GIUSTIZIA - ristretti.it · Francesco 19/12/2013 Stampa 6 Una lettera di Gagliano del 1989: “Ora...

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GIUSTIZIA – EVASIONE GAGLIANO Data Testata Pag. Titolo articolo Autore Intervista 19/12/2013 Corriere della Sera 1 Se il carcere ignora il passato di un detenuto Bianconi Giovanni 19/12/2013 Repubblica 16 "In cella condotta esemplare sarebbe uscito tra un anno" G. Fil. Mazzeo Salvatore 19/12/2013 Repubblica 17 E in città ora torna il terrore "quel pazzo può uccidere ancora" Calandri Massimo 19/12/2013 Stampa 4 "Non torno dentro" evade il serial killer in permesso premio Raffa Marco 19/12/2013 Stampa 5 “Ignoravamo i precedenti, per noi era un rapinatore” Pieracci Alessandra 19/12/2013 Stampa 5 La Cancellieri: "Gravissimo, sono scioccata ora accertamenti rigorosi" Grignetti Francesco 19/12/2013 Stampa 6 Una lettera di Gagliano del 1989: “Ora voglio costituirmi” Balbo Bruno 19/12/2013 Secolo XIX 1 L’incubo del serial killer Menduni Marco 19/12/2013 Secolo XIX 2 Evaso il mostro di San Valentino, in fuga e armato Menduni Marco 19/12/2013 Secolo XIX 3 Il serial killer che legge testi sacri Filippi Guido 19/12/2013 Secolo XIX 5 Cancellieri: episodio gravissimo Lombardo Ilario MATERIALI DALL'ARCHIVIO STORICO 19/12/2013 Stampa 1 Quei benefici da dare con prudenza Zagrebelsky Vladimiro 19/12/2013 Stampa 1

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GIUSTIZIA – EVASIONE GAGLIANO  

Data Testata Pag. Titolo articolo Autore Intervista

19/12/2013 Corriere della Sera 1 Se il carcere ignora il

passato di un detenuto Bianconi Giovanni

19/12/2013 Repubblica 16 "In cella condotta esemplare sarebbe uscito tra un anno"

G. Fil. Mazzeo Salvatore

19/12/2013 Repubblica 17 E in città ora torna il terrore "quel pazzo può uccidere ancora"

Calandri Massimo

19/12/2013 Stampa 4 "Non torno dentro" evade il serial killer in permesso premio

Raffa Marco

19/12/2013 Stampa 5 “Ignoravamo i precedenti, per noi era un rapinatore”

Pieracci Alessandra

19/12/2013 Stampa 5

La Cancellieri: "Gravissimo, sono scioccata ora accertamenti rigorosi"

Grignetti Francesco

19/12/2013 Stampa 6 Una lettera di Gagliano del 1989: “Ora voglio costituirmi”

Balbo Bruno

19/12/2013 Secolo XIX 1 L’incubo del serial killer Menduni Marco

19/12/2013 Secolo XIX 2 Evaso il mostro di San Valentino, in fuga e armato

Menduni Marco

19/12/2013 Secolo XIX 3 Il serial killer che legge testi sacri Filippi Guido

19/12/2013 Secolo XIX 5 Cancellieri: episodio gravissimo

Lombardo Ilario

 

MATERIALI DALL'ARCHIVIO STORICO

19/12/2013 Stampa 1 Quei benefici da dare con prudenza

Zagrebelsky Vladimiro

19/12/2013 Stampa 1 Giustizia d'evasione

Gramellini Massimo

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Giustizia - Segnalazioni

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4 .Primo Piano .LA STAMPA

GIOVEDÌ 19 DICEMBRE 2013

R

U

GIUSTIZIAILCASO-GENOVA

“Non tornodentro”Evade il serialkillerinpermessopremioUnmagistrato:altamentepericoloso.Forseèarmato

«Devo rientrare in carcere,portami a Genova». Sono dapoco passate le sei del matti-no e a Savona è ancora buio.Un panettiere ha appena ter-minato le consegne e sta fu-mando una sigaretta accantoalla sua auto prima di rientra-re in negozio. Lo sconosciutoche gli si avvicina ha una pi-stola in mano e qualcosa, nelsuo modo di fare, lo convinceche non sta scherzando. Perquesto accetta di farlo saliresull’auto e di «accompagnar-lo» fino a Genova. Una trenti-na di chilometri in autostra-da, fino a Sampierdarena allaperiferia ovest della città.Qui, in via De Marini, lo sco-nosciuto lo fa scendere e simette al posto di guida. «Hofatto tanti anni di galera, làdentro non ci torno». Saluta ese ne va. Sono le sette di mar-

tedì mattina. Il panettiereaspetta qualche minuto, poichiama la polizia. Ci vorrannoalcune ore prima che gli inve-stigatori del commissariato diCornigliano, incrociando i datidei detenuti in permesso e ladescrizione dello sconosciuto,capiscono di chi si tratta. Bar-

tolomeo Gagliano, savonese diorigini siciliane, 55 anni, treomicidi alle spalle (nell’81 unaprostituta e nell’89 un travesti-to e un transessuale) per i qualinon ha scontato neppure ungiorno di carcere visto che èstato giudicato infermo di men-te. E poi, una volta «guarito»,almeno per i medici, rapine,estorsioni, atti di violenza su al-

tre donne. Uno dei magistratiche più spesso si erano occupa-ti di lui, il sostituto procuratoredi Savona Alberto Landolfi (oraa Genova dopo un’esperienzainternazionale in Bosnia), lodefinisce oggi «un soggetto al-tamente pericoloso». Quasi lastessa diagnosi fatta da un pe-rito nel 2009 in tribunale a Sa-vona: «seminfermo di mente esocialmente pericoloso».

Detenuto nel carcere di Ma-rassi, Gagliano aveva comun-que ottenuto un permesso pre-mio per andare a trovare lamadre che abita nel quartieresavonese di Lavagnola: vecchiecase di periferia, qualche pa-lazzo signorile decaduto, un re-ticolo di botteghe d’altri tempi.Due giorni da uomo libero chesi sarebbero dovute conclude-re alle nove del mattino di mar-tedì. Ma Bartolomeo Gaglianoaveva altre idee in mente. Dalpanettiere si fa addirittura ac-compagnare davanti al porto-

ne di casa dove ha nascosto laborsa e la sacca con gli effettipersonali. Poi via, in autostra-da. Da quarantott’ore lo stannocercando in tutta Italia, con lafoto segnaletica scattata qual-che anno fa e la descrizionedell’auto del panettiere (unaPanda Van verde, con paraurtie specchietti neri, targataCV848AW) con cui ha preso illargo. Pericoloso e forse arma-to: difficile dire se la pistolamostrata al panettiere fossevera o un giocattolo. I prece-denti degli Anni ’80 non sonorassicuranti, mentre nelle ra-pine più recenti l’arma usata si

era rivelata finta. «Con mequell’uomo si è comportato be-ne, non mi ha torto un capello -accetta di raccontare, in sera-ta, il panettiere che gli ha fattoda involontario tassista - e sedevo dire la verità, quando incommissariato mi hanno mo-strato la foto, io non l’ho rico-nosciuto. Mi ha detto che dove-va tornare in carcere, ho vistola pistola, l’ho fatto salire. Cosadovevo fare? Col senno di poi,quell’uomo, chiunque sia, do-vrei addirittura ringraziarloperché se davvero era quellapersona lì, mi ha fatto tornarea casa sano e salvo».

MarassiGagliano era detenuto

nel carcere genovesedal 16 agosto 2006

Stivali da cowboy bianchi. Jeanse borchie. I capelli ricci e neriafro. Occhiali Ray-Ban a spec-

chio. Giubbotto di pelle e bandanarossa. Varianti: barba e baffi, fasciasui capelli, collane etniche. Vistosianelli alle dita.

Sulla spiaggia di Celle Ligure c’èquesto ragazzo dalla pelle scura, gliocchi neri e profondi, sembra uscitoda uno screen-play di Quentin Ta-rantino. E’ il 16 gennaio 1981. Cammi-na sulla sabbia, gli stivaletti in mano«per non rovinarli», dice a chi lo cat-tura. Si chiama Bartolomeo Gaglia-no, ha 22 anni, un padre camionistadi origine siciliana, emigrato da tem-po a Savona, e già una passione sfre-nata per le prostitute da strada. Neha appena uccisa una, l’ha lapidatasu una piazzola dell’autostrada Ge-nova-Savona. Perché? «Mi stavo persposare, lei voleva dire tutto alla miafidanzata». Sequenze horror. La pic-chia un po’, «appena un po’», poi cer-ca di soccorrerla ma cambia idea e lesfonda la testa con una grossa pie-tra. Lascia lì la 124 del padre accantoe se ne va a piedi.

Dalla collina alla spiaggia, nel cre-puscolo di una giornata ventosa epiena di sole. Bartolomeo ha unastrana idea della vita e della morte.Uccidere è niente. Lo condannano a10 anni di manicomio criminale. I pe-riti sono convinti: è un malato. Uomi-ni e donne sono pupazzi da attivarequando servono e da spegnere sedanno fastidio, se si ribellano, se pre-tendono, se costituiscono un simbo-lo, anche del Male.

A volte - nella lunga catena di ten-tati omicidi - qualcuno per caso si sal-va dalla furia omicida ma lui non hamai rancore, neanche li ricorda tutti,

figurarsi le ragioni. Evade nell’83(conflitto a fuoco con i carabinieri) enell’89. Ripreso nel febbraio ’90. En-tra e esce, grazie ai permessi. Quandoglieli negano, protesta e tenta il suici-dio. Quasi sempre tagliandosi le vene.

Nel frattempo uccide, ferisce, sevi-zia. I poliziotti si ritrovano poi di fron-te un uomo meditabondo, riflessivo,suadente. Si esprime con una rozzaretorica. «Se ho sparato e non ho uc-ciso è perché all’ultimo una forza so-prannaturale ha deviato la mia mano,sono uno strumento divino, agisco edecido chi vive e chi muore». Ok. Ma

il travestito sudamericano ucciso aGenova l’11 febbraio 1989, assieme al-l’altro «vendicatore», Francesco Sed-da, omicida malato di Aids, comparedi sangue e di vendetta? «Portatori dimalattie e di corruzione», si giustifi-ca. Gli hanno sparato in faccia e presoa calci il cadavere. Ridevano ed eranofelici, del sangue, delle contorsioni,dello «sguardo stupito» della vittima.

Il 14 febbraio se li ritrova davantiFrancesco Panizzi, un trans cono-sciuto come Vanessa. Pensa a una ra-pina ma Bartolomeo gli infila in boccala canna di una Beretta 7,65 e spara.Vanessa muore. Il cliente pensa siauna rapina e vuole dare soldi ai due.Loro lo irridono. Il giorno dopo, l’OpelCorsa di Gagliano e Sedda si fermavicino a Laura Baldi, prostituta. Ne-anche una parola. Bartolomeo, con lachioma nera e ricciuta, il «velo di bar-

ba», le spara in gola. «Zampillava co-me una fontana - racconta compia-ciuto - è morta?». No, gli rispondono ipoliziotti che l’hanno appena fermatoun posto di blocco. Nel marzo ’90 fug-ge di nuovo. Questa volta ha una fi-danzata, Sabrina Ammannati. È conun amico, il pluri-omicida FabrizioAllegra, di Varallo Sesia. Sabrina latrovano in fin di vita in un residencealla periferia di Firenze. Un colpo dipistola calibro 7,65 (l’arma con matri-cola abrasa è stata trovata nell’abita-zione) le ha sfracellato il mento. Sisalva. «Era un gioco erotico, mi è par-tito un colpo per sbaglio», precisa condovizia di particolari hard.

Piovono condanne e altri periodi diinternamento. Da allora a oggi anco-ra rapine, estorsioni. Persino uno stu-pro, a Savona. Nel 2006, di nuovo inpermesso, entra nell’auto di una ra-gazza e la violenta. Riconosciuto e ar-restato, rimedia nel 2008, altri 4 annie 6 mesi di carcere. E altri permessi.

PersonaggioMASSIMO NUMA

SAVONA

Il cacciatorediprostitutetra fughe, ricoveri eomicidi

Autore di tre delitti, uccideva sparando in bocca alle vittime

Il 29 gennaio del 1989 LaStampa pubblicò la lettera diGagliano, che non era rien-trato dalle vacanze di Natale.«Pentito», si sarebbe costitu-ito «solo per fare una periziapsichiatrica».

La letteraaLaStampa

Paolina FediProstituta uccisa il 16 gennaio 1981

Francesco «Vanessa» PanizziTrans ammazzato il 14 febbraio 1989

MARCO RAFFA

CLAUDIO VIMERCATI

SAVONA

«SonounostrumentodivinoAgiscoedecido

chiviveechimuore»

IL DELIRIO

Bartolomeo Gagliano uccise negli Anni 80

Bartolomeo Gagliano, 55 anni

Detenutonelcarcere

diMarassi,eraandato

atrovarel’anziana

madreaSavona

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«E’ la prassi, il fascicolo in nostro pos-sesso riguarda solo la pena che il dete-nuto deve scontare qui nel carcere diMarassi. Non sapevamo nulla degli omi-cidi». Salvatore Mazzeo è il direttoredella Casa circondariale di Marassi, do-ve dal 16 agosto 2006 era rinchiuso Bar-tolomeo Gagliano.

Possibile che il suo passato carcerariofossesconosciuto?

«I fatti di trent’anni fa non sono riporta-ti. Lo stesso provvedimento del magi-strato di sorveglianza che ha concesso itre permessi, anche un altro di due gior-ni per il prossimo Natale, fa riferimentoa questo fascicolo. Il magistrato valuta ildetenuto sulla base dei reati per i qualisi trova in carcere, acquisendo ovvia-mente il parere della nostra équipe dieducatori, psicologi, psichiatri se neces-sario. Se Gagliano avesse scontato qui lecondanne per gli omicidi, avremmo avu-

to l’incartamento di allora. E poi sonopassati quasi trent’anni, le personecambiano, devono essere valutate percome sono ora».

Non loritenevapericoloso?«No, un tipo chiuso, con problemi rela-zionali, ma in 7 anni non è mai statoviolento. All’inizio era più polemico,conflittuale, negli ultimi tre anni eracambiato, anche mentalmente. Unsoggetto su cui investire per un pro-getto trattamentale».

Unafuga inspiegabile?«Stava scontando un residuo di penaper reati contro il patrimonio e sarebbedovuto uscire nell’aprile del 2015 ma coni provvedimenti clemenziali in arrivo,forse a gennaio sarebbe stato a casa».

Chivenivaatrovarlo?«La madre, il fratello, un cugino. E’ unuomo fondamentalmente solo. Gli hoparlato diverse volte. Voleva reinserirsidopo il carcere, imparare a fare il panet-tiere. In carcere organizziamo corsi,perché la detenzione deve essere riabili-tazione, rieducazione».

Non è stata un’evasione programmata,nonostantesi siaprocuratoun’arma?

«Se uno vuole evadere durante un per-messo, sparisce subito, guadagnatempo prima che scattino le ricerche.Lui invece ha lasciato il carcere dome-nica mattina, quando è venuto a pren-derlo il fratello, è andato a casa dallamamma e lunedì a mezzogiorno, comedisposto dal magistrato, si è recato alDipartimento di salute mentale per laterapia prevista. Poi ha fatto unasciocchezza ma secondo me si costi-tuirà o tornerà dai suoi familiari. Lapistola? Chissà se è vera».

SorpresoSecondo

SalvatoreMazzeo,direttore

del carceredi Marassi,«Gagliano

eradiventato

una personatranquilla

Sicostituirà»

ALESSANDRA PIERACCI

GENOVA

IlministroCancellieri

“Gravissimo,sonochoccataOraaccertamentirigorosi”

È rimasta letteralmente senza fiato, ilministro della Giustizia, AnnamariaCancellieri, quando le hanno sottopostole prime notizie da Savona. Ha immagi-nato il contraccolpo nell’opinione pub-blica. E si è sentita persa. Ha visto ma-terializzarsi il pericolo che tutto lo sfor-zo di far calare la pressione nelle carce-ri, ma senza allarmare la gente, sarebbesvanito in un attimo. E perciò è furente.«Sono choccata - dice a caldo il Guarda-sigilli - da quello che è successo. È uncolpo durissimo che rischia di vanifica-re tutto il lavoro fatto in questi mesi».

Il ministro della Giustizia ha imme-diatamente ordinato un’inchiesta inter-na. E che sia accurata, ha preteso. «Ab-biamo aperto le verifiche e voglio sulmio tavolo al più presto una relazioneprecisa e puntuale».

L’incredibile vicenda del serial killerche beneficia di un permesso-premio e

che non rientra in carcere, infatti, sem-bra fatta apposta per minare la credibi-lità dei magistrati di sorveglianza e del-le autorità penitenziarie. E la Cancellie-ri sa bene quanto sia un «compito diffi-cile e delicato» decidere chi deve bene-ficiare di un permesso premio. C’è poiun particolare inquietante: non si rie-sce a capire, su due piedi, se il fascicolodel detenuto Bartolomeo Gagliano fos-se completo, quindi con le indicazionisulla pericolosità del soggetto, o fosseparziale. E se così, per colpa di chi. Ilministro è stata informata di questogiallo ed è uno degli aspetti che ha ordi-nato di chiarire.

In ogni caso, però, è uno scandalo.«Si tratta - ruggisce al telefono - di unepisodio gravissimo che richiede un ac-certamento molto rigoroso. Inutile ne-gare che questo rischia di essere un du-ro colpo a quanto stiamo facendo perrendere il carcere un luogo più civile ein grado di assolvere alla propria fun-zione rieducativa».

In effetti le prime voci di critica già sisentono. «Ecco cosa succede a metterein libertà i criminali», grida Nicola Mol-teni, della Lega. Ma la più arrabbiata ditutti è il ministro, preso in contropiedeproprio il giorno dopo avere incassatodal consiglio dei ministri il via libera aun decreto che amplia i benefici ai dete-nuti e si fonda appunto sul ruolo dellamagistratura di sorveglianza. Perciòstavolta la Cancellieri non vuole e nonpuò fare sconti. «Faremo chiarezza -annuncia con una nota pubblica - ed in-dividueremo eventuali responsabilità.Fatti di questo genere non possono enon devono accadere».

FurenteIl ministro

dellaGiustizia

Cancellierichiede eassicura

«unaccertamen-

tomolto

rigoroso»sull’

episodio

FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA

Il direttoredelpenitenziario

“IgnoravamoiprecedentiPernoieraunrapinatore”

esprimi la tua arte responsabilmente, solo negli spazi autorizzati

eni.com

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GENOVA

GIOVEDÌ 19 DICEMBRE 2013

TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI (legge n° 250/1990)

L’incubodelserialkillerLAFUGABartolomeoGagliano, pluriomicida in permesso, sequestra automobilista a Savona edevade

PERICOLOSO, ARMATOA BORDODI UNA PANDA VAN TARGATA CV848AW

LABUFERA Il direttore diMarassi: non sapevamoavesse ucciso. Ira Cancellieri: chi ha sbagliato pagherà

LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA DEL VIAGGIO DI 50 CHILOMETRI CON L’ASSASSINO

«Un’oradi terrorepistolaalla tempia»Il panettiere rapitoepoi liberatoaGenova:«Mihadetto: ingaleranonci torno»SAVONA. «Mentre mi puntava la pistolaalla testami raccontavachenonce la face-va più a stare in carcere, che ne aveva giàfatto troppo». Maurizio Ravelli, il panet-tiere sequestratodaBartolomeoGaglianoaSavonaeutilizzatocometassistapercin-

quanta chilometri, ha saputo solo dopoche il detenuto che è fuggito con la suaPanda verde dopo un viaggio allucinanteeraunserialkiller. «All’iniziomidavasoloordini secchi, eramolto agitato.Mi ha co-stretto ad accompagnarlo a prendergli le

valigie. Poi, dopounpo’ si è sciolto». L’in-cubo finisce a Genova Cornigliano, quan-doGagliano fa scendere l’ostaggiodall’au-to. Le ultime parole: «Non azzardarti achiamare lapolizia, ingaleranonci torno»A.PARODI>>2

IL REPORTAGE

CACCIA ALL’UOMO,BLOCCATE LE STRADEMA LUI È SVANITO

MARCOMENDUNI

SONOLESEI delmattino e inun appartamento di via Crispia Savona c’è un letto vuoto enon dovrebbe esserlo. Barto-lomeoGagliano, un passato diserial killer con tre vittimesulla coscienza e una vittimasopravvissutama sfigurata daun colpo di pistola sparatodritto in faccia, non riuscivapiù a dormire.SEGUE>>2

IL PERSONAGGIO

IL FEROCEMOSTRODI SAN VALENTINOMANIACO DI TESTI SACRI

GUIDOFILIPPI eMATTEO INDICE

Ora si scopre che pure nellasua seconda vita, quella dabuono e da detenutomodello,in cui qualcuno s’era perso perstrada le donne uccise a pie-trate o i trans castigati perchétossicodipendenti, be’ adessoci si ricorda che BartolomeoGagliano, davvero redento, nonlo era parso propriomai.SEGUE>>3

FORLEOeLOMBARDO>>5

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primopiano2ILSECOLOXIXGIOVEDÌ19 DICEMBRE 2013

CACCIAALKILLER

L’ARRIVO IN LIGURIABARTOLOMEOGagliano è nato a Nicosia, in Sicilia,nel 1959. Da bambino, però, si trasferisce insieme atutta la famiglia a Savona. Commette il primo omici-dio a 22 anni

GAGLIANOuccide Paolina Fedi, prostituta di 26 anni,spaccandole la testa con un sasso. La corte lo ritiene in-capace di intendere e di volere e lo condanna a 10 annidi reclusione presso il manicomio giudiziario di Aversa

L’OMICIDIO CON LA PIETRA

GAGLIANO FA PERDERE LE TRACCE DOPOAVER RAPITO UN AUTOMOBILISTA

EvasoilmostrodiSanValentino,infugaearmatoEra inpermessopremio: scappatodallacasadellamadredalla primapagina

Hatrascorsounanotteagitatadagliincubi, gli incubi di un tempo chesonotornatiafarglivisita.Ilsangue,ilmanicomiocriminale; epoi anco-ra una vita da balordo, rapine,estorsioni, tantagalera.Cosìdecidedi fuggire. Così ilMostrodi SanVa-lentino, soprannominato così dopocheil14febbraio1989ucciseuntra-vestito nel quartiere genovese diCarignano, è di nuovo in libertà.L’incubo ritorna e di lui non c’ètraccia, dopo una fuga rocambole-scaconilsequestrodiunautomobi-lista e poi la definitiva sparizione aGenova, allo svincolodell’autostra-da, a due passi dal porto.Lo cercanoovunque, le forzedel-

l’ordine. Ci sono posti di blocco incittà e in Liguria, controlli in tuttaItalia. Si cerca nelle telecamere disorveglianza lapossibile viadi fuga.Ricerche, fino a ieri sera, senza esi-to. Il magistrato autorizza anche adiffondere la targadell’autoconcuiGagliano è scappato: è una FiatPandaVancolorverdeconparaurtie specchietti neri targataCV848AWMartedì si sveglia presto, Gaglia-

no, e decide che in cella non vuoletornarcipiù.Fasutreborsonidive-stiti, scivola via dall’appartamento,piano per non svegliare la mammanovantenne.Sulla strada, respiran-dopropositi di fuga e aria di libertà.Haicambi, inquelleborse, eunapi-stolanascosta in tasca, forseuna ri-produzione, una replica, cui ha tol-toiltapporosso.Ilpassoèaffrettatomaaquell’ora, leseiemezzadimar-tedìmattina, non lo nota nessuno,nei trecentometri di tragitto che loseparano da piazza Lavagnola. Lesei di lunedì mattina: a quell’ora lestrade sono deserte, nel quartieresulla sponda sinistra del Letimbro.Inpiazzaperòc’èunuomo,Mau-

rizio Revelli. Lavora nella panette-ria dei suoceri e sta per salire sullasuaPandaVanequasi non ci crede,quando si vede una pistola puntataaddosso e quell’energumeno dallafaccia cattiva. Cosa vuole? Intenderapinarepropriome?Se lo chiedeenonfa in tempoadarsiunarispostachesiritrovaalvolante,sempresot-to laminaccia di quell’uomo che gliindicagiàladestinazione.DiceCor-nigliano e intende lo svincolo auto-stradale di Genova Ovest. Ci vuolemeno di un’ora per correr via, sul-l’A10, uscire alla barriera, arrivareinviaDeMarini,sottol’elicoidalediSan Benigno.Luogo anonimo, di camion e di

prostitute, dove nessuno fa caso aquel che fanno gli altri. Giù dallamacchina: Revelli viene quasi sca-raventato fuori.Gagliano fugge conlasuaPanda.Lavittimaèspaventa-ta e disorientata, chiede aiuto, si faaccompagnare alla polizia per rac-contare cos’è accaduto.A Savona, alle sette, mamma

Nuzza si sveglia di soprassalto allesette e telefona al figlio Natale:«Bartolonon c’è più, è già uscito, sen’è andato». Natale è l’altro figlio e

con Bartolomeo aveva appunta-mento sotto casa alle ottomeno unquarto per dirigersi verso Genova,destinazione carcere diMarassi.

Invece Bartolo non c’è più, aquell’ora è in viaggio per la stessadestinazione,maabordodiun’altraauto.Equandoifamiliaririesconoariguadagnareunpo’dilucidità,Bar-tolomeo Gagliano si è già involato.La madre invoca il suo nome. Manessuno sa più dire dov’è, sparitoall’improvviso dalla scena come inun film di David Lynch. E allora la

famiglia si riuniscee l’uncon l’altroi componenti cercano di darsi unaspiegazione, di capire perché queidue giorni finalmente sereni si sia-noconclusi sul crinaledeldramma.Scandiscono i ricordi.Daquando,domenicamattinaal-

le 9, Bartolomeo esce dal carcere diMarassi ed è felice come una Pa-squaperpotertornare,duegiorni,acasa dalla madre Giuseppa che luichiama, con affetto,Nuzza. Apren-derlo, inmacchina, ci sono il fratel-loNatalee ilnipoteAndrea.Gaglia-noloadora:sonoanchestati incellainsieme,perchéAndrea, con i fami-liari, è rimasto coinvolto in unabrutta storia di doping e di anabo-lizzanti. Però Andrea ha messo latesta a posto. Anzi, è orgoglioso di

proporsicomeiltutor,comel’ange-lo custode di quello zio dal passatotempestoso, chetanti crucciedolo-ri ha dato alla madrema che ormaida tre anni sembra rigare diritto,anche tra le sbarre. È proprio que-stoilmotivopercuiilgiudicedisor-veglianza ha dato, alla fine, il via li-bera all’ingresso nel programmadeipermessipremio.Ancheildiret-tore del carcere Salvatore Mazzeocrede nel suo recupero, e i parentiraccontano che c’è anche lui, al-l’uscita, tra la polizia penitenziaria,asalutareGaglianoeadammonirlo:«Mi raccomando: martedì mattinaqui, alle nove e dieci al più tardi».Via libera: c’è il semaforo verde

ancheperquestavisitaallamadre,aSavona. Con vincoli strettissimi.Gaglianodevestareacasa.Sevoles-se potrebbe andare al cinema, manon lo fa. Resta a casa con la mam-ma,cheglicucinaisuoipiattiprefe-riti, cannelloni e costine di agnello.La mattina dopo un’altra tappa

obbligata, al serviziodi igienemen-tale. Escee il suomondogià sbilen-coèdinuovocapovolto.Comeacca-devanegliannialmanicomiocrimi-nalediMontelupoFiorentino,dovegli ispettori lo ricordano come unospite quasi modello, che giocava apalloneelavorava,maall’improvvi-so era colto da accessi d’ira brutale,incontenibile,violentissima.Tornaacasa,Gagliano, e tuttoècambiato.Ora èdinuovoagitato, infelice, tor-mentato. Ai familiari racconta ilperchédi tantaagitazione: sperava,gli avevano promesso, che a Nataleavrebbe potuto godere di un altropermesso, per tornare a casa dellamadre. Ma sempre con quel vinco-lo: il controllo dei servizi di igienementale. «Mi hanno detto - sbraitaGagliano - che non sarà possibileperché a Natale loro non garanti-scono il servizio. Mi hanno dettocheseneriparlerà l’annoprossimo,forse all’epifania. Ma io non ce lafaccio, io voglio essere qui a Nata-le». Sembra il capriccio di un bam-bino, invece inizia a ribollire il san-gue, lo sguardo diviene tagliente einfuocato. Rispunta il BartolomeoGagliano che non si controlla, chemagari non uccide più da anni maresta,comelodescrivonopoliziotti,magistrati, avvocati, un uomo«estremamente pericoloso». Pren-de forma l’ideadella fuga che si rin-forzanella notte e salta fuori quellapistola,recuperataDiosolosadove.Non è la prima volta che Gaglianofugge: anzi, quest’evasione è comebere un bicchier d’acqua.No, non si presenterà, Gagliano,

al portone del carcere di Marassi,«alle nove e dieci al più tardi». Allenove della sera, dodici ore dopo ilmancato rendez vous, è dichiaratoufficialmente evaso. In procura c’èunnuovofascicolocontrodi lui: se-questro di persona, rapina, portoabusivo di armada fuoco, evasione.Ma lui non si [email protected]

©RIPRODUZIONERISERVATA

SEQUESTRATO ALL’ALBA

«LAPISTOLAALLATEMPIA,POIMIHADETTO:

INCARCERENONTORNO»Il panettiere rapito: «DaSavonaaGenova,un’oradi terrore»

ALBERTOPARODI

SAVONA. Ha guidato per cin-quantachilometriconunapistolapuntataaddosso. Primacontro laschiena, poi premuta contro latempia. Nemmeno per un attimohapensatodiessere in baliadiunplurimomicida, di un serial killerin fuga. Solo dopo la liberazione,dopo aver visto Bartolomeo Ga-gliano involarsi verso il nulla conlasuaPanda, MaurizioRevelli,hasaputo tutto.Sulle prime ha pensato di esser

vittima di un tentativo di rapina.Ora, dopo lo choc, racconta:«Quell’uomo mi ha assalito disorpresa, mi ha detto di salire inmacchina, di mettergli le borsecon ivestitinelportabagaglidellamia auto». Potrebbe far altro conuna pistola puntata addosso e«quell’energumeno» dagli occhispiritati che lominaccia?Revelli lavora per la panetteria

dei suoceri a Savona. Alle sei emezza del mattino stava salendo

in macchina per il giro di conse-gne, un’occupazione quotidiana.Inaspettato, l’agguato.Poi il viag-gio della paura: «Ho guidato conuna pistola puntata alla testa perquasi tutto il tragitto. Poi, all’im-provviso, mi ha intimato di scen-deree si è spostato lui alla guida».Quasi non riesce a parlare. Gli

agentidelcommissariatoglichie-dono di sforzarsi, e lui prova a ri-cordare, a ricostruire i dettagli diquel viaggio folle, alla ricerca diunapiccola traccia chepossa aiu-tare a capire dove il serial killerpossa essersi diretto.

Lui risponde: «Gagliano eramolto agitato.Mi ha detto solo diessere un detenuto che dovevatornare incarcere.Echenonce lafaceva più, non ci voleva ritorna-re.Nonsapevoche fosseunserialkiller, un pluriomicida evaso».Confidenze, nessuna. Solo ordinisecchi, decisi: «All’inizio dicevasolo: sali, scendi, giradi qui. E ac-compagnava le parole con il mo-vimento di quella pistola».Poi,manmanoche i pneumati-

ci dell’utilitariamangiano i chilo-metri, l’atmosfera diventa più ri-lassata: «Mi ha raccontato qual-che particolare della sua vita, mi

LATESTIMONIANZA

O cchi grigi, da lupo.Occhi venati di follia.Uno sguardo glaciale,imperturbabile, del

tutto indifferente a quanto acca-deva intorno. L’ho incrociato piùdi vent’anni fa, quello sguardo, eda allora non l’ho più dimentica-to. BartolomeoGagliano era inpiedi nel corridoio del nono pia-no di Palazzo di Giustizia, a Ge-nova. Stava fra due poliziotti eaveva lemani bloccate dai ferri.Non ricordo più per quale delittodoveva essere interrogato quellamattina.Ma ricordo ancora que-gli occhi. E il brivido di paura chemi ha fatto distogliere lo sguardo.A.CZ.

IL RICORDO

QUEGLIOCCHISENZALUCE

DALUPOFEROCE

LACRISIDa tre anni sembrasia tornato a rigaredritto.Ma l’idea

di tornare in carcerelo fa uscire di testa

LAFAMIGLIALamamma si sveglia

e Bartolomeo èsparito. Fratello enipote partono allaricerca.Ma è inutile

L’ULTIMAFRASEEPOI L’ADDIO

AGenovami ha detto:adesso scendi, bastanon ne posso più.E non chiamare subitogli agenti di polizia

MAURIZIO REVELLIIl panettiere rapito

Una foto recente di Gagliano

La panetteria del rapito a Savona

Page 12: GIUSTIZIA - ristretti.it · Francesco 19/12/2013 Stampa 6 Una lettera di Gagliano del 1989: “Ora voglio costituirmi” Balbo Bruno 19/12/2013 Secolo XIX 1 L’incubo del serial

primopiano 3ILSECOLOXIX

GIOVEDÌ19 DICEMBRE 2013

DOPOuna prima licenza premio, Gagliano sequestra un’intera fami-glia, poi un tassista, poi ancora una famiglia in un negozio e infine siarrende alla polizia dopo una sparatoria. Viene di nuovo internatonell’ospedale psichiatrico di Montelupo (Firenze)

LA VITTIMA DI SAN VALENTINOGagliano e Sedda evadono dall’ospedale l’11 gennaio del 1989 e l’8 feb-braio uccidono un transessuale uruguayano, Nahir Fernandez Rodriguezdi 32 anni. Gli sparano in faccia. Il 14 febbraio, invece, freddano France-sco Panizzi, un travestito conosciuto con il nomeVanessa

L’ARRESTO DOPO LA SPARATORIA

GENNAIO 1981

Uccide a colpi di pietra PaolinaFedi, 22 anni. Viene rinchiusoin un istituto psichiatricoOTTOBRE 1983

Evade dopo una licenza premio.

Intercettato a Savona

viene arrestato dopouna sparatoria in stradaFEBBRAIO 1989

Seconda licenza e seconda fuga

con Francesco Sedda, un folledi origini sarde conosciuto

nell’ospedale psichiatrico.

Insieme, a Genova,

uccidono due travestitie feriscono una donnaAPRILE 1990

Terza licenza, terza evasione.

A Firenze spara in bocca a unaragazza e la ferisce gravementeDICEMBRE 1990

Ennesima evasione e nuovoarresto a Imperia dopo uninseguimento. In tasca ha una pistola

GIUGNO 1994

Evade ancora ma si costituisce dopo

il ferimento di un metronottea Pietra Ligure. Ai giudici

spiega: “Io non c’entro”FEBBRAIO 1998

Durante una licenza vieneassassinata una donna a Cogoleto.Gagliano: “Non sono stato io”2005-2008Entra ed esce dal carcere

e commette vari reati nel savoneseLUGLIO 2008

Ultimo arresto per rapina.Da allora, beneficia di due permessi

per andare a trovare la madre.

Sarebbe stato ufficialmente liberonei primi mesi del 2015

La carriera criminale

ha detto che doveva rientrare incarcere e che dovevo accompa-gnarlo a Genova per quello, per-ché potesse rientrare a Marassiprima che scadesse il tempo delsuo permesso».Poi però, improvviso, un cam-

bio improvviso di umore. Ancorauna volta la scena cambia, all’im-provviso: «Una volta arrivati, miha avvertito che aveva cambiatoidea, che aveva fatto troppo car-cerenella suavita, chenonsareb-bepiùandatoaMarassi.Poimihadetto che appena raggiunta unazona appartata sarei dovuto an-dare via lasciandogli la macchi-na». Ancora un ammonimento:«Mihadettoanchechenondove-vochiamare lapolizia subito, cosìavrebbeavuto il tempodi fuggire,di allontanarsi edinonesserepiùpreso».Così, usciti dall’autostrada, in

via deMarini a San Benigno, l’ul-timoattoei tonisi fannodinuovoultimativi: «Adesso scendi, bastanon ne posso più, voglio andarevia subito». Gagliano riparte e inpochi istanti fa perdere le suetracce: Genova la conosce bene.I poliziotti fanno ancora do-

mande. Chiedono al panettieredella pistola, che genere di armafosse: «Era più piccola delle vo-stre» spiegaRevelli ancora terro-rizzatoaipoliziotti.Forseunase-miautomatica. Di colore scuro.Un’imitazione? Forse. Ma perRevelli è stata, sempre, una mi-maccia concreta.©RIPRODUZIONERISERVATA

GLI ASSASSINI LIGURI

A 23 ANNI UCCISE A PIETRATE UNA DONNA. DA ALLORA UNA LUNGA STORIA DI DELITTI E FUGHE

Il serialkillerche leggetesti sacriL’exavvocato:orahopaura, sperosolochenonsiaquiaGenova

LUCADELFINOSTA scontando una condanna a16 anni e 8mesi per l’omicidio aSanremodella sua ex AntonellaMultari ed è stato assolto in ap-pello dall’accusa di aver uccisoun’altra ex, Luciana Biggi

DONATOBILANCIAAUTORE di 17 omicidi fra il1997 e il 1998 in Liguria enel Basso Piemonte, nell’ar-co di soli 6mesi: nessunaattenuante per lui, ma lacondanna a 16 ergastoli

CARLONICOLININEL luglio ’95 uccide i genitorimassacrandoli. Assolto nel ’96perché incapace di intenderee volere, finisce in un ospeda-le psichiatrico e eredita 8mi-lioni di euro in appartamenti

MAURIZIOMINGHELLAVIOLAVA e uccideva pro-stitute. Condannato perquattro delitti, accusato diavere ucciso ancora. Sei,forse sette, gli omicidi com-messi in cinque anni

dallaprimapagina

Per dire: interrogato unpomeriggionell’ufficiodeldirettoredelcarceresa-vonese, pochi anni fa e con la scia disangue rimasta oggetto di studio solopericultoridell’horror,all’improvvisoafferrò un attaccapanni, terrorizzò ipresenti, fracassò vetrate emobili e lodovetteroquasilegare.«Estremamen-te pericoloso», appunto, come oggirammentasconsolatoAlbertoLandol-fi, magistrato che deve coordinare daGenova la caccia all’uomo e a quell’in-terrogatorioerapresente.Erastatounraptusdeisuoi, laprovaprovatadiquelche Gagliano si rivela per l’ennesimavolta. Perché se il desiderio di rimuo-verenonfossecosìpatologico inItalia,basterebbe scandirne lineare la bio-grafia permettersi lemani nei capelli.Nemmeno si può dire avesse avuto

un’infanzia da incubo, trasferitosibambino daNicosia, in Sicilia, a Savo-na. Eppure.

AMANTE UCCISA A PIETRATE«VOLEVADIRLO INGIRO»Non ha compiuto neppure 23 anni

quandod’uncolpodeflagra il grumodinevrosi che lo trasformeranno, a fasialterne, nel “mostrodi SanValentino”oinunodei“fratellidisangue”quandotroverà un altro come lui. È il 1981 e inun autogrill della Savona-Genova uc-cide Paolina Fedi, 26 anni. Il craniosfondato con una pietra, il corpo ab-bandonato sul bordo della strada, laconfessione da accapponare la pellequando lo prendono: «Sono stato io,avevamouna relazione e leiminaccia-vadidirloallamiafidanzata».Giudica-toinfermodimente, lorinchiudono inospedale psichiatrico. E qui si compieil cortocircuito che trasforma la suastoria in una cosa capace d’andare ol-tre le perversioni degli sceneggiatoriamericani,percomelerestituisconoleserie televisive. Già nel 1983, duranteuna licenza premio concessa dal cen-tro di Aversa (Caserta), sequestra unafamiglia,poiuntassistaealtrepersoneinunnegozio, primadi arrendersi allapolizia. È la fotocopia, sì, di quello chesta accadendo adesso.Nonbasta. Tra-sferitoaMontelupoFiorentino, cono-sceFrancescoSedda,natoinSardegnama trapiantato a Genova, malato diHiv, psicopatico. Ed eccoli, i fratelli disangue.

FRATELLODI SANGUECONFRANCESCOSEDDAEvadonoinsiemel’11gennaio1989e

a meno d’un mese c’è già una vittima.Si chiama Nahir Fernandez Rodri-guez,èuntransessualeuruguaiano,glisparano in faccia e abbandonano il ca-davere nei boschi. Gli sparano in fac-cia,esaràunadelle“firme”cheicrimi-nologi gli attribuiranno senza ombradi dubbio. E poi ilmassacro di SanVa-lentino, 14 febbraio dello stesso anno:FrancescoPanizzi, tossicodipendentedi34anniconosciutocome“Vanessa”,soccombe sotto i colpi dei due assassi-ni.Sonofuoriditestaeilgiornodopociprovano con una prostituta, LauraBoldi. Sparano al volto d’una donnainerme, che resterà sfigurata per sem-pre e però sopravvive. Li prendono,Gagliano eSedda, prima che continui-no a seminaremorte: il primo è inter-cettatoaunpostodiblocco, ilcomparesi arrende da solo, si costituisce.Non è finito, quest’incubo, non può

finire. E per capirlo basterebbe rileg-gerelerispostechediederonegliinter-rogatori del tempo, conpoliziotti e ca-rabinieri ad arrovellarsi nel tentativodi scoprire il perché: «Volevamopuni-

rechidiffondeva l’Aids».Leprostitutee il sesso e la malattia. E le loro vitestorte. Prima che Bartolomeo Gaglia-no torni ad essere un delinquente(all'apparenza) solitario, la storia deisanguinari fratelli vede scrittounulti-moeinconcepibilecapitolo.LuieSed-da sono infatti ospitati nella stessa ca-sa di cura in Emilia Romagna («infer-mità totale» il refrain che li accompa-gna in ogni processo) da cui -inevitabile - evaderanno separata-mente svariate volte, dilettandosi confurti, rapine, violenze assortite, talorabeneficiando pure di permessi.

GLI ANNI “IN SONNO”ELEULTIMERAPINEDinoDiMattei, il giudice che si tro-

va a interrogarlo per uno dei suoiexploit,sistupiscedel lassismoconcuilo stanno gestendo: «Noncapiscoper-chéabbiaavutolapossibilitàdifarvisi-taai familiari:Eragiudicato totalmen-te infermo dimente emolto pericolo-so».Ecco. Nonbasta, ancora, omeglionon basta per Gagliano. FrancescoSeddamuore nel 1994, ha 36 anni e ladrogae l’Hivnongli hannodato scam-po.Ma il killer cheoggi cercano in tut-t’Italia non cade mai, ferisce la suacompagna all’inizio degli anni ‘90 du-rante un rapporto sessuale, per poconon strazia un metronotte che lo hasorpresomentre ruba.Sa rimanere in sonnoperunpo’, ca-

pacediriaffiorareneimattinalidique-stura per aver imperversato dov’èsempre cresciuto, e dove sa come siscappa. Nel 2005 è un rapinatore: tresupermarketsaccheggiatinellospaziodi pochi mesi, poi un raid alle Poste.Ramazza di tutto, in quel caso appenatremila euro e il filotto gli costa unacondannaa treanni emezzo, il viziodimente non lo salva più. Stavolta c’èl’indulto,adargliunamano,chediquei42 mesi ne spazza 36 ed eccolo com-pieredopounasettimanaun’estorsio-ne a Borgio Verezzi, in pratica a duepassidaSavona,duemilaeuroaunim-prenditore. Condanna fino all’aprile2015 quando - per lo Stato - sarebbestato di nuovo libero, senza pendenzaalcuna.

LO SPORTE I LIBRI SACRI«INCARCERE?NONPATIVA»Raffaella Multedo è stata spesso il

suo avvocato e oggi fatica a parlarne:«Non riuscivo a fargli avere ogni per-messochepretendeva, abbiamoavutoqualchediscussione». Ledefinisce co-sìenonpuòstaretranquilla,ora:«Spe-rochenonsiaaGenova:èverochenonha motivo per venirmi a cercare, manessunochel’abbiaconosciutonepar-lerebbe senza scomporsi». Abbassa iltonodella voce: «Èsemplicementeca-pace d’ogni cosa, bravissimo a dare dimattoquandovuole.Idisturbipsichicisono evidenti, eppure non dimenti-chiamocheèunapersonamolto intel-ligente». L’ultimo incontro era avve-nuto pochi mesi fa, proprio dentro ilpenitenziariodiMarassi.«Cisiamoin-crociati nei corridoi, ero lì per i collo-qui conunmioassistito: gliho fattouncennoesapetecosamihacolpito?Nonerasegnatodallagalera.Hasemprete-nutoal suo fisico, in carcere cercavadifare sport.E legge: testi sacri e i libri difilosofia».Haunimmaginechelamar-tella,risaleal2006:«Uscitodiprigioneper l’indulto, un pomeriggiome lo so-no trovato in studio: voleva solo salu-tarmi. Era con la fidanzata, unadonnamolto bella, sulla quarantina». Barto-lomeo Gagliano, che dopo trent’annidimorte è stato capacedi prenderci ingiro [email protected]

MATTEO [email protected]

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Gagliano inmanette dopo l’arresto del 1989

IL PERSONAGGIO

«TROPPOPERICOLOSO»

Nel ’90 un giudicesi stupì:

«Permetterglidi visitare i parenti

è un errore»

FUORICONTROLLO

Durante uninterrogatoriofracassò vetrate

emobili. Dovetteroquasi legarlo

IL FRATELLO LINO DOVEVA ANDARE A PRENDERLO

«ERANERVOSOPERLALICENZA

DINATALE»«Dopouncolloquiostavanopernegargliela»

SAVONA. «Dovevo andare a pren-derlo alle ottomeno un quarto. Era-vamo rimasti d’accordo così, anchese la sera prima era nervoso, agitatoperquel colloquioandatomalecon ilmedico del centro di igiene mentaleche gli aveva detto che la licenza diNataleera indubbio.Allesettemite-lefonano: Bartolo è scappato». CosìNatale, “Lino”, Ga-glianoracconta la fu-ga del fratello.Alle sette dimatti-

na di martedì la ma-dre di BartolomeoGagliano, Giuseppa“Nuzza”, sveglia ilnipote Andrea cheabita sullo stessopianerottolo, in viaCrispi 7: «Bartolonon c’è nel suo letto,se n’è andato». Ga-gliano era a casa del-l’anziana madre dadomenica mattina. Erano andati aprenderlo all’uscitadaMarassi il fra-tello Natale e il nipote Andrea. «Unpermesso regolare, accordato dalgiudice».Vialacorsaacasa,aSavona.La giornata di domenica passa tran-quilla. «Il dirigente del carcere diMarassi ci ha sorriso e scherzato, di-

cendo di tornare entro le 9 e 10 dimartedì». Domenica l’anziana ma-dre cucina per “Bartolo” i suoi piattipreferiti. Il permesso prevede chestia in casa,mac’è anche lapossibili-tà di andare al cinema. «Siamo statiinsieme benissimo, permemio zio ècome un secondo padre» racconta ilnipoteAndreachehaappenasconta-

to unacondanna pertraffico internazio-nale di anabolizzan-ti. «Ho pagato il mioconto con la giusti-zia. Con mio zio sia-mostati insiemenel-la stessa cella a Ma-rassi».Passanolado-menica giocando acarte. «Era felice dipoter stare con lamammaNuzzaemiofiglio, ilpiccolinoLo-renzo, poi qualcosasi è rotto nel pome-

riggio di lunedì» racconta Andreache martedì mattina ha subito avvi-sato il padreNatale. «Abbiamo subi-to chiamato la polizia- raccontano-gli mancavaunanno, opocopiù, peruscire, adesso con questo casino si èrovinato».A.P.

Il fratelloNataleGagliano

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GIOVEDÌ19 DICEMBRE 2013

CACCIAALKILLER

QUANDOAGENOVA VALLANZASCA FUGGÌ DAL TRAGHETTORENATOVallanzasca, il capo della famosa ban-da a cui ha dato il nome e che terrorizzòMilanonegli anni ‘70, il 18 luglio del 1987 fuggì da un tra-ghetto nel porto di Genova. Il Bel René era di

passaggio nel capoluogo ligure a causa di un tra-sferimento dal carcere di Cuneo a quello di Nuo-ro. La fuga divenne celebre perché Vallanzascariuscì a scappare dall’oblò del traghetto

LA POLEMICA DEL SAPPE: «CON I BRACCIALETTI ELETTRONICI NON SAREBBE SUCCESSO»

Cancellieri: episodiogravissimoL’iradelministrocontro ildirettoredel carcerediMarassi: nessunascusa

Q uando le hanno te-lefonato, per qual-chemomento hafatto anche fatica arespirare. OraDa-

niela Verrina,magistrato deltribunale di sorveglianza cheha firmato il permesso di Bar-tolomeoGagliano, si interroga:«Ho preso una decisione chepensavo corretta. Tutto,maproprio tutto, lasciava pensareche non sarebbe accaduto nul-la, che Gagliano fosse ormaicompletamente recuperato enon avrebbe più rappresentatoun pericolo per nessuno». In-vece non è andata così, «e io daieri, non appena ho saputo, so-no distrutta, annichilita. Ora, aposteriori, so di aver preso unadecisione sbagliata e spero soloche questa vicenda si possaconcludere in fretta e senzadanni per nessuno».Daniela Verrina è una delle

colonne della Sorveglianza,magistrato di grande esperien-za e, racconta il mondo giudi-ziario, sempre scrupolosa e at-tenta.Ma le domande che sifanno tutti, le pone anche a sestessa: «Perché in una personache ha un passato di follia, mache sembra ormai superato,quella follia si riaccende all’im-provviso?Solo daglispecialistimi attendouna rispo-sta». Que-gli specia-listi che,però,l’hannoconvintacheGaglia-no era or-mai sulla via del recupero defi-nitivo: «Gli episodi del passatosi erano conclusi con sentenzedi totale vizio dimente, già af-frontate dagli ospedali psichia-trici giudiziari. La sua storiarecente era legata solo a episo-di di piccola criminalità. La te-rapia con i farmaci era ormaiconclusa e il comportamentodi quell’uomo, tra lemura delcarcere, da tre anni era irre-prensibile». Ancora: «Il finepena era fissato per l’aprile2015, non lontano nel tempo.E poi c’era unamadre anziana,cui lui è sempre stato legatissi-mo, ed era giusto potesse rive-dere quel figlio. Sempre, ovvia-mente, nella convinzione per-sonale che tutto sarebbe avve-nuto nellamassima sicurezza.C’erano comunque anche deivincoli, a questo permesso, co-me la presenza dei familiari euna visita di controllo ai servi-zi di salutementale». Ancora,non era la prima volta cheGa-gliano usufruiva di un permes-so e in passato non era accadu-to nulla: «Sì, proprio io ho datoil via libera perché potesse ac-cedere al programma dei per-messi, un provvedimento didue pagine fitte, motivato. De-rivato soprattutto dall’osserva-zione precisa del suo compor-tamento in carcere». La deten-zione non sarebbe durata an-coramoltissimo: «Ora, dopoquel che ha fatto, ha definitiva-mente rovinato anche il restodella sua esistenza».©RIPRODUZIONERISERVATA

IL GIUDICE VERRINA

«GLIHODATOILPERMESSO,ORASONO

DISTRUTTA»MARCOMENDUNI

VALUTAZIONESBAGLIATA«Sembravarecuperato,invece èancora

pericoloso»

ILARIOLOMBARDO

ROMA.L’evasioneèdiperséunabef-faal sistema.Maquelladi ieri,dalcar-cere di Marassi, di Bartolomeo Ga-gliano sembra moltiplicare la sensa-zione se non altro perché avviene al-l’indomani dell’ok del governo aldecretochedovrebbealleggerire ipe-nitenziari di 3 mila detenuti. Nonsfugge, innanzitutto, proprio almini-stro della Giustizia AnnaMaria Can-cellieri il link. «È inutile negare chequesto rischiadi essereundurocolpoa quanto stiamo facendo per rendereilcarcereunluogopiùcivilee ingradodi assolvere alla propria funzione rie-ducativa». È in una nota che il Guar-dasigilli esprime tutto il proprio di-sappunto: «Si tratta di un episodiogravissimo che richiede un accerta-mento molto rigoroso. Faremo chia-rezza e individueremo eventuali re-sponsabilità». Usa toni duri, senzaombra di prudenze e tentennamenti,Cancellieri,maquellepocherigheso-no solo una traccia della sua furia. Aldilàdellapocofortunatatempistica,ilministro, raccontano fonti interne algoverno, trova ingiustificabile l’alibidel direttore di Marassi, SalvatoreMazzeo, che si è difeso dicendo sullabase di un fascicolo del 2006 di nonsaperefosseunkiller,masolounsem-plice rapinatore. Incartamenti buro-cratici e spiegazioni che insaporisco-no di grottesco la vicenda, rivelandouncortocircuitonelsistemadellagiu-stizia. E Cancellieri sa che queste fal-le, proprio sulle carceri, non può per-mettersele.Nonpuòperlanotavicen-da Ligresti che gli ha buttato addossosguardi torvi e sospetti, e nonpuòan-cheperchésistaimbarcandonellade-licata sfidacontro il sovraffollamentocarcerario con mezzo Parlamentocontroel’opinionepubblicaspaccata.«Nonèun indulto»hasubitopreci-

sato Cancellieri, consapevole che laparola evoca fallimenti politici delpassato e scelte poco risolutive deldramma dei detenuti. Anche Gaglia-no, condannatoperomicidio, già eva-so, e finito nuovamente dentro nel2005 per rapina, era stato scarceratonel 2006 per effetto dell’indulto: masolo per tornare in carcere, appenauna settimana dopo.Il ministro ha chiesto più volte di

non definire il decreto una normasvuota-carceri. Perché manca l’auto-matismo, sostiene, che inprecedenzaaveva riaperto in uscita i cancelli deipenitenziari. Il testoè statoun fatico-so compromesso con il ministro del-l’Interno Angelino Alfano, perplessosualcunemisure.Espulsionidegliex-tracomunitari, destinazione alle co-munità di recupero dei tossicodipen-denti, creazioneadhocdelnuovorea-todispacciodi lieveentitàconl’obiet-tivodismontarelerigiditàeglieccessipunitivi della Fini-Giovanardi. In-somma,Cancellieriharischiatodive-derefinireneldimenticatoioilsuode-creto, impantanatodamesinegliuffi-ci legislativi. La traversatanonè statafacile e non lo è tuttora, al netto dellasfiducia scampata sulle telefonated’amicizia ai Ligresti, visto che Can-cellieri si deve dimenare tra i veti diAlfano,ForzaItalia,eoraancheRenziche nonhamostrato tutto questo en-tusiasmo per il decreto. Ovvio che lebordate maggiori arrivino dal fronteanti-indulto: «Un serial killer com-mette tre omicidi ed evade dopo unpermesso premio. Ecco cosa succedea mettere in libertà i criminali» ap-punta Nicola Molteni, capogruppodella Lega in commissione Giustizia

alla Camera. Gagliano, in effetti, go-devadelbeneficiocheèconcessoachihatenutounacondottaregolareenonrisultaesseresocialmentepericoloso.L’epilogo della fuga riapre interro-

gativi anchesuquesto: sullapossibili-tà che gli occhi del controllore segua-no il detenuto anche fuori dal peni-tenziario. Roberto Martinelli, segre-tario generale aggiunto del Sappe,

sindacato autonomo di polizia peni-tenziaria, considera quasi fisiologicochepossaaccadereunepisodiodelge-nere: «È grave, ma non può inficiarel’istituto della concessione dei per-messi». I numeri sonominimi e con-fortano la tesi diMartinelli: nei primiseimesidel2013sisonocontate6eva-sioni da strutture di pena, 20 da per-messo premio, 1 da lavoro all’esterno

e 7 dalla semilibertà. Piuttosto il sin-dacato chiede «di riprendere dai cas-setti delle scrivanieministeriali quel-lo schemadi decreto interministeria-le finalizzatoadisciplinare ilprogettocheprevede l’utilizzodellapoliziape-nitenziaria all’interno degli Uffici diesecuzionepenale esterna (Uepe)nelcontesto di un maggiore ricorso allemisure alternative alla detenzione».Ma soprattutto «di valutare l’oppor-tunità che ai detenuti in permessovenga applicato il braccialetto elet-tronico di controllo, costato peraltrodecinedimilionidieuropubbliciepo-co utilizzato».Per la precisione81,3milioni di eu-

roperlafornituradapartediTelecomdi strumenti elettronici chenonsi so-norivelatiproprioungioiellinoditec-nologia. Sperimentati sin dal 2001,hanno ricevuto poi una promozioneanchenel2011quando il ministrode-gli Interni era AnnaMaria Cancellie-ri. La Corte dei Conti e il Consiglio diStato ficcarono il naso negli appalti edecretaronocomenonconvenientelaconvenzione.Direcente,inoltre,lavi-cendaLigresti ha fatto tornare a gallalacoincidenzadiqueimesi, quandoaivertici di Telecom lavorava il figlio diCancellieri, PiergiorgioPeluso,poi fi-nito a destreggiarsi nelle rovine fi-nanziariedell’imperoFonsai.Equalèstato il risultatodi tuttoquell’investi-mento? Di braccialetti elettronici at-tivi se sono visti poco più di una [email protected]

©RIPRODUZIONERISERVATA

IL CASO

Ilministro della Giustizia AnnaMaria Cancellieri durante un intervento in Parlamento

ARISCHIOLARIFORMAOra il Guardasigilli

teme cheil Parlamento possaaffossare il decreto

svuota-carceri

LA DIFESA DEL DIRETTORE

MAZZEO:NONSAPEVAMOCHEERA

PERICOLOSOGENOVA. «Abbiamo valutatoGaglianosullabasedellasuaat-tuale detenzione. Ovviamenteabbiamo considerato i prece-denti per omicidio, ma non sitrattadiunelementoprevalen-te sul giudizio finale».Dopo il mancato rientro in

carcereaMarassi,deldetenutopluriomicida Bartolomeo Ga-gliano, al termine di un per-messo premio, il direttore delcarcere Salvatore Mazzeo,spiega la genesi dei provvedi-menti.Comesonoandate lecose?«Questo è stato il secondo

permessopremiodiundetenu-to la cui storia giudiziaria, pernoi,comincianel2006:quandoentra a Marassi per scontaredieci anni per rapine ed estor-sione».Einquestoperiodoèstato

un detenutomodello?«Eraundetenutoconunfine

pena di un anno perché dei 10 con cui è entrato, tre erano staticondonati».I precedenti di omicidio sono stati considerati o noquan-

do avete valutato la sua richiesta di permesso premio?«Certoche li abbiamoconsiderati,macomehodetto il giudizio

si deve basare sul detenuto come è oggi. In questo senso, sapeva-modeiprecedentimanonabbiamoifascicolidegliospedaligiudi-ziari doveè stato,nonsappiamoneldettaglio checosaabbia fattoin quegli anni».Quindi nemmeno sapevate che fosse evaso? Non era mai

evaso daMarassi?«Tecnicamentesitrattadiunmancatorientroenondievasione

toutcourt.Comunque,nonsapevamochefossepericolososocial-mente, questo non ci risultava. Ripeto, lo conosciamodal 2006».E la prima volta era rientrato dal permesso?«Si,ad agosto era stato a trovare lamadre ed era ritornato».

F.FOR.

PLURIOMICIDA«I precedenti sonostati considerati,

ma il giudizio si devebasare su come

il detenuto è oggi»

L’INTERVISTA / 1

LA BOCCIATURA DI CARMELO CANTONE

ILPROVVEDITOREBACCHETTA:

«UNFALLIMENTO»GENOVA.«Sicuramentequan-do un permesso premio si con-clude così è un fallimento». Èun giudizio negativo e netto,quello del provveditore dellecarceri della Liguria, CarmeloCantone, sull’evasione da Ma-rassi del serial killer Bartolo-meoGagliano.Comesièarrivatiadareun

permesso premio di uscita aun pluriomicida con almeno6 evasioni alle spalle?«Non conosco ancora gli atti

ma posso spiegare la procedu-ra. C’è una commissione, la co-siddetta equipe, che valuta lastoria giudiziaria e carcerariadeldetenuto,edesprimeunpa-rere, obbligatorio ma non vin-colante, al magistrato di sorve-glianza».Il parere è stato favorevo-

le?«Si».Chi compone l’equipe?

«L’educatore del carcere, che giudica il suo comportamento inistituto, l’assistente sociale che valuta l’anamnesi familiare, unopsicologo che stende un profilo e il direttore o vicedirettore».Quali sono gli elementi considerati dall’equipe?«Sicuramente il comportamento in carcere, ma anche i prece-

denti penali».Comprese le precedenti carcerazioni?«Certo».Sasel’equipehavalutatoifascicolidelledetenzioniprece-

denti?«Nonhopotutoapprofondirequestopunto,mapensodisi,direi

che dovrebbe aver valutato tutto, anche questo».Il suogiudiziosuquellocheèaccadutosembramoltoduro

e negativo.«Sicuramente,conunesitodiquestotipo,nonsipuòcheparlare

di un fallimento».F.FOR.

LICENZAPREMIO«La commissione

di valutazione avevadato parere positivo,ma visto il risultatoè stato un errore»

L’INTERVISTA / 2

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