GIS-T 2.0 and Emotional Mapping_ita

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1 Diparmento di Urbanisca e Pianificazione Territoriale Università degli Studi di Firenze Doorato in Progeazione della Cià, del Territorio e del Paesaggio Indirizzo in Progeazione Urbanisca e Territoriale XXIII° Ciclo Tecnologie di Informazione Geografica nell’era del Web 2.0. Opportunità e strumen per la costruzione collaborava della conoscenza dei luoghi ovvero Strumen per un processo inclusivo di ascolto del senre degli abitan tramite tecnologie di informazione territoriale applicate a re sociali telemache, con realizzazione di un protopo di applicazione web Doorando: Giovanni Ruffini Tutor: Prof. Raffaele Paloscia Co-Tutor: Prof. Fabio Lucchesi 30 maggio 2012 Icar20

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Tecnologie di Informazione Geografica nell’era del Web 2.0. Opportunità e strumenti per la costruzione collaborativa della conoscenza dei luoghi - ovvero - Strumenti per un processo inclusivo di ascolto del sentire degli abitanti tramite tecnologie di informazione territoriale applicate a reti sociali telematiche, con realizzazione di un prototipo di applicazione web: emomapper.com.Geographic Information Technologies in the era of Web 2.0. Opportunities and tools for collaborative building of local knowledge - or - Tools for an inclusive process of listening to inhabitants' spatial emotions using geographic information technologies applied to social networking, with the creation of a prototype web-application: emomapper.com

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1Dipartimento di Urbanistica ePianificazione TerritorialeUniversità degli Studi di Firenze

Dottorato in Progettazione della Città,del Territorio e del Paesaggio

Indirizzo in Progettazione Urbanistica e TerritorialeXXIII° Ciclo

Tecnologie di Informazione Geografica nell’era del Web 2.0. Opportunità e strumenti per la costruzione collaborativa della conoscenza dei luoghi

ovvero

Strumenti per un processo inclusivo di ascolto del sentire degli abitanti tramite tecnologie di informazione territoriale applicate a reti sociali telematiche, con realizzazione di un prototipo di applicazione web

Dottorando: Giovanni Ruffini Tutor: Prof. Raffaele PalosciaCo-Tutor: Prof. Fabio Lucchesi

30 maggio 2012 Icar20

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2Dipartimento di Urbanistica ePianificazione TerritorialeUniversità degli Studi di Firenze

Dottorato in Progettazione della Città,del Territorio e del Paesaggio

Coordinatore Prof. Gabriele Corsani

Indirizzo in Progettazione Urbanistica e TerritorialeReferente Prof.ssa Camilla Perrone

XXIII° Ciclo

Tecnologie di Informazione Geografica nell’era del Web 2.0. Opportunità e strumenti per la costruzione collaborativa della conoscenza dei luoghi

ovvero

Strumenti per un processo inclusivo di ascolto del sentire degli abitanti tramite tecnologie di informazione territoriale applicate a reti sociali telematiche, con realizzazione di un prototipo di applicazione web

Dottorando: Giovanni Ruffini Tutor: Prof. Raffaele Paloscia

Co-Tutor: Prof. Fabio Lucchesi

30 maggio 2012 Icar20

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• Indice

• Introduzione................................................................................5

• 1.TheMappingRevolution.Evoluzione,diffusioneepervasivitànellavitaquotidianadelleTecnologiediInformazioneGeografica...12

1.1. Digital Earths: origine, funzionamento, significato e implicazioni, fra quotidiano e parados-sale, delle mappe globali e dei globi virtuali..........................................................................12

1.2. Dove siamo? Social Positioning: diffusione di massa delle tecnologie di posizionamento e mappatura, nuovi modi di rappresentare lo spazio/tempo fra il volontario e l'automatizzato..19

• 2.Geo-web2.0.L'importanzadeicontenuticreatidagliutenti....36

2.1 You do. Interattività del web 2.0: la diffusione della conoscenza, le reti di relazioni, lo sguardo creativo degli abitanti............................................................................................................36

2.2 You map. il mondo dell'Informazione Geografica Volontaria: nuove opportunità per la costru-zione collaborativa della conoscenza locale............................................................................41

• 3.InformazioneGeografica,Comunicazione,Abitanti.Potenzialitàecriticitàdellenuovepratichedicollaborazioneedellenuoveretidirelazioninelprogettoenellagestionedellacittàcontemporanea....49

3.1. Il sogno di Josef K.: il geo-web come mediatore fra cittadini e amministrazione locale.....49

3.2. La storia di Hanif e Francesca: trasformazioni nella percezione del rapporto fra spazio fisico e spazio virtuale nella vita quotidiana. Il modello a rete, la visione nodo-centrica e il rischio di esclusione del paranodale......................................................................................................56

3.3 You matter: La percezione degli abitanti fra istituzionale e emozionale.............................60

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• 4.Emomapper:prototipoprogettualediGEO-SOCIAL-NETWORKdedicatoallamappaturapartecipativadellostatoemozionaledellacittàdiFirenze.................................................................................67

4.1 Florence Emotional Map...................................................................................................67

4.2 emomapper.com: racconto corale della città.....................................................................67

4.3 che tempo (emotivo) fa a Firenze?....................................................................................69

4.4 Comunità e centralità hyperlocali......................................................................................71

• Conclusioni.................................................................................74

• Bibliografia.................................................................................76

Allegato: Emomapper.com - rassegna stampa e recensioni dalla blogosfera.....86

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• TecnologiediInformazioneGeograficanell'eradelWEB2.0.

Opportunità e strumenti per la costruzione collaborativa della conoscenza dei luoghi

ovvero

Strumenti per un processo inclusivo di ascolto del sentire degli abitanti tramite tecnologie di informazione territoriale applicate a reti so-ciali telematiche, con realizzazione di un pro-totipo di applicazione web

• Introduzione“Geography matters”

J.Dangermond1

“Web 2.0 is much more than just pasting a new user interface onto an old application.

It’s a way of thinking, a new perspective on the entire production of information”

Tim O'Reilly2

Questa ricerca va inquadrata nell'ambito del recente e fecondo campo di studi e sperimentazioni che mette in relazione la capacità di analisi e visualizzazione dei dati territoriali propria di Sistemi e Tecnologie di Informazione Geografica3 con il potenziale di interazione e interscambio fornito dalle nuove forme di comunicazione che caratterizzano l'attuale evoluzione della rete Internet. Il lavoro di ricerca è mirato ad indagare le possibilità offerte da questa fusione tra tecnologie e procedure, definita da molti autori con il termine di geo-web, rispetto ad un'ipotesi di costruzione collaborativa della conoscenza dei luoghi, tramite la realizzazione di

1 Jack Dangermond è un business executive americano e scienziato ambientale, pioniere delle Tecnologie di Informazione Geografica. Nel 1969, ha co-fondato con la moglie Laura Environmental Systems Research Institute (ESRI). Oggi ESRI è il più grande sviluppatore di software GIS nel mondo.2 Tim O'Reilly: Leader dell’O'Reilly Radar Team, uno dei più noti osservatori americani dedicato all’analisi al supporto e allo sviluppo delle nuove tecnologie.3 GIS&T, acronimo dell'inglese Geographic Information Systems and Technologies

un prototipo sperimentale di applicazione web: uno strumento orientato ad un processo inclusivo di ascolto del sentire degli abitanti, per rendere i partecipanti membri di una community dedita alla mappatura e descrizione delle loro proprie percezioni, sensazioni ed aspirazioni, riferite ai luoghi. La applicazione sperimentale, denominata Emomapper e descritta nell'ultimo capitolo di questo documento, è orientata specificamente alla costruzione collaborativa di una mappa emozionale dinamica e interattiva della città di Firenze, in forma di nuvola.

La relazione del lavoro di ricerca parte dalla descrizione dell'evoluzione, diffusione e pervasività nella vita quotidiana delle Tecnologie di Informazione Geografica, con alcune considerazioni sull'origine, funzionamento, significato e implicazioni, fra quotidiano e paradossale, delle mappe globali e dei globi virtuali.Negli ultimi anni si è assistito ad un grande e repentino sviluppo e diffusione delle tecnologie di informazione geografica, sia per quel che riguarda le possibilità di analisi e interrelazione dei dati territoriali da parte degli addetti ai lavori, sia soprattutto per quel che riguarda la visualizzazione e comunicazione degli stessi, con la diffusione, in varie modalità e con differenti scopi, di città o addirittura globi virtuali, la maggior parte di essi fruibili da chiunque gratuitamente on-line. Le modalità di produzione, divulgazione e fruizione di queste sterminate quantità di dati geografici ha indotto gli studiosi a parlare di una vera e propria Mapping Revolution. Dalle remote origini fino ad anni recentissimi lo sviluppo delle attività cartografiche e di toponomastica è stato esclusivo appannaggio di agenzie, solitamente corpi militari, che rappresentavano una diretta emanazione dello stato centrale nazionale. In particolare la tarda era moderna è stato un periodo molto proficuo per le scienze cartografiche. Le autorità coloniali hanno inviato squadre di rilevamento nei più remoti angoli della Terra per sostenere l'avanzata inarrestabile delle potenze europee4.

4 Per una sintetica illustrazione del passaggio storico dal tradizionale approccio statalista-militare dell'età moderna nella produzione di cartografie e informazione geografica all'era contemporanea in cui anche le controversie internazionali si appoggiano a mappe digitali prodotte da grandi corporation private e diffuse on-line tramite siti web come Google-Maps o Microsoft Bing-Maps, fino al sorgere della nuova modalità di produzione e condivisione dell'informazione spaziale

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La fine del periodo coloniale, accelerata dalla seconda guerra mondiale, ha inaugurato una grave crisi nella raccolta dei dati geografici. Dagli anni '70 divenne evidente che non sarebbe stato più sostenibile un mondo in cui esclusivamente i governi nazionali sostenevano l'informazione geografica. Nell'arco di soli due anni (2004-2006), Google ha saputo costruire una mappa delle città fino ad ora appena segnalate sulle carte geografiche sfruttando la stessa risorsa straordinaria che ha sospinto così intensamente la espansione di Internet, la gente comune: volontari di tutto il mondo hanno modellato, revisionato e dettagliato le mappe del loro ambiente di vita. Questo sistema di produzione di informazione geografica user-generated, unitamente alla tecnologia dei globi virtuali consultabili interattivamente come Google-Earth, ha dato origine alla pratica comunemente denominata “NeoGeography”. Per neogeography si intende un diverso insieme di pratiche che operano al di fuori, o parallelamente o similmente a quelle dei geografi professionisti. Piuttosto che fare riferimento a standard scientifici, le metodologie della neogeography si dirigono verso l’intuitivo, l’espressivo, il personale, l’assurdo e/o l’artistico,

denominata NeoGeography, basata sull'esperienza non tecnica e sulla conoscenza territoriale degli abitanti e di coloro che possono essere definiti “ordinary people”, si veda Gravois John, The agnostic cartographer, “Washington Monthly” July/August 2010

ma possono essere semplicemente l’applicazione di ‘reali’ tecniche geografiche. Ciò non significa che tali pratiche non siano anche in uso alle scienze geografiche e cartografiche, ma che di solito non si conformano ai protocolli della pratica professionale.Ulteriore elemento importantissimo nell'evoluzione della citata Mapping Revolution è legato allo sviluppo di dispositivi capaci di interpretare il segnale GPS (Global Positioning System). Tali dispositivi stanno raggiungendo un ottimo equilibrio tra sensibilità, dimensioni, consumi e prezzo, tanto da poter essere incorporati in oggetti di grande diffusione, come i telefoni mobili e le macchine fotografiche digitali. Sebbene il settore di impiego prevalente di questi strumenti sia il supporto alla navigazione stradale, stanno emergendo nuove applicazioni basate sulla valorizzazione delle informazioni di localizzazione attraverso la loro condivisione in ambienti web. L'analisi statistica e lo studio di questa gran massa di informazioni localizzative sta assurgendo al ruolo di vera e propria scienza, denominata Social Positioning. Interessa in questa sede soprattutto sottolineare le nuove possibilità di rappresentazione della città e del territorio tramite queste tecnologie, potendo mettere in relazione immediata spazio e tempo, e visualizzare in tempo reale su mappa spostamenti e attività di grandi quantità di persone. Queste nuove modalità di rappresentazione sono state utilizzate in applicazioni tecnico-scientifiche ma anche in numerosissimi esperimenti artistici, spesso orientati a mettere in luce le contraddizioni

L'esempio più noto e più diffuso di globo virtuale è senza dubbio Google Earth, con oltre 600 milioni di downloads. Molte città del pianeta sono ricostruite in tre dimensioni (Firenze alla fine del 2009). Le immagini illustrano una sequenza di avvicinamento al Palazo San Clemente in via Micheli 2, sede del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione Territoriale dell'Università di Firenze

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7ad esse legate: da un lato il significato di registrare e visualizzare volontariamente i propri spostamenti ed esperienze spaziali da parte di un attore consapevole, dall'altro la possibilità da parte delle grandi corporations transnazionali di attingere a immensi giacimenti di informazioni localizzative messe inconsapevolmente a disposizione da ignari utenti di telefoni cellulari e computers connessi alla rete.

L'elemento che più interessa evidenziare nell'ambito di questa ricerca, a cui è dedicato il secondo capitolo di questa relazione, è l'importanza assunta nell'evoluzione del geo-web dai contenuti creati dagli utenti, cioè la interattività della forma attuale di Internet che pone in primo piano la diffusione della conoscenza, le reti di relazioni, lo sguardo creativo degli abitanti.Negli ultimi anni si è assistito infatti ad una grande trasformazione nelle modalità di produzione e comunicazione della conoscenza attraverso la rete Internet, che si è evoluta in quello che viene definito ormai da tempo web 2.05: il web 2.0 rappresenta la metamorfosi dello spazio nella rete, da virtuale a reale6. Questa metamorfosi è resa possibile dai nuovi modelli di condivisione delle informazioni tra gli utenti, dall'immissione massiva di contenuti creati dagli utenti, dalla modifica simultanea dei contenuti e dallo sviluppo di comunità che non esistono solo all’interno della rete, ma che si mescolano alle comunità fisiche consentendo la nascita di nuove forme e reti di relazione e socialità. In sostanza il Web 2.0 è connessione tra gli utenti; utenti dotati di alta capacità interattiva, soggetti che nella loro interazione non sono nudi davanti al computer ma portano con sé (tramite l’uso di molteplici strumenti) il loro mondo e la loro

5 La descrizione del teorizzatore Tim O'Reilly è illuminante nella sua semplicità: Web 2.0 is a set of economic, social, and technology trends that collectively form the basis for the next generation of the Internet — a more mature, distinctive medium characterized by user participation, openness, and network effects ; in italiano: Web 2.0 è un insieme di tendenze economiche, sociali, e tecnologiche che collettivamente costituiscono la base per la prossima generazione di Internet - un medium più maturo, particolare, caratterizzato da partecipazione degli utenti, apertura e effetto-rete6 Il termine realtà virtuale utilizzato finora si riferisce alla possibiltà di simulare la realtà attraverso tecnologia e sistemi informatici. Il passaggio del web da virtuale a reale di oggi consiste nella comune accettazione sociale della fruizione del mezzo; non più una simulazione del mondo, ma un elemento reale che ne fa parte.

identità di cui la Rete è parte. A ciò si aggiungono gli sviluppi tecnici: una maggiore larghezza di banda; una più elevata capacità di immagazzinamento dati; la proliferazione di linguaggi di programmazione veloci e potenti; un mercato aperto e altamente competitivo su base qualitativa, per fare del Web il punto di incontro, confronto e scontro delle comunicazioni umane nel prossimo futuro. Esempio tipico di questi sistemi di comunicazione sono i cosiddetti social networks, che secondo alcuni autori rappresentano degli 'spazi pubblici in rete' che supportano la socialità, esattamente come accade negli spazi pubblici 'reali' della città contemporanea. Il fervore di queste attività di interazione ed interscambio offre nuove opportunità per la costruzione collaborativa della conoscenza locale: negli ultimissimi anni si è verificato un enorme aumento dell'interesse nell'utilizzare il web per creare, assemblare e diffondere informazioni geografiche fornite volontariamente da singole persone. Queste attività di mappatura attraverso tecnologie digitali da parte di 'cartografi' non professionisti è stata denominata Volunteered Geographic Information (VGI, Informazione Geografica Volontaria) e rappresenta uno speciale caso del fenomeno più generale, tipico del web 2.0, di user-generated content (contenuti generati dagli utenti). Come illustrano gli esempi riportati, la Informazione Geografica Volontaria possiede il potenziale per rappresentare una importante fonte di comprensione dei fenomeni che avvengono sulla superficie terrestre dal punto di vista degli abitanti, o quantomeno della percezione che ne hanno i numerosissimi volontari che provvedono a mapparli. Siti VGI spesso forniscono la fonte più economica di informazioni geografiche, a volte l'unica fonte disponibile, in particolare nelle aree in cui l'accesso all'informazione geografica è considerata una questione di sicurezza nazionale. Il valore più importante della VGI risiede invece in quello che può riferire sulle attività e sui fenomeni di vari luoghi 'geografici e tematici', che passano inosservati dai media di tutto il mondo, sulla percezione dell'esistenza a livello locale. E 'in questo campo della conoscenza che la VGI può offrire l'apporto più interessante, innovativo e duraturo a geografi, antropologi, sociologi e urbanisti.

Da un punto di vista accademico conviene evidenziare la necessità di serie riflessioni sul rapporto fra Informazione Geografica, Comunicazione, Abitanti, nonchè le potenzialità e

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8le criticità delle nuove pratiche di collaborazione e delle nuove reti di relazioni, nel progetto e nella gestione della città contemporanea, di cui si tratta nel terzo capitolo.Da alcuni autori è stata avanzata la proposta di pensare al geo-web come mediatore fra cittadini e amministrazione locale, superando il rischio di involuzione tecnocratica e orientandosi alla valorizzazione dei saperi locali .Le potenzialità della comunicazione visiva, basata su un linguaggio semplice e intuitivo di icone, forme e colori, nonché il boom di piccoli apparati tecnologici a basso costo per la produzione e diffusione di immagini, suoni e filmati consentono una rappresentazione degli elementi territoriali assai più comprensibile delle classiche mappe tecniche, andando ad abbattere barriere comunicative linguistiche e culturali e ad incorporare nella descrizione della città e del territorio multiple e differenti visioni del mondo7. Nell’intento di integrare i dati scientifici con le conoscenze del vissuto locale, di coinvolgere le comunità locali nelle decisioni riguardanti la gestione del loro territorio, di evitare di trasformare l’applicazione delle tecnologie GIS in uno strumento di esclusione sociale, sono sempre più in corso di sviluppo processi GIS partecipativi, quali i Public Partecipatory GIS e il Participatory 3Dimensional Modeling. L’impiego di queste metodologie deriva spesso dal fatto che le performance tecniche del GIS, l’accuratezza spaziale e la qualità dell’output siano del tutto secondari, ai fini di un effettivo successo del processo di sviluppo sostenibile, alle necessità dell’approccio partecipativo. Le finalità cui si tende sono tipicamente quelle di supporto alle comunità locali nella conoscenza, gestione e conservazione del patrimonio territoriale e urbano

7 E' questa una lesson learned principalmente dalle applicazioni di GIS&T nei paesi del sud del mondo, ma che si è dimostrata di fondamentale importanza anche in quelle applicazioni nei paesi ricchi ove si è cercata l'inclusione dei saperi locali non esperti nei processi di produzione di informazione territoriale. Cfr. In questo senso Paloscia Raffale (2010), Teoria, metodo, strumenti: tre concetti di riferimento, in Orefice P., Sampson Granera R., Del Gobbo G. (a cura di), Potenziale umano e patrimonio territoriale. Per uno sviluppo sostenibile tra saperi locali e saperi globali. Contributi del progetto di ricerca internazionale INTERLINKPLUS, Liguori, Napoli 2010; e anche Ruffini Giovanni (2011), Desde SIG para la Administración Pública al SIG de Participación-Pública, Guía metodológica Proyecto EuropeAid URBAL 3 Gestión Urbana y Territorial Participativa, Medina/Co.Opera, Firenze [in corso di pubblicazione]

(nelle sue componenti materiali e immateriali), quale mezzo di comunicazione fra comunità locale e autorità regionale, tra saperi territoriali tradizionali (qualitativi) e scienze ambientali e geomatiche (quantitative). L'approccio è ben delineato da Tiziana Banini nel suo saggio del 2011 sulle rappresentazioni urbane8: “La facilità di accesso a una cartografia a una cartografia contestualizzata, arricchita da informazioni fornite dalla stessa colletività, diventa in tal modo supporto e stimolo alla partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e nelo stesso tempo strumento di lavoro utile affinché la pianificazione e la programmazione del territorio risponda ai connotati locali e al sentire delle popolazioni residenti. L’applicazione dei Participatory GIS (...) agli spazi urbani, soprattutto alla scala di quartiere e di vicinato, ha aumentato le possibilità di condivisione e scambio di informazioni territoriali tra i cittadini, prefigurando ulteriori sviluppi non privi di luci e ombre”9. Strumenti assai utili e interessanti opportunità per soddisfare questi obiettivi possono essere offerti dal complesso di tecnologie e procedure che scaturiscono dalla attuale fusione fra le scienze di informazione geografica e le nuove possibilità di comunicazione e interazione tipiche del web 2.0, definite sinteticamente con il termine di GeoWeb. Permettendo ai cittadini interessati di far sentire la loro voce e influenzare direttamente politici ed amministratori, questa potenziale evoluzione dell’eGovernance potrebbe portare al doppio beneficio di una diversa trasparenza e visibilità sociale della fornitura di servizi pubblici da un lato, dall’altro di una migliore definizione e localizzazione delle necessità e aspirazioni degli abitanti.Si rendono in questo senso indispensabili anche alcune considerazioni sulle trasformazioni nella percezione del rapporto fra spazio fisico e spazio

8 Banini Tiziana (2011), Rappresentazioni urbane. Dalla mappa all’Emotional map, in Scarpelli F., Romano A., a cura di, Le voci della città. L’interpretazione dei territori urbani, Carocci, Roma, pag. 589 In modo non del tutto sorprendente l'autrice delinea nel suo saggio un percorso concettuale assai affine a quello di questa ricerca, in cui partendo da una disamina della rappresentazione oggettiva/soggettiva nella cartografia, attraverso il rapporto tra critica decostruzionista e GIS spiega la ri-nascita delle Mappe di Comunità, i collegamenti alle nuove metodologie di Participatory GIS e Participatory Sensing, per giungere infine al paragrafo "Rappresentare le emozioni", in cui introduce le emotional maps citando Emomapper, il prototipo di applicazione sviluppato per questa ricerca, cfr. capitolo 4 di questo lavoro.

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9virtuale nella vita quotidiana, sulle implicazioni del l'applicazione del modello a rete nelle dinamiche urbane e sociali, sul rischio di esclusione del paranodale, vale a dire di ciò (quindi di coloro) che non ha accesso ai nodi della rete. Stiamo assistendo al passaggio dal concetto di vicinanza spaziale a quello di prossimità sociale/culturale: l’(apparente) eliminazione delle distanze fisiche si realizza a scapito di una prossimità – sociale, culturale, linguistica, religiosa, etnica - necessariamente mediata dalla metafora della rete. La sfida in questo senso non è quello di sostituire un tipo di mediazione con un altro, ma di incorporare nuove forme di mediazione (come la vicinanza di rete) in forme di vicinanza socialmente significative. Quello su cui vale davvero la pena riflettere sono le modalità di interazione che si sviluppano nel nuovo Web, e come queste interazioni stanno strutturando le radici culturali delle nuove forme di socialità. L’analisi dei processi e delle potenzialità delle nuove comunità è la chiave di volta per inquadrare in questo senso l'importanza crescente, nel processo (anche scientifico e istituzionale) di costruzione della conoscenza territoriale, della percezione degli abitanti. Uno degli elementi più interessanti ed innovativi che emerge con forza dallo sviluppo congiunto delle Digital Earths, dalla diffusione delle tecnologie di localizzazione in tempo reale, delle capacità di comunicazione ed interazione diretta del web 2.0 e dall'impeto cartografico di migliaia di volontari atti a condividere la loro conoscenza locale tramite pratiche di VGI, è la possibilità di rinnovare le modalità di interpretazione e rappresentazione dei fenomeni urbani: ad esempio, la rappresentazione cartografica di caratteristiche qualitative dello spazio vissuto, finora escluse da mappature di tipo oggettivo/quantitativo e analizzate esclusivamente da scienze dall'approccio soggettivistico, quali appunto la intensità emotiva e relazionale dei luoghi. Si tratta dunque dello sviluppo di applicazioni capaci di 'mappare' percezioni, sensazioni e stati d'animo che abitanti, visitatori o semplici passanti provano rispetto al vissuto dei luoghi, utilizzando le informazioni spaziali che gli stessi soggetti mettono volontariamente a disposizione e condividono pubblicamente tramite le nuove tecnologie di georeferenziazione e comunicazione. Pare dunque di grande interesse e attualità l'ipotesi di elaborazione di uno strumento che unisca le possibilità di rappresentazione e visualizzazione delle tecnologie di informazione geografica con le possibilità di comunicazione e interazione di blogs

e social networks, ove gli elementi geografici e documentali siano legati in una corrispondenza biunivoca, in un framework semplice e immediato dal linguaggio informale non burocratico/istituzionale, un sistema di ascolto e inclusione del sentire degli abitanti spazialmente e visivamente riferito al luogo comune geografico ed emozionale.

Si presenta quindi nel quarto capitolo un prototipo sperimentale di applicazione web dedicata alla mappatura partecipativa dello stato emozionale della città di Firenze.Il prototipo chiamato Emomapper, sperimentazione conclusiva di questa ricerca, realizzato in totale autocommissione e con il co-tutoraggio del direttore del Laboratorio LARIST prof. Fabio Lucchesi, consiste nell'elaborazione di un ambiente web collaborativo (emomapper.com) nel quale gli utenti sono invitati alla costruzione collettiva di una “mappa emozionale” della città di Firenze. Con questo termine si intende una rappresentazione non convenzionale dello spazio, capace di registrare le diverse densità di significato che caratterizzano i luoghi urbani. Il progetto Emomapper è incentrato su un processo collaborativo di raccolta delle informazioni, che in questo caso consistono nella narrazione delle esperienze spaziali individuali.La applicazione web sviluppata dal progetto può essere definita come l'integrazione e il potenziamento sinergico degli ambienti di geo-blogging e di social networking: si tratta dunque da questo punto di vista di un “geo-social network”. Dopo essersi registrati gli utenti entrano a far parte della community del sito; possono limitarsi a consultarlo, ma sono stimolati a segnalare con un placemark (segnaposto) un luogo di Firenze che giudicano rilevante perché capace di sollecitare percettivamente uno dei cinque sensi, o anche un sesto senso che ciascuno può interpretare come meglio crede. La visualizzazione tridimensionale è utilizzata in modo da poter collegare gli articoli a punti di vista scelti dall'utente, che possono rafforzare la forza espressiva della segnalazione. L'accumulo dei placemarks aggiunti dagli utenti sul sito produce una mappa collettiva che costituisce una rappresentazione dello spazio urbano filtrato dalla sensibilità della comunità. La mappa localizza interessi, necessità e desideri dei partecipanti, mappando le differenti densità di significato dello spazio. Osservare questa mappa coincide con l'assistere a una narrazione collettiva della città, fatta di impressioni condivise o conflittuali: è la città che racconta se stessa.

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10Emomapper costituisce dunque una occasione specifica per sperimentare metodi innovativi di rappresentazione dello spazio urbano. Le localizzazioni connesse alle emozioni, positive o negative, espresse dai partecipanti sono state elaborate con tecniche GIS per disegnare la "nube emozionale", vale a dire una superficie tridimensionale continua generata attraverso la interpolazione dei valori delle segnalazioni che si estende sull'intera area urbana. Questa superficie è stata rappresentata nell'interfaccia geografica del sito come una nube sospesa su Firenze. Questa immagine vuole essere una metafora dello "stato d'animo della città", mutevole così come è mutevole la variazione nel tempo dei partecipanti e delle loro preferenze. Si realizza così l'idea di una sorta di meteorologia emotiva, anche tematica, che descriva, giorno per giorno, il variare dell'umore collettivo attraverso la variazione dell'aspetto della nuvola. In altre parole, la nube/mappa dovrebbe misurare e rappresentare i diversi livelli di intensità emotiva relative a luoghi urbani attraverso il tempo, secondo diverse interrogazioni all'applicazione. L'addensamento di segnalazioni e di discussioni in relazione a determinati luoghi, oltre ad esprimere la particolare densità di significato attribuita dagli utenti a quei luoghi, incoraggia la nascita di piccole comunità. Queste possono essere anche effimere, ma saranno costantemente rilevate e rese evidenti dal variare dell'aspetto della nube emozionale. Abbiamo deciso di definire queste comunità iperlocali (hyper-local communities): esse per emomapper sono dunque un gruppo di membri accomunati dall'aver segnalato e/o commentato luoghi già segnalati da altri. Tali luoghi ad alta densità di segnalazione possono essere definiti centralità iperlocali. Tanto più un luogo è ricco di segnalazioni discusse tra gli utenti, tanto più la comunità legata a quel luogo è rilevante e degna di attenzione. L'esperienza di Emomapper, non legata ad occasioni di pianificazione, sembra particolarmente interessante perché mette in luce la capacità del web 2.0 di rinnovare le modalità di interpretazione e rappresentazione dei fenomeni urbani: ad esempio, la rappresentazione cartografica di caratteristiche qualitative dello spazio vissuto, finora escluse da mappature di tipo oggettivo/quantitativo e analizzate esclusivamente da scienze dall'approccio soggettivistico, quali appunto la intensità emotiva e relazionale dei luoghi.

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• Ipotesiprogettualeperunprototipodigeo-social-networkdedicatoallamappaturapartecipativadellostatoemozionaledellacittàdiFirenze

Florence Emotional Map

Nel dicembre del 2009 la nuova amministra-zione comunale di Firenze decide di utilizzare il completamento dei lavori di ristrutturazione urbanistica di un ex carcere collocato ai margini del centro storico come una occasione di rifles-sione culturale offerta alla città. Ai nuovi ambienti viene assegnato il nome di Spazi Urbani Contemporanei, che vengono consegnati alla cittadinanza durante una mani-festazione con concerti, conferenze, dibattiti e installazioni. La nuova amministrazione, gui-data da un giovane sindaco, inaugura la pro-pria politica culturale con una azione che tenta di restituire a Firenze uno sguardo sul futuro. Tutte le istituzioni culturali della città vengono invitate a contribuire all'evento. Tra queste, an-che la Facoltà di Architettura che invita i pro-pri ricercatori a mostrare i risultati delle spei-mentazioni in corso. Per quella circostanza il Laboratorio per la Rappresentazione Identitar-ia e Statutaria del Territorio (LaRIST) decide di presentare pubblicamente un prototipo di ap-plicazione web, sviluppata in collaborazione con un programmatore indipendente86: il pro-totipo chiamato Emomapper, realizzato quale sperimentazione conclusiva di questa ricerca di dottorato in Progettazione della città, del ter-ritorio e del paesaggio. La ricerca, realizzata in totale autocommissione e con il coordina-mento del direttore del Laboratorio prof. Fabio Lucchesi, è orientata ad integrare le modalità di comunicazione e interrelazione fra i city us-ers in riferimento agli spazi urbani e al territo-rio in generale, in questa che è stata definita “modernità liquida”87 per velocità del divenire,

86 Lo sviluppo software del progetto è stato implemen-tato da Alessandro Guarino, programmatore specializ-zato in web design e grafica tridimensionale.87 Bauman Zygmunt (2000), Liquid modernity, Wiley-

complessità delle connessioni, impalpabilità delle relazioni.Il progetto consiste nell’elaborazione di un am-biente web collaborativo (emomapper.com) nel quale gli utenti sono invitati alla costruzi-one collettiva di una “mappa emozionale” della città di Firenze. Con questo termine, introdot-to dall’artista inglese Christian Nold nel 2004 (emotionmap.net) si deve intendere una rap-presentazione non convenzionale dello spazio, capace di registrare le diverse densità di sig-nificato che caratterizzano i luoghi urbani. Il processo di emotional mapping di Nold è ba-sato sul monitoraggio delle variazioni di emo-tività provate da alcuni volontari (rilevate con dispositivi biometrici), mentre attraversano luoghi urbani differenti; il progetto Emomap-per condivide una simile finalità, vale a dire la definizione di modi di rappresentazione capaci di ricostruire la natura non isotropa dello spazio urbano vissuto, ma utilizza al posto di disposi-tivi biometrici le possibilità di interazione soci-ale caratteristiche degli ambienti del web 2.0. È perciò incentrato su un processo collaborati-vo di raccolta delle informazioni, che in questo caso consistono nella narrazione delle esper-ienze spaziali individuali. Un obiettivo indiretto del progetto Emomapper consiste inoltre nel fornire un ambiente favorevole alla nascita di nuove comunità, che nascono, si consolidano ed, eventualmente si estinguono, sulla base di interessi condivisi di natura spaziale, e che ven-gono sempre più spesso definite come “hyper-local communities”.

emomapper.com

La applicazione web sviluppata dal proget-to può essere definita come l'integrazione e il potenziamento sinergico degli ambienti di geo-blogging e di social networking: si tratta dunque da questo punto di vista di un “geo-so-cial-network”. I moduli principali che la definis-cono sono due: uno è dedicato alla visualizza-zione geografica dei post degli utenti, e un al-tro è dedicato alla raccolta degli articoli degli utenti e dei loro commenti. Dopo essersi reg-

Blackwell, London

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Figura 39. L'interfaccia geografica di Emomapper. I luoghi degli utenti vengono raccolti, correlati e rappresentati geograficamente attraverso Placemark in un ambiente bidimensionale (Google Maps) e tridimensionale (Google Earth).

Figura 40. La visualizzazione tridimensionale è per collegare gli articoli a punti di vista scelti dall'utente, che possono rafforzare la forza espressiva della segnalazione. In qualsiasi momento è possibile richiamare 'itinerari' che collegano le localizzazioni riferite allo stesso argomento in un volo virtuale.

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69istrati gli utenti entrano a far parte della com-munity del sito; possono limitarsi a consultar-lo, ma sono stimolati a segnalare con un place-mark (segnaposto) un luogo di Firenze che gi-udicano rilevante perché capace di sollecitare percettivamente uno dei cinque sensi, o anche un sesto senso che ciascuno può interpretare come meglio crede. A ciascun placemark è as-sociato un articolo in cui gli utenti descrivono la natura e la qualità della propria esperienza tramite un collegamento a un senso e a uno o più topics. Gli articoli possono essere esplorati secondo l’autore, oppure secondo il senso col-legato, oppure secondo il topic di interesse; in ogni caso l’esplorazione è sempre possibile at-traverso una interfaccia cartografica. Tale inter-faccia utilizza due mash-up88, il primo appog-giato sulle funzionalità di Google Maps, il sec-ondo su quelle di Google Earth; quest’ultimo è incorporato nel sito attraverso la API89 dedicata (figura 39). La visualizzazione tridimensionale in questo caso è utilizzata in modo da poter collegare gli articoli a punti di vista scelti dall’utente, che possono rafforzare la forza espressiva della segnalazione. In qualsiasi momento è possibile per l’utente richiamare degli ‘itinerari’ che col-legano in un volo virtuale le localizzazioni rifer-ite allo stesso topic (figura 40). Tutti gli articoli sono aperti ai commenti dei membri della co-

88 Da Wikipedia: Mash-up (lett eralmente: “polti glia”), Da Wikipedia: Mash-up (letteralmente: “poltiglia”), in termini informatici, indica un’applicazione che usa contenuto da più sorgenti per creare un servizio com-pletamente nuovo. Il contenuto dei mash-up è nor-malmente preso da terzi via API, tramite feed (es. RSS e Atom) o Javascript. I mash-up stanno rivoluzionando lo sviluppo del web permettendo a chiunque di combi-nare dati da siti come Amazon.com, eBay, Google, Win-dows Live e Yahoo! in modi innovativi. Sono semplici da progettare: richiedono minime conoscenze tecniche e quindi sono solitamente creati da contributori inusuali. I mashup sono uno degli elementi del cosiddetto web 2.0.89 Da Wikipedia: In informati ca con il termine Applica- Da Wikipedia: In informatica con il termine Applica-tion Programming Interface API (Interfaccia di Program-mazione di un’Applicazione) si indica ogni insieme di procedure disponibili al programmatore, di solito rag-gruppate a formare un set di strumenti specifici per l’espletamento di un determinato compito all’interno di un certo programma, semplificando così il lavoro di pro-grammazione.

munità del sito, i quali possono aggiungere os-servazioni alle segnalazioni presenti e attivare in questo modo specifiche discussioni che si ali-mentano anche attraverso documenti messi in condivisione tra gli utenti, tipicamente immag-ini fotografiche o video. In sintesi dunque, il progetto emomapper è un social network pen-sato per mettere a disposizione dei city users uno strumento in cui la libera espressione dei propri pensieri è organizzata secondo un riferi-mento costante alla localizzazione nello spazio dei temi in discussione. L’accumulo dei placemark aggiunti dagli utenti sul sito produce una mappa collettiva che costi-tuisce una rappresentazione dello spazio urba-no filtrato dalla sensibilità della comunità. La mappa localizza interessi, necessità e desideri dei partecipanti, mappando le differenti den-sità di significato dello spazio. Osservare ques-ta mappa coincide con l’assistere a una narra-zione collettiva della città, fatta di impressioni condivise o conflittuali: è la città che racconta se stessa.

che tempo (emotivo) fa a Firenze?

Emomapper costituisce dunque una occasio-ne specifica per sperimentare metodi innova-tivi di rappresentazione dello spazio urbano. Le localizzazioni connesse alle emozioni, posi-tive o negative, espresse dai partecipanti sono state elaborate con tecniche GIS per disegnare la 'nube emozionale', vale a dire una superficie tridimensionale continua generata attraverso la interpolazione dei valori delle segnalazioni: alle localizzazioni corrispondenti agli articoli è stato attribuito un valore di emotività in fun-zione dei contenuti relazionali della segnala-zione; con l'uso dell'espressione "relazionale" si vuole indicare che tale valore è determinato da fattori che denotano un interesse condiviso, quali: numero di commenti, numero di visual-izzazioni, rating da parte degli altri membri, e così via. L'interpolazione complessiva dei valori

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Figura 41. L'insieme dei dati genera una nube tridimensionale come risultante dell'interpolazione tra le coordinate geografiche ed i valori delle singole segnalazioni. Una Nube Emozionale sovrastante Firenze, che rappresenta graficamente lo stato emotivo di una determinata zona. Una metafora della 'umore della citta', che è mutevole come la variazione nel tempo dei partecipanti e le loro scelte.

Figura 42. Una sorta di “meteorologia emozionale” che descrive dinamicamente la variazione di umore collettivo attraverso la variazione nelle volute della nube. La nube/ mappa dovrebbe misurare e rappresentare i diversi livelli di intensità emotiva relativi ai luoghi urbani attraverso il tempo, secondo diverse interrogazioni all'applicazione. Ad esempio possiamo “filtrare” sulla base di emozioni specifiche (la nube dell'allegria) o gruppi di utenti (la nube dei miei amici) o segnalazioni pratiche (la nube dell'inquinamento acustico), ma anche incrociare i filtri (la nube dell'allegria solo per miei amici).

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Figura 43. Pagina seguente. Lo spazio vissuto non è isotropo: le sue proprietà emotive non sono le stesse in tutte le direzioni e in ogni luogo ma si condensano in grumi di significato intorno ai nodi vitali delle reti socio-relazionali. La densità crescente di articoli e discussioni localizzate, oltre a esprimere la particolare densità di significato attribuito dagli utenti di quei luoghi, incoraggia la nascita di piccole comunità, basate sulla condivisione di comuni interessi spaziali. Effimere per loro natura, queste comunità 'hyperlocali' sono costantemente misurate e rese evidenti dalla comparsa di variazioni nella nube emotiva.

delle segnalazioni produce dunque una super-ficie che si estende sull'intera area urbana. Questa superficie è stata rappresentata nell'interfaccia geografica del sito come una nube sospesa su Firenze. Questa immagine vuole essere una metafora dello 'stato d'animo della città', mutevole così come è mutevole la variazione nel tempo dei partecipanti e delle loro preferenze (figura 41). Il progetto Emo-mapper prevede lo sviluppo di una funzionalità di aggiornamento e di trasformazione in tempo reale della nube emozionale in funzione della sedimentazione delle segnalazioni. Si realizzerà l'idea di una sorta di 'meteorologia emotiva', anche tematica, che descriva, giorno per gior-no, il variare dell'umore collettivo attraverso la variazione dell'aspetto della nuvola (figura 42). In altre parole, la nube/ mappa dovrebbe misurare e rappresentare i diversi livelli di in-tensità emotiva relative a luoghi urbani attra-verso il tempo, secondo diverse interrogazioni all'applicazione. Ad esempio potremo “filtra-re” sulla base di emozioni specifiche (la nube dell'allegria) o gruppi di utenti (la nube dei miei amici) o segnalazioni pratiche (la nube dell'inquinamento acustico), ma anche incro-ciare i filtri (la nube dell'allegria solo per miei amici).

Comunità e centralità iperlocali

L'addensamento di segnalazioni e di discussi-oni in relazione a determinati luoghi, oltre ad esprimere la particolare densità di significa-to attribuita dagli utenti a quei luoghi, incor-aggia la nascita di piccole comunità. Queste possono essere anche effimere, ma saranno costantemente rilevate e rese evidenti dal vari-are dell'aspetto della nube emozionale (figura 43). Ciò accade anche per il fatto che gli utenti di emomapper sono stimolati a commentare le

segnalazioni degli altri, e quindi a definire del-le relazioni di vicinanza emotiva, con membri che manifestino interessi affini. Abbiamo de-ciso di definire queste comunità iperlocali (hy-per-local communities): esse per emomapper sono dunque un gruppo di membri accomunati dall’aver segnalato e/o commentato luoghi già segnalati da altri; tali luoghi ad alta densità di segnalazione possono essere definiti central-ità iperlocali. Tanto più un luogo è ricco di seg-nalazioni discusse tra gli utenti, tanto più la co-munità legata a quel luogo è rilevante e degna di attenzione. Ciascuna comunità può essere definita monotematica quando è caratterizzata da un interesse legato ad un medesimo topic, e viceversa politematica quando è caratterizzata esclusivamente dalla vicinanza spaziale. E’ in-teressante segnalare che emomapper sarà ca-pace di registrare anche comunità conflittuali che cioè associano allo stesso spazio fisico dei significati contrastanti.

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• ConclusioniIl termine hyperlocal, in particolare, è nato per fare riferimento a una tendenza del giornalis-mo, nelle sue varie forme attuali (carta stam-pata, radio, televisione, web), orientata verso la raccolta e l’aggiornamento delle notizie in tempo reale, che concentra l’interesse e gli ap-profondimenti su particolari contesti che sono molto ben definiti e limitati per area territoriale (quartieri, strade, condomini, campus universi-tari, fabbriche, ecc.) e promuove reti di relazi-oni su questi luoghi. Questa tendenza ha rap-idamente portato alla situazione in cui coloro che vivono e operano in un contesto specifico sono direttamente coinvolti nel processo di rac-colta e distribuzione delle informazioni. Il cir-cuito si sviluppa e cresce in direzione della pre-cisione delle indagini locali, ma questa carat-teristica tende a limitare fortemente l’interesse delle notizie per coloro che non appartengono a quel particolare contesto. Paradossalmente, il circuito tende a confinare i suoi componen-ti attivi in isole estremamente piccole. Pertan-to, con riferimento alla premessa, i quesiti che hanno orientato questo studio di ricerca sono i seguenti: come si fa a costruire un sistema di informazioni definite spazialmente iperlocali che permette agli utenti di fornire informazio-ni molto accurate sulla base della conoscenza diretta? D’altra parte, come si fa a evitare che questo sistema rimanga chiuso e di interesse solo per coloro che sono in grado di decifrare la specificità estrema delle informazioni, prob-abilmente molto accurate e aggiornate, ma forse prive di interesse generale? Come si fa a sintetizzare il quadro generale delineato dalle informazioni in modo rapido, efficace, fedele, dinamico? Infine, e soprattutto, come si può av-vicinare la condizione di “utente del sistema” a quello di “utente dei luoghi”, o, in altre parole, come si può aiutare gli utenti a costruire comu-nità basate sulla condivisione e la comunicazi-one dei personali sistemi di desideri e aspira-zioni?Citazione Mark Granovetter che corregge e mi-gliora la sua teoria sulla “forza dei legami de-boli” del 1973 specificandoli nel suo saggio del 1983 come elemento di collegamento fra reti di

“legami forti”, cioè le reti di “amici” più densa-mente interconnesse. In questo senso i “lega-mi deboli” che connettono utenti accomunati dalla vicinanza emozionale correlata a luoghi specifici possono fungere da ponte tra le risp-ettive reti di amici (legami forti) e costituire la base delle comunità hyperlocali viste come po-tenziale soggetto attivo nell’influenzare le deci-sioni sulle trasformazioni future degli spazi ur-bani. Dal punto di vista delle discipline della proget-tazione e pianificazione dello spazio fisico, le sperimentazioni presentate mostrano eviden-ti interazioni tra i luoghi fisici e il web. Queste relazioni permettono ai pianificatori di tentare di produrre degli effetti sullo spazio fisico agen-do anche sul web, e in particolare sul web 2.0, utilizzandone gli strumenti descrittivi, di ori-entamento spaziale e di interazione localmente basata.Il cittadino può riversare parte dell’esperienza personale dei propri ambienti di vita su spazi web appositamente progettati, riconoscendo luoghi online grazie alla loro modellizzazione sempre più precisa, e denotandoli con attribu-ti e ‘qualità’ derivabili dall’esperienza diretta e consapevole. Nei processi partecipativi svolti in occasione della redazione di strumenti di piano, il riferi-mento a specifici ambienti di vita ha incoraggia-to l’emersione di saperi esperienziali comuni, spesso inespressi90. Questo grazie alla modalità di interazione diretta, che riesce su alcuni temi definiti ad attivare l’opinione anche di cittadini che non sono soliti partecipare ad assemblee, riunioni o altre occasioni di condivisione delle scelte di Piano, per varie ragioni (ad esempio, per limiti culturali riferiti al linguaggio e alle

90 Interessanti ssima in questo senso l’esperienza del Interessantissima in questo senso l’esperienza del Piano Paesaggistico della Regione Puglia, con lo svilup-po dell’Atlante delle Segnalazioni – Il Paesaggio visto dagli abitanti, consultabile e implementabile partecipa-tivamente on-line ( http://paesaggio.regione.puglia.it/osservatorio/main_login_page.php?info=DENIED ) , cfr. Lucchesi Fabio, Carta Massimo, (2010) Active Par-tecipation and Involvement in the Development of the Landscape Plan for the Region of Puglia, Atti del Con-vegno “LIVING LANDSCAPE. The European Landscape Convention in research perspective”, Firenze 18-19 Ot-tobre 2010

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75conoscenze che si ritiene si debbano possedere su alcuni temi specifici, oppure di semplice dif-ficoltà di raggiungere i luoghi fisici di incontro).L'esperienza di Emomapper, non legata ad oc-casioni di pianificazione, dimostra che le poten-zialità dello strumento debbono ancora essere esplorate. Dal punto di vista dell'osservatore dei fenomeni urbani, questo caso sembra par-ticolarmente interessante perché mette in luce la capacità del web 2.0 di rinnovare le modalità di interpretazione e rappresentazione dei feno-meni urbani: ad esempio, la rappresentazione cartografica di caratteristiche qualitative dello spazio vissuto, finora escluse da mappature di tipo oggettivo/quantitativo e analizzate esclusi-vamente da scienze dall'approccio soggetivisti-co, quali appunto la intensità emotiva e relazio-nale dei luoghi.

Nota conclusiva: il prototipo Emomapper, sebbene sviluppato solo parzialmente, senza nessun finanziamento e privo di qualsiasi tipo di campagna promozionale, ha riscosso un incoraggiante successo di critica. In allegato si riporta la rassegna stampa, tratta da pubblicazioni scientifiche, quotidiani nazionali e locali, riviste e blogs specializzati. Il prototipo, per cui si prevede possibilmente anche un brevetto, ha costituito il progetto vincitore di un bando di finanziamento del comune di Firenze per la creazione di una "impresa operante nel settore delle tecnologie connesse alla cultura e alla contemporaneità" con altri ricercatori del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione Territoriale dell'Università di Firenze.

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• BibliografiaI riferimenti bibliografici sono organizzati in cinque settori tematici, caratterizzati da parole chiave. I testi sono stati classificati in settori non tanto in riferimento ad una singola parola chiave, bensì per-chè di particolare rilevanza rispetto alle relazioni che legano le parole chiave tra loro.

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LucaDelloIacovo–22luglio2010Tu chiamale, se vuoi, geo-emozioni. Chi percorre le strade di Firenze può segnalare le sue sensazioni su Emomapper e indicare le esperienze in città attraverso una cartina geografica tridimensionale su internet. Come se attaccasse post-it a un edificio o a un albero. Il risultato è un itinerario che rivela in poche parole le memorie e gli stati d'animo legati a un luogo: «la voce del fiume», «quando piove», «soul food». Emomapper trae ispirazione dall'opera di un artista californiano, Christian Nold. A Bologna, invece, è in corso un'iniziativa che punta sulla narrazione della comunità locale. Percorsi Emotivi offre un geoblog per descrivere i luoghi, come una sorta di diario storico con più autori. E diventa un punto di partenza per ricordare la prima abitazione, un angolo denso di ricordi, un incontro significativo. Le cartine emozionali su internet sono l'evoluzione di progetti antichi: risale al 1664 la «Carte de Tendre» disegnata da Madeleine de Scudéry, scrittrice e filosofa francese, con paesi chiamati «Oblio» e «Tenerezza».Su Facebook le mappe del presente e del passato si sovrappongono: il gruppo Roma Sparita raccoglie immagini scattate nel capoluogo italiano durante il secolo scorso. A fondarlo è stata un'archeologa,

Lucia Prandi, con altri quattro amici. Hanno trovato 7mila immagini con l'aiuto delle persone che frequentano il social network. Da mesi documentano l'evoluzione dei quartieri e delle abitudini: le fotografie di Trastevere, per esempio, mostrano strade sterrate e carrozze trainate dai cavalli. Ma le discussioni nel gruppo di Roma Sparita su Facebook facilitano il recupero della memoria locale. Di recente un iscritto di 78 anni ha raccontato di aver visto da giovane una fabbrica di dirigibili in viale delle Milizie. Poco dopo, un altro ha confermato il ricordo e ha segnalato un'immagine dell'impianto Sca diretto dal l'esploratore Umberto Nobile.La passione per l'attività fisica, invece, riunisce la community di We Sport, lanciata dalla Scuola universitaria interfacoltà in Scienze motorie di Torino. I partecipanti descrivono su internet gli itinerari sportivi, come il jogging in città, e indicano la lunghezza dei percorsi. Nel capoluogo piemontese inoltre è da poco attiva un'iniziativa del consorzio Turismo Torino e Provincia per le persone interessate alle tradizioni locali: basta fotografare con il cellulare alcuni bollini colorati (rosso, giallo, viola, verde, blu) disseminati nelle strade per accedere a descrizioni dettagliate su internet.

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88Repubblica - 11 settembre 2010 pagina 11sezione:FIRENZECittà della gioia, una mappa sul webhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/11/citta-della-gioia-una-mappa-sul-web.html

MariaCristinaCarratùSI CHIAMA www.emomapper.com, e offre un servizio molto speciale: raccogliere attraverso post e rendere graficamente - con l' immagine di una nuvola dalle forme mutevoli sospesa sulla città - l' umore di Firenze misurato dai cinque sensi (gusto, olfatto, vista, udito, tatto), cioè l' insieme di emozioni e sensazioni vissuti dalle persone durante la giornata nei vari luoghi della città. E che, spiega Giovanni Ruffini, ricercatore del Larist (laboratorio per la rappresentazione identitaria e statutaria del territorio) della facoltà di Architettura e creatore del sito insieme a Fabio Lucchesi, direttore del laboratorio, e Alessandro Guarino, 3d graphic designer, «urbanistica e politica, se davvero vogliono "emozionare" la gente, non dovrebbero più trascurare». Via di mezzo fra social network e Googole Earth, Emomapper, che offrirà presto nuovi strumenti di partecipazione su progetti urbanistici, associa le tecnologie della visualizzazione geografica con le piattaforme interattive del web 2.0. I geo-post e i placemark immessi sul sito, raccolti e interrelati fra loro, sono poi rappresentati attraverso la nube. Allo studio, i geopost tramite smartphone.

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89UrbanoCreativoMagazine>NewsIL SESTO SENSO DEGLI EMOMAPPER FIORENTINIwww.urbanocreativo.it/new/news.php?id=446

Come valutare lo stato emotivo di una città? Firenze ci prova con Florence emotional map, una sperimentazione che associa gli strumenti dell’informazione geografica e gli spazi di comunicazione e interazione del web 2.0 per dar vita a micro-comunità fondate da abitanti e utenti di uno spazio comune. Si tratta della prima applicazione di emomapper, una piattaforma creata per l’espressione e il dialogo tra i membri di una community virtuale riguardo a esperienze emotive geograficamente localizzate. Nel caso fiorentino i cittadini, i turisti o semplici passanti hanno l'opportunità di segnalare online l’angolo più amato della città, un servizio mancante, il particolare profumo di una via, un’idea per la piazza sotto casa… Basta aggiungere il proprio appunto sulla mappa messa a disposizione dal portale, ed eventualmente lasciare un commento. Questi racconti georiferiti vengono poi raccolti, interrelati e rappresentati attraverso la cosiddetta “nube”: l’emomap che rappresenta il sensore dello stato emotivo dei fruitori della città. Florence emotional map classifica le esperienze dei suoi utenti in base

a categorie che rimandano a sensi e percezioni: gusto, olfatto, vista, udito, tatto, ma anche un “sesto senso” che lascia ampio spazio a qualsiasi desiderio espressivo. Uno degli ultimi argomenti di discussione, ad esempio, riguarda un’importante area dismessa di Firenze: l’ex manifattura Tabacchi. Il luogo indicato è “una città nella città oggi nascosta nella quale hanno lavorato per quasi un secolo mille persone, con piazze, strade, e un proprio sistema di trasporti”, leggiamo su http://emomapper.com/. A partire dal primo post, l’emomapper community ragiona sul futuro dell’area, sulla sua posizione strategica, sulle problematiche economiche... Il sentire dei partecipanti è sempre in primo piano, e il tutto stimola la riflessione e il dialogo.

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90ComunicatoriPubblici1-Pubblicatoil:19-04-2010

EMOMAPPER, LA NUBE DELLE EMOZIONIhttp://www.comunicatoripubblici.it/index.html?id=165&n_art=5150

GiadaLonardiGusto vista tatto olfatto udito e… sesto senso. Sensi che si mettono in gioco anche visitando una città. E fanno scattare emozioni. Emomapper è una curiosa sperimentazione, perché vuole raccogliere le sensazioni di chi visita la città di Firenze: piazze, vie, ponti e parchi ma anche nuovi luoghi di architettura contemporanea e idee sul loro possibile migliore utilizzo.

Tutti sono invitati a raccontare la loro Florence Emotional Map (nella foto). Ma cosa accade esattamente? Che i racconti georiferiti degli utenti vengono raccolti, interrelati e rappresentati attraverso la nube: una mappa emozionale che rappresenta il sensore dello stato emotivo della città, in altre parole anche le zone con più alta concentrazione di felicità.

Nascono così microcomunità fondate su interessi e sensibilità comuni: Florence Emotional Map è la prima applicazione di emomapper ed è dedicata

a tutti gli abitanti/utenti dei luoghi di Firenze con l’obiettivo di farli dialogare, dai problemi del traffico e dei rifiuti, al racconto di una passeggiata suggestiva. Il blog associa in uno stesso framework le tecnologie dell'informazione geografica e le piattaforme di comunicazione web 2.0. Il suo obiettivo è funzionare come un ambiente di relazione delle esperienze georiferite dei suoi ospiti: raccogliere racconti localizzati e mettere in relazione abitanti e utenti dello spazio costruendo reti.

La riflessione ora si concentra sulle considerazioni 'spaziali' per riutilizzare l'area della ex Manifattura Tabacchi: non solo emomapper ma anche un invito a segnalazioni e punti di vista per avviare il confronto di idee.

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91TheFlorentine.net(issueno.122/2010/May6,2010)

FEEL FLORENCE - Users can map emotions on experiencing the cityhttp://www.theflorentine.net/articles/article-view.asp?issuetocId=5705

‘Emotional mapping' is a revolutionary way of visualizing reactions to the external world. Over the last five years, over 2,000 people have participated in community mapping projects in over 25 cities throughout the world.

The ‘emotional map,' a unique device invented by Christian Nold, records the wearer's galvanic skin response (GSR), which is a simple indicator of emotional arousal, in conjunction with his or her geographical location. The map then visualizes points of high and low arousal.

Florence now has its own ‘emotional map' through the Emomapper pilot project. It is slightly different from Nold's GSR indicator because the Emomapper uses both high-tech mapping and new 2.0 interaction and communication platforms in one framework.

The project will gather via email and social media the emotional experiences of both locals and visitors to Florence in different parts of the city and them plot

them on a digital map. By registering online at www.emomapper.com, users upload their emotional and sensorial experiences in different parts of the city and read those of others. The site, divided into five sections, links to each of the five senses.

Users who chart the same emotional reactions and spatial interests become part of a virtual microcommunity organized by the Spazi Urbani Contemporanei (SUC), located in Florence's Le Murate cultural complex. However, at www.emomapper.com, those planning visits can also access the Florence Emotional Map before their trip to learn more about the city and the emotional reactions different squares and streets

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92WakeupNews-aprile-28-2010

TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI

Grande rivoluzione nell’uso delle cartine geografiche: entra in scena la mappa che segnala le emozionihttp://www.wakeupnews.eu/tu-chiamale-se-vuoi-emozioni/

NadiaGallianoOgni posto racchiude in sé una parte di ciò che siamo: ognuno di noi lascia un pezzettino del proprio cuore e del proprio essere in ogni luogo in grado di suscitare un sentimento. Ma se ora lo potessimo imprimere anche su una mappa? Questa non è fantascienza: si chiama Emomapper, una particolare cartina dell’umore, finalizzata a creare una mappa delle emozioni di una determinata città. L’avanguardistica sperimentazione punta ad associare, in uno stesso framework, le tecnologie dell’informazione geografica e le piattaforme di comunicazione e interazione del web 2.0, al fine di raccogliere esperienze “georiferite”, mettendo in relazione abitanti e utenti del World Wide Web. Vuoi far sapere che su quel muretto hai dato il tuo primo bacio? Vuoi gridare al mondo che sei stufo di rimanere imbottigliato nel traffico, sempre nel

solito posto? Vuoi che tutti sappiano che in questa zona della città ti sei divertito da morire? Ecco qui la soluzione: con Emomapper, potrai segnalare ciò che hai vissuto in un determinato angolo della città, in tempo reale, in modo da creare una microcomunità fondata su interessi e sensibilità comuni, in grado di far percepire agli utenti lo stato emotivo del luogo. Firenze è la prima ad aver deciso di mettersi alla prova, sostenendo questo progetto: “Florence Emotional Map” è, infatti, la prima applicazione dell’Emomapper che ha l’arduo compito di creare un dialogo tra abitanti e utenti, riguardo il traffico, la pulizia, le segnalazioni e le idee sull’impiego di ex aree industriali, ponendosi anche l’obiettivo di favorire piccoli attimi quotidiani di felicità da condividere insieme. Si creerà così una “nube emozionale”, in grado di farci scoprire i luoghi dove si cela la felicità. Grazie a questa innovazione, Firenze si aggiudica un posto tra i Comuni turistici italiani più innovatori, come il Comune di Venezia, con il suo Venice Connected del 2008, il Comune di Roseto degli Abruzzi con la sua tecnologia QR-CODE del 2009 e la recente guida virtuale del Comune di Jesolo per iPhone e iPod, del 2010. Insomma, pura avanguardia per città storiche più o meno grandi. Altro che vintage, qui si pensa al futuro. Emotivamente parlando.

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93IlReporterQ3–giugno2010–p.6

Che umore fa a Firenze? Si scopre on-line

http://issuu.com/ilreporter/docs/201006q3

FrancescaPulitiChi l’ha detto che le nuove tecnologie sono senz’anima? A metà strada tra racconto collettivo e cartina stradale, il progetto elaborato dall’UniFi riscuote sempre più consensi

Noi fiorentini, si sa, siamo umorali. Sarà per questo che il neonato sito internet che misura le emozioni su Firenze ha avuto tanto successo. Basta un clic per scoprire di che umore è la città. A metà strada tra social network e cartina stradale interattiva, Emomapper.it raccoglie commenti e stati d’animo dei cittadini-navigatori e li sintetizza sotto forma di “nube emozionale”. Strade e monumenti si osservano dall’alto, sullo schermo, come se ci trovassimo al di sopra di una nuvola fatta di linee concentriche, che cambiano per forma, dimensione e intensità al variare dell’umore di chi vi appunta sopra i propri pensieri. Una sorta di racconto collettivo, un blog con tanti autori differenti o, per dirlo con un’espressione più facilmente comprensibile ai non addetti ai social network, un affresco di Firenze dipinto da tante mani diverse e in continua (giornaliera) evolu-zione. E pensare che il Larist (Laboratorio per la Rappresentazione Identitaria e Statutaria del Territorio) dell’Università di Firenze, il gruppo che lo ha ideato (e totalmente autoprodotto), non lo ha neanche promosso più di

tanto. Coloro che si sono iscritti ci sono arrivati da soli, un po’ per caso, un po’ per il tam tam online. E ci si sono affezionati. Per lasciare la propria impronta sul quadro basta iscriversi al sito internet. E dare libero sfogo alle proprie emozioni. La differenza tra questo e un semplice blog sta nel fatto che su Emomapper gli stati d’animo sono direttamente collegati con un luogo fisico da segnare sulla cartina stradale. Perché l’intento è quello di creare una comunità iperlocale, anzi tante. Che significa? Ce lo spiega Fabio Lucchesi, ricercatore di urbanistica all’UniFi, che ha concepito il progetto insieme a Giovanni Ruffini, anch’egli ricercatore in urbanistica, e ad Alessandro Guarino, programmatore web e 3d graphic designer. “Il punto di partenza è la convinzione che nella società liquida, come spesso viene definita la nostra – spiega Lucchesi – ci sia la possibilità di depositare dei grumi di comunità a partire da comuni interessi spaziali, come l’amore o la coscienza di un determinato luogo”. Un po’ come ritrovare online i propri vicini di casa, quelli che non incrociamo mai, di cui conosciamo a malapena il volto, familiarizzare di nuovo, a partire da ciò che ci lega, cioè l’appartenenza a un particolare scorcio di città. “Firenze – continua Lucchesi – non ruota più attorno a un solo centro, che poi sarebbe quello storico e geografico. Le città contemporanee assomigliano di più a una rete di piccole e piccolissime centralità. La sfida è quella di costruire attorno a questi nodi una qualche forma di solidarietà”. E da gennaio, quando Emomapper.it ha fatto il suo ingresso nella rete, alcuni semi di comunità sono già germogliati.

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94TheTravelNews-3maggio2011|EDITORIAL

In viaggio l’emozione è tutto

SaraMagriNel 2009 l’artista inglese Christian Nold ha messo a punto la Emotion Map, uno strumento a metà tra l’art show e l’hi tech che serve a rilevare le emozioni in base alle variazioni di sudorazione del viaggiatore nei luoghi visitati. In pratica, con un dispositivo Gps si registra l’alterazione emotiva del turista e si trasforma il dato in informazione geografica sulla mappa. A Firenze invece è stato recentemente avviato il progetto sperimentale Florence Emotional Map che si serve del web 2.0 per alimentare il sito emomapper.com con racconti ed emozioni di viaggio e la creazione di microcomunità di abitanti e fruitori di passaggio di uno stesso luogo, nate per condividere sensibilità e interessi spaziali contingenti. Grazie alle nuove tecnologie, l’interazione tra visitatore e città porta a una nuova forma di turismo creativo. Come quello proposto dalle guide Whaiwhai (scaricabili per Iphone, editore Log607) che invitano alla scoperta delle città d’arte italiane con una caccia al tesoro. E così Milano, Verona, Roma, Venezia, Firenze (e presto anche New York) sono la scena di un’avventura di cui il viaggiatore, munito di cellulare (indispensabile per l’utilizzo della guida), è il protagonista. Sono tutti esempi di turismo emozionale, recentissima tendenza che spiega le identità del viaggiatore e dei luoghi attraverso la loro reciproca relazione. Ma il fenomeno, come sempre, non è nato ieri, né l’altro ieri. Infatti, non è una novità che si viaggia in cerca di emozioni oltre che di luoghi, e che queste emozioni sono uno stimolo al cambiamento. Forse però è meno comune soffermarsi sul processo inverso, ovvero che le emozioni di chi attraversa un luogo si riflettono su quel luogo, connotandolo. Ma anche qui, pensandoci bene, nulla di nuovo. Per

esempio, le isole sono generalmente considerate luoghi perfetti per vacanze da sogno, e costruiscono la propria identità attorno a quest’immaginario collettivo: tutto in quei luoghi è realizzato per soddisfare quell’idea. Insomma, per andare in vacanza, partire, fare un viaggio, ricorriamo spesso, e senza troppi ragionamenti, alla geografia emozionale, teorizzata per la prima volta da Giuliana Bruno, docente di Visual and Enviromental Studies all’università di Harvard, che nel 2002 ha pubblicato Atlas of Emotion. Journeys in Art, Architecture, and Film (edizioni Verso, New York). Secondo Bruno, «Le città sono la somma di quello che chi le vive e le percorre porta dentro di sé. Sono il riflesso dell’immagine che abbiamo di esse attraverso lo scorrere del tempo. Più che nel tempo, la memoria si muove soprattutto attraverso lo spazio. E anche il cinema, mettendoci davanti a immagini di paesaggi virtuali, crea dentro di noi mappe mentali ed emotive. I film ci conducono dentro le città e nei luoghi attraverso lo sguardo dei loro autori e dei loro protagonisti, e quelle architetture di sguardi si imprimono dentro la memoria insieme a ciò che gli occhi registrano durante gli spostamenti fisici reali» (Aria, n. 1, giugno 2005, edizioni Circom Psc). Grazie al paesaggio immaginario, il viaggio reale entra in relazione con l’identità del viaggiatore e del luogo. La geografia che ne consegue può allora essere definita come l’insieme degli spazi di cui si fa esperienza, e nasce da percorsi volti alla scoperta dei luoghi e di se stessi. Un esempio: qualunque città, anche la meno romantica, può essere una città dell’amore, se la passione amorosa diventa il “mezzo di trasporto” con cui gli amanti la percorrono e vi disegnano i propri itinerari emotivi. Nelle città i corpi si cercano, si trovano, si inseguono, si allontanano, si desiderano. Il desiderio crea traiettorie e itinerari. È trasporto, pura emozione in movimento» (Nuovi Turismi, edizioni Morellini, marzo 2011).

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95GHnet-riflessionieconoscenzealserviziodell'economiaturisticaitaliana

Guide interattive per un turismo emozionale: il caso Whaiwhai 23agosto2010http://www.ghnet.it/2010/guide-interattive-per-un-turismo-emozionale-il-caso-whaiwhai/

L’anno scorso l’artista inglese Christian Nold – designer ed educatore impegnato nello sviluppo di nuovi modelli di partecipazione a rappresentazioni collettive – ha sviluppato un dispositivo GPS capace di registrare la sudorazione corporea del viaggiatore al momento della digitazione sul ricevitore e di misurare, in un secondo momento e tramite l’utilizzo di apposita strumentazione, l’alterazione emotiva del turista nei luoghi visitati.

L’Emotion Mapping di Nold ha ispirato, in Italia, la nascita di Emomapper: le tecnologie dell’informazione geografica unite alle piattaforme di comunicazione e interazione del web 2.0 hanno dato vita a una mappa emozionale di Firenze (per ora unica città italiana a ospitare l’iniziativa) che, come una nube, avvolge la città indicandone i luoghi che i turisti hanno scelto di commentare. Se fino a qualche anno fa il turismo culturale tradizionale dettava agli operatori turistici le regole di un gioco poco creativo – condurre l’utente finale alla “conquista” del nuovo territorio attraverso la visita a siti e monumenti di rilievo – oggi, invece, la partita si gioca su un piano del tutto differente:

quello esperienziale/emozionale. L’interazione tra visitatore e città, anche grazie all’avvento delle nuove tecnologie, diventa sempre più importante nell’ottica di un turismo “creativo” che alla velocità della fruizione digitale unisca la profondità dell’esperienza umana. Whaiwhai, la prima guida italiana alle città d’arte pensata come una caccia al tesoro, è l’originale idea imprenditoriale che a breve raggiungerà anche New York.

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