Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L...

21
4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses- sione straordinaria, ai sensi dell’ar- ticolo 46 del Regolamento. Si trat- ta di un’assemblea aperta per il 60° anniversario della Repubblica, della Costituente e del voto alle donne. Prego la Presidente della Regione, la Presidente della Consulta delle Elette, il rappresentante dell’ANCI di accomodarsi ai banchi della Presidenza. Ringrazio le autorità civili e militari che ci hanno onorato della loro presenza. Ricordo che la celebrazione di quest’an- niversario è stata voluta dal Consiglio regionale, d’intesa con la Consulta delle Elette e con il Comitato per la difesa e l’affermazione dei valori della Resisten- za e della Costituzione. Cari colleghi, il 2 giugno 1946, dopo oltre vent’anni di dittatura, gli italiani furono chiamati alle urne, per votare il referendum istituzionale - Monarchia o Repubblica - e per l’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente. Quel 2 giu- gno andarono a votare l’89,1% degli aventi diritto, una percentuale senza precedenti, e le donne arrivarono alle urne vivendo l’emozione della prima grande esperienza di partecipazione politica finalmente come elettrici e come candidate. Furono eletti 556 deputati con il compi- to di redigere la nostra Costituzione repubblicana: 21 degli eletti erano don- ne. Cinque di loro, Maria Federici, Ange- la Gotelli, Nilde Jotti, Tina Merlin e Teresa Noce, furono chiamate a compor- re la Commissione dei 75, incaricata di redigere il testo del documento fondan- te la nostra convivenza civile. L’Assemblea regionale del Piemonte, insieme con il Comitato per l’afferma- zione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione e alla Consul- ta delle Elette (qui rappresentati dai rispettivi Presidenti), ha scelto di cele- brare il 60° anniversario dell’Assemblea Costituente, della Repubblica e della conquista del voto alle donne con que- sta seduta consiliare aperta. Ha ritenuto che questo fosse il modo migliore per onorare la ricorrenza di un momento fondamentale per l’identità e la storia del nostro Paese. Un momento fortemente voluto, con la convinzione che fosse necessario evita- re il più possibile accenni puramente rievocativi. Il problema che ha preoccupato ed impegnato il legislatore nazionale, e che si è ritenuto indispensabile affron- tare nelle ultime legislature repubblica- ne, è stato quello di rivisitare la nostra Costituzione. Infatti, si è continuato a parlare, anche se spesso in modo confu- so, di revisione della forma dello Stato, intesa nella contrapposizione tra cen- tralismo e regionalismo; di revisione della forma di Governo, del bicamerali- smo e delle forme di garanzie. Il Parlamento, con le leggi costituziona- li del 1999 e del 2001 e, infine, con la legge costituzionale recentemente approvata ed in attesa del referendum confermativo, si è quindi prefissato un compito ambizioso: la costruzione di un sistema costituzionale rispondente alle nuove, e ormai improcrastinabili, esi- genze innovatrici. La nostra democrazia, infatti, deve dimostrare di essere “matura”, di essere all’altezza delle sfide di questa fase sto- rica: l’unico modo possibile è un rinno- vamento delle regole su cui si fondano le nostre istituzioni. Questo dibattito in atto a livello politi- co sui possibili cambiamenti da appor- tare nelle parti riguardanti la configura- zione istituzionale e l’organizzazione dello Stato nel suo complesso costitui- sce uno stimolo di confronto sul valore stesso della nostra Carta fondamentale e sull’attualità dei principi espressi. E non è senza preoccupazione che possia- mo assistere al fatto che ormai la dottri- na tende a parlare di banalizzazione del- la Costituzione laddove ne intenda sot- tolineare la tendenza del legislatore e anche dell’opinione pubblica di conside- rare questa Carta ormai facilmente modificabile da parte delle maggioranze che di turno si insediano in seno al governo dello Stato. Oggi non voglio fare un’orazione forma- le, ma piuttosto guardare al passato per pensare al futuro. Allora uno dei punti di partenza sul qua- le riflettere è se questa concezione del contenuto e della funzione della Costi- tuzione sia ancora attuale. La risposta a questo quesito, a mio giudizio, deve essere senz’altro positiva. Se alle riforme istituzionali sono legate, probabilmente, le sorti dell’intero Paese, DAVIDE GARIGLIO , presidente del Consiglio regionale Gli interventi in Aula

Transcript of Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L...

Page 1: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

4•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

La seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo 46 del Regolamento. Si trat-

ta di un’assemblea aperta per il 60°anniversario della Repubblica, dellaCostituente e del voto alle donne.Prego la Presidente della Regione, laPresidente della Consulta delle Elette, ilrappresentante dell’ANCI di accomodarsiai banchi della Presidenza. Ringrazio le autorità civili e militari checi hanno onorato della loro presenza.Ricordo che la celebrazione di quest’an-niversario è stata voluta dal Consiglioregionale, d’intesa con la Consulta delleElette e con il Comitato per la difesa el’affermazione dei valori della Resisten-za e della Costituzione.Cari colleghi, il 2 giugno 1946, dopooltre vent’anni di dittatura, gli italianifurono chiamati alle urne, per votare ilreferendum istituzionale - Monarchia oRepubblica - e per l’elezione dei membridell’Assemblea Costituente. Quel 2 giu-gno andarono a votare l’89,1% degliaventi diritto, una percentuale senzaprecedenti, e le donne arrivarono alleurne vivendo l’emozione della primagrande esperienza di partecipazionepolitica finalmente come elettrici ecome candidate.Furono eletti 556 deputati con il compi-to di redigere la nostra Costituzionerepubblicana: 21 degli eletti erano don-ne. Cinque di loro, Maria Federici, Ange-la Gotelli, Nilde Jotti, Tina Merlin eTeresa Noce, furono chiamate a compor-re la Commissione dei 75, incaricata diredigere il testo del documento fondan-te la nostra convivenza civile. L’Assemblea regionale del Piemonte,insieme con il Comitato per l’afferma-zione dei valori della Resistenza e deiprincipi della Costituzione e alla Consul-ta delle Elette (qui rappresentati dairispettivi Presidenti), ha scelto di cele-brare il 60° anniversario dell’AssembleaCostituente, della Repubblica e dellaconquista del voto alle donne con que-sta seduta consiliare aperta.

Ha ritenuto che questo fosse il modomigliore per onorare la ricorrenza di unmomento fondamentale per l’identità ela storia del nostro Paese. Un momento fortemente voluto, con laconvinzione che fosse necessario evita-re il più possibile accenni puramenterievocativi. Il problema che ha preoccupato edimpegnato il legislatore nazionale, eche si è ritenuto indispensabile affron-tare nelle ultime legislature repubblica-ne, è stato quello di rivisitare la nostraCostituzione. Infatti, si è continuato aparlare, anche se spesso in modo confu-so, di revisione della forma dello Stato,intesa nella contrapposizione tra cen-tralismo e regionalismo; di revisionedella forma di Governo, del bicamerali-smo e delle forme di garanzie.Il Parlamento, con le leggi costituziona-li del 1999 e del 2001 e, infine, con lalegge costituzionale recentementeapprovata ed in attesa del referendumconfermativo, si è quindi prefissato uncompito ambizioso: la costruzione di unsistema costituzionale rispondente allenuove, e ormai improcrastinabili, esi-genze innovatrici.La nostra democrazia, infatti, devedimostrare di essere “matura”, di essereall’altezza delle sfide di questa fase sto-

rica: l’unico modo possibile è un rinno-vamento delle regole su cui si fondanole nostre istituzioni.Questo dibattito in atto a livello politi-co sui possibili cambiamenti da appor-tare nelle parti riguardanti la configura-zione istituzionale e l’organizzazionedello Stato nel suo complesso costitui-sce uno stimolo di confronto sul valorestesso della nostra Carta fondamentalee sull’attualità dei principi espressi. Enon è senza preoccupazione che possia-mo assistere al fatto che ormai la dottri-na tende a parlare di banalizzazione del-la Costituzione laddove ne intenda sot-tolineare la tendenza del legislatore eanche dell’opinione pubblica di conside-rare questa Carta ormai facilmentemodificabile da parte delle maggioranzeche di turno si insediano in seno algoverno dello Stato.Oggi non voglio fare un’orazione forma-le, ma piuttosto guardare al passato perpensare al futuro.Allora uno dei punti di partenza sul qua-le riflettere è se questa concezione delcontenuto e della funzione della Costi-tuzione sia ancora attuale. La risposta aquesto quesito, a mio giudizio, deveessere senz’altro positiva.Se alle riforme istituzionali sono legate,probabilmente, le sorti dell’intero Paese,

DAVIDE GARIGLIO, presidente del Consiglio regionale

Gli interventi in Aula

Page 2: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•5

tutta l’opera riformatrice deve, prima ditutto, tenere presente l’aspetto dei limi-ti-principio: l’essenza della Costituzio-ne, i principi supremi. I costituenti francesi del 1789 afferma-rono che “una società nella quale non èassicurata la garanzia dei diritti, e non èstabilita la separazione dei poteri, nonha Costituzione”. Si può notare come con questa afferma-zione non solo si dia una nozione nonmeramente formale della Costituzione,bensì una Costituzione vista come insie-me di regole fondamentali diretta adisciplinare la vita dello Stato e i suoirapporti con i cittadini. Questo sigillo volge ad una nozione diCostituzione in senso materiale, chedeve rappresentare il punto di partenza,di non ritorno, per fondare ogni muta-mento ed evitare che qualsiasi interven-to correttivo non sia già, dalla sua par-tenza, un salto nel buio.La prima parte della nostra Costituzioneriguarda proprio i valori e i principi fon-damentali su cui si fonda il nostro ordi-namento. Rappresenta la carta di iden-tità della Repubblica, l’elemento di con-tinuità storica anche in presenza di tra-sformazioni profonde.L’Assemblea Costituente ha determinatoil sistema costituzionale scegliendo laforma repubblicana quale limite inviola-bile; è vero che all’inizio è stato undeterrente nei confronti del precedenteordinamento monarchico, più che prin-cipio ispiratore del nuovo regime. Ma gli anni, oggi si potrebbe dire laStoria, hanno accresciuto questa “for-ma” di valori e di principi che non pos-sono e non potranno essere negati. La “forma repubblicana” non può essereoggetto di revisione costituzionale:questo è infatti l’epilogo della Costitu-zione. Ma proprio questa “forma repub-blicana” non rappresenta che un gusciovuoto, una mera “formuletta”, se non èletta con l’ausilio delle altre disposizio-ni del nostro ordinamento giuridico. Solo così può essere colorata e riempita disignificato in concreto. Non si possonosopprimere i principi e i valori supremi del-l’ordinamento dello Stato senza violare conciò il sistema dal di dentro. Nel caso in cui la Costituzione materiale,quale “decisione totale costituente”, venis-

se violata, sarebbe inevitabile una frattura. Non vi è, infatti, difesa della Costituzionesenza la sua riforma e non vi è riformasenza la difesa della Costituzioni. Pertanto il valore o, meglio, i valori suiquali è fondato un ordinamento giuridiconon sono rovesciabili o sostituibili conaltri ad essi irriducibili soltanto perché sipresumono indotti da nuovi fatti compiuti.Quei principi fondamentali scolpiti dal-l’Assemblea Costituente sono ancora datutti riconosciuti come vivi, attuali ecapaci di dare significato e prospettivaal nostro essere cittadine e cittadini diquesto Paese. Scrivere una Costituzionevivente che possa aprirsi all’evoluzionedella cultura attraverso formule in gradodi vivere nel futuro è un obiettivo pertutti. I principi contengono “concetti”che vivono mutevoli nel tempo. Proprio a memoria del valore dellanostra Costituzione e a ricordo e ringra-ziamento per l’impegno e il lavoro svol-to dai nostri padri costituenti, il Consi-glio regionale del Piemonte ha deciso dipartecipare, con vivo entusiasmo e consentito orgoglio nazionale, ad ospitare,nel prossimo autunno, la mostra pro-mossa dalla Camera dei Deputati daltitolo “La rinascita del Parlamento, dallaLiberazione alla Costituzione” (ospitatanel Palazzo di Montecitorio, fortementevoluta dall’ex Presidente della Camera,Casini, e all’epoca dal Presidente dellaFondazione Camera dei deputati, Onore-vole Napolitano, ora Presidente dellaRepubblica). Ospiteremo questa mostrainsieme con altre tre Regioni italianeche hanno risposto all’appello dellaCamera dei Deputati. Il progetto, attraverso documenti, vocie immagini, intende tracciare il percor-so di crescita della nostra Repubblica. Perché per comprendere i compiti dioggi è importante ricordare le ragionidella storia e sessant’anni fa, insiemealla nascita della Repubblica e dellaCostituente, si sanciva anche il diritto alvoto alle donne, così segnando unasvolta decisiva nel mondo femminile,nell’affermazione della parità dei diritti,nella presa di coscienza di una parte dimondo fino allora ritenuta in qualchemodo “minore”. Le donne entravano pienamente nellavita pubblica nazionale.

Il voto alle donne è stato concesso il 1°febbraio 1945. Ci sono dunque volutisettantaquattro anni per vedere ricono-sciuto il diritto di voto: la prima richie-sta di estensione era, infatti, statadepositata nel Parlamento del Regnod’Italia nel 1871. Possiamo dire che oggi celebriamo unpassaggio storico. Può sembrare sconta-to, a una prima riflessione, ma in realtàquesto risultato non era affatto scontato.Quel 2 giugno si sceglieva tra Monarchiae Repubblica, si eleggevano i Costituen-ti e finalmente le donne uscivano dauna condizione di cittadinanza negata. Il problema del diritto di voto per ledonne era strettamente legato alla posi-zione ricoperta nella famiglia, concettoche non riconosceva loro diritti al difuori della sfera privata. Basti ricordare il Codice Pisanelli, ilcodice dell’Unità d’Italia, che esplicita-va, sia sul piano giuridico sia sul pianoteorico, la subordinazione della moglieal marito, ed è proprio da questa condi-zione che era impossibile considerare ledonne un soggetto politico autonomo.Ma da quel lontano giugno del 1946 ini-zia un lungo e ancora incompiuto cam-mino per i diritti, l’emancipazionesociale e la parità delle donne italiane Una rivoluzione, quella delle donne,pacifica e moderna, che ha cambiato ilvolto e gli stili di vita del nostro Paese eche ancora oggi non è stata conclusa. Tengo a sottolineare che, di recente, èstato modificato l’articolo 51 dellaCostituzione e la legge del 2004 per l’e-lezione al Parlamento europeo. Entram-be le riforme sono state tese ad ottene-re pari opportunità tra uomini e donne. Tengo a precisare che con la leggecostituzionale n. 3 del 2001, che hamodificato l’articolo n. 117, comma 7,della Costituzione italiana, si è intro-dotto, come principio sotteso all’ordina-mento giuridico, la piena parità diuomini e donne nella vita sociale, cultu-rale ed economica. Ma la cosa più signi-ficativa per questa Assemblea è che l’ar-ticolo n. 117 della Costituzione attribui-sce ai Consigli regionali il compito digarantire che questo principio vengarispettato nella legge regionale, maanche in quella nazionale. È una parte del nostro ordinamento costi-

60° Anniversario della Repubblica

Page 3: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

6•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

tuzionale che, forse, è rimasta poco cono-sciuta se non proprio agli addetti ai lavo-ri, ma su cui dobbiamo riflettere perchéassegna un compito a quest’Assemblea.Consapevoli di questo ruolo, il Consiglioregionale che ci ha preceduto, scrivendoil nuovo Statuto, ha garantito da unlato le pari opportunità, dall’altro haribadito di assicurare uguali condizionidi accesso tra uomini e donne nellecariche elettive. La Consulta regionale delle Elette è stataanche investita di una funzione consulti-va di proposta in relazione all’attivitànormativa del Consiglio e della Giuntaregionale, nonché di esprimere pareri sul-le politiche regionali per rimuovere ogniostacolo che impedisca la piena parità diaccesso alle donne e agli uomini nellavita sociale, culturale e politica.Si può pertanto affermare che il dirittoalla pari opportunità sia stato ormaichiaramente sancito dalla legge, ma èancora lontano dall’essere introdotto in

azioni concrete. Non richiamo statisti-che e indagini dell’ISTAT e dell’EURI-SPES, però ricordo che il tasso di occu-pazione femminile è fermo al 42%.È previsto nell’obiettivo e nella strategiadi Lisbona (tanto cara alla nostra Presi-dente della Giunta regionale) che per il2010 il tasso di occupazione femminiledeve essere portato al 60%. A conclusione, voglio richiamare a tuttivoi le parole pronunciate dalla SenatriceRita Levi Montalcini e ricordate dal Pre-sidente della Repubblica Carlo AzeglioCiampi. La Senatrice Montalcini afferma:“Non ho dubbi. L’emancipazione femmi-nile è sicuramente uno dei risultati piùbelli del ‘900. Proprio il maggior pesosociale conquistato dalle donne è statouno dei più importanti fattori di progres-so dell’ultimo secolo e anche una dellepiù grandi esperienze per un futuro dipace e di equità”. Queste cose le ha det-te un premio Nobel. Prima di lasciare laparola alla Presidente della Giunta regio-

nale mi sia consentito un ringraziamentoal lavoro svolto in questi anni dal Comi-tato per l’affermazione dei valori dellaResistenza e dei principi della Costitu-zione e dalla Consulta delle Elette. Rin-grazio questi organismi tramite i rispet-tivi Presidenti che siedono accanto a me.Ogni giorno, tramite il lavoro di questeistituzioni e grazie al lavoro di tantifunzionari che si impegnano in questaattività, noi facciamo sì che la nostraRegione si impegni quotidianamenteper l’affermazione dei principi e deivalori che qui oggi ricordiamo.Questo non è solo un momento celebra-tivo. Prendiamo atto che all’interno delConsiglio regionale operano degli orga-nismi che hanno proprio il compito dilavorare e di impegnarsi affinché i prin-cipi e i valori che oggi richiamiamo ecommemoriamo, siano tradotti in realtànella vita della nostra Regione.Per questo, ringrazio i Comitati e irispettivi Presidenti. Grazie.

Come il Presidente ha già ricorda-to, il 31 gennaio del 1945, con ilPaese diviso ed il nord sottopo-

sto all’occupazione tedesca, il Consi-glio dei Ministri presieduto da IvanoeBonomi emanò un decreto che ricono-sceva il diritto di voto alle donne. Il 2giugno del 1946 le donne votaronoper il Referendum istituzionale e per leelezioni dell’Assemblea costituente,ma già nelle elezioni amministrativeprecedenti avevano votato, risultandoin numero discreto elette nei Consiglicomunali.Sui banchi dell’Assemblea costituentesedettero le prime parlamentari: novedella DC, nove del PCI (una paritàesatta), due del PSIUP ed una dell’Uo-mo qualunque.Per la prima volta nella storia delloStato unitario, tutti gli italiani furonochiamati ad eleggere i loro rappresen-tanti (tutti gli italiani, anche le don-ne), con il compito di redigere la leggefondamentale del nuovo Stato: laCostituzione della Repubblica. Questaconsultazione ebbe un’importanzastrategica, non solo perché il diritto alvoto fu esteso anche alle donne, dopo

la lunga battaglia che il Presidente haricordato, ma anche perché dopo oltrevent’anni nel nostro Paese si svolserolibere elezioni. Certamente questacoincidenza delle libere elezioni e delprimo voto alle donne ci fa molto pia-cere.Possiamo dire che uno degli effettipiù importanti della Guerra di libera-zione nazionale fu proprio il pienoriconoscimento dei diritti politici del-

le donne. Senza quella guerra non cisarebbe stata la legge che allargava ildiritto di voto alle donne. Soltanto daquel dopoguerra infatti le donne ita-liane acquistano il pieno diritto dieleggere e di essere elette. Anche perquesto è corretto individuare nellaCostituzione repubblicana la tappafondamentale di un processo di rico-noscimento e di valorizzazione dellelibertà personali. Un processo nato

MERCEDES BRESSO, presidente della Giunta regionale

Page 4: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•7

60° Anniversario della Repubblica

con il Risorgimento e proseguito conla Resistenza, che si trova oggidavanti ai problemi posti dalla defini-zione di una nuova e più piena citta-dinanza europea. Anche su questoavremo occasione prossimamente didiscutere, perché credo che il nostrocompito sia quello di adeguare inostri ordinamenti, nel caso natural-mente del Consiglio regionale, allalegislazione europea, proprio perchéquella europea è la nostra nuova e piùampia cittadinanza.Vorrei osservare che in quegli annimolto si discusse sul diritto di votoalle donne e su quali potessero essernegli effetti politici. Eppure, anche conle paure che le forze politiche poteva-no avere sull’ipotesi di impoliticitàdelle donne, si scelse di farle votare.Nonostante le preoccupazioni chealeggiavano e aleggiano sempre fra gliuomini rispetto ai diritti delle donne,si scelse di far valere la ragione deidiritti, con coraggio. Le donne nondovevano votare per far vincere unoschieramento o l’altro, ma erano chia-mate a votare per esercitare un diritto.È giusto anche ricordare (prima il Pre-sidente ne parlava) che il camminodelle donne e le loro battaglie per ildiritto di voto nascono molto tempoprima: innanzitutto in America condonne come Margaret Brent, comeOlympe De Gouges in Francia, comeAnna Maria Mozzoni, senza dimenti-care Anna Kuliscioff, che in Italia siera già distinta con molte iniziativevolte a migliorare le condizioni dilavoro delle donne nelle fabbriche enelle risaie, finalizzate alla soppres-sione dello sfruttamento della mano-dopera femminile.Credo che anche questo sia importan-te da ricordare: le donne ebbero ildiritto di accesso al lavoro, seppure incondizioni di estremo sfruttamento,prima di avere il diritto di voto, quin-di le battaglie per i diritti delle donnee della manodopera minorile nelle fab-briche fanno parte integrante dellebattaglie per l’affermazione piena deidiritti delle donne.Da quel lontano giugno del 1946 ini-zia il lungo e ancora incompiuto - diquesto oggi noi discutiamo - cammi-

no delle donne italiane per i diritti,l’emancipazione sociale e la parità.Inizia quella che è stata definitacome “la grande rivoluzione pacifica emoderna del nostro paese: la rivoluzio-ne delle donne”. Una rivoluzione che,cambiando la coscienza delle donne,ha cambiato il volto del nostro paese,gli stili di vita, le leggi. Una rivoluzio-ne lunga che non è ancora conclusa.Nonostante le donne di oggi siano ric-che di talenti e di forza, la società e lapolitica italiana non sanno ancoraavvalersene pienamente, gli ostacolinon sono ancora rimossi. Questoritardo pesa non solo sulle donne, masulla qualità delle classi dirigenti ita-liane. Come sapete, noi siamo uno deipaesi con il più basso tasso di attivitàfemminile e questo rappresenta unodei nostri problemi all’interno dell’U-nione Europea.Come per un popolo e per un paese,anche per le donne la memoria va col-tivata e svelata, per mettere in gradole più giovani di riconoscerne gli erro-ri e di evitarli, di leggerne i limiti e diprovare a superarli, di imparare quan-to c’è da imparare.Quelle 21 donne che nel 1946 furonoelette nell’Assemblea Costituente die-dero finalmente voce e rappresentan-za alle donne italiane che avevanosofferto con i loro compagni la guer-ra, la dittatura del fascismo, l’occupa-zione tedesca, che avevano dato uncontributo fondamentale alla guerrapartigiana.Alcuni di quei nomi ci sono familiari:Teresa Noce, Rita Montagnana, NadiaSpano, la più giovane venticinquenneTeresa Mattei, Lina Merlin - personeche hanno poi marcato la storia delnostro paese - Maria Federici, AngelaGottelli, Maria Jervolino. E Nilde Jot-ti, la prima donna italiana che occu-perà il posto di Presidente dellaCamera dei deputati.Voglio ricordare anche una straordina-ria donna milanese, Gisella Floreanini,che, prima di lei, fu il primo Ministrodonna nel Governo della Repubblicadella Val D’Ossola.Abbiamo dovuto aspettare molti anniperché un’altra donna diventasseMinistro della Repubblica: parlo di

Tina Anselmi, una “staffetta partigia-na” che arrivò al Governo come Mini-stro del Lavoro. Che cosa rappresentò,dunque, la conquista del voto alledonne? Voglio dirlo con le parole diuna protagonista: “Le schede che ciarrivano in casa e ci invitano a com-piere il nostro dovere - scrive AnnaGarofano, una delle più sensibili gior-naliste dell’epoca - hanno un’autoritàsilenziosa e perentoria. Le rigiriamotra le mani e ci sembrano più preziosedella tessera del pane”.Quello fu un momento magico per lapolitica e per la democrazia: l’impe-gno politico, l’esercizio del voto, laricostruzione dell’Italia erano unamissione condivisa da milioni di ita-liane, oltre che di italiani. Coincidevacon la rinascita e il riscatto della pro-pria vita dalla sofferenza e dall’umilia-zione. Coincideva anche con l’amoreper la libertà e la giustizia. Potervotare per queste donne era comeriprendere a vivere, a riconoscersi, aricostruire la propria esistenza.I valori di questa nuova Italia li ritro-viamo nella Costituzione. QuellaCostituzione che, grazie a quelle 21donne che entrarono a Montecitorio,parla al futuro, nomina diritti fonda-mentali nella famiglia, nel lavoro, nel-l’accesso ai pubblici uffici. Siamo cer-ti che fu proprio anche grazie al con-tributo di quelle donne che questequestioni nuove, estremamente inno-vative rispetto alle Costituzioni esi-stenti in quegli anni negli altri Paesi,furono inserite.Diritti esigibili che ancora non dob-biamo smettere di pretendere comple-tamente, perché non sono ancoracompletamente esigibili. Permane,infatti, anche se si è molto accorciatanel tempo, una distanza tra la Costi-tuzione formale e la Costituzionesostanziale, basti pensare che solo nel1963, quindici anni dopo l’approva-zione della Costituzione, le donnepossono entrare in Magistratura e solopoco tempo fa hanno avuto il dirittodi accesso, ad esempio, nell’Esercito.Ma in questi sessant’anni i passiavanti sono grandi e costanti: la pari-tà salariale, la tutela della maternità -tutte cose che ci sembrano evidenti,

Page 5: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

8•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

ma che non lo erano - l’istituzione deldivorzio nel 1974, il nuovo Diritto difamiglia nel 1975 - questi me li ricor-do perché sono battaglie che ho fattoanche personalmente. Nel 1975, lafamiglia patriarcale fondata sul capofamiglia esce dal Codice Civile e, inquegli anni, esce anche il delitto d’o-nore, un’altra infamità del nostrodiritto. Quel nuovo Diritto di famigliasarà firmato da deputate di partitidiversi: Adriana Seroni, Nilde Jotti,Tina Anselmi, Maria Eletta Martini eGiglia Tedesco. Quasi tutte le grandileggi civili dell’Italia si sono conqui-state grazie alla capacità delle depu-tate e delle donne di rompere gli stec-cati ideologici e i recinti dei partiti,anche quando l’Italia era divisa e ipartiti contrapposti - questo accadeancora oggi. E’ un grande insegna-mento a cui sarebbe bene continuaread attingere. Quasi tutte le grandi leg-gi che hanno cambiato la condizionedi vita femminile sono state oggettodi un’azione trasversale delle donne,quelle poche che erano state elettenelle istituzioni.Il 1975 è un vero e proprio spartiac-que: nasce il femminismo e la genera-zione dell’emancipazione e della bat-taglia per l’uguaglianza con gli uomi-ni cede il passo alla generazione della

differenza di genere. Inizia il cammi-no della cittadinanza attiva, delle pariopportunità, ma, soprattutto, dellelibertà femminili nella vita sessuale edi coppia, nella scelta libera e respon-sabile della maternità.Grandi sono le conquiste simboliche elegislative. Non mi riferisco soltantoalla legge n. 194, quella che riconoscenell’aborto non un delitto, ma un dirit-to necessario a strappare alla clande-stinità il dolore di migliaia di donne,ma anche alla legge sulla violenza ses-suale che mobilitò per anni il movi-mento femminista e che vide la lucesolo nel 1996. Intanto, avanzava lalegislazione di parità sul lavoro e siiniziava a discutere sul tema crucialedella conciliazione dei tempi di vita edi lavoro fino a scrivere le nuove nor-me sui congedi parentali. Infine, solonella passata legislatura, si riesce adapprovare la modifica dell’articolo 51della Costituzione per rendere effettivoquell’accesso ai pubblici uffici sancitonella nostra Carta fondamentale, maanche questa modifica deve trovareancora piena attuazione, se è vero chelo stesso Parlamento che approva lamodifica boccia le quota rosa, che nesarebbero stata la logica conseguenza.Le donne sono davvero cittadineeuropee, moderne e laiche, ma non

2giugno 1946. La data è di quelleche hanno cambiato davvero lastoria del nostro Paese: gli italiani

quel giorno hanno votato scegliendo laRepubblica al posto della Monarchia. Manon solo: quel giorno hanno potutoaccedere alle urne anche le donne, gra-zie ad un decreto che, come è statoricordato, era stato varato l’anno prece-dente dal governo Bonomi. In quell’occasione alle donne venne det-to “Non pitturatevi la bocca”, invitan-dole così a non mettersi il rossetto. Leschede, che allora venivano incollate, seportavano una traccia di rossetto corre-vano il rischio di essere annullate. E ledonne, per quell’occasione, si tolsero ilrossetto, ben comprendendo quanto laposta in gioco fosse alta. Le donne perla prima volta potevano votare ed anche

essere votate, venivano eletti i parla-mentari e le parlamentari che avrebbero

dovuto scrivere la Costituzione. Tuttoquesto rappresentava un passaggio sto-

MARIANGELA COTTO, presidente della Consulta regionale delle Elette

sempre lo è il Parlamento, nel qualesono ancora oggi in minoranza.Tullia Zevi, un’intellettuale che harivestito la carica di Presidente delleComunità Ebraiche d’Italia, osservavache “i diritti e le libertà delle minoranerappresentano la spia della salute diuna democra zia. Finché le minoranzesaranno libere di essere se stesse, gliitaliani potranno dire di vivere indemocrazia”.Le donne non sono una minoranza, maa lungo, come le minoranze, hannosofferto per violenze e discriminazio-ni. Per questo si sono trovate spesso afianco delle minoranze ingiustamenteprivate di diritti fondamentali. Perquesto stiamo lavorando come Giunta,e spero tra poco come Consiglio, aduna moderna legge contro tutte le dis-criminazioni. Per questo, mi permettodi concludere parafrasando le paroledi Tullia Zevi: “I diritti e le libertà del-le donne e di tutte le minoranze etni-che, linguistiche o di genere rappresen-tano la spia della salute di una demo-crazia. Fino a che le donne e tutte leminoranze non saranno libere di esserese stesse non potremo dire di vivere inuna vera democrazia e non potremoaffermare di avere pienamente applica-to la Costituzione voluta dall’Assembleavotata il 2 giugno di sessant’anni fa”.

Page 6: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•9

60° Anniversario della Repubblica

rico. Il diritto al voto per le donne è sta-ta una conquista davvero difficile: perben venti volte, nella storia dell’Italiaunita, la richiesta del voto alle donneera stata presentata e per ben venti vol-te era stata respinta. Da quell’ormai lon-tano giugno 1946 inizia un lungo cam-mino per le donne italiane, un camminoancora in parte incompiuto per il rico-noscimento dei propri diritti, per l’e-mancipazione e per la parità. Iniziaquello che in molti hanno definito unagrande rivoluzione pacifica: la rivoluzio-ne delle donne, una rivoluzione che hacambiato la nostra coscienza e di conse-guenza stili di vita e, piano piano,anche il volto del nostro Paese. Unarivoluzione che già si sapeva sarebbestata lunga e che non è ancora conclu-sa, perché non tutti gli ostacoli sonostati rimossi e perché, nonostante ledonne siano - è questo è ormai univer-salmente riconosciuto - ricche di talentoe di forza, la politica è ancora saldamen-te tenuta nelle mani degli uomini. Cer-tamente per le donne di allora, per ledonne di quel lontano 1946, il diritto divoto rappresentò qualcosa di forte, di

importante. Ancora oggi con una certaemozione leggiamo le testimonianzedelle protagoniste di allora e di chi con-fessa, come ha già ricordato la Presiden-te Bresso e vale la pena ricordarlo, chele schede elettorali venivano più volterigirate tra le mani, ritenute preziosealla stregua, e cito fedelmente, dellatessera del pane, o di chi confessa l’e-mozione ed, al tempo stesso, la paura dicommettere errori. Un’immagine bellis-sima quella che ci trasmette chi raccon-ta che “…il giorno delle elezioni usciidalla cabina come liberata e giovanecome quando ci si sente con i cappelliben riavviati sulla fronte”. Poter votare fuallora come riprendere a vivere, comericonoscersi, come desiderio di rico-struirsi, come voler sentire la politicacome davvero deve essere, una cosa ditutti, perché la politica fa parte dellavita. Valori che grazie a quelle 21 don-ne che per la prima volta in quel lonta-no 1946 entrarono a Montecitorio ritro-viamo ancora oggi nella nostra Costitu-zione, quella Costituzione che rappre-senta sempre un grande insegnamento.In questi 60 anni sono stati fatti grandi

passi avanti: dalla parità di salario allatutela della maternità, dal divorzio alnuovo diritto di famiglia, conquisteottenute grazie alla capacità delle depu-tate e delle donne di lavorare insieme,dimostrando la capacità di collaborareal perseguimento di ideali comuni. Tan-to è stato fatto, ma altrettanto resta dafare. Questo è importante che sia benchiaro; che sia ben chiaro soprattutto ainostri giovani: ragazze e ragazzi. Occorrepreparare il futuro con lo stesso entusia-smo e la stessa determinazione che han-no spinto le donne, 60 anni fa, per anda-re oltre la soglia dove allora quelle donnesi erano fermate e noi vogliamo andareavanti, vogliamo contribuire a diffondereuna nuova cultura della politica. Nonvogliamo, come donne, ritrovarci a parla-re di questi argomenti non solo tra dinoi, che già siamo convinti. Oggi abbia-mo voluto dedicare uno spazio qui inConsiglio regionale, con l’augurio cheanche nei Consigli provinciali, nei Consi-gli comunali dei 1206 Comuni dellanostra Regione e nelle circoscrizioni siaffronti questo tema e non solo in occa-sione della celebrazione del 2 giugno.

Innanzitutto, porgo un cordiale salu-to ai nostri invitati. I nostri ospitihanno risposto alla proposta che il

sottoscritto, come Presidente del Comi-tato Regionale Piemontese per l’afferma-zione dei valori della Resistenza e deiprincipi della Costituzione Repubblica,insieme alla Consigliera Cotto e alla Con-sulta delle Elette del Piemonte, ha volu-to presentare, per ricordare e commemo-rare questo importante appuntamento,un appuntamento che ha segnato unatappa fondamentale nella vita dellanostra Repubblica.Vorrei partire proprio da quel periodo,ricordando com’era l’Italia alla fine dellaguerra, dopo una lotta di liberazione cheha causato tragedie e divisioni nelnostro Paese; una lotta di liberazioneche ha coinvolto centinaia di migliaia dipersone e che ha visto la partecipazionedelle Forze dell’Ordine e di parte dell’E-sercito. Voglio ricordare, una per tutte,la tragedia di Cefalonia e il massacro

della Divisione Acqui, legata alla storiadella nostra Regione.Alla fine della guerra il Paese è diviso,con una parte non ancora sotto la sovra-nità e l’amministrazione del nascenteStato; la situazione di Bolzano, Trieste e

del Friuli Venezia Giulia ancora in via didefinizione. È un Paese ridotto in ginoc-chio. Alcune cifre: 2 milioni di casedistrutte; un milione e mezzo di disoc-cupati (per la popolazione di allora sitratta di una cifra importante); 13% di

ROBERTO PLACIDO, vicepresidente del Consiglio regionale delegato al Comitato Resistenza e Costituzione

Page 7: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

Presidente del Consiglio, Presi-dente della Giunta regionale,Consigliere e Consiglieri, è un

onore essere qui con voi oggi.Risulta difficile, intervenendo perquarta, non ripetere gli importanticoncetti autorevolmente espressi dachi mi ha preceduto. Approfitterei di questa specialeopportunità per approfondire e riper-correre i passi che sono stati fatti inquesti sessant’anni, con una consi-derazione finale sulle responsabilitàche intendo rivolgere a questaAssemblea regionale.In primo luogo, vorrei formulare unaugurio ai nuovi Sindaci e ai nuovi

10•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

analfabeti (con punte, in alcune Regionimeridionali, del 25-30%); 4 milioni emezzo di famiglie sotto la soglia dellasussistenza, in un’epoca in cui mangiarecarne una volta alla settimana diventaun miraggio; trasporti paralizzati, senon le due linee laterali; due automobiliogni cento abitanti; la produzione indu-striale ridotta ad un/terzo e la produzio-ne agricola a due/terzi, rispetto a primadella guerra. Questa era la fotografia delnostro Paese, con un tasso di violenza euna percentuale di delitti così elevaticome solo si verifica nel momento in cuitermina una guerra. In questo quadroavviene l’elezione per la Costituente, tral’altro, promessa da Mussolini e, ironiadella sorte, realizzata proprio dopo lafine del regime fascista che portò larovina del Paese e consegnò un Paese inginocchio. Il naufragio di quel Regimeportò l’Italia nelle condizioni che tuttinoi sappiamo. Gli italiani furono chia-mati a votare, per la prima volta, l’As-semblea Costituente e a scegliere, conun referendum, fra monarchia e repub-blica. Fu proprio in una situazione cosìdrammatica e difficile che si creò ungrande attivismo, con un’altissima per-centuale di votanti: quasi il 90% dellapopolazione partecipò a quella tornataelettorale. Dopo un ventennio di violenzee di tragedie, questo atto rappresentò l’a-

pertura del Paese alla democrazia. Occor-reva, quindi, “riempire” le istituzioni e lavita democratica svuotata dal regimefascista. Il referendum - è stato ricorda-to prima - fu indetto dal decreto luogo-tenenziale del Governo Bonomi, che sta-bilì le consultazioni al termine dellaguerra: occorreva scegliere fra repubbli-ca o monarchia, ed eleggere 556 Depu-tati (per la verità, la legge elettorale neprevedeva 573, ma una parte del Paesenon ricadeva ancora sotto la sovranitànazionale). I risultati evidenziaronoquella che fu la struttura portante dellaPrima Repubblica: i Partiti come laDemocrazia Cristiana, il Partito Comuni-sta, l’Uomo Qualunque (non tutti loricorderanno) e il Partito d’Azione, furo-no in seguito “l’ossatura” di cinquan-t’anni dalla nostra vita repubblicana(oggi, infatti, parliamo di SecondaRepubblica). Come hanno ricordato lacollega Cotto e la stessa PresidenteBresso, questo fu anche il momento delriconoscimento alle donne del diritto divoto (suffragio universale), dopo i vanitentativi fatti nel 1881 e nel 1907 daMaria Montessori, prima donna laureatain medicina in Italia. Oggi potremmodefinirla “leader” del Movimento Femmi-nile Italiano - in passato non si usavanoquesti termini - che dedicò decenni alraggiungimento del suffragio universale,

che si concretizzò sì nel voto alla Costi-tuente, ma anche nelle precedenti ele-zioni amministrative che si svolsero nel-la primavera del 1946. I fatti che segui-rono sono noti a tutti: si decretò la finedella monarchia e la conseguente abdi-cazione del Re Umberto II; fu convalida-to il voto da parte della Corte di Cassa-zione e il 25 giugno 1946 si istituì l’As-semblea Costituente, presieduta - cosìcome i Partiti hanno riempito cinquan-t’anni di democrazia italiana, alcuni per-sonaggi hanno rappresentato una partefondamentale della nostra storia repub-blicana – da Giuseppe Saragat (divenuto,in seguito, Presidente della Repubblica),che elesse, come primo atto, Enrico DeNicola alla Presidenza della Repubblica,nominato temporaneamente Capo prov-visorio della Repubblica. L’AssembleaCostituente, inoltre, deliberò la nominadi una Commissione ristretta - Commis-sione per la Costituzione - composta da75 membri e da tre sottocommissioni.Nenni, Togliatti, Saragat, Calamandrei,Parri, Pertini, Moscatelli, Mortati, DeGasperi, La Malfa sono solo alcuni deinomi che hanno segnato la storia dellaRepubblica. Alcuni di loro divennero, inseguito, anche Presidenti della Repub-blica. Dopo quei passaggi formali, parti-va, di fatto, la democrazia in Italia.

AMALIA NEIROTTI, sindaco di Rivalta Torinese,presidente dell’ANCI Piemonte

Page 8: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•11

60° Anniversario della Repubblica

Consiglieri neo-eletti nella nostraRegione, affinché la loro attività siadavvero orientata alle garanzie dipari opportunità testé richiamate.Come premesso, vorrei ripercorrere inquesta sede, in maniera più sistema-tica, i passi che sono stati fatti inquesti sessant’anni, partendo propriodal 1948, anno in cui entra in vigorela Costituzione. Solo nel 1956 ci fu la prima impor-tante innovazione riguardante ledonne, con la possibilità di accederealle giurie popolari, con il limitemassimo di tre su sei, e solo nei casiin cui la loro competenza sia partico-larmente significativa, trattandosi dicasi riguardanti i minori.Nel 1958 la Legge Merlin chiuse defi-nitivamente le case di tolleranza.Nel 1959 viene istituito il Corpo diPolizia femminile.Nel 1963 il matrimonio non è piùammesso come causa di licenziamen-to (sembra assurdo richiamare questenorme, ma fino ad allora ciò era sta-to possibile). Sempre nel 1963, perla prima volta, una Vicepresidentedonna è eletta alla Camera dei Depu-tati: parliamo di Marisa CinciariRodano.Ancora nel 1963, le donne possonoaccedere a tutti i pubblici uffici, sen-za distinzione di carriere né limita-zioni di grado.Nel 1968 l’adulterio femminile non èpiù considerato reato. Per il maritonon esisteva nulla del genere: la dis-parità di trattamento non rispettavale norme fondamentali della Costitu-zione.Nel 1970 viene approvata la leggesul divorzio (non richiamerò gliimportanti contenuti ed effetti cheprodusse, già ampiamente sottoli-neati).Nel 1971 la Corte Costituzionale can-cella l’articolo del Codice Civile chepunisce la propaganda degli anticon-cezionali. Viene inoltre approvata la legge sullelavoratrici madri e, per la prima vol-ta, si istituiscono gli asili nidocomunali. Ci tendo a sottolinearequest’ultima novità, perché questestrutture hanno rappresentato dei

concreti passi in avanti rispetto alleopportunità per le donne di inserirsiefficacemente nel mondo del lavoro.Nel 1975 viene riformato il diritto difamiglia: con questo nuovo strumen-to, la legge riconosce parità giuridi-ca tra i coniugi che hanno ugualidiritti e responsabilità e attribuiscead entrambi la patria potestà.Nel 1976, per la prima volta, unadonna, Tina Anselmi, viene nomina-ta Ministro (lavoro e previdenzasociale).Nel 1978 venne approvata la leggesull’aborto.Nel 1979, Nilde Jotti è la prima don-na nominata Presidente della Cameradei Deputati.Nel 1981 il “motivo d’onore” non èpiù considerato attenuante nell’omi-cidio del coniuge infedele.Nel 1983 la Corte Costituzionale sta-bilisce la parità tra padri e madri cir-ca i congedi lavorativi per accudire ifigli.Nel 1984, per la prima volta, pressola Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, è costituita la Commissionenazionale per la realizzazione dellepari opportunità, presieduta da ElenaMarinucci.Nel 1989 le donne sono ammessealla Magistratura militare e nel 1991l’approvazione della legge n. 125finalmente pone al centro dell’atten-zione del Parlamento il tema dellediscriminazioni e della valorizzazionedella presenza e del lavoro delle don-ne nella società (una legge ancoraoggi poco applicata).Nel 1992, viene approvata la legge n.215, quella che ha per oggetto “Azio-ni positive per l’imprenditorialità fem-minile”. Nel 1993, per la prima volta,vengono introdotte le quote rose,con le vicende che sono già statericordate. Sorvolo su altri aspetti che sonomeno rilevanti, per arrivare al 1996con l’approvazione della legge che haper oggetto “Norme contro la violen-za sessuale”, che punisce lo stuprocome delitto contro la persona e noncontro la morale, com’era in prece-denza. In quell’anno il Governonomina un Ministro donna alle Pari

Opportunità (Angela Finocchiaro).Il percorso delle leggi successivi ègià stato ricordato e prosegue con lalegge 8 marzo 2000, n. 53, che haper oggetto: “Disposizioni per ilsostegno della maternità e dellapaternità”. Nel 2003, come già ricor-dato dalla Presidente Bresso, ha luo-go la modifica dell’articolo 51 dellaCostituzione attinente alle PariOpportunità con la vicenda dellequote rosa. Ritengo estremamentesignificativi gli eventi che ho ricor-dato, in quanto passi estremamenteimportanti, ma la strada da percorre-re è ancora lunga. Ed è su questo punto che intendorivolgere ad un’Assemblea così auto-revole un appello alla responsabilità.Rivolgo lo stesso appello, anche anome dei Comuni piemontesi, alGoverno nazionale e nelle sedi auto-revoli (proprio questa mattina il Pre-sidente dell’ANCI nazionale lo rivol-gerà al nuovo Presidente). Un appel-lo a far sì che vi siano realmente lecondizioni affinché la garanzia dellePari Opportunità possa davvero eser-citarsi. Queste condizioni riguarda-no, ad esempio, una dotazione ade-guata di risorse economiche aiComuni, quindi leggi e finanziarieche consentano agli Enti locali dimettere mano ai progetti di sviluppolocale e all’organizzazione di servizisociali e che, davvero, consentano direcuperare quei dati devastanti ricor-dati prima dal Presidente Gariglio,che si riferiscono alla bassissima per-centuale di occupazione riferita alledonne. Sviluppo locale, servizi adeguati,tutela dei diritti dei lavoratori: que-sti sono gli strumenti necessari dopoun percorso così importante, perchési possano davvero garantire dirittiche, ad oggi, non sono così esigibili. È reale la preoccupazione, che giàrichiamava il Presidente Gariglio, diuna involuzione rispetto al passato,proprio di questi anni. Il tema dellaprecarizzazione del lavoro e, soprat-tutto, i problemi delle lavoratrici ati-piche fanno sì che le garanzie, cosìfaticosamente conquistate rispettoall’astensione da lavoro, ad esempio,

Page 9: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

12•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

Grazie Presidente a lei e ai promotoridell’iniziativa. Le ricorrenze, nondiversamente dagli anniversari e dai

genetliaci rappresentano, da sempre,un’occasione di riflessione su ciò che è sta-to e uno spunto per discutere di ciò chesarà. Passato e futuro si saldano in una for-midabile connessione nella quale il presen-te viene proposto come una cartina di tor-nasole, per verificare la validità delle pro-spettive di analisi.Se questo è vero in termini generali, nonsarà difficile riconoscere che è ancora piùvero in riferimento ad un tema, quale èquello che coinvolge la Costituzione, nelquale politica e diritto si condizionanoreciprocamente, al punto che la dottrinacostituzionalistica, in questo come in altriStati, non può non risentire delle modalitàd’approccio politico alla questione.Certo, da noi, diversamente da quantoaccade altrove, l’esasperazione ideologicadegli interpreti è tale da avere gravementeinquinato ogni occasione di dibattito sul-

l’assetto costituzionale dello Stato, giun-gendo non soltanto ad incidere sui profilipiù strettamente ermetici del testo costi-tuzionale, ma addirittura a modificare, tal-volta snaturando, lo stesso testo delle nor-mative scritte, alle quali, non raramente, siè fatto dire molto più di quanto non siascritto. Non basta per legittimare, in pri-mis storicamente, la manipolazione dellaCostituzione, si è voluto, in un certo sen-so, riscrivere e reinterpretare il lavoro dellaCostituente, rinvenendo (meglio:dicendodi rinvenire) in quei lavori, spunti perinterpretazioni evolutive o radicalmenteinnovative sul testo dalla Costituzione.Chi si occupa, a qualunque titolo, di inter-pretazione di norme giuridiche non puònon riconoscere la significativa incidenzadei lavori preparatori.Ma, com’è noto, le apparenze, spesso,ingannano: ciò tanto più quando, come nelcaso di specie, la premessa ideologica è lostrumento che consente di giungere a con-clusione già definite.Gli angusti limiti di questo intervento nonconsentono di ripercorrere le fasi di quellavoro e le discussioni che lo animarono.Possiamo quantomeno liberare il campo daun luogo comune, che, oggi, dobbiamoscrollarci di dosso. Che la nostra Costitu-zione sia il risultato di un compromesso trale tre componenti dell’Assemblea Costi-tuente, è una posizione così riduttiva danon rendere affatto giustizia ai grandi per-sonaggi che, di quella Assemblea, feceroparte. La Costituzione, anzi: la parte con-cernente i diritti fondamentali, è il puntod’incontro di spinte concentriche chedovettero - questo è ciò che definiamocompromesso - reciprocamente legittimar-si lasciando il campo alcune delle loroaspirazioni più marcate.

A 60 anni di distanza, fatte alcune precisa-zioni, la prima parte della Costituzioneconserva, intatta, la sua freschezza, la suaattualità, la sua adeguatezza alle necessitàdei tempi. Ciò dipende da un’osmosi tradiritto e politica, tra legge scritta e vitavissuta che costituisce la irripetibile espe-rienza di questo Paese.D’altra parte - su questo non v’è discussio-ne - la Costituzione è un testo vivente, chestimola la comunità che regola e che risen-te delle spinte evolutive della società.Basti pensare, al riguardo, alle varie pro-nunce della Corte Costituzionale nel corsodegli anni di attività e tracciare una lineache si scoprirà essere assolutamentesovrapponibile a quella del progresso dellanostra Italia. Certo, alcuni correttivi devo-no essere apportati anche alla parte chedefinisce i diritti fondamentali, nei quali, anostro avviso, dovrebbero essere inclusil’ambiente, la salute, il diritto all’istruzio-ne, la libertà della scelta e la proprietà. Sene potrà discutere, ma una cosa deve esse-re chiara: i diritti possono essere integrati,non ridotti.Diverso, invece, è il discorso relativo allastruttura dello Stato. I padri costituentipensavano ad una società diversa rispettoa quella in cui noi viviamo, non sapevanoche il bicameralismo perfetto avrebbe, inmolti casi, paralizzato l’attività dello Sta-to; non immaginavano neppure che l’eradella globalizzazione avrebbe scoperto ilnervo delle autonomie locali.Non crediamo che denunciare inadeguatez-ze di alcune parti della Costituzione sia unsacrilegio, anche perché il diritto costitu-zionale non è una teologia fondata su dog-mi. La nostra convinzione era ed è tale cheper primi abbiamo sollecitato a portare acompimento ciò che gli altri mai avrebbero

ORESTE ROSSI, Lega Nord - Piemont

per maternità, non siano così facil-mente esigibili per persone che, adoggi, si trovano inseriti nel lavoro inmodo precario. Questa è una vergo-gna, perché tante famiglie vivonooggi condizioni subumane. È neces-sario che, a queste persone, venganogarantite delle tutele; diversamente,poco servirà aver fatto un percorsocosì importante in questi anni.

Un appello alla responsabilità, quin-di un appello al Consiglio regionaleaffinché, come già sta facendo, pro-ceda nell’approvazione di leggi checonsentano alle Province e ai Comunipiemontesi di muoversi al fianco del-le donne, degli uomini e delle fami-glie piemontesi in modo responsabilee autorevole, garantendo gli stru-menti che consentano fin da subito,

e non in un futuro che ha necessitàdi essere anticipato, garanzie urgen-ti ed immediate.Vi ringrazio per l’attenzione che miavete rivolto. Vi chiedo scusa dell’ar-dire nel rivolgervi questo appello, maabbiamo davvero bisogno di voi e dileggi che ci consentano fino in fondodi assumerci le responsabilità che civengono attribuite.

Page 10: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•13

60° Anniversario della Repubblica

osato incominciare. Non ci siamo limitati adenunciare l’esistenza del problema: abbia-mo cercato di risolverlo in una prospettivadi modernizzazione di uno Stato che ogginon è più al passo con i tempi. Abbiamo semplificato la struttura del Par-lamento, abbiamo introdotto elementi dicaratterizzazione federale nel rispetto deiprincipi generali, che non abbiamo neppu-re sfiorato, primo fra tutti il principio disolidarietà nazionale.Abbiamo ripartito le attribuzioni, scongiu-rando il rischio di sovrapposizioni e dupli-

cazioni di competenze, e potrei continua-re. Abbiamo, insomma, fatto, mentre altri,a volte, parlavano. Il lavoro della costi-tuente è, per molti versi, attuale, modernoe deve essere conservato. Per sbloccare lasituazione da qualche punto si doveva purpartire. La nostra stella polare non è statala frantumazione del Paese, ma la suamodernizzazione in un quadro di progressoe civiltà che pone l’uomo al centro delmondo e non il collettivo.Conservare il passato, progettare il futuro:noi crediamo che sia possibile.

Un passo lo voglio anche fare, nonostanteil tempo sia trascorso, su quell’analogaimportante ricorrenza rappresentata dalriconoscimento del diritto di voto alle don-ne. Finalmente anche l’altra metà del cieloentrò, in quella data, a pieno titolo, a farparte della vita pubblica nazionale. Forsec’è ancora molto da fare, forse rivendica-zioni delle donne hanno seri fondamenti edevono essere tenute in massima conside-razione. Io credo che sia possibile farlo, dalmomento che sono principi su cui tutticoncordiamo.

Gli autorevoli interventi che mihanno preceduto hanno già trat-teggiato il travagliato percorso

che ha portato, il 2 giugno 1946, alreferendum istituzionale e all’elezionedell’Assemblea Costituente con la parte-cipazione al voto delle donne. Voglioricordare come solo il 10 marzo 1946, siriconobbe, oltre che il diritto del votoalle donne, anche l’eleggibilità dellestesse. A quella decisione si era giuntisospinti da un quadro internazionale chesi muoveva in quel senso. Nell’estate del1944 lo aveva decretato per la Francialiberata il Governo De Gaulle, ma nonsenza molte reticenze e residue diffiden-ze percepibili tanto sulla destra che sul-la sinistra dello schieramento antifasci-sta. Ricordo questi aspetti perché credoche il percorso sia stato travagliato pro-prio all’interno dello schieramento poli-tico. Ricordo l’episodio del 1910 nel

quale la socialista Anna Kuliscioff pole-mizzava con il suo compagno FilippoTurati, ostile alla concessione del votoalle donne finché durava “la pigracoscienza politica e di classe delle masseproletarie femminili”. Se nel campo liberale e democristianopesavano ancora le antiche riserve ideo-logiche e di costume sull’idoneità “natu-rale” della donna alle incombenze politi-che, a sinistra si continuava a considera-re prioritario il conseguimento di queidiritti sociali che soli avrebbero potutoconglobare quelli civili anche per le don-ne. Fu la straordinaria partecipazionedelle donne alla Resistenza e alla lottadi Liberazione a dare loro la forza e laconvinzione per reclamare, con un’inci-sività e veemenza fino allora sconosciu-te, quell’elementare diritto di eguaglian-za e di cittadinanza.Devo dire che fu quella la molla morale epolitica che spinse le donne politica-mente più impegnate nelle formazionipartigiane e nei partiti a battersi instan-cabilmente per ottenere quella basilareconquista e conseguirla in un clima maipiù ripetuto di solidarietà di genere tra-sversale alle pur contrastanti apparte-nenze di schieramento.Certamente amareggia constatare comeoggi, a sessant’anni da quel voto, l’Ita-lia, com’è già stato ricordato, sia fra gliultimi Paesi in Europa per la scarsa pre-senza femminile nelle Assemblee politi-che elettive, nei gruppi dirigenti dei par-titi, nei ruoli direttivi di impieghi e pro-fessioni, dove pure ormai è folta la loropresenza nei ranghi intermedi e ricono-sciuta la qualità della loro preparazione

e la professionalità del loro esercizio.Resta il fatto che nel panorama politiconazionale la nostra realtà contrasti conun’altra realtà internazionale e un’Euro-pa dove una donna è Cancelliere in Ger-mania, una donna potrebbe essere, fraun anno, Presidente in Francia, una don-na Ministro degli esteri in Inghilterra,un’altra è Vicepresidente in Spagna di unGoverno per metà costituito da donne.Per tacere l’esempio di altri Paesi, comel’Austria, la Finlandia e il Cile, che con-trastano con la realtà italiana. Al con-fronto, l’Italia fa una figura mediocre.Credo che la questione della presenzafemminile debba essere affrontata ancheandando oltre un dibattito che, a volte,è rimasto per troppo tempo schiacciatosu questioni come quella delle quote chefanno tanto richiamo e titoli accattivan-ti sui giornali e in televisione. “Ripren-diamoci la politica” dovrebbe essere unoslogan importante cui fare riferimentoper affrontare questa questione e pernon ridurre il problema a presenza, qua-si a tutela, più che di stimolo, e a met-tere invece in discussione comporta-menti e tendenze che, negli ultimi anni,hanno contrassegnato il mondo dellapolitica, così come quello delle impresein termini, a volte, contraddittori, spes-so facendoci assistere a quello che l’ada-gio popolare chiama un passo avanti edue indietro.Il sistema maggioritario non ha certoaiutato la presenza delle donne. L’abbia-mo superato con una legge in cui è can-cellato il voto di preferenza e valgono leteste di lista predesignate, che hannoportato qualche donna in più in Parla-

LUIGI SERGIO RICCA, Socialisti Democratici Italiani

Page 11: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

14•Notizie 3-2006

mento, ma questa scelta non risolve dasola la questione. Vorrei richiamarecome la stessa evoluzione sociale delWelfare, tendente a scaricare maggior-mente sulla disponibilità della famigliail sostegno dei soggetti più vulnerabili,chiede alla donna un ruolo dove l’equili-brio tra responsabilità familiari, lavoro epolitica diventa sempre più difficile.Occorre, quindi, un gran salto qualitati-vo per affrontare la questione della rap-presentanza delle donne, non come fat-to meramente quantitativo o di semplicepresenza e visibilità, ma come elementoche può fare la differenza in terminiqualitativi di differente progettualitàpolitica. Oggi la questione non è piùquella dei diritti che devono essere attri-buiti (anche se, a volte, alcune delleconquiste che sono state richiamate pri-ma vengono ancora messe in discussio-ne) bensì la possibilità di una fruizione

effettiva e vera di questi diritti per rea-lizzare una partecipazione paritaria inpercorsi decisionali della politica e delleimprese. Oggi c’è ancora uno scartotroppo grande tra il patrimonio di cono-scenze, di sapere, di progettualità e dis-ponibilità della donna a partecipare e lacapacità della politica di accoglierlo evalorizzarlo. Quindi, occorre rimediare aquesto deficit, perché la sete delle don-ne nelle Istituzioni è un deficit chetoglie credibilità alla democrazia stessa.Valori e contenuti specifici, di cui ledonne sono portatrici, sono importantiper portare avanti una nuova politica.L’anno scorso c’è stata un’indagine delCENSIS che voleva misurare la percezio-ne sociale nei riguardi delle donne sin-daco e con altre cariche pubbliche. Non-ostante la ricerca abbia evidenziato ledifficoltà di accesso agli incarichi, haregistrato come le amministrazioni gui-

date da leader femminili siano più orien-tate al cambiamento, più inclini a svi-luppare logica di rete, più inclini all’a-scolto e al pragmatismo. Non ne scaturi-sce un modello di Governo delle donne,ma certamente un quadro in cui la pre-senza femminile migliora anche il ruolodella politica.Voglio concludere dicendo come il CEN-SIS, dal mio punto di vista, con la suaricerca avvalora una frase che mi piacemolto: “L’assenza di donne in certi luoghinon squalifica le donne ma quei luoghi”.Io credo che la sollecitazione che puòvenire dal confronto di oggi possa esse-re quella di un impegno del Consiglioregionale a mettere in moto un’iniziativapolitica con nuove leggi, perché anchela nostra Regione dia un contributo alnostro Paese e che quei luoghi squalifi-cati siano sempre di meno, anzi, venga-no annullati.

60° Anniversario della Repubblica

Anche noi prendiamo la parola inquesto importante dibattitoper ricordare i sessant’anni dal-

l’elezione dell’Assemblea costituente,dalla scelta repubblicana ,natural-mente con riguardo alla ricorrenza insé, quindi ad una grande festa di uni-tà nazionale, che rappresenta unmomento importante per stringerci il2 giugno intorno alle Forze Armate,perché rappresentano il presidio della

libertà della Patria. Oggi le Forze Armate, in una conce-zione più ampia della loro azione alivello internazionale, sono anchepresenti nello scacchiere mondiale asupporto delle decisioni degli organi-smi internazionali.Ritornando al 2 giugno come momen-to di partecipazione, sia come eletto-rato attivo che come elettorato passi-vo, delle donne alla vita politica ita-liana, non possiamo non rinvenire glielementi di novità che ci furono inquella scelta coraggiosa, pragmaticae complicata, ma necessaria se sivoleva davvero allargare la partecipa-zione di tutto il popolo alla costruzio-ne della nuova Italia.Quindi, dobbiamo dare atto di comequesta scelta contribuì in mododeterminante alla decisione dell’Italiadi intraprendere la strada e la via del-la Repubblica, che tanto ha contribui-to non solo alla ricostruzione, maanche all’emancipazione e al progres-so del nostro Paese.A questo punto dobbiamo richiamare,non solo il nome del Presidente delConsiglio che allora firmò il decreto,ma l’impegno di tutti i grandi leader

politici che si adoperarono in quelladirezione. Ovviamente non posso nonricordare l’impegno del Presidente DeGasperi, successore di Bonomi, allaPresidenza del Consiglio dei Ministri,che diede un grosso impulso, soprat-tutto per quanto riguarda l’elettoratopassivo.La pattuglia di costituenti (in tutto21) che furono eletti, ma è già statoricordato, determinante e lo si evinceanche dai lavori dell’Assemblea costi-tuente, soprattutto per redigere ade-guatamente quelle parti della Costitu-zione che maggiormente eranoimprontate all’uguaglianza e allatutela dei diritti di cittadinanza ditutti i cittadini senza discriminazionedi sesso, di razza, di religione, di opi-nioni politiche, costruendo quello chepoi fu il profilo e la sostanza dell’Ita-lia moderna nella quale noi siamo cre-sciuti e stiamo operando a livellopolitico e personale.Quindi il voto del ‘46 fu senz’altro,come è già stato ricordato e noi locondividiamo, un momento crucialenella storia dell’emancipazione fem-minile e il coronamento di tutto quel-l’impegno che vi era già stato in pre-

UGO CAVALLERA, Forza Italia

Page 12: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•15

60° Anniversario della Repubblica

cedenza. Naturalmente tutti queimomenti, quelle decisioni e quellesvolte che hanno costituito la veraessenza della partecipazione attivadei cittadini, in modo particolare del-le donne, sono già state ricordate.Credo che dobbiamo pensare e rivive-re quei momenti decisivi che ci sonostati nella vita del nostro Paese, neiquali si sono compiute le scelte dischieramento e di collocazione. Ricor-diamo, ad esempio, le elezioni suc-cessive del 1948, i grandi dibattitiparlamentari nei quali si compivanole scelte per l’orientamento occiden-tale dell’Italia per la costruzione del-l’Unione Europea. Ovviamente spicca-vano grandi indirizzi di grandi perso-naggi, anche di area cattolica.Comunque le decisioni furono assun-te, sia con la spinta del voto popola-re, sia con le decisioni e i dibattitiparlamentari addirittura passati allastoria, che costituiscono una pietramiliare nella costruzione dell’Italiamoderna nella quale noi operiamo. Credo che si debba porre, oggi, inmodo nuovo, fattivo e concreto, laquestione di un equilibrio della rap-presentanza politica delle donne nelleistituzioni. Questo è un tema che

deve essere svolto. Non tutti i tra-guardi sono già stati raggiunti. Vogliocitare, ad esempio, quello del tasso diattività femminile, che in Italia hasuperato il 50% e a livello regionalepiemontese siamo al 58% ma siamoancora al di sotto degli obiettivi euro-pei che sono stati delineati, non sol-tanto in Piemonte, ma complessiva-mente in tutt’Italia. Voglio altresìricordare un altro indice molto impor-tante, che significa la crescita di que-sta parte importante della nostrapopolazione. L’istruzione universita-ria, oggi è più appannaggio delledonne che non degli uomini, in quan-to vi sono più laureate di sesso fem-minile.Credo che occorra a questo puntolavorare per superare quei gap che cisono e che impediscono un’adeguatarappresentanza nelle istituzioni daparte delle donne. Tanto è stato fatto,tanto resta ancora da fare, come cihanno ricordato coloro che sonointervenuti (richiamo l’intervento del-la collega Cotto, della Presidente del-l’ANCI, della Presidente della Giuntaregionale). Quindi noi ci impegniamosenz’altro a fare di più anche all’inter-no di quest’Assemblea legislativa, per

quelle che sono le nostre competen-ze. Credo che ci si debba impegnarein una giornata come questa proprioin questa direzione e l’ordine del gior-no che è stato definito, proposto e danoi sottoscritto, sostanzialmente haquesto significato.Ben venga la memoria, il ricordo dellaricorrenza del 2 giugno del ‘46, che hatanti significati ed è unificante pertutto il popolo italiano e per tutte leparti politiche, ma da questa ricorren-za scaturisca anche la condivisione diimpegni significativi. Ci sono ovvia-mente divergenze di opinioni chedividono su certi problemi i Gruppiall’interno di questo Consiglio, cosìcome, ad esempio, noi siamo dallaparte di coloro che ritengono che laCostituzione riformata debba essereconfermata nel referendum che ci saràverso la fine di giugno, ma al di là diquesto ci sono nella Regione Piemon-te competenze, iniziative e leggi chepossono essere al nostro livello eorientate nella direzione che qui èstata richiesta dagli autorevoli inter-venti dei rappresentanti che ci hannopreceduto. In questo senso ci impe-gniamo, in questo senso opereremo.

Volevo far notare a quest’Aulache questa importante ricorren-za del sessantesimo anniversa-

rio della Costituente e del voto alledonne si sta svolgendo un po’ comeun vecchio rito stanco e consumato,vista la quasi totale assenza dellaGiunta, e soprattutto, delle compo-nenti femminili della Giunta. Questoci deve far riflettere su quanto stiamofacendo e se queste ricorrenze, allafine, hanno un senso o se sono vera-mente solo un atto dovuto. Io pensodi no, anche perché alle tante dateriferite nei discorsi precedenti nevolevo aggiungere una, quella delladifficile battaglia del diritto di votoalle donne, che arriva a 154 anni dal-la Dichiarazione dei diritti della don-na e della cittadina, che, nel 1793,costò la ghigliottina a Olympe deGouges. Quindi, come forma di rispet-

to a tutte le donne che hanno sacrifi-cato la loro vita anche in questo sen-so per regalarci questa battaglia diciviltà, penso dovremmo loro un po’più di rispetto.È già stato ricordato in precedenzache il voto alle donne segnò un pas-saggio fondamentale per la vitademocratica del nostro Paese, unmomento decisivo nel processo diemancipazione femminile, che, neidecenni che seguirono, ha portato ledonne a essere protagoniste in tutti isettori della società, politica compre-sa. Sentiamo spesso parlare di quoterosa. È un dibattito che, personal-mente, non trovo entusiasmante,anche se sono convinta che la paritàsia una conquista che ancora ogginon abbiamo raggiunto, ma non deb-ba essere una riserva, perché non èsolo una rimozione di ostacoli banal-

mente normativi, che, forse, conmaggiori accordi e condivisione,potremmo riuscire ad eliminare. Gliostacoli che maggiormente incidono

ANGELA MOTTA, La Margherita

Page 13: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

16•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

nella scarsa partecipazione alla vitapolitica delle donne sono di naturasociale e culturale, che difficilmenteriusciremo a battere se non con poli-tiche proprio fatte apposta per ledonne.Con questa premessa, però, si deveprendere atto che l’Italia è all’ottan-tanovesimo posto della classifica deiParlamenti per la presenza femminile,quindi, forse, non è retorico interro-garsi sulle ragioni per le quali è anco-ra così bassa la partecipazione delledonne alla vita politica.È stato tocca-to dal collega Rossi un passaggiodelicato, quello in cui ricordava laCarta costituzionale. Noi dobbiamosottolineare che le donne italianehanno potuto esercitare per la primavolta il diritto di voto scegliendo laRepubblica e coloro che da lì a pocoavrebbero redatto la Carta costituzio-nale.Noi non possiamo dimenticareche tra poco più di un mese saremochiamati a un referendum e dovremovotare “sì” o “no” a una riforma volu-ta dalla Casa delle Libertà, che riscri-ve 43 articoli della Costituzione; difatto, è una nuova Costituzione. È

una riforma che non possiamo accet-tare, perché non pone le basi per unoStato federale, ma rischia di far divi-dere il Paese, mettendo a rischio idiritti delle libertà che ci sono statiregalati e lasciati in eredità dai nostripadri costituenti. È una Costituzioneche, ancora oggi, riteniamo di grandeattualità, che tra i suoi principi anno-vera quello del lavoro, della famiglia,della responsabilità sociale dell’im-presa, fino al ripudio della guerra.Quindi, sono veramente tante le buo-ne ragioni per difenderla.Questa è una premessa che lasciocome sottolineatura, avremo sicura-mente altre occasioni per discuteresulla nostra Carta costituzionale e sulvoto al referendum.Voglio ritornare a questa celebrazioneperché non ha senso celebrare il votoalle donne senza ricordare le tantedonne che, soprattutto nei Paesi delsud del mondo, non possono essereprotagoniste della democrazia e dellasocietà, a causa della miseria, dellasopraffazione maschile, dello sfrutta-mento oppure di una malintesa con-cezione del credo religioso.

Ricordiamoci che solo un anno fa ilParlamento del Kuwait ha varato ilsuffragio universale ed è proprio diquesti giorni la notizia che il Governomilitare birmano ha prolungato gliarresti al Premio Nobel Aung San SuuKyi, a causa della sua lotta in favoredella democrazia e dei diritti umani.Come donne di quest’Aula abbiamopresentato un ordine del giorno, chesperiamo venga posto in votazionenella sessione ordinaria pomeridiana,per chiedere un impegno affinché siottenga la liberazione del PremioNobel e di tutti gli altri prigionieripolitici, per l’avvio di un dialogo tratutte le forze politiche ed etniche, alfine di arrivare ad una vera riconcilia-zione nazionale in questo paese asia-tico.Concludo dicendo che celebrare ildiritto di voto delle donne sarebbeoggi un vuoto esercizio retorico se ilricordo delle nostre conquiste del1945 non si trasformasse anche in unappello urgente a favore di tutte ledonne la cui libertà e dignità vienequotidianamente negata e calpestata.

Grazie, Presidente, grazie, col-leghi e colleghe, per lapazienza con cui ascolterete

questo mio breve intervento, che,naturalmente, non potrà aggiunge-re nulla di nuovo rispetto alle tante

cose che sono state dette e alleautorevoli voci che già si sonoespresse.Per questo voglio parlare con lavoce di una giovane donna che,sessant’anni fa, si apprestava per laprima volta ad andare a votare eparlava ad altre donne. A questesue amiche, anche compagne dibattaglia nella resistenza, rivolgevale seguenti accorate parole: “Siamoper la vera democrazia e vogliamola rinascita del nostro Paese.La democrazia italiana ha bisognodella donna per profondi motivi esulle rovine del fascismo noi voglia-mo costruire un’Italia nuova. Noivoteremo contro il fascismo e perchi difende la pace. Vogliamo unasocietà che non sia costruita sullamenzogna, ma sulla lealtà. Voglia-mo giustizia sociale. Le nostrerivendicazioni immediate sono uni-ficazione dell’assistenza, diritto

della donna al lavoro, protezionedel lavoro femminile, scuole diavviamento professionale, istruzio-ne gratuita per tutti. Soprattutto,non vogliamo più guerre, guerraalle guerre, poiché chi più soffersedurante la guerra fummo noi,madri, spose e sorelle di tante vit-time innocenti”. Poi continuava ediceva: “Donne italiane di qualsiasitendenza politica, di qualsiasi reli-gione, uniamoci nella lotta per l’e-levazione femminile, cerchiamo disuperare nel più breve tempo possi-bile la distanza che ci separa dalledonne americane, russe, inglesi”.Dal voto di quelle donne è nata lanostra Repubblica, insieme, natu-ralmente, al voto degli uomini, che,però, già da prima, avevano potutoesercitare questo diritto. È nata lanostra Repubblica ed è nata la sualegge fondamentale, cioè la Costi-tuzione. Quella Costituzione che

PAOLA POZZI, Democratici di Sinistra

Page 14: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•17

60° Anniversario della Repubblica

Calamandrei ha detto essere natasulle montagne, ma ha anche dettoessere stato un grande e immensocompromesso, che ha dato vita allalegge fondamentale del nostro Pae-se. Un Paese che usciva lacerato nelprofondo delle coscienze, e non sol-tanto negli aspetti suoi materiali,da un guerra, usciva lacerato daanni di dittatura e, nonostantequesto, ha saputo raggiungere ilpiù alto compromesso possibile,cioè la Costituzione, i cui principifondamentali sono da tutti ricono-sciuti non solo nel nostro Paese, manel mondo, quali esempi di miglioreCostituzione, per quanto riguarda isuoi aspetti fondamentali.Allora, la Costituzione non si puòtoccare e non si può modificare senon attraverso un ampio concorso eun ampio consenso. Le modifiche alla Costituzione,effettuate solo perché si ha qualchenumero in più in Parlamento, nonsono rispettose dell’alto compro-messo che i Padri Costituenti rag-giunsero in allora, e non sonorispettose dei bisogni del nostroPaese. L’auspicio che quella donna rivolge-va alla sue compagne prima delvoto non si è verificato per altrimotivi. La distanza che ci separadalle donne di altri Paesi non è sta-ta colmata e sono passati sessan-t’anni. Non è stata colmata perchénel Parlamento italiano la presenzafemminile è la più bassa d’Europa.Nelle ultime elezione siamo arrivatiad avere il 17,4% di donne presentialla Camera e il 13,6% al Senato.Vi ricordo che eravamo partiti, nel1948, da 7,7% di donne presentialla Camera e dall’1,2% al Senato.Bene, in sessant’anni siamo passatidal 7 al 17% e siamo l’ultimo Paesein Europa. Ma non siamo solo l’ulti-mo Paese in Europa, siamo uno fragli ultimi Paesi nel mondo. In alcu-ne delle Nazioni che noi consideria-mo del Terzo o del Quarto Mondo, viè una presenza femminile nell’Isti-tuzione ben superiore a quella delnostro Paese. L’auspicio di quella donna non si è

realizzato. La fatica di quelle donnenon ha avuto la risposta che simeritava, perché nelle Istituzioni ledonne sono poche. È già stato riba-dito e ricordato che la legge sullequote rosa nel nostro Parlamento èstata bocciata, ma ci sono altrimotivi di preoccupazione: il tassodi occupazione femminile nelnostro Paese è tra i più bassi d’Eu-ropa. Siamo lontani dagli obiettivifissati a Lisbona, per quanto riguar-da l’Unione europea, relativamenteal tasso di occupazione femminile.Troppe donne nel nostre Paese, nel-la nostra Provincia e nella nostraRegione lasciano il lavoro dopo lanascita del primo figlio; nella mag-gior parte dei casi non riescono arientrare nel sistema produttivodopo l’allontanamento, a causa del-l’impossibilità di conciliare i tempidi lavoro con i tempi di cura e conla maternità.Troppe donne concludono gli studima non riescono ad avere un’occu-pazione adeguata e coerente congli studi compiuti. Abbiamo piùdonne che uomini iscritte e laurea-te in medicina, ma abbiamo pochis-sime donne ai vertici aziendali del-le ASL, degli ospedali e tra i prima-ri. Eppure sappiamo che spesso ledonne ottengono la laurea con unavotazione più alta rispetto ai lorocolleghi uomini. Nonostante que-sto, nel comparto della sanità pie-montese la maggior parte delledonne è occupata nelle posizionipiù basse e non certo ai vertici del-le carriere mediche ospedaliere.Ho citato questo esempio perché lasanità è una delle materie su cui laRegione può intervenire. Mi rifaccio anch’io all’appello allaresponsabilità rivolto dal Presiden-te dell’ANCI, Amalia Neirotti, Sinda-co di Rivalta. Dobbiamo raccoglierequest’appello e dobbiamo assumercila responsabilità di comprendere inquali modi sia possibile introdurreelementi di sostegno al lavoro fem-minile, che consentano alle donnedella nostra Regione non solo diessere occupate, ma di superare ilcosiddetto “tetto di cristallo”, che

tante volte tiene le donne confina-te a livelli più bassi delle carriere. È stata ricordata la legge sul nuovodiritto di famiglia. Giustamente,sono stati ricordati tutti gli inter-venti che hanno modificato, dalpunto di vista legislativo e formale,il ruolo della donna e il rapportodella stessa rispetto alla realtà. Abbiamo esempi di sentenze dellaCorte di Cassazione che ritengonomeno grave la violenza domesticadella violenza subita per strada, oche ritengono meno grave la vio-lenza fisica domestica. Ma cosa diredella violenza psicologica che spes-so confina le donne in posizionesubalterna all’interno della fami-glia? Molto lavoro è ancora da fare.Concludo, perché non voglio abusa-re della pazienza e del tempo chemi è stato concesso, ribadendo chec’è ancora molto lavoro da fare: illavoro per le pari opportunità; illavoro per i diritti effettivi e nonsolo formali; il lavoro per la conqui-sta del giusto ruolo e della giustacollocazione nelle Istituzioni. Tutto questo lavoro è necessario,affinché la speranza di quelle don-ne che sono andate a votare consi-derando l’importanza di quelmomento - come ricordavano laConsigliera Cotto e la PresidenteBresso - e considerando la schedaelettorale più importante di quelladel pane (non si sono messe il ros-setto sulle labbra per non correre ilrischio di segnare la scheda) sianoesaudite. Quelle donne, che hanno atteso conansia quel momento - ricordiamoche il primo tentativo di concedereil voto alle donne ebbe luogo conuna proposta di legge del 1904,alla quale si oppose fieramente illiberale Giolitti - attribuivano aquel voto una speranza.Questa speranza non deve esseredelusa e credo che noi, comeAssemblea legislativa, dobbiamoassumerci la responsabilità, perquanto possiamo, di non deludereulteriormente la loro speranza.

Grazie.

Page 15: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

Grazie, Presidente. Grazie, colleghee colleghi. A questo punto delladiscussione non è semplice inter-

venire, essendo già state dette tantecose, ma è comunque doveroso ricordarela giornata del 2 giugno 1946. Il 2 giugno 1946, giorno in cui oltre 14milioni di donne italiane, che rappresen-tavano il 53% dell’elettorato, entraronoper la prima volta in una cabina eletto-rale, con tutta l’emozione e con tutte leaspettative - non mettendosi il rossetto,come ha ricordato la Consigliera Cotto -per andare ad esprimere il proprio voto,la propria partecipazione, la propriaempatia, quale risultato di una loro bat-taglia, per scegliere, sul referendum isti-tuzionale, tra Monarchia e Repubblica. Su questo dobbiamo dire che da partedegli uomini, anche espressione di parti-ti e di forze che si esprimevamo per laRepubblica, c’era grande apprensione epaura per quello che sarebbe risultatodal voto delle donne. Le donne, invece,che rappresentavano la percentuale piùalta dell’elettorato, diedero un segnaleimportante: votarono a stragrande mag-gioranza, contribuendo alla svoltarepubblicana del nostro Paese. Una scel-ta importante e fondamentale. Le donne votarono, altresì, per l’elezionedell’Assemblea costituente, non soloesprimendo il diritto di elettorato attivo,ma anche potendo essere elette all’inter-no di quest’Assemblea. È già stato ricor-dato che ventuno furono le donne elette

18•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

nell’Assemblea costituente; donne che,insieme con tutti gli altri Costituenti,contribuirono a scrivere la nostra Costi-tuzione; una Costituzione che, a sessan-t’anni di distanza, è ancora una delle piùavanzate ed è quella che esprime, comeha ricordato la Consigliera Pozzi, unlivello più avanzato di compromesso tratutte le culture che contribuirono allalotta di liberazione e alla nascita delnostro Stato repubblicano. Quel 2 giu-gno disegna, comunque, un passaggiofondamentale nella rinascita della demo-crazia in Italia. Lo rappresenta ancheproprio in virtù della rottura politica esimbolica che il suffragio femminile rap-presenta e ha rappresentato, e in virtùdelle sfide che questo suffragio ha posto- e continua a porre - a tutto il mondopolitico e alla questione della democra-zia sostanziale nell’evoluzione dell’Italiarepubblicana. Sono passati sessant’annida quel 2 giugno, e le donne, com’è sta-to ricordato anche negli interventi pre-cedenti, hanno indiscutibilmente otte-nuto il riconoscimento di molti diritti. Lelotte che hanno portato avanti per laconquista dei diritti e delle libertà sem-brano oramai un ricordo. Resta, però, unvago senso di disagio: ma abbiamo dav-vero raggiunto quella pari dignità testéricordata nella testimonianza letta dallaConsigliera Pozzi, quella pari dignitàriaffermata anche negli articoli 2 e 3 del-la Costituzione, in cui si ribadisce l’ugua-glianza di tutti i cittadini davanti allalegge, quella pari dignità che anche ledonne hanno contribuito, direttamentee indirettamente, a sancire e a far viverenella società?Se ci soffermassimo a riflettere sul que-sito, basandoci anche sul vissuto perso-nale e collettivo - ovviamente non pos-siamo dare soltanto delle risposte gene-rali e politiche, ma dobbiamo partire dalvissuto e dalle esperienze personali - ciaccorgeremmo che la risposta, probabil-mente, non sarebbe così positiva. Le dis-criminazioni nei confronti delle donne,in maniera più o meno velata, continua-no ad esistere.Nel mondo del lavoro, peresempio, sono frequenti gli episodi dimobbing, soprattutto dal punto di vistasessuale (la percentuale è incredibile!).

In ambito lavorativo, inoltre, le donne,tendenzialmente, ricoprono i ruoli piùprecari.Solo pochi giorni fa esaminavo i datidell’Osservatorio sul mercato del lavoro:se è vero che sono stati registrati, per ledonne, degli inserimenti lavorativi nelVCO (parlo, in questo caso, per la miaProvincia), è altrettanto vero che taliinserimenti riguardano tutti lavori preca-ri o contratti a tempo parziale o deter-minato, o interinali. Il discorso dellaprecarizzazione, dunque, è molto fortenei confronti delle donne. Questi sono solo alcuni degli esempi didiscriminazione femminile, con una con-seguente recrudescenza anche alle con-quiste di libertà e di democrazia che ledonne, con le loro lotte, hanno ottenu-to: pensate, ad esempio, ai continuiattacchi a cui abbiamo assistito negliultimi anni rispetto alla legge n. 194 e alprincipio di autodeterminazione; o,ancora, alla legge n. 40, che, comunque,sul corpo delle donne, vede ancora svol-gersi una battaglia politica, le cui conse-guenze negative ricadono, sostanzial-mente, sempre sulle donne; pensateancora alla tendenza di continuare arelegare le donne a ruoli marginali diaiuto e di cura tendenzialmente sempree comunque a sostegno dell’uomo, delsuo ruolo, della sua personalità e profes-sionalità. E anche quando si pensa diriconoscere loro ruoli specifici - pensosoprattutto alla sfera politico-istituzio-nale - spesso si gratificano con incarichipiù o meno evanescenti, inventati sumisura per loro, che tendono a ricalcaregli stereotipi e i dettami di una culturadi chiara impronta maschile, relegandole donne a esprimere competenze suargomenti tipicamente femminili. Que-sta è la realtà con cui dobbiamo fare iconti.Non entro nel merito del rapporto fra ledonne e la politica, posto che già molteparole sono state spese rispetto allascarsissima rappresentatività delle don-ne all’interno delle istituzioni o all’inter-no dei partiti, o del ruolo che i partitisvolgono nei confronti delle donne: lapolitica ha, comunque, un’impostazioneal maschile, che non tiene conto dei

PAOLA BARASSI, Rifondazione Comunista

Page 16: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•19

60° Anniversario della Repubblica

tempi, dei modi, delle sensibilità e delleesigenze delle donne; tende, sostanzial-mente, ad escluderle. Questi sono glielementi che intendevo portare in dis-cussione. Come donna, e soprattutto come donnaall’interno di un’istituzione come il Con-siglio regionale, ritengo che alcuni pro-gressi, anche importanti, si possano

fare. La Presidente Bresso ha testé citatouna proposta di legge contro tutte lediscriminazioni: credo che sia un provve-dimento importante, non solo nei con-fronti di tutte le fasce deboli, ma anche- e soprattutto - rispetto al ruolo delledonne e alla riaffermazione dei dirittidelle stesse e delle loro libertà.Spero che questo momento di ricordo del

2 giugno 1946 e del voto alle donne nonrappresenti soltanto, in questo Consiglioregionale, un’occasione istituzionale finea se stessa, ma costituisca un trampoli-no per azioni dirette, da parte del Consi-glio e della Giunta regionale, volte adare risposte concrete ai problemi tutto-ra aperti rispetto alla questione delledonne.

Grazie, Presidente. Intervengo anome del Gruppo dei Verdi, chericordo essere rappresentato al

50% da una collega Consigliera: daquesto punto di vista, direi che nelnostro Gruppo le “quote rosa” sonopiù che rappresentate!In questa ricorrenza, credo che ilricordo di ciò che si celebra e ilmomento politico attuale siano duerealtà inscindibili: tra pochi giorni,infatti, i cittadini saranno nuova-mente chiamati al voto col referen-dum confermativo sulle modifichedella Costituzione.Nell’evocare quanto è avvenuto ses-sant’anni fa, con l’importante rico-noscimento del diritto al voto alledonne, non possiamo dimenticareche le Costituzioni e gli Statuti riba-discono le regole del vivere comune,e con essi dobbiamo difendere ivalori che riteniamo fondamentaliper la vita civile.È necessario riflettere, quindi, sulreferendum che andremo a votare tra

pochi giorni. Se è vero che le Cartefondanti devono essere attente allenuove problematiche e alle nuoveculture, è altrettanto vero che sidevono tenere ben saldi i principifondamentali. A tal riguardo, vorrei esprimere tuttala mia preoccupazione, perché lemodifiche apportate alla nostraCostituzione, che dovranno essereconfermate con il voto referendario,produrranno, a mio giudizio, unostravolgimento nell’impianto costitu-zionale, andando in una direzioneche non mi sembra portare unmiglioramento all’intera società ita-liana. E, proprio perché sono favorevole adascoltare le nuove tematiche e lerichieste che giungono dalla società,ritengo che adeguare le nostre Cartedei principi alla sensibilità e allacultura attuale richieda un momentodi riflessione, anche in merito aidiritti degli animali. Come sapete, questo tema è statoinserito nel nuovo Statuto dellaRegione Piemonte, anche se non si èriusciti a farlo riconoscere nella Car-ta Costituzionale Europea. Viste peròle vicissitudini di questo documento,spero che ci sia il tempo per ripensa-re a questo argomento. Per quanto riguarda il tema di oggi,la ricorrenza del voto alle donne,non vi è dubbio che la strada delriconoscimento, del ruolo importantedella figura femminile, iniziata ses-sant’anni fa, sia ancora lunga. Vorreiin particolare sottolineare un argo-mento già affrontato: la maternità.Da un lato non vorrei che, come mol-to spesso accade, la difesa e la valo-rizzazione dell’importantissimo ruolo

di madre, di donna, non diventassesolo un’affermazione pro-forma chepoi non si concretizza in sceltecoerenti. Nelle nostre società si dis-cute molto su questo punto, ma vor-rei sottolineare che sono le scelteconcrete che poi effettivamentedifendono la maternità. Su questo,per me, vi è ancora molto da operaresia a livello legislativo, sia a livellodi crescita culturale. Se non vi sono discriminazioni evi-denti come un tempo, non mi sembratuttavia che la nostra società siastrutturata in modo da offrire davve-ro sostegno di fronte alle difficoltàche si vivono quotidianamente, nel-l’affrontare i problemi che la societàpone alle madri. Come è stato ricor-dato, conciliare l’esigenza del lavorocon il ruolo materno è ancora unmomento difficile, pieno di ostacoliper le donne. Tuttavia vorrei sottoli-neare un altro problema collegatoalla maternità. Sempre più spesso sisentono voci che invocano interventia favore della natalità. È sicuramenteimportante tutelare e difendere que-sto ruolo, ma non possiamo dimenti-care che, da altre parti, altre vocisegnalano il rischio per tutto il pia-neta di una crescita della popolazio-ne che è diventata esponenziale. Inquesti ultimi anni, da parte di moltevoci autorevoli, sono arrivati appelliper quella che è stata definita ladecrescita dolce, ovvero una pianifi-cazione di una riduzione globaledegli abitanti del pianeta. È vero chein Italia siamo a bassi livelli di nata-lità, tuttavia in questa considerazio-ne di tipo generale di un’Italia inse-rita in un ambiente globale qual è ilnostro pianeta, più che puntare ad

ENRICO MORICONI, Verdi per la Pace

Page 17: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

20•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

Si tratta di un breve intervento,sono solo delle considerazioni.“Eravamo ancora in guerra e l’I-

talia era ancora divisa in due, quandoil 30 gennaio del 1945 le donne italia-ne videro riconosciuto, finalmente, ildiritto di voto”, così scrive MiriamMafai. Il decreto del Consiglio deiMinistri che porta la data del 1° feb-braio, non prevedeva però che ledonne potessero anche essere elette.Forse non fu solo una dimenticanza oun errore. Ma ci volle più di un annoperché l’errore o la dimenticanzavenisse corretta, con un decreto del10 marzo del 1946, che affermavaessere eleggibili all’assemblea costi-tuente, anche le cittadine. Sfogliandoi giornali dell’epoca, non si può nonrestare stupiti per lo scarso peso datoa quella decisione, quasi ci fosse daparte delle forze politiche, anche senon esplicita, una riserva, un timoreo un sospetto, per le conseguenzeche una simile scelta avrebbe potutocomportare nella vita italiana. Maquali che fossero questi timori oriserve, la decisione fu inevitabile,poiché imprescindibile dal ruolo chele donne italiane si erano conquista-te durante la resistenza.

Si può ben dire che esse ne sono sta-te l’anima e il cuore, perché senza laloro ampia partecipazione, senza illoro coraggio, il movimento partigia-no non avrebbe potuto avere l’am-piezza, lo slancio e la solidità cheebbe La decisione alla fine arrivò esarebbe stata ricca di conseguenzeper la vita politica italiana, obbligan-do tutti i partiti a organizzare, conmetodi e parole d’ordine nuove,milioni di donne fino ad allora esclu-se dalla vita e dal dibattito politico.Fin dalla prima tornata elettorale,quella del 1946, le donne votarono inmassa. Il voto venne vissuto subito,non solo come un dovere, ma anche esoprattutto come l’esercizio di undiritto, un’affermazione di sé, unasperanza e una scommessa sull’avve-nire. Il voto delle donne e la loro pre-senza sulla scena politica, è stato inItalia un fattore decisivo di cambia-mento. Nella primavera del 1946furono elette per la prima volta, oltreduemila donne nei Consigli Comunalie il 2 giugno ne vennero elette ven-tuno alla costituente. Poche, mariuscirono a fare iscrivere nella nostracarta costituzionale, in tema di pari-tà e di diritti tra uomini e donne,alcuni principi che, nel corso deglianni successivi, avrebbero costituitoil solido aggancio per importanticonquiste legislative sul piano socia-le e civile, e per la liquidazione diquelle norme del codice Rocco, chene sancivano l’inferiorità, anche nellafamiglia. Sono convinta che il nostropaese sarebbe diverso, se, in quellontano giorno di sessant’anni fa, ledonne non avessero conquistato ildiritto di voto e non lo avessero eser-citato nel corso di tutti questi anni,con tanta passione e puntualità.Pur tuttavia, rimane un percorsoincompiuto, poiché è ancora scarsa lapresenza delle donne nell’attivitàpolitica in generale e nei ruoli deci-

sionali in particolare. Nei Consigliregionali, per esempio, le elette nellaprimavera del 2005 sono state circa il12%, una percentuale modesta,anche se superiore all’8,5% raggiuntanella consultazione precedente. Solodue Presidenti di Giunta Regionalisono donne, una di queste è la nostraPresidente Mercedes Bresso. Non sitratta solamente di un difetto di fun-zionamento superabile attraverso unaserie di aggiustamenti tecnico-giuri-dici, come le tanto discusse, quantonecessarie, quote rosa da inserire nel-le liste elettorali, ma piuttosto di dif-ficoltà legate all’atteggiamento eall’organizzazione interna dei partiti:difficilmente gli uomini rinuncianoalle loro posizioni consolidate dipotere. In questa logica trovano pocospazio le competenze, le capacità,l’attitudine alla collaborazione e con-divisione dei compiti, il bisogno diconciliazione tra i vari ambiti dellavita, che esprimono le donne. Non-ostante si siano da tempo costituitecommissioni per le Pari Opportunità,i risultati ottenuti sono insufficienti,la vita delle donne, il rapporto con lasocietà resta disseminato di luoghicomuni. Le discriminazioni che ledonne subiscono, sono ancora oggirilevanti: ma sono forti e chiare leloro voci.Marina, avvocato e titolare di unostudio affermato: una vita dedicataalla sua professione, senza svaghi,senza sosta e senza nessun altro pen-siero: si è resa disponibile a lavoraregratuitamente allo sportello donna.Anna, sposata giovanissima, tre figli,un marito violento, subito in silenzionegli anni, poi la decisione di rivol-gersi al servizio sociale, in disaccordocon la famiglia e contro il comunesentire che la vorrebbe comunquesottomessa: sporge denuncia.Florence, senegalese solare e piena divitalità da tredici anni residente in

GRAZIELLA VALLOGGIA, Sinistra per l’Unione

una crescita della natalità, sarebbemeglio adoperarsi per una maternitàfelice garantendo serenità e sicurez-za sociale e lavorativa alle donne che

diventano madri e ai nuclei familiariin genere. In conclusione, spero chequesta ricorrenza con il ricordo che èstato fatto di tante voci, di tanti

momenti, confermi la necessità dicontinuare sulla strada di promuove-re la difesa dei diritti delle donne edi tutti i diritti civili e sociali.

Page 18: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•21

60° Anniversario della Repubblica

Italia, mi ha insegnato le differenzeche arricchiscono, abbiamo, con stu-pore, scoperto le tante cose che ciuniscono: aspetta la cittadinanza.Denise, pochi esami alla laurea diarchitettura, vuole fare politica, unasua vera passione, cerca uno spaziodi aggregazione.Maddalena, operaia in una fabbrica

tessile e delegata sindacale; delleduecento donne che lavoravano, nesono rimaste ottanta, nessuna più cipensa a lottare per i diritti, hannopaura di perdere il posto di lavoro.Lei non vuole arrendersi per orgoglio,per dignità.Il coraggio di queste donne e di tut-te quelle che hanno saputo scom-

mettere sul futuro, immaginandosiun mondo dove libertà, giustizia,pace dovessero essere vissuti ognigiorno, non sia colto come un pro-blema, ma come una grande occasio-ne per portare a compimento lademocrazia nel nostro Paese e pertrasformare la società italiana. Grazieper l’attenzione.

Grazie, Presidente. Vorrei col-legare la data del 2 giugnocon quella dell’8 marzo, che

tradizionalmente è la festa delladonna. L’Assemblea generale delleNazioni Unite, quando invitò gliStati membri a individuare nelcalendario una data per la celebra-zione dei diritti della donna, unì aquesta richiesta anche quella diuna giornata internazionale per lapace, per ricordare il fatto che lagaranzia della pace e il pieno godi-mento dei diritti umani e dellelibertà fondamentali hanno biso-gno della partecipazione attiva,dell’eguaglianza, della crescita delruolo delle donne. Pace e donne. Il tema della partecipazione attivadella donna alla vita politica è que-stione che investe i Paesi occiden-tali dal 1835, come hanno già det-to alcuni colleghi prima, da quandocioè le suffragette del Regno Unitoiniziarono a battersi per l’estensio-ne del diritto del voto alle donne.

Se insieme alla giornata per i dirit-ti della donna si festeggia anchequella della pace internazionale, ipartiti non devono però assillare icittadini con una caccia al voto. All’epoca della guerra fredda si par-lava di caccia alle streghe; oggiviene un pensiero più spontaneo:quale valore aggiunto può avere lapolitica senza la presenza delledonne? Ricordiamo il 60° anniversario delsuffragio femminile ottenuto per leelezioni politiche del 2 giugno1946, in occasione del referendumistituzionale e dell’elezione deirappresentanti all’Assemblea costi-tuente, senza dimenticare il decre-to emanato alcuni mesi prima dalGoverno provvisorio su proposta diDe Gasperi e Togliatti, che costitui-sce un atto fondamentale dimodernità per il nostro Paese.La ricorrenza di questo anniversa-rio e i numerosi dibattiti sullefamose quote rosa degli ultimi mesimostrano, però, un’insufficienza diregole del potere politico. Questa èun’espressione di Renzo Foa, raffor-zata anche dal più recente sondag-gio del CENSIS. Diamo spazio ainumeri: il 76% degli italiani ritienela presenza delle donne in politicafondamentale per il buon governodelle amministrazioni, e ovviamen-te anche noi siamo tra questi. Madi tale opinione sono in misuramaggiore le donne (83%) rispettoagli uomini (67%). La motivazioneè che la presenza femminile èinnanzitutto una questione didemocrazia. Tuttavia, il problema non è tantonelle quote, che conferiscono più o

meno spirito democratico al Paese,quanto nei valori che la differenzadi questo genere, del genere fem-minile, può esaltare all’interno del-la politica. Certo è che ancora oggi,leggendo La Stampa e scorrendo lecronache di queste ore, viene fuoriche un noto giornalista scrive edichiara, in seguito alla vittoria diLetizia Moratti al Comune di Mila-no: “Un tempo le signore si dedica-vano al ricamo. La signora Letiziaha scelto la politica”. Ebbene, questo è un errore, è unatteggiamento sbagliato e proba-bilmente si confonde la partigiane-ria politica con il fatto che comun-que una donna ha vinto le elezionial Comune di Milano. È possibile, dunque, anche alla lucedi questi errori, di queste dichiara-zioni - certamente non condivisibi-li, anzi assolutamente criticabili -recuperare delle giuste regole chepermettano alle donne non soltan-to di rigovernare il Paese, ma digovernarlo? Il pensiero cristiano, acui noi ci appelliamo ogni voltache parliamo di diritti civili, aiutaa ritrovare il giusto bilanciamentodel rapporto fra uomo e donna. Nonè una questione di costole, ma diincontro: l’atteggiamento di uncammino, talvolta attraversato dal-la sofferenza, di chi si trova difronte oppure contro una personadiversa.Il ruolo della donna, peculiare peril rapporto che ha con la vita, per-mette di dare un nuovo sensoanche al potere politico, che nondiventa fine a se stesso, ma stru-mentale per il buon governo dellacosa pubblica.

FRANCO GUIDA, Unione Democratici Cristiani

Page 19: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

22•Notizie 3-2006

60° Anniversario della Repubblica

Grazie, Presidente. Sarò velocis-simo. Festeggiamo oggi il 60°anniversario dell’Assemblea

Costituente, che ha permesso a que-sto Paese di diventare una grandedemocrazia occidentale, libera, plura-le e soprattutto attenta a quelli chesono i diritti delle persone. Quell’As-semblea Costituente ci ha consegnatouna Carta costituzionale che è undocumento aperto, che non guarda alpassato, ma che guarda al futuro, alla

possibilità che ci siano maggioridiritti, maggiori opportunità, mag-giori incisività per le persone chehanno meno in un modello socialeche guarda agli interessi generali enon agli interessi particolari. Questo processo innovativo, che harimesso al centro la grande questionedell’inclusione sociale contro le dis-criminazioni ha visto, nella formula-zione della sua natura giuridica, ilruolo fondamentale delle deputate edelle donne nel nostro Paese, donneche hanno contribuito alla liberazio-ne del nostro Paese anche con unsacrificio umano terribile, quello dellamorte. Tante donne hanno combattu-to e si sono fatte immolare per laliberazione del nostro Paese. Questedonne hanno contribuito a scrivere lanostra Carta costituzionale come undocumento aperto, che guarda al pro-gresso civile e democratico dellanostra Repubblica. Una Repubblicache mette al centro il tema dellegaranzie; garanzie che devono esserea volte sospinte, perché questa demo-crazia, purtroppo, è ancora troppocontrollata e troppo guidata dagli

uomini.Gli uomini devono cedere ilpasso, e lo devono fare sapendo chec’è un’unica grande consapevolezza:questa democrazia si può arricchire epuò avanzare solo se il ruolo delledonne sarà sempre più importante epiù ricco nella definizione del proces-so e dell’avanzamento politico ecostituzionale del nostro Paese. Adimostrazione di ciò che ho detto, viè la specificità del contributo che ledonne hanno sempre dato ai grandiprocessi che hanno permesso l’evolu-zione della nostra democrazia. Ogniprovvedimento che è stato fatto infavore delle donne ha garantito dirit-ti e libertà per tutti. Spesso le grandiriforme che hanno interessato ilgenere femminile sono state grandiriforme che hanno fatto avanzarecivilmente e democraticamente ilnostro Paese. Bene, allora festeggia-mo in modo non retorico questo anni-versario e festeggiamolo soprattuttonella consapevolezza che tanta stradaabbiamo ancora da fare. Per farla, ilnostro genere, quello maschile, deveessere consapevole che è necessariofare qualche passo indietro.

LUCA ROBOTTI, Comunisti Italiani

Pubblichiamo i contributi dei Gruppi consiliari che non sono intervenuti nella seduta del 31 maggio 2006

tano infatti un momento di “assolu-ta compiutezza democratica” per laNazione che si avviava infatti, dopoanni difficili e di profonde lotteintestine, ad un futuro di democra-zia e di libertà.E sono proprio questi due momentia diventare il simbolo di questasvolta profonda ed estremamentesignificativa per l’Italia. Le originidella nostra Repubblica affondanole proprie radici nel primo voto asuffragio universale maschile efemminile e, al tempo stesso, lapartecipazione attiva e in formademocratica di tutte le forze politi-che all’Assemblea Costituentesegnano un Paese che non solo sta-

Quest’anno si celebrano dueeventi particolarmenteimportanti e significativi per

la storia del nostro Paese; dueeventi che verranno certamentericordati negli annali futuri ma cheoggi, costantemente, abbiamo l’im-pegno e l’obbligo morale di richia-mare alle generazioni più giovaniper ricordarne il valore, evidenziar-ne l’alta caratura e farsi sì che inostri figli possano proseguire conrisolutezza nel cammino aperto dainostri padri.Sia il sessantesimo anniversariodell’elezione dell’Assemblea Costi-tuente, sia il sessantesimo anniver-sario del voto alle donne rappresen-

WILLIAM CASONI, Alleanza Nazionale

Page 20: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

3-2006 Notizie•23

60° Anniversario della Repubblica

va risorgendo ma che, anzi, siincamminava con gli strumenti del-la politica e della partecipazione (enon più con le scorciatoie della vio-lenza) verso una rinascita che ci haguidato a sederci tra pari con lenazioni più importanti dell’interopianeta La politica ha ora il dovere

di rimuovere tutti gli ostacoli rima-sti e di percorrere con decisione lastrada della costruzione di servizicapaci di garantire la partecipazio-ne attiva e paritaria alla vita politi-ca, sociale ed economica del PaeseI cambiamenti della società sonomolto lenti, sono passati 60 anni

dal primo passo decisivo, ma occor-rerà tutta la forza e la volontàofferte da una partecipazione attivae paritaria per poter accelerare ecompiere finalmente tutti i cambia-menti di cui il Paese ha ancorabisogno.

Quella del 2 giugno 1946 è unafra le più importanti date sto-riche che hanno cambiato il

volto dell’Italia.Non possiamo disconoscere che l’An-niversario della Repubblica e dell’As-semblea Costituente e anche l’Anni-versario della prima volta in cui ledonne italiane hanno potuto andarea votare, hanno contribuito a raffor-zare il significato di un cammino diparità e di libertà di scelta che nonè mai venuto meno e, da allora inpoi, ha reso grande l’Italia. Da quella data per fortuna è cessatal’epoca della distruzione e della vio-lenza ed è iniziata quella del pro-

gresso e della civiltà che ha portatoil nostro paese all’attuale stato dibenessere in cui viviamo.I valori espressi sessant’anni fa daifondatori della Repubblica italianasono quelli da cui ancora oggivogliamo prendere spunto per dare ilnostro contributo alla vita politica. Il Gruppo consiliare dei Moderati peril Piemonte celebra con solennitàinteriore questa grande ricorrenza didemocrazia ed intende contribuirecon questi propositi alla costruzionedi una nazione in cui la libertà e lepari opportunità siano realmentepatrimonio di tutte le componentidella società.

GIULIANO MANOLINO, Moderati per il Piemonte

Quest’anno la festa del 2 giugno,che ha celebrato i 60 anni del-la Repubblica italiana e della

Costituente, va ricordata soprattutto

per l’anniversario del voto alle donne.Il punto di partenza dell’Italia demo-cratica fu proprio il 2 giugno del 1946quando alle urne si recò più dell’89%degli italiani per eleggere i membridell’Assemblea costituente, e cheincludeva, per la prima volta, tra glielettori, anche le donne.Incominciada lì l’incompiuto cammino delle don-ne italiane verso i diritti, la parità el’emancipazione sociale, che ha vissu-to in questi 60 anni tappe e conqui-ste significative: dal 1963 anno in cuinon fu più ammesso il matrimoniocome causa di licenziamento sulposto di lavoro e anno in cui ci fu l’a-pertura alle donne alla magistratura eagli uffici pubblici, al 1968, anno incui l’adulterio femminile fu depena-lizzato; il divorzio nel 1970, il dirittoall’uso degli anticoncezionali nel1971, per citarne solo alcuni. Ma

queste battaglie non sono bastateper permettere loro di avvalersi pie-namente dei propri talenti, della loroforza e delle loro ricchezze inestima-bili, costituendo, ancora adesso, unodei più evidenti deficit della nostrademocrazia.Infatti la rappresentanza delle donnein politica dal 1946 ad oggi è passatadal 3,7% al 15,9%, una percentualepiuttosto scarsa, tanto più se si pen-sa che in Piemonte sono state elette4 donne senatore su 22 e 8 donnedeputato su 46 alle scorse politiche.L’Italia dei Valori, fin da quando nac-que come partito, ha puntato moltosulle donne credendo nei loro valori enel loro intuito, ritenendo che ildiritto alla parità non sia solo unapromessa, ma una battaglia da com-battere quotidianamente a partiredalle nostre istituzioni.

ANDREA BUQUICCHIO, Italia dei Valori

Page 21: Gli interventi in Aula - cr.piemonte.it · 4•Notizie 3-2006 60° Anniversario della Repubblica L a seduta odierna si svolge in ses-sione straordinaria, ai sensi dell’ar-ticolo

DEMOCRATICI DI SINISTRA

15 ConsiglieriVia Santa Teresa 12, Torino

Tel. (011) 57.57.465-466 Fax (011) 54.32.46

PRESIDENTE

Rocchino Muliere

VICEPRESIDENTI

Antonio Boeti

Marco Travaglini

Angelo Auddino

Marco Bellion

Oscar Bertetto

Mercedes Bresso

Sergio Cavallaro

Pier Giorgio Comella

Giorgio Ferraris

Rocco Larizza

Roberto Placido

Paola Pozzi

Aldo Reschigna

Wilmer Ronzani

FORZA ITALIA

10 ConsiglieriVia San Francesco d’Assisi 35, Torino

Tel. (011) 57.57.278-292 Fax (011) 56.28.561

PRESIDENTE

Angelo Burzi

VICEPRESIDENTI

Alberto Cirio

Luca Pedrale

Ugo Cavallera

Mariangela Cotto

Caterina Ferrero

Giampiero Leo

Gaetano Nastri

Gilberto Pichetto Fratin

Pietro Francesco Toselli

LA MARGHERITA

9 ConsiglieriVia Arsenale 14, Torino

Tel. (011) 57.57.270-690 Fax (011) 54.57.94

PRESIDENTE

Stefano Lepri

VICEPRESIDENTE

Angela Motta

Alessandro Bizjak

Paolo Cattaneo

Davide Gariglio

Mauro Laus

Mariano Rabino

Elio Rostagno

Bruno Rutallo

ALLEANZA NAZIONALE

5 ConsiglieriVia Dellala 8, Torino

Tel. (011) 57.57.296-297 Fax (011) 53.14.34

PRESIDENTE

William Casoni

VICEPRESIDENTE

Marco Botta

Roberto Boniperti

Agostino Ghiglia

Gian Luca Vignale

RIFONDAZIONE COMUNISTA

5 ConsiglieriVia San Francesco d’Assisi 35, Torino

Tel. (011) 57.57.904-909 Fax (011) 561.81.03

PRESIDENTE

Sergio Dalmasso

VICEPRESIDENTE

Juri Bossuto

Paola Barassi

Gian Piero Clement

Alberto Deambrogio

LEGA NORD PIEMONT PADANIA

4 ConsiglieriVia San Francesco d’Assisi 35, Torino

Tel. (011) 57.57.284-285 Fax (011) 53.83.62

PRESIDENTE

Oreste Rossi

VICEPRESIDENTI

Stefano Monteggia

Gianfranco Novero

Claudio Dutto

COMUNISTI ITALIANI

2 ConsiglieriVia Santa Teresa 12, Torino

Tel. (011) 57.57.403-405 Fax (011) 561.29.62

PRESIDENTE

Luca Robotti

VICEPRESIDENTE

Vincenzo Chieppa

MODERATI PER IL PIEMONTE

2 ConsiglieriVia Santa Teresa 12, Torino

Tel (011) 57.57.113-719 Fax (011) 53.37.13

PRESIDENTE

Giuliano Manolino

VICEPRESIDENTE

Giovanni Pizzale

PER L’ITALIA

2 ConsiglieriVia Arsenale 14, Torino

Tel. (011) 57.57.327-328 Fax (011) 57.57.031

PRESIDENTE

Maurizio Lupi

VICEPRESIDENTE

Michele Giovine

SINISTRA PER L’UNIONE

2 ConsiglieriVia Arsenale 14, Torino

Tel. (011) 57.57.344-463 Fax (011) 57.57.649

PRESIDENTE

Mariano Turigliatto

VICEPRESIDENTE

Graziella Valloggia

UNIONE DEMOCRATICI CRISTIANI

2 ConsiglieriVia Alfieri 19, Torino

Tel. (011) 57.57.407-600 Fax (011) 54.27.30

PRESIDENTE

Deodato Scanderebech

VICEPRESIDENTE

Francesco Guida

VERDI PER LA PACE

2 ConsiglieriVia San Tommaso 20, Torino

Tel. (011) 57.57.295-231 Fax (011) 54.89.69

PRESIDENTE

Enrico Moriconi

VICEPRESIDENTE

Mariacristina Spinosa

DEMOCRAZIA CRISTIANA

PARTITO SOCIALISTA

1 ConsigliereVia San Francesco d’Assisi, 35 Torino

Tel. (011) 57.57.276

PRESIDENTE

Riccardo Nicotra

ITALIA DEI VALORI

1 ConsigliereVia Arsenale 14, Torino

Tel. (011) 57.57.400-527 Fax (011) 53.19.14

PRESIDENTE

Andrea Buquicchio

SOCIALISTI DEMOCRATICI ITALIANI

1 ConsigliereVia Arsenale 14, Torino

Tel. (011) 57.57.322–379 Fax (011) 562.11.43

PRESIDENTE

Luigi Sergio Ricca

UFFICIODI PRESIDENZA

SEDEVia Alfieri 15 - 10121 Torino

Tel (011) 57.57.111

PRESIDENTE

Davide Gariglio (La Margherita)Tel (011) 57.57.200 - 209

Fax (011) 562.92.09

VICEPRESIDENTI

Roberto Placido (Democratici di Sinistra)Tel (011) 57.57.206 Fax (011) 57.57.370

Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia)Tel. (011) 57.57.204 Fax (011) 57.57.323

SEGRETARI

Vincenzo Chieppa (Comunisti Italiani)Tel. (011) 57.57.283 Fax (011) 57.57.680

Mariacristina Spinosa (Verdi per la pace)Tel (011) 57.57.266 Fax (011) 57.57.680

Agostino Ghiglia (Alleanza Nazionale)Tel (011) 57.57.468 Fax (011) 57.57.234