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José Ortega y Gasset (1883-1955) La rebelión de las masas (1930) analizza con estrema lucidità il nuovo fenomeno delle masse senza esprimere dei giudizi necessariamente negativi al riguardo, pur mettendo in guardia dal rischio che possono comportare la massificazione dei valori, delle idee, e persino dei gusti. Si tratta di uno studio che sotto molti aspetti è ancora oggi di straordinaria attualità!

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José Ortega y Gasset (1883-1955)

La rebelión de las masas (1930) analizza con estrema lucidità il nuovo fenomeno delle masse senza esprimere dei giudizi necessariamente negativi al riguardo, pur mettendo in guardia dal rischio che possono comportare la massificazione dei valori, delle idee, e persino dei gusti. Si tratta di uno studio che sotto molti aspetti è ancora oggi di straordinaria attualità!

Vediamo la moltitudine che, come tale, si impossessa dei luoghi e dei mezzi creati dalla civiltà.

Tramiti, norme, cortesie, usi intermediari, giustizia, ragione! Com'è che si inventò tutto questo? Com'è che si creò tanta complicazione? Tutto ciò si riassume nella parola "civiltà" in cui, attraverso l'idea di civis, il cittadino scopre la sua origine. Si tratta di rendere possibili mediante tutto ciò la città, la comunità, la convivenza. Per questo, se guardiamo dentro ciascuno di questi strumenti della civiltà che ho testé enumerati, troveremo in tutti una stessa sostanza interiore. Tutti, in realtà, presuppongono il desiderio radicale e progressivo di considerare ciascun individuo in rapporto agli altri. Civiltà vuol dire anzitutto volontà di convivenza. Si è incivili e barbari nella misura con cui ciascuno non sente il rapporto reciproco con gli altri. La "barbarie" è soprattutto tendenza alla dissociazione.

La forma che nella politica ha rappresentato la più alta volontà di convivenza è la democrazia liberale. Essa porta all'estremo la risoluzione di comunicare con il prossimo ed è il prototipo dell'azione indiretta. Il liberalismo è il principio di diritto politico secondo il quale il Potere pubblico limita se stesso e procura, anche se a proprie spese, di lasciar posto nello Stato a coloro che non pensano né sentono come lui, cioè, come i più forti, come la maggioranza.

Il liberalismo, - è necessario oggi ricordare tutto questo - è la suprema generosità: è il diritto che la maggioranza concede alle minoranze ed è, pertanto, il più nobile appello che abbia risuonato nel mondo. Esso proclama la decisione di convivere con il nemico, e per di più, con il nemico debole.

Era inverosimile che il genere umano avesse attinto un principio così bello, così paradossale, così elegante, così acrobatico, così antinaturale.

Per questo, non deve sorprendere se subito questo stesso genere umano sembri risoluto ad abbandonarlo. È un esercizio troppo difficile e complicato perché si possa consolidare sulla terra. Convivere col nemico! Governare con l'opposizione! Non comincia già a sembrare incomprensibile una siffatta tenerezza? Niente denunzia con maggior evidenza la fisionomia del presente, come il fatto che diventino sempre di meno i paesi dove esiste l'opposizione. In quasi tutti una massa omogenea pesa sopra il Potere pubblico e schiaccia, annichila ogni gruppo d'opposizione. La massa - e chi lo direbbe a vedere il suo aspetto compatto e moltitudinario? - non desidera la convivenza con ciò che non si identifica con essa. Odia a morte ciò che non è essa stessa.

È importante ricordare a questo punto che ci troviamo sommersi nell'analisi di una situazione -quella attuale - sostanzialmente equivoca. Per questo insinuai sin dall'inizio l'opinione che tutti i tratti odierni, e, specialmente la ribellione delle masse, presentano un doppio aspetto. Ognuno d'essi non solo consente, ma anzi esige una duplice interpretazione, favorevole e peggiorativa. E questo equivoco non risiede nel nostro giudizio, ma nella realtà stessa.

La ribellione delle masse può, effettivamente, costituire un transito a una nuova e singolare organizzazione dell'umanità; però può anche diventare una catastrofe nel destino degli uomini.

Edizione italiana: La ribellione delle masse, Il Mulino, 1962, pp. 3-12 passim.