicurezza, rappre-senta - anche - un importante strumento di riflessione e analisi per l�Organi-smo che ho l�onore di dirigere.

Attraverso le opinioni di autorevoli esperti del mondo scientifico, accade-mico, delle Istituzioni e alcuni interventi redazionali ci si propone, infatti, diindividuare possibili scenari, approfondendone le cause, l'evoluzione e le ri-percussioni in ambito nazionale e internazionale.

L'attività di una moderna Intelligence, finalizzata alla interpretazione deifatti attraverso la comprensione degli stessi, non può prescindere, infatti, dalcontributo delle diverse opinioni frutto dei molteplici punti di osservazione.

Colgo l'occasione per un saluto cordiale a tutti voi anche a nome del per-sonale del Servizio, della Redazione e dei collaboratori esterni.

Franco Gabrielli

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Editoriale

Nell'assumere l'incarico di nuovo Direttore Responsabile di questa Rivista de-sidero rivolgere un cordiale saluto a tutti i lettori.

Come è nella tradizione, l�apertura di questo numero è dedicata all�Inaugura-zione dell�Anno Accademico della Scuola del SISDe con gli interventi del Diretto-re del Servizio, del Professor Renzo Guolo, docente di Sociologia dell�Islam pressol�Università di Torino e del Vice Ministro dell�Interno On. Marco Minniti.

Tema conduttore del Forum, che vede la partecipazione di autorevoli esponentidel mondo politico, accademico, giornalistico e della magistratura, è la �camorra�,nei suoi devastanti effetti, sia in ambito sociale che economico. L�argomento è ap-profondito anche nelle Rubriche 'Storie di Casa nostra', 'Dall'Archivio alla Storia'e 'Recensioni', nelle quali questa complessa realtà criminale viene osservata anchenei suoi risvolti storici e letterari.

Apre la sessione degli articoli una puntuale riflessione sulla Riforma dei Servi-zi Segreti, attualmente in discussione al Parlamento, curata dal Presidente del Co-mitato Parlamentare per i Servizi di Informazione e Sicurezza.

Particolare attenzione viene dedicata, poi, al 'reddito di cittadinanza' che, per ilvariegato mondo antagonista, potrebbe rappresentare una possibile strategia per'arginare il fenomeno della precarizzazione del lavoro e dei diritti'.

Sul piano internazionale lo sguardo è rivolto, invece, a Cina, Turchia e ArabiaSaudita che, nella loro vorticosa evoluzione, catalizzano in questi anni l�attenzionedel mondo intero.

E�alla sfida del Jihad che è dedicato, quindi, l�approfondimento sui possibili �pe-ricoli transnazionali� conseguenti ad una sua dimensione sempre più globalizzata.Completano questo primo numero del 2007 due contributi sull'Intelligence: unodedicato alle Covert Actions, ai tempi del Presidente Reagan, e l'altro al delicatomondo di Intellipedia, nuova frontiera dell'Intelligence del XXI secolo.

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editoriale

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sommario

Autori

INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICOIntervento del Direttore del SISDeProlusione del Prof. Renzo Guolo:�Il problema dell�integrazione in una società complessa�Intervento del Vice Ministro dell�Interno On. Marco Minniti . . . . . . . pag. 1

ForumL�impresa criminalechiamata �camorra�FABRIZIO FEO, PIO MARCONI, MARCO MINNITI, LUCIA REA, FRANCO ROBERTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 19

Saggi e articoli

Servizi segretiverso la riformaCLAUDIO SCAJOLA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43

L�esperimento Intellipediaovvero i segreti condivisiGIANLUIGI CESTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 53

Il �pericolo giallo�viaggia su internet

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 63

Vecchie e nuove radicidel terrorismo in TurchiaALBERTO OGGERO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 71

Il Jihad globalee la guerra diffusaANOUSH EHTESHAMI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 87

* Gli articoli privi di firma e contrassegnati con il logo del SISDe sono elaborati a cura della Redazione

SOMMARIO*

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sommario

Reddito di cittadinanzanuovo fronte antagonista

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Covert Actions USArischi costi e beneficiGIACOMO MASCOLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 105

Rubriche

STORIE DI CASA NOSTRAIntrecci malavitosi a Napoli e dintorni

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 123

DALL�ARCHIVIO ALLA STORIARapporto da Torre Annunziata

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 133

RECENSIONILa camorra tesse la telaALAIN CHARBONNIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 137

CRONOLOGIA DEL TERRORISMOLuglio - Ottobre 2006

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 143

APPENDICEUsa Patriot Act 2005(Titolo I)

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autori

Autori

GIANLUIGI CESTARicercatore del Centro Alti Studi contro il terrorismo e la violenza po-litica

ALAIN CHARBONNIERCollaboratore esterno - fisso - della Rivista, preferisce celare la propriaidentità dietro uno pseudonimo

ANOUSH EHTESHAMIDirettore della School of Governament and International Affairs dove inse-gna Relazioni Internazionali. E� membro del World Economic Forum ed èautore di numerose pubblicazioni

FABRIZIO FEOGiornalista Rai, si occupa dal 1977 di criminalità organizzata, terrorismointerno e internazionale. E' autore del libro Uomini e affari della Camorra,Edizioni Sintesi, Napoli 1988, per il quale ha ricevuto il premio GiancarloSiani

RENZO GUOLODocente di Sociologia dell�Islam presso la Facoltà di Scienze Politichedell�Università di Torino e di Sociologia dei Processi Culturali pressola Facoltà di Lettere e Filosofia dell�Università di Padova. E� membrodel Comitato di Direzione del FIERI (Forum Internazionale Europeo diRicerca sull�Immigrazione) e collabora con numerose riviste di analisipolitica e sociale tra cui Aspenia, Limes, Il Mulino, Reset, Italianieuropei.E� opinionista de La Repubblica

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autori

PIO MARCONIProfessore ordinario di Sociologia del Diritto presso l�Università �LaSapienza� di Roma

GIACOMO MASCOLIEsperto di relazioni internazionali ha collaborato per il Ministero Affa-ri Esteri in ambito UNMIK

MARCO MINNITIOnorevole, è Vice Ministro dell�Interno

ALBERTO OGGEROImpegnato da tempo in missioni internazionali per conto della Com-missione europea, opera attualmente presso l�ufficio di Gerusalemme

LUCIA REAResponsabile dell�Osservatorio sulla illegalità e la camorra della pro-vincia di Napoli, è Direttore di Area - Responsabile delle politiche perla sicurezza

FRANCO ROBERTIProcuratore aggiunto presso la Procura di Napoli e coordinatore dellaDirezione Distrettuale Antimafia, è componente della CommissioneMinisteriale per la riforma del Codice Penale. E� autore di numerosepubblicazioni sul contrasto alla criminalità organizzata, al terrorismo eal narcotraffico

CLAUDIO SCAJOLAOnorevole, è Presidente del Comitato Parlamentare per i Servizi di In-formazione e Sicurezza e per il Segreto di Stato

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Inaugurazione dell�Anno Accademico 2006/2007della Scuola Addestramento del SISDe

Da sinistra: il Direttore del SISDe Prefetto Franco Gabrielli, il Professor Renzo Guolo, il Vice Ministro dell�Interno On. Marco Minniti e il Vice Direttore Vicario del SISDe Prefetto Francesco La Motta

Roma, 28 febbraio 2007

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Intervento del Direttore del SISDe

L�apertura dell�Anno Accademico del SISDe, tradizionale appuntamento edunica occasione �pubblica� di un Organismo naturalmente votato alla riservatezza,arriva a due mesi dal mio insediamento come Direttore del Servizio.

In primo luogo, ritengo doveroso rivolgere un saluto ed un ringraziamento,assolutamente non di circostanza, al mio predecessore, il Prefetto Mario Mori che hadiretto il Servizio per oltre 5 anni e con lui al Prefetto Andreassi che ci ha recentemen-te lasciato per raggiunti limiti di età.

In detto periodo il Servizio si è caratterizzato per la serietà delle informazionie per un rinnovato impulso operativo.

In proposito ritengo che se, per un verso, la serietà costituisca il presuppostoetico fondamentale per qualsiasi struttura deputata a fornire informazioni, per altro lacapacità di contribuire a contesti operativi sia una qualità non solo da esaltare ma darendere costante, così da consentire all�Autorità politica ed agli Organismi investiga-tivi di poter fruire di un Servizio sempre più presente e concretamente utile.

In altri termini, due i testimoni che è mia intenzione portare avanti: renderel�efficacia del Servizio non solo episodica ed elevare ulteriormente il livello del suo con-tributo rispetto alle varie problematiche che giornalmente pone il dover garantire la Si-curezza.

In tale quadro ritengo che ogni scelta, da subito, debba necessariamente corre-larsi ad un più complessivo progetto: è infatti come minimo dispersivo affrettarsi a co-struire muri che poi dovranno essere abbattuti in quanto inutili se non dannosi. Diconseguenza è mia intenzione procedere con un metodo che tenga conto:- degli obiettivi, così come indicati dall�Organo politico, in funzione della co-

stante evoluzione insita nel concetto di sicurezza;- dei progetti: discussi e valutati con le risorse professionali di cui il Servizio dispo-

ne, che immagino andrà a disporre con sempre maggiore attenzione alla qualità, aiquali conseguiranno le mie decisioni;

- di una puntuale verifica: quale indispensabile momento di sintesi tra obiettivi e pro-getti.

Scendendo ora su di un piano più concreto: tre sono le aree sulle quali intendodispiegare la mia azione. Nel dettaglio:

- valorizzazione delle risorse umane;- recupero ed ottimizzazione delle risorse economiche;- definizione del concetto di operatività.

Le risorse umane sono collocate al primo posto e non per caso.La professionalità di ogni singolo operatore costituisce, infatti, la vera anima

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del Servizio ed il suo più efficace valore aggiunto.Ognuno ha un ruolo, assolve a compiti delicati e ha l�onore e l�onere di dover

rispondere a domande spesso complesse.Intendo rispettare detti ruoli, affiancarmi ad ogni singolo nello svolgimento

dei compiti ed esaltare il concetto di responsabilità. Io per primo.La valorizzazione delle risorse umane delle quali il Servizio è dotato impone

infatti sia il rispetto di regole, cui nessuno deve intendersi sottratto, sia la capacità diesaltare un senso di appartenenza che non deve solo essere riscontrato in modo forma-le in occasioni pur importanti come questa, ma percepito, giorno per giorno, nella con-sapevolezza che i risultati sono sempre frutto di un lavoro di squadra.

Da un canto chi opera, come si dice sulla strada, deve sapere che può contaresu di un gruppo che gli consentirà di lavorare al meglio, per converso a chi di questogruppo fa parte, deve essere riconosciuta la concreta partecipazione ad ogni contestooperativo in una logica di condivisione di rischi e successi.

Solo così il Servizio avrà, come deve essere, una ed una sola anima e ognunopotrà, con orgoglio, rivendicare la propria appartenenza.

Per quanto attiene al recupero ed ottimizzazione delle risorse economiche,molto è già stato fatto dalla gestione che mi ha preceduto. Allo stato l�oggettiva enondimeno serena valutazione del quadro d�insieme pone come non più dilazionabileil pur doloroso processo di ricambio delle professionalità non più funzionali alle esigenzedel Servizio.

E� argomento questo non facile e spesso causa di malevoli interpretazioni, do-vute, più che altro, alla resistenza di chi non accetta le regole che impone il processo dirinnovamento, nonché gli obblighi dettati da un non più procrastinabile contenimen-to delle spese.

Regole dure, senza dubbio, la cui difficile responsabilità ricade su chi ha l�one-re di dover decidere.

Come ho già detto è mia intenzione assumermi appieno detta responsabilitànella più limpida convinzione di contribuire a rendere il Servizio sempre più attuale epronto alle sfide che lo attendono.

Se è poi vero che ogni Organismo ha una necessità di spesa funzionale allasua stessa esistenza è altrettanto vero che, nel nostro caso, si tratta di risorse che devo-no essere sottratte al contesto operativo.

Ogni spesa superflua, inutile o comunque riducibile incide quindi in modonon marginale sul conseguimento dei risultati e quindi sul perseguimento degli obiet-tivi indicati dall�Autorità politica.

E qui rientra il concetto di squadra cui ho fatto cenno parlando delle risorseumane: ogni operatore demandato al settore amministrativo deve essere assolutamen-te consapevole della sua capacità di gestione e controllo delle risorse, nonché del suoimpulso verso nuove e più funzionali soluzioni economiche, dalle quali può dipendereil successo o l�insuccesso dei vari contesti operativi che il Servizio mette costantemen-te in campo.

Io stimolerò al massimo questa consapevolezza ed apprezzerò significativamenteogni proposta utile a favorire la disponibilità di risorse economiche per l�area operativa.

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E qui arriviamo al terzo punto, forse il più delicato: l�essenza del Servizio, ov-vero la sua operatività.

Due gli assi di riferimento: eliminazione di ogni forma di concorrenza con leForze di Polizia e selezione estrema delle notizie al fine di pervenire ad informazioni ef-fettivamente utili.

Per quanto attiene al primo aspetto ritengo sia del tutto palese che la scompo-sta sovrapposizione incida in modo a volte esiziale sull�intero assetto delle Forze de-mandate alla Sicurezza.

Il Servizio ha una sua chiara autonomia: dispone di strumenti e capacità d�in-tervento, seppure allo stato limitati, del tutto propri e interagisce in modo diverso conle Superiori Autorità. Ha, tra gli altri, il compito fondamentale di concorrere ad inne-scare contesti investigativi attraverso informazioni puntuali e verificate nonché dicontribuire ad attività di Polizia già in corso, qualora disponga di elementi utili, chedovranno essere immediatamente tramitati.

Ho passato nella Polizia di Stato tutta la mia precedente carriera e nel circui-to Digos la parte più impegnativa, posso quindi, con coscienza, affermare di conoscerei sottili meccanismi che sottostanno ai vari processi informativi.

La collaborazione del SISDe con le Forze di Polizia sarà, come dovuto, franca,costante e, mi auguro, efficace nel pieno rispetto dei rispettivi ruoli e nell�autonomiadelle rispettive competenze.

Sulla qualità delle informazioni molto è gia stato fatto.Una informazione non adeguatamente verificata non solo è inutile ma costi-

tuisce non infrequentemente un pesante onere per le Forze di Polizia.Il Servizio per assolvere questa funzione strumentale rispetto ad esse ha quin-

di l�obbligo di valutare attentamente e di assumersi la responsabilità di ciò che vienetramitato ma anche di quanto non si ritiene lo debba essere perché sfornito di ancheminimi riscontri o attendibilità.

Il mio impegno sarà volto affinché questa responsabilità venga costantementeassunta ed applicata, ovviamente, in primis, a titolo personale.

Un accenno, infine, ad un �ospite� che pur non presente aleggia in questa sa-la ed al quale non è possibile non dedicare una breve riflessione: la Riforma.

La Camera dei Deputati, all�esito di un percorso celere ma non per questo me-no scrupoloso, ha recentemente approvato, per la parte di competenza, il progetto dilegge recante il �Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica e nuova di-sciplina del Segreto�.

Senza nulla togliere al doveroso vaglio del Senato della Repubblica, il testo va-rato appare equilibrato, attento alle numerose istanze che il delicato settore impone, ri-spondente all�esigenza, ormai non più dilazionabile, di dotare il Paese di una Intelli-gence efficiente ed al passo con le sfide che l�attuale momento storico ci propone.

In questa ottica non possiamo non salutare favorevolmente le previsioni, neltesto approvato dalla Camera dei Deputati, di una unitaria responsabilità politica, diun correlato e più incisivo meccanismo di controllo parlamentare, di definite compe-tenze tra i Servizi e di garanzie per i loro operatori.

Tutto questo, ci auguriamo, concorrerà a risolvere gli innumerevoli problemi

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oggi esistenti rendendo l�attività dei Servizi più armonica rispetto all�intero Sistemadella Sicurezza.

Il preesistente sistema binario, confermato, deve infatti trovare una giusta ri-composizione in un quadro di chiare ed inequivoche attribuzioni: i nostri utenti � Au-torità di Governo e Forze di Polizia � sono stanchi di ascoltare �voci polifoniche�, in-dicazioni contraddittorie.

V�è al contrario l�esigenza di razionalizzare le risorse, di perseguire obiettiviesclusivi ed intelligibili.

In questo campo, credetemi, non vale il principio tanto caro ad una economiadi libero mercato: la concorrenza. Essa infatti, lungi dal fornire un prodotto migliore, èforiera di confusione, di inutili duplicazioni e di possibili strumentalizzazioni.

Non meno preziosa risulta essere la previsione delle richiamate �garanzie fun-zionali�.

L�operatore dei Servizi di informazione ed il suo fiduciario (in molti casi il ve-ro agent) devono poter sapere, preventivamente, quello che è loro consentito fare e,qualora gli si riferisca la possibilità di violare la legge, devono poter usufruire delleconseguenti cause di giustificazione. Ma le �garanzie funzionali� non devono essere in-tese solo nell�interesse degli operatori dell�Intelligence, bensì nell�interesse dell�interoPaese e sotto un duplice aspetto:

- da una parte sottraggono agli ignavi l�alibi che non è possibile operare in assenza diesse, incentivando, di conseguenza, la capacità di penetrazione informativa degliapparati;

- dall�altra impediscono agli spregiudicati di travalicare il travalicabile, garantendoi cittadini da ogni indebita interferenza, peraltro, in caso contrario priva di con-trolli.

Con l�augurio che il percorso, così risolutamente intrapreso, si concluda neltempo più breve possibile e che gli eventuali interventi emendativi, lungi dal rappre-sentare un arretramento, consolidino l�impianto complessivo della Riforma, consenti-temi di rivolgere un caloroso ringraziamento a chi � nel Comitato di Controllo, nelleCommissioni e nelle Aule Parlamentari nonché nel Governo � si è speso e si spenderàper conseguire un così importante risultato e che oggi ci onora della Sua autorevolepresenza.

Vorrei, infine, rassicurare che la comunità dell�Intelligence nazionale, anchein questi mesi, non è rimasta � ed a maggiore ragione per l�avvenire � non rimarrà inattesa messianica della nuova legge: ogni giorno, senza soluzione di continuità, essaconcorre a rendere il nostro Paese sempre più sicuro.

Grazie.

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Le società occidentali sono difronte a mutamenti sociali di grandeportata. L'attuale fase del processo diglobalizzazione vede circolare nonsolo merci o forza lavoro ma indivi-dui portatori di identità culturali , re-ligiose ed etniche, che non si lascianoprivatizzare e chiedono riconosci-mento nella sfera pubblica.

L'avvento delle società multicul-turali aumenta la complessità socia-le. E sconvolge gli schemi del diritto,intrinsecamente legato alla storia de-gli stati nazionali: o, meglio, agli sta-ti-nazione, in larga misura cultural-mente omogenei. Ne è esempio latensione cui è sottoposto il concettodi eguaglianza, uno dei principi fon-damentali su cui si reggono le demo-crazie.

La domanda chiave sollevatadalla trasformazione multiculturaledella società è riassumibile nel quesi-to: è possibile conciliare eguaglianzae diversità? Inoltre, in quale ambito,sfera pubblica o privata, va ricono-sciuta la diversità? Le società euro-pee hanno dato risposte diverse a si-mili domande, cercando di elaboraremodelli di integrazione che, pur nel-le diverse impostazioni, hanno in co-mune anche il proposito di ridurre ilconflitto e la devianza, oltre che assi-curare lealtà politica. I più noti diquesti modelli sono quello assimila-zionista e quello multiculturalista.

Il modello assimilazionista adot-

tato dalla Francia, presuppone chel'appartenenza alla comunità nazio-nale debba fondarsi sulla condivisio-ne di valori ritenuti universali. LoStato garantisce l'eguaglianza indivi-duale ed esclude il riconoscimento didiritti collettivi o il trattamento diffe-renziato in relazione a qualche formadi appartenenza.

Gli individui hanno eguali dirittie doveri nello spazio pubblico, indi-pendentemente dalla loro apparte-nenza etnica, culturale, religiosa. Leidentità particolari, comprese quellereligiose rientrano nella sfera priva-ta e il principio di laicità definisce ri-gidamente la separazione tra religio-ne e Stato. Parte integrante di questomodello è la concessione, con relati-va facilità, della cittadinanza in baseal principio dello ius soli: lo stranierodiventa cittadino perché condivide ivalori che fondano la nazione repub-blicana. Valori non legati alla nascitao ai legami di sangue ma alla condi-visione di un contratto sociale fonda-to sui diritti fondamentali dell'uomo.

Naturalmente questo modello,come tutti i modelli, non è privo dicontraddizioni: è evidente la sua dif-ficoltà nel separare nettamente sferapubblica e privata in questioni comel'educazione e l'istruzione. Le prote-ste che la legge sul velo varata dalgoverno francese nel 2004 ha solleva-to nella comunità musulmana fran-cese rivela, al di là delle intenzioni

Prolusione del Professor Renzo Guolo

�Il problema dell�integrazione in una società complessa�

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soggettive delle organizzazioni chel'hanno promossa, problematichenon facilmente eludibili.

I critici di questo modello riten-gono poi che esso non garantisca aigruppi minoritari, religiosi e etnici, ilrispetto della loro specifica identità,possibile solo mediante il riconosci-mento di diritti collettivi che evitinoogni forma di assimilazione. Dalpunto di vista funzionale l'espulsio-ne forzata della differenza dalla sferapubblica può generare, in fasi stori-che in cui la questione delle identitàdiventa uno dei terreni privilegiatidel conflitto, identità antagoniste chepossono spingersi sino a negare le-gittimità allo Stato, con tutte le con-seguenze del caso.

Compreso il rischio che quel con-flitto possa essere sfruttato, come nelcaso del velo, da attori politici globa-li che, nel tentativo di alimentarlo,mirano a mostrare, nel caso specifi-co, come non si possa vivere da mu-sulmani in Europa. Ciascuno ricordaa proposito il tentativo di Al Qaeda,attraverso i proclami di Zawahiri, diinserirsi nella vicenda.

Nel modello multiculturalista,adottato in Europa da Gran Bretagnae Olanda, un certo grado di differen-za culturale è, invece, riconosciuto.Cittadini e residenti possono mante-nere nello spazio pubblico le proprieidentità particolari e l'identità etnicae religiosa si affianca a quella nazio-nale. Il rischio intrinseco a questomodello è quello di far proliferaredelle comunità parallele, come talidestinate a non incontrarsi mai nellasocietà; di "polverizzare" la società innicchie comunitarie che non trovanoun terreno condiviso su cui interagi-

re. Producendo così quella separa-tezza che, nel tentativo di evitarel'esclusione, il riconoscimento di di-ritti collettivi intendeva scongiurare.

In Europa sono stati adottati an-che altri modelli di integrazione, su-perati nel tempo dai mutamenti cheinvestono rapidamente temi comel'immigrazione e la cittadinanza. Daricordare il modello di "inclusione/esclusione differenziata" o di "istitu-zionalizzazione della precarietà"adottato a lungo in Germania.

Nella prospettiva di un loro ri-torno in patria, lo Stato incoraggiagli immigrati a mantenere la propriacultura originaria, finanziando scuo-le con programmi e docenti dei paesid'origine, corsi di lingua, forme asso-ciative. L'accesso alla cittadinanza èfondato sullo ius sanguinis: può esse-re cittadino solo chi riceve alla nasci-ta un "bagaglio essenziale"( valori,memorie, miti, tradizioni) condiviso,necessario per dare continuità allacomunità nazionale. Naturalmente,quando la prospettiva di ritorno siallontana e l'orizzonte d'attesa di-venta la stabilizzazione, gli immigra-ti escono dal "ghetto culturale" efanno scelte che permettano loro unamigliore riuscita sociale nella societàin cui ormai vivono stabilmente.

I "muri del ghetto etnico e cultu-rale" si sgretolano, così, progressiva-mente, come dimostra il caso dei tur-chi che, in maggioranza, frequentanoormai le scuole pubbliche e le univer-sità tedesche e abbandonano le strut-ture pensate per incentivare il loro ri-torno. Così, prendendo atto che dueterzi degli stranieri presenti nel paesevi sono anche nati, la Germania ha ri-visitato il suo modello. Una nuova

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legge consente ai figli di genitori stra-nieri residenti sul territorio tedescoda almeno otto anni, o con un per-messo di soggiorno permanente, diacquisire la cittadinanza.

L'analisi dei rendimenti dei prin-cipali modelli europei di integrazio-ne mostra, dunque, i suoi limiti.Quello assimilazionista francesenon ha saputo far fronte alla disu-guaglianza sociale. All'origine dellarivolta delle banlieue non vi è una ri-vendicazione etnica o di matrice reli-giosa. L'humus in cui si alimenta èquella della mancata integrazionesociale di cittadini e residenti, in lar-ga parte provenienti dal Maghreb odall'Africa subsahariana.

Gli stessi che, nel gergo banlieue-sard, chiamano i francesi cèfran. Ter-mine che indica, significativamente,chi ha possibilità di successo nella vi-ta: ovvero gli autoctoni, i bianchi, co-munque quelli che vivono nei quar-tieri borghesi e non nelle periferie.Così gli incendi che illuminano daanni, e non solo dal novembre 2005,le notti parigine mostrano che, da so-la, la concessione della cittadinanzanon basta a produrre integrazione. Ilproblema è cercare di garantire pariopportunità nell'accesso all'istruzio-ne e al mercato del lavoro, oltre cherendere vivibili quei "non luoghi" se-gnati dal degrado che sono le perife-rie urbane.

I numeri dicono che la maggiorparte degli arrestati della rivolta delnovembre 2005 ha tra i 15 e i 20 anni,vive nelle citè classificate come zoneurbane a rischio ed è in difficoltà sco-lastica; quelli, tra loro, che non fre-quentano più la scuola sono disoccu-pati o vivono di lavori saltuari.

Il modello multiculturalista, inversione britannica od olandese, hainvece favorito quella separatezzaculturale in cui sono maturati feno-meni di reislamizzazione identitariasfociati in derive di matrice terrori-stica, come segnalano i casi degli at-tentati di Londra del 2005 e l'assassi-nio di Teo Van Gogh. In alcune cittàinglesi come Bradford o nelle perife-rie londinesi, cittadini o residenti diorigine pakistana o bengalese vivo-no come se fossero nei loro paesid'origine. Le loro comunità negozia-no con le autorità locali, che hannoampi poteri in materia, come le do-mande di riconoscimento fondate sudiritti collettivi. Richieste che non fa-voriscono la loro integrazione nellasocietà inglese, bensì la riproduzionedella loro separatezza. Tanto chemolti possono vivere in Gran Breta-gna come fossero nel loro paesed'origine.

Il caso dell'Islam

A partire dall'11 settembre 2001l'analisi del rendimento dei modellidi integrazione si è, inevitabilmente,focalizzata sulla loro efficacia nell'in-tegrare le comunità islamiche in Eu-ropa. Comunità che rispecchiano, dalpunto di vista religioso, politico, etni-co, la grande umma musulmana, contutte le sue differenze di orientamen-to e le medesime fratture interne.

Al suo interno vi sono, infatti,musulmani che vivono l'appartenen-za all'Islam come meramente cultu-rale; tradizionalisti consapevoli chein Europa la religione deve trovareforme di adattamento; secolarizzati,

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ormai lontani nei fatti dalla religio-ne. Ma anche gruppi islamisti fautoridell'Islam politico: sia neotradiziona-listi che radicali.

Tra quelli radicali vi sono gruppiche teorizzano il jihad, numerica-mente ristretti ma non per questomeno pericolosi, come hanno dimo-strato gli attentati di Madrid e Lon-dra. Si tratta di gruppi clandestini,non interessati a quanto avviene nel-la sfera pubblica dei paesi europei,se non per sfruttare propagandisti-camente le difficoltà di integrazionedelle comunità musulmane. Gruppiche danno vita a reti transnazionaliimprontate sulla flessibilità, su for-me di aggregazione mobili e "colla-borazioni a progetto" che non neces-sitano più di un input provenienteda una struttura centrale. Gli jihadi-sti si spostano tra un paese, un conti-nente e l'altro, appoggiandosi a unreseau non riconducibile alla fissitàambientale e territoriale tipica delterrorismo nazionale, che riproduce-va su scala micro i modelli pesantidelle grandi organizzazioni dell'erafordista. In questo senso, il cosiddet-to "partito al Qaeda" è, oggi, quantodi meno vicino alla forma-partitoclassica ci sia.

Ma mobilità e logistica del jihadnon possono prescindere totalmentedal rapporto con le reti territoriali.Rapporto che viene costruito anchemediante l'utilizzo strumentale del-le reti migratorie. La trasformazionedelle società occidentali in societàmulticulturali permette agli jihadistiun certo grado di mimetismo socialein ambienti omogenei etnicamente,culturalmente e religiosamente: ilquartiere madrileno di Lavapies di-

venta così sicuro quanto Sidi Mou-men, la bidonville di Casablanca.Questo intreccio tra mobilità attiva estanzialità complice - in alcuni casisolo passiva per effetto delle normesociali relative all'ospitalità o a for-me premoderne di solidarietà, comele comuni appartenenze di città ovillaggio riprodotte nell'esperienzamigratoria in Europa - crea un hu-mus difficilmente controllabile con iclassici strumenti usati in passatoper affrontare il terrorismo interno.

Il mimetismo sociale degli jiha-disti nelle comunità immigrate èuna variabile rilevante nelle strate-gie di contrasto al terrorismo. Lapossibilità di arruolare militanti, odi contare su simpatizzanti, capacidi mettere a disposizione un retro-terra logistico attivo o passivo, au-menta il rischio che l'Europa si tra-sformi in terra del jihad. La politicadell'immigrazione diventa così,sempre più, componente decisivadella politica di sicurezza, europea enazionale.

Di fronte alla possibilità, auspi-cata dai gruppi jihadisti, che la pre-senza musulmana in Europa si tra-sformi in una sorta di "quinta colon-na", gli Stati europei hanno due op-zioni. La prima è fondata sull'esclu-sione sociale dell'intera comunità;scelta non solo contrastante con iprincipi di una società democratica eaperta ma anche controproducente:una comunità ghettizzata, o auto-ghetizzata, può facilmente trasfor-mare il senso di frustrazione e diumiliazione, o di orgogliosa separa-zione, in riflesso identitario sfruttatodal fondamentalismo per allargare lasua presa.

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La seconda è di natura inclusivae può consentire efficaci forme dicontrollo sociale, esercitate daglistessi musulmani. Solo una comuni-tà conscia della propria appartenen-za nazionale e decisa a godere deidiritti di cui usufruisce nelle demo-crazie, può svolgere un ruolo dis-suasivo su larga scala nei confrontidelle derive interne. Integrare le co-munità musulmane, farle diventareparte del tessuto nazionale aiutan-dole o obbligandole a uscire dallaghettizzazione culturale in cui sonorinchiuse per necessità o scelta, di-venta così anche uno strumento disicurezza.

L'opzione inclusiva può contaresul fatto che la maggior parte degliimmigrati musulmani non condivi-de posizioni islamiste, né nella ver-sione radicale e jihadista; né in quel-la neotradizionalista. Nell'esperien-za migratoria in Occidente i gruppineotradizionalisti, in particolare dimatrice Fratelli Musulmani, nonpossono perseguire l'obiettivo di co-struire uno Stato islamico. Cercanocosì di presidiare uno spazio checonsenta una certa distanza culturaledalla società in cui vivono.

Fondamento dell'azione neotra-dizionalista è l'hijra, l'Egira, la sepa-razione dall'ambiente "impuro" cir-costante, e non il jihad, il combatti-mento sulla via di Dio. L'hijra neo-tradizionalista avviene mediante lacostruzione ideologica di una co-munità che mira, più che all'integra-zione individuale dei suoi membri,a negoziare, su base collettiva, unostatuto derogatorio di cittadinanza.Statuto che definisce il grado di au-toesclusione necessario alla ripro-

duzione della separatezza comuni-taria.

Questa sorta di "integrazioneesternalizzata" consente ai neotradi-zionalisti di chiedere il riconosci-mento di alcuni diritti senza optarenecessariamente per una maggioreintegrazione culturale nella societàin cui vivono.

L'ala neotradizionalista punta aegemonizzare l'Islam in Italia, carat-terizzato da una notevole pluralitàetnica e religiosa. I musulmani dellaPenisola sono circa un milione e pro-vengono da oltre cinquanta paesi; alloro interno non vi è una componen-te nazionale largamente prevalente,come quelle maghrebina in Francia,pakistana in Gran Bretagna, o turcain Germania.

Una provenienza geografica plu-rale che rimanda a molteplici modidi vivere, e interpretare, concreta-mente l'Islam. La differenziazioneetnonazionale non è fattore da sotto-valutare al fine dell'analisi, poichéinfluenza i diversi modi di concepirela religione e il suo rapporto con lapolitica. Tanto che, almeno nelle pri-me fasi del ciclo migratorio, gli im-migrati musulmani tendono, gene-ralmente, ad aggregarsi secondo li-nee etniche.

Anche l'Islam in Italia non sfug-ge a questo tipo di identificazione.Le diversità culturali, religiose e po-litiche, individuali e di gruppo,espresse da questo concreto e nonastratto Islam sono, però, percepitedagli islamisti come una sorta di de-viazione dalla "fede autentica", poi-ché i musulmani farebbero prevalereidentità e affinità di tipo etnico o na-zionale sulla dimensione religiosa.

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Diventa, così, per loro essenzialedelegittimare le appartenenze chenon siano fondate su un'ideologiapolitica e religiosa unificante; oltreche contrastare la tendenza degli im-migrati musulmani a vivere la reli-gione in maniera "privatizzata".

Le leadership neotradizionalisterivendicano, infatti, la piena visibili-tà dell'Islam nella scena pubblica,rifiutando sia l'assimilazione che la"privatizzazione". Si tratta di lea-dership cresciute in paesi investitinegli ultimi decenni dal "ritorno allamoschea", dalla politicizzazionedella militanza religiosa. Ma traislamisti neotradizionalisti e radi-cali vi è un rapporto di aspra com-petizione.

Entrambi fanno riferimento al-l'Islam politico; ma diversi sono gliobiettivi e mezzi che queste correntiperseguono in Europa. I neotradizio-nalisti mirano innanzitutto a reisla-mizzare la umma, la comunità di fe-de, secondo i canoni della salaf, "lafede delle origini" e ad evitare che iprocessi di secolarizzazione che lainvestono possano condurre allaperdita dell'identità religiosa.

A loro volta i radicali ritengonoche l'Europa non sia, come pensano ineotradizionalisti, "terra d'Islam" incui si possa praticare la religione efare proselitismo, ma "terra deljihad".

Come accade in alti contesti incui un'area politica fa riferimento aun'ideologia comune, in questo casol'Islam politico, i radicali cercano diarruolare militanti, o di contare suun'area di simpatizzanti, nella mobi-le zona grigia che divide i due schie-ramenti. Presidiarne il confine di-

venta così decisivo per entrambi glischieramenti.

L'integrazione come componentedella politica di sicurezza

In un simile quadro la politicadell'immigrazione e la questione del-l'integrazione, diventano componen-ti decisive della politica di sicurezza.I processi di integrazione possonofacilitare l'obiettivo di rendere fisio-logici, e non patologici, il fenomenojihadista nelle comunità islamiche.Fenomeno che, nei paesi musulmanicome in quelli europei, può esserebattuto non solo attraverso l'indi-spensabile azione di prevenzione edi intelligence anche se trova un for-te argine politico e religioso all'inter-no delle comunità; che a loro voltapossono essere aiutate in questocompito se possono contrapporreagli islamisti radicali non solo un'in-terpretazione non ideologica dellareligione ma anche la consapevolez-za del vivere in un contesto di plura-lismo religioso.

Come negli altri Stati dell'UnioneEuropea, anche in l'Italia la libertà re-ligiosa è costituzionalmente garanti-ta. Ai musulmani, come a ciascun cit-tadino e residente di diversa cultura efede, deve tuttavia essere richiestal'accettazione dei principi dell'unicacultura politica che una società apertaesige condivisa: quella democratica.Condivisione che mira a definire "uncomune orizzonte interpretativo" incui conflitti e negoziazioni si svolga-no mediante procedure accettate nel-lo spazio pubblico e senza pregiudi-care le libertà di ciascuno.

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Alla base dell'integrazione puòesserci un "patto di cittadinanza" chepreveda specifiche forme di ricono-scimento pubblico della differenzareligiosa compatibile con l'ordina-mento giuridico; che distingua tradiritti mirati a creare restrizioni in-terne e diritti mirati a garantire tute-le esterne.

Non possono essere, infatti, rico-nosciute quelle pratiche che, in nomedell'identità religiosa, limitino i dirit-ti fondamentali degli individui comela discriminazione sessuale nel cam-po della famiglia, dell'istruzione odel lavoro; così come la punizione diindividui che intendono fuoriusciredalla comunità di fede. La democra-zia non accetta che un gruppo oppri-ma i propri membri e ne limiti la li-bertà di scelta e di azione in nomedella propria identità collettiva. So-no invece riconoscibili le richieste le-gate al diritto dei membri di ungruppo a tutelare la propria culturao la propria libertà e autonomia reli-giosa da ingerenze esterne.

La costruzione di un Islam nazio-nale

Quasi tutti gli Stati europei con-vengono che la produzione di sicu-rezza è più facilmente conseguibilemediante l'istituzionalizzazione dirappresentanze islamiche. Rappre-sentanze che creino interlocutori peri governi in materia di negoziazionereligiosa e in funzione di argine con-tro eventuali derive fondamentalistedelle comunità. L'obiettivo è favorirela nascita di un Islam nazionale e dileadership affidabili.

Tale scelta vuole evitare di confe-rire, come in passato, la rappresen-tanza della comunità agli Stati di ori-gine dei musulmani residenti. Attri-buzione che consentiva, da un lato,di considerare l'immigrato, anche seresidente da tempo nel paese, comeuno straniero destinato, prima o poi,a tornare in patria; dall'altro permet-teva, ai paesi d'origine, di attivare uncerto controllo, politico e religioso,sugli emigrati all'estero. Ma la rap-presentanza de "l'Islam degli Stati"funziona solo se i flussi migratori so-no limitati e non stabili: il ciclo mi-gratorio avviato negli anni Ottantaha spazzato via questa illusione.

Di fronte alla crisi di rappresen-tanza "dell'Islam degli Stati" e allapresa d'atto che molti dei loro attualie futuri cittadini sono o saranno mu-sulmani, i paesi europei hanno scel-to, così, la strada della costruzionedell'Islam nazionale. Scelta che miraa evitare anche condizionamenti inpolitica interna ed estera, semprepossibili in caso di conferimento dirappresentanza ad altri Stati sovrani.Non di meno, imboccata la direzionedella creazione dell'Islam nazionale,sorgono altri problemi.

La creazione di un Islam nazio-nale implica l'istituzionalizzazionedella rappresentanza dell'associazio-nismo islamico; ma affidabilità dellarappresentanza e rappresentativitàpossono anche non coincidere."L'Islam organizzato" ovvero il tes-suto associativo. politico e religiosoespresso dai membri attivi della co-munità, è qualcosa di diverso dal-l'Islam come religione.

In questo campo giocano un ruo-lo anche le associazioni e le comunità

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islamiste più radicate nel territorio;quelle che controllano il maggior nu-mero di moschee e, allo stesso tem-po, mantengono legami con le gran-di reti transnazionali dell'Islam poli-tico mondiale. Si tratta di gruppi cheesprimono talvolta posizioni gene-ralmente non condivise dall'opinio-ne pubblica e dalle istituzioni su te-mi di grande rilevanza, anche di po-litica internazionale.

Alcuni ritengono che la loro "dis-sonanza sistemica" ne comportil�esclusione dal circuito istituzionale.Altri che proprio la loro possibileesclusione non permetta di seguirneda vicino l'evoluzione né, tanto me-no, di influenzare le dinamiche; fa-vorendo, così, oggettivamente i pro-positi delle leadership meno favore-voli a un'integrazione. Un dilemma,quello relativo alla questione rappre-sentanza/affidabilità, che tutti gliStati democratici si sono trovati adaffrontare senza aver trovato ancorauna soluzione soddisfacente.

Un contributo allo scioglimentodi questo intricato nodo può venire ,ancora una volta, da politiche di in-tegrazione che facilitino l'emergeredi forme di associazionismo che nonricalchino necessariamente quellesin qui espresse dalle comunità isla-miche. Le culture, così come le reli-gioni, mutano in relazione all'intera-

zione con l'ambiente circostante.Fuori dal suo tradizionale contestoculturale, l'Islam deve essere rivissu-to e ripensato dai musulmani.

E questa rivisitazione non condu-ce, inevitabilmente, a un processo direislamizzazione identitaria. Moltodipende dal contesto politico e socia-le in cui i musulmani vivono e agi-scono oltre che, in un mondo globale,dal clima internazionale. Scolarizza-zione della seconda generazione, ac-quisizione di lingua e cultura delPaese in cui si vive e della cittadinan-za, sono tra i fattori che inducono a"scolorire" le appartenenze ascrittive.In Italia, come altrove, vi sono mu-sulmani che si secolarizzano; quelliche mantengono un�adesione cultu-rale, più che religiosa, all'Islam che sitraduce nella partecipazione ai soliriti di passaggio o a pratiche colletti-ve come il digiuno nel mese di Rama-dan; alcuni imboccano la strada della"privatizzazione" della sfera religio-sa, altri quella della rivendicazioneidentitaria, che può tradursi anchenell'adesione all'Islam politico e nellamilitanza nei movimenti islamisti.

L'esito di questo processo non èdeterminato e l'implementazione diefficaci politiche d�integrazione per-mette comunque di influenzarne gliesiti, con sicuro vantaggio per la col-lettività.

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Innanzitutto consentitemi di ringraziare il Direttore del Servizio per l'invito chemi ha fatto e di ringraziare i tanti e graditissimi ospiti di questo tradizionale appunta-mento.

Vi ringrazio e tuttavia approfitterò della vostra benevolenza per farvi perdere qual-che minuto. Lo faccio perché se, come io penso e credo e come auspico, la Riforma deiServizi appena varata dalla Camera completerà il suo iter legislativo in Senato, que-sta sarà l'ultima volta di un Vice Ministro dell'Interno, di un Ministro dell'Interno,che inaugura un corso accademico. Come voi sapete, se non ci saranno clamorosi col-pi di scena, la legge approvata dalla Camera prevede il superamento della dipendenzafunzionale: per quanto riguarda il Sisde, dal Ministero dell'Interno, per quanto ri-guarda il Sismi, dal Ministero della Difesa.

Essendo tutti quanti voi persone particolarmente competenti in questo campo, eanche con una importante esperienza alle spalle, comprenderete quanto sia impegnati-vo questo passaggio. Ricorderete anche che tutti quanti i progetti di riforma in passa-to spesso si sono impuntati proprio su questo passaggio: il superamento della dipen-denza funzionale, perché questo alludeva ad equilibri particolarmente complessi den-tro i Governi, tra Ministeri e tra Apparati.

Oggi noi siamo di fronte ad un progetto di riforma, a mio avviso particolarmenteimpegnativo, che considero positivo, che affronta innanzitutto questo tema. Così se lalegge verrà approvata entro l'anno, dal prossimo appuntamento all'inaugurazionedell'anno accademico verrà la Presidenza del Consiglio dalla quale dipenderanno tut-te le strutture dell'Intelligence. Io ritengo tutto ciò particolarmente positivo. Come ve-dete non sono listato a lutto, perché credo che questo sia il naturale completamento diun processo di riforma.

Tuttavia, prima di svolgere qualche considerazione più ravvicinata, consentitemidi fare un piccolo elogio della legge che va in pensione: della 801. Tutte le leggi parti-colarmente vecchie e anche particolarmente sperimentate vengono alla fine ricordatesoltanto per gli aspetti negativi, cioè per le mancanze, le disfunzioni, i punti di incon-gruenza. Ma quando si tracciano questi giudizi, che a volte finiscono per apparire ec-cessivamente ingenerosi, ci si dimentica che queste leggi hanno degli anni. La 801 èforse la più longeva da questo punto di vista, sono passati 30 anni da quando cominciòun difficile percorso parlamentare.

Ricordo allora un giovanissimo Ministro dell'Interno, qui casualmente presente,che coordinò l'attività non soltanto del Governo ma l'intera attività parlamentare.Venne realizzato allora un incontro tra le grandi componenti storico-politiche del Par-lamento Italiano, e noi sappiamo quanto fosse importante, perché solo chi non conoscea sufficienza la storia d'Italia non comprende quanto fosse importante, specie in que-gli anni, quella convergenza. Si riformarono radicalmente, per la prima volta, gli Ap-parati di Sicurezza, costruendo un serio e certo orizzonte democratico e lo si fece attra-

Intervento del Vice Ministro dell�InternoOn. Marco Minniti

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verso una larghissima convergenza parlamentare. Ritengo quello un patrimonio stra-ordinario del Paese, anche perché nessuno deve dimenticare che anni fossero quelli.Parliamo del 1977, cioè nel pieno di una drammatica offensiva del terrorismo internonel nostro Paese, - �.si di due colori, � di due colori giustamente mi ricorda il Pre-sidente�.- che svilupperà un attacco, da due versanti diversi, a quello che una voltaveniva definito il cuore dello Stato. Eravamo anche di fronte ad Apparati di Sicurez-za che arrivavano all'appuntamento della riforma con una evidente crisi di credibili-tà...

�.(interruzione del Presidente COSSIGA: ��.dell'Arma dei Carabinieriche l'allora Servizio militare, il SID, che era un Ufficio dello Stato Maggiore Di-fesa, Ammiraglio Branciforte, credo che fosse di un grado inferiore al mioseppur di complemento, non credo che fosse più che sottotenente di vascello,da quando io andai al Viminale a quando io ne uscii, tenne strettamente sottocontrollo telefonico me ed i miei collaboratori, sottoponendomi a controlli fisi-ci all'interno e all'esterno. La prudenza mia e dell'allora Ministro dell'InternoOscar Luigi Scalfaro e della Procura della Repubblica di Roma, evitarono chescoppiasse allora uno scandalo del quale poi si potè parlare. Debbo dire che ioda Presidente della Repubblica firmai il decreto di promozione del signoreche mi aveva diligentemente sorvegliato)����.

� Questa esperienza è diretta conferma di quanto io stavo dicendo. E, quindi, di-cevo, con Apparati di Sicurezza che vivevano una evidente crisi di credibilità, e quan-to detto adesso dal Presidente Cossiga, conferma questo tipo di valutazione.

Tuttavia quella legge, la 801, ci consegnava un sistema informativo che ci avrebbefatto fare dei passi che considero assolutamente significativi. Nel momento in cui pen-sioniamo la 801 guardiamo agli aspetti positivi. Penso che si possa dare complessiva-mente un giudizio equilibrato di un periodo particolarmente lungo che ci ha visto an-che fare delle cose importanti. Penso anche che in questi anni si sia svolto un impor-tante lavoro, un lavoro spesso non riconosciuto. Voi sapete che la prevenzione non èmisurabile, tutto quello che si previene non è misurabile perché, appunto, si prevengo-no dei fatti e non sono misurabili i fatti negativi che non accadono. Ma, per la legge deigrandi numeri, poiché il nostro Paese in questi anni è stato escluso da particolari fattinegativi si presuppone, e qualcuno di noi ha qualche elemento in più della presupposi-zione, che si è fatto un adeguato lavoro preventivo. Bene, a questo servono i Servizi.

Aggiungo anche che, nel momento in cui diamo questo giudizio, tutti quanti ab-biamo avvertito, innanzitutto voi addetti ai lavori, che quella legge ha fatto i suoi tem-pi. Ha fatto il suo tempo perché sono emerse questioni che neanche il più attento legi-slatore avrebbe potuto immaginare nel 1977.

Voglio ricordare due date fondamentali, due spartiacque, due punti di cesura dellastoria particolarmente emblematici: una è l'89, il 1989 dodici anni dopo il 1977; l'al-tro, è il 2001, 24 anni dopo il 1977. Perché le ricordo insieme? Perché dobbiamo guar-dare sempre al combinato disposto che queste due date hanno prodotto. L'89 con la fi-ne della divisione in due blocchi ci consegna - i termini diciamo sono radicalmente op-posti ma la sostanza è la stessa - un mondo o unipolare o multipolare, a secondo, dellepredisposizioni culturali ed intellettuali di ciascuno di voi. Si può pensare che è uni-

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polare o multipolare, la sostanza è la stessa. Sia se lo pensiamo unipolare sia se lo pen-siamo multipolare, viene fuori una realtà in cui non c'è più tolleranza verso alcunaforma di fragilità nel campo dell'Intelligence, e soprattutto non ci può essere più inquesto campo alcuna forma di supplenza. Mentre prima dell'89 poteva esserci unasupplenza, ci potevano essere altri che lavoravano per noi, l'89 ha cancellato questapossibilità.

Il 2001 è stato uno shock per l'intero pianeta con l'attacco alle Torri gemelle el'emergere in campo con tutta evidenza di una guerra asimmetrica che ha portato aconsiderare possibile quello che sembrava assolutamente impossibile. Se ripensate perun attimo a tutte le indagini che hanno preceduto l'attacco alle Torri gemelle, ricorde-rete che più volte i sensori avevano segnalato allarme per quel tipo di attacco. Ma qua-le è stato l'elemento che ha giocato a favore del terrorismo? E' stato che il modello diattacco veniva considerato così audace da apparire impossibile: proprio quella sorta dipotenziale impossibilità è stata la ragione del successo. C'era uno slogan del maggiofrancese - siate realisti chiedete l'impossibile - che, con piccole modifiche non concet-tuali ma formali diventa: siamo realisti, pensiamo l'impossibile: si può dire che senzaconoscerlo, i terroristi dell'11 settembre hanno applicato quello slogan.

Queste rapide considerazioni comportavano e comportano l'esigenza di un pro-fondo ripensamento delle politiche e delle strutture dell'Intelligence. E' questo il sensocon il quale il Parlamento si è avvicinato alla Riforma.

E' chiaro che quando parliamo di questa battaglia di azione preventiva contro ilterrorismo, poi abbiamo di fronte tutto un altro tema che ha utilizzato e che ha costi-tuito il centro dell'intervento qui svolto dal Professor Guolo - intervento che io consi-dero particolarmente stimolante - che costituisce l'altra faccia del terreno sul qualenoi dobbiamo operare: perchè c'è bisogno di prevenzione, ma c'è bisogno anche di poli-tiche di integrazione. Penso che sia particolarmente forte e suggestiva quell'idea che ilProfessore Guolo qui ci ha riproposto di un Islam nazionale, questione particolarmen-te complessa e particolarmente impegnativa ma che ci ricorda in sostanza una cosa:tutti i modelli di integrazione sono falliti e dobbiamo quindi misurarci con un nuovomodello di integrazione.

Ma, detto questo, nel momento in cui dobbiamo affrontare il tema di una Riformadell'Intelligence, e io penso che il lavoro che si è fatto in Parlamento abbia costituitodal punto di vista culturale un elemento straordinario, perché dopo 30 anni si è inco-minciato (anche se con un certo ritardo, perché non c'è dubbio che questa Riforma for-se poteva arrivare prima, forse doveva arrivare prima) ad affrontare esplicitamente unnodo che è una sorta di pensiero non scritto nella democrazia italiana. E cioè il pensie-ro non scritto, il retropensiero, è sostanzialmente questo: per lungo tempo noi abbia-mo pensato, qualcuno di noi ha pensato, io no, ma altri forse sì, che di fronte all'alter-nativa fra Servizi efficienti e potenzialmente deviati fosse meglio poter ragionare suServizi poco efficienti ma sicuramente non deviati. Questa equazione non funziona.

Noi invece abbiamo bisogno di Servizi di sicura affidabilità democratica ma anchedi Servizi molto efficienti. Le due cose si devono tenere strettamente insieme e se possodire quale è il cuore del progetto di Riforma che il Parlamento si appresta a varare è es-senzialmente questo: affrontare il tema dell'efficienza e della cultura della democrazia

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nell'efficienza.Una cosa non semplice e tuttavia a mio avviso risolta brillantemente, perché si af-

frontano concretamente, lo ha detto qui anche Gabrielli, tre questioni che io considerofondamentali.

La prima questione è l'efficienza. Efficienza significa innanzitutto avere ununico riferimento politico. Ne ho parlato all'inizio. Il superamento delle dipendenzefunzionali è importantissimo perché in un moderno sistema di Intelligence non si puòessere contemporaneamente servitori di più riferimenti e di più padroni. Chiunque ab-bia fatto un minimo di seria Intelligence, sa che non può essere fatta informando tutti,perché se uno ha l'obbligo di informazione con tutti coloro dai quali dipende, è chiaroche l'informazione a quel punto non è più riservata. Di questo abbiamo, tra virgolette,una copiosa messe di esempi. Quindi, un unico riferimento politico. E quell'unico ri-ferimento politico non poteva e non può che essere la Presidenza del Consiglio. Quin-di la guida diventa del Governo, anche perché sempre di più il sistema di Intelligence èun riferimento multidisciplinare e quindi, per evidenza, interministeriale.

Seconda questione è la operatività. Non c'è dubbio che pur avendo confermatoil sistema binario, io sono un teorico della difesa del sistema binario, non solo perchéquesto è il modello che hanno gran parte dei Paesi europei e del mondo (sistema bina-rio o in ogni caso con più Agenzie), ma perché lo ritengo fondamentale dal punto di vi-sta delle garanzie. E' vero che come ha detto Gabrielli non dobbiamo abusare con laconcorrenza, ma il fatto che ci siano Agenzie diverse che abbiano mission particolari especifiche, mission che vengono meglio definite dalla legge, e che tuttavia siano dueAgenzie diverse, costituisce elemento fondamentale di un progetto di sostenibilità de-mocratica. Due Agenzie, le cui mission vengono meglio definite attraverso l'intrecciotra territorio e temi e che vengono fortemente coordinate dal Dipartimento per le In-formazioni e la Sicurezza che fa riferimento alla Presidenza del Consiglio. Missionmeglio definite per evitare sovrapposizioni, per avere una effettiva complementarietàed un forte coordinamento presso la Presidenza del Consiglio.

Terza questione: i poteri. Tema dei poteri che viene affrontato esplicitamente. Ab-biamo per lungo tempo discusso delle cosiddette garanzie funzionali. Oggi sono un pez-zo fondamentale della legge. E io ho accolto positivamente la prudenza con la quale il le-gislatore ha affrontato questo tema, e cioè la possibilità di definire con nettezza quelloche si può fare e nello stesso tempo collegare e collocare questa nettezza dentro un ambi-to che è profondamente rispettoso delle libertà individuali e collettive. Non era semplicefare questo ma ci si è riusciti. Più poteri. Più poteri all'Intelligence e, come è giusto nelmomento in cui si danno più poteri all'Intelligence, più poteri di controllo sull'Intelli-gence, secondo il principio del bilanciamento democratico. Penso che il Comitato diControllo Parlamentare che viene definito da questa legge sia un Comitato Parlamenta-re di Controllo che ha in questo campo più poteri di tutti quanti i Comitati di Control-lo che ci sono in giro per il mondo. Lo ritengo giusto. Ritengo sia fondamentale poteragire nel rispetto della legge, senza interferenze nel momento in cui si agisce, e poi po-tere e dovere rispondere di quello che si è fatto per la difesa della sicurezza nazionale.

Efficienza, operatività, poteri. Abbiamo cioè un progetto che naturalmente puòsempre teoricamente essere migliorato, ma che io considero un approdo molto impor-

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anno accademico

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tante. Ed è molto importante che su questo progetto di riforma ci sia stata la conver-genza al cento per cento dell'intera Camera dei Deputati.

Se ci si riflette un attimo, in una fase politica caratterizzata sicuramente da unacerta litigiosità, il fatto che su una riforma di sistema così complessa, perché la Rifor-ma dell'Intelligence è una delle riforme di sistema più importanti, (non a caso si è ten-tato più volte di farla ma non la si è fatta), si sia trovata una convergenza al cento percento. Un elemento questo che rappresenta sicuramente uno straordinario valore. Unvalore per l'Italia, ma un valore per il mondo dell'Intelligence, che vede definitivamen-te riconosciuto un ruolo.

Io ringrazio, il Comitato Parlamentare di Controllo, ringrazio la Camera dei De-putati, ringrazio i componenti della Commissione Affari Costituzionali, a partire dalsuo Presidente, che hanno svolto un eccezionale lavoro. Penso anche che nel momentoin cui tessiamo le lodi del progetto licenziato dalla Camera, dobbiamo anche auspicareche il Senato possa rapidamente affrontare la valutazione del testo. E' evidente che poiil Senato, titolare di una piena autonomia di valutazione, potrà ulteriormente miglio-rare il testo, potrà modificarlo, potrà cambiarlo. Tuttavia, l'auspicio che io faccio, an-che a nome del Governo, è che questa corrente positiva venga fino in fondo utilizzataper poter avere in tempi rapidi una legge di Riforma largamente condivisa, per faredell'Intelligence italiana una Intelligence pronta alla sfida che abbiamo di fronte, che èla sfida particolarmente complessa della quale parlavo qualche minuto fa.

Infine un'ultima considerazione. Penso che la discussione che si è fatta in Parla-mento, ma anche la discussione pubblica che si è fatta in queste settimane ed in questimesi, ci abbia consegnato di fatto uno straordinario risultato. Vedete, il mondo dell'In-telligence e degli Apparati di Sicurezza è quello per antonomasia più complesso, quel-lo che presenta maggiori difficoltà anche perché quando si parla di Apparati di Sicu-rezza si evoca di per se una zona, tra virgolette, non molto trasparente. Io penso checon la discussione di queste ultime settimane, noi abbiamo superato lo scoglio e lo sco-glio sta sostanzialmente in questa considerazione che è insieme politica ma, se mi èpermesso, anche di carattere culturale.

E cioè che i Servizi di Sicurezza, i Servizi Segreti di un Paese, in una democraziadell'alternanza, dipendono dai Governi e, in una democrazia dell'alternanza, i ServiziSegreti dipendono dal Governo che è in carica. E tuttavia in una democrazia dell'alter-nanza dire che i Servizi Segreti dipendono dal Governo in carica è soltanto una partedella verità. L'altra parte della verità che abbiamo incominciato ad acquisire, è che iServizi Segreti dipendono dal Governo in carica, ma in una democrazia dell'alternan-za sono anche, vorrei dire prima di tutto, patrimonio dell'intero Paese. Questa è la sfi-da che abbiamo di fronte, una sfida che a mio avviso abbiamo incominciato ad affronta-re nel modo giusto e con il piglio giusto.

Detto questo, e scusandomi per aver approfittato della vostra pazienza con le mieriflessioni, passo alla formula di rito: dichiaro ufficialmente aperto l'Anno Acca-demico 2006/2007 della Scuola Addestramento del SISDe.

Auguri e buon lavoro.

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foto ansa

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L�impresa criminalechiamata �camorra�

FABRIZIO FEO, PIO MARCONI, MARCO MINNITI, LUCIA REA, FRANCO ROBERTI

te configurata nell'organizzazionedella camorra: criminalità moderna,internazionalizzata, con capacità no-tevoli dal punto di vista militare e fi-nanziario. La sua caratteristica spe-cifica è quella di una struttura diffu-sa, priva di una gerarchia centraliz-zata come in passato Cosa Nostra.Non soltanto mancano la "Commis-sione Provinciale" e l'articolazionein mandamenti ma sono assenti an-che quei rapporti forti di cartelloche, per esempio, caratterizzano la

'ndrangheta cala-brese.

C'è, quindi,una situazione dicontinua ebolli-zione e la perma-nente competizio-ne tra i clan inne-sca picchi di con-flitto sanguinoso

D. Napoli è ormai associata alla va-rie forme di camorra. Quanto di endemi-co c'è nella situazione camorristica cam-pana? Che la camorra, infatti, sia la for-ma mafiosa presente in Campania e chela sua tipicità sia legata al contesto diorigine e di sviluppo è ormai assodato.Quale, invece, ritiene sia l'influenza del-la presenza camorristica nella vita napo-letana?

Marco Minniti - Per capire vera-mente quale sia l'influenza della ca-morra sulla vita napoletana bisognatenere fermi alcuni punti. Intanto,Napoli è l'unica grande metropolieuropea, sicuramente l'unica grandearea urbana italiana, nella qualeconvivono contemporaneamentedal punto di vista dell'ordine e dellasicurezza pubblica tre grandi que-stioni.

La prima. A Napoli è presente lacriminalità organizzata storicamen-

Il forum propone una riflessione sulla 'camorra', attraverso l�analisi sia dei fattoricriminali sia delle vulnerabilità e delle opportunità dello scenario partenopeo, che, va-riamente combinati, tracciano le spesso indecifrabili linee evolutive del fenomeno. I relatori, lontano dall'agiografia come dal pessimismo di tanta letteratura, offronospunti e indicazioni che, ben oltre la coltre della 'nuttata' eduardiana, svelano il co-raggio e la volontà di ripresa della comunità napoletana.

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dovuti alla necessità di accaparrarsila leadership sul territorio o su sin-goli importanti affari. Da qui la real-tà, facilmente verificabile empirica-mente, di un'organizzazione che hauna dimensione tipicamente gan-gsteristica con un intenso uso dellaviolenza che le altre mafie in genera-le ritengono invece ultima ratio daponderare con particolare cura. Ilconflitto permanente tra clan, la suaferocia, il ricorso continuo a reatiparticolarmente gravi come l'omici-dio e il ferimento, provocano un im-patto che ha un'incidenza molto for-te e molto diretta sulla vita dei citta-dini. Se si aggiunge che una delleprincipali attività delle organizza-zioni camorristiche è il traffico deglistupefacenti e che spesso gli affiliatidella camorra fanno loro stessi usodi stupefacenti si ha un quadro parti-colarmente difficile.

C'è poi una seconda questione.Napoli non è soltanto la camorra.Accanto alla criminalità organizzatac'è una criminalità diffusa particolar-mente radicata nel territorio. Lacompresenza della criminalità orga-nizzata e della criminalità diffusa, diuna forte criminalità organizzata e diuna forte criminalità diffusa, fannodi Napoli una realtà che non ha pa-ragoni né in Italia né in Europa. Soli-tamente, uno dei punti di forza dellacriminalità organizzata viene misu-rato dal fatto che nei suoi territoriapparentemente non accade nullasul terreno dell'ordine e della sicu-rezza pubblici.

E' noto che spesso dietro la paxmafiosa si nascondano affari, in-fluenza, capacità di controllo del ter-ritorio da parte delle mafie che tolgo-

no spazio e aria alla criminalità dif-fusa per bloccare l'allarme socialeche rischia di innescare reazioni chela mafia ritiene pericolose per i pro-pri affari. Insomma, di solito quandoc'è una forte criminalità organizzatanon c'è una presenza del crimine dif-fuso. Anzi la criminalità organizzata,si pensi alla 'ndrangheta o agli annid'oro di Cosa nostra, fa quasi unvanto dell'assenza di quella che, perla verità impropriamente, viene chia-mata piccola criminalità.

E a Napoli la piccola criminalitàsempre di più coinvolge nuove gene-razioni dando vita a fenomeni parti-colarmente preoccupanti come quel-lo delle cosiddette baby gang. Sopratutti questi fenomeni, a peggioraredrammaticamente l'impatto sulla so-cietà civile napoletana, c'è, poi, unadiffusione e l'uso di una violenzanon proporzionati rispetto agli obiet-tivi, una violenza esibita, priva dicondizionamento. Ovviamente, poi,criminalità organizzata e criminalitàdiffusa sono vasi comunicanti nelsenso che spesso la criminalità diffu-sa costituisce il terreno di recluta-mento per la criminalità organizzata.

Terza. Alle prime due caratteri-stiche si somma, moltiplicandone glieffetti, quella della particolarissimastruttura urbana di quest'area. Parla-re della sicurezza di Napoli non si-gnifica parlare soltanto della sicurez-za del suo territorio comunale. Sia-mo di fronte ad un'interland che nonsi limita ad aggiungere qualche pic-cola comunità ma ad un susseguirsidi grandi comuni.

Spesso attraversando la strada ecambiando marciapiede si passa daun comune di 100mila abitanti ad

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un'altra città media di 120mila. Unagglomerato urbano senza soluzionedi continuità che ha tuttavia punti ditensione specifica che si propaganoverso il centro dell'area, cioè sulla cit-tà di Napoli. Un quadro complessodove o si ha una strategia d'insieme oil progetto sicurezza gira a vuoto.

Il quadro rapidamente tratteggia-to lascia purtroppo pochi dubbi sul-l'ipotesi di una forte influenza ca-morristica (sarebbe probabilmentepiù corretto parlare di forte condizio-namento) nella vita e sulla vita diquesta grande area urbana. Ma quel-lo della sicurezza a Napoli non è unproblema napoletano. Siamo difrontead una grande questione nazionale.Intanto, perché il problema della si-curezza a Napoli e nell'area di riferi-mento non può che essere affronta-to dentro un orizzonte nazionale.Secondo, perché Napoli è una dellevetrine più importanti dell'Italiafuori dall'Italia, con un passato epresente ricchi di grande città e capi-tale europea.

Franco Roberti - La camorra èparte integrante della storia di Na-poli ed è elemento costitutivo dellasocietà campana, o, per lo meno, del-l'area metropolitana sviluppatasi in-torno a Napoli. In quanto tale, essariflette tutte le trasformazioni dellasocietà nella quale è profondamenteradicata e, in largamisura, le condi-ziona. Occorre,però, capire checosa significhi "ca-morra" oggi.

Le organizza-zioni criminali na-poletane si muo-

vono con estrema efficienza sul pia-no transnazionale - dove conducono,in alleanza con gruppi stranieri, fio-renti traffici di stupefacenti, contrab-bandi di merci con marchi contraf-fatti ed attività riciclaggio e reimpie-go dei proventi illeciti - mantenendonel contempo il pieno e sistematicocontrollo delle zone di competenza edelle attività economiche che vi sisvolgono e consentendo presenze digruppi mafiosi stranieri (in partico-lare, slavi, colombiani, nigeriani e ci-nesi) soltanto in ruoli di cooperazio-ne o di subordinazione.

Qualunque strategia di contrastoche aspiri ad essere, alla lunga, vin-cente deve tenere conto di questo in-treccio tra "globale" e "locale", cheesprime il vero volto della camorramoderna, non a caso autodefinitasi"sistema" per tracciare il suo ruolo, lasua pervasività, le sue relazioni socia-li, politiche, economiche e territoriali.

Operatività nel sistema globaleed "esecuzione" locale rappresenta-no l'intera realtà di questa forma digoverno criminale che, come tale,deve essere concepita e contrastata.Emblematico di questa "globalizza-zione napoletana" dell'economiacriminale è lo sfruttamento, da par-te di alcuni clan camorristici, dellevecchie reti commerciali dei "ma-gliari" e dei contrabbandieri di siga-rette, per far passare stupefacenti emerci contraffatte di ogni tipo, conuna compiuta unificazione di mer-cati illegali, prima separati sotto ilcontrollo delle bande di camorra.

Per fare un esempio concreto,possiamo ricordare che in un soloanno (il 2006) sono state sequestratea Napoli ed in provincia oltre una

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tonnellata di cocaina pura e quasi seitonnellate di hascish, ma tali enormiquantitativi, secondo stime dellaD.C.S.A., non raggiungono neppureil 10% della droga trafficata nel no-stro Paese. Peraltro, i clan camorristi-ci sono ormai in grado di approvvi-gionarsi direttamente di droga pres-so i Paesi produttori (Perù, Bolivia,Colombia, Brasile ed Equador, checoprono il 90% dell'esportazionemondiale), sempre più spesso ta-gliando i tradizionali intermediariovvero alleandosi con fornitori stra-nieri (spagnoli, olandesi, nigeriani,turchi ed albanesi), con investimentiche consentono di abbattere i prezzial consumo e di quadruplicare i pro-fitti.

L'abbattimento dei prezzi al con-sumo ha provocato un vertiginosoaumento della "domanda" di droga.Le faide che insanguinano Napoli eprovincia, a cominciare da quella diScampia, sono dovute ai contrastiper il controllo delle fiorentissimepiazze di spaccio.

Se si considerano in un quadrod'insieme questi elementi di fatto, cisi rende immediatamente conto dicome un fenomeno di criminalitàtransnazionale si traduca in un gra-vissimo problema di ordine pubblicolocale e di come la soluzione di que-st'ultimo dipenda, anche, da unasempre più stretta cooperazione in-ternazionale nel contrasto al narco-traffico.

Pio Marconi - Le due grandi for-me di crimine organizzato insediatenel Mezzogiorno, mafia e camorra,hanno sicuramente caratteri comuni:reazioni alla modernizzazione, allasocietà industriale, al mercato, allo

Stato di diritto, rifiuto di uno svilup-po sociale che distrugge certezze eprivilegi. La mafia nasce come difesadella rendita fondiaria dai rapportieconomici moderni. La camorra siafferma agli albori dell'industrializ-zazione nel Regno di Napoli, comereazione di ceti popolari alla razio-nalità mercantile, la camorra ha dellespecificità che la rendono irriducibi-le alla mafia e che riguardano lastruttura, il rapporto con i poteri,l'universo che intendono condizio-nare, la base sociale. La mafia è ten-denzialmente gerarchica, la camorraè, viceversa, nebulosa di aggregatiindipendenti, orientati alla difesa del

proprio territorio;le egemonie nelmondo della ca-morra esistono matransitorie e infor-mali. La mafia cer-ca di controllare loStato o di contra-starlo, la camorracerca, viceversa, la

coesistenza con le istituzioni.La mafia è Stato parallelo, la ca-

morra è società civile parallela. Lamafia è agraria ovvero "borghese" erecluta figure di eccellenza di unmondo popolare. La camorra èespressione di una società che sta aldi fuori e al di sotto delle classi. Fran-cesco Saverio Nitti osserva, agli ini-zi del '900, che a Napoli il QuintoStato (quello che Marx aveva chia-mato il sottoproletariato) è unacomponente sociale estesissima.Del sottoproletariato la camorrasposa anche ideologie e fìrma diprotesta. Il camorrista, ricordiamoCutolo, si vanta di venire dagli stati

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più poveri della società ed interpre-ta la propria attività come lotta con-tro le ingiustizie.

Attenzione però a non considera-re la camorra come un fenomeno im-mutabile e tradizionale che riapparecon maggiore o minore virulenzasenza tener conto dei nuovi aspettiche ha oggi la criminalità camorristi-ca. La stampa, la politica si sofferma-no solo sull'aspetto quantitativo: ilnumero delle uccisioni. Di fatto vie-ne sottovaluta una qualità, la perico-losità della camorra che deriva anchedal contesto nel quale essa opera. Lacamorra, con il suo entroterra di de-privazione, sta proiettandosi suimercati internazionali. In un conte-sto in cui la competizione tra paesiemergenti e paesi sviluppati si fa conil mercato dei prodotti a basso costoe con le contraffazioni, la camorra èentrata in un circuito commercialemondiale.

Fabrizio Feo - Io credo che la pre-senza della camorra, come - da qual-che decennio - anche delle altre for-me di devianza e di criminalità pre-senti a Napoli, abbia sulla vita napo-letana peso enorme. Io credo che di-rettamente o indirettamente la crimi-nalità organizzata napoletana abbiamesso un'ipoteca ormai anche sul re-spiro della città e della sua gente.

Non penso solo al peso che hasulle attività economiche, al condi-zionamento della rete del sistemacommerciale della città, delle sue im-prese. Non mi riferisco solo al fattoche la camorra e le articolazioni de-linquenziali, che in vario modo daessa dipendono, finiscono per modi-ficare le regole e di conseguenza icomportamenti nella vita sociale, di

relazione, produttiva.Ritengo che abbia prodotto vere

e proprie modificazioni nel modo dipensare: ha indirizzato, plasmato, ilmodo di affrontare la vita quotidianadi intere comunità, ha indotto rispo-ste , sul piano della sopravvivenza disegno diversissimo ed opposte ( piùdi rado di reazione, risposta, e, inve-ce, quasi sempre di indifferenza, senon,addirittura, di resa, di sottomis-sione). Ha insegnato, sicuramente,una way of life - potremmo definirlimodelli- a tanti giovani e meno gio-vani. In Sicilia - pur con dinamichediverse e per un diverso evolveredelle vicende criminali- oltre CosaNostra e, in parte, a fianco ad essa,esiste e si allarga la mafiosità.

A Napoli ed in Campania è anda-to avanti un processo analogo e nonriguarda solo una parte, alcuni stratidella società. Come non riguarda so-lo una parte della politica. La politicanon ha subìto condizionamenti, mu-

tazioni geneti-che, solo nei co-muni (nei tantimunicipi inve-stiti da indaginiantimafia accer-tamenti su con-dizionamenti econtiguità?) maa livelli più alti

(dove il termine alto è riferito solo al-la posizione istituzionale e di potere)e su vasta scala. L'organizzazione, lelogiche, le tattiche e le strategie diuna parte rilevante della politica, giàtredici anni fa - per come emergeva-no soprattutto da intercettazioni,verbali delle indagini sul clan Alfieriche investì Dc e Psi - assomigliavano

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in modo impressionante a quelle deiclan.

Al punto da porre seriamentel'interrogativo su chi avesse mutuatodall'altro modelli di comportamentoe chi fosse più dipendente dall'altro.

Col trascorrere degli anni questoprocesso è andato avanti: è cambiatoperfino il linguaggio della politica, idiscorsi politici sono spesso punteg-giati di messaggi, di veri e propri attidi intimidazione, sono sovente inte-ramente concepiti a questo scopo. Econ l'aiuto di settori dell'informazio-ne, soprattutto locale, vengono reca-pitati ad avversari ed alleati. Non èpossibile dire che esistano forze earee politiche non contaminate.

Addirittura anche il confronto al-l'interno di alcune forze politiche eagli schieramenti di maggioranza odopposizione ha assunto forme e me-todi tipici dello scontro interno aiclan: verrebbe voglia di dire chel'unica differenza rimasta sta nel-l'esclusione dell'uso delle armi� an-che se in un comune del salernitanosolo l'intervento degli investigatoriha impedito che anche questo acca-desse.

Lucia Rea - Sono una napoletanae lo premetto quasi per esprimereuna �excusatio accusatoria�: temo, in-fatti, di farmi trasportare dalla rab-bia e dal rancore che si cela, si infil-tra, a volte domina il cuore di ogninapoletano. Spero che i lettori e glialtri partecipanti al forum compren-dano: certi problemi il napoletano livive ogni giorno, già quando lasciacasa per inoltrarsi in quel crogiolo diincertezze che è la mia città.

Per tornare alla domanda, mi vie-ne da dire che Napoli è anche la ca-

morra e la camorra è anche Napoli. Ilmale endemico napoletano ha originimorali ed è il clima morale che, dasempre, impedisce qualsiasi trasfor-mazione, evoluzione, rinascita. L'esa-me del tema - oggi più che mai - ri-schia di scontare un approccio emo-tivo con la conseguenza di alterare odi condizionare le risultanze del-l'analisi oggettiva del fenomeno:proverò a dare lettura alle mie perce-zioni.

La camorra è solo l'apice di unadevianza diffusa, che passa dalla cri-minalità per giungere ad atteggia-menti quotidiani che tutti siamo abi-tuati a "giustificare". Anche gli atteg-

giamenti quoti-diani della gentecomune, intrisidella cultura "ca-morristica", nonhanno altroobiettivo che ilraggiungimentodi posizioni dipotere o l'esibi-

zione del potere.Tutto questo costituisce un hu-

mus fertile su cui fiorisce l'alberodella sopraffazione e della criminali-tà spietata, fatta di teatralità, di sce-neggiata, della necessità di palesare,con azioni parossistiche, il propriopotere per la strada, con azioni ecla-tanti. Tutti devono vedere, tutti devo-no sentire a Napoli, qualunque cosa tufaccia. Anche se spari, se ammazzi. Tinascondi dietro un casco, un passa-montagna, ma sai che la gente sa chisei, a chi appartieni, chi ti manda.

D. Il problema criminale campanoappare composito e difficilmente cristal-

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lizzabile. Esistono interazioni tra camor-ra, banditismo e illegalità diffusa?

Minniti - Ho in gran parte già ri-sposto a questa domanda. Va forseaggiunto che bisogna prestare parti-colare attenzione non tanto ai rappor-ti di interazione tra i diversi fenomeniche sono presenti su quel territorio.Aspetti d'interazione, sia pure senzal'intensità e la dimensione napoleta-na, sono presenti anche in altri terri-tori. Quel che va indagato a Napoli èla qualità del miscuglio a cui quell'in-terazione ha dato vita e che si presen-ta pericolosissimo. Siamo di fronte auno scenario inedito che non mi sem-bra avere precedenti e che necessita,come stiamo sforzandoci di fare, di ri-sposte intelligenti ed adeguate al ne-mico che dobbiamo combattere.

Roberti - Al contrario di quantoavviene nelle altre realtà caratterizza-te da forte presenza di organizzazio-ni di tipo mafioso, i confini tra crimi-nalità "comune" o "diffusa" e camorrasono molto incerti e spesso evane-scenti.

Ciò dipende dal tradizionale con-trollo camorristico su tutte le attivitàillecite poste in essere sul territorio dicompetenza, che è all'origine dellacamorra, sviluppatasi, in forma orga-nizzata, all'inizio del secolo dicianno-vesimo, proprio per assicurare il pre-lievo capillare della "camorra" suicommerci illeciti (la Bella Società Ri-formata nacque, intorno al 1820, co-me società specializzata nella riscos-sione delle tasse su tutte le attività ele transazioni illecite: gioco d'azzar-do, prostituzione, droghe, ecc.).

Questo originario rapporto dellacamorra con le attività illecite non or-ganizzate non è sostanzialmente mu-

tato nel tempo. I gruppi organizzatioperanti nell'area metropolitana nongestiscono, di regola, direttamente leattività illecite (spaccio della sostan-za stupefacente, rapine, contrabban-do, ricettazione, falsi), ma ne consen-tono la gestione a soggetti esterni,eventualmente partecipandovi conuna quota di finanziamento e co-munque riscuotendo una parte deiproventi illeciti.

In particolare, per le rapine, qua-lora trattasi di azioni da realizzare indanno di uffici postali, agenzie ban-carie, centri commerciali, ossia attivi-tà di dimensioni maggiori dei piccoliesercizi commerciali, le bande di ra-pinatori debbono chiedere, preventi-vamente, l'autorizzazione a chi con-trolla il territorio ove è ubicatol'obiettivo da rapinare, il quale, a suavolta, può pretendere una "quota" sulbottino finale o decidere di concorre-re nella realizzazione della rapina, sele potenzialità di profitto sono alte,imponendo la partecipazione di suoiaffiliati e, contestualmente, aumen-tando, in proporzione, la quota diguadagno per l'organizzazione.

D'altra parte, i rapinatori hannoquasi sempre l'obiettivo di entrare afar parte organicamente del "sistema"camorristico, dopo aver dimostratocapacità operative e fedeltà personaleai capi.

Feo - Io penso che esistano inte-razioni e, anzi, che siano uno - e sot-tolineo uno- dei tratti distintivi diquella peculiare forma di criminalitàorganizzata che viene comunementedefinita con il nome di camorra. Inte-razioni a vario livello.

Va annotato, in via preliminare,che esistono forme di interazione le-

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gate a quelli che potrebbero esseredefiniti "automatismi di crescita" del-le forme più elementari di criminali-tà, una sorta di vocazione alla con-quista di ruoli più importanti, territo-ri e spazi di azione più vasti, posizio-ni di maggior potere. Una dinamicache caratterizza - non solo in questiambiti - i gruppi come i singoli.

Ma ci sono anche altri aspetti.Ragioniamo prendendo camorra,

banditismo ed illegalità diffusa cometermini esaustivi, almeno in linea diipotesi, della complessità di un pano-rama criminale forse unico su scalaplanetaria, quale è quello napoletano.

Interazioni di scelte e modelli:spesso famiglie del crimine organiz-zato in Campania usano commettere(ricorrono a) reati, soprattutto di tipopredatorio, tipici di aree di devianzameno complesse. Queste forme di in-terazione favoriscono, di per sé, ilcontatto ed il reclutamento di sog-getti, l'uso di metodi appartenenti aidue livelli più bassi. Questo può es-sere spiegato quasi sempre con esi-genze tattiche, estemporanee. Un fe-nomeno che investigatori e magistra-ti hanno riscontrato, spesso, soprat-tutto negli ultimi anni.

Interazioni di "figure" criminaliappartenenti ad aree di banditismo odei livelli di illegalità diffusa. Le ca-ratteristiche sociali ed economiche diun'area come quella di Napoli fannosì che sia costante il viavai, verso ilbasso e verso l'alto, "di figure ed atti-vità" sulla scala dei gruppi e degli af-fari criminali. E sono costanti la con-taminazione di interessi, l'interazio-ne di figure, la tessitura di relazioni.

Dinamiche "naturali", ma forsenon solo. Tra l'87 ed il 91 a Napoli

esplose il fenomeno delle "gambizza-zioni", parliamo anche di centinaia digambizzazioni l'anno, censite pressoi pronto soccorso, ma qualche voltanemmeno denunciati. Un fenomeno,poco o per niente studiato, che appa-riva significativo, per le dimensioniche aveva assunto e perché si presen-tava in una fase in cui pure i conflittitra clan mietevano centinaia di morti.Era la spia di un uso "misurato"dellaviolenza, allo scopo di regolare for-me di interazione? Probabilmente sì,almeno in parte.

Marconi - La camorra fa un po'da catalizzatore della criminalità au-tonoma e diffusa. Il clima di illegali-tà giustifica il camorrista, Isaia Salessegnala come la camorra, tradizio-nalmente ed attualmente, vive tas-sando l'illecito. Dove lo Stato non ar-riva o non può arrivare, arriva lastruttura sotterranea.

Le illegalità, in rete ed in serie,favoriscono la camorra. Il mercatoparallelo illegale è incentivato dallaassenza di controlli urbanistici, am-bientali, fiscali, previdenziali. Il cli-ma di illegalità fomenta un ribelli-smo che ostacola l'azione della giu-stizia e delegittima il potere pubbli-co. E' ormai un fatto di cronaca quoti-diana che l'arresto di camorristi èsempre seguito dalla rivolta del quar-tiere nel quale questi abitano. La dife-sa del criminale si maschera di prote-sta sociale. Il bisogno diventa la giu-stificazione di ogni forma di illecito,anche il più ripugnante. In una cate-na infinita. L'evasione fiscale è giu-stificata dalla necessità di pagare ilpizzo, il pizzo è giustificato dalla po-vertà dei pretendenti e dalle parzialiillegalità compiute da chi lo deve

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sborsare. La produzione illegale ègiustificata dalla ricerca del massimoprofitto ma anche dalla necessità direggere una concorrenza altrimentiinsostenibile. E così via.

Rea - Un quesito intelligente, chestimola interessanti riflessioni. D'al-tra parte, cosa è la criminalità se nonuna forma di disobbedienza civile,di mancanza di rispetto nei confrontinon solo di norme giuridiche ma an-che di norme etico-sociali? La perico-losità sociale di molti atteggiamentiche solitamente non vengono ascrittial crimine, ne sono l'alimentazione.

Quando sei a Napoli, giri per lacittà, parli con la gente o lavori, tisembra di vivere in una realtà alter-nativa a quella archetipica che tuttinoi immaginiamo quale fattore dellastruttura della convivenza civile (cheimporrebbe il rispetto delle regole, laloro condivisione, ecc.). Napoli è unacittà che appare come depenalizzata,forte di un "indulto" sociale ed istitu-zionale oramai endemico(forse figliodi quel "lassez faire" che la culturafrancese ha lasciato in eredità allanapoletanità). E così si assiste a queiparadossi che poi diventano retoricaturistica, della Napoli bella e strana,scugnizza, ribelle, le cui peculiaritàtrionfano nell� illegalità, ipocritamentedefinita "piccola": dalla vendita nonautorizzata di ogni genere di cose perle strade, ai parcheggiatori abusivi,agli indispensabili "baby-bar" (previ-denza? assistenza? evasione?) che al-lietano la giornata lavorativa dei na-poletani portando il caffè in tutti, e di-co tutti, gli uffici, magari mentre sonoin corso riunioni varie, ad lato livello,sui problemi della città.

E se chiedi a qualcuno perché

non indossa il casco, perché commet-te piccole illegalità, ti risponde, sen-za esitare neppure un momento, chetanto a Napoli c'è la camorra, che èquello il problema grave ("ma chevolete risolvere i problemi di Napolicon i caschi ed i parcheggi autorizza-ti?"). Dunque è così che spariscono ireati dalla coscienza collettiva e an-che dalla necessità di combatterli.Qualche decennio fa sarei stata di-sponibile a pensare che tra la precon-dizione più importante del criminefosse lo stato di povertà e lo svantag-gio sociale e che la forma di preven-zione più efficace fosse quella dellasua eliminazione. Oggi non più.

Il problema socio-economico vaassolutamente trattato, ma può soloconcedere una piccola tregua al cri-mine. Molti dei "poveri" a cui fannoriferimento i sostenitori della patolo-gia sociale come precondizione dellacamorra, sono coloro che intascanooltre tre mila euro al mese, che sonoiscritti al "collocamento della camor-ra", come postini della droga, e chemai sarebbero disposti a rinunciarciper lavorare onestamente per milleeuro.

Ma si sa, a Napoli, per i camorri-sti e per chiunque lo desideri e senzaostacoli aggiunti, se non per la per-centuale dovuta alle organizzazionicriminali, la strada è fonte di reddito.Dunque, perché complicarsi la vitaper scegliere la legalità o un lavoroonesto a mille euro?

D. Come i fattori sociali ed economi-ci incidono sulla competitività della ca-morra?

Minniti - La camorra, come tuttele organizzazioni di criminalità orga-

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nizzata, ha l'ambizione di gestireuna pluralità di affari. C'è da un latoil traffico degli stupefacenti che co-stituisce il core business di queste or-ganizzazioni perché è anche quellopiù remunerativo. Poi c'è tutta la par-tita degli appalti. La partita del racketche è di decisiva importanza non so-lo perché è attività originaria di tuttele mafie ma anche perché coincidecontemporaneamente col controllodel territorio. Il tentativo di infiltrar-si in tutte le attività, per le mafie è diimportanza strategica.

In realtà, la sequenza di iniziati-ve economiche mafiose può essereriassunta facilmente: obiettivo dellacamorra, oltre quello di fare i propriaffari, è quello di condizionare la so-vranità sul territorio e, quindi, dimo-strare un'idea ed una possibilità al-ternativa rispetto allo Stato sul terre-no della sovranità. Non a casol'estorsione è attività originaria e in-sieme attività che allude alla sovra-nità di un potere che impone unatassa sul proprio territorio. A Napolic'è inoltre tutto il tema della doppiaeconomia e del controllo dell'econo-mia sommersa, dei rapporti con altreforme di criminalità organizzata in-ternazionale. Da questo punto di vi-sta mi sembra che il lavoro di Rober-to Saviano offra, sia pure attraversouna mediazione letteraria, un qua-dro credibile ed aggiornato.

Roberti - Quando sosteniamoche l'obiettivo primario dell� azionedi contrasto giudiziario alla camorradeve consistere nell' individuare ecolpire patrimoni, ricchezze, forme epercorsi di accumulazione dei profit-ti e dei capitali criminali, abbiamocome punto di riferimento proprio la

pesante incidenza della camorra sul-lo sviluppo economico della regionecampana.

L'economia criminale ha effettidevastanti ed irreversibili sull'econo-mia legale: inquina i circuiti finan-ziari e creditizi, altera l'andamentodei mercati, facendo ricorso a stru-menti estranei al mondo imprendito-riale legale, incentiva l'economiasommersa e la sottrazione di massefinanziarie al prelievo fiscale. Quelche è peggio, l'economia criminalecrea aree di consenso sociale e deter-mina una sorta di condivisione di in-teressi che sembra, in certi casi, ren-dere evanescente il confine tra mon-do del crimine e società civile, stabi-lizzando una rete collusiva di rap-porti ben diversi da quello, tradizio-nale, tra delinquenti e vittime delreato.

La rottura del confine tra "ag-gressore" e "vittima" è risultata evi-dente, per esempio, nei rapporti dinatura illecita tra criminalità orga-nizzata ed imprese appaltatrici di la-vori pubblici, accertati a seguito dinumerose indagini, dalle quali èemerso che, in molti casi, sono statele stesse imprese legali a richiedereai gruppi mafiosi i capitali per poterampliare i loro mercati. Insomma, inmolti casi, i camorristi hanno finan-ziato le imprese legali.

Un fenomeno registrato negli ul-timi anni è quello della pressionecrescente esercitata dalla criminalitàorganizzata su imprenditori "puliti",non già per fini estorsivi, bensì perindurli a fungere da insospettabilischermi per operazioni di riciclaggioed investimento di capitali illeciti,spesso ricorrendo al finanziamento

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poiché tollerata: una frase che hoascoltato non so più quante volte,nasconde una parte della verità. Nonsi tratta però di tolleranza, si tratta diqualcosa di diverso: è come quandohai una patologia devastante e pren-di un raffreddore o una brutta feb-bre. Dai la colpa alla patologia deva-stante ritenendo che un raffreddorenon possa essere un problema.

Si è troppo occupati a curare lagrande malattia, a combattere la "ca-morra", per pensare che un esercitodi comportamenti ed attività illegit-time consentono ad organizzazionicriminali di utilizzare l'enorme di-sponibilità di capitali, provenienti datale subdolo connubio, in nuovi mer-cati ove realizzare, poi, un profittoallorquando il mercato dell'illegalitàè saturo.

Un crimine organizzato, dunque,che a questo punto diventa il risulta-to non di uno stato di povertà, ma diuna ipertrofia di opportunità, non laconseguenza di una patologia socia-le, ma la trasformazione della formadel lavoro, che diventa esclusiva-mente crimine, massimizzando ilprofitto per realizzarlo in attività im-prenditoriali criminali. La corruzio-ne, in questo perfetto sistema, fa laparte del leone. Si può azzardare, atal proposito, una definizione, quelladi criminalità economica organizza-ta, che si presenta quando un� orga-nizzazione criminale interviene nelsistema economico utilizzando il po-tere e le risorse che le derivano dalleattività illecite e che sono rivolti so-prattutto a controllare o perfino adeliminare la concorrenza.

Lo sviluppo dell'economia illega-le a Napoli, così come in provincia, si

abusivo degli imprenditori, a tassiestremamente vantaggiosi rispetto aquelli praticati dal sistema legale.

Dal rapporto collusivo con le im-prese legali, il gruppo criminale ac-quisisce, quindi, non solo risorseeconomiche, sotto forma di tangentirapportate al valore degli appalti,ma anche occasioni di reimpiego deiproventi illeciti, di gestione concor-data dei subappalti, di instaurazionedi meccanismi elusivi dei limiti lega-li del subappalto e di costituzione difondi extra-bilancio, vero nucleocentrale del sistema di cointeressen-ze affaristiche fra impresa legale egruppo criminale.

E' appena il caso di ricordare cheil costo di questo rapporto viene tra-slato sulla collettività, attraversomeccanismi diversificati, ma princi-palmente attraverso il ricorso alleprocedure di revisione dei prezzi, dianticipazione sugli stati di avanza-mento, di massiccio ricorso alla pra-tica delle false fatturazioni o delle so-prafatturazioni, specialmente perquei subappalti e quelle forniturepiù difficilmente verificabili in sededi controllo successivo (movimentoterra, calcestruzzo, noli).

Appare ragionevole ritenere cheil settore degli appalti costituisca, econtinuerà a costituire, il settore pri-vilegiato di operatività delle orga-nizzazioni criminali. Il contrasto atutte le forme di criminalità passa,dunque, anche attraverso il disegnodi regole e comportamenti nell'eco-nomia che promuovono la traspa-renza, l'efficienza, l'integrità e, quin-di, il regolare sviluppo della societàdi mercato.

Rea - La camorra è competitiva

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fonda su un� autentica scelta raziona-le: si viola la norma, la legge se l'uti-lità che si aspetta dalla violazione su-pera il livello di rischio e di soddisfa-zione che si potrebbe raggiungerededicandosi invece ad un'attività le-gale.

La tolleranza napoletana, di cuitanto si dice, non è altro che implo-sione di rabbia e paura che generacattivi comportamenti e talvolta con-tribuisce ad alimentare atteggiamen-ti analoghi agli attori del crimine.

E così inosservanza delle leggi,delle regole, disordine civile, violen-za regnano senza soluzione di conti-nuità. A questo va aggiunto come ilnapoletano medio-alto, esasperatodalle centinaia di indagini in corsosul fenomeno, contribuisca forte-mente ad aumentare la percentualeitaliana (97% circa) di coloro che so-stengono che la sicurezza va assicu-rata con la certezza della pena, vistoche i benefici di chi commette unqualunque reato sono, sempre, supe-riori alla pena.

Feo - La camorra si ciba del di-sordine e della precarietà economicae sociale di Napoli e della Campania,della debolezza delle sue istituzionilocali, dell'affanno dello Stato nelfronteggiare fenomeni che col passa-re dei decenni rimangono sempretroppo fuori portata per le risorse el'intelligenza che impiega.

La camorra, le varie forme crimi-nali presenti sul territorio di Napolisono consapevoli di questo stato dicose - magari, ai livelli più bassi,anche solo istintivamente - e traggo-no da questa situazione la ragioneper dar luogo a sfide sempre nuoveal proprio interno ed all'"Autorità".

Non si incide su questa situazio-ne solo con arresti ed indagini. Nonsi volterà pagina fino a quando nonverrà interrotto il perverso circuitofatto di assenza o carenza di regole,sia da parte di chi deve osservarleche di figure ed istituzioni che devo-no farle rispettare, di limiti o di as-senza nei controlli, di disordine ur-banistico, commerciale e così via.

La camorra continuerà a contaresu vaste praterie, in assenza di unaidea chiara, organica, di sviluppoper l'intera Campania, non solo perNapoli, che sia moderna e liberi la ri-sposta civile dei cittadini promuo-vendo una emancipazione economi-ca della regione.

Marconi - La nuova virulenza delfenomeno non è valutabile solo con-tando il numero dei morti, ma esami-nando l'inserimento della camorra inun nuovo contesto economico ed inuna nuova struttura sociale.

Si assiste a giganteschi trasferi-menti di merci sul mercato globale ealla diffusione nel mondo di impresemedio grandi che commercializzanoi prodotti del ciclo produttivo ca-morristico (il tessile a basso costo, ilfalso, i beni introdotti od esportati il-legalmente).

La criminalità organizzata sicilia-na, pugliese, calabrese deve trovareun mediatore ed un prestanome perinvestire all'estero. Il modello camor-ristico di trasferimento di capitali erisorse è diverso. Una volta ripulitala merce importata illegalmente oprodotta al di fuori delle regole, sipuò fare impresa in ogni paese cheaderisca alla Organizzazione Mon-diale del Commercio. Un allegato al-l'accordo di Marrakesh, ratificato nel

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1994, vieta, ai paesi firmatari, di ap-plicare ai fornitori di servizi controllidi frontiera, limitativi della libertà dispostamento.

Al magliaro poteva essere negatoil permesso di soggiorno, l'impresacamorristica ha viceversa, oggi, il di-ritto d� installarsi nei paesi che aderi-scono al trattato. L'imprenditore ca-morrista ha il diritto di spostarsi. Hoqui davanti il libro di Saviano, Go-morra, che descrive la nuova econo-mia di Campania/Mondo, ne cito unpasso: "A Secondigliano molti croni-sti credono di trovare il ghetto d'Eu-ropa, la miseria assoluta. Se riuscis-sero a non scappare, si accorgerebbe-ro di avere dinanzi i pilastri dell'eco-nomia, la miniera nascosta, la tene-bra dalla quale trova energia il cuorepulsante del mercato".

Va anche ricordato che nella so-cietà della globalizzazione le transa-zioni economiche godono di un� au-torità superiore a quella dello Stato.Mentre i governi e le leggi sono na-zionali, gli scambi sono regolati daaccordi tutelati dalla WTO. Le com-missioni arbitrali stentano, e sta quiun grave limite della globalizzazio-ne, a valutare come sia stata prodottala ricchezza.

Non sono stati ancora presentatiricorsi in materia di produzione ille-gale o di una produzione border linetra criminalità ed economia sommer-sa. Il caso darebbe da lavorare agliarbitri della WTO ma non è assoluta-mente certa la decisione che potreb-bero prendere.

Al fattore economico, si uniscequello sociale. La camorra si alimen-ta nella società della fine del lavoro edella scomparsa dei tradizionali la-

vori di fabbrica. Il modello postindu-striale è rete di piccole unità produt-tive. Si tratta di un mare nel qualenuotano comodamente i pesci dellaproduzione e del commercio che vo-gliono eludere i controlli. La deindu-strializzazione e la crisi della fabbri-ca ha, anche, dei diretti risvolti socia-li. Riduce le occasioni di occupazio-ne legale, controllata, regolata.

Favorisce occupazioni autonomema, anche, anomiche. Le conseguen-ze di tutto ciò sono note e sono statedenunciate per tempo.

Rifkin, lo studioso della fine dellavoro, ha lanciato un forte grido diallarme sul carattere criminogenodella nuova produzione della ric-chezza e della disoccupazione: "alleporte del nuovo villaggio tecnologi-co globale si accampa un crescentenumero di uomini poveri e dispera-ti, molti dei quali si dedicano ad atti-vità criminose e contribuiscono acreare una diffusa subcultura crimi-nale".

Occorre però sempre ricordareche il ciclo economico della camorrarimane legato all'ambiente di origi-ne. Le rendite derivate dal criminepredatorio, dall'estorsione, dallacommercializzazione della droga sitrasferiscono nell'impresa illegale odi contraffazione edili, transitanonell'economia globale.

La mafia spesso cerca occasionidi investimento in un mercato gene-rico, prevalentemente finanziario.La camorra sa dove orientare gli uti-li. Il tipo di circuito rende tracciabilei profitti camorristici ma si devesempre ricordare che nell'economiaglobale tutto è tracciabile ma difficil-mente raggiungibile.

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D. La Campania felix e del "Solemio" è anche la terra in cui si concentra-no problemi di immondizia, di smalti-mento rifiuti e di ogni aspetto degenera-tivo dell'ecomafia. Quale soluzione èpraticabile per assicurare migliore vivi-bilità sul territorio?

Minniti - Una migliore vivibilitàper l'area napoletana sono la nostrascommessa e il nostro impegno. Perdiscuterne vorrei non si dimenticas-se mai che Napoli e la Campania co-stituiscono una straordinaria risorsaper l'Italia, una straordinaria risorsaperché storicamente Napoli e laCampania hanno svolto un ruolofondamentale nella creazione diquell'idea di Europa mediterraneache ha costituito e costituisce oggi unorizzonte fondamentale dentro ilquale deve muoversi il nostro Paese.C'è poi il background che deriva dauna città che è stata e continua ad es-sere, anche, un centro culturale edeconomico di prima grandezza nellavita del Paese.

Si tratta oggi di fare un'operazio-ne che facciano diventare Napoli e laCampania un'opportunità. Di nonguardarle soltanto dal versante pro-blema, ma da quello opportunità.Per fare questo c'è bisogno, come si èfatto anche in queste settimane, diun intervento molto forte ed autore-vole da parte del governo nazionale.

Penso al problema dei rifiuti checostituisce un� enorme evidenza eche è questione non soltanto campa-na. A Napoli è venuto il Presidentedel Consiglio, ci siamo visti con lui econ il Capo della Protezione Civile,Bertolaso, per definire un piano ca-pace di affrontare questa emergenzache costituisce una vera e propria

bomba ecologica per la Campania,anche perché vengono al pettine nodiantichi irrisolti o risolti male. Non c'èdubbio che, dentro la questione am-bientale, la camorra e la criminalitàorganizzata abbiano visto il business.La gestione illegale dei rifiuti costi-tuisce non una supposizione ma,purtroppo, una drammatica realtà:non è un caso che nelle misure straor-dinarie che abbiamo previsto per Na-poli ci si sia preoccupati di indivi-duare uno specifico terreno specia-lizzato nella lotta agli affari della co-siddetta ecomafia.

Detto questo, la risposta nonpuò che essere quella di una grandealleanza tra il governo nazionale ed igoverni locali. Una grande alleanzain nome della rinascita, del rilanciodi Napoli e della Campania. Ungrande patto che si gioca, oggi, sudue filoni. Il primo filone è un pattosulla sicurezza ed il ministro Amatolo ha firmato nel novembre scorso.Un patto che cammina, che sta pro-ducendo risultati e che monitoriamominuto per minuto. Naturalmente ilPatto non risolve con un tratto di pen-na tutti i problemi, ma testimonia unacooperazione permanente con il terri-torio.

Sappiamo le questioni dell'ordi-ne e della sicurezza pubblica in real-tà complesse, vanno affrontate inmaniera forte, organica, con una ini-ziativa non emergenziale ma perma-nente nel tempo. Il Patto è quindiuna strategia che si sviluppa nel tem-po. Può essere adeguato, migliorato,meglio definito. E tuttavia è l'idea diun impegno comune tra il governonazionale e le realtà locali sul terrenodella sicurezza. E' il concretarsi di

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un'idea moderna della sicurezzapartecipata che vede insieme i gover-ni locali e nazionali collaborare, purnel rispetto di ruoli e funzioni, sulterreno delle politiche di repressionee prevenzione.

Quando parlo di sicurezza pub-blica parlo del controllo del territo-rio, di indagini sempre più di qualitàe sempre più sofisticate. Ma non c'èdubbio che sicurezza in generale, inItalia e più in particolare a Napolinell'interland in Campania e nel Suddel paese, vuol dire anche assetto ur-banistico, gestione del territorio, ge-stione della socialità. Il lavoro a piùmani è quindi strettamente necessa-rio senza che nessuno venga menoalla sua fondamentale �mission�.

E accanto al Patto Napoli sicura,s'è insediato un tavolo nazionale trala Presidenza del Consiglio ed i go-verni locali (Regione, Provincia, Co-mune) per affrontare i temi dello svi-luppo economico. Sicurezza e svi-luppo sono inscindibili: senza sicu-rezza non c'è sviluppo, ma è altret-tanto vero che se non c'è uno svilup-po, se non c'è crescita economica,non si possono fare politiche credibi-li di sicurezza. In qualche modo, nel-l'eterno conflitto tra il prima e dopo,sicurezza e sviluppo vanno affronta-ti insieme.

Roberti - Per quanto riguarda ilproblema dei rifiuti, mi sembra dipoter dire che, anzitutto, occorre rea-lizzare e far funzionare i termovalo-rizzatori. In secondo luogo, le azien-de produttrici di rifiuti tossici o peri-colosi, in tutto il territorio nazionale,dovrebbero smettere di rivolgersi al-le ditte, quasi sempre controllate dal-la camorra, specializzate nello smal-

timento illegale a basso costo, attra-verso varie tecniche, in particolarequella del "giro bolla" per il cambiodi destinazione del rifiuto, ovveroper la sua declassificazione da peri-coloso a non pericoloso.

Lo smaltimento illegale dei ri-fiuti è stato uno dei più giganteschie lucrosi affari illeciti mai gestitidalle organizzazioni camorristiche,specialmente da quelle casertane.Occorrerebbe, quindi, adottare nor-me, non soltanto penali, ma ancheincidenti sul piano economico, cheabbiano una effettiva deterrenza neiconfronti di questi comportamenti.Più in generale, occorrerebbe unapolitica di tutela ambientale direttaa promuovere una profonda intera-zione tra ambiente, energia ed atti-vità produttive, assicurando la dif-fusione di conoscenze, anche multi-disciplinari, per un� adeguata for-mazione dei dirigenti, pubblici eprivati, e un coordinamento nellapianificazione degli obiettivi tra ivari settori.

Rea - "Meglio non mettere le ma-ni nei rifiuti": si sente sovente questafrase a Napoli negli ultimi tempi. Ilproblema ecologico è un problemaetico. Consegnare alle generazionifuture un pianeta abitabile, dotando-lo di risorse ambientali tali da poterassicurare loro una buona qualitàdella vita, è un dovere di "solidarie-tà". Ma pare, almeno per ora, che laCampania non partecipi a questa sfi-da mondiale e neppure a quella loca-le. Forme di introiti illeciti legati allasmaltimento dei rifiuti, piramidi dirifiuti, discariche abusive, terrenicontaminati dai quali si ricavano sol-tanto veleni grazie alla camorra che

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da quarant'anni ha trasformato laCampania (non a caso l'ecomafia hamosso i primi passi proprio in questaterra) in un campo di raccolta di ri-fiuti tossici di mezzo mondo.

Non c'è che dire, chi sopravvivea Napoli sarà di certo dotato di unpotente meccanismo di alienazionedel sistema immunitario. Ci sonoComuni in cui, con immensa difficol-tà, si è tentato di attivare il ciclo inte-grato dei rifiuti, attraverso la raccoltadifferenziata, con potenti campagnedi sensibilizzazione, con la costru-zione di impianti di selezione e recu-pero, impianti di compostaggio, nel-la speranza che, poi, nascessero si-stemi di smaltimento definitivo daallocare in più punti della Campa-nia.

Sistemi pronti a risolvere defini-tivamente questo devastante proble-ma, magari anche superando i tantodiscussi inceneritori e puntando suimpianti di ultima generazione comei dissociatori molecolari ad elevatis-sima temperatura, i quali pare che,non incenerendo i rifiuti, non produ-cano tossine.

Vorrei concludere con un invito:ad avere coraggio. Coraggio ad attin-gere a quella fonte di "energia" che èsoprattutto dentro di noi. E' solo lasomma dei comportamenti indivi-duali che genererà un comportamen-to collettivo positivo di rilevante im-patto sul sistema ambientale e sul si-stema sociale.

Feo - Analizziamo i fatti. LaCampania, più di altre regioni italia-ne - e forse anche più di qualche po-verissimo paese dell'Africa - è legatacon una catena tripla al sistema prei-storico delle discariche legali ed ille-

gali, al dirottamento di tonnellate etonnellate di rifiuti verso altre regio-ni italiane e all'estero e al ciclo conti-nuo delle emergenze. Da 20 anni al-meno si discute dei sistemi per risol-vere il problema: di termodistruttoriprima, di termovalorizzatori poi - ac-cettati dalle popolazioni anche menodelle discariche - e sempre si parla -ma senza convinzione e opere coe-renti - della raccolta differenziata, diriciclaggio dei rifiuti.

Nel corso di questi anni l'unicacosa che è cambiata velocemente so-no stati i commissari e i sub commis-sari per l'emergenza rifiuti. Sono sta-ti anche aperti sempre nuovi fascico-li giudiziari e indagini che, invaria-bilmente, hanno portato a galla inte-ressi della camorra, variamente pre-senti.

Insomma si potrebbe dire che ilcapitolo dei rifiuti, "paragrafo" del-l'emergenza più generale che riguar-da la Campania, sia disseminato di"ecoballe"�. Nel senso di "soluzioni""orientamenti� e �scelte" inattendibi-li, non coerenti o ininfluenti sul noc-ciolo del problema��

Se non fosse che anche quelladelle "ecoballe" è materia seria e mi-nata, quanto l'ultima puntata del se-rial sulle discariche.

Si è arrivati ad un tal circolo vizio-so che le ecoballe (quelle vere, enormicubi cellofanati, maleodoranti per i ri-fiuti umidi che di regola non dovreb-bero esservi raccolti) sono davverodisseminate in giro per la regione. Inpunti sparsi in tutto il territorio; comedel resto, negli ultimi mesi, è accadu-to nuovamente con discariche legalied illegali, "temporanee" e non.

Se da questo circolo vizioso non

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si riesce ad uscire è solo perché nonsi vuol farlo: non si vuole innescarela fiducia della gente con atti seri edemergenziali , ma che aprano davve-ro il capitolo raccolta differenziata-riciclaggi. L'unica strada che portaalla scomparsa dei rifiuti urbani(perché c'è poi il capitolo di quelli in-dustriali e pericolosi �)...in assenzadi questo è impossibile chiedere allepopolazioni della Campania di ac-cettare soluzioni indigeste� e nau-seabonde.

Se questo è lo stato delle cose èsemplice trovare una spiegazione:c'è troppa gente che - camorra a par-te - vuol guadagnare su ognuno deisingoli capitoli dell'affare rifiuti. La"mondezza" è una manna: più affollale strade, più i suoi lezzi nauseabon-di salgono ai piani alti, più crescono iguadagni della camorra, ma soprat-tutto di affaristi, imprenditori e tra-sportatori che su questo sistema gua-dagnano.

E' elementare la comprensionedei vantaggi che vengono dalla rac-colta differenziata: potrebbe produr-re non solo un ambiente migliore maanche sviluppo. Altrettanto elemen-tare la percezione degli affari che sifanno su questo sistema, sul ballettotermovalorizzatore si, termovaloriz-zatore no, cdr si, cdr no� e via, viaperdendo tempo ed imbrogliando lagente�. che si ammala dei fumi, del-le ceneri o del percolato che vienedalla putrefazione dei propri stessirifiuti.

Marconi - L'ambiente rientra nelgrande ciclo della produzione crimi-nale e camorristica. La Campania èdiventata un grande centro naziona-le di smaltimento di rifiuti di ogni ti-

po. La colpa è certo di quelle impreseinsediate nelle aree sviluppate delPaese le quali, per risparmiare sulleprocedure di smaltimento, si rivol-gono a società legate ai clan.

Ma tutto ciò è reso possibile dallaassenza di una rete di controllo e daun effettivo governo del territorio.L'unico criterio per la destinazionedei suoli sembra essere quello delmassimo profitto. Ciò produce edifi-cazione selvaggia, discariche a ridos-so degli abitati e delle coltivazioni,malattie, catastrofi ambientali, degra-do, crisi dell� agricoltura. Il ciclo eco-nomico camorristico prevede la desti-nazione abusiva a discarica, il riempi-mento della discarica anche con rifiu-ti pericolosi, la saturazione, l'interra-mento, la successiva destinazione deisuoli 'restaurati" ad usi abitativi, in-dustriali, addirittura agricoli.

Soluzioni? Ce ne è una sola: ren-dere effettivo il governo del territo-rio. Non limitarsi a sciogliere le am-ministrazioni comunali inquinatema disporre che in quei comuni laregolamentazione urbanistica vengacommissariata. Non è possibile, inzone ad alta presenza camorristica,attribuire alla volontà di singoli con-siglieri comunali o di progettisti in-difesi il compito di resistere alle mi-nacce (o alle blandizie) della rete cri-minale!

D. La recrudescenza camorristica,nonostante statisticamente inferiore ri-spetto ad alcuni periodi del passato, de-sta particolare allarme sociale. Quali so-no i motivi di tale percezione? La mag-giore polverizzazione, la capillarità e dif-fusività delle faide, la fluidità degli asset-ti e l'incapacità dei nuovi leaders di ge-

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stire il cambiamento della camorra au-mentano la sensazione di rischio?

Minniti - I rilevamenti scientificisul campo dimostrano ormai da tan-to tempo che non c'è coincidenza trala reale condizione della sicurezza ela percezione di sicurezza da partedei cittadini. Correttamente la vostradomanda ricorda che in periodi incui la condizione napoletana era per-fino peggiore dal punto di vista dellaquantità dei reati, a partire dai piùgravi come gli omicidi, la percezionee l'allarme sociale erano fermi aduna soglia più bassa.

Ma questo non significa, ovvia-mente, che si sbaglia la gente. La si-curezza è una cosa che deve esserepercepita perché è un bisogno sotto-posto al presente storico di ognuno eai bisogni della comunità. Con unabattuta, per la sicurezza vale il mottodegli empiristi inglesi: �esse est per-cepi� che tradotto suona: l'essere èl'essere percepito. Statistiche a parte,a Napoli c'è una percezione di sicu-rezza che rimane la principale que-stione. Il problema è una politica cheaccanto ai risultati, grazie ad un im-pegno straordinario di forze di poli-zia e magistratura, riesca a trasmet-tere credibilità dello Stato.

So che è questo il cuore dellequestioni: affrontare il tema dellapercezione della sicurezza significaparlare del non semplice rapporto dicredibilità dello Stato tra i cittadini ele istituzioni locali.

Roberti - La sicurezza dei citta-dini è un bene che deve essere tute-lato in tutte le sue dimensioni, chesono tre: internazionale, nazionale elocale. Il cittadino tende a vivere (eda percepire) la sicurezza come fatto

locale, ma la sicurezza - soprattutto oggi,nel mondo globalizzato - deve esseregarantita come funzione nazionale einternazionale, tenendo conto deicollegamenti tra le varie forme dicriminalità e della mobilità dei sog-getti sul piano transregionale e tran-snazionale.

Per le ragioni cui ho accennatoprima, questo rilievo vale per la ca-morra forse più che per le altre orga-nizzazioni criminali similari.

E' vero che esiste uno scarto tra lamisurazione statistica e la percezio-ne della sicurezza da parte dei citta-dini. La misurazione della sicurezzasi fonda sull� analisi dei dati statisticicirca il numero e la tipologia dei rea-ti, il numero di condanne e di ingres-si in carcere e sul raffronto di questidati a seconda delle aree interessate,scontando peraltro il cosiddetto "nu-mero oscuro", cioè il numero di reatiche non vengono denunciati o chevengono falsamente denunciati.

Per questa ragione, a mio avviso,mentre il divario tra dati statistici epercezione della sicurezza, da partedei cittadini, consente, al più, di mi-surare il grado di allarme sociale, siala misurazione statistica che la perce-zione di insicurezza si prestano facil-mente a strumentalizzazioni e/o amanipolazioni ideologiche che ne in-ficiano l'attendibilità ed ostacolanola definizione di efficaci politichedella sicurezza.

Queste ultime dovrebbero fon-darsi, per quanto riguarda il contra-sto alla criminalità organizzata cam-pana, su tre premesse:

1) analisi delle varie tipologie direati;

2) individuazione delle priorità

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nell� azione di contrasto (per esem-pio, le estorsioni, i traffici di stupefa-centi, i traffici di rifiuti);

3) valutazione del rapporto costi-benefici per ciascuna tipologia di in-tervento, con l'obiettivo di definire lerisorse da impiegare nelle strategiedi sicurezza, il loro costo e il diffe-renziale previsto, di diminuzione delfenomeno, e, successivamente, il dif-ferenziale effettivamente conseguito.

La sicurezza collettiva ed il senti-mento che ne rappresenta la proie-zione psicologica si dovrebbero rea-lizzare attraverso un processo checoinvolga, da un lato, la scala penale(dalle comminatorie edittali, all'ac-certamento investigativo e giudizia-rio, all� esecuzione della pena certacon finalità rieducative), dall'altro,gli interventi mirati di prevenzionesul territorio.

Solo se questo sistema tiene, intutti i suoi snodi, si può parlare di ef-fettiva tutela dei cittadini dalle con-dotte devianti.

Marconi - L'allarme sociale non èsolo un� invenzione dei media. Cen-tri di ricerca indipendenti come ilCensis hanno rivelato un� impennatadelle paure. Si possono formulare di-verse ipotesi. Sicuramente l'aumentodegli omicidi suscita allarme; anchele modalità delle uccisioni.

Nella crescita dell'allarme si pos-sono riconoscere aspetti positivi Nel-l'opinione pubblica, il guappismo, ilcomportamento dei clan non è vistopiù come folklore da tollerare pergarantire itinerari di sopravvivenzaa quel Quinto Stato che popola la cit-tà. Il guappismo non è più l'oro diNapoli, piuttosto l'orrore. Gomorradi Roberto Saviano è sintomatico di

un cambiamento negli atteggiamentidella cultura, soprattutto giovane.Roberto Saviano non è il piemonteseGiorgio Bocca che descrive o con-danna gli inferni di Napoli, è uncampano che vive nella città e ne cer-ca un riscatto che non venga calatodall'alto, dall'esterno, dal Nord mache abbia i campani come protagoni-sti. In questi nuovi atteggiamenticulturali vedo affiorare qualcosa disimile a quanto accaduto in Sicilia al-la vigilia dello scontro che portò allasconfitta della mafia militare.

La grande spinta alla lotta e ilsuccesso nella lotta venne anche dalfatto che un� elite di magistrati, (difunzionari di polizia, di intellettuali,di dirigenti pubblici, di imprendito-ri, di politici) aveva cominciato aconsiderare la lotta alla mafia comedovere primario dei siciliani.

A provocare allarme è anche laconsapevolezza che l'azione della ca-morra sta cambiando. Da epifeno-meno del degrado sociale l'impresacamorristica sta trasformarsi in gran-de affare nazionale ed internaziona-le. Ho già accennato al traffico dei ri-fiuti che crea nuove enormi ricchez-ze. Si pensi all'esportazioni dellemerci illegalmente prodotte (con for-me di dumping sociale, ambientale,regolamentare) e all'intreccio tra glo-balizzazione e ciclo produttivo dellacamorra. La paura viene dalla consa-pevolezza del fatto che l'arricchi-mento smisurato delle famiglie, uni-to ai benefici del mercato globale,modifichi i tradizionali rapporti trale classi ed i potenti nella città.

La camorra arricchita e interna-zionalizzata può non volersi accon-tentare più di operare nei perimetri

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del Quinto Stato ma di voler entrarenei centri del potere. Qualcosa di si-mile a quanto avvenuto in Sicilia nel-la fase in cui la mafia si arricchivasulla speculazione immobiliari e sul-le politiche di Welfare. La grandepaura di Napoli è di vedere un mon-do pericoloso e minaccioso, che siera sempre autoconfinato nei bassi-fondi, giungere nelle stanze dell'au-torità economica, forse anche diquella politica.

Rea - Stiamo parlando del sensodi insicurezza, il sentimento più dif-fuso dalle nostre parti. Una percezio-ne di insicurezza che si modifica pe-riodicamente: la capacità che ha lacultura napoletana è quella di nonpensarci, di fare finta di niente, difarne un pretesto per un bicchiere divino e dei tarallucci, come per scac-ciare uno shock infantile, dimentica-re un torto subìto.

Il mutamento del senso di insicu-rezza è direttamente proporzionaleal tipo di violenza che scorre per lestrade. E oggi siamo nell'epoca peg-giore. La camorra, oggi più che mai,non disponendo, come la mafia, diuna cupola, di un'oligarchia che im-pone le sue scelte sul territorio, è co-stituita da numerosi clan la cui fram-mentazione è continua, producemagmaticità negli equilibri. E comeun grande gioco dell'oca, ogni giornoc'è una nuova mappa dei siti control-lati dalle diverse organizzazioni cri-minali. Ancora più complesso è com-battere il senso di rabbia nella gentegenerato dalla registrazione di scar-se azioni concrete da parte delle am-ministrazioni ed istituzioni nel porreun freno al dilagante fenomeno delcrimine. Quando l'organizzazione

stessa della vita quotidiana è messain discussione e bisogna fare i conticon una pericolosità generalizzatadell'ambiente circostante, tutti i nor-mali punti di riferimento dell'agirequotidiano devono cambiare e devo-no essere indirizzati verso la salva-guardia della propria incolumitàpersonale.

E allora si cambiano abitudini,non si percorrono più certe strade,(di sera da soli, nessuna strada possi-bilmente), si acquistano macchine ri-gorosamente usate, si blindano le ca-se, non si indossano gioielli (quelladel Rolex è ormai un altro "souvenirdella memoria" dei turisti a Napoli),non si entra in certi posti, si imparaad accettare la sopraffazione deglialtri mentre sei alla guida della tuaauto, a lavoro, agli sportelli degli uf-fici pubblici. Sono ingenti i danni chesi subiscono e le spese che si è co-stretti a sostenere per assicurarsipersonalmente livelli accettabili disicurezza.

L'azione quotidiana delle forzedell'ordine viene poi percepita comeun teatro di guerra, un campo di bat-taglia dove anche la tua vita è in peri-colo. E così il tutto diventa ancora piùinsopportabile.

Feo - Polverizzazione dei gruppicriminali e moltiplicazione degli ap-petiti, instabilità e fluidità degli as-setti delle varie formazioni delin-quenziali e anche dei gruppi menocomplessi, la mancanza di figure ca-rismatiche e di vere capacità di con-trollo dei capi su organizzazioni incui militano figure addirittura piùforti e dotate di migliore preparazio-ne e capacità criminali di chi è al ver-tice: tutto questo contribuisce a crea-

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re mille focolai di faide , soprattuttoad un aumento incontrollato di epi-sodi di violenza media o minima,quotidiani e diffusi sul territorio.

Pesa senza alcun dubbio, il fattoche a complicare la fisionomia dei fe-nomeni criminali napoletani si ag-giunga la contemporanea presenzadi fenomeni di scollamento semprepiù vistosi tra grandi interessi, gran-di affari, organizzazioni complesse eprogettuali, da un lato, e, dall'altro,formazioni di minor peso ma mag-giormente presenti sul territorio.Formazioni disponibili ad un usodella violenza certe volte più similealla guerriglia urbana che al gangste-rismo. La "qualità", la frequenza e laconcentrazione di fenomeni crimina-li, concentrati in alcune aree, contri-buiscono a destare allarme e senso diinsicurezza.

E comunque è impossibile nontenere conto dei dati: siamo a livellinotevolmente inferiori, e non solostatisticamente, rispetto ad alcuniperiodi del passato. Napoli e la Cam-pania non solo hanno visto anche di-verse centinaia di morti l'anno e permolti anni di seguito, ma anche ma-dri, anziani, ragazzi, bimbi piccoli opiccolissimi uccisi mentre giocavanoo in braccio ai genitori, vittime inno-centi di faide o delitti predatori, disparatorie in mezzo alla folla.

Si potrebbe dire che è già statovisto tutto e anche di più� ma nonsarebbe comunque corretto. Le stati-stiche non sono il metro adatto permisurare l'ineludibile diritto dei cit-tadini alla sicurezza. Un diritto che aNapoli non è né meno forte che al-trove, né violato, �. è semplicemen-te negato... e questo, nonostante l'ab-

negazione di forze dell'ordine, inve-stigatori e magistrati. E sarà un dirit-to negato fino a che - abbandonata lapropaganda, le facili promesse tipo"mandiamo l'esercito", "arrivano irinforzi", il ritornello del "più uominie mezzi", che pure servono - non sicomprenderà davvero che Napoli èun'emergenza prima che sociale edeconomica, culturale e politica... inparticolare "di classe politica".

Uno degli aspetti di questa emer-genza è la sempre minore capacità dichiamare le cose con il loro nome, didefinire i fenomeni evitando scorcia-toie e semplificazioni. Una praticache coinvolge gli organi di informa-zione, quelli nazionali soprattutto,che di recente hanno anche comin-ciato a ragionare su Napoli con la lo-gica del marketing senza peraltro ab-bandonare le consuete buone dosi distrabismo e la congenita attitudi-ne alla quotidiana sottovalutazionedei fenomeni legati alla criminalitàorganizzata� e non solo della Cam-pania.

D. Quale futuro per Napoli? Dalpessimismo di alcuni autori che senten-ziano l'ineludibilità della deriva napole-tana all' "ottimismo" di altri che nonvogliono pensare ad un'emergenza na-poletana appellandosi all'eduardiano"addà' passà a' nuttata", esiste una ter-za via che offra soluzioni, anche a lungotermine, sostenibili e verosimili? Insom-ma tra l'esercito e l'aspirazione al reddi-to di cittadinanza (teorizzato da filosofi epensatori tra i quali Toni Negri in "Im-pero" e ripreso da Bassolino) c'è una ter-za via sostenibile?

Minniti - Dalle risposte alle vo-stre domande mi pare emerga la mia

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opinione. L'ultima cosa auspicabile aNapoli è dividersi tra ottimisti e pes-simisti. E' una grande città al cui in-terno ci sono forze ed energie suffi-cienti per un tragitto coraggioso dirinnovamento.

Se posso approfittare di qualchealtro rigo vorrei ricordare a me stessoche ��a nuttata� di Eduardo, come l'im-magine identica di Chaplin �il tempo�è un grande autore, trova sempre il fi-nale giusto non sono inviti alla rasse-gnazione. Dentro ��a nuttata� diEduardo e �il tempo� di Chaplin ci so-no le donne e gli uomini che si impe-gnano per mettere insieme le energienecessarie al cambiamento. E' questa,anche per Napoli, una delle condizio-ni per cancellare la camorra.

Feo - Si, certo, una terza via soste-nibile esiste. Per cominciare si trattadi rinunciare solennemente alle scor-ciatoie. Nelle analisi e nelle risposteall'emergenza del giorno.

Siano esse ispirate da una letturadella realtà basata sulle statistiche deireati, cioè tutta "di polizia", capace, inaltri termini, di vedere esclusivamen-te o, soprattutto, soluzioni giudizia-rie, di ordine pubblico o, al contrario,da valutazioni, interpretazioni tuttesociologiche, che tendono a spiegaretutto con la povertà, l'emarginazione,il tasso di disoccupazione, i quartierighetto e con i due secoli di storia incui sicuramente la devianza dellaplebe napoletana è stata quasi "piani-ficata", funzionale alla vita stessa ealla riproduzione dei sistemi di pote-re che si sono susseguiti e che hannogovernato il disordine, traendone im-mancabilmente profitto.

Abbiamo sentito assai spessoparlare di innesco, terreno fertile,

per l'arruolamento di manovali delcrimine, nelle condizioni di assenzadi lavoro, di sviluppo, di occasioni.Abbiamo ascoltato troppo spessol'invito: date lavoro e vedrete...! Cer-to, affrontare gli enormi problemimateriali, quotidiani, di grandi mas-se che vivono a Napoli, nei paesonidella provincia in altre aree della re-gione è essenziale.

Salvo poi scoprire che ci sono an-che altre realtà: ad esempio fra crimi-nali napoletani a vari livelli trovigente che un lavoro, magari mode-stissimo, lo ha, l'aveva o poteva aver-lo ed ha deciso di infrangere, in mo-do abituale, la legge obbedendo aspinte, modelli sociali o pseudo cul-turali, seguendo figure che hanno as-sunto e quotidianamente assumono,peso, capacità di determinare desti-ni, magari semplicemente in conse-guenza del vuoto, dell'assenza di al-tri valori o riferimenti. Credo cheogni intervento debba necessaria-mente contemplare l'interazione dimisure capaci di dare risposte di am-pio spettro: dalla tutela della sicurez-za al soddisfacimento di bisogni vi-tali, dal garantire servizi fondamen-tali e costruire una prospettiva, unfuturo, al combattere -eliminandoconnivenze, silenzi, ignavia - l'artico-larsi militare ed imprenditoriale del-le organizzazioni criminali.

Azioni coordinate che poi nonpossono restare proclami o deboliesercitazioni, ma devono essere effet-tive pratiche di governo. Quello che,in tutti questi anni, è mancato. E poisi dovrebbero sostituire i battibecchie gli scaricabarile strumentali, i silen-zi colpevoli di troppi anni sulla ca-morra, con il silenzio operoso, il ban-

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do di inutili ed effimere promesse.Rea - Un'analisi della debolezza

etico-politica dagli inizi del novecen-to ai giorni nostri, prima ancora cheeconomico-sociale dalla situazionenapoletana forse ci garantirebbe lacomprensione delle ragioni dello sta-to confusorio su cosa fare per fermarela devastazione che affligge Napoli.

La verità è che anche la Storiadella città è male interpretata, pococonosciuta, demagogicamente utiliz-zata: è metastoria di una Napoli chesembra sempre in grado di risorgeredalle sue ceneri (un incredibile falsostorico poiché Napoli rischia di affo-gare nella cenere di una cultura chesi consuma tra le fiamme dell'illega-lità e che, fortunatamente, è così am-pia da non essersi ancora consumatadel tutto).

Tra le tante soluzioni proposteper sconfiggere il melanoma socialenapoletano, tra Esercito (ciclica pro-posta che a volte viene e a volte va,da almeno vent'anni) e le invenzionipiù avanzate che passano da quellesociali fino a giungere a quelle tecno-logicamente sofisticate, ci vedrei be-ne anche una lotta al degrado am-bientale che detto in tecnicismo sa-rebbe la trasformazione di "non luo-ghi" in luoghi. E a Napoli e in pro-vincia ce ne sono troppi di "non luo-ghi", di geografie senza memoria esenza coordinate (isole che ci sono,purtroppo, senza stelle ad indicare ilcammino).

Prendiamo i luoghi più disagiati,più nascosti, i ghetti, quelli che me-glio si prestano ad azioni criminali,quelli che risucchiano dentro il cri-mine e anche chi vorrebbe combat-terlo, e questi non-luoghi "esorciz-

ziamoli" dalle paure che la politicasembra esprimere ogniqualvolta siparla della necessità di azioni che ta-li sono, "politiche", nulla di più. L'in-tegrazione totale, la centralità dellecittà, l'animazione sociale, le politi-che di controllo sociale, le politicheurbanistiche: perché tutti questi stru-menti sono stati trasformati in locu-zioni retoriche? La sicurezza di unterritorio è legata alla vitalità di unquartiere e a quanto gli abitanti rie-scano ad esercitare spontaneamenteun controllo su di esso. Maggiore è ilcontrollo, più sicure saranno le città.I criteri urbani e architettonici, poi,devono essere disegnati per rispon-dere a criteri di sicurezza, di visibili-tà. Chissà, forse una soluzione vero-simile e sostenibile potrebbe essereuna triade: mirata riqualificazionedei centri urbani - miglioramento deltessuto sociale (controllo dell'illega-lità) - forte controllo urbano.

Marconi - L'assistenzialismo loattestano tutti i dati relativi alle re-gioni colpite dal crimine organizza-to, non riduce i conflitti ma li molti-plica accrescendo le occasioni diguadagno illecito. Occorre piuttostoincentivare la crescita di una culturacome quella dei libri di Roberto Sa-viano, di Isala Sales, di Gigi Di Fiore.Il ritorno alle regole, la scoperta dellepotenzialità delle legalità, l'orrore eil ripudio di ogni forma di illecito an-che se motivato da storiche condizio-ni di deprivazione.

Si può provocare un grande bal-zo della Campania verso una produ-zione, verso un mercato, verso unaforza lavoro simile a quella dell'Eu-ropa centrale? In Basilicata si è assi-stito a una modernizzazione accele-

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rata ma si tratta di una regione pic-cola, governabile e governata. PerNapoli si tratta di incanalare un fer-vore di attività produttive e di com-mercializzazione illecita verso la le-galità. La strada della tolleranza si èdimostrata impraticabile, improdut-tiva sul piano economico, criminoge-na. Ma ugualmente non si può im-porre alla fabbrica che produce fuoridalle regole, standard regolamentarisopportabili a Vigevano o a PortoSant'Elpidio.

Si tratta quindi di ripensare il siste-ma delle regolo che disciplinano ilmercato ed il lavoro in Italia. Perchésolo regole centrali ed uguali? Perchènon un sistema di discipline differen-ziate? In altre aree dell'Europa si ècompiuta questa scelta, con successo.Il Galles compete in termini di atte-nuazione del peso fiscale. Alcune or-ganizzazioni sindacali hanno già co-minciato a prefigurare il superamentodel tabù dell� unificazione delle condi-zioni normative e retributive del lavo-ro dipendente. Lo stesso può valere inmateria fiscale o di autorizzazione del-le attività di impresa. Occorre sostitui-re a una politica economica o del lavo-ro rigida e centrale una politica duttilee locale.

Non ci sono però solo ricette inter-ne. Vi è anche il problema della diffu-sione del crimine con la mondializza-zione della distribuzione. I trattati sulcommercio hanno avuto risultati ec-cellenti ma hanno tralasciato il modocon il quale sono prodotte le merci. E'diffusa la condanna del dumping so-ciale e di quello ambientale. Si comin-ci anche nel teatro globale a porre sot-to i riflettori, a condannare ad inibireil dumping criminale.

Roberti - Occorrerebbe anzituttoaumentare l'efficienza dei tre pilastrisu cui si fonda la deterrenza: polizia,magistratura e sistema penitenzia-rio. Recenti ricerche dimostrano che,in tutti e tre questi settori, siamo agliultimi posti tra i Paesi dell'UnioneEuropea quanto ad investimenti fi-nanziari da parte dello Stato diretti amigliorarne le strutture, i mezzi el'organizzazione. Naturalmente, larepressione è necessaria, ma non suf-ficiente. Occorrono poi le politichedirette a creare opportunità di lavo-ro, nuovi investimenti, superamentodel degrado ambientale e diffusionedella cultura, che presuppongono lavolontà di una risposta corale delleistituzioni alla domanda di riscattomorale e sociale dell'area metropoli-tana di Napoli.

Purtroppo, il giudizio sui malidi Napoli oggi oscilla, nella pressoc-chè generale incapacità della classedirigente di cogliere l'effettiva por-tata e le implicazioni del fenomenocriminale, tra il fatalismo autoasso-lutorio della ineluttabilità della de-riva napoletana e l'ottimismo conso-latorio di chi preferisce attaccarsi al-l'idea di una Napoli virtuosa ed eu-ropea, destinata, prima o poi, a pre-valere su quella plebea e camorrista,come se quest'ultima fosse qualcosadi diverso e di alieno rispetto al con-testo sociale. In realtà, Napoli è unasola e la camorra, come dicevo al-l'inizio, ne è parte integrante.

Se non si riconosce questa realtà,ci si preclude la possibilità di pro-gettare la "terza via", che è, poi,l'unica perseguibile ed è quella dipromuovere e governare le trasfor-mazioni.

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Servizi segretiverso la riforma

CLAUDIO SCAJOLA

Nel 1977, in un'Italia lacerata dalla violenza degli opposti estremismi, in un Parla-mento caratterizzato da una fortissima contrapposizione ideologica, le forze politiche sep-pero trovare unità di intenti in materia di sicurezza, dimostrando alto senso di responsa-bilità, elevata sensibilità istituzionale e una straordinaria capacità di dialogo. Ciò permisel'approvazione della legge 24 ottobre 1977, n. 801, e la definizione di una normativa sui Servizi diinformazione e sicurezza coerente con i principi democratici ed i valori costituzionali, allora seria-mente minacciati dall'offensiva "al cuore dello Stato" sferrata da parte del terrorismo interno. Adistanza di trenta anni, un'Italia assai diversa da quella di allora - certamente più omogenea dalpunto di vista sociale, ma caratterizzata ancora da profonde divisioni e da una scarsa propensioneal confronto - si trova nuovamente a dover adeguare i propri Apparati di sicurezza ai mutati sce-nari e, ancora una volta, si avvia alla definizione di soluzioni condivise. Tale circostanza deve valu-tarsi positivamente, in quanto perla prima volta, in questa Legisla-tura, su un tema di rilevanza stra-tegica, le forze di maggioranza e diopposizione dimostrano di sapersiconfrontare sul merito delle que-stioni, in modo trasparente eleale, elevandosi al di sopra deiparticolarismi e delle polemi-che che caratterizzano la quoti-dianità del dibattito politico. Sitratta di un dato che, sebbeneassolutamente isolato, si può ritenere confortante e che mi auguro possa dare luogo - sen-za indebite confusioni di ruoli o inopportuni trasversalismi - ad una nuova stagione didialogo, nel superiore interesse del Paese. Con questo auspicio, ho ritenuto utile raccoglie-re nelle pagine che seguono - frutto della rielaborazione e dell'aggiornamento di tre inter-venti da me recentemente svolti sul tema della riforma1 - alcune riflessioni sui processievolutivi in atto nel settore dell'Intelligence e sugli interventi che la nuova disciplina al-l'esame del Parlamento ha messo a punto per governarli in modo appropriato.

La discussione in Parlamento

foto ansa

1 Si tratta degli interventi parlamentari svolti il 9 gennaio 2007 in Commissione Affari costituzionali e il 15febbraio 2007 all'Assemblea della Camera, nonché della conferenza da me tenuta all'Accademia angelicacostantiniana di lettere arti e scienze il 25 gennaio 2007.

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La nozione di intelligence.

La percezione che il comune cit-tadino ha del mondo dell'intelligen-ce è spesso inconsapevolmente in-fluenzata - e talora distorta - dallesuggestioni provenienti dalla lettera-tura, dal cinema e dalla stampa, cheraramente ne forniscono una rappre-sentazione fedele.

Credo pertanto che non sia inuti-le - prima di esaminare come e per-ché si debba procedere alla riformadei Servizi - porsi due domande pre-liminari, che nella loro semplicitàpotranno apparire quasi provocato-rie: sappiamo veramente che cosa so-no i Servizi di intelligence e siamocerti che, in un Paese democratico,essi siano davvero necessari?

Con riferimento alla prima do-manda, occorre riconoscere che inItalia, a differenza di altri Paesi, nonesiste una diffusa consapevolezzacirca la natura e le finalità dell'intelli-gence. Ciò è dovuto a motivi di ca-rattere culturale e storico, connessi,tra l'altro, alle modalità con le quali èavvenuta la nostra unificazione na-zionale, frutto più del grande slancioideale del Risorgimento e delle abilistrategie diplomatiche di Cavour chenon dell'azione sistematica di forzearmate regolari, efficienti e ben ad-destrate.

Questa circostanza ha fatto sì chein Italia, a differenza di quanto avve-nuto ad esempio nel Regno Unito, inFrancia o negli Stati Uniti, non si siamai realmente affermata una vera

cultura della difesa e della sicu-rezza nazionale, di cui l'intelli-gence costituisce una componen-te essenziale.

Per fornire una risposta al mioprimo quesito, ricorrerò pertanto al-le parole dell'uomo politico italianoche forse più di ogni altro si è occu-pato della materia, divenendone unindiscusso esperto: il Presidenteemerito della Repubblica FrancescoCossiga.

Secondo la definizione che nefornisce il Presidente Cossiga,l'intelligence è "la raccolta diogni tipo di informazione, noti-zie, documenti e materiali che in-teressano la formulazione e l'ese-cuzione non solo della politicamilitare, ma anche della politicaestera, della politica economica edella politica finanziaria del Pae-se, nonché la difesa da pericoliesterni di aggressioni contro lasicurezza dello Stato ed il benes-sere civile, economico e socialedella sua comunità"2.

In concreto, la raccolta di infor-mazioni può svolgersi in forme di-verse: attraverso l'impiego di risorseumane (le classiche "spie" e, più ingenerale, l'attività di HUMINT) ol'utilizzo di moderne tecnologie (sipensi alle intercettazioni o all'uso deisatelliti); mediante l'acquisizione dinotizie segrete ovvero attraverso ilmonitoraggio e l'analisi delle cosid-dette "fonti aperte" (stampa, lettera-tura, televisione o internet).

I Servizi di informazione e sicu-

2 Prefazione a R.D. STEELE, Intelligence - Spie e segreti in un mondo aperto, Catanzaro, 2002, 8.

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rezza devono, quindi, essere dotatinon solo degli "007" tanto celebratidai romanzi e dai film di spionaggio,ma anche e soprattutto di tecnicicompetenti e di esperti di tutte le di-scipline che possono rivestire un in-teresse: dall'economia alla linguisti-ca, dalla storia alla fisica nucleare,dall'informatica al diritto.

La necessità dei Servizi di intelli-gence.

Chiariti in questi termini naturae finalità dell'attività di intelligence,è possibile dare una risposta anche alsecondo quesito che in precedenzaho formulato.

Se il ruolo e la funzione dell'intel-ligence sono quelli che ho sintetica-mente ricordati, si dimostra infattidel tutto infondata la tesi - taloraprospettata, più o meno esplicita-mente, nel dibattito politico - secon-do la quale la presenza di Servizi diinformazione e sicurezza sarebbe ti-pica dei regimi totalitari, ma nonavrebbe ragion d'essere in un ordi-namento democratico, perché il lororuolo sarebbe già assicurato dalleforze armate e di polizia.

La realtà è ben diversa. Ai Servizidi informazione e sicurezza compe-tono, infatti, compiti nettamente di-stinti da quelli affidati alle forze ar-mate e di polizia: i primi fornisconoall'autorità politica tutte le informa-zioni e l'assistenza necessarie per laelaborazione di un efficace dispositi-vo di sicurezza nazionale; le secondesono chiamate a dare concreta attua-zione a questo dispositivo.

Occorre, inoltre, ricordare che i

Servizi di intelligence possono tro-varsi nella necessità di compiere,nell'interesse nazionale, "operazioninon convenzionali", che - potendocomportare la violazione di normedi legge - sarebbe quanto mai inop-portuno affidare alle forze armate edi polizia, che hanno quale principa-le missione istituzionale il più rigo-roso rispetto della legalità.

Per questa ragione, come dimo-stra chiaramente l'esperienza anglo-sassone, anche gli Stati di consolida-ta tradizione democratica ritengonolegittimo e necessario dotarsi di effi-cienti Apparati di intelligence, chenaturalmente sottopongono ad unarigorosa disciplina e ad un articolatosistema di controlli.

Le riforme dei Servizi nell'espe-rienza italiana.

Passando ad esaminare l'espe-rienza italiana, si può affermare cheil tema della riforma costituisce unacostante nella storia dei nostri Servi-zi di informazione e sicurezza.

È noto come l'istituzione di stabi-li Organismi di intelligence sia relati-vamente recente nel nostro Paese,sebbene l'attività di spionaggio abbiauna lunga tradizione anche in Italia.Del resto, come efficacemente ha os-servato, non senza una piccola dosedi malizia, la dottrina anglosassone,il mestiere di spia costituisce "la se-conda professione più antica delmondo" e, da questo punto di vista,gli italiani non rappresentano certouna eccezione.

Limitandoci agli ultimi due secolidi storia, basti pensare al rilevante

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contributo fornito alle strategie sa-baude da illustri "agenti segreti" qualiLuigi Carlo Farini3, Carlo Boncompa-gni4 o le celeberrime contesse Paolinadi Rasini e Virginia di Castiglione.

Tuttavia, a parte una breve, sfor-tunata parentesi nella seconda metàdell'Ottocento5, solo nei primi annidel secolo scorso il Regno di Italiadecise di dotarsi di una struttura in-formativa militare centralizzata.

Per altro, questa struttura nondiede di sé prove particolarmentebrillanti, lasciandosi sorprendere so-stanzialmente impreparata dalloscoppio del primo conflitto mondia-le, durante il quale non fu in gradodi contrastare adeguatamente l'effi-ciente spionaggio austriaco.

Fu così che, già sul finire dellaGrande Guerra, in Italia si iniziò adiscutere per la prima volta dell'esi-genza di riformare gli Apparati di in-formazione e sicurezza nazionali.

Nel 1916 venne quindi creato il"Servizio informazioni del Comandosupremo", il cui Reparto di contro-spionaggio si rese tuttavia ben prestoresponsabile di talune operazioni il-legali. Parallelamente alla creazionedei Servizi informativi militari, ana-loghe strutture vennero introdotteanche presso l'amministrazione civi-le, in seno al Ministero dell'Interno.

L'instaurazione della dittaturafascista comportò un radicale rias-setto dei Servizi informativi, sia civi-li che militari.

In particolare, nel 1925 fu istitui-to il SIM, Servizio informazioni mili-tari, che oltre alle funzioni proprie diun Servizio di spionaggio e contro-spionaggio militare, assunse nuovecompetenze in materia di controllodegli oppositori del regime.

Con questo intervento, si realiz-zò, pertanto, una seconda riformadei Servizi nazionali, che produssefrutti dolorosi in termini di repres-sione delle libertà e della vita demo-cratica del Paese.

All'indomani della conclusionedel secondo conflitto, il SIM vennetravolto dalla divulgazione di notizieconcernenti l'attività svolta nel perio-do fascista e fu pertanto definitiva-mente sciolto il 31 dicembre 1945.

Seguì una fase di grande incer-tezza, nel corso della quale l'attivitàinformativa si ridusse al minimo,forse anche per la volontà degli Al-leati di impedire la ricostituzione deiServizi di intelligence prima di cono-scere la definitiva collocazione inter-nazionale dell'Italia.

Con le elezioni del 18 aprile 1948e l'adesione italiana al Patto Atlanticosi crearono i presupposti per la ripre-sa dell'attività e si decise di procede-re ad una nuova riforma: la terza.

Nel 1949 venne istituito il SIFAR(Servizio informazioni forze armate),che operò fino al 1965, quando, conuna ulteriore riforma, esso fu sosti-tuito dal SID (Servizio informazionidifesa).

3 Che in seguito, nel marzo 1860, assumerà l'incarico di Ministro dell'Interno.4 Successivamente divenuto Commissario straordinario in Toscana e Governatore generale della lega del-l'Italia centrale.5 Nel 1863 venne istituito, nell'ambito dello Stato maggiore dell'esercito sabaudo, l'"Ufficio I" (informazio-ni), che tuttavia cessò la propria attività già nel 1866, dopo la disfatta di Custoza e Lissa.

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È noto come sull'attività di questidue Servizi - che si trovarono ad ope-rare nella fase più delicata del con-fronto tra i blocchi - si siano concen-trate critiche, censure e sospetti, so-prattutto per le attività di dossierag-gio ai danni di uomini politici e diprivati cittadini e per il ruolo oscurosvolto in talune drammatiche vicen-de del nostro Paese.

Per tali ragioni, nella secondametà degli anni settanta, tutte le for-ze politiche convennero di definireper legge una disciplina rigorosa deiServizi, che ne assicurasse la lealtàistituzionale ed il rispetto dei princi-pi democratici, scongiurando il ri-schio di ulteriori deviazioni o abusi.

Venne così definita, con la leggen. 801 del 1977, la quinta riforma deiServizi, che per l'epoca contenevaelementi di grande novità e rappre-sentava una disciplina molto avan-zata, anche rispetto alle esperienzestraniere. Con questa legge si sonoistituiti un Servizio per la sicurezzademocratica (il SISDe), uno per la si-curezza militare (il SISMi) ed un or-gano di coordinamento del loro ope-rato (il CESIS) e si sono attribuite di-rettamente al Presidente del Consi-glio dei ministri la responsabilità el'alta direzione della politica di infor-mazione e sicurezza nazionale.

Molto importante e positiva è sta-ta anche l'introduzione - sia pure informa attenuata - del controllo parla-mentare sull'operato degli Organi-smi di intelligence, mediante l'istitu-zione del Comitato parlamentare peri Servizi di informazione e sicurezzae per il segreto di Stato.

Il Comitato ha il fondamentalecompito di verificare che l'attività

dei Servizi di informazione e sicu-rezza si svolga nei limiti stabiliti dal-la legge e, a tal fine, può chiedere in-formazioni al Governo e formulareproposte e rilievi.

Le ragioni di una nuova riforma.

Dopo la lunga serie di riforme econtroriforme sin qui sinteticamentericordate, per 30 anni la disciplina deiServizi di informazione e sicurezza èrimasta sostanzialmente inalterata.

Nel frattempo il mondo ha subi-to un processo di trasformazionesenza precedenti: sul piano geopoli-tico, la caduta del muro di Berlinonel 1989 e gli attentati dell'11 settem-bre 2001 hanno definitivamente mu-tato lo scenario internazionale, men-tre sul piano economico lo sviluppotecnologico e la globalizzazione deimercati hanno introdotto ulteriorielementi di complessità.

Di fronte alle nuove sfide postedagli attentati alle Torri gemelle e dal-le minacce del terrorismo di matricefondamentalista, la nostra Intelligen-ce ha complessivamente dimostratouna buona capacità di reazione.

Pur dovendosi confrontare conrepentine trasformazioni di scenarioe con un quadro normativo ormaiobsoleto, in questi ultimi anni i no-stri Servizi sono stati in grado di de-finire nuove strategie e di riconverti-re nella lotta al terrorismo la propriarete informativa nel Medio Oriente.

Questa rete è stata valorizzata atal punto da consentire alla nostra In-telligence non solo il conseguimentodi brillanti risultati in contesti ritenu-ti impenetrabili da parte di qualun-

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que altro Servizio occidentale, ma an-che la possibilità di fornire un con-creto contributo di informazioni eanalisi ai nostri alleati impegnati nel-la lotta al terrorismo internazionale.

Una prova evidente del preziosolavoro svolto dai nostri Servizi inquesti anni è costituita dal fatto chel'Italia, pur essendo presente con for-ze di pace in Iraq, non ha subito at-tentati sul proprio territorio, contra-riamente a quanto avvenuto in Spa-gna o nel Regno Unito: e ciò non puòcerto ritenersi frutto del caso.

I contenuti della riforma all'esamedel Parlamento.

Malgrado i successi conseguiti daiServizi nazionali, restano ferme l'ina-deguatezza del quadro normativo vi-gente e l'esigenza di procedere ad unaradicale ridefinizione dell'assetto edella struttura degli Organismi di in-telligence, nonché all'aggiornamentodegli strumenti a loro disposizione edella loro capacità operativa.

Per queste ragioni, il Parlamentoha recentemente avviato l'esame dialcune proposte di riforma dell'Intel-ligence, con l'obiettivo di porre rime-dio ai limiti che la legge del 1977 haprogressivamente evidenziato in se-de di concreta attuazione.

Anche il Comitato che presiedoha offerto un contributo di riflessio-ne ed esperienza su tali questioni,elaborando una propria proposta6 -condivisa da tutte le forze politiche

presenti al suo interno - che è stata inlarga misura recepita nel testo unifi-cato adottato come testo base dallaCommissione Affari costituzionali7.

In estrema sintesi, le linee guidalungo le quali la proposta si sviluppapossono riassumersi nei seguentitermini.a) La struttura del sistema informativo.

Si prevede, in primo luogo, il raf-forzamento del ruolo di direzionepolitica del Presidente del Consigliodei ministri, che - per il tramite diuna struttura di coordinamento piùpotente dell'attuale CESIS - viene po-sto finalmente in condizione di averel'effettivo controllo dei Servizi e dipoterne orientare l'azione nell'inte-resse e per la difesa della Repubbli-ca, assumendone la conseguente re-sponsabilità innanzi al Parlamento.

Si modernizza, inoltre, la struttu-ra dei Servizi, per i quali viene deli-neato un nuovo quadro di regole cer-te e di competenze definite.

Per ciò che riguarda il profilo or-ganizzativo, si è preferito adottare ilmodello "binario", basato cioè sullapresenza di due distinti Servizi, unodestinato ad operare all'estero (ilSIE) ed uno attivo sul territorio na-zionale (il SIN). Questa scelta è stataeffettuata nella convinzione che l'ac-corpamento di tutte le funzioni di in-telligence in un unico Servizio deter-minerebbe una eccessiva concentra-zione di poteri, difficile da governa-re, potenzialmente pericolosa per leIstituzioni democratiche e, per giun-ta, inefficiente perché richiederebbe

6 Si tratta della proposta di legge AC 2070, Scajola, Bressa, D'Alia, Fiano, presentata alla Presidenza dellaCamera dei deputati il 15 dicembre 2006.7 Il testo base è stato adottato dalla Commissione Affari costituzionali nella seduta del 9 gennaio 2007.

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una struttura burocratica elefantiaca.I due Servizi garantiscono, inve-

ce, una maggiore specializzazionenelle aree di rispettivo interesse, so-no più facilmente gestibili e noncomportano aggravi di oneri, tenutoconto che molte delle funzioni comu-ni (quali il reclutamento, la forma-zione e l'addestramento del persona-le) potranno essere svolte a livellocentrale.

Il modello binario è, del resto,quello più diffuso nei principali Statioccidentali, fatta eccezione per gliStati Uniti, il cui sistema di intelli-gence è caratterizzato - come è noto -dalla presenza di una vera e propria"galassia" di agenzie.

I due nuovi Servizi saranno coor-dinati tra loro da un Dipartimentoappositamente costituito presso laPresidenza del Consiglio dei ministri(il DIS).

Al riguardo, nel corso dei lavoriparlamentari si è a lungo discusso seil Dipartimento dovesse essere alledipendenze di un Ministro o di unsottosegretario.

Alla fine, si è optato per una so-luzione "flessibile", che consente alPresidente del Consiglio dei ministridi scegliere se ed in quale misura de-legare le funzioni a lui non riservatein via esclusiva e se il destinatariodella delega debba essere un Mini-stro senza portafoglio ovvero un Sot-tosegretario di Stato.

Personalmente ritengo che, qua-lunque sia la determinazione in con-creto adottata, l'importante è che ilcoordinamento sia effettivo e che laresponsabilità ultima della gestionedegli Organismi di intelligence difronte al Parlamento ed al Paese resti

chiaramente in capo al Presidentedel Consiglio dei ministri.

I due Servizi si dividono, secondoun criterio territoriale, anche le com-petenze in materia di controspionag-gio, cioè il complesso di attività diret-to a scongiurare il rischio che agentidi Stati esteri o di organizzazioniostili possano appropriarsi di segretiessenziali per la sicurezza del Paese oinfiltrarsi per interferire nei processidecisionali del nostro sistema istitu-zionale ed economico.

Complessivamente la riforma ra-zionalizza l'attività degli Organismidi intelligence, ne accresce l'efficien-za ed evita le sovrapposizioni e iconflitti di competenza che attual-mente si riscontrano nei rapporti traSISMi e SISDe.b) Le garanzie funzionali.

Altra rilevante novità è costituitadalla introduzione delle cosiddette"garanzie funzionali", cioè di una di-sciplina che, in casi eccezionali e conprecise garanzie, consente agli ap-partenenti agli Organismi di intelli-gence di tenere comportamenti incontrasto con disposizioni penali.

La normativa vigente non preve-de, infatti, la possibilità che agentidei Servizi possano essere autorizza-ti a compiere, a difesa della sicurezzanazionale, condotte configuranti rea-ti. Ciò determina conseguenze para-dossali: l'agente che, ad esempio, siintroduca in un covo terroristico perprendere visione dei piani di un pos-sibile attentato rischia di essere con-dannato per violazione di domicilio,salvo che sulla vicenda venga oppo-sto il segreto di Stato.

Se la nuova disciplina sarà defi-nitivamente approvata, si potrà

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scongiurare un simile rischio, senzaalcun ricorso abnorme all'istituto delsegreto di Stato.

Infatti, fermo restando quantodisposto dall'articolo 51 del codicepenale, non sarà punibile il persona-le dei Servizi di sicurezza che sia sta-to legittimamente autorizzato a tene-re condotte previste dalla legge co-me reato, purché esse siano indi-spensabili alle finalità istituzionalidei Servizi.

In nessun caso potrà essere auto-rizzato il compimento di delitti di-

retti a mettere in pericolo o a lederela vita, l'integrità fisica, la personali-tà individuale, la libertà personale, lalibertà morale, la salute o l'incolumi-tà di una o più persone.

La speciale causa di giustificazio-ne non troverà, inoltre, applicazionecon riferimento ai reati di attentatocontro organi costituzionali e controle assemblee regionali, agli attentaticontro i diritti politici del cittadino,nonché - salvo casi specifici, indivi-duati per legge - ai delitti control'amministrazione della giustizia.

Ulteriori garanzie sono state intro-dotte a tutela dell'attività di partiti po-litici, organizzazioni sindacali e gior-nalisti professionisti. Più in generale, siè previsto espressamente il divieto diautorizzare il compimento di reati peri quali non sia opponibile il segreto diStato, fatti salvi i casi di infiltrazione inorganizzazioni criminali di stampomafioso o in formazioni eversive.c)Il controllo parlamentare.

Il complesso di interventi sin quidescritti determina un obiettivo po-tenziamento dei poteri a disposizione

dei Servizi.Per questa ragione,

nella proposta di riformasi prevede un parallelorafforzamento della fun-zione di controllo parla-mentare, perché solo in unsistema caratterizzato daun efficace controllo de-mocratico è possibile con-tenere il rischio di abusi odeviazioni nell'operatodei Servizi.

In particolare, si attri-buiscono al Comitato par-lamentare poteri e compe-

tenze significativamente più ampi diquelli attualmente previsti, che con-sentiranno il controllo dell'attività diintelligence in tutti i suoi aspetti,compresi quelli operativi, gestionalie contabili.

A titolo esemplificativo, meritadi essere segnalato che - in aggiuntaalle ordinarie audizioni periodichedel Presidente del Consiglio dei Mi-nistri, del Ministro o del Sottosegre-tario delegati, dei Ministri facentiparte del CISR (Comitato intermini-steriale per la sicurezza della Re-

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pubblica), del Direttore generale delDIS e dei Direttori di SIE e SIN - siprevede che il Comitato possa, incasi eccezionali, disporre con deli-bera motivata l'audizione di dipen-denti del Sistema di informazioneper la sicurezza.

Si attribuisce, inoltre, al Comita-to la facoltà generale di ascoltareogni altra persona non appartenenteal Sistema di informazione per la si-curezza in grado di fornire elementidi informazione o di valutazione ri-tenuti utili ai fini dell'esercizio delcontrollo parlamentare.

A carico di tutti i soggetti auditi èposto il dovere di riferire, con lealtà ecompletezza, le informazioni in loropossesso concernenti le materie diinteresse del Comitato.

Si amplia apprezzabilmente,inoltre, il potere del Comitato di ac-quisire copie di atti e documenti inpossesso del Sistema di informazio-ne per la sicurezza, della Pubblicaamministrazione o dell'Autorità giu-diziaria e viene, altresì, per la primavolta espressamente previsto il con-trollo parlamentare sulla documen-tazione di spesa relativa alle opera-zioni concluse.

Innovando significativamente ri-spetto alla disciplina vigente, al Co-mitato sono attribuite anche rilevantifunzioni consultive: tale organo è, in-fatti, chiamato ad esprimere il pro-prio parere - obbligatorio, ma nonvincolante - sugli schemi dei regola-menti previsti dalla legge, nonché suogni altro schema di decreto o rego-lamento concernente l'organizzazio-ne e lo stato del personale.

Si prevede, inoltre, che il Presi-dente del Consiglio dei ministri in-

formi preventivamente il presidentedel Comitato circa le nomine dei Di-rettori e dei Vice direttori di DIS,SIN e SIE: viene, in tal modo, assi-curata la possibilità di esercitare lefunzioni di controllo anche su que-ste delicate scelte, senza tuttaviaporre in essere alcuna indebita for-ma di co-gestione tra Esecutivo eParlamento.d) Il segreto di Stato.

Proseguendo nell'esame dei con-tenuti della riforma, particolare rilie-vo merita la nuova disciplina del se-greto di Stato, che limita l'utilizzo diquesto istituto ai soli casi in cui essosia effettivamente indispensabile perla tutela della sicurezza del Paese edei suoi cittadini.

Sono coperti dal segreto di Statogli atti, i documenti, le notizie, le atti-vità e ogni altra cosa la cui diffusionesia idonea a recare danno all'integri-tà della Repubblica, anche in relazio-ne ad accordi internazionali, alla di-fesa delle Istituzioni poste dalla Co-stituzione a suo fondamento, all'in-dipendenza dello Stato rispetto aglialtri Stati e alle relazioni con essi, allapreparazione e alla difesa militaredello Stato.

Viene, inoltre, introdotto - per laprima volta - un limite massimo didurata del segreto, che potrà spiega-re i propri effetti per un periodocomplessivamente non superiore aitrenta anni.

Notevole interesse riveste anchela nuova disciplina concernente latutela del segreto di Stato nel corsodi procedimenti giudiziari.

Non solo viene confermato l'ob-bligo per i pubblici ufficiali, i pubbli-ci impiegati e gli incaricati di un pub-

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blico Servizio di astenersi dal depor-re su fatti coperti dal segreto di Stato,ma si prevede altresì che quest'ulti-mo possa essere opposto all'autoritàgiudiziaria da qualunque testimone,ancorché non rivesta alcuna dellesuddette qualità soggettive.

Una specifica disciplina è intro-dotta - sia pure con talune incoeren-ze - anche per l'ipotesi in cui il segre-to di Stato sia opposto da persona in-dagata o imputata.

Sotto il profilo procedurale, laconferma della opposizione del se-greto di Stato è assoggettata ad unregime analogo a quello previstodalla legge n. 801 del 1977. Il Presi-dente del Consiglio dei ministri è, in-fatti, tenuto a comunicare al Comita-to parlamentare ogni caso di confer-ma dell'opposizione del segreto diStato, indicandone le ragioni essen-ziali. Il Comitato, se ritiene infondatal'opposizione del segreto, ne riferiscea ciascuna delle Camere per le conse-guenti valutazioni.

Costituisce, invece, una novità dirilievo la previsione secondo la qualein nessun caso il segreto di Stato èopponibile alla Corte costituzionale.In tal modo, si intende affidare allaCorte, nell'ambito del giudizio perconflitto di attribuzione, il delicatocompito di contemperare i diversiinteressi - pubblici e privati - chepossono in concreto entrare in con-trasto con le esigenze di tutela del se-greto di Stato.

Non è possibile, in questa sede,dare conto in dettaglio di tutte le ul-teriori importanti novità previste

dalla riforma, con riferimento adesempio alle classifiche di segretezza(che finalmente trovano una detta-gliata disciplina legislativa), ai rap-porti tra Intelligence e Magistratura(sottoposti ad un regime ispirato aiprincipi di leale cooperazione traistituzioni), alle modalità di recluta-mento e formazione del personale (lacui rilevanza ai fini della efficienzadei Servizi non necessita certo diparticolari spiegazioni).

Mi limiterò, pertanto, ad unabreve considerazione conclusiva.

Sarebbe ingenuo pretendere cheuna nuova legge possa, d'un tratto,far scomparire tutte le difficoltà ed ilimiti che caratterizzano da decennil'attività dei Servizi di intelligencenazionali.

Sono tuttavia convinto che sinorail Parlamento, con il concorso di tuttele forze politiche, abbia svolto unbuon lavoro e mi auguro che - com-patibilmente con la difficile fase poli-tico-istituzionale che il Paese sta at-traversando - non si voglia perderela preziosa occasione di approvaresollecitamente una riforma che possarealmente migliorare l'efficienza, laprofessionalità e l'affidabilità dei no-stri Servizi, in un contesto di control-li e garanzie adeguate.

Se questo obiettivo sarà consegui-to, la riforma costituirà un successonon di una parte politica, ma del Pae-se nel suo complesso, che in tal modocompirà un ulteriore importante pas-so per garantire ai propri cittadini unfuturo di maggiore sicurezza nellademocrazia e nella libertà.

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L�esperimento Intellipediaovvero i segreti condivisi

GIANLUIGI CESTA

La sera del 31 ottobre scorso, da Washington, un lancio dell�agenzia Reutersmette in subbuglio la comunità internazionale dell�Intelligence: John Dimitri Ne-groponte, all�epoca �Director of National Intelligence� (conosciuto con il sopranno-me mediatico di �Zar�), aveva appena annunciato al mondo l�esistenza di �Intelli-pedia�, nuovo sistema di collegamento e condivisione delle notizie fra i 16 diversi

Organismi che, ne-gli USA, sovrin-tendono al mondodelle informazionie della Sicurezza.Una novità desti-nata a lasciare ilsegno. Dopo l�11settembre è, infatti,emerso che il Go-verno americanoera in possesso dimolte notizie sullapreparazione del-l�attentato, ma lestesse erano fram-mentate negli ar-chivi delle varieAgenzie e nessuno

aveva uno �sguardo d�insieme�. La necessità di prevedere un valido strumento digestione e coordinazione delle informazioni aveva, quindi, indotto la CIA a predi-sporre, all�inizio del 2006, uno strumento specifico, ispirato all�enciclopedia libera�Wikipedia�, semplice e già rodato, eppure straordinariamente efficace: �Intellipe-dia�. Questa novità segna l�avvio di una nuova fase: il passaggio dall�Intelligencedella formazione all�Intelligence della comunicazione.

Prospettive dell�Intelligence nel XXI secolo

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È� di pochi giorni fa la notizia uf-ficiale che la Cia, la più nota agenziadi intelligence americana, ha svilup-pato una propria enciclopedia on li-ne. Lo scopo è far sì che tutte le agen-zie che sui vari fronti si occupano diintelligence, possano consultare econdividere in maniera celere le in-formazioni.

Questo esperimento prende ilnome di Intellipedia e, come il nomestesso fa venire in mente, è una ver-sione "segreta" della più celebre so-rella maggiore Wikipedia, notissimaenciclopedia on line inventata 4 annior sono.

L'accesso è ovviamente riservatoagli "utenti" dell'intelligence, perso-ne che hanno accesso a informazioniqualificate, e quindi non sarà possi-bile l'accesso, tramite rete, ai sempli-ci civili.

L'idea è maturata in seno al DNI(Director of National Intelligence) ca-peggiata dallo Zar dell'intelligence,John Negroponte, quando gli espertisi sono interrogati sul problema dicome evolvere la possibilità di scam-biare informazione attraverso una re-te riservata. Dalla collaborazione del-le 16 agenzie americane è nata, nel-l'aprile scorso, Intellipedia, ma la suanascita è stata svelata solo in questigiorni. L'annuncio è stato dato daNegroponte stesso in una conferenzastampa nella base militare BollingAir Force Base, a Washington.

La necessità di un simile sistemadi interscambio di informazioni èsorta all'indomani dell'11 settembre2001, quando accadde - si seppe inseguito - che sia CIA che FBI erano inpossesso di diverse informazionisensibili riguardo all'imminente at-

tentato ma che, non condividendolein maniera adeguata, non poteronoprevederlo. Così come per la prepa-razione dell'attacco all'Iraq: averavuto informazioni adeguate avreb-be impedito di prendere l'abbagliosulle ipotetiche armi di distruzionedi massa di Saddam Hussein. Lostesso Negroponte afferma che certierrori di valutazione sarebbero statievitati se si fossero condivise le in-formazioni in possesso alle varieagenzie in maniera migliore.

Tale sistema di condivisione del-le informazioni potrebbe rivoluzio-nare gli standard dell'intelligence, alpunto tale che per fare un NationalIntelligence Estimate (NIE), vale adire un documento che fa il punto suuna determinata situazione, potreb-be bastare solo consultare e stampa-re un report da questa immensa ban-ca dati.

Ovviamente un simile sistemache preveda l'allocazione di molteinformazioni sensibili su un net-work, seppur riservato, crea dubbi eperplessità in ordine ad una maggio-re possibilità di fuga di notizie. Magli ideatori si assumono il rischio, ri-tenendo che siano di gran lungamaggiori i benefici rispetto ai possi-bili lati negativi. Ad ogni modo, perora, l'accesso è strettamente riservatoe limitato.

Come funziona tecnicamente

La banca dati dell'enciclopedia sitrova su dei servers che fisicamentenon sono connessi alla "normale" re-te internet, ma su un network, riser-vato e protetto, che si chiama JWICS.

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Il Joint Worldwide IntelligenceCommunications System (JWICS) èun sistema di interconnessione tracomputers, usato dal Dipartimentodella Difesa statunitense e dal Dipar-timento di Stato, per trasferire infor-mazioni riservate (comprese informa-zioni di livello TOP SECRET e SCI) at-traverso un sistema di "pacchetto da-ti� smistati da un protocollo TCP/IPall'interno di un ambiente protetto.

Questo sistema fornisce anche al-tri servizi, come posta elettronica ecollegamenti ipertestuali tra docu-menti. Per fare un parallelismo, que-sto sistema potrebbe essere definitola rete internet segreta del Diparti-mento della Difesa, insieme alla reteSIPRNet.

Il JWICS che ha sostituito il vec-chio Defence Data Network DSNET2e DSNET3 è il più evoluto ed è basa-to su tecnologia ARPANET. Forniscegli utenti del DOD Intelligence Infor-mation System (DODIIS) a livelloSCI con un multimedia network adalta velocità, usando un alto livellodi comunicazione per permettere ilfacile utilizzo di dati, voce, immaginie grafica.

Il sistema usa il Joint DeployableIntelligence Support System (JDISS)come mezzo primario di interfacciacon l'operatore. Come il sistema AllSource Analysis System, il JWICS èun sistema evoluto.

In seguito il sistema dovrebbe es-sere esteso anche alla rete SIPRNet,più esteso della rete JWICS e gestitodalla Defence Information SystemAgency. Rete accessibile a un mag-gior numero di utenti e che permettedi raggiungere la massa critica ne-cessaria di cui si dirà in seguito.

La DIA (Defense IntelligenceAgency) stabilì che tutti gli UfficiSpeciali di Sicurezza (SSOs) istallas-sero la JWICS.

L'enciclopedia "segreta" è svilup-pata con un software wiki (dall'ha-waiano "veloce"). Il punto forte di ta-le software è che è più facile da ag-giornare di una normale pagina web.Nessuna conoscenza di linguaggi diprogrammazione o software è richie-sta: né HTML, né nessun altro soft-ware come Microsoft FrontPage oAdobe. Con questi mezzi, infatti, sicrea un prodotto che, una volta ter-minato, viene caricato sul server,mentre con un software wiki bastaletteralmente premere un tasto sullapagina web per ottenere le modifi-che che si desiderano e per il colle-gamento ipertestuale è sufficientecopiare la URL nel test.

Intellipedia permette agli anali-sti di creare un argomento e poi ag-giungere la loro conoscenza riguar-do ad ogni documento, all'internodi uno "spazio di collaborazione".Gli analisti che lavorano su un de-terminato caso possono andare avedere se qualcuno sta lavorandosullo stesso caso e se, magari, ha al-tre o differenti informazioni o pos-sono semplicemente aggiungere leinformazioni che sono in loro pos-sesso.

Secondo Mark Roseman, fonda-tore della CourseForum Technolo-gies di Guelph - Ontario - che forni-sce la versione commerciale dei soft-ware wiki, questi software funziona-no molto bene nelle situazioni in cuile persone cercano una maniera perlavorare assieme e in un modo chesoddisfi tutti.

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Di certo la collaborazione �on line�non è una nuova invenzione, ma ciò checaratterizza questi software è il fattoche l'utente non necessita di softwareparticolari e non serve nessun tipo diaddestramento.

Una società di ricerca, la IDC diFramingham, nel 2002 fece uno stu-dio da cui emerse che la e-mail eral'espediente più utilizzato. Facile dausare, ma il problema è che tutti i da-ti, poi, restano dentro i singoli ac-count di ogni utente. Ebbene, propriocome le e-mail, i wiki software non

necessitano di programmi specifici senon un web browser (Explorer, Ope-ra, Natscape, Firefox, ecc) e i file ven-gono immagazzinati in un posto cen-trale e raggiungibile da chiunque inogni momento. Una "pagina wiki"sembra come tutte le altre, solo cheha in un angolo un pulsante con

scritto "edit": cliccandoci sopra si ac-cede ad una pagina che mostra la pa-gina web in formato testuale e, da lì,si possono apportare tutte le modifi-che che si desiderano. Poi si salva e illavoro entra in rete sulla pagina web.

Il dottor Calvin Andrus, capodell'ufficio tecnologico per l'innova-zione della CIA, in una conferenza,svolta ad aprile del 2006, ha dichia-rato che la CIA aveva iniziato a usarei software wiki per uso interno e chetale utilizzo aveva portato ad un pro-liferare di 12.000 pagine all'internodel network top secret.

Il tempo dedicato dagli anali-sti a riempire queste pagine creadi fatto Intellipedia, magazzinoimportante di informazioni che,poi, va condiviso con le altreAgenzie che, a loro volta, ne ag-giornano i contenuti.

Questi software non cambiano lanatura della collaborazione, ne dan-no solo una diversa dinamica. Infattii manager, a prima vista, vedono iwiki come caotici: un lavoro in più;di norma infatti si tende a far sì che ilcontenuto da pubblicare sia perfettoprima della pubblicazione stessa. Madopo ci si abitua all'idea che: è piùefficiente "postare" prima un pezzoe, poi, rielaborarlo varie volte.

In pratica prima si edita il testo epoi lo si modifica, non più il contra-rio. Un testo è pubblicato da unutente, poi vi intervengono moltemani a rettificarlo o integrarlo.

Ma, a differenza di quanto avvie-ne su Wikipedia, dove gli aggiorna-menti sono inviati in forma anonima,le modifiche apportate dagli utentidi Intellipedia sono identificate con idati personali, in modo da poter te-

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nere sotto controllo le fonti e monito-rarne gli eventuali errori.

Usando questo approccio, secon-do Andrus, "si arriverà ad una massacritica che ci permetterà di cam-biare il modo di fare intelligenceper sempre".

Cambia il mondo

Di fatto questo nuovo sistema digestire l'intelligence, per molti, por-terà ad una vera e propria innovazio-ne. Il dottor Andrus è uno di colo-ro i quali credono in questo muta-mento genetico dell'intelligenceche sarà in grado di rapportarsicon un numero di informazioniche potranno essere inserite e ana-lizzate da ogni parte del mondo.

Un approccio in contrasto conl'attuale prassi della CIA che, disolito, assume moltissime infor-mazioni, scrive rapporti, poi, eli-mina meticolosamente gli errori eproduce il rapporto.

Un altro esempio è dato dalcaso dell'aereo da turismo schian-tatosi contro un grattacielo a Man-hattan: in poche ore la notizia ècomparsa sulla rete e ha ricevutosvariate decine di post.

Questa nuova frontiera del-l'intelligence, seppure apparente-mente poco significativa visto chenon implica grandi riforme legislati-ve o istituzioni di enti o agenzie nuo-ve, ecc, di fatto potrà portare alla ve-ra rivoluzione di questo settore.

Da tempo, soprattutto dopo l'11settembre 2001, vari analisti hannoiniziato a sottolineare la necessità dipassare da una intelligence dell'infor-

mazione ad una intelligence della co-municazione. Strutture che iniziasse-ro a dialogare tra di loro e non più silimitassero, nel migliore dei casi, adinformare solamente i "colleghi" di al-tre agenzie o altri Paesi.

Quello che fa di fatto la differen-za tra informare e comunicare è il fe-edback che permette il formarsi dellarelazione responsiva che nell'infor-mazione è incontrollata, mentre nel-la comunicazione è essenziale per lacomunicazione stessa.

Il limite additato in questi anni

sia per l'intelligence americana cheper quella inglese, è stato scoprire,tutto ad un tratto, che l'enorme ac-cumulo di informazioni non servivaa nulla se queste poi non venivanoanalizzate ed elaborate.

Meglio allora avere un terzo del-le informazioni ma condividerle, alfine di avere una relazione comuni-

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cativa tra "produttori" di intelligen-ce. Questa relazione comunicativaproduce il feedback che serve a faremergere relazioni interconnesse trale informazioni che vanno al di làdelle informazioni stesse, dando unquid pluris alle semplici "nozioni" im-magazzinate.

Questo è il momento che segna ilpassaggio da una intelligence dellainformazione ad una della comuni-cazione. Questo è il mutamento che èemerso essere necessario all'indoma-ni dell'11 settembre.

Intellipedia si muove decisamen-te in questa direzione. Questo nuovosistema di condivisione delle infor-mazioni permette di archiviare in unpunto centrale, raggiungibile da in-tranet, tutte le notizie sensibili permetterle a disposizioni delle singoleagenzie.

Si viene a costituire, quindi, undatabase molto ampio, composto daicontributi di ogni ufficio, ogni anali-sta, al quale poi il singolo utente po-trà accedere potendo consultare latotalità delle informazioni in essocontenute, nonché contenuti nonprettamente "informativi", come no-te su riunioni o notizie di interesseinterno.

Ogni elemento che verrà intro-dotto, editato, verrà "rimaneggiato"da chiunque - successivamente allaprima edizione dell'informazione -sappia più o diversamente rispettoall'utente precedente. In pratica il la-voro di migliaia di singoli individuipotrà contribuire a determinare ilcomportamento generale del sistemaintero che è superiore e che, soprat-tutto, si orienta e definisce senza bi-sogno di un controllo gerarchico su-

periore. L'informazione postataquindi verrà modificata col passaredel tempo. Da questo lavoro di in-treccio di interventi successivi dovràemergere facilmente la notizia piùimportante, così come la notizia"avariata". Per fare ciò è importanteil feedback che assegni un grado divalore alla singola informazione con-sultata e valutata da chiunque entriin contatto con essa.

Ma come procedere in pratica? Isoftware wiki (già spiegati in prece-denza) e i blog sono lo strumentocon il quale il singolo utente intervie-ne, si interfaccia con questo enormemagazzino dati che è formato, comedetto, dagli archivi delle singoleagenzie. Gli utenti, dagli analisti piùesperti a quelli più giovani, devonousare questi strumenti con finalitàdifferenti.

I blog (da "web log") permettonodi trattare liberamente un argomen-to: il singolo utente decide come ecosa trattare in base al suo volere, lasua conoscenza; intervengono poi al-tri utenti che consultano questo (edaltri) blog e creano i feedback chepermettono di identificare la notiziao tema di maggior interesse e di ca-pire come la conoscenza di un deter-minato argomento sia orientata ecollocata nella comunità operativa.Col software wiki, quindi, con cui sisviluppa questa "enciclopedia peraddetti ai lavori", viene editata la pa-gina che poi potrà ancora essere rie-ditata da utenti successivi per ag-giornamenti, rettifiche o specifica-zioni.

I software wiki e blog sono, quin-di, i due strumenti con cui l'operato-re incide sul database ed estrapola le

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informazioni utili, separandole daaltre che non solo sono meno utili oproprio inutili, ma rischiano anchedi generare confusione e oscurare ciòche è di interesse. I blog sono piùduttili e personali, il software wiki èpiù corporativo e istituzionale. Co-me ha dichiarato Eric Haseltine, di-rettore scientifico della National In-telligence: "We are using wikis, weare using blogs, we are using chat,we are using instant messaging".

Il feedback permette la relazioneresponsiva, che sta alla base di que-sto sistema, che consente la comuni-cazione tra i vari operatori di intelli-gence e non la mera informazioneche si avrebbe come se si inoltrasseun messaggio senza preoccuparsi seil destinatario lo legga o meno.

Ma un simile impianto, per fun-zionare adeguatamente, deve avereun numero elevato di utenti, blog,pagine editate e feedback. Partendodalla legge di Robert Metcalfe, chestabilisce che il valore del sistema co-municazione cresce, approssimativa-mente, del quadrato del numero deinodi del sistema stesso, si può defi-nire il corollario per il quale il valoredella conoscenza condivisa suglispazi web cresce approssimativa-mente del quadrato dei numero deilink creati sullo spazio web stesso.

C'e', dunque, una soglia limiteoltre la quale si avrà un mutamentodel sistema dell'intelligence: comeuna rete sinaptica non genera intelli-genza fino a che le sinapsi non saran-no un numero elevatissimo che per-metta di creare le connessioni suffi-cienti per tale scopo. Allo stesso mo-do gli scienziati della CIA, che han-no studiato il progetto e, in particola-

re, il dottor Andrus ritengono chequando ci sarà un livello critico diutenti che utilizzano tale strumento,allora - passato questo punto critico -ci sarà una sostanziale innovazionenel modo di fare intelligence. Nonsarà un cambiamento strutturale,che di per sé è lento e complesso emale si attaglia alle necessità di que-sto tempo, ma un cambiamento nellanatura stessa del fare intelligence.

Questa nuova metodologia ope-rativa potrà portare ad adattare lereazioni dell'intelligence, in base agliinput esterni, in tempi brevissimi.Grazie ad una simile "conoscenzacondivisa" gli stimoli nuovi entre-ranno dentro questo "meccanismo"che permetterà una elaborazione ve-loce e collaborativa da parte della in-tera comunità. Una sorta di spazio"comune-integrato virtuale" di colla-borazione.

Fondamento teorico

Il sistema si basa di fatto sullateoria della Complessità. Questa teo-ria può spiegare come un utilizzodella tecnologia software in discus-sione, fatta su ampia scala, cioè datantissimi utenti, potrebbe portarel'effetto di creare una nuova manieradi intelligence, una intelligence chesi reinventi e si adatti automatica-mente ai mutamenti circostanti.

Infatti, come tale teoria insegna,un fenomeno complesso nel suo in-sieme è superiore alla somma deisingoli fenomeni che lo compongonoed il suo evolversi può prendere per-corsi non intuibili dai singoli com-portamenti. Per fare un esempio no-

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torio, quello del mercato è esemplifi-cativo. Molti utenti, consumatori eproduttori, si muovono in esso persoddisfare i loro singoli interessi. Leregole della domanda e dell'offertaintervengono per "natura" stessa delmercato a regolare questo settore:non c'è una regolamentazione dal-l'alto che impone che ci sia una do-manda o una offerta "X" (altro è il di-scorso della regolamentazione perlatutela del mercato in caso di frodi ocartelli ecc).

Gli utenti sono tutti allo stesso li-vello, senza una gerarchia, ma con laloro continua interazione generanoun comportamento collettivo che difatto è al di sopra del singolo utente.Come una "mano invisibile" (come ladefiniva l'economista Adam Smithnel "La ricchezza delle nazioni") cheinterviene nel "dettare" delle regole,ma che non è stabilita da un� autoritàsuperiore, ma "dal basso", dalla col-lettività auto-organizzata.

Potere superiore e regolatore cheopera a loro insaputa: infatti la mag-giore domanda di un bene, da unaparte del globo Y, determina unamaggiore produzione dello stessobene, nel posto Z lontano anche chi-lometri, senza che i singoli operatorine abbiano coscienza.

In parole povere il "sistema" che sicrea ha una ragione sua propria indipen-dente da quella dei singoli componenti diesso e per questo va considerato come fe-nomeno nel suo insieme.

La teoria della complessità si ba-sa, perciò, su alcuni elementi: l'autoorganizzazione degli individui el'emersione di un comportamentocollettivo; la relazione che, istauran-dosi tra i singoli individui, permette

il loro orientarsi decisionale all'in-terno del sistema complesso; il feed-back che ogni individuo riceve in re-lazione ai mutamenti delle informa-zioni che gli ritornano e che concor-re nel processo decisionale del sin-golo; l'adattamento del sistema aicomportamenti dei singoli che, a lo-ro volta, sono influenzati dalle nuo-ve immissioni nel sistema e dalle de-cisioni degli altri individui apparte-nenti del sistema stesso; la non li-nearità del sistema per cui a piccolicambiamenti nelle premesse inizialipossono corrispondere cambiamentisul sistema molto più vasti ed im-prevedibili.

Questi adattamenti possonodunque esserci - in base alla Teoriadella Complessità - a patto che oltreai feedback ricevuti dalla comunitàdell'intelligence e alla condivisionedelle informazioni (presupposto ba-se), gli ufficiali siano liberi di agire,per reagire singolarmente - nell'am-bito della comunità virtuale - agliinput che provengono dall'esterno esiano, per ciò, esperti in "tradecraft".

Devono essere fatti maggiormen-te partecipi delle strategie da adotta-re, al fine di permettere loro di adat-tare, in tempo breve, il loro "contri-buto" alla comunità virtuale, e nondevono, quindi, ricevere - o megliosubire - "a cascata" le strategie decisedai vertici.

Conclusioni

Questa iniziativa dell'intelligen-ce statunitense potrebbe sembrareuna banale invenzione, uno dei tantistrumenti che, periodicamente, gli

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scienziati di supporto all� intelligen-ce inventano per le agenzie per cuilavorano. Tuttavia, in questo caso sidovrebbe prestare molta più atten-zione e seguire con molta accuratez-za l'evoluzione di tale progetto. Esso,infatti, potrebbe rappresentare lachiave di volta per un mutamento

genetico dell'intelligence, del mododi fare intelligence. In un secolo, de-nominato "dell'insicurezza", un mu-tamento di questo settore pare indi-spensabile, la storia recente ce lo di-mostra.

Nonostante l'idea di condivideretutte le informazioni faccia storcere ilnaso a molti esperti "vecchio stam-po", per il rischio di una maggiorefuga di notizie, tale "step" è obbliga-torio per far fronte alle esigenze mo-derne; il rischio ipotetico è comun-que inferiore ai benefici che si po-tranno avere quando il sistema saràa pieno regime.

Quello americano potrebbe es-sere un progetto pilota che, poi, po-

trebbe essere ripreso anche in Euro-pa: prima nelle singole nazioni, ma-gari creando nei vari Stati un siste-ma che integri le informazioni a di-sposizione dei vari corpi di intelli-gence e polizia; in seguito si potreb-be pensare ad un progetto unico eu-ropeo che, integrando una banca

dati cui contribuirebberotutti i corpi di intelligen-ce del Vecchio Continen-te, farebbe crescere espo-nenzialmente la capacitàdi tutela dei singoli Pae-si. Infine, magari, un si-stema mondiale.

Il progetto è tantoambizioso quanto utopi-co, forse, tuttavia una taleprospettiva potrebbe rap-presentare la nuova intel-ligence: l'intelligence delXXI secolo.

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Il �pericolo giallo�viaggia su internet

La retorica, prezioso strumento di comunicazione, provoca sovente dei paradossi:accade che molte figure retoriche, infatti, trovino difficoltà a svincolarsi dall'effime-ro e dall'irreale nel momento in cui divengono una espressione della realtà vissutaquotidianamente e non più un raffinato esercizio linguistico utile per suggerire al-l'intuito umano il significato di un particolare fenomeno. Per meglio comprenderequeste considerazioni si può richiamare alla memoria l'espressione "mondo virtua-le" di cui la comunicazione ha fatto incetta negli ultimi quindici anni per descriverel'impressionante e miracoloso impulso al tradizionale modo di pensare determinatoda internet. Ora questo mondo virtuale è divenuto reale. In esso si applicano tutti ipredicati utilizzati tradizionalmente per "spiegare" la vita quotidiana: discutere,commerciare, truffare, vincere, conoscere, rubare, ecc. In realtà la mente umana in-contra ancora qual-che difficoltà nel con-siderare internet qua-le seconda dimensio-ne, oltre quella mate-riale, e dunque sonospesso necessarie del-le analisi che tradu-cono, piuttosto chespiegare, quanto ac-cade sul web. Indos-sando allora unanuova lente si puòmeglio interpretarel'articolo che segue alpunto da poterlo leg-gere quasi come unastoria di spionaggio econtrospionaggio.

Il boom economico in Cina

da www.isd.gov.hk

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�Quando la Cina si sveglierà ilmondo tremerà�, diceva Napoleonee la Cina si è svegliata.

Infatti ha scavalcato l�Italia con-quistando il sesto posto nella gerar-chia delle potenze economichemondiali e, prossimamente, scaval-cherà anche Francia e Regno Unitocon il balzo di Pechino al quarto po-sto nella classifica mondiale del PILa non grande distanza dalla Germa-nia1, visto il continuo aumento, daun decennio, a ritmi fra il 9 e il 10%,tant�è che entro il 2040 il Pil cinesesupererà quello americano.

Di fronte al nuovo panoramageo-economico, ridisegnato dal�boom� cinese, finora i paesi euro-pei hanno trovato una fragile e par-ziale compattezza soltanto nellebattaglie di retroguardia in tema didazi doganali. In positivo ciascunosi è mosso per suo conto: Londra eParigi concordando con Pechinouna cospicua fornitura di Airbus,ancora Parigi vendendo centralinucleari e Berlino treni ad alta ve-locità.

L�Italia in questo quadro orientai maggiori sforzi, per bilanciarel�interscambio con la Cina, affidan-dosi a settori come il tessile e il cal-zaturiero, nella consapevolezza diuna certa superiorità stilistica inmateria.

Un altro segno delle nostredifficoltà strutturali: perché ce nevogliono di paia di scarpe per pa-reggiare il conto con un solo Air-bus.

Inoltre sul mercato della �tec-

nologia� la Repubblica PopolareCinese svetta. Il New York Time ha,recentemente, citato una stimacompiuta da analisti di Wall Streetsecondo cui la Cina si avvia a supe-rare gli Stati Uniti non soltanto peril numero di utenti internet (si sti-ma arriveranno a quota 130 milionientro la fine dell�anno) ma ancheper il fatturato del commercio elet-tronico che cresce a ritmi del 50%annuo.

Di qui l�interesse dei grandi por-tali americani - Msn, Yahoo!, Google- per il mercato cinese, dove giàoperano dei giganti locali come Ali-baba.com.

Infatti, la società Google ha lan-ciato, nel gennaio 2006, su Internetil sito GOOGLE.CN, versione cine-se del motore di ricerca famoso intutto il mondo per la sua velocità,ma con la peculiarità di una limita-zione nella ricerca, essendo statovietato - per volontà della censuradel governo cinese - l�accesso a mi-gliaia di siti.

La decisione ha scatenato i com-menti negativi della stampa inter-nazionale e in particolare, la rivista�Report senza frontiere� ha parlatodi �giorno nero per la libertà diespressione in Cina�.

Del resto già nel 2005 anche lasocietà Yahoo! è dovuta scendere apatti con le autorità cinesi, conse-gnando copia della corrispondenzainformatica del giornalista dissi-dente Shi Tao, poi condannato a 10anni di reclusione.

1 Paese che non sembra destinato a reggere a lungo sul terzo gradino del podio visto l'ampio divario fra itassi di crescita della sua economia rispetto a quella dell'ex celeste impero.

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La crescita impetuosa

Vi sono ormai pochi dubbi chequesto sarà il �secolo cinese� so-prattutto dal punto di vista della�tecnologia�. Il primo significativoesempio è stato dato dalle recentiOlimpiadi Torino 2006, i cui ufficipreposti sono stati invasi da 4.500desktop, 600 portatili e 500 serverdi rete, tutti rigorosamente made inChina e produzione Lenovo, allaquale, di recente, è stata vendutaanche la Divisione PC dell�IBM,nome occidentale della Legend2, lapiù grande azienda informatica ci-nese3.

La Lenovo è stata scelta dal�CNIO� (Centro Nazionale di In-formazioni sulle Olimpiadi inver-nali), come sponsor tecnico dei Gio-chi di Torino 2006 e, naturalmente,

di Pechino 2008 e sfrutterà il traino(e il marchio) delle Olimpiadi perlanciare i propri prodotti sugli scaf-fali europei4.

Tutti, ovviamente, a prezzi im-battibili, anche perchè i lavoratoridella Lenovo guadagnano poco piùdi un dollaro l�ora.

Lo spettro della lunga marciainformatica cinese si avvicina,quindi, sempre più all�Occidente eprobabilmente si potrebbe preve-dere di attuare un qualche provve-dimento anche se, come sostengo-no alcuni analisti cinesi del settore�è molto probabile che almeno finoal 2008 il governo cinese cerchi ditenere a bada i suoi pirati informa-tici perché vuole evitare ogni fontedi attrito con l�Occidente in vistadelle Olimpiadi di Pechino, dopochissà��

2 Il direttore finanziario Mary, si aspetta di quadruplicare le proprie vendite all'estero nei prossimi cinqueanni, anche grazie a Torino 2006.3 Il primo nucleo dell'azienda è nato sui banchi dell'università di Pechino, nella Cina di Deng Xiaoping, neiprimi anni '80 per merito di Liu Chuanzhi, 58 anni, che, insieme a 12 colleghi dell'Accademia delle Scienze,ha sviluppato i primi elaboratori elettronici. Oggi il gruppo fattura più di 2 miliardi di dollari e controlla il30% del mercato cinese.Lo sbarco in Occidente della LENOVO è un assaggio del futuro. Nel 2005, secondouno studio dell'International Finance Corporate (l'ente della Banca mondiale che finanzia il settore privato),80 miliardi di dollari di prodotti elettronici sul mercato sono stati made in China; il 14% dell'intera produzio-ne mondiale del settore, mentre l'Europa occidentale si è assestata sui 73 miliardi. Negli ultimi due anni,dunque, la Cina è diventata la principale fornitrice degli Stati Uniti di beni ad alta tecnologia e non solo dihardware. Presto in Cina sorgeranno cinque basi di produzione di software: a Shangai, Shentzhen, Dailan,Tianjin e Xian. Anche la Sun Microsystems ha siglato un accordo con il governo cinese per la fornitura di200 milioni di copie di Java desktop, ambiente per Pc e server basato sul sistema Linux, un sistema apertoche consentirebbe alla Cina di sviluppare nuovi programmi sfidando il colosso Microsoft. La strategia delGoverno di Pechino è quella di ospitare aziende americane ed europee nei propri distretti, imparare tuttoed in fretta per poi inziare a camminare sulle proprie gambe. La LEGEND, negli ultimi anni, ha stretto alle-anze anche con Microsoft, Ibm, Intel, Texas Instruments, Aol. Non esiste importante industria elettronicamondiale che negli ultimi dieci anni non abbia deciso di delocalizzare nel mondo asiatico. Nel parco tecno-logico di Shangai (uno degli undici della Cina) sono presenti duecento aziende di information technology pro-venienti da tutto il mondo: americane, ma anche giapponesi, taiwanesi, coreane, tedesche, finlandesi. Nes-suna è italiana. Il caso dei telefonini è emblematico: fino a qualche anno fa producevano in Cina solo Nokia,Ericsson, Siemens, nel 2002 oltre la metà dei cellulari venduti era di produzione locale. Anche la LEGENDproduce cellulari e probabilmente molto presto li avremo in mano.4 In realtà i pc della Lenovo sono già arrivati sui mercati europei con un altro marchio il "QdI", in Spagna,Italia, Germania e Grecia.

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Il volto nascosto del boom cinese

La lunga marcia continua in Rete.Il boom economico della Cina

passa anche attraverso gli attacchiinformatici, spesso finalizzati a ru-bare dati riservati. Come denunciaRoberto Preatoni5, titolare di unaimportante società di consulenzaper la sicurezza informatica: �unavolta i cinesi venivano in Occidentea fotografare le vetrine dei negozidi scarpe o di moda per copiare iprodotti, oggi invece rubano i pro-getti direttamente dai server delleaziende produttrici così sono in gra-do di immettere sul mercato un pro-dotto contraffatto prima ancora chevenga commercializzato. La minac-cia dalla Cina è serissima anche per-ché, spesso, gli appartenenti aigruppi di studio, istituiti presso leUniversità informatiche cinesi, ven-gono utilizzati dal Dipartimento diSicurezza di Pechino attraverso so-cietà partecipate dagli stessi profes-sori, il cui reclutamento, per il go-verno di Pechinio, è quasi a costozero�.

In Cina si moltiplicano gli abitan-ti, si moltiplicano gli utenti Internet,si moltiplicano i server e insieme adessi le milizie di fuorilegge informa-tici.

Plotoni di agguerriti cyber-piratisenza scrupoli, craker e hacker diogni tipo compongono un esercito increscita esponenziale e inarrestabile.

Ma non finisce qui. Su Internet i

cinesi vendono di tutto, dagli organiumani, ai medicinali tossici, svolgo-no traffici d�armi, di droga, giocod�azzardo etc..: il cyber spazio cinesealimenta un grande business crimi-nale.

Mentre il governo cinese impie-ga 30.000 poliziotti per tentare dicensurare siti internet, il Center forInternet & Society della facoltà diHarvard stima che anche se quoti-dianamente si riesce a bloccare l�ac-cesso a 19.000 siti �scomodi�, ciònon limita la creazione di virus in-formatici. Infatti si calcola che il20% dei virus e dello spam, che in-tasano email nel mondo intero, ab-biano origine in Cina.

D�altronde con i 110 milioni diutenti internet e un fatturato delcommercio elettronico che raggiun-ge i 60 miliardi di euro all�anno, il cy-berspazio cinese è troppo grande peressere tenuto sotto controllo in ma-niera pagante6.

Il China Internet Projet dell�Uni-versità di Barckeley ha pubblicato, direcente, una mappa dettagliata delleattività criminali che fioriscono suisiti cinesi, divulgandonsi in tutto ilmondo.

Vi figurano la vendita di armi indotazione alla polizia, auto rubate,macchine che fabbricano carted�identità false, carte di credito clo-nate, dispositivi elettronici per deru-bare le slot-machine nei casinò.

Si moltiplicano le truffe in dannodi utenti ingenui, come la creazione

5 Fondatore di Zone-H tra i massimi IT Security network che, dal 2001, monitora la cyber illegalità in centopaesi.6 Di recente sono stati chiusi circa 2000 siti che diffondevano pornografia e promuovevano giri di scommes-se clandestine ma altrettanti ne rinascono ogni giorno sfuggendo ai controlli.

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dei cd. �falsi siti� che attirano i cor-rentisti e sottraggono le loro pas-sword personali per ritirare contantidai bancomat.

Il giro d�affari più ricco in assolu-to rimane, però, quello della porno-grafia, inclusi i siti che vendonoDVD con immmagini per pedofili,mentre tra le attività più pericolosec�è il vasto traffico on line di medici-nali contraffatti e stupefacenti, inclu-sa l�eroina e le cosidette �date rape�o �droghe da stupro� con preciseistruzionisu comesommini -strarle aller a g a z z eper ridurlein stato diincoscien-za. I cinesimettono invendita sui n t e r n e tanche �cu-re miracolose� contro il cancro ol�aids, e offrono annunci per venditadi organi7.

Una parte non marginale del bu-siness on line è in mano alla criminali-tà organizzata che non si lascia im-pressionare dalla severità delle pene

inflitte ai cyber-criminali cinesi8 nellaconsapevolezza che la priorità delgoverno cinese è quella di operare unostacolo contro i dissidenti, i blog digiornalisti e attivisti locali che denun-ciano corruzione e contestano il regi-me, ma non quella di evitare di far�inquinare� il mercato mondiale9.

Anzi la Repubblica Popolare Ci-nese risulta essere il secondo paeseal mondo per attacchi hacker10 ed èla prima produttrice di �Trojan�, diquei programmi che consentono,

cioè, l�ac-cesso adun altroutente col-legato inrete senzaa u t o r i z -z a z i o n e .Questi so-no compo-sti da duef i le , uno� C l i e n t �

ed uno �Server�. Quest�ultimo è unprogramma eseguibile che, una voltalanciato, si installa in maniera nasco-sta sul computer ed apre le porte achiunque possegga un Client equiva-lente al Server (da qui il termine Tro-jan da Cavallo Di Troia).

7 Un caso che ha destato scalpore ha coinvolto il portale americano Ebay dove è apparso un annuncio dallaCina per la vendita all'asta di un fegato per il trapianto con un prezzo di partenza 100.000 dollari. Solo do-po che la notizia è stata divulgata dagli organi di stampa americani, Ebay ha cancellato il sito.8 Pene che vanno dai 3 anni di carcere fino alla condanna a morte.9 Il fatto stesso che Pechino abbia arruolato Microsoft, Google e Yahoo come collaboratori della censura at-traverso l'uso dei loro filtri automatici per eliminare parole-tabù, è un segnale che la Cina deve ricorrere al-l'aiuto degli autonomismi del software americano. Infatti, un dissidente cinese che si rifiugia negli Stati Uni-ti e si fa chiamare Bill Xia ha fondato nel North Carolina la società Dinamic Internet Technology che distri-buisce gratuitamente software per neutralizzare la censura cinese: uno dei dispositivi usati dagli attivisti online si chiama "freegate" e serve a smascherare gli indirizzi internet creando identità provvisorie per colle-garsi con i siti occidentali e sfuggire al blackout della repressione politica.10 64 mila nel 2004 contro i 13 mila nel 2003.

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Secondo il rapporto Cncert11 il40% dei �cyber-cavalli di Troia� diffu-si l�anno scorso in tutto il globo prove-niva dalla Cina (17% da Hong Kong),rispetto al 14% prodotto dagli StatiUniti. Il datosi traduce inun inquie-tante allarmerosso soprat-tutto per gliequilibri di-plomatici conl�estero, inpar t i co larecon gli storiciantagonisti:Usa, Giappone e Corea del Sud.

Kuninori Sou, analista al CyberDefense Institute di Tokyo12, mette inluce che, nell�ex impero celeste, i crac-ker13 hanno perfezionato l�organizza-zione e comunicano tra loro con unmessenger speciale chiamato �QQ�.

Diversamente dai gruppi di pira-ti occidentali, ricercati da Autorità eservizi segreti, �quelli cinesi hannospesso legami con il governo� chepossiede liste di nomi e numeri tele-fonici in caso voglia intervenire perbloccare un attacco o voglia chieder-ne la consulenza per ottenere censu-re politiche e militari.

Secondo le ultime statistiche del

Cncert (Computer Emergency Re-sponse Team) in Cina, ogni giorno,vengono defacciate14 circa 100 home-page: scorribande dietro le quali avolte si nasconde qualche teenager

smanettone,ma che cela-no, soprattut-to, gang diprofessionistidello spionag-gio o del phi-shing15, il cuiscopo è il re-perimento fa-cile di soldi16.

La tecnica uti-lizzata per colpire gli utenti italiani at-traverso il phishing è stata, sinora,quella di inviare un�e-mail apparente-mente proveniente dal proprio istitu-to di credito (in particolare Banca Inte-sa, Unicredit e Banca di Credito Coo-perativo i casi più frequentemente ri-scontrati) con cui si richiedevano de-terminate informazioni per cui era ne-cessario collegarsi al nuovo sito, en-trare nella sezione riservata al proprioconto e compilare un apposito formu-lario. In seguito i dati e le informazio-ni carpite vengono utilizzate nei modipiù svariati.

Il Phishing è diventato un crimi-ne sempre più diffuso per sottrarre

11 Organo per la sicurezza informatica del Ministero dell'Informazione e dell'Industria di Pechino.12 Uno degli Istituti che fungono da intelligenze in territorio asiatico.13 Vale a dire i pirati informatici con intenenti malevoli, spionistici e spesso truffaldini, quindi diversi dagliHacker che si ispirano ad una cultura al Web libero ma non producono danni a terzi.14 Manomesse con messaggi di scherno o protesta.15 L'espressione, secondo alcuni, deriva dalla storpiatura del verbo inglese "to fish" pescare. L'idea è proprioquella di pescare utenti in rete per farli cadere all'interno di trappole tese da incalliti e navigati truffatori.16 La letteratura recente ci descrive casi di phishing che hanno una ben precisa vittima sacrificale delle loroazioni: l'home banking, ovvero le carte di credito, i conti correnti on-line, i codici relativi a depositi effettua-ti in noti istituti di credito.

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dati sensibili e, oggi, alimenta il cosi-detto �mercato del pesce�, cioè piaz-ze telematiche segrete per la compra-vendita illegale.

Tra i bersagli degli hacker ci pos-sono essere anche gli stessi server uti-lizzati a guisa di trampolino (strategicbouncing) per rafforzare i sistemi ope-rativi sviando i sospetti dal Far East.

Pericolo effettivo o bolla di sapone?

La guerriglia informatica iniziò giànella primavera del 2001 allorquandosi combattè una lotta all� �ultimo de-facciamento� tra gli hacker dell�una edell�altra sponda oceanica. La crisi deirapporti si propagò sui server delledue potenze in concomitanza con unaserie di date assai significative17:- 1 aprile: un aereo spia americano si

scontrò con un caccia cinese e ven-ne �sequestrato� ad Hainan;

- 1 maggio: festa dei lavoratori e ini-zio della settimana della Gioventù;

- 7 maggio: secondo anniversariodelle bombe sganciate dagli Usasull�ambasciata cinese a Belgradodurante la guerra in Kosovo.

A distanza di quattro anni la pi-rateria informatica cinese è moltopiù forte, esperta e imponente.

Si parla di una nuova organizza-zione con gli occhi a mandorla chia-mata �Titan Rain�, pronta ad attac-care siti Usa in ogni momento alla

prima crisi dei rapporti fra i duepaesi18. Si tratta di un gruppo hac-ker, ai quali è stato attribuito il nomein codice dall�FBI che ha aperto a lo-ro carico un dossier, i cui attacchi -lanciati contro i sistemi informaticidi strutture �sensibili�, come l�a-zienda aeronautica Lockeed Martino il laboratorio di ricerca militareSandia - sono stati tutti �tracciati�come provenienti dalla Cina.

In tutti i casi accertati, lo scopo diqueste penetrazioni è stata l�acquisi-zione di documentazione e di file diimportanza strategica - il che li confi-gura come veri e propri atti di cyber-spionaggio industriale. Fonti di stam-pa, quali la rivista Forbes e il settima-nale Time, hanno evidenziato comel�FBI - che per ora mantiene la cosa insordina - sospetti che ad ispirare i Ti-tan Rain sia lo stesso governo cinese.

La qualcosa ha provocato, peral-tro, una sdegnata replica dell�Ufficioinformativo del Consiglio di Stato diPechino. Rimane il fatto che è opinio-ne diffusa tra gli analisti che sia, nellasostanza, impossibile condurre que-sto tipo di azioni all�insaputa delleautorità in un contesto cibernetico co-sì controllato come quello cinese.

Il pericolo sembra, quindi, effetti-vo anche se gli esperti si dividono traquelli che gettano acqua sul fuoco, co-me ad esempio, John T. Draper, l�uo-mo che a cavallo degli anni �60/�70contribuì a diffondere l�etica hacker,

17 Un mese bollente in cui si susseguirono diversi attacchi ai danni di siti americani e viceversa: secondo ilcensimento di Attrition.org, molti furono ad opera della Huc (Honkers Union of China) che distrusse oltrecento siti con i domini .gov o.com talvolta inserendo fotografie del pilota cinese morto nell'incidente di apri-le. La controffensiva vide gli smanettoni pro Stati Uniti rispondere su oltre 300 siti orientali.18 Il Washington Post ha recentemente citato le preoccupazioni del Pentagono per una serie sospetta di in-cursioni nei siti militari e "Forbes" ha segnalato l'ondata del worm Myfip dalla Cina.

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noto alle cronache con lo pseudonimodi Capitan Crunch19: �Non credo adun rischio Cina così grave ed incom-bente. So che a Shanghai o Pechino siforzano le VPN (Virtual Private Net-work) e si pratica �cracking�, ma esat-tamente come tutti gli altri. Ora se neparla molto perché i cinesi sono tanti,anche in Rete, e, quindi, più visibili�.

Quelli di parere totalmente di-verso come Preatoni: �I cracker cine-si sono tanti e in ulteriore crescita.Spesso non perseguiti e il più dellevolte a caccia di dati con cui far soldi.Senza dire che con la diffusione dellatecnologia UMTS le cose non posso-no che peggiorare: se oggi crackere/o phisher hanno a disposizione 50milioni di varchi da manomettere20

domani ne avranno un miliardo emezzo, cioè quanti a oggi posseggo-no un telefonino di terza generazio-ne di cui, tra l�altro, proprio i cinesisono i leader mondiali�.

Le prime firme dello spionaggio in-formatico made in China

- 1997: il cracker cinese BlondieWong, membro della crew-hackerCult of the Dead Cow, nel 1997 disa-bilitò temporaneamente un satelliteminacciando di attaccare le reti in-formatiche di aziende straniere chefacevano affari in Cina;

- 1998: attacco a sfondo politico daparte di tale �Lou� che attuò un de-facciando al sito dei Diritti Umani;

- 1999: una crew-hacker famosa de-nominata �Level Seven� attaccò il

sito dell�ambasciata britannica;- 2001: uno studente di Pechino di 22

anni mise a segno una serie di Cy-ber-furti. Il bottino gli fruttò 2 mi-lioni e mezzo di dollari:- ironico l�attacco del 19enne Wang

Qun, mirato a sostituire con pagi-ne di �playgirl� l�home page di 30siti governativi;

- il giovane 17enne Chi Yongshuriuscì a danneggiare con virusspam e phishing circa 110 mila pc.;

- allarme del worm Code Red, lacui diffusione venne segnalata dalCert cinese: velocissimo a propa-garsi, portava sui sistemi colpiti lafirma �Hacked by chinese�.

- 2003: ondata di Trojan contro gliUsa. Centinaia di computer del Di-partimento della Difesa americanovennero messi fuori uso. �Hactivi-sti� alla maniera no global invececolpirono i siti Nike (tal Danny so-stituì la pagina iniziale con messag-gi di buon anno), Mc Donald�s e So-ny (quest�ultimo imbrattato conmessaggi anti-giapponesi).

In definitiva, più aggressivi, piùbattaglieri, più numerosi e più orga-nizzati i gruppi cinesi rispetto a queglioccidentali. E, dal momento che icomputer in Cina costano assai meno,il fenomeno è molto diffuso tra i gio-vanissimi.

Ma, come sottolinea Roberto Prea-toni, le differenze sono anche psicolo-giche: �l�hacker americano cerca lagloria e non perde occasione per la-sciare la sua firma in codice, mentrequello cinese punta sull�anonimato edi solito non lascia traccia di sè�.

19 Scoprì come telefonare a sbafo sfruttando la frequenza con un fischietto-regalo trovato nella sua scatoladi cereali Mr Crunch.20 Più o meno il numero dei server esistenti al mondo.

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Vecchie e nuove radicidel terrorismo in Turchia

ALBERTO OGGERO

La Turchia, storico ponte tra Oriente ed Occidente, riunisce all�interno del suoterritorio popolazioni ed etnie di lingua e tradizioni diverse: una caratteristica,questa, che delineò l�identità dello Stato turco, costruito sul modello laico degliStati occidentali. Durante il processo di fondazione della Repubblica iniziarono,però, ad emergere dei movimenti violenti, nati da un sentimento di insoddisfazio-ne e di vendetta tra le varie comunità, alcune delle quali, come nel caso curdo, fu-

rono costrette a repri-mere le proprie ambi-zioni indipendentiste.Contrasti sociali etensioni tra seguacidello Stato laico, dauna parte, e gruppi emovimenti islamistidall�altra, hanno ca-ratterizzato la storiadella Turchia contem-poranea e la leader-ship al potere ha in-differentemente indi-rizzato le proprieazioni sia contro imovimenti separati-sti, sia contro quellidi stampo religioso,che andavano contro

l�interesse dei governanti. Questo articolo ci propone un quadro sulle radici sto-riche, le azioni e l�evoluzione dei più rilevanti gruppi terroristici a vocazione siapolitica che etnica o religiosa presenti nello Stato turco, a partire dal 1974, annoin cui le organizzazioni a carattere eversivo emersero come prodotto della lotta diclasse e della scarsa sensibilità del Governo alle problematiche sociali interne.

Politica religione e scontro etnico

foto ansa

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La Turchia emerge dalle ceneridel dissolto impero ottomano dopopiù di cinque secoli di dominazionesu di un territorio compreso tra l'Eu-ropa orientale e l'Asia. L'eredità ditale impero conferisce storicamente aquesto Paese un ruolo di ponte natu-rale tra Oriente ed Occidente, unpunto di passaggio e di incontro perpopoli diversi. I turchi stessi colloca-no le loro origini nel sesto secolo,quando, da popolazione nomade,giunsero nell'area occupata dalla at-tuale Turchia, provenienti dallemontagne dell'Altai, tra il desertodel Gobi e le pianure siberiane occi-dentali (Mango 2004, 15).

La caratterizzazione dei Turchi,in quanto comunità migrante, mutachiaramente con la conquista di Co-stantinopoli e la creazione dell'impe-ro, nel 1453, per opera di MehemetII, discendente del signore dellaguerra Osman, da cui l'impero otto-mano stesso prende il nome, in turcoOsmanli. Come altri imperi anchequello ottomano, durante la suaespansione, fuse insieme, con più omeno successo, molte popolazionicaratterizzate da lingue, tradizioni,religioni e norme sociali diverse.

Tale personalità multi-culturalefu inevitabilmente consegnata in ere-dità alla Turchia repubblicana insie-me ad i suoi vantaggi ed alle sue irri-solte contraddizioni. Mentre la suavocazione geografico-naturale dimediatore culturale promosse ed an-cora oggi promuove la Turchia ad at-tore chiave sulla scena internaziona-le, tale aspetto è stato al contempocausa di molte tensioni interne chequesta repubblica continua a viveresin dalla sua creazione.

In Turchia lo stile di vita euro-peo, come parte delle strutture ed in-frastrutture di tipo occidentale, coe-siste con le tradizionali comunità ru-rali dell'Anatolia, intimamente lega-te a vari e diversi ceppi culturali e re-ligiosi, mentre molte minoranze so-no state lentamente e con successoassimilate attraverso complessi pro-cessi di integrazione, sotto l'egida diuna repubblica secolare.

L'identità di stato laico costruitosu di un modello occidentale fu, in-fatti, l'elemento chiave adoperato daMustafa Kemal, fondatore della re-pubblica, per bilanciare la caleido-scopica natura delle comunità chevivevano sul suolo turco dopo la dis-soluzione dell'impero ottomano.Mustafa Kemal, primo Presidentedella moderna Turchia, fondata nel-l'ottobre del 1923, condusse il Paeseattraverso un massiccio ed impegna-tivo programma di riforme introdu-cendo drastici cambiamenti.

Il leader non si limitò solamente ariformare l'ambito istituzionale, ma ri-tenne essenziale lanciare nuovi com-portamenti e modelli sociali atti a sti-molare profondamente i processi dievoluzione e cambiamento dei varigruppi all'interno della società turca.Il tipico copricapo ottomano, noto conil nome di fez, fu così abolito nel 1925;nel 1926 il codice civile svizzero ed ilcodice penale italiano sostituirono lalegge islamica, mentre nel 1934 ogniturco fu costretto ad adottare un co-gnome (Pope 1997, 62). Le riforme ke-maliste procedettero piuttosto rapida-mente producendo graduali cambia-menti allo stile di vita, basandosi su diun forte nazionalismo giustificato epromosso dallo stesso Presidente.

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E' fondamentale per questa di-scussione e per l'analisi dei movi-menti violenti interni alla Turchia,sottolineare come i processi, tesi allacreazione della repubblica, emerseroda una guerra sofferta e sanguinosache lasciò un incompiuto desideriodi vendetta tra molte comunità e mi-noranze. Dal mosaico etnico che rap-presentava ciò che rimaneva dell'im-pero ottomano, un numero cospicuodi minoranze rimase, infatti, isolatodal loro ceppo di appartenenza. Cosìfu, ad esempio, per gli armeni, trova-tisi sul territorio turco al termine delconflitto, e, anche se in altre circo-stanze, per le tribù curde, divise traun numero di Stati diversi in MedioOriente. In ambito religioso le rifor-me kemaliste, con tutta probabilità,abilmente sviluppate con l'intento diescludere i possibili elementi di divi-sione tra le comunità presenti sul ter-ritorio, definirono uno Stato laicodove l'Islam ed ogni altra religionefurono private di ogni influenza di-retta sulla vita istituzionale.

Il processo di riforma non fu cer-tamente facile, specialmente in con-siderazione del fatto che l'Islam, nel-l'impero ottomano in qualità di reli-gione di maggioranza e di Stato, ave-va costituito la spina dorsale del si-stema etico-morale e legale attraver-so l'applicazione della Shar�ia, la leg-ge islamica. In tale contesto la classedi governo dimostrò di essere in gra-do di attuare e sviluppare l'idea ke-malista promuovendo il nuovo eser-cito turco al ruolo di guardiano delleistituzioni e dei vasti processi di la-cizzazione, sviluppati tramite le isti-tuzioni statali, in primis il Ministerodell'Educazione. Vale la pena ribadi-

re come non sempre tali processi fu-rono attuati nel rispetto di quelli cheoggi definiremmo valori democraticie che, spesso, la forza fu lo strumen-to principale adoperato per assicura-re il prevalere delle idee laiche (Zur-cher 1997, pp 187-190).

La Turchia di oggi è ancora terre-no di incontro e, talvolta, di scontro,tra culture e la sua caleidoscopicacomposizione ce lo ricorda in modopiuttosto vivace. In tal maniera lestesse differenze e la varietà di sfu-mature socio-politiche fanno dellaTurchia un luogo colmo di fascino eculturalmente ricchissimo. Propriotali nuances sono, però, anche alla ba-se delle tensioni interne che hannosfidato i leaders turchi sin dall'iniziodell'era repubblicana.

La storia della Repubblica di Tur-chia, come del resto la sua posizionegeografica, incarna elementi essen-ziali per l�analisi delle radici del ter-rorismo in tale Paese. In questo con-testo le ragioni principali che si col-locano alla base dei movimenti terro-ristici in Turchia rimangono legatealle tensioni religiose, etniche e poli-tiche utilizzate e, in diverse maniere,manipolate dalle elites di potere, al-l'interno di vari gruppi di minoran-za, e, in un numero di casi, amplifi-cate dalle repressioni operate dalleautorità turche in vari momenti dellastoria repubblicana.

La Repubblica di Turchia e lo svi-luppo dei movimenti terroristici

La Turchia repubblicana del 1923è il prodotto di una lotta dura e sof-ferta che unì le popolazioni dell'Ana-

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tolia centrale sotto l'ombrello di unnuovo spirito nazionale, creato epromosso da Mustafa Kemal, in se-guito soprannominato Ataturk - ilpadre dei turchi. L'innovativa dottri-na introdotta da Ataturk mirava adaccrescere quello spirito patriotticodi unità che prendeva forma dalle ri-lanciate origini comuni a tutti turchi;una sorta di nuova miscela dove na-zionalismo e Stato laico rappresenta-vano la nuova forza trainante.

Fu così che, all'ombra di unanuova bandie-ra, fu propostaal mondo unanuova Nazio-ne, ampiamen-te supportatada una nuovaclasse dirigentee, piuttostopassivamente,accettata dallemasse scarsa-mente alfabe-tizzate. Come spesso la storia ha te-stimoniato in occasione della forma-zione di nuovi Stati, anche la crea-zione della Repubblica laica di Tur-chia e l'istituzione dei suoi nuoviconfini, lasciarono varie minoranzeisolate dalle loro comunità di origi-ne. Le popolazioni curde, storica-mente collocate in Anatolia orientale,divennero così parte di un nuovoStato non necessariamente in lineacon le tradizioni e le dinamiche so-cio-culturali di queste comunità.

In tali circostanze è un dato di fat-to che la leadership turca, immedia-tamente dopo la creazione della re-pubblica, introdusse leggi che teseroa consolidare i valori di una Nazione

nuova. Su questa scia, il 3 marzo1924, il Parlamento decretò l'abolizio-ne del Califfato Islamico e chiuse as-sociazioni e giornali curdi (Pope1997, 372), mostrando chiaramente lagià percepita incompatibilità tra imetodi prescelti per raggiungerel'unità disperatamente ricercata dallanuova leadership e le ambizioni indi-pendentiste dei principali clan curdi.

Vivendo sul territorio diviso traIran, Iraq, Siria e Turchia, le popola-zioni curde erano già note alle crona-

che storicheper i loro strettilegami con unnumero di clandi riferimentoe per la loroforte avversio-ne ad integrar-si in altri siste-mi comunitari.Persino il grecoSenofone, nelIV secolo avan-

ti Cristo, riferiva che queste popola-zioni montane non si dimostravanoinclini ad obbedire alle leggi del re(Kinzer 2001, 110).

Al di là della storia antica del po-polo curdo, il suo spirito di autode-terminazione e le sue aspirazioni na-zionali sembrano prendere più con-sistentemente forma con la nascitadella Turchia.

Altri contrasti interetnici emerse-ro all'alba del sorgere della Repub-blica. Tensioni sfociarono infatti a se-guito dei massacri subiti dalle popo-lazioni armene, creando forti attrititra il nuovo Stato e le minoranze ar-mene rimaste sul territorio turco. Inmodo simile la caratterizzazione se-

da www.europarl.it/allargamento/turchia

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colare della Repubblica, vastamentepromossa ed, in certo modo, impostadall'idea kemalista, iniziò ad essereinvisa ai gruppi religiosi islamici cheaspiravano all� attuazione di unIslam politico.

E,' perciò, verosimile affermareche l'abolizione della legge islamicae l'introduzione dei nuovi codici, ci-vile e penale (Pope 1997, 372), nonfurono accettati di buon grado alme-no non da certi gruppi religiosi che, èlecito supporre, esercitavano ancorauna certa influenza su di una partedella popolazione. Al contempo laTurchia ebbe sicuramente bisogno diuna nuova stabile identità e la rapidaintroduzione di nuove norme e rego-lamenti fu, positivamente, strumen-tali allo sviluppo della coesione ne-cessaria per trascinare la Nazionefuori dalla crisi prodotta dalla deca-dente ed inefficace leadership otto-mana.

Così, già dagli anni venti, è ra-gionevole identificare almeno duepossibili fonti di forte tensione politi-ca-religiosa in Turchia: la questionecurda, caratterizzata dalla volontàseparatista, ed i movimenti islamici,delineati dalla ferma intenzione diresistere al riformismo laico mirandoalla reintroduzione della Shar�ia.

Per una migliore comprensionedel contesto dal quale emergono imovimenti terroristici è comunquemolto importante esplorare l� evolu-zione socio-politica dello Stato e lasua complessa frammentazione si-lenziosamente nascosta dietro l'unitàproclamata dal movimento kemali-sta. Come spesso accadde, a cavallotra il XIX ed il XX secolo dopo lacreazione di un nuovo Stato, fu pos-

sibile osservare una nuova e tenaceclasse di governo rimpiazzare la vec-chia e, talvolta sconfitta, aristocrazia.

Fu così per i vecchi dignitari ot-tomani che furono rimossi e sostitui-ti da una nuova classe di governo. Aquesto riguardo è verosimile ritenereche una sorta di opposizione con ra-dici religiose e/o legata alle famigliedominanti curde, contribuì ad ali-mentare la lotta contro i nuovi re-gnanti poiché privata dell'accesso al-le sale del potere. In tal senso gli al-bori della Repubblica turca furonofortemente caratterizzati da unachiara tendenza totalitaria del parti-to kemalista che, se probabilmentenecessaria per lanciare serie riformemantenendo il controllo del Paese,non aiutò a promuovere un processodi riconciliazione ed integrazionedelle minoranze.

Il malcontento e le lotte socialifurono comuni durante gli anni tren-ta e duramente repressi per ordinedel leader massimo turco. Fu, per-tanto, probabilmente il timore peruna possibile formazione di nuovimovimenti politici di opposizione aconvincere Ataturk ad aumentare ilcontrollo su parte della vita sociale eculturale nel Paese. Le autorità costi-tuite posero così termine alle attivitàdi molte associazioni culturali giàdurante la prima decade di vita dellanuova Repubblica (Zurcher 1997,188).

La paura per lo sviluppo di pos-sibili movimenti di opposizione di-venne, in certa misura, propulsoredelle iniziative di Ataturk e mostròalcune tendenze totalitarie di questoleader. Rimane evidente che taliazioni non riuscirono a soffocare to-

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talmente le opposizioni ma contri-buirono solamente a stimolarne laloro clandestinità.

La condotta repressiva di tale si-stema si manifestò, in modo partico-larmente duro, ai danni dei movi-menti religiosi, durante gli anni tren-ta e quaranta. Alla fine del secondoconflitto mondiale, quando la pres-sione internazionale e dinamiche in-terne accompagnarono il Paese neisuoi primi passi verso la democraziacon le elezioni del maggio 1950, idue partiti principali iniziarono acercare di ottenere i voti degli appar-tenenti a movimenti islamici. Comeconseguenza classi di religione furo-no reintrodotte nelle scuole e la Fa-coltà di Scienze Religiose fu ufficial-mente istituita nel 1949 (Zurcher1997, 244).

L'alternarsi di crisi economiche,da questo periodo in poi, contribuìinoltre ad accrescere i contrasti so-ciali: dalle tensioni tra ceto medio edimpoverite masse contadine al con-fronto, più o meno aperto, tra i se-guaci del nuovo Stato laico, gruppireligiosi islamici e movimenti guida-ti da capi clan fondati su basi etni-che.

Le tensioni politiche rimasero unelemento fondamentale per tutti glianni cinquanta sino al colpo di Stato,militare, che pose fine al fallimentareregime del Primo Ministro Mende-res, il 27 maggio 1960, brevementecelebrato dalla gioia degli studenti edella intelligentsia turca (Kinzer 2001,pp. 62-63).

Questo colpo di Stato, destinatoad essere solo uno tra i tanti nellastoria della Turchia, ebbe luogo al-l'inizio di un decennio travagliato

dove i catalizzanti cambiamenti so-cio-economici ed i movimenti stu-denteschi, loro recettori, giocaronoun ruolo chiave nella storia del XXsecolo. I mutamenti sociali spinseropiù persone a divenire parte attiva dimovimenti intellettuali ed a dedicareuna riflessione specifica per unaquotidianità condizionata da proces-si di urbanizzazione e di selvaggiacrescita industriale.

Tale contesto funse, probabil-mente, da incubatore per la forma-zione di nuove idee molto spesso ul-teriormente evolute dalla fusione divari movimenti. Alcuni dei partitipolitici emergenti, in qualità di nuo-va e, pertanto, ancora parzialeespressione di questa società in mo-vimento, mostrarono una forte ten-denza a radicalizzarsi, molto proba-bilmente come risultato di tale con-giuntura storica e di una certa ten-denza repressivo-autoritaria manife-stata dalle autorità.

Il proletariato urbano ed i movi-menti studenteschi iniziarono cosìad acquisire un� identità più definitatentando di affermare le libertà civilied i diritti dei lavoratori.

La scena nazionale turca e, percerti aspetti, anche quella internazio-nale, fu così dominata da consistentitensioni sociali, principalmentespronate da una crisi economica chetendeva ad esacerbare la distanza giàesistente tra la classe lavoratrice equella dominante, riducendo al con-tempo la già sottile fascia sociale oc-cupata dal ceto medio. Le tensionisociali riscontrate in questo periodoavvennero in concomitanza ed, inparte, in intima connessione conl'ascesa di movimenti, guidati da

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una forte spinta ideologica di sini-stra, da inquadrarsi nel contesto del-la logica polarizzata della GuerraFredda.

Il partito democratico di governoapparve, in questo momento, inade-guato a fare fronte a questi nuovi fer-menti sociali. La crescente percezio-ne di una oppressione principalmen-

te enfatizzata dal ruolo dell'esercitonello stabilire e scegliere i membridel Governo, tanto quanto le nuovecondizioni sociali, crearono le circo-stanze adeguate per la nascita di mo-vimenti sinistrorsi originati dalle ce-neri del vecchio partito comunista

turco, messo al bando per lungotempo dalle autorità. La sensazioneche la lotta armata rappresentassel'unico strumento efficace per preva-lere contro un regime di fatto op-pressivo, condusse, verosimilmente,alla formazione di gruppi estremistiemergenti da fazioni di sinistra di re-cente creazione.

E' interessante soffermarsi aconsiderare come la Turchia, al-la fine degli anni sessanta, pre-sentasse fenomeni sociali similia quelli riscontrati in Europa oc-cidentale, processi che furonodel tutto estranei a molti Paesimedio orientali, dove l'influen-za religiosa ed un, relativamen-te, inferiore indice di sviluppoimpedirono la formazione diuna coscienza di classe. Questonon significa che la Turchia ri-mase totalmente immune da ta-le immobilismo sociale.

Infatti, mentre una parte del-la popolazione si fece promotri-ce di lotte mirate all'ottenimentodella giustizia sociale, la mag-gior parte delle masse, collocatein aree rurali, rimase ampiamen-te esclusa da tali processi.

E', pertanto, verosimile indi-viduare questo momento stori-co come un periodo dove le di-stanze tra gruppi sociali aumen-tarono, nel momento in cui ele-menti riconducibili allo stesso

gruppo iniziarono ad affrontare per-corsi sociali differenti, dove una par-te iniziò a prendere coscienza di unsistema di diritto ed un'altra rimaseessenzialmente legata a norme socia-li tradizionali, dove la religione con-tinuava a ricoprire il ruolo chiave di

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moderatore sociale. Fu in questo pe-riodo che, dalle manifestazioni dimalcontento del proletariato urbano,emersero gruppi violenti che videronella lotta armata lo strumento perraggiungere i propri scopi.

Il terrorismo in Turchia tra politica,scontro etnico e religione

Sebbene sia chiaro che Ataturk fuin grado di proporre un nuovo mo-dello di Governo, basato su diun'idea rivoluzionaria, appare altret-tanto lampante che questo fu attuatoutilizzando una consistente dose diviolenza politica, probabilmente noncosì rara per quei tempi, ma comun-que presente nella memoria storicadegli oppositori.

In tal modo le azioni di Ataturkfurono indirizzate contro gruppi isla-mici, fazioni separatiste ed altri grup-pi, considerati in conflitto con l'inte-resse dei governanti. Lo stesso ap-proccio fu adottato dai suoi successo-ri ed enfatizzato dall'influenza e dal-le azioni dell'apparato militare, parti-colarmente durante i numerosi colpidi Stato. La diversa natura e motiva-zione ideologica dei vari gruppi ter-roristici in Turchia subì un� evoluzio-ne all'interno di un contesto che con-dusse ad attacchi violenti che, nono-stante le differenze caratterizzanti isuoi perpetratori, non possono, certo,essere distinti in termini di perditeumane da loro provocate.

All'interno di questa analisi lecondizioni specifiche in cui i più si-gnificativi gruppi terroristici furonocreati e le motivazioni dietro la sceltache condusse questi alla lotta armata

contro le istituzioni statali, assumonocosì una importanza centrale.

I gruppi terroristici in Turchiasono, in tal modo, da differenziarsisecondo la loro vocazione politica,etnica e religiosa, inquadrata in unspecifico contesto storico-politico. Igruppi che rivendicano una spintamotivazionale politica come motoredelle loro azioni, furono identificaticome trainati da spinta marxista-le-ninista rivoluzionaria oppure diestrema destra, mentre i gruppi amotivazione religiosa sono ricondu-cibili ad ideali legati ad una inter-pretazione integralista di un Islampolitico.

In maniera da fornire una buonavisione di insieme dei movimentiterroristici, ci occuperemo qui solo dialcuni gruppi, in particolare di quelliche, per la loro storia, organizzazio-ne e modus operandi, possono consi-derarsi come più significativi per un�analisi obiettiva delle radici di talefenomeno. Fu nel 1974 che le primeorganizzazioni terroristiche emerse-ro più chiaramente come prodottodella lotta di classe.

La formazione quasi contempo-ranea di una serie di organizzazionimilitanti e sovversive suggerirebbe,in tale contesto, la presenza di condi-zioni particolarmente propizie allosviluppo di tali processi socio-politi-ci. A conferma di tale ipotesi è inte-ressante notare come la fine degli an-ni sessanta ed i primi anni settantafurono dominati da un atteggiamen-to decisamente repressivo, da partedelle autorità turche, nei confronti diintellettuali ed elementi aderenti aimovimenti di estrema sinistra deltempo. La repressione venne portata

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avanti con particolare forza e meto-do dalle autorità militari che, dopoaver conquistato nuovamente il po-tere nel 1971, non esitarono ad utiliz-zare misure di detenzione nei con-fronti di quelli che rappresentavanomotivo di preoccupazione per le ideemanifestate.

A questo riguardo non solo ele-menti di estrema sinistra vennerocolpiti da tali azioni ma anche mem-bri di fratellanze religiose islamicheche avevano sostenuto il politicoNcemettin Erbakan, nella creazionedi un partito conservatore islamico(Mango 2004, 71). Bulent Ecevit, no-minato Primo Ministro nel 1974, po-se fine al temporaneo controllo mili-tare del potere. Il nuovo leader, vero-similmente animato da buoni propo-siti orientati verso processi di ricon-ciliazione sociale, concesse un'amni-stia agli elementi rivoluzionari im-prigionati dalla leadership militare eda quelli fuggiti all'estero. Al contem-po una esigua parte degli intellettua-li della classe media fu assorbita, consuccesso, da movimenti politiciemergenti.

L'amnistia non fu comunque ingrado di fermare un numero consi-stente dei suoi beneficiari che utiliz-zarono la libertà nuovamente acqui-sita per iniziare e promuovere la lot-ta armata. Il movimento noto comeSinistra Rivoluzionaria, in turco Dev-Sol, poi ribattezzato come Fronte-Partito di Liberazione del PopoloTurco (DHKP-C), emerse con forzain questo periodo (Mango 2004, 72).In questo caso è piuttosto evidenteche le buone intenzioni di Ecevit en-trarono in scena quando i processi diradicalizzazione avevano già rag-

giunto il loro punto di non ritorno enon furono pertanto sufficienti adiniziare una pacificazione sociale re-almente necessaria.

Al contrario, il momento non fupropizio e la decisione di liberare iprigionieri politici colse tale �porzio-ne� della popolazione carceraria inun momento acuto di rabbia e vogliadi vendetta. In modo simile questoprocesso coinvolse altri movimentipolitici in Turchia. Il partito conser-vatore, noto come Partito ContadinoNazionale Repubblicano, fu cosìproposto dal suo leader, il Colonnel-lo Alpaslan Turkes, come baluardoanti-comunista ed argine interno aigruppi di sinistra emergenti.

La relativa organizzazione giova-nile di partito, meglio nota con il no-me di "Lupi Grigi", mise in piedi verie propri campi di addestramento pa-ramilitare che accolsero elementi pro-tagonisti, poi, di una violenta campa-gna emulativa di ciò che è tristementenoto alle cronache come perpetratodalle SA di Hitler (Zurcher 1997, 244).Se nel caso del DHKP-C fu il senti-mento d'oppressione a motivare escatenare la lotta armata, per i "LupiGrigi" fu la percezione di pericolo, le-gata ai movimenti di sinistra, pro-mossa ed enfatizzata dallo stesso Co-lonnello Alpaslan Turkes.

A tal riguardo è importante ricor-dare come questi eventi si collocaro-no all'interno di scenari internazio-nali dominati dalla guerra fredda,dove le due potenze in lizza non esi-tarono ad incoraggiare più o menoattivamente gruppi che potesserosvolgere una attività di promozioneideologica ai danni del nemico stessoo dei sui alleati.

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Il Fronte-Partito di Liberazionedel Popolo Turco (DHKP-C) apparvecosì come una emanazione del grup-po di guerriglia urbana noto comeDev-Sol (Karmon, 1999) e provenien-te dalla corrente rivoluzionaria intel-lettuale, attiva a cavallo tra gli annisessanta, settanta. Il gruppo vide lesue origini nel 1978, creato da DursunKaratas, ed emerse da una più ampiaorganizzazione socialista nota comeGioventù Rivoluzionaria. Il DHKP-Cpresentò una chiara matrice marxista-leininista in aggiunta ad una specificaavversione anti-statunitense, anti-NATO ed anti-Turca (Dipartimentodi Stato Americano, 2005).

Nello specifico il DHKP/C, sindalla sua creazione, considerò il go-verno turco come un potere fascista,controllato, in maniera autoritaria,da forze imperialiste occidentali, inparticolar modo gli Stati Uniti e dallaNATO. Il gruppo si dichiarò inten-zionato ad eliminare tali influenzeoccidentali tramite la violenza in-quadrata in una logica rivoluziona-ria marxista (MIPT sito web 2006).

La proclamata motivazione poli-tica di questo movimento farebbe co-sì supporre una particolare aggressi-vità nei confronti di obiettivi gover-nativi, in particolare installazioni mi-litari, ma al contrario le statistiche cimostrano come la maggioranza rela-tiva degli attacchi, corrispondente acirca il 36% del numero totale dellaazioni portate a termine dalDHKP/C, sono compiuti contro atti-vità commerciali (MIPT sito web,2006). Tali dati sottolineano piuttostochiaramente la preferenza per cosid-detti "Soft Target", obiettivi più vul-nerabili, ed anche una manifesta

mancanza di capacità operativa chealtrimenti avrebbe portato l�organiz-zazione a perpetrare altro tipo di at-tacchi come quello tentato ai dannidell'attuale Primo Ministro turco.

Il DHKP-C ha subito una scissio-ne, nel 1993, che ha dato vita a duefazioni: una fedele al leader storicoDursun Karatas ed un'altra alla figu-ra emergente di Bedri Yagan. Attual-mente si suppone che il DHKP-C siaancora guidato da Karatas, ricercatoda varie polizie in Europa, dal mo-mento che Bedri Yagan è rimasto uc-ciso per mano delle forze di sicurez-za turche. Rimane importante sotto-lineare come il DHKP/C abbia finan-ziato le sue attività principalmente amezzo di donazioni ed estorsioni(Dipartimento di Stato Americano,2005).

Il DHKP/C è rappresentativo, al-meno nelle sue caratteristiche gene-rali, degli altri movimenti terroristicilegati ad ideologie di sinistra estre-ma e la sua analisi ci conduce al-l'identificazione di una serie di fatto-ri caratterizzanti i sistemi motivazio-nali tipici dell'ala terroristica rivolu-zionaria marxista-leninista in Tur-chia. In primis la sua fondazione siconfigura come una reazione ad unsistema oppressivo che per anni im-pedì ad intellettuali e lavoratori tur-chi di manifestare pubblicamente ilproprio dissenso.

In seconda istanza tale corrente,nel momento storico della sua crea-zione, trovava ampio supporto an-che su scala internazionale e si schie-rava su di uno scacchiere mondialefortemente polarizzato, riconoscen-dosi con una delle due parti in con-flitto: l'Unione Sovietica. Il terzo ele-

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mento che appare cruciale per la ge-nesi di tale gruppo, rimane legato aduna chiara motivazione di naturapsicologica e relativa alla spinta indi-viduale dei singoli membri (Reich1998, 25- 102).

Lo stesso contesto diede i natali,nella metà degli anni settanta, adun'altra fazione che apparve per laprima volta ad Ankara con il nome diPartito dei Lavoratori del Kurdistan(PKK), ufficialmente fondato nel1978 da Abdullah Ocalan. Anche inquesto caso, come per i movimenti ri-voluzionari di matrice marxista-leni-nista, dopo il colpo di stato militaredel 1980, tale formazione divenne unviolento movimento terroristico.

Il PKK si presentò comunque co-me un movimento motivato da dina-miche diverse dai suoi contempora-nei. Nonostante condividesse, infat-ti, la spinta socialista-rivoluzionariaderivante dalla stessa base socialedel DHKP/C, il PKK, si propose co-me forza trainante per la promozio-ne dell'indipendenza curda.

Pertanto, nonostante le similitu-dini con altre organizzazioni mili-tanti di estrema sinistra, il PKK rima-se totalmente legato ad una idea diauto-determinazione dei curdi diTurchia. Durante la sua storia ha pre-so di mira, principalmente, individuimembri dell'establishment ed edificigovernativi in genere e semplici op-positori del movimento (FAS sitoweb 2006). Dalla sua creazione haportato a termine un centinaio di at-tacchi causando più di 40 morti e 250feriti. In questo caso, come per ilDHKP-C, risultano tra gli obiettivipreferiti attività commerciali private,molto probabilmente per la loro vul-

nerabilità (MIPT sito web, 2006).Questo gruppo fu fondato da

Abdullah Ocalan, altrimenti notocon il nomignolo di Apo, lo zio. Natonel 1948 da una famiglia turco-cur-da, Ocalan, dopo aver provato senzasuccesso ad arruolarsi nell'aeronau-tica turca, riuscì ad iscriversi alla fa-coltà di scienze politiche di Ankarache poi abbandonò per ricoprire unincarico nella pubblica amministra-zione a Dyiarbakir, dove pare fosseparticolarmente incline alla corru-zione per finanziare le sue ambizionidi potere (Mango 2004, 214). Dopoessere stato membro di diversi movi-menti rivoluzionari di sinistra, nel1975 iniziò a pianificare la creazionedi un suo gruppo.

A questo riguardo è verosimileche Ocalan avesse cautamente consi-derato che i curdi potessero essere iltarget giusto per assorbire ed aderiread una idea separatista di naturamarxista. Povertà, una viva memoriacollettiva delle rivolte contro le variedominazioni susseguitesi nella storiadel popolo curdo e la tendenza a faruso della lotta armata, apparvero glielementi giusti per un leader in cercadi un gruppo da guidare (Kinzer2001, 111).

Abdullah Ocalan fu immediata-mente identificato dall'apparato disicurezza turco come una minacciaper gli interessi dello Stato e, nel1980, fu costretto a trasferire la suasede in Siria dove approfittò di unampio supporto per la sua attivitàparamilitare fornito dal PresidenteAssad, che concesse al PKK armi ecampi di addestramento in territoriosiriano (Kinzer 2001, 111). Divenutoun ospite scomodo anche per i siria-

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ni nel 1999 fu catturato in Kenya dal-le autorità turche. Fu poi condannatoall'ergastolo per omicidio e tradi-mento (MIPT sito web, 2006).

Sebbene il suo leader storico siaal momento detenuto nelle prigioniturche, il PKK ha continuato a ren-dersi responsabile di un alto numerodi azioni terroristiche. I principalifattori catalizzanti, riguardanti lamotivazione di questo gruppo, sonomolteplici. La spinta che indirizzadefinitivamente il PKK verso la lottaarmata è fornita dalla reazione di al-cune parti della società turca al colpodi stato militare del 1980.

Tale fattore è assolutamente si-mile, se non identico, a quello risul-

tante dall� analisi di altri gruppi diestrema sinistra. Anche qui la moti-vazione psicologica individuale ap-pare evidente. La stessa storia delsuo leader, Abdullah Ocalan, e la suapersonalità narcisistica (Post 2001,85) ne dimostrano la veridicità dovela creazione del PKK apparirebbe co-

me la soddisfazione di un individua-le bisogno di potere più che una scel-ta determinata da una ferma posizio-ne ideologica.

Infine la limitata libertà diespressione, imposta ai curdi sin dal-l'inizio dell'era repubblicana, appari-rebbe come un ulteriore possibilefattore contribuente ad offrire a que-sto movimento terroristico una cre-dibilità ed un numero di consensimaggiore di quanto normalmente cisi aspetterebbe nei confronti di unmovimento violento di questo tipo.

Quasi a rendere più complesso,se possibile, il panorama terroristicoin Turchia, durante gli anni ottanta,un altro gruppo proclamò la sua esi-

stenza sotto il nome diHezbollah (in arabo, IlPartito di Dio). Nono-stante, in apparenza,ideologicamente ispira-to all'omonimo movi-mento islamista libane-se, l`hezbollah turco na-sce e si sviluppa nellaregione, a maggioranzacurda, di Dyiarbakir co-me movimento sunnita,al contrario del gruppoattivo nel Libano meri-dionale che raggruppaindividui aderenti almovimento sciita. E' cosìche la connotazione reli-

giosa islamica di questo gruppo siandò ad aggiungere agli altri fattoricatalizzanti per il terrorismo in Tur-chia.

La denotazione ideologico-reli-giosa dell'Hezbollah turco sembrarifarsi alle falangi estreme dei Khari-giti, setta islamica risalente al VII se-

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colo, noti per la loro austera inter-pretazione dell'Islam (Özören web,2006). Almeno inizialmente ci sonoconferme che questo movimento ri-cevette supporto ed addestramentomilitare dal PKK anche se, presto, losforzo cooperativo si trasformò in ri-valità.

Lo stesso Hezbollah si fece la-tore di accuse a carico del Partitodei Lavoratori del Kurdistan che furitenuto responsabile di collabora-re con i leaders armeni, servirel'ideale comunista e di aver assas-sinato fratelli musulmani. Tale lot-ta si protrasse per molti anni cau-sando la morte di alcune centinaiadi persone, tra membri del PKK edaltri gruppi curdi (Levitsky web,2006).

In questo periodo l'Hezbollahvarcò il confine della regione diDyiarbakir, per espandersi in altreparti della Turchia, dove usò mo-schee e sedi clandestine per fare pro-selitismo ed aumentare il numerodei suoi elementi militanti. Alcunefonti riportano che questo movimen-to non esitò a ricorrere al crimine perraccogliere le risorse finanziarie ne-cessarie per le sue attività.

Tali azioni, di per se chiaramen-te contrarie ad ogni credo islamico,furono giustificate dall'Hezbollahsu basi religiose dal momento che,secondo i leaders del movimento, levittime furono tutte persone noteper comportamenti contrari al credoislamico (Özören web, 2006).

A questo proposito, solo nel se-condo semestre 1999, più di 200 uo-mini d'affari curdi furono rapiti daquesto gruppo (Levitsky web, 2006).In aggiunta a tali attività criminose,

funzionari governativi turchi hannoaffermato di disporre di elementiche confermerebbero il supporto of-ferto dalle autorità iraniane a talegruppo, in forma di addestramentomilitare (Migdalovitz 2002, 4). Al dilà di più o meno confermate ipotesi,è un dato di fatto che tale gruppo hacontinuato a terrorizzare la Turchiaportando a termine attacchi, moltevolte mortali, tra la popolazione ci-vile.

L'Hezbollah turco si sviluppa inparallelo con altri gruppi terroristicidi stampo islamista e mette in evi-denza un numero di aspetti fonda-mentali tipici delle origini del terrori-smo in Turchia.

L'Hezbollah matura, infatti,quasi contemporaneamente alPKK, nella stessa area geografica e,dopo un breve momento di allean-za, si presenta come suo antagoni-sta. Tale elemento potrebbe sugge-rire che la fine degli anni settantapresentò dinamiche tali da fornireil terreno adatto per la genesi dimovimenti sovversivi nella Turchiaorientale.

I metodi repressivi, adottati inquel periodo dalle autorità turche,potrebbero aver funzionato da cata-lizzante per una oppressione con-creta o, anche, solo percepita cheabbia così funzionato da linfa vitaleper la nascita e sviluppo dell'Hez-bollah.

Sviluppi internazionali e il sorge-re dei primi nuovi movimenti islami-sti militanti si aggiungono, infine,come propulsori di gruppi destinatia persistere nel lungo termine inquanto continuamente alimentati danuove tensioni.

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Conclusioni

Considerato quanto menzionatonella breve analisi dei tre gruppi quicitati, è verosimile presupporre deilegami tra la nascita di gruppi terro-ristici e gli eventi che hanno caratte-rizzato la storia della moderna Tur-chia. In primo luogo lo stile di gover-no adottato nelle prime decadi dellaRepubblica si denota come caratte-rizzato da una forte volontà di im-porre un nuovo sistema istituzionaleinsieme a nuovi modelli sociali, ac-compagnata da metodi decisamenterepressivi.

Questi ultimi possono aver, così,contribuito a costituire le motivazio-ni per un fronte di opposizione alleautorità costituite, funzionando cosìinvolontariamente da fattore coesivotra molti gruppi di minoranza che sidistinguevano per motivi etnici, reli-giosi e culturali. Considerati poi, inepoca più recente, il susseguirsi dicolpi di stato militari, la quasi con-temporanea formazione di un prole-tariato urbano ed una certa mancan-za di risposta da parte dello Stato al-le richieste di questo nuovo ed im-portante gruppo sociale, tali eventifunsero da stimolo essenziale per lanascita di movimenti di protesta.

Questo è di per se insufficienteper giustificare la formazione digruppi violenti, con aspirazioni sov-versive, ma è utile a delineare la piat-taforma sociale da cui essi derivaro-no. E' invece significativo analizzarele reazioni dello Stato di fronte almalcontento popolare, sia quello la-mentato dal proletariato urbano chequello più silenziosamente dimo-strato dai musulmani più conserva-

tori. I colpi di Stato, militari, sebbeneben accolti da molti turchi e conside-rati dai laici come una sorta di risor-sa estrema contro l'islam politico,possono essere anche additati comefonte di tensione ed elemento radica-lizzante.

La mancanza di riforme sociali el'attitudine repressiva sono stati,inoltre, stimoli negativi, specialmen-te per elementi già individualmenteinclini a comportamenti antisociali.Inoltre le poco selettive operazionidell'esercito turco in Anatolia orien-tale contro gruppi estremisti curdihanno probabilmente facilitato il ra-dicalizzarsi di un numero maggioredi elementi già, in vari modi, pro-pensi a supportare il PKK. Nellostesso modo tali azioni militari pos-sono aver avuto un effetto polariz-zante tra membri delle comunitàislamiche locali.

E' comunque verosimile afferma-re che le leadership dei gruppi presiqui in considerazione abbiano avutodei concreti interessi economici nelmantenere alto il livello di tensione.In questo caso le azioni violente ap-parirebbero ulteriormente alimentatedal profitto ottenuto tramite le attivi-tà illecite di questi gruppi terroristici.

L'analisi delle radici del terrori-smo in Turchia ci conduce a delleconclusioni piuttosto omogenee dovegruppi, sebbene caratterizzati daconnotazioni e vocazioni diverse,sembrano condividere fattori cataliz-zanti quasi equipollenti e reazionipraticamente identiche di fronte apossibili azioni radicalizzanti, sebbe-ne le loro ideologie divergano consi-derevolmente. E' inoltre importantesottolineare che azioni suicide, nor-

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malmente associate alla matrice isla-mista, sono state utilizzate anche daPKK e DHKP-C, sebbene rispettiva-mente alimentati da ideali separatistie marxisti-leninisti.

Sembrerebbe quindi ragionevolededurre che le origini profonde delterrorismo in Turchia vengono condi-vise da gruppi ideologicamente di-versi tra loro e possono essere identi-ficate all'interno di un contesto multi-dimensionale e composto da varistrati temporali caratterizzati da di-verse tendenze socio-culturali nor-malmente riconducibili a gruppi so-ciali vicini tra loro.

Lo stato di oppressione concretoo anche solo percepito emerge comeuna delle cause più viziose e scarsa-mente controllabili dietro la crea-zione di movimenti terroristici. Al-tre ragioni legate a dinamiche psico-logiche di gruppo ed individuali siaggiungono a tali motivi, ribadendocome il senso di esclusione dalla so-cietà di appartenenza possa rappre-sentare una causa ricorrente, unitaalla tendenza individuale a compor-tamenti anti-sociali (Reich 1998, 25-40).

A questo proposito la storia indi-viduale di Apo Ocalan, leader delPKK, costituisce un esempio piutto-sto chiaro. Infine ed in altra misurala diffusione di ideali religiosi estre-mi aspiranti alla creazione di regimiteocratici sono da confermarsi tra lecause dietro a movimenti estremi diIslam politico.

Di fatto le radici del fenomenoterroristico in Turchia non sono altroche lo specchio di una storia moder-na piuttosto travagliata, dove le in-fluenze esterne si sono combinate a

fattori di tensione interni, conducen-do gruppi di individui particolar-mente inclini a tale tipo di violenza aformare pericolosi e destabilizzantimovimenti. Di contro una scarsasensibilità alle dinamiche interne eduna certa mancanza di capacità ge-stionale di problematiche sociali daparte dello Stato, parrebbe aver so-stanzialmente contribuito a generareun clima favorevole per la nascita digruppi sovversivi.

Il vasto spettro di organizzazio-ni terroristiche in Turchia è, inoltre,il riflesso della grande diversità ti-pica di questa Repubblica. Sebbenesia senza dubbio difficile per unoStato confrontarsi con tale diversitàsenza disporre delle risorse ade-guate, resta comunque cruciale ri-cordare che è proprio tale diversitàche costituisce la ricchezza di altriPaesi, uno tra tutti, gli Stati Unitid'America.

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Il Jihad globalee la guerra diffusa

ANOUSH EHTESHAMI

Il successo dei movimenti jihadisti è dipeso in gran parte da un fenomeno importatodall�Occidente: la globalizzazione. Questo processo, visto da numerosi islamisti comemezzo usato dall�Occidente per diffondere la corruzione nei Paesi arabi e assicurarsi lasopravvivenza dei regimi filo-occidentali, è divenuto al tempo stesso - attraverso l�utiliz-zo da parte dei mujahidindelle nuove tecnologie nelcampo militare e delle co-municazioni - il mezzo piùefficace per combattere i ne-mici dell�Islam. Il mondointero rappresenta ormai ununico teatro di jihad, nonpiù un �dar al-harb� e un�dar al-islam�, se il nemico,sia esso shiita, apostata ocrociato, può essere sconfit-to più efficacemente o facil-mente in territorio musul-mano. Avvalendosi deglistrumenti tecnologici, AlQaida ed i gruppi ad essa le-gati hanno potuto creare, indiversi Paesi del mondo, vari networks pronti a pianificare e realizzare atti di terrorismo.L�autore dell�articolo spiega come - attraverso le conseguenze degli attentati terroristici,a partire dall�11 settembre 2001 con l�attacco all�Afghanistan e l�invasione dell�Iraq - gliestremisti siano stati in grado di manipolare la geopolitica della regione mediorientale, enon solo, avvalorando la tesi islamista di una cospirazione americana tesa ad annientarei Paesi e la cultura islamica a favore di Israele. L�azione degli jihadisti, che si propongo-no come unico vero difensore dell�Islam dagli attacchi degli Stati Uniti, avrebbe contri-buito a creare una sorta di Umma virtuale, abbattendo le barriere legate all�identità na-zionale, ad accrescere il divario già esistente tra i governi e le società arabe ed, infine, arendere sempre più instabile ed insicura sia la regione mediorientale che quella africana.

La strategia della risposta all�Occidente

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Secondo Grieffel, l�11 settembre èil frutto della �globalizzazione di di-verse guerre civili e conflitti politicifra Islamisti, governi militari (qualiquelli di Siria e Algeria), o monarchi-ci� Gli attentati furono la terribileconseguenza di una decisione strate-gica presa dai movimenti islamistipiù radicali che, sconfitti in moltiPaesi musulmani�1, tentarono di glo-balizzare la lotta con i mezzi che lastessa globalizzazione offriva loro,colpendone le radici e le sue frondein Medio Oriente. Hanno usato laglobalizzazione per superare la bar-riera dello stato nei loro Paesi, facen-done una strategia di sopravvivenzae di offesa al tempo stesso.

Desidero proporre alcune rifles-sioni. La prima: non dimentichia-moci che la globalizzazione per gliIslamisti è causa di un nuovo jihad2.La convivenza pacifica con l�Occi-dente, alla fine del XX secolo, eraper loro pressoché impossibile:l�Occidente, offrendo supporto logi-stico e finanziario ai suoi sostenito-ri, aveva contribuito in maniera de-cisiva alla sconfitta degli Islamisti inAlgeria, Tunisia, Marocco, Egitto,Giordania e persino in Arabia Sau-dita. Per molti Islamisti l�Occidente,diffondendo la corruzione materialeper mezzo della globalizzazione eprestando un aiuto militare e di si-curezza ai gruppi dirigenti arabicontro gli Islamisti, aveva sferrato

un duplice attacco, dichiarandoguerra all�Islam.

Il jihad globale era la rispostapiù appropriata a tali sfide3. AbuBakar Baaysir (leader della JemaahIslamiyah indonesiana) ha dichiara-to: �Sono gli Stati Uniti, e nonl�Islam, responsabili del terrore cheoggi pervade il mondo. Vogliono farricadere su noi musulmani la colpadi attentati come quello di Bali,mentre noi non c�entravamo nien-te� Sono gli Stati Uniti e i loro al-leati che hanno interesse a dimo-strare che l�Indonesia pullula di ter-roristi per ottenere consensi per l�at-tacco all�Iraq4�.

Il 17 ottobre affermò che l�esplo-sione di Bali era stata �orchestratadagli infedeli per dichiarare guerraall�Islam�5.

Seconda riflessione: �i jihadistiglobalisti�, nelle loro campagne,usano ed applicano tranquillamentei moderni mezzi di comunicazione,trasporto e guerra. Così, mentre gliStati mediorientali e nordafricani li-beralizzano le telecomunicazioni,loro sfruttano i nuovi spazi pubbliciper ampliare i propri contatti e fareproseliti. Le stesse tecnologie ven-gono, inoltre, usate per far leva sul-l�effetto sorpresa nel tentativo diprovocare quanti più danni possibi-le agli obiettivi da colpire. I nuovisistemi di comunicazione, mezzi ditrasporto veloci e strumenti di guer-

1 Frank Griffel, 'Globalization and the Middle East: Part Two', YaleGlobal Online, 21 gennaio 2003, p. 2.2 Ibid.3 Queste osservazioni si basano su colloqui con Islamisti in diversi paesi arabi, con loro rappresentanti inEuropa occidentale, e con appartenenti a gruppi di esuli.4 The Guardian, 16 ottobre 2002.5 The Daily Telegraph, 17 ottobre 2002.

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ra moderni, mobili e letali sono glielementi nuovi della nuova genera-zione di Islamisti attivisti.

Per dare un�idea del salto di qua-lità compiuto vale la pena ricordareche, appena nel 1979, la registrazio-ne su nastro di messaggi indirizzatidall�Ayatollah Khomeini ai suoi se-guaci in Iran veniva considerata unostrumento innovativo!

In terzo luogo, come le societàtransnazionali, anche i jihadisti glo-balisti vedono il mondo come ununico teatro di operazioni. Anch�essisono diventati più agili e sempre me-no legati, o dipendenti, da una baseterritoriale solida per le operazioniinternazionali.

Se è vero che Paesi come l�Afgha-nistan, il Sudan, la Somalia, lo Ye-men e il Pakistan possono essere co-modi per gestire operazioni e perso-nale, la presenza costante in un soloPaese sembra essere sempre menoindispensabile, anche rispetto a diecianni fa.

Quarta osservazione: i jihadistiglobalisti tendono a spostare, sem-pre più frequentemente, le propriebattaglie al di fuori delle aree me-diorientale, nordafricana e musul-mana, e ad inchiodare i nemici nelproprio territorio oppure in territorineutrali, dove la presenza occiden-tale può già essere consistente.

Sono riusciti a diffondere insicu-rezza in lungo e in largo, constrin-gendo l�Occidente a rivedere i pro-pri parametri di sicurezza in termi-ni di post-Guerra Fredda, laddovela guerra, come blocco unico, sta ce-dendo il passo a conflitti minori, dicarattere eversivo, sparsi per ilmondo.

Ad esempio, un allarme prove-niente da Londra, Parigi, Berlino,Madrid, Roma o Washington ai no-stri giorni assume una dimensioneglobale, e le consuete valutazionidella minaccia dei Paesi occidentalidevono necessariamente prevedereun�analisi delle attività di piccoleorganizzazioni, il monitoraggio disoggetti sparsi per il mondo, il mo-nitoraggio di transazioni finanziariesospette, nonché lo spiegamento ditecnologie nascoste e di sensoriumani e sofisticati controllati a di-stanza.

Infine, mentre la globalizzazio-ne involontariamente indebolisce lapressione della dirigenza sullo statoterritoriale, i jihadisti globalisti cer-cano di sfruttare l�indebolimentodei confini fisici e burocratici fra gliStati per allungare i tentacoli e ga-rantire la propria effettiva presenzatransfrontaliera. L�abbassamentodelle frontiere, di qualsiasi tipo, gio-ca a loro vantaggio, anche se il lorofine ultimo è quello di isolare, sepa-rare il mondo musulmano dall�Oc-cidente.

Su un altro piano il jihad globa-lizzato mette a repentaglio l�intesafra dirigenza araba e Occidente. Ipericoli transnazionali hanno mina-to l�intesa meno forte, seppur dura-tura, fra regimi arabi e Occidente sualcune questioni quali, ad esempio,il ruolo svolto dall�Islam nella poli-tica. Vale la pena ricordare che, du-rante la Guerra Fredda ed ancor piùdurante l�occupazione sovieticadell�Afghanistan negli anni �80,l�Islam politico (tipologia non ira-niana) nell�insieme veniva accettatocon favore come alleato nella cro-

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ciata anti-comunista degli StatiUniti.

Il fatto che gli Islamisti dipinges-sero i Paesi del Patto di Varsavia co-me �senza-Dio� giocava a favorenon solo degli interessi geopoliticidegli Stati Uniti, ma anche della lot-ta intestina dei suoi alleati arabi con-tro gli avversari nazionalisti di sini-stra e anti-imperialisti.Gli Islamisti,fino a quando non avessero messo indiscussione lo status quo dell�assetto

regionale delle aree mediorientale enordafricana, potevano costituireuna forza legittima.

I jihadisti globalisti, tuttavia, ol-trepassando i limiti e infrangendol�implicito patto fra governanti arabie Stati Uniti, hanno tolto ai primi laleva di comando migliore. Inoltre sisono alleati con le classi dirigenti econ l�Occidente, constringendo Wa-shington a rivedere i suoi stretti rap-porti con quei governanti musulma-

ni la cui situazione interna apparecritica o, peggio ancora, un terrenodi coltura per l�Islam radicale.

A distanza, appare ora chiara-mente che gli eventi dell�11 settem-bre 2001 furono i segnali più macro-scopici di una campagna di terroreinternazionale più ampia, che coin-volge molti Paesi della regione. InMarocco, Tunisia, Turchia, nell�Iraqdel dopo-Saddam e in Arabia Saudi-ta gli attivisti di Al Qaida hanno pre-

so a colpire bersa-gli civili a loropiacimento, co-stringendo lo Sta-to ad adottaremaggiori misuredi sicurezza. Av-valendosi deglistrumenti della ri-voluzione IT, lereti di Al Qaidahanno creatostrutture di co-mando e controllosicure in diversiPaesi mediorien-tali e nordafrica-ni, ed hanno usa-to i propri affiliatipresenti in quei

paesi per colpire e compiere atti diterrorismo.

In Arabia Saudita, ad esempio,hanno chiaramente cercato di desta-bilizzare il regime degli Al-Saud,mentre in altri casi, prendendo dimira obiettivi �secondari� (sinago-ghe o residenze per stranieri), han-no inteso incunearsi fra musulmanie non musulmani, fra governanti ebase popolare, nonché fra Stati mu-sulmani e Occidente.

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Notava un commentatore che gliattentati suicidi di Istanbul del no-vembre 2003 furono un chiaro �mes-saggio politico per ribadire che ebreie musulmani non dovrebbero colla-borare. [In tal modo hanno voluto farpagare a] Turchia e Israele la loro so-lida alleanza militare, e alla Turchiadi aver preso in considerazione l�ipo-tesi di inviare truppe in aiuto al-l�Iraq�6.

Questa analisi è stranamente inlinea con il messaggio dello stessobin Laden, che ammonisce: �DiceDio: O voi credenti! �Non considera-te Ebrei e Cristiani vostri amici eprotettori: essi sono amici e protetto-ri solo gli uni degli altri�. E colui ilquale fra voi guarda a loro [in cercadi amicizia] è uno di loro�.7

Ed ecco che, in una congiunturastorica particolarmente interessan-te, esattamente nel momento in cui iGoverni degli Stati mediorientali enordafricani iniziavano a prenderein considerazione la possibilità diaprirsi, abbassando le molte, rigidebarriere ai flussi di beni, persone einformazioni, proprio nel momentoin cui stavano cedendo un po� di po-tere alle forze nazionali e globaliz-zanti, Governi regionali come quel-lo dell�Arabia Saudita venivano in-citati dai loro alleati internazionali edai loro violenti oppositori ad alza-re le barriere, proteggere lo Stato erendere la propria presenza nellasocietà ancora più incisiva.

I jihadisti globalisti pertanto �

forse involontariamente � hanno co-stretto i paesi mediorientali e nor-dafricani a rimettere lo stato sullastrada della globalizzazione.

Il loro obiettivo - imporre unapresenza musulmana transnazionaleal dilà dei confini dei singoli Stati-Nazione - ha fatto vacillare la già fra-gile situazione politica della regione,costringendo pericolosamente i regi-mi a cercare un equilibrio fra quelliche sono, in sostanza, requisiti tecni-ci di sopravvivenza ed elementi dilegittimazione tanto importanti qua-li la loro stessa identità.

Il motto saudita �o siete con ilPaese [alias lo Stato] o con il terrori-smo [alias le forze musulmane tran-snazionali emerse in seguito all�at-tentato di Riyadh del 9 novembre2003]� stigmatizza perfettamente laquestione8. Il regime saudita deveda un lato mantenere i propri inte-ressi nel mondo musulmano, neiconfronti del quale sente di averequalche responsabilità e, allo stessotempo, concentrarsi su imperativiimprescindibili, quali la difesa dellasicurezza nazionale dall�attacco di-retto delle forze islamiste transna-zionali.

Infine, opponendosi al potere oc-cidentale nella regione, consideratola macchina politica della globalizza-zione, i jihadisti globalisti hanno al-tresì preso di mira lo stesso Statomusulmano moderno.

Questa resistenza vissuta in pri-ma persona con missioni suicide ed

6 L'esperto di antiterrorismo Jonathan Stephenson citato da The Guardian. Owen Bowcott, 'Suicide Bom-bings Highlight Dangers for America's Closest Allies', The Guardian, 18 novembre 2003.7 Il nastro di Bin Laden è stato tradotto dalla BBC, 12 febbraio 20038 E' il titolo di un editoriale del quotidiano Al Watan (10 novembre 2003).

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altri atti violenti compiuti nei Paesimusulmani, li rende martiri votati aduna causa musulmana di più ampiaportata.

Realizzando abilmente la ummaper mezzo del ciberspazio, passandosopra le teste dei regimi e sotto i loropiedi � sotto i radar di sicurezza del-lo Stato � sono riusciti ad assumere ilcomodo ruolo di testa di ponte nellalotta per la difesa della religiosità, difronte agli attacchi sferrati dall�Occi-dente all�Islam.

Gli Stati mediorientali e nordafri-cani sono inevitabilmente in balìadei venti politici che la globalizza-zione porta con sé.

La spiacevole guerra al terrore,che ora si impone ai governanti arabiin particolare, contribuisce ad allar-gare un divario, di per ségià ampio, fra i signoridello Stato, filo-occiden-tali e le loro società, inampia misura religiose etradizionaliste.

Inoltre i jihadisti glo-balisti, impostando il lo-ro messaggio al livello diumma, stanno facendoriaffiorare, nei rapportistato-società del mondoarabo, tensioni analoghea quelle dell�epoca dellelotte nazionaliste fra Na-zione araba e Stato ara-bo. Ne conseguì allorauna frattura fra popoli,da un lato, ed un sistema statalearabo debole, spezzettato e fram-mentato, dall�altro. Da ultimo, fu lostato a vincere la battaglia, e l�inva-sione del Kuwait da parte dell�Iraqnell�agosto del 1990 fu forse l�ultimo

atto del pan-arabismo come forzapolitica internazionale.

Da allora una regione già di persé esposta è stata più sistematica-mente dominata da potenze esterne.Nel XX secolo possiamo dire di vive-re nuovamente, in maniera più ac-centuata, lo stesso schieramento fraStati mediorientali e nordafricani euna forza transnazionale.

Questa volta, però, la cesura ri-guarda stato e globalizzazione, statoe pan-islamismo radicale, laddovequest�ultimo risulta essere una forzache dispone di risorse maggiori diquelle del pan-arabismo, anche sedisposte in maniera caotica. Lo Statostesso, questa volta, si trova in unaposizione maggiormente vulnerabi-le: da un lato si trova a dover affron-

tare al suo interno, una �crisi fiscale�più grave, mentre dall�altro tenta dimitigare l�invadenza della globaliz-zazione sulla società.

La geopolitica del pan-islami-smo è un altro fattore che occorre te-

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ner presente. A partire dagli anni�50 fino agli anni �90, le rivalità frapopoli arabi si sono perlopiù gioca-te all�interno dello stesso scacchierearabo. Per contro, gli odierni guer-rieri del jihad globale si sentono li-beri di portare la loro campagna inogni angolo del mondo musulmanoe sono, pertanto, in grado di mani-polare la mappa geopolitica delconflitto con l�Occidente e i regimimusulmani al potere come meglio siaddice al loro programma: esercita-no pressione là dove occorre, certidel fatto che, ovunque agiscano, leconseguenze delle loro azioni sa-ranno avvertite in tutta la regionemediorientale.

Un esempio classico è stato l�11settembre, con le sue ripercussioni inMedio Oriente. L�invasione angloa-mericana dell�Iraq, nel marzo 2003,invasione di uno Stato arabo prota-gonista nello scacchiere e portaorientale verso il mondo arabo, costi-tuisce però un altro esempio del mo-do in cui rapporti già difficili possa-no conoscere sviluppi imprevisti.

Si consideri che l�occupazionedell�Iraq è stata compiuta con ilpretesto di disarmare e impedire aSaddam Hussein di fornire armi le-tali di distruzione di massa ad AlQaida o ad altri terroristi. Poco èsembrato importare che non si fos-sero riscontrati legami significativifra il regime iracheno e Al Qaida,né che l�Iraq non fosse più in condi-zioni di sviluppare e, tanto meno,di accumulare armi di distruzionedi massa.

Tuttavia, dopo la guerra in Iraq

del 2003, la crisi che si estende dallaPalestina all�Eufrate si è fatta piùmarcata e la presenza occidentale inMedio Oriente si è notevolmenteampliata. La guerra, dichiaratamen-te combattuta per gli iracheni e peril mondo civile, ha ulteriormenteavvalorato la tesi islamista di unacospirazione americana intesa adannientare i Paesi musulmani po-tenti a vantaggio di Israele.

La guerra ha poi finito per fareproprio il gioco di Al Qaida, favo-rendo l�apertura di un ennesimofronte per il jihad.

Un tipico sostenitore dell�ideache gli USA stiano intervenendo permodificare forzosamente la geopoli-tica della regione è lo stesso bin La-den, che così analizzava il conflitto(imminente): �Seguiamo con gran-de interesse ed estrema preoccupa-zione i preparativi dei crociati aduna guerra che si propone di occu-pare un�antica capitale dell�Islam,saccheggiare le ricchezze dei mu-sulmani e insediare un Governofantoccio, satellite dei suoi padronidi Washington e Tel Aviv, propriocome tutti gli altri Governi traditorie fantoccio dei Paesi arabi. Questoin preparazione all�avvento delGrande Israele�.9

Il fatto che dalla guerra avrebbetratto beneficio l�altro suo nemico, ilpopolo sciita, costituiva un�altrapreoccupazione, seppure inespres-sa, di Al Qaida.

Come già detto, la guerra hacontribuito a ridisegnare ancorauna volta la mappa geopolitica dellaregione ed è probabile che, nel corso

9 Nastro di Bin Laden, op. cit.

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del prossimo decennio, i rapportifra Stati cominceranno a conformar-si maggiormente alle nuove realtàdi potere della regione. Questa ten-denza già si evince dal modo in cuiBahrein, Giordania, Marocco e Qa-tar si stanno riallineando per appro-fittare delle opportunità offerte daun maggiore impegno nei confrontidegli Stati Uniti.

D�altro canto, è da notare comeTurchia, Egitto, Siria e Iran � i Paesipiù potenti della regione � si siano,in un modo o nell�altro, ritrovati aimargini di questi nuovi allineamentie Iran e Siria siano stati deliberata-mente indicati dagli Stati Uniti comeentità destabilizzanti.

I rapporti fra gli Stati Uniti e idue Stati confinanti con l�Iraq po-trebbero farsi più tesi se, nel corsodel prossimo decennio, Baghdad do-vesse imporsi come uno Stato forte,un amico fidato dell�Occidente euno dei suoi principali partner arabinel campo dell�economia e della si-curezza. Tuttavia, guardando allaprofonda crisi che tormenta l�Iraq al-l�inizio del XXI secolo, questa even-tualità è, a dir poco, aleatoria. La si-tuazione potrebbe facilmente sfug-gire al controllo, prendendo pieghepiuttosto inaspettate.

Consideriamo, ad esempio,un�ipotesi non del tutto implausibi-le: nel XXI secolo l�Iraq, per risolverei suoi problemi geopolitici interni,viene smembrato, riassumendol�aspetto della Mesopotamia dell�ini-zio del XX secolo, divisa nei tre �di-stretti� di Mosul, Baghdad e Basra.Questa alternativa non è stata presain considerazione immediatamenteall�indomani della caduta di Ba-

ghdad, ma è possibile immaginareuna situazione in cui i persistentiproblemi dell�Iraq rendano accetta-bile l�ipotesi dello smembramento.

La frammentazione di uno Statoarabo chiave come l�Iraq in due o trestaterelli (rispettivamente curdo earabo o curdo, sunnita e sciita)avrebbe conseguenze di portata sto-rica. Non soltanto determinerebbeuno spostamento dei centri di potereall�interno della regione, non soltan-to ridisegnerebbe la geografia del-l�area, ma lascerebbe anche la portaaperta ad ulteriori riassetti territoria-li in Medio Oriente, in un momentoin cui lo Stato subisce forti pressioniinterne, oltre a quelle della globaliz-zazione.

Gli altri Paesi multietnici e mul-tinazionali del Medio Oriente e del-l�Asia occidentale, che sono nume-rosi, non avranno altra scelta se nonquella di erigere attorno a sé barrie-re difensive e rafforzare la propriaautorità, mediante un ulteriore ac-centramento di poteri.

Il risultato sarebbe diametrical-mente opposto alle tendenze dellaglobalizzazione e dell�abbattimentodelle frontiere. Con l�avanzare delXXI secolo potremmo quindi trovar-ci a fare i conti con i venti che spaz-zano il Medio Oriente, che portanocon sé ulteriori guerre, conflitti inter-statali e violenza sociale, invece diassistere a quella diffusione della de-mocrazia irradiata da Baghdad, cosìardentemente propugnata dall�Am-ministrazione Bush nel 2003.

Tuttavia, la dissoluzione degli at-tuali Stati territoriali della regione inentità più piccole, in un gruppo nu-mericamente maggiore di Stati qua-

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litativamente piùfragili, non contri-buirebbe a conso-lidare la globaliz-zazione in MedioOriente.

Un ridimen-sionamento diquesto tipo nonpuò garantire i re-quisiti minimi perun�espansione ca-pitalistica, né persoddisfare i biso-gni immediati deipopoli. Gli Statiinefficienti, comesarebbero inevita-bilmente destinatiad essere questiPaesi smembrati,non sono in gradodi promuovere lacausa della stabi-lità.

Quanto accade in Iraq, quindi, ela probabile distruzione dello Stato�artificiale�, avrà implicazioni enormiper i Paesi della regione � arabi e non� e altererà tutta una serie di rappor-ti, riconfigurando identità, cultura,sicurezza, economia, religione e poli-tica delle Nazioni, composte da unavasta gamma di popolazioni. Tra l�al-tro, non si può sottovalutare la di-mensione interna della questione:con la caduta di Baghdad, il fattoresciita si è trasformato in una forzapolitica assolutamente in grado disfidare la supremazia sunnita nelcuore del mondo arabo.

Il fattore sciita, inoltre, rischiadi rafforzare ulteriormente il senti-mento anti-sciita dei sunniti, in un

arco spaziale chesi estende dal-l�Indonesia finoall�Africa setten-trionale e occi-dentale.

La violenza diAl Qaida attireràaltre forze salafitee sunnite militan-ti, unite nella lottaanti-sciita.

I contrasti frasunniti e sciitiavranno riper-cussioni direttesui rapporti fraIran e Paesi vicinidi fede sunnita,incrinando vero-similmente i buo-ni rapporti conStati potenti, qua-li l�Arabia Saudi-ta, il Pakistan e la

Turchia. L�ascesa degli sciiti in Iraqrenderà, altresì, più complesso ilrapporto fra Stati Uniti e mondo ara-bo, in quanto i primi sono considera-ti, a torto o a ragione, lo sponsor de-gli sciiti nel mondo arabo.

Per taluni islamisti arabi la rimo-zione violenta del regime baatista inIraq è parte della stessa strategia didominio che cerca di rafforzare gli�eretici� sciiti e i �crociati sionisti� diIsraele contro la maggioranza sunni-ta (e araba).

Gli Stati mediorientali e norda-fricani si troveranno quindi inevita-bilmente trascinati dalla scia delleoperazioni effettuate da Al Qaidanelle terre musulmane. Le conse-guenze che per tali Stati avrà la ca-

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pacità di Al Qaida di sfruttare lacompressione spazio-temporale ca-ratteristica della globalizzazione, ele misure di sicurezza adottate dal-l�Occidente in risposta alle azioni diAl Qaida, determineranno un eleva-to grado di incertezza nei rapportifra Stati in Medio Oriente.

Questo, a sua volta, genererà intutti i Paesi della regione uno stato diprofonda incertezza rispetto adun�ulteriore apertura dello spaziopolitico-economico.

La strategia di Al Qaida influisce,inoltre, sulla geometria della regio-ne. Quando bin Laden dichiara che�le regioni che hanno maggiormentetitolo alla liberazione sono Giorda-

nia, Marocco, Nigeria, Pakistan, laterra delle due moschee sacre (Ara-bia Saudita) e Yemen�10, si dovrebbeessere piuttosto certi che sarà in queiluoghi che imperverserà il fuoco deisuoi combattenti.

Queste dichiarazioni parlano diun conflitto di durata e portata inde-terminate, ampio in termini di pro-positi e area geografica interessata.

In realtà, ciò che Al Qaida pro-mette non è dissimile dalla dinami-ca della stessa globalizzazione.Senza una difesa adeguata, gli Statimediorientali e nordafricani posso-no facilmente cadere vittima dellamiscela esplosiva di queste dueforze.

10 Ibid. L'opinione qui sotto riportata è stata espressa da uno studente universitario egiziano nel novembre2003: "E' più che ovvio che Israele, il figlio viziato dell'America, si è fatto più audace con l'occupazione sta-tunitense dell'Iraq, commettendo nuovi, sanguinosi crimini ai danni dei palestinesi e minacciando Siria eLibano". Cfr Gihan Shahine, 'Appreciating Resistance', Al-Ahram Weekly, 13-19 novembre 2003. L'analogiapuò essere considerata forte, ma non dovrebbe stupire.

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Reddito di cittadinanzanuovo fronte antagonista

l'eredità naturale che, come di dirit-to, spetta ad ogni uomo, al di sopradella proprietà che egli possa avercreato o ereditato da quelli che l'han-no fatta"1.

Una questione dibat-tuta da secoli

"La terra, nel suostato naturale e incol-to era, e sempre do-vrebbe continuare adessere, proprietà co-mune della razza umana [�] Cia-scun proprietario di terreni coltivatideve corrispondere alla comunità un af-fitto� a tutte le persone, ricche opovere[...] perché questo soggiace al-

Il reddito di cittadinanza (da intendersi quale assegno periodico versato dallo Stato atutti i cittadini indipendentemente dal fatto che abbiano o meno un'occupazione), siconfigura, nell'ottica antagonista, come misura radicale, destinata a contrastare i pia-ni del capitale e a ridare certezza e dignità all'esistenza dell'individuo post-moderno.Non è certamente una proposta nuova ma è, secondo i teorici dell'antagonismo, unasoluzione economica ad un problema sociale/politico che, in questa fase storica, puòtrovare applicazione. Il reddito di cittadinanza, in base a tale ipotesi, potrebbe arginareil fenomeno della preca-rizzazione del lavoro edei diritti che, determi-nando uno stato di incer-tezza permanente, con-sente al capitale di eser-citare sulla società uncontrollo totalizzante.

Da Thomas Paine a Tony Negri

1 Thomas Paine, Agrarian Justice in The Life and Major Writings of Thomas Paine, Citadel Press, Secaucus, (NJ),1974.

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E' Thomas Paine, figura di primopiano nella Rivoluzione Americana ein quella Francese, a porre, tra i pri-mi, la questione del reddito di citta-dinanza, articolandola nella forma diun canone che i proprietari terrieridovrebbero versare, quale corrispet-tivo del godimento a titolo esclusivodi un bene comune, ad ogni altromembro della collettività.

A partire dal XVIII secolo il temadel reddito garantito è stato diversa-mente affrontato da vari autori(Rousseau, Hegel, Marx, Russell ecc)assumendo, in rapporto alle diffe-renti versioni in cui esso è stato pre-sentato, il carattere di una misura "ri-formistico-reazionaria" o quello diprovvedimento "rivoluzionario".

L'idea di separare il reddito dal-l'occupazione, a più di due secoli didistanza dagli scritti di Thomas Pai-ne, è tornata a circolare diffusamentenell'orizzonte teorico occidentale connomi ogni volta diversi: redditod'esistenza, reddito di cittadinanza,assegno universale ecc. "A sostegnodi quest'idea" osserva acutamenteZygmunt Bauman, "sono stati avan-zati argomenti di ogni genere [�] Al-cuni si sono richiamati alla giustiziastorica: la ricchezza attuale dell'occi-dente costituisce l'eredità comune diintere generazioni e dovrebbe andarea beneficio dei discendenti.

Altri hanno fatto riferimento allafondamentale equità dei diritti uma-ni nel senso che il diritto di sopravvi-vere precede e condiziona ogni scel-ta, è proprietà inalienabile di tutti gliesseri umani e non qualcosa che deb-

ba essere guadagnato. Molti degli ar-gomenti comuni, tuttavia, sonopragmatici piuttosto che filosofici, inquanto si soffermano sui benefici chele società immancabilmente ricavanodal fatto di mettere le persone in gra-do di assicurarsi i mezzi di sussisten-za senza dipendere dalla definizionedi lavoro imposta dallo stesso mer-cato del lavoro.

Sono molti i campi decisivi per lavita comune - per la qualità della vi-ta e delle relazioni umane - che ri-chiedono tempo ed energie, ma chesono del tutto trascurati o poco cura-ti [�] Per citarne alcuni: l'assistenzaagli anziani, ai giovani [�] la puliziadell'ambiente, la cura del paesaggio,l'attività volontaria in favore del be-nessere comune�in sostanza le re-sponsabilità che derivano dalla ne-cessità di mantenere in vita la comu-nità in forma dignitosa.2"

Crisi della politica e reddito di cit-tadinanza

Il tema del reddito di cittadinan-za, al di là delle ragioni filosoficheed etiche che lo sottendono o delleconsiderazioni sulla qualità dellavita che potrebbero renderne auspi-cabile l'introduzione, viene oggipresentato come un valido antidotoalla "crisi della politica". Conformi-smo, disaffezione degli elettori,apatia, secondo Zygmunt Bauman,sono i sintomi di un male che afflig-ge in profondità la politica nei paesioccidentali.

2 Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli Editore, Milano, 2006.

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Manca, oggi, il gusto della con-divisione, la passione per il "benepubblico", il richiamo forte del-l'ideologia. La logica individualisti-ca e consumistica del mercatoavrebbe modificato, asserisce Bau-man, il senso e la direzione dell'im-pegno politico dell'uomo contem-poraneo: "L'arte della politica, separliamo di politica democratica,consiste nell'abbattere i limiti postialla libertà dei cittadini; ma anchenell'autolimitazione, il che significarendere i cittadini liberi per consen-tire loro di stabilire, individualmen-te e collettivamente, i propri limitiindividuali e collettivi.

Questo secondo aspetto è ormaipraticamente ignorato." Tutti protesiverso la soddisfazione dei propri bi-sogni individuali gli abitanti delnuovo mercato globale sono soprat-tutto attenti a rivendicare i propri di-ritti, con il solo obbiettivo di creareulteriori spazi di libertà e di difende-re quelli acquisiti. La dimensione eti-ca della pratica politica è sfumata,l'altra faccia della democrazia, la ca-pacità di piegare la volontà al sensodel dovere, viene misconosciuta oapertamente negata.

A contrastare tale tendenza pote-va esserci l'ideologia. Questo mistodi asserti teorici, convinzioni e fedeprofonda ha sostenuto gli individuinelle scelte più difficili, fino al sacri-ficio personale. Ma l'ideologia pos-siede una densità ontologica che larende implasmabile nella sua essen-zialità e non adattabile, nella suacoerenza, ad un mondo in cui tuttoviene misurato in termini di appaga-mento immediato di bisogni semprenuovi e diversi.

L'ideologia, che ha rappresentatola fonte delle proposte politiche e ilsenso ultimo della vita dell'agorà, ri-schia di apparire, oggi, come il lasci-to antiquato di un'epoca trascorsa.Scrive ancora Zygmunt Bauman:"Tendiamo a sentirci orgogliosi di ciòper cui dovremmo invece provarevergogna: vivere nell'epoca "posti-deologica" o "postutopica", mostrareindifferenza per qualunque immagi-ne coerente di società buona e averbarattato la preoccupazione per ilbene pubblico con la libertà di perse-guire la soddisfazione personale."

E' ipotizzabile una soluzione alproblema della "crisi della politica"?Bauman sostiene che l'introduzionedel reddito di cittadinanza determi-nerebbe "nuovi criteri etici per la vitadella società, sostituendo il principiodella competizione con quello dellacondivisione".

Ma la conseguenza più significati-va dell'adozione di un reddito mini-mo garantito sarebbe quella di affran-care i cittadini dall'incertezza, "ren-dendoli liberi di cercare i loro diritti edoveri repubblicani". La precarietà ela conseguente mancanza di sicurez-za, infatti, non consentono agli indivi-dui di assumersi i rischi che l'azionecollettiva comporta. Perché praticareattività politica vuol dire anche op-porsi all'esistente, prefigurare alter-native, immaginare modi diversi divivere insieme. In una parola, osare.

Chi è assillato dalle difficoltàeconomiche, chi è consumato dal-l'angoscia di un futuro incerto diven-ta insensibile agli stimoli che pro-vengono dall'arena politica. L'uomopost-moderno - flessibile e precario -finisce per uniformarsi in modo acri-

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tico a proposte formulate da altri (ilconformismo): la sua ansia lo rendeinquieto e la ricerca di una certezzache gli sfugge lo conduce lontano da-gli spazi politici pubblici.

L'adozione del reddito di cittadi-nanza eliminerebbe definitivamentela povertà dalle società occidentalied il ruolo da essa svolto nel mante-nimento e nella riproduzione delmodello socio-economico attuale.

Per Bauman "la vista dei misera-bili serve a ricordare a tutte le perso-ne di buon senso e ragionevoli cheanche la vita agiata è insicura e che ilsuccesso di oggi non è la garanziacontro la rovina di domani� giornodopo giorno, i poveri del mondo e ipoveri locali svolgono il loro oscurolavoro: minare la fiducia e la risolu-tezza di coloro che hanno ancora unlavoro e un reddito regolare."

La liberazione dei poveri, parafra-sando la celebre frase di Marx sulla li-berazione della classe operaia, "com-porterà verosimilmente l'affranca-mento di tutta l'umanità". Se così fos-se, risulterebbero limitative tutte leproposte che attribuiscono al redditodi cittadinanza la valenza di semplicemisura di politica sociale3.

E, data l'importanza della postain gioco, andrebbero anche superatetutte le possibili obiezioni di naturacontabile inerenti "la compatibilitàfinanziaria" del reddito di sopravvi-venza con il bilancio statale.

Mai, come in questo caso, la quan-tità influisce sulla qualità ovvero sul-

l'essenza della misura in questione.Offerto nella forma di un semplicecontributo di modesta entità vincolatoal bilancio statale, il reddito di cittadi-nanza non esplicherà nessuno deisuoi effetti "taumaturgici maggiori" econserverà la natura di "inefficaceprovvedimento riformistico". Adotta-to nella forma di sovvenzione sostan-ziosa potrebbe configurarsi, invece,come misura rivoluzionaria in gradodi "resuscitare o rivitalizzare le istitu-zioni appassite della repubblica e del-la cittadinanza."4

Inquadramento della tematica nel-l'area marxista-leninista

In ambito marxista-leninista, il red-dito di cittadinanza, in quanto com-penso generico attribuito indifferente-mente a tutti i cittadini, viene conside-rato una misura di tipo riformistico.

Esso, intervenendo esclusivamen-te sul piano della distribuzione, noninciderebbe sulla dinamica del pro-cesso di accumulazione capitalistica.

Il reddito di cittadinanza, in taleprospettiva, va dunque consideratocome "uno strumento di pacificazionee di integrazione social-imperialista".Scettici sulla possibilità che un'elargi-zione monetaria periodica possa, spe-cie se di modesta entità, assicurare, achi la percepisce, un'esistenza digni-tosa e libera dal "ricatto del bisogno",i teorici di formazione marxista fannonotare che un'effettiva emancipazio-

3 Claus Offe, Modernity and the State: East, West, The MIT Press, 1996. Claus Offe, molto attento nel valutarel'aggravio contabile che l'introduzione del reddito di cittadinanza comporterebbe, sostiene che tale misuraha una valenza più propriamenete sociale che politica.4 Zygmunt Bauman, op. cit..

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ne degli sfruttati può avvenire solocon l'abolizione del lavoro salariato ela soppressione delle classi. E' il siste-ma delle classi a produrre stratifica-zione con tutto il suo portato di ingiu-stizie ed esclusione sociale.

E il reddito di cittadinanza - secon-do tale analisi - non servirebbe nean-che a contrastare il precariato e la di-soccupazione in quanto tanto l'unoche l'altra costituiscono esiti deliberatidella politica economica liberista, con-seguenze di un uso capitalistico dellerisorse. La richiesta di un reddito con-tinuativo favorirebbe, anzi, la fram-mentazione del mondo del lavoro e lariduzione dei salari, vanificando leconquiste di decenni di lotte operaie.

La proposta avanzata nell'areadell'estrema sinistra va invece nel sen-so della rivendicazione di un salariominimo garantito, ossia di un compen-so da attribuirsi esclusivamente alla for-za lavoro (occupata o in cerca di impie-go) in ragione della permanente di-sponibilità della stessa ad essere uti-lizzata dal capitale. Il salario minimoassolverebbe anche al compito di "sal-vaguardia della forza lavoro" e avreb-be l'effetto "salutare" di ricompattareuna vasta cerchia del proletariato.

Reddito di cittadinanza e pensieroantagonista

"Il grande problema che oggi sipone è quello del reddito di cittadi-

nanza, perché esso rappresenta la re-te materiale che sta dietro le trasfor-mazioni del salario. Inoltre, muover-si sul piano del reddito garantitopuò permettere di riaprire fronti so-ciali di lotta e di contrattazione col-lettiva"5.

Bastano queste parole di Toni Ne-gri per evidenziare la centralità che,in ambito antagonista, sta assumen-do il tema del reddito di esistenza. E'nel funzionamento dell'economia po-stmoderna che il reddito di cittadi-nanza troverebbe la sua ragion d'es-sere. Quali, dunque, i tratti essenzialidel nuovo modello produttivo? E' an-cora Negri a parlare: "una volta il ca-pitale fisso, che permetteva di pro-durre, era offerto al capitale variabile(ovvero alla forza lavoro) dai titolaridei mezzi di produzione.

Gli strumenti di lavoro eranoprecostituiti dai padroni e gli operaili usavano [�] Oggi, invece, il lavorocognitivo e immateriale diventa im-mediatamente produttivo [�] e il ca-pitale variabile si rappresenta comecapitale fisso.6"

A determinare un'immediata eautonoma produttività delle risorseumane sono la condivisione delle co-noscenze, il flusso di nuovi saperi, lacooperazione in rete di molteplicisingolarità e la "capacità onnilateraledi produrre e generare nuove rela-zioni e soggettività"7. Il tessuto socia-le, secondo questa analisi, è di per sèproduttivo: non solo le conoscenze,

5 Antonio Negri, Goodbye Mr. Socialism, Feltrinelli Editore, Milano, 2006.6 Ibidem.7 Marcello Tarì,Precariato, diritti ed esercizio del comune, in AA.VV. Guerra e democrazia,, Manifesto libri, Roma,2006. L'interpretazione antagonista risulta debitrice della teoria dell'agire comunicativo di Joergen Haber-mas.

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ma anche gli afflati emotivi, persino"il lavoro sociale morto"8 acquisisco-no una spiccata valenza propulsivadell'intero sistema economico.

"Oggi," scrive Negri, "una città èin se stessa una fonte di produzione:il territorio organizzato, abitato,camminato è diventato un elementoproduttivo così come un tempo loera la terra lavorata"9.

Paradossalmente, in base a taleanalisi, anche chi non lavora contri-buisce ad accrescere la ricchezza glo-bale. "Lavoro e non lavoro", scrivePaolo Virno, "sviluppano un'identicaproduttività, basata sull'esercizio digeneriche facoltà umane: linguaggio,memoria, socialità, inclinazioni eti-che ed estetiche, capacità di astrazio-ne e di apprendimento.

Dal punto di vista del "che cosa"si fa e del "come" lo si fa, non v'è al-cuna differenza sostanziale tra occu-pazione e disoccupazione. Viene dadire: la disoccupazione è lavoro nonremunerato; il lavoro a sua volta èdisoccupazione remunerata [...]L'an-tica distinzione tra "lavoro" e "non la-voro" si risolve in quella tra vita re-tribuita e non retribuita. Il confinetra l'una e l'altra è mutevole, sogget-to a decisione politica."10

Caratteristica essenziale dell'eco-nomia post-moderna, secondo que-

sto filone di pensiero, è l'eccedenza.Nella metropoli, divenuta "una gran-de fabbrica sociale senza più fuori"11,l'accumulazione segue l'andamentodei flussi cognitivi, con incrementialeatori ed improvvisi. Il lavoro im-materiale possiede una produttivitàelevatissima e la rete funge da molti-plicatore della ricchezza.

Un semplice incremento nei sa-peri può comportare cambiamentiradicali nel modo di vivere. E' diffici-le, dunque, misurare rendimenti ecosti del lavoro cognitivo. Ed è anco-ra più arduo suddividere quest'ulti-mo in unità di tempo (ore) dal valoreomogeneo.

Continuare a retribuire i dipen-denti su base oraria è, in tale ottica,soltanto una finzione, uno strata-gemma posto in essere a fini di co-modo dai capitalisti.

Secondo la tesi in esame, soste-nuta, in Italia, da figure di primopiano del pensiero antagonista,12 ilnuovo sistema produttivo, essendoperfettamente in grado di autoorga-nizzarsi, non ha più bisogno, perfunzionare, dell'apporto "organizza-tivo" del capitale. Il capitale è d'in-tralcio, esercita solo "un'azione diblocco" e, di conseguenza, andrebbeeliminato13.

Si arriva ora al cuore del proble-

8 Antonio Negri, Fine secolo. Un'interpretazione del Novecento, Manifestolibri, Roma, 2005.9 Antonio Negri, Goodbye Mr. S ocialism, op. cit..10 P. Virno, Grammatica della moltitudine. Per un'analisi delle forme di vita contemoranee, Rubbettino, SoveriaMannelli, 2001.11 Marcello Tarì, op. cit..12 Qui di seguito solo alcuni dei nomi più noti: Antonio Negri, Paolo Virno, MarcelloTari, Mario Tronti, San-dro Chignola.13 Al capitale, pur nella sua asserita negatività, Marx riconosceva una funzione dialettica propulsiva nel-l'ambito del processo produttivo. Oggi, nella veste di componente parassitaria del sistema, il capitale vienevisto come "elemento assolutamente negativo" e "totalmente indialettizzabile".

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ma. Come deve essere pagato, qualedeve essere il compenso di un lavora-tore dell'economia post-fordista? Seil capitale non assolve più ad alcunafunzione e dunque non va remunera-to, se il lavoro immateriale non è su-scettibile di essere valorizza-to (monetizzato) per unità ditempo e se è vero che il siste-ma produce in eccedenza al-lora, suggerisce Negri, oc-corre pensare "ad un salariomedio sociale, equamente di-stribuito a tutti i cittadini, la-voratori o meno"14.

La proposta di Negriconsegue logicamente dallaattribuzione di una produt-tività immediata e diffusaall'intero tessuto sociale: setutti contribuiscono a pro-durre allora tutti devono es-sere retribuiti.

Inoltre, il reddito di cittadinanzarisulta particolarmente adeguato al-l'attuale modello economico i cuitratti distintivi sono da rinvenire nel-la mobilità, flessibilità, creatività eadattabilità della forza lavoro.

Il reddito di esistenza, scriveNegri, fa riferimento ad un com-plesso di diritti legati alla "riprodu-zione delle moltitudini": la sanità, lacultura, l'educazione dei figli, l'abi-tazione. Il reddito di cittadinanza siarticola, dunque, in diversi claims orivendicazioni, sicchè moltepliciservizi dovrebbero essere forniti

gratuitamente in aggiunta all'eroga-zione periodica di una somma indanaro.

Il punto è vedere come tali propo-ste possano essere realizzate, se inconformità al funzionamentro del si-

stema istituzionale vigente o al difuori delle sue regole. I teorici delpensiero di matrice antagonista riten-gono che l'attuale democrazia rappre-sentativa non sia idonea ad accoglierele istanze legate al nuovo modo di vi-vere della società post-fordista.

Il meccanismo della rappresen-tanza, infatti, porta sì alla formazio-ne di una volontà unica ma lo fa alprezzo di annullare i conflitti e le dif-ferenze presenti nel corpo elettora-le15. "C'è un processo di neutralizza-zione, di spoliticizzazione", scriveTronti, "che pervade, spinge e stabi-lizza la democrazia"16.

14 Antonio Negri, Fine secolo. Un'interpretazione del Novecento.15 Il rischio di una deriva autoritaria della democrazia è stato efficacemente evidenziato anche dai granditeorici pensiero liberal-democratico - per tutti F.A. von HAYEK, in Legge, legislazione e libertà, il Saggiatore,Milano, 1986.16 Mario Tronti, Per la critica della democrazia politica, in AA.VV Guerra e democrazia.

da www.rdbcub.it

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La volontà unica, un ossimorogiuridico che realizza l'identità tragovernati e governanti, tra chi co-manda e chi obbedisce17, schiacciaqualsiasi proposta formulata dal mo-vimento antagonista. Chi potrebbe,sostiene Negri, difendere un dirittodi disobbedienza o di resistenza da-vanti ad un tribunale? Le nuove ri-vendicazioni, i nuovi claims, secon-do questa tesi, devono essere fatti va-lere al di fuori delle istituzioni de-mocratiche rappresentative18, anzicontro di esse, per travolgerle ed in-staurare "una reale democrazia par-tecipativa".

Il reddito di esistenza, dunque,in ambito antagonista, si configuraquale proposta radicale, come misu-ra rivoluzionaria. Negri boccia l'ipo-tesi riformista di "una sovvenzioneperiodica" a fronte della quale ver-rebbe comunque mantenuto in vita il

rapporto di sfruttamento salariale.Nell'analisi marxista, il sistema capi-talistico si regge sull'appropriazione,da parte dei titolari dei mezzi di pro-duzione, del plusvalore creato dallaforza lavoro. Ai lavoratori, secondoMarx, viene retrocessa soltanto unaquota del valore dei beni da lorostessi prodotti, sotto forma di com-penso salariale.

L'introduzione del reddito di cit-tadinanza - destinato a sostituire in-tegralmente il salario - segnerebbe,secondo i teorici dell'antagonismo, lafine "dello sfruttamento dell'uomosull'uomo". "Sappiamo con Marx"scrive Tarì, "che lotta contro il salariosignifica tout court lotta contro laproprietà e che con l'uno deve cadereanche l'altra. La centralità del redditodi cittadinanza, in quel programmapost-socialista che cerchiamo in que-sti anni di abbozzare, è tutta qui"19.

17 Carl Schmitt vede nell' identità tra dominati e dominanti la causa prima dell'indefinitezza - e, in ultimaanalisi, del pericolo - che caratterizza l'ideale democratico. Il medesimo principio di identità - ovvero il po-polo che è al tempo stesso stesso sovrano nel decidere e schiavo delle proprie decisioni - è, secondo altri au-tori, alla base dei fenomeni della massificazione della cultura e dell'omologazione intellettuale.18 Sandro Chignola, Critica della democrazia come forma di governo, in Guerra e democrazia. Sandro Chignola -come anche Mario Tronti - sottolinea "l'irrecuperabilità della democrazia rappresentativa per una praticaantagonista". E aggiunge che "democrazia è termine del tutto funzionale al dominio."19 Marcello Tarì, Precariato, diritti ed esercizio esercizio del comune, op. cit..

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Covert Actions USArischi costi e benefici

GIACOMO MASCOLI

E� possibile affermare che esistono differenti approcci allo studio delle tematicherelative all�intelligence, tuttavia la maggior parte di essi si sviluppano partendo dauno schema concettuale elaborato originariamente da Roy Godson1. Senza entrarenei dettagli, è utile ricordare che Godson divide il concetto di Intelligence in quattrocategorie volutamente generali: Analisys and Estimates, Clandestine Collec-tion, Counterintelligence e Covert Actions.Di queste è proprio la categoria delle co-vert actions (azioni sotto coper-tura) che solleva la mag-gior parte di dubbifra gli studiosi ei professio-nisti delsetto-re.

T r a -scenden-

do il tradizio-nale ruolo di supporto ai decisori rivestito dall�Intelligence tradizionale, le azionisotto copertura rientrano piuttosto nella sfera esecutiva essendo infatti la vera epropria messa in atto di particolari politiche da parte degli Organismi di Intelli-gence. E� bene ricordare che non esiste una definizione universalmente accettatadel concetto di azioni sotto copertura.

1 Roy Godson, Dirty Tricks or Trump Card. US Covert Action and Counterintelligence, Brassey�s, London, 1995,pp. 52-53.

La CIA in azione al tempo di Reagan

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2 U.S. Code Chapter 15 consultabile presso il sito:

http://www.law.cornell.edu/uscode/html/uscode50/usc_sup_01_50_10_15.html3 Maurizio Navarra e Mario Maccono, �La Destabilizzazione�, Per Aspera ad Veritatem. Rivista di intellgence ecultura professionale, n.24, settembre-dicembre 2002.4 Vedi anche Theodore Shackley, The Uses of Paramilitary Covert Action in the 1980�s, in Roy Godson (ed.), In-telligence Requirements for the 1980�s: Covert Action, National Strategy Information Center, Washington, 1981,pp. 135-160.

Se, ad esempio, si considera la comunità di intelligence USA, per covert action siintende �an activity or activities of the U.S. government to influence political, eco-nomic or military conditions abroad where it is intended that the role of the U.S.government will not be apparent or acknowledged publicly�2.Più in generale, come ricordato da Maurizio Navarra e Mario Maccono3, i Servizidi Intelligence possono essere e sono stati, in numerosi casi, i promotori di attivitàdestabilizzanti (o stabilizzanti, in quanto volte a prevenire una possibile destabiliz-zazione futura) che rientrano nel potere discrezionale, non normativo esercitato dauno Stato sul proprio od altrui territorio.

Ulteriore fonte di incertezza per gli studiosi dell�argomento deriva dall�estre-ma difficoltà nel valutare complessivamente le azioni sotto copertura o, quantomeno, nell�individuare quelli che possono esserne i criteri valutativi. Cosa defini-sce il successo di tali attività? E� da considerarsi solo in funzione del raggiungi-mento degli obbiettivi prefissati? Ed anche nel caso in cui questi ultimi siano sta-ti raggiunti, l�azione può ancora considerarsi un successo qualora l�ombrello pro-tettivo della segretezza sia venuto a mancare? Che peso devono assumere le con-seguenze di medio/lungo periodo nella valutazione complessiva riguardo questeattività?

Al fine di evidenziare meglio la complessità del fenomeno, questo articolo pren-de in esame l�esperienza statunitense durante l�amministrazione Reagan (1981-1989), analizzando due covert actions in particolare: il cosiddetto �Affare Iran-Contra� e il programma di supporto in favore dei Mujahideen afghani in chiaveantisovietica. Esistendo infatti un�opinione condivisa che considera l�amministra-zione Reagan una delle più efficaci nel contrastare l�influenza politica e militare so-vietica durante gli anni �80, l�esteso ed ambizioso programma di Covert Actionsportato avanti da questa amministrazione è stato percepito di conseguenza come la�chiave di volta� di questo successo4.

Tuttavia, un� analisi più accurata relativa ai due casi sopra citati (i più impor-tanti in termini di costi e personale coinvolto) rivela quanto queste azioni sianostate mal concepite, inefficaci e, in conclusione, controproducenti. Più precisa-mente, si evidenzierà come entrambi i casi in esame, sebbene estremamente diffe-renti tra loro specialmente per quel che riguarda gli esiti nel breve/medio periodo,presentino un rapporto costi/benefici fallimentare nel lungo periodo.

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Obiettivi e filosofie operative delprogramma di Covert Actions du-rante l�amministrazione Reagan

Il contenimento dell�espansioni-smo sovietico fu uno dei cardiniprincipali attorno al quale ruotaval�agenda di politica estera dell�ammi-nistrazione Reagan5. Sebbene questonon si traducesse in una chiara edimmutabile definizione di obbiettivi,numerose testimonianze conferma-no che il Presidente e il Direttore del-la Central Intelligence Agency (CIA)William Casey, così come altre nu-merose figure-chiave, tra cui il consi-gliere per la Sicurezza William Clarked il sottosegretario alla Difesa FredIklè, erano accomunati da una nettaideologia anti-comunista6.

Questa forte componente ideolo-gica all�interno dell�amministrazionecontribuì ad individuare nella presadi potere del Fronte di LiberazioneSandinista in Nicaragua nel 1979, co-sì come nell�intervento sovietico inAfghanistan durante lo stesso anno, isegni della crescente presenza di una�red threat� in America Centrale e diun rinnovato espansionismo sovieti-co in Asia Centrale7.

Reagan, così come Eisenhower eKennedy prima di lui, vide nella co-

munità di intelligence USA lo stru-mento più idoneo per realizzare unaefficace politica di contenimento e,di conseguenza, fu promotore di unvasto allocamento di risorse a favoredella CIA, al fine di mettere in attoun esteso ed ambizioso programmadi Covert Actions8.

In generale, è possibile affermareche quando queste operazioni furo-no caratterizzate da budget ben defi-niti, scala ridotta, obbiettivi e re-sponsabilità chiare, gli esiti riusciro-no a soddisfare relativamente gli ob-biettivi prefissati.

Esempi possono essere il suppor-to della CIA al movimento Solidar-nosc in Polonia nel 1982 o la collabo-razione con l�Intelligence iraniana fi-nalizzata sia alla soppressione delpartito comunista clandestino Tudehsia alla neutralizzazione del networkdi agenti del KGB e del GRU operan-ti in Iran9.

Al contrario, come ricorda unodei massimi esperti di Intelligence,Mark Lowenthal, quando questi pre-supposti vennero meno, come nel ca-so delle due operazioni prese in esa-me, allora i risultati immancabilmen-te variarono da fallimenti immediatia problemi di lungo periodo per gliStati Uniti10.

5 James Scott, Deciding to Intervene: The Reagan Doctrine and the American Foreign Policy, Duke UniversityPress, London, 1996, pp. 3-40.6 Una appartenenza ideologica apertamente riconosciuta anche degli stessi soggetti in questione; vedi an-che Ronald Reagan, An American Life, London: Sidgwick & Jacksonpp., 1989 pp. 504-507.7 Christopher Andrew, For the President Eyes Only, Harper Coller, New York, 1995, pp.461-462.8 Ray Cline, The CIA under Reagan, Bush and Casey: the Evolution of the Agency from Roosevelt to Reagan, Akro-polis Books, Washington, 1981, pp.330-340.9 Melvin Goodman, Espionage and Covert Action, in Craig Eisendrath (ed), National Insecurity. US Intelligenceafter the Cold War, Temple University Press, Philadelphia, 2000, pp.28.10 Mark Lowenthal, Intelligence. From Secrets to Policy, CQ Press, Washington, 2003, pp.125-129.

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11 Sotto la generica definizione di �Contras� si raggruppava l�insieme dei movimenti di opposizione anti-sandinisti, tra cui era preponderante il movimento Fuerza Democratica Nicaraguense (FDN).12 Bob Woodward, Veil: The Secret Wars of the CIA, 1981-87, Collins, Glasgow, 1988, pp. 118-119.13 William Blum, Killing Hope. US Military and CIA Intervention since World War II, Zed Books, London, 2003,pp. 291-299.14 Gregory Treverton, Covert Action. The Limits of Intervention in the Postwar World, Basic Books, New York,1987, p. 110.

L�Affare Iran-Contra

L�Affare Iran-Contra nasce, inrealtà, dall�intrecciarsi nel 1985 didue Covert Actions originariamentedistinte: il supporto da parte dellaCIA in favore del movimento Contrain Nicaragua11 (cominciato nel 1981) e iltentativo del National Security Council(NSC) di negoziare clandestinamentecon il governo iraniano al fine di otte-nere la liberazione degli ostaggi statu-nitensi rapiti in Libano, nel 1984, dagliHezbollah filo-iraniani.

La CIA in NicaraguaFin dal 1979, anno in cui i sandi-

nisti presero il potere in Nicaragua,il Presidente Carter autorizzò la CIAa fornire supporto finanziario e logi-stico (definito �non-lethal�, ossianon di natura prettamente offensiva)per un ammontare di circa 75 milionidi dollari ai movimenti di opposizio-ne locali12. Successivamente, conl�avvento dell�amministrazione Rea-gan, il governo di Managua venneidentificato come una fonte primariadi insicurezza per gli USA, dato ilpotenziale �effetto domino� che essopoteva esercitare nei confronti deglialtri Governi della regione centro-americana. Di conseguenza, paralle-lamente ad una forte offensiva diplo-matica e ad un embargo economicocontro i sandinisti13, il PresidenteReagan approvò il 23 novembre

1981, la NSC Decision Directive 17,che autorizzava da una parte un in-cremento nel programma di assi-stenza ai Contras già approvato daCarter, dall�altra la fornitura di unvero e proprio supporto militare at-traverso la CIA14.

Questo coinvolgimento più deci-so nella questione nicaraguense ven-ne presentato alla Commissione delCongresso per il controllo delle atti-vità di intelligence sotto la coperturadi un programma del costo di 19 mi-lioni di dollari, finalizzato a bloccarepresunte spedizioni di armamenti difattura sovietica che si riteneva i san-dinisti fornissero alla guerriglia anti-governativa in El Salvador.

In realtà, fin dal marzo 1981, laCIA organizzò un sistematico pro-gramma di equipaggiamento e adde-stramento delle forze paramilitaridei Contras, basate in Honduras e inEl Salvador; programma che avevacome chiaro obbiettivo il rovescia-mento del governo sandinista. Piùprecisamente, dopo un periodo ini-ziale di addestramento in Argentinafornito principalmente da istruttorimilitari locali e finanziato anche gra-zie all�aiuto della comunità degliesuli cubani, i Contras venivano ri-spediti in Honduras e in El Salvadorper la fase di addestramento pre-operativo, per poi entrare in azionenel confinante Nicaragua. Inoltre,numerose fonti affermano che vi fu-

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15 Vedi anche Eric Haney, Inside Delta Force, Bantam Press, London, 2002, pp. 309-315.16 Blum, Killing Hope, p. 293.17 Andrew, For the President Eyes Only, p. 467.18 Ibid., p.478.

rono casi in cui personale delle forzespeciali americane15 e piloti america-

ni (che volavano su aerei con insegnehonduregne)16 furono coinvolti inazioni di combattimento.

Questo esteso programma venneseriamente compromesso nel 1982,quando rivelazioni della stampaUSA ed estera, che denunciavano lareale portata del coinvolgimentoamericano in Nicaragua, spinsero laCommissione Straordinaria sull�In-telligence del Senato ad adottare

quello che venne definito l� �Emen-damento Boland� (dal nome del suo

promotore). Quest�ultimo vie-tava che fondi del governo sta-tunitense venissero utilizzati alfine di rovesciare il regime san-dinista. Allo stesso modo il pro-gramma clandestino della CIA diinterdizione contro i rifornimentinicaraguensi verso il Salvadorvenne decisamente ridimensio-nato17.Tuttavia lo stop definiti-vo alle attività della CIA nellaregione venne sancito il 24marzo 1984, quando una ulte-riore fuoriuscita di informazio-ni rivelò all�opinione pubblical�uso di mine magnetiche daparte di personale paramilitaredella CIA in alcuni porti nica-raguensi (un�azione a cui erastata data autorizzazione daparte di Reagan stesso). Sul-l�onda di questo ulteriore scan-dalo, il Congresso degli StatiUniti approvò il cosìddettoemendamento �Boland II�, cheproibiva esplicitamente, e sen-

za mezzi termini, qualsiasi forma disostegno a favore dei Contras da par-te della CIA, del Dipartimento dellaDifesa o di altre agenzie federalicoinvolte in attività di intelligence18.

Le negoziazioni �Arms-for-Hostages�con l�Iran

La liberazione degli ostaggi ame-ricani detenuti in Libano dalle mili-zie Hezbollah filo-iraniane fu proba-

da www.rationalrevolution.net/images/contras

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19 Robert Baer, See no Evil, Arrow, London, 2002, pp. 108-120.20 Vedi anche Treverton, Covert Action, p. 183.21 Reagan, An American Life, pp. 504-507.

bilmente l�altra questione che mag-giormente ossessionava l�ammini-strazione Reagan sin dal loro rapi-mento nell�aprile del 1984. Numero-se testimonianze concordano nel ri-cordare il profondo coinvolgimentoemotivo con il quale lo stesso Presi-dente aveva seguito l�intera vicenda.

Tuttavia, come ha ricordato l�exagente della CIA Robert Baer, a queltempo l�intelligence USA non posse-deva un solido network operativo inquel Paese, né poteva servirsi di fontigiudicate pienamente affidabili19. Sepoi si aggiunge il probabile ruolo del-l�Iran nella negoziazione che portò alrilascio degli ostaggi del volo TWA847 dirottato a Beirut nel giugno del198420, allora appaiono plausibili lemotivazioni che spinsero Reagan adautorizzare alcuni membri del NSC,guidati da Robert McFarlane e dalTen. Col. Oliver North, a stabilire uncanale clandestino di contatto con ilgoverno di Teheran.

Motivazioni che sembravano ul-teriormente fondate alla luce di alcu-ni contatti avvenuti tra l�intelligenceisraeliana ed esponenti �moderati�del governo di Teheran, dai qualisembrava trasparire una certa volon-tà di dialogo con gli Stati Uniti daparte degli Ayatollah21. A questo pro-posito, è utile ricordare che l�Iranstava affrontando una fase partico-larmente infausta nel suo conflittocon l�Iraq.

Nel tentativo di persuadere gliinterlocutori iraniani, Reagan auto-rizzò, a favore dell�Iran, la vendita,

suddivisa in diverse �tranches� tral�agosto del 1985 e l�ottobre del 1986,di forniture militari di fabbricazioneUSA (2008 missili filoguidati anti-carro TOW e svariati pezzi di ricam-bio per batterie di missili anti-aereiHAWK), ufficialmente appartenentiall�arsenale israeliano.

L�Iran-Contra ConnectionLe due azioni sotto copertura de-

scritte precedentemente divennerointerconnesse quando, verso la finedel 1985, probabilmente dietro ini-ziativa dello stesso North e con il be-neplacito del Consigliere per la sicu-rezza del Presidente, l�ammiraglioJohn Poindexter, i profitti della ven-dita di armi all�Iran (circa 20 milionidi dollari), dopo aver subito un pro-cesso di riciclaggio grazie ad alcunebanche svizzere, furono utilizzatiper comprare forniture militari dainviare ai Contras.

In un certo senso, dunque, venivabypassato l� emendamento Boland II, inquanto vennero utilizzati dei fondiche ufficialmente non esistevano.

Questo ingegnoso sistema, tutta-via, crollò tra l�ottobre ed il novembre1986 quando, in rapida successione,si verificarono tre episodi particolar-mente sfortunati per gli esiti dell�ope-razione. Tutto cominciò nel momentoin cui un aereo cargo, con piloti ame-ricani ingaggiati dalla CIA, che tra-sportava equipaggiamenti militariper i Contras, venne abbattuto dalleforze sandiniste sopra il Nicaragua.

Successivamente tre businnes-

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22 Andrew, For the President Eyes Only, p. 487.23 Jack Blum, Covert Operations. The Blowback Problem, in Eisendrath, National Insecurity, p. 79.24 Vedi anche Harold Hongju Koch, Why the President (Almost) Always Wins in Foreign Affairs: Lessons of theIran-Contra Affair, The Yale Law Journal, Vol.97, n.7, 1988, pp. 1291-1317.25 Vedi anche Andrew, For the President Eyes Only, p. 488.26 La Commissione Church venne istituita per indagare i presunti assassinii politici pianificati o messi in at-to dalla CIA durante gli anni �50 e �60. Per maggiori dettagli Stephen Knott, Secret and Sanctioned. Covert Ope-rations and the American Presidency, Oxford University Press, Oxford, 1996, p. 182.

smen americani, coinvolti nella tran-sazione di denaro ma insoddisfattiper i ritardi nei pagamenti da partedel gruppo di North, rivelarono idettagli dell�operazione alla stampa.

Infine, verso la metà di novem-bre del 1986, un noto giornale liba-nese vicino ai siriani pubblicò det-tagli particolareggiati sui contatticlandestini tra i membri del NSC ei loro interlocutori iraniani, che eb-bero luogo a più riprese in un al-bergo a Teheran22.

L�Affare Iran-Contra. Costi e beneficiE� ragionevole affermare che, se

si assume un�ottica costi/benefici,l�Affare Iran Contra possa essere ri-tenuto la peggiore operazione sottocopertura mai gestita dalla comunitàdi intelligence USA.

Senza tenere conto dell�enormeammontare di fondi investiti, il realecontraccolpo dell�Affare Iran-Contraavvenne in termini di opinione pub-blica nazionale ed internazionale. In-fatti, quando alla fine del 1986 l�inte-ra operazione perse l�ombrello pro-tettivo della segretezza, divennechiaro che l�amministrazione Reaganaveva mentito deliberatamente alCongresso e ai cittadini americani.Più precisamente, da un lato fu evi-dente che l�amministrazione avevanascosto la reale natura dell�inter-vento americano in Nicaragua conti-

nuando, prima attraverso la CIA esuccessivamente attraverso il NSC, ilsuo progetto iniziale di rovesciamen-to del regime sandinista, in completaviolazione degli emendamenti Bo-land I e II.

Dall�altro lato, la credibilità e lacoerenza dell�amministrazione ven-nero seriamente compromesse dal-l�evidenza che non solo il governoUSA era coinvolto in negoziazionicon uno Stato, l�Iran, condannato apiù riprese e con veemenza dallastessa amministrazione per i suoicollegamenti con numerosi gruppiterroristici, ma soprattutto perchéquesta amministrazione aveva by-passato il normale processo istituzio-nale per il controllo e la gestione del-le azioni sotto copertura, trasfor-mando il NSC da organo prettamen-te consultivo ad agenzia operativa23.

Una procedura, tra l�altro, ancorapiù illegale se si tiene conto del fattoche l�NSC, nell� organizzare la vendi-ta di armamenti all�Iran, aveva deli-beratamente violato l�US Arms Con-trol Act24. In aggiunta, la disastrosagestione dello scandalo stesso daparte dello staff della Casa Bianca25

accentuò se possibile lo shock e l�in-dignazione per quel �secret govern-ment� che richiamava paurosamentei tempi della Commissione Churchdel 197526. Infatti, nel momento in cuidivennero pubblici i documenti che

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27 Knott, Secret and Sanctioned, pp. 181-183.28 Per una analisi più dettagliata vedi Glenn Garvin, Everybody had his own Gringo. The CIA and the Contras,Brassey, London, 1992, pp. 67-112.29 John Prados, President�s Secret Wars, I.R. Dee, Chicago, 1996, p. 431.30 Blum, Killing Hope, p. 294.31 Ibid., pp. 295-297.32 Vedi ad esempio Ian Beckett, Modern Insurgencies and Counter-Insurgencies, Routledge, London, 2001, pp.205-209.

provavano la decisione di North ditrasferire i fondi ricavati dalla vendi-ta degli armamenti verso la causaContra, la strategia improvvisata del-lo staff della Casa Bianca consistettenell�addossare ogni responsabilità aimembri dell�NSC, accusati di avercondotto tali transazioni all�insaputadel Presidente. Tuttavia, quando nelnovembre del 1986 il procuratore ge-nerale Edwin Meese presentò al Con-gresso una relazione dei fatti con pa-lesi falsificazioni, tra cui autorizza-zioni presidenziali firmate post-fac-to27, divenne chiaro il tentativo di sot-trarre il Presidente dall�accusa di con-dotta incostituzionale.

Per quel che riguarda il rapportocosti/benefici specifico all�interventoUSA in Nicaragua, la maggior partedegli studi ora disponibili mostranochiaramente che la CIA si imbarcò inuna �guerra già persa in partenza�.Infatti i Contras non possedetteromai una reale capacità, in termini dimezzi, di expertise e, soprattutto disupporto da parte della popolazionelocale, di rovesciare il governo san-dinista28. A ciò bisogna sommare ilfatto che l�amministrazione Reagan,sposando apertamente la causa deiContra, con CIA e NSC coinvolte inattività di lobbying pro-Contra (ilpiù delle volte per mezzo di EdgarChamorro, il �portavoce ufficiale�

dei Contras in USA)29, fu successiva-mente ritenuta corresponsabile daparte dell�opinione pubblica nazio-nale ed internazionale per gli altret-tanto ben documentati crimini diguerra dei Contras.

Una responsabilità che divennedifficilmente contestabile quando,nel 1984, fu rivelata dalla stampal�esistenza di un manuale della CIAintitolato Psychological Operations inGuerrilla Warfare, nel quale si racco-mandava esplicitamente l�adozionedi strategie terroristiche nonchél�uso della tortura al fine di piegare isostenitori dei sandinisti30.

Più in generale non sembrerebbeazzardato affermare che il fine origi-nario dell�intervento USA in Nicara-gua, ossia il contenimento della pre-sunta minaccia sovietico/comunistain centro-America, era pressochè in-sensato, soprattutto alla luce dei le-gami estremamente vaghi e, peraltro,discontinui, che esistevano fra il go-verno sandinista e quello sovietico31.Per contrasto, numerose analisi evi-denziano che fu proprio quell�afflus-so di equipaggiamento militare edexpertise fornito dagli USA che dete-riorò ulteriormente la stabilità preca-ria della regione, contribuendo ad un�insecurity spill-over� che interessòquasi tutti gli altri Paesi centroameri-cani per numerosi anni a venire32.

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33 Prados, President�s Secret Wars, pp. 423-424.34 Baer, See no Evil, pp. 136-138.35 Per i dettagli vedi Prados, President�s Secret Wars, pp. 423-424.

Per quel che riguarda l�altro fron-te di questa operazione, ossia le nego-ziazioni segrete con l�Iran, è evidenteche l�amministrazione Reagan fino al-l�ultimo non rea-lizzò di essere ca-duta in una vera epropria trappolatesa dall�intelli-gence iraniana.

Questo accad-de principalmen-te a causa dell�in-competenza edell�inesperienzain questioni di in-telligence da par-te dei membridell�NSC (tra cuispicca per dilet-tantismo ed inge-nuità la figura diOliver North)33

che gestirono l�o-perazione. Infatti,da una parte i�contatti� stabiliti da North e Mac-Farlane si basavano esclusivamentesu ufficiali di medio rango e discuti-bili businnessman, come ManucherGhorbanifar o Albert Hakim, a lorovolta controllati, in realtà, dall�intel-ligence iraniana (ironicamente giàanni prima un rapporto interno dellaCIA invitava a diffidare di Ghorbani-far34), dall�altra, non appena questenegoziazioni furono smascheratedalla stampa, il governo iranianosfruttò l�accaduto a proprio vantag-gio e, vanificando il maldestro tenta-

tivo di coprire tutta la faccenda daparte della Casa Bianca, confermòl�intera storia, rivelando particolariquasi farseschi della vicenda, (tra cui

il dono di dueBibbie con dedicadello stesso Rea-gan agli interlocu-tori iraniani daparte della dele-gazione del-l�NSC), ed espo-nendo così al ridi-colo il Presidentee il suo staff35.

L�unico risul-tato positivo otte-nuto da questenegoziazioni fu laliberazione di dueostaggi (su un to-tale di dodici, tracui alcuni rapititra il 1984 e il1986).

Il supporto della CIA ai ribelli af-ghani

Caratteristiche del programmaL�imponente mole di documen-

tazione oggi disponibile permette disostenere che il coinvolgimento dellaCIA in Afghanistan è stata la mag-giore Covert Action, in termini di ri-sorse investite (circa 3,2 miliardi didollari), mai realizzata.

Sebbene già a partire dal 1979l�amministrazione Carter avesse au-

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36 Joe Stork, The CIA in Afghanistan, The Good War, MERIP Middle East Report, no. 141, 1986, pp. 12-13.37 E� importante ricordare che parte di questi fondi, depositati su conti corrente fantasma in Svizzera, ven-nero utilizzati per creare campi di addestramento per i Mujahideen al di fuori dell�Afghanistan, ed anche perfinanziare numerose �Islamic Relief Associations�.38 Mohammad Yousaf and Mark Adkin, Afghanistan: The Bear Trap, Leo Cooper, London, 1992, pp. 78-112.39 Alan Kupermann, Stinger Missiles and US Intervention in Afghanistan, Political Science Quarterly, vol. 114,No.2, 1999, pp.221-235.

torizzato limitate forniture di equi-paggiamenti militari agli insorti anti-comunisti36, fu con Reagan che ilcoinvolgimento USA ebbe una decisaescalation quantitativa e qualitativa.

Fu infatti sotto questa ammini-strazione che la CIA iniziò a investirefondi sia di provenienza interna siadi provenienza estera (in particolaresotto forma di consistenti donazionida parte dell�Arabia Saudita) princi-palmente al fine di acquistare mate-riale bellico di fattura cinese, israe-liana o egiziana al di fuori dell�Af-ghanistan37.

Successivamente queste armi ve-nivano spedite via nave verso Kara-chi o via aereo verso Islamabad, inPakistan. A questo punto la gestionepassava esclusivamente sotto il con-trollo del Servizio segreto pakistano,l�Inter-Service Intelligence (ISI), cheorganizzava e metteva in atto la di-stribuzione delle armi alla resistenzaafghana38.

Il contributo della CIA ebbe unadrammatica escalation nell�aprile del1985, quando Reagan autorizzò laNational Security Decision Directi-ve-166 che affermava esplicitamentela priortà della politica estera USA dispingere i sovietici fuori dall�Afgha-nistan �by all means available�.

Fu sulla base di questa direttivache si decise di fornire ai Mujahideen(sempre tramite l�ISI) armamenti più

avanzati, tra cui sofisticati missili an-tiaerei spalleggiabili a ricerca termi-ca, gli Stingers39. L�Armata Rossa ab-bandonò l�Afghanistan nel 1989, e ilsupporto della CIA alla resistenza af-ghana (che ora si opponeva al regi-me filosovietico di Najibullah), con-tinuò, seppure in misura ridotta, finoal 1992.

Un�analisi costi/beneficiL�azione della CIA a favore dei

Mujahideen afghani, se analizzata at-traverso una prospettiva di brevetermine, può apparire come l�esem-pio perfetto di una azione sotto co-pertura accuratamente concepita,ben realizzata e di successo. Tutta-via, se l�analisi adotta una prospetti-va temporale più ampia, allora leconseguenze di tale programma tra-sformano il bilancio costi/benefici dapositivo a decisamente fallimentare.

Indubbiamente è lecito credereche il contributo della CIA fu un fat-tore importante per la sopravviven-za ed il successo della resistenza af-ghana contro l�Armata Rossa. Tutta-via, sostenere che fu proprio questosupporto, specialmente dopo il 1986con l�avvento degli Stingers, a rap-presentare il fattore-chiave alla basedella decisione dei sovietici di ab-bandonare l�Afghanistan non sem-bra trovare conferma nelle testimo-nianze oggi disponibili. Infatti, trala-

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40 Ibid., pp. 249-253.41 Ahmed Rashid, Taliban, Pan Books, London, 2001, pp. 99-142.42 Steve Coll, Ghost Wars, Penguin Press, New York, 2004, pp. 189-225.

sciando di entrare nei dettagli, è be-ne ricordare che già nel marzo 1985,dopo l�avvento al potere di Gorba-chev, quest�ultimo aveva espresso innumerose occasioni la sua ferma in-tenzione di ritirare le truppe sovieti-che dall�Afghanistan40.

Se ci si sofferma sull�aspetto ope-rativo dell�intero programma, saltasubito all�occhio la decisione dellaCIA di �subappaltarne� la fase finale,ossia la distribuzione delle armi agliafghani, all�ISI. Decisione questa mo-tivata principalmente dalla necessitàdi conservare l�elemento di �plausi-ble deniability�, che era drammatica-mente mancato nell�affare Iran-Con-tra. Di conseguenza la CIA non pos-sedette mai il completo controllo del-l�operazione e, essendo l�ISI il realegestore dei fondi e degli equipaggia-menti destinati ai Mujahideen (che, varicordato, non erano una unica entitàquanto piuttosto un insieme di fazio-ni), fu quest�ultimo a decidere lepriorità e le modalità secondo cui sa-rebbe avvenuta la distribuzione stes-sa. Inevitabilmente più del 65-70%del materiale effettivamente distri-buito venne assegnato alla fazionefondamentalista pro-pakistana diGulbuddin Hekmatyar, il quale, nel1994, divenne uno dei più importantialleati del regime dei Talebani41.

Inoltre è necessario considerareche, a causa della diffusissima corru-zione tra le file dell�ISI, il 20% e l�80%delle forniture militari veniva �scre-mato� ancora prima di raggiungerela guerriglia afghana, incrementan-

do così quel fenomeno noto come�warlordism�, ossia la nascita o ilconsolidamento di �signori dellaguerra� o comunque di altri tipi diorganizzazioni criminali; un feno-meno tuttora endemico in tutta la re-gione del centro-Asia. Per quel cheriguarda la questione della prolifera-zione di armi leggere, è significativonotare che, tra il 1986 ed il 1989, laCIA consegnò approssimativamente1200 missili Stingers all�ISI pakista-no, di cui solo 340 vennero effettiva-mente impiegati in combattimentodalla guerriglia afghana. Quindi,escludendo quei missili che la CIA èstata in grado di ricomprare attra-verso un programma iniziato nel1993 (e costato 65 milioni di dolla-ri)42, numerose stime parlano di al-meno 350 Stingers di cui si è persaogni traccia e che, verosimilmente,possono essere stati venduti sul mer-cato nero.

A riprova di quanto detto, è notoche, nel 1987, da una motovedettairaniana venne sparato uno Stingerche colpì, fortunatamente senza ab-batterlo, un elicottero statunitense;allo stesso modo, il 3 settembre 1992,furono molto probabilmente dueStingers ad abbattere un aereo mili-tare italiano G-222 sopra i cieli dellaBosnia. Ironicamente, è altresì notoche anche i sovietici riuscirono ad ot-tenere alcuni esemplari di Stingersdai quali, attraverso un procedimen-to di �reverse-engineering� ottenne-ro il SA-7 Strela, a sua volta progeni-tore del più efficace SA-14 Gremlin,

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43 Vedi anche Fabrizio Minniti, MANPADS: la minaccia terroristica all'aviazione civile, Analisi Difesa, N.42,2004.44 Rohan Gunaratna, Inside Al Quaeda, Berkley Books, New York, 2002, pp. 72-112. 45 Vedi anche Goodman, Espionage and Covert Action, p .30.

oggi in mano a numerosi gruppi ter-roristici, dall�Iraq alla Cecenia43.

Più in generale, vi è concordanzadi opinioni nel sostenere che la con-seguenza di lungo periodo più nega-tiva per gli USA sia costituita dal-l�impulso che questo Covert pro-gramme potrebbe aver fornito, sep-pur involontariamente, al fenomenodel terrorismo dimatrice islamica.Senza voler ri-percorrere le nu-m e r o s i s s i m eanalisi che giàesistono riguar-do a questo pro-blema, è impor-tante ricordareche per buonaparte degli anni�80 la CIA fornìun esteso sup-porto all�ISI e aiServizi segretisauditi, finaliz-zato alla costitu-zione e all�adde-stramento di una armata compostada volontari provenienti da buonaparte della comunità islamica mon-diale.

Così, i fondi forniti dalla CIA fu-rono usati per promuovere ed ali-mentare il fondamentalismo islami-co in chiave anti-sovietica, ignoran-do, o comunque sottovalutando, lanatura stessa di questo fondamenta-lismo, che oltre ad essere antisovieti-

co si stava sempre più caratterizzan-do come antioccidentale44. In sintesi,non sembra del tutto scorretto rite-nere che quegli stessi individui chevennero addestrati dai Servizi di in-telligence sauditi e pakistani, con ilbeneplacito della CIA, sarebbero poidivenuti parte del network terroristi-co di Al-Qaeda.

A questo proposito basti ricorda-re che tra i più importanti alleati diGulbuddin Hekmatyar vi erano loSceicco Omar Abdul-Rahman, lostesso che, nel 1993, venne arrestatoa New York con l�accusa di cospira-zione e preparazione di attentati ter-roristici sul suolo americano, e Osa-ma Bin Laden45.

Infine, l�assenza di lungimiranzadell�intero programma in Afghani-

da www.checpoint-online.ch/

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46 Per una descrizione di questo problema vedi George Friedman, America's Secret War, Little Brown, Lon-don, 2004, pp. 61-79.47 Goodman, Espionage and Covert Action, p. 32; vedi anche Alexander Cockburn e Jeffrey St. Clair, Il libro ne-ro della polvere bianca: droga, trafficanti, CIA e stampa, Nuovi Mondi Media, Bologna, 2005.

stan, ed il fatto che quest�ultimo fossefocalizzato esclusivamente al conteni-mento dell�espansionismo sovietico,hanno costituito le basi di un gravissi-mo svantaggio strategico che ha limi-tato la comunità di intelligence USAnella sua lotta al terrorismo interna-zionale.

Più precisamente, a fronte delleingenti risorse investite nell�interaoperazione, la CIA da una parte nonvolle (al fine di preservare la �plausi-ble deniability�) e non fu in grado distabilire un proprio indipendente edurevole network di intelligence al-l�interno dell�Afghanistan, preferen-do piuttosto appoggiarsi all�ISI, dal-l�altra ritenne non necessario svilup-pare e mantenere un know-how spe-cializzato sul centro-Asia (linguisti,islamisti, etc.).

Di conseguenza quando, a partiredal 1998, l�intelligence USA identificòcon relativa sicurezza Bin Laden e ilnetwork di Al-Qaeda come i princi-pali responsabili degli attentati in Ke-nya, Tanzania e successivamente sulsuolo americano, gli sforzi successiviper colpirne la struttura e neutraliz-zarne i membri furono in parte vanifi-cati proprio dalla mancanza di �localassets� (agenti, informatori, etc.) dellaCIA in Afghanistan46.

Una conseguenza comune: l�incre-mento del traffico di narcotici

Prima di concludere questa bre-ve analisi, è interessante notare come

entrambi i casi presi in esame, sebbe-ne rappresentino esempi di CovertActions decisamente differenti traloro, siano comunque caratterizzatida una conseguenza comune: undrammatico incremento del trafficodi stupefacenti all�interno e all�ester-no degli Stati Uniti.

Per quel che riguarda l�AffareIran-Contra, numerose evidenzemostrano che l�amministrazioneReagan continuò ad appoggiare at-tivamente i Contras, sebbene esi-stessero prove inconfutabili che laleadership Contra, tra cui il capodei loro Servizi di intelligence, Nor-win Meneses, e il responsabile delleoperazioni paramilitari, EnriqueBermudez, fosse coinvolta nel con-trabbando di cocaina verso gli StatiUniti, al fine di finanziare ulterior-mente le proprie attività47. Più pre-cisamente, non si trattò esclusiva-mente di un caso di tolleranza ver-so il narcotraffico, ma in alcuni casila CIA e l�NSC si adoperarono atti-vamente per ostacolare o depistarele indagini della Drug EnforcementAgency (DEA), del Federal Bureauof Investigations (FBI) e del Dipar-timento di Giustizia, al fine di pro-teggere i loro �local assets� in Nica-ragua, Honduras e perfino negliStati Uniti.

Lo stesso Direttore della CIA,William Casey, intercesse attivamen-te a favore di Enrique Bermudez ilquale, oltre ad essere un leader mili-tare, era anche l�uomo di punta deltraffico di cocaina dell�area di Mia-

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48 Goodman, op. cit., p. 135.49 Alfred McCoy, Mission Myopia, in Craig Eisendrath (ed), National Insecurity. US Intelligence after the ColdWar, Temple University Press, Philadelphia, 2000, p. 134.

mi, e obbligò la DEA a non deciderenessuna indagine sul conto delle at-tività di Bermudez negli USA.

In sintesi, durante il periodo del-l�intervento clandestino USA in Ni-caragua, la CIA e l�NSC si adopera-rono attivamente di modo che il net-work di narcotraffico centro-ameri-cano giovasse di fatto di immunitàlegale all�interno degli States48.

Tale coinvolgimento risulta ancorpiù grave se si tiene conto che in nu-merose occasioni aeromobili facentiparte della flotta privata della CIA,con piloti ingaggiati dalla CIA, ven-nero effettivamente utilizzati per tra-ghettare la cocaina raffinata dal cen-tro-America verso gli Stati Uniti49 .

Quindi non è scorretto affermareche, esclusi quei casi nei quali le mo-tivazioni furono il semplice profittoda parte di elementi corrotti del-l�Agenzia, il contrabbando di cocai-na rappresentò per la CIA un�altrastrada per sostenere i Contras bypas-sando gli emendamenti Boland I e II.

Nel caso dell�Afghanistan, fupiuttosto la mancanza di controlloda parte della CIA sull�enorme flussodi denaro e di armi originariamentedestinati ai Mujahideen, che trasfor-mò progressivamente il confine af-ghano-pakistano nel più importantemercato nero di tutto il mondo.

Inevitabilmente, i vari leaderMujahideen reinvestivano la maggiorparte di questi fondi in quella che,tradizionalmente, era una delle piùimportanti risorse economiche dellaregione: la coltivazione del papavero

da oppio, la cui produzione triplicòtra il 1979 e il 1982. Più precisamente,il denaro fornito dalla CIA e l�appog-gio logistico dell�ISI, permisero aGulbuddin Hekmatyar di divenire ilpiù potente �drug lord� afghano.

Sotto la sua supervisione, circa il40% del territorio coltivabile in Af-ghanistan venne destinato alla colti-vazioni del papavero da oppio, chesi concentravano soprattutto nellavalle di Helmand, dove potevanousufruire di una struttura di irriga-zione che era stata finanziata dallaUSAID, dietro pressioni della CIA.Successivamente l�oppio grezzo ve-niva spedito verso laboratori di raf-finamento in Pakistan, sotto il con-trollo e la protezione del generale dicorpo d�armata pakistano FazleHuq.

Una volta che l�eroina così otte-nuta lasciava il Pakistan, era princi-palmente la Mafia italo-americanache si occupava dello smistamento edella distribuzione. Cifre fornite dal-l�ONU e dalla DEA mostrano che nel1981 i produttori afghani di eroinaconquistarono il 60% del mercatodell�Europa occidentale e del nord-America.

In sintesi, è possibile affermareche in entrambi i casi presi in esame ilruolo clandestino della CIA ebbe, piùo meno involontariamente, un effettocatalizzatore per l�incremento dellaproduzione locale di stupefacenti.

Sul lungo periodo ciò comportòun enorme flusso di cocaina ed eroi-na verso gli Stati Uniti stessi.

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Riflessioni conclusive

Sulla base di quanto precedente-mente affermato, non sembra scor-retto considerare l�Affare Iran-Con-tra e l�intervento clandestino dellaCIA in Afghanistan come due esem-pi pressochè perfetti di quello che lostudioso di intelligence statunitense,Alfred McCoy, definisce come �Mis-sion Myopia�.

In entrambi i casi, infatti, azionisotto copertura finalizzate al rag-giungimento di obbiettivi a bre-ve/medio termine furono foriere diconseguenze estremamente negati-ve per il loro iniziatore, ossia gli Sta-ti Uniti.

Nel caso Iran-Contra, un insiemedi fattori comportò che i pochi benefi-ci raggiunti furono surclassati quasiimmediatamente dai costi dell�opera-zione e dalle conseguenze negative.Tutto questo, sommato alla disastrosagestione della crisi nel momento incui l�intera operazione perse l�ombrel-lo della segretezza, fa sì che l�AffareIran-Contra possa essere ritenuto lapeggiore Covert Action USA in termi-ni di rapporto costi/benefici.

Per quel che riguarda il coinvol-gimento della CIA in Afghanistan, èinteressante notare il netto contrastoesistente tra gli innegabili risultatipositivi ottenuti nel breve periodo ele conseguenze estremamente nega-tive generate sul lungo periodo daquesta operazione.

Più precisamente, al fine di otte-nere il ritiro sovietico dall�Afghani-stan, gli Stati Uniti furono correspon-sabili dello sviluppo e dell�organizza-zione di quel fondamentalismo isla-mico (peraltro già esistente) che non

solo è divenuto successivamente laminaccia primaria per gli Stati Unitistessi, ma continua a rappresentare ilprincipale fattore destabilizzante peri più importanti alleati islamici degliUSA, come il Pakistan, l�Egitto ol�Arabia Saudita, nell�attuale �War onTerror�. In sintesi, l�intervento dellaCIA nel conflitto afghano permiseagli USA di ottenere una �vittoria tat-tica� contro l�Unione Sovietica, alprezzo di un enorme pericolo per iloro futuri interessi strategici.

Infine, è importante ricordareche i �covert programmes� dell�am-ministrazione Reagan, sia in centro-America sia in centro-Asia, genera-rono un effetto collaterale comune,ossia il decisivo incremento del traf-fico mondiale di stupefacenti.

Incremento che fu alla base di quel�drugs boom� che si verificò in Europae negli USA tra gli anni �80 e �90.

Da questa breve analisi è altresìpossibile individuare almeno quat-tro ordini di ragioni che hanno de-terminato un tale fallimentare bilan-cio costi/benefici in entrambe le Co-vert Actions prese in esame.

� Presenza di eccessivi condiziona-menti di carattere ideologico oemotivo che contribuirono decisi-vamente a determinare la prioritàdegli obbiettivi delle Covert Ac-tions, nonché influirono nelle rela-tive analisi di fattibilità. Sia Reaganche Casey sovrastimarono la mi-naccia dell�espansionismo sovieticoe, pertanto, un contro-intervento inNicaragua o in Afghanistan venneconsiderato come un�azione indi-spensabile per preservare la sicu-rezza degli Stati Uniti e l�equilibrio

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strategico nei confronti dell�UnioneSovietica. Nel caso Iran-Contra, seda una parte tale componente ideo-logica portò alla sovrastima dellereali capacità del Contras, dall�altrail coinvolgimento emotivo portòl�amministrazione Reagan, in parti-colare lo stesso Presidente, ad auto-illudersi sulle intenzioni degli in-terlocutori iraniani. Più in generale,nel decidere entrambi i covert pro-grammes, sia Reagan che Caseynon considerarono analisi o opinio-ni discordanti, peraltro esistenti.Basti citare, ad esempio, la sfiduciache il vice-direttore della CIA, Ro-bert Gates, nutriva nei confrontidegli esiti dell�intervento clandesti-no in Nicaragua. Allo stesso modonon venne dato peso né alle per-plessità della CIA su Gorbanifar, nèal parere negativo da parte del Pen-tagono sulla fornitura degli Stin-gers ai Mujahideen.

� Mancata previsione di strategie al-ternative nel caso in cui l�ombrelloprotettivo del segretezza fosse ve-nuto a mancare. Nell�Affare Iran-Contra questa mancanza divennegravissima, in quanto ambedue ifronti dell�operazione divennero dipubblico dominio quasi simulta-neamente. Ironicamente nel casodell�Afghanistan la ricerca minu-ziosa dell�elemento di �plausibledeniability� portò a una delegaquasi completa a favore dell�ISIpakistano, vanificando, di conse-guenza, il controllo della CIA sul-l�intero processo. Complessiva-

mente, dall�analisi di queste dueoperazioni si può trarre una im-portante conclusione: nel concepi-re una Covert Action, specialmentese di considerevole entità, gli Or-ganismi di intelligence dovrebberoassumere che ad un certo stadiol�ombrello protettivo della sicurez-za possa venire, parzialmente o in-teramente a mancare. Innegabil-mente, un programma clandestinorichiede che l�Organismo promo-tore debba intraprendere le oppor-tune misure affinché ogni informa-zione sia debitamente �comparti-mentalizzata� e che i differenti at-tori coinvolti rispondano al concet-to �need to know�, ossia agiscanoesclusivamente sulla base di infor-mazioni strettamente necessarie.Tuttavia, è comunque fondamen-tale la previsione di �worst-casescenarios� sulla base dei quali an-dranno stabilite strategie alternati-ve. Tenere conto di tali possibilità,ed eventualmente ridimensionareil programma originario, è sicura-mente meglio che improvvisareuna strategia di �contenimentodanni�. In generale, come ricordaMark Lowenthal, più una azionesotto copertura rimane limitata (intermini sia di risorse investite, siadi obbiettivi prefissati), più faci-le risulta per il suo promotoremantenerne la segretezza50. Neconsegue che, laddove crescel�entità di tali azioni, come nelcaso di operazioni para-milita-ri, allo stesso modo diminuiscela possibilità di conservarne la

50 Lowenthal, Intelligence. from Secrets to Policy, p. 133.

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51 Per un resoconto dettagliato vedere la relazione dell'allora vice-direttore della CIA Robert Gates presen-tata al comitato di conrollo sull'intelligence del Senato, il 17 settembre 1991, Hearing before the select Commit-tee on Intelligence of the U.S. Senate, 102 Congress, 1st Session, U.S. Government Printing Office,WashingtonDC, 1992.52 Treverton, Covert Action. The Limits of Intervention in the Postwar World, p. 217.53 William R. Farrell "The National Security Council and the Iran-Contra Crisis" in Neil C. Livingstone andTerrelle E. Arnold (Eds) Beyond the Iran-Contra Crisis: The Shape of U.S. Antiterrorism Policy in the Post-ReaganEra, Lexington Books, Washington DC, 1988, pp. 23-38.

copertura. Come era già statodimostrato dalla precedente espe-rienza della comunità di intelligen-ce USA nell�episodio della Baia deiPorci (1961), operazioni para-mi-litari di vasta scala difficilmen-te possono rientrare nella cate-goria delle Covert Actions.

� Assenza di chiarezza per quantoriguarda gli attori da coinvolgere,le loro qualifiche e relative respon-sabilità, i loro rapporti in terminigerarchici, e la cornice politico/isti-tuzionale entro la quale inserire ilprogramma clandestino. Soprat-tutto nel caso dell�Affare Iran-Con-tra, buona parte della gestione del-l�operazione fu affidata a persona-le dell�NSC, spesso inesperto inquestioni d�intelligence e imprepa-rato a lavorare con informazioni ditipo riservato, violando così le pro-cedure costituzionali relative allagestione delle Covert Actions, tra-dizionalmente riservate alla CIA.Non solo Oliver North mancavadella necessaria esperienza nelcampo delle relazioni internazio-nali, nelle problematiche relativealle Covert Actions e nelle questio-ni relative al centro-America, ma,grazie all�appoggio personale diCasey, ebbe accesso illimitato allerisorse e all�expertise della CIA,senza dover seguire la consueta

scala gerarchica e al di fuori deimeccanismi di controllo del Con-gresso51. Complessivamente è pos-sibile sostenere che alla base diquesto fallimento vi era una evi-dente incoerenza tra la politica uf-ficiale dell�amministrazione Rea-gan e la sua azione clandestina. In-fatti, come ricorda lo studioso d�in-telligence statunitense, GregoryTreverton, un segnale d�allerta perquanto riguarda i possibili rischi diuna covert action è rappresentatodalla risposta alla questione se taleazione clandestina sia o meno innetto contrasto con la politica uffi-ciale del suo promotore52.Se così è,come nel caso della vendita di ar-mamenti da parte degli USA a fa-vore dell�Iran, allora è assai impro-babile che l�intera operazione pos-sa sopravvivere alla perdita del-l�ombrello protettivo della segre-tezza. L�amministrazione Reagansi dimostrò, all�opinione pubblicainterna ed internazionale, comepiena di contraddizioni, sostenen-do pubblicamente un certo tipo dipolitica e, allo stesso tempo, pro-muovendone una totalmente di-versa per vie clandestine. E� signi-ficativo ricordare che il 30 giugno1985 Reagan dichiarò pubbica-mente che �The United States gi-ves terrorists no rewards and noguarantees�53. Ironicamente, tre

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settimane dopo egli autorizzò lavendita di armamenti all�Iran, unostato denunciato più volte dallastesso Dipartimento di Stato USAper i suoi legami con il terrorismointernazionale.

� Mancato controllo completo delprogramma, dalla sua fase di idea-zione fino alla fase di implementa-zione finale. In particolare nel casodell�azione clandestina in Afghani-stan, il ricorso a �terze parti� risultòcontroproducente, soprattutto intermini di risorse investite. Si ricor-di infatti che nel momento in cui ifondi della CIA venivano prelevatidai conti in Svizzera, passando sot-to la gestione dell�ISI, l�Agency per-deva ogni controllo sul loro realeutilizzo. Di conseguenza, non con-trollando la fase di attuazione dellaCovert Action, la CIA non poteva ri-cevere nessun tipo di feed-back uti-le, sia per la valutazione della realeefficacia dell�intera operazione, siaper l�elaborazione di possibili sce-

nari futuri. Più in generale, da que-sta analisi viene confermata una di-cotomia già individuata da Lowen-thal: se da una parte i decisori poli-tici, tenuti a decidere sulla messa inatto di particolari azioni sotto co-pertura, tendenzialmente possiedo-no una visione ristretta ai terminidel loro mandato, è altresì vero chegli organismi di intelligence di unoStato dovrebbero necessariamenteoperare con prospettive temporaliestremamente più lunghe.

In conclusione, tenere conto ditali problematiche da parte dei deci-sori e degli operatori dell�intelligen-ce risulta indispensabile, al fine dievitare che una azione sotto copertu-ra, da versatile strumento a disposi-zione del potere discrezionale delloStato, complementare e assoluta-mente non sostitutivo delle azionitradizionali, si tramuti in un proces-so dispersivo, inefficace e spessoestremamente controproducente sullungo periodo.

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STORIE DI CASA NOSTRA

Intrecci malavitosia Napoli e dintorni

�Mi volete dare la sacca?�.�� e che pesa? Dieci anni di car-

�Pascà, Pascariello bello, song�io�.

�Totò, a� faccia to-ia, comm�staie? Sem-bri n�auciello�.

�Voi state bene,Pascà, io sono dima-grito, voi state ca�panz� �nnanz, sembra-te nu�re. Si sta� buonint�o carcere�!�.

�State zitto, cum-parie�, non iastematemo� che sono appenaarrivato�.

�E io sono qui perportarvi a casa. Cun-cetta ma dit� che arri-vavate e io sono qui aportarvi a casa��.

�Bontà vostra��.

Il racconto presenta un�esperienza camorristica che sintetizza i possibili destini di ungregario animato da dubbi, rancori e aspettative, dopo la scarcerazione. Pur se è illumi-nata una parte, nemmeno la più indicativa, della figura camorrisica, comunque emergela diffusa concessione dei capi al tradimento e alla �tragedia�, che rende il quotidianomafioso insidioso e indecifrabile. Si confrontano vecchi tipi di criminalità, spesso vitti-me di un reducismo inconvertibile, e nuovi modelli di banditismo, entrambi in cerca dipotere, sebbene simbolicamente ritratti nel rapporto padre/figlio, frutto dei propri tempie spesso vittime della stessa camorra che alimentano. Sullo sfondo i paesaggi diversidelle �Vele� e di Forcella, così lontani eppure bagnati dallo stesso sangue.

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cere non fanno molliche. E� dentro lapancia che bolle l�arraggio, come lepene di Sant�Antonio� Iamm� bell,Totò, iamm bell�.

�Pasca�, vulite fa� due chiacchiereo vi porto��.

� A casa, Totò, a casa� purtam acasa� poi ci virimmo�.

�Pascà, Cuncetta si è trasferita ale Vele� sapete, Forcella non era piùsicura e gli amici gli hanno offertodue mura li�, da don Ciruzzo�.

�All�anima soia. O� saccio, lo so.Portami a Forcella e poi a casa� o addo� sta sta� sfaccimm e casa�.

Pasquale ha portato la sua For-cella nell�anima, durante i quindicianni di carcere duro.

Era Forcella di quand�era bambi-no, gomitolo di vicoli e di fame. Fa-me che invadeva lo stomaco� il cuo-re�, che faceva crescere pensieri ne-ri come il fumo di Bagnoli.

Di quei vicoli sapeva i segreti e leschifezze. Aveva anche imparatol�odore leggero e volubile della ric-chezza e del potere.

Tra le sbarre di ruggine e rancoreaveva pensato spesso alla sua storia.

I siciliani, le sigarette da Tangeria Napoli, le paranze attrezzate perscaricare un mare di sigarette, i mo-toscafi, il lotto clandestino, le rapinee il pizzo� poi la guerra, inattesa,non voluta.

Cutolo e i suoi sono stati un tem-porale estivo� sarebbero stati un di-luvio universale se solo�.

Eppure� Lui aveva resistito,non aveva accettato la mano tesa delprofessore di Ottaviano, l�unico redella camorra che avrebbe potuto fa-re della Campania una Sicilia anche

più prosperosa. Avrebbe potuto faredella camorra la mafia più forte.

Lui era rimasto accanto al suo ca-po. Con lui aveva fatto rapine, avevaucciso, aveva abbandonato le aule ditribunali con tante scuse di cancel-lieri e sbirri.

Aveva condiviso tutta la vita delsuo capo, i suoi giorni si erano persiin quelli di Luigino, come la sorgentenel fiume in piena.

Quando lo vedeva.. con la suagiacchetta profumata di donne echampagne� quando lo vedeva sal-tare da una festa ai vicoli insangui-nati, con quel sorriso indecifrabile,lui era fiero di seguire l�ombra, si sa-rebbe fatto scarpa ai suoi piedi.

Dalle rapine alla camorra. Eranella banda di scugnizzi che si pre-stava per i lavori sporchi e rumoro-si dei grandi capi, insieme a Luigi-no, poi la svolta. Era sparito ilmammasantissima. Succede sem-pre così quando un boss muore o fi-nisce in carcere: a Napoli lo spaziovuoto si occupa subito. Come quan-do, da bambino, bastava che unodei fratelli più grandi andassero a�Poggioreale� o a fare il militare,che un attimo dopo lo spazio sem-brava esplodere, il materasso si di-latava, il cotone s�allargava e si po-teva allungare il piede nelle orenotturne senza sbatterlo in faccia aqualcuno. Quello spazio conquista-to non si sarebbe più perso, a costodella vita.

Così nei quartieri la scomparsadi un boss addolora, poi le bande cheprima erano orgogliose di fare i gre-gari diventano tigri. I guaglioni cre-scono in fretta e con una violenza

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inusitata pretendono un posto alsole.

Era stato così per Luigino, che,investendo il denaro acquisito neldopoguerra con il contrabbando in-sieme agli americani, aveva acquisitouna posizione di prestigio e conqui-stato i quartieri del centro.

Dominava incontrastato e ascol-tato non solo dai boss: tutta Napolitemeva la grazia sanguinaria e alcontempo era affascinata dalla suasinuosa generosità partenopea.

Pasquale, contrabbandiere e pre-done, era diventato il braccio destrodi Luigino e dei suoi fratelli. Godevadi quel privilegio che lo inebriava,che lo faceva sentire �qualcuno�.

Quando passeggiava per le viedel centro, si sentiva un principe.

Poi l�ammuina. Quando Luiginoe i suoi alleati si erano convinti diaver sconfitto Cutolo e di poter do-minare ancora più forti, proprio allo-ra il mondo si rovescia.

�Sott� en� copp�. E guardie dap-pertutto. Dalle stelle alle stalle�.

E� così la vita, aveva pensato incarcere. C�è qualcuno che si diverte aconfondere i destini e a tagliare il filoproprio quando la tela sta� finendo lasua fatica, sta� dandosi un senso. Nelgioco del potere i capi crollano, comese Napoli alla fine chiedesse il contosalato e offrisse sempre nuovo spa-zio alle urlanti furie che voglionoemergere.

Luigino, però, non aveva saputocadere. Aveva collaborato alla giusti-zia. Molti lo avevano seguito. Tutti avociare, come se lo stomaco non trat-tenesse più niente�non lo avrebbemai creduto, eppure non avevano ri-

sparmiato parenti e amici.Così anche lui fu arrestato in una

mattina di caffè bruciato� maledet-ta giornata�.

Sulle carte firmate dal giudice econsegnate da uno sbirro pallido esmunto aveva letto l�infamia delsuo capo, il segno di un abbandonopiù feroce del sangue. Luigino ave-va raccontato �alla legge� tutti queisegreti delitti di cui erano fieri e cheli avrebbero dovuto legare per sem-pre.

Lo avrebbe ucciso con le sue ma-ni.

Ancora ora sente la fitta di dolo-re, i denti si stringono come segaspuntata e la mascella tradisce unmorso di rabbia.

Cammina con la sua sacca per levie di Forcella, sulle lastre di basaltobutterato su cui un tempo i tacchidelle scarpe suonavano il ritmo fre-netico della gente e oggi le scarpe daginnastica coprono di silenziosa am-biguità, come se la gioventù chiasso-sa non voglia lasciare orme, illusionedi una direzione.

Quante volte si era salvato perce-pendo l�anomalo suono delle scarpesulle lastre scure del pavimento...! Si,perché il killer cammina portando lamorte sulle spalle, si affretta nervosoe ansioso di lasciare la scia di sanguelontano da lui, urgente di disfarsenee cercare scampo altrove. Il passodella morte è senza musica, freneti-co, ossessivo, impaurito...!

Immerso tra queste sensazioni,scivola nei vicoli, nel clamore del

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mercato, tra i fili della luce arrampi-cati nei densi vuoti che separano ipalazzi decadenti.

Riconosce nei profili sbarbati deiguaglioni i tratti di tanti amici, ditroppi nemici.

�Saranno i figli, i nipoti��.Studia rapidamente il movimen-

to, il loro vagare inutile e spocchioso,i pantaloni calati, lo sguardo ebetenaufragato in pulpiti improvvisati diragazze.

�Non sempre i figli sono miglioridei padri...�. Il pensiero corre a suofiglio, si perde, rimosso.

�Non è Forcella senza Luigino,quel cornuto...�.

Si sorprende di quelle parole ca-dute dalla sua bocca.

Eppure, dietro la rabbia, senteforte il disagio per il cambiamento diForcella. E�cambiata. Cambiata. E�cambiata l�acqua in cui torna a nuo-tare. Non gli piace.

�Totò iammucenne, portam� a ca-sa, Totò che sfaccimm succer?�

�Pascà, Luigi non c�è più. Hamesso schifezze in faccia alla fami-glia. So� scesi a copp�, i Mazzella, nonc�è pace e non c�è spazio. I guaglionisono mosche intorno alla munnezza.Lo sai� guaglioni che corrono e cor-rono e non sanno dove vanno. Piglia-no e sparano, arrobbano, scippano,pigliano su di tutto. Mazzella li la-scia fare e li illude che c�è un futuroper loro�.

�Chi cummann?�.�Sono cambiate le cose. Non si

comanda come un tempo, come nure�. Mo� so� commercianti, controlla-no le piazze, quella schifezza, la dro-ga, è peggio delle sigarette, fiumi di

soldi e piombo. Oggi comandano iMazzella che però mica vivono qui.A Forcella lasciano i loro uomini, acontrollare lo spaccio, il lotto, leestorsioni. Il resto... se ne fottono.Scugnizzi scippano, menano, ruba-no, e loro da fuori lasciano fare, sinoa quando non esagerano, allora lifanno trovare sotto al cavalcavia conuna busta sulla faccia. E� n�ammui-na�.

�Totò, i Mazzella non sono tuttidentro..?�.

�Ci sono i figli, i nipoti� Poiogni tanto qualcuno di pesante esce,un indulto, un errore sulla pratica,insomma, per camurria questi esco-no e allora cambiano gli equilibri, si-no a quando non vengono arrestatidi nuovo. Oggi ci sono i giovani�Non sono come i padri, ma portanoil nome. Lo vogliono portare comefosse loro e non dei loro genitori. Glialtri non ci stanno e allora si fa laguerra. Napoli è tutta na� guerra�.

�Ci hanno messo tutti dentro enon sanno che i giovani sono anchepeggio��.

�No, Pascà, scusate, non peggiodi noi. Forse loro sono uguali a noi,ma è Napoli che è cambiata, è la stra-da che s�è fatta storta�.

�Totò non facimm� filosofia. Quicome ovunque uno deve comandare,se no� è caporetto�.

�Lo sanno tutti, ma ognuno vuo-le fare il capo. Troppi capi, nessuncapo.�.

�Ma qui, al centro, che succe-de?�.

�Succede che ogni zona ha i ram-polli dei vecchi capi contro gli scis-sionisti. Poi scissionisti lo dicono igiornali, perché so� tutti i fedeli dei

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capi che non ci stanno a lasciarsisfottere dai giovani che hanno vistocrescere e che non sono certo come ipadri. Pascà, a Napoli non siamosotto o� re, siamo una repubblica,non è che morto il capo deve suben-trare il figlio. Chi lo dice? Sale il piùforte. Non è stato sempre così?�

�Andiamo a casa�.�

Le Vele sono il deserto di case edi strade senza uscite. Quegli arditimonumenti che pretendono di acca-rezzare il cielo, sembra lo trattenga-no tra le dita e lo spingano nel cumu-lo di immondizia che zavorra a terra,che ricorda chi siamo e che dobbia-mo diventare, moderna polvere del-l�umanità.

�Madonna mia, chi è chillu ma-lomm�ca� fatta na� cosa accussì chia-vica? Chi ha portato acca� muglie-rem? E io dovrei stare qui? Ma chi hafatto questo orrore? Chi cummannca�?��

�Ciruzzo. Ma anche �loro�. Losai: l�Alleanza. Non sono forti comeprima. L�Alleanza era forte e ancoraora i capi, dita di una mano, unitidalle mogli che sono sorelle, hannosempre la furia leonina di conquista-re Napoli! Non ce l�hanno fatta, maci provano sempre, sotto sotto, piùsubdoli, tirando il sasso e nascon-dendo la mano.�

�Ciruzzo ha fatto nu� burdell��.�Qui, Ciruzzo era libero. Questa

era una frontiera in cui sia i secondi-glianesi sia gli altri stavano buoni efacevano affari con la droga. Mo� i fi-gli di Ciruzzo si so� sfottuti metten-dosi contro gli amici più vecchi. Vec-chi ma furbi, si fottevano la droga

che arrivava dalla Spagna. Un siste-ma parallelo. I ciruzielli se so� ncaz-zati, ma non ti puoi arrabbiare se nonsei forte abbastanza. Non insegnavaquesto Nuvoletta ai bei tempi?�

Concetta non è cambiata. Eppuresembra più pallida lontana da For-cella, come se le Vele abbiano scolo-rito i suoi occhi.

Pasquale non è contento.�Cunce� perché prima si poteva

stare a Forcella e mo� no?���Perché eravamo la famiglia di

un capo. Ora dobbiamo chiederel�elemosina?�

�E� passato il tempo nero�.�Perché, mo� tu chi si�?�.�So� sempre io��.�Intanto o� pane lo porta Dona-

tello. E� bravo chillu figlio. E� bella a�creatura. Si da da fare ed è amato, daste� parti�.

�Cunce� si torna a Forcella��.�Io resto ca�. Ci sono i soldi, qui.

Ciruzzo vuole bene a Donatello��.�Ciruzzo non vale na� moneta.

Nemmeno una di quelle che buttava-mo in faccia ai morti uccisi��.

�Lui è il capo, Pascà, lui è il ca-po�.

Anche il figlio lo disturba, con leidee di una camorra nuova, veloce,rapida, moderna.

Lui controlla una piazza delquartiere, dove la droga si vende co-me con una macchinetta, sfornandopacchetti di euro da far girare la te-sta.

Dietro di lui squadre di minoren-ni che fanno la vigilanza, che infor-mano sui clienti o sugli sbirri.

A Forcella era così, ma alle Vele

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la cosa lo stupisce e sembra piùsquallida.

Lo spazio aperto delle Vele e legrate che chiudono le piazze dellosmercio danno un senso di vuoto, diburocratico, di svilente.

Pasquale pensava di contare sulfiglio per tentare di riprendersi qual-che soddisfazione.

Si rende conto che è solo. Il figlio

è ormai preso dal vortice dei suoi af-fari.

Donatello guadagna diecimilaeuro al mese per controllare unapiazza che serve cocaina come unamacchinetta. Un assistente socialevoleva farlo lavorare in una coopera-tiva per mille e trecento euro. Era fe-lice, l�assistente. Donatello l�avevaguardata come se parlasse giappone-se.

�Mille e trecento euro, una fame,per fare che? Sgobbare a raccoglierepomodori o fragole? A rompermi leossa? Per tornare a casa lercio di la-voro �sporco�? Io faccio la vita, ri-schio, ma vivo�vivo�senza l�ele-

mosina dello Stato�.

Arriva il momento che attendevala �chiamata� dei Sirno.

�Don Pasquale, vi trovo bene,avete la faccia di nu� surice che vedela luce� un po� smarrito ma con gliocchi lesti� Vi ricordate di me, donPasca�?�

�Eccome non mi ricordo? Mi ri-cordo pure a vostrozio, buonanima, neabbiamo fatta di stra-da insieme! E� passatotanto tempo�.

�Per noi il temponon passa, non esi-ste�

�Sono cambiatetante cose e molte misembrano na� feten-zia�.

�No, don Pascà,mo�la munneza è ch�ellache siamo, comm� a�munnezza passata erach�ella ch�eravamo. Il

mondo cambia e noi appresso a�iss�.�Don Roberto che volete?��No, don Pascà, che volete lo di-

co io. Voi siete un uomo di rispetto,il carcere smussa, logora, ma noncambia... Voi comandavate quandoio ero guaglione e� bottega. Eravateo� mast�. Ora siete uscito e tutti sichiedono dove vi mettete. Certo,non fate sacrestia, perché chi è abi-tuato a dire messa non si mette a fa-re il chierichetto� solo che le cosesono cambiate. Qui per uno starnu-to soffiato nel fazzoletto sbagliato siprende la polmonite e l�olio santo�.

�Voi che volete?��Vi spiego prima la storia cum-

foto ansa

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storie

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m�è. Io, i Mazzella e Peppe ci siamodifesi contro l�Alleanza e ci siamofatti strada. Mo� Peppe è in galera ei nipoti non sono buoni. Così i vec-chi amici di Peppe si sono messicontro gli attuali capi. Mazzella hafinto di essere neutrale ma, sottosotto, gli ha fatto comodo favoriregli scissionisti. Così il gruppo diPeppe e pure gli scissionisti sonostati uccisi o arrestati e ora Mazzel-la è rimasto solo a comandare. Purenel quartiere di Luigino, che è quel-lo tuo, ha fatto la stessa cosa. Un ni-pote si è sposato una parente diLuigino e quando non c�erano piùcapi, perché stavate tutti dentro, al-lora questo giovanotto ha visto be-ne di alzarsi e di comandare. In-somma, i Mazzella ci stann� puliz-ziann� a tutti quant�.

�E voi?��E noi siamo stati impegnati�

diciamo, a cercare una nuova via agliaffari� Una via verso il nolano, do-ve il sistema è più forte assai e gli af-fari non si contano. Non è fatto di ra-pine o di droga. Ci stanno imprese,commercio, conoscenze� Insommasott� o� Vesuvio ci stava o futuronuostr�. Ma ci hanno ucciso tutti gliamici, perché quelli di là hanno a� ca-pa tost� e non li fotti. Così abbiamopensato che� visto che i Mazzellaora anche loro sono in carcere� beh,allora si può dare un�occhiata versoil centro��.

�E a me che m� ne trase?��Non volete vedere un poco di

pace nei quartieri vostri?��E chi mi manda?��Vi mandiamo noi, e facimm� nu

sistema chiu� megl� e prima. Voi chedite?�

�Che si può fare�.�Ah� vostro figlio è un ragazzo

con la testa dura. Un bravo ragazzo,ma si dice che sta con Ciruzzo, e og-gi questo, visto che Ciruzzo è dint� ocarcere e hanno iettat� pure a chiave,questo significa che è vicino ai Maz-zella. Ora� che vi devo dire? Cer-cate di non fare ammuina a casa vo-stra� se potete...�.

Pasquale si mette al lavoro. Nonè difficile ricostruire la tela, bar do-po bar, con i suoi tacchi rumorosisul basalto di Forcella. Non è diffici-le lasciare le Vele, per tornarci con latesta alta, a prendersi la famiglia eportarla nel suo regno di boss.

Non è difficile trovare squadre diguaglioni con la voglia di trovare unnuovo spazio, con il grilletto facile,con il naso arrossato dalla cocaina.

�Gigì, voglio sapere tutti quelliche stanno con i Mazzella� vogliosapere quelli che si sono voltati dal-l�altra parte, quelli che hanno duefacce, come San Matteo��.

�Pascà, ci sta pure Totò e Mara-no�.

�Chillu curnut� è venuto sotto iltreno a pigliarmi per portarmi a ca-sa��.

�E� stato sempre vicino alla fami-glia vostra, quando aveva bisognonon si è scordato di voi��.

�Ha fatto il dovere suo��.�Ha salvato pure vostro figlio,

quando aveva preso una strada stor-ta��

�Poi, però, l�ha lasciato nelle ma-ni di Ciruzzo�.

�Ciruzzo all�epoca era fuori dallaguerra, vendeva la droga a tutti e

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due gli schieramenti, è stata una si-curezza��.

�E con questo cosa volete dir-mi?�

�Che potete magari mandarlo achiamare, chiarire, vedere se si mettedi traverso oppure vi segue��.

�Con quest�aria che fete, e ci met-tiamo a chiedere favori? Chiamalo,digli di venire sotto il cavalcavia chegli devo parlare. Fai trovare i ragazzilì� armati�non deve scendere dal-la macchina��.

Tradire a favore della polizia sa-rebbe una fortuna. Spesso, però, sitradisce con il nemico, e allora èpronto nu�aut�.

Totò confidava nell�amico Pa-squale uscito e subito bravo a recu-perare i vicoli di Forcella. Magaril�avesse chiamato. Magari poter tra-ghettare con lui. D�altra parte nonaveva assistito suo figlio nei momen-ti di difficoltà, tanto che Donatello lochiamava zio?

�Totò, finalmente! Era tempo chevi cercavo!�

�Di questi tempi non ci si muovevolentieri, anche se sapete quale siail mio rispetto per voi! Ma cosa vimuove da queste parti?�

�Sapete com�è, abbiamo un �fer-mo� dalle parti nostre. Così pensava-mo di sistemare un poco le cose alcentro��.

�E Mazzella che dice?��Cosa volete che dice? Conserva-

te il posto in caldo, dice. Sapete chenoi siamo una stessa cosa, noi, Peppee i Mazzella�quando escono il po-sto è loro��.

�Cosa posso fare per voi?�

�Cerchiamo un referente per iquartieri� Una persona affidabileche ci curi con onestà la situazio-ne� Sapete, c�è l�amico vostro, donPasquale, si è messo in testa di co-mandare a dispetto nostro e di Maz-zella. Pensate, cerca quelli vicino aiMazzella per eliminarli a uno auno��.

�Lui? Ma che dite?��Chiedete a Ciccio Furfariello,

quello se la canta se gli mettete unpo� di fregola. Qualche squadra èpronta ad agire sotto il cavalcavia,domani sera. Oggi vi inviteranno alcavalcavia� stateve accuort�.

�Ciccio Furfariello? Quello chestava con l�Alleanza e poi è passatocon noi?�

�Chi tradisce una volta tradiscesempre��.

�Chill� son� e� campan�, curnut!�

Furfariello parla. Ha sempre par-lato, nella sua vita di camorrista. Par-la con gli sbirri, e non riesce a fer-marsi. Se non viene fermato è lì che licerca. Furfariello ha paura di tutti equesto lo rende coraggioso. Improv-vido.

Furfariello è una foglia che cadeogni inverno e in ogni primavera ri-fiorisce.

Furfariello conosce le armi e sauccidere meglio di chiunque altro.

Tutti lo conoscono e lo usano perquello che è: un killer e un confiden-te.

Può essere utile chi non sappiatenere la bocca chiusa.

Può essere anche fatale.

Furfariello parla e dice quello chesa.

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Non dice, però, di sapere poco emale.

Non sa che la chiamata per Totòviene da Pasquale.

Per questo Totò è arrabbiato e de-cide che è giunto il momento di ap-profittare della situazione e di pren-dere lo scettro anche lui� foss�ancheper un momento.

Lo vogliono uccidere.Ora risolve questo problema, an-

che ingraziandosi gli amici di Maz-zella e di Peppe.

Così poi si può dedicare a Pa-squale, a fargli capire che l�aria ècambiata e che potrebbe dividersiForcella con lui. Magari prendendosicon loro anche Donatello, che Pa-squale non conosce. Perché lui nonsa che Donatello sta facendo il salto.Che è un camorrista buono e che Ci-ruzzo e i Mazzella lo vogliono farcrescere.

Sotto il cavalcavia Furfarielloporta la squadra di Pasquale.

C�è pure Pasquale nella macchi-na, seduto dietro, con il finestrinoaperto, assaporando l�aria di una Na-poli malata come lui.

Negli occhi la voglia di potere. Aqualunque costo.

Non pensa a Totò.Non pensa ad altro che alla vo-

glia di scrollarsi le sbarre del carcere,la rabbia di trovare un quartiere di-verso che non riesce a mantenere trale dita.

Pensa alla possibilità di diventa-re un capo.

Pensa, o sogna, che dopo �loro�,dopo Peppe e i Mazzella c�è postoanche per lui. Per don Pasquale.

Totò sembrava un aucielluzz�, al-la stazione.

E� sempre stato un perdente, lui.

Dietro il cavalcavia la notte è piùfonda. La macchina arriva con i farispenti. Gravida di morte.

Totò aveva promesso a Furfariel-lo di lasciarlo vivo, sparando a bru-ciapelo ai suoi compagni quandofossero scesi dall�auto.

Totò aveva paura di non farcela. La violenza è proporzionale alla

paura di fallire. Come il tradimento,rosario che sgrana i suoi nodi di fol-lia.

Per questo inizia a sparare appe-na l�auto accenna a fermarsi.

da www.avoe.org/

Quartiere Le Vele

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I mitra illuminano la notte, il ru-more ripetuto è un�ossessione.

Donatello è il più bravo.Ha la furia del novizio, di chi ab-

bia voglia di tornare alla sua piazzacon la forza del sangue versato, ri-vendicando il valore conquistato sulterreno.

E� il suo tempo, pensa. E� il tem-po dei giovani, diversi da suo padre,

diversi dai capi arrestati e ancorati aun potere che sfugge�

E� il primo lavoro� non sa nem-meno chi deve uccidere� non li ve-de nemmeno� spara nel mucchio�per zio Totò, soprattutto per quelliche vogliono comandare il Centro eche hanno promesso maggiore spa-zio�

E� la sua ora�

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La Rivista propone in questa Rubrica un documento d�archivio che certifica unospaccato della situazione socio-economica e criminale di Torre Annunziata, nei primianni del Novecento, attraverso una relazione della Sottoprefettura di Castellamare diStabia. In esso si individuano i rischi devianti dell�area e si ricercano soluzioni d�inter-vento adegauate alla prevenzione e repressione del fenomeno.Lo scritto, oltre che rappresentare una preziosa testimonianza delle locali dinamiche so-ciali ed economiche, analizza l�evoluzione del crimine camorristico e i possibili danniprodotti dall�attività parassitaria dei clan allo sviluppo competitivo di molte aree dellaCampania. La richiesta, poi, avanzata dalla Sottoprefettura all��Onorevole Ministero�,per aumentare la presenza delle Forze di Polizia al fine di un più efficace controllo del-le aree �strategiche� del comprensorio (quali il porto, la stazione ed il centro storico, incui si concentravano e si concentrano, tuttora, le più qualificate attività socio-economi-che e criminali), ripropone la sensibilità istituzionale nel cercare - allora come oggi- so-luzioni, anche strutturali, per risolvere il problema camorristico, così da garantire sicu-rezza e libertà all��industre città�.

DALL�ARCHIVIO ALLA STORIA

Rapporto da Torre Annunziata

da www.carabinieri.it

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Archivio Centrale dello Stato, Min. dell�Interno, Polizia Giudiziaria, 1907-1909, busta 188. Pagina 1 di 4

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Com�è noto Torre Annunziata è un centro industriale e commercialemolto importante. Nel suo porto approdano ogni anno oltre 400 piroscafi e1000 velieri che trasportano grano, ferro, carbone, pasta crusca, carrubbe, pa-tate ed altro con un movimento commerciale di circa 10 milioni e con 6 milio-ni di lire di riscossioni doganali.

Il traffico nel porto è in continuo aumento ed esso dà lavoro a circa 2000facchini in tempi di lavoro normale.

Il commercio della città non è meno rilevante. Oltre sessanta stabilimen-ti industriali di paste e di sfarinati danno lavoro a migliaia di operai, vi sonoinoltre la R.Fabbrica d�armi e le ferriere del Vesuvio, che impiegano oltre mil-le operai.

Da Torre Annunziata transitano giornalmente circa 30 mila personeprovenienti dai Comuni del Circondario, senza contare l�afflusso di forestieridiretti a Pompei e al Santuario di Valle di Pompei. Di tutti costoro una quar-ta parte si ferma a Torre per affari commerciali e per cercarvi lavoro, come av-viene per quelli che provengono dai Comuni limitrofi di Boscoreale, Boscotre-case, Poggiomarino, e Scafati.

A Torre la mano d�opera è insufficiente e vi è quindi molta richiesta fuo-ri.

Dato dunque tale movimento e tenuta presente la vicinanza di Torre aNapoli, insieme all�industria e al commercio si è andata sviluppando, paralle-lamente, la mala vita, la quale vi ha stabilito una larga organizzazione. ATorre si contano oltre 2000 pregiudicati, dei quali circa 80 fra sorvegliati eammoniti.

Sebbene l�ufficio di P.S. di quella città spieghi sempre la massima attivi-tà, e nei limiti dei mezzi di cui può disporre, e non è guari abbia assestato unbuon colpo alla mala vita procedendo a numerosi arresti per associazione adelinquere, tuttavia devo riconoscere che molto ancora resta da fare e che ur-ge, ogni giorno più, che sia provveduto in modo uniforme e continuo ad unamaggiore e più efficace vigilanza, che gli attuali mezzi non consentono.

E� veramente un vivo desiderio di quella cittadinanza che si metta unargine valido a tutte le manifestazioni delittuose che giornalmente si deplora-no colà. I Funzionari e gli agenti di pubblica sicurezza e l�Arma dei Carabi-nieri fanno del loro meglio per contenere nei limiti più ristretti tali manifesta-zioni, ma pur troppo, nel modo come sono attualmente organizzati i servizi,la loro azione riesce spesso inefficace, sopra tutto se si pensa a quello che do-vrebbe essere.

Castel.Stab. lì, 23 novembre 1907

OggettoTorre Annunziata

Condizioni della P.S.proposte

ILL-moSignor prefetto di

Napoli

Sottoprefetturadi

Castellammare di StabiaGabinettoN°1102

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L�On. Ministero nel 1903, persuaso che la P.S. lasciasse alquanto a desiderare, si decise ad aggiun-gere a quello ufficio distaccato un altro funzionario. Ma la misura, che era allora necessaria e forse suffi-ciente ai cresciuti bisogni, si dimostra ora poco rispondente ai bisogni stessi in vista dell�aumentato traf-fico nel porto e dell�accresciuto movimento commerciale e indistriale della città.

Nè riuscì di notevole vantaggio l�aumento portato di guardie in quella brigata, perchè mentre da unaparte si aumentavano gli agenti di città la stazione dei Carabinieri vedeva continuamente ridotto il suo ef-fettivo presente per le continue richieste di militari da inviarsi fuori giurisdizione.

Ora è bene tenere presente che per la frequenza dei reati che si verificano in città, oltre i tanti di mi-nore entità che non vengono denunziati, un solo funzionario addetto alla polizia giudiziaria è insufficien-te. Lo stesso intanto deve attendere anche alle numerose conciliazioni che si fanno appunto per prevenireulteriori reati. Sopratutto sono infinite le contestazioni che nascono fra i facchini del porto, fra le varie ca-rovane, fra il personale di bordo e quello addetto al carico e scarico delle merci, per cui spesso si lamentadalla numerosa classe dei commercianti l�assenza di apposito funzionario.

L�altro funzionario deve sorvegliare il movimento operaio in tutti gli stabilimenti industriali, devevigilare sull�azione, non sempre legale, della camera del lavoro e di altri sodalizi, sorvegliare i sovversivi eattendere al disbrigo giornaliero della corrispondenza ufficiale, delle richieste d�informazioni e di tuttequelle altre pratiche di secondaria importanza che nell�insieme costituiscono un lavoro non indifferente.

Gli agenti poi sono adibiti alla vigilanza dei pregiudicati, alle indagini di polizia giudiziaria, alla sor-veglianza dei duecento e più esercizi pubblici, delle agenzie di pegnorazione, delle case di meretricio ecc.

Da parte sua l�Arma dei carabinieri fa tutto il possibile per corrispondere a tutte le esigenze di servi-zio, ma i militari presenti sono, ordinariamente, così pochi, e d�altronde sono così pressanti i servizi d�isti-tuto, come quelli della traduzione dei detenuti e della sorveglianza degli stradali nelle campagne chel�azione sua riesce poco sentita in città.

Io non mancai di far presente a codesto On.Ufficio altre considerazioni, per le quali a me pareva chesi dovesse provvedere senza indugio all�impianto di una seconda stazione di carabinieri a Torre Annun-ziata centrale, dove vi è una stazione ferroviaria importantissima nella quale spesso avvengono furti dimerci e dove affluiscono i principali stradali del circondario da e per i Comuni vesuviani.

Ma se l�On.Ministero dichiarò allora di prendere nota della proposta per attuarla appena fosse statopossibile, come la S.V. ILL-ma mi comunicò colla lettera del 15 Marzo ultimo, N°2439, gabinetto, a tut-t�oggi le cose sono rimaste com�erano, e i furti alla stazione centrale sono continui, perchè l�attuale caser-ma di carabinieri distando di circa tre chilometri dalla stazione non è possibile una vigilanza permanenteed efficace.

Premesso quanto sopra, io mi vedo costretto ad insistere perchè sieno adottati dei provvedimenti attia migliorare le condicioni della pubblica sicurezza in quella industre città, riconoscendo giuste le lagnan-ze della cittadinanza e sopra tutto della classe dei commercianti e industriali.

A mio avviso i provvedimenti da adottarsi dovrebbero essere i seguenti:1° Impianto di una delegazione distaccata al porto, con propria giurisdizione da assegnarsi; aumen-

to di un funzionario all�ufficio centrale dove avrebbe l�incarico di vigilare sul movimento del porto;2° Destinazione all�ufficio centrale di un ufficiale d�ordine, per disimpegnare gli altri funzionari dai

servizi d�ordine;3° Sollecito impianto di una seconda stazione di carabinieri a Torre centrale.

Il Sottoprefettof° Peri

per copia conforme - Il Segretario

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recensioni

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La camorra tesse la tela

ALAIN CHARBONNIER

lusinghiere recensioni, "Gomorra" haproiettato questo giovanotto di 28anni all'attenzione dei clan che si so-no spartiti la Campania. Per la primavolta il modo del "sistema", gli affari,l'imprenditoria, gli intrecci societari,

i rapporti verticali eorizzontali fra i gruppie le famiglie, e fra que-ste e le economie emer-genti, era squadernatodavanti agli occhi ditutti. Il mistero era sve-lato.

Nessuno potevasopportarlo. Così Ro-berto Saviano ora vivesotto scorta.

Non è che la camor-ra prima di questo li-bro fosse sconosciuta.Ma del suo mondo

Lo chiamano "sistema". E quelloche la gente comune chiama inferno,quelli del "sistema" lo chiamano ca-sa.

E' l'universo della camorra e deisuoi affiliati, dai giovanissimi gua-glioni ai vecchi capi. Liracconta quasi "dall'in-terno", un saggio che silegge come un romanzo.Ricco di nomi, cognomi,soprannomi, riferimen-ti, circostanze, intrecci,rivelazioni.

E' il libro di RobertoSaviano, "Gomorra -Viaggio nell'impero econo-mico e nel sogno di domi-nio della camorra", 330pagine, Mondadori edi-tore.

Premiato, oggetto di

Due libri diversi per contenuti e collocazione, �Gomorra� e �L�agguato di Matapan�.Diversi per gli autori, un giovane napoletano e un anziano genovese, entrambi acco-munati dalla passione dell�approfondimento, della ricerca. Roberto Saviano dà un ta-glio a molti luoghi comuni sulla camorra, sulla napoletanità e conduce alla scoperta diun mondo nuovo, nel quale imprenditoria e ferocia si fondono in una miscela micidia-le. Massimo Zamorani a sua volta dà un taglio ad altri luoghi comuni, storici, questavolta, sulle ipotesi di �tradimento� che hanno avvelenato il dopoguerra italiano. Duevolumi diversi, che inducono alla meditazione.

RECENSIONI

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recensioni

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c'era una descrizione densa di luoghicomuni, di spot sulla napoletanità,di sapore razzista, più o meno "poli-ticamente corretti".

Pagina dopo pagina il lettore sco-pre l'intelligenza, la capacità, la fero-cia, il disprezzo per la vita, le gerar-chie, la povertà, la ricchezza, la vo-glia di arrivare. Scopre un desideriodi crescita, di realizzazione e infinedi autodistruzione che fa scrivere aun ragazzino finito in un carcere mi-norile: "Tutti quelli che conosco o sonomorti o sono in galera. Io voglio diventa-re un boss. Voglio avere supermercati,negozi, fabbriche, voglio avere donne.Voglio tre macchine, voglio che quandoentro in un negozio mi devono rispetta-re, voglio avere magazzini in tutto ilmondo. E poi voglio morire. Ma comemuore uno vero, uno che comanda vera-mente. Voglio morire ammazzato".

E' il condensato della filosofia divita del "sistema camorra", instillatagiorno dopo giorno nei ragazzini chelasciano la scuola, il lavoro da pochieuro la settimana, per essere arruola-ti a stipendio come spacciatori, comecorrieri, come sentinelle. E quandoricevono in dotazione il "ferro", cioèla pistola, e diventano responsabilidi un deposito di droga, dello spac-cio in quella strada e in quella piaz-za, vuol dire che la scalata è comin-ciata. All'orizzonte una vita da "car-pe diem", prima del carcere o dellamorte in un bar, in una strada, maga-ri per mano di uno che fino a pochigiorni prima aveva condiviso pro-prio rischi e benefici.

Del libro di Saviano affascina lascoperta continua, il camminare lun-go sentieri che si aprono sul porto diNapoli e arrivano a Secondigliano a

Scampia, a Mondragone, a Pechino,a Zagabria, a Marbella, ad Aberdeen,a Bogotà, a New York, a Parigi.

Sono i sentieri dell' "imprendito-ria del sistema" o meglio del "sistemaimprenditore", con protagonisti ric-chi di senso degli affari, propensioneal rischio, capacità organizzative ecapitali senza fondo. Capaci di so-stenere la costruzione di complessituristici a cinque stelle in Scozia co-me in Spagna, di inventare catene diboutiques dove vendere capi "grandigriffe" rigorosamente prodotti da unesercito di formiche che rendono au-tentico il falso. E poi l'elettronica ci-nese, i supermercati tedeschi, gli am-bulanti africani. E per quei sentieripassa il narcotraffico, il fiume di co-caina sniffata in Europa.

Sono gli stessi sentieri del flussodi ritorno, metaforico, del denaroche gonfia le casse dei clan. L'Allean-za di Secondigliano per anni è unmeccanismo perfetto, che dà da vive-re a migliaia di persone, regola lacrescita e l'espansione degli aspirantiimprenditori indipendenti, arriva adassicurare "il buon fine" degli inve-stimenti e delle merci vendute, qua-lunque esse siano. Dirime controver-sie, amministra giustizia ed eseguesentenze. Tutto con scrupolo e pun-tualità.

Un sistema perfetto finché è du-rato. Poi è arrivata l'ora dei "Kala-shnikov".

Ciruzzo 'o milionario, Sandokan,Mc Kay, 'O 'ntufato, Menelik d'im-provviso non sono più i padroni. E'guerra. Dove si muore per un sem-plice sospetto.

Solo quando rivoli di sangue in-sozzano le strade, lamenta Saviano:

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"la camorra torna a esistere, dopo anni disilenzio. Ma i calibri d'analisi sono vec-chi, vecchissimi, non c'è stata alcuna at-tenzione costante. Come se si fosse fer-mato un cervello vent'anni fa e sconge-lato ora. Come se ci si trovasse di frontealla camorra di Raffaele Cutolo, e alle lo-giche mafiose che portarono a far saltarele autostrade e a uccidere i magistrati".

Le indagini giudiziarie, i collabo-ratori di giustizia, hanno portato allascoperta degli affari del "sistema",hanno consentito di aggiornare lamacabra contabilitàmortuaria con la giustaattribuzione degli am-mazzati ai rispettivi as-sassini.

Ma dopo, non pri-ma che Kit Kat, e con luialtre centinaia di ragaz-zini, avessero già impa-rato i vantaggi di essereinseriti nel "sistema".

Scrive Saviano :"Liarruolano appena diventa-no capaci di essere fedeli alclan. Hanno dai dodici aidiciassette anni, molti so-no figli o fratelli di affilia-ti, molti altri invece provengono da fa-miglie di precari. Sono il nuovo esercitodei clan della camorra napoletana."

E la prima cosa che imparano è auccidere e a morire.

"Prima stavo sempre in mezzo allastrada - racconta Kit Kat - mi scocciavail fatto di non avere il motorino e me ladovevo fare a piedi o con gli autobus. Mipiace come lavoro, tutti mi rispettano epoi posso fare quello che voglio. Mò peròmi hanno dato il ferro e devo sempre sta-re qua. Terzo Mondo, Case dei Puffi.Sempre chiuso qua dentro, avanti e in-

dietro. E non mi piace."Ci voleva "Gomorra" per scoprire

tutto questo?Sì. E di nuovi Gomorra avremo

bisogno, perché "Fino a quando - co-me afferma Saviano - i giornali nazio-nali più importanti continueranno a sta-re a Roma e Milano non si riuscirà a mo-nitorare e raccontare il sud e considerar-lo territorio centrale, e non appendice daassistere, sostenere, aiutare, reprimere".

Dalla Campania alla Liguria, dal-la cronaca alla storia. Giornalisti-

scrittori e giornalisti-storici aprono nuoviscenari e aiutano a capi-re, a spazzare via luo-ghi comuni che hannoavvelenato e avvelena-no ancora la memoriastorica degli italiani.

Come fa MassimoZamorani, con il suo"L'agguato di Matapan28-29 marzo 1941", 300pagine, Mursia editore.

Per anni l'ombra del"tradimento" ha aleg-giato sui vertici dellanostra marina per le

mancate uscite in mare contro la flot-ta inglese, per l'inefficace protezionedei convogli diretti in Africa, per lavelocità con la quale la flotta si con-segnò a Malta, obbedendo agli ordi-ni del Governo Badoglio.

In particolare, un episodio avevasuscitato polemiche postbelliche contanto di pamphlet, libri, processi perdiffamazione, ricerche storiche, testi-monianze: l'atroce sconfitta di Mata-pan del 28 marzo 1941.

In pochi minuti, la flotta italianaperse 2300 uomini, tre incrociatori

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pesanti: Pola, Fiume e Zara, e due cac-ciatorpedinieri: Alfieri e Carducci.

Antonino Trizzino, con il suo ce-lebre "Navi e poltrone", aveva messospietatamente sotto accusa gli ammi-ragli, parlando senza mezzi terminidi tradimento. Venti anni dopo, conun altro libro, "Ultra Secret", di Fre-derick W. Winterbotham fece sapereche gli inglesi intercettavano e de-crittavano regolarmente i messaggicifrati della nostra marina, trasmessicon la macchina cifrante "Enigma".Ma "Ultra Secret" a Matapan dedicaappena due righe, quasi di sfuggita.

Rafforzando così i sospetti, no-nostante gli approfondimenti di altristudiosi come Carlo De Risio e Al-berto Santoni.

Tutto si basava sulla testimonian-za di alcuni ufficiali del "Pola", fra cuiil sottotenente di vascello Percy Le-varo che fu attratto dalle comunica-zioni affisse nella bacheca appesa al-la parete del quadrato ufficiali delcacciatorpediniere "Jervis" che avevarecuperato i naufraghi delle navi ita-liane affondate.

"Dietro un vetro - racconta Levaro- mal riprodotto su un foglio, con i carat-teri un po' sbavati, e sbiaditi, come peruna copia in carta carbone battuta amacchina sotto molte altre, c'era l'ordinedi operazione, firmato da Cunningham erecante la data del 25 marzo. Ricordavomolto bene che quel giorno ero a terra emi apprestavo a recarmi a cena in un ri-storante elegante di Taranto. Non avevola più pallida idea di quello che mi asset-tava nei giorni successivi. Su quel foglioc'era scritto tutto quello che noi avemmofatto dopo il giorno 25..... c'era scrittodella squadra italiana che lascerà Napolie dirigerà tra Cerigo e Cerigotto...."

Troppo precise queste informa-zioni per venire da una spia. Qualcu-no aveva letto a Londra l'ordine dioperazioni della flotta italiana.

Era vero. Ma non erano stati gliammiragli italiani. Bensì una gentilesignorina di 19 anni, Mavis Lever,addetta alla decifrazione dei messag-gi italiani a Bletlchey Park, la struttu-ra messa in piedi dagli inglesi perdecrittare i radiomessaggi italo tede-schi. Erano i "maghi" che lavoravanocon "Ultra".

Zamorani rivela nel suo libro chegli inglesi aveva intercettato, ma nondecrittato il dettagliato ordine dioperazioni inviato da Supermarina il23 marzo 1941 all'ammiraglio Ange-lo Jachino. Con l'avviso perentorio:"Decifri da solo". Un lungo messaggiocon indicati i tempi per lasciare gliormeggi, latitudine e longitudine pergli appuntamenti in mare e via di se-guito.

Per due giorni i migliori cervellidi Bletchley Park si arrovellaronoinutilmente sul cifrato. Poi il 25 mar-zo intercettarono un altro breve mes-saggio: "Riferimento telecifrato 53148data 24 (alt). Oggi 25 marzo est giornoX - 3 (alt) Asicurate (Alt)"

Racconta Mavis Lever intervista-ta dal TG2, a Londra, poche settima-ne fa: "All'improvviso, arrivò quellostrano messaggio che diceva "Oggi è ilgiorno meno 3". Pensammo : "Mio Dio,Mussolini deve avere qualcosa in mente.Che sarà?" Seguirono tre giorni di lavo-ro intensissimo, per scoprire cosa avevain mente. Lo decodificammo a mano, vi-sto che non avemmo mai a disposizionela macchina vera e propria. Era stato undecrittaggio teorico quello che facemmoinsieme al mio capo. Avevamo striscioli-

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recensioni

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ne forate e altri piccoli strumenti con cuicostruimmo quasi un gioco. Non vogliodire che facessimo qualcosa di simile algioco dello scarabeo, comunque fuun'operazione condotta senza l'aiutodella macchina, che non sapevamo nean-che come fosse fatta.

Per capire il significato dei messaggibisogna trovare quelli che noi chiamava-mo "crib", parole chiave, indizi, coppiedi lettere e associazioni di parole conte-nute nel messaggio stesso� Con questosistema si riescono a indovinare varieparti del messaggio.

Fino a quel momento non avevamomolto su cui lavorare. Fino a marzo,quando arrivò questo messaggio. Ne se-guirono molti altri e poi di nuovo un pe-riodo di quiete, perché dopo quel periodola flotta non uscì quasi più dai porti".

Dopo oltre sessant'anni la verità,si spera definitiva: nessun tradimen-

to, ma soltanto un grande lavoro diintelligence, condotto con metodo ein segreto, da persone motivate chenessuna macchina potrà mai sosti-tuire.

Dice ancora la signora Mavis:"Quello che era veramente speciale nellepersone che facevano quel lavoro - natu-ralmente ognuno di noi sapeva di essereintelligente - era pescare i piccoli erroridi procedura che facevano la differenza.Quando un operatore commetteva un er-rore grave non usando la macchinaEnigma nel modo appropriato, noi era-vamo in grado di scoprire da tante picco-le cose di che tipo di negligenza si tratta-va. Una macchina da decrittaggio nor-male non sarebbe mai stata sufficienteper accorgersene. Ci voleva il tocco diuna mente umana. E io credo che questocriterio sia tuttora valido."

Ne siamo convinti.

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Data Luogo Evento Rivendicazione

CRONOLOGIA DEL TERRORISMO (*)

italia

Italia1° luglio - 31 ottobre 2006

(*)"Per atto di terrorismo si intende un'azione violenta, politicamente motivata, volta a colpire obiettivi di valo-re simbolico e destinata anche ad intimidire un 'uditorio bersaglio' riconducibile, socialmente o politicamente,all'obiettivo primario.L'atto di terrorismo, a differenza di quello di 'violenza politica' (ascrivibile ad individui o gruppi che tendonoad agire a 'viso aperto') e di quelli di 'guerriglia' (attuati con strumenti e logiche paramilitari) viene di solitocompiuto da individui o gruppi operanti in clandestinità o sotto copertura o comunque in condizioni di mimeti-smo all'interno delle società colpite".

4 luglio Torino Ordigno contro Giuseppe Fossati, diretto-re responasabile del quotidiano�TorinoCronaca�.

Federazione AnanchicaInformale /Rivolta Anonimae Tremenda.F.A.I./R.A.T.

6 luglio Torino Ordigno contro la ditta �Coema S.r.l.�impegnata nei lavori di ristrutturazione diun CPT.

Federazione AnanchicaInformale /Rivolta Anonimae Tremenda.F.A.I./R.A.T.

7 luglio Torino Ordigno ai danni del sindaco.Federazione AnanchicaInformale /Rivolta Anonimae Tremenda.F.A.I./R.A.T.

7 luglio Mogliano Veneto(TV)

Ordigno incendiario contro una macchinaoperatrice dell�impresa �Activfond�impegnata nella realizzazione del passan-te Venezia-Mestre.

Piccole Fiammiferaie

10 luglio Roma Ordigno incendiario contro la sede di ANdel V Municipio.

19 luglio Lanusei (NU) Ordigno contro una centrale del gas dellasocietà �Fontenergia�.

19 luglio Llbono (NU) Ordigno contro il gruppo elettrogenodella centrale del gas di Lanusei.

26 luglio Sassuolo (MO) Ordigno contro l�ufficio dell�Agenziadelle Entrate.

14 agosto Milano Ordigno contro l�ex centro islamico�Fondaco dei Mori�.

28 agosto Calci (PI) Ordigno contro un ripetitore telefonicoAlbacom.

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italia

Data Luogo Evento Rivendicazione

1 settembre Vecchiano (PI) Ordigno incendiario contro un impiantodell�Enel.

1 settembre Milano Ordigno contro la sezione �Aniasi� dei Ds.

25 settembre Livorno Ordigno contro la caserma �Vannucci�della Brigata Folgore.

�per il comunismo BRIGATEROSSE�

4 ottobre Teramo Ordigno incendiario contro la sede distac-cata dello Sportello Unico perl�Immigrazione della prefettura.

18 ottobre MilanoOrdigno contro l�azienda produttrice disistemi elettronici per aerei militari e civi-li Galileo Avionica.

�Per il comunismo! FronteRivoluzionario�

14 ottobre Ancona Ordigno incendiario contro il centro socia-le autogestito Alpha.

21 ottobre Verona Ordigno incendiario contro la sede diForza Nuova.

30 ottobre Sanremo (IM) Ordigno contro una caserma deiCarabinieri.

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estero

1 luglio Baghdad IRQ Autobomba contro un mercato di SadrCity (66 morti, 98 feriti).

�Partigiani della Comunitàsunnita�

1 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 2 feriti).

1 luglio Kandahar AFG Ordigni esplosivi contro la base militare-dell� Ifor (10 feriti).

1 luglio Mosul IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 morti, 6 feriti).

1 luglio Kirkuk IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto).

1 luglio Fallujah IRQ Attacco armato contro un agente dellapolizia (1 morto).

1 luglio Balad IRQ Ordigno contro convoglio militare statu-nitense (1 morto, 1 ferito).

1 luglio Baghdad IRQAttacco armato contro il convoglio dellaparlamentare sunnita Taysir Najah al-Mashhadani (8 rapiti).

2 luglio Mahmudiyah IRQ Ordigno esploso in un mercato (3 morti, 21 feriti).

2 luglio Baghdad IRQAttacco armato contro il convoglio dellaparlamentare sciita Leqa al-Yassen (1 feri-to, 7 rapiti).

2 luglio Baghdad IRQOrdigno contro il convoglio del deputatosciita Shiekh Jalal al-Dien al-Saghier (3feriti).

2 luglio Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro un postodi controllo delle forze di sicurezza irache-ne (2 morti, 16 feriti).

2 luglio Baghdad IRQ Autobomba nel quartiere di Al Karrada (2morti, 7 feriti).

2 luglio Kandahar AFG Ordigno contro un elicottero �Apache� (1morto, 1 ferito). Taliban

3 luglio Kandahar AFGKamikaze contro un posto di controllodella residenza del governatore (2 morti, 5 feriti).

3 luglio Herat AFG Ordigno contro un�aula femminile del-l�università (1 morto, 7 feriti).

3 luglio Timergarah PAK Ordigno contro un veicolo militare (5morti, 6 feriti).

3 luglio Mahmudiyah IRQ Ordigno esploso in un mercato (3 morti,22 feriti).

Data Luogo Evento Rivendicazione

Estero1° luglio - 31 ottobre 2006

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estero

3 luglio Mosul IRQ Autobomba in un mercato (7 morti, 28feriti).

3 luglio Baghdad IRQKamikaze contro un posto di controllodelle forze di sicurezza irachene (1 morto,5 feriti).

3 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di militaristatunitensi (1 morto).

3 luglio Baghdad IRQ Ordigno in un mercato (1 morto, 12 feriti)

3 luglio Trincomalee LKA Ordigno contro un posto di controllo delleforze di sicurezza (6 morti, 14 feriti).

3 luglio Batticaloa LKA Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 feriti).

4 luglio Avtury RUS Attacco armato contro un convoglio mili-tare russo (7 morti, 25 feriti).

4 luglio Tankuppa IND Attacco armato contro un posto di polizia(4 morti).

4 luglio Palmira COL Attacco armato contro una stazione dipolizia (6 morti, 3 feriti).

4 luglio Kabul AFG Ordigno esploso nei pressi del palazzopresidenziale (10 feriti).

4 luglio Kunar AFGAttacco armato contro fornitori di legnaafgani di una base statunitense (5 morti,1 ferito).

4 luglio Kabul AFG Ordigno contro un camion della polizia (1ferito).

4 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 3 feriti).

5 luglio Sangin AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati britannici (1 morto).

5 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro un ristorante (1 morto, 14 feriti).

5 luglio Mosul IRQ Kamikaze con autobomba contro un edifi-cio della polizia (3 morti, 4 feriti).

5 luglio Kirkuk IRQ Ordigno contro un autobus di combatten-ti curdi (1 morto, 5 feriti).

5 luglio Baghdad IRQ Autobomba nei pressi di una moscheasunnita (6 morti, 14 feriti).

5 luglio Baghdad IRQ Ordigno esploso in un mercato (7 feriti).

5 luglio Kabul AFG Ordigno contro un autobus dell�esercito(39 feriti).

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5 luglio Kabul AFG Ordigno contro un minibus di funzionarigovernativi (1 morto, 8 feriti).

5 luglio Vavuniya LKA Ordigno contro una pattuglia di soldati (1morto).

6 luglio Tiraspol MDA Ordigno contro un taxi collettivo (8 morti,20 feriti).

6 luglio Kufa IRQKamikaze con autobomba contro il san-tuario di Maitham al-Tammar (14 morti,43 feriti).

6 luglio Diyarbakir TUR Ordigno contro il fornitore di pane di unposto di guardia (1 morto).

6 luglio Paktika AFG Attacco armato contro una pattugliadell�Isaf (1 morto, 1 ferito).

6 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un giudice (1 morto, 1 ferito).

7 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro la moschea sunnita di al-Nidaa Sunni (5 morti, 5 feriti).

7 luglio Baghdad IRQ Autobomba contro la moschea sunnita diIbrahim Fakri Shanshal (3 morti, 1 ferito).

7 luglio Baqu�bah IRQ Ordigno contro i fedeli di una moscheasunnita (1 morto, 5 feriti).

7 luglio Tal al Banat IRQ Autobomba contro una husseinia sciita (9 morti, 59 feriti).

7 luglio Madaen IRQ Ordigno contro una moschea sciita (9 feri-ti).

8 luglio Herat AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatispagnoli dell�Isaf (1 morto, 4 feriti).

8 luglio Kulgam INDOrdigni esplosivi contro Sakina Itoo,membro del principale partito filo-indianoNcp (5 morti, 46 feriti).

8 luglio Shalinsky RUS Ordigno contro un�auto di poliziotti (4feriti).

8 luglio Baghdad IRQOrdigni esplosivi contro obiettivi delquartiere residenziale di Abu Dshier (3 morti, 5 feriti).

8 luglio Tidjelabine DZA Ordigno contro una pattuglia della poliziamunicipale (2 morti, 5 feriti).

8 luglio Saida DZA Attacco armato contro un agente dellapolizia municipale (1 morto).

9 luglio Baghdad IRQ Autobomba contro la moschea sciita diZahra (11 morti, 23 feriti).

9 luglio Baghdad IRQAttacco armato contro un posto di control-lo delle forze di sicurezza irachene (5 morti, 7 feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

9 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro il quartiere sunnitadi al-Jihad (40 morti).

9 luglio Baghdad IRQ Autobombe contro il quartiere diHusseiniyat al-Kasra (15 morti, 35 feriti).

10 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un autobus delquartiere sunnita di Meriyah (7 morti).

10 luglio Baghdad IRQ Autobomba nel quartiere Sadr City (10morti, 50 feriti).

10 luglio Baghdad IRQ Ordigno esploso nei pressi della BancaCentrale (4 morti, 7 feriti).

10 luglio Kirkuk IRQKamikaze con autobomba contro un uffi-cio del Partito democratico del Kurdistan(4 morti, 20 feriti).

10 luglio Baghdad IRQ Ordigno all�interno di un ristorante (2morti, 27 feriti).

10 luglio Hillah IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 4 feriti).

10 luglio Larhat DZA Attacco armato contro un campeggio turi-stico (5 morti, 2 feriti).

11 luglio Mumbai IND Otto ordigni esplodono in sette convogliferroviari (170 morti, 460 feriti).

11 luglio Tikrit IRQOrdigno contro la moglie del governatoredella provincia (1 morto, 4 feriti).

11 luglio Baghdad IRQ Due kamikaze contro due ristoranti(5 morti, 10 feriti). Esercito islamico in Iraq

11 luglio Siyahkaya TUROrdigno contro una pattuglia di agentiaddetti alla sicurezza di un�azienda petro-lifera (4 feriti).

11 luglio Sirnak TUR Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti).

11 luglio Baghdad IRQ Ordigno esploso nei pressi di un mercato(2 morti, 18 feriti).

11 luglio Mosul IRQAttacco armato contro un convoglio diaddetti alla sicurezza ad un impiantopetrolifero (10 morti).

11 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un minibus di scii-ti (10 morti).

11 luglio Kirkuk IRQ Attacco armato contro un ingegnere dellaCompagnia petrolifera del nord (2 morti).

11 luglio Srinagar IND Ordigno contro un minibus di turisti (7morti, 10 feriti).

12 luglio Gulmarg IND Ordigno contro un gruppo di turisti (5feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

12 luglio Muqdadiyah IRQ Attacco armato contro una stazione diautobus (20 morti).

12 luglio Baghdad IRQ Autobomba contro un mercato di NuovaBaghdad (7 morti, 31 feriti).

12 luglio Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (2 morti).

12 luglio Hillah IRQ Autobomba contro una base dell�esercitoiracheno (8 morti).

12 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (4 feriti).

12 luglio Khost AFGKamikaze con autobomba contro un con-voglio militare statunitense (1 morto, 5 feriti).

12 luglio Ayta al-Shab LBNAttacco armato contro postazioni e mezzicorazzati di soldati israeliani (8 morti, 8 feriti, 2 rapiti)

Hezbollah

12 luglio Spin Boldak AFG Ordigno esploso in un mercato (2 morti, 8 feriti).

12 luglio Baghdad IRQ Kamikaze contro un ristorante del quar-tiere di Al Jadida (7 morti, 20 feriti).

13 luglio Bitlis TUR Ordigno contro un veicolo di militari tur-chi (5 morti).

13 luglio Mosul IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia (5 morti, 5 feriti).

13 luglio Abu Saydah IRQ Kamikaze contro la sede del ConsiglioMunicipale (6 morti, 6 feriti).

13 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro dipendenti comunali (5morti, 2 feriti).

13 luglio Kirkuk IRQ Attacco armato contro un check-point del-l�esercito iracheno (26 morti).

14 luglio Baghdad IRQOrdigno contro i fedeli della moschea sun-nita di Esmail al-Kubaisy (7 morti, 5 feriti).

14 luglio Tikrit IRQAttacco armato contro un imprenditorealle dipendenze dell�esercito statunitense(1 morto, 1 ferito).

14 luglio Gulshan-e-IqbalPAK

Kamikaze contro Allama Hassan Turabi,leader religioso sciita (4 morti, diversi feri-ti).

14 luglio Sungai Padi THA Ordigno contro una pattuglia di soldati (4feriti).

15 luglio Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro due pattuglie disoldati statunitensi (2 morti).

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15 luglio Qalat AFGAttacco armato contro un convoglio dirifornimenti destinati a forze Isaf (1 morto,1 ferito).

16 luglio Touz KhormatuIRQ

Kamikaze contro un caffè frequentato dasciiti (13 morti, 25 feriti).

16 luglio Gardiz AFG Kamikaze contro uffici governativi (5 morti, 23 feriti).

16 luglio Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una ala detentivadell�ospedale (4 morti, 1 ferito).

16 luglio Baghdad IRQ Ordigno esploso nel quartiere di al-Karradah (3 morti, 32 feriti).

16 luglio Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro uncheck-point dell�esercito iracheno (2 morti,5 feriti).

16 luglio Al Sweira IRQ Attacco armato contro un check-pointdella polizia (2 morti).

17 luglio Lashkar Gah AFG Kamikaze contro un ufficio del Ministerodella Giustizia (4 morti, 9 feriti). Taliban

17 luglio Grishk AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatiafgani (3 morti).

17 luglio Mahmudiyah IRQ Attacco armato contro un posto di control-lo dell�esercito iracheno (3 morti).

17 luglio Mahmudiyah IRQ Ordigni esplosivi contro un mercato (50 morti, 90 feriti).

17 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

17 luglio Samarra IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(4 feriti).

17 luglio Dantewara IND Attacco armato contro un campo di acco-glienza (26 morti, diversi feriti).

18 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una moschea sunnita (1morto, 7 feriti).

18 luglio Mainbung PHL Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 3 feriti).

18 luglio Kufa IRQKamikaze con autobomba contro un grup-po di lavoratori giornalieri (59 morti, 132 feriti).

�Consiglio dei combattentidella Shura�

18 luglio Hawijah IRQ Ordigno contro una pattuglia della poliziairachena (7 morti, 4 feriti).

18 luglio Mosul IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia di soldati iracheni (5 morti, 2 feriti).

19 luglio Kirkuk IRQ Ordigno esploso in un mercato (4 morti,16 feriti).

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19 luglio Rugarama COD Attacco armato ad un comizio elettorale (4 morti, 6 feriti).

19 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un dirigente delMinistero dell�Interno (1 morto, 2 feriti).

19 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un mercato diNuova Baghdad (4 morti).

19 luglio Baghdad IRQ Ordigno esploso nei pressi di un mercatodi Nuova Baghdad (3 morti, 7 feriti).

19 luglio Mahmudiyah IRQ Attacco armato contro un esponente di unmovimento sciita (3 morti).

19 luglio Baghdad IRQAutobomba esplosa nei pressidell�Università tecnologica (5 morti, diver-si feriti).

19 luglio Bassora IRQ Attacco armato contro due pattuglie disoldati danesi e lituani (2 feriti).

20 luglio Kirkuk IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (6 morti, 16 feriti).

20 luglio Najaf IRQ Ordigno contro un convoglio dell�esercitostatunitense (10 morti).

20 luglio Al-Baghdadi IRQ Ordigno contro il convoglio del localecapo della polizia (4 morti, 2 feriti).

20 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 morti, 11 feriti).

20 luglio Baiji IRQ Attacco armato contro ingegneri di unimpianto petrolifero (3 morti).

20 luglio Baiji IRQ Autobomba esplosa in una stazione dibenzina (12 morti, 7 feriti).

21 luglio Mahmudiyah IRQ Attacco armato contro forze di sicurezzairachene (18 morti, diversi feriti).

21 luglio An NumaniyahIRQ

Attacco armato contro una pattuglia disoldati polacchi (7 feriti).

22 luglio Kandahar AFGKamikaze con autobomba contro un con-voglio di soldati canadesi dell�Ifor (8 morti, 8 feriti).

22 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro un convoglio militare sta-tunitense (1 morto). Taliban

23 luglio Gelan AFG Attacco armato contro un convoglio dellapolizia (4 morti).

22 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro un gruppo d�operaisciiti (7 morti).

22 luglio Fallujah IRQ Kamikaze con autobomba contro un postodi blocco della polizia (6 morti, 13 feriti).

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22 luglio Hillah IRQ Ordigno contro un soldato iracheno (1morto).

22 luglio Musayyib IRQ Ordigno esploso in una stazione d�auto-bus (6 feriti).

22 luglio Samarra IRQ Kamikaze contro il presidente del consi-glio municipale (1 morto, 2 feriti).

22 luglio Ba�qubah IRQ Ordigno esploso in un mercato (7 mortidiversi feriti).

22 luglio Colombo LKA Ordigno contro una pattuglia di soldaticingalesi (1 morto, 3 feriti).

23 luglio Kirkuk IRQ Autobomba contro il tribunale (22 morti,100 feriti).

23 luglio Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro un mer-cato di Sadr City (35 morti, 74 feriti).

24 luglio Mosul IRQ Autobomba contro una pattuglia di solda-ti iracheni (5 morti, 4 feriti).

24 luglio Samarra IRQ Kamikaze con autobomba contro un postodi blocco della polizia (2 morti, 17 feriti).

24 luglio Nazran RUS Ordigno contro un convoglio di militarirussi (2 feriti).

24 luglio Kandahar AFGKamikaze con autobomba contro un con-voglio di soldati dell�Ifor (1 morto, 2 feri-ti).

24 luglio Farah AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati afgani (1 ferito).

24 luglio Ghor AFG Attacco armato contro due operatori uma-nitari della �World Vision� (2 morti).

24 luglio Nnewi NGA Attacco armato contro una stazione dipolizia (2 morti).

24 luglio Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (6 morti).

24 luglio Tikrit IRQAttacco armato contro Mahmoud al-Nida,leader del clan tribale Baijat (4 morti, 1 ferito).

25 luglio Dujail IRQ Attacco armato contro un check-pointdella polizia (5 morti, 1 ferito).

25 luglio Kisk IRQ Attacco armato contro un minibus d�ope-rai della base militare irachena (4 morti).

25 luglio Mosul IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia (1 morto, 9 feriti).

25 luglio Peshawar PAK Ordigno esploso in una scuola (4 feriti).

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25 luglio Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia (3 morti).

25 luglio Bagram AFG Ordigno esploso nei pressi della base sta-tunitense (2 morti, 4 feriti).

26 luglio Al Ishaky IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto).

27 luglio Baghdad IRQ Autobomba esplosa davanti ad un centrocommerciale (31 morti, 115 feriti).

27 luglio Machi Khel PAK Ordigno contro un convoglio militare (2morti, 3 feriti).

27 luglio El Tarra COL Ordigno contro addetti alla riparazione diun oleodotto (4 morti).

27 luglio Ba�qubah IRQ Ordigno contro un�ambulanza (4 morti, 5feriti).

27 luglio Diwaniyah IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatisalvadoregni (1 morto).

28 luglio Samarra IRQ Ordigno contro l�oleodotto Kirkuk-AlDoura.

28 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una moschea sunnita (4morti, 6 feriti).

28 luglio Kirkuk IRQ Ordigno contro un convoglio scortato dacontractors (3 morti).

28 luglio Quetta PAK Ordigno contro una filiale della AlliedBank (15 feriti).

28 luglio Atene GRC Ordigni incendiari contro due McDonalded un caffè Starbucks.

28 luglio Smirne TUR Ordigno esploso davanti ad una banca (5 feriti).

28 luglio QalqiliyaCisgiordania

Attacco armato contro un colono israelia-no (1 morto). Brigate dei Martiri d�al-Aqsa

29 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro un gruppo di operai (6feriti).

29 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 feriti).

29 luglio Karbala IRQAttacco armato contro Jawad Hadi alSelawi, comandante regionale della Forzadi protezione (1 morto).

30 luglio Kirkuk IRQ Autobomba contro il consolato statuniten-se (2 morti, 7 feriti).

30 luglio Kohlu PAK Ordigno contro una pattuglia di militari (3morti, 3 feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

30 luglio Hawijah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (5 morti).

30 luglio Kandahar AFG Ordigno contro una scuola femminile (1ferito).

31 luglio Tibù COL Ordigno contro un camion di soldaticolombiani (15 morti).

31 luglio Kantale LKA Ordigno contro un convoglio dell�esercitocingalese (19 morti).

31 luglio Jalalabad AFGAutobomba contro Gul Afgha Sherzai,governatore della provincia (8 morti, 16 feriti).

31 luglio Mosul IRQKamikaze con autobomba contro uncheck-point dell�esercito iracheno (5 morti,6 feriti).

31 luglio Baghdad IRQ Ordigno contro un convoglio militare sta-tunitense (1 morto).

1 agosto Tikrit IRQ Ordigno contro un pullman di militari ira-cheni (23 morti, 13 feriti).

1 agosto Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia dell�esercito (14 morti, 37 feriti).

1 agosto Muqdadiyah IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (7 morti, 15 feriti).

1 agosto Baghdad IRQAttacco armato contro un minibus d�im-piegati della centrale elettrica (5 morti, 6 feriti).

1 agosto Bassora IRQ Ordigno contro una base militare britanni-ca (1 morto).

1 agosto Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia (1 morto, 2 feriti).

1 agosto Kirkuk IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 morti, 2 feriti).

1 agosto Tal�Afar IRQ Autobomba contro una pattuglia di solda-ti iracheni (3 morti).

1 agosto Musa Qala AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatibritannici (3 morti).

1 agosto Trincomalee LKA Ordigni esplosivi contro imbarcazionidella Marina cingalese (8 morti, 30 feriti).

2 agosto Abkhazia GEO Attacco armato contro due soldati russidella forza di pace Csi (2 morti).

2 agosto Baghdad IRQ Ordigni esplosi in un campo di calcio (12 morti, 14 feriti).

2 agosto Baghdad IRQ Ordigno esploso nel quartiere sciita di alDoura (3 morti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

2 agosto Khalis IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 2 feriti).

2 agosto Mosul IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 4 feriti).

2 agosto Pattani THA Ordigno contro un convoglio ferroviario(3 morti).

2 agosto Baghdad IRQ Ordigni nei pressi di un punto di radunodi operai (3 morti, 9 feriti).

2 agosto Colombo LKA Ordigni esplosivi contro basi militari (5 morti, 18 feriti).

2 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro il check-point delministero del Petrolio (3 feriti).

3 agosto Pashmul AFG Ordigni esplosivi contro due pattuglie disoldati canadesi dell�Isaf (4 morti, 3 feriti).

3 agosto Panjwayi AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio Nato (21 morti, 13 feriti).

3 agosto Kut IRQ Attacco armato contro un posto di bloccodella polizia (14 morti).

3 agosto Trincomalee LKA Ordigni esplosivi contro tre scuole (27 morti, 50 feriti).

3 agosto Baghdad IRQ Ordigno esploso in un mercato (10 morti,20 feriti).

3 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 8 feriti).

3 agosto Egbema NGA Attacco armato contro alcuni impiegatidella Shell (5 morti).

3 agosto Yusufiyah IRQ Attacco armato durante una festa di nozze(4 morti, 28 feriti).

3 agosto Benzerga DZA Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 feriti).

4 agosto Cali COL Autobomba contro una stazione di polizia(6 morti).

4 agosto Al Hadhar IRQ Kamikaze con autobomba contro una par-tita di calcio (10 morti, 15 feriti).

4 agosto Mosul IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (4 morti).

4 agosto Adana TUR Ordigni esplosivi contro una banca (17 feriti).

4 agosto Kandahar AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio di mezzi militari dell�Isaf (1 morto).

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4 agosto GericoCisgiordania

Attacco armato contro una prigione (6 morti).

Brigate dei Martiri di al-Aqsa

5 agosto Al Anbar IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (2 morti).

5 agosto Mianashin AFG Ordigno contro Shadi Jan, responsabiledel distretto (2 morti, 8 feriti).

5 agosto Ba�qubah IRQ Ordigni esplosi in un mercato (8 feriti).

6 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (3 morti).

6 agosto Tikrit IRQ Kamikaze contro una cerimonia funebre(15 morti, 20 feriti).

6 agosto Siran TUR Attacco armato contro un veicolo militare(3 morti, 1 ferito).

6 agosto Kandahar AFG Kamikaze contro un convoglio militaredella Nato (1 morto, 1 ferito).

7 agosto Bujumbura BDI Ordigni esplosivi contro un bar (4 morti,20 feriti).

7 agosto Warpora IND Attacco armato contro una pattuglia disoldati (2 morti). Hezb-ul Mujaheddeen

7 agosto Samarra IRQ Kamikaze con camion-bomba contro unedificio della polizia (26 morti, 13 feriti).

7 agosto Balad Ruz IRQ Attacco armato contro un check-point del-l�esercito iracheno (6 morti, 15 feriti).

7 agosto Kale IRQ Autobomba contro un minibus (3 morti, 9 feriti).

7 agosto Bani Saad IRQ Autobomba contro il convoglio del capodella polizia della città (1 morto, 8 feriti).

7 agosto Mosul IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 4 feriti).

7 agosto Muttur LKA Attacco armato contro la �ong� franceseAcf (17 morti).

7 agosto Beyussebap TUR Attacco armato contro un sottufficiale del-l�esercito turco (1 morto).

7 agosto Fallujah IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(6 morti, 2 feriti).

7 agosto Reghaia DZA Ordigno contro un posto di polizia (1morto, 1 ferito).

8 agosto Colombo LKAOrdigno contro un ex deputato del Partitodemocratico della gente dell�Eelam�EPDP- (3 morti, 7 feriti).

8 agosto Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro un mercato (10 morti, 50 feriti).

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8 agosto Baghdad IRQ Ordigno esploso nei pressi di una stazioned�autobus (9 morti, 8 feriti).

8 agosto Boudouaou DZA Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 feriti).

8 agosto Samarra IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 1 ferito).

8 agosto Ba�qubah IRQ Ordigno contro una moschea (4 morti, 4 feriti).

9 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto, 1 ferito).

9 agosto Bassora IRQ Attacco armato contro un colonnello del-l�esercito iracheno (1 morto).

9 agosto Nedunkerni LKA Ordigno contro un�ambulanza (5 morti).

10 agosto Gerusalemme ISR Assassinio del volontario italiano AngeloFrammartino.

10 agosto Najaf IRQKamikaze con autobomba esplosa neipressi della moschea di Alì (41 morti, 112 feriti).

Jaamat Jund al-Sahaba

10 agosto Naray AFG Ordigno esploso al passaggio di civiliafgani (2 morti, 5 feriti).

10 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia irachena (7 morti, 6 feriti).

10 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro un ristorante (6 morti).

10 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro un convoglio dell�esercitoiracheno (10 morti, 5 feriti).

11 agosto Spin Boldak AFGKamikaze con autobomba contro una pat-tuglia di soldati canadesi dell�Isaf (1 morto, diversi feriti).

Taliban

11 agosto Gaudhati IND Ordigno contro un convoglio della polizia(5 morti).

11 agosto Arra IND Ordigno contro una sartoria (6 feriti).

11 agosto Ankara TUR Ordigno esploso nei pressi di un internetcafé (4 feriti)

12 agosto Baghdad IRQ Autobomba nel quartiere di al-Churta al-Rabaa (5 morti, 10 feriti).

12 agosto Nuristan AFG Ordigni esplosivi contro una pattuglia disoldati statunitensi (3 morti, 4 feriti).

12 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (3 morti).

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12 agosto Mosul IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto).

12 agosto Bassora IRQ Ordigno contro un negozio di elettronica(3 morti, 7 feriti).

12 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitostatunitense (2 morti).

13 agosto Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro un mer-cato di Zafaraniyah (63 morti, 140 feriti). Jaamat Jund al-Sahaba

13 agosto Barmal AFG Attacco armato contro una base dell�eser-cito afgano (5 morti, 6 feriti).

14 agosto Mindanao PHL Attacco armato contro la cittadina diTuluan (6 morti).

Fronte di LiberazioneIslamico Moro (MILF)

14 agosto Diyala IRQ Autobomba esplosa su un ponte (5 morti).

14 agosto Colombo LKA Ordigno contro un convoglio diplomatico(7 morti, 14 feriti).

14 agosto Baghdad IRQAttacco armato contro Ahmed AbdulGhafour al-Samaraie, leader sunnita (1 ferito)

14 agosto Barmal AFG Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia dell�esercito afgano (7 feriti).

14 agosto Kabul AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatifrancesi dell�Ifor (4 feriti).

14 agosto Hub PAK Ordigno esploso nei pressi di un bazar (2 morti, 3 feriti).

14 agosto Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro una pattuglia disoldati australiani (4 feriti).

15 agosto Mosul IRQKamikaze con camion-bomba contro lasede dell�Unione patriottica del Kurdistan(9 morti, 41 feriti).

15 agosto Farah AFG Attacco armato contro un convoglio dellapolizia afgana (5 morti, 4 feriti).

16 agosto Baghdad IRQ Autobomba contro una stazione d�auto-bus (8 morti, 28 feriti).

16 agosto Baghdad IRQ Due autobomba esplose nel quartiere diBetawin (4 morti, 30 feriti).

16 agosto Bassora IRQ Attacco armato contro il palazzo delgovernatore (1 morto).

16 agosto Zhari AFG Ordigni esplosivi contro una base militare(8 feriti).

16 agosto Guwahati IND Ordigno contro un tempio Hare Krisna (5morti, 30 feriti).

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17 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 1 ferito).

17 agosto Kandahar AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio militare statunitense (1 ferito). Taliban

17 agosto Trin Kot AFG Kamikaze contro una stazione della poli-zia afgana (8 feriti). Taliban

17 agosto Baghdad IRQ Autobomba esplosa in un mercato di SadrCity (4 morti, 12 feriti).

17 agosto Kunar AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati dell�Isaf (1 morto, 1 ferito).

18 agosto Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro unamoschea di al-Doura (1 morto, 4 feriti).

18 agosto Buenaventura COL Ordigno esploso in un taxi (1 morto, 5 feri-ti).

18 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

19 agosto BekaotCisgiordania

Attacco armato contro un check-point del-l�esercito israeliano (1 morto).

Brigate dei Martiri di al-Aqsa

19 agosto Diwaniyah IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati afgani (2 morti, 2 feriti).

20 agosto Baghdad IRQAttacchi armati contro gruppi di fedelisciiti diretti verso il mausoleo dell�imamMousa al-khadim (20 morti, 300 feriti).

21 agosto Telagh DZA Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 2 feriti).

21 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

22 agosto Helmand AFG Ordigno contro una pattuglia della poliziaafgana (3 morti). Taliban

22 agosto Kandahar AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio militare canadese dell�Isaf (1 morto, 4 feriti).

Taliban

23 agosto Abu Naji IRQ Ordigni esplosivi contro una base militarebritannica (4 feriti).

23 agosto Midanao PHL Attacco armato contro una postazione del-l�esercito (1 morto).

23 agosto Mosul IRQ Kamikaze contro un chek-point della poli-zia irachena (1 morto, 10 feriti).

24 agosto Baghdad IRQAutobombe nei quartieri di Jedida,Adhamiyah e Zenunah (4 morti, 18 feriti).

24 agosto Buhriz IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (2 morti, 3 feriti).

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24 agosto Kut IRQ Attacco armato contro un poliziotto ira-cheno (1 morti).

24 agosto Ba�qubah IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (3 morti).

24 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto).

25 agosto Dhaka BGD Ordigno contro una pattuglia della polizia(5 morti, diversi feriti.

25 agosto Langham AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatifrancesi dell�Isaf (2 morti, 2 feriti).

26 agosto Mitrovica Kosovo Ordigno esploso in un bar frequentato daserbi (8 feriti).

26 agosto Jaffna LKA Ordigno contro una pattuglia dell�esercitocingalese (8 morti, 11 feriti).

26 agosto Adana TUR Ordigni esplosivi contro una banca (4 feri-ti).

26 agosto Hawijah IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati iracheni (1 morto, 2 feriti).

26 agosto Hawijah IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 7 feriti).

26 agosto Balad Ruz IRQ Ordigno durante una partita di calcio (4morti, 20 feriti).

26 agosto Bassora IRQAttacco armato contro due sorelle irache-ne, traduttrici per le forze britanniche (2 morti).

Brigate dell�imam al-Hussein

26 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

27 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro un minibus di lavoratorisciiti (9 morti, 20 feriti).

27 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro la sede del giornale �alSabah� (2 morti, 18 feriti).

27 agosto Kirkuk IRQDue kamikaze con autobomba contro ilquartiere curdo di Iskan (9 morti, 50 feri-ti).

27 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

27 agosto Khalis IRQ Attacco armato contro un mercato (14 morti, 25 feriti).

27 agosto Khalis IRQ Ordigno esploso in un centro commercia-le (6 morti, 15 feriti).

27 agosto Kirkuk IRQOrdigni esplosivi contro due sedidell�Unione Patriottica del Kurdistan (1 morto, 16 feriti).

27 agosto Moqdadiyah IRQ Attacco armato contro un tenente colon-nello dell�esercito iracheno (1 morto).

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27 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (2 morti).

27 agosto Kandahar AFG Ordigno contro una base militare dell�Isaf(7 feriti).

27 agosto Marmaris TUR Ordigni esplosi in quattro zone della città(27 feriti).

Falchi per la liberazione delKurdistan

27 agosto Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (4 morti).

27 agosto Helmand AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati britannici dell�Isaf (1 morto).

28 agosto Antalya TUR Ordigno esploso nei pressi di un bar (3 morti, 38 feriti).

28 agosto Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro un chek-point del Ministero dell�Interno (16 morti,47 feriti).

28 agosto Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

28 agosto Tikrit IRQ Ordigno contro il convoglio del generaleHamd Namis al Juburi (6 feriti).

28 agosto Lashkar Gah AFGKamikaze contro Khan Mohammad, excapo della polizia provinciale (17 morti, 47feriti).

Taliban

29 agosto Kandahar AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio militare dell�Isaf (2 morti, 1 ferito).

29 agosto Lahore PAK Ordigno esploso in un centro commercia-le (5 feriti).

29 agosto Hub PAK Ordigno esploso in un hotel (3 morti, 3 feriti).

29 agosto Al Anbar IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

30 agosto Baghdad IRQ Autobomba contro il mercato di al-Shorjah (24 morti, 35 feriti).

30 agosto Baghdad IRQ Ordigni esplosivi in una stazione di servi-zio (3 morti, 14 feriti).

30 agosto Kirkuk IRQ Kamikaze contro un autobus di civili (4 morti, diversi feriti).

30 agosto Mersin TUR Ordigno esploso in un cestino di rifiuti (1 ferito).

30 agosto Buhriz IRQ Ordigno contro un�autovettura di civili (5morti, 2 feriti).

30 agosto Al MiqdadeyyahIRQ

Ordigno contro una vettura di civili ira-cheni (3 morti, 4 feriti).

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30 agosto Hillah IRQOrdigno conto un centro di reclutamentodell�esercito iracheno (12 morti, 38 feriti).

31 agosto Baghdad IRQ Ordigni esplosi nel quartiere sciita di SadrCity (46 morti, 112 feriti).

31 agosto Baghdad IRQ Autobomba esplosa nel quartiere sciita dial-Amin (14 morti, 38 feriti).

31 agosto Zabul AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio della polizia irachena (3 feriti).

1 settembre Kirkuk IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(4 feriti).

1 settembre Helmand AFGAttacco armato contro una pattuglia disoldati britannici dell�Isaf (1 morto, 1 feri-to).

2 settembre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia municipale (3 morti).

2 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 morti, 8 feriti).

2 settembre Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro una sta-zione di polizia (4 morti, 13 feriti).

3 settembre Van TUR Ordigno esploso in un parco (2 morti, 14 feriti).

3 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (2 morti).

3 settembre Fallujah IRQ Kamikaze con autobomba contro un postodi blocco dell�esercito iracheno (5 morti).

3 settembre Khalis IRQ Ordigno esploso in un mercato (4 morti,19 feriti).

3 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 3 feriti).

3 settembre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 1 ferito).

3 settembre Mosul IRQ Kamikaze contro una pattuglia della poli-zia (3 morti).

3 settembre Al Amara IRQ Attacco armato contro lo sceicco HassanMohammed Mahdi al-Jauadi (1 morto).

4 settembre Bassora IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatibritannici (2 morti, 1 ferito).

4 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro un convoglio scortato dasoldati statunitensi (1 morto).

4 settembre Ad Dayr IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatibritannici (2 feriti).

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4 settembre Amman JOR Attacco armato contro un gruppo di turi-sti (1 morto, 6 feriti).

4 settembre Kabul AFG Kamikaze contro un convoglio militarebritannico (5 morti, 5 feriti).

4 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (7 feriti).

5 settembre Fallujah IRQ Ordigno contro un Humwee dell�esercitostatunitense (3 morti).

5 settembre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (5 morti).

5 settembre Samarra IRQ Autobomba contro l�abitazione di un lea-der tribale (3 morti, 5 feriti).

5 settembre Beirut LBN Ordigno contro il colonnello ShamirShehadeh (4 morti, 5 feriti).

5 settembre Bani Sa�ad IRQ Ordigni in varie località della cittadina (1morto, 14 feriti).

5 settembre Ba�qubah IRQ Ordigni esplosivi contro un villaggio (2 morti, 7 feriti).

5 settembre Al Karma IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatidell�esercito iracheno

6 settembre Helmand AFG Ordigno contro un convoglio militare bri-tannico (1 morto, 6 feriti).

6 settembre Sinjar IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia di confine (6 morti, 6 feriti).

6 settembre Al Qubla IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(5 feriti).

7 settembre Baghdad IRQ Autobomba esplosa nel quartiere di al-Qahira (8 morti, 38 feriti).

7 settembre Baghdad IRQ Kamikaze con autobomba contro una sta-zione di rifornimento della polizia (12 morti, 26 feriti).

7 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 13 feriti).

7 settembre Al Qurnah IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati britannici (1 morto).

7 settembre Kirkuk IRQ Ordigno contro un comandante della poli-zia (1 morto).

7 settembre Tikrit IRQ Attacchi armati contro pattuglie dellapolizia (6 morti).

8 settembre Kabul AFG Kamikaze contro l�ambasciata statuniten-se (18 morti, Taliban

8 settembre Malegaon IND Ordigni esplosi nei pressi di una moschea(37 morti, 100 feriti).

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8 settembre Kerbala IRQ Ordigno contro un gruppo di pellegrinisciiti (8 morti, 17 feriti).

8 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro il convoglio del capo dellapolizia del distretto di Karkh (3 morti, 6 feriti).

8 settembre Baiji IRQ Ordigni esplosivi contro un convogliomilitare statunitense (3 morti, 3 feriti).

8 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitostatunitense (1 morto).

8 settembre Barkhan PAK Ordigno esploso nei pressi di una fermatad�autobus (4 morti, 18 feriti).

8 settembre Farah AFG Ordigno contro una pattuglia di soldatiitaliani (4 feriti).

8 settembre Vavuniya LKA Ordigno contro una pattuglia della polizia(7 feriti).

9 settembre Sulawesi IDN Ordigno esploso nella città di Poso (1 morto).

9 settembre Kirkuk IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 morti, 11 feriti).

9 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(1 morto, 6 feriti).

9 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia di mili-tari statunitensi (1 morto, 4 feriti).

9 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (2 feriti).

10 settembre Kalaigar AFG Attacco armato contro una strutturagovernativa (2 morti).

10 settembre Baghdad IRQ Ordigno esploso in un mercato (8 morti,17 feriti).

10 settembre Khan Bani SaadIRQ

Attacco armato contro Majid Almany alObady, comandante della polizia di Dyala(2 morti).

10 settembre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

10 settembre Paktia AFG Kamikaze contro Hakim Taniwal, gover-natore della provincia (4 morti, 6 feriti). Taliban

11 settembre Khost AFGKamikaze contro la cerimonia funebre delgovernatore della provincia di Paktia (7 morti, 55 feriti).

Taliban

11 settembre Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro un mini-bus di reclute dell�esercito iracheno (14 morti, 7 feriti).

11 settembre Kirkuk IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti).

11 settembre Beiji IRQAttacco armato contro un autobus didipendenti di una raffineria (4 morti, 1 ferito).

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12 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro un convoglio militarestatunitense (6 morti, 15 feriti).

12 settembre Baghdad IRQ Ordigno nella Facoltà di tecnologia (2morti, 7 feriti).

12 settembre Baghdad IRQ Quattro ordigni esplosi in diverse zonedella città (1 morto, 10 feriti).

12 settembre Moqdadiyah IRQ Ordigno contro civili iracheni (4 morti, 24 feriti).

12 settembre Moqdadiyah IRQ Ordigno contro Ali Hussein al-Jibouri,locale capo della polizia (1 morto).

12 settembre Mosul IRQ Attacco armato contro un capitano dellapolizia (1 morto).

12 settembre Samarra IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 2 feriti).

12 settembre Kirkuk IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (1 morto).

12 settembre Khan Bani SaadIRQ

Ordigni esplosivi contro una moscheasciita (7 morti, diversi feriti).

12 settembre Diyarbakir TUR Ordigno esploso in un parco (10 morti, 17 feriti).

13 settembre Balabuluk AFG Attacco armato contro un veicolo delleNazioni Unite (1 morto).

13 settembre Mosul IRQ Ordigno contro una stazione di polizia (3morti, 12 feriti).

13 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro due pattuglie dellapolizia (8 morti, 25 feriti).

13 settembre Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro la stazione dipolizia di al-Rashaad (1 morto, 2 feriti).

13 settembre Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro una base del-l�esercito iracheno (4 feriti).

13 settembre Vavuniya LKA Ordigno contro un mercato (15 feriti).

13 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (14 morti, 67 feriti).

13 settembre Al Haswah IRQAttacco armato contro il convoglio di Azizal Yassiri, consigliere del ministro delladifesa (2 feriti).

13 settembre Farah AFG Attacco armato contro un convoglio dellapolizia (4 morti, 11 feriti).

14 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (2 morti).

14 settembre Fallujah IRQ Ordigno esploso in un campo di calcio (6 morti, 13 feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

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14 settembre Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro un con-voglio militare statunitense (2 morti, 25 feriti).

14 settembre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 3 feriti).

14 settembre Al Karradah IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (6 morti, 26 feriti).

14 settembre Baghdad IRQ Ordigno esploso nel quartiere di al-Huria(2 morti, 13 feriti).

14 settembre Al Doura IRQ Attacco armato contro un ufficiale dellapolizia (1 morto).

15 settembre Gaza Striscia di Gaza

Attacco armato contro Jad Tayeh, generaledell�intelligence palestinese (5 morti).

15 settembre Ma�rib YEM Kamikaze con autobomba contro una raf-fineria di petrolio (2 morti).

15 settembre Al Dhabba YEM Kamikaze con autobomba contro una raf-fineria di petrolio (3 morti).

15 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

16 settembre Khost AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto, 2 feriti).

16 settembre Musayi AFGOrdigno contro il veicolo di un�organizza-zione non governativa (3 morti, 1 ferito).

16 settembre Hat Yai THA Sei ordigni esplosi in diverse zone dellacittà (3 morti, 68 feriti).

16 settembre Al Doura IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia (3 morti, 19 feriti).

16 settembre Baghdad IRQAutobomba contro un convoglio dellaGuardia nazionale irachena (2 morti, 26 feriti).

16 settembre Zafaraniyah IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (3 morti, 5 feriti).

16 settembre Al Anbar IRQ Kamikaze contro il check-point di unospedale (3 morti).

16 settembre Al Anbar IRQ Attacco armato contro un posto di bloccodella polizia (4 morti).

16 settembre Vavuniya LKA Attacco armato contro un posto di bloccodell�esercito (1 morto, 2 feriti).

17 settembre Kirkuk IRQ Tre autobomba contro la sede della poliziacriminale (20 morti, 73 feriti).

17 settembre Kandahar AFG Kamikaze con autobomba contro un con-voglio militare dell�Isaf (1 morto, 4 feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

estero

17 settembre Mogadiscio SOM Attacco armato contro suor LeonellaSgorbato (3 morti).

17 settembre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

17 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

18 settembre Baidoa SOM Kamikaze contro il presidente somaloAbdullah Yusuf Ahmed (9 morti 7 feriti).

18 settembre Panjwayi AFG Kamikaze contro una pattuglia di soldaticanadesi dell�isaf (4 morti, 27 feriti). Taliban

18 settembre Herat AFG Kamikaze contro il vicecomandante dellapolizia cittadina (11 morti, 18 feriti).

18 settembre Tal�Afar IRQ Kamikaze si esplodere in un mercato (20 morti, 17 feriti).

18 settembre Ba�qubah IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (3 morti).

18 settembre Mosul IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (4 morti).

18 settembre Bassora IRQAttacco armato contro Fawzi Abdul al-Mousawi, capo dell�antiterrorismo cittadi-no (1 morto).

18 settembre Kabul AFG Autobomba contro una pattuglia dellapolizia afgana (3 morti, 1 ferito).

18 settembre Ramadi IRQ Kamikaze con autobomba contro il postodi polizia di Huriya (13 morti, 10 feriti).

19 settembre Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro un quartiere scii-ta (10 morti, 19 feriti).

19 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro un check-point della poli-zia (1 morto, 5 feriti).

19 settembre Al Udaim IRQ Attacco armato contro Faris Akkab, sinda-co della città (2 morti).

19 settembre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 3 feriti).

19 settembre Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro una sta-zione di rifornimento di gas (7 morti, 13 feriti).

19 settembre Sharqat IRQ Kamikaze con autobomba contro una basemilitare irachena (21 morti, 51 feriti).

19 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

20 settembre Samarra IRQKamikaze con autobomba contro l�abita-zione dello sceicco Khaled Feleeh al-Bzay(2 morti, 30 feriti).

20 settembre Baghdad IRQ Kamikaze con camion-bomba contro unastazione di polizia (7 morti, 14 feriti).

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estero

20 settembre Balad Ruz IRQ Ordigno contro una pattuglia dell�esercitoiracheno (2 morti).

20 settembre Ba�qubah IRQ Attacchi armati contro membri delle forzedi sicurezza irachene (5 morti).

20 settembre Tal�Afar IRQ Kamikaze si fa esplodere in un mercato(22 morti, 24 feriti).

20 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

21 settembre Diyala IRQOrdigno contro il convoglio del fratellodel governatore della provincia (4 feriti).

21 settembre Grozny RUS Attacco armato contro una pattuglia disoldati russi (5 morti).

21 settembre Baghdad IRQ Attacco armato contro il posto di poliziadi Khadraa (6 morti, 1 ferito).

21 settembre Fallujah IRQ Ordigno contro una postazione dell�eser-cito iracheno (4 morti, 3 feriti).

21 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

21 settembre Fallujah IRQ Attacco armato contro una pattuglia del-l�esercito iracheno (3 morti).

21 settembre Haripur PAK Attacco armato contro un autobus di civi-li (8 morti, diversi feriti).

21 settembre Baghdad IRQAutobomba esplosa in un mercato delquartiere sciita al-Hurriyah (2 morti, 8 feriti).

21 settembre Diwaniyah IRQOrdigni esplosivi contro una pattugliamista iracheno-statunitense (2 morti, 2 feriti).

22 settembre Kandahar AFG Ordigno contro un autobus di operai (19morti, 3 feriti).

22 settembre Kirkuk IRQAttacco armato contro un agente di poli-zia iracheno ed un vigile del fuoco (2 morti).

22 settembre Kirkuk IRQ Ordigno contro un convoglio scortato dacontractors (1 morto, 5 feriti).

22 settembre Gaza Striscia di Gaza

Ordigno contro un posto di polizia pale-stinese (2 feriti).

22 settembre NablusCisgiordania

Ordigni esplosivi contro una pattuglia dimilitari israeliani (7 feriti).

Brigate dei Martiri di al-Aqsa

23 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

23 settembre Igdir TUR Ordigno contro una stazione di polizia (17feriti).

Partito dei lavoratori delKurdistan (Pkk)

23 settembre Hawijah IRQ Ordigno contro una pattuglia militarestatunitense (2 morti, 3 feriti).

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23 settembre Sadr City IRQOrdigno contro un camion cisterna caricodi kerosene (37 morti, 40 feriti).

23 settembre Bassora IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatidanesi (1 morto, 8 feriti).

23 settembre Dera Ghazi KhanPAK

Ordigno contro una stazione d�autobus (2morti, 20 feriti).

23 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia di soldatistatunitensi (1 morto).

24 settembre Yala THA Ordigno contro un avamposto militare (1morto).

24 settembre Abu Ghraib IRQ Attacco armato contro un convoglio del-l�esercito iracheno (3 morti).

24 settembre Al Karradah IRQ Autobomba contro una pattuglia di poli-zia (1 morto, 14 feriti).

24 settembre Adhamiyah IRQ Autobomba contro una pattuglia del-l�esercito iracheno (2 morti, 2 feriti).

24 settembre Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro il Ministero dellaSanità (3 feriti).

24 settembre Tal�Afar IRQKamikaze con autobomba contro un postodi blocco dell�esercito iracheno (2 morti, 2 feriti).

25 settembre Dargecit TUR Attacco armato contro un tenente dellapolizia (1 morto, 2 feriti).

25 settembre Ramadi IRQ Kamikaze con autobomba contro un chek-point della polizia (7 morti, 7 feriti).

25 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(3 feriti).

25 settembre Fallujah IRQAttacco armato contro Najim AbdallahSuod, capo del consiglio comunale (2 morti).

25 settembre Musayyib IRQ Attacco armato contro una stazione dellapolizia (1 morto).

26 settembre Chahar AsyabAFG

Ordigno contro un convoglio militare ita-liano dell�Isaf (3 morti, 10 feriti). Taliban

26 settembre Jurf al-Sakhr IRQ Kamikaze con autobomba contro una sta-zione di polizia (2 morti, 12 feriti).

26 settembre Mahmudiyah IRQ Ordigni esplosi in un edificio abitato dasciiti (7 morti, 11 feriti).

26 settembre Baghdad IRQ Kamikaze contro la sede del PartitoComunista iracheno (5 morti, 15 feriti).

26 settembre Lashkar Gah AFG Kamikaze contro un posto di controllodella polizia (18 morti, 17 feriti). Taliban

26 settembre Latifiyah IRQ Ordigno contro un camion del Ministerodelle Finanze (1 morto, 5 feriti).

26 settembre Baghdad IRQ Due ordigni esplosi nel quartiere diZayuna (2 morti, 16 feriti).

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26 settembre Vavuniya LKA Ordigno contro militari cingalesi (1 morto,1 ferito).

27 settembre Herat AFGOrdigno contro un mezzo italianodell�Unità di ricostruzione � Prt - (3 feriti).

27 settembre Baghdad IRQ Autobomba contro un mercato del quar-tiere Bayaa (5 morti, 8 feriti).

27 settembre Baghdad IRQ Ordigno contro una pattuglia della polizia(2 morti, 5 feriti).

27 settembre Kandahar AFGKamikaze con autobomba contro un con-voglio canadese dell�Isaf (1 morto, 1 feri-to).

Taliban

27 settembre Ba�qubah IRQ Ordigni esplosivi contro l�abitazione diuna famiglia sunnita (8 morti, 2 feriti).

28 settembre Baghdad IRQ Autobomba esplosa vicino un ristorante (5 morti, 34 feriti).

28 settembre Baghdad IRQKamikaze con autobomba contro un chek-point dell�esercito iracheno (2 morti, 25 feriti).

28 settembre Kirkuk IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 8 feriti).

28 settembre Narathiwat THA Ordigno contro una jeep di soldati (1morto, 4 feriti).

28 settembre Kirkuk IRQOrdigno contro il generale Sarhad QaderHamid, capo della polizia della provincia(1 ferito).

28 settembre Cotabato PHL Ordigno contro studenti durante un con-certo (6 feriti).

28 settembre Al-Gazaliya IRQAttacco armato contro i familiari di ungiudice del processo Hussein (1 morto,2 feriti).

29 settembre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 2 feriti).

29 settembre Mahmudiyah IRQ Ordigni esplosivi contro un�area residen-ziale della città (1 morto, 3 feriti).

29 settembre Baghdad IRQ Due ordigni esplosi nei pressi del TeatroNazionale (1 morto, 10 feriti).

29 settembre Rashad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati iracheni (3 morti).

29 settembre Kandahar AFG Ordigno contro una pattuglia di soldaticanadesi dell�Isaf (1 morto, 1 ferito).

30 settembre Kabul AFG Kamikaze contro l�ingresso del Ministerodell�Interno (12 morti, 42 feriti). Taliban

30 settembre Tal�Afar IRQKamikaze con autobomba contro unchek-point dell�esercito iracheno (3 morti,30 feriti).

30 settembre Kirkuk IRQ Autobomba contro l�abitazione di un uffi-ciale della polizia (10 feriti).

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1 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito iracheno (2 morti).

1 ottobre Meysan IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati britannici (2 feriti).

1 ottobre Mersin TUR Ordigno esploso in un ospedale (3 feriti).

1 ottobre Fallujah IRQ Autobomba esplosa in un mercato (4 morti, 6 feriti).

1 ottobre Mosul IRQ Ordigni esplosivi contro una stazione dipolizia (6 feriti).

1 ottobre Bassora IRQAttacco armato contro lo �Shat Al-ArabHotel�, base dell�esercito britannico (3 morti, 2 feriti).

1 ottobre Akhund AFG Ordigni esplosivi contro i fedeli di unamoschea (8 feriti).

1 ottobre Baghdad IRQ Autobomba contro la sede dell�emittentetv al Rafidain (7 morti, diversi feriti).

2 ottobre Port HarcourtNGA

Attacco armato contro una pattuglia disoldati nigeriani (14 morti).

2 ottobre Smirne TUR Ordigno esploso in un bar (7 feriti).

2 ottobre Kabul AFG Kamikaze contro un convoglio del contin-gente Isaf (1 morto, 6 feriti). Taliban

2 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (2 morti, 7 feriti).

2 ottobre Baghdad IRQ Kamikaze contro civili in fila in un panifi-cio (4 morti, 14 feriti).

2 ottobre Hawijah IRQ Ordigno esplosivo contro una stazione deivigili del fuoco (2 feriti).

2 ottobre Kut IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 3 feriti).

2 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (4 morti).

2 ottobre Baghdad IRQ Attacchi armati contro soldati statunitensiin diverse zone della città (4 morti).

2 ottobre Dhemaji INDOrdigno esplosivo contro la celebrazionedi una cerimonia religiosa (1 morto, 16 feriti).

3 ottobre Zhari AFG Attacco armato contro una pattuglia disoldati canadesi dell�Isaf (2 morti, 5 feriti). Taliban

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estero

3 ottobre Baghdad IRQ Ordigni esplosivi contro il quartiere sciitadi al-Doura (1 morto, 17 feriti).

3 ottobre Baghdad IRQ Autobomba contro una moschea sciita nelquartiere Karradah (3 morti, 9 feriti).

3 ottobre Fallujah IRQ Attacco armato contro soldati statunitensi(2 morti)

3 ottobre Paktika AFG Attacco armato contro un posto di polizia(3 morti, 3 feriti).

3 ottobre Baghdad IRQ Kamikaze contro un mercato del quartiereSadiyah (2 morti, 19 feriti).

4 ottobre Baghdad IRQAutobomba contro il convoglio del mini-stro dell�industria Fawzi al-Hariri (14 morti, 75 feriti).

4 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (4 morti).

4 ottobre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 5 feriti).

4 ottobre Ramadi IRQKamikaze con camion-bomba contro unacaserma dell�esercito iracheno (numerosiferiti).

4 ottobre Zaafaraniyah IRQ Attacco armato contro gli avventori di uncaffè (5 morti, 6 feriti).

5 ottobre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (1 morto).

5 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro operai nell�atte-sa di un lavoro giornaliero (20 feriti).

5 ottobre Mahmudiyah IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (2 feriti).

5 ottobre Tall�Afar IRQKamikaze con autobomba contro un cen-tro di arruolamento dell�esercito iracheno(2 morti, 11 feriti).

6 ottobre Khost AFG Kamikaze contro un posto di polizia (2 morti, 10 feriti).

6 ottobre Al Hadithah IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati danesi (1 morto).

7 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito statunitense (1 morto).

7 ottobre Panjawayi AFG Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati canadesi dell�Isaf (1 morto).

7 ottobre Tall�Afar IRQKamikaze con camion-bomba contro unapostazione dell�esercito iracheno (14 morti, 20 feriti).

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7 ottobre Tank PAK Attacco armato contro un alto esponentedella comunità sciita (1 morto).

7 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia del-l�esercito statunitense (1 morto).

8 ottobre Samarra IRQ Ordigno esplosivo contro un Humvee del-l�esercito statunitense (1 morto, 4 feriti).

8 ottobre Boumerdes DZA Attacco armato contro un autobus di civi-li (4 morti).

8 ottobre Ramadi IRQ Ordigno esplosivo contro un mezzo coraz-zato statunitense (5 feriti).

9 ottobre Baghdad IRQAttacco armato contro Amir al-Hashimi,fratello del vice presidente iracheno Tariqal-Hashimi (1 morto).

9 ottobre Baghdad IRQ Autobomba esplosa in un mercato di unquartiere sciita (10 morti, 26 feriti).

9 ottobre Diyala IRQ Attacchi armati contro pattuglie dellapolizia (5 morti).

9 ottobre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro il tenente colonnel-lo Salih al Karkhi (1 morto).

9 ottobre Tall�Afar IRQKamikaze con autobomba contro un postodi controllo della polizia (2 morti, 12 feri-ti).

9 ottobre Khogyani AFG Ordigno esplosivo contro il convoglio delgovernatore del distretto (5 morti). Taliban

10 ottobre Tacurong PHL Ordigno esploso in un mercato (4 feriti).

10 ottobre Makilala PHL Ordigno esploso durante una festa popo-lare (12 morti, 42 feriti).

10 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro civili iracheni infila ad un panificio (11 morti, 4 feriti).

10 ottobre Jaraf al Saqr IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (2 morti).

10 ottobre Musayyib IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito iracheno (2 morti).

10 ottobre Kabul AFG Ordigno esplosivo contro un autobusdella polizia afgana (15 feriti).

10 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (1 morto, 6 feriti).

10 ottobre Mosul IRQ Attacco armato contro un colonnello dellapolizia irachena (1 morto).

10 ottobre Wardak AFG Attacco armato contro un posto di bloccodella polizia afgana (1 morto, 2 feriti).

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estero

11 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

11 ottobre Baghdad IRQAutobomba esplosa nel quartiere di Al-Ghadeer contro una pattuglia della polizia(2 morti, 10 feriti).

11 ottobre Baghdad IRQAutobomba esplosa in PiazzaMustansiriyah contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 16 feriti).

11 ottobre Kirkuk IRQ Attacco armato contro un agente dellapolizia (1 morto).

12 ottobre Baghdad IRQAttacco armato contro la sede della tvsatellitare sunnita al Shaabiya (11 morti,2 feriti).

12 ottobre Barakaldo ESP Ordigno esplosivo contro la stazione fer-roviaria.

12 ottobre San Sebastian ESP Ordigni incendiari contro un edificio delcomando della marina militare.

12 ottobre Baghdad IRQ Kamikaze contro una pattuglia della poli-zia (4 morti, 8 feriti).

12 ottobre Samarra IRQ Ordigno esploso in un quartiere residen-ziale (1 morto, 6 feriti).

12 ottobre Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (5 morti, 10 feriti).

12 ottobre Khost AFG Kamikaze contro un convoglio dell�eserci-to afgano (2 morti, 16 feriti).

12 ottobre Khost AFG Ordigno esplosivo contro un convogliomilitare statunitense (5 feriti).

12 ottobre Tizi-Ouzou DZAAttacco armato contro il presidentedell�Assemblea regionale (1 morto, 4 feri-ti).

13 ottobre Saifiyah IRQ Attacco armato contro un villaggio sciita(8 morti).

13 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

13 ottobre Kandahar AFG Autobomba contro un convoglio militaredell�Isaf (9 morti, 3 feriti).

13 ottobre Hillah IRQKamikaze con autobomba contro la sededelle forze speciali del ministero dell�in-terno (6 morti, 12 feriti).

14 ottobre Zhari AFG Kamikaze contro una pattuglia di soldatiafgani (6 feriti).

14 ottobre Mehtarlam AFGOrdigno esplosivo contro Gulab Mangal,governatore della provincia di Laghman(1 morto, 2 feriti).

Taliban

14 ottobre Baghdad IRQ Ordigni esplosi in un parcheggio del quar-tiere Rasheed (1 morto, 4 feriti).

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14 ottobre Al Rashad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito iracheno (1 morto, 2 feriti).

14 ottobre Al Qa�im IRQ Kamikaze si fa esplodere in un mercato (3 morti, 6 feriti).

14 ottobre Hakkari TUR Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito (2 morti, 1 ferito).

15 ottobre Kirkuk IRQ Kamikaze con autobomba contro unascuola femminile (10 morti 25 feriti).

15 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (3 morti).

15 ottobre Kirkuk IRQ Kamikaze con autobomba contro una pat-tuglia della polizia

15 ottobre Baghdad IRQOrdigni esplosivi contro il convoglio delvice ministro dell�interno Hala Shaker (7 morti, diversi feriti).

15 ottobre Khost AFG Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia afgana (3 morti, 2 feriti).

15 ottobre Kandahar AFGAttacco armato contro Mohammad YunusHosseini, consigliere provinciale (1 morto,2 feriti).

15 ottobre Herat AFG Ordigno esplosivo contro un veicolo con abordo dei contractors (2 morti, 3 feriti).

15 ottobre Beirut LBN Ordigno esploso nei pressi di alcuni ufficidelle Nazioni Unite (4 feriti).

15 ottobre Jaffna LKA Attacco armato contro postazioni del-l�esercito cingalese (2 morti, 13 feriti).

16 ottobre Dambulla LKAKamikaze con camion-bomba contro unconvoglio della marina militare cingalese(103 morti, 150 feriti).

16 ottobre Baghdad IRQ Due autobomba esplose in un quartieresciita (20 morti, 17 feriti).

16 ottobre Al Suwayra IRQ Autobomba esplosa nei pressi di unabanca (10 morti, 15 feriti).

16 ottobre Bassora IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati britannici (1 morto, 1 ferito).

16 ottobre Kandahar IRQ Kamikaze contro un convoglio di truppecanadesi dell�Isaf (4 morti, 1 ferito).

17 ottobre Balad Ruz IRQ Attacco armato contro una famiglia sciita(5 morti, 1 ferito).

17 ottobre Fallujah IRQ Attacco armato contro una pattuglia dellapolizia (2 morti).

17 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro un convoglio disoldati statunitensi (4 morti).

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17 ottobre Al Doura IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (1 morto, 3 feriti).

17 ottobre Zayouna IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (4 feriti).

17 ottobre Karmah IRQ Ordigno esplosivo contro un convogliodell�esercito iracheno (5 morti).

17 ottobre Saydiyah IRQ Kamikaze con autobomba contro un postodi blocco della polizia (1 morto, 9 feriti).

17 ottobre Sidi MedjahedDZA

Attacco armato contro guardie comunali(8 morti).

18 ottobre Galle LKA Kamikaze con natanti contro la base nava-le (17 morti, 26 feriti).

18 ottobre Khalat Saleh IRQOrdigno esplosivo contro il colonnello AliKassim al-Timini, direttore dell�intelligen-ce di Meesan (4 morti).

18 ottobre Balad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito statunitense (1 morto).

18 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

19 ottobre Kirkuk IRQKamikaze con autobomba contro un con-voglio dell�esercito iracheno (12 morti, 68 feriti).

19 ottobre Kirkuk IRQ Tre ordigni esplosi in diverse zone dellacittà (3 feriti).

19 ottobre Al Doura IRQ Ordigni esplosivi contro due pattugliedella polizia (8 morti, 13 feriti).

19 ottobre Al Khales IRQ Ordigno esploso in un mercato (17 morti,37 feriti).

19 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una stazione dipolizia (4 morti).

19 ottobre Kut IRQ Ordigno esplosivo contro un convoglio diauto civili (4 morti, 1 ferito).

19 ottobre Mosul IRQKamikaze a bordo di un�autocisterna con-tro una stazione di polizia (12 morti, 25 feriti).

19 ottobre Lashkar Gah AFG Kamikaze contro un convoglio militarebritannico dell�Isaf (3 morti, 9 feriti). Taliban

19 ottobre Khost AFG Kamikaze contro una pattuglia della poli-zia (1 morto, 5 feriti).

19 ottobre Kirkuk IRQKamikaze con autobomba contro un postodi blocco dell�esercito iracheno (5 morti, 4 feriti).

19 ottobre El Harrach DZA Ordigno esploso nei pressi di una casermadell�esercito (4 feriti).

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20 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

20 ottobre Peshawar PAK Ordigno esploso in un mercato (7 morti,24 feriti).

20 ottobre Asadabad AFG Attacco armato contro impiegati afgani diuna base statunitense (8 morti).

20 ottobre Khost AFG Kamikaze contro una pattuglia di soldatiafgani (8 feriti).

20 ottobre Thepa THA Ordigno esploso in una sala da tè (2 morti,12 feriti).

20 ottobre Bogotà COL Autobomba esplosa nel campusdell�Accademia militare (24 feriti).

20 ottobre Wasit IRQOrdigno esplosivo contro un convoglioscortato da militari salvadoregni (1 morto,4 feriti).

21 ottobre Mahmudiyah IRQ Bici-bomba esplose in un mercato (20 morti, 52 feriti).

21 ottobre Baghdad IRQ Kamikaze contro un autobus di civili ira-cheni (7 morti, 18 feriti).

21 ottobre Baghdad IRQ Autobomba esplosa nei pressi delMinistero della Sanità (1 morto, 3 feriti).

22 ottobre Narathiwat THA Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito (1 morto, 11 feriti).

22 ottobre Baghdad IRQ Ordigni esplosi nel mercato di Shurja (5 morti, 20 feriti).

22 ottobre Baghdad IRQ Ordigni esplosi nel quartiere di NuovaBaghdad (2 morti, 12 feriti).

22 ottobre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro un convoglio direclute dell�esercito iracheno (17 morti).

22 ottobre Baghdad IRQOrdigno esplosivo contro un addettoall�addestramento della polizia locale (1 morto, 4 feriti).

22 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (3 morti).

23 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (3 morti, 13 feriti).

23 ottobre Amarah IRQ Attacchi armati contro due comandantidella polizia (2 morti).

23 ottobre Dellys DZA Ordigno esplosivo contro una pattuglia dimilitari (2 morti, 5 feriti).

24 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro un automezzomilitare statunitense (1 morto).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

estero

24 ottobre Baghdad IRQ Autobomba esplosa nel quartiere di al-Hurryah (2 morti, 11 feriti)

24 ottobre Kirkuk IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito iracheno (2 morti, 1 ferito).

24 ottobre Kirkuk IRQ Ordigno esplosivo contro il vice capodella polizia locale (1 ferito).

24 ottobre Kirkuk IRQ Ordigno esploso nei pressi di una stazionedi polizia (4 feriti).

24 ottobre Husayba IRQ Autobomba esplosa in un mercato (2 morti, 2 feriti).

25 ottobre Diwaniyah IRQ Attacco armato contro un soldato irache-no (1 morto, 1 ferito).

25 ottobre Diwaniyah IRQ Attacco armato contro un checkpoint dellapolizia (2 feriti).

25 ottobre Ba�qubah IRQ Kamikaze con autobomba contro uncheckpoint della polizia (2 morti, 2 feriti).

25 ottobre Tall�Afar IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadell�esercito iracheno (3 morti, 3 feriti).

25 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (2 feriti).

26 ottobre Ba�qubah IRQ Attacco armato contro un convoglio dellapolizia (28 morti, 25 feriti).

26 ottobre Ba�qubah IRQAttacco armato contro una stazione delleforze speciali della polizia (6 morti, 10 feri-ti).

26 ottobre Tall�Afar IRQ Kamikaze contro una pattuglia di soldatiiracheni (2 feriti).

27 ottobre Dhekiajuli IND Ordigno esploso in un mercato (3 morti,20 feriti).

27 ottobre Al Khales IRQ Attacco armato contro un�auto di civilisciiti (4 morti, 5 feriti).

27 ottobre Tarin Kowt AFG Ordigno esplosivo contro un minibus dicivili afgani (14 morti, 3 feriti).

28 ottobre Baghdad IRQ Ordigni esplosi in diverse zone della città(3 morti, 5 feriti).

28 ottobre Sopur IND Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (6 feriti).

28 ottobre Tarin Kowt AFG Attacco armato contro una base militaredella Nato (55 morti, 1 ferito).

28 ottobre Vavuniya LKA Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (3 feriti).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

estero

28 ottobre Batticaloa LKA Ordigno esplosivo contro una pattugliadella polizia (3 feriti).

28 ottobre Diwaniyah IRQ Attacco armato contro un interprete ira-cheno dell�esercito statunitense (1 morto).

28 ottobre Uruzgan AFG Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati dell�Isaf (1 morto, 11 feriti).

29 ottobre Bassora IRQAttacco armato contro un minibus didipendenti iracheni dell�accademia dipolizia (17 morti).

29 ottobre Baghdad IRQ Autobomba contro una pattuglia dellapolizia (2 morti, 2 feriti).

29 ottobre Tal al-Thahab IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati iracheni (3 morti).

29 ottobre Ba�qubah IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati iracheni (5 morti).

29 ottobre Samarra IRQ Autobomba esplosa nei pressi di unascuola elementare (8 feriti).

29 ottobre Villavicencio COL Autobomba contro una base dell�esercito(2 morti, 4 feriti).

29 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro il convoglio di autodel premier Nouri al Maliki (1 ferito).

29 ottobre Tarin Kowt AFG Attacco armato contro una base militaredella Nato (55 morti, 1 ferito).

30 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro Essam al-Rahwi,attivista politico sunnita (2 morti).

30 ottobre Sadr City IRQOrdigno esplosivo contro operai sciiti nel-l�attesa di un lavoro giornaliero (33 morti,55 feriti).

30 ottobre Algeri DZADue autobomba contro il commissariatodi polizia di Reghaia e la sede della poliziagiudiziaria di Dergana (3 morti, 24 feriti).

30 ottobre Kirkuk IRQKamikaze contro il comando di poliziadella stazione petrolifera (2 morti, 13 feri-ti).

30 ottobre Baghdad IRQ Autobomba esplosa nei pressi di un ospe-dale (3 morti, 7 feriti).

30 ottobre Baghdad IRQ Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

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Data Luogo Evento Rivendicazione

estero

30 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro una pattuglia disoldati statunitensi (1 morto).

31 ottobre Baalbek LBN Ordigno esplosivo contro l�autobus delliceo �Abbas Mussawi� (1 morto, 1 ferito).

31 ottobre Nuristan AFG Ordigno esplosivo contro una pattuglia disoldati dell�Isaf (3 morti, 1 ferito). Taliban

31 ottobre Andar AFG Kamikaze contro l�ufficio del capo dellapolizia del distretto (1 morto, 1 ferito).

31 ottobre Baghdad IRQ Attacco armato contro un interprete ira-cheno dell�esercito statunitense (1 morto).

31 ottobre RamallahCisgiordania

Attacco armato contro un soldato israelia-no (1 ferito).

31 ottobre Baghdad IRQ Autobomba contro un corteo nuziale (23 morti, 12 feriti).

31 ottobre Boumerdes DZA Ordigni esplosivi contro due convogli del-l�esercito.

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Gno

sis

APPENDICE

USA: Patriot Act 2005(Titolo I)

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STATI UNITI D�AMERICA

Patriot Act 2005

109° Congresso degli Stati Uniti di America

Riunito in seconda sessione il 3 gennaio 2006 nella città di Washington

Legge per ampliare e modificare i poteri necessari per combattere il terrorismo e per altre finalità.

Il Senato e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di America riuniti nel Congresso,approvano

SEZIONE 1DENOMINAZIONE E SOMMARIO

(a) DENOMINAZIONE Questa legge viene denominata Legge di Perfezionamento e Proroga del "PATRIOTACT" of 2005''.(b) SOMMARIO Qui di seguito si riporta la rubrica relativa alla legge in argomento:Sezione 1. Denominazione e sommario.

TITOLO I PERFEZIONAMENTO E PROROGA DEL PATRIOT ACT

Art. 101 Riferimenti e modifiche al titolo breve del PATRIOT Act Art. 102 Norme abrogative del PATRIOT Act USAArt 103 Estensione della estinzione in relazione a singoli terroristi in quanto agenti di potenze straniereArt. 104 Articolo 2332b ed articoli inerenti il sostegno materiale al titolo 18, Codice degli Stati UnitiArt. 105 Durata dei controlli FISA (Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero) nei confronti di sogget-

ti non statunitensi ai sensi dell'art. 207 del PATRIOT ActArt. 106 Accesso ai registri di determinate imprese ai sensi dell'art. 215 del PATRIOT ActArt. 106A .Verifica dell'accesso ai registri di determinate imprese per fini di intelligence straniero

Di seguito pubblichiamo il Titolo I del Patriot Act 2005, rinviando ai prossi-mi numeri la restante parte.

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Art. 107 Intensificazione del controllo nei casi di divulgazione in buona fede in stato di emergenza aisensi dell'art. 212 del PATRIOT Act. USA

Art. 108 Controlli elettronici multipli ai sensi dell'art. 206 del PATRIOT Act USAArt. 109 Intensificazione del controllo parlamentareArt. 110 Attentati contro mezzi ferroviari e sistemi di trasporto pubblico Art. 111 ConfiscaArt. 112 Art. 2332b(g)(5)(B): modifiche relative alla definizione di Reato Federale di TerrorismoArt. 113 Modifiche all'art. 2516(1) titolo 18, Codice degli Stati Uniti Art. 114 Mandati che autorizzano a ritardare la comunicazione relativa ad attività di indagineArt. 115 Riesame giudiziario delle national security lettersArt. 116 Segretezza delle national security letters.Art. 117 Violazione degli obblighi di non divulgazione delle national security letters Art. 118 Relazioni sulle national security lettersArt. 119 Revisione dell'utilizzo delle national security lettersArt. 120 Definizione delle norme in materia di confisca ai sensi dell'art. 806 del PATRIOT Act USAArt. 121 Normativa penale sul traffico di sigarette di contrabbando o di tabacco non da fumoArt. 122 Divieto di narcoterrorismoArt. 123 Interferenza con l'operatività di un aereoArt. 124 Posizione del Congresso circa l'attività politica lecitaArt. 125 Eliminazione degli ostacoli in materia di responsabilità civile che scoraggiano la donazione di

equipaggiamenti antincendio ad associazioni di Vigili del Fuoco volontariArt. 126 Relazione sull'attività di data miningArt. 127 Posizione del CongressoArt. 128 Articolo 214 del PATRIOT Act USA; potere di divulgare ulteriori informazioni concernenti man-

dati esecutivi in materia di pen register e trap and trace (n.t.: accesso ai tabulati telefonici, identi-ficazione in tempo reale del chiamante e dell'interlocutore, localizzazione di entrambi) ai sensidella FISA

TITOLO IDEL PATRIOT ACT USA E LEGGE DI PROROGA

ART. 101 RIFERIMENTI E MODIFICHE DEL TITOLO BREVE, PATRIOT ACT USA(a) RIFERIMENTI AL PATRIOT ACT USA - Il riferimento in questa legge al PATRIOT Act USA dovrà es-

sere considerato un riferimento alla "Legge per unire e rafforzare l'America attraverso strumenti ido-nei ad intercettare ed impedire atti di terrorismo (USA PATRIOT Act) del 2001".

(b) MODIFICHE AL TITOLO BREVE DEL PATRIOT ACT USA - L'Art. 1(a) del PATRIOT Act USA è mo-dificato come segue:

''(a) TITOLO BREVE - Questa legge è denominata "Legge per unire e rafforzare l'America attraversostrumenti idonei ad intercettare ed impedire atti di terrorismo (USA PATRIOT Act) del 2001 o 'PA-TRIOT Act USA'.''.

ART. 102 NORME ABROGATIVE DEL PATRIOT ACT USA(a) IN GENERALE -L'Art. 224 del USA PATRIOT Act è abrogato.(b) ARTICOLI 206 E 215 ESTINZIONE-

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(1) IN GENERALE - Con effetto 31 dicembre 2009, la Legge sul Controllo dell'Intelligence Stranie-ra del 1978 è modificata con la riformulazione degli art. 501, 502, e 105(c)(2) nella forma del 25ottobre 2001.

(2) ECCEZIONE -In relazione a particolari indagini di Intelligence straniero avviate anteriormente alladata di cessazione della validità delle norme di cui al paragrafo (1), o inerenti particolari o potenzia-li reati iniziati o commessi anteriormente alla data in cui tali norme cessano di avere effetto, le nor-me mantengono la loro efficacia.

ART. 103 ESTENSIONE DELLA ESTINZIONE AI SINGOLI TERRORISTI AGENTI DI POTENZESTRANIERE

L'articolo 6001(b) della Legge del 2004 di Riforma dell'Intelligence e per la Prevenzione del Terrorismo (Pu-blic Law 108-458; 118 Stat. 3742) viene così modificato:

''(b) ESTINZIONE-"(1) IN GENERALE- salvo quanto previsto dal paragrafo (2), la modifica di cui al comma (a) cesserà di

avere effetto il 31 dicembre 2009.�(2) ECCEZIONE- Con riferimento a particolari indagini di intelligence straniero avviate anterior-

mente alla data in cui le norme di cui al paragrafo (1) cessano di aver effetto, o a particolari opotenziali reati iniziati o commessi anteriormente a detta data, le norme mantengono la loroefficacia''.

ART. 104 ARTICOLO 2332b ED ARTICOLI INERENTI IL SOSTEGNO MATERIALE CONTENUTINEL TITOLO 18, CODICE DEGLI STATI UNITI

L'art. 6603 della Legge del 2004 per la Prevenzione del Terrorismo e di Riforma dell'Intelligence (Public Law108-458; 118 Stat. 3762) è modificato con l'eliminazione del comma (g).

ART. 105 DURATA DEI CONTROLLI FISA NEI CONFRONTI DI PERSONE CHE NON APPARTEN-GONO AGLI STATI UNITI AI SENSI DELL'ARTICOLO 207 DEL USA PATRIOT ACT.

(a) CONTROLLI ELETTRONICI- L'articolo 105(e) della Legge sui Controlli dell'Intelligence Straniero del1978 (50 U.S.C. 1805(e)) è così modificato-(1) al paragrafo (1)(B), eliminando '' così come definito nell'articolo 101(b)(1)(A)'' ed inserendo ''chiun-

que non sia persona degli Stati Uniti"; e(2) al comma (2)(B), cancellando ''così come definito dall'articolo 101(b)(1)(A)'' e inserendo ''chiunque

non sia persona degli Stati Uniti".(b) PERQUISIZIONE PERSONALE-Viene modificato l'articolo 304(d) di detta Legge (50 U.S.C. 1824(d))-

(1) Al paragrafo (1)(B), eliminando ''così come definito dall'articolo 101(b)(1)(A)'' ed inserendo ''chiun-que non sia persona degli Stati Uniti"; e

(2) al paragrafo (2), eliminando ''così come definito nell'articolo 101(b)(1)(A)'' ed inserendo "chiunquenon sia persona degli Stati Uniti".

(c) DISPOSITIVI PEN REGISTERS, TRAP AND TRACE -L'articolo 402(e) della Legge (50 U.S.C. 1842(e))-è modificato:(1) eliminando ''(e) Un'' ed inserendo ''(e)(1) Salvo quanto previsto dal comma (2) ,";(2) aggiungendo il seguente paragrafo:''(2) In caso di richiesta ai sensi del comma (c) con la quale il richiedente dichiari che le probabili risul-

tanze informative consistono in Intelligence straniero non inerente alcuna persona degli Stati Uni-

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ti, l'autorizzazione o la relativa proroga rilasciata del presente articolo non potrà avere validità su-periore ad un anno ''.

ART. 106 ACCESSO A DETERMINATI REGISTRI DI IMPRESE AI SENSI DELL'ARTICOLO 215 DELPATRIOT ACT USA

(a) APPROVAZIONE DEL DIRETTORE PER DETERMINATE RICHIESTE- Il comma (a) dell'articolo 501della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniera 1978 (50 U.S.C. 1861(a)) è così modificato-(1) al paragrafo (1), eliminando ''Il Direttore" ed inserendo ''subordinatamente soggetto al paragrafo (3), il

Direttore"; e(2) aggiungendo quanto segue:''(3) in caso di richiesta di emissione di un provvedimento di esibizione dei registri di biblioteche, dei

relativi patrocinatori, della documentazione concernente le vendite, dell'elenco dei clienti, nonchédella documentazione relativa alle vendite di armi da fuoco, alle dichiarazioni dei redditi, agli ar-chivi scolastici, ovvero di dati clinici contenenti informazioni che potrebbero consentire l'identifi-cazione di una persona, la relativa presentazione può essere delegata dal Direttore del FederalBureau of Investigation al Vice Direttore del Federal Bureau of Investigation o al Vice DirettoreEsecutivo della National Security (o eventuali qualifiche subalterne), i quali non potranno delega-re ad altri l'esercizio di tale azione.''.

(b) PRESUPPOSTI REALI PER LA RICHIESTA DI MANDATO - Il comma (b)(2) di questo articolo è modi-ficato:''(2) in modo da comprendere:

�(A) una dichiarazione relativa alle circostanze che fanno ragionevolmente ritenere che la docu-mentazione richiesta sia rilevante ai fini di un'indagine autorizzata (salvo il caso di valutazio-ne della minaccia) condotta ai sensi del comma (a)(2) al fine di acquisire informazioni di intel-ligence straniero non riguardanti persone degli Stati Uniti, ovvero per fini di tutela dal terrori-smo internazionale o da attività clandestine di intelligence, qualora tali elementi riguardino:"(i) una potenza straniera o un agente di una potenza straniera;"(ii) attività di un presunto agente di una potenza straniera il quale costituisce l'oggetto del-

l'indagine autorizzata; o"(iii) un individuo in contatto con, o noto a un presunto agente di una potenza straniera ogget-

to dell'indagine autorizzata; e�(B) l'indicazione delle procedure stabilite dal Ministro della Giustizia ai sensi del comma (g) sulla

limitazione al minimo necessario delle informazioni conservate e divulgate dal Federal Bureauof Investigation, applicate in relazione all'eventuale documentazione acquisita dal FBI sulla ba-se del provvedimento richiesto con tale istanza.''.

(c) CHIARIMENTI SULLA DISCREZIONALITA' DEL GIUDICE- Il comma (c)(1) di tale articolo è cosìmodificato:

''(c)(1) Qualora, in relazione ad una richiesta conforme a questo articolo, il giudice ritenga che siano sod-disfatti i requisiti previsti dai comma (a) e (b), questi emetterà un provvedimento ex parte nellaforma o con le modifiche richieste, autorizzando la consegna della documentazione. Il provvedi-mento conterrà disposizioni per il rispetto delle procedure relative all� acquisizione delle infor-mazioni strettamente necessarie''.

(d) TUTELE SUPPLEMENTARI-Il Comma (c)(2) di questo articolo è così modificato:�(2) Il provvedimento di cui al presente comma-

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�(A) dovrà descrivere la documentazione di cui si richiede l'esibizione con sufficiente precisioneper essere accettabilmente identificabile;

�(B) dovrà indicare la data in cui la documentazione dovrà essere prodotta, tale da concedere un ra-gionevole periodo di tempo per poter essere assemblata e consegnata;

�(C) dovrà fornire una chiara indicazione dei principi e delle procedure descritte nel comma (d);�(D) dovrà limitarsi a richiedere l'esibizione di documentazione ricevibile mediante subpoena du-

ces tecum (n.t.: ingiunzione della corte a comparire e produrre la prova documentale) emessada un Tribunale degli Stati Uniti a sostegno di un'indagine del Grand Jury ovvero con altroprovvedimento emesso da un tribunale degli Stati Uniti con cui si dispone la presentazione diatti o di altri documenti; e

�(E) dovrà astenersi dall'indicare che tale ordine è stato emesso per le finalità investigative di cui alcomma (a).''.

(e) DIVIETO DI DIVULGAZIONE- Il comma (d) di questo articolo è così modificato:�(d)(1) non è consentito rivelare ad alcuno che il Federal Bureau of Investigation ha richiesto ed acquisito

documentazione in esecuzione di un provvedimento ai sensi di questo articolo, con esclusione di-�(A) coloro che abbiano necessità di venirne a conoscenza ai fini dell'esecuzione del provvedimento;�(B) un avvocato al fine di ottenere un parere o assistenza legale inerente la produzione della docu-

mentazione richiesta dal provvedimento; ovvero�(C) altre persone autorizzate dal Direttore del Federal Bureau of Investigation o una persona da lui

designata.�(2)(A) la persona informata ai sensi del paragrafo (1) sarà obbligata ad osservare il divieto di divul-

gazione al pari del destinatario delle disposizioni di cui al presente articolo.�(B) Chiunque informi le persone indicate dai sottoparagrafi (A), (B), o (C) del paragrafo (1) che il Fe-

deral Bureau of Investigation ha richiesto ed acquisito documentazione in virtù dell� articolo, do-vrà informarle delle disposizioni circa il divieto di divulgazione previste dal presente comma.

�(C) Su richiesta del Direttore del Federal Bureau of Investigation o di persona da lui designata,chiunque faccia o intenda informare i terzi previsti dal presente articolo, dovrà indicare al Diret-tore o al suo incaricato la persona che sarà o sia stata informata prima della richiesta, ma in nes-sun caso dovrà informare il Direttore o il suo incaricato che la persona intende consultare un le-gale per ottenere un parere o assistenza legale.''.

(f) REVISIONE GIUDIZIALE-(1) POOL PER L'ISTANZA DI REVISIONE- L'art. 103 della Legge sul Controllo dell'Intelligence Stranie-

ra del 1978 (50 U.S.C. 1803) viene modificato con l'aggiunta del seguente comma:�(e)(1) Tre giudici designati ai sensi del comma (a), residenti nel raggio di 20 miglia del Distretto di Co-

lumbia o, qualora questi siano indisponibili, altri giudici individuati sulla base delle indicazionidel comma (a) su designazione del Presidente di tale Corte, costituiranno un pool competenteper il riesame delle richieste presentate ai sensi dell'art. 501(f)(1).

' �(2) Entro 60 giorni dalla promulgazione della Legge di Perfezionamento e Proroga del PATRIOTACT USA del 2005, il tribunale nominato ai sensi del comma (a) adotterà e, compatibilmente con leesigenze di tutela della sicurezza nazionale, pubblicherà le procedure per il riesame da parte delpool nominato ai sensi del paragrafo (1) delle richieste di cui all'art. 501(f)(1). Dette procedure di-sporranno che il riesame avvenga a porte chiuse e designeranno un giudice con funzioni di Presi-dente.''.

(2) PROCEDIMENTI GIUDIZIARI - L'art. 501 della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero del 1978

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(50 U.S.C. 1861) è ulteriormente modificato con l'aggiunta del seguente comma:�(f)(1)La persona destinataria del provvedimento di esibizione della documentazione ai sensi del pre-

sente articolo ha la facoltà di contestarne la legittimità presentando istanza al pool designato dal-l'articolo 103(e)(1). Il presidente assegnerà immediatamente l'esame dell'istanza ad uno dei giu-dici del pool. Entro 72 ore dall'assegnazione, il giudice incaricato dovrà effettuare una revisionepreliminare dell'istanza. Qualora il giudice incaricato ne stabilisca l'infondatezza, dovrà imme-diatamente respingere l'istanza e confermare il provvedimento. Qualora, invece, ne accerti lafondatezza, il giudice dovrà prontamente vagliare l'istanza conformemente alle procedure stabi-lite dall'articolo 103(e)(2). Il giudice che esamina l'istanza potrà modificare o annullare il provve-dimento solo nel caso in cui ritenga che non soddisfi i requisiti previsti dal presente articolo o siaaltrimenti illegittimo. Qualora il giudice non modifichi o annulli il provvedimento, dovrà imme-diatamente confermarlo ordinando al destinatario di adempiere. Il giudice incaricato dovrà redi-gere una dichiarazione per gli atti con le motivazioni delle determinazioni assunte ai sensi diquesto paragrafo.

�(2) Il ricorso avverso una sentenza di conferma, modifica o annullamento di un provvedimento pre-sentato dagli Stati Uniti o dalla persona che ne è destinataria, dovrà pervenire al Tribunale delRiesame competente per il relativo esame ai sensi dell'articolo 103(b). Il Tribunale del Riesame do-vrà depositare le motivazioni della sentenza e, su richiesta di un writ of certiorari (n.t.: una proce-dura mediante la quale, una parte, con uno scritto (writ) chiede ad un tribunale inferiore di inol-trare gli atti della causa alla Corte Suprema), presentata dagli Stati Uniti o dal destinatario delprovvedimento, trasmetterle con plico riservato alla Corte Suprema competente per il riesame.

�(3) I procedimenti giudiziari condotti ai sensi del presente comma dovranno essere conclusi il più rapi-damente possibile. Gli atti dei procedimenti, compresi i ricorsi, i provvedimenti emessi e le relativemotivazioni saranno soggetti alle misure di sicurezza stabilite dal Giudice Supremo degli Stati Uni-ti di concerto con il Direttore del National Intelligence ed il Ministro della Giustizia.

�(4) Tutte le istanze previste dal presente comma dovranno essere presentate con plico riservato. Nel-l'ambito di ogni procedimento previsto dal presente comma, il tribunale, su richiesta del Gover-no, dovrà riesaminare ex parte ed a porte chiuse la documentazione integrale o parziale prodottadal Governo contenente eventuali informazioni classificate.''.

(g) PROCEDURE PER LIMITARE AL MINIMO NECESSARIO L'ACQUISIZIONE ED USO DELLE IN-FORMAZIONI - L'articolo 501 della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero del 1978 (50 U.S.C.1861) è ulteriormente modificato con l'aggiunta dei seguenti nuovi commi:�(g) PROCEDURE DI LIMITAZIONE AL MINIMO NECESSARIO -

�(1) IN GENERALE -Entro 180 giorni dalla data di di promulgazione della Legge di Perfezionamen-to e Proroga del PATRIOT ACTUSA del 2005, il Ministro della Giustizia adotterà specifiche pro-cedure per limitare al minimo la conservazione e divulgazione da parte del Federal Bureau of In-vestigation della documentazione e delle relative informazioni da questi acquisite in esito ad unprovvedimento di cui al presente titolo.

�(2) DEFINIZIONE-Nel presente articolo, per "procedure di limitazione al minimo" si intendono:�(A) procedure specifiche ragionevolmente formulate tenendo conto delle finalità di un provvedi-

mento di acquisizione di documentazione, per limitarne al minimo la conservazione proiben-do la divulgazione di informazioni non di pubblico accesso relative a persone degli Stati Uni-ti non consenzienti, compatibilmente con la necessità degli Stati Uniti di ottenere, produrre, edivulgare informazioni di intelligence straniero;

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�(B) procedure che prevedono che le informazioni non di pubblico accesso non inerenti intelligen-ce straniero, quale definito dall'art. 101(e) (1), non dovranno essere divulgate in modo tale daconsentire l'identificazione di persone degli Stati Uniti senza il loro consenso, salvo il caso incui l'identità della persona sia necessaria per comprendere le informazioni di intelligence stra-niero o valutarne l'importanza; e

�(C) in deroga ai sottoparagrafi (A) e (B), procedure che consentono la conservazione o divulga-zione di informazioni che costituiscono la prova di un reato già commesso o in procinto di es-sere commesso e che dovranno essere conservate o divulgate per fini di giustizia.

�(h) USO DELLE INFORMAZIONI - Le informazioni ricavate dalla documentazione acquisita dal Fe-deral Bureau of Investigation Information in esito ad un provvedimento conforme al presente tito-lo, riguardanti una persona degli Stati Uniti, potranno esser utilizzate e divulgate da funzionari edimpiegati federali senza il consenso della persona interessata esclusivamente in conformità con leprocedure di limitazione al minimo adottate ai sensi del comma (g). Né, altrimenti, le informazio-ni coperte da segreto ed acquisite attraverso documentazioni ricevute dal Federal Bureau of Inve-stigation conformemente alle norme di questo titolo perderanno il loro carattere di riservatezza.Nessuna informazione acquisita dal Federal Bureau of Investigation in esito ad un provvedimentoprevisto dal presente titolo potrà essere utilizzata o divulgata da funzionari o impiegati federalitranne che per i fini consentiti.''.

(h) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO -L'articolo 502 della Legge sul Controllo dell'IntelligenceStraniero del 1978 (50 U.S.C. 1862) viene così modificato -(1) al comma (a)-

(A) Eliminando ''con cadenza semestrale" ed inserendo ''con cadenza annuale"; e(B) inserendo ''ed il Comitato sulla Magistratura" di seguito al ''ed il Comitato Esclusivo sull'Intelligence";

(2) al comma (b)-(A) eliminando '' con cadenza annuale" e tutto ciò che segue fino a ''il precedente periodo di 6 mesi"

ed inserendo ''nel mese di aprile di ciascun anno, il Ministro della Giustizia dovrà presentare aiComitati di Camera e Senato sulla Magistratura e ai Comitati Esclusivi Permanenti sull'Intelligen-ce della Camera e del Senato una relazione sul precedente anno'';

(B) al paragrafo (1), eliminando ''e'' alla fine;(C) al paragrafo (2), eliminando l'ultimo periodo alla fine ed inserendo ''e''; e(D) aggiungendo alla fine il seguente nuovo paragrafo:

�(3) il numero dei provvedimenti autorizzati, modificati o negati finalizzati alla presentazione del-le seguenti documentazioni:

�(A) archivi di biblioteche, elenchi dei patrocinatori, dei libri venduti o dei clienti che consultano libri.�(B) Registri delle vendite di armi da fuoco.�(C) Registri delle dichiarazioni dei redditi.�(D) Archivi scolastici.�(E) Archivi sanitari contenenti informazioni che potrebbero consentire l'identificazione di una

persona ''; e(3) aggiungendo alla fine il seguente comma:�(c)(1) Nel mese di aprile di ciascun anno, il Ministro della Giustizia dovrà presentare al Congresso una

relazione sul precedente anno riferendo:�(A) Il numero delle richieste di approvazione di provvedimenti di esibizione di documentazione ai

sensi dell'art. 501; e

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�(B) Il numero dei provvedimenti autorizzati, modificati o negati.''(2) Il resoconto di cui al presente comma non sarà classificato.''.

ART.106A VERIFICA DELL'ACCESSO A TALUNI REGISTRI DI IMPRESA PER FINI DI INTELLI-GENCE STRANIERO

(a) VERIFICA -L'Ispettore Generale della Dipartimento della Giustizia dovrà condurre un'esauriente ver-fica dell'efficacia ed utilizzo, o dell'eventuale uso improprio o illecito, dei poteri investigativi attribuitial Federal Bureau of Investigation in virtù del titolo V della Legge sul Controllo dell'Intelligence Stra-niero del 1978 (50 U.S.C. 1861 e seg.).

(b) REQUISITI -La verifica richiesta dal comma (a) dovrà prevedere:(1) l'esame di ciascuna richiesta presentata dal Ministro della Giustizia, funzionario, impiegato, o agen-

te del Dipartimento della Giustizia, dal Direttore del Federal Bureau of Investigation o da un suo in-caricato al Tribunale per il Controllo dell'Intelligence Straniero (termine definito dall'art. 301(3) del-la Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero del 1978 (50 U.S.C. 1821(3))) relativa ad un provve-dimento conforme all'art. 501 di detta Legge dal 2002 al 2006, con riferimento a:

(A) i casi in cui il Federal Bureau of Investigation avesse chiesto al Dipartimento della Giustizia diprodurre una richiesta e questa non sia stata presentata al Tribunale (valutando i motivi dellamancata presentazione);

(B) i casi in cui il Tribunale abbia accolto, modificato o respinto la richiesta (valutando i motivi dieventuali modifiche o dinieghi);

(2) le motivazioni della mancata emanazione da parte del Ministro della Giustizia di procedure di attuazio-ne delle disposizioni che regolano la presentazione della documentazione di cui alla norma in questionecon la dovuta tempestività, valutando l'eventuale danno per la sicurezza nazionale causato dal ritardo;

(3) gli impedimenti procedurali o burocratici all'utilizzo di tali richieste di documentazione che impe-discono al Federal Bureau of Investigation di avvalersi pienamente dei poteri conferitigli dall'art.501 di detta Legge;

(4) Eventuali fatti o circostanze significativi inerenti i provvedimenti previsti da detto articolo, inclusol'uso improprio o illecito dei poteri da esso conferiti; e

(5) la valutazione dell'efficacia di tale articolo quale strumento investigativo, tra cui-(A) Le categorie di dati di archivio acquisiti e la loro importanza ai fini delle attività di intelligence del

Federal Bureau of Investigation o di qualsiasi altro dipartimento o agenzia del Governo Federale;(B) Il modo in cui tali informazioni vengono acquisite, conservate, analizzate e divulgate da parte del

Federal Bureau of Investigation, incluso l'eventuale accesso diretto a tali informazioni (come l'ac-cesso ai ''dati non elaborati") consentito ad ogni altro dipartimento, agenzia, o ufficio del governofederale, statale o tribale, ovvero ad ogni altro ente privato;

(C) Per l'anno 2006, un esame delle procedure di limitazione al minimo delle informazioni acquisitesecondo quanto disposto dal Ministro della Giustizia ai sensi dell'art. 501(g) di questa legge, va-lutando se tali procedure rispettino i diritti costituzionali di persone degli Stati Uniti;

(D) se, e con quale frequenza, il Federal Bureau of Investigation abbia utilizzato le informazioni ac-quisite in virtù di un provvedimento di cui all'art. 501 di questa Legge per produrre analisi di in-telligence ad uso interno o diramate alla comunità di intelligence (quale definita dall'art. 3(4) delNational Security Act del 1947 (50 U.S.C. 401a(4))), o ad altri dipartimenti del governo federale,statale, locale, tribale o ad uffici periferici; e

(E) se, e con quale frequenza, il Federal Bureau of Investigation abbia fornito informazioni alle auto-

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rità di polizia per fini processuali.(c) TERMINI PER LA PRESENTAZIONE-

(1) ANNI PRECEDENTI - In quello che precede tra il termine massimo di un anno dall'entrata in vigo-re della presente legge e la data di completamento delle verifiche relative agli anni 2002, 2003 e 2004previste dal presente articolo, l'Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia presenterà unrapporto sul relativo esito al Comitato della Magistratura, al Comitato Esclusivo Permanente sul-l'Intelligence della Camera dei Rappresentanti e al Comitato Esclusivo Permanente sull'Intelligencedel Senato.

(2) ANNI 2005 E 2006 - In quella che precede tra la data del 31 dicembre 2007 e quella di completamen-to delle verifiche relative agli anni 2005 e 2006 previste dal presente articolo, l'Ispettore Generale delDipartimento della Giustizia presenterà un rapporto sul relativo esito al Comitato della Magistratu-ra, al Comitato Esclusivo Permanente dell'Intelligence della Camera di Rappresentanti e al Comita-to Esclusivo Permanente dell'Intelligence del Senato

(d) COMUNICAZIONE PREVENTIVA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ED AL DIRETTORE DELL'IN-TELLIGENCE NAZIONALE; COMMENTI.-(1) NOTIFICA-Non meno di 30 giorni prima della presentazione di un rapporto di cui al comma (c)(1)

o (c)(2), l'Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia ne fornirà preventivamente copia alMinistro della Giustizia ed al Direttore dell'Intelligence Nazionale.

(2) COMMENTI-Il Ministro della Giustizia o il Direttore dell'Intelligence Nazionale hanno facoltà di in-tegrare con le osservazioni che riterranno necessarie i rapporti presentati ai sensi dei comma(c)(1) e (c)(2)

(e) FORMA NON CLASSIFICATA -I rapporti di cui ai comma (c)(1) e (c)(2) e le eventuali integrazioni di cui alprecedente comma (d)(2), dovranno essere presentati in forma non classificata ma potranno contenere unannesso classificato.

ART. 107 INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO NEI CASI DI DIVULGAZIONE IN BUONA FEDEIN STATO DI EMERGENZA AI SENSI DELL'ART. 212 DEL USA PATRIOT ACT.

(a) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO - L'art. 2702 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modifi-cato aggiungendo:

�(d) RAPPORTO SULLE DIVULGAZIONI IN STATO DI EMERGENZA - Con cadenza annuale, il Mini-stro della Giustizia presenterà al Comitato per la Magistratura della Camera dei Rappresentanti ed alComitato per la Magistratura del Senato un rapporto contenente-

�(1) Il numero di casi in relazione ai quali il Dipartimento della Giustizia ha ricevuto dichiarazionispontanee ai sensi del comma (b)(8);

�(2) Un resoconto dei motivi della divulgazione nei casi in cui-�(A) siano state rese dichiarazioni spontanee ai sensi del comma (b)(8) al Dipartimento della Giustizia; �(B) le indagini riguardanti tali dichiarazioni siano state archiviate senza che sia formulata richie-

sta di rinvio a giudizio.''.(b) MODIFICHE TESTUALI DI CONFORMITA' PER LE ECCEZIONI RELATIVE AI DATI SULLE CO-

MUNICAZIONI E SUI CLIENTI -(1) DICHIARAZIONI SPONTANEE -L'articolo 2702 del Titolo 18, del Codice degli Stati Uniti, è modificato-

(A) Al comma (b)(8), eliminando ''Federale, Statale o locale'';(B) eliminando il paragrafo (4) del comma (c) ed inserendo:�(4) ad un'entità governativa, qualora chi la fornisce in buona fede ritenga che sussista un pericolo

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per la vita o per l'integrità fisica di terze persone tale da richiedere che le informazioni siano ri-velate senza indugio;''.

(2) DEFINIZIONI -L'articolo 2711 del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato-(A) Al paragrafo (2), eliminando ''e" alla fine;(B) Al paragrafo (3), eliminando il punto finale ed aggiungendo ''e"; e(C) Aggiungendo alla fine:�(4) per "entità del governo" si intende un dipartimento o agenzia degli Stati Uniti, ovvero uno Sta-

to o le relative suddivisioni politiche.''.(c) ULTERIORE ECCEZIONE - L'articolo 2702(a) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato inse-

rendo ''o (c)'' dopo ''Salvo quanto previsto dal comma (b)''.

ART. 108 CONTROLLI ELETTRONICI MULTIPLI AI SENSI DELL'ARTICOLO 206 DEL USA PA-TRIOT ACT.

(a) INSERIMENTO DI FATTI SPECIFICI NELLA RICHIESTA-(1) RICHIESTA - L'articolo 104(a)(3) della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero del 1978 (50

U.S.C. 1804(a)(3)) è modificato inserendo ''specifico'' dopo ''descrizione del".(2) PROVVEDIMENTO - Il comma (c) dell'articolo 105 della Legge sul Controllo dell'Intelligence Stra-

niero del 1978 (50 U.S.C. 1805(c)) è modificato-(A) al paragrafo (1)(A) eliminando ''obiettivo dei controlli elettronici" ed inserendo ''obiettivo speci-

fico dei controlli elettronici identificato e definito nella richiesta di cui all'articolo 104(a)(3)''; e(B) al paragrafo (2)(B), eliminando ''ove il tribunale lo ritenga "'ed inserendo "ove il tribunale lo riten-

ga sulla base di circostanze specifiche indicate nell'istanza''.(b) DIRETTIVE SUPPLEMENTARI - Questo comma viene ulteriormente modificato-

(1) Eliminando ''Un provvedimento che autorizza" e tutto ciò che segue fino a �specificare� edinserendo �(1) SPECIFICAZIONI - Un provvedimento conforme al presente articolo che autorizza i cotrolli elettronici dovrà specificare";

(2) Al paragrafo (1)(F), eliminando '' e'' ed inserendo un punto;(3) Al paragrafo (2), eliminando ''diretto'' ed inserendo ''DIRETTIVE".-Un provvedimento che approva i

controlli elettronici ai sensi del presente articolo dovrà disporre''; e(4) aggiungendo alla fine il seguente nuovo paragrafo:�(3) SPECIALI DIRETTIVE RELATIVE A DETERMINATI PROVVEDIMENTI - Qualora un provvedi-

mento autorizzi ai sensi del presente articolo l'effettuazione di controlli elettronici presso struttureo luoghi dei quali non siano noti esatta natura e ubicazione, esso dovrà disporre che il richiedentedia comunicazione al tribunale dei controlli avviati presso ogni ulteriore luogo o struttura entrodieci giorni dal loro inizio, elevabili a 60 giorni se il tribunale ne ritenga fondati i motivi, circa:

�(A) natura e ubicazione di ciascuna delle strutture o luoghi sottoposti ai controlli elettronici;�(B) fatti e circostanze sui quali il richiedente fonda il proprio convincimento che ogni ulteriore luo-

go o struttura da sottoporre ai controlli elettronici sia utilizzato dalla persona oggetto di talicontrolli, o sia in procinto di esserlo;

�(C) procedura di limitazione al minimo delle informazioni applicata, qualora diversa da quella in-dicata nella richiesta o nel provvedimento originale, resa necessaria da una variazione del luogoo della struttura da sottoporre ai controlli elettronici; e

�(D) numero totale dei controlli elettronici effettuati o in corso di esecuzione in virtù dei poteri con-feriti dal provvedimento.''.

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(c) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO -(1) RAPPORTO AL CONGRESSO - L'art. 108(a)(1) della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero

del 1978 (50 U.S.C. 1808(a)(1)) viene modificato inserendo ''e il Comitato sulla Magistratura del Sena-to,'' dopo ''Comitato Esclusivo sull'Intelligence del Senato.

(2) MODIFICHE AL RAPPORTO SEMESTRALE SULLE ATTIVITA' PREVISTE DALLA LEGGE SULCONTROLLO DELL'INTELLIGENCE STRANIERO DEL 1978 - Il paragrafo (2) dell'articolo 108(a)della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniera del 1978 (50 U.S.C. 1808(a)) è così modificato:

�(2) Il rapporto cui viene fatto riferimento nella prima frase del paragrafo (1) conterrà indicazioni inmerito a-

�(A) numero totale delle richieste di emissione o di proroga dei provvedimenti di autorizzazione adeseguire i controlli elettronici previsti dal presente titolo presso luoghi o strutture di cui non siconoscono natura ed ubicazione;

''(B) casi aventi rilevanza penale in relazione ai quali, nel periodo di riferimento del rapporto, è statoautorizzato l'uso processuale delle informazioni acquisite ai sensi della presente Legge; e

�(C) il numero totale dei controlli elettronici effettuati in condizioni di emergenza come previstodall'art. 105(f) ed il numero totale dei conseguenti provvedimenti di approvazione o diniegodelle relative autorizzazioni.

ART. 109 INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO PARLAMENTARE(a) PERQUISIZIONI FISICHE NEI CASI DI EMERGENZA - L'articolo 306 della Legge sul Controllo del-

l'Intelligence Straniera del 1978 (50 U.S.C. 1826) è modificato-(1) nella prima frase, inserendo ''e il Comitato sulla Magistratura del Senato,'' dopo ''il Senato";(2) nella seconda frase, eliminando ''e i Comitati sulla Magistratura della Camera dei Rappresentanti e

del Senato" ed inserendo ''e il Comitato sulla Magistratura della Camera dei Rappresentanti;(3) al paragrafo (2), eliminando ''e" alla fine;(4) al paragrafo (3), eliminando il punto alla ed inserendo"; "e"; e(5) aggiungendo alla fine:�(4) il numero totale delle perquisizioni fisiche effettuate in condizioni di emergenza su autorizzazio-

ne del Ministro della Giustizia ai sensi dell'articolo 304(e) ed il numero dei conseguenti provvedi-menti di approvazione o diniego delle relative autorizzazioni.''.

(b) USO IN CASO DI EMERGENZA DEI DISPOSITIVI PEN REGISTER E TRAP AND TRACE - L'art. 406(b)della Legge sul Controllo dell'Intelligence Straniero del 1978 (50 U.S.C. 1846(b)) è così modificato-

(1) al paragrafo (1), eliminando ''e" alla fine;(2) al paragrafo (2), eliminando il punto finale ed inserendo ''e''; e(3) aggiungendo alla fine:�(3) il numero totale dei congegni pen register and trap and trace installati ed utilizzati in condizioni di

emergenza su autorizzazione del Ministro della Giustizia ai sensi dell'articolo 403, nonchè il nume-ro totale dei conseguenti provvedimenti di approvazione o diniego delle relative autorizzazioni.''.

(c) RAPPORTO SUPPLEMENTARE -All'inizio ed alla metà di ciascun anno finanziario, il Ministro per laSicurezza del Territorio dovrà presentare ai Comitati per la Magistratura della Camera dei Rappresen-tanti e del Senato un rapporto scritto con la descrizione delle operazioni a carattere interno condottepresso i Servizi Immigrazione e Cittadinanza Statunitensi, fornendo sia un quadro generale che unadescrizione dettagliata delle indagini in corso (o effettuate nei precedenti sei mesi), nonché sulle risor-se ad esse destinate. Il primo rapporto dovrà essere presentato entro il 1° aprile 2006.

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(d) DISPOSIZIONI E PROCEDURE PER I TRIBUNALI FISA - L'art. 103 della Legge sul Controllo dell'In-telligence Straniero del 1978 (50 U.S.C. 1803) è modificato aggiungendo:

�(f)(1) I tribunali istituiti conformemente ai commi (a) e (b) hanno facoltà di stabilire le norme e proce-dure nonché intraprendere le azioni ragionevolmente necessarie per l'esercizio delle responsabi-lità loro attribuite dalla presente legge.

�(2) Le norme e le procedure di cui al paragrafo (1) e le loro eventuali modifiche dovranno essere de-positate e trasmesse alle seguenti autorità:

�(A) tutti i giudici del tribunale istituito ai sensi del comma (a)�(B) tutti i giudici del tribunale del riesame di cui al comma (b)�(C) il Giudice Supremo degli Stati Uniti�(D) il Comitato per la Magistratura del Senato�(E) il Comitato Esclusivo sull'Intelligence del Senato.�(F) il Comitato per la Magistratura della Camera dei Rappresentanti�(G) il Comitato Esclusivo Permanente sull'Intelligence della Camera dei Rappresentanti.

�(3) Le comunicazioni previste dal paragrafo (2) non devono essere classificate, ma possono includereun annesso classificato.''.

ART. 110 ATTENTATI CONTRO MEZZI FERROVIARI E SISTEMI DI TRASPORTO PUBBLICO(a) IN GENERALE - Il capitolo 97 del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, viene modificato eliminando gli

articoli 1992 e 1993 ed inserendo:

'§1992. Attentati terroristici ed altri atti violenti contro mezzi ferroviari e sistemi di trasporto pubblicovia terra, mare, o aerea.

�(a) DIVIETI GENERALI - Chiunque, in una circostanza descritta al comma (c), consapevolmente e sen-za averne legittima autorità o autorizzazione-

�(1) distrugga, provochi il deragliamento, incendi, o manometta mezzi adibiti al trasporto su rotaia oal trasporto pubblico;

�(2) collochi agenti tossici o biologici, sostanze distruttive o congegni esplosivi all'interno, sopra o neipressi di mezzi di trasporto su rotaia o adibiti al trasporto pubblico con l'intento di mettere in pe-ricolo la sicurezza delle persone o senza riguardo per la vita umana;

�(3) collochi o rilasci materiali pericolosi, sostanze biologiche o tossiche sopra o nei pressi delle strut-ture di cui ai sub-paragrafi (A) e (B) del paragrafo (4), con l'intento di mettere in pericolo la sicu-rezza delle persone, o senza alcun riguardo per la vita umana;

�(4) incendi, comprometta, renda inservibile o pericoloso lavorarvi o utilizzarli, ovvero collochi sostanzetossiche o biologiche, sostanze o congegni distruttivi all'interno, sopra o nelle vicinanze di -

�(A) tunnel, ponti, viadotti, tralicci, rotaie, sistemi di guida elettromagnetici, segnali, stazioni, depo-siti, magazzini, terminal od ogni altra struttura, proprietà o pertinenza utilizzata per operare ocoadiuvare il funzionamento di vagoni ferroviari, ovvero con l'intento, sapendo o avendo mo-tivo di sapere che l'atto ha probabilità di provocare il deragliamento, danneggiare o distrugge-re mezzi di trasporto su rotaia; o

�(B) garage, terminal, strutture, rotaie, sistemi di guida elettromagnetici, forniture o altro utilizzatiper operare o coadiuvare il funzionamento di veicoli adibiti al trasporto pubblico, con l'intentodi, sapendo o avendo motivo di sapere che l'atto ha probabilità di provocare il deragliamento,danneggiare o distruggere un mezzo adibito al trasporto pubblico operato o utilizzato da un

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fornitore di tale servizio;�(5) rimuova una pertinenza, danneggi o altrimenti comprometta le operazioni dei sistemi di segnalazio-

ne di ferrovie e trasporti pubblici o dei sistemi di trasmissione, inclusi i sistemi di controllo dei treni,i sistemi centralizzati di spedizione o i sistemi di avviso posti agli incroci di autostrade e ferrovie;

�(6) con l'intento di mettere in pericolo o senza alcun riguardo per la vita delle persone, interferiscacon le attività, causi l'inabilità o l'incapacità di un addetto alle trasmissioni, conducente, coman-dante, ingegnere addetto alle locomotive o il relativo conducente, ovvero di chiunque si trovi im-pegnato nell'esecuzione di trasmissioni, operazioni, controlli o manutenzioni di apparati adibiti aitrasporti su rotaia o di mezzi di trasporto pubblico;

�(7) compia azioni, anche mediante utilizzo di un'arma pericolosa, con l'intento di causare la morte o gra-vi lesioni alle persone operanti nelle strutture descritte ai sub-paragrafi (A) o (B) o al paragrafo (4);

�(8) sorvegli, fotografi, video registri, rediga grafici o altrimenti acquisisca informazioni con l'intentodi pianificare o collaborare alla pianificazione di uno degli atti di cui ai paragrafi da (1) a (6);

�(9) riferisca false informazioni, essendo consapevole della loro falsità, circa un effettivo o presuntotentativo di commettere una violazione prevista dal presente comma; o

�(10) attenti, minacci, o si associ per commettere eventuali violazioni di cui ai paragrafi da (1) a (9), sa-rà soggetto ad una multa o alla reclusione fino a 20 anni ai sensi del presente titolo o, ad eccezio-ne delle fattispecie di cui ai paragrafi (8) (9) e (10), qualora il reato provochi la morte di eventualipersone, alla reclusione fino all'ergastolo o alla pena di morte;

�(b) REATO AGGRAVATO - Chiunque commetta un reato previsto dal comma (a) del presente articolonella circostanza in cui-

�(1) il mezzo ferroviario o di trasporto pubblico al momento della commissione del reato trasporti unpasseggero o un impiegato;

�(2) il mezzo ferroviario o di trasporto pubblico al momento del reato stia trasportando scorie alta-mente radioattive o di combustibile nucleare ; o

�(3) il reato sia commesso con l'intento o senza alcun riguardo per la sicurezza delle persone nel mo-mento in cui il mezzo ferroviario o di trasporto pubblico stia trasportando materiale pericoloso che -

�(A) doveva essere segnalato mediante esposizione dei segnali previsti dalla sottoparte F della parte172 del titolo 49, Codice dei Regolamenti Federali;

�(B) è identificato con la classe numero 3, 4, 5, 6.1, o 8 e gruppo di imballaggio I o II, o classe numero1, 2, o 7 conformemente alla tabella dei materiali pericolosi di cui all'articolo 172.101 del titolo49, Codice dei Regolamenti Federali,

è punibile con il pagamento di una multa ai sensi del presente titolo o con la reclusione fino all'ergastolo, oad entrambi e, qualora il reato abbia causato la morte di persone, con la condanna alla pena di morte.

�(c) LE CIRCOSTANZE PER CUI IL FATTO COSTITUISCE REATO - Le circostanze indicate nel comma(a) consistono in:

�(1) qualunque comportamento illecito o, nel caso di tentativo di reato, minaccia o associazione fina-lizzata al reato, che consista in una condotta illecita tendente al compimento di azioni volte a reca-re danno o ad influire sulle attività di un servizio di trasporto pubblico o di trasporto di merci im-pegnato in commerci interstatali o con l'estero.

�(2) attraversare la frontiera di Stato o effettuare comunicazioni interstatali per commettere un reato,ovvero trasportare materiale oltre le frontiere di Stato per contribuire a commettere un reato.

�(d) DEFINIZIONI -In questo articolo-�(1) per "agente biologico" si intende il significato dato al temine dall'articolo 178(1);

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�(2) per "arma pericolosa" si intende un'arma, dispositivo, strumento, materiale, o sostanza, animata oinanimata utilizzata per, o in grado di causare prontamente la morte o gravi lesioni, inclusi i col-telli tascabili con lama di lunghezza inferiore a 2,5 inches e i taglierini;

�(3) per "congegno distruttivo" si intende il significato dato al termine dall'articolo 921(a)(4);�(4) per "sostanza distruttiva" si intende una sostanza esplosiva, materiale infiammabile, trappola esplosi-

va o altri dispositivi o materiali chimici, meccanici o radioattivi, ovvero materiale combustibile, con-taminante, corrosivo o esplosivo, ad eccezione del caso in cui "apparato radioattivo" non si riferisca adun apparato o materiale radioattivo utilizzato esclusivamente per fini medici, industriali, di ricerca o peraltri scopi pacifici;

�(5) il termine '"material pericoloso" ha il significato ad esso dato nel capitolo 51 del titolo 49;�(6) il termine "scorie altamente radioattive" ha il significato ad esso dato dall'articolo 2(12) della Leg-

ge sulla Politica delle Scorie Nucleari del 1982 (42 U.S.C. 10101(12));�(7) il termine '"trasporto pubblico" ha il significato ad esso dato dall'articolo 5302(a)(7) del titolo 49,

salvo il caso in cui si riferisca a bus scolastici, charter, mezzi adibiti a visite turistiche e navi pas-seggeri essendo questi definiti dall'articolo 2101(22) del titolo 46, Codice degli Stati Uniti;

�(8) il termine "mezzo su rotaie" si riferisce ad un vagone o altro macchinario viaggiante su rotaie oguide elettromagnetiche;

�(9) il termine "mezzo ferroviario su rotaie" si riferisce a treni, locomotive, vagoni appoggio, motrici,carri merci o passeggeri, ovvero altri mezzi su rotaie utilizzati, operati o impiegati da un serviziodi trasporto ferroviario;

�(10) il termine "ferrovia" ha il significato ad esso dato nel capitolo 201 del titolo 49;�(11) il termine "trasporto ferroviario" ha il significato ad esso dato nel capitolo 201 del titolo 49;�(12) il termine "gravi lesioni personali" ha il significato ad esso dato dall'articolo 1365;�(13) il termine "combustibile nucleare esaurito" ha il significato ad esso dato dall'articolo 2(23) della

Legge sulla Politica delle Scorie Nucleari del 1982 (42 U.S.C. 10101(23));�(14) il termine "Stato" ha il significato ad esso dato dall'articolo 2266;�(15) il termine "tossina" ha il significato ad esso dato dall'articolo 178(2); �(16) il termine "veicolo" si riferisce a qualsiasi vagone o altro congegno utilizzato o utilizzabile quale

mezzo di trasporto via terra, mare o aerea.''.(b) MODIFICHE DI CONFORMITA'-

(1) La rubrica del capitolo 97, titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è così modificata-(A) eliminando '"FERROVIE" nell'intestazione del capitolo ed inserendo ''TRASPORTI FERROVIA-

RI E SISTEMI DI TRASPORTO PUBBLICO VIA TERRA, MARE, O AEREA�;(B) eliminando i punti relativi agli articoli 1992 e 1993; (C) inserendo dopo il punto relativo all'articolo 1991:

''1992. Attentati terroristici ed altri atti di violenza contro trasporti ferroviari e sistemi di trasporto pubblico via terra, mare,

o aerea.''.(2) La rubrica dei capitoli in apertura della parte I del titolo 18, Codice degli stati Uniti, è modificata eli-

minando il punto relativo al capitolo 97 ed inserendo:''97. Trasporti ferroviari e sistemi di trasporto via terra, mare ed aerei ����..1991''.

(3) Il Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato-(A) all'articolo 2332b(g)(5)(B)(i), eliminando ''1992 (relativo alla distruzione dei treni), 1993 (relativo

agli attentati terroristici ed altri atti di violenza contro sistemi di trasporto pubblico),'' ed inseren-

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do ''1992 (relativo ad attentati terroristici ed altri atti di violenza contro trasporti ferroviari e siste-mi di trasporto pubblico via terra, mare, o aerea),'';

(B) all'articolo 2339A, eliminando ''1993,''; (C) all'articolo 2516(1)(c) eliminando ''1992 (relativo alla distruzione di treni),''.

ART. 111 CONFISCAL'articolo 981(a)(1)(B)(i) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato inserendo ''trafficare armi a tecno-logia o materiale nucleare, chimico, biologico o radiologico" dopo ''comprende".

ART. 112 ARTICOLO 2332b(g)(5)(B) MODIFICHE RELATIVE ALLA DEFINIZIONE DEL REATO FE-DERALE DI TERRORISMO

(a) REATI SUPPLEMENTARI -L'articolo 2332b(g)(5)(B) del titolo 18, Codice degli stati Uniti, è modificato:�(1) Alla clausola (i), inserendo '', 2339D (relativo all'addestramento di tipo militare da parte di un'orga-

nizzazione terroristica)'' prima di '', o 2340A'';�(2) Alla clausola (ii), eliminando ''o'' dopo il punto e virgola;�(3) Alla clausola (iii), eliminando il punto ed inserendo ''; o"; e�(4) Inserendo dopo la clausola (iii):

�(iv) articolo 1010A della Legge sull'Importazione e l'Esportazione delle Sostanze Controllate (relati-va al narco-terrorismo).''.

(b) MODIFICA FORMALE -L'articolo 2332b(g)(5)(B) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato in-serendo ")� dopo ''2339C (relativo al finanziamento del terrorismo).

ART. 113 MODIFICHE ALL'ARTICOLO 2516(1) DEL TITOLO 18, CODICE DEGLI STATI UNITI(a) PARAGRAFO (a) MODIFICA -L'articolo 2516(1)(a) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato in-

serendo ''capitolo 10 (relativo alle armi biologiche)'' dopo 'ai sensi dei seguenti capitoli di questo titolo:''(b) PARAGRAFO (c) MODIFICA -L'articolo 2516(1)(c) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato-

(1) inserendo ''articolo 37 (relativo agli atti di violenza negli aeroporti internazionali) articolo 43 (relati-vo al terrorismo da parte di organizzazioni animaliste),'' dopo ''i seguenti articoli di questo titolo:'';

(2) inserendo ''articolo 832 (relativo alle minacce con armi di distruzione di massa e nucleari), articolo842 (relativo al materiale esplosivo), articolo 930 (relativo al possesso di armi nelle strutture federa-li),'' dopo ''articolo 751 (relativo alla fuga),'';

(3) inserendo ''articolo 1114 (relativo a funzionari ed impiegati degli Stati Uniti), articolo 1116 (relativoalla tutela di funzionari esteri),'' e ''articolo 1014 (relativo alle richieste di prestiti e di credito in gene-rale; rinnovi e sconti),'';

(4) inserendo ''articolo 1992 (relativo agli attentati terroristici contro il trasporto pubblico),'' dopo ''arti-colo 1344 (relativo alla frode bancaria),'';

(5) inserendo ''articolo 2340A (relativo alla tortura),'' dopo ''articolo 2321 (relativo al traffico di determi-nati autoveicoli o relative parti di ricambio),'';

(6) inserendo ''articolo 81 (incendio doloso nell'ambito di speciale giurisdizione marittima e territoria-le),'' prima di ''articolo 201 (corruzione di pubblici ufficiali e testimoni)'';

(7) inserendo ''art. 956 (associazione per delinquere finalizzata ai reati contro le persone o contro il pa-trimonio all'estero),'' dopo ''articolo 175c (in relazione al virus del vaiolo)''.

(c) PARAGRAFO (g) MODIFICA -L'articolo 2516(1)(g) del titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificatoinserendo prima del punto e virgola'', o articolo 5324 del titolo 31, Codice degli Stati Uniti (in relazione

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a transazioni strutturate in modo da sottrarsi all'obbligo di riferire)''.(d) MODIFICAAL PARAGRAFO (j) - L�art. 2516(1)(j) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato-

(1) eliminando ��o�� prima di ��articolo 46502 (concernente la pirateria aerea)�� e inserendo una virgoladopo ��articolo 60123(b) (relativo alla distruzione di gasdotti�; e

(2) inserendo ��, la seconda frase dell�art. 46504 (concernente l�attacco a un equipaggio aereo con armipericolose), o l�art. 46505(b)(3) o (c) (concernente ordigni esplosivi o incendiari, o il mettere a repen-taglio la vita umana attraverso armi portate a bordo di un aereo)�� prima ��di Titolo 49��.

(e) MODIFICA AL PARAGRAFO (p) - L�art. 2516(1)(p) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, é modificatoinserendo ��, articolo 1028A (concernente il furto aggravato d�identità)�� dopo ��altri documenti��.

(f) MODIFICA DEL PARAGRAFO (q) - L�art. 2516(1)(q) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato-(1) inserendo ��2339�� dopo ��2232h��;(2) eliminando ��o�� prima di ��2339C��; e(3) inserendo ��, o 2339D�� dopo ��2339C��.

(g) MODIFICA DEI REATI COLLEGATI AL FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO PER AUTORIZZA-RE L�INTERCETTAZIONI DELLE COMUNICAZIONI VIA FILO, ORALI E ELETTRONICHE - L�Arti-colo 2516(1) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è emendato -

(1) nel sottoparagrafo (q), eliminando ��o�� dopo il punto e virgola;(2) ridesignando il sottoparagrafo (r) in sottoparagrafo (s); e(3) aggiungendo dopo il sottoparagrafo (q) quanto segue:��(r) qualsiasi violazione criminosa dell�articolo 1 (concernente restrizioni illegali a qualsiasi tipo di atti-

vità commerciale), 2 (relativo al monopolio illegale di qualsiasi tipo di attività commerciale), o 3(concernente restrizioni illegali a qualsiasi tipo di attività commerciale nei territori del Distrettodella Columbia) dello Sherman Act (15 U.S.C. 1, 2, 3); o��.

ART. 114 MANDATI CHE AUTORIZZANO A RITARDARE LA COMUNICAZIONE RELATIVA ADATTIVITA' DI INDAGINE

(a) LIMITI AL RAGIONEVOLE PERIODO DI RITARDO - L'art. 3103a del Titolo 18, Codice degli StatiUniti, é modificato -

(1) eliminando il comma (b)(3) e inserendo il seguente:�(3) il mandato prevede di dare questa comunicazione entro un periodo ragionevole, non oltre 30 gior-

ni dopo la data della sua esecuzione, o una successiva data certa se i fatti inerenti a tale caso giusti-ficano un periodo più lungo di ritardo.''.

(2) aggiungendo alla fine quanto segue:�(c) ESTENSIONE DEL RITARDO - Qualsiasi periodo di ritardo autorizzato dal presente articolo può

essere prorogato dal Tribunale se viene riconosciuta l'esistenza di validi motivi, con la condizioneche tali proroghe possono essere concesse solo se viene presentato un aggiornamento che dimostrila necessità di un ulteriore rinvio e che ogni ulteriore proroga sia limitata a periodi di massimo 90giorni, a meno che i fatti della vicenda giustifichino un ritardo più lungo.''.

(b) LIMITI AL POTERE DI RINVIARE LA COMUNICAZIONE - L'art. 3103a(b)(1) del Titolo 18, del Codi-ce degli Stati Uniti, é modificato inserendo'', tranne se le conseguenze negative consistano unicamentein un indebito ritardo di un processo" dopo ''2705''.

(c) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO - 'L'art. 3103a del Titolo 18, del Codice degli Stati Uniti, é ul-teriormente modificato aggiungendo alla fine quanto segue:

�(d) RELAZIONI.-

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�(1) RELAZIONE DEL GIUDICE -Non oltre 30 giorni dopo la scadenza del mandato che autorizza ilrinvio della comunicazione (comprese eventuali proroghe), emanato ai sensi del presente articolo,o il respingimento di tale mandato (o richiesta di proroga), il giudice che emette o rigetta il manda-to dovrà riferire all'Ufficio Amministrativo dei Tribunali degli Stati Uniti:

�(A) Il fatto che sia stato chiesto un mandato;�(B) Il fatto che il mandato, o qualsiasi sua proroga, sia stato concesso, così come era stato richiesto,

o modificato o negato;�(C) Il periodo di ritardo della comunicazione autorizzato dal mandato e il numero e la durata del-

le eventuali proroghe; e�(D) Il reato specificato nel mandato o richiesta di mandato.

�(2) RELAZIONE DELL'UFFICIO AMMINISTRATIVO DEI TRIBUNALI DEGLI STATI UNITI - A par-tire dall'anno finanziario che termina il 30 settembre 2007, il Direttore dell'Ufficio Amministrativodegli Stati Uniti dei Tribunali degli Stati Uniti trasmetterà ogni anno al Congresso una relazioneesaustiva che riepiloghi i dati di cui si richiede l'inoltro all'Ufficio Amministrativo ai sensi del pa-ragrafo (1), compreso il numero di mandati richiesti e prorogati che autorizzano il ritardo della co-municazione e il numero di tali mandati e proroghe concessi o negati durante il precedente annofinanziario.

�(3) REGOLAMENTI - Il Direttore dell'Ufficio Amministrativo dei Tribunali degli Stati Uniti, in consul-tazione con l'Attorney General, é autorizzato a emanare regolamenti vincolanti circa il contenuto ela forma delle relazioni di cui si richiede l'inoltro ai sensi del paragrafo (1).''.

ART.115 RIESAME GIUDIZIARIO DELLE NATIONAL SECURITY LETTERSIl capitolo 223 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato:

(1) inserendo alla fine dell'indice degli articoli il seguente nuovo articolo:''3511. Riesame giudiziario delle richieste di informazioni.'';

e(2) inserendo dopo l'articolo 3510 il seguente:

''§ 3511. Riesame giudiziario delle richieste d'informazioni�(a) Il destinatario di una richiesta di documentazione, di una relazione o di altre informazioni ai sensi

dell'art. 2709(b) di questo Titolo, art. 626(a) o (b) o 627(a) del Fair Credit Reporting Act , art.1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act , o art. 802(a) del National Security Act del 1947 puòinoltrare, al tribunale distrettuale degli Stati Uniti competente per il distretto nel quale quella perso-na o organismo risiede o svolge un'attività economica, una petizione per ottenere un ordine di mo-difica o revoca della richiesta. La Corte può modificare o revocare la richiesta se il suo adempimen-to è ritenuto irragionevole, oppressivo o in altro modo illecito.

�(b)(1) Il destinatario di una richiesta di documentazione, di una relazione o di altre informazioni ai sen-si dell'art. 2709(b) del presente Titolo, art. 626(a) o (b) o 627(a) del Fair Credit Reporting Act, art.1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act, o art. 802(a) del National Security Act del 1947,può inoltrare una petizione a una qualsiasi Corte descritta nel comma (a) perché emetta un ordi-ne di modifica o revoca di un obbligo di non divulgazione imposto in relazione a tale richiesta.

�(2) Se la petizione è inoltrata entro un anno dalla richiesta di documentazione, di una relazione o di al-tre informazioni ai sensi dell'art. 2709(b) di questo Titolo, articolo 626(a) o (b) o 627(a) del Fair Cre-dit Reporting Act, articolo 1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act, o articolo 802(a) delNational Security Act del 1947, la Corte può modificare o revocare l'obbligo di non divulgazione se

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scopre che non vi é motivo di ritenere che tale divulgazione possa minacciare la sicurezza naziona-le degli Stati Uniti, interferire con indagini in materia di criminalità, contro-terrorismo o contro-in-formazione, interferire con le relazioni diplomatiche o minacciare la vita o l'incolumità fisica diuna qualsiasi persona. Se, al momento della petizione, l'Attorney General, il Deputy Attorney Ge-neral, un Assistant Attorney General, o il Direttore del Federal Bureau of Investigations, o in caso dirichiesta da parte di un dipartimento, agenzia, o ente del Governo federale diverso dal Dipartimen-to di Giustizia, il capo o il vice-capo di tale dipartimento, agenzia o ente, afferma che tale divulga-zione possa minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti o interferire con le relazioni diploma-tiche, tale affermazione deve essere considerata definitiva a meno che la Corte non ritenga che siastata rilasciata in mala fede.

�(3) Se la petizione viene inoltrata dopo oltre un anno dalla richiesta di documentazione, di una rela-zione o di altre informazioni ai sensi dell'art. 2709(b) di questo Titolo, art. 626(a) o (b) o 627(a) delFair Credit Reporting Act, art. 1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act, o articolo 802(a) delNational Security Act of 1947, l'Attorney General, il Deputy Attorney General, un Assistant Attor-ney General, o il Direttore del Federal Bureau of Investigations, o un suo designato che ricopra unaposizione non inferiore a Deputy Assistant Director presso la Direzione centrale dell'FBI, o di Spe-cial Agent in Charge in un ufficio territoriale dell'FBI designato dal Direttore, o nel caso di una ri-chiesta da parte di un Dipartimento, agenzia, o ente del Governo Federale diversa dal Federal Bu-reau of Investigations, il capo o vice capo di tale dipartimento, agenzia, o ente, entro novanta gior-ni dalla presentazione della petizione, porrà termine all'obbligo di non divulgazione oppure con-fermerà che quella divulgazione potrebbe provocare un danno alla sicurezza nazionale degli StatiUniti, interferire con un'indagine in ambito criminale, di contro-terrorismo, o di contro-informa-zione, interferire con le relazioni diplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisicadi qualsiasi persona. Nel caso di conferma, la Corte può modificare o revocare tale obbligo di nondivulgazione qualora ritenga che non vi sia motivo di credere che tale divulgazione possa minac-ciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, interferire con un'indagine in ambito criminale, dicontro-terrorismo, o di contro-informazione, interferire con le relazioni diplomatiche, o mettere arepentaglio la vita o l'incolumità fisica di qualsiasi persona. Se la conferma che quella divulgazio-ne può minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti o interferire con le relazioni diplomati-che viene fatta dall'Attorney General, dal Deputy Attorney General, un Assistant Attorney Gene-ral, o dal Direttore del Federal Bureau of Investigations, tale conferma sarà considerata definitiva ameno che la Corte ritenga sia stata fatta in mala fede. Se la Corte respinge una petizione concernen-te un ordine di modifica o revoca di un obbligo di non divulgazione ai sensi del presente paragrafo,il destinatario, per un periodo di un anno, non potrà presentare ulteriori petizioni per modificare orevocare l'obbligo di non divulgazione.

�(c) Nel caso di inadempienza rispetto a una richiesta di documentazione, di una relazione, o di altre in-formazioni rivolta a qualsiasi persona o organismo ai sensi dell'art. 2709(b) del presente Titolo, art.626(a) o (b) o 627(a) del Fair Credit Reporting Act, art. 1114(a)(5)(A) del Right to Financial PrivacyAct, o art. 802(a) del National Securiy Act del 1947, l'Attorney General può chiedere l'intervento diqualsiasi Corte distrettuale degli Stati Uniti all'interno della giurisdizione nella quale viene condot-ta l'indagine o dove la persona o organismo risiede, svolge attività economiche o si trova, perché ob-blighi i destinatari della richiesta all'adempimento della stessa. La Corte può emettere un ordine cheobblighi la persona o organismo ad adempiere alla richiesta. La mancata esecuzione di tale ordinepuò essere punita dalla Corte come oltraggio. Qualsiasi procedimento avviato ai sensi del presente

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articolo può essere svolto nel distretto giudiziario nel quale si trova la persona o organismo.�(d) In tutti i procedimenti svolti ai sensi del presente articolo, fatto salvo il diritto ad udienze aperte al

pubblico nel caso di procedimenti per oltraggio, la Corte può decidere lo svolgimento a porte chiu-se di qualsiasi seduta nei limiti necessari ad impedire una divulgazione non autorizzata di una ri-chiesta di documentazione, di una relazione, o di altre informazioni rivolta a qualsiasi persona o or-ganismo ai sensi dell'articolo 2709(b) del presente Titolo, articolo 626(a) o (b) o 627(a) del Fair Cre-dit Reporting Act, articolo 1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act, o articolo 802(a) del Na-tional Security Act del 1947. Inoltre petizioni, documenti, documentazioni, ordini e mandati dicomparizione, devono essere custoditi sigillati nella misura in cui e per il tempo necessari a impedi-re una divulgazione non autorizzata di una richiesta di documentazione, di una relazione, o di altreinformazioni rivolta a qualsiasi persona o organismo ai sensi dell'articolo 2709(b) di questo Titolo,articolo 626(a) o (b) o 627(a) del Fair Credit Reporting Act, articolo 1114(a)(5)(A) del Right to Finan-cial Privacy Act, o articolo 802(a) del National Security Act del 1947.

�(e) In tutti i procedimenti ai sensi di questo articolo, la Corte, su richiesta del Governo, procederà a unriesame ex parte e in camera di qualsiasi documento o parte di documento prodotto dal Governoche possa contenere informazioni classificate.''.

ART. 116 SEGRETEZZA DELLE NATIONAL SECURITY LETTERS(a) L'articolo 2709(c) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, è modificato nel seguente modo:

�(c) DIVIETO DI TALUNE DIVULGAZIONI -�(1) Se il Direttore del Federal Bureau of Investigations, o un suo designato che ricopra una posizione

non inferiore a Deputy Assistant Director presso la Direzione centrale dell'FBI, o di Special Agentin Charge in un ufficio territoriale dell'FBI designato dal Direttore, dichiara che, in caso contrario,si potrebbe configurare un danno alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, interferire con un'inda-gine in ambito criminale, di contro-terrorismo, o di controinformazione, interferire con le relazionidiplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica di qualsiasi persona, nessun pro-vider di servizi di comunicazione elettroniche o via filo, o suo funzionario, impiegato, o agente co-municherà a qualsiasi persona (diversa da quella che abbia Titolo ad essere informata per adem-piere alla richiesta o da un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale in merito atale richiesta) che il Federal Bureau of Investigations ha cercato o ottenuto accesso ad informazionio documentazioni ai sensi del presente articolo.

�(2) La richiesta notificherà alla persona o all'organismo destinatari l'obbligo di non divulgazione pre-visto dal paragrafo (1).

�(3) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per adempiere alla ri-chiesta o a un avvocato per ottenere la sua consulenza o assistenza legale in merito a tale richiesta,informerà tale persona degli obblighi di non divulgazione applicabili. Chiunque riceva informa-zioni ai sensi del presente comma sarà soggetto ai medesimi veti in materia di divulgazione previ-sti dal paragrafo (1).

�(4) Su richiesta del Direttore del Federal Bureau of Investigations o del designato dal Direttore, qual-siasi persona che fa o intende fare una divulgazione ai sensi del presente articolo, indicherà al Di-rettore, o al suo designato, la persona a cui farà quella divulgazione, o a cui è stata già fatta primadella richiesta, ma in nessuna circostanza una persona sarà obbligata ad informare il Direttore, o il suodesignato, che essa intende consultare un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale.''.

(b) L'articolo 626(d) del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681u(d)) é modificato nel seguente modo:

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�(d) SEGRETEZZA -�(1) Se il Direttore del Federal Bureau of Investigations, o un suo designato che ricopre una posizione

non inferiore a Deputy Assistant Director presso la Direzione centrale dell'FBI, o di Special Agentin Charge in un ufficio territoriale dell'FBI designato dal Direttore, afferma che, in caso contrario,si potrebbe configurare un danno alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, interferire con un'inda-gine in ambito criminale, di contro-terrorismo o di contro-informazione, interferire con le relazio-ni diplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica di qualsiasi persona, nessunaagenzia di valutazione della solvibilità o suo funzionario, impiegato, o agente rivelerà a qualsiasipersona (diversa da quella che abbia Titolo ad essere informata per adempiere alla richiesta o daun avvocato a cui si richieda consulenza o assistenza legale rispetto a tale richiesta) che il FederalBureau of Investigations ha cercato o ha ottenuto accesso all'identità di istituzioni finanziarie o auna relazione in materia di solvibilità di un consumatore, ai sensi dei comma (a), (b), o (c), e nessu-na agenzia di valutazione della solvibilità o suo funzionario, impiegato, o agente inserirà nelle re-lazioni valutative in materia di solvibilità, informazioni che indichino che il Federal Bureau of Investi-gations ha cercato o ottenuto tali informazioni su una relazione valutativa in materia di solvibilità.

�(2) La richiesta notificherà alla persona o all'organismo destinatari della richiesta l'obbligo di non di-vulgazione ai sensi del paragrafo (1).

�(3) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per adempiere alla ri-chiesta o ad un avvocato per ottenere consulenza legale o assistenza legale rispetto a tale richiesta,informerà tale persona degli obblighi di non divulgazione applicabili. Chiunque riceva informa-zioni ai sensi del presente comma sarà soggetto ai medesimi veti in materia di divulgazione ai sen-si del paragrafo (1).

�(4) Su richiesta del Direttore del Federal Bureau of Investigations o del designato dal Direttore, qua-lunque persona che fa o intende fare una divulgazione in base a quest'articolo indicherà al Diretto-re o a tale designato la persona a cui la divulgazione sarà fatta o a cui è stata fatta prima della ri-chiesta, ma in nessuna circostanza una persona sarà soggetta all'obbligo di informare il Direttore o suodesignato che la persona intende consultare un avvocato per ricevere consulenza o assistenza legale.''.

(c) L'articolo 627(c) del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681v(c)) é così modificato:�(c) SEGRETEZZA -

�(1) Se il capo di un agenzia di Governo autorizzata a condurre indagini in materia di intelligence o at-tività di contro-informazione o analisi in materia di terrorismo internazionale, o il suo designato,attesta che altrimenti si possa generare un pericolo alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, inter-ferire con un'indagine in ambito criminale, di contro-terrorismo o contro-informazione, interferirecon le relazioni diplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica di qualsiasi perso-na, nessuna agenzia di valutazione della solvibilità o suo funzionario, impiegato, o agente, rivele-rà a qualsiasi persona (diversa da quelle cui tale divulgazione sia necessaria per adempiere alla ri-chiesta o da un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale rispetto a tale richiesta),o indicherà nelle sue relazioni di valutazione in materia di solvibilità, che un'agenzia di Governoha cercato o ottenuto accesso ad informazioni ai sensi del comma (a).

�(2) La richiesta notificherà alla persona o all'organismo destinatari della richiesta l'obbligo di non di-vulgazione ai sensi del paragrafo (1).

�(3) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per adempiere alla richiestao a un avvocato per ottenere consulenza legale o assistenza legale rispetto alla richiesta, informerà talepersona degli obblighi di non divulgazione applicabili. Chiunque riceva informazioni ai sensi del pre-

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sente comma sarà soggetto ai medesimi veti in materia di divulgazione ai sensi del paragrafo (1).�(4) Su richiesta dell'agenzia di Governo autorizzata, qualsiasi persona che fa o intende fare una divul-

gazione ai sensi del presente articolo, indicherà al funzionario richiedente dell'agenzia autorizzatadi Governo la persona a cui tale divulgazione sarà fatta o a cui è stata fatta prima della richiestama, in nessuna circostanza, una persona sarà soggetta all'obbligo di informare tale funzionario ri-chiedente che la persona intende consultare un avvocato per ricevere consulenza o assistenza legale.''.

(d) L'Articolo 1114(a)(3) del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(3)) é modificato nel seguen-te modo:

�(3)(A) Se l'Autorità di Governo descritta nel paragrafo (1) o il Secret Service, come può accadere, cer-tifica che altrimenti si possa generare un pericolo alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, in-terferire con un'indagine in ambito criminale, di contro-terrorismo, o di contro-informazione,interferire con le relazioni diplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica diqualsiasi persona, nessuna istituzione finanziaria, o suo funzionario, impiegato, o agente, rive-lerà a qualsiasi persona (diversa da quella cui sarebbe necessario fare tale divulgazione peradempiere alla richiesta o da un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale ri-spetto a quella richiesta) che l'Autorità di Governo o il Secret Service hanno cercato o ottenutoaccesso alla documentazione finanziaria di un cliente.

�(B) La richiesta notificherà alla persona o all'organismo destinatari della richiesta l'obbligo di nondivulgazione previsto dal sottoparagrafo (A).

�(C) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per adempiere alla ri-chiesta o a un avvocato per ottenere la sua consulenza o assistenza legale rispetto alla richiesta,informerà tale persona di qualsiasi obbligo di non divulgazione applicabile. Chiunque ricevarivelazioni ai sensi del presente comma sarà soggetto ai medesimi veti in materia di divulgazio-ne previsti dal sottoparagrafo (A).

�(D) Su richiesta dell'agenzia di governo autorizzata o del Secret Service, qualsiasi persona che facciao intenda fare una divulgazione ai sensi del presente articolo, indicherà al funzionario richieden-te dell'agenzia governativa autorizzata o del Secret Service, la persona a cui sarà fatta tale divul-gazione, o a cui tale divulgazione è stata fatta prima della richiesta, ma in nessuna circostanzauna persona sarà soggetta all'obbligo di informare tale funzionario richiedente che la persona in-tende consultare un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale.''.

(e) L'Articolo 1114(a)(5)(D) del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(5)(D)) é così modificato:�(D) DIVIETO DI TALUNE DIVULGAZIONI -

�(i) Se il Direttore del Federal Bureau of Investigations, o il suo designato che ricopra una posizio-ne non inferiore a Deputy Assistant Director presso la Direzione Centrale del Bureau o a Spe-cial Agent in Charge in un ufficio territoriale del Bureau designato dal Direttore, attesta che incaso contrario si possa generare un pericolo alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, interfe-rire con un'indagine in ambito criminale, di contro-terrorismo o di contro-informazione, in-terferire con le relazioni diplomatiche, o mettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica diqualsiasi persona, nessuna istituzione finanziaria, o funzionario, impiegato, o agente di taleistituzione, rivelerà a qualsiasi persona (diversa da quella a cui sia necessario fare quella di-vulgazione per adempiere alla richiesta o da un avvocato per chiedere la sua consulenza o assi-stenza legale rispetto a tale richiesta) che il Federal Bureau of Investigations ha cercato o ottenu-to accesso a documenti finanziari del cliente o dell'organismo ai sensi del sottoparagrafo (A).

�(ii) La richiesta notificherà alla persona o all'organismo destinatari della richiesta l'obbligo di

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non divulgazione previsto dall'alinea (i).�(iii) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per adempiere alla

richiesta o a un avvocato per chiedere la sua consulenza o assistenza legale rispetto alla ri-chiesta, informerà tale persona di qualsiasi obbligo di non divulgazione applicabile. Chiun-que riceva informazioni ai sensi del presente comma sarà soggetto ai medesimi veti in mate-ria di divulgazione ai sensi dell'alinea (i).

�(iv) Su richiesta del Direttore del Federal Bureau of Investigations o del suo designato, qualsiasipersona che faccia o intenda fare una divulgazione ai sensi di quest'articolo, indicherà al Di-rettore o al suo designato la persona a cui tale divulgazione sarà fatta, o a cui è stata fatta pri-ma della richiesta, ma in nessuna circostanza una persona sarà soggetta all'obbligo di infor-mare il Direttore o il suo designato che la persona intende consultare un avvocato per chiede-re consulenza o assistenza legale.''.

(f) L'Articolo 802(b) del National Security Act del 1947 (50 U.S.C. 436(b)) é così modificato:�(b) DIVIETO DI TALUNE DIVULGAZIONI -

�(1) Se un'agenzia investigativa autorizzata descritta nel comma (a) attesta che in caso contrario si possaprodurre un rischio alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, interferire con un'indagine in ambitocriminale, di contro-terrorismo o contro-informazione, interferire con le relazioni diplomatiche, omettere a repentaglio la vita o l'incolumità fisica di qualsiasi persona, nessun organismo privato ogovernativo, funzionario, impiegato o agente di tale organismo, può rivelare a qualsiasi persona (senon a chi sia necessario fare tale divulgazione per adempiere alla richiesta o a un avvocato per chiede-re consulenza o assistenza legale rispetto a tale richiesta) che tale organismo ha ricevuto o ottempera-to ad una richiesta inoltrata da un'agenzia investigativa autorizzata ai sensi del presente articolo.

�(2) La richiesta notificherà alla persona, o all'organismo destinatari della richiesta, l'obbligo di non di-vulgazione ai sensi del paragrafo (1).

�(3) Qualsiasi destinatario che comunica informazioni a chi ne abbia necessità per ottemperare alla richiestao a un avvocato per ottenere consulenza o assistenza legale rispetto alla richiesta, informerà tale perso-na di qualsiasi obbligo di non divulgazione applicabile. Chiunque riceva informazioni ai sensi del pre-sente comma, sarà soggetto ai medesimi veti in materia di divulgazione previsti dal paragrafo (1).

�(4) Su richiesta dell'agenzia investigativa autorizzata, qualsiasi persona che faccia o intenda fare una di-vulgazione ai sensi del presente articolo indicherà al funzionario richiedente dell'agenzia investigativaautorizzata la persona a cui sarà fatta quella divulgazione, o a cui tale divulgazione è stata fatta primadella richiesta, ma in nessuna circostanza una persona, sarà soggetta all'obbligo di informare tale fun-zionario che essa intende consultare un avvocato per ottenere consulenza legale o assistenza legale.''.

ART. 117 VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI NON DIVULGAZIONE DELLE NATIONAL SECURITYLETTERS

L'Articolo 1510 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, é modificato aggiungendo alla fine il seguente:�(e) Chiunque, avendo ricevuto notifica dei divieti di divulgazione applicabili o degli obblighi di segre-

tezza previsti dall'art. 2709(c)(1) del presente Titolo, art. 626(d)(1) o 627(c)(1) del Fair Credit Repor-ting Act (15 U.S.C. 1681u(d)(1) o 1681v(c)(1)), art. 1114(a)(3)(A) o 1114(a)(5)(D)(i) del Right to Finan-cial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(3)(A) o 3414(a)(5)(D)(i)), o art. 802(b)(1) del National Security Actdel 1947 (50 U.S.C. 436(b)(1)), consapevolmente e con l'intenzione di ostacolare un'indagine o proce-dimenti giudiziari, viola tali divieti o obblighi applicabili per legge sarà detenuto per non oltre cin-que anni, multato ai sensi del presente Titolo, o soggetto a entrambe le pene.''.

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ART. 118 RELAZIONI SULLE NATIONAL SECURITY LETTERS(a) RELAZIONI ESISTENTI - Qualsiasi relazione presentata a una Commissione del Congresso concer-

nente le National Security Letters ai sensi dell'art. 2709(c)(1) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, art.626(d) o 627(c) del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681u(d) o 1681v(c)), art. 1114(a)(3) o1114(a)(5)(D) del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(3) o 3414(a)(5)(D)), o art. 802(b) delNational Security Act del 1947 (50 U.S.C. 436(b)) sarà anche trasmessa alle Commissioni Giustizia del-la Camera dei Rappresentanti e del Senato.

(b) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO SULLE NATIONAL SECURITY LETTERS RICHIESTE NEL-L'AMBITO DEL CONTRO-TERRORISMO AI SENSI DEL FAIR CREDIT REPORTING ACT - L'articolo 627del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681(v)) è modificato inserendo alla fine il seguente nuovo comma:

�(f) RELAZIONI AL CONGRESSO - (1) Ogni semestre, l'Attorney General informerà compiutamente inmerito a tutte le richieste effettuate in conformità al comma (a) la Commissione Giustizia, la Com-missione Finanze, e il Comitato Ristretto Permanente sull'Intelligence della Camera dei Rappresen-tanti e la Commissione Giustizia, la Commissione per le questioni bancarie, abitative e urbanistichee il Comitato Ristretto sull'Intelligence del Senato.

�(2) Nel caso di relazioni semestrali che, in base al paragrafo (1), devono essere obbligatoriamente inol-trate al Comitato Permanente Ristretto sull'Intelligence della Camera dei Rappresentanti e al Comi-tato Ristretto sull'Intelligence del Senato, le date di presentazione saranno stabilite seguendo i cri-teri sanciti dall'art. 507 del National Security Act del 1947 (50 U.S.C. 415b).''.

(c) RELAZIONE SULLE RICHIESTE DI NATIONAL SECURITY LETTERS -(1) IN GENERALE - Ogni anno ad aprile, l'Attorney General sottoporrà al Congresso una relazione

composita riportante, con riferimento all'anno precedente, il numero totale delle richieste inoltratedal Dipartimento della Giustizia per ottenere informazioni concernenti diverse persone degli StatiUniti ai sensi degli -

(A) articolo 2709 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti (accesso a taluni atti di un fornitore di serviziper le comunicazioni), escludendo il numero delle richieste di informazioni sugli intestatari;

(B) articolo 1114 del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414) (acquisizione di atti tratti dall'ar-chivio clienti di un'istituzione finanziaria);

(C) articolo 802 del National Security Act del 1947 (50 U.S.C. 436) (acquisizione di informazioni finan-ziarie, documentazioni e valutazioni in materia di solvibilità);

(D) articolo 626 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681u) (acquisizione di talune informazionifinanziarie e valutazioni in materia di solvibilità); e

(E) articolo 627 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681v) (acquisizione di atti tratti dall'archivioclienti delle agenzie di credito utili per indagini di contro-terrorismo).

(2) FORMA NON CLASSIFICATA - La relazione prevista dal presente articolo sarà sottoposta in formanon classificata.

(d) DEFINIZIONE DELLE NATIONAL SECURITY LETTERS -In quest'articolo, il termine ''National SecurityLetter'' indica una richiesta d'informazioni ai sensi delle seguenti norme di legge:

(1) Articolo 2709(a) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti (accesso a taluni atti di un fornitore di serviziper le comunicazioni).

(2) Articolo 1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(5)(A)) (acquisizione di at-ti tratti dall'archivio clienti di un'istituzione finanziaria).

(3) Articolo 802 del National Security Act del 1947 (50 U.S.C. 436) (acquisizione di informazioni finan-ziarie, documentazione, e valutazioni in materia di solvibilità).

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(4) Articolo 626 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681u) (acquisizione di talune informazioni fi-nanziarie e valutazioni in materia di solvibilità).

(5) Articolo 627 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681v) (acquisizione di atti tratti dall'archivioclienti delle agenzie di credito utili per le indagini di contro-terrorismo).

ART. 119 REVISIONE DELL'UTILIZZO DELLE NATIONAL SECURITY LETTERS(a) REVISIONE - L'Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia controllerà l'efficacia e l'uso, compre-

so quello improprio o illegale, delle National Security Letters emanate dal Dipartimento della Giustizia.(b) REQUISITI - Il controllo richiesto dal comma (a) includerà:

(1) Un esame dell'uso delle National Security Letters del Dipartimento della Giustizia durante gli annisolari dal 2003 al 2006;

(2) Una descrizione dei fatti rilevanti o delle circostanze relative a tale utilizzo, incluso qualsiasi utilizzoimproprio o illegale di tale potere; e

(3) Un esame dell'efficacia delle National Security Letters, come strumento investigativo, comprendente:-(A) l'importanza delle informazioni acquisite dal Dipartimento della Giustizia per le attività di in-

telligence del Dipartimento della Giustizia o per qualsiasi altro Dipartimento o agenzia delGoverno Federale;

(B) il modo in cui tali informazioni vengono raccolte, conservate, analizzate e diffuse dal Dipartimen-to della Giustizia, incluso qualsiasi accesso diretto a tali informazioni (come l'accesso ai ''dati nonelaborati'') consentito a qualsiasi altro dipartimento, agenzia, o organismo governativo federale,statale, locale, o tribale o a qualsiasi ente del settore privato;

(C) se e con quale frequenza, il Dipartimento della Giustizia ha utilizzato tali informazioni per pro-durre un documento analitico di intelligence da distribuire all'interno del Dipartimento dellaGiustizia, alla comunità di intelligence (così come tale termine è definito nell'articolo 3(4) del Na-tional Security Act del 1947 (50 U.S.C. 401a(4))), o ad altri dipartimenti, agenzie o enti governati-vi federali, statali, locali o tribali;

(D) se e con quale frequenza, il Dipartimento della Giustizia ha fornito tali informazioni alle Autoritàdi Polizia perché vengano utilizzate nei procedimenti penali;

(E) in merito alle National Security Letters emesse dopo la data di promulgazione della presente Leg-ge, un esame del numero di casi in cui il Dipartimento della Giustizia, o un funzionario o impiega-to del Dipartimento della Giustizia, ha emesso una National Security Letter senza la necessaria cer-tificazione per esigere dal destinatario di tale lettera l'adempimento degli obblighi di non divulga-zione e segretezza potenzialmente applicabili ai sensi di legge; e

(F) i tipi di comunicazioni elettroniche e le informazioni di transazione ottenute tramite richieste diinformazioni ai sensi dell'articolo 2709 del Titolo 18, del Codice degli Stati Uniti, inclusi i tipi dichiamata, instradamento (routing), indirizzamento, o le informazioni sulle segnalazioni, non-ché le procedure adottate dal Dipartimento della Giustizia qualora le informazioni sul contenu-to informativo vengano ottenute in virtù di tale potere.

(c) DATE DI INOLTRO -(1) ANNI PRECEDENTI -Non oltre un anno dopo la data di promulgazione della presente Legge, o al

termine del controllo effettuato ai sensi di quest'articolo per gli anni solari 2003 e 2004, qualunquesia quello precedente, l'Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia presenterà alla Commis-sione Giustizia e al Comitato Ristretto Permanente sull'Intelligence della Camera dei Rappresentan-ti, e alla Commissione Giustizia e al Comitato Ristretto sull'Intelligence del Senato, una relazione con-

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tenente i risultati della revisione condotta ai sensi del presente comma per gli anni solari 2003 e 2004.(2) ANNI SOLARI 2005 E 2006 -Non oltre il 31 dicembre 2007, o al termine del controllo condotto in base

a questo comma per gli anni solari 2005 e 2006, qualunque sia quello precedente, l'Ispettore Generaledel Dipartimento della Giustizia presenterà alla Commissione Giustizia e al Comitato Ristretto Per-manente sull'Intelligence della Camera dei Rappresentanti e alla Commissione Giustizia e al Comita-to Ristretto sull'Intelligence del Senato una relazione contenente i risultati della revisione condotta aisensi del presente comma per gli anni solari 2005 e 2006.

(d) PREAVVISO ALL'ATTORNEY GENERAL E AL DIRETTORE DELLA NATIONAL INTELLIGENCE;COMMENTI -

(1) AVVISO -Non oltre 30 giorni prima dell'inoltro di una relazione ai sensi del comma (c)(1) o (c)(2),l'Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia trasmetterà tale relazione all'Attorney Generale al Direttore della National Intelligence.

(2) COMMENTI - L'Attorney General o il Direttore della National Intelligence ha la facoltà di formulare icommenti che considererà necessari da inserire nelle relazioni inoltrate ai sensi del comma (c)(1) o (c)(2).

(e) FORMA NON CLASSIFICATA - Le relazioni inoltrate ai sensi del comma (c)(1) o (c)(2) e qualsiasi com-mento incluso ai sensi del comma (d)(2) saranno presentati in forma non classificata, ma potrebberocomprendere un allegato classificato.

(f) FATTIBILITA' DELLE PROCEDURE PER LA LIMITAZIONE AL MINIMO NECESSARIO DELLE IN-FORMAZIONI - Non oltre il 1° febbraio 2007 o al termine del riesame della relazione sottoposta ai sen-si del comma (c)(1), qualunque data venga prima, l'Attorney General e il Direttore della National Intel-ligence inoltreranno congiuntamente alla Commissione Giustizia e al Comitato Ristretto Permanentesull'Intelligence della Camera dei Rappresentanti, e alla Commissione Giustizia e al Comitato Ristrettosull'Intelligence del Senato, una relazione sulla fattibilità dell'applicazione delle "procedure per la limi-tazione al minimo necessario delle informazioni" nell'ambito delle National Security Letters al fine digarantire la protezione dei diritti costituzionali delle persone degli Stati Uniti.

(g) DEFINIZIONE DI NATIONAL SECURITY LETTER - Nel presente articolo, il termine ''National Secu-rity Letter'' indica una richiesta di informazioni ai sensi di una delle seguenti norme di legge:

(1) Articolo 2709(a) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti (accesso a taluni atti di fornitori di servizi perle comunicazioni).

(2) Articolo 1114(a)(5)(A) del Right to Financial Privacy Act (12 U.S.C. 3414(a)(5)(A)) (acquisizione di at-ti tratti dall'archivio clienti di un'istituzione finanziaria).

(3) Articolo 802 del National Security Act del 1947 (50 U.S.C. 436) (acquisizione di informazioni finan-ziarie, documentazioni, e valutazioni in materia di solvibilità).

(4) Articolo 626 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681u) (acquisizione di talune informazioni fi-nanziarie e valutazioni in materia di solvibilità).

(5) Articolo 627 del Fair Credit Reporting Act (15 U.S.C. 1681v) (acquisizione di atti tratti dall'archivioclienti delle agenzie di credito utili per le indagini di contro-terrorismo).

ART. 120 DEFINIZIONE DELLE NORME IN MATERIA DI CONFISCA AI SENSI DELL'ART. 806 DELPATRIOT ACT USA

L'Articolo 981(a)(1)(G) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, é modificato -(1) nell'alinea (i), eliminando ''atto di terrorismo internazionale o interno (così come definito nell'artico-

lo 2331)'' e inserendo ''qualsiasi reato federale in materia di terrorismo (così come definito nell'artico-lo 2332b(g)(5))'';

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(2) nell'alinea (ii), eliminando ''un atto di terrorismo internazionale o interno (così come definito nell'ar-ticolo 2331)'' con ''qualsiasi reato federale in materia di terrorismo (così come definito nell'articolo2332b(g)(5)''; e

(3) nell'alinea (iii), eliminando ''atto di terrorismo internazionale o interno (così come definito nell'articolo2331)'' e inserendo ''Reato federale in materia di terrorismo (così come definito nell'articolo 2332b(g)(5))".

ART. 121 NORMATIVA PENALE SUL CONTRABBANDO DI SIGARETTE O DI TABACCO NON DAFUMO

(a) QUANTITA' MINIMA PER CONFIGURARE IL REATO DI CONTRABBANDO DI SIGARETTE -(1) L'Ar-ticolo 2341(2) del Titolo 18, del Codice degli Stati Uniti, è modificato eliminando ''60.000 sigarette'' e in-serendo ''10.000 sigarette''.

(2) L'articolo 2342(b) del Titolo é modificato eliminando ''60.000'' e inserendo ''10.000''.(3) L'articolo 2343 di quel Titolo é modificato-

(A) nel comma (a), eliminando ''60.000'' e inserendo ''10.000''; e(B) nel comma (b), eliminando ''60.000'' e inserendo ''10.000''.

(b) TABACCO NON DA FUMO DI CONTRABBANDO -(1) L'Articolo 2341 di quel Titolo é modificato-(A) nel paragrafo (4), eliminando ''e'' alla fine;(B) nel paragrafo (5), eliminando il punto alla fine e inserendo un punto e virgola; e(C) aggiungendo alla fine i seguenti nuovi paragrafi:�(6) il termine tabacco 'non da fumo' indica qualsiasi tipo di tabacco finemente tagliato, triturato, ol-

verizzato o in foglia che si intenda consumare tramite inserimento nella cavità nasale o orale oche venga comunque consumato senza essere bruciato;

�(7) il termine 'tabacco non da fumo' di contrabbando indica una quantità eccedente le 500 unità discatolette o pacchetti di tabacco non da fumo, o il loro equivalente, che sono in possesso di qual-siasi persona diversa da -

�(A) una persona che é titolare di un permesso rilasciato ai sensi del cap. 52 dell'Internal RevenueCode del 1986 in quanto fabbricante di prodotti a base di tabacco o proprietario di un depositoper l'esportazione, o una persona che gestisce un deposito in esenzione temporanea ai sensi del-l'articolo 311 o 555 del Tarsef Act of 1930 (19 U.S.C. 1311, 1555), o un agente di tale persona;

�(B) un vettore comune che trasporta tabacco non da fumo in base ad un'idonea bolla di carico o ditrasporto che riporta la quantità, l'origine e la descrizione di tale tabacco non da fumo;

�(C) una persona che-�(i) ha ottenuto la licenza, o è stato altrimenti autorizzata dallo Stato dove si trova tale tabacco non

da fumo, a lavorare nel settore della vendita o distribuzione di prodotti a base di tabacco; e�(ii) ha adempiuto agli obblighi di contabilità, fiscali e di pagamento pertinenti a tale licenza o

autorizzazione relativa al tabacco non da fumo; o�(D) un funzionario, impiegato, o agente degli Stati Uniti o uno Stato, o dipartimento, agenzia, o en-

te degli Stati Uniti o uno Stato (inclusa qualsiasi suddivisione politica di uno Stato) che sia inpossesso di tabacco non da fumo in relazione allo svolgimento delle proprie funzioni;''.

(2) L'Articolo 2342(a) di quel Titolo é modificato inserendo ''o tabacco non da fumo di contrabbando''dopo ''sigarette di contrabbando''.

(3) L'Articolo 2343(a) di quel Titolo é modificato inserendo '', o qualsiasi quantità eccedente le 500 unità discatolette o pacchetti di tabacco non da fumo' prima di ''in un'unica transazione''.

(4) L'Articolo 2344(c) di quel Titolo é modificato inserendo ''o tabacco non da fumo di contrabbando''

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dopo ''sigarette di contrabbando'''.(5) L'Articolo 2345 di quel Titolo é modificato inserendo ''o tabacco non da fumo'' dopo ''sigarette'' ogni

volta che ricorre.(6) L'Articolo 2341 di quel Titolo é ulteriormente modificato nel paragrafo (2), così come modificato dal

comma (a)(1) del presente articolo, nelle questioni che precedono il sottoparagrafo (A), eliminando''tasse statali sulle sigarette nello stato in cui esse si trovano, se lo Stato'' e inserendo ''tasse statali olocali nello Stato o località dove esse si trovano, se lo Stato o il Governo territoriale''.

(c) TENUTA DEI REGISTRI, RELAZIONI E ISPEZIONI -L'Articolo 2343 di quel Titolo, così come modifi-cato da quest'articolo, è ulteriormente modificato-

(1) nel comma (a)-(A) nella parte che precede il paragrafo (1), eliminando ''soltanto-'' e inserendo ''le informazioni che l'At-

torney General considererà opportune ai fini dell'applicazione di questo capitolo, comprendenti-''; e(B) nel periodo successivo al paragrafo (3), eliminando la seconda frase;

(2) ridesignando il comma (b) in comma (c);(3) inserendo dopo il comma (a) il seguente nuovo comma (b):�(b) qualunque persona, con l'eccezione di un Governo tribale, che si occupi di vendite a distanza e che

spedisce, vende o distribuisce una quantità superiore a 10.000 sigarette, o qualsiasi quantità ecce-dente le 500 unità di scatolette o pacchetti di tabacco non da fumo', o un loro equivalente, entro ununico mese, inoltrerà all'Attorney General, conformemente alle norme o regolamenti prescritti dal-l'Attorney General, una relazione che indichi quanto segue:

�(1) La scorta iniziale e finale di sigarette e di pacchetti e scatolette di tabacco non da fumo in posses-so di una persona (in totale) per il mese considerato.

�(2) La quantità totale delle sigarette e delle scatolette o pacchetti di tabacco non da fumo che la perso-na ha ricevuto durante quel mese da ciascun'altra persona (indicata con nome e indirizzo).

�(3) La quantità totale delle sigarette e dei pacchetti e scatolette di tabacco non da fumo che la perso-na ha distribuito, durante il mese considerato, a ciascuna persona (indicata con nome e indiriz-zo) diversa dal venditore al dettaglio.''; e

(4) aggiungendo alla fine i seguenti nuovi commi:�(d) Qualsiasi relazione che, ai sensi del presente capitolo, dovrà essere inoltrata all'Attorney General

sarà anche trasmessa al Ministro del Tesoro e agli Attorneys General e alle Autorità fiscali deglistati di origine e destinazione delle spedizioni, consegne o distribuzioni.

�(e) In quest'articolo, il termine 'vendita a distanza' indica qualsiasi vendita a un consumatore di siga-rette o tabacco non da fumo nell'ambito di commerci interstatali in cui-

�(1) il consumatore effettua l'ordine di acquisto tramite telefono o altro metodo di trasmissione dellavoce, posta, Internet o altro servizio online, o altro mezzo dove il consumatore non si trova nellostesso luogo fisico del venditore quando viene fatto l'acquisto o offerta di vendita; o

�(2) le sigarette o il tabacco non da fumo sono consegnate tramite posta, vettore comune, servizio re-capiti privato, o qualsiasi altro mezzo in cui l'ubicazione fisica del consumatore non è la stessa delvenditore quando il consumatore entra fisicamente in possesso delle sigarette o tabacco non da fumo.

�(f) In quest'articolo, il termine 'commercio interstatale' indica il commercio tra uno Stato e qualsiasiluogo fuori da esso o il commercio tra punti del medesimo stato ma passante attraverso qualsiasiluogo fuori dallo stato.''.

(d) SMALTIMENTO O UTILIZZO DI SIGARETTE E TABACCO NON DA FUMO CONFISCATI -L'Arti-colo 2344(c) di quel Titolo, così come modificato da quest'articolo, è ulteriormente modificato elimi-

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nando ''sequestro e confisca,'' e tutto ciò che segue e inserendo ''sequestro e confisca. Le norme previ-ste dal capitolo 46 del Titolo 18, relative alle confische civili, si estenderanno a qualsiasi sequestro oconfisca civile previsto dal presente articolo. Qualsiasi quantità di sigarette o tabacco non da fumoconseguentemente sequestrata o confiscata sarà o -

�(1) distrutta e non rivenduta; o�(2) usata per operazioni investigative sotto copertura per l'individuazione e il perseguimento dei rea-

ti, e quindi distrutta e non rivenduta.''.(e) EFFETTO SULLA LEGGE STATALE E LOCALE - L'Articolo 2345 del Titolo è modificato -

(1) nel comma (a), eliminando ''uno Stato per promulgare e applicare'' e inserendo ''uno Stato o governolocale per promulgare e applicare il proprio''; e

(2) nel comma (b), eliminando ''di Stati, attraverso accordi interstatali o di altro tipo per assicurare l'am-ministrazione dello Stato'' e inserendo '' Governi dello Stato o locali, attraverso accordi interstatali odi altro tipo, per assicurare l'amministrazione dello stato o locale''.

(f) APPLICAZIONE - l'Articolo 2346 di quel Titolo é modificato -(1) inserendo ''(a)'' prima di ''L' Attorney General''; e(2) aggiungendo alla fine il seguente nuovo comma:�(b)(1) Uno Stato, attraverso il suo Attorney General, un Governo locale, attraverso la sua massima au-

torità di Polizia (o il suo designato), o qualsiasi persona titolare di un permesso ai sensi del capi-tolo 52 dell'Internal Revenue Code del 1986, può intentare un'azione giudiziaria in un tribunaledistrettuale degli Stati Uniti per impedire e contenere le violazioni di questo capitolo da parte diqualsiasi persona o (o da parte di chiunque controlli tale persona), con l'eccezione che qualsiasipersona sia in possesso di un permesso ai sensi del capitolo 52 dell'Internal Revenue Code del1986 non può intentare tale azione contro uno Stato o un Governo locale. Nessun procedimentocivile può essere avviato ai sensi di questo paragrafo contro una tribù indiana o un indiano al-l'interno di un Indian Country (così come definito nell'articolo 1151).

�(2) Uno Stato, tramite il suo Attorney General, o un Governo locale, attraverso la sua massima auto-rità di Polizia (o il suo designato), può nell'ambito di un'azione civile ai sensi del paragrafo (1)ottenere anche altre compensazioni per le violazioni di questo capitolo da parte di qualsiasi per-sona (o da parte di chiunque controlli tale persona), comprese sanzioni civili, danni economici, emisure ingiuntive o altre compensazioni eque. Nessuna parte di questo capitolo dovrà essereconsiderata come abrogante o costituente una rinuncia a qualsiasi immunità sovrana di uno Sta-to o Governo locale o tribù indiana a fronte di procedimento civile non autorizzato ai sensi delpresente capitolo, o altrimenti limitare, ampliare o modificare l'immunità sovrana di uno Stato,Governo locale, o tribù indiana.

�(3) I correttivi ai sensi dei paragrafi (1) e (2) integrano quelli previsti dalle leggi federali, statali, lo-cali o di altro tipo.

�(4) Nessuna parte di questo capitolo sarà interpretata per ampliare, limitare, o comunque modifica-re, i diritti di un funzionario statale autorizzato ad agire in giudizio in un tribunale dello Stato oa intraprendere altre azioni esecutive sulla base di una presunta violazione di una legge dellostato o di altro tipo.

�(5) Nessuna parte di questo capitolo sarà interpretata per ampliare, limitare, o comunque modifica-re, i diritti di un funzionario di un governo locale autorizzato a procedere in un tribunale dellostato o a intraprendere altre azioni esecutive sulla base di una presunta violazione di una leggedello stato o di altro tipo.''.

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(g) MODIFICHE DI CONFORMITA' E TECNICHE -(1) L'intestazione dell'articolo 2343 di quel Titolo émodificata nel seguente modo:

''§ 2343. Tenuta dei registri, Relazioni, e Ispezioni".(2) L'intestazione dell'articolo 2345 di quel Titolo é modificata nel seguente modo:

''§ 2345. Effetti sulla legge statale e territoriale''.(3) L'indice degli articoli all'inizio del capitolo 114 del presente Titolo é modificato-

(A) eliminando il punto relativo all'articolo 2343 e inserendo il seguente nuovo punto:''2343. Tenuta dei registri, relazioni e ispezioni.'';

e(B) eliminando il punto concernente l'articolo 2345 e inserendo il seguente nuovo articolo:

''2345. Effetto sulla legge statale e locale.''.

(4)(A) L'intestazione del capitolo 114 di quel Titolo é modificato nel seguente modo:�CAPITOLO 114 - CONTRABBANDO DI SIGARETTE E DI TABACCO NON DA FUMO�(B) L'indice dei capitoli all'inizio della parte I é modificato eliminando il punto concernente l'articolo

114 e inserendo il seguente nuovo punto�'114. Contrabbando di sigarette e di tabacco non da fumo �..2341.�

ART. 122 DIVIETO DI NARCOTERRORISMOLa Parte A del Controlled Substance Import and Export Act (21 U.S.C. 951 e seg.) é modificata inserendo do-po l'articolo 1010 il seguente:

''ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE STRANIERE, SINGOLI TERRRORISTI E GRUPPI TERRORISTICI.

''Azioni vietate"''ART. 1010A. (a) Chiunque compia azioni punibili ai sensi dell'art. 841(a) del presente Titolo se compiute al-l'interno della giurisdizione degli Stati Uniti, o tenti o complotti di agire in tal senso, sapendo o intendendofornire, direttamente o indirettamente, beni valutabili in termini pecuniari a qualsiasi persona o organizza-zione che sia o sia stata implicata in attività terroristiche (così come definite nell'articolo 212(a)(3)(B) del-l'Immigration and Nationality Act) o nel terrorismo (così come definito nell'articolo 140(d)(2) del ForeignRelations Authorization Act, Anni finanziari 1988 e 1989), sarà condannato a un periodo di detenzione noninferiore al doppio della pena minima ai sensi dell'articolo 841(b)(1), e non superiore all'ergastolo, al paga-mento di una multa in conformità alle norme del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, o a entrambe le pene. Aprescindere dall'articolo 3583 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, qualsiasi condanna pronunciata in base al pre-sente comma includerà un periodo di libertà condizionata di almeno 5 anni oltre a quel periodo di detenzione.

''Giurisdizione�(b) Ai sensi di quest'articolo esiste giurisdizione su un reato se -

�(1) l'attività vietata in materia di stupefacenti o il reato di terrorismo sono commessi in violazione del-la legislazione penale degli Stati Uniti;

�(2) il reato, l'attività vietata in materia di stupefacenti, o il reato di terrorismo si verifica nell'ambitodel, o influisce nel, commercio interstatale o estero;

�(3) l'autore del reato fornisce beni valutabili in termini pecuniari per un reato terroristico che provoca,o é finalizzato a provocare, la morte di, o gravi lesioni personali a, un cittadino degli Stati Uniti

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mentre quest'ultimo si trova fuori dagli Stati Uniti, ovvero danni sostanziali alla proprietà di unapersona giuridica costituita ai sensi delle leggi degli Stati Uniti (inclusi i suoi stati, distretti, com-monwealths, territori, o possedimenti) che si trova fuori dagli Stati Uniti;

�(4) il reato, o l'attività vietata in materia di stupefacenti, si verifica totalmente o in parte fuori dagli Sta-ti Uniti (incluso in alto mare), e il responsabile del reato o dell'attività vietata in materia di stupefa-centi è un cittadino degli Stati Uniti o una persona giuridica costituita in base alle leggi degli StatiUniti (inclusi i suoi Stati, distretti, commonwealths, territori, o possedimenti); o

�(5) dopo lo svolgimento del comportamento previsto per l'esecuzione del reato, l'autore viene condot-to o trovato negli Stati Uniti, anche se il comportamento ricollegabile al reato si verifichi fuori da-gli Stati Uniti.

�Requisiti delle prove��(c) Per violare il comma (a), una persona o organizzazione deve essere consapevole di essere o essere

stata implicata in un'attività terroristica (così come definita nell'articolo 212(a)(3)(B) dell'Immigratione Nationality Act) o nel terrorismo (così come definito nell'articolo 140(d)(2) del Foreign RelationsAuthorization Act, Anni finanziari 1988 e 1989).

�Definizione��(d) Così come impiegato in quest'articolo il termine "beni valutabili in termini pecuniari" ha il significa-

to spiegato nell'articolo 1958(b)(1) del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti.''.

ART. 123 INTERFERENZA CON L'OPERATIVITÀ DI UN AEREOL'Articolo 32 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, é modificato -

(1) nel comma (a), ridesignando i paragrafi (5), (6), e (7) in paragrafi (6), (7), e (8) rispettivamente;(2) inserendo dopo il paragrafo (4) del comma (a), il seguente:�(5) interferisce con o disabiliti, con l'intenzione di minacciare la sicurezza di una qualsiasi persona o

con un irresponsabile dispregio per la vita umana, chiunque sia impegnato nella operatività auto-rizzata di un aereo o le strutture di navigazione aerea che supportino tale velivolo;'';

(3) nel comma (a)(8), eliminando ''paragrafi da (1) a (6)'' e inserendo ''paragrafi da (1) a (7)''; e(4) nel comma (c), eliminando ''paragrafi da (1) a (5)'' e inserendo ''paragrafi da (1) a (6)''.

ART. 124 POSIZIONE DEL CONGRESSO CIRCA L'ATTIVITÀ POLITICA LECITAE' volontà del Congresso che il Governo non indaghi su un cittadino americano unicamente sulla base del-la sua appartenenza a un'organizzazione politica non violenta o per il fatto che il cittadino sia impegnato inaltra attività politica lecita.

ART. 125 ELIMINAZIONE DEGLI OSTACOLI IN MATERIA DI RESPONSABILITÀ CIVILE CHESCORAGGIANO LA DONAZIONE DI EQUIPAGGIAMENTI ANTINCENDIO AD ASSO-CIAZIONI DI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

(a) LIMITAZIONE DELLA RESPONSABILITA' - Una persona che dona attrezzature certificate per il con-trollo degli incendi o di salvataggio non potrà essere obbligata a rispondere dei danni civili ai sensidelle leggi statali o federali per lesioni personali, danni o perdita delle proprietà o morte provocati daquell'attrezzatura successivamente alla donazione.

(b) ECCEZIONI - Il Comma (a) non si applica a una persona se -

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leggi

(1) l'atto o l'omissione da parte della persona che causa la lesione, il danno, la perdita o la morte costi-tuisce una negligenza grave o una cattiva condotta intenzionale;

(2) la persona è il fabbricante delle attrezzature certificate antincendio o di salvataggio; o(3) la persona o agenzia ha modificato o alterato l'equipaggiamento dopo che lo stesso é stato ricertifica-

to da un tecnico autorizzato come conforme alle caratteristiche tecniche del fabbricante.(c) PREVALENZA - Quest'articolo prevale sulle leggi di qualsiasi Stato nella misura in cui queste siano in

contraddizione con lo stesso articolo, salvo che, a prescindere dal comma (b), quest'articolo non preva-le sulle leggi dello Stato che prevedono ulteriori limiti circa la responsabilità di una persona che donaequipaggiamenti antincendio o di salvataggio a un'associazione di vigili del fuoco volontari.

(d) DEFINIZIONI -In quest'articolo:(1) PERSONA - Il termine ''persona'' include qualsiasi organismo di Governo o di altro tipo.(2) EQUIPAGGIAMENTI ANTINCENDIO O DI SALVATAGGIO - Il termine ''equipaggiamento antin-

cendio o di salvataggio'' include i veicoli antincendio, gli strumenti per contrastare gli incendi, i si-stemi di comunicazione, i dispositivi di protezione, gli idranti e le maschere respiratorie.

(3) EQUIPAGGIAMENTI CERTIFICATI ANTINCENDIO O DI SALVATAGGIO - Il termine ''equipaggia-mento certificato antincendio o di salvataggio" indica un'apparecchiatura antincendio o di salvataggio chesia stata ricertificata da un tecnico autorizzato come conforme alle caratteristiche tecniche del fabbricante.

(4) STATO - Il termine ''Stato'' include i diversi Stati, il Distretto della Columbia, il Commonwealth diPorto Rico, il Commonwealth delle Isole Marianne settentrionali, le Samoa Americane, Guam, le Iso-le Vergini, qualsiasi altro territorio o possedimento degli Stati Uniti, e qualsiasi suddivisione politicadi uno di questi Stati, territori o possedimenti.

(5) ASSOCIAZIONE DI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI - Il termine "Associazione di vigili del fuo-co volontari" indica un'associazione di persone che forniscono servizi antincendio o di pronto inter-vento, di cui almeno il 30% riceve una retribuzione minima o nulla in confronto al salario di ingres-so di un lavoratore a tempo pieno della stessa associazione o al salario di ingresso di un lavoratore atempo pieno di un'associazione analoga.

(6) TECNICO AUTORIZZATO - Il termine "tecnico autorizzato" indica un tecnico che é stato ritenutoidoneo dal fabbricante dell'equipaggiamento antincendio o di salvataggio ad ispezionare tale mate-riale. Il tecnico non deve necessariamente essere un impiegato dello Stato o dell'agenzia locale chegestisce la distribuzione dell'equipaggiamento antincendio o di salvataggio.

(e) DATA DI EFFICACIA - Il presente articolo riguarda soltanto la responsabilità per lesioni, danni, perdi-te o morte causati dall'equipaggiamento che, ai fini del comma (a), viene donato il 30° giorno o dopo apartire dalla data di promulgazione di quest'articolo.

ART. 126 RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ DI DATA-MINING.(a) RELAZIONE -Non oltre un anno dopo la promulgazione della presente legge, l'Attorney General pre-

senterà al Congresso una relazione su qualsiasi iniziativa del Dipartimento della Giustizia che utilizza,o intende sviluppare, una tecnologia di data-mining contenente le seguenti informazioni relativamen-te a ciascuna iniziativa:

(1) Una descrizione dettagliata della tecnologia di data-mining compatibile con la protezione dei giàesistenti brevetti, processi di impresa non copiabili, segreti industriali, fonti e metodi per la rac-colta di informazioni.

(2) Una discussione approfondita dei piani relativi all'impiego di tale tecnologia e delle scadenze previ-ste per il suo impiego.

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(3) Una valutazione della probabile efficacia dei controlli di qualità sulla tecnologia di data-mining daimpiegare durante la comunicazione di informazioni importanti e accurate in conformità con le fina-lità dichiarate circa l'utilizzo di tale tecnologia.

(4) Una valutazione del probabile impatto sulla privacy e le libertà civili dell'implementazione della tec-nologia di data-mining.

(5) L'elenco e l'analisi delle leggi e dei regolamenti vigenti per il Dipartimento della Giustizia che rego-lano l'applicazione della tecnologia di data-mining alle informazioni da raccogliere, revisionare, as-semblare e analizzare tramite data-mining.

(6) Una discussione approfondita delle politiche, procedure e linee guida del Dipartimento della Giusti-zia che devono essere sviluppate e applicate nell'utilizzo della tecnologia di data-mining al fine di -

(A) proteggere la privacy e il diritto individuale all'imparzialità di trattamento; e(B) garantire che vengano raccolte e utilizzate soltanto informazioni accurate, rispondere della possi-

bilità di inesattezze in quelle informazioni e vigilare affinché le conseguenze delle potenziali ine-sattezze non siano dannose.

(7) Inviare in allegato alle Commissioni Giustizia del Senato e della Camera dei Rappresentanti le in-formazioni classificate necessarie, rese disponibili compatibilmente con la tutela della sicurezzanazionale.

(b) DEFINIZIONI - Nel presente articolo:(1) DATA-MINING - Il termine ''data-mining'' indica un'interrogazione, o una ricerca o un altro tipo di

analisi di una o più banche dati elettroniche, dove -(A) almeno una delle banche dati é stata messa a disposizione da, o resta sotto il controllo di, un or-

ganismo non federale, oppure le informazioni sono state inizialmente acquisite da un altro Dipar-timento o Agenzia del Governo Federale per scopi diversi da quelli di intelligence o polizia;

(B) la ricerca non utilizza dati identificativi personali di uno specifico individuo, o sue caratteristichefacciali, per identificarlo o effettuare un'associazione con uno specifico individuo al fine di acqui-sire informazioni; e

(C) un dipartimento o agenzia del Governo Federale effettua l'interrogazione, la ricerca o l'analisidi altro genere per trovare un modello che indichi l'esistenza di attività terroristiche o comun-que criminali.

(2) BANCA DATI -Il termine ''banca dati'' non include gli elenchi telefonici, le informazioni da fontiaperte reperibili su Internet o con qualsiasi altro strumento disponibile pubblicamente, le banche da-ti mantenute, gestite o controllate da un governo statale, locale o tribale (come ad esempio una ban-ca dati statale degli autoveicoli), o le banche dati contenenti pareri giudiziari o amministrativi.

ART. 127 POSIZIONE DEL CONGRESSOE' volontà del Congresso che, ai sensi dell'articolo 981 del Titolo 18 del Codice degli Stati Uniti, le vittime diattentati terroristici abbiano accesso ai beni confiscati.

ART. 128 ARTICOLO 214 DEL PATRIOT ACT USA; POTERE DI DIVULGARE ULTERIORI INFOR-MAZIONI IN RELAZIONE A MANDATI CHE AUTORIZZANO L'UTILIZZO DI DISPOSI-TIVI PEN REGISTER E TRAP AND TRACE AI SENSI DEL FISA

(a) ATTI - L'articolo 402(d)(2) del Foreign Intelligence Surveillance Act del 1978 (50 U.S.C. 1842(d)(2)) émodificato-

(1) nel sottoparagrafo (A)-

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(A) nell'alinea (ii), aggiungendo ''e'' alla fine; e(B) nell'alinea (iii), eliminando il punto alla fine e inserendo un punto e virgola;

(2) nel sottoparagrafo (B)(iii), eliminando il punto alla fine e inserendo''; e''; e(3) aggiungendo alla fine il seguente:

�(C) disporranno che, su domanda del richiedente, il fornitore di servizi di comunicazioni elettroni-che o via filo, riveli informazioni al Funzionario federale che utilizza il pen register o il congegnotrap and trace oggetto dell'ordine-

�(i) nel caso di un cliente o abbonato che usi il servizio oggetto dell'ordine (per il periodo specifica-to nell'ordine)-

�(I) il nome del cliente o abbonato;�(II) l'indirizzo del cliente o abbonato;�(III) il numero del telefono o del dispositivo, o altro numero o identificatore di utente, del clien-

te o abbonato, inclusi gli indirizzi di rete temporaneamente assegnati o le informazioni as-sociate relative al percorso o alla trasmissione;

�(IV) la durata del servizio fornito da parte di quel provider al cliente o abbonato e i tipi di servi-zi utilizzati dal cliente o abbonato;

�(V) nel caso di un fornitore di servizi telefonici per comunicazioni locali o a lunga distanza, i ta-bulati telefonici delle chiamate locali o a lunga distanza del cliente o abbonato;

�(VI) se pertinente, qualsiasi documentazione che evidenzi i periodo di utilizzo (o sessioni) daparte del cliente o abbonato;

�(VII) qualsiasi meccanismo e fonte di pagamento, compreso il numero di eventuali carte di credi-to o conti bancari utilizzati per il pagamento di tale servizio; e

�(ii) se disponibili, relativamente a qualsiasi cliente o abbonato che effettui comunicazioni in in-gresso e in uscita verso o dal servizio oggetto dell'ordine:

�(I) il nome del cliente o dell'abbonato;�(II) l'indirizzo di tale cliente o abbonato;�(III) il numero del telefono o del dispositivo, o altro numero o identificatore di utente, di tale

cliente o abbonato, inclusi gli indirizzi di rete temporaneamente assegnati o le informazioniassociate relativa al percorso o alla trasmissione; e

�(IV) la durata del servizio fornito da parte di quel provider a quel cliente o abbonato e i tipi diservizi utilizzati da tale cliente o abbonato.''.

(b) INTENSIFICAZIONE DEL CONTROLLO L'art. 406(a) del Foreign Intelligence Surveillance Act del1978 (50 U.S.C. 1846(a)) é modificato inserendo'', e la Commissione Giustizia della Camera dei Rappre-sentanti e la Commissione settore giudiziario del Senato,'' dopo ''del Senato''.

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(MOD-BP-06-5-4) - Roma, 2007 - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. - S.