Il quarantesimo anniversario della morte di Trockij · è stata illustrata da Jean-Paul Joubert...

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« Italia contemporanea » dicembre 1980, fase. 141 Notiziario Il quarantesimo anniversario della morte di Trockij Si è svolto a Follonica, dal 7 all’ll ottobre 1980, un «Convegno internazionale in oc- casione del quarantesimo anniversario della morte di Leon Trockij », organizzato dalla biblioteca comunale di Follonica, dalla fondazione Feltrinelli e dalla regione Toscana. L’importanza politico-culturale della iniziativa — trockisti e comunisti ortodossi (sta- linisti o ex stalinisti) riuniti per cinque giorni nella stessa sala — ha suggerito alla stampa quotidiana commenti che puntavano soprattutto sullo scandalistico, anche a proposito della recente apertura alla consultazione degli archivi Trockij di Harvard. Il convegno invece, anche se non privo di momenti di salutare tensione, ha registrato un buon livello scientifico in larga parte delle relazioni, delle correlazioni, degli in- terventi. Le divisioni più interessanti emerse sono state soprattutto, se così è lecito esprimersi, quelle fra trockisti, trockiani e trockologi. La posizione rilevante che ha assunto Pierre Broué, con la sua relazione su Trotsky et la IV Internationale e con i suoi interventi, è dovuta senza dubbio al fatto che egli assomma ed equilibra in sé tutte e tre le qualità sopra ricordate. I trockiani sono apparsi divisi fra coloro che considerano il pensiero politico di Trockij, a prescindere dalla adesione ad una milizia politica trockista, come stimolante e produttivo rispetto ai grandi temi del socialismo, della democrazia, della rivoluzione (ad esempio, la relazione di Norman Géras, dell’università di Manche- ster, Trotsky and Rosa Luxemburg) e coloro che invece considerano Trockij un mero oggetto di studio, irrimediabilmente datato. Trockiano-trockologo distaccato è apparso il primo relatore, Baruch Knei-Paz, dell’università ebraica di Gerusalemme, che ha parlato su The politicai and cultural formation of Leon Trotsky: an intellectual portrait, per concludere che nel mondo di oggi, di cui troppe cose non seppe comprendere, Trockij « remains suspended in a limbo ». Distaccatissimo, fino ad essere considerato quasi un provocatore dai trockisti presenti (interventi di Michael Lôwy, Jean-François Godchau, Antonio Moscato, Paolo Fornaciari), è stato Robert McNeal, dell’università del Massachusetts, che ha svolto, cadendo peraltro in alcune sviste, una relazione su Trotsky and Stalinism, volta a mettere in luce le ambiguità del rapporto Trockij-Stalin, e la comune origine infamante, ma il diverso destino, dei due termini contrapposti di trockismo e stalinismo. In direzione parzialmente analoga si è mossa la relazione di Thomas Ray Poole, dell’università di Queensland, Stalin’s trials as Trotsky’s test. I lavori sono stati aperti da una equilibrata presentazione di Giuliano Procacci, che ha inquadrato il convegno nella generale evoluzione degli studi sulla storia del movi- mento operaio, che in Italia ha un’importante data di svolta nel 1956. Procacci ha lamentato l’assenza di studiosi dell’URSS e degli altri paesi dell’est, benché invitati. Con riferimento a quella richiesta per Bucharin, Procacci ha criticato il poco laico concetto di « riabilitazione ». Non si tratta — ha detto — di riabilitare Trockij; si tratta di studiarne l’opera e il pensiero, cosa impossibile ad essere condotta sino in

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« Italia contemporanea » dicembre 1980, fase. 141

Notiziario

Il quarantesimo anniversario della morte di Trockij

Si è svolto a Follonica, dal 7 all’ll ottobre 1980, un «Convegno internazionale in oc­casione del quarantesimo anniversario della morte di Leon Trockij », organizzato dalla biblioteca comunale di Follonica, dalla fondazione Feltrinelli e dalla regione Toscana. L’importanza politico-culturale della iniziativa — trockisti e comunisti ortodossi (sta­linisti o ex stalinisti) riuniti per cinque giorni nella stessa sala — ha suggerito alla stampa quotidiana commenti che puntavano soprattutto sullo scandalistico, anche a proposito della recente apertura alla consultazione degli archivi Trockij di Harvard. Il convegno invece, anche se non privo di momenti di salutare tensione, ha registrato un buon livello scientifico in larga parte delle relazioni, delle correlazioni, degli in­terventi.Le divisioni più interessanti emerse sono state soprattutto, se così è lecito esprimersi, quelle fra trockisti, trockiani e trockologi. La posizione rilevante che ha assunto Pierre Broué, con la sua relazione su Trotsky et la IV Internationale e con i suoi interventi, è dovuta senza dubbio al fatto che egli assomma ed equilibra in sé tutte e tre le qualità sopra ricordate. I trockiani sono apparsi divisi fra coloro che considerano il pensiero politico di Trockij, a prescindere dalla adesione ad una milizia politica trockista, come stimolante e produttivo rispetto ai grandi temi del socialismo, della democrazia, della rivoluzione (ad esempio, la relazione di Norman Géras, dell’università di Manche­ster, Trotsky and Rosa Luxemburg) e coloro che invece considerano Trockij un mero oggetto di studio, irrimediabilmente datato. Trockiano-trockologo distaccato è apparso il primo relatore, Baruch Knei-Paz, dell’università ebraica di Gerusalemme, che ha parlato su The politicai and cultural formation of Leon Trotsky: an intellectual portrait, per concludere che nel mondo di oggi, di cui troppe cose non seppe comprendere,Trockij « remains suspended in a limbo ». Distaccatissimo, fino ad essere considerato quasi un provocatore dai trockisti presenti (interventi di Michael Lôwy, Jean-François Godchau, Antonio Moscato, Paolo Fornaciari), è stato Robert McNeal, dell’università del Massachusetts, che ha svolto, cadendo peraltro in alcune sviste, una relazione su Trotsky and Stalinism, volta a mettere in luce le ambiguità del rapporto Trockij-Stalin, e la comune origine infamante, ma il diverso destino, dei due termini contrapposti di trockismo e stalinismo. In direzione parzialmente analoga si è mossa la relazione di Thomas Ray Poole, dell’università di Queensland, Stalin’s trials as Trotsky’s test.I lavori sono stati aperti da una equilibrata presentazione di Giuliano Procacci, che ha inquadrato il convegno nella generale evoluzione degli studi sulla storia del movi­mento operaio, che in Italia ha un’importante data di svolta nel 1956. Procacci ha lamentato l’assenza di studiosi dell’URSS e degli altri paesi dell’est, benché invitati. Con riferimento a quella richiesta per Bucharin, Procacci ha criticato il poco laico concetto di « riabilitazione ». Non si tratta — ha detto — di riabilitare Trockij; si tratta di studiarne l’opera e il pensiero, cosa impossibile ad essere condotta sino in

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fondo senza l’apporto degli studiosi sovietici. Broué, in conclusione del convegno, ha ripreso questo tema, proponendo di indirizzare alle autorità dell’URSS un appello, poi trasformato in una mozione, che chiede libero accesso in URSS alle opere di Trockij e agli archivi, a cominciare da quelli della III Internazionale, necessari per meglio conoscere il ruolo svolto da Trockij e le vicende del partito bolscevico, anche in rapporto alla storia del movimento operaio mondiale.Procacci ha posto con chiarezza alcuni degli interrogativi che poi in effetti sarebbero circolati per il convegno: il trockismo rappresenta davvero un’alternativa — come, anche se non ebbe rilievo di corrente internazionale, Procacci crede possa dirsi del bucharinismo — o soltanto una variante (eresia?) rimane Trockj legato al « complesso del 1914 »? se sì, non sta forse in questo legame la radice del suo essere tanto datato? Livio Maitan, uno fra i più autorevoli trockisti presenti, in uno dei suoi interventi (ha svolto anche una correlazione su Trockij e le lotte dei popoli coloniali) ha decisa­mente negato che in Trockij operasse quel « complesso », perché troppe volte egli sottolineò il salto qualitativo avvenuto nel i917.In attesa della pubblicazione degli atti, che sola potrà permettere una precisa valuta­zione delle novità conoscitive apportate dal convegno, ci limitiamo qui a qualche altro cenno sui temi trattati, che hanno investito l’intera vita di Trockij, privilegiandone tuttavia alcuni aspetti e trascurandone altri. La genesi della teoria della rivoluzione permanente è stata trattata in particolare da M. Löwy in una relazione dedicatavi espressamente. Dei rapporti di Trockij con i menscevichi si è occupato fra gli altri Vittorio Strada, che ha dato molto peso alla figura di Martov (relazione su Lenin e Trockij); mentre i rapporti di Trockij con Lenin sono stati al centro di numerosi contributi, fra i quali vanno ricordati, oltre quello di Strada testé, citato, quello di Alexander Robinovitch, dell’università dell’Indiana, su Lenin and Trotsky in thè Octo- ber Revolution e l’altro di Michal Reiman su Trockij 1917, die Geburt einer histori­schen Persönlichkeit. La scarsa risonanza delle posizioni di Trockij nell’ambito della Seconda Internazionale è stata sottolineata da Hans-Josef Steinberg, dell’università di Brema, in una relazione che si è giovata di alcune lettere inedite di Trockij a Kautsky e a Hilferding: Trotzky und die marxistische Debatte in der Periode der II Internatio­nale. Alla posizione di Trockij di fronte alla NEP e ai problemi della accumulazione socialista e della pianificazione hanno prestato attenzione le relazioni di R W. Davies, dell’università di Birmingham, su Trotsky and thè debate on industrialisation in thè URSS; di Alee Nove, dell’università di Glasgow, su Trotsky, Collectivisation and thè five year pian; di Adolf G. Yòwy su The Origins of thè conflict Bukharin-Trotsky; di H.H. Ticktin su Trotsky and thè social forces leading to Bureaucracy. Trotsky and thè question of politicai economy of thè USSR. L’uso che Trockij fece delle categorie di termidoro e di bonapartismo è stato discusso in vari momenti del convegno (in particolare: David S. Law, dell’università di Keele, Trotsky and Thermidor) unitamente al problema della comparabili­tà tra giacobinismo e bolscevismo (in particolare: Giorgio Migliardi, Una polemica inedita di Trockij con Plechanov sul «centralismo giacobino »: un manoscritto del 1903). Dei rapporti di Trockij e del trockismo con le altre correnti di sinistra, dentro e fuori l’URSS, hanno trattato: Michel Prat, Crise du PC russe et crise du Komintern: la question d'une Opposition de gauche internationale (1926-1927); Michal Reiman, Der Untergang der linken Opposition; Michel Dreyfus, Socialistes de gauche et trotskystes en Europe 1933-1938. A questo gruppo si può accostare Pelai Pagès i Blanch, El movi­mento trotskista en España (1930-1935). Ma dobbiamo ricordare ancora almeno: Pierre Naville, Trotsky, la politique militarne et l’armée rouge; Richard B. Day, dell’università di Toronto, Socialism in one Country: new toughts on and question; Leonardo Rapone, Trockij e la politica dei Fronti popolari (secondo il programma, questa rela­zione avrebbe dovuto essere svolta da Ferdinando Claudin, assente); Salvatore M. Ganci, Trockij e il surrealismo. Contro Ganci, correggendo vari errori di fatto, ha polemizzato Jean Van Heigtnoort, segretario di Trockij e autore del libro di memorie In esilio con Trockij (Milano, Feltrinelli, 1980).Merita di essere citato a parte un gruppo di correlazioni di giovani studiosi italiani che rivelano l’avvio nel nostro paese, in parte sotto l’impulso di Giuliano Procacci, di ricerche in questo campo di studi: Francesco Benvenuti, Dal comunismo di guerra

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alla NEP: il dibattito sui sindacati; Fabio Bettanin, Trockij e la questione agraria; Anna Di Biagio, Trockij e l’opposizione di sinistra: le lotte politiche nel partito so­vietico negli anni venti; Giorgio Migliardi, La rivoluzione russa del 1905: l’analisi e l’azione di Trockij; Pier Paolo Poggio, Le peculiarità storiche della Russia nell’analisi e nella prospettiva di Trockij. Le lacune più vistose negli argomenti posti all’ordine del giorno sono state segnalate in un polemico intervento di Serge Moiret, belga, borsista presso l’università europea di Firenze: il ruolo di Trockij nella repressione della rivolta di Kronstadt, Trockij e l’Italia, Trockij e la seconda guerra mondiale. Bisogna aggiungere che è venuta a mancare, oltre quella di Claudin, anche la relazione di Stephen F. Cohen su « la leggenda del trockismo »; e che mancava dalla sala Alfonso Leonetti, benché fosse stato il primo ideatore del convegno.Fra i temi che hanno circolato nei cinque giorni del convegno anche con spunti po­lemici, ma senza sufficiente approfondimento, segnalerei quello della « burocrazia » nella accezione usata appunto da Trockij per qualificare il regime staliniano; e quello della « modernizzazione », da molti utilizzata per interpretare non solo quanto davvero avvenuto in quello sterminato late corner che era la Russia, ma le finalità stesse che, più o meno consapevolmente, si sarebbero posti un po’ tutti, dai populisti ai mensce­vichi, da Lenin a Trockij e a Stalin.Infine, va ricordato che la principale novità documentaria che aleggiava sul convegno è stata illustrata da Jean-Paul Joubert dell’università di Grenoble: Les papiers d’exil de Léon Trotsky (le carte, come ho già ricordato, di Harvard). (Claudio Pavone)

Emilio Sereni e la questione agraria

Si è tenuto a Cascina (Pisa) presso l’Istituto di studi comunisti a lui intitolato dal 26 al 27 settembre 1980 il convegno di studi Emilio Sereni e la questione agraria in Italia. Dopo una breve introduzione del direttore Franco Cruciani, che oltre a portare il saluto ai numerosi intervenuti ha voluto tracciare sommariamente il quadro dell’attività passata, presente e futura dell’Istituto, Renato Zangheri ha aperto i lavori con l’ampia relazione sulle peculiarità e l’originalità dell’apporto di Sereni allo studio e all’analisi della questione agraria in Italia. Pur inserendosi nella tradizione del pensiero marxista, di cui Zangheri ha ricordato per sommi capi la genesi, ed in particolare riprendendo l’analisi gramsciana della questione meridionale, Sereni ebbe il grande merito di mettere in rilievo — e questo costituisce elemento di novità rispetto al passato — il dominio del capitale, finanziario ma in un quadro sempre meno meridionalistico e sempre più nazionale della questione; quadro già preannunciato nell’articolo Elementi per lo studio della questione agraria in Italia apparso in « Lo stato operaio» nel 1931, ma più vivacemente disegnato nel secondo dopoguerra in II capitalismo nelle campagne. Questo, secondo Zangheri, il contributo fondamentale di Sereni non solo in linea teorica ma anche per lo sviluppo concreto della politica agraria del Pei: ne fu espressione una una linea profondamente unitaria ma scarsamente analitica che — risultata incapace di comprendere la realtà differenziata delle forze in campo nel corso delle grandi lotte per l’occupazione delle terre sul finire degli anni quaranta — Sereni stesso avrebbe sottoposto a critica, sino ad entrare in contrasto con Romagnoli e con Grieco negli anni 1955-56 ad esempio sul ruolo e sulla funzione della piccola proprietà nella rivoluzione italiana. Attirare questi « ceti medi » ed impegnarli nella lotta per la terra contro le « nuove forme di sfruttamento del capitale finanziario nelle campagne » co­stituiva per Sereni un obiettivo democratico e socialista, un elemento fondamentale per rendere i ceti coltivatori diretti non più alleati ma forza motrice nel processo di elaborazione della via italiana al socialismo.Pasquale Villani ha invece affrontato in modo critico e analitico la possibilità di ridurre la personalità ricca e complessa di Sereni negli schemi della storia agraria, sottolineando come per molti intellettuali meridionali," per una intera generazione di studiosi Sereni, e soprattutto il volume II capitalismo nelle campagne, abbiamo avuto un’influenza assai maggiore di Gramsci e dei Quaderni del carcere, proprio per il modo del primo di intendere la storia come rapporto dialettico fra strutture economiche e

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processo storico. Comunque, ha precisato Villani, esiste una differenza fra Sereni ed alcuni filoni contemporanei della storiografia economicistica e idealistica: l'interesse del primo non è tanto il « mondo contadino «, quanto la mercantilizzazione delle campagne e lo sviluppo in esse del capitalismo. Come vi è altrettanta distanza fra Sereni e Marc Bloch: la stessa Storia del paesaggio agrario, ad esempio, testimonia lo sforzo di sintesi unitaria su una trama ricca di informazioni, frutto di una grande erudizione e di una straordinaria capacità di lavoro, ma segna la diversità del primo dallo storico francese proprio per il quadro più ricco e complesso in cui si muove tutta l’analisi e l’esposizione delle questioni affrontate.L’ultima relazione di Attilio Esposto sul contributo di Sereni allo sviluppo e alla elaborazione della politica agraria del Pei ha ripercorso con puntuale attenzione tutto l’iter di intellettuale e di dirigente politico di Sereni, che pur essendo sempre pre­sente nel dibattito, giunse ad esercitare un ruolo di primo piano solo dopo il 1955-56 con la formulazione di nuove proposte sui ritardi della società italiana e sul processo di espansione monopolistico in atto in quegli anni; processo che aveva contribuito a modificare profondamente il paesaggio agrario dell’Italia della Ricostruzione, dove la originale economia contadina di sussistenza aveva subito un processo di espropria­zione selvaggia, perché passivamente e negativamente coinvolta dal processo di in­industrializzazione non pianificato.Numerosi gli interventi e i contributi che hanno tenuto impegnato il pomeriggio del 26 settembre e la mattina del giorno successivo; non vale in questa sede ripetere per sommi capi i temi ed i nomi degli intervenuti, che hanno indirettamente sottolineato il pregio e il limite del convegno, sempre sospeso fra le circostanziate analisi degli studiosi e le esigenze più decisamente politiche dei parecchi dirigenti di organizzazioni del movimento bracciantile e contadino presenti. Farà giustizia a tutti la collazione degli Atti, di cui anche in questa occasione è stata promessa la pubblicazione in tempi brevi.Sul filo di questa ambiguità di fondo, di questa doppia anima del convegno Gerardo Chiaromonte ha concluso i lavori sottolineando la validità e la attualità dell’insegna­mento di Sereni (visione dei problemi agrari nel complesso dei problemi economici e industriali, caratteri della « dipendenza » dell’agricoltura in questo complesso quadro di rapporti, necessità dell’alleanza fra operai e contadini come garanzia di democrazia politica); un insegnamento non limitabile però solo al nostro paese e alla sua crisi — determinata in gran parte dal dissolvimento forzato del mondo contadino e dalla mancata soluzione dei problemi dell’agricoltura nazionale e del Mezzogiorno — ma aperto all’Europa della Cee per la sottolineata necessità di una riforma agraria globale contro la politica protezionistica delle singole agricolture nazionali; elemento fonda- mentale per consentire all’Europa comunitaria di costituire il polo di riferimento dei paesi mediterranei in generale del Terzo Mondo.Conclusione come si vede prettamente politica per un convegno che, come ho già detto, ha faticato molto per trovare un ubi consistam unitario al suo svolgimento: sem­pre sospeso fra ricerca scientifica e impegno politico, polemicamente e dialetticamente contrapposti in ogni singolo intervento, tutti concordamente tesi però non solo a non « imbalsamare » il pensiero e l’attività di un dirigente di altissimo livello e di un intellettuale fra i più rigorosi e preparati del nostro paese, ma anzi a sottolinearne’ l’originalità e il pragmatismo, la sintesi fra « scienza » e « politica ». (Gianni Isola).

Commemorazione di Umberto Ceva

Il Comune di Milano ha voluto ricordare con una significativa cerimonia il cinquan­tesimo anniversario degli arresti dei componenti di Giustizia e Libertà e del martirio di Umberto Ceva. Alla commemorazione era presente il sindaco di Milano, Carlo Tognoli che, dopo aver letto telegrammi di partecipazione del presidente Pertini e del senatore Spadolini, ha sottolineato il valore e il significato dell’opera dei militanti di Giustizia e Libertà e il ruolo svolto dalla città di Milano nel movimento democratico antifascista. Ha poi preso la parola il professor Arturo Colombo, che ha

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ricostruito le vicende e l’ideologia del movimento dalle origini fino agli arresti del 1930, e si è soffermato in particolare sul dramma personale di Umberto Ceva, una tragedia che si inscrive in modo emblematico in tutta la storia del movimento.Ha poi preso la parola il senatore Leo Valiani, che ha ricostruito il profilo storico del movimento di Giustizia e Libertà dall’azione clandestina, in Italia e all’estero, alla costituzione del Pd’A e alla Resistenza armata. La cerimonia si è conclusa con il conferimento a Riccardo Bauer, da parte dei « compagni superstiti » di una targa a ricordo della sua battaglia democratica.

ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA

Verbale dei Consiglio generale de! 31 ottobre 1980

Venerdì 31 ottobre 1980 alle ore 14,30 presso la sede dell’Istituto, si è riunito in seduta ordinaria il Consiglio generale dell’Istituto nazionale per la storia del mo­vimento di liberazione in Italia per discutere il seguente ordine del giorno: 1. pro­gramma di attività per il 1981; 2. bilancio preventivo 1981; 3. richiesta di associazione nuovi Istituti; 4. varie ed eventuali. All’atto della verifica dei poteri risultano presenti: il tenente colonnello Govi, rappresentante del ministero della Difesa Ufficio storico dell’esercito); i rappresentanti degli Istituti regionali associati: Boccalatte, Gobetti (Torino); De Bernardis (Genova); Pavone, Gallerano, Fano (Roma); Sala, Valdevit, Zucca (Trieste); Bergonzini (Bologna); Francovich, Mori (Firenze); Tornabene (An­cona); D’Agostino, Lombardi (Napoli); Invernicci (Milano-Lombardo); Momigliano (Aosta); Ortu (Cagliari); i rappresentanti degli Istituti provinciali associati: Casadio (Ravenna); Passera (Parma); Calandri (Cuneo); Berti Arnoaldi (Bologna); Zimboni (Brescia); Cavallini (Pavia); Bendotti (Bergamo); Zorini (Novara); Ceralli (Vercelli); Perretta (Como); Vendramini (Belluno); i membri cooptati: Ceva. Sono inoltre pre­senti: Italia, per il ministero dei Beni Culturali ed ambientali; Donato per il Comune di Milano; Paradiso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, membri del Collegio dei Revisioni dei conti; Quazza presidente dell’Istituto; Passera, segretario generale dell’Istituto; Rochat, membro del consiglio direttivo; Legnani, direttore dell’Istituto. Hanno giustificato l’assenza: Stendardo, Ventura, Brusasca, Bulferetti e Guasco (Istituto di Alessandria). Presiede Quazza, funge da segretario verbalizzante Monti.Il presidente Quazza dà inizio ai lavori e preannuncia che la sua relazione, eviden­zierà particolarmente la sproporzione fra le attività in corso e quelle programmate, che sono cospicue sia per la qualità che per quantità, e le disponibilità finanziarie. I finanziamenti già eseguiti giungono inoltre con ritardo e costringono l’Istituto a ricorrere alle banche per anticipi onerosissimi per l’incidenza degli interessi passivi e la sede di cui dispone attualmente l’Istituto manca delle condizioni minimali di funzionalità di una biblioteca, per non dire che sarebbe impensabile utilizzarla per conferenze, dibattiti o altre iniziative che comportino la presenza di numerose per­sone. Nella situazione predetta agli acquisti della biblioteca si sono ridotti a 1600 volumi; la mancanza di spazio induce anche a scoraggiare l’utenza ed è l’ostacolo allo stesso lavoro del personale. L’archivio è paralizzato, persino il lavoro di restauro è bloccato. Sono mancati addirittura i danari per far rilegare l’ultima annata dei periodici in corso. La situazione non è destinata a migliorare se non si darà corso ad un’azione di rilancio finanziario dell’Istituto nazionale di vasta portata, che impegni lo stato a erogare finanziamenti adeguati alle esigenze dell’Istituto. Attraverso i propri gruppi di ricerca esso in questi anni ha anche sopperito alle carenze dell’istituzione universitaria. Per il primo gruppo (RSG 1), costituitosi nel 1973, è giunto ormai il momento di tradurre in pubblicazioni i risultati della ricerca, i cui temi sono stati l’associazionismo padronale, le lotte operaie, i sindacati e la politica economica dei governi negli anni della ricostruzione. La pubblicazione dovrebbe avvenire nel corso del 1981, salvo complicazioni finanziarie. Il secondo gruppo (RSG 2) è giunto alla scadenza triennale; i ricercatori stanno rielaborando i risultati ricavati dall’analisi delle

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trasformazioni sociali e politiche negli anni del dopoguerra, che verranno sottoposti al vaglio della commissione scientifica dell’Istituto nel corso del 1981. Le pubblica­zioni della collana storica e quella di fonti dell’Istituto sono programmate anche in funzione delle esigenze degli istituti associati che non dispongono di collane proprie. In corso di stampa sono attualmente gli Atti del CLN Ligure a cura di P. Rugafiori e dello stesso studio sull’Ansaldo di Genova negli anni del fascismo. Seguiranno gli studi di T. Sala sull’occupazione italiana in Jugoslavia, di M. Salvati sui rapporti stato-industria e le origini del sistema di potere democristiano, di G. De Luna sul Partito d’azione, e gli atti del CLN Veneto, per la pubblicazione dei quali non è però stata ancora trovata la copertura finanziaria. L’attività internazionale dell’Istituto è di buon livello e si ha l’impressione che esso goda di maggior considerazione all’estero che non in Italia. Anche in questo ambito però si sono fatte sentire le difficoltà finanziarie in cui versa l’Istituto, difficoltà che fra l’altro lo hanno costretto a rifiutare la segretaria dello IALHI che gli era stata offerta. Al convegno internazionale di Bucarest esso è stato rappresentato da M. Isnenghi che ha tenuto una relazione sulla propaganda fascista di guerraLa Rassegna « Italia contemporanea » è stata due anni or sono rinnovata nella direzione e nel comitato scientifico ed è ora in grado di assolvere meglio alla propria funzione di sede di confronto tra le diverse tendenze culturali e storiografiche. Va però lamentata la scarsa collaborazione dei membri del Direttivo e degli Istituti associati, che dovrebbero offrire contributi costanti sui temi di storia locale secondo le indicazioni del convegno di Rimini. Fra i programmi straordinari vanno ricordati quello dedicato alle fonti angloameri­cane che si è concluso; quello sulla stampa dell’emigrazione antifascista che sta per concludersi e lo schedario biobibliografico sulla dirigenza dell’Italia repubblicana, che è stato varato l’anno scorso ed è però già in grado di fornire strumenti di orientamento assai importanti per quanto attiene alla dirigenza economica. È necessario sollecitare tutti gli Istituti ad offrire la loro collaborazione alla realizzazione di pro­grammi di tanto rilievo, collaborazione che in passato non è stata soddisfacente. Entro l’autunno 1981 sarà pronta una riedizione della Guida agli archivi della Resistenza con un ricco corredo di indici. L’ultimo Consiglio direttivo varando una commissione per la didattica e l’aggiornamento degli insegnanti ha dotato gli Istituti di uno strumento di intervento nella scuola. In tale ambito va recuperata una iniziativa più ricca e articolata di quella svolta in passato da parte del Nazionale e soprattutto degli Istituti associati. Al momento attuale l’attenzione della commissione è concen­trata sul tema della storia orale e dei suoi impieghi didattici, tema che ha già impegnato a partire dal convegno di Rimini un gruppo di coordinamento composto da personale di vari istituti compreso il Nazionale e la cui attività è documentata dal n. 6 di « Notizie e documenti ». Su questo tema molto attuale inoltre, il Comune di Venezia ha deciso di organizzare un convegno nel prossimo febbraio. La decisione è stata presa dopo che è stato garantito il diretto intervento del Nazionale. E ciò è riprova del prestigio di cui esso gode. Il panorama dell’attività 1980-81 prospettato, osserva Quazza, è positivo dal punto di vista della qualità delle iniziative e delle energie messe in campo, ed il contrasto fra tale panorama e gli ostacoli finanziari gravissimi che incombono sulla vita dell’Istituto risulta ancor più stridente.Quazza, conclusa la sua relazione, dichiarata aperta la discussione, su proposta di Berti, approvato all’unanimità dal Consiglio, si decide di unificare la trattazione dei due primi punti dell’odg. Passera svolge quindi la relazione sul bilancio preventivo 1981.Egli si dice amareggiato dal fatto di essere costretto a iniziare la sua opera di segre­tario generale illustrando un bilancio come quello che il Nazionale è stato costretto a presentare. Spiega infatti che il Consiglio direttivo ha deciso di imboccare la strada della « provocazione », al fine di denunciare la gravissima situazione finanziaria del­l’Istituto. Consapevole di presentare un bilancio formalmente inaccettabile Passera dice che il preventivo di spesa superiore alle entrate corrisponde puntualmente alla realtà; in particolare l’aver esposto in bilancio la cifra da corrispondere alle banche per gli interessi passivi è amministrativamente eccepibile, ma è una necessità imposta dalla radicale insufficienza del contributo statale. Allo stato delle cose non è più

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possibile tamponare la situazione o nascondere la realtà: il Nazionale è prossimo al collasso e il bilancio deve mettere in evidenza una situazione di cui tutti devono prendere atto. È necessaria una energica ed immediata azione intesa a sbloccare la situazione: lo stato deve almeno raddoppiare lo stanziamento di 150 milioni a favore del Nazionale. Per ottenere tale risultato bisogna muovere tutte le leve dispo­nibili: fare pressione sulle forze politiche, sulla amministrazione, sensibilizzare l’opi­nione pubblica, presentare richieste di finanziamenti agli enti locali. Passera propone al Consiglio generale di accettare di discutere il bilancio così come è stato presentato, il quale, pur formalmente inaccettabile, è però realistico e di aggiornarsi al 29-11-1980 per la approvazione del medesimo. Nel frattempo raccomanda a tutti di mobilitarsi per sbloccare la situazione, assumendo tutte le iniziative idonee allo scopo. Ricorda infine che la precarietà della situazione finanziaria del Nazionale si riversa in parti­colare sulle spalle dei dipendenti, il cui rapporto non è neppure definito in termini di contratto e per i quali l’Istituto non riesce neanche a versare puntualmente i contributi assicurativi.Prende la parola il revisore dei conti Italia il quale, data lettura del bilancio, dichiara che è formalmente improponibile, per le ragioni già anticipate da Passera. A questo punto si apre la discussione. Bergonzini interviene proponendo di elaborare imme­diatamente un documento da sottoporre all’approvazione del Consiglio generale e da pubblicizzare al massimo, in cui si denuncia la gravità della situazione e si solle­citano energicamente gli interventi del caso. Berti riconosce che la situazione è gravissima e afferma che bisogna richiamare l’attenzione generale sul ruolo dell’Istituto nazionale e sulla necessità che esso disponga di mezzi finanziari e di una sede proporzionata al suo prestigio e alla sua funzione non solo culturale, ma anche civile. Bisogna, aggiunge, ottenere finanziamenti cospicui e non il semplice rad­doppio della sovvenzione attuale. Bisogna sollecitare una iniziativa legislativa in tal senso e nel frattempo produrre un documento che sia insieme di denuncia dellasituazione e di perentorio richiamo in particolare rivolto alle forze politiche che si riconoscono nella Resistenza per un immediato intervento.Sala esprime la preoccupazione che la situazione non sia recepita in tutta la suagravità e che nel prospettare iniziative non si tenga il dovuto conto dei tempi, che sono strettissimi. Il documento deve essere fatto subito, e tutti gli istituti sia pro­vinciali che regionali vanno coinvolti. La proposta è accettata e viene dato incarico a Sala di redigere un documento da sottoporre ai presenti prima della fine della seduta. Invernicci si dichiara esterefatto di fronte al bilancio soprattutto per quanto attiene agli anticipi bancari assicurativi per il personale e si associa alla proposta di un’azione energica ed immediata. Stigmatizza in particolare la latinanza del comune di Milano.Tornabene afferma che la questione non è tanto quella di stabilire quale cifra vada richiesta per far fronte alle reali necessità del Nazionale quanto quella di principio. Va sollecitato un reale impegno delle forze politiche per sanare definitivamente la situazione attraverso una nuova legge, nel frattempo però va dato corso ad una iniziativa che richiami l’attenzione del governo e propone una riunione a Roma degli Istituti. Passera osserva che nell’avanzare richieste finanziarie non si può prescindere dalla gravità della attuale situazione economica e finanziaria del Paese e ricorda che l’ultimo aumento degli stanziamenti a favore del Nazionale è stato approvato, nel 1976, a strettissima maggioranza. Si associa alla proposta di stilare immediatamente un documento di denuncia e di sollecitazione alle forze politiche e aggiunge che non bisogna trascurare nessuna via atta a far ottenere finanziamenti; è opportuno chiederli anche alle banche e agli enti di diritto pubblico che sono disponibili in tal senso. Ribadisce la proposta di aggiornare il Consiglio generale al 29/11/1980 per la votazione del bilancio. Quazza dà lettura del seguente odg. presentato da Sala e Berti sul problema finanziario:« Il Consiglio Generale dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di libera­zione in Italia, riunito il 31/10/1980 a Milano per l’esame del programma di attività e del bilancio preventivo 1981 udita la relazione del Presidente e del Segretario generale denuncia allarmato la paralisi che incombe sull’attività dell’Istituto a causa della radicale insufficienza dei mezzi finanziari, ulteriormente aggravata dagli ingiù-

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stificati ritardi nell’erogazione dei contributi previsti dalla legge. Ritiene di non poter procedere alla votazione del bilancio preventivo 1981, rinviandola solo per i fini formali di legge, aH’aggiornamento della seduta stabilita per il 29/11/1980. Rileva che la vita e 1’eíficienza dell’Istituto nazionale costituiscono un primario impegno dello stato repubblicano, sul quale deve mobilitarsi la responsabilità politica e civile dei cittadini tutti, del governo nazionale, di tutte le forze costituzionali e dei mezzi di informazione. Reclama un immediato intervento che conservi al paese uno strumento di promozione scientifica, culturale e civile operante da oltre un trentennio. Dà mandato agli organi direttivi di sviluppare con immediatezza tutte le iniziative conseguenti alla situazione denunciata. Impegna tutti gli Istituti associati ad unirsi alle azioni che verranno intra­prese per consentire all’Istituto di superare uno stato di crisi che ne compromette la stessa sopravvivenza ».Zucca si associa alla proposta di rinviare la discussione sul bilancio e raccomanda di informare tempestivamente gli Istituti in modo da assicurare una massiccia presenza alla prossima riunione.Quazza propone di inviare agli Istituti il documento preparato da Sala con una lettera di accompagnamento e avanza l’ipotesi di organizzare una conferenza stampa presso il Nazionale studiandone i modi e i tempi.Interviene Govi, rappresentante deU’Ufficio storico dell’Esercito, che si dichiara im­barazzato in quanto non pensava di dover partecipare ad una seduta così densa di eventi e problemi e dichiara di astenersi e di dover prima informare i suoi superiori a tale scopo chiede copia della mozione sul bilancio. Il Consiglio generale approva all’unanimità meno un astenuto. Quazza propone quindi di rinviare la trattazione del terzo punto all’odg e di anticipare quella del quarto. Il Consiglio approva.Quazza relaziona sulla pubblicazione sul settimanale « L’Espresso » in luglio e sul quotidiano padovano « Il Mattino » ai primi di ottobre di presunte dichiarazionidel generale Dalla Chiesa gravemente lesive nei confronti dell’Istituto nazionale e dei suoi associati, nonché del personale degli Istituti in particolare di quello comandato. È stato chiesto il testo completo di tali dichiarazioni che dovrebbero far parte della deposizione resa dal generale in sede di commissione interparlamentare di inchiesta sul caso Moro. Quazza informa inoltre i presenti di aver inviato lettere di decisa smentita rispettivamente all’« Espresso » e a « Il Mattino » subito dopo la pubbli­cazione degli articoli in questione. Legge quindi un documento che rappresenta una presa di posizione dei comandati e che è stato sottoscritto, oltre che dai comandati oggi presenti nella sede dell’Istituto, da rappresentanti del personale del Nazionale e di alcuni Istituti associati. Conclude che solo sulla base del testo sarà possibile stabilire se si è trattato di una montatura giornalistica, comunque da smascherare, o di un effettivo attacco da parte di Dalla Chiesa contro gli Istituti, in particolare contro alcuni (Milano, Bologna, Firenze, Torino). Nel secondo caso si dovrà valutarel’eventualità di un’azione giudiziaria.Berti informa che, venuto a conoscenza della cosa, ha inviato una lettera a « Il Mattino » prospettando un’azione di denuncia con ampia facoltà di prova. Quazza ricorda che il Direttivo ha espresso nella mattinata la proposta di emanare un ordine del giorno specifico su questo punto da inviare ai Presidenti della Camera e del Senato, che sia opera anche del Consiglio generale e non solo del Consiglio Direttivo e di dareincarico ad alcuni legali di esaminare i testi e valutare la possibilità di una denunciadello stesso tenore proposto da Berti. Interviene Gobetti, che ritiene che unaeventuale denuncia non avrebbe ragione d’essere e si dice sicura che si tratta solo di una manovra giornalistica. Non le sembra inoltre il caso di dar corso alla presa di posizione dei comandati e di altri membri del personale. Legnani dichiara che non bisogna assolutamente tacere e che occorre invece provocare una smentita pre­cisa: il silenzio potrebbe essere interpretato difficoltà o imbarazzo a rispondere. Quazzadice di aver saputo che alcuni deputati sono già intervenuti per protestare controle dichiarazioni attribuite a Dalla Chiesa. D’Agostino ribadisce che il fatto è gravis­simo e bisogna reagire con decisione: propone dunque subito di redigere un documento sottoscritto dal Consiglio generale. Passera è d’accordo sul documento, ma ritiene

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che alla denuncia si può procedere solo una volta conosciuto il testo esatto. Quazza concorda sulla necessità di soprassedere alla denuncia sino alla presa di conoscenza del testo, ma insiste che è necessario tutelare l’immagine pubblica e l’onorabilità delle persone in ogni caso. Rochat propone di rivolgere al tribunale competente e alla Commissione interparlamentare una richiesta di trasmissione del testo per valutare l’opportunità e il tipo di azione da intraprendere. D’Agostino e Rochat sono inca­ricati di preparare il documento che ratificato dal Consiglio generale sarà inviato ai Presidenti della Camera e del Senato, alla Commissione di inchiesta parlamentare sul caso Moro, al Presidente del Consiglio e ai ministri competenti.Rochat legge il documento redatto insieme a D’Agostino sul problema Dalla Chiesa. Traniello lo ritiene troppo duro e osserva che le presunte dichiarazioni di Dalla Chiesa non gli sembrano lesive dei valori della Resistenza. Quazza propone alcuni emendamenti e il documento viene approvato da tutti i presenti con la sola astensione di Govi, nella seguente versione: « Il Consiglio generale dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia riunito a Milano il 31/10/1980 visto l’articolo dell’Espresso n. 30 del 27 luglio 1980 e quello de II Mattino di Padova del 5/10/1980 che attribuiscono al gen. Dalla Chiesa giudizi diffamatori sul ruolo degli Istituti di storia della Resistenza, espressi alla Commissione interparlamentare chiede l’acquisizione del testo integrale delle dichiarazioni del gen. Dalla Chiesa alla Commissione interparlamentare per poter tutelare in sede morale e giudiziaria l’attività sempre svolta da tutti gli Istituti di storia del movimento di liberazione in difesa dei valori della Resistenza ».Alle ore 18 la seduta è aggiornata al 29 novembre 1980 alle ore 14.30.

Il giorno 29 novembre 1980, alle ore 15, nella sede dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia in Milano, è ripresa la seduta ordinaria del Consiglio generale per proseguire la discussione sull’odg. iniziatosi il 31 ottobre 1980. All’atto della verfica dei poteri risultano presenti: il tenente colonnello Carlo Maz- zaccara, rappresentante del ministero della Difesa (Ufficio storico dell’Esercito); Guido Stendardo, rappresentante del ministero dei Beni Culturali, direzione generale acca­demie e biblioteche; i rappresentanti degli Istituti associati Garribo e Cavagnaro (Genova), Brezzi (Roma), Sala, Fogar, Zucca (Trieste), Ronconi e Francovich (Firenze), Pannocchia (Padova), Invernicci (Milano), Momigliano (Aosta), Lussu (Cagliari); i rappresentanti degli Istituti provinciali: Passera (Parma), Morelli (Brescia), Zambonelli (Reggio Emilia), Bendotti (Bergamo e Como), Buvoli (Udine), Omodeo Zorini (No­vara), Vignati (Milano-Sesto S. Giovanni), Ceralli (Vercelli), Ratti (Alessandria), Ven- dramini (Belluno). Sono inoltre presenti, il presidente prof. G. Quazza, i membri cooptati Ceva e Vaccarino, i membri del Consiglio direttivo Rochat e Sala. Hanno giustificato l’assenza Recupero (Catania), il membro del Consiglio direttivo Gallerano e Argenton. Presiede Quazza, funge da segretario verbalizzante Torcellan.Il presidente Quazza dà inizio ai lavori riassumendo i risultati delle iniziative pre­se in sede locale e nazionale per sollecitare interventi intesi a superare la grave crisi finanziaria dell’Istituto. In particolare riferisce sulle iniziative prese sul piano politico e sull’interessamento manifestato dal presidente della Camera dei deputati, on. Nilde Jotti, dal presidente del Senato, sen. A. Fanfani, dal ministro dei Beni culturali, on. Oddo Biasini e da quello della Pubblica Istruzione, on. Guido Bodrato. Informa anche di aver avanzato una richiesta di udienza al presidente della Repubblica Del tutto insufficienti sinora, nonostante le premesse, sono i risultati dei passi compiuti presso gli Istituti bancari. Nonostante il periodo difficile che il paese attraversa anche in conseguenza della situazione di mobilitazione straordinaria in relazione al terremoto nel Mezzogiorno, Quazza informa che, ad opera del segretario generale Passera, è stato avviato il processo per la presentazione di un nuovo progetto di legge di iniziativa parlamentare che porti il contributo statale all’Istituto da 150 a 500 milioni. Ringrazia infine i membri degli Istituti provinciali della Lombardia e dell’Istituto regionale Lombardo per aver consentito che, dei 100 milioni stanziati dalla Regione Lombardia, 30 vengano attribuiti all’Istituto nazionale. Complessivamente, secondo il giudizio di Quazza, la situazione non deve indurre al facile ottimismo, senza peraltro sottovalutare

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i sia pur parziali risultati conseguiti con le iniziative delle ultime settimane.Prende poi la parola il segretario generale Passera, il quale informa che il bilanciopreventivo già presentato alla seduta del 31 ottobre è stato emandato così da renderloformalmente proponibile a termini di legge. Ciò comporta che il deficit la cui co­pertura era stata inizialmente prevista tramite anticipazioni bancarie può essere in parte colmato mediante nuove entrate (il contributo della Regione Lombardia alquale ha già fatto riferimento Quazza e la sospensione, per l’esercizio 1981 delcontributo per spese di gestione agli Istituti regionali), mentre per la restante parte comporta la cessazione di talune attività, quali la ricerca scientifica, sembrando prefe­ribile, nella congiuntura data, non interrompere gli stanziamenti per le pubblicazioni (Italia contemporanea e collana storica). Passera sottolinea la gravità di tali sacrifici e ribadisce che il riassetto del bilancio potrà venire solo dalla legge di finanziamento. Per il dettaglio delle proposte di emendomenti al bilancio rinvia al successivo intervento di Legnani.Riprende poi la parola Quazza che dà lettura delle lettere di solidarietà ricevute dalla Segreteria della Presidenza della Repubblica, dagli Istituti torinese, friulano, comasco, regionale dell’Emilia Romagna e di Vercelli. Esprime ringraziamenti a Leo Valiani per aver espresso al ministro Biasini la situazione dell’Istituto e per il suo interessamento presso la direzione del « Corriere della Sera » e informa sulle notizie apparse sugli altri organi di stampa. Prende poi la parola il direttore dll’Istituto, Massimo Legnani, il quale illustra le variazioni in bilancio. Per quanto riguarda le entrate scompare la voce « Anticipazioni bancarie » L. 87.647.000 (cap. 1, art. 2) e si aggiungono ad integrazione i 30.000.000 versati dalla Regione Lombardia. Per quanto riguarda le uscite vengono soppressi gli stanziamenti prevista per gli Istituti regionali (L. 22.000.000, cap. 1, art. 1), vengono diminuiti gli stanziamenti previsti per archivio e biblioteca di L. 6.347.000 (capp. 3 e 4, art. 1) e soppresso lo stan­ziamento ricerca scientifica 36.000.000, cap. 6, art. 1). Sono mantenuti invece i finan­ziamenti per la rivista Italia contemporanea, Collana storica e convegni L. 38.956.000, cap. 6, artt. 1-3 e cap. 7, artt. 1-3). In tal modo viene raggiunto un equilibrio fra le entrate e le uscite del bilancio.Si apre la discussione. Prende la parola Zambonelli (Reggio Emilia) che informa come sia stato chiesto l’intervento dei parlamentari locali on. Felisetti e Bonazzi in favore dell’Istituto. Pannocchia (Padova) interviene esprimendo alcune perplessità sulla pos­sibilità che gli Istituti locali possano sostenere l’attività del nazionale, data l’esiguità dei loro finanziamenti. Francovich informa che il Consiglio direttivo e l’assemblea dell’Istituto regionale toscano hanno sospeso ogni rivendicazione di credito nei riguardi del Nazionale. Invernicci (Regionale Lombardo) chiede l’impegno di tutti gli Istituti regionali per sostenere il Nazionale; impegno tutti i rappresentanti degli Istituti affinché intervengano sul piano politico nella campagna in favore dell’istituto nazionale, e consiglia molta cautela nel ricorso alle anticipazioni bancarie. Interviene poi Zucca (Friuli-Venezia Giulia) il quale dà un parere positivo sulle iniziative intraprese, ma chiede di conoscere quali saranno le voci del bilancio a cui si intende dare priorità nel 1981, anche perché rischiano di essere compromesse una serie di iniziative prese in co­mune fra Nazionale ed Istituti associati. Da parte sua, mentre ritiene positivo e giusto che la Regione Lombardia contribuisca al finanziamento del Nazionale in quanto Istituto operante soprattutto sul territorio lombardo con la sua importante dotazione archivisto-bibliotecaria, sostiene l’impossibilità a norma della legge istitutiva dell’Istituto regionale (Friuli-Veneza Giulia) di intervenire economicamente in favore del Nazionale, ma si dichiarava invece favorevole e disponibile per ogni iniziativa che si voglia avviare con la partecipazione di tutti gl Istituti federati. Chiede infine, nel caso che si trovino contributi straordinari, quali sono le voci del bilancio preventivo 1981 che si intende riattivare. Sala si dichiara favorevole alla proposta di Invernicci a che gli Istituti regionali contribuiscano al finanziamento del Nazionale. Alla domanda di Zucca rela­tiva ad un eventuale ripristino di alcune voci soppresse dal bilancio, risponde Passera che tali voci saranno reintegrate non appena sarà assicurata la copertura di bilancio. Sempre a questo proposito Quazza ricorda che spetterà al Consiglio direttivo di stabilire la distribuzione dei nuovi stanziamenti: come opinione personale, Quazza

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anticipa che proporrà di dare la precedenza agli investimenti per la biblioteca e per la Ricerca scientifica e ricorda che la Ricerca scientifica è stata un tratto peculiare dell’Istituto, che ha permesso una preziosa opera di supplenza dell’Università di fronte ai giovani studiosi. Interviene ancora Ronconi per sottolineare la scarsa attenzione degli enti locali milanesi e lombardi verso l’Istituto, e Passera risponde sottolineando gli sforzi fatti per modificare tale situazione. Brezzi infine accoglie la proposta di congelare i finanziamenti agli Istituti regionali associati per spese di gestione e propone di attuare iniziative comuni per il finanziamento. Posto in votazione, il bilancio pre­ventivo 1981 viene approvato all’unanimità.Sul punto tre all’odg Quazza riferisce e illustra la proposta del Consiglio direttivo di accogliere la richiesta di associazione del nuovo Istituto provinciale di Cremona. Il Consiglio generale ratifica all’unanimità. In sede di varie ed eventuali, in seguito a richieste di chiarimento sulla legge di rifinanziamento, Quazza precisa che essa sarà di iniziativa parlamentare sottolineando come alcuni illustri parlamentari abbiano già assicurata la loro adesione. Ratti (Alessandria) propone che ogni Istituto si faccia promotore della raccolta di firme fra i parlamentari locali. Infine, per quanto riguarda il problema delle dichiarazioni attribuite al generale Dalla Chiesa interviene Zambo­nelli (Reggio Emilia) che informa come, dopo approfondita discussione presso il Consiglio direttivo del suo Istituto, non si sia giunti ad una unitaria decisione e si sia deciso di rinviare ogni presa di posizione in attesa di avere una maggiore conoscenza dei fatti. A questo proposito Quazza informa che è stato chiesto un parere all’avv. Cavallari del foro di Bologna, tramite l’avv. Berti, e che il Nazionale ha deciso di rinviare ogni iniziativa in merito ad una eventuale azione giudiziaria, al momento in cui saranno acquisiti documenti ufficiali e al momento della ripresa del processo « Dalla Chiesa-L’Espresso ».Prende poi la parola Pannocchia (Padova), si dice contrario ad una azione legale contro il « Mattino » e sostiene la necessità che l’Istituto sappia rendere pubblica con adeguata azione di promozione la propria attività scientifica e culturale. Zucca invece ritiene utile procedere a denunciare il giornale onde togliere a chiunque la possibilità di illazioni sull’Istituto stesso. Interviene Ronconi sostenendo l’opportu­nità di querelare Dalla Chiesa al fine di ottenere la documentazione ufficiale delle di chiarazioni di questi e quindi un chiarimento. Francovich si associa invece al suggeri­mento espresso dal colonnello Mazzaccara di chiedere chiarimento direttamente al ge­nerale Dalla Chiesa. Intervengono ancora a questo proposito Lussu, Bendotti e Rochat, il quale propone di presentare alla scadenza del terzo mese una querela contro « Il Mattino di Padova » al fine di ottenere il testo integrale delle dichiarazioni di Dalla Chiesa. A tutti risponde Quazza dichiarando di essersi attenuto alla delibera del Consiglio generale del 31 ottobre e di aver fatto passi per avere i necessari pareri legali.Il Consiglio generale all’unanimità conferma la delibera precedente.

MILANO. Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione in Italia

L’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione organizza a partire dal 16 dicembre e fino al 6 giugno 1981, una serie di incontri seminariali sul tema Industria e società in Lombardia dall’Unità alla ricostruzione (1861-1945).Il seminario si propone di fare il punto sullo stato degli studi esistenti, a permettere il confronto di ipotesi e proposte, a stimolare nuovi lavori, utilizzando anche il potenziale delle tesi di laurea. I temi proposti al di là della loro inevitabile fram­mentarietà, riflettono la situazione della ricerca e vogliono rappresentare un iniziale contributo di discussione.Gli incontri del seminario avranno luogo, ogni martedì, dalle ore 15,30 alle 17,30 presso il Museo del Risorgimento, via Borgonuovo, 23, Milano. I singoli seminari saranno introdotti e coordinati sui singoli temi da E. Borruso e G. Petrillo, V.

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Zamagni, L. Cafagna, P. Sala, A. Macchiori, G. Consonni e G. Tonon, F. Facchini, S. Zaninelli, D. Bigazzi, M. Parazzini, M. Pozzobon, S. Angeli, R. Romano, B. Bezza, C. Pavese, G. Guderzo, A. Confalonieri, P. Hertner, C. G. Lacaita, L. Ganapini, M. Fini, M. Legnani, P. Bolchini.Inoltre dal mese di maggio 1981 l’Istituto lombardo organizzerà un altro seminario sul tema Agricoltura e forze sociali in Lombardia nella crisi degli anni ’30. Saranno affrontati i temi: « Strutture e processi economici e sociali », « Crisi e trasformazioni agrarie in alcune aree lombarde », « Processi economici e modificazioni nell’organizza­zione aziendale », « Gli effetti contrattuali della crisi », « Enti ed organismi agrari ». Infine dal 12 al 14 febbraio 1981 l’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione, in collaborazione con il Ciso, ha tenuto a Pavia un Convegno sul tema Salute e classi lavoratrici dall’Unità al fascismo. Saranno affrontati i temi connessi alla « Patologia del lavoro », « La patologia da condizioni di vita dei lavoratori », « Il pensiero medico e l’opinione pubblica », « L’intervento dello stato ».Le relazioni sono state tenute, l'ra gli altri, da G. Berlinguer, L. Dodi, P. Sorcinelli, F. Mondella, G. Cosmacini, S. Lanaro, A. Cherubini.

ANCONA. Concorso dell’Estituto regionale delle Marche

L’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, nel quadro della preparazione di un convegno nazionale di studi storici sulle Marche in età contemporanea, bandisce un concorso per l’attribuzione di n. 5 assegni di Lire1.000.000 lordo ciascuno da conferirsi a studenti, laureati o studiosi.I concorrenti dovranno presentare saggi inediti attinenti a: Le Marche dalla libera­zione alla fine degli anni ’50, e preferibilmente riferentisi ai seguenti settori:a) la lotta politica nelle Marche; b) economia e mondo del lavoro; c) enti locali, istituzioni religiose, cultura e informazione. I saggi dovranno pervenire entro le ore 12,30 del 30 novembre 1981.

Lettere al direttore

Egregio Signor Direttore,ho letto su « Italia Contemporanea » di gennaio-marzo 1980, a. XXXII n. 138 pp. 127-128, quanto Gianluigi della Valentina scrive a proposito dell’opera I periodici del movimento sociale cattolico lombardo (1860-1926), edito a Milano, Vita e Pensiero, 1978. Come curatore dell’opera stessa, credo di dover fare qualche rilievo, non certo per spirito di polemica, ma ad esclusivo beneficio dei lettori della rivista. Il della Valentina mi attribuisce, giudicandola « opinabile », la scelta « di non fornire spe­cificazione alcuna circa la continuità o no dei periodici, schedati, posteriormente al 1926 ». Evidentemente lo studioso ha fatto le sue riflessioni senza aver letto con la dovuta attenzione le « schede » in questione: per la testata infatti pubblicate fino al 1926 è chiaramente segnalato, in corsivo: «cessato»', oppure:« sospende le pubblica­zioni fino a... »; oppure « prosegue ». Anche la segnalazione di alcune testate che man­cano nell’elenco non deve essere imputata a scarso rigore di ricerca: ho infatti pre­cisato che nel volume è data notizia solo di quelle reperibili in alcune biblioteche (Introduzione, pp. 16 e 21-22), evidenziando esplicitamente che «non sono evi­dentemente segnalati tutti i periodici lombardi che, nel periodo preso in esame, hanno avuto forse qualche attenzione, sporadica, a questioni sociali, ma solo quelli ritenuti validi come fonte di documentazione sulle iniziative del movimento sociale cattolico ». Quanto al modo di intendere la storia sociale, e all’opportunità di scegliere il 1926 come termine ad quem il mio recensore deve avere la bontà di comprendere che ci possono essere convincimenti diversi dal suo, che ho d’altra parte esplicitato sempre nella introduzione al mio lavoro.

Angelo Robbiati

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Egregio direttore,ho preso visione degli appunti che il dr. Angelo Robbiati muove alla mia recensione (cfr., «Italia 'Contemporanea», 1980, n. 138, n. 127-8) del suo volume, I periodici del movimento sociale cattolico lombardo (1860-1926), Milano, 1978.L’autore mi rimprovera di non « aver letto con la dovuta attenzione » giacché, contra­riamente a quanto io avrei affermato, egli avrebbe — ed in effetti ha — segnalato la cessazione o la prosecuzione dopo il 1926 delle testate schedate. La contraddizione è apparente: egli ha virgolettato solo parte di una mia frase — e la cosa non mi sembra molto corretta — estrapolandola da un pensiero più lungo che proseguiva definendo compiutamente la critica che muovevo. Dicevo infatti che « troncare la segnalazione — a tale data — dei numeri editi... menoma in parte la validità dello strumento poiché non ci è concesso di conoscere la durata effettiva della pubblicazione: elemento non trascurabile... » (p. 127). Così, attraverso il lavoro di Robbiati — pur prezioso, come avevo sottolineato — di una testata quale, ad esempio, « La Vita Cattolica » di Cremona sappiamo che fu fondata nel 1926 e che alla fine dello stesso anno la pubblicazione « prosegue »: non mi sembra pleonastica la domanda « fino a quando? ».Daltronde la valutazione del livello di « attenzione » della mia lettura è cosa troppo suggestiva per meritare una autodifesa. Cosa ben anodina. Forse in proposito l’unico elemento davvero oggettivo è il riscontro completo, per i periodici di una intera provincia, cui procedetti prima di por mano a quelle mie due righe. Lavoro che si era reso necessario perché, a mio avviso, non risultavano compiutamente esplicitati i criteri in base ai quali alcune pubblicazioni erano state omesse. L’autore si era limitato a parlare di periodici « ritenuti validi » (Introduzione, p. 15) e la definizione mi appare assai indeterminata. Il « rigore di ricerca » del dr. Robbiati era, ed è, dunque, fuori discussione: conoscendolo personalmente, è proprio la sua meticolosità che stimo maggiormente.Per quanto concerne l’ultima insinuazione avanzata confesso di non sapere che dire: libero l’autore, ma anch’io ovviamente, di avere diverse concezioni circa la storia sociale e il termine ad quem da lui scelto. Non trovo riga, nella recensione, che possa avere indotto lui o chichessia a pensare che fosse mia intenzione imporgli i miei convincimenti.

Gianluigi della Valentina

Il ponte

OsservatorioEnzo enriques agnoletti, L’America in un mondo ostile?; Giovanna campani, Delenda Vincennes L’ultimo atto della restaurazione nelle università francesi; Giovanni carsaniga, Dagli alla sinistra laburista; Federico pirro , Giunte in Puglia a carte quarantotto; Virginio bertini, Qui Fiat, qui salta (in avanti); Silvio bertocci, Lettera aperta al presidente del Consiglio; Giu s e p p e favati, Aspettanto Trockij; Mario m artelli, La politica culturale dell’ultimo Lorenzo. Per l’anno mediceo, seconda parte; vito zagarrio, E venne Francis Ford Coppola; Gian Carlo ferretti, Al mercato delle lettere; Carlo carotti e lorenzo ferro, L ’esperienza della Braidense Viaggio nelle biblioteche italiane; Giu l io barsanti, Dalla biologia alla cultura e ritorno.

Altri scritti di R. Bisarno, A. Borghini, L. Cecchini, M. Fantuzzi, A. Jaguin, E. Pellegrini.