Giugno reggiocomune - kmanuela.it · Vivere insieme, un’arte da reinventare 30 CULTURA&CULTURE...

48
] reggio comune COMUNE DI REGGIO EMILIA 03 Giugno2007 città delle persone ] all’interno Ragazzi con Dario Fo a scuola di democrazia Restate, un cartellone di qualità Società, serve una nuova arte di vivere insieme Con il Wi-Fi gratis nel villaggio globale

Transcript of Giugno reggiocomune - kmanuela.it · Vivere insieme, un’arte da reinventare 30 CULTURA&CULTURE...

]reggiocomuneCOMUNE DI REGGIO EMILIA

03 Giugno2007

città delle persone

] all’interno

Ragazzi con Dario Fo a scuola di democrazia

Restate, un cartellone di qualità

Società, serve una nuova arte di vivere insieme

Con il Wi-Fi gratisnel villaggio globale

3]reggiocomune

43 LEDOMANDEDEIGENITORI In vacanza senza genitori

45 GIOCACONNOI

Giochi a premi

46 ORIENTARSIServizi agevolati sì, ma a prova di furbi

]sommario04 EDITORIALE La città si rigenera

05 PERSONE&LUOGHI La Panizzi tra socialità e cultura

08 PARTECIPARE&CREARE Ragazzi a scuola di democrazia

10 VICINI&VICINI A Pieve una maxi famiglia solidale

12 LONTANO&VICINO Donne migranti

14 PRIMOPIANORivalta, la Reggia del buon vivere

20 ILPUNTO Tutti in piazza con un clic

22 PARLIAMONEVivere insieme, un’arte da reinventare

30 CULTURA&CULTURE“Restate” ne vale la pena

33 EVENTII grandi numeri di Notte bianca

e Fotografia europea

34 VITADIQUARTIERERegina Pacis, il Capitol e la storia di Sing Sing

37 AVERCURADEILUOGHI San Giorgio a prova di scossa

38 ANDARPERPARCHI Il giardino dell’Arca

39 MUOVERSI&RESPIRARE Una strada in più e il traffico se ne va

40 PASSEGGIAREINCENTROPiazza Casotti, salotto popolare

41 IOREGGIOLAVEDOCOSÌ Cari reggiani, siate più amici

della vostra città

42 SALUTE&FARMACIIl business delle malattie immaginate

SOMMARIO

La Panizzi tra socialità e cultura _______05

C’è Restate in città__________________30

Reggio Comune – Città delle personeN° 03 – Giugno 2007Bimestrale del Comune di Reggio EmiliaRegistrazione Tribunale di Reggio Emilia n° 154del 04.02.1963Proprietario: Comune di Reggio EmiliaDirettore responsabile: Mario GobbiDisegni, progetto grafico, impaginazione: Kaiti expansion s.r.l. - [email protected] Stampato in 74.000 copieStampa: Euroweb srl - Castel Guelfo (BO)Chiuso in redazione il 27 giugno 2007Progetto: Ivano Bonacini (servizio di Comunicazione)Redazione: Lucia Zanetti (caporedattore),Luciano Casoli, Elisa SonciniSegreteria di redazione: Barbara FontanelliCollaborazioni: Alberto Bevilacqua, Piergiuseppina Fagandini, Fcr, Paola Grazioli, Nicoleta Levi, Sergio Manfredini, Attilio Marchesini, Patrizia Paterlini, Fran-cesca Severini, Giuseppe Campos Venuti, Livia Violi, il Servizio comunicazioni ed altri servizi comunaliFoto di copertina: Fabio FantiniFotografie: Alfredo Anceschi, Massimo Bassi, Mari-na Ballo Charmet, William Ferrari, Silva Nironi, Letizia Rossi, Ezio Siligardi - Archivi: Comune, Acer, Panizzi, Coordinamento provinciale Centri sociali, Aquatico, Fcr, DazziIn allegato: Il pieghevole informativo sulla Polizza assi-curativa del Comune per tutti i cittadiniPubblicità: Kaiti expansion s.r.l. via Caduti delle Reg-giane 1/g, Reggio Emilia - tel. 0522.924196fax 0522.230892 - [email protected]

Il costo del bimestrale, stampato in carta riciclata, è coperto dagli introiti pubblicitari. Anche i contributi re-dazionali e fotografici sono volontari e gratuiti.

I numeri precedenti di Reggio Comune sono rintracciabili all’URP via Farini, 2/1

“Giocaconnoi”- Regolamento

• Possono partecipare a “Giocaconnoi”, gioco a premi del periodico “Reggio Comune”, i cittadini residenti nel Comune di Reggio Emilia• Per partecipare a “Giocaconnoi” occorre in-viare il testo della soluzione - indicando anche nome, cognome, recapito postale e telefonico - ad uno dei seguenti recapiti: Comune di Reggio Emilia, ufficio stampa – piazza Prampolini 1, 42100 - Reggio [email protected] 456677 (fax ufficio stampa)• La soluzione deve essere inviata entro il termi-ne indicato nel numero di “Reggio Comune” al quale si riferisce il gioco (di norma entro 15 giorni dalla distribuzione del periodico ai cittadini)• L’estrazione dei premi, alla quale è possibile as-sistere, avverrà entro 10 giorni da tale scadenza in presenza di un pubblico ufficiale appositamen-te delegato dal Comune di Reggio Emilia• La comunicazione dell’aggiudicazione del pre-mio agli interessati avverrà tramite raccoman-data A/R nei giorni immediatamente successivi all’estrazione • I premi non ritirati entro 15 giorni dalla comu-nicazione saranno messi in palio in uno dei suc-cessivi numeri del periodico.

In vacanza senza genitori_________43

GIOCACONNOI _________45

La Reggia del buon vivere ____________14

4]reggiocomune

A Reggio Emilia, con l’inizio degli anni Duemila, è tornata a soffiare nell’opinione pubblica una forte ventata sociale e ambientalista, che le forze politiche di maggio-ranza hanno raccolto, impegnandosi a tradurla in concrete politiche amministrative. Per la verità, questa è una sollecitazione che a Reggio avevo trovato già viva nel 1965, quando sono stato coinvolto per la prima volta nell’urbanistica della città; stimolata anche dall’entusiasmo di Osvaldo Piacentini, che insieme a me era consulente del piano regolatore. Il contenuto sociale dell’urbanistica era allora garantito dal piano per l’edilizia popolare ed economica e confermato dalla prima originale applicazione degli standard dei servizi pubblici - diventata poi legge nazionale, proprio sul modello reggiano - che codificava anche il contenuto ambientale, con previsioni per il verde urbano fino ad allora mai osate. È vero che negli Anni Ottanta la deregulation urba-nistica ha sfiorato anche Reggio Emilia, ma nel decennio successivo ci fu un pronto rilancio dell’urbanistica ambientalista, che proprio a Reggio fece le sue prime espe-rienze riformiste; anticipando così il metodo della perequazione destinato a sostituire l’esproprio ormai impossibile, per l’acquisizione delle aree pubbliche necessarie alla città, a compenso di qualunque edificazione privata prevista dal piano. Il nuovo mec-canismo ha garantito al Comune una vasta dotazione di aree per servizi, verde e socialità, evitando però di spendere circa 200 milioni di euro per gli espropri altrimenti necessari; anche prima di adottare il nuovo Piano strutturale comunale. Ciò comporta che ogni significativo intervento edilizio fornisce automaticamente alla città le aree per il verde e i servizi sociali, che poi saranno realizzati a spese dei costruttori e del Comune. Certamente i tanti cantieri aperti nella città, possono dare un’impressione diversa, ma il verde e i servizi che immancabilmente si realizzeranno, daranno fra non molto l’impressione che giustamente tutti si aspettano; magari l’attenzione dell’opi-nione pubblica potrebbe spingersi a monitorarne l’attuazione. Piuttosto l’opinione pubblica ha poco raccolto la problematica sollevata da tecnici, politici e operatori economici, sulla grande rapidità con cui il piano urbanistico approvato nel 2001 si sta realizzando; perchè effettivamente il ritmo dell’attuazione urbanistica è superiore a quello che molti ritengono fisiologico. Tanto per capirsi: la qualità sociale e ambientale delle previsioni urbanistiche reggiane, a cantieri ultimati, sarà garantita, ma a Reggio si stanno costruendo in questi ultimi anni, molte più abitazioni che negli altri capo-luoghi dell’Emilia Romagna. E ciò può essere motivo di comprensibile perplessità. Il fatto è che, contemporaneamente, il comparto industriale reggiano è forse, proprio in questo periodo, il più dinamico della regione. Per fare un esempio molto significativo: mentre altrove le industrie si delocalizzano - se va bene nelle cinture intercomunali, ma spesso in Romania - a Reggio ci sono aziende che dovendo riorganizzare la produzione, invece di abbandonare la sede attuale, chiedono di costruire la nuova fabbrica all’interno del comune di Reggio. E insieme, a Reggio c’è la più alta percen-tuale di lavoratori immigrati pienamente integrati, presenti anche sul mercato edilizio. Il surriscaldamento del settore immobiliare, credo si spieghi in larga misura con gli ele-menti a cui ho accennato. Ciò non vuol dire che il problema non esista e non richieda adeguamenti di gestione. In conclusione credo, però, che la tradizionale qualità urba-nistica, sociale e ambientale di Reggio Emilia, non corra seri pericoli. Anche perché, oltre alla qualità sociale e ambientale tradizionale della città, Reggio sta in questi anni costruendo il suo futuro produttivo e multiculturale. Cioè sta conservando e miglio-rando la propria qualità urbanistica, ma sta anche significativamente arricchendo la sua composizione demografica; non sta insomma cambiando la città, ma piuttosto i cittadini del futuro.

] Giuseppe Campos Venuti

L’ecologia urbana rigenera la città

EDITORIALE

Giuseppe Campos VenutiUrbanista

5]reggiocomune

La Panizzi crocevia di cultura e amicizia

PERSONE&LUOGHI

È frequentata da 1800 persone ogni giorno, per 300 giorni all’anno. La biblioteca municipale Panizzi, luogo pulsante di via Farini nel palazzo San Giorgio, viene aperta al pubblico nel 1798. All’epoca si chiamava “Nazionale”. Ogni anno presta 440 mila opere. Cifre eccellenti che testi-moniano amore per la lettura. È un luogo dove i giovani si trovano a studiare, pensionati a leggere il giornale, ai bambini piccoli mamme e nonne rac-contano le fiabe. Qui si fanno mostre e spettacoli, soprattutto nelle serate estive. Insomma un luogo di cultura e socialità. Anna Marfè prende in prestito ogni mese quattro o cinque libri e anche qualche video: «Un sistema ottimo - dice - por-tare a casa i libri e restituirli dopo un mese, così non spendi e non ingombri la casa». Fadel Mohannad viene dalla Siria ed è in Italia da cinque anni. Spende praticamente qui ogni momento libero che ha: può leggere i giornali in lingua araba

A sinistra la sala di lettura della Panizzi con l’affresco di Sol LeWitt “Whirls and twirls”; sopra, il cortile interno aperto d’estate

Luoghi di relazione e d’incontro per interessi condivisi, progetti, studio,

divertimento o tradizione

e frequentare la sala telematica. «È bella, è pulita, ci sono un sacco di postazioni telematiche e non paghi niente, cosa vuoi di più? Qui sto preparando il mio futuro, non voglio continuare a fare un lavoro con i muscoli», conclude Fadel. Giulia Cavalli, universitaria, viene alla Panizzi per prepara-re gli esami del suo corso in Scienza della comunicazione, perché a casa non studierebbe tanto, sostiene. «È un luogo gradevole e ogni tanto facciamo una pausa e chiacchieria-

6]reggiocomune

mo con gli amici. Ho conosciuto tanta gente qui; ci mettiamo d’accordo prima e ci teniamo i posti per studiare vicini». Vorrebbe che la biblioteca non avesse d’estate l’intervallo pomeridiano. Gio-vanna Mellace, sua amica, concor-da e aggiunge: «È un luogo tranquillo, si studia bene; ora si può stare anche in cortile ed è molto gradevole». Elisa Pattacini sta preparando qui la matu-rità. In casa ci sarebbero la Tv e troppe altre distrazioni. Utilizza la biblioteca an-che per i prestiti. Luca Morini, futuro

La Sala telematica è un nuovo servizio che la biblioteca Panizzi offre, dal maggio scor-so, legato alle tecnologie della comunicazione multimediale, in grado di soddisfare una domanda culturale in continua crescita. Il nuovo servizio si propone come punto di riferimento a disposizione della comunità per l’accesso libero e facilitato alle risorse informatiche, che i nuovi media rendono disponibili. Vuole anche diventare un efficace strumento in grado di “alfabetizzare” all’uso delle tecnologie digitali.I serviziCi sono 30 postazioni Internet; un’aula didattica con 12 postazioni; navigazione Wi-Fi; download su supporto rimovibile; stampa; open office.Modalità dell’accesso gratuitoPer utilizzare il servizio occorre registrarsi con un documento valido. La navigazione Internet è gratuita ed è consentita per un massimo di 15 ore ogni 30 giorni.L’accesso alle postazioni dei minori è regolata da norme specifiche.

La nuova sala telematica

7]reggiocomune

ingegnere in meccatronica, viene qui a studiare, poi incontra amici con cui può condividere opinioni e a cui può chiede-re aiuto. Ernesto Ligabue lo troviamo in sala lettura mentre sfoglia un giornale. «Sono in pensione e quindi ho tempo di venire qui tutti i giorni. Leggo quello che trovo, a volte è un po’ difficile perché la sala è sempre piena».Nella sala telematica, aperta recente-mente, incontriamo Francesco Zaca-ro. È qui perché in questo momento il suo Pc è fuori uso: dà un’occhiata alla

posta, naviga un po’. Per Natalia Bau-dalac, moldava, è diverso. Lei non ha ancora il Pc a casa e, da quando ha scoperto questo servizio, lo utilizza so-prattutto per comunicare con gli amici lontani.Orari di aperturaLunedì, venerdì e sabato 9 / 19; marte-dì, mercoledì e giovedì 9 / 22

Il sistema delle biblioteche a Reggio comprende la storica Panizzi e le decentrate di Rosta Nuo-

va, Ospizio, San Pellegrino, Santa Croce. A queste ultime, in particolare, è affidato il compito di

promuovere la lettura coinvolgendo le fasce sociali più emarginate dal circuito dell’informazione.

Il sistema ha una dotazione libraria di 767.330 volumi; nel 2006 ne ha prestati 761.391. Ogni

giorno, 2.600 persone frequentano queste biblioteche, per 300 giorni all’anno.

La Panizzi è strutturata nella Sezione di pubblica lettura e in quella di Conservazione e storia

locale. La prima offre agli utenti oltre 180 mila volumi di attualità, relativi a tutti i campi dello scibile.

I libri - che sono suddivisi fra saggistica, narrativa, sala di consultazione, sezione ragazzi e video-

teca - sono accessibili e consultabili direttamente a scaffali aperti.

Nella sezione di Conservazione, invece, sono raccolti i manoscritti, le edizioni antiche, i libri a

stampa rari e preziosi, i periodici e i materiali documentari sulla storia di Reggio e il suo territorio.

Il suo patrimonio è di 350 mila volumi, consultabili su richiesta.

Biblioteca di Rosta nuova – Aperta nel 1972, ha una dotazione libraria di oltre 52 mila volumi.

In aggiunta ai servizi consueti, la biblioteca mette a disposizione una raccolta specializzata di

recensioni e critiche cinematografiche.

Biblioteca di Ospizio – Funzionante dal 1975, dispone di un patrimonio librario di 46 mila volu-

mi. Particolarmente significativa la dotazione di libri per ragazzi.

Biblioteca di San Pellegrino – Aperta nel 1989, ha una dotazione libraria di oltre 63 mila volumi

e mette a disposizione audiovisivi didattici.

Biblioteca di Santa Croce – Funziona dal dicembre del 2003 nello storico edificio settecente-

sco di Villa Cougnet. È dotata di 19 mila volumi e dispone di 60 posti a sedere.

Il sistema delle biblioteche

Orario estivoFino al 29 luglio: dal lunedì al sabato 9 / 12.45 - Nei pomeriggi di martedì e venerdì 16 / 23.30 - Nei pomeriggi di mercoledì, giovedì e sabato 20.40 23.30.Dal 30 luglio al 1 settembre: dal lunedì al sabato 9 / 12.45 - Nei pomeriggi di martedì e venerdì 16 / 19

In alto da sinistra: Luca ed Elisa, Anna, Giulia e Giovanna, Natalia. A sinstra la nuova sala telematica, al centro la sala lettura periodici. Qui sopra Fadel e Ernesto

8]reggiocomune

Ragazzi a scuola di democrazia

«La nostra è qualcosa di più di un’espe-rienza di educazione civica; noi offriamo a una fascia di età particolarmente fragile, perché esposta a tutto ciò che succede senza avere necessariamente i filtri di in-terpretazione, un modello positivo di cit-tadino e di persona».Esordisce così Patrizia Musco, 49 anni, impegnata a tempo pieno nell’attività di tutoraggio del Consiglio di circoscrizione dei ragazzi e della ragazze al quartiere IV (la Canalina, per intenderci). La incontria-mo in un ufficio della Circoscrizione: una

piccola scrivania, un pc, un armadio. Lo apre e dentro c’è tutto il materiale che ha accumulato in questi sette anni in cui ha condotto l’esperienza di far fare ai bambini dagli 8 ai 12 anni il giro di gio-stra meno consueto per loro: sedere sui banchi di una scuola che non è quella tradizionale, fatta di analisi grammati-cale e teoremi di geometria, ma quella dell’educazione alla democrazia, alla par-tecipazione, all’impegno volontario per l’interesse generale. «Ma allora siete fuori tempo massimo», dico io che ho avuto

PARTECIPARE&CREARE Esperienze di cittadinanza attiva per il bene comune

il piacere di fare la mamma mentre mio figlio era consigliere di circoscrizione. Lei cercava di farlo lavorare alla commissio-ne solidarietà e salute mentre lui recalci-trava, per scendere in cortile a dare due calci al pallone.«Non siamo fuori tempo massimo - so-stiene Patrizia - perché, se il progetto Ccr attecchisce, può essere una leva straordinaria alla formazione civica di coloro che saranno adulti domani. L’im-magine della politica che abbiamo è negativa. Noi proviamo a insegnare che la politica ha un fine nobile che è quel-lo di pensare a tutti nell’interesse di tutti e soprattutto che questo è un impegno volontario, la cui remunerazione è solo la passione personale per il bene collettivo». Il Consiglio dei ragazzi e delle ragazze (Ccr) nasce a Reggio Emilia nel 2000 nella quar-

ta Circoscrizione e nel 2005 nella sesta Circoscrizione, dalla volontà delle Circoscrizioni stesse e dal progetto comunale “La città educativa”. L’idea è di favorire la parteci-pazione ad una cittadinanza attiva, che possa tradursi nella possibilità e capacità di intervenire con idee, proposte e progetti tesi a salvaguardare i diritti dei ragazzi in prima persona. I Ccr hanno funzioni consultive e propositive nei confronti dei Consigli di Cir-coscrizione degli adulti e realizzano propri progetti. Il mandato degli eletti – ragazzi che frequentano la quarta e la quinta elementare, la prima e seconda media - dura due anni e non è rinnovabile. I Ccr si riuniscono in seduta plenaria una volta al mese, da set-tembre a giugno. Le cinque commissioni (Ambiente ed ecologia, Cultura e spettacolo, Giochi sport e divertimento, Sicurezza stradale e sviluppo del quartiere, Solidarietà e salute) si incontrano invece periodicamente per elaborare e realizzare i progetti scelti. Nei giorni 15 e 16 giugno si è tenuto nella nostra città il Raduno nazionale dei Consigli nazionali dei ragazzi e ragazze. 400 bambini e 100 educatori provenienti da 48 diverse città italiane si sono trovati al teatro Ariosto per restituire i frutti del loro lavoro e discu-terli con il premio nobel Dario Fo.

Cos’è il CCR

La politica come partecipazione generosa ed etica nell’esperienza dei Consigli di Circoscrizione dei ragazzi e delle ragazze che recentemente hanno vissuto, nella nostra città, il loro incontro nazionale

9]reggiocomune

a scuola; ma anche un video contro il la-voro minorile, come quello che abbiamo fatto per l’Unicef; oppure una raccolta di fondi per vaccinare i bambini in un Paese del terzo mondo».«Ho partecipato alla realizzazione del vi-deo per l’Unicef – ricorda Pietro – ma ho collaborato anche alla produzione di un video sulla Reggia di Rivalta: avevamo deciso di ascoltare le testimonianze di coloro che avevano vissuto nella Reggia, sentire come era stata la loro infanzia in un luogo così bello».Dunque il Ccr è una scuola di vita? «Di vita e di pensiero - risponde Patrizia - perché, per i ragazzi, l’esperienza della politica serve se migliora qualcosa. Spes-so si tratta di piccoli interventi, oppure di problemi importanti per loro su cui invece gli adulti non riflettono più. Ciò che li muove è il senso di solidarietà, il cuore grande che li contraddistingue, ma anche il profondo senso di giustizia che li anima fin da subito. E niente quote rosa nei Ccr, non ne abbiamo bisogno: a quell’età le ragazze e i ragazzi si coinvol-gono nella stessa misura».Hanno anche chiaro il senso della delega e della rappresentanza?

«L’idea giusta della politica - conferma Pietro - mi è arrivata facendo il consiglie-re di circoscrizione, non vedendola in Tv. Ho capito meglio come funziona e quindi la guardo con occhi diversi, più critici e più consapevoli». Patrizia, come fanno politica i ragaz-zini di quell’età? «Discutono, si confrontano, hanno idee diverse, ma il Ccr è prima di tutto un fare insieme, come proporre una nuova at-trezzatura per l’area cortiliva della scuola, il restauro di un monumento, il censi-mento delle barriere architettoniche di un quartiere – dopo aver intervistato un ipo-vedente – o un progetto per stare meglio

In alto Pietro e nelle altre foto i consiglieri al lavoro. Nella pagina accanto Dario Fo all’Ariosto durante il raduno nazionale

«In molti casi parte proprio da loro l’idea di condividere il progetto su cui lavoreran-no con coloro che li hanno votati, tornan-do nelle scuole a parlare con i compagni per sentire il loro parere, raccogliere altri suggerimenti, correggere il tiro. Ricordo un episodio in cui eravamo a un incontro con un preside. Lui esordì appellandoli come vincitori, ma fu un ragazzo a cor-reggerlo: “Qui nessuno di noi ha vinto o perso; noi siamo qui in rappresentanza di tutti coloro che ci hanno votato!”». «Nella mia campagna elettorale - ricorda Pietro - ho fatto un volantino con la mia foto in barca a vela con papà e sotto ho scritto il progetto per il quale intendevo impegnarmi: una pista di ciclocross nel quartiere! Fu molto emozionante perché c’erano molti candidati e una grande competizione fra di noi. Dopo l’elezione cominciammo a lavorare dividendoci in commissioni tematiche, ma iniziò anche a perdersi il contatto con la scuola».«Dalla scuola - sottolinea Patrizia - non abbiamo sempre il sostegno necessario. Talvolta il rapporto dipende dalla sensibili-tà del singolo insegnante. Con le istituzio-ni invece il rapporto è perfetto: abbiamo e abbiamo avuto sindaci che ci hanno creduto e ci credono fino in fondo».

] NL

VICINI&VICINI Dedicato al rapporto fra vicini di casa. Ai piccoli o grandi gesti che avvicinano, alle barriere che cadono. Aspettiamo la tua testimonianza: tel 0522 456496

10]reggiocomune

Una famiglia a prova di solidarietà

Circostanze della loro vita li hanno portati ad essere vicini di casa. Vicini di casa speciali. Guglielmo Cocconi, Cor-rado Ritrovato, Luciano Chiari, Elvira Barisci, Bruna Cavalieri e Primina Lo-renzani vivono infatti negli appartamenti protetti di Pieve Modolena. I nostri pro-tagonisti sono pionieri nella sperimen-tazione di questa formula innovativa di aiuto agli anziani, alternativa alla Casa di riposo. Questi appartamenti sono i primi che il nostro Comune ha messo a disposizione, dal dicembre 2002. Altri 15 a Baragalla sono stati terminati da poco tempo ed altri saranno costruiti ad Ospizio.

L’esperienza fra vicini di casa negli appartamenti protetti di Pieve

Gli appartamenti protetti di Pieve sono nati dalla collaborazione fra Circoscri-zione, Polo 2 e parrocchia e sono stati ricavati in un’ala dismessa della Casa di carità. «Qui puntiamo molto, soprat-tutto per i temi legati a educazione e assistenza, a collaborare con la Circo-scrizione e il Polo 2; è importante poi-ché il 30 per cento della popolazione di questo territorio cambia ogni anno», sottolinea Gianni Manfredini, parroco di Pieve. I sei mini alloggi sono dotati di soggiorno con angolo cottura, camera da letto e servizi. Ognuno di questi si af-faccia su una sala comune e, in caso di necessità, un campanello li collega con l’adiacente Casa di carità. Gli alloggi sono luminosi e contengono gli oggetti o i mobili più significativi per ciascuno degli ospiti. Tranne Luciano Chiari, che è arrivato quest’anno, tutti vi abi-tano fin dal giorno dell’inaugurazione. Guglielmo Cocconi è considerato il “capo condominio”, lui si schernisce, ma tutti confermano energicamente. È lui che può cambiare le lampadi-ne quando fondono, che si presta ad aiutare i vicini nel disbrigo di pratiche amministrative o ad accompagnarli in

qualche luogo all’occorrenza. In effet-ti, 79 anni ben portati, ex operaio delle Reggiane, Guglielmo infonde calma e sicurezza. Dopo la morte della moglie, aveva chiesto di entrare nella Casa di riposo, ma non ha mai avuto bisogno del servizio. Il suo appartamento è te-nuto in perfetto ordine, la cucina brilla “Io la uso poco, faccio cose semplici da mangiare”, si giustifica. Nell’orto dietro casa, dove passa buona parte del tem-po, diventa più loquace. «Anche prima abitavo in questo quartiere - racconta Guglielmo - vivevo solo da 25 anni, ma negli ultimi tempi non mi sentivo più sicuro la sera, quando andavo a dormi-re. Qui sul comodino ho un campanello e so che in pochi minuti posso essere raggiunto. E poi durante il giorno ci fac-ciamo compagnia fra di noi. Ciascuno ha i propri spazi personali, ma non sia-mo isolati. Noi diciamo che siamo una famiglia senza sforzo». «Cosa vuole, ci raccontiamo della nostra vita, della gio-vinezza e dei nostri acciacchi - sottoli-nea Elvira Barisci, 82 anni - e per me

Nell’ingresso comune, da sinistra Bruna, alle sue spalle la responsabile della casa di Carità Marta Catellani, quindi Corrado, Guglielmo, don Gianni ed Elisa

Da sinistra: Corrado, Guglielmo, Bruna ed Elvira impegnati nelle loro attività o in un momento di relax

11]reggiocomune

questo è un luogo di serenità». Elvira sì che è una brava cuoca, lo confermano tutti, non solo per i profumi che sentono uscire dalla sua cucina, ma anche per esperienza diretta. Lei prepara sempre dei buoni piatti anche per la nipotina che viene a tro-varla; e può prendere il bus da sola per andare a fare la spesa, per scegliere personalmente con occhio attento gli ingredienti. «Sono stata contenta quando mi è sta-to proposto questo mini appartamento - confessa Bruna Cavalieri, 87 anni, ex dipendente di Villa delle Rose - Ho dei figli, ma preferisco vivere in questo luogo in autonomia e con protezione in-sieme. E poi qui siamo diventati amici davvero e un po’ come una famiglia». Bruna, anche dopo il trasferimento nell’appartamento protetto, ha mante-nuto i suoi contatti amichevoli nel quar-tiere e i suoi spostamenti in autobus, anche se ora, a causa di una caduta, deve stare un po’ tranquilla. Corrado Ritrovato è un anziano solo con problemi di salute che, prima di ve-nire ad abitare qui, trascurava. E parlava poco con gli altri. Ora socializza molto di più, grazie anche all’amicizia che si

è instaurata con Guglielmo e ai lavori nell’orto, per la cui coltivazione sembra ci sia una simpatica competizione con lo stesso Guglielmo e con Primina. Corrado si occupa anche delle picco-le riparazioni per se stesso e per i suoi vicini di casa e poi ama tenere il cortile pulito.«Un’esperienza di domiciliarità e socia-lità complessivamente ben riuscita - ci conferma Elisa Guerra, assistente so-ciale del Polo 2 - La sicurezza è garan-

Dall’aprile scorso sono disponibili i 15 nuovi appartamenti protetti a Baragalla, in via Guinizzelli

33. Sono chiamati “le Mimose”, per la loro vicinanza con la Casa protetta Villa le Mimose. I servizi

delle due strutture si integrano a vicenda. Vi possono accedere anziani soli o in coppia, autosuffi-

cienti. La realizzazione nasce da un’idea congiunta del Comune di Reggio e di Rete che nel 2001

hanno ipotizzato di ampliare e diversificare i servizi assistenziali rivolti alla popolazione anziana.

I 15 appartamenti, completamente indipendenti, costituiscono una soluzione che offre possibilità

residenziali di vita autonoma in un ambiente controllato e protetto. Vi possono accedere, tramite il

Polo di appartenenza, anziani soli o in coppia, autosufficienti. Sono residenze di diverse superfici

(da 46 a 52 metri quadrati) che possono accogliere fino a 30 anziani. Prevedono una sala con

angolo cottura o piccole cucine. Per i servizi di cucina e lavanderia, gli ospiti potranno anche

appoggiarsi alla Casa protetta. Alla Casa protetta è anche collegato un citofono, presente in ogni

appartamento, da usarsi per necessità di assistenza medica. Il costo della retta è di 500 euro

mensili per la persona singola e di 600 per la coppia.

A Baragalla l’esperienza continua

tita dalla sorveglianza notturna e diur-na, dall’aiuto per il pasto e l’assistenza infermieristica. I legami costruiti e con-solidati tra i vari condomini, hanno poi effettivamente inciso sulle condizioni di salute degli anziani che hanno potuto mantenere e, in alcuni casi addirittura migliorare, la propria autonomia in un contesto protetto, ma ben inserito nel territorio in cui hanno sempre vissuto. Ciò ha permesso loro di mantenere le abitudini e le relazioni di sempre».

12]reggiocomune

Dagli Appennini a Ginevra

Giovanna Ceci (nella foto), 72 anni compiuti, non ha perduto la genica montanara, franca e diretta. Nono-stante il tempo tra-scorso in Svizzera,

nonostante gli anni vissuti in città. È piena di energia e preferisce non sof-fermarsi troppo sui malanni che l’af-fliggono. Qualche anno fa in Sicilia ha anche vinto una medaglia raccontando barzellette. Terza elementare, lavora ancora come rappresentante perché ama muoversi, incontrare persone. «La solitudine si può evitare - esclama Gio-vanna, vedova, vive sola - Non chiude-tevi in casa, dico io, andate nei cortili, parlate con i vicini! Io la compagnia la cerco, perché non viene da sola; se ti chiudi in casa, ti lasci morire«.In SvizzeraSi è data da fare fin da ragazzina. A Bai-so, dov’è nata nel 1935, non c’era lavo-ro: a 12 anni era gia “a servizio” a Milano e a 16 alle risaie. E poi c’è l’esperien-za di migrazione in un altro Paese nel 1958. Lascia la figlia di appena un anno con gli suoceri e segue il marito, mu-

esempio. Ma anch’io ho dovuto dare una lezione – continua Giovanna - quando una domenica pomeriggio in centro eravamo con degli amici e ride-vamo; io ho la voce un po’ grossa e un poliziotto ci ha apostrofato dicendoci più o meno “tacete sporchi macchero-ni, qui non siete a Napoli”. Io in france-se continuavo a ripetergli di non capire, finché ci ha portati in caserma. Il suo capo invece ha compreso e più avanti abbiamo avuto anche le scuse del sin-daco. Io mi sentivo orgogliosa di essere italiana. Frequentavamo la “Colonia li-bera italiana”, un’associazione che rac-coglieva immigrati da ogni regione. Lì ci sentivamo tutti italiani, senza distinzioni di provenienza«.Oltrepassare le alpi«Alla Colonia respiravo un po’ d’Italia di cui sentivo molta nostalgia. E che emozione, quando si tornava a casa e si superavano le Alpi! Era il paradiso, ancor più per mio marito. Tant’è che è stato lui a voler rientrare, dopo 12 anni, prima che le nostre due figlie si radicas-sero troppo. Ma che delusione! Tu credi di trovare quello che hai lasciato, ma le cose nel frattempo sono cambiate. E ho dovuto ricominciare daccapo».

Donne migranti, esperienze a confronto

ratore stagionale, a Ginevra. Ricorda di avere dormito nelle baracche di legno dal lungo corridoio con il rubinetto per l’acqua nel mezzo. «Era dura ed erano altri tempi, ma dov’è il progresso, quan-do vedo che anche oggi molti migranti vivono in condizioni pietose?», si chie-de Giovanna. Poi a Ginevra trova lavoro come collaboratrice familiare o, come si diceva allora, donna di servizio. Poiché la sua “padrona” era comprensiva, riu-scirà anche a fare vivere in quella casa il marito e a portare la sua bambina. «Ma che trauma per lei! – ricorda Giovanna – Non ci conosceva come genitori, era in un ambiente nuovo e io dovevo sem-pre limitarla per paura che disturbasse i signori«.Imparare e insegnare«In quel Paese ho imparato tanto dal-la loro civiltà: quando ci si deve alzare in tram e il rispetto dell’ambiente, per

Reggiani che vivono all’estero, nuovi cittadini che arrivano da ogni parte del mondo, mercati senza confini: segni del villaggio globale nel nostro quotidiano

LONTANO&VICINO

Giovanna Ceci al lago di Ginevra e con la famiglia davanti al teatro della città svizzera

Ieri e oggi: stesse necessità, stesso disagio. E stessa nostalgiaUnica differenza, oggi sono laureate

Si trova al terzo piano del n° 24 di via Verdi in cit-tà e, fin dalla sua apertura, è stato come una casa dove donne immigrate, quelle impegnate nella cura domiciliare degli anziani, le cosiddette badanti, o me-glio assistenti familiari, si sono potute incontrare. Un fenomeno che è esploso negli ultimi anni: si stima che in Italia non siano meno di 500 mila. Arrivano dai Paesi dell’est europeo e principalmente da Ucraina, Romania e Moldavia. Un vero e proprio esodo con conseguenze psico sociali pesanti, tenute a bada da rapporti telefonici e da pulmini itineranti. Nella nostra città sono ufficialmente 1500, ma si stima possano essere il doppio. Il “Progetto Madreperla” è stato realizzato su scala

Madreperla. Il mondo in un appartamento

13]reggiocomune

La dottoressa badante

Antonina Bota (nella foto) lavora-va come medico ospedaliero a Cher-nivtsi, nell’Ucraina occidentale, dove è nata 45 anni fa.Lo ha fatto per 10

anni, fino al crollo dell’impero sovietico che ha portato con sé lo smantellamen-to di strutture sociali e culturali, il lavoro e i risparmi di una vita.Superata la paura dell’ignoto, Antonina arriva nel 1999 con il grande flusso di donne che dall’est europeo veniva a cercare risorse di sopravvivenza per le proprie famiglie, proponendosi come badante. “Sbarchi” silenziosi quelli, ma con lo stesso carico umano di sofferen-za e speranza, e grandi debiti per pa-garsi il viaggio. Lo “sbarco” a Napoli Ricorda bene quel suo primo viaggio in autobus lungo 48 ore, con l’autista che sembrava crollare dal sonno. E il cuore stretto per i due figli di 3 e 16 anni, il ma-rito e i genitori lasciati in Ucraina. Lun-ghe ore per snocciolare nella memoria,

fra gli scossoni dell’autobus, le poche informazioni: i film di Fellini che aveva visto, “Sacco e Vanzetti”, “La piovra” e nomi come Casanova e Rodari. «Mi sembrò quasi un miracolo quando, insieme alle altre sei compagne di viag-gio – ricorda Antonina – arrivai in piazza Garibaldi a Napoli. Pareva di essere in un bazar orientale. Avevo con me un borsone, 200 dollari e una carta telefo-nica. I dollari li diedi tutti, poco dopo, ad una polacca che mi concedeva di sosti-tuirla per un po’ di tempo in una fami-glia«. Il primo stipendio è anche il primo bel ricordo italiano: «Era di 900 mila lire: ho pagato parte del debito, mandato dei soldi a casa e per me ho comprato solo un dizionario, nemmeno un gelato, ma era una grossa soddisfazione!»Male al cuoreLa più grande tristezza? «La nostalgia soprattutto per i figli. Quando vedevo la mia signora – confessa – abbraccia-re e baciare il suo bambino, mi faceva fisicamente male il cuore». Tant’è che si ammala e deve rientrare in Ucraina. Quando ritorna viene nel Reggiano. Poco più avanti porterà a vivere qui an-che sua figlia, che ora ha 11 anni ed è bravissima a scuola. Umanità italiana «Ho trovato in Italia un grande livello di

umanità – sostiene Antonina – La prima parola che ho imparato è stata Caritas, ai cui sportelli potevo esprimere proble-mi e disagi. E ora per me non sarebbe possibile te-nere qui mia figlia, se non avessi la com-prensione della famiglia per cui lavoro e quella dei tanti vicini che si prestano a portarla a scuola e alle varie attività».Esperienze di xenofobia? Antonina ci pensa un attimo: «In passato piccoli episodi da dimenticare. Per mia figlia è diverso, perché lei può essere ferita dal-le parole giudicanti dei bambini».Trovarsi al Madreperla«Il Madreperla, aperto dal Comune nel 2004, è ora il nostro punto d’incontro. Quando non c’era nulla - dice Antoni-na - ci chiedevamo dove andare. Come tante altre, giravo per la città per scal-darmi i piedi. Ora avere un luogo per le nostre ore li-bere è veramente importante; per fare cose semplici, o seguire corsi, o pian-gere senza provare vergogna».Un giorno Antonina vorrà rientrare al suo Paese che ama e di cui segue con passione gli avvenimenti politici. «La politica è l’arte di migliorare la vita – conclude Antonina – e io oggi guardo il mondo con occhi positivi, con fiducia e speranza».

Antonina con la figlia Diana a Cernivtsi

Madreperla. Il mondo in un appartamentoregionale nel 2002-2003. Il Comune di Reggio lo ha fatto proprio nel 2004, mettendo a disposizione i lo-cali di via Verdi, la cui creazione è stata coordinata da un gruppo di donne, in prevalenza dell’Est, ma anche da volontari e associazioni locali, come Caritas e Centro d’ascolto Sintonia.L’appartamento è dotato di Tv con antenna satellita-re, lettore video e dvd, una piccola biblioteca. Si può telefonare ai propri familiari con una tessera di credito prepagata, utilizzare postazioni di videoscrittura, in-ternet gratuito e la macchina da cucire; vi si tengono corsi di vario genere e si ricevono informazioni sulla città e i servizi. Ma è anche un luogo per confidarsi, piangere e ridere.

GIGLIOLIIMMOBILIARESERVIZI IMMOBILIARI

Rif. 00779 Gardenia - appartamentoingresso, soggiorno, due balconi, cucina, dueletto, bagno, ripostiglio, garage, cantina. Bagnorifatto. €165.000

Rif. 00771 Via Emilia all ’Angelo -appartamento ingresso, soggiorno, cucina,due balconi, due letto, bagno, garage, cantina.Zona molto comoda al centro. € 145.000

Rif. 00803 Buco del Signore - appartamentosoggiorno, cucina, loggia, due letto,due bagni, cantina. Possibilità garage.Termoautonomo. Inf.ns.uff.

Rif.00802 Foro Boario - miniappartamento

Via Emilia S. Stefano 1242100 Reggio Emilia

composto da soggiorno con angolo cottura,grande loggia, camera matrimoniale, ripostiglio,bagno, garage, cantina, posto auto cond.Arredato. € 110.000

Rif.00746 Mirabello - appartamentocomposto da ingresso, cucina, terrazzo,soggiorno, due letto matrimoniali, bagno,cantina, solaio. In parte ristrutturato edammobiliato. Possibilità garage. € 170.000

Rif.00804 Regina Pacis - miniappartamentocon soggiorno/angolo cottura, ampio terrazzodi 30 mq, camera da letto matrimoniale,antibagno, bagno, garage, cantina. Parquet, ariacondizionata, termoautonomo. € 130.000

0522.440500

Rif.00783 Pieve Modolena appartamento soggiorno conangolo cucina, loggia, due letto, tre balconi, bagno, cantina.Cucina arredata. € 146.000

Rif.00787 Meridiana appartamento soggiorno, cucina,loggia, due letto matrimoniali, bagno, garage, cantina.Zona molto servita. € 150.000

Viale Regina Margherita nel cuore del polo direzionalecittadino nelle vicinanze del centro storico,proponiamoappartamenti, con ampie terrazze, in signorili edifici mattonia vista; a soli 300 metri dal centro storico. Inf.ns.uff.

14]reggiocomune

Magnifica, desiderata. Fatta per dare corpo al sogno di una vita ideale e sans souci (senza pensieri). Era nata per que-sto, costruita con fasto e abbondanza dai migliori artigiani e artisti del luogo, ma anche francesi, a partire dal 1723. Eppure la piccola Versailles reggiana – il Palazzo ducale di Rivalta, detto anche la Reggia di Rivalta – visse solo settanta anni, “strozzata” dai debiti che gli Esten-si non potevano più sostenere; spazzata via dalla fine dell’ancien regime. Ora il Comune di Reggio ha gettato le basi perché il complesso possa risor-gere a nuova vita, possa trasformarsi in un parco del buon vivere, dedicato alla lentezza, all’otium latino; luogo di relax, di distacco dalla frenesia quotidiana. È

Dal mito degli Estensi e di Carlotta d’Orleans, al recupero del palazzo e del parco di Rivalta acquistati dal Comune: sarà un’oasi di svago e pace

l’orientamento del Comune per la riqua-lificazione e il riuso del Parco e della Reg-gia. È l’indicazione scaturita dal percor-so di progettazione partecipata, che ha coinvolto un centinaio di cittadini e vari tecnici nei mesi scorsi, anche attraverso un Ost (Open space tecnology) con 18 gruppi di lavoro autogestiti. Scelte coe-renti e mediate tra esigenze del presente ed eredità del passato. Carlotta Aglae d’Orleans, figlia del Reg-

gente di Francia e nipote del Re Sole, andata in sposa controvoglia al duca erede Francesco d’Este, aveva voluto la Reggia come Versailles, perché le ricor-dasse la fastosa vita di corte a cui era abituata e che mal si adattava all’auste-rità che il duca Rinaldo, suo suocero ed ex cardinale, imponeva. Dalla Cittadella di Reggio, dove viveva con il marito Francesco, Carlotta si re-cava ogni giorno a Rivalta per sovrinten-

Rinasce la Reggiadel buon vivere

15]reggiocomune

PRIMO PIANO

dere ai lavori. Nell’ala centrale, nobile, voleva dieci appartamenti, grandi sale, gallerie, ricchi dipinti e decori, damaschi in cremisi, verde e oro, stucchi e spec-chi. E poi il grande giardino: quasi cento biolche che si estendevano verso il Cro-stolo. Aiuole di bordure fiorite e bosso forgiato e un labirinto di alte e fitte sie-pi lungo tre miglia; 440 vasi di agrumi e 350 statue; quattro grotte, peschiere e fontane per rendere esotico e misterio-

L’ala superstite della Reggia e, a sinistra, un soffitto del Palazzo

A destra come si presentava il corpo centrale, poi distrutto, in

un disegno d’epoca

so il giardino. Per i giochi, per le grandi feste che rimarranno memorabili. Per dare sfogo alla sua natura fortemente estroversa e a quello stesso spirito di li-bertà ed edonismo che faceva scrivere al giovane Voltaire: “La notte si avvicina rapidamente, approfitta dei bagliori del giorno”. La Reggia di Rivalta è stata demolita sull’onda della Repubblica del 1796. Gli arredi e gli oggetti vennero venduti; il nuovo proprietario cercò di far acquista-re il palazzo alla municipalità, che rifiutò. I reggiani preleveranno i materiali della no-bile ala centrale per costruire le loro case. L’abbandono e l’incuria faranno il resto. Il magnifico giardino verrà raso al suolo per farne campi da coltivare, ché non si poteva lasciare quel bendiddio fertile vi-cino al Crostolo, improduttivo. Un gioiello

distrutto e sepolto, anche nell’inconscio collettivo reggiano, per due secoli. E ciò che è stato rimosso dalla memoria della città per tanto tempo, deve essere poi condiviso con la comunità perché se ne possa riappropriare. E così è stato.Dal 2004 l’amministrazione comunale è diventata proprietaria di questo impor-tante complesso di grande valore pae-saggistico e storico, inserito all’interno di quel sistema architettonico pregiato, che comprende anche Villa d’Este e la villa di Rivaltella. Il Comune ha consolidato il tetto della superstite ala sud e ha messo in sicu-rezza il muro del parco.La città conserva alcune opere che ornavano il giardino: le statue dei fiu-mi Secchia e Panaro sul ponte di San Pellegrino, quella del Crostolo in piazza

16]reggiocomune

Com’era la “delizia ducale” Nel 1722 alcune donazioni di beni

da parte del principe Foresto d’Este, conte di Scandiano, e le concessioni del duca Rinaldo I al principe ereditario Francesco, sposo di Carlotta d’Orleans, consentirono l’avvio di un ambizioso progetto per la realizzazione della villa ducale di Rivalta. Sul luogo si trovava già una importante palazzina di proba-bile origine cinquecentesca, centro del-le diverse tenute agricole della zona. Il progetto di questa seconda Versailles è attribuito all’architetto reggiano Giovan-ni Maria Ferraroni. Le opere iniziarono probabilmente nel 1723. Licenziato il Ferraroni nel 1730, i lavori furono continuati da Francesco e

Dopo la notte di San Giovanni con “La rugiada delle streghe: assaggi di tra-dizione e magie alla Reggia di Rivalta”, altri eventi estivi aspettano i reggiani alla Reggia.Sabato 14 luglio dalle ore 17Reggia, femminile di Reggio - la lettura di sonetti di poetesse estensi si avvicenda ad atmosfere musicali del Settecento.Venerdì 10 agosto dalle ore 22Desideràre – riflessioni su terra e cielo sotto le stelle cadenti.Domenica 16 settembre dalle ore 16.30Assaggi e paesaggi estensi

Appuntamenti estivi alla Reggia

Prampolini, quelle delle Quattro stagioni, di Ariosto e Boiardo nei Giardini pubbli-ci. I cittadini hanno ripensato al mondo di Carlotta per pescare nell’oggi il sen-so del buon vivere, della ricreazione. Dell’essere senza il fare. Per ritrovare nel grembo di questo pre-zioso territorio che costeggia il Crostolo e guarda le colline, la natura più femmini-le della città, quella legata all’acqua. Mentre nella zona nord di Reggio si co-struisce il futuro con le nuove Reggiane e la Tav, grandi opere e velocità - tipica-mente “maschili” - qui si ricercano ritmi lenti e un immaginario, tipici dell’essenza femminile. Entrambi parte di noi, entram-bi indispensabili. A collegare nord e sud, il mito di Prometeo e quello nostalgico,

sarà il progetto del percorso ciclope-donale lungo il lato sinistro del torrente (dalla vasca di Corbelli a via Marx). Ri-congiungerà anche due anime femminili di questa terra: quella della celebrata e severa Matilde e quella edonistica e fino ad oggi dimenticata di Carlotta. Quest’asse ciclabile rientra infatti nel più ampio percorso Matildico – appro-vato dal Piano provinciale della viabilità

La breccia creata nel muro settecentesco per collegare la Reggia al percorso ciclopedonale del Crostolo

ciclo-pedonale del 2003 - che colleghe-rà l’Appennino con il Po. Altro progetto del Comune è la creazione di un parco del Crostolo. Si vuole valorizzare un va-sto territorio verde che colleghi la città con la pedecollina e la Bassa reggiana. Tre progetti di grande respiro provinciale e non solo, in cui l’area della Reggia di Rivalta può funzionare come polo eccel-lente d’attrazione.

Giovan Battista Bolognini, con la colla-borazione di Ludovico Bolognini, figlio di Francesco. Il giardino iniziato nel 1726 e sviluppatosi con un ampio recinto ba-stionato ai vertici, esteso verso il torren-te Crostolo venne ornato di circa 350 pezzi tra vasche, statue, urne, fiamme e busti. Alle sculture lavorarono dapprima Giuseppe Re (1732-34) e in seguito lo stesso Giovan Battista Bolognini. Al giardino si accedeva da dolci decolli coperti di tappeti erbosi, tranne la gran-de scalinata di mezzo che era tutta in marmo; ampie grotte a ninfeo si apri-vano sotto il terrazzo sul prospetto di levante del palazzo. Le fontane erano alimentate, con condotti sotterranei,

17]reggiocomune

dalla grande vasca della villa d’Este o isola di Alcina (vasca Corbelli) costruita circa un chilometro più a monte. Il pa-lazzo – un corpo principale centrale e due ali laterali perpendicolari – doveva essere quasi terminato intorno al 1732. Nel 1727 lavorava già alle decorazioni un gruppo di pittori: Antonio Conset-ti con la collaborazione di Bartolomeo Mercati e dei ‘quadraturisti’ Giacinto e Claudio Venturi. Le cronache del tempo ricordano splendide feste ricche di sce-nografie, illuminazioni, balli, cene. Tutta-via in breve tempo sopraggiunse un ra-pido decadimento della villa e nel 1796

Sarà il luogodelle meraviglieI risultati del processo partecipato che ha coinvolto oltre 100 cittadini, tecnici e associazioniGli orientamenti del Comune

Del futuro della Reggia si sono oc-cupati 20 tecnici comunali, 12 soggetti istituzionali, 23 rappresentanti di asso-ciazioni e oltre 100 cittadini, le cui rifles-sioni sono state raccolte in un evento pubblico di progettazione partecipata (Ost) in cui hanno lavorato suddivisi in 18 gruppi autogestiti. Il principio ispira-tore dell’ipotesi progettuale è la rilet-tura, in chiave moderna, delle funzioni che caratterizzavano, almeno nell’im-maginario dei reggiani, l’impianto ori-ginale: relax e svago. Un luogo aperto,

Giochi e travestimenti d’epoca nel parco della Reggia

la “delizia ducale” fu lasciata in abban-dono. Attualmente ne rimane l’ala di mezzogiorno, un tempo destinata alla servitù, e parte degli edifici a settentrio-

ne, comprendenti i locali di servizio, le scuderie, la corte rurale e la chiesa, ora adibita a legnaia, dedicata alla visitazio-ne della Beata Maria Vergine.

18]reggiocomune

il cui tema forte e unificante è quello dell’acqua, interpretata come fonte di benessere, ma anche come elemento coreografico e socializzante.La Reggia potrebbe contenere ser-vizi specialistici, usi “unici” e originali, puntare sulle nuove vocazioni turisti-che legate alla qualità del paesaggio e al benessere per la persona. Si dovrà ricreare la leggibilità dell’impianto archi-tettonico originario (simmetria tra le due ali della Reggia e separazione tra le due parti del parco: il giardino segreto un tempo di Carlotta d’Orleans e il parco più ampio, oggi cinto dalle mura sette-centesche); dovranno essere recuperati gli elementi storici rimasti. Dovrà con-tenere spazi per attività didattiche, di ricerca ed eventualmente strutture per

spettacoli ed eventi. Si dovranno preve-dere attività a frequentazione continua, in modo da rendere il luogo sempre vivo.Il Parco potrebbe ritornare ad essere “un giardino delle meraviglie”, attraver-so una lettura moderna delle funzioni e delle attività da ospitare. La progetta-zione potrà prevedere modalità diverse per le parti (prato-piazza tra le due ali, parte verso il Crostolo, giardino “segre-to”). Dovrà essere rispettato, non rico-struito, l’impianto originario e recuperati i temi legati all’acqua (fontane e giochi d’acqua) e integrato con la riqualifica-zione paesaggistica e idrogeologica del territorio. Dovrà essere “a misura di bambino”, costruito coinvolgendo le famiglie e le scuole del territorio.

Nell’insieme, un luogo di sorprese e di magie, diverso dalla dimensione urbana, ma anche dalla campagna circostante, in cui fontane e giochi d’acqua sono capaci di creare un’atmosfera unica. Questa ipotesi di progetto richiedereb-be la valorizzazione delle due fontane superstiti, delle grotte e delle condotte idrauliche ancora esistenti, ma potreb-be anche essere declinata in modo più ambizioso e originale, aprendo un con-fronto progettuale su come ricostruire l’atmosfera del tempo. La parte del parco compresa tra le due ali potreb-be svolgere il ruolo di piazza, ospitando rassegne, mostre e incontri culturali. Il giardino segreto verrebbe recupera-to, sia nell’impianto, sia nelle essenze dell’epoca, così da offrire un esempio fedele di come era lo spazio nel Set-tecento. I costi della realizzazione del progetto complessivo sono stimati in circa 20 milioni di euro. Non si escludo-no interventi in project-financing. Foto aerea del parco circondato dalle mura. In alto i cittadini che hanno partecipato all’Ost

19]reggiocomune

Bici e natura fanno sistema

Primi investimenti per il recupero del Palazzo e progetti per rilanciare le zone limitrofe: il parco del Crostolo e il percorso ciclopedonale

Il Piano per restituire alla comunità l’antica Reggia di Rivalta e il suo gran-de giardino non si esaurisce nei primi interventi di manutenzione e messa in sicurezza dell’esistente, né nel proces-so di partecipazione allargata per defi-nire la qualità del progetto da lanciare poi come concorso di idee. Altri due importanti e distinti progetti ne integra-no e completano le funzioni inserendo il complesso della Reggia nella frazione di Rivalta, nell’ambito urbano e in più articolati sistemi sovracomunali: sono il parco campagna del Crostolo e la pista ciclopedonale di collegamento fra la cit-

tà e la collina, un itinerario ciclabile tra Guastalla e le zone matildiche.I primi interventi sull’edificioAd oggi, a Rivalta, sono già state inve-stite risorse per gli interventi più urgenti, tra cui la chiusura di accessi non sicu-ri, la messa in sicurezza del Parco, la ristrutturazione della copertura e prove per la verifica delle condizioni generali dell’ala sud del Palazzo. Palazzo che presenta una superficie totale utilizzabi-le di circa 3.550 metri quadrati, cui va aggiunta l’area del Parco (650 metri per 500) cintata dal muro settecentesco.L’intervento più urgente, ormai com-pletato, è la copertura del Palazzo. Il risanamento del tetto è stato effettuato sostituendo alle antiche strutture lignee nuove membrature del tutto identiche per forma, geometria, materiale (legno di abete) e posizione. Sono stati effet-tuati anche studi per risalire alla struttu-ra originaria della Reggia, in modo tale che possa essere ricostruita nel modo più fedele possibile, così le decorazioni e le pitture. Il parco del Crostolo e il percorso ciclopedonaleIl progetto Parco del Crostolo mira in-vece a definire un sistema ambientale ricreativo di dimensione intercomuna-le. L’asta fluviale del torrente diventa dunque l’asse per valorizzare un vasto territorio ambientale che collega, con le sue aree verdi, la città con le realtà pe-decollinari e quelle della Bassa. Il Parco, delimitato da via Tassoni e dalla Statale 63, è di circa 600 ettari e

comprende l’asta fluviale (circa sei chi-lometri), parchi pubblici, zone residen-ziali, terreni coltivati e altri abbandonati, la tenuta Ferrarini e alcuni insediamenti dal grande valore monumentale tra cui il Palazzo ducale di Rivalta, villa Rival-tella e il Casino della vasca di Corbelli. Il progetto del Parco fluviale del Cro-stolo identifica un corridoio ecologico di grande importanza e di dimensioni provinciali. I primi interventi riguardano il Parco e sentiero del Crostolo, l’Oasi del Gruccione e l’area naturalistica del torrente Rodano. L’importo complessivo stimato per la realizzazione è di 1.450.000 euro, sud-diviso in tre stralci.Il terzo progetto riguarda invece il per-corso ciclopedonale lungo il lato sini-stro del torrente Crostolo (dalla vasca di Corbelli a via Marx). Quest’asse cicla-bile rientra nel più ampio percorso ma-tildico che collegherà l’Appennino col Po, diventando la spina dorsale di un percorso cicloturistico a valenza nazio-nale. Lungo quest’arteria sarà possibile fruire di monumenti ambientali e storici, tra cui le stesse ville estensi, il Parco del Crostolo e quello delle Caprette, la città storica di Reggio e i ponti di San Pelle-grino e San Claudio.Ad opera finita sarà possibile percorre-re tutta l’asta fluviale per uno sviluppo di 16 chilometri, di cui 6 ricavati lungo percorsi già esistenti e 10 lungo itinerari di nuova realizzazione. Il progetto definitivo prevede un importo complessivo di 700.000 euro.

ILPUNTO20]reggiocomune

Le piazze del centro storico di Reggio dedicate ai giovani. Chicca e Alessio, due nomi per tutti, sono i principali, ma non gli esclusivi, beneficiari del servizio WI-FI, connessione internet gratuita e senza fili che, dopo la prima fase sperimentale dello scorso anno, copre adesso molti luoghi del centro storico della nostra città. La seconda fase del progetto WI-FI Reggio ci regala infatti per questa estate ben 16 luoghi, per altrettanti hot spot, in cui chiunque potrà aprire il proprio computer portatile, palmare o cellulare di nuova generazione e navigare in rete senza costi e senza fili, grazie ad una rete locale via radio detta in gergo tecnico Wireless Lan. Così, sostare ai giardini o sorseggiare una bibita in un caffè non sarà più incompatibile con lo studio, il lavoro, l’accesso alle infor-mazioni. Il finanziamento dell’intervento per questi 16 hot spot e per altri 14, che verranno attivati entro la primavera del 2008, è di 210 mila euro così suddivisi: 60 mila a carico del Comune, 60 mila di Agactel e 90 mila a carico del Credem, che copre i costi della navigazione gratuita degli utenti per tre anni. Come collegarsiPer potere usufruire del servizio Wi-Fi occorre recarsi in una delle aree coperte dal segnale con il portatile, il palmare, o il telefono e lanciare il browser di navigazione Internet. Automaticamente verrà visualizzata la pagina di autentificazione, che si compone di due zone ad accesso differente:• Walled Garden – si tratta di una serie di siti, istituzionali o infor-mativi, abilitati alla navigazione gratuita e senza bisogno di au-tentificazione (ad esempio la rete civica del Comune, il sito della biblioteca, le forze dell’ordine ecc)• Forum di autentificazione – è lo spazio in cui si devono inserire le chiavi di accesso Wi-Fi (userlD e password) necessarie all’au-tentificazione per la navigazione su Internet.Come ottenere l’accessoLe chiavi di accesso vengono rilasciate all’Urp del Comune, in via Farini 2/1 e in altri uffici il cui elenco aggiornato è consultabile sul sito www.comune.re.it/wifi Esistono due modalità d’iscrizione:• Tessera di navigazione a scalare della durata di tre ore – pen-sata per le persone che si trovano occasionalmente in città (turi-sti italiani e stranieri) e che hanno necessità di navigare. L’utente deve compilare una scheda cartacea con i propri dati ed esibire un documento d’identità all’operatore. Verificata la correttezza dei dati, viene rilasciata copia della scheda contenente UserlD e password per la sola navigazione Wi-Fi• Iscrizione ai servizi on-line del Comune – questa modalità è consigliata ai residenti e alle persone che si trovano frequente-mente a Reggio e che, per questo motivo, usano abitualmente il Wi-Fi e i servizi on-line. Questa iscrizione abilita a tutti i servizi

Tutti in piazza con un clicOra sono 16 gli hot spot della nuova rete Wi-Fi di Reggio che si sta espandendo sempre più e permette di connettersi gratuitamente a internet

Qui sopra il manifesto per la campagna Wi-Fi. A destra, la mappa con le zone di libera connessione attuali (verde) e future (gialle)

21]reggiocomune

Parco del Popolo, piazza della Vittoria, viale Allegri, isolato San

Rocco, biblioteca Panizzi, piazza Fontanesi, piazza Casotti, Sala

Tricolore (Municipio), piazza Prampolini, via Farini, Centro giovani

Gabella, Officina delle arti, Credem (sede centrale), Centro inter-

nazionale Malaguzzi, piazza San Prospero, piazza san Giovanni

Altri Hot Spot nel 2008

Via Emilia Santo Stefano, parco Cervi (ex Tocci), corso Garibaldi,

mercato coperto, via Emilia San Pietro, chiostri San Pietro, chiostri

San Domenico, Fiera espositiva, area San Lazzaro, stazione cen-

trale, parcheggio Cim, tribunale, stadio Giglio, Reggia di Rivalta

Info: Urp 0522 456660, Arestud 0522 406333, Credem numero

verde 800 273336 - www.comune.re.it/wifi

Dove trovare Wi-Fi a Reggioon-line presenti e futuri del Comune.Come funzionaL’utente deve preiscriversi on-line attraverso la home-page del Comune. Questa operazione può essere effettuata anche nelle aree coperte dal Wi-Fi, attraverso il Walled Garden. Ci si deve poi recare con un documento d’identità in uno degli sportelli abi-litati. Le credenziali si possono ottenere all’Urp (via Farini 2/1), al Credem (via Emilia San Pietro 4), ad Arestud (via Mazzini 6). L’utente potrà poi conoscere le chiavi d’accesso al Wi-Fi, attraverso la Home page. A tutti coloro che si iscrivono ai servizi on-line (quindi escludendo gli utenti con tessera a scalare) viene attivata una casella di posta elettronica certificata (corrisponden-te alla raccomandata postale). La posta sarà consultabile diret-tamente dalla Home page del Comune, o sulla webmail. Il servizio sarà gratuito per un anno grazie alla sponsorizzazione tecnica di Actalis.

PARLIAMONE22]reggiocomune

«Le nostre città sono sovraffollate, troppa gente, troppi suoni, troppe im-magini. Ma sappiamo tutti bene che più la folla è numerosa, più ci sentiamo soli, quindi ci sentiamo in un deserto». Ha esordito così Zygnunt Bauman, teorico della postmodernità, ospite a Reggio del ciclo “visioni di città” nel contesto di “Fotografia Europea”. Il sociologo polac-co, studioso della cosiddetta “modernità liquida” e della “fiducia e paura della cit-tà” ha affrontato il tema “Città europee, un deserto sovraffollato”. Un paradosso, poiché normalmente associamo al de-serto l’idea di uno spazio vuoto, troppo grande rispetto alla nostra capacità di assorbirlo e investirlo di significati. “Ep-pure la città - sostiene Bauman - riesce a essere sovraffollata e deserta nello stes-so tempo. Più la folla di estranei è densa e più ci sentiamo soli”. Per Bauman gli estranei sono anche la personificazione del “grande incognito” fonte di paura, misterioso e impenetrabile. Ansia e timo-ri che ci rendono inquieti, irritabili e inclini allo spavento. Il sociologo ha sostenuto che “la separazione e il mantenimento delle distanze nelle nostre città stanno

diventando la strategia più diffusa nella lotta per la sopravvivenza”. “Abbiamo i ghetti per scelta e quelli per mancanza di alternative”, ha affermato. Per Bauman la sfida delle città oggi è di essere laboratori aperti di arte della convivenza, “l’arte di convivere con la diversità, l’arte di trasformare il destino di vivere fra estranei, nel destino di vivere con estranei”. In queste pagine sviluppiamo i temi di Bauman, chiedendoci se anche Reggio

Serve una nuova arte

può considerarsi un deserto sovraffol-lato. Ne abbiamo parlato con quattro interlocutori d’eccellenza, conoscitori della realtà reggiana. Sono Federica Anghinolfi, assistente sociale e co-ordinatrice del Polo3; don Giuseppe Dossetti, fondatore del Ceis; Giovan-ni Manfredini, ingegnere e progettista dello studio d’architettura “Manfredini”; Alberto Pioppi, sociologo del territorio, la cui ricerca è incentrata sulla comunità e sui cambiamenti del quotidiano.

Dalla deriva urbana all’era della simpatia

Alberto Pioppi - Si può essere soli in mezzo a tantissimi: è questo il punto che tocca Bauman. Non è quindi im-portante creare situazioni dove la gente vada, bisogna riuscire a proporre delle condizioni dove la gente, oltre che ad esserci, riesca ad interagire. Questo credo sia il nodo anche di ogni politica sociale. Federica Anghinolfi - Quando abbia-mo iniziato questa avventura dei Poli territoriali - ossia più servizi, più opera-tori che hanno come punto di riferimen-to il territorio - ci siamo accorti di avere

Tavola rotonda con l’assistente sociale dei Poli comunali Federica Anghinolfi, don Giuseppe Dossettil’ingnegner Giovanni Manfredini e il sociologo Alberto Pioppi

In questa e nelle pagine seguenti, disegni realizzati da bambine e bambini dei nidi e delle scuole

dell’infanzia, Istituzione del Comune di Reggio

costruito sì servizi buonissimi, ma anche dell’esistenza di parecchie solitudini. Solitudini che hanno a che fare con il senso di appartenenza. Oggi il senso di appartenenza è ferito, le relazioni sono logorate. La zona nord della città, dove lavoro, è percorsa da un grande cambiamento urbanistico. Nei contatti con le famiglie dei quartieri di Sesso, o San Prospero e anche Gardenia, è interessante notare come chi quel territorio lo ha abitato fino ad ora, non lo percepisca più come un luogo, ma come un non luogo, quindi

della convivenza

con una scarsa potenzialità di relazio-ne. I nuovi cittadini invece apprezzano molto questi quartieri, perché vedono che sono belli, verdi, attrezzati, pieni di potenzialità. I nuovi cittadini dicono an-che che non ci sono luoghi di scambio; semmai non lo sanno e vanno al centro commerciale per “consumare” il tem-po. Giovanni Manfredini - I problemi di Reggio sono comuni a tutte le realtà, non solo italiane, ma europee. Siamo passati da un modello di città compat-ta a quello di città diffusa. Ho sempre

Reggio dai deserti sovraffollati di Bauman a una nuova speranza civile

23]reggiocomune

luogo pubblico, luogo delle relazioni tra le persone, ma come spazio di risulta, interstiziale fra diverse edificazioni. Nella città compatta il concetto della prossi-mità, della continuità, consentiva le in-terrelazioni tra le persone, tutte in una forma estremamente ravvicinata. Ora la diffusione della città sul territorio, fi-glia della ricerca della massima rendita fondiaria, ci ha portato ad un modello di città basata sull’automobile, perchè abbiamo ormai delle distanze che non possono essere più coperte pedonal-mente. Queste zone più marginali della città hanno perso così identità. In più oggi la città storica si è svuotata di resi-denza, uno degli elementi più gravi che affligge il centro.

I recinti e Rosta NuovaManfredini - In questi ultimi tempi si parla spesso di Rosta Nuova. Questo progetto - figlio del Piano Fanfani di edi-lizia per le fasce deboli di allora - è stato immesso in un contesto successivo di edilizia invece speculativa, un’edilizia per ceti di livello più elevato, ricca di re-cinzioni, di spazi chiusi. Se si osserva-no anche gli ultimi interventi edilizi, c’è questa ossessione di erigere recinzioni verso il mondo esterno, verso il diverso, verso chi arriva; c’è la fissazione della security, in realtà dimenticando che più si creano barriere e recinti, più questo senso di paura viene incrementato. Poi non bisogna tralasciare che l’epoca at-tuale non è la più insicura della storia. Se

noi osserviamo i nostri palazzi storici si può notare che tutti i piani rialzati hanno le inferriate.

Pianeta Santa CroceAnghinolfi - A Santa Croce, nella zona storica dove vivevano gli operai, adesso abbiamo dei condomini. Al loro interno ci sono, semmai, tre famiglie ghanesi, una nigeriana, una marocchina, una cinese, un’anziana che magari abita all’ultimo piano senza ascensore e quindi rimane chiusa là. Per strada si vedono un sacco di bambini che corrono, che vanno in bi-cicletta, una grande potenzialità. Dentro ci sono questi micro - appartamenti mol-to chiusi, non comunicanti, dove le rela-zioni non avvengono spontaneamente, se non c’è una mediazione. Forse una volta sì; ora c’è quest’isolamento, per alienarsi poi con gli strumenti della co-municazione: internet per i più giovani, oppure la televisione, dimenticando la bellezza della relazione. Don Giuseppe Dossetti - Bauman mi è sembrato un po’ pessimista, io sono più positivo. Ho cominciato a fare il prete trentasei anni fa, ero in Bainsizza, quartiere super - storico e anche piut-tosto povero di Reggio. Tutti avevano la chiave sulla porta di casa, all’esterno. Però, sarà forse un po’ la mia ottica particolare, quello che mi preoccupa di più è lo sviluppo di un atteggiamento dipendente: dipendenza dalla televisio-ne, dalla pubblicità. Il problema di oggi è quello di una società consumista. Quin-di anche la città rischia di essere vista come un bene da consumare. Magari l’amministrazione fa delle belle piazze, ma le piazze a cosa servono? Servono per essere consumate.

Regole e sanzioniDossetti - E poi sarebbe importante ri-attivare nelle persone la voglia di essere protagoniste. Mi sembra che le richie-ste che i cittadini fanno al Comune non siano di relazione, ma di protezione. C’è insomma una prevalenza dell’elemento materno nella città: è una città che ac-coglie, che cerca di risolvere i problemi, in cui vai a chiedere aiuto se sei pove-ro. Secondo me ci vorrebbe anche una dimensione paterna, che è quella delle regole, la regola come un luogo di ne-goziazione. Questo darebbe sicurezza.

sotto gli occhi quella stampa dei primi Ottocento con scritto “Reggio di Lom-bardia”, in cui si vede una città perfet-tamente racchiusa nell’esagono, perfet-tamente autosufficiente al suo interno. L’edificazione è trattata graficamente con un segno continuo scuro, per cui ciò che risalta sono solo gli spazi ester-ni, tutti pubblici. Possiamo dire che i problemi dell’epoca contemporanea, legati all’architettura e all’urbanistica, sono dovuti alla crisi del-lo spazio aperto come luogo pubblico. Lo spazio aperto non è più visto come

In alto, Giardini pubblici fotografati da Marina Ballo Charmet (Fotografia Europea) Sopra Bauman con il sindaco Delrio nella sua recente visita a Reggio

24]reggiocomune

Ho l’impressione che molti abbiamo un po’ questa idea, che tu alla fine puoi fare quello che vuoi, che non paghi dazio. Io non sono per atteggiamenti di tipo po-liziesco, ma che ci sia la regola come fonte d’identità. Pioppi - Oggi non si ha paura della san-zione, perché non c’è la sanzione, non solo la sanzione legale, ma quella socia-le. Se non si parte da lì, si farà fatica ad educare alla comunità. La sanzione so-ciale era quella che, in un tempo dove la comunità contava, era più importante di quella legale, perché se si commetteva qualche atto, diciamo criminale, ma an-che solo qualche sgarbo ai tuoi pari, ve-nivi escluso, additato. Oggi i ragazzini, se si vedono sul giornale o sul telefonino perché hanno fatto uno sgarbo, ridono. Anghinolfi – Tornando all’ipotesi del-la dipendenza, se la applico ai servizi, vedo che la dipendenza porta a una de-lega che vuole che qualcun altro risolva per te il problema, non come un’attesa, ma come una pretesa. Dov’è oggi la capacità di assumere le responsabi-lità al di là del proprio io, della propria casa calda? L’altro punto è il conflitto: io trovo che questa ottica della dipenden-za, di fatto nasconda in sé una grande paura di assumere il conflitto come una dimensione che potrebbe anche essere di crescita. Si preferisce tappare le falle piuttosto che dare al conflitto una forma di energia, che può essere negativa se

Una voce amicaAnche quest’anno, Comune e Ausl han-no messo a punto un piano per fronteg-giare una possibile emergenza caldo. È destinato alle persone più a rischio, come anziani soli, persone affette da malattie in-validanti o con ridotta capacità di espres-sione dei bisogni. Il piano è attivo fino al 16 settembre. È operativo tutti i giorni (sabato e domenica inclusi) il numero verde 0522 320666 a cui i cittadini pos-sono rivolgersi gratuitamente dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Si può chiama-re per sentire una voce amica o per una emergenza. Il piano prevede il monito-raggio delle persone a rischio; iniziative di educazione alimentare rivolte anche alle “badanti”; accordo tra Comune e Centri sociali per favorire la frequenza dei Centri con tessera gratuita; accordo fra Comune e Rete per disponibilità imme-diata di posti letto, di visita domiciliare o ingresso temporaneo nei centri diurni; le organizzazioni di volontariato possono consegnare a domicilio farmaci e spesa. Il piano è realizzato con le associazioni di volontariato Auser, Emmaus, Croce Ros-sa, Croce Verde, Reggio Emilia Terza Età (Rete), Caritas e Coordinamento Centri sociali. Centro d’ascolto: 0522 320666

diventa distruttiva, ma che potrebbe di-ventare anche un circolo virtuoso.

Città teatro della vitaDossetti - Secondo me dipende anche da come siamo bombardati. Se guar-diamo l’informazione è deprimente, ti dà un messaggio d’inadeguatezza, dice che fuori c’è un mondo tremendo. Oggi il mondo non ha più un centro, i muri sono caduti e quindi vengono a man-care i punti di riferimento. Però vedo che noi abbiamo ancora tanta ricchezza personale, che bisognerebbe recupera-re, rimettendo insieme le persone. Manfredini - Quel senso comunitario ha anche un nesso stretto con la strut-tura fisica della città. Quello che si è per-so è proprio questa prossimità, soprat-tutto questo vivere la città come teatro della vita, che è un po’ la tradizione della città storica europea. Questo era ogget-tivamente anche un sistema di controllo sociale, seppure blando, però estrema-mente efficace e anche estremamente piacevole da vivere. Poi sono diminu-iti drasticamente i dimoranti del centro storico. È chiaro che chi abita in maniera temporanea in un luogo, non avrà cura più di tanto di questo luogo; non gli in-teresserà esercitare neanche il controllo sociale su quello che gli accade intorno, perché lì è di passaggio. Chi, invece vi dimora… è un po’ la vecchia storia del pensionato che interloquisce con chi fa

Alberto Pioppi, sociologo Federica Anghinolfi, assistente sociale

25]reggiocomune

i lavori nella strada e dice la sua; questa è una cosa meravigliosa, perché questo imbarazzarsi delle cose altrui, proprio questo intromettersi, è estremamente positivo ed è proprio insito nella nostra tradizione, anche reggiana.

Pubblico e privatoManfredini – Oggi non si può pensare di ridensificare tutto il centro storico, ma di creare tanti poli con nuove centrali-tà che possano fungere da elemento di aggregazione. Adesso c’è un grande problema di riqualificazione.Anghinolfi – E questo è possibile lavo-rando insieme, no?Manfredini - Senz’altro. Lavori intersti-ziali, piccoli impatti di relazioni legati ai servizi pubblici per lo più. Bisognerebbe recuperare la grande forza del pubblico. Purtroppo io non credo nell’utopia che si possa fare tanto col privato, a meno che non sia un privato talmente gover-nato dal pubblico che, di fatto, è un in-tervento pubblico camuffato.Anghinolfi - A Santa Croce abbiamo una realtà abitativa molto particolare perché rappresenta forse un po’ il futuro della città: tante famiglie provengono da altri Stati, ma hanno messo radici, comprato casa col mutuo. Ci sono vari luoghi culturali e religiosi, molti servizi pubblici, penso ai Poli, alla Circoscrizio-ne, all’Istituzione Malaguzzi, l’oratorio cittadino, la scuola. Però nessuno fa

un patto con la città, per dire “bene, io per il 90% del mio tempo mi occupo dei miei interessi specifici e per il 10% mi prendo la responsabilità di lavorare per il territorio”. Pioppi – Io credo che l’architettura e l’urbanistica giochino un ruolo fonda-mentale in questa direzione, perché è vero che il più è stato fatto, però vedia-mo che nascono continuamente - non certo in centro storico, ma appena fuo-ri - complessi abitativi totalmente avulsi da un contesto ambientale, dai percorsi di una volta, addirittura vanno ad inter-rompere dei tragitti, dei modi di vivere un territorio. Ma questi meteoriti sono stati progettati, pensati, accettati, sono stati venduti addirittura ancora prima di essere finiti. Bisogna tornare ad una lo-gica del territorio veramente partecipata dal basso. Dal progettare addirittura chi ci verrà ad abitare, chi ci abita già, quale può essere l’impatto, se questa strada è giusto chiuderla o no. Perchè lo sappia-mo, l’aspetto fisico di una città, di una via, di un condominio modifica il com-portamento soggettivo e collettivo. Si va dai cittadini e si dice “insieme proviamo a rendere migliore questa porzione di territorio, questo rione, questa via, ad-dirittura questa corte”. Penso alle case in Gardenia, sono una risorsa da creare proprio con un’azione partecipata. Manfredini - Lei ha posto l’accento su quello che poi è il grande cambiamento

Mediazione sociale per riconciliarsiA pochi mesi dall’apertura, il Centro per la mediazione sociale dei conflitti del Comune ha già ottenuto un importante riconoscimento: il Premio Tom Benetollo per le buone pratiche locali. Il Centro di mediazione sociale - che ha sede in via Turri 25/A - si preoccupa di conciliare di-scordie e contrasti tra condomini italiani o stranieri, contribuendo a ricreare il tes-suto sociale, la convivenza civile e a far superare solitudini e paure. Dal 14 aprile al 15 giugno il Centro di mediazione dei conflitti ha ricevuto 36 persone per questioni relative a problemi condominiali (21), rumori molesti (3), spa-zi comuni (4), funzionalità degli alloggi (3), altre problematiche (5).

Soggiorni dell’arrivederciTante proposte per l’estate insieme al mare e ai monti per gli anziani. Il Comune può contribuire in particolari situazioni di disagio economico/sociale. Il Coordina-mento provinciale dei Centri sociali met-te a disposizione volontari per seguire le persone con difficoltà.

Don Giuseppe Dossetti Giovanni Manfredini, ingegnere

26]reggiocomune

Soggiorni per ragazziLe proposte-vacanze del Comune sono gestite in convenzione con cooperative reggiane e si rivolgono ai bambini e ra-gazzi dai 6 ai 17 anni: dai 6 ai 12 anni nel-le Case di vacanza marina di Pinarella di Cervia, Igea Marina, o in quella montana di Busana: dai 12 ai 17 anni ai campeggi di Vieste, Palinuro, Palau. Ogni anno par-tono circa 400 ragazzi.

Giocare in cittàSono 12 i campi gioco in città che il Co-mune propone, di cui quattro a tempo pieno. Fanno parte del progetto “Giocare in città” che è realizzato con Circoscrizio-ni, circoli sociali e oratori. Un vero e proprio servizio di sostegno per le famiglie, educativo e divertente per i bambini. I campi gioco funzionano per tutto il periodo delle vacanze scolastiche, tranne le due settimane centrali di ago-sto. Nel 2006 hanno partecipato ai campi

dell’urbanistica moderna e mi dà indiret-tamente ragione, quando dico che biso-gna tornare a un controllo o a una guida pubblica. Se noi ci affidiamo alla cultura del mondo imprenditoriale, dell’edilizia che ben conosciamo, non riusciremo ad aver alcunché, se non quello che ci chiede il mercato. Ormai si è perso ciò che ci è arrivato dall’Epoca romana, il fatto che ogni intervento, anche privato, che si affaccia sullo spazio pubblico, di-venta “res popoli romani”, ossia di tutti. Noi siamo poi vittime di una visione ec-cessivamente fuzionalista del progetto di architettura, del progetto urbanistico. Ogni progetto ha uno scopo contingente da risolvere, però questo andrebbe visto all’interno di una finalità più generale.

Serve una regiaDossetti - Secondo me molti ce l’han-no ancora questa voglia di comunità, ma hanno bisogno di registi di cui fi-darsi. Io vedo che nelle ville tipo Fo-gliano, Sesso c’è ancora una capacità di auto-organizzazione e il pubblico qui ha veramente una grande possibilità di attingere a queste forze. Per il resto c’è voglia di prossimità, voglia di avere qualcuno vicino, non si sa bene come. Ecco, comunità vuol dire un rapporto in cui tu ricevi, ma anche dai, in cui parli di cose, di oggetti, ma dove anche tu puoi parlare di te. Questi locali dove si spara la musica a volumi impressionanti non sono assolutamente luoghi di comunità, ma sono luoghi in cui si è prossimi, in cui ci si inganna; si dice che siamo stati con della gente, che abbiamo visto della

gente. Anche il fenomeno della notte, secondo me, va in questa direzione. C’è voglia di comunità, ma non di pagarne i prezzi. Non c’è la voglia di inserirsi. Mi piace l’idea di un’urbanistica sociale, mi piace leggere il territorio non tanto come struttura fisica, ma come addensamen-to di ricchezze umane. Bisogna impor-tare anche ricchezze spirituali, che non vuole dire necessariamente religiose, ma dove la gente conti per le ricchezze che ha dentro.

Stranieri e formazioneDossetti- Da questo punto di vista, il fenomeno delle badanti ha arricchito la città, non solo perché ha contribuito a ri-solvere e ad affrontare un problemaccio, ma perché si sono creati dei rapporti - il più delle volte positivi - di scambio, non solo con l’anziano, ma anche con la famiglia dell’anziano. E poi anche lì ci sono delle dinamiche che potrebbero essere utilizzate, per esempio connette-re le badanti con il servizio per anziani del Comune, non metterli in alternativa. C’è ancora l’idea del servizio comunale che risolve i problemi: non può risolvere i problemi degli anziani che hanno biso-gno di continuità; una visita anche due volte la settimana non è sufficiente, ma legata al lavoro delle badanti potrebbe avere un effetto moltiplicatore straordi-nario. Tutte le leggi di destra e di sinistra fanno poi dell’immigrazione un proble-ma burocratico, mentre l’unico sistema sarebbe quello di connettere permesso di soggiorno e formazione. Cioè io ti do il permesso quando, comunque tu sia

Un momento di avventura nei soggiorni vacanza

27]reggiocomune

giochi comunali quasi 4.200 bambini. Più di 1.500 hanno invece seguito i cam-pi gioco parrocchiali; oltre 3.300 hanno aderito a quelli privati; i bambini disabili partecipanti sono stati 46.

Centri socialiAnche quest’estate il Coordinamen-to provinciale dei centri sociali mette a disposizione i suoi 17 centri situati nel nostro Comune. Nei loro ambienti clima-tizzati possono accedervi straordinaria-mente con tessera gratuita, anche anzia-ni in difficoltà per il gran caldo.In programma intrattenimenti e proposte culturali.

entrato, frequenti un corso di italiano, fai un percorso di inserimento, partecipi a un programma di formazione.Pioppi - Torno anche al discorso della città, di come imparare a vivere una cit-tà, gli stranieri ce lo insegnano. Gli stra-nieri hanno ancora la concezione antica di città, di città fatta di piazze pulsanti dove si va, non perché c’è il bar o l’ape-ritivo, ma perché si va a sentire cos’è successo, si va a dire la propria. A noi la strada fa paura, per noi la strada è un pezzo di asfalto che unisce delle cose, spesso dei luoghi dove si consuma, ma le case si affacciano sulle strade. Gli ex-tra-comunitari, ma anche i meridionali, magari in una maniera diversa, vivono la strada come il cortile. Si crea così anche un senso di sicurezza maggiore. Noi invece, se vediamo degli stranieri che parlano fra di loro, non li viviamo come un’energia positiva relazionale, ma come pericolo. Ci saranno anche quelli che staranno facendo cose strane, ma perché vederla per forza così. Io credo che da loro dobbiamo imparare a vivere il territorio. Sarà che vengono da culture dove si vive in strada, dove magari hai anche la tv accesa, però hai pure la se-dia fuori, come in certi paesi del sud.

La sedia fuoriDossetti - La sedia fuori sta ricompa-rendo nei negozietti di migranti. Pioppi - Sì, dagli stranieri però! È come una graffetta la sedia fuori, ecco magari non ci sto, però mi collego con te che passi. Manfredini - Ci insegnano quello che si

diceva prima, la lezione dei nostri padri. Usciti di casa non si va in un esterno, ma si va in un luogo interno, che è un soggiorno collettivo.Pioppi - Una volta si aveva più paura a disturbare il fuori e a rovinare il fuori, che la casa. Fuori c’era appunto questo patto sociale, questa tacita convenzione che il territorio è un bene comune, quindi io posso incidere positivamente, posso anche incidere negativamente, ma so che avrò una sanzione sociale che può essere quella del mio vicino, della via, o anche quella della giustizia. Bisogna rie-ducarsi, innamorasi di nuovo del proprio territorio, che sia un orto o una via.

Voglia di esserciAnghinolfi - Nella zona nord, dove si stanno facendo interviste sia ai vecchi abitanti che ai nuovi, esce proprio que-sto voler esserci, uscire, partecipare da parte dei nuovi abitanti. In certi quartieri come Roncocesi la popolazione è rad-doppiata nel giro di qualche anno. Lì bisogna cogliere al volo questa voglia iniziale di appartenenza.Pioppi - C’è questa voglia di esserci, però come diceva anche don Dossetti prima, c’è anche questa paura a fare il primo passo. Cioè bisogna mandare qualcuno che sia una persona di fiducia. Come una volta si diceva il “sindaco” della Rosta: quando c’era un problema - da una famiglia che disturbava, a una lampadina bruciata - non si andava in Circoscrizione o alla polizia, si andava dal sindaco del quartiere che era quel-lo che, per suo modo di fare, per storia

Gioco e socialità in città

28]reggiocomune

Informazioni sui Centri sociali si possono ottenere allo 0522 271473 (tutte le matti-ne e mercoledì pomeriggio)

In piscinaCentro comunale di nuoto estivo, ge-stione Aquatico, in piazzale Lari.Aquatico, il mare in città lo chiamano. In effetti ha sei piscine per un totale di 3.500 metri d’acqua: vasca olimpionica, con fiume per idromassaggi, cascate. E poi campi per sport e giochi. Oltre a 40mi-la metri quadrati di parco, negozi, bar e ristoranti, 300 ombrelloni e 1000 lettini. Feste e intrattenimenti.Aquatico è aperto fino al 2 settembre dal-

personale, se ne faceva carico senza nessun tornaconto. In ogni quartiere ce n’era uno. Ora bisogna andare a rin-tracciare quelle persone che hanno una leadership riconosciuta e far sì che di-ventino mediatori relazionali. Anghinolfi - A Sesso la parrocchia e alcuni parrocchiani si sono posti pro-prio il problema: “Come facciamo? Non riusciamo più a incrociare nessuno, ci sentiamo persi nell’identità. Il quartiere cambia e noi non riusciamo più a capire dove siamo”. Lì si è mosso qualcosa, naturalmente sono stati accompagna-ti. Adesso vanno avanti in autonomia, uscendo da logiche precostituite. Dossetti - Recentemente il Comune sta facendo una cosa interessante: dare dei punti ai ragazzi che fanno un servizio (Carta Giovani, ndr). Primo: interessan-te che qualcuno dica ai ragazzi “io ti do se tu dai”, è cosa rarissima; secondo: ti chiedo di partecipare ad un percorso di formazione, insomma non è scontato che tu sia in grado; terzo: si propongo-no obiettivi che hanno a che fare con la dimensione più nobile dell’uomo. È una bella scommessa, perché se riesce può davvero anche cambiare l’immagine dell’amministrazione che, in generale, è vista come qualcuno che dà, ma con la quale non si ha l’idea di collaborare, “lavorare con”.

A Reggio chi è solo?Pioppi – Chi non trova un progetto rela-zionale intorno a sé e lo va a cercare in mille maniere. Può essere paradossale, ma possono essere proprio i giovani a

sentirsi più soli. Il fatto che tanta gente fa troppe cose, crea frenesia nella sua vita e la esaspera ancora di più. È que-sta una ricerca continua, quasi inconsa-pevole, di essere parte di qualcosa. Sei dappertutto, ma se non stai lasciando segni intorno a te e non riconosci i segni degli altri, per me questo è un indice di solitudine.Anghinolfi - Oggi i legami possono essere pochissimi e fragilissimi. A volte basta perderne uno per scivolare. Può scivolare chiunque, anche se ha lavoro e denaro. Credo che una responsabi-lità pubblica sia anche quella di soste-nere questi legami, di renderli più solidi dove è possibile, attraverso un proget-to pedagogico non individuale, ma di quartiere, di famiglia, di condominio, di parrocchia, di centro sociale. Reggio è sempre stata una città con servizi ottimi e oggi deve cogliere questa sfida che arriva dal cambiamento culturale. Reg-gio è abituata alla sua tranquillità, al suo benessere, alla sua socialità e coesione sociale molto forte; percepire che que-sta coesione ora non è più così forte, ferisce un po’.Pioppi - La città è sotto choc, perché abituata alle cose che in qualche modo funzionavano. Poi è arrivata la città mo-derna, è arrivato quello che comunque doveva arrivare ed è stato come uno schiaffo. Dossetti - Infatti il questore ha detto che Reggio sta diventando una città metro-politana. Il che vuol dire che adesso la città deve organizzarsi diversamente, le zone devono avere più autonomia, più

Un momento di relax nel centro sociale di Fogliano

Una delle piscine di Aquatico

29]reggiocomune

le 9.30 alle 19 nei giorni feriali; sabato e festivi dalle 9 alle 19.Info: 0522 506043 – www.aquatico.itPiscina comunale di via MelatoUna vasca olimpionica coperta di 50 me-tri con vetrate apribili verso l’esterno, una piscina scoperta di 15 metri per bambi-ni, oltre allo spazio verde, al parco giochi bambini e al bar. Aperto fino al 2 settem-bre: dal lunedì al venerdì dalle 12.30 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. Info: 0522 456648

Piscina scoperta “Reverberi”L’ingresso alla piscina scoperta “Re-verberi” è riservata ai bambini fino ai 12 anni, accompagnati. Vasca da 12 per 10 metri, profondità dai 30 ai 100 centime-tri. È dotata di impianto di riscaldamento dell’acqua, spogliatoi e un piccolo spazio verde. La frequenza libera è possibile dal lune-dì al giovedì dalle 16.15 alle 18; sabato e domenica dalle 15 alle 18. Si trova nel centro polisportivo “Reverberi” con in-gresso da via Fenulli. Info: 0522 517122

propositività. Non è un cambiamento da poco. Una città di centosessantami-la abitanti non si governa con l’unità; ci sono dei momenti di unità, però la vita quotidiana deve organizzarsi diversa-mente. Manfredini – È il problema della di-spersione. Si perde così quel legame di prossimità che è il cemento di tutto, aggravato poi dalle paure del nuovo, del diverso. Ma chi si isola dal mondo, pen-sando di lasciarlo fuori con dei recinti, dimentica che il recinto ha due facce, per cui quello che è fuori da lui in realtà è il dentro di un altro. Magari pensa di legarsi ad una comunità di simili, ma in realtà perde la ricchezza delle differen-ze nel contatto con gli altri. Abbiamo un marketing del mondo immobiliare che incentiva tutt’ora questa lobby di isola-mento. Dossetti - Poi la cocaina. C’è un disa-gio di tendenza perché la cocaina non è che la usino i poveri, oppure i poveri culturalmente, la usano tutti, è pervasi-va. Recentemente ho parlato con uno che abita in uno di questi villaggi per ric-chi: c’è una situazione di cocaina che li sta destabilizzando. Oggi tenere fuori di casa il disagio non è possibile, dob-biamo accettare il fatto che viviamo in questo mondo.Pioppi - Anzi, lo si porta fuori il disagio oggi, secondo me. Nasce dentro e an-diamo a inquinare il fuori con i nostri di-sagi, siamo esportatori di disagio. Dossetti - Però la gente continua a meravigliarsi che a Reggio succedano certe cose. Quando a Reggio venne il

sociologo Pino Arlacchi, all’inizio degli anni Novanta per svolgere una ricer-ca sull’eroina, disse: “Ho trovato che voi reggiani siete molto orgogliosi della vostra diversità, delle vostre capacità; benissimo, però non pensate che cer-te cose da voi non capitino. Capitano o capiteranno. La vostra diversità usatela come una forza per affrontare i proble-mi, non per negarli”. Questa è una città che ha ancora grandi risorse umane. Però bisogna avere un po’ meno paura, anche se ho l’impressione che qualcosa stia cambiando.

L’epoca della simpatiaPioppi – In questi miei anni di lavoro sul territorio, ho visto tanta voglia di partecipare, ma anche il bisogno che qualcuno dica come fare, perché siamo troppo abituati ad andare con i foglietti d’istruzioni. C’è bisogno di una specie di spinta iniziale. Dossetti - Dalla fine dell’Ottocento in poi, siamo stati una città che ha vissuto i conflitti tra una riva e l’altra. Negli ultimi anni era quello tra comunisti e cattoli-ci, poi quello tra pubblico e privato ed entrambi hanno innescato una compe-tizione positiva. Adesso non vedo linee di conflitto che possano suscitare com-petizioni positive. Vedo piuttosto che si apre l’epoca della simpatia. Qualunque sia la storia, la matrice culturale e ide-ologica delle persone, esse si possono incontrare intorno al valore per l’uomo, a questo desiderio di comunità, senza ruoli, portando ciascuno il suo sapere, la sua esperienza.

Area verde piscina Melato

CULTURA&CULTURE30]reggiocomune

Concerti di musica classica, pop, rock, jazz, popolare ma anche spetta-coli di danza, teatro, cinema, iniziative d’arte e incontri. Sono alcuni degli ap-puntamenti - quasi tutti gratuiti - della nuova edizione di Restate, il cartel-lone di cultura, spettacolo e intratteni-mento in programma in città da giugno ad agosto. Promosso dal Comune di Reggio Emilia con la partecipazione di numerosi partner, Restate 2007 avrà nella musica – proposta in tutti i suoi generi e forme, dalla musica classica a quella contemporanea, dal jazz al rock, alla tradizione popolare – il suo filo conduttore. Grande novità la mes-sinscena al Mirabello del musical Peter Pan, lo spettacolo che si è imposto come la rivelazione della stagione tea-trale 2007, grazie alle travolgenti note di Edoardo Bennato, alle originali coreografie e ai numerosi e innovativi effetti speciali. Proposta a Reggio Emi-lia grazie a Medials Live, è la prima di una serie di manifestazioni musicali volte ad animare la nostra città, che fi-nalmente potrà imporsi come un riferi-mento a livello nazionale per gli amanti della musica. Nel segno del rapporto fra grande musica e grande cinema, si colloca la seconda edizione del Festival di mu-sica e cinema OST Original Sound Track, un programma di concerti, dal 15 luglio al 3 agosto, in piazza Pram-polini, dedicati alla migliore musica per film del presente e del passato. Cinque gli appuntamenti: Nicola Piovani (15 luglio), premio Oscar per la colonna sonora di La vita è bella di Roberto Be-nigni, l’italo-argentino Luis Bacalov (31 luglio), impegnato nell’omaggio, dove-roso nell’anno della sua consacrazione definitiva con l’Oscar alla carriera, al

maestro dei maestri: Ennio Morricone; Antoine Duhamel (21 luglio), la Bol-lywood Orchestra (3 agosto). E poi la compagnia di danza Aterballetto di-retta da Mauro Bigonzetti, che si con-fronta per la prima volta in un emozio-nante dialogo artistico con la musica di Stefano Bollani (24 luglio).Allo spettacolo d’autore sono dedicati due appuntamenti, sempre in piazza Prampolini, organizzati in collabora-zione con Arci: la musica di Samuele Bersani (4 luglio) e il teatro di Marco Paolini (10 luglio).Ancora musica, ma jazz, nel mese di agosto, in piazza Fontanesi, con la rassegna Pjazzafontanesi, promossa da Ater nell’ambito di Mundus, che si apre con Musica Nuda per la voce di Petra Magoni e il contrabbasso virtuo-so di Ferruccio Spinetti (4 agosto) e si conclude con l’omaggio ai Beatles di Danilo Rea al pianoforte (14 agosto). A Ferragosto si farà festa con il con-certo American Night. Suoni e imma-gini del cinema musicale americano, un mix di cover band e proiezioni in piazza Prampolini (organizzato in colla-borazione con Reporter, 8Ball Agency) e ai Giardini pubblici, con orchestre e danze della tradizione popolare, impegnate nel Taca Dancer, gran fi-nale del Campionato della musica da ballo emiliano romagnola, curato da Shéhérazade e da Sergio StainoTra le iniziative nel mese di luglio anche spettacoli teatrali: Sabato Allegro, a

cura del Teatro San Prospero; la ras-segna di teatro di figura Fun-tocci, che compie 10 anni, al Parco Cervi (ex Parco Tocci), a cura dell’Associa-zione 5T; il teatro popolare in dialetto reggiano, per festeggiare i 25 anni di attività di Antonio Guidetti. Giunge poi alla 23° edizione lo Stage Internazio-nale di Commedia dell’Arte (27 luglio - 23 agosto), diretto da Antonio Fava. Mentre la danza è di scena fino al 17 luglio, in piazza Fontanesi, con la ras-segna Danzando, e la Compagnia Aterballetto - Fondazione Nazionale della Danza, diretta da Mauro Bigon-zetti, fino al 10 luglio, accoglie in Fon-deria curiosi ed appassionati di danza durante le giornate di lavoro in sala.Non mancano poi le proposte cinema-tografiche: Accade Domani, Nuovo cinema italiano, la stagione estiva organizzata da Arci all’Arena Stalloni, fino a settembre e Cinecittà, proiezioni

“Restate” ne vale la penaLa rassegna estiva in città

31]reggiocomune

tematiche e produzioni originali per ri-percorrere la storia del cinema, dal 16 luglio al 27 agosto, in piazza Prampoli-ni e piazza Casotti. Una Notte al Museo è il titolo del pro-gramma, curato dai Musei Civici che aprono la sera le collezioni, fino al 31 agosto (ore 21-24, chiuso il lunedì) e propongono una nutrita serie di inizia-tive: l’ottava edizione della rassegna Cinema fra le rovine, un nuovo ci-clo di documentari sulla natura, con relatori d’eccezione come Giorgio Celli (17 luglio) e quattro serate ispirate alla storia dei colori. In programma anche le visite agli studi degli artisti Franco Guerzoni, Augusto e Armando Giuffre-di, Angelo Davoli, Daniele Vezzani, le serate di performances e degustazio-ni, le passeggiate storico-artistiche in centro, e le visite guidate alle opere attualmente in corso di restauro.La biblioteca Panizzi ripropone Sul far della sera nel cortile di palazzo San Giorgio. Torna così, il martedì fino al 24 luglio, Sentieri di parole, la rassegna teatrale per bambini e ragazzi e, novi-tà per quest’anno, il Poco e buono, una serie di incontri dedicati alle forme brevi della letteratura. Tra gli altri ap-puntamenti, il laboratorio/performance di scrittura creativa Baobab Literary Machine e Le storie salvano la vita? (3 luglio) un incontro, che vede tra gli altri la presenza di Dacia Maraini, lega-to al progetto di solidarietà internazio-nale ‘Bajo Flores’.

La rugiada delle streghe: assaggi di tradizioni e magie alla Reggia di Rival-ta è il titolo di quattro appuntamenti in programma per riscoprire l’architettu-ra e l’atmosfera di un luogo storico di grande suggestione.La creatività giovanile trova spazio alla Gabella di via Roma, palcoscenico e luogo di incontro fino al 25 luglio per eventi, esposizioni, progetti di coope-razione culturale internazionale.E infine, dopo il successo dello scor-so anno, i Giardini pubblici ospitano

la seconda edizione di L’importante è partecipare, in collaborazione con le Federazioni sportive aderenti a Coni, Uisp, Csi. Fino al 3 agosto è in pro-gramma una nutrita serie di attività sportive comprendente tornei di cal-cetto, beach volley e basket, esibizioni di arti marziali insieme a giochi e spet-tacoli, per rivivere i Giardini pubblici at-traverso lo sport per tutti.

Info: tel. 0522 456249www.comune.re.it/cultura

Prove di danza di Aterballetto. A sinistra il Bollani Quintet e, sotto, Nicola Piovani

33]reggiocomune

I grandi numeri di Notte bianca e Fotografia europea Due eventi hanno richiamato miglia-

ia di persone nel centro di Reggio. Gli incontri e le esposizioni di Fotografia europea e l’appuntamento con la Not-te bianca. La Notte bianca, pensata e organizzata dal Comune e dai Teatri, ha trasformato il centro storico di Reggio in un’unica grande scena per il Flau-to magico di strada, con la presenza, si stima, di 60mila persone, 10mila in più dello scorso anno. Persone di ogni età e numerose famiglie che, fin dal pomeriggio, hanno potuto seguire gli spettacoli per bambini. E poi la sera le suggestive iniziative di musica, danza e teatro. I luoghi di spettacolo distribu-

iti nelle piazze, nei cortili e nelle strade del centro erano 29; gli eventi sono stati 104, i palchi montati 21. I metri delle transenne installati 600, 2.5 chi-lometri la lunghezza del filo luminoso rosso che “avvolgeva” il Municipale e riappariva per la città come condutto-re di eventi e luoghi di incontro. Il car-ro del celebre Drago era lungo sette metri e largo quattro e mezzo, mentre quelli di Sarastro e della Regina della notte misuravano 12 metri.Il grande show del Flauto magico è andato in scena grazie a un mondo di artisti e tecnici straordinariamente numeroso: 1016 tra musicisti, cantanti, danzatori

e acrobati; quasi 200 i tecnici. Consi-derevole lavoro anche in sartoria: 700 bottoni, 20 metri di tulle per vestire le Drag Queen, 142 metri di elastico, 87 metri di cordone per i lacci delle scar-pe dei ballerini in costume. Anche Fotografia europea - l’altro evento della primavera organizzato dal Comune - ha avuto cifre da re-cord: nella sola settimana inaugurale sono state registrate 16.500 presenze alle mostre ufficiali, 6.500 nelle gallerie e spazi privati. I partecipanti a incontri e spettacoli sono stati 20mila. Al 10 giugno, i visitatori delle mostre erano 40mila.

Il Municipale infuocato e alcuni altri momenti della Notte bianca

34]reggiocomune

Fino a pochi decenni fa, l’oltre Cro-stolo era ancora terra di frontiera. Là dove oggi sorge il quartiere di Regina Pacis, nel dopoguerra vi erano poche case lungo il fiume - le case dei carrettie-ri che trasportavano la ghiaia del torrente - e sporadici edifici colonici che costel-lavano i campi oltre via Puccini. Ma fu in questa terra di nessuno, non ancora tes-suto urbano, che vennero insediate due delle realtà che hanno fatto la storia della zona e ancora – seppur in modo diver-so – caratterizzano l’odierno quartiere: la chiesa di Regina Pacis (Regina della Pace) e le case popolari di via Mascagni-Bainsizza. La chiesa nacque per adempiere a un voto che i reggiani avevano fatto alla Ma-donna durante la guerra. Se la città fos-se stata risparmiata dai bombardamenti e dalle mitragliate di “Pippo”, gli abitanti avrebbero eretto in ringraziamento un tempio dedicato alla Madonna. Così fu e, dopo la posa della prima pietra nel settembre del 1945, per oltre dieci anni quelli che poi sarebbero divenuti i parroc-chiani della chiesa si adoperarono con ogni mezzo – attraverso l’organizzazione di pesche, lotterie e concerti e la vendita di santini - per completare l’opera e arri-vare alla sua consacrazione nel 1958. Ma obiettivo di questa nuova chiesa di periferia non era solo prendersi cura delle

cinquemila anime “disperse” fuori porta, ma anche occuparsi degli aspetti meno

spirituali della comunità. Così i campi attorno al tempio si trasformarono pre-sto in campi da calcio, da pallacanestro, da tennis e lasciarono posto a uno dei principali punti di riferimento culturali non solo del quartiere, ma dell’intera città: il cinema Capitol, una sala d’avanguardia per quel tempo che, da metà degli anni Sessanta fino ai primi Ottanta, fu un vero catalizzatore del dibattito culturale citta-dino. Da questo piccolo cinema parroc-chiale di periferia - che proponeva prime visioni di qualità, film in lingua e pellicole che normalmente non transitavano nei circuiti canonici - sono passati registi e critici cinematografici come Bellocchio, Montaldo, Blasetti, Loj e Pasolini. A quest’ultimo capitò un’esperienza poco simpatica, perché, invitato a pre-sentare Medea, il suo ultimo film, fu og-

Regina Pacis, il Capitol e la storia di Sing Sing

Viaggio fra l’identità, la storia e le nuove dinamiche dei quartieri, raccontate anche dalla voce dei suoi abitanti

VITADIQUARTIERE

Il Cinema Capitol . Foto Letizia Rossi

Mimì fioraia. Fototeca Panizzi

35]reggiocomune

getto di aspre contestazioni da parte di un gruppetto di destra che lo accolse con lancio di uova e fialette puzzolenti e a suon di slogan denigratori. Gli orga-nizzatori del Cineforum ci rimasero male, ma del resto anche questo faceva parte del gioco e del proporre, di settimana in settimana, pellicole e temi di confronto non banali. “Dal Capitol – dice Giovan-ni Dazzi, ex presidente del cineforum –

sono passati tutti i giovani di Reggio di quel periodo. Quelli erano anni in cui si discuteva di tutto, e il film era un pretesto per discutere e confrontarsi”. Di lì sono passati tanti appassionati di cinema: sia chi ha poi proseguito la car-riera cinefila come Paolo Vecchi, oggi critico cinematografico, o come chi ha intrapreso un’altra strada come Ma-rio Monducci, ora in politica. Negli anni

d’oro del Capitol – il periodo tra il ’68 e l’83 – alcuni dei giovani che gravitavano attorno alla sala, presi dalla “febbre del venerdì sera” (la serata delle proiezioni-dibattito), pensarono di passare alla pra-tica e di realizzare un loro film. L’ispira-zione non mancava e si presentarono a Cinecittà con un soggetto del tutto simile al recentissimo Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti. Ma nonostante tutto sembrasse scorrere liscio (con tanto di attori già scritturati), all’ultimo il progetto saltò, forse perché ancora i tempi non erano maturi per proporre al grande schermo la storia di due fratelli legati a ideologie opposte… I tempi cambiano e trasformano le pro-spettive. Come quella del cinema di via Zandonai, prima affossato dalla televi-sione di massa e ora minacciato da una nuova trasformazione. Pare sia infatti destinato, nel giro di un anno, ad essere demolito e ricostruito, non più come ci-nema a servizio della città, ma come sala polivalente ad utilizzo parrocchiale. Questa demolizione-ricostruzione non sarà la sola a cambiar faccia al quartiere, già oggetto, negli anni Novanta di una profonda trasformazione con l’abbatti-mento delle case popolari di via Masca-gni-Bainsizza. Oggi chi percorre queste vie e s’imbat-te nelle palazzine rosa all’angolo tra via Mascagni e via Zandonai, ricostruite proponendo un armonioso equilibrio di verde, porticati e dimensioni “a misura d’uomo”, difficilmente può immaginare il passato di questo crocevia: una real-tà dura, lunghi caseggiati a quattro pia-

In alto, Giovanni Dazzi con Nanni Loj. Qui sopra, Pasolini con il padre gesuita Taddei, Ninetto Davoli e Paolo Mettel. Foto archivio Dazzi

36]reggiocomune

ni con ballatoi comuni, dove negli anni Quaranta approdarono prima gli sfollati di Santa Croce e negli anni seguenti gli immigrati della montagna reggiana e i profughi istriani. Un gruppo di casermo-ni recintati da un muro e da filo spinato che, insieme al clima di marginalità (an-che per via di quelli che usciti dal ma-nicomio o dalla galera venivano dirottati qua), diedero al complesso l’appellativo di Sing Sing, dal nome del noto carcere newyorkese. In questo luogo un giova-nissimo don Giuseppe Dossetti iniziò la sua carriera di prete-operaio. In questo clima di privazione, presunta delinquen-za, e personaggi originalissimi – come la celebre Mimì fioraia, che girava la città suonando la chitarra e chiedendo l’elemosina, o Guerrino che passava le giornate fermo all’incrocio principale del quartiere – riuscì, insieme agli esponen-ti locali dell’allora Pci, ad allacciare i fili di un tessuto sociale da costruire, pun-tando sulle relazioni di prossimità e sul vivere le stesse esperienze degli abitanti. Trasformò alcuni degli appartamenti dei caseggiati in aule scolastiche, in chiesa e sagrestia di fortuna e si conquistò la fi-ducia e la stima dei residenti coinvolgen-doli tutti nella sistemazione di un vecchio chiesolino, poi trasformato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. E sacrificò un rarissimo “Gronchi rosa” – il franco-bollo difettoso e per questo raro, emes-so nel ’61 in occasione del viaggio del presidente Gronchi in Sudamerica – per acquistare un pulmino utile a ‘scorraz-zare’ i giovani del circondario e intratte-nerli in attività ricreative. In quelle case,

grazie anche all’architettura a ballatoio, che imponeva la contiguità del vivere e la condivisione di gioie e dolori, “si viveva sotto gli occhi di tutti” ricorda Dossetti. Erano case anguste e spartane, ma ai primi abitanti parvero un lusso perché avevano l’acqua corrente e il riscalda-mento e quando vennero abbattute al-cuni piansero dal dispiacere. Sapevano che sarebbero andati a star meglio, ma era pur sempre la propria casa che crol-lava… “Oggi si sta decisamente meglio

– dice un’inquilina del numero 12, che già abitava qui cinquant’anni fa - ci sono tutte le comodità. E poi Acer ha cercato di ricollocare vicine le famiglie che già si conoscevano”. Certo, ora il quartiere che pullulava di ragazzini e famiglie stipate negli alloggi si è trasformato in un quar-tiere di anziani che vivono soli e passano la maggior parte del tempo in casa, con tanti comfort e un pizzico di nostalgia di Sing Sing.

] Elisa Soncini

In alto, un’immagine del quartiere Mascagni (Archivio Acer) Qui sopra, il quartiere oggi (foto Letizia Rossi)

37]reggiocomune

AVERCURADEILUOGHIUno spazio collettivo più bello per avere la voglia di starci, per goderlo

San Giorgio a prova di scossa

La zampata del terremoto - era il 15 ottobre 1996 - aveva lasciato cicatrici profonde nella chiesa di San Giorgio. Dissestati muri portanti, cupola, tran-setto, navata: spazi grandiosi e solen-ni, pregevoli linee barocche. L’edificio di culto, fra i più cari ai reggiani, venne dichiarato inagibile e chiuso. Porte sbarrate per undici anni, fino ad oggi, quando, risolti i problemi di stati-ca con un lungo cantiere che fra l’altro ha dovuto fare i conti con altri fenomeni sismici, l’edificio è stato momentanea-mente riaperto per ospitare una sezione di Fotografia europea e ripresentarsi alla città. I lavori di consolidamento sono stati finanziati dal Comune di Reggio, che è proprietario dell’immobile, e dalla Regione: un milione e 340mila euro. Al consolidamento statico, si è aggiunto il restauro della facciata, bell’esempio di architettura e scultura barocca, con il portale e il bassorilievo che ripropone

La chiesa di San Giorgio è citata la prima volta in un documento del 1146. Nel 1456, si svolgono restauri dell’edificio, di modeste dimensioni, ad opera della fa-miglia Ruggeri. A quell’epoca risale un altro rilievo scul-toreo, che ripropone san Giorgio e il drago, emerso da scavi svolti alcuni anni fa, ora ammirabile nella sala di lettura della biblioteca Panizzi. Nel 1610, la chiesa e al-cune stanze attigue vengono assegnate ai padri Gesuiti, che avviano un’attività assai intensa di apostolato, guida spirituale, istruzione e formazione culturale, costruendo il grande collegio, oggi sede della “Panizzi”: palazzo San Giorgio. I Gesuiti, scrive fra l’altro Prospero Scurani nel-la sua ottocentesca Storia della chiesa di San Giorgio in Reggio Emilia, divennero ben presto un punto di riferi-mento, non solo per la vita religiosa della città. Nel 1635, Flaminio Ruffini progetta la nuova chiesa (la famiglia Ruf-

Storia e arte

l’icona classica di san Giorgio, a cavallo mentre uccide il drago con una lancia (lavori attribuiti al Groppelli di Verona e al Mattoni di Como). Il cotto della fac-ciata e il marmo del portale si sono ri-appropriati dei colori originali: un inten-so rosso mattone e il colore chiaro del marmo. Un gigante in cittàL’edificio, incastonato nel reticolo di strade fra piazza Grande e piazza del Cristo, ha una pianta a croce latina con tre cappelle laterali per parte. La lunghezza totale è di 55 metri circa, la larghezza è di 22 metri. L’altezza del-la navata raggiunge i 18 metri, mentre l’altezza dalla base della cupola è di 32 metri. La lanterna, parte terminale della cupola, inconfondibile nello skyli-ne della città storica, supera i 50 metri da terra. Infine, la facciata domina la via Farini con un’altezza di 26 metri e una larghezza di 22.

Dopo il terremoto del 1996, in salvo un gioiello del Barocco proprietà del Comune - Restaurata la facciata su via Farini; conservate le tele di Tiarini, Minghetti e Ugolini

fini sostenne con mezzi e ingegno l’operato dei Gesuiti reggiani). Fra il 1675 e il ’78, viene costruito il campanile, su progetto attribuito al padre gesuita Andrea Pozzi. Fra il 1737 e il ’47, ulteriori interventi e rifacimenti della chiesa, ad opera dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani: si ripone mano alla crociera, al coro e alla cupola. Quando sarà definitivamente riaperta al pubblico, la chiesa di San Giorgio potrà riproporre anche i suoi tesori sei e sette-centeschi, citati fra gli altri da Massimo Pirondini nella sua Reggio Emilia - Guida storico-artistica: stucchi e paliotti policromi in scagliola di rara bellezza (in parte attribuiti a Pietro Armani); dipinti di Lucia Canalini Torelli, Orazio Ta-lami, Prospero Minghetti, Augusto Ugolini e una Madon-na della Ghiara con i santi Francesco Saverio e Ignazio di Loyola di Alessandro Tiarini (sant’Ignazio fu fondatore della Compagnia di Gesù, o Gesuiti).

Una fase dei lavori di pulitura della facciata di San Giorgio e, in alto, gli ornamenti

in marmo ora risaltano sulla facciata

38]reggiocomune

ANDARPERPARCHI

Il giardino dell’Arca

Alla scoperta dei parchi e delle aree verdi della città: 7 milioni di metri quadrati che offrono ad ogni reggiano 40 metri quadrati di verde pro capite, di cui 20 per uso ricreativo

Nelle immagini il parco del Diamante e il giardino dell’Arca con il pennone e le campane a vento Foto Massimo Bassi - ReFoto

Incastonato nel Parco del Diamante (terza Circoscrizione) esiste dal 2005 il giardino dell’Arca, uno spazio dedicato a religioni ed ecologia dello spirito. Vi si accede dalle vie Danimarca, Wagner e Gorizia. Un’esperienza unica presentata recentemente alla Biennale di Venezia. Il giardino dell’Arca è intitolato ad Alexan-der Langer e al suo impegno nel favori-re il dialogo fra i diversi, oltrepassando i confini. E rispettando le radici. Lo spazio è essenzialmente costituito da alberi e fiori che rivestono un significato peculia-re per le grandi fedi del mondo, sia reli-giose che legate al pensiero laico e non religioso. In una piccola area di forma circolare, bordata da un rilievo di terra coronato da una siepe di biancospino, è riservato lo spazio per collocare otto

piante, una ogni anno. Ognuna di esse è simbolo di otto diverse fedi: buddismo, cristianesimo, ebraismo, islamismo, tao e confucianesimo, shinto, religione degli Indiani d’America e pensiero areligioso, aconfessionale, ateo. L’anno scorso è stato messo a dimora l’albicocco, con semi che il Dalai lama ha lasciato nel suo ultimo passaggio a Reggio Emi-lia: l’arancio, colore del sole, è caro ai buddisti. Quest’anno è stata messa a dimora la vite, chiaro simbolo legato a Cristo, di cui si legge nel Vangelo di Gio-vanni “Io sono la vera vite e il Padre mio il vignaiolo”. Queste piante circondano un oggetto insolito, l’albero delle cam-pane: un alto pennone da imbarcazione al quale sono appese campane a vento (una per ogni anno, come per gli alberi).

Nella terza Circoscrizione un’area verde come pratica di ecologia dello spirito. Il progetto presentato alla Biennale di Venezia

Sono così chiamate perché è il vento a farle suonare. Il loro batacchio è legato a un largo timone, che cattura i più piccoli refoli di vento. Il timone porta inciso for-mule e testi poetici; diventa così, simbo-licamente, veicolo della magia racchiusa nel suono delle parole che il vento può liberare. Un percorso ciclopedonale col-lega l’area circolare e “solare” delle reli-gioni, alla zona opposta del giardino, co-stituita da un’antica cisterna, ora usata come piccolo palcoscenico all’aperto, il cui fondale semicircolare “lunare” è stato dipinto dai writers di Unità di strada.Nel mezzo un grande roseto a forma di cuore. Vasca, pista con roseto e giardi-no delle religioni costituiscono un geo-glifo, visibile solo a grande altezza, che scrive la parola “amo”. Segni, profumi, colori, suoni e simbolismi che vogliono testimoniare una speranza, un progetto di solidarietà centrato sull’uomo, sul ri-spetto e sull’amore.

39]reggiocomune

MUOVERSI&RESPIRARENotizie su viabilità e nuove infrastrutture mobilità ciclabile e sostenibile

pagna, con servizi accessibili e facilità nelle relazioni sociali. Dopo la rotonda realizzata a ridosso della strettoia, che tutti chiamano ‘la lumaca’, con il nuovo asse attrezzato che collega tangenzia-le nord e provinciale 29, Gavassa può tornare a respirare e a progettare il pro-prio futuro di nucleo urbano. Una frazione dalle grandi potenzialità sociali, come dimostrano le tradiziona-li feste ‘D’la batdura’ e ‘Dell’Unità’ e i numerosi servizi esistenti: scuole, casa protetta, parrocchia, centro sportivo, bar, giornalaio e, a conferma della di-visione creata negli anni dalla strada,

Una strada in più e il traffico se ne va

Un tempo Gavassa era una frazione a ridosso della città, percorsa dai rari e lenti veicoli da e per Correggio. Si pote-va attraversare la strada per andare dal fornaio, dal tabaccaio o al bar, come ci dicono le foto d’epoca. Col passare degli anni, il paese è diven-tato quasi un intralcio per camionisti e automobilisti, che sfrecciavano sfioran-do le case addossate al ponte e ai lati della ex statale 468, ora provinciale. Dal maggio scorso, gli oltre duemila abitanti di Gavassa possono nuova-mente immaginare la frazione come un borgo di periferia, tra città e cam-

Un piccolo ma importante aiuto a ciclisti e pedoni viene da due accor-gimenti introdotti negli ultimi anni in città: le “zone 30” e gli “attraversa-menti pedonali protetti”. Le prime sono realizzate in nove aree cittadine, dalla Canalina a Ospizio, al Gattaglio. Cartelli di ‘limite dei 30 all’ora’ e dossi rallentatori rendono più complicata la vita agli automobilisti ‘sfre-nati’, consentendo un transito più sicuro anche in zone densamente abitate. Sono decine, invece, gli attraversamenti pedonali protetti, veri e propri salvagente per chi attraversa strade molto trafficate, come la circonvallazione. Un aiuto anche per i numerosi podisti che, abitando nel centro cittadino, sono spesso costretti a districarsi tra le auto per raggiungere le zone di periferia.

Più Zone 30 e “salvagente”

A sinistra il centro di Gavassa libero dalle auto. Sopra, lavoro nei campi (foto

Ezio Siligardi) e sotto, una Zona 30

due rivendite di tabacchi, una a ovest e una a est della provinciale.Il nuovo asse attrezzato è stato inau-gurato in maggio dalle autorità, insie-me ai famigliari di Glauco Monducci (il partigiano Gordon, al quale è intitolata la via) e ai ragazzi della scuola media di Massenzatico.Realizzato nell’ambito dei lavori per l’Alta velocità, l’asse è un importante elemento della rete di collegamenti nel settore Nord. La strada è a carreggia-ta unica, con una corsia per senso di marcia, sul modello della tangenziale Sud-Est, ed è lunga oltre 2 chilometri. Come già avvenuto per i centri di Ron-cocesi e Sesso, grazie alla tangenziale Nord e alla variante alla strada statale 63, l’asse darà un decisivo contributo alla riduzione del traffico pesante nel centro abitato.

Con il nuovo asse attrezzato che collega la tangenziale nord alla provinciale per Correggio, Gavassa può tornare a respirare

40]reggiocomune

Oggi piazza Casotti – quel piccolo slargo dietro piazza Prampolini dove si affaccia il Museo del Tricolore – è cono-sciuta per quell’angolo delizioso e tran-quillo dove ci si può sedere, protetti dagli echi del movimento delle strade attigue. Nuove sia la pavimentazione in pietra di Luserna e ciottoli di fiume, sia le moder-ne panchine che consentono di conver-sare o leggere in pace il giornale, mentre i melograni nelle fioriere pennellano di verde la piazza. Dall’importante portica-to si può invece accedere alle sale espo-sitive che, come il palazzo, sono state oggetto di un intervento restaurativo po-chi anni or sono. Per i reggiani non più giovanissimi, piazza Casotti è la piazza dei Ferri vecchi, o meglio ancora “piase-ta di Zavai”. Qui infatti, fino alla metà de-gli anni ’80 del secolo scorso, si teneva il frequentatissimo mercatino di vecchi strumenti di lavoro, di piccole anticaglie, di oggetti di recupero; una versione ri-dotta degli attuali mercatini domenicali dell’antiquariato.Questo spazio urbano non ha una storia molto antica; venne infatti ricavato dall’abbattimento di edifici fatiscenti agli inizi del secolo XX. In que-gli anni si aveva necessità di nuovi spazi per uffici municipali e l’architetto comu-nale Sorgato eresse il palazzo in stile quattrocentesco addossato alla Sala del Tricolore che, con il suo imponente porti-cato e le sue eleganti bifore, caratterizza

PASSEGGIAREINCENTRO

Un salotto immerso nella storia

Curiosando fra vie e palazzidel centro storico, aneddoti, arte e storia

Il “salotto all’aperto” di piazza Casotti e, nella foto piccola, l’abbaino che illuminava la casa del boia

l’attuale piazza Casotti. La grazia del patronoIn epoca medievale e rinascimentale un triste edificio occupava l’attuale slargo: era l’edificio delle prigioni comunali.

Qui venivano detenuti tutti coloro che contravvenivano alle norme degli Sta-tuti comunali. Si trovavano così rinchiusi insieme assassini feroci, ladri, briganti, bari, truffatori, ma anche piccoli evasori fiscali che non pagavano uno dei tanti balzelli già allora presenti. La Giustizia in quel tempo era molto severa e di fronte alle prigioni, nell’attuale via Arcipretura dove sono attualmente i negozi di carta e stampe, aveva la sua abitazione uno stimato dipendente pubblico: il boia. Il 24 novembre, giorno di San Prospero, un condannato a morte, estratto a sorte, veniva però condotto alla Basilica omo-nima e graziato: era l’omaggio della città al Santo Patrono.La vita nelle vie adiacenti alle carceri si svolgeva invece, paradossalmente, in grande allegria; erano infatti qui colloca-te le più famose taverne reggiane, fra cui l’osteria del Monticello (1602). Questo nome richiama un altro edificio comunale che non doveva destare mol-ta simpatia nei cittadini: il “Monticello dei pegni del Comune”. Qui si depositavano i pegni che gli esattori del fisco preleva-vano dai debitori insolventi della comuni-tà. Con la caduta in disuso delle prigio-ni, questi edifici vennero destinati a vari scopi: macina pubblica, stalle comunali e magazzini municipali.

] Attilio Marchesini

Piazza Casotti, oggi interamente recuperata, è stata nel medioevo prigione comunale e abitazione del boia

41]reggiocomune

Questo spazio può essere anche tuo se hai Reggio nel cuore e vuoi raccontarlo: “Reggio Comune” - piazza Prampolini, 1 -

42100 Reggio Emilia - tel. 0522 456496

IOREGGIOLAVEDOCOSÌ

Cari reggiani, siate più amici della vostra città

Sono nato a Reggio, ho viaggiato molto ma non potrei mai andarmene da questo posto. Qui ho radici profonde; Reggio per me vuole dire calore. So esattamente dove si stanno realizzan-do opere, dove la città cambia, anche in piccoli particolari. Reggio è come se fosse il mio corpo allargato.E mi dispiace, qualsiasi cosa si faccia, che si metta l’accento solo su ciò che non va bene. Non credo che niente possa essere al cento per cento posi-tivo, nessuno riesce a farlo. Il fatto che i giornali, normalmente, riportino opinioni su quel 30 per cento e non valorizzino

il restante 70, mi rincresce. Credo lo si faccia un po’ per scelta e un po’ perché rispecchia il nostro senso di inferiorità verso altre città. Questo non è buono per Reggio. A Parma sono tutti per la loro municipa-lità, indipendentemente da chi la gover-na. Non sto dicendo che Reggio debba essere difesa a tutti i costi, anche qui ci sono cose che non vanno, ma è lo spirito di fondo di cui parlo. È un po’ come in famiglia, dove cer-chiamo di sostenere le persone a cui vogliamo bene. Fra le cose che mi di-spiacciono citerei il senso di abbando-no che danno i dossi e le aree aperte, quando l’erba non viene tagliata. An-che se i luoghi sono privati, il Comune dovrebbe imporne la cura; se è suolo pubblico, a maggior ragione, dovrebbe provvedere. C’è anche minore pulizia di un tempo, non dico nella città storica, ma nelle vie che collegano la periferia al centro.Ciò che mi dà piacere invece è osserva-re le strade che vengono messe a po-sto, i nuovi marciapiedi, gli arredi. E poi abbiamo delle eccellenze. Qual-che giorno fa ero a Parma e un signo-re mi ha raccontato di essere venuto a fare radiotrerapia nel nostro ospedale. Anche un’amica di Milano mi ha telefo-

Particolare di piazza San Domenico (foto Silvia Nironi - ReFoto)

nato l’altra sera per dirmi che stava ten-tando di venire al Santa Maria perché diceva che qui c’è un centro mondiale per la cura della tiroide. Noi questi be-nefici li diamo per scontati. Disorienta-to dal cambiamento della popolazione reggiana? No, ma il problema è come integrare. Per me la soluzione è cono-scere. Io mi servo di un autolavaggio che è gestito da algerini: gente a posto, laureati che lavano le macchine per so-pravvivere. Il grosso problema è come entrare; en-trare significa conoscerli e parlare come se fossero reggiani. Io sono un conser-vatore, ma ho imparato a farlo. Il posto di Reggio che sento più mio? Piazza San Domenico. Sono nato lì, di fianco alla chiesa. Nella piazza noi ragazzi nel dopoguerra giocavamo a pallone. Allo-ra c’erano poche auto, ora la città è in-vasa e non mi piace per niente. Se fossi sindaco, lo sforzo maggiore lo farei per creare parcheggi sotterranei, ben illumi-nati e sorvegliati.

] Sergio Manfredini

Sergio Manfredini, 68 anni - figura “storica” della cooperazione, è stato fra i fondatori di Conad che ha diretto per vari anni - ci parla della sua Reggio

42]reggiocomune

Presto la Comunità europea discute-rà se estendere, ai farmaci prescrivibili dal medico, la possibilità per le ditte pro-duttrici di fare informazione ai cittadini. Una proposta di legge in tal senso po-trebbe essere presentata già a settem-bre. Chi sostiene l’utilità di questa scelta lo fa in nome di una presunta omoge-neità di informazione e completezza dei dati che solo l’industria farmaceutica, grazie al fatto di produrre i farmaci e di studiarli, sarebbe nella condizione di garantire. È legittimo però nutrire seri dubbi sull’obiettività di quanto potrebbe essere presentato alla gente da parte di chi ha evidenti interessi (economici) in gioco. Negli Stati Uniti e in Nuova Ze-landa, Paesi dove questo avviene dal 1997, l’informazione ai cittadini da par-te dell’industria non si è tradotta in un miglioramento dello stato di salute, ma in un aumento del consumo di farma-ci non necessari; le informazioni sono diventate, infatti, il veicolo pubblicitario per spingere i cittadini a farsi prescrivere farmaci che i medici curanti non avreb-bero ritenuto di dover utilizzare. Il modu-lo è ben collaudato: i messaggi si con-centrano su pochi farmaci selezionati, ne esaltano i benefici e ne nascondono i rischi. Ma l’obiettivo non dichiarato è anche quello di allargare i confini delle malattie, sino a comprendere condizioni di vita “normali”. Per espandere il mer-cato, accanto alla tradizionale attività di

Il business delle malattie immaginarie

produzione di nuovi farmaci per vecchie malattie, l’industria farmaceutica sta “inventando” nuove malattie per vecchi farmaci. Il tentativo si inserisce in una strategia più ampia di “medicalizzazio-ne” che tende a trasformare molte per-sone in buona salute in possibili consu-matori di farmaci. In Europa, oggi sono disponibili per il pubblico fonti di infor-mazione indipendente, che si sosten-gono senza il contributo dell’industria farmaceutica: il Servizio di informazione e documentazione scientifica delle Fcr è un esempio tangibile da oltre 30 anni.

SALUTE&FARMACI

Poiché sul mercato vengono immessi per lo più farmaci che sono “copie” di altri precedenti, anziché approvare una forma di pubblicità mascherata, sareb-be più semplice e utile per tutti, pazienti per primi, definire criteri di registrazione dei farmaci che tengano conto della loro reale capacità di segnare un progresso rispetto a quelli già disponibili. Questi farmaci non avrebbero bisogno di gran-di sforzi promozionali per affermarsi, avendo nella capacità di rispondere ai problemi di salute ancora irrisolti il loro punto di forza.

Dalle Farmacie comunali riunite informazioni corrette, per un uso consapevole dei farmaci

Farmacia di via Cadè,

anni Venti, sala di vendita

43]reggiocomune

LEDOMANDEDEIGENITORI

È sempre più frequente parlare con i genitori della “paura di lasciare anda-re i figli”, ad esempio in gita scolastica, in casa di vacanza, nelle uscite scout, in quelle situazioni in cui i genitori non possono essere presenti. In tutte le fasi evolutive, ma soprattutto in quel periodo dello sviluppo infantile che va dall’inizio dell’età scolare alla pubertà, è importan-te il momento in cui bambine e bambini cominciano ad esplorare il loro ambiente in cerca di avventure, di esperienze. Av-ventura è una parola che i bambini pro-nunciano con emozione, come qualco-sa di segreto e misterioso, mentre dagli adulti è spesso dimenticata o caricata di significati negativi.L’avventura diretta - per esempio la sco-perta della natura, il confronto con gli amici e le amiche, le sfide con i coetanei - è un passaggio fondamentale nella for-mazione della personalità dei bambini. È un’esperienza fisica, sensoriale, sociale che nessuna avventura “virtuale” (attra-verso televisione, cinema, dvd, compu-ter) può sostituire. Il pericolo dei mes-saggi mediatici è la rappresentazione di un mondo lontano che invade tutto: im-magini di guerre, dolore e violenza, che possono produrre anestesia dei senti-

menti, o terrore senza nome e senza pensie-ro. I genitori, c o n s a p e v o l i che la società presenta una serie di pericoli fisici e morali, cercano il più possibile di proteggere i figli. Ma se la “protezione” è condizionata dalla paura, i bambini e i ragazzi rischiano di cresce-re senza potersi misurare con le proprie forze, senza potersi mettere alla prova, inconsapevoli delle loro autentiche risor-se e dei loro limiti. La “rete di sicurezza” della presenza dei genitori è sicuramen-te necessaria, ma deve potersi abbas-sare, pian piano, mentre i figli crescono. Aiutiamo il percorso di crescita, lascia-mo libero il bambino di esplorare, di sco-prire, di sperimentare la natura - che è l’ambiente ideale per le sue avventure - e di mettere alla prova le sue capacità, gratificandolo nel suo successo o so-stenendolo nei piccoli fallimenti. La vita all’aperto non è un’insidia continua, può essere un’occasione di meraviglie, di lot-te, di conquiste. Qualche piccolo trauma

è inevitabile ed è formativo: aiuta a far sì che il bambino comprenda meglio quel-lo che l’adulto gli ha insegnato e i propri limiti. Sono proprio i bambini iperprotetti quelli più esposti ai traumi fisici e psico-logici. L’avventura permette al bambino di costruire e conoscere sé stesso; men-tre scopre, tiene dentro di sé l’amore e la forza che ha ricevuto dai suoi genitori, che porta con sé, anche quando loro sono lontani. Proteggere il proprio figlio, significa proteggerlo non soltanto fisica-mente, ma proteggere la sua anima, il suo cuore, non farlo morire dentro, sal-vare la sua voglia di scoprire, di vivere, di crescere, salvare i suoi sogni.

] Piergiuseppina FagandiniPsicologa e psicoterapeuta del Dipartimento ma-terno infantile dell’Azienda ospedaliera Santa Ma-ria Nuova

I dubbi, le domande più frequenti dei genitori con figli piccoli o adolescenti. Rispondono insegnanti

pedagogisti, psicologi dell’età evolutiva

In vacanza senza genitoriPer costruire la propria identità, ragazzi e ragazze hanno bisogno di esperienze autonome. Quando tali esperienze sono passive e virtuali possono creare fragilità, insicurezza e aggressività

45]reggiocomune

GIOCACONNOIUn gioco a premi per divertirsie scoprire la città

ORIZZONTALI: 1. gara automobilistica - 5. predice il futuro con i numeri - 10. lo è lo scorpione - 11. lo impone il rosso - 12. il nome di Reitano - 13. valore, qualità - 15. luogo cinematografico - 16. pugile senza gilè - 17. scultura sacra pellerossa - 19. è proibito in Irlanda - 22. racconto epico - 24. c’è quello compressore - 25. vedi foto 1 - 26. famoso marziano del grande schermo - 27. nella trama - 28. piccolezze - 31. un pezzo di Aulla - 32. uno dei Dè Medici - 34. esposti al gelo notturno - 36. per uscire dal programma - 38. marea… senza il mar - 39. esercito italiano - 40. la pallina che tocca la rete - 43. esclamazione - 44. vedi foto 2.

I NOSTRI PREMI!

Scrivi la risposta esatta e candidati all’estrazione di questi regali1° premio: la BiciclettaCity bike con cambio a sei velocità, ruote 28 pollici in alluminio, offerta da Caam divisione ciclo.2° premio: due biglietti in platea al Valli per l’opera Miracolo a Milano Due biglietti per la prima dello spettacolo Miracolo a Milano, in programma martedì 6 novembre. Tratto da ‘Totò il buono’ di Zavattini e dal famoso film di De Sica, e commissionato per i 150 anni del Valli. Regìa di Daniele Abbado, direzione di Erasmo Gaudiomonte, msiche di Giorgio Battistelli eseguite da Icarus Ensemble e coro Merulo. I biglietti sono offerti dal teatro municipale Valli. 3° premio: “Storia di Reggio a fumetti” di Enrico BonarettiEsistono ormai pochi esemplari di questo volume disegnato e scritto dal compianto Enrico Bonaretti. Edito da Bizzochi nel 1982, come prima edizione, viene ora offerto dal circolo ricreativo Cral del Co-mune di Reggio Emilia.

Per un errore tecnico, la soluzione di Giocaconoi n.2 risultava essere Città di storoi. Diversi lettori hanno risposto con Città di storia, interpretando altrettanto correttamente il testo. Poiché le soluzioni potevano ritenersi ugualmente corrette, sono state considerate entrambe valide.

foto 1 foto 2

foto 3 foto 4

foto 5 foto 6

La soluzione si ricava leggendo in senso verticale le lettere nelle caselle evidenziate

Il testo del regolamento per partecipare al concorso a premi si trova a pagina 3

INVIA LA RISPOSTA ENTRO IL 31 AGOSTO 2007l’estrazione dei premi avverrà tramite sor-teggio, al quale è possibile assistere, entro il 15 settembreGioco ideato da: Paola Grazioli

1° premio

2° premio

VERTICALI: 1. nome proprio di faraone - 2. sono anche musicali - 3. vedi foto 3 - 4. ci restituisce quel che diciamo - 5. vedi foto 4 - 6. il regno dei morti - 7. vedi foto 5 - 8. bianchiccio - 9. piante esotiche dal legno profumato - 14. prima persona - 16. il grande fiume - 18. vedi foto 6 - 20. isola dell’Indonesia - 21. nata nella valle della Medjerda - 23. pubblica rinuncia a una fede religiosa - 26. egli - 27. l’amico fragile di De Andrè - 29. oscar alla carriera 2007 (iniziali) - 30. imperatrice bizantina figlia di Costantino - 32. l’autore de “Il postino suona sempre due volte” - 33. un terzo di ottobre - 35. le dame lo usavano posticcio - 37. c’è quello Levante - 41. iniziali di Vaime - 42. Taranto.

i vincitori del gioco n.2 sono: Silvano Tedeschi, la ‘Rici-cletta’; Angelo Mottini, due biglietti per il concerto del quartetto Kuss al Valli; Elsa Sartor, il volume “Storia di Reggio a fumetti”.

46]reggiocomune

ORIENTARSI

SOS famiglia cercasi

Ci sono servizi che il Comune può offrire, per i quali il costo può variare secondo la situazione economica di chi li richiede. Si chiama Ise l’indicatore economico, nato con il decreto legge 109 del marzo 1998. Per applicarlo il Comune ha istituito un apposito ufficio che, con gli adeguati strumenti informatici, può effettuare il controllo sulla veridicità delle autocertificazioni presentate.Infatti la disciplina prevede che sia lo stesso cittadino a compilare un’unica “dichiarazione sostitutiva” annuale in cui informa sui redditi e il patrimonio del proprio nucleo familiare. Per la valutazione della situazione economica familiare sono calcolati due indici: l’Ise (indica-tore della situazione economica) e l’Isee (indicatore della situazione economica equivalente). L’Ise è determinato dalla somma dei redditi e del patrimonio (immobiliare e mobiliare); l’Isee scaturisce invece dal rapporto tra l’Ise e il parametro desunto dalla scala di equivalenza che misura la dimensione familiare. Sulla dichiarazione viene effettua-to un primo controllo da parte del Comune mirato a verificarne la ve-ridicità, superato il quale il richiedente viene ammesso alle agevola-zioni che richiede. In base al protocollo recentemente stipulato con il Comando provinciale della Guardia di finanza, nei casi di ammissione alle agevolazioni, se il Comune rileva elementi che possono far rite-nere non attendibili i redditi dichiarati, trasmette la documentazione alla Guardia di finanza per un ulteriore controllo con le conseguenze previste dalla legge. L’ufficio di controllo Ise segue praticamente tutti i servizi del Comune che richiedono questa dichiarazione sostitutiva. È perciò importante che i cittadini siano responsabili e che le loro di-chiarazioni siano attendibili. Infatti in molti casi vengono rilevati errori materiali nella compilazione, mentre in altri viene disposta l’esclusio-ne di domande che presentavano Ise non attendibili. I cittadini che hanno “tentato” di presentare tali dichiarazioni, non solo non hanno presentato ricorso, ma sono stati disincentivati a ripetere analoghe richieste negli anni successivi, nella consapevolezza che le loro di-chiarazioni sarebbero state sottoposte a scrupoloso vaglio.Il Comune di Reggio Emilia ha iniziato ad applicare l’Isee dal 1999 per questi servizi: fondo affitti, bando assegnazione alloggi, assegni Turco (maternità e terzo figlio), refezioni materno statali, scuole dell’infanzia,

se vuoi adottare un gatto, visita queste strutture...

asili nido, servizi territoriali/residenziali anziani, trasporti scolastici, buoni libro per la scuola dell’obbligo, mense scuole elementari, borse di studio. I servizi per cui si richiedono maggiormente le agevolazioni sono il fondo affitti, i buoni libro e le borse di studio. Nel 2006 l’Ufficio controllo Ise del Comune ha controllato 938 domande di richiesta agevolazioni in sette servizi: 469 sono state escluse, accolte invece 405; i ricorsi sono stati 172 e quelli accolti 108.

Per informazioni: Urp, via Farini 2/1 – tel 0522 456660

Servizi agevolati sì, ma a prova di furbi

Gattile comunalevia Felesino, 4 - Cella di Reggio Emiliatel. 0522 943704 - tel. 3386039680Orari: martedì e giovedì dalle 15 alle 17domenica dalle 10 alle 13

Enpavia Beveria, 30 - 42100 Bagnolo in Pianotel. 0522 942322

Sono undici i servizi comunali a cui si può accedere presentando la dichirazione Isee Ma attenzione alla veridicità delle dichiarazioni: ci sono controlli incrociati fra uffici comunali e Guardia di finanza

CERRETO LAGHI La seggiovia quadriposto funziona a giugno (domenica), a luglio (sabato e domenica), ad agosto (da sabato 4 a domenica 26 tutti i giorni), a settem-bre (il primo fine settimana). La seggiovia parte dal lago, a quota m. 1.350 e raggiunge il rifugio Monte la Nuda ed è attrezzata con ganci per traspor-tare bici MTB in altitudine dove vi sono percorsi tracciati con possibilità di noleggio gratuito di GPS per orientarsi sulle piste. Apre anche il pala-ghiaccio, una struttura interamente coperta, fornita di pista olimpica (60mt x 30mt) e 2.000 posti a sedere numerati. Noleggio pattini, 4 spogliatoi con docce, servizi acccessibili ai disabili. Servizio ristoro (bar, focacceria, crêpe-rie). Centro solarium con 2 lampade facciali; palestra attrezzata, sala giochi, videogames, animazione in pista. Calendario: a partire dal 2° week end del mese di luglio (sabato e domenica dalle 15,00 alle 19,00); agosto (tutti i giorni dalle 15,00 alle 19,00); sempre in agosto anche nelle serate di vener-dì e sabato (dalle 21,00 alle 23,00). Per informazioni: Cerreto Laghi 2004 srl., Gestione impianti sportivi, via Provinciale, 15/b - 42037 Collagna (RE), tel. 0522 - 714135 fax 0522 - 714007, [email protected], www.cerretolaghi2004.it, referente: Marco Costa

FEBBIO - ALPE DI CUSNA (mt 1.160 - mt 2.063)Il più alto balcone d’Appennino (si arriva a 2.063 metri) apre anch’esso in estate i suoi impianti di risalita, già utilizzati d’inverno per gli sciatori e ora a disposizione di chi vuole passeggiare in montagna senza sobbarcarsi la fatica del lungo avvicinamento alla vetta del Cusna. Il calendario prevede

l’attivazione della seggiovia triposto (più una biposto) a giugno (domeni-ca), luglio (sabato e domenica), agosto (tutti i giorni). Anche a Febbio c’è la possibilità di portare in quota le MTB con dei ganci fissati alla seggiovia. Il “catino” di Febbio si trova al centro di un’area ricca di sentieri che condu-cono ai rifugi di quota, dove anche il turista più avventuroso può trova-re un eccellente servizio gastronomico e possibilità di alloggio. Presso la partenza della seggiovia, l’osservatorio “Piero Zambonini”, propone serate di osservazione astronomica (in agosto tutte le domeniche, per informa-zioni Alessio Perini cel. 333 .2904885). Per informazioni: Alto Crinale srl, via Rescadore, 40 - 42030 Villa Minozzo (RE), tel. 0522 - 800156, fax 0522 - 800190, [email protected], www.crinale.it, referente: Alberto Castellini

In Val d’Asta e in altre località del Comune di Villa Minozzo in agosto si tie-ne la tradizionale rassegna dei “maggi”, un genere di teatro che esprime l’incontro tra le più autentiche radici culturali di questa zona e le figure del mito, della storia antica e medioevale. Un folclore autentico e prezio-so. Informazioni presso il Municipio di Villa Minozzo, piazza della Pace, 1, tel. 0522 - 801122, oppure presso lo I.A.T. Castelnovo ne’ Monti, al quale ci si può rivolgere per conoscere le numerose iniziative turistiche e culturali previste nei borghi prossimi a Febbio e di Cerreto (Ufficio Informazioni Tu-ristiche, via Roma, 15/b, Castelnovo ne’ Monti, tel. 0522 - 810430 fax 0522 812313, [email protected], www.appenninoreggiano.it). Il calen-dario relativo alle proposte estive delle due stazioni si trova anche nel sito turistico della Provincia di Reggio Emilia, reggioemiliaturismo.provincia.re.it, nell’home page.

Cerreto e Febbio in estate restano attiveDestagionalizzare, diversificare l’offerta turistica, proporre divertimento e relax anche in estate: le nostre stazioni scioviarie non chiudono i battenti ma offrono al turista fresche proposte in luglio e in agosto