NEWS - AVO Milano · della giornata è nata la nostra mascotte del Campus “il leone Tarello“...

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NEWS Detto tra noi “Comunicare l’un l’altro, scambiarsi informazioni è natura; tenere conto delle informazioni che ci vengono date è cultura” (Goethe). L'AVO è colta? Sa comunicare in maniera proficua con l'esterno e al suo interno? Al difficile quesito hanno risposto i volontari di AVO Giovani di tutta Italia che, il 4/5 Ottobre si sono incontrati a Torino, per analizzare lo stato attuale della comunicazione dell'associazione ed insieme ideare, per migliorarla, dei nuovi progetti SMART: "Specifici Misurabili Ambiziosi Realistici Tempificati". Dai tavoli dei dibattiti è emerso il sentimento generale dei volontari che vedono, a favore della relazione con l'esterno, la "bontà" della missione mentre sentono, come potenziale minaccia, la grande concorrenza da parte di altre forme di vo- lontariato e l'immagine di un AVO attempata e un poco noiosa, soprattutto agli occhi dei più giovani, naturalmente soggetti al quesito: "Non è che essere volontario AVO è da sfi**ti?" Messaggi di speranza vengono dal fronte della comunicazione interna che sembra avere dalla sua un'organizzazione aziendale capace di facilitare la gestione dei volontari e del passaggio delle informazioni. Negativo, però, appare l'impatto delle dimensioni stesse di molte realtà locali, reputate dai propri volontari "dispersive" ed ostili agli incontri “vis à vis”. Per migliorare la situazione bisogna mettere in campo nuove idee in linea con le esigenze e tendenze del momento. Cavalcando l'onda delle "cene con delitto" o "cene con spettacoli", molto in voga soprattutto nelle grandi città, nasce il progetto di recitare nei luoghi in cui i giovani s’incontrano, ad esempio i Pub, che offrirebbero ai loro clienti uno spettacolo insolito e inaspettato: " un colloquio in chiave divertente ma realistica tra il volon- tario e il paziente ". L’obiettivo è di sfatare molti luoghi comuni e creare una rete di collaborazione con le attività locali. Per migliorare la comunicazione interna sorgeranno alcune iniziative, fra cui corsi di formazione tenuti dai volontari più giovani, con tema: “ I nuovi mezzi di comunicazione, soft- ware e piattaforme di lavoro”. All'approvazione delle AVO Locali e alla verifica sul campo spetta l'ultima parola sulla fattibilità ed efficacia delle pro- poste. Ivana Musumarra Riccardo Moscara ...E PER IL FOGLIO N.4 LASCIAMO LA COPERTINA AI GIOVANI!

Transcript of NEWS - AVO Milano · della giornata è nata la nostra mascotte del Campus “il leone Tarello“...

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Detto tra noi“Comunicare l’un l’altro, scambiarsi informazioni è natura; tenere conto delle informazioni che ci vengono date è cultura” (Goethe).

L'AVO è colta? Sa comunicare in maniera proficua con l'esterno e al suo interno?

Al difficile quesito hanno risposto i volontari di AVO Giovani di tutta Italia che, il 4/5 Ottobre si sono incontrati aTorino, per analizzare lo stato attuale della comunicazione dell'associazione ed insieme ideare, per migliorarla, dei nuoviprogetti SMART: "Specifici Misurabili Ambiziosi Realistici Tempificati".

Dai tavoli dei dibattiti è emerso il sentimento generale dei volontari che vedono, a favore della relazione con l'esterno, la"bontà" della missione mentre sentono, come potenziale minaccia, la grande concorrenza da parte di altre forme di vo-lontariato e l'immagine di un AVO attempata e un poco noiosa, soprattutto agli occhi dei più giovani, naturalmentesoggetti al quesito: "Non è che essere volontario AVO è da sfi**ti?"

Messaggi di speranza vengono dal fronte della comunicazione interna che sembra avere dalla sua un'organizzazione aziendalecapace di facilitare la gestione dei volontari e del passaggio delle informazioni.

Negativo, però, appare l'impatto delle dimensioni stesse di molte realtà locali, reputate dai propri volontari "dispersive"ed ostili agli incontri “vis à vis”.Per migliorare la situazione bisogna mettere in campo nuove idee in linea con le esigenze e tendenzedel momento.

Cavalcando l'onda delle "cene con delitto" o "cene con spettacoli", molto in voga soprattutto nellegrandi città, nasce il progetto di recitare nei luoghi in cui i giovani s’incontrano, ad esempio i Pub, cheoffrirebbero ai loro clienti uno spettacolo insolito e inaspettato: " un colloquio in chiave divertente ma realistica tra il volon-tario e il paziente ". L’obiettivo è di sfatare molti luoghi comuni e creare una rete di collaborazione con le attività locali.

Per migliorare la comunicazione interna sorgeranno alcune iniziative, fra cui corsi di formazione tenuti dai volontari piùgiovani, con tema: “ I nuovi mezzi di comunicazione, soft-ware e piattaforme di lavoro”.

All'approvazione delle AVO Locali e alla verifica sul campospetta l'ultima parola sulla fattibilità ed efficacia delle pro-poste.

Ivana Musumarra Riccardo Moscara

...E PER IL FOGLIO N.4 LASCIAMO LA COPERTINAAI GIOVANI!

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IL NUOVO CORSO AVO

“Aiutarsi per aiutare” 113° CORSO DI BASE

per nuovi Volontari Ospedalieri Vieni anche tu!

Sabato 25 ottobre e 8-15-22-29 novembre 2014 dalle 9.30 alle 12.30

presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini – Via Pini, 9 - Milano

Cerchiamo persone capaci di donare un sorriso e tanta solidarietà ai malati in Ospedale.

A.V.O. è aperta a tutti coloro che intendono offrire gratuitamente un po’ del proprio tempo a favore dei degenti in ospedale.

A.V.O. da 37 anni è accanto agli ammalati in 11 Ospedali milanesi con oltre 800 Volontari Per informazioni e colloqui di ammissione:

Segreteria A.V.O. - Via Dezza 26 - 20144 Milano - Tel. 02/48024215 - Fax.02/48024217 (orario ufficio)

e-mail: [email protected] internet: www.avomilano.org

Dona sollievo a chi è ricoverato Dona il tuo 5 x mille all’AVO

C.F. 80122170154

PROGRAMMA

SABATO 25 OTTOBRE - 1a lezione

- Perché scegliere A.V.O

- La vita associativa e la specificità degli Ospedali:

Maria Saraceno

- Testimonianze di volontari

SABATO 8 NOVEMBRE - 2a lezione

- La comunicazione interpersonale nella relazione d’aiuto

- L’ascolto e la risposta empatica

Vittore Formenti

- Testimonianze di volontari

SABATO 15 NOVEMBRE - 3a lezione

- Motivazioni e aspettative per una scelta di Volontariato

- L’importanza della conoscenza di sé nell’approccio al malato

Elisa Andrighi e Valentina Piroli

SABATO 22 NOVEMBRE - 4a lezione

- Stare insieme e collaborare insieme

Sandro Venturoli

- Testimonianze di volontari

SABATO 29 NOVEMBRE - 5a lezione

- Norme di igiene e assistenza al malato

- Il volontario in corsia: relazioni tra Struttura Ospedaliera

e volontariato

Cappadona Carmela

- Chiusura del corso: ripresa e analisi dei punti focali

della formazione

Laura Cerruti

DOCENTI

• sig.ra Maria SARACENOPresidente A.V.O. Milano

• sig. Vittore FORMENTIEsperto di Formazione del Volontariato

• dott.a Elisa ANDRIGHI dott.a Valentina PIROLIPsicologhe Ospedale San Paolo

• dott. Sandro VENTUROLIOperatore Sociale Esperto Volontariato

• sig.ra Cappadona CarmelaDirigente Caposala Ist. Gaetano Pini

• dott.a Laura CerrutiResponsabile A.V.O. Ist. Gaetano Pini

• Volontari per testimonianze

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Sabato 13 settembre 2014, si è svolta la 3° edizione del Campus la Mano del Bambino, presso l’istituto Buon Pastore diMilano. Si tratta di una coinvolgente giornata di festa dedicata alle famiglie che hanno frequentato o che frequentano il re-parto di chirurgia della mano pediatrica dell’ospedale San Giuseppe o i centri di riabilitazione del gruppo Multimedica. Ilprimario professore Giorgio Paiardi promotore del campus durante questa speciale giornata ha incontrato e accolto i suoipiccoli pazienti e le loro famiglie dando l’opportunità di partecipare a conferenze tenute sia da lui stesso sia da psicologi especialisti del settore. Durante questa bellissima festa i bambini hanno partecipato a giochi di gruppo e i genitori hanno potutoconfrontarsi con altre famiglie e soprattutto hanno respirato un aria di serenità che è stata la protagonista dell’intera giornata.E’ stato emozionante vedere medici, infermieri, volontari e fisioterapisti insieme organizzare giochi, attività , Partite di calcioe balletti. Quel giorno ho visto tanti sorrisi, tanto amore e tanta gioia da parte di tutti.

Volontaria AVO Alessandra Dubini

(...) Il contributo AVO è stato molto apprezzato sia dallo Staff medico che dai genitori, nonni, zii e amici dei nostri piccoli. Nell’arcodella giornata è nata la nostra mascotte del Campus “il leone Tarello“ molto mansueto e giocherellone. Tutti uniti abbiamo giocatoe seguito con attenzione lo svolgimento del programma tenuto dal Professore Giorgio Paiardi primario della chirurgia della manoe dall’equipe degli specialisti dell’Ospedale San Giuseppe di Milano. E’ stata una giornata di gioia dove la parola “amore” volteggiavasopra di noi come una nuvoletta di felicità. Desidero ringraziare tutte le mie college e l’AVO che mi hanno dato questa stupenda op-portunità.

Enrica Bosini

(...) Ancora una volta è stata per me una bellissima opportunità, incontrare “i nostri bimbi“ (così li chiamiamo io e le mie colleghe AVOquesti piccoli pazienti!) con i loro fratelli, sorelle, genitori e nonni. I bimbi hanno partecipato con entusiasmo ai giochi. Anche il momentodel pranzo è stato vissuto con allegria specialmente l’arrivo delle patatine). Un ringraziamento particolare va al Professore Giorgio PaiardiPrimario del reparto di chirurgia della mano dell’ospedale San Giuseppe di Milano, che ha voluto insieme ad altri suoi collaboratori darenuovamente la possibilità a questi bambini con problemi alle manine di ritrovarsi in una giornata di allegria. Io rivedrò questi bimbi inospedale e sarà bello insieme a loro ricordare questa giornata spensierata. Arrivederci alla 4° edizione.

Una volontaria AVO Enrica Sartorio

E’ il secondo anno che partecipo al ”CAMPUS DELLA MANO” organizzato dal Prof.Pajardi e ho ritrovato con gioia la stessa allegra at-mosfera di un anno fa. Noi volontari, insieme ai genitori, ai fratelli e ai nonni dei bambini già operati o in attesa di intervento, abbiamo condiviso una giornata gioiosae piena di speranza. E’ stato anche molto emozionante parlare con loro delle problematiche del percorso che devono ancora affrontare o che hanno già superatocon tanta serenità e determinazione. Mi ritengo fortunata per essere stata presente a questo incontro e per aver dato il mio piccolo aiuto: un sorriso, un abbraccio e tanto ascolto.

Una volontaria Angela Marcomeni

NOTIZIE DAGLI OSPEDALI

OSPEDALE SAN GIUSEPPE - ASSOCIAZIONE “LA MANO DEL BAMBINO”

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NOTIZIE DAGLI OSPEDALI

PINIAVO PINI: LA MIA FAMIGLIA

DEL SABATO MATTINA….segue

Capitolo I – la padrona di casaLa famiglia per definizione si costitui-sce sia per un luogo che è la casa, siaper i suoi componenti. Bionda,sguardo dolce, tono di voce rassicu-rante, dotata di un istinto affettivounico. Questa è la padrona di casanostra all’ottavo piano del Pini, lagentilissima signora che mi ha ini-ziata e accompagnata nel mio per-corso da volontario. Si chiamaCamilla. Sono stata immediatamenteattratta dalla infinita dolcezza deisuoi occhi e dalla sua spontaneità,elementi che da subito mi hannoconcesso di sentirmi a mio agio nellamia nuovissima attività di volontario.Tutto insieme con lei mi è sembratonaturale e terribilmente semplice,sensazioni così piacevoli. L’unicità delsuo modo di essere mi ha lasciato finda subito, libera di esprimermi con ipazienti, di aprirmi con loro come sofare io, di non essere ingabbiata instrutture formali o di facciata. Lei miha concesso la splendida sensazionedi mostrarmi ai pazienti per quelloche io ho dentro, donando tutta mestessa, tutta la mia volontà, tutta lamia allegria e spensieratezza allepersone che avrei incontrato nellestanze dei reparti. Ma non solo ha fatto di me un volon-tario libero di esprimersi a modo

proprio, è anche stata in grado di in-fondermi il giusto coraggio, la grinta,la fiducia nelle mie capacità con laforza delle parole, dei suoi dolcissimigesti, dei suoi irresistibili profondiocchi verdi. Camilla è sempre prontaa mettere in evidenza le caratteristi-che positive degli altri, non ci sonomai nelle sue parole venature pole-miche o negative o denigratorie. Lesue sono parole piene di speranza edi vita, io l’adoro per questo edanche perché ogni sabato, quandomi tolgo il cappotto per indossare ilcamice, mi dice sempre: “Ma chebella tusa che sei!”. Capitolo II – mia sorella La complicità di una sorella, il mododi fare caldo e passionale di chi comeme viene dal meraviglioso e solaresud, il viso tenero come quello di uncerbiatto. Lei è mia sorella Ema-nuela. Si dice che le anime simili si ricono-scono per via di un impercettibile,nascosto senso di appartenenza chele lega. Questa è stata la prima im-pressione che Emanuela mi ha la-sciato e subito dopo ho sentito io elei ci saremmo intese subito anchecon un solo sguardo. Caro lettore tisei mai domandato qual è il signifi-cato intrinseco della golosità? I risul-tati di una recente ricerca condottapresso un’ Università Americana,hanno dimostrato che esiste unnesso tra chi cucina dolci ed il carat-

tere dolce.

Ed ecco svelato l’arcano del fatto chesi associa sempre la capacità di farebuoni dolci con l’avere delle doti in-nate particolari. Come ad esempio lapazienza, la tenerezza, l’allegria, lavoglia di trascorrere il tempo in-sieme, il desiderio di appagare i de-sideri altrui, la bontà. Ebbene, carolettore, indovina un po’ in cosa è pro-prio brava Emanuela? Nel fare idolci!!! In casa all’ottavo piano delPINI facciamo tutti il tifo per lei per-ché diventi il prossimo chef espertoin dolci! I suoi dolci non solo sola-mente buoni al palato, sono bellianche a vedersi, riesce ad ornarli conuna precisione ed attenzione ai par-ticolari unica! Ho già l’acquolina inbocca per la prossima leccornìa checi porterà …Capitolo III – la cugina delle confi-denzeChi non gode della compagnia inso-stituibile di una cugina? Chi non hamai assaporato il tenero confortodelle parole pronunciate da una cu-gina, che diventa la tua confidente ela persona che non ti giudica ma tiascolta? Lei è mia cugina Antonella.Sono arrivata nell’anno in cui Anto-nella festeggiava i suoi 10 anni di vo-lontariato ed ho assistito alla suaproclamazione, ed è stata quella unagiornata di gioia per tutti non soloper lei. In quell’occasione mi sonosentita in parte complice della felicitàdi Antonella, sentimento che affio-rava palesemente sul suo volto. Eranon solo felice ma anche raggiante,

entusiasta ed emozionata alcontempo, essere partecipe di

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quell’evento ed in qualche modofarne parte, è stata un’emozione cheè rimasta scolpita nella mia memo-ria. La sensibilità di Antonella è l’ele-mento che più la caratterizza. Leiriesce a dispensare sorrisi e ad infon-dere serenità anche quando ci sonosituazioni tristi da affrontare, questonon le impedisce di mostrare il suocarattere dolce e sensibile. E’ capacedi commuoversi e di fare commuo-vere noi che le siamo vicini. Di tantoin tanto io ed Antonella siamo statecompagne di viaggio al ritorno dalturno al PINI, ospiti dei vagoni delmitico tram 24, e ciò che mi facevasempre sorridere, nel corso delle no-stre brevi conversazioni, era cono-scere il suo menù per il pranzo:“pollo allo spiedo, il mio preferito!!!”. Capitolo IV – l’angelo con il frak, labombetta ed il bastone“Last but not least”, come dicono gliinglesi, eccomi arrivata al capitolodella new entry, al turno del sabatoal PINI. Innanzitutto finalmente un ra-gazzo nel bel mezzo di un mondopieno di volontarie donne…beh ci vo-leva proprio!! All’inizio mi è sembratoun ragazzo timido, ma poi con iltempo e la confidenza, si è rivelatoper la splendida persona che è. Carloo Carletto (come lo chiamo io!!) èstato il mio primo giovane “apprendi-sta” volontario che in qualche modo,ho accompagnato nel mondo del-l’AVO e gli ho fatto, almeno all’inizioda apripista per iniziarlo a questaesperienza. Carlo mi è subito risultato simpatico,e mi sono immediatamente permessa

di giocare e di scherzare con lui comesi fa con un vecchio amico! E’ pazze-sco ascoltare la sua risata, piena di sestesso e del suo modo di essere, sem-pre pronto alla battuta e all’ironia.Carletto è uno che si mette in gioco eal quale piace provare esperienzenuove, ed è inoltre un ragazzo moltooriginale. Per il suo compleanno cistupì arrivando vestito di tutto puntoin frak, bastone e bombetta…quantofu creativa la sua idea! Eravamo tuttisorpresi! Non solo, ma Carlo è ingrado di stupire e di sorprendere coni suoi gesti semplici ma tremenda-mente efficaci. E’ lui quello che tra dinoi, è in grado di creare suspense edaspettative attraverso l’invio di unsms. Infatti vi faccio un esempio: eraun venerdì e mi arrivò il seguentesms: “Vieni presto domani che ho unasorpresa per tutte voi. Carlo”. Avevapreparato una buonissima torta pertutte noi, dato che era venuta a tro-varci anche Laura quel sabato. E poiche dire del meraviglioso e affettuosopensiero che ha avuto per me? Ma allettore questo dettaglio poco inte-ressa, è una cosa che rimane in fami-glia, nella famiglia del sabato mattinadel PINIJ.Caro lettore di me non posso parlare,ma puoi intuire tra le mie righe diquale pasta io sia fatta, e di quale for-tuna io sia stata investita, nel farparte di un gruppo di volontari cosìben assortito e ben amalgamato,tanto da farmelo paragonare ad unafamiglia. Non è per niente semplice

riuscire ad instaurare rapporti di cosìtale forza in così breve tempo, conpersone che casualmente si incon-trano ma che, mi permetto di dirlo,si trovano magicamente! Viaggiare tiapre la mente, è come leggere macon la differenza che riesci a toccarel’esperienza e la profondità della let-tura con gli occhi, l’udito, l’olfatto.Viaggiare è un modo per riscoprirese stessi attraverso il modo che glialtri hanno di vivere la vita e le pro-prie tradizioni. Viaggiare è cultura, tiinsegna ad apprezzare le diversità ea confrontarti con ciò e con chi ti cir-conda. Il viaggio mi regala in questaspecifica circostanza creativa, la gioiadi poter metaforicamente accostarela mia esperienza di volontario alPINI con la più bella galleria d’arteall’aperto che io abbia mai visto,ossia ciò che resta del muro di Ber-lino. Ebbene, in un pezzo rimasto in-tatto ho letto e fotografato (Foto 1)la seguente frase: “Molte piccole per-sone che in molti piccoli posti fannomolte piccole cose, questo può cam-biare il volto del mondo” (“Manysmall people who in many small pla-ces do many small things, that canalter the face of the world”). Questeparole racchiudono il significato in-trinseco di ciò che rappresenta la miafamiglia del sabato all’ottavo pianodel PINI.Con affetto

Angela Giorgio Marrano

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DON GNOCCHI La Festa di Padre Pio, celebrata nella giornatadi domenica 22 settembre 2014,è stata per noi volontari della zona ovest diMilano,una buona occasione per rivedercidopo le ferie estive e per proporre, attraverso ilvolantinaggio, tra i “ cittadini festaioli” il pros-simo corso 113 di formazione dei futuri vo-lontari.La giornata è iniziata presto con alcuni di noialle 8, già alle prese col montaggio del gazeboAvo, mattinata incerta, ma col proseguire delleore il caldo l’ ha poi fatta da padrone, situa-zione questa che ha favorito l’afflusso dellepersone in strada. Un leggero calo, come pre-vedibile all’ora del pranzo, per poi riprenderealla grande nel pomeriggio che si è conclusocon il calare delle prime ombre crepuscolari.Il sostenuto numero di volontari presente hadato visibilità alla associazione e ha consentitouna distribuzione piuttosto cospicua di mate-riali informativi, tra passanti dubbiosi, scettici,poco convinti abbiamo trovato persone effetti-vamente interessate all’argomento e questo ciha fatto molto piacere e , in qualche modo, harinfrescato le nostre memorie e le nostre moti-vazioni dei nostri primi tempi.Con la speranza che la nostra insistente e forseinopportuna invadenza in una festa di quar-tiere sia stata ben tollerata e dia dei frutti nelfuturo prossimo, salutiamo i colleghi dellezone nord, est e sud ed in particolare alcuniVolontari di AVO Trivulzio che si sono uniti anoi in questa splendida giornata.

LILLA ELEKES

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CTO

Visto da vicino...In possesso dei requisiti per avere diritto al trattamento di pensione, alla fine del mese di luglioil dottor Carlo Maria Borghi, primario del Reparto Mielolesi al CTO, ha terminato il suorapporto con l'ospedale.Allora cosa meglio di una chiaccherata con Lui per conoscerlo un poco e per una semplicestretta di mano? I volontari in genere sanno collegare un cognome ad un reparto ma quandoincontrano i medici non vanno al di là di un cenno di saluto: ed è giusto così.Laureato in medicina nel 1975, con successive specializzazioni in chirurgia generale ed uro-logia, al CTO dal lontano 1985, è Responsabile del Reparto Mielolesi dal 1991.Deve quindi occuparsi, con il suo staff, di tutte le attività di recupero, riabilitazione e reinse-rimento di pazienti con lesioni al midollo spinale provvedendo, se del caso, a valutare e ri-chiedere la disponibilità di "ausili meccanici". Non sono esclusi trattamenti chirurgici chepossono riguardare anche la sfera urologica e le lesioni da "pressione".L'appuntamento è nel suo ufficio: prima impressione...essenziale, molti libri, l'immancabile

computer, un dipinto su tela di un cane: non uno qualunque........il suo.Dottor Borghi come prima cosa mi piacerebbe sapere come è avvenuto il suo incontrocon la medicina?Vero è che mio padre era un medico, primario in urologia, ma ai tempi del liceoclassico i miei interessi erano più orientati alla ingegneria ed alla tecnica degliautomatismi.Senza pressioni interne, ma certo per una dimestichezza con am-biente e terminologia, mi sono poi orientato sulla medicina.

E la scelta della specializzazione?In questo mio padre è stato un punto di riferimento, peraltro senza alcuna forzatura: precisoche prima mi sono specializzato in chirurgia generale e solo successivamente in urologia.Sia pure in modo semplificato che tipo è il paziente mieloleso? Che comportamento è bene tenere.Se mi passa l'immagine è un paziente che attiva un numero elevato di "antenne" che lo portanoad avere sensibilità particolari: alcuni si lasciano andare altri invece sviluppano una inaspettatacapacità di reazione: occorre quindi rapportarsi con loro tenendone in debito conto.Tenga ben presente che dietro questi due modi di reagire c'è la "cultura" del Paese in camposanitario, la preparazione del personale preposto alla riabilitazione, gli ausili interni ed esterniche ne facilitano o meno il recupero verso le piccole o grandi attività quotidiane, la "cultura"stessa di chi gli sta intorno: non dimentichi che esistono situazioni nelle quali un pazientemieloleso rimane in casa perchè non è presentabile, quasi ci si debba vergognare.In estrema sintesi questo è il mondo nel quale si trova a muoversi non solo il paziente mielolesoma anche chi opera quotidianamente per il suo recupero.

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POLICLINICO

Ho t rovato la comunicazionenel l'armadietto del reparto do-ve facc io i l turno. È un ringra-ziamento a tu tto il per sonale,volontar i compresi , per i tr a-pianti eseguiti al polic l inico.

Silvia

Lettera ad A.parafrasando il titolo di una canzone di Ligabue scrivo questa lettera rivolta adun paziente del reparto Litta del Policlinico di Milano che è stato sottoposto altrapianto di rene.

Caro A.,spero che un giorno tu riesca a leggere questa lettera.Sono contenta per la tua nuova vita dopo il trapianto ma, mi dispiacemolto non vederti più in reparto e non poter parlare con te.Ogni sabato ti trovavo sempre lì, assorto ad ascoltare la musica chetua figlia ti aveva premurosamente caricato sul telefonino per fartitrascorrere piacevolmente le ore di dialisi.Io avevo sempre il timore di disturbarti ma appena mi avvicinavoal tuo letto smettevi di ascoltare la musica , ti toglievi le cuffiette e midicevi: “Una chiacchiera fa sempre piacere”. Infatti, era molto piacevole scambiare due parole con te. Tu mi chie-devi come andavano le cose e da lì cominciava il nostro discorso chepoi finiva sempre per parlare di famiglia, di quanto fosse importantestare con i familiari o comunque di averli vicini. Quando ti dicevo che sarei andata a trovare mia sorella eri contento. “E’ importante stare con i familiari” dicevi.E a proposito di familiari capitava anche che, durante la nostra chiac-chierata, ti chiamasse tua moglie per chiederti un consiglio su cosacomprare al mercato. “Prendo questo o quest’altro?” ti chiedeva e tuprontamente sapevi indirizzarla sulla scelta giusta. Ricordo che il giorno in cui non ti ho trovato al solito posto sono ri-masta sorpresa ma ho pensato che tu avessi cambiato il turno per unqualsiasi motivo. “Pazienza” mi sono detta tra me e me, avrei aspettato la volta succes-siva per la nostra chiacchierata. Invece, una signora che stava nellatua stessa stanza mi ha detto che eri stato ricoverato in un altro re-parto per il trapianto. Sono stata felicissima nell’apprendere la notizia. Sicuramente quello era un giorno bellissimo per te, una rinascita.Forse d’ora in avanti lo festeggerai così come fai con il tuo comple-anno.Mi auguro che tu stia bene, che ti sia ripreso ottimamente dal tra-pianto e soprattutto che ti stia “vivendo” al meglio questa nuova re-altà.Un abbraccio forte.Silvia

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POLICLINICO

Il "Barbecue del ProntoSoccorso" Come tutti gli anni

la Sig.ra Ester ha invitatotutti i volontari del pronto

Soccorso al BBQ sul suo terrazzo

per trascorrere insieme una piacevole serata

di fine estate

Sivilla, Francesco, Luisa, Silvana, Paola,Anna, Claudia, Anna (ci sono due si-gnore con lo stesso nome), Antonio,Stefania, Carmen, Gabriella Maria En-rico e Marialuisa.Nella foto non ci sono tutti ma pa-zienza!!!!

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SAN PAOLO

EMPATIA APPLICATA (Per sorridere un po’)

Devo dire che i primi anni di servizioin AVO non mi hanno visto menoimpegnato nonostante prestassi an-cora la mia opera come consulente.Tuttavia, continuare la professione,dopo essere andato in pensione, davaappagamento, sicuramente, in ter-mini economici ma anche mi procu-rava quel divertimento che derivavadall’occasione che mi veniva offertadi affrontare e risolvere enigmi di ca-rattere tecnico. Infatti, da sempre, ilpresupposto per la continuità dellemie attività, delle mie esperienze, èche queste fossero anche occasione didivertimento. Non mi riferisco aquella azione criticata da Pascal,strumento per allontanarci dal pen-siero di ciò che rende infelici ma, di-versamente, a quell’intimasoddisfazione che nasce dall’emo-zione di un incontro, che si esprimequando si ammira un’opera d’arte,che si nutre della consolazione che siriesce a trasmettere, che emerge dallaconsapevolezza di avere raggiunto untraguardo. Quindi il divertimentocome emanazione e non rifiuto del-l’evento. Si può immaginare il pas-sare di giornate senza che qualchemomento di intima soddisfazioneabbia occupato una parte piccola ogrande di esse? Come è possibileprendere sonno senza che l’accennodi un sorriso si formi sulle nostre lab-bra. Un giorno dopo l’altro che tra-scorra senza un pensiero divertito,non può che produrre prima stan-chezza morale, poi, fisica; un esauri-mento emotivo che si traduce in

prestazioni spersonalizzate, in sensa-zioni di inadeguatezza. L’uomo, na-turalmente, tende alla felicità; ildivertimento ne rappresenta unacomponente importante. Quando lacrisi economica cominciò a mostrarei primi segnali, nel 2007, il diverti-mento, parimenti, diventò semprepiù difficile da individuare. Alla ne-cessità dei clienti di risparmiare cer-cando soluzioni in proprio, a voltecon risultati catastrofici, presto sisommò la difficoltà del recupero delcredito nei loro confronti. La faticaprese, prepotentemente, il posto deldivertimento con conseguenze sulmio umore che potete, certo, imma-ginare. Per un po’ ho resistito, fino al-l’episodio che vi racconto. Dopo mesidi inseguimenti telefonici ero riuscitoa fissare un incontro con un clienteche, da altrettanto tempo, non po-teva, secondo lui, onorare i paga-menti. Quante volte in quell’ufficioavevamo discusso, cercato soluzioni,individuato strategie adatte allo

scopo. A poco a poco il rapporto soloprofessionale si era arricchito, mu-tando le proprie caratteristiche inqualche cosa che ci rendeva complicifino a sfociare in amicizia. Ora da-vanti a me non c’era più la personabrillante le cui idee stimolavano sem-pre l’inizio di nuove imprese ma erotestimone dei dubbi che comprime-vano i suoi pensieri, delle incertezzeche non gli permettevano di scorgereun orizzonte pur lontano, delle paureper il futuro, del dolore, anche fisico,che le sue parole trasmettevano. Presentava tutti i segnali propri di unmalato e come tale mi predisposi adascoltarlo, senza mai interromperlo,prestando attenzione e mostrandovero interesse per ogni argomentoche portava a sua difesa per giustifi-care la situazione in cui versava.Quando, poi, Paolo, questo è il suonome, mi chiese di consigliarlo an-cora una volta, mi trovai in difficoltàpoiché non si trattava di questionitecniche e, quindi, mi affidai a

quanto avevo appreso dalla mia espe-rienza in AVO: gli risposi in modoempatico. “Paolo, non ti preoccupareeccessivamente per quanto devi aifornitori; in modo o nell’altro, questise ne faranno una ragione. Fai inmodo, però, se le condizioni te loconsentiranno, di non licenziare unosolo dei tuoi dipendenti. Dietro adognuno di loro c’è una famiglia”. Lareazione di Paolo mi colse di sor-presa; balzò dalla sua poltrona, dietrola scrivania, con insospettabile agi-lità, impresa non facile per i suoi cen-toventi chili circa, come posseduto danuova energia. Quando fu di fronte ame, mi alzo di peso dalla sedia, miabbracciò e, senza che io potessi rea-gire mi disse: “Queste sono le paroleche avrei voluto sentire pronunciareanche da altre persone. Farò quantoin mio potere per non deludere il mioconsulente” Le successive vicende di-mostrarono quanto Paolo fosse ca-pace di mantenere la promessa. Daquell’ufficio sono uscito accompa-gnato da due sentimenti contra-stanti: la gioia per una speranza e iltimore che un dubbio, insinuatosinella mia mente, potesse rivelarsi,poi, certezza. La speranza era disaper ripetere, con successo, quantoavevo tentato con Paolo anche nellaquotidianità, nel rapporto col mioprossimo e, in particolare, con le per-sone sofferenti alle quali mi avvicinodurante il servizio in ospedale. Ildubbio divenne ben presto certezza:il mio amico Paolo, seguendo alla let-tera il mio consiglio, non mi ha maipiù pagato!

Claudio Bandi

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BESTA

La nostra Associazione ha promosso martedì 23 settembre 2014,presso l’Istituto Neurologico Carlo BESTA, un incontro con laPsicologa dottoressa Silvia Polin.Gli argomenti dell’incontro sono stati: - le relazioni del volontario con il malato e con il collega col quale

egli presta servizio;- il modo di affrontare il senso di inadeguatezza che talvolta in-

sorge, relazionandosi sia con i pazienti sia con i colleghi volon-tari.

Le riflessioni hanno portato a mettere in evidenza i punti chiaveper superare queste situazioni: ⚉ La crescita del volontario necessita di condivisione e comunica-

zione.⚉ La domanda che sorge in chi presta servizio di volontariato

“Sono io capace di ascoltare e capire?” non deve spaventare, madeve farci accettare i nostri limiti, mettendoci a “disposizione”e riflettendo che abbiamo molto da imparare dalle esperienzedei malati e dei colleghi.

⚉ La solidarietà con il collega deve essere promossa e la condivi-sione di successi e fallimenti deve far sviluppare in noi una sortadi “invidia costruttiva”, tenendo presente che “è l’unione che fala forza” e che dobbiamo andare incontro al prossimo con la no-

stra umanità e fragilità. Condividere significa “possedere in-sieme” e se, in un determinato momento, ci sentiamo impotenti,il collega può aiutarci a superare tale sensazione.

L’incontro si è concluso con la consegna, da parte della dottoressaPolin, di uno scritto di Madre Teresa di Calcutta, dove appare lasua definizione di volontario: “Il volontario si muove per spirito dicondivisione e di solidarietà con l’essere umano che vive particolari con-dizioni di difficoltà, e si pone come risposta ai bisogni della persona. Alcentro infatti della sua attività sta la percezione della dignità della per-sona umana, nel rispetto della sua concreta realtà, cioè dei suoi molteplicirapporti legati al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione, alle opi-nioni politiche. Per questo i volontari devono essere vigili nel coltivarela loro sensibilità, combattendo non solo il sempre risorgente egoismoma anche l’indifferenza e la abitudinarietà…”All’incontro hanno partecipato la Presidente della nostra Associa-zione, dottoressa Maria Saraceno e colleghi volontari di altri ospe-dali.Adriana Cavallotti, Responsabile AVO nell’Istituto, ha accolto ipartecipanti con gioia e ha condotto lo svolgimento della serata nelmigliore dei modi.

Felicita

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PROGRAMMA DI FORMAZIONE OSPEDALE SAN PAOLOLE LEZIONI DI PADRE ESTERINO (NUMERO 5)

CHE SI TERRANNO PRESSO LA CAPPELLA AL PRIMO PIANO DELL’OSPEDALE SAN PAOLO, GIOVEDÌ DALLE ORE 17 ALLE ORE 18

LA DEPRESSIONE

La depressione è una malattia. Di questa malattia si conosce ancora molto poco.Quante volte si sentono i familiari e anche il medico dire al malato che solo lui stesso può aiutarsi?Ma il depresso non lo sa fare perché a lui manca proprio la volontà.Soffre di senso di colpa perché sembra che non faccia nulla per uscire da quella situazione.Nella persona depressa scompare lo slancio vitale, ha un esasperante senso di vuoto e non ha più voglia di vivere. Ci sono forme diverse di depressione, più o meno leggere, ma in Italia sono circa 5 milioni le persone che ne vengono col-pite e a livello mondiale almeno l’8% della popolazione.I pensieri del depresso sono fissi, ripetitivi e assolutamente negativi. Anche stare accanto a un malato di depressione èmolto difficile e stancante. Solitamente dorme poco e in modo discontinuo e al mattino peggiora il suo stato perché davantia lui incombe tutta una giornata di vuoto. La depressione porta l’85% delle persone colpite a pensieri e atti di suicidio.Da dove nasce la depressione?A differenza di quanto noi crediamo, la depressione ha spesso origine genetica e biologica e quindi va curata come ognialtra malattia: con i farmaci che però dovranno essere attentamente personalizzati e opportunamente controllati su ognipaziente.Può comunque anche derivare da alcuni eventi negativi nella vita.Esiste una forma più conosciuta di depressione che chiamiamo “unipolare” che è caratterizzata da stati di profonda ma-linconia e poi una forma meno comune “ bipolare” che alterna gli stati d’animo maniacale e di euforia con altri di abissaletristezza e scoramento: persone ancora più difficili da curare in quanto non riescono ad ammettere di avere un problema.Si sente spesso dire che la depressione è una malattia moderna, ma non è assolutamente vero. E’ vero invece che nei tempi passati non la si conosceva abbastanza. Oggi i malati sembrano in numero maggiore soloperché sono maggiori i rischi di eventi scatenanti.Sono le donne le più soggette alla malattia ma negli uomini il rischio di suicidio è maggiormente elevato.Molti depressi hanno pensieri di suicidio perché non vedono vie di uscita da una situazione che reca loro solo pesantedolore e sconforto.Cosa consigliare alla famiglia? Dialogo e affetto, disponibilità di ascolto e parole di speranza.La famiglia, spesso molto coinvolta e a sua volta stressata, non deve commettere l’errore di far reagire il malato a tutti icosti, dimenticando che a lui manca proprio la capacità di volere.E’ importante invitarlo a farsi curare ed essere continui nel seguire le cure evitando di interromperle ai primi accenni dimiglioramento per non vanificarne gli effetti.La guarigione è comunque possibile.

NEI PROSSIMI NUMERI:

- Dialogo con il malato grave: cosa dire

- Il lutto: un viaggio dentro la vita

- Alla ricerca del senso della vita

- Dialogo aperto sulle esperienze vissute

nell’arco dell’anno in reparto

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Presentiamo il programma del Nuovo Teatro Aribertocome doveroso ringraziamento per la disponibilità continua

che Chiara Continisio dimostra nei confronti della nostra associazione

6 novembre 2014Faccia a faccia col vampiro.

Sete di potere, corruzione e altri mostri della politicanello specchio della Romania comunista

di e con Paolo Colombo

18 dicembre 2014Oh, happy day! Storia e storie del Natale

di e con Paolo Colombo e Chiara Continisio

26 febbraio 2015Nel territorio di Dio. Le esplosioni di Hiroshima

e Nagasaki negli occhi dei sopravvissutidi e con Paolo Colombo

4-8 marzo 2015Pane e uguaglianza.

Come le donne hanno “inventato” la democraziadi e con Chiara Continisio

29 aprile 2015«Quest’uomo deve regnare o morire». La Nazione francese vs. Luigi Capeto, meglio noto come Luigi XVI di Borbone

di e con Chiara Continisio

9 maggio 2015Speciale Giornata in memoria delle vittime del terrorismo

di e con Paolo Colombo e Chiara Continisio

28 maggio 2015Sulla scena del mondo. Storie di bellezza

e genialità attraverso le Esposizioni Universalidi e con Paolo Colombo

10-11 giugno 2015Through the barricades.

Fuori dagli anni di piombo, dentro gli anni Ottantadi e con Paolo Colombo e Chiara Continisio

“Create pure la scienza della storia: avrete il nostro plauso.Ma lasciateci la grande seducente arte di Tucidide...

La storia narrativa è la sua essenza, inesatta:la vostra storia statistica sarà sempre e soltanto una autopsia”

Anatole France, 1888

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L’ANGOLO DELLA LETTURA

I VERI AMICI

Una donna, il suo gatto e il suo cane mentre camminavano per strada fu-rono colpiti da un fulmine e si ritrovano nell’aldilà a camminare in salitasotto il sole che picchiava forte. Assetati si trovano davanti ad un portonedi cristallo che conduceva ad un cortile d’oro con al centro una fontana dacui sgorgava acqua cristallina.La donna chiese al guardiano che sorvegliava l’entrata: “Dove ci troviamo?”“E’ il paradiso” rispose.“Che bello! Abbiamo sete!”Il guardiano indicò la fontana. “Puoi bere”.“Anche il mio gatto e il mio cane hanno sete”.“Mi dispiace” disse il guardiano “ma qui non è permesso agli animali di en-trare”.La donna rimase delusa: la sua sete era grande, ma mai avrebbe bevuto dasola. Ringraziò il guardiano e proseguì. Dopo aver camminato a lungo,giunsero davanti ad una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terrabattuta, fiancheggiato da alberi.“Buongiorno” disse la viandante al guardiano. L’uomo fece un cenno con ilcapo.“Io e i miei animali abbiamo molta sete”.“C’è una fonte fra quei massi” disse l’uomo, indicando il luogo, e aggiunse:“Potete bere”.“Come si chiama questo posto?”.“Paradiso”.“Paradiso? Ma il guardiano del portone di cristallo ha detto che il paradisoera quello là!”“Quello è l’inferno”.La donna rimase perplessa. “Dovreste proibire loro di utilizzare il vostronome! Di certo, questa falsa informazione causa grande confusione!”.“Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore, perché la si fer-mano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici…”Una bocca amabile moltiplica gli amici, un linguaggio gentile attira i saluti.Siano in molti coloro che vivono in pace con te, ma i tuoi consiglieri uno sumille. Se intendi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito dilui.

(tratto dal libro” L’Amore dall’alba al tramonto” a cura di Fr. Angelo De Padova)

“Il cuore umano, a qualsiasi età, si apre ai cuori

che a loro volta si aprono.”

Maria Edgeworth

UN PENSIERO DA...

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MARINA DI UGENTO (LE) - SABRINA - SAN PAOLO

CUNEOSTEFANIA - DON GNOCCHI

MARIA SARACENO