Giuseppe Garibaldi - Scritti politici e militari

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  • 1. I^eceived. Diman Fund. .e3:._S^^L'r>-J z/lccession No. ho^'^a

2. GIUSEPPE GARIBALDI ICRITTl POLITICI E MILITARI BICORDI E PENSIERI INEDITI RACCOLTI SU AUTOGRAFI, STAMPE E MANOSCRITTI DOMENICO CIAMPOLI ROMA ENRICO VOGHERA, EDITORE 3. GIUSEPPE GARIBALDI CRITTI POLITICI E MILITARI RICORDI E PENSIERI INEDITI 1 RACCOLTI SU AUTOGRAFI, STAMPE E MANOSCRITTI DOMENICO CIAMPOII EOMA ENRICO VOGHERA, EDITORE 4. L'editore avendo conapitite le formalit della legge intende riservati i diritti di riproduzione e di traduzioao Le copie non firmate si ritengono contraffatte. (07-6306) Roma, Tipografia E. Voghera. 5. PREFAZIONE La raccolta copiosissima, se non completa, degli scritti po- litici e militari dell'Eroe de' due Mondi, il maggiore e mi- glior omaggio che si possa offerire alla grande memoria nel primo centenario della sua nascita; la rievocazione par- lante della sua vita gloriosa; il documento securo e sincero di quanto quel Magnanimo pens, volle, fece pel bene della patria e dell'umanit. Ivi si compendiano cinquanta anni di lotte e di speranze, di battaglie e di vittorie, di eroismo e di amore; ivi riap- paiono in fulgida luce tutta la storia e il martirologio del nostro Eisorgimento, tutti gli impeti indomiti e sublimi del patriottismo nostro. Ivi l'unico uomo del secolo che, pur du- rante le gesta, fu circonfuso dalla leggenda, appare nella sua semplicit di agricoltore e di guerriero ; nella sua colossale fi- gura di redentore e di cittadino; nella schietta nobilissima verit, cbe trascende qualunque ammirazione. Ogni puafrase scultoria; ogni proclama un suscitar di entusiasmo e di eroismo; ogni sua lettera affermazione d' ideali ; sempre voce di carit gentile e di libert austera contro ogni tirannia di go- verno o di coscienza. E questa voce stata raccolta fedelmente, devotamente dalle carte scritte dal puguo ^-igo^oso che dava novelli destini ai popoli o dalla mano indebolita dagh anni quasi vicina al se- polcro ; stata raccolta da stampe sincrone o posteriori, da' ma- noscritti conservati nella nostra Biblioteca Vittorio Emanuele, 6. VI presso rarchivio dello stato maggiore dell'esercito, pressoi pri- vati, un tesoro di quasi mille pagine, moltissime inedite, con illustrazioni, ordinato cronologicamente, che forma quasi l'organismo delle idee che guidarono gli atti della preziosa esi- stenza. Il libro ha due parti : la prima accoglie lettere, proclami, manifesti, note, rapporti, disegni di legge, relazioni guerresche, dispacci; la seconda comprende lo scritto che sogliono erro- neamente chiamare Memorie, in tutto differente, e al quale va con maggior ragione dato il nome di Tricordi e pensieri. Nell'una e nell'altra la vicenda terribile e sublime della sua vita, che lo mosso sin da giovinetto a bandir le chimere, ad aprir gli occhi all'ardua necessit della lotta, e lo condusse alla sincerit suprema, ch', fra le sue virt eroiche, la maggiore. Egli ha dunque i lineamenti psicologici di una delle pi grandi figure del mond(jr Si rivela nella inconscia magnanimit delle aspirazioni, temperato ad ogni sbaraglio, saldo a' tormenti pi fieri, gagliardo nelle fibre e nell'animo, tenerissimo pe' bambini, per le donne, sin per le bestie. Immacolato propu- gnatore di giustizia, gigante nel sacrificio delle personali am- bizioni. Scrive al popolo come il popolo parla, e al popolo narra talvolta di s, non per offrirsi ad esempio, ma per mo- strare quanta energia si nasconda appunto ne' nati di popolo. Si accende innanzi ai maestosi spettacoli della natura, si esalta nelle tentazioni dell'ignoto, corre incontro alle imprese pi di- sperate, si salva nei momenti pi difficili, resta in estasi da- vanti alla bellezza e par suora di carit pe' deboli, pe' feriti, quasi sempre dimentico di se medesimo, sempre pronto ad im- molarsi per gli altri. Uomo d'azione, trascina le moltitudini, e dice loro la parola aspettata e fatidica. La sua, sembra forza superiore alla umana, ingigantita dalla fantasia d'un poeta. Carattere antico in tempi nuovi, dopo aver combattuto e vinto, ama trovarsi nella so- litudine fra cielo e mare, ove parla con la grande madre, unica che sappia intenderlo nella sua grandezza. Eiposa; ma ha sem])re il pensiero e l'occhio a' vasti orizzonti. Egli sogna ol- tre la redenzione politica, la riforma sociale e la religiosa, ed 7. VII esprime il suo pensiero con fermezza perenne, con ardore di apostolo, con lucidit di veggente. I dolori, le aberrazioni, le rivolte, le ansio della sua gente e degli altri popoli trovano eco nel suo spirito e ne traggon impeti e scatti degni d'anima altissima. Persuaso d'essere una scintilla dell'immensa divi- nit universale, odia d'odio quasi religioso il potere che osta- colava i destini della patria e della umanit ; eppure in fondo a quell'odio germina la bont pi ineffabile e pi dolce per quanto soffre ed aspira alla purificazione. Bont inspiratrice, che lo guid nelle ore in cui l'unit d'Italia sarebbe stata in pericolo, se la sua anima di ribelle e di condottiero non si fosse piegata innanzi al simulacro della patria, vittoriosa di se stessa. Ecco perch in lui il concetto della vittoria diverso dal concetto comune,^ e non contradice al suo vivo desiderio di pace e di lavoro ; la vittoria sul campo di batta- gUa dev' essere per lui sempre un mezzo a raggiungere fini sociali. I Ricordi e i Pensieri son quasi i comentari degli altri scritti e delle stesse Memorie oramai divulgate ; comen- tari semplici, arguti, sdegnosi a volta a volta, che, dettati a Pisa fra il 1862 e 1863, risentono dello stato del suo animo fe- rito in Aspromonte nel sogno pi ardente della sua vita, Roma. Scritti da lui stesso a matita, su centosettantanove pagine, son rlmasli per la maggior parte inediti nella Biblioteca Na- zionale Vittorio Emanuele, forse perch gli editori delle Me- morie, vista la forma disadorna e considerati alcuni amari giudizi su uomini e cose, non credettero darli alla luce. Vi son tuttavia pagine vive e potenti, delicate e pittoresche, fiere e tremende. Xon si pu leggere senza commozione quanto dice sulla Religione del Vero , sulla Donna , sul Terror panico, sulla Morte, sul Dolore; ma dove veramente epico in Palermo, Calatafimi, Marsala, Aspromonte, Xizza, Roma. Certo la materia, che sfiora argomenti di religione, di mo- rale, di politica, di nautica, di meteorologia, di storia, an- drebbe altrimenti raggruppata ; forse anche questi fogli pos- sou esser parte d'altro manoscritto che noi non conosciamo ; ma io pubblico l'autografo com', rispettoso della stessa pun- 8. teggiatura, che nel resto del volume diversa per le diverse fonti cui ho dovuto attingere. Cos lo scritto appare nella sua originalit suggestiva, nella sua verginale schiettezza. Come ne' documenti che precedono, anche qui la sua profonda, altis- sima costituzione psicologica chiara e luminosa. Anche qui dimostra ch'egli era l'immenso cuore d' Italia. Vada questo libro d'oro dell' eroismo e dell' amore per le nostre terre a rinnovellare sempre pili forte il sentimento dell'affetto alla patria, l'orgoglio della stirpe, la dignit del vero, il fascino della libert. E giunga da per tutto nel nome dell'Eroe caro e benedetto. 9. SCRITTI POLITICI E MILITARI 10. Al Signor G. B. Cuneo. Capo Frio, 17 ottobre 1836. Fratello, Questa per annuaziarti soltanto il nostro arrivo ai 15, e che la figlia del nostro Calafato, bella, ma bella, sai, d'una bellezza, come quella che ti rappresenta sovente la romantica tua imma- ginazione, e ne sono intenerito sino al fondo. Ti assicuro che se non fosse tanto selvatica vorrei organizzare i tanto dimenticati stromenti, ma basta per ora, e non faremo niente nemmeno per questa. Dine! Dine! ci abbisognano, non vero? e poi anche in Italia ne troveremo delle belle: ma penso che ci sverdiamo ogni giorno, fratello, e questa idearmi riescepoco piacevole. Pazienza! Quando penso alla cortesia di tuo cugino, sento doppio il bene d'averti conosciuto, assicuralo della mia gratitudine. Ho pensato, per tutto che potrebbe succedere, d'inviargli con questa una ricevuta, ci psr mia quiete, e fa che non se ne of- fenda. Se mi rispondi, e lo spero, mettimi a giorno dei prezzi in Rio, il miglio si venduto qui a mille reis l'alquere. Ci han proposto un viaggio per Campos, non so se ci converr. Presenta i miei ossequi al cugino, e pensa che sar sempre tuo fratello G. Garibaldi. {Raccolta Zumai). 11. 4 Alla Signora Anna da Costa Santos. Barra da Ilha, 8 maggio 1839. Illustrissima Signora D. Anna, Tutto io lio ricevuto, e certamente questa novella prova di stima e di amicizia che V. S. mi ha prodigata, un nuovo titolo che ha acquistato alla mia riconoscenza. Io porter dovunque la memoria indelebile dei tanti favori co' quali la S. V. mi ha onorato. Il vento cornicia a soffiare favorevole, e non tarderemo a par- tire. Accetti intanto ancora una volta i miei ringTaziamenti e quelli de' miei ufficiali. Sono di V. S. G. G-iRIBALDI. (F. E. R. B, 99, 42, 1). Citi. D. Antonia da Santos Baryacada do Bruyo. 1839 (?) Illustrissima Signora, Aspettavo soltanto un'occasione iDer assicurare la S. V. che- la distanza non diminuisce di nulla l'affetto e la gratitudine che tanto giustamente merita la S. V. S, mia Signora, molto diffi- cile per uno straniero essere trattato come fui io dalla S.V.; e se ne' miei continui viaggi fui una sola volta tentato di dimenti- carmi del mio paese e de' miei parenti, fu quando ebbi l'onore di conoscerla e di vivere sotto la protezione della S. V. Tutto ci che d'importante abbiamo avuto in questi luoghi, fu la notizia della presa della citt, che non fu vera. I Lanchois stanno aspettando nel Sampador da Fazenda do Abren, l'artiglieria. Qualche cosa d'importante pare si prepari per i Repubblicani. O. Onofrio preparasi ad uscire per Santa Caterina con un esercito di volontari; ed io, come i miei compa- gni, gli auguriamo la felicit che merita, e saremo orgogliosi quando la S. V. si degner di disporre di noi tutti. G. Garibaldi. {Traduzione dal portoghese). (7.i?.E.B. 99, 43). 12. cut. Donna Anna da Costa Santos. Esciina Itaparica, 28 luglio 1840 (?). Illustrissima Signora, La nostra posizione presente non lascerebbe nulla a deside- rare, se non fosse amareggiata da una catastrofe la pili terribile che mi potesse accadere. Ah! Signora mia, la disgrazia di una vita di apostolato perseguitato mi aveva indurito contro le calamit; ma quest'ultima! quest'ultima... sta impressa nel mio cuore con caratteri indelebili e giammai piti si dipinger sul mio viso che la disdetta e la disperazione. Naufragammo nella costa di Arern- gu e con il Tarropilha perdemmo 14 compagni! Eduardo! dopo 1 miei sforzi per salvarlo disparve nelle onde, rispondendo alle mie grida disperate, ed io i migliori dei fratelli che mi accompagnarono nel sacro cammino dei liberi. Dica alle Belle che gli ultimi accenti del mio amico fu- rono diretti ad esse! I Eepubblicani sono padroni della Laguna, cinque imbarcazioni di guerra, del forte all'entrata del porto con quattro pezzi di artiglieria, della fortezza di Embedaba con altri quattro pezzi e di una quantit infinita di armi, munizioni, genti, imbarcazioni, mercanti, ecc. Il colonnello Canabarro, fortunato, valoroso e meritevole di ogni lode, continua le sue vittorie sulle coste dell'Atlantico sino a S. Caterina, e i popoli hanno risposto col maggior entusiasmo al suo invito di emancipazione impericida. Io, mia Signora, eletto per la benevolenza del colonnello alla direzione delle imbarcazioni repubblicane, meno la mia sventu- rata esistenza immerso nella tristezza, e se l'idea consolatrice e piacevole della amicizia di Lei, non modificasse le mie pene, vor- rei finirla una volta... Mi ricordi alle Belle e dica che sono loro sempre pi affezionato, alle famiglie Pacheco e Paolo Ferreira, e creda che sar per tutta la vita il suo G. Garibaldi. {Traduzione dal 'portoghese). (r.E. i?. . 99, 42.2). 13. Al Signor Lorenzo Valerio. Montevideo, 1843. Pregiatissimo sig. Valerio, Il dono che ella si compiaciuto di farmi, accompagnato da una iscrizione vergata di suo proprio pugno, mi fu consegnato, e lo conserver sempre come cara e pregiatissima cosa. Ella pi facilmente potr immaginare, che non io descriverle, quanto commovente riescisse ai miei fratelli d'arme e a me, l'onorevole menzione che il giornale del Popolo e delle Famiglie ha fatto di quel poco, che noi, col pensiero ed il cuore sempre rivolti al bene dell'universale e all'onore della patria, abbiamo operato nella guerra che affama questi infelici paesi. Noi veramente non ci attendevamo una ricompensa siffatta, che supera di tanto 1 meriti, che sono pur cos tenui; n mai ci lu- singammo che verrebbe un giorno in cui l'Italia ci animerebbe della sua voce, in tanta distanza, ne' travagli che duriamo da tanto tempo; ed ora, dacch la comune patria ha pur voluto col suo plauso dar pregio ai deboli nostri sforzi, noi ci sentiamo dojo- piamente contenti d'averli rivolti in pr d'una nobile causa. E cos, come ella, pregiatissimo signore, ne fa il lieto augurio, sor- gesse l'ora in cui ci fosse dato almeno offrire a cotesta caduta il nostro braccio, comunque fiacco, e combattere e trionfare per essa! desiderio lungamente nudrito, enei dolori dell'esilio, forti- ficato. La robusta poesia del signor G. Bertoldi ha fatto battere con veemenza i nostri cuori, ed io prego lei, pregiatissimo signore, a voler trasmettergli questi nostri sensi di gratitudine. ^:^;y^uf^- :u?'. ;v r^. ,,= ;; ::^ - f^l 2 Dagli amici ti procurerai commendatizie per tutti quei punti che crederai utile di visitare, affine di dar moto a preparare gli uomini e combinare elementi di cooperazione. 3" Scorsi quei paesi, ti ridurrai a Livorno come luogo pi acconcio a sapere di noi. 4" Una delle cose che dovrai tenere in vista, si quella di indurre gli amici a tener pronti quei mezzi indispensabili a'^prov- vedere il bisognevole almeno pei primi giorni, affine di non cor- 23. 16 rere il rischio di perdere il frutto di tante fatiche e dei sacriiici fatti con tanta generosit dai nostri compatriotti di Montevideo. 5 I venti, ed altre cause, potrebbero obbligarci a toccare Gibilterra. Se Mazzini baivi persona fidata, le diriga lettere per me, informandomi della marcia delle cose e sul da farsi, e potr, appena tu arrivi, cominciare a scrivere. La persona che incari- casse dovrebbe stare sempre all'erta affine di farmi pervenire ogni cosa a bordo e subito. Dal nome del bastimento che ciucilo di Speranza con bandiera Orientale, sarebbe al momento avver- tito del nostro arrivo, e perch ne fosse pi sicuro e potesse ri- conoscerlo facilmente, alzeressimo all'albero di prora una ban- diera bianca, attraversata orizzontalmente per quanto lunga e nel bel mezzo, da una striscia nera. Di quanto scrivesse a noi, potrebbe darti avviso se ci potesse farci mutare di direzione. G. Gauibaldi. (V. E. Mise. R. 21. 15. C. 14, 31). Stato numerico degli individui della Legione Italiana. Genova, 1 Inolio 1848. o 5 ir, 24. 17 Al Signor Francesco Carpanetto. Genova, 2 luglio 1848. Ho ricevuto dal sig. Francesco Carpanetto, per il mio viaggio al Quartiere Generale, in Eoverbella Torino ecc., per presen- tarmi al Sovrano ed al Ministero della guerra (oltre di aver egli pagato le spese di vetture, assistenze, ecc.) la somma di lire nuove cinquecento in contanti. G. Garibaldi. ( r. E. E. B. 46, 4). Allo Stimatissimo Signor Raffaello Bruti. Milano, dal Quartiere Gen. di S. Francesco. 26 luglio 1848. Stimatissimo Signore, . Accuso la ricevuta della stimatissima sua in data 22 luglio 1848, e lodando i generosi sentimenti che nella medesima espone, de- sidero clie si formi questo corpo, e che mi raggiunga quanto prima, assicurandolo che una volta unito al resto, godr di tutte le considerazioni, e diritti della- intera Legione Italiana sotto i miei ordini. Eiverendola distintamente ho l'onore di dirmi G. Gaeibaldi. {V. E. R. B. 20, 60). Milano, 27 luglio 1848. ' Alla Giovent, j^jLa guerra ingrossa: i pericoli aumentano. La patria ha biso- gno di voi. |^,"Chi vi indirizza queste parole ha combattuto per onorare, come meglio poteva, il nome Italiano in lidi lontani; accorso, 2 Gnribcddi. 25. - 18 con un pugno di valenti compagni, da Montevideo per aiutare anch'egli la vittoria patria, e morire su terra italiana. Egli ha fede in voi; volete, o giovani, averla in lui? Accorrete: concentratevi intorno a me; l'Italia ha bisogno di 10 di 20 mila volontari; raccoglietevi da tutte parti in quanti piti siete; e all'Alpi! Mostriamo all'Italia, all'Europa, che vogliamo vincere, e vinceremo. G. Garibaldi. (F. E. R. 225, 20). Proclama agl'Italiani. Bergamo, 3 agosto 1848. Italiani! Quando Roma aveva i barbari alle porte, pi numerosi delle spiche dei suoi campi e resi terribili dalla vittoria, Eoma man- dava le sue legioni in Spagna ed in Africa, e le faceva sfilare alla vista degli assedianti in segno di disprezzo. Quando le citt lombarde, stanche di gareggiar tra loro, o di sopportare le infami angherie degl'imperatori tedeschi (che s alleavano all'una per combattere o manomettere l'altra) s'ac- corgevano -delle insidie di quei sudici padroni, alzavano un grido di unione e di fratellanza, lasciavano l'aratro e giuravano in Pontida di non viver servi, schiacciavano come rettili in Le- gnano le nefande soldatesche del barbaro. E oggi che un esercito italiano sta a fronte del nemico, che il grido dell'intiera Penisola di volere emanciparsi, oggi che infi- nite sono le risorse, di cui abbonda il nostro esercito: nella sua retroguardia il Piemonte, guerriero e splendido d'ardore, accor- rendo alla voce d'Italia; la Liguria, bella, sublime d'entusiasmo, ricca di inesauribili mezzi, alzata in massa; Roma e la Toscana, che tanto sangue dei martiri han gi sparso per la santa causa e che ripiene d'indicibile ardore non ci abbandoneranno per certo; or voi, popoli bellicosi del Bergamasco, non risponderete alla chiamata d'Italia, sarete meno dei prodi di Milano, di Brescia, che domani canteranno l'inno della vittoria e del riscatto? 26. 19 iS'on abbandoniamo, per Dio, i guerrieri che combattono per la causa santa e comune; non cada sul nostro capo la parola del morente, calpestato dall'Austro. Sovvenitevi che i popoli che si difendono non cadono. Sovvenitevi che ricaduti servi degli an- tichi tiranni, non vi resteranno che lagrime, se pure vi lasce- ranno la vita. Guardate, per Dio, ai vostri bambini, che aspettano da voi l'esistenza dei liberi, alle vostre donne, alle vostre vergini. Oh Dio! non vi coprite del mantello di piombo o del mantello d'in- famia, razza bella, privilegiata dal Creatore. Chi vi dirige la parola oggi, reduce da lontane contrade, ve- nuto coi suoi compagni per offrirvi la vita, per seppellirsi con questi valorosi sotto la vostra terra, pria che abbandonarla agli artigli del Tedesco. Oh, spero s, spero che la mia jjarola, bench debole, sar a- scoltata: che i generosi della citt, dei borghi, delle vallate e dei monti ripeteranno l'eco della crociata italiana, dello sterminio straniero; ognuno, cercando attorno di s, incontrer un'arma, un ferro per difendere la bella terra che lo ha nutrito e cresciuto, Bergamo sar il Pontida della generazione presente e Dio vi condirrr a Legnano. La bandiera della Legione Italiana di Montevideo e di Sant'An- tonio sventola sulla piazza di Bergamo ed intorno ad essa vi a- .spetta il vostro G. Garibaldi. {Ardi, di Stato di Milano Cartella 102). Signora Rosa Raimondi Garibaldi. Bergamo, 4 agosto 1848. AmLitissima Madre, Oggi ritorno a Milano con 2500 uomini, ove credo trovisi il Ke coU'esercito. Io credo che i Tedeschi non andranno pi avanti, e forse la Provvidenza li ha mandati s avanti per liberarcene. Dio ci protegger e ci guider alla vittoria. Ebb 27. - 20 uu po' di terzana, ma sono sette giorni olio non tornata e ho ripreso l'appetito; sto benone. Bisogna clie il popolo non si sgomenti, e che non ascolti la voce dei traditori e dei co- dardi. La causa santa del popolo italiano non pu perire. Uu bacio ad Annita, ai bimbi, I miei saluti a Gustavo, a Court, Augusto, Galli, Pipin, Disderi, a tutti gli amici. Addio, state sana e amate il vostro G. Garibaldi. Alla Legione Italiana. Ordine del giorno. Merate, 4 agosto 1848. Legionari, il cannone tuona il punto in cui siamo peri- coloso, come in posizione di essere tagliati fuori, e poi il giorno di domani ci promette un campo di battagUa degno di voi. Adunque vi chiedo ancora una notte di sacrifizio pro- grediamo la marcia. Viva r indipendenza italiana! G. Garibaldi. Al Generale Griffini di Brescia. Como, 6 agosto 1848. Generale, Avrete udito a quest'ora la capitolazione di Carlo Alberto, l'evacuazione della citt di Milano dalle truppe Piemontesi, e l'altre nuove. Tutto questo non ha che fare con noi. La guerra italiana contro l'Austria continua, finch vi sono uomiai che sanno e vogliono farla. Io sono dunque deciso di fare il mio dovere. Spero che voi di- viderete gii stessi sentimenti, e vi esorto quindi ad avvicinarvi alle mie colle altre forze. L'Italia far questa volta veramente da s. Credetemi, generale, Vostro dev.mo ed aff.mo G. Garibaldi. 28. 21 Castelletto, 13 agosto 1848. Protesta. Eletto dal Popolo e da' suoi rappresentanti a Duce d'uomini, la cui meta non altro che la Indipendenza Italiana, io non ])Osso conformarmi alle umilianti conveiizioni ratificate dal Ee di Sarde