GLI SPIRITI IL MEDIUM E LO PSICHIATRA · 1883 Andrea Verga, nella sua relazione introduttiva. E non...

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1 GLI SPIRITI, IL MEDIUM E LO PSICHIATRA L'interesse della psichiatria italiana degli inizi del '900 per i fenomeni medianici GIOVANNI IANNUZZO I fenomeni medianici attrassero, fra la seconda metà dell’’800 e i primi del ‘900, l’attenzione di molti scienziati, fra i quali illustri esponenti della giovane psichiatria italiana. Molti psichiatri si dedicarono con entusiasmo a questi studi, ma i risultati delle loro ricerche furono deludenti. Rimasero dubbi, perplessità, incertezze. E rimase soprattutto la certezza che esistevano altri campi d’ indagine, ben più importanti, ai quali dedicare energie e passione. Nell'ottobre del 1873 si tenne a Roma l'undicesimo congresso degli scienziati italiani. Si trattò di una data importante per due motivi: il primo è che fu l'ultimo congresso di quel tipo; il secondo è che, all'interno dei lavori, fu fondata la Società Freniatrica Italiana, la prima associazione professionale di psichiatri in Italia. Certo, la psichiatria era ancora una pia illusione ben più di quanto fosse una scienza. Le visioni prevalenti nel campo dello studio della patologia mentale erano fortemente ancorate ai presupposti neurologici meccanicistici della medicina ottocentesca, imbevuta di intransigente razionalismo. Due convinzioni erano fortemente diffuse: la prima era che la malattia mentale, in tutte le sue espressioni, fosse il prodotto necessario di una alterazione cerebrale. I 'pazzi', cioè, dovevano avere qualcosa che fisicamente non funzionava all'interno del sistema nervoso, e, già nel 1883, quando la Società celebrava il suo quarto congresso, vantando 109 membri effettivi, le relazioni cliniche neuroanatomiche (come quelle che descrivevano le alterazioni della temperatura negli alienati, o le caratteristiche della 'trabecola cinerea' nei malati mentali), si fondevano con quella di Camillo Golgi, sulla 'cellula nervosa motrice'. Grandi entusiasmi, insomma, ma anche grandi incertezze, specialmente per quanto atteneva ai metodi clinici e alla stessa classificazione del disturbo mentale. La seconda convinzione era quella derivata dalle opere di John Brown, un medico di Filadelfia che per più di vent'anni insegnò fisiologia all'Università di Edimburgo. Brown aveva asserito nel 1780 che i disturbi mentali erano il prodotto di un’eccessiva stimolazione del cervello che, essendo un tessuto particolarmente sensibile, poteva andare incontro ad irritazioni o ad 'esaurimento'. La nozione di esaurimento nervoso è probabilmente una pietra miliare nella storia della psichiatria, a dimostrazione del fatto che una teoria può spesso condizionare in maniera determinante le prospettive anche operative di una scienza. Non a caso la definizione è tuttora impropriamente in uso dopo duecento anni. A fronte di queste incertezze, la freniatria italiana, tra gli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del ventesimo era pervasa da tutt'altro spirito. Vi era, cioè, presente un anelito alla conoscenza e all'intervento operativo che travalicava ampiamente i limiti della prassi o della teorizzazione strettamente medica. In un'epoca che non aveva ancora scoperto la psicoanalisi, l'etologia, la sociologia della medicina o l'igiene mentale, gli intenti dei freniatri erano a dir poco eroici. I loro intendimenti spaziavano dalla sociologia all'etnografia, alla politica sanitaria, quasi che fossero pervasi da un sacro fuoco di conoscenza.

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GIOVANNI IANNUZZO

I fenomeni medianici attrassero, fra la seconda metà dell’’800 e i primi del ‘900, l’attenzione di molti scienziati, fra i quali illustri esponenti della giovane psichiatria

italiana. Molti psichiatri si dedicarono con entusiasmo a questi studi, ma i risultati delle loro ricerche furono deludenti. Rimasero dubbi, perplessità, incertezze. E rimase soprattutto la

certezza che esistevano altri campi d’indagine, ben più importanti, ai quali dedicare energie e passione.

Nell'ottobre del 1873 si tenne a Roma l'undicesimo congresso degli scienziati italiani. Si trattò di una data importante per due motivi: il primo è che fu l'ultimo congresso di quel tipo; il secondo è che, all'interno dei lavori, fu fondata la Società Freniatrica Italiana, la prima associazione professionale di psichiatri in Italia. Certo, la psichiatria era ancora una pia illusione ben più di quanto fosse una scienza. Le visioni prevalenti nel campo dello studio della patologia mentale erano fortemente ancorate ai presupposti neurologici meccanicistici della medicina ottocentesca, imbevuta di intransigente razionalismo. Due convinzioni erano fortemente diffuse: la prima era che la malattia mentale, in tutte le sue espressioni, fosse il prodotto necessario di una alterazione cerebrale. I 'pazzi', cioè, dovevano avere qualcosa che fisicamente non funzionava all'interno del sistema nervoso, e, già nel 1883, quando la Società celebrava il suo quarto congresso, vantando 109 membri effettivi, le relazioni cliniche neuroanatomiche (come quelle che descrivevano le alterazioni della temperatura negli alienati, o le caratteristiche della 'trabecola cinerea' nei malati mentali), si fondevano con quella di Camillo Golgi, sulla 'cellula nervosa motrice'. Grandi entusiasmi, insomma, ma anche grandi incertezze, specialmente per quanto atteneva ai metodi clinici e alla stessa classificazione del disturbo mentale. La seconda convinzione

era quella derivata dalle opere di John Brown, un medico di Filadelfia che per più di vent'anni insegnò fisiologia all'Università di Edimburgo. Brown aveva asserito nel 1780 che i disturbi mentali erano il prodotto di un’eccessiva stimolazione del cervello che, essendo un tessuto particolarmente sensibile, poteva andare incontro ad irritazioni o ad 'esaurimento'. La nozione di esaurimento nervoso è probabilmente una pietra miliare nella storia della psichiatria, a dimostrazione del fatto che una teoria può spesso condizionare in maniera determinante le prospettive anche operative di una scienza. Non a caso la definizione è tuttora impropriamente in uso dopo duecento anni. A fronte di queste incertezze, la freniatria italiana, tra gli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del ventesimo era pervasa da tutt'altro spirito. Vi era, cioè, presente un anelito alla conoscenza e all'intervento operativo che travalicava ampiamente i limiti della prassi o della teorizzazione strettamente medica. In un'epoca che non aveva ancora scoperto la psicoanalisi, l'etologia, la sociologia della medicina o l'igiene mentale, gli intenti dei freniatri erano a dir poco eroici. I loro intendimenti spaziavano dalla sociologia all'etnografia, alla politica sanitaria, quasi che fossero pervasi da un sacro fuoco di conoscenza.

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"Ormai non v'ha disciplina sulla quale la psicologia non stenda le sue grandi ali. La nostra scienza si confonde con quella dell'umanità". Lo sostenne proprio in quel congresso del 1883 Andrea Verga, nella sua relazione introduttiva. E non era certo l'espressione di uno studioso eccentrico. A ben guardare cosa facevano o scrivevano tutti i più noti nomi della freniatria di quel periodo storico, si nota con chiarezza l'ambizione a travalicare i limiti della pratica clinica, per spostare l'attenzione verso due ordini di problemi sostanziali: un 'progetto sociale', da un lato, e una ricerca ad ampio raggio sulle potenzialità umane dall'altro. Ambedue, d'altra parte, erano i progetti essenziali del positivismo, che in quello scorcio di fine secolo aveva contagiato la scienza freniatrica italiana. Nel contempo l'ambizione ad un itinerario di perfezione, anche conoscitiva, la fede in una accesa ideologia del progresso e - storicamente - la necessità di fondare una cultura laica contrapposta all'oscurantismo e all'ignoranza, motivava ampiamente questi indirizzi programmatici. Queste considerazioni appaiono importanti per spiegare un fenomeno apparentemente controverso, e cioè l'interesse dei freniatri italiani della belle époque e dell'epoca immediatamente successiva per i misteriosi fenomeni spiritici. Si trattò quasi di una epidemia, e non si è lontani dal vero affermando che non vi fu psichiatra di una certa fama che, almeno per qualche tempo, tra la fine dell'ottocento e gli inizi del '900 non si interessò di medium, tavoli ballerini e tutto quel corteo di fenomeni tanto cari allo spiritismo. TAVOLI BALLERINI Importato dagli Stati Uniti d'America, dove nel 1848 due ragazzine convinsero gran parte dell'opinione pubblica di essere riusciti a stabilire un contatto con l'aldilà mediante un codice tiptologico (più o meno il famoso 'se ci sei batti un colpo', anche se successivamente esso venne perfezionato), lo spiritismo aveva contagiato l'Europa verso la metà

dell'ottocento, specialmente grazie alle imprese di celebri medium - gli individui che fungevano da tramite con l'aldilà, 'incorporando' gli spiriti dei trapassati che, mediante loro, comunicavano col mondo dei viventi.

Le sorelle Fox in una cartolina Lo spiritismo divenne un fenomeno di portata sociale non indifferente: in Francia specialmente esso costituì una sorta di rivoluzione sociale, fu codificato da un maestro elementare, Hippolyte Rivail, meglio noto come Allan Kardec, e assunse spesso toni socialisteggianti, fornendo agli adepti persino assistenza materiale e morale e propagandando idee abbastanza vicine a quelle del socialismo umanitario, fondate su principi egalitari e interclassisti (Vartier, 1972). Kardec fu personaggio eclettico e proteiforme, persino originariamente scettico (un’ottima ricostruzione è presentata da Biondi, 1988), e forse per questa sua poliedricità riuscì a costruire un movimento che, a fronte di una grande rilevanza sociale manifestava anche una sua dimensione

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scientifica. Le sue prime sedute furono in casa Baudin e: “Fu in questa occasione che conobbe i componenti più illustri del ‘circolo’, il letterato Victorien Sardou, l’accademico di Francia René Taillandieu, l’editore Didier e, poco più tardi, il giovane Camille Flammarion, il futuro astronomo di fama mondiale, che si esercitava con gli altri, a turno, nella produzione di scritti medianici” (Biondi, 1988).

Le fondamenta della casa di Hydesville Ma qual’era questa dimensione ‘scientifica’ dello spiritismo? I fenomeni e i medium che durante le sedute medianiche pretendevano di far levitare tavolini, suonare strumenti musicali senza che alcuno li sfiorasse, o presentare fantasmi di trapassati, sostenenendo che tali fenomeni rappresentassero la riprova empirica delle loro asserzioni teoriche. A quest’aspetto s’interessarono molto gli psichiatri italiani. Tra la fine dell'ottocento e i primi anni del novecento, attraverso le 'forche caudine' delle ricerche sullo spiritismo passarono i più bei 'nomi' della psichiatria italiana: Lombroso, Morselli, Bianchi e un numero non precisato di altri psichiatri. E' bene precisare che non si trattò di un fenomeno solo italiano quello per cui uomini di scienza della più varia estrazione decisero di occuparsi dei fenomeni spiritici. Anche in altri paesi avveniva più o meno la stessa cosa. E dappertutto si trattò di un’esplosione endemica, che si esaurì con la stessa velocità

con la quale era iniziata. D'altra parte, l'interesse di un certo numero di psichiatri per i fenomeni medianici era giustificato dall'esistenza di uno straordinario interesse pubblico per questi misteriosi eventi. Le performance dei medium, gli spettacoli pubblici dei magnetizzatori, che riempivano le sale dei teatri, riscuotevano successo in tutti gli strati sociali, e gli studi sui fenomeni occulti trovavano entusiastici sostenitori anche negli ambienti scientifici e culturali di tutto il mondo occidentale. Nel Regno Unito era stata fondata, nel 1882, una Società per la Ricerca Psichica (Society for Psychical Research), che annoverava tra i suoi fondatori personaggi molto noti del mondo della scienza e della cultura: chimici come William Crookes - l'inventore del tubo a raggi catodici -, fisici come William Barrett, docente di fisica all'Università di Dublino, o Thompson, o gli stessi coniugi Curie, davano avallo a queste ricerche sostenendone a spada tratta la validità e l'importanza. Ma l'elenco degli intellettuali infatuati dello spiritismo potrebbe essere ben più lungo: scrittori come Conan Doyle (il creatore di Sherlock Holmes), come Alexandre Dumas, o, in Italia, Antonio Fogazzaro e Luigi Capuana davano credito a questi fenomeni, e rappresentavo il nocciolo duro di un movimento d'opinione dalle dimensioni davvero imponenti, che orbitava inevitabilmente intorno ad alcune figure di medium in grado di produrre fenomeni che erano ritenuti prova indiscutibile dell'esistenza di altre forme di realtà. Di fronte al divampare di un simile movimento d'opinione, era quasi impossibile che gli psichiatri si eclissassero. Specialmente in Italia, visto che uno dei medium ritenuti più straordinari era proprio una contadina pugliese: Eusapia Palladino. IL CASO PALLADINO Eusapia Palladino fu una delle più note medium del periodo compreso tra gli ultimi decenni del diciannovesimo secolo e i primi del ventesimo e, comunque in assoluto una delle medium più celebri della storia. Nata, per quanto se ne sappia, a Minervino Murge nel 1854, sembra che sia stata definita 'la

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figlia dello spavento', sia per certe oscure vicende biografiche (si diceva che la madre era morta nel partorirla, e il padre era stato ucciso dai briganti. Ma Biondi suscita diversi attendibili dubbi al riguardo: “...pare che si debba ritenere che i suoi genitori sopravvissero a lungo alla sua nascita, contrariamente a quanto diceva lei, che li voleva uno ucciso dai briganti, l’altra morta nel darla alla luce”(Biondi, 1988, p. 97)) sia perché avrebbe incarnato per decenni l'essenza stessa dello spiritismo. Si sa abbastanza poco delle sue vicende biografiche, ma sta di fatto che, ad un certo momento, grazie ad una serie di complesse circostanze, Eusapia Palladino divenne una delle medium più celebri del mondo. Gli spiritisti sostenevano che era in grado di provocare fenomeni allucinanti in seduta medianica. I critici la accusavano di frodare talvolta anche in maniera rozza. Durante la sua attività, comunque, fu studiata e osservata da un gran numero di ricercatori. Ancorché molti di essi fossero dei dilettanti, un certo numero di coloro che compirono ricerche sulla sua medianità furono scienziati di grande esperienza e prestigio, alcuni addirittura dei premi Nobel (come Richet, i coniugi Curie, Thompson). Si discute ancora oggi della genuinità o della fraudolenza dei suoi fenomeni, e questo perché, anche se la Palladino fu scoperta a frodare nel corso delle sedute un gran numero di volte, continuano ad esservi indefessi sostenitori della autenticità delle sue mirabilie. Di certo, i fenomeni che questa donna pretendeva di manifestare furono studiati in maniera apparentemente approfondita e molti degli investigatori che se ne occuparono talvolta addirittura si convertirono, sino a ritenere indubitabili gli eventi che si producevano nel corso delle sedute medianiche alle quali assistettero. Alcuni, dopo avere effettuato sedute con la Palladino, abbracciarono la fede spiritistica; altri continuarono invece a credere che i fenomeni della Palladino potevano essere prodotti da una qualche forma di energia psichica, o frutto di frodi deliberate. In ogni caso, la medianità della Palladino è probabilmente una

delle meglio investigate nella storia della ricerca psichica. Esiste un’ampia letteratura sui fenomeni prodotti dalla Palladino. Si tratta di relazioni e di rapporti realizzati da un numero impressionante di studiosi che parteciparono a sedute con la Palladino nel periodo in cui la medium produceva fenomeni fisici spesso spettacolari.

Victor Hugo, grande sostenitore dello spiritismo Infatti, una delle fondamentali caratteristiche psicologiche della Palladino fu la sua disponibilità ad essere studiata, e questo permise, abbastanza spesso, rispetto agli standard della storia della ricerca in questo campo, una applicazione frequente (anche se non si sa quanto esatta di metodi di controllo e comunque la registrazione dei fenomeni fisici che si producevano in sua presenza. Questa attitudine psicologica della Palladino stimolò molti studiosi a sperimentare con lei e, infatti, su questa notissima medium oggi è disponibile un numero enorme di scritti, pubblicati in numerose lingue. La sua medianità fu investigata, tra I'altro, da Aksakof (1912; vedi anche Rapport, 1893), Bozzano (1903, 1901, 1927, 1930), Carrington (1954), Feilding, Baggally e Carrington (1909), Flammarion (1897, 1907), Flournoy (1911), Hodgson (H. Sidwick, 1895), Lodge (1894, 1895, Lombroso

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(1909), Myers (1894, 1895), Ochorowicz (1896), Krauz (1894), Richet (1893, 1895), Rochas (1897, 1898, 1906), Schrenk-Notzing (1920), E.M. Sidgwick (1895), Vassallo (1902), Venzano (1907), Vecchio (1918), Warcollier (1958). Altri articoli furono pubblicati da Blech (1897), Darieux (1896), Fiocca-Novi (1910), Lucci (1915, 1916), Sabatier, Rochas, Gramont, Maxwell, Darieux e Wateville (1836), Senigaglia (1910) e altri ancora. Alcuni di questi studi furono condotti con I'uso di strumenti per obiettivare i fenomeni fisici della medium e per studiare le variabili fisiche e psicologiche delle sue manifestazioni medianiche (Aggazzotti, Foà, Foà e Herlitza, 1907; Bottazzi, 1907; Courtier, 1908; Favre, 1910; Imoda, 1908; Krauz, 1894; Lombroso, 1892, 1909; Marzorati, 1909 e Morselli, 1908, tra gli altri).

L'estensione numerica e, talvolta, la qualità dei resoconti (per delle rassegne, cfr. Alippi, 1962; Carrington, 1909; De Boni, 1960; Dingwall, 1950; Fodor, 1933; Inglis, 1977; Morselli, 1908; Nicol, 1956; Piccioli, 1965; Rochas, 1906;) e la controversia sulla genuinità dei suoi fenomeni ( o almeno una piccola parte di essi), come anche l'evidenza

di sue indubitabili attività fraudolente (per la prospettiva critica vedere Finch, 1903; Hansel, 1980; Podmore, 1911; Rawcliff, 1959; Sidgwick, 1909) rendono oltretutto l'attività medianica della Palladino e, comunque, la sua vicenda biografica, più interessante di tante altre nella storia delle indagini in questo campo. Anche se recenti studi storici hanno chiarito numerosi aspetti della vita e dell'attività medianica della Palladino (vedi, per esempio, Cassirer, 1978, 1983, 1983b; Alvarado 1982, 1983), tra i quali persino una riflessione sulla corretta dizione del cognome della medium (se con una o due l: Alvarado, 1984) o, in senso più lato, l'importanza delle sedute con la Palladino nell'attività scientifica e del pensiero di alcuni dei suoi studiosi (vedi per esempio, un interessante articolo di Guarnieri sulle esperienze di Morselli con la medium: 1985), esiste attualmente una notevole mancanza di informazioni su certi particolari biografici o genericamente storici relativamente all'attività della Palladino come medium. E’ certo che fosse un personaggio furbo, strano, problematico, probabilmente con tratti psicopatologici, sicuramente di scarsissima affidabilità. Come scrive con umorismo Biondi (1988): “Dal tipo di fenomeni presentati, era evidente che la donna era in frequentazione con spiriti non troppo elevati. Per di più i suoi modi popolari e la scarsa educazione nei confronti degli uomini presenti alle sedute (ai quali talora indirizzava commenti e proposte di dubbio gusto, che però inevitabilmente accesero desideri e turbarono la mente di molti) non lasciavano certo immaginare che in lei si evidenziassero le parti migliori della spiritualità, terrena o ultraterrena che fosse” (p.97). Alcuni eventi della carriera medianica della Palladino sono comunque non molto noti, come la serie di sedute che la Palladino tenne a Palermo nel 1902. Queste sedute compresero ben 14 sessioni, durante le quali furono osservati molti fenomeni fisici. Inoltre, queste esperienze furono investigate in modo apparentemente approfondito da un gruppo di noti psichiatri e medici e il resoconto

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completo delle osservazioni realizzate fu poi pubblicato su una rivista allora di rispettabile livello scientifico: si tratta de II Pisani. Giornale di Patologia Nervosa e Mentale. Su questa stessa serie di sedute, altri resoconti apparvero sul quotidiano palermitano L'Ora, sulla rivista Annales des Sciences Psychiques (Samonà, 1903), su Luce e Ombra (Lanza, Samonà et al., 1903) sulla quale venne ripubblicato I'articolo originariamente apparso su II Pisani) e sulla Rivista di Studi Psichici (Bozzano, 1903).

William Crookes, pioniere della ricerca psichica LE SEDUTE DI PALERMO Dal 21 luglio al 14 agosto 1902, Eusapia Palladino tenne a Palermo una serie di sedute, organizzate da un gruppo di studiosi, tra i quali Carmelo Samonà, medico e noto studioso di fenomeni spiritici1, Gerolamo

1 Carmelo Samonà fu un noto ricercatore psichico italiano nel periodo tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Nato a Palermo, studio' medicina nell'Università della sua città. Egli presentò una tesi di laurea sui "fenomeni spiritici", che fu una delle prime nel mondo. Il suo nome è legato a un famoso caso di presunta reincarnazione che coinvolse la sua famiglia, in particolar modo sua

Mirto, professore associato di neuropsichiatria all'università di Palermo, Giuseppe Pagano (professore di fisiologia nella stessa università) e altri, numerosi dei quali medici o, comunque, uomini di scienza o di cultura2. Sembra che gli sperimentatori sottoposero la Palladino a controlli severi. Ecco quanto scrissero in merito gli stessi studiosi: "Non occorre dire che i locali dove ebbero luogo le sedute ed i vari oggetti serviti alle medesime furono da noi stessi scelti e disposti, sicché resta interamente escluso qualunque piu lontano sospetto di preparazioni fraudolente. E similmente che prima di ogni seduta, locale ed oggetti venivano accuratamente riesaminati e spesso anche gli abiti e la persona della medium" (Lanza, Samonà et al., 1903), p. 165) . Abitualmente 5-7 investigatori sedevano attorno al tavolo e qualche altro studioso

figlia Alessandra, apparentemente la reincarnazione di una sorella col medesimo nome morta precedentemente. Per ulteriori informazioni su questo celebre caso vedi Piccioli (1965), Samonà (1910), Samonà (1966), Iannuzzo (1978). 2 Ecco I'elenco completo dei firmatari del resoconto del quale si parla in questo articolo: "Avv. Dott. Domenico Lanza - Dott. Carmelo Samonà - Dottor Mirto Gerolamo (professore pareggiato di malattie mentali e nervose) - Giacchino Dott. Melazzo - Dott. Luigi Siciliano - Dott.Giuseppe Pagano (professore pareggiato di Fisiologia) - Dott. Giacomo Furnò - March. Giuseppe Natoli - Dott. Virgilio La Scala - Avv. Giovanni Cascio Vito Beltrami- Capitano Raffaele Mondini - Avvocato Prof. Emilio Monastra - Alessandro Amato - Ing. Prof. Giuseppe Damiani -Giuseppe Ciaccio Montalbano". È interessante notare che, nell'articolo originale, all'elenco dei partecipanti alle sedute è premesso: "Letto ed approvato, si sottoscrive da tutti i partecipanti alle sedute, meno uno". Non si comprende bene se questo misterioso "uno" non "approvò" perché dissenziente dal giudizio degli altri, o per qualche altro motivo.

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stava nella stanza come semplice spettatore. Durante le sedute, la Palladino era controllata in maniera piuttosto rigorosa: "Il controllo della persona della Palladino era affidato ordinariamente ai due che le sedevano vicino, ciascuno dei quali le teneva una mano e poneva un piede sotto quello di lei. Piu volte a questi due controlli e ne aggiunse un terzo, non facente parte della catena, il quale, disteso per terra sotto il tavolo, teneva le gambe della Paladino; ovvero seduto a fianco di lei, ne sorvegliava tutta la persona, tenendole le braccia, le ginocchia o altre parti del corpo. Anche i due controlli ordinarii, senza mai lasciare la mano o il piede loro affidati, frequentemente coll'altra mano andavano tastando qua e là la persona della medium". Questi metodi permisero agli investigatori di scoprire la medium in "frode" flagrante, ma nel contempo di guardare con maggiore attendibilità ai fenomeni che durante quelle sedute si produssero, sia al buio che in piena luce.

Tali fenomeni (che "per lo più si presentavano inaspettati") furono spesso eclatanti. Ecco come alcuni di essi sono descritti dagli stessi ricercatori: "Più volte abbiamo potuto assistere al

sollevamento completo del tavolo (levitazione) col semplice contatto di una sola mano della Paladino sul piano di esso, mentre I'altra mano e le mani dei componenti la catena restavano fuori, e questo fenomeno avvenne anche con luce abbastanza chiara da permettere il più sicuro controllo oculare.

Una volta il sollevamento del tavolo si verificò, particolarità interessante, stando la Paladino seduta nel mezzo del lato lungo del tavolo stesso, senza che noi stessimo in catena e con una penombra che permetteva di leggere nettamente i minuti sul quadrante di un orologio da tasca. Cessando la levitazione, il tavolo d'ordinario ricadeva di peso sul pavimento, ma una volta che sopra il tavolo stava una bottiglia piena d'acqua, trasportatavi poco prima della forza medianica, il tavolo levitò e poi non cadde, ma si abbassò lentamente in modo che la bottiglia non subì alcuna scossa. Una levitazione interessante fu pure quella senza contatto, di un piccolo e leggero tavolino rotondo, collocato dietro la tenda, il quale ne usci fuori e si sollevò di circa due metri dal pavimento, raggiungendo la mano di uno di noi, che

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stava in ginocchio sul tavolo centrale col braccio interamente proteso in alto. Questo fatto avvenne al buio, ma il controllo della persona della Paladino era esercitato da tre persone nel modo più rigoroso". In un'altra occasione, un tavolo pesante Kg. 15,400, che distava circa un metro e mezzo dalla Palladino si mosse, in piena luce, verso la medium. Uno dei fenomeni probabilmente più suggestivi dell'intera serie di sedute è comunque quello descritto qui di seguito: "Un mandolino situato dentro una cesta cilindrica, stretta ed alta, posta sul pavimento a circa m. 1.50 dalla Paladino, venne fuori dopo lunghi tentativi, durante i quali lo sentivano agitarsi, restando la cesta immobile: uscitone, venne sollevato e si pose a girare, suonando al di sopra delle teste dei componenti la catena".

Uno dei fenomeni più insoliti della serie di sedute è così descritto nel rapporto degli studiosi palermitani: "Ad uno di noi, una volta al buio, venne tolta la sedia, sulla quale stava seduto, malgrado resistesse con tutta la sua forza. Fatta la luce, la sedia fu trovata sul tavolo centrale; rifatto buio, la sedia ritornò precisamente al suo posto e il proprietario

di essa, che era rimasto tuttora in piedi, fu tirato energicamente per il lembo della giacchetta, dalla parte di dietro, e forzato a piegare le ginocchia e rimettersi a sedere. Durante il lungo svolgersi di questo fatto il controllo della persona della Paladino fu, come per tutti i fenomeni qui narrati, completamente sicuro".

Furono anche registrati fenomeni meno impressionanti: mani invisibili che toccavano gli sperimentatori (specialmente quelli che stavano vicini alla medium o quelli che la controllavano); alcuni degli investigatori vennero anche toccati e accarezzati da due mani contemporaneamente, e questo accadeva nello stesso momento a due persone. Si osservarono anche soffi di vento tanto forti da muovere le tende della stanza, raps, luci misteriose. Non fu invece osservato alcun fenomeno psichico. È interessante notare che fenomeni simili furono anche riportati altrove (in un articolo di Ponte, citato in Alvarado, 1983). I ricercatori palermitani, comunque, trassero da queste osservazioni delle conclusioni ragionevolmente prudenti: "Ciascuno di noi da questa serie di sedute naturalmente ha riportato le proprie impressioni, che, com'è facile supporre, sono assai disparate; però tutti siamo

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d'accordo nel serbare in pectore e limitarci alla nuda constatazione dei fatti, ritenendo non essere possibile in atto mettere avanti qualsiasi tentativo di spiegazione scientifica circa la causa che produce i fenomeni in parola". Le loro conclusioni sono in qualche modo simili a quelle esposte dagli studiosi che si occuparono dei fenomeni di un'altra famosa medium americana, Margery: "Quando, in una seduta medianica, gli oggetti si muovono e le usuali normali cause di tali movimenti, quali il tirare con le mani, i piedi o la testa, lacci, funi e leve, magnetismo, elettnatà, vento, gravità o radioattività sono escluse, tale movimento è, nondimeno, un miracolo. Siamo di fronte soltanto a qualcosa di supernormale, ripetuto e ancora ripetuto: supernormale perché non possiamo spiegarlo normalmente" (American Society for Psychical Research, 1933, p. 493). Entrambi i giudizi, quello dei ricercatori palermitani e quello degli studiosi dell'American Society for Psychical Research, possono essere, o meno, condivisi. Anzi si tratta di due giudizi connessi: è giusto sospendere in pectore qualunque valutazione, proprio perché non si sa se per spiegare i fenomeni prodotti dalla Palladino a Palermo è possibile ipotizzare qualcuna delle ipotesi che vengano esposte dagli studiosi di Margery. Infatti il resoconto dei ricercatori palermitani può essere criticato, in quanto ad attendibilità scientifica in base alla palese mancanza in esso di una descrizione più accurata delle condizioni nelle quali furono condotte quelle esperienze. Nel rapporto si notano consistenti mancanze relative, per esempio, alle dimensioni e alle caratteristiche fisiche degli oggetti spostati e descrizioni opportunamente dettagliate sui controlli del medium prima, durante e dopo le sedute. Si nota anche l'assenza di più completi dati strumentali: i fenomeni, cioè, furono semplicemente osservati - il che può essere sufficiente ma non in una prospettiva sperimentale.

Comunque, e in ogni caso, questo rapporto ha un buon valore storico, perché fornisce una serie di indicazioni di sicuro interesse su un aspetto della attività "medianica" della Palladino. Ci rivela non solo alcuni aspetti delle performance della medium, ma anche alcuni dati relativi all'importanza che, nel 1902, alcuni uomini di scienza e di cultura italiani attribuivano ai suoi fenomeni. Tra gli psichiatri spiccano i nomi di Augusto Tamburini, Tullio Seppilli, Angelo Mosso, Francesco Vizioli, Eugenio Tanzi. Tutti loro si interessarono, in vario modo e con diversa intensità, di fenomeni medianici. LOMBROSO E MORSELLI Il caso forse più clamoroso fu però quello di Cesare Lombroso, uno dei personaggi più in vista della cultura italiana della belle époque, e uno dei pionieri storici della psichiatria italiana. Forse furono proprio queste sue caratteristiche, a suscitare il vespaio di commenti, polemiche, critiche ed assensi che accompagnarono il suo interesse per i fenomeni spiritici. Di origine ebrea, Lombroso aveva cominciato ad occuparsi di problemi psichiatrici nel 1870, insieme ad altri temi di rilevanza medico - sociale (celebre il suo attivismo nella lotta contro la pellagra), con grande lungimiranza ed impegno. Di fede materialista, positivista convintissimo, Lombroso incontrò i fenomeni spiritici come conseguenza dei suoi studi sull'ipnotismo, tappa allora quasi obbligata per chi si occupasse delle malattie mentali. Proprio studiando i fenomeni ipnotici, Lombroso si era spesso dovuto confrontare con fenomeni misteriosi: "in rarissimi casi io ho potuto verificare la possibilità della trasmissione a distanza di un ordine o di una visione ed audizione e la trasposizione della vista e dell'odorato". Ma questo non significava affatto che i fenomeni che gli spiritisti pretendevano accadere durante le sedute, accadessero realmente. Anzi proprio i meravigliosi fenomeni ipnotici consentivano di trovare delle spiegazioni razionali per gli eventi delle

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sedute medianiche. Si trattava di fatti per i quali doveva necessariamente esistere una spiegazione psichiatrica. Lombroso si trovò a dovere confrontare la sua intransigenza con i fenomeni di Eusapia Palladino, donna rozza, ignorante ma, nel suo genere, unica. Fu grazie a lei che nelle sedute si manifestò lo 'spirito' della madre di Lombroso. E fu questo fenomeno che lo avviò verso la totale conversione allo spiritismo. Nel 1891 avrebbe pubblicato una ritrattazione completa delle sue critiche allo spiritismo: "Io sono molto vergognato e dolente di avere combattuto con tanta tenacia la possibilità dei fatti così detti spiritici; dico dei fatti perchè alla teoria sono molto contrario ". Ben presto avrebbe abbracciato anche la teoria, e l'ultima sua opera, pubblicata postuma col titolo Ricerche sui fenomeni spiritici e ipnotici (1914) avrebbe mostrato quanto profonda era stata la sua conversione'.

Chi invece non riuscì mai a convertirsi fu Enrico Morselli. Anch'egli aveva avuto il suo 'battesimo del fuoco' con la Palladino. E non si trattò di esperienze da poco. In una seduta tenutasi in casa sua, a Genova nel dicembre

1902, si era sentito accarezzare i capelli, e aveva sentito una voce sussurragli qualcosa all'orecchio. Avrebbe riconosciuto anch'egli lo spirito della propria madre, morta 27 anni prima. Ebbe un momento di commozione intensa, sconvolgente. Ma si riprese subito: non era possibile che la propria madre si fosse realmente manifestata "in mezzo a tante volgarità e a tante sfacciate e inconscie astuzie d'una isterica". Di spiriti, neanche a parlarne. Questo non significava che Morselli non riconoscesse la possibilità che molti fenomeni insoliti fossero autentici. E li studiò con molta attenzione, anche utilizzando strumenti che allora erano all'avanguardia: diapason elettrici, anemometri che potevano misurare il vento che si produceva in seduta, macchine fotografiche. Il problema era filosofico: i fenomeni potevano anche essere reali, ma non avevano nulla a che vedere con la dottrina spiritista. Per spiegare i fatti si potevano utilizzare tre tipi di ipotesi: le ipotesi estrascientifiche, come per esempio l'occultismo, le ipotesi ultrascientifiche, appunto lo spiritismo, e le ipotesi prescientifiche, come le varie teorie metapsichiche. E sebbene delle spiegazioni di tipo fisiopatologico potessero dare ragione dei fenomeni di tipo 'intellettuale' che avvenivano nel corso delle sedute medianiche, non esisteva alcuna spiegazione attendibile per i fenomeni 'fisici' - come gli spostamenti di oggetti, per esempio - che avvenivano in quel contesto. L'unica spiegazione poteva risiedere in una forza 'psichica' sconosciuta. Gli sembrava una ipotesi legittima: "Noi psicologi - scriveva - non sappiamo intorno alla intima natura della forza o attività psichica meno di quello che il meccanico sappia del movimento; il fisico della gravitazione o dell'elettricità, il chimico della affinità, il biologo della vita". Ma si trattava d’astrazioni, in fondo, di 'principi eccedenti ogni possibilità di dimostrazione' e Morselli lo sapeva benissimo. Insomma, dopo tanto cercare, si tornava al punto di partenza. Restavano incertezze sull'autenticità dei

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fenomeni, sulla loro natura, e sul modo in cui essi fossero prodotti. Per quanto riguardava le manifestazioni intellettuali degli spiriti che si incarnavano, Morselli non aveva alcun dubbio: era perfettamente d'accordo con le tesi del neurologo di Boston Morton Prince, attribuendoli a processi dissociativi della personalità. E i fenomeni fisici? Necessitavano di essere studiati con molta attenzione, molto rigore, per "sfrondare con mano vigorosa e con tagli recisi l'albero miracolo dello spiritismo da tutte le escrescenze ed efflorescenze che vi hanno appiccicato o fatto artificiosamente spuntare l'ingenuità e l'inganno, la buonafede e la finzione".

Una casa presumibilmente infestata In ogni caso la cosa non gli interessava più, e infatti abbandonò del tutto i suoi studi sullo spiritismo, qualche tempo dopo la pubblicazione, nel 1906, del 'diario' delle sue esperienze medianiche, due ponderosi volumi dal titolo Psicologia e spiritismo. Morselli rappresenta il trait-d'union, in fondo tra le posizioni di coloro che credevano ai fenomeni spiritici, e quelle degli scettici più intransigenti, come il napoletano Bianchi, per esempio, convinto assertore delle frodi della Palladino. Dopo aver partecipato a una seduta con la medium, ne scrisse in termini tutt'altro che entusiastici: "Io porto opinione - scrisse - che se applicassero due miografi sulle masse muscolari degli antibracci della medium; e si mettessero in comunicazione con un

poligrafo, troveremmo rilevata sulla carta affumicata la vera identità dello spirito invocato". Bianchi è irriducibile: nota che le voci che ha udito provengono sempre dalla bocca della medium, e non dal centro del tavolo, ironizza sulla 'fotofobia di cui soffriva lo spirito quella sera', e rileva come una volta, dopo che aveva legato la medium, lo spirito non era riuscito a scioglierla. Non si trattava di opinioni nuove, d'altra parte.

Una presunta materializazione medianica Una certa parte di psichiatri, o psicologi, non concedevano allo spiritismo nemmeno il beneficio del dubbio. Wundt, che aveva peraltro studiato il medium Henry Slade, era stato, al riguardo, più che categorico: "Gli scienziati, fisici, fisiologi, psicologi, che non siano occultisti credenti, hanno buone ragioni per non avventurarsi su simile terreno. Queste ragioni si trovano, secondo me, nei risultati dell'investigazione occultistica". Wundt è severissimo: posto che questi

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fenomeni siano reali, questo implicherebbe l'ammissione dell'esistenza di due distinti mondi. " Da una parte quello di Copernico, di Galileo e di Newton, di Leibnitz e di Kant: quell'universo retto da leggi eternamente immutabili, e in cui le minime cose come le più vaste, si uniscono in un tutto armonico. D'altra parte, a lato di questo grandioso universo che provoca sempre più la nostra meraviglia e la nostra ammirazione ad ogni nuovo passo che in esso facciamo, vi sarebbe ancora un altro piccolo mondo, un mondo di spiriti folletti, di maghe e di medii, il quale sarebbe il completo rovescio del primo, del grandioso e sublime universo, le cui leggi immutabili si troverebbero qui sospese a profitto di persone fra le più volgari e spesso isteriche". Dovendo scegliere, lo scienziato non poteva non scegliere il primo, rifiutando in ogni caso il secondo. E non risparmia critiche a Charles Richet, al contrario di lui un convinto sostenitore del paranormale: cosa è possibile vedere in tale interesse se non "una prova del turbamento che il fatto d'occuparsi di problemi occulti può produrre nel criterio d'un uomo pieno di perspicacia?" (Wundt, citato in Flournoy, 1911). Si tratta, insomma, di un continuum ai cui estremi si collocano posizioni inconciliabili: dalla credenza di Lombroso, allo scetticismo a oltranza di Bianchi, o di Wundt. Ed è questo che appare strano, il fatto che in uno stesso periodo storico si incontrino specialisti in discipline affini che la pensino in maniera tanto diversa su un fenomeno che, in qualche modo, afferisce alle loro aree professionali. Ma è una contraddizione solo apparente. In realtà essa si risolve all'interno stesso di quel grande movimento che fu il positivismo italiano di fine ottocento, con le sue contraddizioni, le sue esigenze anche metafisiche, le sue forze dinamiche, il bisogno di 'sentire i propri tempi, il partecipare agli eventi sociali che accalorano le masse",

come scriveva Lombroso nel 1903. A questa esigenza di fondo ognuno diede il proprio personale contributo, secondo i propri bisogni e il proprio temperamento. Il risultato non fu la comprensione di fenomeni misteriosi, ma la dimostrazione della grande vivacità della giovanissima scienza psichiatrica italiana.

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