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“La Tempesta” Giorgione
Alluvione1951 POLESINE
7 ANNI
10 ANNI
6 ANNI
1 ANNO
RDL n°1915
1919
L n°996
1970
L n°286
2002
L n°2389
1926
44 ANNI
1 ANN0
Alluvione1966 FIRENZE
1930 VULTURETerremoto1963 VAJONTFrana
1968BELICETerremoto1976 FRIULITerremoto
1980 IRPINIATerremoto1987 VALTELLINAFrana
1994 PIEMONTEAlluvione
1997 UMBRIA-MARCHETerremoto1998 SARNOFrana
2002 S.GIULIANOTerremoto
1915 AVEZZANO
1905 NICASTROTerremotoTerremoto
Diga1923 GLENO
1908 STRETTO DI MESSINATerremoto 1919 MUGELLOTerremoto
1996 VERSILIAAlluvione
1920 GARFAGNANATerremoto
Alluvione1870 ROMA 1883 ISCHIATerremoto 1907 FERRUZZANOTerremoto
DPR n°66
1981
L n°225
1992
D.Lgs. n°300L n°265
1999
L Cost. n°3L n°401
2001
D. Lgs. n°112
1998
Ordine di Servizio del PCML 938
1982
11 ANNI
Eruzione1991/1992 ETNA
L n°152
2005
2 ANNI
L n°10
2011
L n°100
2012
primadel
terremoto del 1980
dopo FATE PRIMA
in questi anni
la lezione iniziata nel 1980 con il terremoto dell’Irpinia
ha portato ad uno sviluppo delle norme per affermare
oltre l’efficienza del soccorso
anche le attività di prevenzione
del
FATE PRIMA
il
FATE PRIMA
è caratterizzato dalla:
L. 100/12
Crisi mediatica,
Crisi economica,
credibilità delle istituzioni,
credibilità della Comunità scientifica
La Protezione Civile non è un solo corpo gerarchizzato,
ma un insieme coordinato di tanti gruppi ed Enti specializzati che al
proprio interno hanno: specifici linguaggi, determinate
procedure e spiccato senso di appartenenza.
Soggetti che intervengonoL. 225/92
Le Strutture Operative Nazionali:(art. 11)ü Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;ü Forze Armate;ü Forze di Polizia;ü Corpo Forestale dello Stato;ü Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica ;ü Croce Rossa Italiana;ü Strutture del Serv. Sanitario Nazionale; ü Organizzazioni di Volontariato;ü Corpo Nazionale Soccorso Alpino.
Amministrazioni Componenti di P.C.:(art. 6)
ü Ministeri;ü Regioni;ü Province;ü Prefetture;ü Comuni;ü Comunità Montane;ü Aziende private;ü Ordini professionali.
Quale è la differenza tra un intervento tecnico specialistico (VVF, 118, 113, ecc.) e
un’operazione di Protezione Civile?
Un’operazione di Protezione Civile non può essere caratterizzata né dal numero delle persone coinvolte né dall’estensione territoriale
(Terremoto dell’ Irpinia, Pozzo di Vermicino (RM)),
ma è caratterizzata dal numero elevato di specializzazioni che concorrono in un evento e che devono essere coordinate
LIVELLO NAZIONALE
LIVELLO REGIONALE
LIVELLO COMUNALE
Centro FunzionaleRegionale
DI.COMA.C. (sul posto)
Sala Situazione
Italia
Centro Funzionale
Centrale
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile
ComuniSindaco - Autorità di protezione civile
C.O.C.
Provincia (Accordi di programma Provincia/UTG)
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
Albo regionale di Volontariato (L. 112/98)
C.C.S
Capo Dipartimento/Commissario Delegato (L. 286/2002)
Regione
ORGANI COLLEGIALI
FAMIGLIA VOLONTARIATO CITTADINANZA ATTIVA
SUSS
IDIA
RIET
A’ V
ERTI
CALE
SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE
Norme regionali, protezione civile materia concorrente
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
IL SISTEMA NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE
LIVELLO PROVINCIALE
L’evoluzione del Sistema nazionale di protezione civile si può così sintetizzare
Nel 1982 viene istituito il Dipartimento della Protezione Civile in seno alla Presidenza del
Consiglio dei Ministricon 4 principali attività:
Coordinamento scientifico Coordinamento operativo Coordinamento del volontariato
Rapporto con gli Enti Locali
1980Riflessione critica del ruolo della Comunità scientifica italiana, per la riduzione dei rischi sul territorio e funzionamento dei servizi tecnici nazionali (Proff Barberi e Grandori), dibattito parlamentare a Camere riunite
dal 1982L’obiettivo principale era il monitoraggio e mappatura della pericolosità e dei rischi nel territorio, attraverso i progetti finalizzati , il supporto tecnico – scientifico per la risposta operativa di protezione civile. La finalizzazione delle attività di ricerca in relazione alle attività dei servizi tecnici.
dal 1992 La Comunità scientifica trova una giusta collocazione nella norma che istituisce il Servizio nazionale di protezione civile (L.225/92).• Gli Ordini ed i collegi professionali fanno parte delle Componenti del Servizio nazionale di protezione
civile (Art 6 L. 225/92)• La Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi è l’organo di supporto
alla risposta operativa di protezione civile (Art 9 L. 225/92)• I gruppi nazionali di ricerca scientifica, l’istituto nazionale di geofisica e altre istituzione di ricerca
fanno parte delle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile (Art 11 L. 225/92)• L’istituzione del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali (DPR 106/93)
dal 2012Il compito della comunità scientifica sarà certamente quello di aggiornare le mappature dei vari rischi e migliorare il monitoraggio degli evento, ma sarà soprattutto quello di contribuire a realizzare programmi finalizzati ad aumentare la percezione del rischio della popolazione.
Evoluzione del rapporto tra il Sistema nazionale di protezione civile e la Comunità scientifica
ATTIVITA’
• Il Servizio idrografico e mareografico: Il monitoraggio idropluviometrico, prima gestito dal Genio Civile, venne smembrato in due parti: – una parte, rimase al Ministero – L’altra parte, gli Uffici provinciali del Genio Civile, furono affidati alle Regioni. – Esistevano, inoltre, una serie di osservatori autonomi, disseminati sul
territorio, collegati tra di loro non in tempo reale
• Il Servizio sismico: era composto da alcune unità di funzionari e da un solo Dirigente, con il compito di effettuare la classificazione sismica del territorio DOPO L’EVENTO;
• Il Servizio geologico: era composto da 14 geologi ed un dirigente, con lo scopo principale di elaborare e aggiornare la carta geologica italiana in scala 1:100.000;
• L’ Istituto Nazionale di Geofisica (ING): monitorava la rete sismica, che era composta da pochissime stazioni. Infatti, per calcolare l’epicentro del terremoto dell’Irpinia impiegarono 3 giorni. Non esisteva, inoltre, il servizio H24 e non esisteva nessun collegamento con la struttura operativa del soccorso, allora presso il Min. Interno.
• Il monitoraggio vulcanico era compartimentato in autonomi Istituti/Osservatori (Istituto Internazionale di Vulcanologia – Catania, Osservatorio Vesuviano – Napoli l'Istituto di Geochimica dei Fluidi – Palermo,ecc.), collegati tra di loro non in tempo reale e facenti capo a nessun organismo di coordinamento e indirizzo.
LA CRISI COME OPPORTUNITA’ PER
MIGLIORARE LE ATTIVITA’ DI
PREVISIONE E PREVENZIONE
ALLUVIONE IN PIEMONTE4 NOVEMBRE 1994
Nasce l’esigenza di costituire, nelle Regioni, i centri di monitoraggio meteo-idro-pluviometrici.
Frana di Sarno5 maggio 1998
A seguito di questo evento fu emanato il D.L. 180/98, convertito in L. 3.8.1998 n. 267
attraverso il quale si ottenne l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio
idrogeologico sul territorio nazionale
TERREMOTO A S. GIULIANO DI PUGLIA (CAMPOBASSO)
31 OTTOBRE 2002 h 10.33
A seguito di questo evento venne emanata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274/2003
con cui si provvide sia alla riclassificazione sismica del territorio nazionale, che all’adeguamento della normativa tecnica antisismica.
Tutto il territorio nazionale venne classificato in quattro zone a diversa pericolosità sismica, eliminandole zone non classificate
il DL n. 300 del 30 luglio 1999
ISTITUISCE
Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecniciin seno al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
che comprende:
• l’ANPA (L n. 61/1994)
• il Dipartimento per i Servizi tecnici nazionali della Presidenza del Consiglio.
Costituito da:
• l'Istituto Nazionale di Geofisica; l'Osservatorio Vesuviano;
• l'Istituto Internazionale di Vulcanologia;
• l'Istituto di Geochimica dei Fluidi;
• l'Istituto per la Ricerca sul Rischio Sismico.
Il DL 29 settembre 1999 n. 381
ISTITUISCE
L’ISTITUTO DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA
CFC
v Soggetti statali o regionali unitariamente diretti e coordinati;
v Piena attuazione Legge Bassanini che, insieme a modifica al Titolo V, rende la Regione attore fondamentale
LA RETE DEI CENTRI FUNZIONALI
Ø Raccogliere e condividere dati (strumentali e non)
Ø Elaborare analisi in tempo reale
Ø Assumere la responsabilità di tali informazioni e valutazioni tramite emissione e diffusione Avvisi e Bollettini
v Responsabilità civile e penale della valutazione del livello di criticità dei rischi;
FASE PREVISIONALE
FASE DI MONITORAGGIO E SORVEGLIANZA IN
TEMPO REALE DEGLI EVENTI E
VALUTAZIONE EFFETTI SUL TERRITORIO
il Sistema di allertamento – Dir.P.C.M.27/02/2004
Dipartimento della protezione civile - Ufficio Rischi Idrogeologici e Antropici
CENTRI FUNZIONALI
Sono strutture che, sulla base delle reti informative e della conoscenza delle criticità sul territorio, devono fornire supporto tecnico
alla decisione di protezione civile
Centri Funzionali Decentrati
Centro Funzionale Centrale
Direttiva 27 febbraio 2004Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed
idraulico ai fini di protezione civile
Sono definiti Centri di Competenza, quei soggetti che forniscono servizi, informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici in ambiti
specifici. Essi possono coincidere con i Centri Funzionali stessi, oppure essere rappresentati da soggetti, pubblici e privati, esterni alla rete dei Centri
Funzionali, ma ad essa connessi, organizzativamente ed amministrativamente, attraverso la stipula di convenzioni.
I CENTRI di COMPETENZA
Enti, Agenzie, Dipartimenti universitari, Istituti e Centri di Ricerca, soggetti privati preposti a produrre servizi, sviluppo tecnologico, prodotti operativi ed approfondimento delle conoscenze attraverso un’attività di ricerca applicata
I CENTRI DI COMPETENZA
il Sistema di allertamento – Dir.P.C.M.27/02/2004
Dipartimento della protezione civile - Ufficio Rischi Idrogeologici e Antropici
D.L. 25 giugno 2008 n. 112(convertito in L. 6 agosto 2008 n. 133)
ISTITUISCE
l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale in seno al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
che comprende:• l’APAT• l’INFS Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica• l’ICRAM Istituto Centrale per la Ricerca scientifica Applicata al Mare
Rete dei
centri
funzionali
Sala
Situazioni
Italia
G. Finanza
F. Armate
Vig.Fuoco
Cap. Porto
C.F.S.
Pol. Carab.
….. …..
Fun.TecnicoScient.
FunzioneStrutture Operative
s.o.
s.o.
s.o.
LA CRISI COME OPPORTUNITA’ PER
PEGGIORARE LE ATTIVITA’ DI
PREVISIONE E PREVENZIONE
Il Processo di L’Aquila ha fatto passare l’errato messaggio che con la previsione dei terremoti si salvano vite umane, con l’esodo di massa da città e paesi
In questo modo, l’attenzione si è spostata clamorosamente
dalla prevenzione (costruire con criteri antisismici nelle zone a rischio)
alla suggestiva idea che si possono prevedere i terremoti con la conseguente fuga dal terremoto
(Bendandi terremoto 11 maggio a Roma, Giuliani con le varie interpretazioni della geochimica, senza nessun modello scientifico
validato a livello internazionale , ecc.)
Ogni modello previsionale ha sempre margini di incertezza.
Questo margine genera sempre suggestioni e dibattiti che nulla hanno a che fare con le indicazioni da dareai cittadini che vogliono migliorare la propria sicurezza
nelle aree a rischio, senza fuggire in massa.
Nessun esperto di sismica esprimerà più pareri su una sequenza sismica in atto,
per non andare incontro a problemi giudiziari.
Si è confuso il libero pensiero scientifico per l’interpretazione di un fenomeno, con la risposta di protezione civile da organizzare a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale.
Il dato scientifico non è più mediato dalle valutazioni della Comunità scientifica insieme al sistema di risposta di protezione civile (Dipartimento, Regione, Provincia, Comune) ed entra
direttamente, in tempo reale, nella rete della comunicazione globale
(internet mass media, ecc.)
ma per realizzare la mentalità del
oltre che sistematizzare le attività norme e decretioccorrerà che la comunità scientifica
sia impegnata alla realizzazionedi programmi nazionali e regionali finalizzati alla realizzazione della
FATE PRIMA
COMUNITA’ RESILIENTE
SENSO DI APPARTENENZA: recupero della memoria del proprio territorio;
FIDUCIA NELLE AUTORITA’ PUBBLICHE: credibilità alla diffusione dell’informazione;
RISCHIO ACCETTABILE: patto tra cittadini informati e autorità locali;
PIANO DI EMERGENZA: come esercizio finale per proceduralizzare le azioni di difesa collettiva;
ESERCITAZIONI: verifica civica del piano di emergenza tra soccorritori e cittadini;
SUSSIDIARIETA’ CIRCOLARE E/O ORIZZONTALE: cittadinanza attiva, famiglia, condomini, organizzazioni di volontariato, comitati, associazioni di categoria ecc.
ELEMENTI FONDAMENTALI PER CREAREUNA COMUNITA’ RESILIENTE
LIVELLO NAZIONALE
LIVELLO REGIONALE
LIVELLO PROVINCIALE
LIVELLO COMUNALE
Centro FunzionaleRegionale
DI.COMA.C. (sul posto)
Sala Situazione
Italia
Centro Funzionale
Centrale
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile
ComuniSindaco - Autorità di protezione civile
C.O.C.
Provincia (Accordi di programma Provincia/UTG)
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
Albo regionale di Volontariato (L. 112/98)
C.C.S
Capo Dipartimento/Commissario Delegato (L. 286/2002)
Regione
ORGANI COLLEGIALI
FAMIGLIA VOLONTARIATO CITTADINANZA ATTIVA
SUSS
IDIA
RIET
A’ V
ERTI
CALE
SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE
Norme regionali, protezione civile materia concorrente
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
C.O.M.C.I. - Centri Intercomunali
Unione dei Comuni
IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
IL RISCHIO ACCETTABILE
è un patto tra due soggetti
le istituzioni preposte al soccorso e
la popolazione consapevole di risiedere in un’area a rischio.
Per arrivare al patto sul territorio è necessario:
far aumentare sempre di piùla percezione del rischio ai cittadini, nel proprio territorio
Questo è un DOVERE delle Istituzioni locali che DEBBONO avere il coraggio di intraprendere specifiche attività di
protezione civile legate alla prevenzione.
La prevenzione non è solo un’attività legata ad un aspetto tecnico-legislativo, per introdurre nuove norme nazionali,
ma è soprattutto basata su di una costante campagna di informazione locale alla popolazione
(Legge 265/99)
IL PIANO DI EMERGENZA
I Piani di emergenza devono recepire i programmi di previsione e prevenzione, le informazioni relative ai processi fisici che causano le condizioni di rischio, agli eventi e agli scenari. Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni
utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il superamento dell’emergenza razionalizzando
e mirando l’impiego di uomini e mezzi.”
(E. Galanti 1997)
LA RESILIENZADal latino RESALIO = iterativo di salio che significa saltare,
rimbalzare, per estensione danzare. Resalio indica anche il gesto di risalire sull’imbarcazione capovolta dalla forza del mare.
in protezione civile:“La Resilienza è la capacità di ogni comunità,
consapevole di convivere con i rischi accettabili, di reagire in modo attivo ed integrato con le Autorità locali”
( E. Galanti. 2010)
nella tecnologia metallurgica “La Resilienza è l’attitudine di un metallo di resistere
alle forze che vi vengono applicate.
I QUATTORDICI PARADOSSI DELLA PREVENZIONE E
DELL’INFORMAZIONE NELLA PROTEZIONE CIVILE
TERREMOTO TERREMOTO TERREMOTO
POST TERREMOTO
Alta percezione del rischio
e conseguente preparazione all’’autodifesa
POST TERREMOTO
Rinnovata percezione del rischio (dettata dall’emotività)
e nuova attenzione per
l’autodifesa
T=decine di anni T=decine di anni
Per
cezi
one
del
Ris
chio
CICLICITÀ DELL’EVENTO SISMICO E PERCEZIONE DEL RISCHIO DA PARTE DELLA POPOLAZIONE
1° paradosso Il tempo a disposizione è molto lungo (passano tantissimi anni tra un terremoto e l’altro),
ma si dimenticano le “buone pratiche” per migliorare la percezione del rischio e dell’autodifesa, che dovrebbe essere poi applicata in un arco di tempo di pochi secondi
Rimozione nella memoria
collettiva degli effetti del
terremoto sulle proprie
abitazioni
“LA PREVENZIONE IDEALE”
Mantenere sempre alta, nel
tempo, la percezione del
rischio dei cittadini
2° paradosso Si tende a riscoprire, del proprio territorio, le cose belle della
tradizione: sfilate con costumi antichi, rievocazioni culturali ecc, evitando di mostrare rischi e danni causati da eventi calamitosi, che
si sono verificati nel passato;
3° paradosso Si spendono risorse per l’abbellimento interno della propria abitazione,
ma non per aumentare la sicurezza strutturale dell’edificio.
4° paradossoSi ha più attenzione per la manutenzione della propria auto, che
della propria casa.
5° paradossoSe dovessimo misurare la sicurezza dei cittadini in base al numero dei manuali di
protezione civile pubblicati, saremmo un paese sicuro, ma, purtroppo, questo non è vero,
poiché manca una reale attività addestrativa.
6° paradosso La maggior parte della popolazione scolastica conosce, in generale, la
dinamica della tettonica delle placche che origina i terremoti, ma non conosce le “buone pratiche” di autodifesa in caso di evento sismico,
nel proprio quartiere e nella propria abitazione/scuola.
7° paradosso Siamo abituati alla comunicazione del “villaggio globale”,
ma il terremoto, con le sue conseguenze, ci riporta e ci costringe alla comunicazione della “porta accanto”, del “villaggio di origine” .
8° paradosso Il Sindaco, quale Autorità di protezione civile, ha l’obbligo di legge di informare i cittadini sui rischi con cui debbono convivere, ma non ha, nella maggior parte dei casi, mai organizzato una seria esercitazione, coinvolgendo la popolazione stessa.
9° paradosso Il Sindaco
nelle prime ore da un
evento sismico deve fare poche,
ma mirateazioni di
coordinamento dei soccorsi,
invece, spesso,
possiede piani comunali
con informazioni inutili e non aggiornate
10° paradosso le strade sicure, per recarsi nelle aree di attesa, si chiamano “vie di fuga” e non “percorsi sicuri”.
Si evoca, così, il terremoto come evento da cui bisogna solo scappare e con il quale non si può convivere
11° paradosso la finalità della pianificazione di emergenza comunale è la tutela e la salvaguardia
dei cittadini, che però, sono esclusi dalla fase di discussione, preventiva, del piano di protezione civile.
Quindi non conoscono le attività che riguardano la loro sicurezza.
12° paradosso le migliaia di immagini messe nella rete globale, in tempo reale da migliaia di
cittadini dotati di tecnologie digitali (uso sociale di tecnologie digitali), che permettono di ricostruire e studiare eventi che mai, con il monitoraggio
“ufficiale”, avremmo potuto fare. Il numero delle immagini a disposizione non sono il segnale di una corretta informazione. Come sono commentate? I cittadini riprendono gli eventi con tecnologie digitali, ma non sono in grado di difendersi,
sia nella fase emergenziale, che preventiva.
13° paradosso Si conosce il rischio e si demanda allo Stato la nostra sicurezza, pretendendo che ognuno di noi abbia VVF a propria disposizione
Invece ….Dobbiamo imparare ad autodifenderci contribuendo, nello stesso tempo,
all’attivazione delle responsabilità pubbliche locali,
14° paradosso In tutte le città italiane
esiste il paradosso tra cultura - fortezza
(intesa come capacità di resistere alle avversità)e
cattivo gusto - indifferenza
…per esempio,
cosa succede a Genova?...
Cosa avviene, solitamente, nel Palazzo ducale di Genova?
Il Palazzo Ducale
CULTURA – “FORTEZZA”
….. si organizzano mostre, incontri culturali ecc
e a 6 Km nella stessa città…
….cosa avviene, solitamente, negli appartamenti di questo edificio?
CATTIVO GUSTO - INDIFFERENZA
…si parlerà, forse, del pericolo incombente del fiume sottostante ?
NO !
….si parla della profezia dei Maya, della fine del mondo….