Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo...

8

Transcript of Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo...

Page 1: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non
Page 2: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

21

Il discorso commemorativo pronunziato da Norberto Bobbio nell’aula magna del-

l’Ateneo genovese il 3 giugno del 1987, a poco più di un mese dalla scomparsa

di Tarello, si apre con queste parole1.

Pur scontate da iperbole, in virtù della risaputa schiettezza del loro autore, esse potreb-

bero apparire come suggerite dalla circostanza. Paradossalmente, però, alla luce dei di-

versificati interessi investigativi di Tarello, e dei suoi numerosi e innovativi lavori, pub-

blicati a partire dal 1957, le parole di Bobbio si rivelano riduttive2.

Giovanni Tarello, infatti, non fu presente soltanto nei “momenti decisivi” della storia del-

la filosofia del diritto, ma anche in momenti decisivi nell’evoluzione di altri settori del-

la cultura giuridica italiana ed europea, al punto da rappresentare, nell’ideale galleria

dei preclari giureconsulti ligustici, la figura di maggior spicco del secondo Novecento.

Un primo aspetto della personalità di Tarello che ha richiamato l’attenzione di amici

(ed avversari) è stato il suo peculiare “stile”. Bobbio, nell’accennare alla prima opera del-

la bibliografia tarelliana – un libretto dedicato alla “crisi del diritto”, tema in voga nell’I-

talia giuridica della seconda metà degli anni Cinquanta3 – osserva che essa, sebbene man-

casse “ancora di quel mordente, letteralmente di quel gusto di mordere, che sarà una ca-

ratteristica del suo stile, parlato e scritto”, conteneva però, qua e là, “qualche scatto pole-

mico che faceva intravvedere lo scrittore dai dardi acuminati, e talora anche avvelenati,

che sarebbe diventato”4. Un’altra descrizione dello stile di Tarello, forse la più immagi-

nifica, si deve però a Uberto Scarpelli – fondatore, con Bobbio, della filosofia analitica

del diritto italiana, ed annoverato da Tarello tra i suoi maestri. Paragonando il proprio

stile, e il proprio percorso intellettuale, a quelli del più giovane collega, Scarpelli scrive:

“Qualche volta, ripensando ai nostri destini, al tipo di lavoro che abbiamo coltivato, mi

sono sentito come uno che abbia percorso a piedi, lentamente, prudentemente, un trat-

to abbastanza breve di una strada. A un certo punto, ho visto passare, assai più veloce,

con la capacità di andare lontano, un collega montato sopra un cavallo da battaglia, un

cavallo impetuoso, fiero e qualche volta anche bizzarro”5.

Un secondo aspetto notevole della personalità di Tarello è stata la sua versatilità – e d’al-

tronde, come lui stesso dichiarò per terzi, “un grande accademico (…) per essere gran-

Giovanni Tarello:un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia,impetuoso e fiero

di Pierluigi Chiassoni*

Giovanni Tarello.

“Non mi è possibile ripercorrere la storia della filosofia del diritto di questi ultimi trent’anni senza ritrovarmicontinuamente, nei momenti decisivi di questa storia,a tu per tu con Giovanni Tarello”.

PER

SON

AG

GIO

Page 3: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

de deve essere elastico, mutevole, capace di molti mestie-

ri e versipelle”6.

Si è insistito molto, a tale riguardo, nell’identificare i mol-

teplici ruoli che Tarello ha saputo interpretare con valen-

tìa sulla scena giuridica: sul suo essere stato – oltreché “fi-

losofo del diritto”,“teorico del diritto”,“fine” e “avveduto”

“metodologo”, “sociologo del diritto”, e “storico della cul-

tura giuridica” – anche “giurista”: intendendo con ciò uno

studioso del diritto a tutto tondo, che non si arrestava di-

nanzi ad alcun confine disciplinare, o barriera accademi-

ca, nel portare avanti le sue spregiudicate investigazioni

su esperienze giuridiche del passato o contemporanee, e

anzi tendeva a dissolvere quei confini, e ad abbattere quel-

le barriere, mettendone a nudo l’artificiosità e il loro es-

sere, sovente, di ostacolo a una proficua cooperazione

scientifica tra sinceri, e severi, cultori del giure7.

Due ruoli ulteriori meritano però d’essere qui richiama-

ti, accanto ai precedenti, per rendere meno incompleto

il profilo di una personalità di studioso al di là del con-

venzionale, quale fu Tarello. Alludo al ruolo dell’avvoca-

to genovese e al ruolo del servitore della cosa pubblica.

Uno dei ruoli che Tarello amava talvolta assumere, so-

prattutto se presenziava a convegni di filosofi professiona-

li (“puri”, “del diritto”, “della politica”, o “della morale”),

era quello del (“modesto”) “avvocato genovese”: dello scet-

tico, schietto, e perciò importuno, causidico che si chie-

deva – e chiedeva agli illustri relatori, “col volto impassi-

bile e senza lasciar trapelare minimamente l’intenzione iro-

nica” –, a “che cosa gli servissero” i discorsi ascoltati8. Quel-

la dell’avvocato genovese – scettico, schietto e importuno

– non era però una maschera indossata per civetteria in-

tellettuale. Al contrario, essa era la forma esteriore dell’a-

bito mentale radicalmente pragmatistico, che informa l’in-

tera opera tarelliana e costituisce uno dei punti salienti del-

la sua metodologia investigativa. Tarello riteneva, in par-

ticolare, che la filosofia – giammai “pura”, ma sempre del

diritto, della politica, della morale, della matematica, ecc.

– fosse cosa socialmente utilissima, se condotta secondo i

“suoi” canoni – che erano poi i canoni dell’empirismo, del

neopositivismo logico, e della filosofia analitica del lin-

guaggio. E diffidava in via presuntiva delle costruzioni in-

tellettuali dei “filosofi” di professione, per il rischio, a suo

modo di vedere sempre in agguato, di un loro risolversi in

oziose “metafisicherie”, opera di “pretenziosi superficiali”

e di “sospirose anime belle”.

In un’intervista rilasciata a Mario Bessone nel 1979, Tarel-

lo confessa la propria giovanile aspirazione a divenire un

Grand Commis dello Stato9. Scrive Tarello: “ero uno stu-

dente di giurisprudenza, e stavo maturando una solida vo-

cazione burocratica. Avevo deciso (…) di mettere le com-

petenze giuridiche che andavo acquisendo con sgobbone-

sca letizia al servizio della P.A.: sognavo pompose carriere

22

PER

SON

AG

GIO

Page 4: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

di solerte funzionario, sotto il segno di uno dei dicasteri

più tradizionali, come quello dell’Interno o della Giusti-

zia; mi vedevo consigliere di prefettura, e poi viceprefetto,

e poi prefetto, o, talvolta, sognando, china la testa sui li-

bri, in magnifiche e dispotiche posizioni quali l’Ispettore

generale degli istituti di pena, o il Capo della polizia (…)

mi spiaceva un po’ che i tempi e i luoghi mi precludessero

posizioni ancor più graziose, come quella di Governatore

dell’Erzegovina, ma confidavo che nulla mi avrebbe pre-

cluso l’entrata, per concorso, nei quadri di un orgoglioso

dicastero e, successivamente, una lunga carriera di concorsi

interni per meriti distinti e, da vecchio, l’assunzione nel-

l’empireo del Consiglio di Stato per concludere – Gran-

d’ufficiale – una onorata vita di burocratico servizio”10. Ta-

li sogni, però, non poterono avverarsi. Il Ministro dell’In-

terno del tempo, l’on. Mario Scelba, aveva emanato “cir-

colari rigidissime”: Tarello non poté accedere né ai corsi

per allievi ufficiali, né ai pubblici concorsi. Così prosegue

il racconto di Tarello: “non sei Uomo d’Ordine; la tua con-

dotta politica non è ineccepibile; le informazioni date dal

portiere alla polizia sono pessime; hai partecipato alla fon-

dazione del Circolo Gobetti e della Società di Cultura;

tuo nonno era comunista, tanto è vero che i tedeschi l’a-

vevano preso e che, liberato, è stato fatto alle elezioni de-

mocratiche Sindaco comunista di Genova; tuo padre è co-

munista; tua madre è una pericolosa calvinista svizzera e

questo annulla il vantaggio della prozia Badessa (…) non

hai inclinazione a votare per i partiti dell’ordine; vuoi di-

ventare funzionario dello Stato per minarlo dall’interno”11.

E pertanto – conclude Tarello – l’unica carriera nella P.A. che gli rimanesse aperta era quel-

la universitaria: una carriera cui si dedicò prontamente e che percorse, come sappiamo

da Scarpelli, con la velocità e la potenza di un cavallo da battaglia.

Possiamo non credere a questa pretesa confessione di Tarello. Svariati indizi lessicali

(“sgobbonesca letizia”, “Governatore dell’Erzegovina”, “onorata vita di burocratico ser-

vizio”) inducono a sospettare che Tarello intendesse, forse, prendersi gioco del suo com-

passato intervistatore, e di noi lettori con lui.

Un altro documento, in origine non destinato a divenire di pubblico dominio, e dunque

più credibile, sembra però accreditare la confessata “vocazione” di Tarello a divenire un so-

lerte servitore della cosa pubblica, sia pure in un ruolo assai lontano da quello di Viceré

delle Indie, o simili. Racconta Bobbio, che nell’ottobre del 1979 Tarello lo aveva invitato a

tenere una lezione all’università di Genova; che egli aveva declinato l’invito di Tarello, con

l’argomento, “un po’ specioso”, di essere oramai quasi “fuori ruolo” e di non parergli il ca-

so “di continuare a fare lezioni, sia pure straordinarie, all’università”; che Tarello gli rispo-

se con una lettera, datata 23 ottobre, nella quale – dopo avere osservato che Bobbio corre-

va da una parte all’altra dell’Italia a fare discorsi “ora all’udienza della Società degli Aleto-

fili sardi e della Dialogante canavese, ora all’Associazione nazionale estimatori di Menghi-

stu” ecc. – concludeva così: “Apprezzo tutte queste associazioni. Sono lodevoli. I loro mem-

bri sono, tutti, gente per bene. Niente da dire. Ma l’Università statale viene prima”12.

Al di là del rifiuto opposto a Tarello, la dedizione di Bobbio al progresso morale e civi-

le del Paese, contro ogni forma di pensiero tendenzioso e di oscurantismo è cosa nota;

ed è noto che una tale dedizione si è manifestata, anzitutto, nei corsi impartiti per qua-

rant’anni nelle aule di Università statali.

23

PER

SON

AG

GIO

Page 5: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

Il palazzo, sededell’attuale Università,in Strada Balbi.Acquaforte del 1769.

Un’analoga dedizione traspare dai lavori di Tarello. Anche Tarello ritiene che il “luogo”

di essa debba essere, anzitutto, l’Università statale: la quale, come ricorda a Bobbio con

fugace appunto, “viene prima”.

Il servizio alla cosa pubblica, in Tarello, governatore mancato di un impossibile oltre-

mare, diviene servizio scientifico e didattico, a beneficio della formazione delle folte

schiere di studenti delle facoltà di giurisprudenza statali riformate. Come non ricorda-

re le sue lezioni per il corso di “Filosofia del diritto”? Erano lezioni dalla forte carica evo-

cativa, durante le quali viaggiavamo con Pufendorf per il contado di Erfurt; assisteva-

mo sbigottiti agli atti dell’affaire Calas; vedevamo passare, per le strade polverose della

Pomerania, la carrozza con le insegne di Federico II, sulla quale Samuel Cocceio medi-

tava ardite riforme processuali; parteggiavamo per Bernardo Tanucci contro i parruc-

coni incipriati del Sacro Regio Consiglio, e, in una parola, apprendevamo che cosa fos-

se il diritto nella prospettiva dei giuristi del passato, osservando la meccanica del loro

operare, smontandone le “ideologie” pezzo a pezzo, e registrando le aspirazioni, le aspet-

tative, e gli appetiti dei loro sovrani committenti.

Occorre chiarire un ultimo punto riguardo ai servigi che, secondo Tarello, un giurista

– tarellianamente inteso: e dunque giurista positivo, storico, sociologo, e filosofo ad un

tempo – dovrebbe rendere alla cosa pubblica. Per Tarello, una parte non secondaria del-

l’attività dei giuristi dovrebbe consistere nella demistificazione della cultura giuridica

esistente (che nel suo caso era la cultura giuridica dei tardi anni Cinquanta): nel sotto-

porre a una critica spassionata e radicale il complesso dei modi di pensare, di parlare,

e di operare, sovente ereditati dalle epoche precedenti, che si perpetuano vuoi per acri-

tica e inconsapevole adesione, vuoi per la loro funzionalità a occultare interessi parti-

giani, o a favorire “doppie verità” percepite come “necessarie”.

L’obiettivo – scientifico e di politica culturale, con immediate ricadute didattiche –

della demistificazione della cultura giuridica costituisce la chiave che tiene assieme gli

indirizzi di ricerca, apparentemente disparati, coltivati da Tarello: è l’idea, fondamen-

tale e costante, che informa il suo operare nei diversi ruoli, cui ho accennato prima, del

“filosofo del diritto”, del “teorico del diritto”, del “metodologo del diritto”, del “giurista

positivo”, del “sociologo del diritto”, dello “storico della cultura giuridica”, dell’“avvo-

cato genovese”, e del “servitore della cosa pubblica”.

24

PER

SON

AG

GIO

Page 6: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

La storiografia del diritto sembrava avere dimenticato, con l’eccezione di risalenti studi

di Gioele Solari, i due secoli dell’età moderna nei quali ebbero origine buona parte del-

le istituzioni giuridiche nelle quali tuttora viviamo, e si dedicava non di rado a estenua-

te indagini documentali, non illuminate da “robusti” punti di vista ricostruttivi affinati

alla luce della storia delle idee. In veste di “storico della cultura giuridica”, Tarello mise a

punto un modello di storiografia giuridica analitica, in cui la storia delle leggi e delle isti-

tuzioni deve procedere di pari passo con la storia delle idee, e delle ideologie, dei giuri-

sti, che della prima costituiscono il motore intellettuale, accanto al braccio armato dei

transeunti detentori del potere politico13.

La dottrina giuridica, con le consuete, poche eccezioni, si cullava nel mito della propria

scientificità e tecnicità. Si riteneva che il compito della dogmatica fosse puramente con-

cettuale: fornire ricostruzioni, rigorosamente adiafore, di “concetti” e di “istituti”, da cui

ricavare, per via di pura logica, soluzioni giuridicamente corrette per qualsivoglia caso.

Si riteneva inoltre che l’attività dei giudici fosse, parimenti, tecnica, logica, e adiafora. In

veste di “metodologo del diritto” – e di attento osservatore, cronista, e “sociologo”, della

cultura giuridica del proprio tempo – Tarello esplorò la dottrina del diritto sindacale po-

steriore alla Costituzione, al fine di esibire ai colleghi giuristi, con l’ausilio di un esem-

pio paradigmatico, una prova inconfutabile del carattere necessariamente impegnato, e

in molti casi altamente creativo, delle loro costruzioni dottrinali, e insistette sull’assun-

zione di responsabilità morale e politica che, nel bene e nel male, il mestiere del giurista

fatalmente comporta14. A tale esplorazione settoriale unì ricerche sui caratteri del dis-

corso dei giuristi in generale15; ricerche sugli “orientamenti” e sugli “atteggiamenti” del-

la dottrina e della magistratura – orientamenti e atteggiamenti destinati a ripercuotersi

fatalmente sul loro operare quali agenti, mediati e immediati, di mutamento del diritto

positivo16; nonché ricerche, infine, sulle ripercussioni, per il mestiere di giurista e di giu-

dice, di quel rilevante mutamento strutturale rappresentato dall’introduzione, al vertice

del sistema delle fonti del diritto italiano, di una Costituzione rigida e sovrana (la Co-

stituzione repubblicana), destinata a infondere di sé l’intero ordinamento, con l’inevita-

bile intermediazione attiva delle su menzionate categorie di operatori giuridici17. Un aspet-

to, quest’ultimo, che diverrà uno dei temi centrali delle più recenti teorie del diritto “neo-

costituzionalistiche” e “garantistiche”.

25

La volta dell’AulaMagna dell’Universitàdi Genova con l’affrescomoderno di FrancescoMenzio.

PER

SON

AG

GIO

Page 7: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

La dottrina giuridica si esauriva tipicamente in velate proposte de iure condito e de iure

condendo, accompagnate spesso da motivazioni scarse, o fondate su costruzioni con-

cettuali astruse e incomprensibili. In veste di “giurista positivo”, Tarello indicò alla dot-

trina civilistica un modello “realistico” di dogmatica giuridica, esemplificato dal corso

di diritto civile, da lui tenuto nell’anno accademico 1972-1973, e dedicato alla “Disci-

plina costituzionale della proprietà”18.

La “filosofia del diritto” si risolveva in molti casi nelle astruse “metafisicherie” di sospirose

anime belle, ed era comunque distante, troppo distante, dalla realtà del diritto. Qui Tarello,

come ricorda Bobbio, fu una presenza significativa nei “momenti decisivi” della storia della

disciplina, nel trentennio tra il 1957 e il 1987, sviluppando indagini in tre diverse direzioni.

In primo luogo, Tarello svolse ricerche di teoria del linguaggio normativo, volte a for-

giare l’apparato concettuale necessario ad analizzare i discorsi dei giuristi e degli altri

operatori del diritto, distinguendo con cura gli enunciati in funzione precettiva da quel-

li in funzione assertiva19.

In secondo luogo, Tarello condusse ricerche per un lessico “decostruttivo” di teoria del

diritto, in esito alle quali termini come “diritto”, “diritto positivo”, “obbligo giuridico”,

“sistema giuridico”, “ordinamento giuridico”, e “positivismo giuridico” sono “definiti”,

sulla base di attente rilevazioni lessicali e acute congetture sui contesti e sulle ideologie

retrostanti, in modo da fornire al fruitore, non già un qualche concetto opaco, da uti-

lizzare in modo servile, ma strutture concettuali aeree e articolate, delle quali fare un

uso consapevole e controllato20.

In terzo luogo, last but not least, Tarello coltivò ricerche in tema d’interpretazione dei

documenti normativi. Si riteneva fosse compito dei filosofi del diritto occuparsi “del

problema” dell’interpretazione; si riteneva, inoltre, che l’interpretazione fosse attività

conoscitiva la quale, magicamente, partiva da “norme” e perveniva a “norme”. Questi

miti furono attaccati e dissolti da Tarello in una serie di lavori, a partire dal 1966, che

culmina con uno degli scritti più importanti nella cultura giuridica italiana del secon-

do Novecento. Alludo al volume, ben noto agli studenti della Facoltà giuridica genove-

se, su L’interpretazione della legge, scritto da Tarello per il “Trattato di diritto civile e

commerciale” già diretto da Antonio Cicu e Francesco Messineo21.

Tarello partecipò attivamente al rinnovamento della cultura giuridica italiana anche at-

traverso una “politica delle riviste”: con l’assidua collaborazione alla rivista “Politica del di-

ritto”, fondata nel 1971; con la fondazione, sempre nel 1971, di una sua propria rivista, a

vocazione interdisciplinare: i “Materiali per una storia della cultura giuridica”, tuttora edi-

ti; partecipando infine alla nascita della “sociologia giuridica” in Italia – propugnata da Re-

nato Treves e suggellata dalla pubblicazione, a partire dal 1974, della rivista “Sociologia

del diritto” – nel consueto ruolo di convitato mastinesco e importuno.

26

L’atrio e il cortiledell’Università.

Page 8: Giovanni Tarello - gruppocarige.it · Giovanni Tarello: un “avvocato genovese” sopra un cavallo da battaglia, impetuoso e fiero di Pierluigi Chiassoni* Giovanni Tarello. “Non

Note

* Professore straordinario di Teoria generale del Diritto, Università di Genova.1 N. BOBBIO, Ricordo di Giovanni Tarello, in “Materiali per una storia della cultura giuridica”, 17,

1987, p. 303. Nato a Genova il 4 ottobre 1934, Tarello morì il 20 aprile 1987.2 La più completa bibliografia degli scritti di Tarello, che include 192 lavori, può leggersi in Studi

in memoria di Giovanni Tarello. Volume I. Saggi storici, Milano, Giuffrè, 1990, pp. ix-xxi.3 G. TARELLO, Sul problema della crisi del diritto, Torino, Giappichelli, 1957.4 N. BOBBIO, Ricordo di Giovanni Tarello, cit., p. 304.5 U. SCARPELLI, Apertura, in L’opera di Giovanni Tarello nella cultura giuridica contemporanea, cit.,

p. 13. Il passo prosegue così: “Interessi largamente comuni. Temperamenti diversi, che non ci im-

pedivano tuttavia di avere incontri e scontri assai stimolanti. Benché (almeno per me) non di

rado inquietanti”.6 G. TARELLO, Politiche del diritto e strategie dei giuristi. In margine alle considerazioni di Rodotà,

in “Politica del diritto”, 17, 1986, p. 252.7 Fondamentali, sul punto, due contributi di R. GUASTINI: Questione di stile, in “Materiali per una

storia della cultura giuridica”, 17, 1987, pp. 479-528, nonché la Introduzione alla seconda parte del

volume L’opera di Giovanni Tarello nella cultura giuridica contemporanea, a cura di S. Castignone,

Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 117-131. Si veda inoltre M. BARBERIS, Tarello, l’ideologia e lo spazio

della teoria, in “Materiali per una storia della cultura giuridica”, 17, 1987, pp. 317-355.8 N. BOBBIO, Ricordo di Giovanni Tarello, cit., p. 303.9 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a Giovanni Tarello,

Bologna, Zanichelli, 1979.10 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a Giovanni Tarello,

cit., p. 73.11 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a Giovanni Tarello,

cit., p. 74.12 N. BOBBIO, Ricordo di Giovanni Tarello, cit., p. 311.13 In questo àmbito, l’opera fondamentale è G. TARELLO, Storia della cultura giuridica moderna.

I. Assolutismo e codificazione del diritto, Bologna, Il Mulino, 1976; altri lavori storiografici con-

cernono la cultura giuridica medioevale – si veda, p.e., Profili giuridici della questione della po-

vertà nel francescanesimo prima di Ockam, Milano, Giuffrè, 1964 ; la cultura giuridica ottocen-

tesca – si veda, p.e., la voce Scuola dell’Esegesi, in Novissimo Digesto Italiano, 1969, pp. 3-16 (estrat-

to); la cultura giuridica contemporanea – si veda, p.e., Il realismo giuridico americano, Milano,

Giuffrè, 1962; Dottrine del processo civile. Studi storici sulla formazione del diritto processuale ci-

vile, a cura di R. Guastini e G. Rebuffa, Bologna, Il Mulino, 1989.14 Cfr. G. TARELLO, Teorie e ideologie nel diritto sindacale. L’esperienza italiana dopo la Costituzio-

ne, Milano, Comunità, I ed. 1967, II ed., con una nuova Appendice, 1972.15 Cfr. G. TARELLO, Discorso assertivo e discorso precettivo nel linguaggio dei giuristi, in “Rivista in-

ternazionale di filosofia del diritto”, 44, 1967, pp. 419-435; La semantica del neustico. Osserva-

zioni sulla parte descrittiva degli enunciati precettivi, in Scritti in memoria di W. Cesarini Sforza,

Milano, Giuffrè, 1968, pp. 761-795.16 Cfr. G. TARELLO, Orientamenti della magistratura e della dottrina sulla funzione politica del giu-

rista-interprete, in P. Barcellona (a cura di), L’uso alternativo del diritto, I. Scienza giuridica e

analisi marxista, Bari, Laterza, 1973; Atteggiamenti dottrinali e mutamenti strutturali dell’orga-

nizzazione giuridica, in “Materiali per una storia della cultura

giuridica”, 11, 1981, pp. 157-166.17 Cfr. G. TARELLO, Gerarchie normative e interpretazione dei docu-

menti normativi, in “Politica del diritto”, 5, 1977, pp. 499-526.18 Cfr. G. TARELLO, La disciplina costituzionale della proprietà. Le-

zioni introduttive, Corso di diritto civile 1972-73, Genova, Ecig,

1973.19 Cfr. G. TARELLO, Studi sulla teoria generale dei precetti. I. In-

troduzione al linguaggio precettivo, in “Annali della Facoltà di

Giurisprudenza”, Università di Genova, 7, 1968, pp. 1-113.20 Cfr., p.e., G. TARELLO, Diritto, enunciati, usi. Studi di teoria e

metateoria del diritto, Bologna, Il Mulino, 1974, parte I; Pro-

getto per la voce “diritto” di una enciclopedia, in “Politica del di-

ritto”, 2, 1971, pp. 741-747; Prospetto per la voce “ordinamento

giuridico” di una enciclopedia, in “Politica del diritto”, 5, 1975,

pp. 73-102; Positive Law. From the Viewpoint of Italian Legal

Culture, in Associazione Italiana di Diritto Comparato, Ita-

lian National Reports to the Xth International Congress of Com-

parative Law, Budapest 1978, Milano, Giuffrè, 1978, pp. 95-107.21 Cfr. G. TARELLO, L’interpretazione della legge, Milano, Giuf-

frè, 1980.

27

PER

SON

AG

GIO

Il cortile dell’Università.