Giugno 2012 Friulana” · 2014. 10. 15. · Friulana” Giugno 2012 Con la DGR n. 458 del 22 marzo...

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Periodico di informazione dell’ASS 5 “Bassa Friulana” Giugno 2012 Con la DGR n. 458 del 22 marzo 2012, sono state approvate le “Linee guida per la predisposizione del Piano di Zona” per il triennio 2013-2015. E' stato così ufficialmente avviato il nuovo processo di pro- grammazione locale, al quale le Aziende Sanitarie sono chiamate a partecipare, così come indicato dalla Linea di gestione del SSR “Pianificazione locale nelle aree di integrazione socio-sanitaria e per la presa in carico integrata – partecipazione alla elaborazione del Piano di Zona del Servizio Sociale dei Comuni”. L'ASS n.5 ha, pertanto, inserito nel proprio Piano Attuativo Locale (PAL) 2012 una specifica linea programmatoria, in coeren- za con quanto previsto dalla Regione. Il Piano di Zona rappresenta lo strumento fondamentale per la programmazione e l'organizzazione dei servizi alla persona a livello territoriale e costituisce una componente significativa delle più ampie politiche regionali di Welfare. Si tratta di un vero e proprio “piano regolatore” del sistema di tali servizi, in quanto deve essere finalizzato a dare stabilità e svi- luppo non solo al sistema delle politiche sociali, ma anche al siste- ma integrato socio-sanitario. Concorrono alla predisposizione del Piano di Zona tutti gli attori istituzionali e non di un determinato territorio, in una logi- ca di responsabilità condivise: oltre ai Comuni degli Ambiti distrettuali, partecipano le Aziende Sanitarie, le Case di Riposo, i servizi e le strutture per la disabilità, gli Istituti Scolastici, le Cooperative sociali, le Associazioni di Volontariato. Per la parte riguardante l'integrazione sociosanitaria, le Assemblee dei Sindaci di Ambito distrettuale hanno condiviso la funzione di governo con la Direzione Strategica dell'Azienda Sanitaria per l'elaborazione congiunta del Piano nelle seguenti aree tematiche: • materno infantile; • anziani, terminalità, cronicità; • disabilità; • salute mentale; • dipendenze patologiche. E' un impegno di programmazione che sta, quindi, vedendo il coinvolgimento del Servizio Sociale dei Comuni, del Coordinamento sociosanitario aziendale, dei Distretti Sanitari e del Dipartimento di Salute Mentale sulla base di alcune direttrici strategiche individuate dalla Regione che affermano, fra l'altro, anche la necessità della continuità assistenziale Ospedale- Territorio e che, pertanto, comporteranno uno sviluppo di colla- borazione con i Presidi Ospedalieri. La Regione ha sintetizzato le principali caratteristiche che gui- dano il percorso di costruzione del Piano con questi punti: • propositività, in quanto deve essere un Piano che non è solo descrizione dell'esistente o mera teoria, bensì programmazione di interventi e di servizi, in uno specifico territorio e per un dato periodo; • realismo, poiché gli obiettivi devono essere concretamente raggiungibili con le risorse disponibili; • completezza, cioè deve includere tutta la programmazione sociale e sociosanitaria locale; • flessibilità e dinamicità, ovvero il Piano va declinato annual- mente e deve interfacciarsi con il PAL; • innovazione, in quanto può individuare forme innovative di realizzazione delle azioni previste per meglio rispondere ai bisogni emergenti della popolazione. Tenuto conto di queste indicazioni metodologiche, l'ASS n. 5 ha a sua volta elaborato le proprie linee strategiche a supporto della partecipazione al Piano di Zona degli Ambiti Distrettuali di Cervignano del Friuli e di Latisana, linee che sono state rappre- sentate nelle Assemblee dei Sindaci e condivise. La strategia aziendale parte, in coerenza con le strategie di Welfare regionale, da una prioritaria attenzione ai bisogni emer- genti dei residenti della Bassa Friulana, una popolazione partico- larmente caratterizzata, come nel più ampio territorio regionale, da fenomeni di denatalità, invecchiamento e diffusa precarietà sociale complessa. L'organizzazione dei servizi territoriali, ad esempio, deve necessariamente tenere conto di come l'età media dei 113.000 cit- tadini di questo territorio sia di 45 anni; di come il 22,5 per cento della stessa sia over 65 anni, mentre solo il 12,5 per cento sia under 14; di come il numero medio componenti per famiglia sia appena di 2,3. Uno scenario che richiama ad una definizione di servizi ed interventi integrati, che dovranno prima di tutto soddisfare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con risposte appropriate e sostenibili alla luce delle risorse attualmente assegnate. Un'organizzazione che dovrà proporsi in modo il più possibile omogeneo in tutto il territorio aziendale e dovrà prevedere un'ampia partecipazione anche da parte dei soggetti di terzo set- tore, valorizzando un aspetto della mission aziendale che nel corso di questi ultimi anni è già stato sviluppato con progettuali- tà di rilievo. Paolo Bordon e Luciana Scagnetto I nuovi piani di zona: un impegno per il territorio Festa degli alberi e del Dono 7 giugno 2012 giornale base 30 maggio.qxp 08/06/2012 11.17 Pagina 1

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Con la DGR n. 458 del 22 marzo 2012, sono state approvate le“Linee guida per la predisposizione del Piano di Zona” per iltriennio 2013-2015.

E' stato così ufficialmente avviato il nuovo processo di pro-grammazione locale, al quale le Aziende Sanitarie sono chiamatea partecipare, così come indicato dalla Linea di gestione del SSR“Pianificazione locale nelle aree di integrazione socio-sanitaria eper la presa in carico integrata – partecipazione alla elaborazionedel Piano di Zona del Servizio Sociale dei Comuni”.

L'ASS n.5 ha, pertanto, inserito nel proprio Piano AttuativoLocale (PAL) 2012 una specifica linea programmatoria, in coeren-za con quanto previsto dalla Regione.

Il Piano di Zona rappresenta lo strumento fondamentale per laprogrammazione e l'organizzazione dei servizi alla persona alivello territoriale e costituisce una componente significativadelle più ampie politiche regionali di Welfare.

Si tratta di un vero e proprio “piano regolatore” del sistema ditali servizi, in quanto deve essere finalizzato a dare stabilità e svi-luppo non solo al sistema delle politiche sociali, ma anche al siste-ma integrato socio-sanitario.

Concorrono alla predisposizione del Piano di Zona tutti gliattori istituzionali e non di un determinato territorio, in una logi-ca di responsabilità condivise: oltre ai Comuni degli Ambitidistrettuali, partecipano le Aziende Sanitarie, le Case di Riposo, iservizi e le strutture per la disabilità, gli Istituti Scolastici, leCooperative sociali, le Associazioni di Volontariato.

Per la parte riguardante l'integrazione sociosanitaria, leAssemblee dei Sindaci di Ambito distrettuale hanno condiviso lafunzione di governo con la Direzione Strategica dell'AziendaSanitaria per l'elaborazione congiunta del Piano nelle seguentiaree tematiche:• materno infantile;• anziani, terminalità, cronicità;• disabilità;• salute mentale;• dipendenze patologiche.

E' un impegno di programmazione che sta, quindi, vedendo ilcoinvolgimento del Servizio Sociale dei Comuni, delCoordinamento sociosanitario aziendale, dei Distretti Sanitari edel Dipartimento di Salute Mentale sulla base di alcune direttricistrategiche individuate dalla Regione che affermano, fra l'altro,anche la necessità della continuità assistenziale Ospedale-Territorio e che, pertanto, comporteranno uno sviluppo di colla-borazione con i Presidi Ospedalieri.

La Regione ha sintetizzato le principali caratteristiche che gui-dano il percorso di costruzione del Piano con questi punti:• propositività, in quanto deve essere un Piano che non è solodescrizione dell'esistente o mera teoria, bensì programmazionedi interventi e di servizi, in uno specifico territorio e per un datoperiodo;• realismo, poiché gli obiettivi devono essere concretamenteraggiungibili con le risorse disponibili;• completezza, cioè deve includere tutta la programmazionesociale e sociosanitaria locale;• flessibilità e dinamicità, ovvero il Piano va declinato annual-mente e deve interfacciarsi con il PAL;• innovazione, in quanto può individuare forme innovative direalizzazione delle azioni previste per meglio rispondere aibisogni emergenti della popolazione.

Tenuto conto di queste indicazioni metodologiche, l'ASS n. 5 haa sua volta elaborato le proprie linee strategiche a supporto dellapartecipazione al Piano di Zona degli Ambiti Distrettuali diCervignano del Friuli e di Latisana, linee che sono state rappre-sentate nelle Assemblee dei Sindaci e condivise.

La strategia aziendale parte, in coerenza con le strategie diWelfare regionale, da una prioritaria attenzione ai bisogni emer-genti dei residenti della Bassa Friulana, una popolazione partico-larmente caratterizzata, come nel più ampio territorio regionale,da fenomeni di denatalità, invecchiamento e diffusa precarietàsociale complessa.

L'organizzazione dei servizi territoriali, ad esempio, devenecessariamente tenere conto di come l'età media dei 113.000 cit-tadini di questo territorio sia di 45 anni; di come il 22,5 per centodella stessa sia over 65 anni, mentre solo il 12,5 per cento siaunder 14; di come il numero medio componenti per famiglia siaappena di 2,3.

Uno scenario che richiama ad una definizione di servizi edinterventi integrati, che dovranno prima di tutto soddisfare iLivelli Essenziali di Assistenza (LEA), con risposte appropriate esostenibili alla luce delle risorse attualmente assegnate.Un'organizzazione che dovrà proporsi in modo il più possibileomogeneo in tutto il territorio aziendale e dovrà prevedereun'ampia partecipazione anche da parte dei soggetti di terzo set-tore, valorizzando un aspetto della mission aziendale che nelcorso di questi ultimi anni è già stato sviluppato con progettuali-tà di rilievo.

Paolo Bordon e Luciana Scagnetto

I nuovi piani di zona: un impegno per il territorioFesta degli alberi e del Dono 7 giugno 2012

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L´intervista

Rettore, l’Università del Friuli compie 35 anni di vita: comeha svolto la mission che le avevano affidato i Padri Fondatori di“essere un elemento chiave per la rinascita e il riscatto delFriuli e del popolo friulano”?

«Tenendo fede al mandato dei suoipadri fondatori, l’Università, fin dallasua nascita, svolge un ruolo determi-nante per la crescita culturale, socialeed economica del Friuli. La volontà,sentita da sempre come necessità, diessere un’università del territorio e peril territorio, trova conferma nei risulta-ti raggiunti. Solo per citarne uno, illusinghiero quarto posto di Udine tra58 atenei statali monitorati dal Sole 24Ore. Il metodo è consolidato: un’atten-zione costante verso il territorio, che asua volta ci percepisce come un benedell’intera comunità. Imprese, istitu-zioni, amministrazioni ma soprattuttoi cittadini sono i nostri interlocutoriimprescindibili con cui quotidiana-mente l’Ateneo dialoga e si confronta.Un’università quindi aperta, non chiu-sa nel suo sapere, ma strumento utileper la crescita di tutti e di ciascuno, daigiovani alle famiglie, dalle imprese alla cultura».

Nel rating delle Università italiane, quella di Udine si posi-ziona ai massimi livelli. In quali aspetti si qualifica questaeccellenza? Può fornirci qualche numero?

«Nonostante le risorse finanziarie calanti e il sottofinanziamen-to persistente, abbiamo conquistato ottimi risultati a livellonazionale nell’assegnazione del fondo di finanziamento ordina-rio 2011: terzo miglior risultato per la ricerca, con una raddoppia-ta capacità di attrazione di fondi; ottavo miglior risultato di per-formance per la quota premiale; domanda di formazione miglio-rata di oltre il 19 per cento. Inoltre, secondo la classifica naziona-le del Censis tre facoltà sono prime: Lettere, Lingue e Scienzedella Formazione, cui si aggiunge il quarto posto di Medicina eChirurgia, mentre complessivamente ben sette delle nostre diecifacoltà sono nella top ten a livello italiano. A ciò si aggiunge illusinghiero quarto posto di Udine tra 58 atenei statali monitoratidal Sole 24 Ore».

L’Università di Udine si sta affermando per la capacità diinnovazione e come incubatore di nuove idee e progetti, puòessere questa la modalità per affrontare il difficile contesto eco-nomico?

«Assolutamente sì. Nella società contemporanea la formazionesuperiore e la ricerca scientifica sono fattori di competitività irri-nunciabili in un sistema globalizzato costantemente in evoluzio-ne. Offrire alle nuove generazioni percorsi altamente qualificati,competenze all’avanguardia come quelli posseduti dall’Ateneofriulano che si traducono in partnership scientifiche internazio-nali frutto di attività di ricerca multidisciplinari, non significa sol-tanto trasmettere conoscenza e creare professionalità, ma contri-buire a un programma di sviluppo generale, in sintonia con ilmondo produttivo e con il tessuto sociale e culturale del proprioterritorio».

Per quali ragioni uno studente, che in questi giorni si avviaagli esami di maturità, dovrebbe scegliere l’Università di Udineper la propria formazione universitaria?

«Siamo un ateneo giovane, a misuradi studente, quindi vivibile, dotato dispirito innovativo, dalla vocazioneinternazionale i cui laureati, in media,trovano lavoro prima dei loro colleghia livello nazionale. Docenti e ricerca-tori hanno un’età media inferiore aquella nazionale ed entrano subito insintonia con i loro studenti. Ha un’of-ferta formativa legata allo sviluppodella società e delle nuove professionicon molti punti di forza che primeg-giano anche a livello internazionale:medicina, economia, tecnologie multi-mediali, cinema, beni culturali,archeologia, ingegneria, ambiente,informatica, lingue, biotecnologie,solo per citarne alcuni. Questo si tra-duce nella capacità di preparare unaclasse dirigente forte e competente. Laqualità della preparazione che fornia-mo ai nostri studenti emerge anchedall’indagine Almalaurea: a un anno

dal conseguimento della laurea il 57,3 per cento dei laureati aUdine risulta occupato, a fronte della media nazionale del 48,7per cento. L’Ateneo friulano forma studenti pronti e capaci diaffrontare le sfide di una realtà globalizzata che richiede semprepiù professionalità spendibili ovunque grazie anche alla strategi-ca azione di internazionalizzazione che porta ad un costanteaumento di collaborazioni e partnership con università e istitu-zioni di tutto il mondo: dall’Europa alle Americhe, dall’Africa all’India alla Cina. E questo si traduce in corsi di laurea con ricono-scimento internazionale del titolo, master, scuole di dottorato etirocini europei e in una forte spinta alla mobilità internazionaledi studenti e docenti».

L’Università di Udine ha strutturato con il mondo della sani-tà e con l’ASS 5 Bassa Friulana relazioni importanti. Comevaluta questa partnership?

«Le valuto molto positivamente. Credo che le partnership terri-toriali siano molto importanti non solo nel campo della sanità.Qualificano un ateneo nella sua terza missione di trasferimentodelle tecnologie e nuove metodologie e qualificano il territorionella crescita qualitativa, sempre più necessaria per affrontare lesfide insite nelle nuove complessità di sistema».

Una donna alla guida dell’Università. Due sole donne rettorein Italia. Ha senso una lettura di genere della sua esperienza?

«È indubbiamente un dato che fa riflettere, ma penso che le atti-vità che in qualunque campo si svolgano non debbano esserenecessariamente legate o riconducibili solo a una differenza digenere. D’altra parte, in Italia le donne dovrebbero contare di più,a tutti i livelli e in qualunque campo, allineandoci così agli stan-dard internazionali più significativi. Bisognerebbe “sfruttare” dipiù il capitale umano delle donne, che si caratterizza per unamaggiore capacità di ascolto e di razionalità, ma anche di passio-ne per le azioni intraprese».

Elena Cussigh e Flavio D’Agostini

Cristina Compagno

Cristiana Compagno é il Magnifico Rettore dell’Università di Udine dal 2008. L’Universita del Friuli, fortemente volutadai friulani, é nata nel 1977: é un’università giovane, che oggi può contare su dieci facoltà, una scuola superiore, oltre15.000 iscritti e 710 docenti. Il Rettore ha accettato volentieri di rispondere alle nostre domande.

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Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartim

ento o all’Area Form

azione Aziendale (0432-921440 per i corsi interni, 0432-921496 per gli aspetti am

ministrativi dei corsi interni ed ester-

ni; per le strutture afferenti a Palmanova dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 14.00, per le strutture afferenti a Latisana il m

artedì e il giovedì dalle ore 10.00 alle ore 14.00 al numero 0431-520354. e-m

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ass5.sanita.fvg.it). Possibili variazioni o integrazioni del programm

a verranno comunicate quanto prim

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Il gioco d’azzardo patologicoIl gioco d'azzardo patologico rientra nella categoria dei com-

portamenti dipendenti, cioè quegli stili di vita dannosi alla salu-te che creano vera e propria dipendenza alla pari delle sostanzepsicoattive di cui già si conoscono ampiamente danni e proble-matiche associate.

Da elementi recenti emerge che il tasso di incidenza in Italia ditale patologia risulta essere dall'1 al 3%; si calcolano ben 700 milapersone che soffrono a causa del gioco d'azzardo patologico. Ladipendenza è definita dall'OMS una “malattia cronicarecidivante” sottolineandocon tale accezione un proble-ma assai grave e che vaincontro a ricadute.

Si tratta di un concetto cheda diverso tempo abbiamoappreso rispetto alle sostanzelegali e illegali che creanodipendenza, sappiamo chenon solo di dipendenza fisicaparliamo, ma di un ben piùprofondo e problematicolegame tra la persona e lasostanza: la dipendenza psi-cologica, uno stile di vitasociale.

Di recente, inoltre, si staaffacciando sulla scena lacategoria dei comportamentidipendenti: quali quelli davideogiochi, l'internet addic-tion, le dipendenze sessuali eaffettive (love addiction), lo shopping compulsivo, la dipendenzadal lavoro (work addiction) e il gambling (l’attività del giocod’azzardo), per citarne alcuni - che si caratterizzano per l'assenzadi una sostanza sintetica o naturale che agisca a livello neurona-le alterando lo stato di coscienza, ma che presentano gli stessi ele-menti di pericolosità e dannosità delle tossicodipendenze classi-che. Va anche sottolineato che spesso il gioco d'azzardo si associaall'uso di droghe come l'alcol e il fumo di tabacco nonché di dro-ghe illegali con rapida diffusione del policonsumo anche tra lefasce giovanili.

Il manuale diagnostico DSM IV definisce il “comportamentomaladattivo legato al gioco d' azzardo” come di seguito riporta-to: coinvolgimento sempre maggiore nel gioco d'azzardo (tolle-ranza); bisogno di giocare somme di denaro maggiori per rag-giungere lo stato di eccitazione desiderato (assuefazione); irre-quietezza e irritabilità quando si tenta di giocare meno o si smet-te (astinenza); il soggetto ricorre al gioco come fuga dai problemio come conforto all'umore (senso di colpa, depressione, ansiaetc.); quando perde il soggetto torna a giocare per rifarsi, mentein famiglia e con gli altri per nascondere il grado di coinvolgi-mento; compie azioni illegali per finanziare il gioco; mette arischio o perde una relazione importante, un lavoro etc.; confidanegli altri affinchè gli forniscano il denaro necessario a far frontealle difficoltà economiche causate dal gioco. La presenza di alme-no quattro di questi criteri dà una diagnosi di dipendenza dalgioco d' azzardo.

Tuttavia, solo di recente l'allarme sociale rispetto a questo pro-blema è aumentato e fino ad oggi la richiesta di aiuto da partedelle persone e delle famiglie coinvolte in tale sofferenza é anco-ra limitata rispetto a quello che sembra essere, dai dati a disposi-zione, un fenomeno sommerso e in rapida espansione.

All' interno di tale scenario culturale il Dipartimento di SaluteMentale dell'A.S.S. n. 5 ha attivato delle azioni di informazione esensibilizzazione con l'intento di rendere consapevole la popola-zione del rischio di questo comportamento e di supportare chidovesse avere necessità di aiuto. Presso l'Unità Operativa diAlcologia è attivo il servizio dell'Ambulatorio deiComportamenti Dipendenti con uno sportello denominato “Info-azzardo” che ha la funzione di fornire informazioni e consulenza

a chi ne chiede l'interven-to.Telefonando ci si puòinformare in merito adeventuali dubbi e richiesterelative al gioco d'azzardooppure fissare un appunta-mento per un primo collo-quio anamnestico di valu-tazione. Segue un’ eventua-le presa in carico indivi-duale o familiare per deipercorsi specifici di tratta-mento.

Accanto al primo gruppogià avviato a Palmanova,da maggio 2012 é attivo ilsecondo guppo a SanGiorgio di Nogaro.

Gli orari dell'“Info-azzardo” (0432-921947) e dei gruppisono i seguenti :

lunedì ore 14.00 - 16.00 sportello;

lunedì ore 18.30 gruppo di Palmanova, in via Molin 21;

mercoledì ore 10.00 - 12.00 sportello;

giovedì ore 18.30 gruppo di San Giorgio di Nogaro, inVia Giardino 1 (ex consultorio familiare);

venerdì ore 10.00 – 12.00 sportello.

Vidal Valentina -Mustacchi Annamaria

SerT Palmanova

Un comportamento dipendente

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Team: assistenza alla madre e al neonato

L’accreditamento come occasione per “darsi un tempo pervalutare i bisogni, pensare alle soluzioni migliori e costruire leofferte alternative insieme”: è questo il pensiero che ci ha spintoad affrontare questa avventura e che ci guida nel percorso del-l’autovalutazione, oramai giunta quasi al termine.

L’intero sistema dell'accreditamento è orientato a:• etica, sensibilità e attenzione per le persone;• sicurezza;• comunicazione all'interno e all'esterno

dell'organizzazione;• attenzione alle casistiche particolari;• consapevolezza delle cose fatte ma

anche delle carenze in una cultura di con-tinuo miglioramento;

Da tutto questo discende il concetto diqualità.

L’evento nascita, carico di significati,timori e speranze, nella nostra comunità edin questo periodo storico è vissuto spessocon ansia e preoccupazione, talvolta esa-sperati, e pone al personale che si confron-ta con le madri ed i padri importanti pro-blemi di tutela della salute, ma anche esoprattutto di comunicazione e relazione.Il rischio di vivere un evento naturale e perla gran parte dei casi fisiologico comeevento da trattare alla stregua di unamalattia esiste: la possibile eccessiva medi-calizzazione potrebbe mettere in secondopiano tutti gli aspetti psicologici, affettivi ecomportamentali a cui vanno incontro ladonna e la coppia.

La scelta aziendale di valutare in questodelicato campo la propria attività relativa-mente all’assistenza alla madre durante la gravidanza, alla cop-pia ed al neonato nei primi mesi di vita, ma anche in tema di pre-visione, pianificazione, erogazione e valutazione dei servizi offer-ti, rappresenta una sfida ed un’opportunità.

Il confronto con standard di eccellenza nel campo dell’assisten-za alla madre e al neonato testeranno le nostre capacità nel lavo-rare per il benessere della popolazione femminile e dei minori,nell’individuare e rispondere prontamente ai bisogni (intenden-do sia quelli di natura fisica che psicologica e sociale), nel defini-re gli obiettivi e monitorare i successi, nell’attribuire poteri eresponsabilità agli assistiti ed infine nell’assicurare la necessariacontinuità assistenziale tra ospedale e territorio. E sarà questo iltest più importante.

Fin dalle prime battute dell’autovalutazione la consapevolezzadell’importanza di una sinergia tra i due grandi attori dell'assi-stenza alla maternità, ospedale e consultori territoriali, ha per-messo di migliorare e sviluppare una collaborazione già esisten-te. L’opportunità di un confronto sistematico finalizzato al rag-giungimento di standard di eccellenza ha creato nel personalemedico, ostetrico ed infermieristico dei reparti ospedalieri diostetricia e pediatria la consapevolezza della necessità di unacontinuità assistenziale e dell´ esistenza di aree di miglioramentoda perseguire. La collaborazione ed i contributi sono stati estesirichiedendo il supporto dei Pediatri di Libera scelta e delle asso-ciazioni di volontariato, Mamme dei Sorsi di Vita, che in sinergiacon i servizi aziendali contribuiscono a presentare alla popolazio-ne coerenza di informazioni e di percorsi.

E’ emerso l’intento di uniformare gli interventi di educazionepre- e peri-natale sull'intero territorio della Bassa Friulana, pun-tando a modalità mirate a rinforzare l'autostima e la capacitàindividuale di risolvere i problemi, di trovare le soluzioni adattealla situazione, di chiedere e trovare aiuto, sostegno ed informa-zioni al momento giusto (empowerment) nella chiarezza delleattribuzioni e capacità dei servizi dedicati. In particolare i corsi dipreparazione alla nascita sono orientati a motivare e stimolare lacapacità degli individui ad accedere, comprendere ed utilizzare

le informazioni per promuovere o man-tenere una buona salute e gli “SpaziGravidanza” aperti presso i Consultoricon la collaborazione dei ginecologi deireparti ospedalieri rappresenterannoluoghi privilegiati per la trasmissione dimessaggi semplici ed essenziali per svi-luppare nelle donne e nelle coppie leconoscenze e le attitudini utili ad evita-re comportamenti a rischio e ad acquisi-re la motivazione e la fiducia in se stes-se per agire le scelte migliori per la pro-pria salute e per quella del proprio bam-bino.

A cura di: dr.ssa Illia MARTELLINIDirettore Area Materno Infantile

Territoriale – Servizi Consultoriali e di tutti i componenti il gruppo di lavoro.

I componenti del teamIllia Martellini (team leader)

Simona Melazzini (team leader)Roberto Perini

Giovanna CacciaguerraFausto Bassi

Simona Contardo Martin Anna

Monica GhirelloGloria Godeas

Claudia IognaPratMarina CancianiGiuseppa Piazza Luciana Ramon

Renata MaddalenaPaolina Paludosi

Aurora Rassatti Daniela DonàDenisa Puntin

Cristiana ParavanoBarbara PittinoMichela Pizzin

Flavia MichelinMaristella Cannalire

Tamara de Lempicka, "Maternità" 1928

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I programmi di screening per la prevenzionedei tumori del colon retto

Il carcinoma del colon retto in oltre il 90% dei casi origina da unprecursore focale benigno: l’adenoma o polipo adenomatoso. Aseconda della morfologia i polipi adenomatosi sono distinti insessili e peduncolati. L’aspetto istologico li distingue, invece, inadenomi tubulari, villosi e tubulo-villosi. Il rischio di trasforma-zione maligna varia con il tipo istologico e per l’adenoma tubula-re si riscontra una percentuale di trasformazione nell’ordine del4,8 % che sale al 22,5 % per gli adenomi tubulo-villosi e al 40,7 %negli adenomi villosi. Il rischio di trasformazione maligna variaanche a seconda delle dimensioni del polipo dove si riscontra unrischio per il 50 % a grandezza di 2 cm. Il 90 % dei casi di tumo-re del colon retto riguarda soggetti di età superiore a 55 anni. Lasopravvivenza a 5 anni, dopo terapia chirurgica, dipende dallostadio alla diagnosi. In Italia la sopravvivenza media dopo 5 annidalla diagnosi è di circa il 50 % dei casi. E’ importante ricordareche la malattia produce sintomi solo in fase avanzata della suaevoluzione.

In assenza di un programma di screening la maggior parte deipazienti si presenta alla diagnosi con un tumore in stadio avan-zato (metastasi linfonodali o a distanza).

Situazione in EuropaNel documento della

Conferenza sullo scree-ning e sull’individuazio-ne precoce dei tumori sot-toscritto a Vienna nel1999 si riscontrano i datirelativi ai casi di tumoricolorettali.

L’incidenza più elevatadi tumori colorettali negliuomini si riscontra inIrlanda, in Austria e inDanimarca con 58-61 casiper 100.000 abitanti, men-tre i tassi più bassi si rife-riscono alla Grecia, con 25casi su 100.000 abitanti.Per le donne l’incidenzapiù elevata si riscontra inDanimarca, nei PaesiBassi e in Irlanda con 40-43 casi per 100.000 abitan-ti e la più bassa in Grecia,con 19 casi per 100.000abitanti. Il tasso di morta-lità più elevato appartie-ne alla Danimarca e all’Irlanda con 35-36 casi per 100.000 abitan-ti mentre il più basso riguarda la Grecia, con 13 casi per 100.000abitanti. Per le donne il tasso di mortalità più elevato si rileva inDanimarca con 27 casi per 100.000 abitanti e il più basso in Greciacon 9 casi per 100.000 abitanti. Il tasso di sopravvivenza rimanebasso.

Le neoplasie del colon retto rappresentano la seconda causa dimorte per tumore sia negli uomini (10 % dei decessi oncologici)sia nelle donne (12%) e sono a livello europeo in costante aumen-to. Dal Rapporto 2008 della Commissione Europea sullo stato diattuazione degli screening emerge che quelli effettivamente rea-lizzati sono meno della metà di quello suggeriti dal ConsiglioEuropeo. I paesi dell’Unione che hanno programmi di screeningper la prevenzione del tumore al colon retto sono 15 su 22. E’necessario potenziare i Programmi da parte dei singoli Stati, sti-molando anche la collaborazione degli Istituti di ricerca dei variPaesi.

Situazione in ItaliaI tumori stanno diventando la vera emergenza sanitaria del

Paese. Ogni anno vengono diagnosticati in Italia circa 250.000nuovi casi di tumori, con una prevalenza di circa 2 milioni di casi.Tale dato acquista ulteriore rilievo se si considera l’invecchia-mento progressivo della popolazione.

Ogni anno si stimano circa 38.000 casi di carcinoma colorettalee oltre 16.000 morti.

I dati italiani di tumori colorettali registrano i seguenti tassid’incidenza:

- 26,5 casi per 100.000 (colon) e 13,9 per 100.000 (retto) cheriguardano gli uomini;

- 18,4 casi per 100.000 (colon) e 8,2 per 100.000 (retto) che riguar-dano le donne.

Si registra un aumento del tasso standardizzato di incidenza, sesi confrontano i dati del 1970 (uomini 30,59; donne 24,34) e del2008 (uomini 69,76; donne 38,21), ma una progressiva riduzionedella mortalità: nel 1970, uomini 21,21; donne 15,70; nel 2008,uomini 21,12; donne 11,25.

Giuseppe Dodi, presidente dell’ Associazione ItalianaStomizzati mostrando i dati relativi all’adesione al programma,

che si mantiene al di sotto dellivello accettabile (45%), dimo-stra che attualmente c’è lanecessità di “ […] informaretutta la popolazione e sensibi-lizzare soprattutto le categoriea rischio per far comprenderequanto sia importante sotto-porsi agli esami diagnostici,quale il sangue occulto nellefeci. Allo stesso tempo, ènecessario che i programmi discreening avvengano sistema-ticamente e che il sistema sani-tario potenzi le strutture e ilpersonale per affrontare unmaggior carico di lavoro”.

Lo screening si propone diridurre la mortalità per causaspecifica nella popolazione chesi sottopone regolarmente acontrolli per la diagnosi preco-ce di neoplasie o lesioni pre-cancerose. I programmi discreening organizzati si sonodimostrati lo strumento più

efficace per ridurre la mortalità nella popolazione attraverso l’an-ticipazione diagnostica, ma anche per curare con interventi con-servativi le lesioni precocemente osservate. Sono interventi disanità pubblica, devono garantire la massima equità, il migliora-mento della qualità di vita, l’adeguata informazione alla popola-zione interessata, controllare costantemente ogni fase del proces-so.

Si tratta di programmi che rientrano nei Livelli Essenziali diAssistenza (LEA), sostenuti da raccomandazioni nazionali einternazionali e da linee guida che periodicamente vengonoaggiornate.

Un programma di screening organizzato è fondamentalmentediverso dagli interventi di diagnosi precoce individuali sponta-nei. Nel programma di screening organizzato si interviene su unapopolazione che non presenta sintomi e che viene invitata attiva-mente a sottoporsi al test di screening.

In Italia i programmi di screening si stanno progressivamente

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estendendo in tutto il territorio e in alcune delle regioni, chehanno consolidato nel tempo la pratica di questi programmiadottando le strategie più avanzate a livello internazionale, siregistra un’elevata performance. Lo screening si rivolge a interefasce di popolazione apparentemente in buona salute, con invitoattivo per il test e il successivo percorso integrato di diagnosi ecura per le persone che richiedono di proseguire con ulterioriaccertamenti o terapie.

La strategia utilizzata dalla maggior parte delle regioni italia-ne e anche dal Friuli Venezia Giulia è basata sulla ricerca del san-gue occulto fecale con impiego dei test immunochimici.

La chiamata al test avviene ogni due anni per le persone dai 50ai 69 anni.

Le persone positive al test per la ricerca di sangue occulto nellefeci sono chiamate a svolgere accertamenti seguendo un percorsopersonalizzato all’interno del programma di screening.

La partecipazione delle persone che sono chiamate al program-ma di screening regionale è il primo e più importante segnale del-l’efficacia del programma stesso. Solo attraverso la numerosaadesione si potrà nel tempo, mediante il monitoraggio e poi lavalutazione dei risultati, migliorare la qualità del programma eprovarne l’efficacia.

Un importante contributo al monitoraggio e alla valutazionedei programmi attivi proviene dalla sorveglianza annuale pro-mossa dall’Osservatorio Nazionale Screening, strumento a sup-porto del Ministero della Salute e delle Regioni per l’attuazionedei programmi di screening e la definizione delle modalità ope-rative, monitoraggio e valutazione dei programmi.

Il programma di screening organizzato in Friuli Venezia Giuliasi basa su protocolli sistematici fondati su prove di efficacia, coor-dinamento dei diversi professionisti e monitoraggio continuo diuna serie di indicatori di qualità.

E’ attivo dal 2008 e la partecipazione e l’adesione sono aumen-

tate in questi ultimi anni, ma ancora non hanno raggiunto i livel-li desiderati per verificare l’impatto del programma sulla popola-zione. La possibilità di prevenire il tumore del colon retto con loscreening è ancora poco nota. Il timore poi, di doversi sottoporrealla colonscopia, sia pure come esame di secondo livello, scorag-gia le persone a eseguire il test fecale.

In un contesto in cui é fondamentale una comunicazione pro-attiva, un notevole contributo può essere dato non solo dagli ope-ratori coinvolti nell’organizzazione del programma, ma soprat-tutto i cittadini attraverso l’adesione e la loro esperienza, comu-nicando con le persone che incontrano nel proprio ambiente lavo-rativo e familiare.

Per completare l’offerta screening e diagnosi precoce per iltumore del colon retto è previsto un progetto che prevede il per-corso per la valutazione del rischio individuale e successivo iterdiagnostico-terapeutico mirato.

Il piano regionale della prevenzione 2010-2012, attraverso que-sto progetto, permetterà di raggiungere la popolazione che nonpoteva accedere allo screening organizzato non rientrando sem-pre nella fascia di età individuata dal programma.

Riferimenti bibliografici

• I programmi di screening in Italia 2011- Ministero dellaSalute; CCM; ONS.

• I programmi di screening oncologico in Friuli VeneziaGiulia dal 1999 al 2010 Servizio epidemiologico, integrazionesocio sanitaria e politiche sociali. Agosto 2011.

• Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012.

Clara Burato - Diparimento di Prevenzione

I marcatori tumorali (MT) sono molecole prodotte direttamen-te dal tumore, oppure più o meno correlate con la crescita tumo-rale. Le caratteristiche del marcatore dipendono dall’informazio-ne che si vuole ottenere; per la diagnosi precoce di neoplasia, perl’identificazione di soggetti asintomatici (screening), per identifi-care la ripresa precoce della malattia e per il suo monitoraggio ilMT ideale dovrebbe possedere una sensibilità e una specificitàdel 100%. Se il MT è utilizzato per il monitoraggio della malattiaè necessario che sia correlato con il tumore, affinché le variazio-ni della concentrazione del marcatore riflettano quelle dalla cre-scita tumorale. Il problema nasce dal fatto che al momento nes-sun MT noto possiede caratteristiche di specificità legate esclusi-vamente al tumore; i MT sono presenti anche in numerose altrecondizioni, anche di natura benigna o iatrogena, compresa la nor-malità. I MT si dosano facilmente mediante un campione di san-gue, utilizzando metodi immunometrici presenti sui comunistrumenti automatizzati; il referto di norma è disponibile nelle 24ore successive al prelievo.

Per il carcinoma del colon-retto, uno dei big killers, la maggiorparte delle linee guida internazionali (ASCO, NACB, AIOM,ESMO, NCCN) propone, circa l’utilizzo dei MT, alcune racco-mandazioni per il loro uso ottimale a seconda dello scenario.

ScreeningCEA e /o CA 19.9 non devono essere utilizzati (raccomanda-

zione negativa).

Bilancio di baseIl CEA non deve essere utilizzato per selezionare i pazienti da

sottoporre a terapia adiuvante (raccomandazione negativa).Non raccomandati altri marcatori, compreso il CA 19-9 (racco-

mandazione negativa).

Riconoscimento precoce della progressione.L’uso regolare del CEA associato ad altre indagini può offrire

un vantaggio in termini di sopravvivenza (ogni 3-4 mesi per 3anni e ogni 6 mesi per altri 2 anni).

Il paziente dovrebbe essere potenzialmente candidabile a trat-tamenti aggressivi dell’eventuale ricaduta.

CEA raccomandato nei casi in stadio I e II.Non raccomandati altri marcatori, compresi il CA 19-9 (racco-

mandazione negativa).

Monitoraggio della terapia nella malattia avanzataIl CEA va determinato prima della terapia, all’inizio della tera-

pia e regolarmente durante il trattamento (ogni 1-3 cicli). Un incremento confermato (> 30-50%) può indicare progressio-

ne anche in assenza di conferma con tecniche di imaging. Non raccomandati altri marcatori, compreso il CA 19-9 (racco-

mandazione negativa)

Incremento del CEA nel follow-up1) eseguire esame clinico, colonscopia, TAC toraco-addomino-

pelvica ed eventualmente PET.2) Se imaging negativo ripetere TAC ogni 3 mesi fino a eviden-

za di ricaduta o eventuale riduzione o stabilizzazione del CEA.

Bibliografia:

Guida all’uso clinico dei biomarcatori in oncologia 2010. A cura di: M. Gion, C. Trevisiol, S. Pregno, A.S.C. Fabricio.Biomedia 2010

Francesca Sirianni - Laboratorio Analisi Chimico Cliniche

I marcatori tumorali nel carcinoma del colon-retto

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Un saluto di benvenuto a:• Saretta Francesca – Di Paolo Roberta – Paviotti Alberto –Masserin Matteo – Costantini Monica – (P.O. di Palmanova) • Bazzo Loris - Zanelli Loretta - Morrone Giovanna - AielloGloria – Luzi Stefania – Saccari Alessia – Perossa Giulia –Cravin Chiara – Cilenti Francesco Lucio – Barbagallo Elisa(P.O. di Latisana)• Piani Tommaso – Borlini Alessandro (P.P.S. Lignano)• Forte Pietro - Massera Simonetta (Distretto Est)• Grillone Sergio - Schepis Simona (Gestione Risorse Umane eAffari Generali Legali)•Luchetti Antonio - Bortot Lisa – Roia Caterina (Dipartimentodi Salute Mentale)

• Colasanto Maria Teresa – Buzancic Silvana (Dipartimento diPrevenzione) • Levaponti Marinella – Ronca Romina – Dri Federica (DistrettoOvest)Un arrivederci e un grazie a:

• Montanari Michele – Bonofiglio Giulio – Cristiani Lorenzo –De Laszlò Paola – Lombardi Sandra (P.O. di Palmanova)

• Rossi Sergio – Ingrao Caterina – Cum Mara – De MarchiLoretta – Domenis Liana (P.O. di Latisana)

• Sotgia Tiziana – Sabadini Paola - Forturello Livio Rosario(Dipartimento di Salute Mentale)

Lavoro e suicidi“La dignità vale più della vita di un uomo” e’ la frase con cui,

qualche settimana fa, un piccolo imprenditore si è congedato dalmondo dopo aver ricevuto nel giro di pochi giorni due cartelleesattoriali che di fatto hanno decretato l’ultimo passo dell’uomoverso il baratro della disperazione, portandolo a compiere il gestoestremo. Il fenomeno dei suicidi dipersone gravate da difficoltà econo-miche ha tragicamente contraddistin-to i primi mesi dell’anno e ha colpitotrasversalmente: disoccupati, lavora-tori espulsi dal mercato del lavoro,pensionati che si sono visti ridimen-sionare la pensione, piccoli imprendi-tori strangolati dai debiti, ma ancheimprenditori che non sono riusciti adesigere i crediti precedentementematurati, anche nei confronti delloStato.

Nel momento in cui scrivo (finemaggio), non so esattamente a quantoammonti il numero di questa tipolo-gia di suicidi, ma, estrapolando daalcune notizie apparse sui maggioriquotidiani nazionali, dovrebbe trat-tarsi di un’ottantina di casi, dei quali circa la metà riguardantipiccoli imprenditori. Pur se l’ISTAT ha prontamente evidenziatoche il numero dei suicidi verificatisi in Italia nel corso del primoperiodo dell’anno, compresi quelli “economici”, non risulta insignificativo aumento rispetto ai periodi precedenti, è evidenteche il fenomeno ha avuto forti ripercussioni emozionali sia sul-l’opinione pubblica che sulla politica nazionale, tant’è che l’argo-mento è stato causa di non pochi attriti tra l’attuale governo ealcuni esponenti politici riguardo alle “responsabilità” che sareb-bero alla base di tali avvenimenti.

Preme altresì sottolineare che il rapporto dell’Emes “Il suicidioin Italia ai tempi della crisi“, riguardante il periodo 1985-2009 erecentemente pubblicato, evidenzia la forte interdipendenza cheintercorre tra fenomeno suicidario e crisi economico-occupazio-nale (due dati su tutti: + 37.3% dei suicidi compiuti da disoccupa-ti nel 2009 rispetto al 2008; nel corso del 2009 18.4 suicidi ogni 100mila disoccupati a fronte di 4.1 tra gli occupati). D’altro canto èun elemento certo che, nel corso delle fasi storiche caratterizzate

da forti crisi economiche, il tasso dei suicidi tende ad aumentare,come è avvenuto ad esempio nel corso della grande depressioneiniziata nel 1929, della crisi petrolifera degli anni ’70, della crisiche ha riguardato il Giappone negli anni ’90, per non parlaredella attuale situazione in Grecia, dove si sono registrati oltre

1700 suicidi conseguenti a difficoltà ditipo economico. Al di là dei numeri, ècomunque indubbio che i suicidi che sisono verificati ultimamente nel Paeseabbiano suscitato grande attenzione edemozione, ben al di sopra delle morti chepurtroppo ancora si verificano nei luoghidi lavoro. Oltre alla drammaticità deisingoli episodi, sicuramente rispecchia-no ed alimentano l’angoscia che si va dif-fondendo in conseguenza della crisi eco-nomica ed occupazionale che da troppotempo attanaglia il Paese (e non solo ilnostro) e di cui non si riesce ad immagi-nare una fine, principale causa di quelle“tensioni sociali” alle quali i nostri mas-simi esponenti istituzionali hanno fattorecentemente e in più occasioni riferi-mento. I suicidi dei lavoratori e ancor più

degli imprenditori esasperano fortemente l’attuale tensionesociale, anche perché riguardano spesso quella piccola imprendi-toria e quelle zone (si pensi al vicino Veneto che sta pagando untributo altissimo da questo punto di vista) che sono state rappre-sentate ed erano sentite come le colonne portanti dello sviluppodegli ultimi decenni. Ne deriva una sensazione che quel modellosia inesorabilmente in declino e la disoccupazione che ne è con-seguita, il carico di tasse, la caduta dei mercati, la delocalizzazio-ne, l’invasione di prodotti stranieri alimentano ulteriormentequell’angoscia sociale che è palpabile. Un tempo il baricentrosociale era principalmente imperniato sulla grande fabbrica, poisulla piccola impresa, comunque sul “lavoro” che al giorno d’og-gi è il grande malato della nostra società. Da qui insicurezza,angoscia, paura per il lento sgretolarsi di un’epoca e di quello cheverrà dopo.

“Lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza”John Lennon, 1969

Mario Corbatto - Distretto Sanitario Ovest

IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT

Una relazione di tragica attualità

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Un anno di medicina del dolore nell’ASS 5E’ trascorso un anno da quando il Direttore Generale, dott.

Paolo Bordon, ha decretato il progetto sperimentale Ospedale-Territorio per la terapia del dolore e le cure palliative nella nostraAzienda Sanitaria. Cardine del progetto è stata l’istituzione dellaStruttiura Complessa di Medicina del Dolore e Palliativa (MDP),la cui direzione è stata affidata al dr. Ugo Colonna, per tredicianni primario di Anestesia e Rianimazione all’Ospedale diLatisana, specialista in fisiopatologia e terapia del dolore, attivoda diversi anni nel settore, oltre che impegnato a vari livelli dire-zionali nella Società Italiana di Cure Palliative. Perché medicina enon terapia o cura del dolore e palliativa?Perché il mondo del dolore cronico e dell’in-guaribilità è un mondo complesso, che inclu-de sindromi spesso non contemplate dallamedicina tradizionale organicistica e che per-tanto richiede un approccio diagnostico-valutativo prima che terapeutico, pena il fal-limento delle terapie stesse. Caratteristicapeculiare e innovativa è la trasversalità dellastruttura, che, pur incardinata formalmentenel Distretto Ovest, opera pariteticamente neidue Distretti (Est e Ovest) e nei due ospedaliaziendali (Latisana e Palmanova), trovandosipertanto nella condizione migliore per assi-curare l’assistenza ai malati in tutti gli ambitidi cura: oltre all’ambulatorio, spazia dal rico-vero ospedaliero al day hospital/day surge-ry, dalla degenza in struttura protetta distret-tuale al domicilio. L’attività domiciliare è diretta ai pazienti inAssistenza Domiciliare Integrata che presentano bisogni assisten-ziali complessi gestibili a domicilio, in particolare dolore di diffi-cile controllo, ed è svolta in stretta collaborazione con i medici dimedicina generale e con il Servizio InfermieristicoDistrettuale/infermiere di comunità. L'attività ospedaliera èmirata ad evitare i ricoveri impropri e si avvale, oltre che dellasala operatoria e della degenza ortopedica di Latisana per le pro-cedure più complesse, dell’istituto dell’Osservazione

Temporanea, in integrazione con il Pronto Soccorso dei dueOspedali, in particolare per le patologie dolorose di origine ver-tebrale. Svolgono attività medica nella struttura MDP, in variapercentuale rispetto all’attività anestesiologica, i dottori MarcelloPaddeu, Rym Bednarova, Alfredina Pezzetta e Tiziana Vidoni,mentre l’équipe infermieristica è costituita dalle infermiere TaniaPrataviera (coordinatore), Roberta Della Ricca, Ilenia Ramaglionie Angela Barreca (con il cortese supporto segretariale del perso-nale dell’ambulatorio di anestesia a Palmanova). Non è inveceancora avvenuto l’inserimento delle figure professionali dello

psicologo e del fisiatra, indispensabiliper un lavoro d’équipe in grado dirispondere adeguatamente alle esigenzedei pazienti afferenti alla struttura.Oltre alle visite ambulatoriali (tutte lemattine dal lunedì al venerdì a Latisanae il lunedì, martedì, giovedì e venerdìmattina a Palmanova, prenotazioni peril tramite del CUP) e alle consulenze neireparti di degenza ospedalieri e nellestrutture protette distrettuali, la MDPpratica una vasta gamma di procedureantalgiche interventistiche miniinvasi-ve, avvalendosi di moderne tecnologiequali l’ecografia e la tomografia compu-terizzata, con l’indispensabile supportotecnico della SC di Radiologiadell’Ospedale di Latisana. In questo

primo anno di attività la SC MDP ha trattato, nei vari setting assi-stenziali, circa 1.300 pazienti affetti da patologie dolorose croni-che, oncologiche e non, ed ha svolto attività di formazione rivol-ta agli operatori sanitari degli ospedali e del territoriodell’Azienda. Per l’autunno p.v. è invece in programma, in colla-borazione con l’ASS 4 “Medio Friuli”, un corso diretto ai Medicidi Medicina Generale dei Distretti di Latisana-S.Giorgio,Cervignano-Palmanova, Codroipo e San Daniele del Friuli.

Ugo Colonna - SC Medicina del Dolore e Palliativa

La riforma del pubblico impiego, avviata negli anni ’90 delsecolo scorso, ha esteso, tra l’altro, l’applicazione delle normedello Statuto dei Lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970) perla parte relativa ai diritti e alle prerogative sindacali nei luoghi dilavoro anche al pubblico impiego. In particolare, in ossequio aquelle norme è prevista la costituzione, in ciascuna amministra-zione, di un organismo di rappresentanza unitaria del personale.I componenti della Rappresentanza Sindacale Unitaria – RSU -vengono eletti a suffragio universale e a voto segreto ogni treanni. La RSU, congiuntamente alle organizzazioni sindacali mag-giormente rappresentative, agisce le prerogative sindacali previ-ste dalla legge e dai contratti. Infatti, la RSU è titolare:

- dei poteri riguardanti l’esercizio delle relazioni sindacali:informazione preventiva e successiva, concertazione, ma soprat-tutto la contrattazione integrativa aziendale;

- dei diritti sindacali: permessi, indizione dell’assemblea deilavoratori, uso dei locali, affissione. La RSU concorre anche allaindividuazione dei Rappresentanti dei Lavoratori per laSicurezza (RLS), figura prevista dalla D.Lgs. n. 81/2008.

L’aspetto qualificante della RSU è rappresentato dal fatto, sipotrebbe dire traslando una formula utilizzata in altro contesto,di non rispondere ad un vincolo di mandato nell’esercizio dellaproprio funzione. La RSU, infatti, rappresenta i lavoratori dellaazienda e nella azienda, indipendentemente dalla sigla sindacaleche ha proposto la candidatura e dal profilo professionale diappartenenza. La sfida che i rappresentanti eletti hanno raccoltosta proprio qui: sono colleghi che hanno deciso di “mettere la fac-cia”, di spendere la propria credibilità e autorevolezza al serviziodei lavoratori dell’azienda. Si tratta di un ruolo che richiede,

prima ancora della conoscenza dei processi di lavoro e degli isti-tuti contrattuali, capacità di comprendere le persone e di esseredisposti a spendere tempo ed energia per l’ascolto e la composi-zione di posizioni non sempre convergenti. L’esperienza fin quimaturata dalla RSU ha dimostrato che la stessa è un utile stru-mento di interfaccia tra il lavoratore e l’amministrazione proprioper il fatto di vivere dal di dentro i problemi dell’organizzazioneed agevolare così il confronto, nel rispetto dei ruoli, sulla corret-ta utilizzazione degli istituti contrattuali, nella direzione delmiglioramento delle condizioni di lavoro e della crescita profes-sionale degli operatori. Nel marzo scorso si sono svolte anchenella nostra Azienda le elezioni della RSU. I rappresentanti elet-ti, che svolgeranno il proprio mandato nel prossimo trienniosono: CISL: Botti Monica, Codato Giancarlo, Ronutti Ilenia,Zanello Davide; CGIL: Del Mestre Lara, Di Giovanna Giovanna,Fregonese Mariarosa, Guerra Antonietta, Mauro Lorella, SiriguSalvatore, Zanier Flavio; FIALS: Aggio Gloria, Viscomi GiovanniPaolo; NURSIND: Didonè Yari, Gobbato Silvia (sostituisceFraccascia Vito Alessandro, rinunciatario), Mrak Roberto,Raimondi Denis; UIL: Licchelli Anna, Nascig Federico, PoloRiccardo (sostituisce Calligaris Enzo, rinunciatario), RondineAntonella. Al primo incontro dei nuovi eletti si è proceduto allanomina del referente della RSU e dei due vice: la scelta è cadutarispettivamente su Giovanna Di Giovanna e Giovanni Viscomi eRoberto Mrak. Con l’auspicio di proseguire il dialogo franco econtinuo che fin qui si è instaurato tra l’Azienda e i rappresentan-ti dei lavoratori, auguriamo buon lavoro ai “vecchi” e nuovi dele-gati.

Giovanna Di Giovanna Referente per la RSUElena Cussigh - Gestione Risorse Umane e AA.GG.LL.

Rappresentanze Sindacali Aziendali: gli eletti per il prossimo triennio

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Il“Piccolo Cottolengo”

Il 28 dicembre 1944 la signora Bearzi di Udine, proprietaria diuna villa storica di Santa Maria la Longa (foto), con terreni adia-centi, firmò l’atto di donazione dei suoi beni ai Padri Orionini, iquali, ispirandosi ai principi pedagogici e alla carità di DonOrione, iniziarono ad assistere i più “poveri”: ragazzi le cui capa-cità fisiche e psichicheerano compromesse, crean-do una struttura adeguataper l’accoglienza del diver-samente abile, denominata“Piccolo Cottolengo di DonOrione”.

L’istituto, sito in via I.Nievo n. 9, è composto dauna villa centrale (sededegli uffici), due padiglioni(maschile e femminile), e 2comunità alloggio, unadelle quali sarà a brevegestita dal ConsorzioAssistenza Medico PsicoPedagogica (CAMPP).

Attualmente la strutturaaccoglie 124 persone adulte(età media 57 anni), prove-nienti da varie Regioni,portatrici di handicap lieve,medio, grave, suddivise ingruppi organizzati in base all’autonomia delle persone. Al centrodi ogni azione educativo-assistenziale vi è la persona “diversa”,per la sua storia e i suoi bisogni, e “abile”, con le sue risorse ecapacità.

Il progetto educativo che l’istituto mette in atto risponde alleseguenti finalità:

• Assistenziale: garantisce le prestazioni di base necessarie allacura della persona.

• Sociale: finalizzata al mantenimento dei rapporti con l’ambi-to familiare di provenienza, propone iniziative volte alla costru-zione e al consolidamento di nuovi legami .

• Riabilitativa: il cui obiettivo è quello di consolidare e conser-vare le abilità residue attraverso attività fisioterapiche e sanitariepersonalizzate.

• Educativa: si propone di stimolare il soggetto all’interno delsuo percorso di vita attraverso attività educative che lorendono protagonista del proprio vissuto. L’importanzadella persona, in ogni attività, è quella di essere colloca-ta al primo posto, indipendentemente dalle capacità chela stessa possiede; questo significa offrire a tutti pariopportunità di realizzazione e gratificazione personale.

• Famigliare: dipendenti, volontari e utenti operanosecondo lo spirito di famiglia e gli insegnamenti delpadre fondatore.

Le giornate all’interno del Piccolo Cottolengo sonoscandite da una serie di attività, che si possono suddivi-dere in:

1. attività educativo-assistenziali: rientrano in questacategoria tutte le azioni che interessano gli aspetti dellavita quotidiana dell’ospite e vengono proposte quoti-dianamente dagli operatori di reparto che si occupanodell’assistenza. La finalità non è solo quella di provve-dere alla cura della persona ed al mantenimento dellaabilità ma anche quella di promuovere proposte di ani-mazione e socializzazione.

Frequenti sono le attività d'intrattenimento come festedi compleanno con cadenza mensile e feste a tema (car-nevale, primavera, degli amici) proposte allo scopo di

scandire il tempo e mantenere il senso della realtà;2. attività educativo-occupazionali: sono svolte all’interno di un

laboratorio dove trovano posto materiali e strumenti specifici. Ilprogramma delle varie attività esamina le caratteristiche e leaspettative di ognuno, in modo da adattare e diversificare i vari

interventi;3. attività spirituale e

religiosa: risponde allalibera scelta personale dieducazione religiosa,sempre nei limiti dellacomprensione individua-le.

Nel 2006 è nato un pro-getto sperimentale diesperienza di vita mistacostituito da un gruppodi 15 persone disabili conbisogni assistenziali mini-mi.

Il gruppo “misto”,costituito da 9 donne e 6uomini che coabitanoall’interno di un modulosito al primo piano fem-minile, ha visto crescerenon solo il legame amica-le e il grado di autonomia,

ma ha imparato a riconoscere nella figura dell’operatore un gran-de “mediatore” e non soltanto un risolutore di problemi.

Allo stato attuale la struttura ha un riconoscimento come presi-dio regionale per portatori di Handicap (LR 13 del 1995). Assiemealla Regione l’Istituto si sta impegnando nella stesura delle “lineedi indirizzo” per la riconversione della struttura. Il processodovrebbe concludersi con una modifica sostanziale della destina-zione d’uso, prevista entro il 2014. Questo delicato passaggio per-metterà al “Piccolo Cottolengo” di entrare a pieno titolo nella retedei servizi della “Bassa Friulana”.

Don Sergio Zanatta - Direttore

di Santa Maria la Longa

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Banca Dati Ovid e Riviste medico-scientificheIn un quadro di politica sanitaria in cui si pone sempre più

attenzione alla formazione e aggiornamento per tutte le categorieprofessionali nell’ambito sanitario e amministrativo, anche lanostra Azienda ha voluto porre un’attenzione particolare a que-sto settore, rendendo la consultazione delle riviste scientifiche eamministrative più efficace e efficiente da parte degli utilizzatori.

Di seguito vengono indicate le caratteristiche principali dellaBanca dati Ovid e dell’accesso alla nuova piattaforma aziendaleCeldes.

Banca Dati OvidE’ una banca dati di ambito medico clinico, che offre un sup-

porto ai professionisti sanitari basato sulle evidenze scientifiche. Ovid fornisce una soluzione informativa completa, studiata per

assistere ricercatori, responsabili della gestione delle informazio-ni e utenti finali nelle loro attività di risoluzione dei problemi.

Consente agli utenti, esperti e occasionali, di interrogare diret-tamente il vocabolario controllato e i codici di classificazione dinumerosi database/full text Ovid. L’ambiente grafico è in gradodi visualizzare le relazioni tra i termini più ampi e le accezionisecondarie, le note di contesto complete e le informazioni sullapubblicazione, nonché fornire numerosi strumenti di navigazio-ne che permettono di esaminare argomenti e concetti correlati.

Riviste medico-scientificheE’ stata creata una “piattaforma” aziendale dove sono disponi-

bili tutte le riviste a cui l’Azienda è abbonata. Tale piattaformaoffre all'utente finale l'organizzazione di risorse elettroniche diuno specifico ambito scientifico, includendo spesso materiale dieditori e formati diversi; in particolare viene indicato per ognirivista il formato (cartaceo o online); la struttura destinatariadella rivista cartacea; il link con le relative credenziali per l’ acces-so alla rivista online.

Per ognuna delle sezioni di Online è disponibile una mascheradi ricerca dedicata nella quale inserire i parametri prescelti incombinazione di dati. La ricerca è del tipo “contiene” per tutte lemaschere (ad eccezione della sezione Search Articles e DatabaseJournals, che per le loro caratteristiche adottano un criterio diricerca diverso che verrà descritto in seguito).

Le sezioni di utilizzo sono le seguenti: Alfaomega – catalogoonline, Search articles, Ricerca avanzata su Toc’s & Abstracts dimigliaia di riviste, Database Journals - Banca dati bibliografica diriviste.

AlfaOmegaE’ il catalogo online delle risorse cartacee ed elettroniche della

biblioteca: abbonamenti, banche dati, e–journal, collezioni, e-book, aggregate in un'unica interfaccia. Viene inizialmente pro-

pagato con i dati relativi agli ordini effettuati presso la nostraagenzia per l’anno corrente e permette la successiva integrazionedi tutte le risorse della biblioteca, comunque sottoscritte.

Consente la ricerca e l’accesso immediato e stabile alle pagineweb originali della risorsa prescelta.

Per ogni titolo vengono resi disponibili i seguenti campi:Titolo, Editore, Disponibilità online, Tipo di accesso, Utente

finale, Issn online, Issn print, Formato, Username e password diaccesso, Link diretto alla home page della rivista, disponibilità diToc’s & Abstracts residenti sul nostro server con la consultazionedel coverage della rivista. In basso sono sempre presenti tre botto-ni: Reset, Cerca, Tutti. Una volta ottenuta la lista ed il numero deirisultati, sarà possibile effettuare tutta una serie di manipolazio-ni dal numero e dalla tipologia delle informazioni acquisibili allasensibilità del filtro impostato. Potrete ordinare a piacimento idati, aggiungere, eliminare, modificare i risultati dell’interroga-zione e naturalmente salvare, esportare, inviare via mail, stampa-re.

Search ArticlesE’ un motore di ricerca che interroga contemporaneamente tutti

i Toc’s & Abstracts relativi agli abbonamenti sottoscritti e non sot-toscritti tra quelli residenti sui nostri server, combinando gli ele-menti ottenuti in un unico risultato.

Sono presenti circa 3.000.000 di articoli per oltre 350.000 testate.I partner attuali di Online sono oltre 150, e collaborano con il

sistema inviando i propri metadata regolarmente.Tra i tanti segnaliamo:Highwire, Karger, Taylor & Francis, Dekker, Cambridge

University Press, Springer Kluwer Verlag, Extenza, Kluwer LawInternational, Walter de Gruyter, National Research Canada,Thieme Verlag, Blackwell Wiley, Project Muse, LippincottWilliam & Wilkins, Oxford University Press.

Inoltre abbiamo integrato al sistema, rendendole disponibilialla consultazione, le riviste Open Access a carattere bio-medicodella Biomed Central: 150 titoli con milioni di articoli in full text.

L’archivio contiene un’enorme mole di dati, aggiornata quoti-dianamente, relativi sia all’anno corrente che agli anni preceden-ti disponibili in versione elettronica.

L'accesso al full text degli articoli sarà subordinato alle modali-tà di abbonamento sottoscritte o all’acquisto del singolo articolo.

Utlizzo del Search JournalsL’interfaccia è semplicissima. Il sistema di ricerca usato in

Search Journals (ed in parte anche per il Database Journals) è basa-to su SOLR, un motore di ricerca Open Source che rappresenta lostato dell'arte per quanto riguarda le ricerche full-text.

Fra le caratteristiche principali che abbiamo a disposizione cisono: full text search (ricerche alla Google), evidenziazione dei ter-mini trovati (highlight match), Faceted Search (filtri).

Le ricerche full text si differenziano dalle ricerche tipiche di undatabase perche' si basano su un'analisi molto piu' sofisticata siadella query che del testo indicizzato.

Per accedere alle banche dati sopraccitate è sufficiente collegar-si al portale intranet aziendale dove è stato creato un link peraccedere direttamente alla piattaforma dalla rete aziendale, con lenote indicative su come accedere fuori rete aziendale.

Lucia Tonizzo - Programmazione Controllo Comunicazione Qualità

giornale base 30 maggio.qxp 08/06/2012 11.18 Pagina 11

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Page 12: Giugno 2012 Friulana” · 2014. 10. 15. · Friulana” Giugno 2012 Con la DGR n. 458 del 22 marzo 2012, sono state approvate le “Linee guida per la predisposizione del Piano di

Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione

Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi

A.S.S.ieme per 5 minuti

Periodico Trimestrale dell’Azienda per i

Servizi Sanitari n. 5 -”Bassa Friulana”

Anno VII - Numero 30giugno - luglio - agosto 2012

Reg. presso il trib. di Udinen. 29/06 del 28.06.2006

Direttore responsabile Flavio D’Agostini

Posta interna : Redazione giornale c/o Ufficio Relazioni con il Pubblico

RedazioneTiziana Bonardi

Clara BuratoElena Cussigh

Francesca De LucaMelania Fichera

Antonietta GuerraAntonella Laurenti

Marco LuigianoRosella MalarodaFrancesca Sirianni

Daniele TrentinEnrica Tuniz

Paola VirgolinGreta Zavattin

Questo giornale éstampato su carta riciclata

ContattiTel. 0432-921444Fax. 0432-921500

E-mail: [email protected]

Impaginazione e GraficaMarco Luigiano

LoghiDenis Battaglia

StampaTipografia OGV - Palmanova

Tel 0432 928392 -http://www.tipogv.it

A questo numero hanno collaborato:

Paolo BordonMario CorbattoUgo Colonna

Giovanna Di GiovannaIlla Martellini

Annamaria MustacchiLuciana Scagnetto

Silla StelLucia Tonizzo

Valentina Vidal Don Sergio Zanatta

Amôrs furlans…Odorico, se ti venisse la squinanziae la rogna, la lebbra e il vaiolo,la colica, la diarrea e l’ostruzione intestinale,la letargia, la fame, l’idropisia,la sciatica, la gotta e l’apoplessia,il bubbone, la fistola e il tumore,i calcoli, l’ernia inguinale e scrotale,tifo petecchiale, epilessia e frenesia,la febbre con l’affanno e il tremito,il cancro, la cancrena e le vesciche,il foruncolo, la piaga e la suppurazione,tutto sarebbe male, ma non sarebbe mai tantoquanto vedere il proprio bene in braccio ad un altro,perché questo è il vero inferno di un povero innamorato.

Durì, s’a ti vignìs la scaranziee la rogne, la levre e ’l vuarelon,la coliche, lu flus e lu madron,il letargo, la fan, l’idropisiela siatiche, la gote e apoplessie,la gjandusse, la fistule e ’l bugnon,la piere, la roture e lu balon,petecjis, mal maçuc e frenesie,la fiere cul afan e lu tremaç,il cancar, la cancrene e ’l vissicant,il forongli, la plae e lu sedaç,dut sarès mâl, ma no ’l sarès mai tantcome vedê il so ben a un altri in braç,che chest lè il vêr infiar d’un puar amant.

L’autôr dal sonet al è Ermes di Colorêt (Colorêt di Montalban 1622, Gurìç Cjamin dal Tiliment 1692), che al à scrit plui didusinte poesiis in Marilenghe. Il destinatari di chist sonet (Durì) al jere il cont Odorico di Zucco (Faedis). Graziis al Prof. Franco Finco par vêmi fat vê il sonet te grafie inzornade.

L’autore del sonetto è Ermes di Colloredo (Colloredo di Montalbano 1622, Gorizzo di Camino al Tagliamento 1692), cheha scritto più di duecento poesie in friulano. Il destinatario di questo sonetto (Odorico) era il conte Odorico di Zucco(Faedis). Si ringrazia il Prof. Franco Finco per avermi fatto avere il sonetto nella forma aggiornata.

Silla Stel - Dipartimento di Prevenzione

Ampliamento orario prenotazioni sanitarie a sabato dal primogiugno 2012

Dal 1 giugno 2012 l’orario di apertura del servizio di prenotazione delleprestazioni sanitarie 848 448 884 è stato ampliato anche alla giornata delsabato dalle ore 08.00 alle ore 12.00.Pertanto l’orario del Call Center Regionale è il seguente:dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.00il sabato dalle ore 8.00 alle ore 12.00

L’ Associazione Diamo Peso al Benessere, convenzionata conl’ASS5 Bassa Friulana, ha appena concluso il secondo percorso terapeu-tico con ottimi risultati: i chili totali persi dal gruppo, in un anno di lavo-ro, sono stati 182 su 17 partecipanti. L'aspetto più importante del nostrolavorare – ci scrive l’associazione - si associa però alla conquista di unanuova qualità della vita ed in modo particolare alla assunzione di respon-sabilità nei confronti della propria salute come conquista primaria. Ilnostro progetto dà risposte al sovrappeso ed all'obesità, proponendocome primo obiettivo il cambiamento della "Persona”. Il gruppo, spazio

e strumento di lavoro, si incontrauna volta alla settimana per la dura-ta di un anno con un operatoreesperto in self-empowerment (AnitaCacitti) ed avvia un processo diaccrescimento del potere personaleche aggiunge nuovo sapore alla vitaquotidiana e alla propria salute. Nodieta, no farmaci, no calorie, nointerventi chirurgici, ma un percor-so che supera la logica della priva-zione a favore di quella del piaceredi essere protagonisti della propriavita dando al cibo un giusto valore.L'avvio del terzo gruppo terapeutico(gratuito) del progetto è previsto perla prima settimana di giugno: lasede e gli orari verranno concordaticon i partecipanti. Info:3409844670 -3402891151 (Liliana)

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