UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai...

8
distribuzione gratuita anno XXIX | N°240 | Agosto - Ottobre 2012 mensile di informazione, cultura, politica “Il quartiere Eur: com’è.... come lo vorrei”, questo il ti- tolo del concorso letterario e fotografico organizzato da EUR S.p.A. e rivolto agli stu- denti delle superiori che stu- diano o vivono all’Eur. EUR S.p.A. si propone, con questa iniziativa, di sviluppare nei giovani una conoscenza ap- profondita del loro quartiere insieme alla consapevolezza del valore storico e artistico di molti edifici, in particolare, di alcuni progetti architetto- nici in fase di realizzazione, come il grande centro con- gressi di Roma, “la Nuvola”, progettato dal celebre archi- tetto Massimiliano Fuksas o Mediteraneum Acquario di Roma. L’obiettivo è la valorizzazione dei numerosi spazi, ma anche degli eventi che hanno luogo nel quartiere più moderno della città e che possono ri- vestire un interesse speciale per i giovani, stimolandone la creatività e la naturale predi- sposizione alla curiosità. Del resto il rilancio della vocazio- ne culturale e museale del XII municipio attraverso la pro- mozione del polo museale e delle iniziative culturali e turistiche che favoriscano la conoscenza, la fruibilità e la comunicazione del quartiere è uno degli obiettivi primari di EUR S.p.A. L’EDITORIALE Il museo etnografico Pigorini Ci sono artisti che si impongono con la su- periorità del loro ge- nio, con la forza del loro temperamento, costringendo tutto e tutti a piegarsi alle no- vità della propria arte. Vermeer non è uno di questi. La sua arte è di valore incomparabile. Davvero pochi nella storia reggono il con- fronto. Ma è un’ arte che si propone in ma- niera quasi discreta, senza nessuna retorica roboante. Così come discreta, quasi dimes- sa, appare la sua storia personale, almeno per quel che ne sappiamo. Sappiamo la sua fu una vita breve (morì all’età di 43 anni) trascorsa interamente a Delft, in Olanda. Delft non era certo una delle grandi capitali europee, ma era una città ricca, eco- nomicamente e cultu- ralmente molto viva. A Delft, Vermeer condus- se una vita apparente- mente tranquilla, senza grandi sconvolgimenti, esercitando sempre il mestiere di pittore su commissione. Dipin- geva non più di due o tre quadri all’anno e in tutta la vita dipinse non più di cinquanta opere. Oggi se ne conoscono circa una trentina. Otto di queste sono in questi giorni a Roma, presso le scuderie del Quirinale dove è esposta la mo- stra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese. La mostra in realtà non è dedicata solo a Vermeer, quanto piut- tosto all’arte figurativa del suo tempo, di cui sono presenti impor- tanti testimonianze. Ma la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- te ed è inevitabile che quasi tutta l’attenzione sia rivolta alle sue opere. SAN JOBS AIUTACI TU di MARTINO FEYLES In questo giorni in cui ricorre il primo anniver- sario della morte di Steve Jobs i media di tutto il mondo hanno dato inizio ad un processo di commemorazione che ha pochi precedenti. Più che una commemorazione sembra alle vol- te una beatificazione. Sul web la celebrazione del mago di Apple assume talvolta toni devo- zionali: «Grazie per aver messo il mondo tra le mie dita», «Non sarai dimenticato. Mi hai ispira- to a essere differente», «Oggi indosso un giro- collo nero in tuo onore». E così via. I messaggi si moltiplicano sui blog, sui social network, sulle chat. Su Twitter l’argomento “Steve Jobs” risulta tra i dieci argomenti più discussi nel mondo. Su You Tube il suo celebre discorso di Stanford ha ormai oltrepassato quota 15 milioni di visua- lizzazioni: i discorsi di Obama o di Benedetto XVI la confronto sono prediche da parrocchia di provincia. I media e le istituzioni più ufficiali non sono da meno. I giornali titolano a caratte- ri cubitali e in tv la puntata monografica in se- conda serata è d’obbligo. Per non parlare delle biografie in libreria. A Milano e a Torino hanno già inaugurato due mostre dedicate alla sua vita e alla sua figura. Ma cosa motiva una simile celebrazione? Tim Cook, l’attuale numero 1 di Apple ha scritto una toccante lettera per ricordare Jobs in cui invita tutti a riflettere «sui molti modi in cui ha reso il mondo un posto migliore». Ed è esatta- mente su questo che bisogna riflettere. Davve- ro il mondo è un posto migliore grazie al Mac, all’I-phone o all’I-pad? Nessuno può metter in dubbio il carisma di Jobs, la sua innegabile genialità di informatico, la forza della sua men- talità visionaria di imprenditore. Ma se è vero l’I-pad e l’I-phone ci hanno cambiato la vita, lo stesso si può dire di migliaia di invenzioni scon- volgenti della tecnologia contemporanea, che però appaiono terribilmente più prosaiche: dalle calze di nylon (che hanno davvero rivo- luzionato la vita delle donne), fino alla plastica (che ha davvero rivoluzionato tutto il nostro mondo domestico). Cosa c’è allora di così attra- ente nella figura di Jobs? C’è certamente l’incarnazione del sogno ame- ricano: un uomo che crede fino in fondo nella sua idea e che in forza del suo talento vola dal garage di casa fino alla stelle. In più, rispetto a tanti altri self made man e imprenditori di suc- cesso del mondo contemporaneo, Jobs ha il vantaggio di apparire “alternativo”: dalla fede buddista fino alle battute sulle droghe, l’im- magine di Jobs riesce a coniugare il mito del successo capitalismo liberale e la controcultura figlia degli anni ’60. Ma soprattutto, dietro al fe- nomeno Jobs bisogna rilevare un bisogno che è davvero globale e davvero attuale: il bisogno di un esempio. In tempi di crisi c’è bisogno di avere davanti agli occhi un eroe positivo. Ai santi veri nessuno ci crede più. Così i media cominciano canonizzare gli eroi dell’industria. di ERMINIO SERGIO Nominati i nuovi vertici di Roma Convention Group S.p.A di ERMINIO SERGIO > a pag. 3 UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA Il XII Municipio riscopre la sua vocazione culturale e museale VERMEER A ROMA Fotografie dell’intimo segue a pag. 2 Vermeer, La ragazza con il cappello rosso segue a pag. 4/5

Transcript of UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai...

Page 1: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

distribuzione gratuita anno XXIX | N°240 | Agosto - Ottobre 2012 mensile di informazione, cultura, politica

“Il quartiere Eur: com’è.... come lo vorrei”, questo il ti-tolo del concorso letterario e fotografico organizzato da EUR S.p.A. e rivolto agli stu-denti delle superiori che stu-diano o vivono all’Eur. EUR

S.p.A. si propone, con questa iniziativa, di sviluppare nei giovani una conoscenza ap-profondita del loro quartiere insieme alla consapevolezza del valore storico e artistico di molti edifici, in particolare, di alcuni progetti architetto-nici in fase di realizzazione,

come il grande centro con-gressi di Roma, “la Nuvola”, progettato dal celebre archi-tetto Massimiliano Fuksas o Mediteraneum Acquario di Roma.L’obiettivo è la valorizzazione dei numerosi spazi, ma anche degli eventi che hanno luogo nel quartiere più moderno della città e che possono ri-vestire un interesse speciale per i giovani, stimolandone la creatività e la naturale predi-sposizione alla curiosità. Del resto il rilancio della vocazio-ne culturale e museale del XII municipio attraverso la pro-mozione del polo museale e delle iniziative culturali e turistiche che favoriscano la conoscenza, la fruibilità e la comunicazione del quartiere è uno degli obiettivi primari di EUR S.p.A.

L’EDITORIALE

Il museo etnografico Pigorini

Ci sono artisti che si impongono con la su-periorità del loro ge-nio, con la forza del loro temperamento, costringendo tutto e tutti a piegarsi alle no-vità della propria arte. Vermeer non è uno di questi. La sua arte è di valore incomparabile. Davvero pochi nella storia reggono il con-fronto. Ma è un’ arte che si propone in ma-niera quasi discreta, senza nessuna retorica roboante. Così come discreta, quasi dimes-sa, appare la sua storia personale, almeno per quel che ne sappiamo. Sappiamo la sua fu una vita breve (morì all’età di 43 anni) trascorsa interamente a Delft, in Olanda. Delft non era certo una delle grandi capitali europee, ma era una città ricca, eco-nomicamente e cultu-

ralmente molto viva. A Delft, Vermeer condus-se una vita apparente-mente tranquilla, senza grandi sconvolgimenti, esercitando sempre il mestiere di pittore su commissione. Dipin-geva non più di due o tre quadri all’anno e in tutta la vita dipinse non più di cinquanta opere. Oggi se ne conoscono circa una trentina. Otto di queste sono in questi giorni a Roma, presso le scuderie del Quirinale dove è esposta la mo-stra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese.La mostra in realtà non è dedicata solo a Vermeer, quanto piut-

tosto all’arte figurativa del suo tempo, di cui sono presenti impor-tanti testimonianze. Ma la fama di Vermeer è ormai paragonabile a

quella delle più grandi star della storia dell’ar-te ed è inevitabile che quasi tutta l’attenzione sia rivolta alle sue opere.

SAN JOBS AIUTACI TUdi MARTINO FEYLES

In questo giorni in cui ricorre il primo anniver-sario della morte di Steve Jobs i media di tutto il mondo hanno dato inizio ad un processo di commemorazione che ha pochi precedenti. Più che una commemorazione sembra alle vol-te una beatificazione. Sul web la celebrazione del mago di Apple assume talvolta toni devo-zionali: «Grazie per aver messo il mondo tra le mie dita», «Non sarai dimenticato. Mi hai ispira-to a essere differente», «Oggi indosso un giro-collo nero in tuo onore». E così via. I messaggi si moltiplicano sui blog, sui social network, sulle chat. Su Twitter l’argomento “Steve Jobs” risulta tra i dieci argomenti più discussi nel mondo. Su You Tube il suo celebre discorso di Stanford ha ormai oltrepassato quota 15 milioni di visua-lizzazioni: i discorsi di Obama o di Benedetto XVI la confronto sono prediche da parrocchia di provincia. I media e le istituzioni più ufficiali non sono da meno. I giornali titolano a caratte-ri cubitali e in tv la puntata monografica in se-conda serata è d’obbligo. Per non parlare delle biografie in libreria. A Milano e a Torino hanno già inaugurato due mostre dedicate alla sua vita e alla sua figura. Ma cosa motiva una simile celebrazione? Tim Cook, l’attuale numero 1 di Apple ha scritto una toccante lettera per ricordare Jobs in cui invita tutti a riflettere «sui molti modi in cui ha reso il mondo un posto migliore». Ed è esatta-mente su questo che bisogna riflettere. Davve-ro il mondo è un posto migliore grazie al Mac, all’I-phone o all’I-pad? Nessuno può metter in dubbio il carisma di Jobs, la sua innegabile genialità di informatico, la forza della sua men-talità visionaria di imprenditore. Ma se è vero l’I-pad e l’I-phone ci hanno cambiato la vita, lo stesso si può dire di migliaia di invenzioni scon-volgenti della tecnologia contemporanea, che però appaiono terribilmente più prosaiche: dalle calze di nylon (che hanno davvero rivo-luzionato la vita delle donne), fino alla plastica (che ha davvero rivoluzionato tutto il nostro mondo domestico). Cosa c’è allora di così attra-ente nella figura di Jobs?C’è certamente l’incarnazione del sogno ame-ricano: un uomo che crede fino in fondo nella sua idea e che in forza del suo talento vola dal garage di casa fino alla stelle. In più, rispetto a tanti altri self made man e imprenditori di suc-cesso del mondo contemporaneo, Jobs ha il vantaggio di apparire “alternativo”: dalla fede buddista fino alle battute sulle droghe, l’im-magine di Jobs riesce a coniugare il mito del successo capitalismo liberale e la controcultura figlia degli anni ’60. Ma soprattutto, dietro al fe-nomeno Jobs bisogna rilevare un bisogno che è davvero globale e davvero attuale: il bisogno di un esempio. In tempi di crisi c’è bisogno di avere davanti agli occhi un eroe positivo. Ai santi veri nessuno ci crede più. Così i media cominciano canonizzare gli eroi dell’industria.

di ERMINIO SERGIO

Nominati i nuovi vertici di Roma Convention Group S.p.Adi ERMINIO SERGIO > a pag. 3

UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA Il XII Municipio riscopre la sua vocazione culturale e museale

VERMEER A ROMA Fotografie dell’intimo

segue a pag. 2

Vermeer, La ragazza con il cappello rosso

segue a pag. 4/5

Page 2: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

N°240 - anno XXIX | Agosto - Ottobre 2012 | 2

Un autunno all’insegna della cultura

Molto ricco, per citare alcune delle attività di spicco, il programma au-tunnale del Planetario, studiato se-condo le direttive della più recente comunicazione scientifica. L’atten-zione si sposta dalla spiegazione tecnica all’emozione, generata dal contatto con lo spettacolo della na-tura per permettere al suo eteroge-neo pubblico di spingere lo sguar-do oltre il cielo, nei meandri dello spazio e del tempo. A novembre sono previste esplorazioni virtuali tra stelle, costellazioni, pianeti, ga-lassie, volte a conoscere le grandi scoperte dell’astronomia dalle stel-le variabili, alle pulsar, alla materia oscura e a contemplare i segreti e le meraviglie dello spazio. Per le fa-miglie con bambini, durante i week end, sarà possibile partecipare a spettacoli “stellari” pensati proprio per i più piccoli, come “A spasso tra le costellazioni” o “In crociera tra i pianeti con il dr. Stellarium”.Enorme successo hanno riscosso le attività organizzate, nell’ambito della XXII settimana della Cultura scientifica, dal 15 al 21 ottobre, al Museo Nazionale Preistorico Etno-

grafico “Luigi Pigorini” che hanno registrato la partecipazione entu-siasta di numerose scolaresche. Numerose le visite guidate e la-boratori che si sono svolti in quei giorni e che proseguiranno anche tutto novembre e dicembre. Parti-colarmente interessante la ricostru-zione dello scheletro di un antico romano che permette ai ragazzi di conoscere le tecniche di datazione e catalogazione delle ossa anti-che, o l’analisi comparata dei vari scheletri degli antenati del homo sapiens che aiutano a capire i vari stadi dell’evoluzione umana, o an-cora i laboratori miranti a conosce-re le antiche tecniche del Neolitico come la lavorazione della ceramica o la vita nelle prime città. Sempre al Pigorini si potrà visitare fino al 2 aprile l’esposizione “[S]oggetti migranti: dietro le cose le perso-ne”, che ha come fulcro il tema dei viaggi di migrazione compiuti dagli oggetti conservati nei musei etno-grafici. Attraverso la presentazio-ne di oltre 150 opere presenti nei depositi del Museo Luigi Pigorini, molte delle quali mai esposte, nella

mostra vengono portate in primo piano le storie passate e presenti che si nascondono dietro quegli oggetti.Per i cinefili il Cineforum del Se-raphicum - un’iniziativa conso-lidata per il quartiere, capace di raccogliere ad ogni edizione la par-tecipazione di numerosi spettatori oltre che di registi, attori, sceneg-giatori e critici cinematografici – ha aperto la stagione il 27 ottobre con il film Scialla, pellicola di successo del regista Francesco Bruni che ha partecipato alla proiezione intro-ducendo la sua opera. In cartellone tra i molti titoli proposti ricordiamo a novembre The Iron Lady di Phyl-lida Lloyd, Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek, Il villaggio di car-tone di Ermanno Olmi e The artist di Michel Hazanavicius.Ai rifugiati, uomini, donne e bambi-ni, spesso giunti in Italia da paesi in guerra o reduci da periodi di carcere e tortura, è rivolta l’ultima iniziativa che segnaliamo. Il 12 ottobre sono infatti stati presentati i corsi di ita-liano per stranieri, encomiabile progetto di solidarietà organizzato,

in collaborazione con l’Istituto Mas-simo, dal Centro Astalli, organizza-zione di volontariato, che opera nel settore dell’immigrazione su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è aiutare il percorso di integrazione degli stranieri nella nostra società, attraverso l’acquisizione della lin-gua italiana, strumento indispen-sabile per l’inserimento nel mondo del lavoro, nella consapevolezza che l’accoglienza dell’altro, del di-verso è prima di tutto una risorsa e una ricchezza culturale ed economi-ca per ogni civiltà.

Il XII Municipio riscopre la sua vocazione culturale e museale > segue da pag. 1

Scienza e Robotica per il Mare

Mercoledì 17 Ottobre si è svolto, presso l’Istituto Galileo Galilei di Roma, il convegno “Scienza e Ro-botica per il Mare; progetti, ricer-ca, tecnologia e testimonianze al femminile” promosso da Acquario di Roma – EXPO e da Expomed, associazione no-profit promotrice e supervisore scientifico del nuo-vo acquario di Roma. All’iniziativa, organizzata nell’ambito della XXII settimana della Cultura Scientifica, che si è tenuta a Roma dal 15 al 21 ottobre, hanno partecipato illustri esponenti del mondo accademico e scientifico.Il convegno è stato organizzato in coerenza con gli obiettivi stra-tegici dell’Acquario di Roma, polo tecnologico in costruzione sotto il laghetto dell’Eur che si propone di diventare il centro propulsore, a li-vello europeo, per la divulgazione di una cultura del mare responsabi-le e un punto di incontro tra la ricer-ca scientifica e il pubblico, avvalen-dosi delle più moderne tecnologie robotiche, informatiche e digitali. “L’innovazione tecnologica posta al servizio del Mare Mediterraneo diventa un prezioso strumento per

risolvere i problemi economici cul-turali, di preparazione dei nostri giovani, per dare possibilità di svi-luppo economico e di occupazione giovanile” ha affermato Domenico Ricciardi, Presidente di Acquario di Roma – EXPO, parlando alla platea dei giovani studenti. Tra i relatori la Dott.ssa Rosalia Santoleri, ricercatore del CNR e Re-

sponsabile del Gruppo di Oceano-grafia da Satellite dell’ISAC (Istituto Scienza dell’Atmosfera e del Clima) che ha raccontato come lo sviluppo dell’oceanografia operativa degli ultimi dieci anni ci permetta oggi di osservare, comprendere e prevede-re l’evoluzione dell’ambiente ma-rino, offrendoci preziosi strumenti per la gestione sostenibile delle risorse e dell’ambiente. Molto in-teressante anche l’intervento della Prof.ssa Fiora Pirri, Professore ordi-nario di Visione e Percezione pres-so Università La Sapienza di Roma, che, entrando nel vivo del dibattito, ha illustrato il progresso della visio-ne robotica e dell’analisi dei dati così acquisiti nei sistemi automatici di monitoraggio per la prevenzione di rischi o per il soccorso. Molto apprezzato in sala l’inter-vento del Prof. Ing. Gianni Orlandi, Direttore del Dipartimento di In-gegneria dell’Informazione, Elet-tronica e Telecomunicazioni presso Università La Sapienza di Roma, che ha illustrato, citando come esempio l’allestimento dell’Acqua-rio di Roma, come le più moder-ne tecnologie dell’informazione e della comunicazione multimediale permettano una didattica coinvol-gente e costruita su percorsi di visi-ta personalizzati.

Hanno catturato il pubblico gli in-terventi conclusivi del Dott. Ing. Dino Accoto, Ricercatore in Bioin-gegneria, presso il laboratorio di Robotica Biomedica e Biomicro-sistemi dell’Università Campus Biomedico di Roma e del Dott. Ing. Stanislao Di Amato, consulente per la robotica di XAM Design srl Information Technology & Robo-tics che, partendo dall’esperienza maturata presso il laboratorio di robotica biomedica del Campus Bio-medico, hanno presentato agli studenti lo stato dell’arte nel campo della robotica marina, in-troducendo i concetti di biomi-metica e bioispirazione, strategie progettuali che guardano alla na-tura per individuare soluzioni per il design di macchine intelligenti e performanti. Tra le principali attrazioni del futuro Acquario di Roma ci saranno proprio i pesci robot, costituiti da strutture mec-caniche rivestite da pelli artificiali in lattice, in grado di raggiungere effetti di straordinaria somiglianza e dotate di sensori che permetto-no di muoversi autonomamente, riproducendo i movimenti tipici della specie. Queste creature tec-nologiche rappresentano un mi-rabile esempio dei progressi della robotica marina.

Un convegno sul futuro tecnologico del Mediterraneo

E. S.

Magnifica presenza, uno dei film in programma nel cineforum del Seraphicum

Page 3: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

N°240 - anno XXIX | Agosto - Ottobre 2012 | 3

La notizia ha provocato subito viva apprensio-ne in tutto il quartiere. Nel giardino della scuola primaria Santi Savarino a Tor de’ Cenci sono sta-ti trovati dei materiali in amianto. La pericolosità per la salute si questo materiale è ormai uni-versalmente nota. Si sa con certezza che l’inala-zione prolungata delle polveri di amianto ge-nera una forma di can-cro tra le più terribili, il mesotelioma pleurico. Il presidente del munici-pio XII Pasquale Calzetta si è dunque mobilitato per attivare in fretta le procedure di rimozio-ne. Oltre alla rimozione del materiale di amianto già rinvenuto occorre-rà anche accertarsi che non vi siano altri resti in altre zone dell’area ver-de della scuola. Già nei mesi scorsi – ha dichiara-to Calzetta – «dopo aver ricevuto segnalazione

del dirigente scolastico della presenza di eternit e materiale di risulta in un’ala esterna del plesso, c’è stato un immediato intervento dei tecnici dei nostri uffici, che, anche su richiesta del nostro assessore alla politiche scolastiche Gemma Ge-sualdi e del presidente della commissione mu-nicipale alla scuola Gino Alleori, hanno eseguito le opportune verifiche e stabilito la recinzione dell’area per motivi di si-curezza. Per assicurare la copertura finanziaria del-le operazioni di rimozio-ne, con urgenza abbiamo segnalato la questione al competente Dipartimen-to SIMU per avere l’ok, ar-rivato ad agosto. Adesso che abbiamo l’indispen-sabile autorizzazione a procedere da parte della Asl, possiamo dare il via alla fase determinante dei lavori che ci faranno riconsegnare l’area in to-

tale sicurezza».Proprio pochi mesi fa, nel febbraio di quest’an-no il Tribunale di Torino ha emesso una senten-za storica condannando in primo grado Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier de Marchienne i due imprenditori che si sono arricchiti con i profitti dell’Eternit disin-teressandosi consape-volmente delle conse-guenze sulla salute del loro prodotto si successo. Il Tribuale di Torino li ha ritenuti responsabili del-le morti per mesotelioma avvenute tra gli operai delle fabbriche Eternit e li ha condannati a 16 anni di reclusione per «disastro ambientale do-loso permanente» e per «omissione volontaria di cautele antinfortunisti-che». Ma la drammatica storia dell’eternit non è ancora finita come dimo-stra il caso della scuola di Tor de’ Cenci.

Nominati i nuovi vertici di Roma Convention Group S.p.A

Amianto nella scuola Santi Savarino

F. C.

Giuseppe Roscioli e Roberto Sergio sono stati no-minati, per il triennio 2012-2014, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Roma Convention Group S.p.A dall’Assemblea dei soci, che si è riu-nita martedì 16 ottobre scorso. Tre i consiglieri di amministrazione che faranno parte del nuovo CDA: Mauro Mannocchi, Pierluigi Borghini e Ni-cola Colombini.Roma Convention Group S.p.A è la nuova società, detenuta per il 50% da Eur S.p.A e per il 50% da Fiera Roma S.r.l, che avrà come mission la gestio-ne di sistemi congressuali e l’attività di progetta-zione, organizzazione e promozione di meeting ed eventi, che si svolgeranno nello storico Palazzo dei Congressi dell’Eur, nel Nuovo Centro Congres-si e nei padiglioni della Nuova Fiera di Roma. Il progetto è stato concepito in vista dell’apertura, il prossimo anno, del nuovo grande centro con-gressi di Roma, la Nuvola, progettato da Massi-miliano Fuksas e avrà ricadute positive in termini economici e occupazionali. La nascita di un nuo-vo polo congressuale, in grado di presentarsi oggi al mercato internazionale dei congressi come un unico soggetto aziendale, costituisce infatti

un’operazione strutturale di marketing territoria-le, volta a rafforzare l’immagine di Roma Capitale, e sicuramente uno strumento incisivo per incre-mentare il turismo congressuale della nostra città.Nel corso dell’assemblea del 16 ottobre i neo Pre-sidente Giuseppe Roscioli e Vice Presidente Ro-berto Sergio sono stati incaricati di avviare tutte le procedure per giungere rapidamente alla de-finizione delle procedure di gestione congiunta, tra le due società azioniste di Roma Convention Group, degli spazi congressuali “Questa nuova società - ha commentato il sin-daco di Roma Capitale Gianni Alemanno in una nota stampa - gestirà gli eventi legati al turismo congressuale in due luoghi importantissimi come la Fiera e i Palazzi dell’Eur, compresa la Nuvola di Fuksas. Questa offerta sarà sicuramente molto significativa e importante nel mercato internazio-nale e potrà attrarre nuovi flussi turistici e nuove economie per la città.Grazie a questa integrazione - prosegue il sindaco - evitiamo una concorrenza al ribasso tra Fiera ed Eur e offriamo un polo che avrà una funzione trai-nante per tutta l’economia cittadina, soprattutto

sul versante turistico e congressuale. Rivolgo un augurio al nuovo presiedente di Roma Conven-tion Group Giuseppe Roscioli che, in base alla sua esperienza maturata nel campo alberghiero e commerciale, sarà sicuramente un Presidente in grado di promuovere al meglio questa integra-zione tra Fiera ed Eur Congressi.

di ERMINIO SERGIO

Immediata l’apertura del cantiere per i lavori di rimozione

FOTOin alto: una lamina di Eternit, in basso: la scuola Santi Savarino

FOTOdall’alto: Roberto Sergio, Giuseppe Roscioli

Page 4: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

N°240 - anno XXIX | Agosto - Ottobre 2012 | 4

LAURENTUM MAGAZINEMensile di informazione

cultura - politica

Anno XXIX - N° 240Agosto - Ottobre 2012

DirettoreRoberto SERGIO

Direttore ResponsabileIsabella RUSCONI

Coordinatore EditorialeMarco LANZARONE

Responsabile RedazioneMartino FEYLES

Proprietà del CENTRO CULTURALE

LAURENTUM

PresidenteGiovanni TARQUINI

Comitato DirettivoEleonora FRANCIONI

Isabella RUSCONIRoberto SERGIO

Per la pubblicitàsu Laurentum scrivi a:

[email protected]

ResponsabileFotocomposizione e Stampa

29 communication s.r.l.Via dei Monti Parioli, 6

Tel. 06 8881219129communication.com

La distribuzione è gratuitaRegistrazione Tribunale di

Roma n° 87/83 del 05/03/83

La prima impressione che si ha di fronte ai suoi quadri è quella di uno shoccante realismo. “Sembrano fotografie”: questo è il primo com-mento di chiunque di avvicini per la prima volta al grande maestro olandese. È un commento da un certo punto di vista ingenuo: certo non si misura la grandezza un arti-sta dalla sua capacità di riprodur-re il reale, altrimenti un ragazzino con la polaroid sarebbe in grado di produrre opere superiori a quelle di Michelangelo. Ma in questa im-pressione così immediata c’è del vero. C’è senza dubbio in Vermeer una ricerca accuratissima, che mira ad un realismo quasi fotografico. Le ricerche storiche hanno dimostrato che il maestro di Delft – come molti altri nel suo tempo – si serviva della camera oscura per creare effetti di luce assolutamente perfetti e per

riprodurre i rapporti prospettici nel modo più esatto. Questo spie-ga perché non ci sia praticamente mai traccia dei disegni preparatori dei suoi quadri. E spiega anche quel particolare effetto di “sfocato” che è caratteristico di molte sue opere. Nella “Ragazza con il cappello rosso” – che è anche l’immagine di “coper-tina” della mostra – questo effetto è molto evidente: alcuni dettagli sono raffigurati in modo nitido altri invece appaiono quasi sfocati. La tecnica di Vermeer ha dunque dav-vero una relazione con la tecnica fo-tografica. Ma – come accade anche con i grandi maestri della fotografia contemporanea, a cui Vermeer ha sicuramente insegnato molto – non si tratta innanzitutto di “riprodurre” la realtà, quanto piuttosto per sco-prirla veramente. Nel tremito di luce che avvolge la ragazza con il cap-pello rosso noi vediamo un istante che è del tutto irripetibile, un gioco instabile di risonanze luminose che è l’essenza del transeunte, di ciò che non potrà darsi mai più. Vediamo cioè l’inafferrabilità dell’attimo. E nell’espressione misteriosa della ra-gazza con il cappello rosso o nell’im-perscrutabile sorriso della ragazza con il liuto noi vediamo il segreto di una personalità che ci sfugge, il segreto di un mondo di sentimenti che ci è precluso. Ma tutto questo non si può vedere “a occhio nudo”. É Vermeer che lo ha scoperto, lo ha inventato in un certo senso, e lo ha consegnato per sempre alla storia. Quasi tutte le opere di Vermeer sono “interni”. Quasi tutte le opere di Vermeer sono ritratti di perso-ne comuni, senza niente di straor-dinario. Questo si spiega in parte con le richieste della committenza. Vermeer non dipinge per vescovi, principi e papi, come i suoi colleghi italiani. Vermeer dipinge per la ricca borghesia del nord. Non è strano quindi che alle grandi scenografie della architettura classica o ai pae-saggi da battuta di caccia preferisca il raccoglimento delle mura dome-stiche. È normale che agli eroi della storia e della mitologia preferisca i personaggi comuni del suo mon-do borghese. Ma in questa scelta gioca anche qualcosa d’altro. Il de-siderio di cogliere la vita segreta delle cose comuni e dei personag-gi quotidiani, il desiderio di svelare l’intimo: i ritratti di Vermeer sono

fotografie dell’intimo. Anche lì dove la scena sembra aprirsi all’ester-no, come nella celebre Stradina di Delft, l’orizzonte rimane intimo. Il punto di vista nella stradina di Delft è all’esterno, fuori dall’ambi-to domestico. Ma anche qui siamo agli antipodi rispetto all’idea di “veduta” o all’idea di “paesaggio”: lo sguardo è tutto rivolto all’inter-no. L’edificio rappresentato non è un grande monumento civile o un luogo di qualche rilevanza storica, ma una umile abitazione cittadina, che si apre attraverso le sue porte e le sue finestre mostrandoci an-cora una volta il suo interno, con la vita operosa delle donne semplici. C’è invece qualcosa di diverso in al-tre due tele presenti nella mostra, la rappresentazione di Santa Prassede e l’allegoria della fede. Qui il sogget-to cambia ed emerge un tema rel-gioso. La Santa Prassede di Vermeer è la copia dell’opera di un pittore fio-rentino del ‘600, Felice Ficherelli, in-titolata Il Riposo. Si tratta di un’ope-ra la cui attribuzione è controversa: è firmata “Meer” e datata 1655 ma non tutti sono d’accordo sulla sua attribuzione al maestro olandese. I curatori della mostra alle Scuderie del Quirinale hanno dunque scelto di confermarne l’attribuzione. L’al-legoria della fede è invece una tela ricca di significati simbolici. È una di

quelle tele che non vanno sempli-cemente guardate, ma esplorate a fondo, per cogliere tutti i minuzio-si particolari e per seguire tutti i rimandi simbolici implicati dai più piccoli dettagli. Il messaggio di fon-do è chiaro: si tratta di una esalta-zione della fede cattolica. Una fede per la verità piuttosto sentimentale a giudicare dall’espressione estatica della giovane donna che la simbo-leggia. Ma una fede di cui viene ri-affermata l’universalità – la donna sovrasta con il piede il mappamon-do – in un momento in cui l’Euro-pa era più che mai divisa dopo più di un secolo di guerre di religione.Di fronte ad opere di questo ge-nere ci si può interrogare circa la visione religiosa i Vermeer. Sap-piamo per certo che egli si con-vertì per sposare una donna cat-tolica, da cui ebbe ben undici figli. Ma non sappiamo se la sua conver-sione fu sincera o di facciata. Il mes-saggio de L’allegoria della fede è molto esplicito. Ma è difficile dire se corrispondesse al pensiero dell’ar-tista o a quello del committente. Questa ambiguità non in-tacca la meraviglia della tela. In realtà, anche di fronte a que-sto quadro, al di là del messaggio simbolico, lo sguardo è calamita-to dal riflesso della luce sulla sfe-ra di cristallo appesa al soffitto:

VERMEER A ROMA Fotografie dell’intimo

Jan Vermeer, Allegoria della fede

Page 5: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

N°240 - anno XXIX | Agosto - Ottobre 2012 | 5

vi si può scorgere, in una incredibile e virtuosi-stica prospettiva curva, quel che normalmente non si può mai vedere, il mondo che c’è “al di qua” del quadro, dalla parte dell’artista che dipinge. In questo misterioso “fuori campo” però Vermeer an-cora una volta non appare. Un avvertimento impor-tante è d’obbligo, per evi-tare le sorprese. È assolu-tamente impossibile per il visitatore impreparato evi-tare un pizzico di delusione quando si arriva al termine della mostra e ci si accorge che manca qualcosa. Un attimo di incertezza e poi la domanda: “ma la ragaz-za con l’orecchino di perla non è di Vermeer?”. Natu-ralmente sì. Ma il celebre e misterioso ritratto che ha ispirato il romanzo di Tracy Chevalier e a cui Scarlett Joahnsonn ha ridato vita nel omonimo film, non è in mostra. Certo si tratta dell’opera più conosciuta di Vermeer, in un certo sen-so il simbolo – almeno dal punto di vista mediatico – della sua arte. Ma il dipinto è conservato gelosamente alla Mauritshuis a L’Aia, e pare che per convincere gli

olandesi a smuoverlo dal suo piedistallo sia necessa-rio sborsare cifre che si ag-girano intorno al milione di dollari. In questi tempi di crisi non si possono certo biasimare gli organizzato-ri per non averlo portato in Italia. Al contrario: è già davvero notevole che sia-no riusciti ad ottenere ben otto dei preziossisimi qua-dri del maestro di Delft. A prima vista potrebbe sem-brare un numero piuttosto esiguo. In realtà è vero il contrario. Come sottoline-ano orgogliosamente gli organizzatori, negli ultimi cento anni le mostre che hanno ottenuto in prestito più di quattro capolavori di Vermeer sono soltanto tre: quella del 1996 alla National Gallery of Art di Washington, quella del 2001 al Metropolitan di New York e quella del 2003 al Museo del Prado. La mo-stra delle Scuderie del Qui-rinale è dunque tutt’altro che povera. E a rendere an-cora più clamoroso l’even-to c’è il fatto che nessuna tra i quadri di Vermeer è conservato in una collezio-ne italiana. Per il pubblico italiano si tratta dunque di una occasione unica.

Jan Vermeer, La stradina

Jan Vermeer, Ragazza con il liuto Jan Vermeer, Ragazza in piedi al virginale

Page 6: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

Il piacere di vincere.

Punta e vinci on line al BlackJack e a tutti gli altri giochi eccitanti su , e scopriraianche tu il piacere di dire YES!

www.casinoyes.itG.Matica S.r.l. - Concessione GAD n. 15096 Partita IVA: 08224031008

GMatica 219x294 Laurentum:Layout 1 22-02-2012 15:29 Pagina 1

Page 7: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma

N°240 - anno XXIX | Agosto - Ottobre 2012 | 7

Un bis riuscito al cinema è molto difficile. Un tris è davvero una rari-tà. Il poker è quasi impossibile. Ep-pure i creatori di L’era glaciale 4 ri-escono a portare sullo schermo un quarto episodio all’altezza dei pre-cedenti. E i precedenti in questo caso erano di altissimo livello. Nel mondo dei cartoon forse l’unico caso paragonabile a quello di L’era glaciale è quello della fortunatissi-ma saga di Shreck. In ogni caso, al di là dei paragoni, L’era glaciale 4 centra di nuovo il suo obbiettivo: in sala ridono tutti, mamme, papà, nonni e bambini. In effetti il suc-

cesso di questi cartoon è dovuto in gran parte alla capacità di rivol-gersi ad un pubblico di ogni età. Con i bambini naturalmente la cosa è più facile. Con gli adulti la cosa è più impegnativa. Ma in re-altà anche l’era glaciale, così come Shreck è un cartone animato più per adulti che per bambini. Il rit-mo è serratissimo, la sceneggia-tura è perfetta, i personaggi sono tutti credibili. E le gag funzionano tutte. Nemmeno una battuta va a vuoto. Forse l’unica pecca, almeno per quel che riguarda l’edizione ita-

liana del film, è nel doppiaggio. Ci deve essere qualche ragione che noi ignoriamo se i distributo-ri italiani del film hanno scelto di cambiare il doppiatore di Manny, il mammut protagonista. Ma la scelta del rimpiazzo è decisamen-te sbagliata. Una voce troppo pastosa, che per giunta ha una fastidiosa inflessione milanese. Il risultato è un po’ provinciale: in effetti un mammut brianzolo non riesce molto credibile. Nel com-plesso però si tratta di un peccato veniale, che non può guastare il divertimento a nessuno.

Siamo abituati ad osservare su schermo decine di film che trattano storie d’amore, che di solito han-no come protagonisti attori il più delle volte giovani o giovanissimi. Storie drammatiche o tendenti alla commedia che amano soprattutto raccontare come sia difficile approc-ciare con il sesso opposto quando si ha ben poca esperienza in me-rito. Poche volte il tema è trattato pensando ad una coppia matura . Almeno fino ad ora. Grazie a due bravissimi interpreti come Meryl Streep e Tommy Lee Jones il pubbli-co potrà godersi una vera e propria storia d’amore di due persone spo-sate da ben trent’anni, che hanno perso ogni guizzo passionale l’uno verso l’altra. Kay ed Arnold scorrono una vita di coppia che sembra un di-sco rotto: sempre le solite abitudini, con lui che esce presto per andare a lavoro e si appisola davanti alla televisione guardando noiosi pro-grammi che insegnano il gioco del golf. Anche la notte i due non sono uniti, perché Arnold, reo di russa-re rumorosamente, dorme in una

camera separata. Kay sembra non riuscire più a comunicare con suo marito, che fissa spesso con uno sguardo pacato che cela il profon-do dispiacere per una vivace vita di coppia che ormai è solo un ricordo.Loro due sono l’ombra di quello che erano alcuni anni fa. Anche il sesso è da anni che delizia la loro vita. Il loro matrimonio si trova in un punto de-licato, che abbisogna di una presa di posizione oppure potrebbe inter-rompersi da un momento all’altro. Kay prende in mano la situazione, e decide di fissare un appuntamen-to con un noto terapista di coppia. “Il matrimonio che vorrei” è un film che offre una singolare esperienza terapeutica, sia ai due protagonisti che ad ogni ipotetico spettatore.Perché se è vero che il terapeu-ta di coppia (interpretato da un pacato Steve Carrel) si rivolge ai due protagonisti, i consigli che offre ai due potrebbero esse-re preziosi per ognuno di noi. La regia sceglie di mostrare gran parte del film dentro lo studio del dottore, con la coppia matura che sciorina molti particolari intimi della loro relazione, con Arnold che diffi-cilmente si separa dal suo grugno e non si risparmia diverse frecciati-ne al terapeuta sull’inutilità del suo operato. Le sue lamentele sono il contraltare all’atteggiamento posi-tivo di Kay, che cerca in tutti i modi di riconquistare l’intimità e il matri-monio con suo marito. Questi due atteggiamenti sono il punto forte del film, grazie alla superba prova d’interpretazione di entrambi. Se eravamo abituati alla bravura “ca-maleontica” di Meryl Streep, è ab-bastanza sorprendente apprezzare Tommy Lee Jones destreggiarsi così bene nella parte di un uomo ma-turo così vulnerabile nei suoi senti-

menti. L’alchimia tra i due riempie tutti i 100 minuti del film, e rende quest’ultimo una commedia sen-timentale sobria, gradevole e mai volgare, anche quando mostra i due coniugi quando architettano sipa-rietti erotici mai provati prima che potrebbero giovare al loro rapporto.Le sensazioni dopo la visione del film sono differenti, e vanno dall’al-legria dopo aver visto l’ennesima

gaffe di Kay nella sua intimità, fino ad una vera e propria commozio-ne quando ci si rende conto che l’amore è un sentimento che può essere rinnovato. Un inno, dunque, a quella educazione sentimenta-le a cui dovremmo badare tutti, non solo per iniziare un rapporto, ma soprattutto per renderlo vi-vido e longevo per tutta la vita.

Cinema, Il matrimonio che vorrei

di LUCA SPINA

L’era glaciale 4: il divertimento non è finito

E.S.

Page 8: UN AUTUNNO ALL’INSEGNA DELLA CULTURA L’EDITORIALE fileMa la fama di Vermeer è ormai paragonabile a quella delle più grandi star della storia dell’ar- ... in dubbio il carisma