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1 SEDI NÔ - Gjornâl di Lavarian, edito dalla Associazione Culturale LA TORRE di Lavariano, stampato in proprio (500 copie) e distribuito in tutte le famiglie. Redazione: Francesco Polo, Giovanni Signor, Giovanni Pittis, Cristina Camerotto, Desiré Cosatto, Chiara Durì, Marco Gomboso, Vittorio Madrisotti, Jenny Marcuzzi. IL DIRETTIVO INFORMA LETTERA APERTA AI NOSTRI DETRATTORI Cari amici, siamo rimasti molto stupiti dall’atteggiamento avuto da alcuni compaesani, in verità pochi, che recentemente hanno accusato di faziosità e disonestà intellettuale il nostro giornalino e la nostra associazione. Comprendiamo che eravamo in campagna elettorale, ma Sedi Nô non c’entra nulla con i mal di pancia di qualcuno o con le rispettive parti politiche. Non che i consiglieri del Direttivo de La Torre non abbiano opinioni politiche, ci mancherebbe: le opinioni politiche le hanno tutti, figuriamoci chi si informa e propone contenuti. Ma Sedi Nô non è un giornale fazioso, perché è aperto a tutti. L’invito a scriverci è su ogni numero. E noi censure non ne abbiamo fatte: abbiamo accolto tutti gli interventi che rispettassero le regole del confronto civile. Rivolgendoci ai nostri detrattori, noi del Direttivo, rimandiamo l’accusa al mittente. Al di là delle opinioni dei singoli, che sono liberi di esprimersi a loro modo, tutto ciò che scriviamo come Redazione è attentamente pesato e ci sforziamo per quanto è possibile di essere oggettivi. Oggettivi non significa non essere franchi. Se abbiamo criticato l’Amministrazione sull’ultimo numero per assenza di contributi o per l’atteggiamento ambiguo rispetto all’autodromo, non abbiamo certo mentito. E non ci si dica che critichiamo solo una parte, perché non abbiamo risparmiato critiche a nessuno, né da una parte né dall’altra, basta leggere il giornale e non parlare a caso o per sentito dire. Su Sedi Nô si è criticata l’amministrazione attuale e quella precedente, si sono riportati interventi contro l’autodromo e sono intervenuti pure gli imprenditori pro-autodromo… Siamo stati fin troppo equilibrati, anche su temi che forse meriterebbero un accento in più, come questo dell’autodromo. Si pensi alla prudenza che abbiamo avuto, raccogliendo argomentazioni più che conclusioni. Cosa ci sarebbe stato di strano se ci fossimo espressi platealmente contro l’impianto? Non è forse La Torre che ha promosso qui in paese il Borgo Rurale e fondato Naturalmente Lavariano? Saremo franchi anche ora: se alcuni benpensanti si autocensurano e poi trovano un coraggio improvviso in campagna elettorale, forse quelli faziosi non siamo noi. Ora, finiti gli entusiasmi delle amministrative, auspichiamo che non si ripetano denigrazioni pubbliche gratuite del nostro lavoro e che eventuali critiche, lecite, siano rispettose delle persone e soprattutto della realtà. Ringraziamo invece chi da sempre ci sostiene e arricchisce di idee questo giornalino, strumento di dibattito e di confronto per il nostro paese. Un augurio a tutti noi, ai nostri sostenitori e ai nostri detrattori: abbiamo tutti tempo per crescere e possiamo farlo se ci confrontiamo costruttivamente. ___________________________________________________________________________________ SEDI NÔ GJORNÂL DI LAVARIAN Edizion La Torre numero 56 LUGLIO 2014

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SEDI NÔ - Gjornâl di Lavarian, edito dalla Associazione Culturale LA TORRE di Lavariano, stampato in proprio (500 copie) e distribuito in tutte le famiglie. Redazione: Francesco Polo, Giovanni Signor, Giovanni Pittis, Cristina Camerotto, Desiré Cosatto, Chiara Durì, Marco Gomboso, Vittorio Madrisotti, Jenny Marcuzzi.

IL DIRETTIVO INFORMA

LETTERA APERTA AI NOSTRI DETRATTORI Cari amici, siamo rimasti molto stupiti dall’atteggiamento avuto da alcuni compaesani, in verità pochi, che recentemente hanno accusato di faziosità e disonestà intellettuale il nostro giornalino e la nostra associazione. Comprendiamo che eravamo in campagna elettorale, ma Sedi Nô non c’entra nulla con i mal di pancia di qualcuno o con le rispettive parti politiche. Non che i consiglieri del Direttivo de La Torre non abbiano opinioni politiche, ci mancherebbe: le opinioni politiche le hanno tutti, figuriamoci chi si informa e propone contenuti. Ma Sedi Nô non è un giornale fazioso, perché è aperto a tutti. L’invito a scriverci è su ogni numero. E noi censure non ne abbiamo fatte: abbiamo accolto tutti gli interventi che rispettassero le regole del confronto civile. Rivolgendoci ai nostri detrattori, noi del Direttivo, rimandiamo l’accusa al mittente. Al di là delle opinioni dei singoli, che sono liberi di esprimersi a loro modo, tutto ciò che scriviamo come Redazione è attentamente pesato e ci sforziamo per quanto è possibile di essere oggettivi. Oggettivi non significa non essere franchi. Se abbiamo criticato l’Amministrazione sull’ultimo numero per assenza di contributi o per l’atteggiamento ambiguo rispetto all’autodromo, non abbiamo certo mentito. E non ci si dica che critichiamo solo una parte, perché non abbiamo risparmiato critiche a nessuno, né da una parte né dall’altra, basta leggere il giornale e non parlare a caso o per sentito dire. Su Sedi Nô si è criticata l’amministrazione attuale e quella precedente, si sono riportati interventi contro l’autodromo e sono intervenuti pure gli imprenditori pro-autodromo… Siamo stati fin troppo equilibrati, anche su temi che forse meriterebbero un accento in più, come questo dell’autodromo. Si pensi alla prudenza che abbiamo avuto, raccogliendo argomentazioni più che conclusioni. Cosa ci sarebbe stato di strano se ci fossimo espressi platealmente contro l’impianto? Non è forse La Torre che ha promosso qui in paese il Borgo Rurale e fondato Naturalmente Lavariano? Saremo franchi anche ora: se alcuni benpensanti si autocensurano e poi trovano un coraggio improvviso in campagna elettorale, forse quelli faziosi non siamo noi. Ora, finiti gli entusiasmi delle amministrative, auspichiamo che non si ripetano denigrazioni pubbliche gratuite del nostro lavoro e che eventuali critiche, lecite, siano rispettose delle persone e soprattutto della realtà. Ringraziamo invece chi da sempre ci sostiene e arricchisce di idee questo giornalino, strumento di dibattito e di confronto per il nostro paese. Un augurio a tutti noi, ai nostri sostenitori e ai nostri detrattori: abbiamo tutti tempo per crescere e possiamo farlo se ci confrontiamo costruttivamente.

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CICLOROE 2014: DA LAVARIANO AGLI STRASSOLDO Domenica 15 giugno 2014 si è svolta la tradizionale Cicloroe. Mete di questa edizione: i castelli di Strassoldo, le meridiane e il museo della civiltà contadina del Friuli Imperiale di Aiello, alla scoperta delle linee difensive della Grande Guerra. Ben quaranta persone hanno voluto pedalare insieme a noi alla scoperta della Bassa Friulana.

Partiti da Lavariano, ci dirigiamo verso Palmanova. Aggirata la città tramite i bastioni proseguiamo verso Strassoldo, passando per Privano. Prima sosta: la Villa Antonini Dessj, sulla quale il nostro Giovanni Pittis ci racconta alcune curiosità: costruita nel 1600 sui resti di un antico monastero, durante la Prima Guerra Mondiale fu sede del Comando d'Armata italiano e alloggio del Duca d'Aosta. Giunti a Strassoldo, é ora della colazione: caffè, latte, fette biscottate con marmellata e Nutella, succhi di frutta, tutto ottimo per riprendere le energie. Andiamo allora al mulino di Strassoldo dove veniamo accolti dal signor Pier paolo, il quale ci spiega il suo funzionamento e poi ci invita al piano superiore per mostrarci la sua collezione di aereomodellini. Ci spostiamo verso la chiesa di Santa Maria in Vineis sotto la guida del nostro fidato Erminio: la chiesa costruita nel 1200 è famosa per i suoi affreschi del 1300, tra i più belli e integri dell'intero Friuli, narranti la storia della vita di Maria. Ammiriamo allora il castello di Strassoldo di Sopra e il

castello di Strassoldo di Sotto, entrambi costruiti intorno all'anno 1000 a difesa della strada che da Aquileia conduceva alla Carinzia. Di nuovo in sella, attraversiamo la località Mulini Novacco. In seguito passiamo per Saciletto, dove Andrea ci racconta qualche aneddoto sul castello, costituito da una villa, da una cappella dedicata a Sant'Antonio di Padova, da annessi rustici e da un ampio giardino. Proseguiamo verso Perteole in cui sostiamo per ammirare il monumento costruito per i caduti della Prima Guerra Mondiale, il cui centesimo anniversario cade proprio quest'anno. Poi procediamo verso la campagna dove ammiriamo i resti delle fortificazioni delle cannoniere del Primo Conflitto Mondiale. Raggiungiamo Campolongo al Torre alle 13.30, pronti per il pranzo nell'area festeggiamenti: antipasti di formaggio, prosciutto e salame, pasta fredda preparata dalla nostra Lucia, insalata greca e caprese, il tutto accompagnato da acqua, buon vino e qualche birra. Il dolce non può mancare: tre torte da gustare e frutta

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fresca. Finito di pranzare, c'è chi gioca a pallavolo, chi prende il sole sull'erba e chi addirittura schiaccia un pisolino indisturbato su una panchina. Si decide di giocare a tombola. Tra urla di cinquina, "mesede ben", e numeri a caso, pure chi dormiva si alza per seguire il gioco e insultare il vincitore. La prima tavolata è fortunata: si becca tutto, cinquina e le tre tombole. Gioco truccato? No, solo casualità, "tombole pagabili", assicura il notaio Giovanni Signor. Ripartiamo alle ore 16.00 verso Aiello del Friuli per la visita del museo della civiltà contadina. Nel cortile notiamo subito le sedici meridiane che documentano le diverse tecniche antiche di misurazione del tempo. Entriamo nella casa della contadinanza: il museo ospita oltre ventimila oggetti originali che raccontano la storia della civiltà contadina del territorio nell'arco di tempo che va dal 1500 al 1918. Essere in mezzo ai vecchi

macchinari agricoli ci fa sentire un po' in un mondo di altri tempi. Sono le 18.30 quando ripartiamo verso casa. Il ritorno ci mette alla prova: perduta per un attimo la strada, affrontiamo i sentieri più ripidi dei bastioni di Palmanova, dandoci una mano l'un l'altro. Arriviamo alle 19.30 in piazza a Lavariano senza feriti né dispersi, solo qualche acciaccato, e ci fermiamo per finire i viveri davanti alla casa della Gioventù, felici per la splendida giornata trascorsa. Un grazie a Denis che ci ha accompagnato in auto per tutto il tragitto portando acqua e rifornimento e a Raffaele che ha soccorso gli sfortunati con gomme bucate. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato. Grazie a voi ciclisti e non dimentichiamoci anche di ringraziare Cream, il cane di Lucia, che instancabile, correndo o nel cestello, è stato la mascotte della biciclettata. Alla prossima Cicloroe! (D.C.)

TEATRO: HANNO DATO SPETTACOLO? Anche quest’anno il Gruppo Teatrale di Lavariano, condotto da Alessandra Nardini, ha portato in scena lo spettacolo di fine corso. E che spettacolo! Infatti in questa occasione è stato inscenato “Il Varietà”. Cimento non da poco perché il varietà, o teatro di arte varia, prevede di recitare, ballare e cantare. Nei mesi di laboratorio teatrale è stata ripercorsa la lunga storia del varietà: dal Cafè-chantant francese di fine ‘800, al teatro di rivista italiano del ‘900, al varietà televisivo degli anni ’60 e ’70. E dopo tanto lavoro (e divertimento) di elaborazione e prove, lo spettacolo che ne è derivato è molto ben riuscito ottenendo grande successo nel numeroso pubblico presente che si è molto divertito e molto ha applaudito alle scenette, ai balletti, alle sigle. Il buonumore ha pervaso la sala ed ha regnato anche dopo la fine dello spettacolo: lo si leggeva sui volti degli spettatori che amabilmente si intrattenevano con gli attori

scesi dal proscenio. Una bella serata: i nostri attori hanno dato spettacolo. L’Associazione Culturale La Torre, promotrice dell’evento, ringrazia gli attori Cinzia, Lino, Marina, Andrea, Benedetta, Celeste, Gloria, Vittorio, Sonia, Giovanni, Beppina e Cristina; la brava, paziente e instancabile regista Alessandra Nardini ed i suoi collaboratori: l’ indispensabile Paolo Fabris e la maestra Annalisa Masutti. Un ringraziamento ai realizzatori delle scenografie ed a tutti coloro che hanno coadiuvato nell’allestimento dello spettacolo. Ad maiora! (V.M.)

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CRONACA DAL PAESE

26 GIUGNO 2014: CONSUMARE SUOLO È ANCORA UNA SCELTA SMART? C’è stata l’epoca dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, quando costruire significava progresso e sembrava una scelta “smart”, una scelta “intelligente”. Il 26 giugno, alla serata informativa organizzata dal Comitato Piste Nestre, non è stato difficile capire che non è più così. Oltre 100 ettari nella nostra Regione se ne vanno ogni anno in asfalto o cemento, come ha spiegato la dott.sa Emanuela Peccol, dell’Università di Udine, basandosi su fonti europee. Le fonti hanno individuato i danni che peseranno sulle prossime generazioni in termini di salute e di qualità di vita. Una sala con oltre 150 persone è stata ad ascoltare una esposizione che sta alla base di un percorso indirizzato a renderci coscienti e responsabili anche della eventualità che la Pista di Lavariano ed i terreni agricoli vicini siano trasformati definitivamente in un mega-impianto industriale detto autodromo. A questa serata seguiranno altre sull’inquinamento acustico e sull’inquinamento da traffico, oltre che finalizzate a studiare alternative concrete. Il suolo è una risorsa non rinnovabile che l’uomo, con le sue attività, ‘consuma’. Il cemento occupa porzioni di territorio trasformandole in modo pressoché irreversibile e ci vogliono decine di anni prima che il suolo possa ritrovare una sua incerta fertilità. L’urbanizzazione e il consumo di suolo sono un fenomeno globale, più problematico in paesi di antica e intensa antropizzazione, come l’Italia, in cui, per la scarsità di territorio edificabile, vengono erose alla natura ampie aree, anche a rischio idrogeologico. Nel nostro Paese si tende a cementificare disordinatamente il suolo libero con l’abusivismo edilizio, la crescita a macchia d’olio delle città e delle periferie, l’integrale urbanizzazione di lunghi tratti delle coste... “L’urbanizzazione si manifesta in forme sempre più pervasive e complesse - si legge nel rapporto sulla situazione del Paese 2008 dell’Istat - e ha

conosciuto, negli ultimi decenni, un’accelerazione senza precedenti, relativamente autonoma rispetto agli andamenti demografici ed economici”. Ciò significa che si costruisce, non per necessità, ma per altre ragioni: per portare soldi nelle casse dei Comuni, per garantire case in affitto a poco prezzo, lontane dai centri abitati, per consentire speculazioni da parte dei privati. Anche strade e autostrade, spesso, si realizzano soprattutto per rendere fabbricabili inutilmente alcune aree. Una tendenza che ci allontana dalle migliori esperienze europee, dove l’attività immobiliare si concentra invece sulla riqualificazione delle aree ex-industriali, i cosiddetti “brown fields”.

MOSTRA FOTOGRAFICA DEL PERDON DI SANT ANTONI Cari Amici, la mostra fotografica che adibiremo quest’anno, in occasione del Perdon di Sant Antoni, il cui tema è “SOLDATI DI LAVARIANO E IL SERVIZIO DI LEVA” , vuole farci vedere uno scorcio della vita dei nostri ragazzi durante la naia. Raccogliamo foto e “ricordi” del servizio di leva per la mostra che sarà allestita a Settembre. Un angolo della mostra sarà dedicato all’anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale con foto e reperti d’epoca. Ognuno potrà presentare fino a 7 foto, preferibilmente in formato digitale, inviarle via mail all’indirizzo [email protected], oppure consegnarle presso la Latteria. Il termine per la consegna è il 9 agosto. Se pensate di consegnare alcune foto più tardi, avvisateci in anticipo, così saremo preparati a riceverle. La selezione e la disposizione delle foto saranno a cura e discrezione del Direttivo, apprezzando ovviamente qualunque consiglio o collaborazione. Grazie! (C.C.)

Il grafico mostra che il Friuli Venezia Giulia è la regione con la maggiore estensione di territorio cementificato rispetto al numero degli abitanti (fonte: arpa.fvg.it - 2006).

Regione FVG

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Un disegno di Legge approvato dal Governo Letta fissa la strada che si vuole intraprendere per contenere il consumo di suolo, sulla base delle indicazioni fornite in sede comunitaria, anche se tali indirizzi appaiono in buona parte trascurati nei progetti di legge in discussione. Nella comunicazione della Commissione Europea, “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”, viene fissato un obiettivo molto ambizioso: entro il 2020 le politiche dei paesi europei dovranno essere chiaramente indirizzate verso il ‘consumo netto di suolo zero’ (no net land take), da conseguire entro il 2050. ‘Consumo netto di suolo zero’ non significa congelare l’infrastruttura urbana impedendo di occupare nuovo territorio: si consente l’occupazione di spazi liberi purché questa avvenga a saldo zero, de-sigillando o ripristinando ad usi agricoli o seminaturali aree di pari superficie in precedenza urbanizzate. È questa una specificazione fondamentale che introduce anche nella pianificazione urbanistica e territoriale il principio del riciclo e dell’economia circolare, con l’obiettivo finale di non considerare le aree impermeabilizzate dal cemento come un dato irreversibile, ma come un corpo suscettibile di essere ripristinato e riprogettato in maniera più ecocompatibile e efficiente. La sfida è quella di trovare gli strumenti e i meccanismi regolativi che consentano la rigenerazione urbana a consumo netto zero garantendo la sostenibilità economica degli interventi edilizi e infrastrutturali sia per gli operatori privati che per i soggetti pubblici. Il consumo del suolo è una cosa seria, e già documenti nazionali ed internazionali lo confermano: comporta

rischi per il futuro approvvigionamento alimentare, mancando il terreno per coltivazioni alimentari. Cina, India e Stati Uniti stanno comperando ettari di terreno fertile in tutte le parti del mondo per assicurare il cibo alle loro popolazioni. Inoltre, l’impermeabilizzazione dovuta al cemento causa l’impoverimento delle falde perché l’assorbimento dell’acqua piovana non è assicurato in maniera naturale, ma viene indirizzato. Il terreno perde così le sue funzioni di serbatoio vivente per gli animali, serbatoio di biodiversità, filtro e protettore delle acque, serbatoio di carbonio indispensabile alla vita delle piante e dell’uomo. Il consumo del suolo si allaccia poi inevitabilmente al consumo del paesaggio: perdiamo il turismo rurale, opportunità unica per il nostro Paese, perdendo anche il patrimonio archeologico e storico dell’umanità. “Il progresso - ha detto il prof. Igor Jelen dell’Università di Trieste - ha incominciato a non produrre utilità. È una ruota che gira a vuoto, anzi che produce costi pesanti. Il progresso è finto. Il turismo, che è il primo flusso di economia, viene messo in disparte quando si trasforma il paesaggio da natura a industria. Per vendere il paesaggio bisogna lasciarlo integro, armonico, come costruito in secoli di esperienze, di storia e di lavoro nell’ecosistema. I sistemi più evoluti del mondo non consumano paesaggio, non consumano suolo, non vivono sullo sfruttamento delle risorse, ma vivono sulla valorizzazione delle risorse umane”.

Comitato Piste Nestre

DALLA BANDA: CORSI DI MUSICA 2014/2015 La “Filarmonica Giuseppe Verdi” di Lavariano organizza i corsi di musica e di strumento dedicati a chiunque abbia la curiosità di entrare in questo mondo. In particolare essi si rivolgono ai giovani, i quali hanno così la possibilità di diventare musicisti attivi e non solo ascoltatori passivi. I corsi sono tenuti da maestri diplomati e con provata esperienza didattica. Anche i costi sono molto competitivi, perché integrati dalla Banda stessa, in particolare per quanto riguarda lo studio di strumenti bandistici.

Vi invitiamo quindi a seguire i nostri corsi di: Tromba, Trombone, Euphonium, Basso Tuba, Corno e Flicorno; Sax Tenore, Sax Contralto e Sax Baritono; Clarinetto e Flauto Traverso; Batteria e percussioni minori; Pianoforte. Corsi gratuiti di Euphonium e Basso Tuba! È più bello creare la musica anziché ascoltarla e basta! Provare per credere! Per informazioni: Gloria, 340 1834487

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UN’ESPERIENZA SCOLASTICA SINGOLARE Un’esperienza scolastica davvero interessante è quella che hanno vissuto quest’anno gli alunni della classe seconda della Scuola Primaria di Lavariano. Lo scambio epistolare tra Nicoletta Costa, direttrice artistica del mensile Giulio coniglio, e la classe ha dato vita ad un percorso didattico che ha mantenuto alti l'entusiasmo e la motivazione. La lettura quotidiana del giornalino e dei numerosi libri della ricca produzione artistica della scrittrice ha accompagnato l'intero anno scolastico della classe. Il percorso è stato animato dalla docente di Italiano Monica Pittis, che ha permesso a Giulio coniglio, simpatico personaggio, di entrare nell'immaginario fantastico dei bambini tanto da sollecitarli a realizzare disegni e letterine per la scrittrice. I bambini hanno potuto anche vedere i loro elaborati pubblicati sul giornalino di Giulio coniglio. Spesso quei bambini ripetevano: “Siamo fortunati a conoscere Nicoletta Costa, mamma di Giulio Coniglio, vero maestra?” Il coronamento del percorso è stato raggiunto con la realizzazione del libro “Cento storie per te”, dedicato proprio alla scrittrice. Il libro scritto dai bambini e curato dalla docente di italiano riunisce i racconti che i bambini della classe seconda hanno ideato per rendere omaggio alla scrittrice. Il risultato del lavoro è stato arricchito dai disegni dei bambini stessi e stampato, grazie al sostegno di Naturalmente Lavariano, Zanutta Srl, Azienda Agricola Tobia Marcuzzi, Impresa edile Boldarino, ai quali va il ringraziamento. “L’accadimento fantastico di questa storia è che questi alunni si sono appassionati alla lettura, alla scrittura, al disegno. I bambini sono diventati così protagonisti del

loro apprendimento, avendo accanto un compagno speciale durante quest’anno scolastico indimenticabile, Giulio Coniglio che, nella relazione a distanza con Nicoletta, ha permesso loro di conoscere una grande scrittrice ed illustratrice. Desiderando leggere le sue storie, facendo domande sui protagonisti, immedesimandosi nelle avventure, hanno trovato un interlocutore diretto e speciale in Nic. Così hanno iniziato ad utilizzare la scrittura per comunicare le loro esperienze, ma anche il loro mondo interiore, le loro emozioni, la loro creatività in cui i personaggi fantastici, amici di Giulio, sono diventati compagni di viaggio. E mentre facevano tutto questo, quei bambini imparavano” (Prefazione, Cento storie per te). Il 27 giugno scorso, a Villa Opicina, i bambini, i genitori e gli insegnanti hanno partecipato alla giornata di festa per la presentazione del numero 100 del giornalino Giulio coniglio. E' stata questa l'occasione per i bambini di conoscere personalmente la scrittrice e omaggiarla del libro da loro realizzato. E' stata una giornata indimenticabile e speciale per gli alunni della seconda che hanno potuto, ritrovandosi nuovamente insieme prima delle vacanze estive, dipingere accanto alla famosa artista.

Dalla Scuola

C’era una classe di allegri bambini a cui materie pesanti dover insegnare; allor, seguendo la loro allegria, le maestre cambiarono strategia. Per farli scrivere leggere e disegnare Si affidan ad un personaggio speciale.

È Nicoletta Costa pronta ad intervenire per farli tutti insieme diventare piccoli scrittori, lettori e pittori; tanto che, ma voi non ci crederete, nobili persone di Lavariano li aiutaron anche un bel libro a pubblicare.

Così tutti insieme andarono alla festa di Giulio Coniglio, al centesimo libro, felici che Nicoletta avesse disegnato un bimbo di seconda e di Lavariano. Ora come non dover ringraziare chi questo sogno ha aiutato a realizzare? Mamma Alessia

I bambini e le bambine di seconda elementare a Villa Opicina (TS) alla festa con Nicoletta Costa.

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“CHE NO LE SAVEVI”: LA CASA D’ANGOLO Ci saremo di certo accorti che la casa d’angolo all’incrocio tra via Aquileia e via Cuccana è stata abbattuta per migliorare la visibilità dell’incrocio e lasciare spazio ad una nuova rotonda. Ascoltando le chiacchiere in paese sono stato preso da una certa curiosità in merito alla storia di quella casa e ho cercato alcune informazioni. Ringrazio in particolare Arianna Bernardis per il suo contributo e i suoi ricordi, scusandomi se potrà esserci qualche piccola imprecisione. Questa storia inizia con Teodoro Romano e la moglie Angelina (detta Nine di Pive, originaria di Tissano): sono stati loro i costruttori originari della casa di cui andiamo parlando. Erano venditori ambulanti e ciabattini di professione e si prodigavano nel loro mestiere, aiutati dal figlio Rosilio. Andavano in giro per i mercati a vendere le loro ciabatte, dapprima con un semplice triciclo e poi anche con un cavallino. Angelina e Rosilio si muovevano col cavallino e carretto, mentre il padre Teodoro continuava ad usare il triciclo per la vendita ambulante. La stalla del cavallino, presso la casa d’angolo, nel 1956, dopo che la madre si era ritirata, fu sistemata e adibita a laboratorio/negozio di calzolaio, così da continuare il lavoro presso una sede e non più in maniera itinerante. Rosilio si era intanto sposato con Azzurra, originaria di Gonars, anche lei figlia di ciabattini (va ricordato che Gonars contava svariate attività legate alla produzione delle ciabatte), la quale diede il suo forte contributo allo sviluppo dell’attività della famiglia. A questo punto della storia entra in scena un altro protagonista: Arianna Bernardis, la quale, fin dalla tenera età di 11-12 anni, iniziò a lavorare come bambinaia per la famiglia di Rosilio, accudendo il primogenito, Liliano. Raggiunta l’età utile per iniziare a lavorare, Rosilio assunse Arianna alle sue dipendenze come apprendista pantofolaia, nel 1958, nel negozio che oramai era diventato una merceria a tutti gli effetti. Dal 1958 al 1968 molte furono le apprendiste che si susseguirono alla merceria (fatevi raccontare da nonne e nonni): era un modo come un altro per avviarsi al lavoro, dare una mano alla famiglia, cogliere l’occasione di imparare un mestiere. Tra gli aneddoti, Arianna racconta che Rosilio

era un abile suonatore di saxofono e clarinetto e di altri strumenti e alla sera, spesso, mentre le apprendiste finivano di preparare le ultime consegne, passava le ore nel laboratorio a fare prove, dato che suonava con l’orchestra “Barone” (la quale suonò anche all’inaugurazione della Casa della Gioventù) ed alla Conca D’Oro, famoso ristorante che poi Rosilio riuscì ad acquistare coi risparmi di famiglia. Allora, mentre Rosilio si dedicava alla nuova attività, nel 1968 Arianna decise di prendere lei in affitto il negozio presso la casa d’angolo e di avviare una attività in proprio. Negli anni Settanta, mentre la famiglia cresceva, Arianna decise di cercare una nuova sede e acquistò il laboratorio dal “fari” o “le farie”, il fabbro, che stava dove ora si trova la casa della famiglia. Lì si stabilì l’attività fino al 1983, quando fu trasferita poco più in là, nell’edificio attuale. Nel frattempo, la casa d’angolo si trasformò nuovamente in negozio: divenne la sede dell’attività di elettrodomestici e riparazioni, seguita da Ado e Gronau, i quali la presero in affitto fino ai primi anni 90. La casa poi venne venduta e ben presto abbandonata, rimanendo silenziosa sullo sfondo del crescente via vai di macchine presso quell’incrocio. Oggi, dopo il breve fragore della demolizione, lascia spazio ai ricordi, mentre si configura la nuova viabilità. È così che, di ricordo in ricordo, colgo l’occasione per invitare quanti hanno una storia da raccontare su qualche realtà paesana a farlo su questo giornalino: sarò ben lieto di venirvi ad ascoltare e di scrivere il vostro racconto affinché non vada perso per sempre. Per le vostre storie potete contattarmi al 340 698296 (Giovanni Pittis). (G.P.)

TORNEO DEI PAESI: LAVARIANO VICECAMPIONE!

Domenica 1 giugno 2014 si è svolto nel campo sportivo di Flumignano il primo torneo dei paesi intitolato "Tradizions in zûc", con giochi quali il salto della corda, il gioco del fazzoletto e la corsa con i sacchi per bambini e ragazzi. C’è stata poi la cuccagna, il tiro alla fune e la briscola per i più grandi. La grande squadra di Lavariano si è aggiudicata il secondo posto, di un soffio alle spalle del ottimo gruppo di Sant'Andrat del Cormor. Il risultato comunque, pur essendo importante, è fra gli ultimi scopi di queste manifestazioni: come si suol dire "l'importante è partecipare", fare gruppo, divertirsi, conoscere nuove persone e provare la gioia di stare assieme. Questo lo hanno bene capito i giovani dell'Associazione Culturale "La Piste" di Flumignano e il

presidente Mattia Coppino, che già a partire dalla seconda metà del 2013 hanno dato l'impulso e contattato le varie rappresentanze dei paesi dei 5 comuni confinanti, hanno poi organizzato riunioni per definire giochi e regolamenti per la miglior riuscita del torneo, ed infine si sono fatti carico della gran parte dell'organizzazione della riuscitissima giornata del 1° giugno. A loro quindi un grazie caloroso per l'impegno e la dedizione che ha reso possibile tutto questo. Sicuramente non possiamo non ringraziare anche tutti i componenti della squadra di Lavariano che, mettendocela tutta e stringendo i denti fino alla fine, hanno dimostrato agli avversari il loro valore e la loro tenacia durante i giochi. Arrivederci alla prossima edizione! (G.S.)

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I AGNULUTS Solo, dimenticato in un angolo, a ridosso di una scalcinata colonna di mattoni, riposa nel cimitero di Lavariano il suo ultimo sonno la statua di un agnulut. È l’ultimo testimone del cimitero dei bambini morti in tenera età, sulle cui tombe si mettevano questi angioletti nelle forme più familiari atte a muovere a pietà i mesti visitatori. Allora la mortalità infantile era una piaga sociale e le tombe erano numerose. Accanto c’era anche il recinto riservato ai bambini morti senza battesimo, e quindi destinati al cancellato Limbo di cattolica oscurantista memoria. Era un luogo abbandonato, pustot, perché nessuno poteva morire senza battesimo. Negli anni ‘20, il sagrato della chiesa ebbe la sua recinzione di ferro battuto frammezzo alle colonne sulla piazza. Su quelle colonne, in bella mostra furono messe le statue di agnuluts tolte dal cimitero e non più utilizzate: erano cambiati i tempi e la cultura cimiteriale.

Erminio Polo

I NONOS E CONTIN

PIETRO BOLZICCO RACCONTA LA LAVARIANO DI ALTRI TEMP I

Sono arrivato a Lavariano nel 1949 da Pavia di Udine. Le amicizie con i ragazzi di Lavariano iniziarono subito per me, senza tante presentazioni, così anche per mia sorella Romilda. Nella borgata, al tempo via Palmanova, c’erano parecchi ragazzi più o meno della mia età. La gran voglia di giocare superava ogni cosa. La scuola era odiata, anche se la mia maestra, la Casaleggi, era più che buona. A Lavariano, a quel tempo, non esistevano impianti sportivi. I nostri giochi erano questi: giocare al pallone sui terreni privati e spesso si doveva fuggire inseguiti dai proprietari; il gioco di guerra nelle cave di via Chiasottis, o in quella di via Cuccana, detta di Colote; il gioco del zurul e il gioco dei bottoni. Le strade allora erano strade bianche, cioè non asfaltate e quindi piene di polvere sollevata dalle poche macchine e dai pochi camion che passavano. Solo le strade statali erano asfaltate. Altro divertimento per noi ragazzi era il nuoto

nella roggia, tal font di Pirul, e nella cava di Pascutti, in via Mortegliano, riempita con l’acqua della irrigazione. Poi c’era l’uccellagione. Io mi sentivo forte nel nuoto, nel gioco del zurul e nel gioco del pindul. E avevo un’idea del calcio completamente sbagliata, cioè basato sulla forza. Questo perché avevo letto che il giocatore Levratto, del Vado, provincia di Imperia, con un gran tiro aveva rotto la rete in una partita contro l’Udinese. Un altro particolare che ricordo: mi trovavo in casa mia a Lavariano. La radio era accesa: arrivò la notizia dell’incidente aereo di Superga con la morte di tutta la squadra del grande Torino. Io corsi subito fuori sulla strada e andai verso la officina, la farie di Olivo, dove c’erano alcune persone, per dare la tragica notizia. Il teatro è una cosa che mi è subito piaciuta a Lavariano. Era il teatro con attori tutti del paese. A mio avviso sapevano interpretare bene il personaggio. Mi piace

TEMPO DI MATRIMONI: MASSIMO E ALESSANDRA SPOSI

Un augurio speciale ai nostri novelli sposi, Massimo e Alessandra! Il nostro compaesano ha dovuto attraversare a nuoto il Tagliamento per soccorrere la sua gentil donzella… L’eroico gesto è valso la fede nuziale e, il 3 maggio 2014, Massimo e Alessandra si sono uniti in matrimonio, con le campane a festa e il convinto sostegno dei compagni di classe, degli amici, dei compaesani e della Banda. Da tutti noi l’augurio di tanta felicità!

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ricordare i loro nomi che ho in memoria: Primo Turello, Egidio Perin, Mino Sbuelz, Ursula Canestro, Adalgisa Biscotti in Cormons… ed anche altri. Poi c’era la Banda musicale, molto conosciuta e apprezzata in tutta la provincia di Udine e che noi ragazzi si seguiva in quasi tutte le trasferte, dietro il carro a traino del mulo o del cavallo di Egidio Del Degan, che trasportava bevande e cibo per i suonatori. I suonatori della Banda affascinavano le ragazze nei paesi dove andavano a suonare, procurando diversi matrimoni. In quegli anni, a cavallo del 1950, a mia memoria, non risulta che nella Banda suonassero le donne. Anche io iniziai le lezioni di musica. Durò circa 2 anni. Il maestro era Acilino (Celino) Blasone. La Banda la dirigeva il Maestro Galdino Bernardis. Superato il solfeggio, mi diedero la tromba con i tasti a piano. Ogni tanto, io e l'amico Bassi Adelio, si andava a un supplemento di scuola di musica da Carlo Boldarino. Un problema per me: quando suonavo per addestrarmi, mi sembrava di disturbare il vicinato, anche perché la nostra cagnetta Lilla, appena iniziavo a suonare con la tromba, iniziava a urlare. Fui sconfitto: dovetti abbandonare la musica. Mio zio Fidelmo, fratello di mia madre, era un addetto a far venire la Banda di Lavariano a suonare a Cargnacco. Saputo che lasciavo la scuola di musica, è venuto da noi per convincermi a continuare, ma non ci è riuscito. Altra cosa che non dimentico era il gran lavorio dei Lavarianesi che, con i carri e i cavalli, andavano a recuperare pezzi di pista per costruire le case. Credo che solo Costantino Pascutti ci andasse col suo camion “Dodge”. Come si possono dimenticare poi i viaggi a Castelmonte, caricati sul carro di Sereno Pascutti, trainato dal celebre mulo, insieme ad altri carri di Lavariano? Partenza al mattino presto, la domenica. Parcheggiavano carri e cavalli in un locale ai piedi della salita al monte e poi, via a piedi fino al Santuario. Si andava anche in bici presso quel Santuario: partecipavano solo maschi. Anche il Perdon di Sant’Antonio a Lavariano assumeva una grande importanza, anche per i paesi vicini. C’era la Banda, la pesca di beneficenza, la tombola e molti giochi popolari, i fuochi d’artificio, le corse ciclistiche per dilettanti… Ricordo la processione del Perdon molto affollata: veniva in processione a Lavariano anche la gente dei paesi vicini. Noi ragazzi si seguiva con grande interesse l’avvenimento.

Ricordo il Perdon del 1955: in processione c’erano anche i nostri paesani Gino, il pilota, e Renato, suo amico. Finita la processione, andarono all’aeroporto di Campoformido e presero un piccolo aereo per venire a salutare la tanta gente presente in quel pomeriggio nella piazza di Lavariano, che assisteva ai giochi. Arrivò l’aereo. Cercando di fare un giro di saluto, all’improvviso l’aereo si abbassò e si diresse verso via Risano, sfiorando i tetti delle case e andando a cadere nell’orto-vigneto della famiglia D’Odorico, di fronte alle scuole elementari di Lavariano. Morirono tutti e due: avevano 23 anni. Noi abitavamo a 100 metri dalla casa del pilota Gino Bernardis: era sua abitudine venire con l’aereo, la domenica, a salutare i propri familiari e amici. In quegli stessi anni ’50, un signore, non del luogo e che periodicamente albergava al Ristorante al Ponte di Mortegliano, girava in bici per Lavariano e anche in altri paesi gridando “Spadapurcitterooo!”. Alcune volte si è fermato anche a casa mia. Si avvicinava la visita di leva per noi della classe 1939. Un gran parlare di cosa fare per un evento così importante. Ricordo Fausta Pittis: lei sapeva ballare e, visto che alcuni di noi non sapevano farlo, diede la sua disponibilità a darci lezioni di ballo a casa sua, in via Canonica. Io e altri accettammo. Per me la passione per il ballo è tuttora presente. Il pranzo dei coscritti si fece nella casa di Bruno Del Degan in Lavariano. Insieme a Renato Pittis e a qualche altro, si aveva preso il coraggio di andare a ballare alla Lucciola di Mereto di Capitolo. A quel tempo il ballo non era per tutti anche perché in quegli anni era condannato dalla Chiesa. Non possiamo dimenticare che nascevano anche le stagioni degli amori: tanti chilometri fatti in bici, tanti incontri. Io non ero motorizzato, ma qualcuno del nostro gruppo sì e spesso salivo sui loro scooter, in particolare sulla Laverda di Edo Borlini e sul Motom di suo padre Mario, sul cinquantino di Adelchi Pittis e di Paolo Brida. Il paese più frequentato dal nostro affiatato gruppo era Mortegliano, per le sue sale cinematografiche, quella di Morandini, la più frequentata da noi, e quella parrocchiale, chiamata Ricreatorio. Anche a Lavariano c'era la sala cinematografica parrocchiale. Poi si giravano anche gli altri i paesi del circondario. In questo girare ci furono tanti incontri, ma anche qualcosa di più serio che portò qualcuno al matrimonio, che tutt’oggi dura.

Pietro Bolzicco

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NONO GUERINO AL CONTE LA SÔ STORIE Classe 1916, il più anziano di Chiasiellis, Guerrino Praturlon è ancora lì, nella sua casa, sorridente e pronto ad incontrarci per raccontare la sua lunga esperienza di vita, vissuta con intensità e coraggio. È una storia che comincia a Rosa di San Vito al Tagliamento, in una famiglia patriarcale, dove Guerrino viveva coi suoi sei fratelli. Allora infuriava la guerra, la Prima Guerra Mondiale, e la fame e la miseria condizionavamo enormemente la crescita di quei figli, con quel poco da mangiare e senza nemmeno una mucca per avere garantito il latte quotidiano. Pensate che quando c’era, il latte veniva allungato con l’acqua del rubinetto. Guerrino da bambino era come un baccalà: magro da far spavento, senza torace, piccolino e povero in canna. Col sudore della fronte, solo dopo la guerra il papà riuscì ad acquistare una mucca e pagarla a rate, ma non aveva campi da coltivare e ben poca erba per nutrire il prezioso animale, tagliata nei fossati a ridosso delle strade bianche di allora. A 12 anni Guerrino abbandonò la scuola elementare: servivano braccia per dare una mano in famiglia, per lavorare nei campi e provvedere alle necessità alimentari. Scartato alla visita di leva nel 1936 per insufficienza toracica e magrezza eccessiva, dopo la conquista dell’Abissinia e la fondazione dell’impero mussoliniano, viste le necessità belliche della difesa del Vallo Adriatico e l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, nel 1938 fu chiamato sotto le armi, destinato a servizi sedentari presso il campo di aviazione di Ciampino. Il suo era un lavoro di archivio, ma doveva svolgere anche i turni di vigilanza alla caserma. Ricorda Guerrino - antifascista convinto, ma costretto a prendere la tessera del Fascio - quando Hitler venne in Italia, ebbe l’ordine di fare da sentinella al passaggio del corteo militare: con molta freddezza non fece il saluto al passaggio del Führer, ottenendo rimproveri, ma anche l’approvazione di qualche superiore. Nel 1939 fu destinato all’Africa, presso un campo di aviazione nel deserto libico, dove operò come magazziniere, a portar dentro e fuori dagli hangar gli aerei utilizzati. Congedato nel mese di novembre, mentre si avvicinava la Seconda Guerra Mondiale, tornò a casa e costruì un rifugio per la famiglia contro eventuali bombardamenti aerei: tagliò pioppi sul terreno comunale e fu denunciato dal parroco locale. Al processo che seguì la denuncia, Guerrino difese con forza la sua scelta, fatta non per rubare, ma per salvaguardare la vita della propria famiglia. Disse così: “lo rifarei ancora, perché necessità fa legge!”. Venne richiamato in guerra nel 1940 nel Genio militare, prima a Belluno, come operatore per alfabeto morse e portalettere, poi, destinato ai campi di aviazione di Campoformido e di Chiasiellis. Qui a Chiasiellis conobbe la ragazza che avrebbe sposato nel 1950. Quando fu necessario mandare un gruppo di soldati a Milano, sul campo di Linate, Guerrino, invece di partire,

restò vicino alla sua bella con l’astuzia di dare un nome falso al tenente di turno. Passò poi a fare il corso di pompiere a Bologna (dove ottenne una medaglia) e quindi fu mandato a Genova a provvedere alla città bombardata. Nel 1943, alla firma dell’armistizio dell’8 settembre, mentre tutto l’esercito italiano si sfasciava senza ordini e senza comandanti, salì sul treno per tornare in Friuli, nascondendosi per non essere catturato dai tedeschi. Già due suoi fratelli erano prigionieri: uno in Sardegna ed uno in Germania. Scese a oltre 20 chilometri da casa e la raggiunse a piedi dopo una rischiosa camminata. Il resto della guerra lo passò lavorando nella TODT, a costruire rifugi per i tedeschi. Finito il conflitto, nella miseria del Secondo Dopoguerra, partì per la Francia, in cerca di fortuna. La Francia non accettava a lavorare chi aveva fatto il militare e non dava la carta-lavoro a chi non aveva un mestiere specifico. Perciò Guerrino passò la frontiera da clandestino, dirigendosi a Grenoble, ma riuscì comunque a trovar posto in una grande ditta che produceva pale per turbine elettriche. Era davvero un brutto ambiente, con polveri sottili e fumo intossicante, tutto il giorno a fondere, limare, fresare ed ottenere i pezzi necessari al nuovo sviluppo postbellico di quella nazione. Salvo una breve interruzione di alcuni mesi a fare il boscaiolo nella Foresta Nera, in Germania, Guerrino continuò il suo lavoro in fonderia per altri 17 anni, subendo i rischi di ammalarsi a causa di quelle esalazioni inquinanti e continue. Molti suoi compagni si ammalarono. Nel 1950 venne allora ad abitare a Chiasiellis, dove sposò la ragazza conosciuta anni prima e acquistò la casa attuale. Fece la patente nel 1965, comperò l’auto nel 1969 e si dedicò alla vita dei campi, sempre in buoni rapporti col paese e il vicinato. Oggi, a 98 anni, nella quiete del suo paese e della sua casa, la lucidità non lo abbandona… e nemmeno la “Settimana Enigmistica”, i cui numeri si esauriscono in fretta sotto la penna e il “cervello fino”. In tanti anni di fatica, passati tanti amici e l’amore della sua vita, non lo lascia neppure il sorriso. La vena umoristica è formidabile e riempie di gioia chi lo ascolta. Perché “lui al ten dûr e al vûl ben a Guerino, ce crodeiso!?”. Anzi, lui al a smetût di bevi bire, “parcè che la bire e fâs vivi fin a 100 agns… e a mi no mi bastin!”. (E.P. e F.P.)

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SPAZIO AUTODROMO

AUTODROMO E ELEZIONI: E ADESSO? CONSEGUENZE LAMPANT I Di autodromo si è parlato molto in campagna elettorale, come avevamo chiesto. Non che siano emerse troppe verità e a tratti è uscito un quadro alquanto confuso e fuorviante. Ci è sembrato di assistere ad un reciproco rimpallo di responsabilità tra amministrazione Comand e minoranza 2009/2014 rispetto alla paternità dell’iter sull’autodromo, nonostante entrambe le parti abbiano avviato un iter che di fatto favoriva e favorisce la costruzione di un grande impianto. Eppure si è acceso un confronto in cui ciascuno è voluto smarcarsi da un’opera così impattante, accusando invece gli avversari di sostenere progetti pericolosi per il territorio. In questa confusione di parole, a noi restano comunque delle certezze. Nessuno può negare che il primo iter che spianava la strada ad un progetto corposo fu avviato dalla Giunta Gomboso: anche se all’ultimo Consiglio Comunale la minoranza 2009/2014 l’ha presentato come “pista di guida sicura”, è evidente che, nome a parte e documenti alla mano, si trattava più o meno della stessa cosa. Quell’iter è poi stato bloccato dall’Amministrazione Comand, ma poco dopo lo stesso Sindaco ha avviato un nuovo percorso che favorisce di fatto un progetto analogo. Quel progetto è stato anche presentato davanti alla popolazione di Lavariano, il 20 giugno 2013, in una serata organizzata proprio dal Comune. Messa da parte la minoranza 2009/2014, erede della Giunta Gomboso, e il vecchio iter, di fatto bloccato, ad ora è rimasto in piedi il percorso avviato da Comand. Ci sembrava ovvio che, avendo avviato tale percorso, il Sindaco fosse favorevole all’autodromo. Eppure, se in campagna elettorale ha attribuito la paternità dell’iter sull’autodromo ai predecessori, probabilmente non è vero che il Sindaco è favorevole all’impianto. Ci siamo completamente sbagliati. Verrebbe da chiedersi, allora, perché, prima delle elezioni, Comand si sia scagliato contro il Comitato Piste Nestre, contrario all’autodromo, visto che a quanto pare stanno dalla stessa parte. A parte questo dubbio, una certa chiarezza deriva dal fatto che, a pochi giorni dalle elezioni, il Comitato per la Vita del Friuli Rurale, da sempre contrario all’autodromo, esce con un volantino in cui invita gli elettori a votare il candidato Comand. Dunque, o il Comitato è impazzito, oppure è confermata la contrarietà del Sindaco rispetto al progetto. Veniamo infine ai nuovi arrivati: Marialetizia Tirelli e la sua squadra, minoranza attuale. Di certo alla Tirelli non appartiene né il primo iter, né quello attuale sull’autodromo. In campagna elettorale si è spinta persino a dire, alla faccia del populismo: ‘valuteremo un progetto concreto, consapevoli che non va semplicemente rispettata la volontà dei lavarianesi, ma va vagliata attentamente un’ipotesi che potrebbe scontrarsi con la tutela dell’ambiente, a prescindere dal parere dei cittadini’. Se le cose che si dicono hanno un valore, la sintesi dovrebbe essere più o meno questa: in Consiglio Comunale non esiste un consenso rispetto all’autodromo. Cosa succede allora? Semplice, consegue a ciò che è stato detto: il Consiglio Comunale bloccherà l’iter in corso, all’unanimità. A meno che dal giorno alla notte si possa dire tutto e il contrario di tutto. E qui, per noi cittadini, sono guai.

AFFARI SONO AFFARI

Non sarà certo per beneficenza o per amore di uno sport “popolare”, condiviso soprattutto dagli appassionati di corse, la realizzazione dell’autodromo di Lavariano. Sarà certamente per interesse e per business finanziario, e forse meno per sport, se la società committente è una immobiliare che ha pagato gli ettari di terreno agricolo sborsando forti quantità di euro (due/tre volte il loro valore attuale perché “anche i contadini sanno fare gli affari”, ci ha detto uno dei venditori di terreno); che dal 2008 (ben 6 anni fa) attende di ottenere la rendita del loro investimento; che punta a far pagare gli ingressi e l’utilizzo della struttura in modo da ricavare oltre due milioni di euro all’anno. La società ha una forte capitalizzazione e non ha nessuna paura a portare avanti la sua richiesta di ottenere la variante comunale per la realizzazione dell’autodromo. Tutto è lecito, tutto normale nella società dei consumi: affari sono affari. Di fronte a tale spinta propulsiva finanziaria, bisogna prestare la doverosa attenzione a chi ci guadagna ed a chi ci perde. La gente di Lavariano non può restare a guardare perché la pioggia di inquinamento acustico, atmosferico e da traffico ricadrà tutta sulle sue spalle e gli interessi finanziari saranno tutti per la società immobiliare. Non vale la pena correre il rischio di tale sfacelo di salute e di qualità di vita per qualche precario posto di lavoro o per qualche rimanente fondo di caffè nei bar attuali. Guardate ai tanti esempi di fabbriche inquinanti: i posti di lavoro all’ILVA in cambio della salute e della qualità di vita dei tarantini sono proporzionati? E perché un autodromo qui in mezzo a cinque paesi? Se si vuole farlo, lo si faccia, ma non qui.

Un lavarianese

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AMMINISTRATIVE 2014: COMUNE DI MORTEGLIANO Affluenza: 67,96% Totale votanti: 3094 Schede nulle: 61 Schede bianche: 44 Alberto Comand 1558 voti - 52,12% Insieme Migliorare 460 voti - 15,4% Tot liste

Comand Sindaco 409 voti - 13,68% 1130 voti Front Furlan 261 voti - 8,73%

Michela Paulitti Massimiliano Comand Paolo Moschioni Elisena Gigante Angelo Tomasin Carlo Garzitto Monica De Odorico Eliana Barbina Enrico Vitturini Giulia Gattesco Davide Zanello Jacopo Del Fabro

83 78 58 44 38 29 24 16 14 11 11 8

Luigi Cattarossi Gioella Comand Maurizio Stocco* Lara Barbieri Ezio Fabris* David Moro Vanessa Coppo Riccardo Buffoli Daniele Zuppello Mauro Caffieri Fulvio Gon Giulia Greatti Eleonora Lirussi

46 40 37 33 33 26 21 18 18 15 12 12 1

Stefano D'Olivo Pierino Di Giusto Simona Nigris Claudio Furlan Francesca Marangone Fabrizio Comand Paolo Piani Michele Tuan Monica Tirelli Adriano Pozzo Rossella Mainardis Marco Serra

40 34 33 27 14 11 11 11 10 9 8 8

Marialetizia Tirelli 1431 voti - 47,88% Comunità Vera 547 voti - 18,3% Tot liste

L.Civica Democratica 527 voti - 17,63% 1074 voti Marco Andrea Signor Paolo Fabris Rosa Savani Donata Berlasso Francesco Polo Alberto Ecoretti Tatiana Piani Mario Mosanghini Attilia Cocetta Veronica Toso Alina Tirelli Mirco Zanuttini Serena Lenarduzzi Maurizio Della Negra Massimiliano Scarpa

116 82 74 69 44 40 40 36 32 25 24 21 16 14 14

Luca Tirelli Chiara Bulfon Stefania Vesca Paolo Lazzaro Lucia Bernardis Susanna Comand Sandro Gori Raffaele Gomba Daniele Morandini Alessandro Pennazzato Stefano Gattesco Giorgio Marcuzzi Serena Mosanghini Roberto Durì Stefano Marcuzzi Enore Monai

128 67 49 43 41 40 31 22 21 17 15 14 14 12 12 11

CONSIGLIO COMUNALE

Alberto Comand Michela Paulitti

Massimiliano Comand Paolo Moschioni Luigi Cattarossi Elisena Gigante Gioella Comand Stefano D’Olivo

Pierino Di Giusto Lara Barbieri Ezio Fabris *

Marialetizia Tirelli Luca Tirelli

Marco Andrea Signor Paolo Fabris Rosa Savani

Chiara Bulfon

DETTAGLIO SEZIONE 5, LAVARIANO Alberto Comand 298 voti - 49,5% Tot liste 184 - 30,58% (I.M.116-19,26%; C.S.48-8%; F.F.20-3,32%) Marialetizia Tirelli 304 voti - 50,5% Tot liste 280 - 46,58% (C.V.213-35,38%; L.C.D.67-11,2%) Paolo Moschioni Elisena Gigante Lara Barbieri Daniele Zuppello Gon Fulvio Paolo Piani Del Fabro Jacopo

51 42 19 14 12 10 6

Massimiliano Comand Rossella Mainardis Michela Paulitti Enrico Vitturini Angelo Tomasin Claudio Furlan Giulia Gattesco

5 3 3 3 2 2 2

Signor Marco Andrea Savani Rosa Francesco Polo Tatiana Piani Lucia Bernardis Giorgio Marcuzzi

75 44 42 34 24 12

Paolo Fabris Stefano Marcuzzi Roberto Durì Luca Tirelli Donata Berlasso Stefania Vesca

12 11 9 6 4 4

Altri con 1 voto: Monica De Odorico, Eliana Barbina, David Moro, Riccardo Buffoli, Mauro Caffieri, Stefano D’Olivo, Francesca Marangone, Fabrizio Comand, Michele Tuan, Adriano Pozzo /// Attilia Cocetta, Mirko Zanuttini, Chiara Bulfon.

* Fabris subentra a Stocco dimissionario