Gli anni bui: il 1968 e le Olimpiadi di Grenoble · tura psicologica. Senoner ha esordito con ......

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re, specie su atleti già “maturi” fisicamente. La stampa è molto aenta alla novità e riporta periodicamente lo stato evolutivo della prepa- razione degli azzurri. (vedi articoli pagine seguenti) La stagione 1967/1968 che culminerà con le Olimpiadi invernali di Greno- ble chiude un quadriennio olimpico povero di soddisfazioni per l’Italia sciistica. L’unico lampo di azzurro si è infai avuto solo ai Mondiali ferrago- stani di Portillo, dove il talentuoso quanto sfortunato Carleo Senoner ha colto un meritato alloro personale, fruo di una serie di circostanze for- tunate (meritate dopo tanti infortuni) piuosto che di un risultato di squa- dra. La nazionale azzurra ha galleg- giato in posizioni di rincalzo, lonta- nissima dai risultati dei nostri tradi- zionali competitori alpini ma anche da altre nazionali meno ricche di tradi- zioni e di talenti. La stagione che prende l’avvio, è quindi particolar- mente importante per il futuro dello sci italiano e in particolar modo per il Direore Tecnico Ermanno Nogler che guida gli azzurri da dieci anni. La lunga permanenza ai vertici tecnici associato a risultati poco soddisfacenti mee Nogler nella difficile situazione di doversi giocare tuo il futuro in un anno. Senza risultati o almeno la percezione che si sta voltando pagi- na, ben difficilmente Nogler rimarrà al suo posto di Direore Tecnico. Conscio di questa scomoda posizione Nogler rivoluziona il suo approccio alla preparazione estiva prediligendo una preparazione atletica di base rispeo alla più tradizionale prepa- razione basata sul gesto tecnico dello sci. Si affida ad Hubert Fink, tecnico di riconosciuta competenza interna- zionale, che si mee all’opera con sedute atletiche che producono risul- tati già fin dai primi stage. Nogler si mee quindi in linea con le più evo- lute teorie e prassi internazionali che vedono come precursore il francese Bonnet, “condoiero” della Equipe de France che da alcuni anni è in- contrastata dominatrice sulle piste di sci. L’unica perplessità risiede nel ritardo con cui l’aspeo atletico è stato preso in considerazione e la tempistica di applicazione. Nell’an- no olimpico, forse non è il caso di iniziare esperimenti di questo gene- V ERSO GRENOBLE L A C OPPA DEL M ONDO Le Olimpiadi di Grenoble sa- ranno certamente l’evento clou della stagione sciistica che sta per iniziare. La neonata Coppa del Mondo, di cui si disputa quest’anno la seconda edizione è nata, in parte, per rendere maggiormente interessanti le stagioni senza eventi impor- tanti come Olimpiadi e Mon- diali. Per la prima volta que- st’anno la CdM subisce la concorrenza delle Olimpiadi e deve fare i conti con un ca- lendario che vede occupato il mese di febbraio da questo importante evento. Le gare che precederanno le Olim- piadi saranno pertanto ri- doe di numero essendo necessariamente limitate ai week end di gennaio. Come tradizione in questo mese si disputeranno le classiche di Wengen e Kiꜩbuhel ( 2 di- scese e 2 slalom) mentre i giganti saranno disputati a Hindelang ( come apertura della stagione) e nella tradi- zionale Adelboden. Tua- via, la stagione inizia rego- larmente a dicembre con il tradizionale Criterium de la Premiere Neige di Val d’Ise- re, con gare non valide per la CdM e per questa ragione non tue le nazionali parte- cipano all’evento e fra que- ste c’è l’Italia. (M.G.) SCIATORI D EPOCA VOLUME 1, NUMERO 1-2 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA BILANCIO DELLA STAGIONE 1967 2 S ENONER SI RITIRA? G LI ANTEFATTI 2 COME NON SI GESTISCE UN CAMPIONE 3 S ENONER FORFAIT ? 3 MARETTA NELLA FISI 4 S CONTENTI ATLETI E CASE 5 F RA I P.O. MANCA SENONER 5 L A LUNGA ESTATE DI CARLO SENONER 6 DIARIO ESTIVO 7 AZZURRI A CERVINIA 8-10 AZZURRI A SESTRIERE 11-12 S OMMARIO : Ermanno Nogler - D.T . dell’Italia Gli anni bui: il 1968 e le Olimpiadi di Grenoble

Transcript of Gli anni bui: il 1968 e le Olimpiadi di Grenoble · tura psicologica. Senoner ha esordito con ......

re, specie su atleti già “maturi” fisicamente.

La stampa è molto attenta alla novità e riporta

periodicamente lo stato evolutivo della prepa-

razione degli azzurri. (vedi articoli pagine

seguenti)

La stagione 1967/1968 che culminerà

con le Olimpiadi invernali di Greno-

ble chiude un quadriennio olimpico

povero di soddisfazioni per l’Italia

sciistica. L’unico lampo di azzurro si è

infatti avuto solo ai Mondiali ferrago-

stani di Portillo, dove il talentuoso

quanto sfortunato Carletto Senoner ha

colto un meritato alloro personale,

frutto di una serie di circostanze for-

tunate (meritate dopo tanti infortuni)

piuttosto che di un risultato di squa-

dra. La nazionale azzurra ha galleg-

giato in posizioni di rincalzo, lonta-

nissima dai risultati dei nostri tradi-

zionali competitori alpini ma anche da

altre nazionali meno ricche di tradi-

zioni e di talenti. La stagione che

prende l’avvio, è quindi particolar-

mente importante per il futuro dello

sci italiano e in particolar modo per il

Direttore Tecnico Ermanno Nogler

che guida gli azzurri da dieci anni. La

lunga permanenza ai vertici tecnici

associato a risultati poco soddisfacenti

mette Nogler nella difficile situazione

di doversi giocare tutto il futuro in un

anno. Senza risultati o almeno la

percezione che si sta voltando pagi-

na, ben difficilmente Nogler rimarrà

al suo posto di Direttore Tecnico.

Conscio di questa scomoda posizione

Nogler rivoluziona il suo approccio

alla preparazione estiva prediligendo

una preparazione atletica di base

rispetto alla più tradizionale prepa-

razione basata sul gesto tecnico dello

sci. Si affida ad Hubert Fink, tecnico

di riconosciuta competenza interna-

zionale, che si mette all’opera con

sedute atletiche che producono risul-

tati già fin dai primi stage. Nogler si

mette quindi in linea con le più evo-

lute teorie e prassi internazionali che

vedono come precursore il francese

Bonnet, “condottiero” della Equipe

de France che da alcuni anni è in-

contrastata dominatrice sulle piste

di sci. L’unica perplessità risiede nel

ritardo con cui l’aspetto atletico è

stato preso in considerazione e la

tempistica di applicazione. Nell’an-

no olimpico, forse non è il caso di

iniziare esperimenti di questo gene-

VERSO GRENOBLE

LA COPPA DEL MONDO Le Olimpiadi di Grenoble sa-

ranno certamente l’evento clou

della stagione sciistica che sta

per iniziare. La neonata Coppa

del Mondo, di cui si disputa

quest’anno la seconda edizione

è nata, in parte, per rendere

maggiormente interessanti le

stagioni senza eventi impor-

tanti come Olimpiadi e Mon-

diali. Per la prima volta que-

st’anno la CdM subisce la

concorrenza delle Olimpiadi e

deve fare i conti con un ca-

lendario che vede occupato il

mese di febbraio da questo

importante evento. Le gare

che precederanno le Olim-

piadi saranno pertanto ri-

dotte di numero essendo

necessariamente limitate ai

week end di gennaio. Come

tradizione in questo mese si

disputeranno le classiche di

Wengen e Kitzbuhel ( 2 di-

scese e 2 slalom) mentre i

giganti saranno disputati a

Hindelang ( come apertura

della stagione) e nella tradi-

zionale Adelboden. Tutta-

via, la stagione inizia rego-

larmente a dicembre con il

tradizionale Criterium de la

Premiere Neige di Val d’Ise-

re, con gare non valide per

la CdM e per questa ragione

non tutte le nazionali parte-

cipano all’evento e fra que-

ste c’è l’Italia. (M.G.)

SCIATORI D’EPOCA

VOLUME 1, NUMERO 1-2

STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

BILANCIO DELLA STAGIONE 1967 2

SENONER SI RITIRA? GLI ANTEFATTI 2

COME NON SI GESTISCE UN CAMPIONE 3

SENONER FORFAIT? 3

MARETTA NELLA FISI 4

SCONTENTI ATLETI E CASE 5

FRA I P.O. MANCA SENONER 5

LA LUNGA ESTATE DI CARLO SENONER 6

DIARIO ESTIVO 7

AZZURRI A CERVINIA 8-10

AZZURRI A SESTRIERE 11-12

SOMMARIO:

Ermanno Nogler - D.T . dell’Italia

Gli anni bui: il 1968 e le Olimpiadi di Grenoble

Bilancio della stagione 1967

L a stagione appena conclusa è stata una stagione interlocutoria per gli azzurri dello sci. Dopo

l’esaltante vittoria di Portillo ci si aspet-tava da Senoner e compagni il prosegui-mento di quel successo. Gli azzurri chiudono invece la stagione con una sola affermazione, quello di Giovanni Di Bona a Selva di Valgardena in uno slalom speciale FIS B. Gli altri risultati sono nella media, né esaltanti né delu-denti. Mussner e Mahlknecht hanno mantenuto il loro standard con nume-rosi piazzamenti fra i primi dieci nelle libere dei classici concorsi internaziona-li. A Chamrousse, nella discesa preo-limpica sono stati secondi solo a Killy ( e ciò è di buon auspicio, anche se mancava la squadra austriaca), Vachet e Valentini hanno migliorato le loro posi-zioni nelle classifiche FIS. Chi ha delu-so, ed è esso stesso fortemente deluso, è Carletto Senoner ma forse ci si aspet-tava troppo dal gardenese che ha co-munque ottenuto, fra gli altri, un quin-to posto nello slalom inaugurale della nuova manifestazione a punti della Cop-

pa del Mondo, dominata dall’asso fran-cese Jean Claude Killy. Senoner nel complesso dei risultati, ha ripetuto la stagione precedente, è mancata solo la vittoria, che non è giunta neppure ai campionati italiani (battuto di 3 centesi-mi da Felice De Nicolò). Sono iniziati proprio da questa ennesima delusione i primi ripensamenti di Senoner sulla prosecuzione della sua attività agonisti-ca (vedi articolo sotto).

frattura dell'anno precedente, quindi De Tassis e Dibona. Hanno dovuto so-spendere l'attività per periodi più o meno lunghi De Nicolò, Compagnoni, Clataud, Vachet. Su undici atleti com-ponenti la squadra A sono rimasti inco-lumi meno della metà: Mussner, Mahl-knecht, Senoner, Piazzalunga e Valenti-ni: un dato su cui riflettere.

F ra le note dolenti della stagione vanno annoverati i numerosi incidenti che hanno influito pe-

santemente sulle prestazioni della squa-dra azzurra. Ci sono stati infatti parec-chi incidenti, troppi, tanto da far pensa-re che qualcosa non sia proprio perfetto nel metodi di preparazione se è vero che fra i quaranta ragazzi che compon-gono le squadre francesi si è verificato un solo infortunio grave. In campo ita-liano, invece, nell'arco della stagione hanno concluso prematuramente l’atti-vità, prima Zandegiacomo, non ancora perfettamente guarito dai postumi della

Senoner si ritira? Gli antefatti

Febbraio 1967, Courmayeur, Campio-nati italiani. Carletto Senoner vi giunge con il fermo proposito di ribadire la sua supremazia, almeno nel contesto agoni-stico italiano. Dopo una prima manche conclusa con largo margine sul secondo classificato, Senoner ha spinto il piede sull’acceleratore anche nella seconda nel generoso tentativo di scrollarsi di dosso tutti i dubbi e le perplessità che girano sul suo conto. Ma la fortuna sembra avergli voltato le spalle: una porta presa con eccessiva velocità lo costringe ad una acrobatico recupero con ripartenza praticamente da fermo. Risultato: se-condo per l’inezia di 3 centesimi dietro all’amico/avversario Felice De Nicolò. Il giorno seguente la rivincita nel gigante è ancora più mortificante. Una rovinosa caduta in vista del traguardo (pare per un colpo di vento che gli impedisce la

visibilità) lo toglie di classifica. Appena il tempo di togliersi il pettorale e Seno-ner è assalito dai cronisti «curiosi» a caccia di impressioni a caldo. La sua reazione alle domande dei cronisti può essere stata dettata da un comprensibile stato d'animo ma ha il pregio di non essere stata elaborata, se non altro per-chè ne mancava il tempo. Senoner era «a terra» come può esserlo un atleta che avverte di aver deluso le speranze che molti avevano riposto in lui; nemmeno dopo il grave incidente all’Abetone Carletto si era trovato in condizioni tanto preoccupanti: allora era in ballo soprattutto un problema fisico, mentre dopo i risultati degli «assoluti», i princi-pali problemi da affrontare sono di na-tura psicologica. Senoner ha esordito con una considerazione quasi ovvia: «I campionati italiani non sono fatti

per me. Nemmeno quest'anno sono riuscito ad impadronirmi di un tito-lo».[1] Ma quando ha aggiunto: «Non intendo partecipare alla discesa li-bera e non andrò neppure a Sestriere per il Kandahar» il cronista ha annu-sato aria di «scoop»: Senoner si ritira? « Forse sono stato fortunato una volta nella mia carriera, questa estate a Portillo, ma la serie nera è ricomin-ciata subito. Non posso continuare a piazzarmi quarto o quinto. Debbo vincere e non ci riesco. Quindi, è me-glio smettere».[2] Senoner ha cosi an-nunciato al commissario tecnico Nogler che per quest'unno la sua attività è fini-ta. Immediatamente sono partite le più varie supposizioni, alimentate da ulte-riori affermazioni, questa volta fatte a mente fredda dallo stesso Senoner che parla genericamente di «stanchezza», e

A parziale consolazione, nello scoramento generale del mo-mento, occorre segnalare i

risultati dei Campionati italiani junio-res, dove si sta facendo le ossa una nuova leva di giovani ( i nati attorno al 1950) destinati a breve a sostituire i «senatori». Nomi che diverranno fami-liari con il tempo e che potranno essere in nazionale già ai Mondiali in Valgarde-na. Alcuni fra i più promettenti come Stefano Anzi e Franco Berthod sono già sotto osservazione di Nogler. Altri, come le due sorprese dello speciale (il vincitore Michele Stefani) e il secondo arrivato (Gustavo Thoeni) sono da se-gnare nel taccuino dei possibili futuri campioni.

PAGINA 2 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

(continua da pag. 2) fin qui gli si può credere, ma poi ha lasciato intendere, ma proprio a mezza bocca, che le vere ragioni sarebbero altre. Le «altre» ragioni lasciate intuire da Senoner non sono difficile da «interpretare». Sono ovviamente ragioni extra-sportive, del tutto legittime, che si riferiscono ai contratti di «collaborazione» fra gli atleti e le case produttrici di attrezzi tecnici (sci, bastoncini, attacchi, etc.) e che rappresentano per gli atleti l’unica forma di sostentamento economico per la loro attività sportiva. Escluse le spese per materiali, alloggio e trasferi-menti durante allenamenti e gare che sono a carico della federazione, il «mancato guadagno» dei lunghi anni trascorsi a gareggiare (in alcuni casi dai 10 ai 15 anni di attività) rispetto ad un coetaneo che lavora e guadagna non è coperto da nessuna istituzione sportiva o extra-sportiva. La «gloria» che si può ricavare da una prestigiosa vittoria, per quanto gratificante sul piano morale, non può compensare, da sola, i lunghi anni passati a gareggiare senza alcun altro riconoscimento «tangibile». Ri-conoscimenti che non possono essere solo «l’argent de poche» che può ser-vire ad un giovane per i divertimenti o gli «sfizi» tipici dell’età ma una «base» per il momento del ritiro e il ritorno alla vita quotidiana. Chi volesse consi-derare gli atleti come «puri dilettanti» del tutto estranei ad interessi extra-sportivi sarebbe in plateale malafede così come si scandalizza se ricevono qualche «incentivo» in cambio della pubblicità che fanno alle industrie del settore. Tornando al futuro di Seno-ner, tutte le soluzioni sono ovviamente possibili, ma a parte le considerazioni fatte prima, sono appunto i rapporti di carattere commerciale siglati tra atleti e industriali a fare escludere un imme-diato ritiro del campione gardenese. Non mancano tuttavia commentatori da sempre addentro ai «segreti» della squadra azzurra che danno per molto probabile l’abbandono di Senoner. Fra questi, l’inviato speciale Lucio Zampi-no che sulla rivista Nevesport (vedi articolo a lato) ripercorre le tappe della vicenda e traccia una lucida anali-si della situazione.

[1] A. Pizzoccaro - L’Unità 27 febbraio 1967 [2] G. Viglino - La Stampa 25 febbraio 1967

Carletto forse sta sfogliando ancora la mar-

gherita: «Mi ama, non mi ama!» Tutto

lascia supporre però che ormai sia propenso

ad abbandonare definitivamente l'attività

agonistica. Lo ha detto al ritorno dalla

tournée in Svezia. E solo allora la Federa-

zione Italiana si è decisa a mandargli una

lettera in cui gli si chiede di pronunciarsi

in via definitiva se vorrà o meno continua-

re a far parte della squadra azzurra. «Sono

stufo, non me la sento più di continuare! »

Questo l'eterno ritornello di Carletto. Non

gliene si può fare una colpa. Semmai lo si

può rimproverare di essere inopportuno,

soprattutto perché lascia una ombra di

dubbio sulla sua «indubbia ed indiscutibi-

le» vittoria in Cile. Qualora avesse voluto

ritirarsi, avrebbe potuto farlo benissimo

dopo Portillo. E non si dica che ha corso

solo per raggranellare qualche lira, frutto

della medaglia mondiale. Senza correre,

Carletto avrebbe potuto guadagnare molto

di più di quanto in effetti ha guadagnato a

correndo impreparato ». Un anno di...

transizione, gli si poteva concedere. A

patto però che arrivasse a Grenoble e, so-

prattutto, confermasse il successo di Portil-

lo. Ritirandosi oggi, Carletto ha perso il

50% del fascino e dell'entusiasmo che era

riuscito a sollevare dopo il titolo mondiale.

Ed è un peccato enorme, per se stesso e per

lo sci italiano, che finisca così. D'altra

parte, se effettivamente è stufo, è meglio

che lasci oggi anziché dopo Grenoble, ma-

gari con un'altra annata magra. Perché

Senoner, a quanto pare, non ha capito

che un titolo mondiale, se da una parte

arreca enormi soddisfazioni e un po’

d'« argent », dall'altra non è un sollievo

ma una grossa responsabilità di fronte a

se stessi, ai compagni di squadra, al

mondo. Un campione del mondo deve

essere di esempio a tutti gli altri, deve

essere il primo a sacrificarsi per la squa-

dra; deve impegnarsi più di tutti. Il tito-

lo non esime dalla preparazione. Anzi,

proprio perché si ha un titolo, si viene

attaccati da tutti e quindi bisogna essere

maggiormente preparati fisicamente,

atleticamente, moralmente, Chi non

vuole o non può accettare (per obblighi

familiari e diversi) questo sacrificio, è

meglio che rinunci in partenza. Carletto,

molto probabilmente, non può più conti-

nuare a rimanere assente da casa per

lunghi mesi. D'altra parte un'accurata

preparazione non può che avvenire

nell'ambito di una squadra. Ho sempre

creduto nelle qualità di Senoner. Egli è

un campione. Ma questa dote da sola,

non basta per vincere. Ci vuole so-

prattutto preparazione, una meticolosa

preparazione. Come quella di Portillo,

per intenderci. Il forfait di Senoner quin-

di, personalmente, mi dispiace moltissi-

mo. Ma bisogna riconoscergli il diritto di

farlo soprattutto se egli pensa, come è

probabile, che non potrà mai più prepa-

rarsi meticolosamente. (Lucio Zampino -

Nevesport marzo 1967)

Senoner forfait?

Come (non) si gestisce un campione

Il «caso» Senoner ha messo impietosa-mente a nudo l’incapacità della FISI, dai dirigenti federali alla componente tecni-ca, di gestire la «complessità» derivante dall’avere - fortunatamente - in squadra un campione del mondo. La lunga desue-tudine alla vittoria - è dai tempi di Colò che l’Italia non vince un oro mondiale - ha «prodotto» una dirigenza incerta sul da farsi, in ritardo sui tempi che cambia-no e in perenne affanno. In questo caso, impreparata a «governare» le inevitabili problematiche che comportano l’aver conseguito un risultato prestigioso come la vittoria mondiale di Senoner dopo anni di carestia. Una vittoria da «spendere»

sul piano promozionale, tecnico e, di-ciamolo senza infingimenti, economico con i criteri adottati dalle federazioni già abituate a vincere. Nulla di tutto questo è stato fatto con Senoner, salvo poi ri-torcere contro Carletto critiche ingene-rose e accuse «infamanti» ma senza mai sfiorare pubblicamente il vero nocciolo della questione. A Senoner viene sostan-zialmente «contestato» un certo lassi-smo nella preparazione agonistica, di non essere cioè disposto al «sacrificio» che gli avversari, Killy in primis, metto-no nella preparazione alle gare. Per so-vrammercato, viene accusato di «promuoversi» in giro (segue a pag. 4)

PAGINA 3 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

per l’Italia invece di allenarsi. Dice in-fatti un dirigente della Fisi, l’ing. Ratti: «Carletto è un bravo ragazzo, ma non vuole mettersi in testa che lo sci è uno sport come tutti gli altri, per il quale ci vuole una preparazione di base. Mentre Killy, Périllat, Lacroix e compagni si allenavano con impegno, Carlo girava l'Italia per ricevere i festeggiamenti che tutti volevano tributargli. Io l'ho avver-tito fin da allora, ma non è servito: ora i risultati mi danno purtroppo ragione». Senoner era già un campione quattro anni fa, alla vigilia delle Olimpiadi di Innsbruck, ed il commissario tecnico di allora, il generale Fabre, lo giudica cosi: « E' un ottimo sciatore, difficile da alle-

nare. Ha delle convinzioni sbagliate per quel che riguarda la preparazione, e non vuole saperne di cambiare le proprie idee. Occorre allenarsi non soltanto sulla neve, dove ci si diverte, ma anche in palestra, dove si fatica soltanto ».[1] Che Senoner non ami particolarmente il duro lavoro di palestra e i lunghi ritiri lontano da casa (specialmente ora che si è sposato) è probabilmente vero, ma che sia stato uno «scansafatiche» è tutto da dimostrare. E può essere arduo, se non si è in malafede, considerando che dal gravissimo incidente dell’Abetone (lesione dei legamenti del ginocchio e fratture multiple) alla vittoria di Portillo passarono appena due stagioni. Ai gior-

ni nostri un analogo infortunio, con i più moderni ritrovati della chirurgia ortope-dica e della riabilitazione, prevede tempi di recupero non molto dissimili prima di ritrovare la forma precedente l’infortu-nio. Solo con ostinata abnegazione e sacrificio si ottiene ciò che Senoner riu-scì a ottenere. Difficile, molto difficile ritornare ai vertici dopo un infortunio del genere se non ci si «suda» duramen-te il recupero muscolare in lunghi e monotoni allenamenti. Le accuse mosse a Senoner con una certa disinvoltura e superficialità non tengono conto di cosa significhi «recuperare» dopo un grave incidente e quanta fatica e sacrificio sia costato. [1] G. Viglino - La Stampa 25 feb-

braio 1967

Maria Grazia Marchelli ha dato le dimis-

sioni dalla «Associazione amici dello sci

azzurro». La sua lettera raccomandata è

già partita, ci ha assicurato personalmen-

te l’ex campionessa azzurra e non esiste

possibilità alcuna che la decisione possa

essere modificata. «Quando diedi la mia

adesione all’iniziativa - ci aveva detto la

signora - ne ero veramente entusiasta,

perchè credevo che fosse fine a se stessa.

Ora le cose sono cambiate e non me la

sento più di mettere allo sbaraglio il mio

nome per operazioni che non approvo».

Questo, parola più parola meno, è quanto

ci ha dichiarato l’autorevole esponente

della Associazione, ma non è tutto qui:

abbiamo infatti appreso che altri illustri

esponenti degli «Amici» sono pronti a

seguire l’esempio della signora Marchelli

negando alla FISI la loro collaborazione.

Le notizie hanno dato fuoco alle polveri.

L’unanime reazione è stata di compiaci-

mento, con commenti tipo «era ora che

qualcosa cambiasse», «così non poteva

continuare» e così via di questo passo. Si

dava per scontata la «reazione a catena»

dalle dimissioni della ex azzurra si sono

ipotizzate quelle del presidente della FISI e

di tutto il consiglio federale. Bisognerebbe

questo per fotografare la situazione, ma è

opportuno rifare, in breve, la storia che ha

condotto a questo stato di cose. Siamo co-

stretti ancora una volta a partire dalla

medaglia conquistata da Senoner a Portil-

lo, l’alloro che ha consentito al Consiglio

federale di passare sopra, quasi in bellezza,

alle feroci critiche che a quel tempo gli

venivano mosse. Senoner ha salvato tutti,

ha puntellato i cadreghini traballanti ed

ha ridato fiato alle trombe che ormai suo-

navano in sordina. Ha coperto anche l’

«operazione Alberti», che ancora scotta a

Cortina, nonostante sia passata tanta

acqua sotto i ponti da provocare un’allu-

vione. Risale a quell’epoca la nascita

degli «Amici» di cui abbiamo parlato

prima. E da allora incominciarono i guai

per i produttori di articoli sportivi e per

gli atleti. Sono passati cinque mesi da

quando pubblicammo una bozza di con-

venzione inviata dalla «Associazione»

alle industrie del settore: in base ad essa,

per la sola voce »bastoncini» si parlava

di una cifra di 13 milioni, somma pari al

compenso che gli interessati avrebbero

dovuto sborsare per fornire tutti gli atleti

azzurri di quell’indispensabile attrezzo.

Maretta nell’ambiente degli Sport Invernali

Le «bizze» di Carlo Senoner - mi ritiro, ma forse no, dipende… - hanno scoper-chiato un vero «vaso di Pandora». Dietro il lungo tira e molla di Carletto ci sono risvolti poco commendevoli che con un certo interessato cinismo ambienti fede-rali tentano di far ricadere su Senoner. Colpevole, secondo taluni, di cercare di far valere i suoi «interessi» particolari, peraltro del tutto legittimi, su quelli «generali» della Federazione. In realtà le cose sono molto più complesse di quelle che si vogliono far apparire e anche se

certi argomenti non possono venir tratta-ti pubblicamente, rappresentano il «fulcro» su cui ruotano tutte le decisioni degli attori della vicenda. La Federazio-ne, nel lodevole tentativo di comporre l ’annoso puzzle dei rapport i «economici» con gli atleti, che non può sovvenzionare direttamente e ufficial-mente, pena la «squalifica» olimpica, ha ideato un meccanismo sbagliato nel tem-pi e nei modi di attuazione. L’articolo che segue descrive nei dettagli la vicenda e spiega con dovizia di particolari (e indi-

screzioni note a pochi addetti ai lavori) in quale «cul de sac» si è cacciata la Federa-zione. Il maldestro tentativo di riportare sotto il proprio «controllo» tutta la parti-ta economica intercorrente fra atleti e industriali del settore ha prodotto, quale risultato ultimo, come nel gioco dell’oca, il ritorno per la Federazione alla casella di partenza e, come sgradevole corolla-rio, una certa diffidenza nei suoi con-fronti da parte di atleti e industriali. Pas-seranno anni prima di una ricomposizione di questa frattura.

Scontenti atleti e Case per le «interferenze» federali

PAGINA 4 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

9 maggio 1967 - Prosegue la «saga Seno-ner» con continui colpi di scena: Carlo Senoner, il campione di Portillo, è fuori dalla nazionale. E’ il DT Ermanno No-gler a dare la notizia, seppur indiretta-mente, rivelando l’elenco dei P.O. (Probabili Olimpici) nel quale non figura il nome del Campione del Mondo. Il D.T. Nogler, rispondendo alle domande degli stupefatti cronisti presenti alla con-ferenza stampa ha precisato che l’atleta si è dichiarato indisponibile a presentarsi alle consuete visite mediche che si effet-tuano prima dell’inizio degli allenamen-ti. Nonostante l’annuncio di Nogler, la «partita» è ancora aperta prima di decre-tare il definitivo forfait di Senoner. Ab-bandono definitivo dalla scena agonistica che non «conviene» a nessuna delle due parti in causa. Nè Senoner nè tantomeno la FISI hanno «interesse» a non continua-re a sfruttare il titolo di campione del mondo di cui si fregia l’atleta e che an-che per la FISI ha ancora un certo «valore» economico nell’ambito di certe trattative che la federazione porta avanti con i produttori dei materiali utilizzati dagli azzurri dello sci. Non è argomento «elegante» e trattato in genere in manie-ra piuttosto opaca, anche per motivi legati alla «eleggibilità olimpica» degli atleti interessati, ma il motivo di attrito fra Senoner e la FISI è di natura esclusi-vamente economica. La divergenza di «vedute» non è di oggi: da una parte abbiamo l’atleta che vuol mettere a frut-to il suo alloro mondiale, dall’altra c’è la

FISI che ha assunto impegni precisi con gli industriali e quegli impegni stridono con gli interessi di Senoner. Difficile la quadratura del cerchio. Senoner viene accusato dai dirigenti federali di «pretendere» troppo dal suo titolo mon-diale ma d’altra parte Senoner sa anche troppo bene quanto il suo titolo mon-diale abbia «coperto» l’attuale dirigenza dalle critiche per stagioni agonistiche non esaltanti e quanto debbano gli stessi dirigenti a quella vittoria che consente loro di mantenere la poltrona dirigen-ziale. Senoner insiste nel voler sciare con la marca di sci che gli ha consentito di vincere il mondiale ma che non rien-tra nell’elenco di industrie che hanno stretto rapporti con gli “Amici dello Sci Azzurro” [1] e che, secondo gli accordi presi, dovrebbe equipaggiare tutti gli azzurri. Evidentemente la nota marca francese di sci, di cui si serve Senoner, gli offre un riconoscimento economico più sostanzioso di quanto gli offra la FISI per cambiare attrezzi. Da qui l’antipati-co contenzioso che oppone i contenden-ti. La sgradevole situazione ha tuttavia margini per essere ricomposta perché, come già detto, non è interesse di nessu-no «rompere» definitivamente. Resta comunque la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte a situazioni fuori con-trollo. [1] Gli “amici dello Sci Azzurro” fu un antesignano del Pool che raccolse fondi fra le industrie del settore per finanziare l’attività agonistica della FISI [n.d.a.]

Fra i “P.O.” dello sci manca Senoner!

Con una cifra molto inferiore ci si poteva

fregiare del titolo di «Fornitore Ufficiale

della FISI». Insomma, Senoner aveva

fatto scoppiare un «boom» sciistico all’i-

taliana. Dopo un certo comprensibile

reticenza, parecchie industrie aderirono

all’iniziativa, ma ora non sanno come

uscirne. Per quanto riguarda gli atleti,

poi, non riferiamo per carità di patria, le

critiche che abbiamo sentito, dopo un

inverno di vita in comune con lor. La

morale è molto semplice: le Case sborsano

molto più di quanto non sborsassero pri-

ma (quando gli accordi erano fatti diretta-

mente con gli sciatori) e questi ultimi

ricevono molto meno. Dove finisce la

differenza? Il risvolto ufficiale della FISI è

quello della selezione del materiale. E fin

qui potremmo anche essere consenzienti.

La polemica inizia quando si viene a sa-

pere che, per tenere fede ai suoi impegni,

la Federazione costringe i vari allenatori

a fare pressione sugli atleti perchè essi

usino certi materiali anzichè altri. E se

gli atleti non sono d’accordo e adducono

giustificazioni assai valide ( come quelle

che abbiamo udito agli assoluti di Cour-

mayeur a proposito degli sci da slalom),

allora volano le minacce. Se però un at-

leta si impunta e usa, ad esempio, baston-

cini che non sono prodotti dalla Casa

«convenzionata» ma un attrezzo di una

Casa concorrente (fatto sempre successo

agli assoluti) si viene a sapere che la FISI

non ha nei confronti degli atleti l’autori-

tà necessaria da indurla a far rispettare

gli accordi fra essa e le industrie. E la

Casa «convenzionata» a giusta ragione,

protesta. E protestano gli atleti che si

vedono dimezzare il già magro compen-

so che ricevevano prima. A sentire la

versione del consigliere federale Ratti,

sarebbero stati gli stessi atleti, con le

loro esorbitanti richieste alle industrie a

indurre la FISI a intervenire: ma, am-

messa la validità di una simile tesi, sa-

rebbe il caso di dire che il rimedio è peg-

giore del male. Ora la situazione è a una

svolta decisiva: se alla FISI mancherà la

copertura che in buona fede le era stata

data dagli «Amici», i rapporti tra Case e

atleti potranno riprendere su un piano

di normalità. (A. Pizzoccaro L’Unità—

28 marzo 1967)

PAGINA 5 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

Intanto, dopo l’annuncio semi-ufficiale di Nogler, la decisione di Carlo Senoner di abbandonare definitivamenle l’attività agonistica è stata confermata agli organi dalla Federazione Italiana degli Sporl Invernali i quali hanno precisato che il campione del mondo di slalom speciale ha comunicato ufficialmente agli organi federali la sua intenzione dì abbandonare lo sci senza fornire alcuna spiegazione della sua decisione. Ciò significa ovvia-menle che Senoner non parteciperà alla preparazione preolimpica e conseguete-mente alle Olimpiadi invernali dei 1968. Secondo gli ambienti federali Senoner sarebbe stato indotto alla rinuncia dal desiderio di dedicarsi alla famiglia da poco formata e di attendere senza parti-colari ansie la nascita del primogenito. Negli ambienti della FISI — è stato pre-cisato — « la notizia del ritiro di Seno-ner è stata appresa con dispiacere. Con-siderato comunque che si tratta di un dilettante non ci sarà che da prendere atto della decisione, sia pure con ram-

marico» [1]. Nella nota di commento della FISI, la «semplice» presa d’atto della decisione, seppur con rammarico, e soprattutto il riferimento allo status di «dilettante» di Senoner non sono casuali e si prestano a più di una interpretazio-ne. La più verosimile, anche alla luce degli eventi poi succedutisi, è che non esistendo «rapporti contrattuali» fra le parti, entrambe non hanno da «soddisfare» in alcun modo la contro-parte: nulla (di economicamente rile-vante) ha da pretendere Senoner dalla FISI ma neanche la FISI potrà imporre nulla a Senoner (per esempio l’adozione di particolari attrezzi), qualora l’atleta ritornasse sulla sua originaria decisione. La situazione che sembra irrevocabil-mente definita verso il ritiro dalle scene del Campione del Mondo, in realtà apre uno spiraglio verso una ricomposizione che soddisfi entrambi i «contendenti». La versione della Federsci sul definitivo ritiro di Senoner e sulle ragioni familiari che lo avrebbero determinato è stata

ci sono al massimo del rendimento: non si può modificare il loro fisico, o il loro modo di sciare. Sono quel che sono, bravi e meno bravi, non c'è bisogno di nessuno che venga ad insegnarmi come li devo far allena-re ». [1] Un argomento polemico in più a «scaldare» la già torrida estate pre-olimpica. [1] G. Viglino - Stampa Sera 12/7/1967

PAGINA 6 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

La lunga estate «calda» di Carlo Senoner

Carlo Senoner e consorte

Finale di partita Come era ampiamente prevedibi-le, il « caso » Senoner si è «sgonfiato», lasciando tuttavia uno strascico polemico che ha toccato anche il D.T. Ermanno Nogler. Protagonista di tre an-nunciati ritiri dalle gare Senoner è ora rientrato nei «ranghi», pre-sentandosi agli allenamenti di Cervinia di inizio luglio con l'in-tenzione di proseguire l'attività. Risolto il «caso Senoner» l’atmo-sfera attorno agli azzurri non si è però del tutto rasserenata con contrasti interni alla Federazione all’ordine del giorno. Segnale evidente che il «problema» non era Senoner. Lo stesso Nogler, responsabile unico delle squadre nazionali, appare innervosito dalla poca chiarezza con cui la Federa-zione si muove e che, nella so-stanza, ne riduce i poteri. Sbotta infatti Nogler: «Mancano otto mesi alle Olimpiadi e adesso non c'è più niente da inventare. Bisogna portare i ragazzi che

Dice Nogler:

«Da parte mia cerco di dimenticare che ci sia stato un caso Senoner, per evitare altre polemiche che non farebbero altro che danneggiare lui stesso e tutti gli altri. In-tendiamoci però: in squadra ci sono tanti ragazzi che tirano a diventare campioni olimpionici; che uno di loro sia campione del mondo ora non conta nulla» [1]

infatti smentita dalla moglie del cam-pione a strettissimo giro di intervista. Raggiunta telefonicamente da un croni-sta «curioso», la signora Senoner «gentile come sempre» ha risposto con una risata alle impertinenti domande: “ Evidentemente c'è chi ne sa più di me in una questione tanto riservata. Smentisca pure la notizia. E aggiun-ga anche che, ammessa e non conces-sa una decisione definitiva di mio marito a quanto si va dicendo, essa non ha assolutamente «origini di carattere familiare». Se mio marito si comporta cosi avrà le sue buone ragioni. Certamente l'ultima parola su questo argomento deve ancora essere detta. Vedremo a novembre, alla ripresa degli allenamenti sulla neve” [1]. Quindi il caso non è affatto chiuso ed esistono molte probabilità che il campione sia presente a Grenoble, ma alle sue condizioni.

[1] A. Pizzoccaro - L’Unità 10 maggio 1967

Diario estivo: gli allenamenti degli azzurri

Emergenti: Teresio Vachet Teresio Vachet è il più giovane fra i dieci titolari della squadra ma-schile, ma è di lui che si parla co-me di una speranza della discesa libera. Vachet è reduce dalla vit-toria nel « Kilometro Lanciato » di Cervinia, succedendo nell'albo d'oro della manifestazione al cam-pione tedesco Ludwig Leitner. L'affermazione in questa singolare specialità , assieme alle brillanti prestazioni conseguite nella passa-ta stagione ( 4° a Morzine in di-scesa) conferma le doti di Vachet come « liberista » e lo pone fra le speranze italiane della specialità. Vachet è il miglior giovane dell’ultima leva e ci si attendono, data l’ancor giovane età, notevoli miglioramenti e sperabilmente qualche exploit. Assieme a Mus-sner e Mahlknecht è uno dei can-didati a vestire la «maglia azzurra» a Grenoble.

Luglio a Cervinia significa da anni KL, la gara di veloci-tà estrema. Negli anni passati sulla pista del Plateau Rosa si dono dati battaglia fior di discesisti, molti dei quali primeggiano nelle gare di discesa libera tradizio-nale. Quest’anno ad esempio è attesa la nazionale tede-sca di discesa libera, gli svizzeri Rohr e Giovanoli e nientemeno che Killy e Lacroix, campione e vice-campione del mondo in carica. Per i nazionali italiani, che sono già a Cervinia in allenamento, per quest’anno niente Kilometro Lanciato. Farà eccezione Teresio Va-chet, che pur giovanissimo, ha già una qualche espe-rienza in questa particolare competizione. Per gli altri, come Mussner o Mahlknecht, che pure hanno «calcato» in passato le nevi del Plateau Rosa, quast’anno la pista del KL è «off limits». Motivi precauzionali, spiega No-gler. La rosa dei discesisti è già estremamente ridotta e viene giudicato troppo rischioso impegnare i già scarsi uomini e mezzi in una competizione che nulla apporta a livello tecnico. Killy, che vi parteciperà, è evidente-mente di diverso parere.

Nazionale? Niente KL

Lungo «sfogo» di Ermanno Nogler: i problemi non gli mancano. La Commis-sione Medica della FISI gli «scarta» un atleta, Osvaldo Demetz, non ritenuto idoneo alla pratica dello sci e il CONI nega pertanto la qualifica di «Probabile Olimpico». Demetz è un atleta giovane, non ancora di primissimo piano ma co-munque in grado di «fare numero» e rimpolpare le esangui file della naziona-le. Nogler si inalbera: «Demetz è ar-ruolato nei carabinieri. E' in grado di fare il servizio militare, e come cara-biniere vince o quasi, tutte le gare nazionali che interessano ai suoi su-periori. E' bravo, perché non dobbia-mo utilizzarlo anche noi? Io esigo un consulto medico dopodiché si vedrà chi ha ragione».[1] Come ragionamento, in effetti ha una sua logica, ma Osvaldo Demetz resta comunque fuori dalla na-zionale. Prosegue Nogler:« Ho dodici ragazzi, anzi tredici se mi riabilitano il Demetz, e sette ragazze. Le squa-dre non sono bloccate ma penso che non si può allargare troppo la scelta.

Faremo le selezioni, e magari qualcu-no potrà infilarsi fra i migliori per la discesa, ma sostanzialmente non cam-bierà nulla. Per le Olimpiadi dobbia-mo ridurre il numero a otto per gli uomini e sei per le donne, altro che allargarlo! Le nostre possibilità sono quelle di sempre. Il guaio è che non manca la preparazione atletica: è sul-lo sci che fanno degli errori, tutti indi-stintamente, e i secondi fioccano oppu-re vengono i ruzzoloni » [1]. Il discorso sugli infortuni passati è estremamente realistico e per ora si concretizza nel di-niego alla partecipazione degli atleti al KL, a scanso di spiacevoli sorprese. L’e-lenco degli infortunati, più o meno seria-mente, nella passata stagione è piuttosto lungo: De Tassis, Compagnoni, Dibona, De Nicolò, Vachet e Zandegiacomo che non si è ancora completamente ripreso dall’infortunio del 1965. Quindi il pro-blema di «proteggere» un gruppo già limitato numericamente esiste, anche se è difficile in una attività già di per se ri-schiosa come lo sci. Il programma di alle-

namento è deciso per i prossimi sei mesi, fino a dicembre, al ritmo piut-tosto intenso di due settimane di la-voro e una di riposo. Il ritmo è pe-sante, forse troppo, e mai «sperimentato» in precedenza. Chi è impegnato per la prima volta potreb-be sentirsi «soffocato» dalla rigida e continua disciplina e averne una spe-cie di rigetto psicologico. Anche sul piano fisico non è da escludere un sovraccarico di lavoro, specie negli atleti più in là con gli anni. Nessuno però pensa ad alleggerirlo, secondo il prof. Fink che cura la preparazione atletica « Abbiamo cercato di tra-sformare dei buoni sciatori in otti-mi atleti e penso che il risultato non sia deludente » [1]. Anche se-condo Paride Milianti, assunto come allenatore da Nogler all’indomani dei Mondiali di Portillo « ..noi si lavora per bene fin da adesso e i risultati dovranno venire per forza » [1]

[1] G. Viglino - Stampa Sera 12/7/1967

I tormenti di Nogler

PAGINA 7 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

Diario estivo: gli allenamenti degli azzurri

Una lunga e «dura» estate

Definite date e località per l’attività di allenamento della nazionale di sci per i prossimi cinque mesi in preparazione per i Giochi Olimpici di Grenoble:

31 luglio-6 agosto: Bressanone, allena-mento atletico. 27 agosto-2 settembre: Cervinia, allenamento sciistico. 10 -16 settembre: Selva Gardena, allenamento atletico. 17-23 settembre: Stelvio, alle-namento sciistico slalom e « gigante ». 8 -14 ottobre: Alpe di Siusi, allenamento atletico. 19 - 28 ottobre: Merano o Ro-ma Acquacetosa o Formia, allenamento atletico. 5-11 novembre: Cervinia o altra località, allenamento sciistico 16-24 novembre: località da designare, allenamento sciistico slalom e « gigante ». 29 novembre - 5 dicembre: Madonna di Campiglio, allenamento discesa libe-ra. 11 - 22 dicembre: Bormio o Val Gardena, allenamento finale e gare di selezione. 2-8 gennaio: Ortisei, allena-menti slalom e «gigante».

Il ritorno di Senoner/1

Dopo un lungo tira e molla di ritiri più volte annunciati e poi smentiti, Carletto Senoner ritorna in nazionale, questa volta con decisione definitiva: a Greno-ble ci sarà. Dopo una stagione agonistica interlocutoria, non certamente entusia-smante come il 1966 di Portillo, ma nemmeno da «buttar via» Senoner ab-bandona i propositi di ritiro e si mette a disposizione di Nogler per l’ultima sta-gione agonistica con il fermo proposito di difendere il titolo di Campione del Mondo [i titoli olimpici, fino alle Olim-piadi di Grenoble, valsero anche come titolo di Campione del Mondo n.d.a]. Si chiude quindi un «caso», ricco di passate spiacevoli polemiche. Si chiude anche il caso di Glorianda Cipolla, riammessa in Nazionale dopo la sospensione per mo-tivi disciplinari al termine della stagione. Verrà aggregata alla nazionale A, com-posta attualmente di 7 atlete e disputerà regolarmente le selezioni di dicembre

Il ritorno di Senoner/2

Che possibilità ha Senoner di ripetere l’exploit di Portillo? Se lo chiedono con ansia tutti i tifosi e gli appassionati di sci che vedono nel gardenese una delle 3-4 carte che la nazionale azzurra può ragio-nevolmente giocarsi a Grenoble. Inte-ressanti le opinioni del suo allenatore e del diretto interessato. Nogler: « Car-letto è ancora un ragazzo: ha appena venticinque anni. Tecnicamente e bravissimo, non dico perfetto, ma nessuno lo è. A volte gli manca la « carica » morale e allora sono guai. Non so se vincerà lo slalom a Greno-ble, ma sono sicuro che sarà tra i pri-missimi. Sarà bene seguirlo in slalom gigante perché è fortissimo. Peccato non abbia più la convinzione neces-saria per affrontare una discesa libe-ra: a mio giudizio è uno sciatore com-pleto ». Così si giudica Senoner: « Sono un buon slalomista, tra i primi dieci del mondo. Oggi arrivo primo, doma-ni decimo: si tratta di azzeccare la gara giusta. Ho fatto centro una vol-ta e ci ho preso gusto ». Così infine la pensa Jean Claude Killy, fuoriclasse dello sci mondiale e iridato, come Seno-ner, a Portillo: : « In Cile Senoner era il più forte. Non è stata fortuna ! A Grenoble se la vedranno lui e Peril-lat. Poi ci sarei io, ma punto anche alle altre gare ». [1]

Carlo Senoner e Gerhard Mussner alla partenza della libera di Kitzbuhel

Senoner e Mussner sono fra i più attesi fra gli azzurri per Grenoble: Carletto è il campione del Mondo in carica, Mussner ha un particolare feeling con la discesa di Chamrousse. Lo scorso inverno è stato battuto solo da Killy nella discesa preolimpica. E’ fra pe possibili sorprese per le medaglie della libera.

La parola a Nogler

Nogler guida per la prima volta da solo la squadra italiana alla vigilia delle Olim-piadi, e ha completamente rinnovato tutto lo « staff » tecnico. Sulle gare di Grenoble non vuole avanzare ipotesi azzardate: «La squadra è quella che è, con le sue lacune ed i suoi punti di forza. Abbiamo Senoner e Dibona nello slalom, ancora Senoner, Mahlk-necht e parecchi altri nel gigante. Mussner, lo stesso Mahlknecht e Va-chet in libera. Il problema è portare tutti nella miglior forma alla vigilia delle gare, e non aver la sfortuna di perderne qualcuno per strda. A Inn-sbruck abbiamo fatto un " buco " clamoroso, ma avevamo avuto una serie di infortuni impressionante » [1]

[1] G. Viglino - Stampa Sera 29 Luglio 1967

PAGINA 8 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

Cervinia 2 settembre 1968 - Raduno tardo-estivo per la nazionale a Cervi-nia. Quindici giorni di sci e preparazio-ne atletica a cinque mesi dall’appunta-mento olimpico. Cervinia è la stazione ideale per coniugare preparazione at-letica e possibilità di inframmezzare a questa il contatto con la neve. Il ghiac-ciaio del Plateau Rosa è infatti a pochi minuti di funivia da Cervinia. Si scia quindi al mattino e si «fa ginnastica» al pomeriggio, per quindici giorni. In realtà, la «ginnastica» è qualcosa di più rispetto a quello che comunemente si intende o a quella che si pratica a scuo-la nell’ora di Educazione fisica. Il D.T. Ermanno Nogler ha affidato al Prof. Hubert Fink, già collaboratore della FISI da anni [e di cui si avvarrà anche Jean Vuarnet n.d.a] tutta la gestione della preparazione atletica dei P.O. (Probabili Olimpici) lasciandogli carta bianca. Il prof. Fink si è da tempo spe-cializzato nella preparazione fisica ap-plicata allo sci alpino, divenendone in breve un esperto di livello internazio-nale, tanto da essere chiamato anche all’estero per corsi e conferenze rivolte sia ad atleti che a tecnici e allenatori. La preparazione atletica impostata dal prof. Fink non è solo un «diversivo» per passare il pomeriggio, quando la neve estiva del ghiacciaio diventa im-praticabile per una proficua sciata tec-nica, ma riveste una fondamentale im-portanza nella preparazione complessi-va dello sciatore. Fino ad oggi la gior-nata dello sciatore in preparazione esti-va era piuttosto monotona così come la descrive Giorgio Viglino: « La giorna-

ta di uno sciatore è presto riassunta. Lunghe discese al mattino, pranzo e riposo, cura degli sci, cena. Cosi imman-cabilmente c'è da uscirne con tutta una serie di frustrazioni, come le definiva la Medail, un'azzurra un po' sofisticata di qualche anno fa, o con la testa piena di

nuvole, come dice più semplicemente una campionessa di oggi, Giustina De-metz. Ci sono da riempire tanti spazi vuoti nella giornata, e cercare di sot-trarsi a quel discorrere sempre del me-desimo argomento, lo sci. Le ragazze risolvono il loro problema studiando. La Strauss ha affrontato gli esami per la licenza magistrale e li ha superati mal-grado la sua frequenza a scuola sia sta-ta molto scarsa. La Chevallard di esami ne ha parecchi all'anno frequentando la università. La Demetz, da tanti anni in squadra nazionale, ha approfittato di queste sue lunghe, continue vacanze per imparare quasi alla perfezione le lin-gue. Diverso il problema per i discesisti. Vengono quasi lutti da piccoli centri montani e la strada del successo è stata per loro meno facile, tanto da persuade-re quasi tutti a piantare gli studi piut-tosto presto. Riprenderli adesso, manco parlarne, piuttosto per occupare il tem-po ci si può dedicare a qualche hobbies, oppure praticare altri sport, il tennis

come fa Dibona, il golf, il nuoto oppure la ginnastica di Fink che è viva, dinamica, persino divertente ad aver la forza di affrontare tutto il programma» . [1]

[1] G. Viglino - La Stampa - 3 settembre1967

TITOLO BRANO INTERNO

PAGINA 9 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

QUANDO CERVINIA ERA LA CAPITALE

DELLO SCI ESTIVO

Cervinia anni 60/70 capitale europea

dello sci estivo. Quando ancora in Fran-

cia e Austria non erano state valutate

appieno le potenzialità turistiche dello sci

estivo, in Italia, allo Stelvio e a Cervinia

Plateau Rosà, si sciava a pieno ritmo

anche nel pieno dell’estate. Cervinia, in

particolare, con le sue iniziative speciali

come il Kilometro Lanciato faceva cono-

scere in tutto il mondo le possibilità an-

che agonistiche delle sue piste estive.

Non è quindi un caso che Cervinia sia

stata meta di squadre agonistiche delle

più agguerrite nazionali del tempo. Ne fa

fede l’articolo di pag 4 che riporta le cro-

nache degli allenamenti delle nazionali di

Francia e Italia, preannunciando l’arrivo

anche di austriaci, tedeschi e americani.

Praticamente, esclusi gli svizzeri, tutti

gli sciatori che puntano alle medaglie di

Grenoble si stanno allenando a Cervi-

nia. Oltre a disporre di ottima materia

prima ( la neve, ovviamente), Cervinia

dispone di ampia ricettività alberghiera,

di vita “sociale” e possibilità di relax

extra-sciistico. Ma il punto forte che

attira sciatori agonistici di assoluto

livello sono le piste tecniche adatte al

più proficuo degli allenamenti su neve.

Piste che in un recente passato hanno

visto disputarsi gare di respiro interna-

zionale come il “Trofeo del Furrgen”

che annovera fra i suoi vincitori i mi-

gliori campioni degli anni 50.

Bollettino medico

Siamo ancora in settembre e mancano cinque mesi all’appuntamento clou della stagione ma ogni «inciampo» e ritardo sulla tabella di marcia stabilita può infi-ciare il lavoro fin qui svolto. Gli infortu-ni sono di quegli eventi imprevedibili capaci di annullare i miglioramenti con-seguiti e rendere l’atleta che li ha subiti a rischio di partecipazione alle gare più importanti della stagione. A settembre, il bollettino medico parla di una distor-sione al ginocchio per Piazzalunga e una distrazione dei legamenti della caviglia per Di Bona. Niente di preoccupante e non risolvibile in tempi brevi.

PAGINA 10 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

C ervinia 10 novembre 1967 – Ulteriore radu-no a Cervinia per la

nazionale che si prepara alle Olimpiadi di Grenoble. Que-sta volta l’appuntamento è in quota, ai 2600 metri di Plain Maison dove parte il secondo tratto della funivia che porta ai ghiacciai. L’ambiente è già invernale con neve sciabile fin sulla porta dell’albergo che ospita gli azzurri. La disponibi-lità di neve «fresca» già a quote intermedie senza dover salire sul ghiacciaio di Plateau Rosa ha attirato a Cervinia molte nazionali straniere alla ricerca di neve invernale per condurre le ultime rifiniture tecniche

prima della partenza della stagione agonistica, da qui ad un mese. Assieme agli azzurri sono presenti nello stesso al-bergo di Plain Maison (che è l’unico, peraltro) le nazionali di Francia e Inghilterra. Sono poi attese, al termine del pe-riodo di allenamento di fran-cesi e italiani, le nazionali au-striaca, svizzera, jugoslava e americana. Honorè Bonnet, il «gran capo» dello sci francese, guida personalmente il nume-roso gruppo dei francesi – sette ragazze e quattordici ragazzi – che comprende tutti gli assi della compagine fran-cese - Killy, Périllat, Lacroix, le Goitschel, Annie Famose

fra gli altri – agli ordini dei rispettivi responsabili tecnici, Renè Sulpice per i maschi e Jean Beranger per le donne. I francesi tornano sulla neve dopo un lungo periodo di riposo estivo inframmezzato da sedute individuali di ginna-stica e sfruttano ogni minuto e ogni metro di pista per mettere nelle gambe quanti più chilometri di discesa pos-sibile, anche se su piste non ineccepibili. Il manto nevoso non è infatti ancora uniforme e compatto e qua e là affiora-no sassi che rovinano lamine e solette degli sci . Ma Bon-net è comunque soddisfatto del lavoro che si sta facendo e

I migliori atleti del mondo radunati a Plan Maison preparano a Cervinia le Olimpiadi dello sci

I «nazionali» di Francia e d'Italia in allenamento

Star

C hi sia la star in que-sti giorni a Cervinia è facile intuirlo.

Basta recarsi alla partenza delle funivie e assistere ad uno strano fenomeno: una cabina è stracarica, e due altre, quella prima e quella dopo sono semivuote. Al centro dell’attenzione e dell’assalto dei turisti è il campione francese Jean Claude Killy. Lo seguono con devozione i compagni di squadra, ne scrutano la sciata e ne carpiscono con-sigli gli avversari, lo adora-no - indistintamente – le donne, come un attore hollywoodiano. Tempi duri per i troppo famosi.

non si preoccupa più di tanto degli sci : « Preparano le Olimpiadi — dice Bonnet — e non contano le paia di sci che dovremo buttar via; basta vincere al momento buono ».« Va bene, va pro-prio bene così - e queste parole le dice in italiano, quasi a sottolinearne il significato - , abbiamo soltanto bisogno di perfe-zionare, di affinare un prodotto che è già perfetto, i nostri sciatori. Presunzio-ne? No, sappiamo soltanto cosa siamo in grado di fa-re. Tutto qui!». [1]

[1] G. Viglino - La Stampa - 11 novembre 1967

Nogler ha convocato per que-sto stage sulla neve una qua-rantina di atleti fra maschi e femmine, in pratica le nazio-nali A e B al completo. L’o-biettivo è passare in rassegna tutte le forze sciistiche italiane valide in vista delle Olimpiadi per non lasciarsi sfuggire eventuali giovani promettenti. Gli azzurri - da Senoner, a Di Bona, De Tassis, Piazzalunga e tutti gli altri - sciano assieme ai francesi e non sembra che, a vista, siano tecnicamente infe-riori ai transalpini. Tuttavia il cronometro, in passato, si è incaricato di segnalare il diva-rio invece esistente fra i nostri e i francesi. Per recuperare il

gap cronometrico, Nogler ha impostato una preparazione ad hoc, incentrata prevalen-temente sulla preparazione fisica, aspetto trascurato in passato, con intense sedute atletiche da giugno a settem-bre. Al contrario di Nogler, il coach francese Bonnet, in passato propugnatore della preparazione atletica al pari di quella tecnica, quest’anno ha lasciato la squadra pratica-mente a riposo fino ad autun-no inoltrato, iniziando a scia-re solo adesso, ad un mese dalle gare. Due visioni e stra-tegie diametralmente oppo-ste: ognuno si augura di aver azzeccato quella vincente.

Nogler vs Bonnet Inglesi

A nche la squadra fem-minile inglese al completo è approda-

ta a Cervinia per rifinire la preparazione in vista di Gre-noble. Le atlete di Sua Mae-stà sono tutt’altro che una squadra «folkloristica» come si potrebbe pensare data la provenienza dalla piatta e piovosa Inghilterra. Le com-battive inglesine hanno scala-to anno dopo anno le classifi-che e rivaleggiano diretta-mente con le più quotate sciatrici europee e hanno ormai superato le italiane. La graziosa Gina Hathorn (vedi foto a pag. 12), capitana a dispetto della giovane età, ha già nel palmares (segue a pag. 12)

PAGINA 11 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

un secondo posto in slalom nel pre-stigioso concorso di Grindelwald. Divina Galica, che eccelle soprattut-to il discesa libera è ormai in vista del podio, che è l’obiettivo di en-trambe per le prossime Olimpiadi: vista la grinta in allenamento e la volontà, con un po’ di fortuna, è un obiettivo raggiungibile.

Photo: Paul Popper

Divina Galica ( foto a destra in bianco e nero) dopo una brillante carriera discesistica si è dedicata agli sport motoristici afferman-dosi come la prima donna al mondo a dispu-tare il Campionato del Mondo in Formula 1

Sestriere 21 novembre 1967 - Lasciata

Cervinia, sede dell’ultimo allenamento

collegiale, gli azzurri si ritrovano a Se-

striere per proseguire il programma da

tempo impostato; una settimana si e

una no di allenamento dal giugno scor-

so. Sestriere è stata una scelta quasi

obbligata per la penuria di neve sull’ar-

co alpino. La stazione piemontese è

quella in grado di offrire le migliori

condizioni di innevamento e pertanto è

stata scelta come sede di allenamento

anche dalle nazionali minori (juniores e

cadetti) e dalla rappresentativa univer-

sitaria. Tutti al Sestriere quindi per

lavorare a fondo sulla tecnica, giacchè

l’impostazione atletica è già stata ab-

bondantemente preparata durante tutta

l’estate e fino al settembre scorso. Per

tutti gli azzurri convenuti c’è voglia di

neve, di pali, di discese e di verifica

delle proprie condizioni. Dato l’alto

numero di atleti e varietà di squadre c’è

anche un po’ di confusione sulle piste e

i più indaffarati a seguire i propri atleti

sono Bernard Favre (allenatore della

squadra B) e Gino Senigagliesi

(allenatore dei giovani). E’ un lavoro a

lunga scadenza, il loro. Probabilmente

fra gli atleti che seguono non ci sarà

nessuno che andrà a Grenoble ma il

lavoro continuo e puntiglioso di ricerca

e correzione di errori è fondamentale

anche se non necessita di un riscontro

immediato come richiesto invece ai

veterani della squadra A. Lavoro oscuro

di sgrezzamento e affinamento tecnico

destinato a portare i suoi frutti non pri-

ma di 3-4 anni. Con tanti atleti e tante

discese nelle gambe non sono mancati

purtroppo gli incidenti. Il giovane Giu-

liano Besson ha finito la sua corsa con-

tro un albero (ginocchio in disordine)

mentre l’universitario Carlo Taschini

chiude prematuramente la sua stagione

per la frattura del perone (40 giorni di

gesso). Non è ancora comparso il cro-

nometro ma la sensazione è che la squa-

dra maggiore sia in un eccellente stato

di forma ma anche i giovani scendo si-

curi e decisi a farsi valere. Senza prove

cronometrate non è ancora possibile

indicare gerarchie. Tutto è rimandato

alle tradizionali gare di selezione, che

Nogler aspetta per decidere le formazio-

ni dei probabili olimpici. Quest’anno

avranno un maggior significato poiché si

tratterà di scegliere gli uomini che do-

vranno difendere il prestigio italiano (e

un oro mondiale) alle Olimpiadi di Gre-

noble. Sulla scelta di affidarsi alle sele-

zioni cronometrate aperte a tutte le

squadre, comprese le giovanili, Nogler,

responsabile unico di tutto il settore

discese, è categorico: « Non voglio fare

nomi per nessuna specialità, non voglio

indicare nemmeno i probabili perché

voglio vedere tutti sulla neve, in gara. I

giovani possono fare del miglioramenti

strepitosi da un anno all'altro e noi in

squadra abbiamo parecchi ragazzi che

possono saltare davanti agli azzurri di

sempre. Le selezioni valgono per tutti,

anche per Senoner che è campione del

mondo: a Grenoble non si va se non si è

al cento per cento del proprio rendimento

». [1]

[1] Giorgio Viglino - Stampa Sera 22 novembre 1967)

PAGINA 12 VOLUME 1 , NUMERO 1-2

Dopo molta atletica estiva finalmente la neve e lo sci. Al Sestriere si danno appun-tamento tutte le squadre nazionali, sia maschile che femminile, dalla A agli ju-niores e universitari. Nogler intende ve-dere tutti gli effettivi all’opera prima delle tradizionali selezioni di dicembre

che gli consentiranno poi di definire, in base ai risultati, la squadra per le gare di internazionali di gennaio ma soprattutto scegliere gli atleti che andranno a Greno-ble. Come negli anni precedenti quindi, Nogler rinuncia alle gare internazionali di dicembre per effettuare le selezioni nazio-

nali che si disputeranno con la tradizio-nale formula di due slalom e due giganti e l’ampia partecipazione, oltre a tutti gli “azzurrabili” anche dei migliori juniores e prima categoria. Una formula collau-data ma che risulta sempre più “datata” e non più adatta ai tempi e allo scopo.

Gli azzurri sulla neve

PAGINA 13 STORIA DELLA VALANGA AZZURRA

Quelli che amano la Valanga Azzurra, quelli che

amano gli sci "diritti", quelli che curvano usan-

do i loro piedi, quelli che amano la montagna,

QUELLI CHE AMANO LO SCI.

Redattore Posta elettronica:

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Fonti bibliografiche consultate

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