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Spedizione in abbonamento postale Art. 2 comma 20/c - Legge 662/96 - Filiale di Palermo Giuse Giuse ppe Garibaldi ppe Garibaldi un mito intr un mito intr amonta amonta bile bile V erso la conclusione le manifestazioni erso la conclusione le manifestazioni per il Bicentenario della nascita dell’eroe dei Due Mondi per il Bicentenario della nascita dell’eroe dei Due Mondi Copia omaggio Periodico d’informazione per gli emigrati e gli immigrati Registrato al Tribunale di Palermo (n. 5 del 10.03.2000 Registro periodici) - Anno IX - n.20 - Aprile 2008

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Nella foto di copertinaalcune divise che i garibaldini utilizzarono in occa-sione dello Sbarco dei Mille (Museo garibaldino di Marsala).

NNon è assolutamente semplice trattare un argomento quando il soggetto di cui si parla è un per-sonaggio storico come Giuseppe Garibaldi. Noi, in questa pubblicazione in edizione straordi-naria, in occasione della conclusione delle celebrazioni del Bicentenario della nascita dell’e-

roe dei Due Mondi, abbiamo tentato l’impresa. Non sappiamo se siamo riusciti nell’intento, ma certoè che abbiamo almeno cercato di dare il nostro piccolissimo contributo considerato che nel corso dei

due secoli che ci hanno preceduto è stato detto tutto o quasi tutto su questo personaggio. Sfidare le ingiustizie, ovunque esse fos-sero state messe in atto, per far valere il principio di libertà. Principio che ha determinato tutto il corso della vita di GiuseppeGaribaldi personaggio se pur controverso, sempre pronto a sfidare le ingiustizie in un periodo storico non certamente favorevo-le alla comunicazione ed ai collegamenti. Oggi è semplice avere notizie nello stesso momento in cui le stesse accadono o rag-giungere un qualsiasi Continente in tempibrevissimi. Un clik sulla testiera del nostrocomputer ed ecco in tempo reale le notizieda tutto il mondo. Ancora un clik ed è giàpronta la prenotazione aerea che entropoche ore può catapultarci in un altro Stato.L’On. Prof. Vittorio Prodi, presidente uscen-te della Provincia di Bologna, europarla-mentare e Presidente della FondazioneScuola di Pace di Monte Sole, in un conve-gno svoltosi a Bologna sul tema “L’Epopeadi Giuseppe Garibaldi nei Due Mondi” haevidenziato il realismo politico di Garibaldiil quale intuì che per realizzare l’Unitàd’It alia non c’era altro modo che quello diallearsi alla Monarchia. Garibaldi era con-sapevole che la guerra non rappresentava lapanacea dei problemi e ricercava altre solu-zioni. Cultura, conoscenza delle lingue, ini-ziative nei diversi campi per l'associazioni-smo e tutela dei diritti umani e delle libertà:tutto questo Garibaldi lo ipotizzava già nelMemorandum del 1860 dove con la sua lun-gimiranza vedeva già la formazione di unsolo Stato europeo, che avrebbe reso la guer-ra non più possibile nel Vecchio Continentee gli eserciti inutili. Successivamente, con ildiscorso al Congresso della Pace a Ginevra,del 1867, Giuseppe Garibaldi individuava edevidenziava taluni principi cardine cheavrebbero poi retto la Società delle Nazioni. (Nella foto la statua di Giuseppe Garibaldi aMontevideo)

L’editoriale

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2Aprile 2008

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Il Risorgimento italiano traeorigine idealmente da diversetradizioni storiche. Preceden-

temente al Risorgimento, l'Italiafu unita politicamente durantel'epoca romana, durante laquale il carattere imperiale delleconquiste effettuate da Roma edai soci italici, finirono per snatu-rare il carattere nazionale che lapenisola stava acquisendo sulfinire del I secolo a.C.. In segui-to l'unità non venne meno colregno degli Ostrogoti, prima, ditante occasioni mancate nelmedioevo per affermare anchein Italia il processo di formazionedi una coscienza nazionalecome in altri paesi europei, masi ruppe coll'invasione longobar-da, seguita alla guerra greco-gotica.I longobardi tendevano a rima-

nere separati e considerarsisuperiori alle popolazioni italicheche un tempo avevano conqui-stato il mondo sotto le aquileromane, ma negli anni finironosempre più per fondersi collacomponente latina, e tentaronoanch'essi, sull'esempio romanoe ostrogoto, di unificare la peni-sola e dare una base nazionaleal loro regno. Anche questo ten-tativo venne frustrato dall'inter-vento dei Franchi, richiamati daPapa Adriano I per proteggere ipossedimenti temporali dellaChiesa.

Sempre più però il RegnumLangobardorum si identificavacome Regno d'Italia e gli stessiultimi re longobardi non si consi-deravano più solo re dei longo-bardi, ma d'Italia. Questo dimo-stra come i vincitori volenti onolenti si fossero fusi con i vinti,e ormai i re longobardi conside-ravano propri sudditi tutti gli abi-tanti d'Italia. In capo a pochidecenni dopo Carlo Magno, ilRegno d'Italia rimane legato allastessa corona del SacroRomano Impero di nazioneGermanica, come una dipen-denza feudale, dalla quale vari evani furono i tentativi di sottrarlo.Il più celebre è sicuramentequello di Arduino d'Ivrea, consi-derato antesignano dei risorgi-mentali ottocenteschi, il quale acavallo tra il primo e il secondomillennio condusse, sostenutodalla nobiltà laica del nord Italia,numerose campagne militari persganciare l'Italia dalla Germa-nia.Con la formazione delle signo-

rie e dei Comuni, la comuneappartenenza nazionale viene

sempre meno, sopraffatta dagliinteressi locali, ma rimane anco-ra viva nei poeti e nei letterati,che cantano lodi all'Italia e sirammaricano della sua situazio-ne. Anche grazie a questi intel-lettuali, come Petrarca, Dante eBoccaccio e tanti altri, i qualiebbero scambi culturali senzatener conto dei confini regionalie locali, la lingua italiana dottanon venne mai meno e riuscì asvilupparsi anche in difficili fran-genti politici.Già in Machiavelli e Guicciardinisi dibatteva nel XVI secolo, ilproblema della perdita dell'indi-pendenza politica italiana avve-nuta con la dominazione franco-spagnola. Pur con programmidiversi, l'uno per uno statoaccentrato, l'altro per uno fede-rale, concordavano che tutto eraavvenuto per l'individualismo ela mancanza di senso dello statotipica delle varie popolazioni ita-liane. Il primo accenno al richia-mo di un sentimento nazionaleitaliano, rimasto del tutto ina-scoltato, si può rintracciare nelProclama di Rimini in cuiGioacchino Murat, il 30 marzo1815, durante la guerra austro-napoletana ,rivolse un interessa-to appello a tutti gli italiani per lasalvezza del suo regno e per laloro indipendenza nazionale.Le personalità di spicco in que-

sto processo furono molte tracui: Giuseppe Mazzini,Giuseppe Garibaldi, CamilloBenso Conte di Cavour eVittorio Emanuele II di Savoia,abile a concretizzare il contestofavorevole con la costituzionedel Regno d'Italia.Vi furono gli unitaristi repubbli-

cani e federalisti radicali contrarialla monarchia come NicolòTommaseo e Carlo Cat-taneo; vifurono cattolici come VincenzoGioberti e Antonio Rosmini cheauspicavano una confederazio-ne di stati italiani sotto la presi-denza del Papa o della stessadinastia sabauda.La prima fase del Risorgimento

(1847-1849) vede lo sviluppo divari movimenti rivoluzionari e diuna guerra anti austriaca, svi-luppatasi in occasione dellarivolta delle Cinque giornate diMilano (1848) condotta e persada Carlo Alberto conclusasi, per-ciò, con un sostanziale ritornoallo "statu quo ante". Con il falli-mento del programma federali-sta neoguelfo riprese vigorequello repubblicano mazzinianocon una serie d'insurrezioni tutte

fallite. Quelle che più impressio-narono l'opinione pubblica italia-na ed europea fu l'episodio deimartiri di Belfiore (1852) e la dis-astrosa spedizione (1857) - con-dotta all'insegna del credo maz-ziniano per il quale ciò che con-tava era più che il successo il"dare l'esempio" - conclusasicon la morte di Carlo Pisacane edei suoi compagni massacratidai contadini a Sapri. Fortemente impressionò la bor-

ghesia italiana anche la rivoltamilanese del 6 febbraio 1853che condotta con metodo mazzi-niano, fidando cioè in una spon-tanea partecipazione popo-laree addirittura nell'ammutina-mento dei soldati ungheresi del-l'esercito austriaco, fallì misera-mente nel sangue. Oltre chel'impreparazione e la superficia-le organizzazione dei rivoltosi,operai d'ispirazione politicasocialista, furono proprio i maz-ziniani, notoriamente in contra-sto ideologico con Marx, a con-tribuire al fallimento non facendoloro pervenire le armi promessee mantenendosi passivi almomento dell'insor-gere dellarivolta. Un pugno di uomini

armati di pugnali e coltelli anda-rono così consapevolmen-teincontro al disastro in nome deiloro ideali patriottici e socia-listi. La seconda fase, maturata nel

biennio 1859-1860, fu quelladecisiva per il processo d'unifi-cazione italiano. Con l'alleanzacon la Francia di Napoleone III -che, negli accordi di PlombièresLes Bains, non prevedeva lacompleta unità italiana - ilPiemonte di Cavour e VittorioEmanuele II riuscì, anche per lacircostanza imprevista delleannessioni di Toscana, Emilia eRomagna, che si erano nel frat-tempo liberate, a raggiungerel'unità che sarà infine completa-ta dalla Spedizione garibaldinadei Mille.

La dichiarazione del Regnod'Italia si ebbe il 17 marzo 1861.Il nuovo regno manterrà loStatuto albertino, la costituzioneconcessa da Carlo Alberto nel1848 e che rimarrà ininterrot-tamente in vigore sino al 1946.

Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele IIi fautori del Risorgimento italiano

Le personalità di spicco nel processo verso la costituzione del Regno d'Italia

3Aprile 2008

A fianco e in basso due ritratti di VittorioEmanuele II,il re che seppe capirel'importanzadi coniugare l'espansionismodinastico con l'idealenazionale

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4Aprile 2008

G iuseppe Garibaldi nasce a Nizza il4 luglio 1807. Carattere irrequieto edesideroso di avventura, già da

giovanissimo si imbarca come marinaioper intraprendere la vita sul mare.

Nel 1832, appena venticinquenne, ècapitano di un mercantile e nello stessoperiodo inizia ad avvicinarsi ai movimentipatriottici europei ed italiani (come, adesempio quello mazziniano della "GiovineItalia"), e ad abbracciarne gli ideali dilibertà ed indipendenza. Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da

qui inizia il periodo, che durerà fino al1848, in cui si impegnerà in varie impresedi guerra in America Latina.

Combatte in Brasile e in Uruguay edaccumula una grande esperienza nelletattiche della guerriglia basate sul movi-mento e sulle azioni a sorpresa. Questaesperienza avrà un grande valore per laformazione di Giuseppe Garibaldi siacome condottiero di uomini sia come tatti-co imprevedibile. Nel 1848 torna in Italia dove sono scop-

piati i moti di indipendenza, che vedrannole celebri Cinque Giornate di Milano. Nel1849 partecipa alla difesa dellaRepubblica Romana insieme a Mazzini,Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'animadelle forze repubblicane durante i com-battimenti contro i francesi alleati di PapaPio IX. Purtroppo i repubblicani devonocedere alla preponderanza delle forzenemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deveabbandonare Roma. Di qui, passando per vie pericolosissime

lungo le quali perde molti compagni fede-li, tra i quali l'adorata moglie Anita, riescea raggiungere il territorio del Regno diSardegna. Inizia quindi un periodo di vagabondag-

gio per il mondo, per lo più via mare, chelo porta infine nel 1857 a Caprera.

Garibaldi, tuttavia, non abbandona gliideali unitari e nel 1858/1859 si incontracon Cavour e Vittorio Emanuele, che loautorizzano a costituire un corpo di volon-tari, corpo che fu denominato "Cacciatoridelle Alpi" ed al cui comando fu posto lostesso Garibaldi.

Partecipa alla Seconda Guerra diIndipendenza cogliendo vari successi mal'armistizio di Villafranca interrompe lesue operazioni e dei suoi Cacciatori. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promoto-

re e capo della spedizione dei Mille; salpada Quarto (Ge) il 6 maggio 1860 e sbarcaa Marsala cinque giorni dopo. Da Marsalainizia la sua marcia trionfale; batte iBorboni a Calatafimi, giunge a Milazzo,prende Palermo, Messina, Siracusa elibera completamente la Sicilia. Il 19 agosto sbarca in Calabria e, muo-

vendosi molto rapidamente, getta loscompiglio nelle file borboniche, conqui-sta Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 set-tembre entra a Napoli, abbandonata dalre Francesco I ed infine sconfigge defini-tivamente i borbonici sul Volturno.

Il 26 ottobre Garibaldi si incontra aTeano con Vittorio Emanuele e deponenelle sue mani i territori conquistati: siritira quindi nuovamente a Caprera,sempre pronto a combattere per gliideali nazionali. Nel 1862 si mette alla testa di una spe-

dizione di volontari al fine di liberareRoma dal governo papalino, ma l'impre-sa è osteggiata dai Piemontesi dai qualiviene fermato il 29 agosto 1862 adAspromonte. Imprigionato e poi liberato ripara nuo-

vamente a Caprera, pur rimanendo incontatto con i movimenti patriottici cheagiscono in Europa.

Nel 1866 parte-cipa alla TerzaGuerra diIndipendenza alcomando direparti volontari.Opera nelTrentino e quicoglie la vittoriadi Bezzecca (21luglio 1866) ma,nonostante lasituazione favo-revole in cui siera posto neiconfronti deglia u s t r i a c i ,Garibaldi deve sgomberare il territoriotrentino dietro ordine dei piemontesi, alcui dispaccio risponde con quell’"Obbedisco", rimasto famoso. Nel 1867 è nuovamente a capo di una

spedizione che mira alla liberazione diRoma, ma il tentativo fallisce con la scon-fitta delle forze garibaldine a Mentana permano dei Franco-Pontifici. Nel 1871 partecipa alla sua ultima impre-

sa bellica combattendo per i francesi nellaguerra Franco-Prussiana dove, sebbeneriesca a cogliere alcuni successi, nullapuò per evitare la sconfitta finale dellaFrancia. Torna infine a Caprera, dove passerà gli

ultimi anni e dove si spegnerà.

Giuseppe Garibaldi, l’irrequieto e avventurierogenerale dalla tattica geniale e imprevedibile

Compì le sue gesta in Brasile, Uruguay e Italia LL’eroe dei Due Mondi ’eroe dei Due Mondi

Sotto il titolo, Giuseppe Garibaldi secondo ilvignettista bavarese Thomas Nast (Landau1840-1902). A sinistra un’intensa immaginedell’eroe dei Due Mondi. Sotto, Garibaldi sul suo destriero bianco

nella battaglia di Mentana dove il Generalesubì una pesante sconfitta ad opera delletruppe Franco-Pontificie

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5Aprile 2008

A na Maria de Jesus Ribeiro, meglioconosciuta come Anita Garibaldi(Morrinhos, Santa Catarina, Brasile,

30 agosto 1821 - Mandriole di Ravenna,Italia, 4 agosto 1849) fu moglie di GiuseppeGaribaldi; è conosciuta universalmentecome l'eroina dei Due Mondi.Di famiglia modesta e discendente da por-

toghesi immigrati dalle Azzorre nella provin-cia di Santa Catarina nel settecento. Il padreBenito faceva il mandriano nei pressi diLajes, si sposò con Maria Antónia de Jesusdalla quale ebbe sei figli, di cui tre nati aCoxilhas e altri tre a Morrinhos. Morto ilpadre e i tre fratelli, la madre e le tre figlie sitrasferirono a Carniza.Anita dovette aiutare ben presto nel sosten-tamento familiare, tanto è vero che all'età di14 anni, su consiglio della madre, sposò il30 agosto 1835 a Laguna Manuel DuarteAguiar, calzolaio di condizioni agiate, ma diidee monarchiche. Dopo soli tre anni dimatrimonio, il marito si arruolò nell'esercitoimperiale, lasciando la giovane sposa.Nel 1839 un giovane italiano, Giuseppe

Garibaldi, combattente nella rivoluzioneriograndense (la Guerra dei Farrapos),approda con le navi a Laguna, dove cono-sce Anita. La ragazza, attrattadall'animo del combattente, sene innamorò: abile cavalleriz-za, fu maestra dell'inespertomarinaio che, dal canto suo, lainiziò alla tecnica militare.Garibaldi, infine, dichiarò diessere stato attratto dall'aspet-to di quella che sarebbe poistata la sua futura moglieosservandole il viso da unanave con un cannocchiale.Cominciò così la loro vita insie-me nella lotta alle forze impe-rialiste.Nella battaglia di Curitibanos

agli inizi del 1840, Anita vennefatta prigioniera, ma il coman-dante nemico, ammirato dalsuo temperamento indomito, silasciò convincere di concederlela ricerca del cadavere delmarito fra i caduti in battaglia;in un attimo di distrazione dellavigilanza, afferrò un cavallo efuggì ricongiungendosi conGaribaldi a Vacaria, nel RioGrande Do Sul. Il 16 settembre1840 nacque il loro primo figlio al quale die-dero il nome di un patriota italiano, Menotti.Dopo pochi giorni, Anita sfuggì ad un nuovoagguato, infatti gli imperialisti circondaronola casa, ma ella si lanciò a cavallo col neo-nato in braccio e raggiunse il bosco doverimase nascosta per 4 giorni finchéGaribaldi la ritrovò.

Nel 1841 la situazione militare divenneinsostenibile, Garibaldi chiese ed ottennedal generale Bento Gonçalves di lasciarel'esercito repubblicano: Anita, Giuseppe eMenotti si trasferirono quindi a Montevideodove rimasero per 7 anni.

Nel 1842 ufficializzarono il lorolegame e si sposarono nellaparrocchia di San Bernardino.Nel 1843 nacque Rosita che

morì a soli 2 anni, vittima del-l'epidemia di vaiolo che scon-volse la città di Montevideo nel1845.Nel 1845 nacque Teresita e

nel 1847 nacque RicciottiGaribaldi.

Anita appoggiò sempre lescelte del marito, che non-ostante insegnasse storia ematematica, continuò ad avererapporti con i rifugiati politiciitaliani fin quando costituì la“Legione italiana” contro i filo-argentini che contestavano lasovranità dell'Uruguay. Nel1847 Anita salpò per l'Italia coni figli e raggiunse a Nizza lamadre di Garibaldi che, a suavolta, li raggiunse alcuni mesidopo.Il 9 febbraio 1849 presenziò

con il marito alla proclama-zione della Repubblica

Romana, ma l'invasione franco-austriaca diRoma, dopo la sconfitta al Gianicolo, licostrinse a lasciare la città e, unitamente adaltri patrioti, cercarono di raggiungerel'Adriatico nel tentativo di imbarcarsi perVenezia.Le vicissitudini di quella fuga causarono la

morte di Anita, già sofferente per un avan-zato stato di gravidanza.Spirata verso le ore 21 del 4 agosto 1849

nella fattoria "Guiccioli", in localitàMandriole di Ravenna, le sue spoglie ven-nero frettolosamente sepolte, dal fattore edalcuni amici, nella vicina "motta della

Pastorara", allo scopo di nascondere ilcorpo alle perquisizioni delle pattuglieaustriache.La salma venne casualmente scoperta, il 10agosto, da alcuni ragazzini e trasferita alcimitero di Mandriole, dopo gli accertamentidi polizia. Nel successivo decennio d'esilio diGaribaldi, i resti di Anita vennero riesumatiper ben 7 volte dai vari contendenti. Pervolontà del marito, nel 1859, le sue spoglievennero trasferite a Nizza e, nel 1932, furonodefinitivamente deposte nel basamento delmonumento equestre, in suo onore eretto sulGianicolo, a Roma.

Nella foto in alto il monumentodedicato adAnita Garibaldieretto sulGianicolo a Roma.A sinistra ilmuseo a leidedicato apertoa Laguna,nello Stato di SantaCatarina in Brasile

Anita, abile cavallerizza fu moglie e maestradell’inesperto marinaio Giuseppe Garibaldi

Discendente da una modesta famiglia di immigratiLL’eroina dei Due Mondi ’eroina dei Due Mondi

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Nella primavera del 1860la situazione in Italiaera in netta evoluzione

e la possibilità di un’unifica-zione era coltivata da molti.Un impulso grande in questadirezione venne dal “partitod’azione” che aveva il van-taggio di poter agire al di fuoridi ogni impedimento diploma-tico e contava sull’enormepopolarità di Garibaldi. Tutto cominciò nell’aprile del

‘60, quando, a Palermo,esplose l’ennesima rivoltacontro il sovrano FrancescoII. Il partito d’azione convinseGaribaldi ad agire diretta-mente in Sicilia ed ai primi dimaggio passò all’azione con isuoi Mille volontari.Partiti da Genova, dopo una

breve tappa nel porticciolo diTalamone, la spedizione rag-giunse per mare la Siciliaoccidentale e l’11 maggiosbarcò a Marsala. Garibaldi,assunta la dittatura in nomedi Vittorio Emanuele II, mar-ciò verso l’interno con i suoiMille, che rivestivano l’ormaileggendaria camicia rossa,rinforzati da "picciotti", cioèdai giovani contadini e brac-cianti che speravano in unariforma agraria che una voltaper tutte eliminasse tantisoprusi.Ma tra la fine di giugno e di

luglio il generale, per il suc-cesso della spedizione,cominciò a stringere rapporticon i grandi proprietari terrie-ri, i quali, perché non cam-biasse niente per loro, assun-sero atteggiamenti favorevolia Casa Savoia. Battuti i borbonici nella san-

guinosa battaglia diCalatafimi, il 15 maggioGaribaldi occupava Palermoe nel luglio batteva ancora letruppe regie a Milazzo, men-tre il sovrano di Napoli tenta-va disperatamente di fermar-lo, concedendo una tardivaCostituzione. Intanto Garibaldi, superato lostretto di Messina, risalivaliberamente la Calabria men-tre l’esercito borbonico si dis-faceva e il 7 settembre entra-va in Napoli; Francesco II sirifugiava allora a Gaeta, pro-

tetta ancora da una parte delsuo esercito, nonostante il"tradimento" di buona partedell'ufficialità. Praticamente l’Italia meridio-

nale era libera, malgradoattorno a Gaeta si raccoglies-sero ancora forti contingentidi truppe borboniche e le

piazzeforti di Civitella delTronto e di Messina non sifossero arrese. Garibaldipensava di risalire con letruppe verso Nord per rag-giungere Roma e di lì procla-mare l’Unità d’Italia. Il Cavour, però, era consape-vole che tra le file garibaldine

i democratici ed i repubblica-ni erano molto forti e decisi arealizzare riforme socialimolto ardite, come l’assegna-zione di terre ai combattentimeridionali e lo scorporo dellatifondo anche a danno degliordini religiosi.

(segue a pag.7)

6Aprile 2008

L’11 maggio del 1860 lo sbarco sulle coste marsalesi

Un manipolo di eroi sbarcati in Siciliaper scrivere col sangue la storia d’Italia

Lo sbarcogaribaldino a Marsala illustrato dal pittore di Bolzano,Giorgio Trevisan,per il «Corriere dei Piccoli». Sotto unritrattodell’Eroe deiDue Mondi.Nella paginaaccantoancora unaillustrazionedi Trevisanche raffigura-no le cruentibattaglieingaggiatedalle “camicie rosse”in Sicilia

Il 18 settembre l’entrata trionfale di Garibaldi a Palermo. Dopo la vittoria di Castelfidardo, il 18 dello

stesso mese, con il reFrancesco II rifugiatosi

a Gaeta, il 26 ottobre a Teano,consegnava il Regno delle Due

Sicilie a Vittorio Emanuele II

Lo sbarco

dei mille

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7Aprile 2008

Calatafimi e Milazzo, i Borboni in ginoc-

Quarantacinque le camicie rosse siciliane

AJELLO Giuseppe di Giusto, nato a Palermo nell'anno 1828, morto nel manicomio di Palermo l'1 dicembre 1869. BAZZANODomenico fu Salvatore, nato a Palermo il 13 settembre 1827, residente a Catania, portiere. BENSAIA Giovan Battista fu Salvatore,nato a Messina il 9 agosto 1825, ivi residente, spedizioniere. BENSAIA Nicolò fu Salvatore, nato a Messina nel 1833, morto il 14ottobre 1874 nel manicomio di Palermo. BIANCO (LO) Francesco fu Santo, nato a Catania il 25 gennaio 1830, già brigadiere di P.S.,morto il 12 febbraio 1863 di colpo di fucile fortuito. BONAFEDE Giuseppe di Domenico, nato a Gratteri il 19 marzo 1831, residentea Palermo, direttore del giardino di acclimatazione. BOTTONE Vincenzo di Melchiorre, nato a Palermo il 24 dicembre 1838, ivi resi-dente fino al 1868, già sottotenente di vascello. Partì nel 1868 per ignota destinazione. BRACCO Amari Giuseppe di Francesco, natoa Palermo il 29 marzo 1829, ivi residente, agente di cambio. BUSCEMI Vincenzo di Antonio, nato a Palermo il 21 maggio 1816, iviresidente. CALONA Ignazio di Gioavan Battista, nato a Palermo il 16 settembre 1795, colonnello nell'esercito, morto il 3 settembre1864 a Moncalieri. CALVINO Salvatore fu Giuseppe, nato a Trapani il 25 dicembre 1820, residente a Roma, segretario generale delConsiglio di Stato, già deputato al Parlamento. CAMPANELLA Antonio fu Gaspare, nato a Palermo il 28 febbraio 1823, morto (persuicidio) all'Arma di Taggia (S. Remo), il 6 dicembre 1868. CAMPO Achille fu Antonio, nato a Palermo il 12 giugno 1818, residentea Bari, maggiore del distretto militare. CAMPO Giuseppe Baldassarre fu Antonino, nato a Palermo il 23 settembre 1830, ivi residente,possidente. CARINI Giacinto fu Giovanni, nato a Palermo nel 1827, generale nell'esercito in disponibilità e deputato al Parlamento.CASTIGLIA Salvatore fu Francesco, nato a Palermo il 10 marzo 1819, residente ad Odessa, console generale di Italia. CHIOSSO-NE Vincenzo di Paolo, nato a Messina il 2 maggio 1827, già tenente nell'esercito, morto il 10 febbraio 1871. CIACCIO Alessandrodi Giuseppe, nato a Palermo il 29 ottobre 1818, ivi residente, possidente.CRISPI Francesco di Tommaso, nato a Ribera il 16 ottobre1818, residente a Roma, avvocato e deputato al Parlamento. DE PALMA Nicola fu Raffaele, nato a Milazzo nel 1812, morto a Torredel Greco il 6 luglio 1861. DE STEFANIS Giovanni Antonio di Modesto, nato a Castellammare il 18 luglio 1832, residente a Vicenza,maggiore nell'esercito. DI CRISTINA Giuseppe di Rocco, nato a Palermo il 14 febbraio 1821, morto in Altarello di Baida il 18 agosto1867. DI FRANCO Vincenzo di Placido, nato a Palermo il 4 febbraio 1819, ivi residente, impiegato al Genio militare. DI GIUSEPPEGiov. Battista fu Giuseppe, nato a S. Margherita Belice il 17 gennaio 1816, residente a Palermo, maggiore pensionato. FORNIAntonio di Carmelo, nato a Palermo il 7 gennaio 1806, ivi residente, possidente, maggiore delle piazze in riposo. FUXA Vincenzo diGabriele, nato a Palermo il 28 gennaio 1820, già maggiore di fanteria in aspettativa, ivi residente, impiegato allo Stabilimento agri-colo. GALIGARSIA Sebastiano fu Michele, nato a Favignana il 28 ottobre 1820, morto combattendo a Calatafimi il 15 maggio 1860.LA MASA Giuseppe fu Andrea, nato a Trabia nel dicembre 1819, residente a Bevilacqua (Verona), generale in riposo. MUSTICAGiuseppe fu Luigi, nato a Palermo il 15 febbraio 1818, ivi residente, possidente. NACCARI Giuseppe di Antonio, nato a Palermo,morto a Palermo nel 1860, in seguito a ferita riportata combattendo nel convento dei Benedettini. OCCHIPINTI Ignazio di Santo, natoa Palermo il 12 gennaio 1823, residente a Napoli, medico. ODDO Giuseppe fu Salvatore, nato a Palermo nel 1806, ivi residente,colonnello pensionato. TEDESCHI Stefano fu Rosario, nato ad Alimena il 29 maggio 1836, ivi residente, colonnello in ritiro. ORLAN-DO Giuseppe fu Giuseppe, nato a Palermo il 29 novembre 1822, residente a Livorno, costruttore navale. ORSINI Vincenzo diGaetano, nato a Palermo nel 1815, residente a Napoli, maggiore generale in riposo. PALIZZOLO Mario fu Vincenzo, nato a Trapani,il 14 gennaio 1823, residente a Palermo, colonnello di fanteria in riposo. PARINI (recte PARRINO) Antonino fu Nicolò, nato a Palermoil 15 agosto 1838, residente a Castellammare del Golfo, ufficiale di porto di 1^ classe. PELLEGRINO Antonio di Giuseppe, nato aPalermo il 17 gennaio 1828, ivi residente, procuratore di case commerciali. PISTOJA Marco fu Stefano, nato a Palermo il 23 marzo1827, ivi residente, bettoliere. RACCUGLIA Antonio di Francesco, nato a Palermo il 31 dicembre 1815, ivi residente, possidente.RINO Giuseppe di Antonio, nato a Messina il 4 marzo 1839, ivi residente, escluso dall'onore di fregiarsi della medaglia e dal dirittoalla pensione. SCOGNAMILLO Andrea di Anello, nato a Palermo, morto a Genova nel 1861. VELASCO Nicolò Maria di Emanuele,nato a Trapani il 2 novembre 1810, residente a Firenze, escluso nel 1863 dall'onore di fregiarsi della medaglia e dal diritto alla pen-sione. VIAN Antonio di Cristoforo, nato a Palermo il 5 marzo 1836, già luogotenente di piazza in aspettativa, ivi residente. VITALEBartolomeo di Giuseppe, nato a Palermo il 7 luglio 1840, ivi residente, capitano marittimo.

I nomi dei siciliani che parteciparono alla storica impresa

(segue da pag.6)

Temeva anche, a ragio-ne, che l'invasione gari-baldina del Lazio, oltre asuscitare in tutta la peni-sola un’ondata di entusia-smo democratico e anti-clericale, avrebbe indottol’imperatore francese aintervenire con le armi.Prospettò a Napoleone lospettro della formazionedi una repubblica mazzi-niana e anticlericalenell’Italia centro meridio-nale ed allora lo stessoimperatore sollecitò ilCavour a fare intervenirel’esercito regolare pie-montese, che, al coman-do dei generali Fanti eCialdini, penetrò nelleMarche e batté l’esercitopapale, che tentava disbarrargli il passaggio, il18 settembre 1860 aCastelfidardo. Nel frat-tempo, con la battagliadel Volturno, Garibaldistroncava un estremotentativo di riscossa deiborbonici, che eranocostretti a rinchiudersi aGaeta. L'incontro del 26ottobre, a Teano, traGaribaldi e VittorioEmanuele II, poneva finealla spedizione diGaribaldi e di fatto assi-curava alla dinastiasabauda il Regno delledue Sicilie.

Le truppe garibaldinenon furono incorporatenell’esercito regolare,come era stato richiesto,ed il re si rifiutò perfino dipassarle in rivista. In con-seguenza di questoatteggiamento, Garibaldi,deluso e sdegnato, si riti-rò a Caprera.

Il 17 marzo il nuovoParlamento italiano riuni-to a Torino poteva ratifica-re l’avvenuta unificazio-ne, attribuendo a VittorioEmanuele II il titolo di "red’Italia". Il 26 marzo il Parlamento

approvava un voto solen-ne che auspicava Romacapitale d’Italia. Il proces-so risorgimentale e unita-rio era praticamente com-piuto, anche se il Lazio ele Venezie ne rimaneva-no escluse.

Lo sbarcodei mille

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Non si può parlare diGiuseppe Garibaldi, cono-sciuto anche negli angoli

più remoti della Terra come "l'e-roe dei Due Mondi", e non colle-garlo indelebilmente alla storiadella Sicilia. Dopo le gesta inSud America, ove lottò per l'indi-pendenza dello Stato del RioGrande do Sul dal Brasile e poiper l'Uruguay dall'Argentina, inItalia, dopo mille peripezie intutta Europa, è assurto alla famaper i "Mille", le mitiche "camicierosse" che condusse da Quartoa Marsala dove approdò l'11maggio 1860, per risalire fino aTeano, in Campania, ove conse-gnò quanto conquistato aVittorio Emanuele II.

Come logica conseguenza diquesti eventi storici ma ancherivoluzionari, non poteva man-care in Sicilia, a Marsala, unmuseo "civico e di storia locale",a lui dedicato, nato nel 1938 edinaugurato alla presenza diVittorio Emanuele III. Quellache, in realtà, doveva esseresoltanto una mostra tempora-nea, sorge ancora oggi nei loca-li del complesso monumentaleSan Pietro, ex convento bene-dettino del '500. Il Museo si svi-luppa su due livelli e si compo-ne di altrettanti ambienti: la"Sala Giacomo Giustolisi" e la"Sala dei Mille". L'ambiente principale, di circa

400 mq., è dedicato a GiacomoGiustolisi che, per primo, più dimezzo secolo fa, raccolse meti-colosamente i cimeli risorgimen-tali presenti in città. Un desklocato in un piccolo locale cheserve anche per il custode, forni-sce materiale informativo delmuseo con un depliant chedescrive tutti i servizi presentinell'imponente complessomonumentale. Nella "SalaGiacomo Giustolisi" spicca un'o-pera dalle dimensioni notevolidel celeberrimo artista sicilianoRenato Guttuso, "La battagliadel Ponte Ammiraglio", che rac-conta l'epico scontro tra garibal-dini e borbonici, a Marsala sol-tanto dal 9 novembre 2000. Alcentro della stessa sala si trova-no numerose vetrine che raccol-gono diversi cimeli, tra i qualidocumenti provenienti, per lamaggior parte, dagli archivi"Moncada di Manforte " e"Naselli Flores" ed altri raccoltida Abele Damiani, garibaldino egloria locale. Abbondano ancheuniformi e divise, armi e sciabo-le, fucili e baionette, foto, meda-

glie e camicie rosse. Da nondimenticare, inoltre, la famosapoltrona in damasco su cui,sembra, Garibaldi si riposò dopolo sbarco. All'ingresso fanno daala due manichini addobbati concostumi dell'epoca, i "burgisi",ma anche altri che indossano lafamosa camicia rossa. Al centrodella sala e lungo le pareti si svi-luppano 11 sezioni arricchite condelle sottosezioni:1) Storia del Museo; 2) Marsala(Gli inglesi nell'economia sicilia-na); 3) 1815/1848 (La primaveradei popoli, il 1848 al nord); 4)1849/1859, il decennio dellarepressione e della rivolta(L'alba della Patria, l'accampa-mento degli zuavi); 5) 1860, larivolta in Sicilia (Marsala insor-ge, marsalesi denunciati dallapolizia borbonica per la rivoltadel 7 aprile); 6) La spedizionedei Mille; 7) L'imbarco daQuarto; 8) Lo sbarco a Marsala(La campagna del 1860, volon-tari marsalesi che seguirono iMille il 12 maggio 1860); 9)Garibaldi torna in Sicilia; 10) Ilmito; 11) I Mille. Si tratta di un percorso che con-sente di leggere, per sommicapi, la personalità di Garibaldiuomo, soldato ma anche mitoimmortale non solo per tutti gliitaliani. La definizione di "eco-museo" proposta di GeorgeHenri Rivière, risale al 1953 e si

tratta di una nuova concezionedel luogo ove si trova custoditala memoria, che diviene un tra-mite con il quale si intende farconoscere ai visitatori le origini,il territorio ed i costumi dellaterra che si visita. Questo

Museo è anche "in rete" perfavorire quei percorsi alternativiche consentiranno, a coloro chevorranno, di "conoscere" senzamuoversi dalla propria casa,ovunque essa sia. L'importanzadella "rete" risulta utilissima perquell'itinerario culturale, maanche territoriale, garibaldinoche può servire per creare deipercorsi che possono abbrac-ciare quelle località divenutefamose per battaglie,(Calatafimi), o per eventi signifi-cativi, Salemi, (dove il 14 mag-gio 1860 Garibaldi assunse ladittatura dell'isola in nome diVittorio Emanuele II), coinvol-gendo non soltanto Marsala, maaltre entità siciliane che potreb-bero soltanto ricevere beneficida una simile situazione.

Il Museo non svolge attivitàdidattica ed il personale addettoalla custodia viene reclutato tra ilavoratori socialmente utili.

Il Museo garibaldino, che sitrova in Via L. Anselmi Correalea Marsala, è aperto dal martedìalla domenica dalle 9 alle 13 edalle 16 alle 20

(( 0923.718741 - Chiuso illunedì - Ingresso Euro 2 peradulti - Euro 1 per studenti).

Nelle due fotoarmi e uniformiutilizzate dall’e-sercito diGaribaldidurante le loroimprese, inesposizione al Museo gari-baldino di Marsala

8Aprile 2008

Nei locali del complesso monumentale San Pietro

Le gesta dell’eroe dei Due Mondirivivono nel Museo garibaldino di MarsalaMonumenti

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9Aprile 2008

Raffigurazioni marmoree presenti in tutto il mondo

Busti, obelischi, targhe e lapidiUna miriade di monumenti ricorda l’eroe

Busti, statue a cavallo, obe-lischi, steli, targhe, lapidi:

sono centinaia e centinaia imonumenti dedicati a Gari-baldi in Italia e altrove.

L’eroe dei Due mondi halasciato dietro di sè una strisciaindelebile fatta di parole e dimarmo, di scritte ed effigi desti-nati a perpetuare il suo ricordoben oltre le pagine dei libri distoria. In Italia sono oltre un centinaio,concentrati soprattutto nei postidove Garibaldi e i suoi ingag-giarono furenti battaglie perunificare l’Italia.In Sicilia i ricordi all’eroe si sus-seguono soprattutto nella cittàdello sbarco, Marsala, dovesono presenti busti, steli, e tar-ghe a iosa. Nelle piazze, comenelle sedi istituzionali.Nella sala del municipio mar-

salese si legge in una targa,posta nel trentottesimo anni-versario, la commemorazionedella storica proclamazione diVittorio Emanuele II re d’Italia.

1. La statua di Garibaldia cavalloinnalzatain via dell’Indipendenzaa Bologna nel 1900

2. Quarto. Lo scoglio da cui salparono i Mille alla volta di Marsala

3. 4. 5. Ravenna.Busto di Garibaldi,lapide a ricordo dell’eroe e statua che rammentail sacrificio di Anita.

6. Cesena. Lapide dedicata allo strateganel centenario della sua nascita (1907)

“In quest’aula la seradell’11 maggio 1860 al fremito di guerra suscitato dal duce dei Mille mentre

la crociera nemica bombardava la città,

il Decurionato marsaleseplaudente il popolo

con atto solenne proclamòla dinastia borbonicadecaduta dal trono,

re d’Italia libera una indivisibile Vittorio

Emanuele e in suo nomeGiuseppe Garibaldi dittatore in Sicilia.

Commemorando l’epicoavvenimento il Municipio

nel trentottesimo anniversario pose”

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Monumenti

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10Aprile 2008

Libri a iosa per la commemorazione dell’eroe dei “Due Mondi”

Con l’anniversario rifiorisce la bibliografiaPenna in mano pure per la pronipote Anita

Un filo rosa nelle storia d’Italia:le donne vicine a Garibaldi

L’AUTRICE

Giornalista pubblicista, ha studiato e lavo-rato in Italia ed all'estero, in Francia, inInghilterra, U.S.A. e Messico. Da annisvolge attività culturali e sociologiche perla Comunità Europea ed Enti privati. Hasvolto importanti ricerche storiche inMessico, Brasile ed Uruguay, usate perdocumentari televisivi anche dalla rete 1della RAI-TV. Per dieci anni è stata responsabile, per

l'Italia, della European CulturalFoundation ed ha rappresentato la nostranazione come membro del Board deiGovernatori della Fondazione , con sedein Amsterdam. Ha lavorato come consu-lente per la Montedison, curandone i con-tatti con la Comunità Europea. Ha pro-mosso l'Associazione "Amici delGianicolo", che ha agito per incentivare ilrecupero dell'area Gianicolense ed ilrestauro delle statue di Giuseppe ed AnitaGaribaldi, dei busti dei difensori dellaRepubblica Romana, dei prati e dellemura allora in parte crollate.Ha collaborato a varie pubblicazioni sui

problemi sociali ed ha anche scritto unlibro: “La donna del Generale”, edito dallaRusconi, per divulgare i risultati della ricer-ca storica che ha compiuto in SudAmerica, sulla vita della sua omonimabisnonna Anita Garibaldi, il quale è statoanche tradotto e pubblicato in Brasile. Nel 1993 ha costituito "Italia Unita", movi-

mento indipendente che trae la sua ispira-zione dai grandi ideali del Risorgimento eche propone un piano organico di riformee la difesa dell'identità nazionale.

C’ è un filo rosso al femminilenella storia d'Italia, ed è rap-presentato da tre donne che

hanno vissuto in prima persona lastraordinaria epopea della famigliaGaribaldi: la brasiliana Anita, moglie diGiuseppe; l'inglese Costanza, mogliedel loro figlio Ricciotti; l'americanaSperanza, moglie di Ezio, nipotedell'Eroe dei Due Mondi. Tre storie chesi snodano attraverso centocinquan-t'anni, dal 1820 al 1970: dalRisorgimento al periodo postunitario,dalla Prima guerra mondiale al fasci-smo e al dopoguerra. Anita, la più cele-bre, nell'abusata oleografia risorgi-mentale è rimasta fissata una volta persempre morente tra le bracciadell'Eroe nelle paludi del Po. In questolibro, invece, la giovane brasilianadallo spirito ribelle rivive l'intero per-corso che l'ha portata a diventare unarivoluzionaria, artefice pienamenteconsapevole del proprio destino. Lasorte di Costanza, cresciuta nell'altasocietà inglese, si compie incontrandoa Londra, a un ballo di palazzo, il 'pic-colo' di casa Garibaldi. Donna dallatempra d'acciaio e dall'inflessibilità vit-toriana, mette al mondo quindici figli esegue la lezione dell'amica Florence

Nightin-gale aprendo ospedali e raci-molando fondi per opere di carità.Sarà lei a raccogliere dalla viva vocedell'anziano suocero fatti di famigliache, trasmessi anni dopo alla nipote,sono qui fedelmente riportati. La gio-vane ereditiera americana Speranzaconosce Ezio, mentre lui è convale-scente a Nizza dopo essere stato gra-vemente ferito nella Prima guerramondiale. Diventata sua moglie, loaiuta ad acquistare la tipografia dove,dal 1929 al 1940, si stampa la rivista"Camicia rossa", i cui editoriali porte-ranno Ezio a scontrarsi con i vertici delpartito fascista. Sono queste le paginedi maggior interesse storico e intensitàemotiva, dove vengono alla luce epi-sodi inediti, tra cui uno straordinario'complotto' al femminile: Speranza,Costanza e Madalyn, moglie america-na del primogenito Peppino Garibaldi,si pongono l'obiettivo di salvare il mag-gior numero di ebrei possibile dalladeportazione, riuscendo nella rischio-sa impresa.

Tre donne coraggiose, coerenti neltestimoniare senza ombre e tentenna-menti i valori della dignità umana, sal-gono finalmente alla ribalta grazie aduna ricerca compiuta su centinaia didocumenti, ufficiali e privati, che hannorivelato fatti e personaggi artefici dellastoria di questo Paese.

La moglie del Generale,

ricordata da tutti

solo nell’ultimo

scorcio di vita,

rivive l’intero percorso

che l’ha portata

a diventare

una rivoluzionaria

Libri Libri L

ibri

Sono la moglie Anita, la nuora Costanza e la nipote Speranza

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11Aprile 2008

Ancora quattro recenti lavori che raccontano il Generale

Una conquista alla portata dei piccoliLa storia dei Mille con gli occhi dei bambini

Può un ragazzino appassionarsi alla vicenda dellaSpedizione dei Mille? Certo, se a raccontare vicendepubbliche e private tanto lontane nel tempo sono dei“coetanei”, magari con il gusto del travestimento eribelli quanto basta per immedesimarsi. "Un garibal-dino di nome Chiara" è un libro (Giunti, 182 pag,Euro 6,00) rivolto ai ragazzi tra i 10 e i 14 anni chesanno già leggere con estrema disinvoltura, una sto-

ria avvincente adatta all’età. Attraverso la narrazionedell'autrice, riviviamo un evento storico importanteper il nostro Paese: la spedizione dei Mille in Sicilianel 1860. Se Garibaldi deciderà di sbarcare in Siciliaper farla diventare parte del Regno d'Italia, il suo fidocapitano Ettore Sartori partirà certo con lui. E che nesarà di sua figlia, l'undicenne Chiara, orfana dimadre? Niente paura. Chiara, travestita da maschioe con il nome di Corrado, seguirà suo padre nell'im-presa dei Mille e vivrà tutte le avventure della glorio-sa spedizione.

Il racconto di Chiara,la baby camicia rossa

Garibaldi non è l'eroe di un giorno o di un episodio, unnome tra i tanti di una galleria di nobili anime che hannoanteposto il bene degli altri o quello della Patria al pro-prio. No, Garibaldi è un caso eccezionale perché è uneroe di professione, se così si può dire, "un eroe perscelta e per destino", come recita il sottotitolo dell'ultimolibro di Aldo G. Ricci, "Obbedisco" (Palombi, Euro19,00). Garibaldi è un uomo che sceglie fin da giovane

la strada della lotta per la libertà e la segue fino all'ulti-mo, quando ultrasessantenne guida le sue camicierosse da una carrozza perché le gambe, invalidateanche dal “fuoco amico”, non lo sostengono più. E que-sta dimensione totalizzante che rende in qualche mododifficile convivere con la sua figura. L'eroe per caso ol'eroe di una morte gloriosa si liquidano con facilità.Qualche busto e tutto è sistemato. Ma l'eroe di profes-sione presente in tutti i momenti topici della storia uni-taria, è un caso diverso, che pone dei problemi chevanno al di là della sua persona.

Un eroe di professioneper scelta e per destino

Libri Libri L

ibri

Alla scoperta dei cibi che hanno sostenuto il cammi-no dell'Eroe dei due mondi. E’ quello a cui tende illibro “Garibaldi a tavola - dal quaderno di ricette dicasa Garibaldi”, dell'editore livornese SalomoneBelforte (79 pagine, 21 euro). Ricette sperimentate dipersona dalla curatrice, Clelia Gonelli, che ha vissutolunghi anni con la figlia ultimogenita di Garibaldi,Clelia, fino alla morte di questa nel 1959. Uscito in

occasione del quarantennale dell'Accademia Italianadella Cucina di Livorno, nel libro si ritrovano i gusticulinari di Garibaldi e le ricette della sua casa: ricettedi Caprera, ricette nizzarde e della costa ligure, ricet-te di amici che andavano a trovarli. Forse è improprio parlare di ricette di Garibaldi che,

a Caprera, doveva ingegnarsi con quanto potevareperire sull'isola e in mare. Di certo, molti spunti ealcune pagine biografiche tratte dal libro “Mio padre”,di Clelia Garbaldi, ci delineano i suoi orientamenti infatto di sapori.

Alla scoperta dei cibiche scandirono l’unità d’Italia

In occasione delle celebrazioni del Bicentenario dellanascita di Giuseppe Garibaldi ed in collaborazionecon la Regione Piemonte, è stato riportato alla luce ildiario personale ed appassionato di Clelia Garibaldi,ultima figlia dell'eroe, “Mio padre, ricordi di CleliaGaribaldi”. Luisa Gonella, curatrice di questa edizio-ne, le ha dato una nuova veste editoriale arricchitadi fotografie e documenti inediti.

Il racconto di Clelia Garibaldi ripercorre gli ultimi 20anni di vita del Generale: avvenimenti pubblici e pri-vati si intrecciano sotto lo sguardo amorevole dellafiglia autrice, mentre molti personaggi, conosciuti esconosciuti, si affacciano sull'isola per rendere omag-gio al Generale.Ma il motivo vero che fa di questo libro una "perla"

nei fiumi di parole scritti sul Generale, è che apre unafinestra su aspetti familiari e sconosciuti, fornendoun'immagine alternativa e complementare a quellaconosciuta fino ad oggi dell’ “eroe dei Due Mondi”.

Così Clelia Garibaldiricordava suo padre Giuseppe

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Comune di Marsala

“Marsala, Città turistica e d’arte”