Gli Arcieri e La Guerra Nel Medioevo. Bi

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  • 7/26/2019 Gli Arcieri e La Guerra Nel Medioevo. Bi

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    Ind ic e

    C P IT O L O I

    G l i a rc i er i

    d e l l l s l am p a g o 8 9

    La s t o ri a p a g o 8 9

    L e f on ti p a g o 1 3

    spe t ti r e li g io s i

    p a g o 1 7

    rm i e d e q u ip a g gi ame n to

    p a g o 1 1 3

    T e c ni ca d i t ir o

    addes t ramen to

    p a g o 1 2 7

    Note

    p a g o 1 4 7

    P r e f a z i o n e

    B i b l i o g r a f i a p a g o 2 1 9

    L'arco arma nobilissima: da Apollo a Robin Hood, dai

    samurai alla filosofia Zen, esso considerato un'arma divina, pri-

    vilegiata, regale. L'arco di Ulisse che nessun altro sapeva n

    poteva tendere era, prima che fortissimo strumento di guerra e di

    sterminio (e i Proci dell'Odissea vengono saettati in quanto empi

    proprio come gli Achei vengono colpiti dall'irato Apollo all'ini-

    zio dell'Iliade: identica indegnit, sia pur diversamente originata,

    riduce uomini comuni alla stregua di selvaggina saettata dal dio

    o da un re di stirpe divina), oggetto sacro, egno di potere: come

    lo sono in varie culture l'arcobaleno o il ponte, che uniscono due

    diverse aree cosmiche o due opposte sponde.

    I rapporto tra arco-arma ed arco-strumento musicale fa s

    che in molti popoli, dai Greci ai Celti, caccia e musica siano

    strettamente collegate: come si vede nella divina coppia solare-

    lunare ellenica, Apollo e Artemide, che nella ce tra e nell'arco

    hanno appunto i loro attributi. Apollo, d'altra parte, dio-cac-

    ciatore e tiratore d'arco per eccellenza e i suoi strali sono imma-

    ginati appunto come raggi solari.

    Tuttavia, sembra che oprattutto nelle tradizioni di alcune

    grandi culture asiatiche l'arco esprima appieno il suo arcano

    ruolo. Cavalcare, tirar d'arco a dire la verit erano le massime

    C P IT O L O IV

    L E u r o p a

    c r i s t i a n a p a g o 1 5 1

    rcier i caval ier i

    p a g o 1 5 1

    La s t o ri a

    p a g o 1 5 8

    rm i e d e q u ip a g gi ame n to p a g o 1 8 3

    I t r a tt a t i addes t ramen to tecnica p a g o 1 9 6

    Note

    p a g o 2 3

    C P IT O L O V

    Q u al c h e c o n c lu s io n e p a g o 2 9

    L a q u e st io n e t ec n ol og ic a

    p a g o 2 1 2

    Mental i t aspe tt i s o c ia l i

    p a g o 2 1 4

    Note p a g 2 1 8

    F o n t i

    p a g o 2 2 1

    (7_1- ----

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    archi e frecce. Questa dicotomia era gi presente nel mondo

    greco-romano: arma bianca per l'oplita greco e il legionario

    romano, arco e freccia per il guerriero delle steppe e il nomade:

    la freccia del parto era appunto sinonimo d'inaspettato tradi-

    mento. Nell'iconografia tre-quattrocentesca, la morte (in parti-

    colare quella per peste) rappresentata spesso armata di arco e

    di frecce e San Sebastiano (il santo martirizzato a colpi di frec-

    cia) fatto protettore contro gli strali del contagio .

    La dicotomia rimane anche quando si pensi all'arco e alle

    frecce come simbolo sovrano: assente in Occidente, l'arco

    attributo regale in Persia e in Giappone. Ma la freccia resta peri-

    colosa anche nel parlar comune: secondo un celebre verso del

    Metastasio, la parola sbagliata uscita dalle labbra colpisce come

    una freccia e le cattive parole sono frecce velenose .

    L'arco arma da lancio antichissima, preistorica: ma ha

    avuto una vita lunghissima nella storia militare dell'umanit, e

    ancora di pi in quella della caccia. Di archi, che tiravano sia

    frecce sia pallottole di terracotta (usati quindi come se fossero

    stati una fionda), si faceva ancora uso in certe zone d'Europa per

    la caccia, specie quella di palude agli uccelli. Ma negli eserciti

    ottomani, persiani, indiani, cinesi e giapponesi, la sparizione del-

    l'arco (e della balestra) sostituiti dalle armi da fuoco portatili -

    che in Europa si generalizz nel corso del Cinquecento - si ebbe

    solo nel corso del XVIII secolo; e nelle culture tradizionali ame-

    ricane, africane, oceaniche, si arriv ancora pi addentro l'et

    contemporanea, fin quasi a saldarsi a un rev iva l almeno sportivo

    della nobile arma che perdura ancor oggi.

    Tuttavia, questo studio di Giovanni Amatuccio non appartie-

    ne al dominio delle pure monografie di argomento oplologico.

    Non ci sarebbe, intendiamoci, niente di male: solo che non

    cos. Certo, si arcieri essenzialmente perch si armati d'arco,

    esattamente come si cavalieri in quanto si va a cavallo: ma, se

    si fa una storia del cavallo, ci si aspettano anche e forse soprat-

    P re faz ione

    Pr e faz io ne

    virt del guerriero persiano, come ancora richiamato dalla

    iropedia di Senofonte. L'arco era arma esclu iva dello ksa tria

    nella civilt indiana dell'et vedica. Ed ben noto il divino

    arciere Arjuna. D'altronde, una bella poesia di Mao Zedong

    richiama il grande Genghiz Khan in atto di tender l'arco verso

    le aquile dorate .

    I due tipi fondamentali di arma da lancio sono la pietra, che

    pu ricevere maggior forza di penetrazione e maggior gittata dal-

    l'essere lanciata da uno strumento che le imprime energia (la

    fionda), e l'asta appuntita, che pu esser lanciata dalla sola forza

    del braccio (il giavellotto) oppure adattata a uno strumento

    costituito da una parte flessibile in corno, o legno, o canna, che

    pu esser piegata da una corda tesa ai suoi estremi. L'arco, al

    tempo stesso arma da lancio e strumento musicale (in quanto

    tale archetipo delle varie forme di arpa, o lira, o cetra conosciute

    nelle nostre culture), pu avere la sua parte flessibile semplice ,

    che gli conferisce caratteristica forma a D, o composita , di

    solito risultata da due corna bovine collegate fra loro, il che gli

    d la non meno caratteristica forma che ricorda in qualche modo

    una parentesi graffa. Quanto alle dimensioni, l'arco pu averne

    di modeste (ca. 60-80 cm), tipiche dei popoli cavalieri che se ne

    servono appunto cavalcando, o lunghe (fino a quasi due metri).

    Caratteristico il piccolo arco composito da cavalieri originario

    della Siria e detto, appunto, siriano . Le frecce hanno ovvia-

    mente misura differente, secondo l'arco a cui debbono adattarsi.

    Ma tutto ci introduce al valore negativo dell'arco e della

    freccia: nel mito di Niobe non meno che nell'Iliade, le frecce

    divine sono sterminatrici. Nel Medioevo, forse anche per un'ere-

    dit cavalleresca (che considerava nobili le armi da taglio, vili

    e insidiose quelle da lancio), la spada l'anna angelica, com'

    ribadito dalla sua forma a croce, e l'arco quella diabolica: nelle

    miniature dellHortus deliciar um di Herrada di Landsberg, angeli

    armati di spada e scudo combattono contro diavoli che hanno

    9 . } 1 _

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    3/3

    Prefazione

    tutto capitoli dedicati alla fisiologia dell'equino e al suo adde-

    stramento; mentre, se si fa una storia della cavalleria, ci si aspet-

    ta di sentir parlare senza dubbio di battaglie, ma anche e soprat-

    tutto d'istituzioni e di storia sociale.

    Allo stesso modo, per usar bene questo libro bisogna tenerne

    in modo corretto presenti il carattere e i fini. Non uno studio

    tecnico o formale dedicato all'arco - e alle frecce - in quanto

    armi: una ricerca di storia militare, ma al tempo stesso socio-

    culturale, dedicata essenzialmente e specificamente all'uomo che

    porta e che usa l'arco, all'arciere, ai suoi modi di combattere iso-

    lato o all'interno di un reparto, a cavallo o a piedi e, ancora, al

    suo addestramento, al suo reclutamento, al suo equipaggiamen-

    to, al suo rifornimento. Ma nel mondo mediterraneo medievale

    vi erano differenti tipi di arcieri, a seconda che ci si rivolgesse al

    mondo bizantino, a quello arabo-turco-tartaro (quindi rnusul-

    mano , nelle sue diverse componenti) o a quello euro-occidenta-

    le: il che, naturalmente, non impediva scambi di oggetti, di tec-

    niche e perfino di personale. ben noto come l'imperatore

    Federico II, Manfredi di Svevia e molti signori d'Italia - soprat-

    tutto ghibellin ma non solo - si servissero di arcieri saraceni, non

    meno degli Ordini militari che avevano i loro

    turcopuli .

    Ma sin

    dal XII secolo, e forse addirittura dall'XI, anche in Occidente

    fece la sua comparsa l'arma concorrenziale dell'arco, peraltro in

    fondo sviluppo di esso, la balestra; e tra le due armi prossime ma

    differenti si avvi una contesa fondata sulla rispettiva eccellenza:

    pi rapido il primo, pi precisa e dotata di maggior forza di pene-

    trazione la seconda. In alcune aree geografiche ci si specializz

    addirittura nell'uso di questa o di quella: tra Due e Trecento, ad

    esempio, i migliori balestrieri venivano da Genova, erano molto

    apprezzati dai re di Francia e facevano servizio anche sulle navi;

    mentre erano noti nel mondo britannico i liberi arcieri specie

    gallesi. Giovanni Amatuccio ha percorso con attenzione e con

    passione il lungo itinerario dell'arco, delle frecce, della balestra e

    1 110

    Prefazione

    degli uomini che se ne servivano nel mondo euromediterraneo

    medievale, ponendo speciale attenzione al rapporto fra le parole

    e le cose, fra le tecniche e gli universi concettuali nei quali esse

    s msenvano.

    Il quadro articolato che ne scaturisce, e che si mobilita rapi-

    damente nel corso dei secoli adattandosi a molteplici situazioni -

    come l'appesantirsi e quindi il rafforzarsi delle armature di caval-

    leria, che obbligava gli arcieri ad escogitare nuove tattiche e

    nuove strategie -, costituisce l'oggetto di questo libro che sor-

    prende per ampiezza di prospettive e profondit di erudizione.

    FRANCO CARDINI

    11.J 1 _